Il ponte tra di noi, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(1221 visite )

« Older   Newer »
  Share  
babyphan
view post Posted on 26/4/2008, 19:06 by: babyphan




Imbracciando la sua valigia,Meg scese le scale del palazzo e ne imboccò il portone.
-Aspettate signorina…dove andate?-
Una voce la richiamò,si volse.
Era il conte Guido…
Meg sollevò lo sguardo su di lui:quell’uomo avrebbe potuto essere…No,non volle pensarlo!
Guido colse una tenerezza nuova,un dolce imbarazzo negli occhi della giovanetta.Se ne sentì turbato.
Poi lei gli rispose:
-Mi spiace,Guido…ho deciso…-
A queste parole egli sussultò e la guardò anche lui come fosse la prima volta che la vedesse.
Con la voce che gli si spezzava in gola,domandò:
-Come…come avete detto?-
Meg arrossì,confusa:
-Scusatemi…vi ho…vi ho chiamato per nome…-
Egli si volse su se stesso,cercò rifugio al suo turbamento scrutando al di là del portone,verso la strada.E sembrò come piegarsi su se stesso.
Meg gli si accostò:
-Ma,cosa vi succede?-
Sembrava che l’uomo avesse un malore.
Si riprese però quasi subito,tornò a guardarla:
-Nulla…è che…mi avete ricordato…-
-Mia madre?- domandò lei,trepidante.
Lui accennò un brevissimo sorriso:
-Già…non avevo mai notato quanto le somigliaste…- anche negli occhi di Guido ora c’era una dolcezza nuova.
Meg avrebbe voluto domandargli ancora…Fu lui a troncare quel discorso:
-In ogni caso,signorina:non potete andare via…Noi non possiamo garantirvi protezione,fuori di qui!-
-Non importa…Raggiungerò un altro amico,il signor Sillani…a Venezia…-
-No,signorina…Vi chiedo di ripensarci!- intanto l’uomo le aveva tolto di mano la valigia e la tratteneva con la destra.
Meg stranamente non seppe reagire,ribellarsi come spesso aveva dimostrato di saper fare.
Chinò il capo,con una strana remissività.
-Non posso più restare qui,signore…- ammise però,a bassa voce,quasi confessando il suo segreto.
Guido aggrottò le sopracciglia:era chiaro che qualcosa tormentava quella giovanetta,una pena ora riconoscibile..una pena d’amore…
-Venite,su…- le ripetè,sospingendola con la destra,quasi a confortarla.
In quella alle loro spalle apparve a metà scala Erik:li osservava con una strana luce fosca negli occhi.
Sollevando lo sguardo Guido capì quasi istintivamente chi fosse il responsabile della pena di Meg;lo fissò altrettanto fieramente.
A sua volta la fanciulla vedendolo sentì di nuovo quel desiderio di fronteggiarlo,ribellarsi;sollevò la testa,tentò di riafferrare il suo bagaglio.
-Non posso trattenermi oltre!-
Questa volta il conte,con una mossa di provocatoria noncuranza verso il nuovo arrivato,cinse le spalle di Meg,coprendogliene la vista e insistè con un tono di paterna,autoritaria sollecitudine:
-Non siate imprudente…né precipitosa…Vi ricordate cosa vi dissi:’mai con rabbia’?Adesso state agendo senza riflettere…e non fate che scoprire le vostre debolezze all’avversario…-
Meg lo osservò riconoscente,gli sorrise incerta,lo seguì,docile.
Anche Erik,dopo un attimo di esitazione, li seguì e li raggiunse.
-Qualche novità,signor conte?-
-No,signor Dravic…va tutto bene…- i due uomini si fronteggiavano.
-La signorina ‘Desideri’ sembrava decisa a lasciarci…- insistè con tono graffiante il primo.
-Per fortuna,sono riuscito a farle cambiare idea…-
-Già:siete sempre molto convincente,signor Conte…- ribattè ancora Erik,con una punta di malanimo,quindi guardò tra il rimprovero e l’amareggiato Meg.
Lei chinò lo sguardo,arrossì.
Egli allora infierì:
-Se qualcosa ha dato fastidio alla signorina,rassicuratela voi,conte:non si ripeterà più…-
Meg gli restituì lo sguardo di rimprovero e dolore,ma non rispose nulla.
Erik con un inchino accennato,si ritirò.

-Gregorio!...riporta su la valigia della signorina e dì a Rosa di disfarla…-
-No!...-
-No?...credevo aveste deciso,ormai…-
-Signor conte…resto ancora qualche giorno,ma la valigia non va disfatta:prima o poi andrò via…-
-Ma…perché?La vostra amica,qui…-
-Perché,signor conte…anche quando finalmente la mia amica Christine ritroverà suo marito…necessariamente le nostre strade si dovranno separare.Io…debbo badare a me stessa,al mio futuro:non posso continuare ad approfittare della generosità altrui…-
Erano sul terrazzo che dava nel giardino.
Meg parlava con calma,distacco,anche se nella sua voce c’era un tono dolente.
-Quanta responsabilità nelle vostre parole..siete così giovane?-
-Sono giovane…ma la vita mi ha fatto crescere in fretta.Sono orfana,signore…Non ho mai conosciuto mio padre…e… mia madre è morta pochi mesi fa,tra le mie braccia…-
L’uomo sospirò.
-Si…vostra madre…-
Sembrava volesse domandarle tante cose,ma taceva,con grande sforzo.
-Debbo trovare un lavoro quanto prima…- proseguì Meg – Ma so solo danzare…-
Lui ribattè:
-Non minimizzate le vostre capacità…siete una etoile dell’Opera di Parigi….-
-Già,l’Opera…purtroppo è bruciato,signore.Come la mia carriera…-Meg sollevò le spalle,con amarezza.
Quanto tempo era passato dall’incendio? Quante cose erano cambiate….Riflettè tra sé.
Poi pensò ancora a Erik,a quando ancora non conosceva il suo nome,al loro incontro,a quell’amore che era scaturito –acqua da una sorgente di roccia - come follia dal suo cuore.
L’espressione del suo volto era cambiata.
Guido la seguiva,senza riuscire a capire tutto.
Ma sentiva che di nuovo la pena d’amore stava per avere il sopravvento.

Non si può impedire all’acqua di correre verso il mare…

-Non si può impedire al fiume di correre verso il mare..- come avesse letto nei suoi pensieri,l’uomo formulò quella frase,inaspettatamente.
-Come…come avete detto?-
-Ho detto che ..che dovete imparare ad aspettare…Vedrete che naturalmente ogni cosa prenderà il posto giusto…-
Come mai improvvisamente quell’uomo sembrava avere il dono di confortarla?



Nei giorni che seguirono Meg fece una vita piuttosto ritirata.Del resto anche quando scendeva a tavola o le capitava di passeggiare in giardino,non incrociò mai da sola né Erik né Christine.
Sapeva tuttavia che alla fine della settimana ci sarebbe stata la soireè organizzata da Piangi per presentare la soprano ai Sammarinesi e soprattutto aprirle le porte della Fenice:avvertiva la agitazione dell’amica quando la sentiva esercitarsi al piano con il vecchio tenore,o quando sedeva e si alzava in fretta da tavola,tutta concentrata sulla futura esibizione.
Erik invece non scendeva più a tavola da giorni.
Nessuno era in grado di dire se fosse chiuso nella sua stanza,magari a lavorare su qualche spartito;o fosse in giro a cavallo,per quelle coste scoscese,o chissà cos’altro…
Una mattina di bel tempo la ballerina scese in terrazzo:quell’aria frizzante e profumata dell’ottobre che finiva le fece venir voglia di riprendere in mano tavolozza e colori.
Li sistemò sul belvedere e iniziò a dipingere:in realtà voleva completare un bozzetto iniziato tempo prima e rimasto incompiuto.
Alle sue spalle il palazzo sembrava ancora addormentato;il silenzio,interrotto solo da qualche grido lontano di passero e dal fremere delle foglie rese più facile la sua concentrazione.
Era assorta completamente:aveva finito di tracciare il bosco,ora tentava di dar corpo alla sagoma di San Leo,quella rocca scura e inospitale che in qualche modo le ricordava il cuore insondabile di Erik…
Mescolava febbrilmente i colori nel tentativo di creare la tinta che evocasse meglio la solitudine e l’inaccessibilità di quell’antico mastio,quando inavvertitamente urtò il vasetto con acqua e pennelli,che caddero nell’erba.
Se ne accorse un attimo in ritardo,fece per chinarsi a raccoglierli,ma una mano guantata di pelle nera la precedette,porgendoglieli…
-Grazie…-disse lei piano,sollevando appena lo sguardo sul nuovo venuto.Poi fingendo una forzata disinvoltura riprese a dipingere.
-Hai una bella mano,piccola Giry…un po’ infantile,ma…espressiva…-
Quell’appellativo che sperava di non dovergli più sentire ripetere le procurò una irritazione sorda,dolente.Ma non reagì.
-E’ San Leo…Sei riuscita a scovarmi anche lì…Come hai fatto?- Erik s’era appoggiato di spalle alla balaustra e la osservava.
-E’ stato un caso…non ero venuta per te…cercavo un altro…-
-Un altro?-
-Cercavo di dare un nome,un corpo a una persona…ne conoscevo solo le iniziali:G.M…credevo potesse esser Giovanni Montefeltro…Ma mi sbagliavo…-
Il dipinto sembrava finito.Meg ripulì il pennello,scostò una ciocca di capelli che le cadeva sulla fronte,sporcandosela di colore.
Erik guardò quella macchia a lungo,con un’espressione tormentata nello sguardo.
Meg lo guardò negli occhi:
-Tu sai bene,invece,di chi si trattava…Perché non me lo hai detto?-
-Di chi parli?- ribattè lui,scontroso.
-Di…Guido…-
-Ah…Guido!- ripetè l’uomo,enfatizzando ironico.-Il conte di Scandiano,Guido Morelli…-
Meg ebbe un brivido:allora era proprio lui,ora non c’erano più dubbi…
Erik continuò:
-Non ha perso tempo a farsi conoscere personalmente…- disse con dispetto.
-Perché tanta acrimonia? Credevo foste…foste dalla stessa parte…?- Gli domandò stupita Meg.
-Io sono solo.Non sto da nessuna parte!...Ma ho visto come ha saputo convincerti facilmente a non partire…Mi sembrava di rivedere tua madre!-
Lo sguardo di Erik ora vagava lontano,a inseguire un ricordo che lo aveva ferito,disilluso….
Magdalene che si faceva convincere da quell’italiano idealista,che apriva il suo covo a quei fuggiaschi,che sfidava il pericolo…per…per quel…
-Mia madre…è sempre stata generosa.E tu dovresti saperlo…- gli ricordò lei,con forza.
-Ah taci…Cosa ne sai?...-
-Me lo hai detto tu stesso,non ricordi?...-
Erik aggrottò la fronte.
-Con me si trattò di un gesto istintivo,di cuore…Ma con questi ‘patrioti’…fu persuasa,manipolata…Come te,del resto!Non eri pronta ad andartene?-
Meg si inalberò:
-E’ questo che vuoi? Che me ne vada?...così non avrai più dubbi e incertezze?-
Eccoli ancora di fronte…
Lui non raccolse la sfida.Sembrava disilluso,ferito.
-Tu…tu hai scelto per tutti e due,mi sembra.Sono tornato nella mia stanza e non c’eri più…-
Meg stava per ribattere.Ma rimase a bocca aperta,con le parole che le morivano sulle labbra.
Quando tentò di rispondere,di richiamarlo,lui era già sparito,esattamente come era comparso.

Edited by arielcips - 26/4/2008, 21:48
 
Top
144 replies since 4/4/2008, 22:17   2205 views
  Share