Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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icon12  view post Posted on 6/4/2008, 10:41
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He's a lion that I am proud to hunt

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…Il teatro bruciava alle sue spalle,mentre si allontanava attraverso il consueto passaggio verso il bois de Boulogne.Il bagliore delle fiamme sembrò richiamarlo.
-Non voltarti Eric…allontanati…non hai capito che è finita?-
Fu più forte di lui dare un’ultima occhiata alla possente costruzione che era stata la sua casa fino ad allora,la sua unica casa per tutta la vita:le fiamme si alzavano verso il cielo,divorando distruttrici le dorate statue del tetto…
-E’ la tua casa,Eric…e sta bruciando…e l’hai bruciata tu! Dove credi di andare,ora…non capisci che è tutto finito,tutto…tutto finito…- una voce parlava dentro di lui-Lei ti ha detto che non sei solo? ah…ma dov’è ora lei?è andata via…lontano…e tu sei ancora più solo…-
Gli sembrava di impazzire:la gioia assoluta di quel gesto d’amore ora si era infranta,come gli specchi del suo rifugio…Niente,non era rimasto niente…tranne la sua atroce mostruosa solitudine…
La voce dentro di lui ebbe il sopravvento:tornare al teatro in fiamme,lasciarsi bruciare con lui..questa era l’unica soluzione…Non era solo?era più solo che mai…e adesso era anche odiato…non più per la deformità del suo viso,ma proprio per quella della sua inumana ferocia:non aveva avuto pietà di distruggere ogni cosa…ormai tutti sapevano che non era un fantasma,un essere soprannaturale:era un uomo,che non aveva esitato ad uccidere altri uomini…
Rifece all’inverso il cammino già percorso: tutti fuggivano dal teatro,nessuno lo avrebbe cercato più,tra quelle rovine…
…Le fiamme avevano divorato la platea,ora salivano verso i loggioni:fermo sul podio del direttore, Eric guardava la catastrofe intorno a sé,aspettando di esserne divorato…
Quando qualcosa attirò la sua attenzione:un richiamo d’aiuto,un pianto…
Nella buca dell’orchestra,raggomitolata su se stessa c’era…una creatura?una bambina?
Eric ebbe un brivido:per un attimo gli era sembrata Christine… la ricordava così, quando era giunta poco più che fanciulla alla scuola dell’Opera.
La giovanetta si copriva il viso con le mani,terrorizzata.Una trave di fuoco,staccatasi dal palcoscenico le era caduta a pochi passi.
L’uomo si slanciò nella buca dell’orchestra,con un guizzo felino.Afferrò la ragazza.
-Aiuto!aiuto..aiutatemi…-le sentì dire,piangendo.
-Non aver paura… seguimi…-
-E’ buio…è tutto buio…- poi sembrò perdere i sensi.
Eric la sollevò sulle braccia,e la portò in salvo attraverso i passaggi noti a lui solo.Quindi uscì di nuovo fuori dalla costruzione.
Osservandola meglio,si accorse che indossava la divisa della scuola di ballo dell’Opera.
Guardandosi in giro,furtivamente,distinse un capannello di persone,scampato fuggendo all’incendio:tra queste altre giovanette,che indossavano l’abito uguale a quello della ferita.
Piangevano,spaventate:poi qualcuna si rese conto che in mezzo a loro mancava Aurora…
-Oh Dio…Aurora è rimasta dentro!-gridò.
Le altre accolsero il suo grido tra pianti e disperazione.
Sempre sollevandola sulle braccia ,Eric fermò una carrozza.
-Hei!...c’è una fanciulla ferita…ha bisogno immediatamente di soccorso…- disse perentorio
Il vetturino alla guida sembrò non fare caso al suo aspetto:in quel momento la cosa che terrorizzava di più era la mole spettrale del teatro che bruciava con i suoi sinistri bagliori.
-Salite,signore…-
Ma Eric si limitò a deporre la giovanetta nella carrozza,dando ordine al cocchiere di ripartire al più presto.
Quindi l’uomo,come un’ ombra,dileguò nel buio.


Che eccitazione,che bello! Aurora non stava nella pelle:lei e le sue compagne avrebbero assistito alla loro prima opera,quella sera…
La maestra di ballo glielo aveva promesso e doveva mantenerlo,non poteva tirarsi indietro,accampando la scusa del pericolo del fantasma dell’Opera…anche se fosse stato vero,quel fantasma,che importava?anzi,sarebbe stato un doppio spettacolo…
Alphonsine,la più grandicella del gruppo,che aveva già visto altre rappresentazioni,fece da portavoce:volevano andare all’Opera,come promesso,con o senza la maestra!
Madame Trichet non sapeva come sedare quella rivolta:la Giry l’aveva lasciata sola a contenere le ultime arrivate,presa dalle sue preoccupazioni e dall’allestimento di quell’inquietante spettacolo ‘Don Giovanni Trionfante’…
-Signorine,signorine…non possiamo andare…intanto non è uno spettacolo adatto a voi…e poi…-
Urla,strilli,malcontento generale…
Alphonsine diede il segnale.Senza aspettare oltre,in fila per due,le giovanette presero la via dell’uscita.La più grande in testa,con i biglietti in mano.
-Alphonsine…tornate qui:dove avete preso quei biglietti???- inutile,povera anziana madame Trichet:il piccolo plotone aveva già preso posto nelle ultime file della platea e ora assisteva impressionato a quella strana ‘opera’ prima.
La musica,le danze allusive avevano già sollevato commenti poco lusinghieri,tra il pubblico;le giovanette sorridevano tra loro,intuendo qualcosa in quell’allusività,ma ridendone per darsi un contegno.
Poi sul palco era apparsa la ‘prima donna’ Christine Daaè…nel ruolo di Aminta,l’ennesima conquista di Don Giovanni.La musica era cambiata.A poco a poco le risatine maliziose si erano smorzate:l’incanto di quella voce da usignolo aveva messo a tacere i commenti.
Poi sul palco era apparso don Giovanni…
Aurora non ascoltava più le sue compagne:la musica,la voce di quell’uomo la turbavano stranamente.Era sicura che ci fosse un mistero in quello spettacolo cui stava assistendo:era spaventata e inquieta.Le parole della canzone non lasciavano ombra di dubbio…parlavano di una passione carnale,consumata senza limiti…
Le due figure,quella maschile e quella femminile,si stavano incrociando ora su una sorta di ponte sospeso…Ma improvvisamente la musica cambiava:non più carnale desiderio,ma disperato bisogno di amore…
A un tratto il dramma falso diventava tragedia vera.L’uomo che cantava sul palcoscenico non era il tenore Piangi :era…o mio Dio…chi era mai?
Ma prima di poter rispondere a quella domanda,muovendosi come un diavolo quello sconosciuto afferrava la Daaè,lasciandosi precipitare in una botola con lei…
-Aurora,vieni via!!! Il lampadario…guardateeeee!!!-
La fanciulla era ancora rapita dallo spettacolo cui aveva assistito:si accorse del disastro con un attimo di ritardo,quando il panico,le grida,il fuoco,la rabbia già straripavano,incontenibili…
-Aiuto!...Aiutooooo!- gridò,come allora.
Una mano gentile la scosse piano,rassicurandola.
-Ancora quell’incubo,Aurora?-
Era nel suo letto,sudata,ansante,atterrita:
-Si,madame…non dimenticherò mai,mai…-


Scampata all’incendio dell’Opera,ma distrutta nell’anima da tutto quello che era successo,anche per colpa sua,Madame Giry stava raccogliendo le sue cose:voleva partire,andare via da Parigi…Era meglio anche per sua figlia Meg allontanarsi finalmente da quel luogo stregato,che aveva finito per far perdere loro di vista la realtà all’esterno.
Col viso appoggiato alle lastre gelide della finestra,la donna vedeva le ultime volute di un fumo nero confondersi con cupi nembi che sembravano incombere minacciosi sul cielo della capitale francese.Attendeva una carrozza che le conducesse lontano,quando il primo tuono squarciò violentemente l’aria,preceduto da un fulmine la cui luce sinistra illuminò brevemente l’angolo della strada:la pioggia cominciò a venire giù,sempre più violenta…
Madame Giry ebbe l’impressione di vedere un’ombra scura svoltare l’angolo;ebbe la sensazione di riconoscerla…il cuore le si strinse:dunque lui era ancora vivo?
Perché non riusciva a provare orrore,disprezzo per quell’uomo?...perchè nel suo cuore paura e ammirazione si confondevano?...
Un tocco familiare alla porta le confermò i propri sospetti.
Si assicurò che Meg stesse ancora dormendo,provata dagli avvenimenti di quella notte,quindi andò ad aprire.
-Voi…monsieur?- domanda inutile:sapeva bene che sarebbe stato lui.
Lo sguardo dell’uomo sembrò sottolinearlo.Quello sguardo irridente e profondo insieme…
-State partendo,madame?-
-Si…Ma se volete il vostro denaro,monsieur…io non l’ho toccato:queste sono le credenziali della banca dove l’ho versato e…-
Lui la mise a tacere col gesto.
-Datemi soltanto i contanti…il resto tenetelo voi…vi servirà,dovunque andiate…-
La donna chinò il capo,per ringraziarlo:inutile tentare di rifiutare,sapeva che quell’uomo non poteva essere contraddetto. Si allontanò verso uno studiolo,aprì un cassetto in un secretaire,ne prese due vistose mazzette di banconote,le andò a consegnare all’uomo.
Lo trovò che guardava oltre i vetri,anche lui:illuminato improvvidamente dalla luce improvvisa del lampo,le apparve il suo profilo sfigurato.Una pena infinita le attraversò il cuore…mista all’orrore che quel volto le provocava…
-Ecco…- gli disse.
Lui prese il denaro,la guardò.
-Questo è un addio,madame…- le disse.
La donna sollevò il braccio verso di lui,il timido accenno a un abbraccio che non sarebbe mai riuscita a dargli.
Fu lui a stupirla:le prese la mano e si congedò da lei con un accennato baciamano.
-Addio monsieur…- riuscì a sillabare dopo poco,quando lui era già sparito oltre la porta,che il vento spalancò per un momento,poi chiuse sbattendo con violenza.


L’incendio dell’Opera non fu che il segnale d’inizio di una serie di anni atroci,per Parigi:la disastrosa guerra contro la Prussia,l’assedio,la Comune…anni di violenze efferate,di sangue.Dalla guerra,dai bombardamenti prussiani,dagli eccidi ‘civili’ gli abitanti della capitale uscirono vinti,decimati,violati profondamente.
Poi a poco a poco tutto era tornato come prima,la vita aveva ripreso a scorrere. Anche la colonna Vendome avrebbe presto ripreso il suo posto,nella piazza omonima.Tutto come sempre…solo lo scheletro annerito dell’imponente teatro sarebbe rimasto ancora intoccato,fantasma di un passato che difficilmente i Parigini avrebbero potuto dimenticare.
Madame Giry e sua figlia Meg avevano riparato in Provenza,dove di lontano giungeva di tanto in tanto l’eco dolorosa dei fatti di Parigi.Poi Meg aveva incontrato un giovane patriota italiano,in esilio…Magdalene Giry aveva auspicato per sua figlia un matrimonio diverso:le nozze furono celebrate una mattina algida di marzo,in una chiesetta spoglia,la cui unica decorazione furono i fiori,centinaia di fiori profumati,colti apposta nei prati feraci della costa provenzale.
Imbarcatasi poi su un vapore,a Nizza,la fanciulla era partita per il Sud America,con il suo sposo.Sua madre si sentì a un tratto,desolatamente sola.Sola e inutile.
Passarono alcune settimane nelle quali la maestra di danza si lasciò andare,sentendosi improvvisamente più vecchia;poi una mattina,passeggiando per le strade cittadine,qualcosa nella vetrina di un rigattiere colpì la sua attenzione:un carillon,uno di quei carillon che,aprendosi,schiudeva le piroette di una ballerina di gesso…
Magdalene Giry sospirò:cosa ne era stato delle sue alunne?...Alphonsine,Margot…Dolphine…Aurora?Chissà se qualcuna aveva continuato a danzare?...se ricordavano ancora i suoi insegnamenti…?
Aveva ancora a disposizione del denaro,molto denaro.Pensò di rivolgersi ad un ufficio legale,tramite il quale rientrare in contatto con le famiglie delle sue allieve…poi,magari…Sorrise tra sé:aprire una scuola?ricominciare d’accapo?
L’entusiasmo cominciò a scemarle dopo qualche giorno:nessuna delle sue alunne sembrava rintracciabile.Nessuna sembrava ricordarsi di lei. Poi invece,una ad una cominciarono ad arrivarle delle lettere.Come quella di Alphonsine Segnier:
‘Carissima Madame Giry,
è stata una gioia troppo grande risentire parlare di lei…Dopo l’incendio del teatro i miei genitori non hanno più voluto parlare di farmi tornare a Parigi,alla sua scuola:eppure io non faccio altro che pensare a quegli anni passati nella capitale,ai suoi insegnamenti…Rido a volte ricordandomi quanto sapeva essere severa,madame Giry,con noi;e quanto nonostante tutto noi le volessimo tutte bene…
Ora la mia famiglia è rientrata a Marsiglia.Sembra che finalmente sia tornata un po’ di tranquillità:forse mi permetteranno di venirla a trovare madame.Sa,maestra,che ho compiuto vent’anni il mese scorso?...’
Magadelene interruppe un attimo la lettura:lo sapeva bene…anche lei il mese prima aveva compiuto 40 anni.La donna sospirò:le sembravano molti,molti di più fino a poco tempo fa.Ma quella lettera le riportò alla mente l’impertinenza della sua alunna più scanzonata,Alphonsine:era alta,bruna,di una bellezza un po’ vistosa.Tecnicamente perfetta nella danza,ma priva di quella grazia che l’avrebbe resa una etoile…E che personalità! Era capace di imitare alla perfezione la vecchia madame Trichet,traendo a volte in inganno persino lei.
Finì di leggere in fretta la lettera.
‘Nonostante l’età,non ho ancora nessun pretendente.Sarà forse per via del’altezza? O del carattere?Però sono contenta così:sono più libera di scegliere la mia vita…La prego,madame Giry:non mi dica che questa lettera resterà senza risposta.Io sono già a sua disposizione!
Con affetto,
Alphonsine Segnier’
A quella di Alphonsine seguirono presto tante altre lettere.Era riuscita a ricomporre tutta la classe del primo anno e una parte di quella del secondo:alcune ex allieve si erano sposate,ma non per questo avevano dimenticato i due anni trascorsi nella capitale.Altre invece,come Alphonsine,disperavano di riprendere a danzare,ostacolate dalle famiglie,terrorizzate da quegli anni insanguinati…
Magdalene cominciò a pensare in grande.Intanto invitarle nella sua casa,per riprendere i contatti con tutte loro,poi…poi proporre la sua idea!
Si recò nuovamente nell’ufficio legale,quella mattina,per diramare i suoi inviti e domandare,un po’ ansiosa:
-E di Aurora De Guilerm…? Ancora nessuna notizia?-
-…finalmente siamo riusciti a saperne qualcosa,madame…ma…- il giovane avvocato che si era incaricato del caso abbassò la testa,un po’ contrito.
-Cosa?- chiese Madame Giry,ansiosa.
-Non è stata fortunata come le altre,forse…è ospite presso una casa di cura…-
-Oh…- la donna scosse il capo,sconfortata:la giovane Aurora,dal corpo esile e leggero,dalle movenze d’angelo…Lei sarebbe stata perfetta un giorno,come ballerina! Aveva una grazia innata,e al tempo stesso una passionalità latente,che emergeva di tanto in tanto dall’emozione che esprimeva danzando,dalla commozione che la musica suscitava in lei… -
-Le ho fatto pervenire comunque il suo biglietto,finalmente…ora attendo una risposta. –aggiunse il legale,rassicurandola.
-E’ lontana da qui?- domandò la Giry.
-No…è proprio in Provenza,madame:nelle vicinanze di Aix…-
-Benissimo!...appena ricevuta la risposta,voglio andarla a trovare!- affermò lei,decisa.


Una carrozza signorile varcò il cancello del parco,attraversandone lentamente il lungo viale alberato.Magdalene occhieggiò dal finestrino:era un ambiente sereno,anche se i suoi ospiti sembravano tutti come isolati,distanti.
Dalla sua stanza,Aurora sentì arrivare la carrozza.Si volse sorridente alla sua dama di compagnia:
-E’ qui!...è arrivata….-
-E’ stata di parola,…- le disse quest’ultima.
-Vi prego,madame Blanche,ditemi come sto…vi sembro presentabile?-
-Avete un aspetto invidiabile,Aurora…-
La giovane sorrise,passandosi la mano sui capelli,per sistemare l’acconciatura che li teneva legati intorno alla testa.
Blanche la guardò con tenerezza:quel biglietto di Madame Giry era stata una manna dal cielo;dal giorno in cui l’aveva ricevuto Aurora sembrava essere rinata.
L’idea di incontrare nuovamente la sua maestra di ballo,di entrare di nuovo in contatto col mondo dell’Opera le aveva restituito interesse per la realtà fuori del cancello,quella realtà che fino a qualche giorno prima sembrava spaventarla al punto da preferire la degenza nella clinica…
I genitori di Aurora avevano tentato con tutto il loro affetto e la loro sollecitudine di restituire coraggio e voglia di vivere alla loro bambina,dopo la disgrazia.
Era come se lei stessa li avesse esclusi dalla propria vita:sentiva che ora come ora appartenevano a due mondi troppo diversi,per tornare a condividere un’ esistenza comune. Così aveva preferito che, negli anni bui della guerra e della Comune, rientrassero in Svizzera,senza di lei,affidandola alle cure amorevoli della sua anziana tutrice,m.me Blanche,la stessa che si era presa cura di lei a Parigi dal giorno che era entrata nella scuola di ballo fino a quando era stata ritrovata in un letto d’ospedale,all’indomani dell’incendio dell’Opera.
-Credete che dobbiamo aspettarla qui…o forse sarebbe stato meglio accoglierla in giardino?…-
Mentre si poneva incerta queste domande,qualcuno bussò alla porta.
-C’è una visita per voi,madamoiselle de Guilerm…-
La porta si aprì e comparve Magdalene Giry:
-Aurora…-
Prima che la giovanetta potesse rispondere,Magdalene le si era avvicinata e l’aveva abbracciata,amorevolmente.
-Oh…madame- Aurora era confusa,intimidita.Non sapeva se ricambiare quello slancio affettuoso della sua ex maestra,che ricordava sempre così rigida e compassata.
-Aurora!- disse ancora la donna,staccandosi a guardarla –Lasciatevi guardare,bambina mia…-
L’aveva lasciata che era poco più che una fanciulla,ora la giovanetta era fiorita:pallida appena un poco,forse per l’ambiente in cui viveva,ma il volto e il corpo avevano maturato una dolcezza nuova,una intensità appena intuibile quando Aurora era solo una allieva della scuola.
-Come mi trovate?molto cambiata?- domandò lei ,esitante.
-Vi trovo …bella,Aurora…e non capisco cosa facciate qui dentro…-le disse m.me Giry,con onestà.
Aurora sorrise,si voltò e fece alcuni passi verso la finestra.
La Giry si accorse solo allora della presenza di un’altra persona,nella stanza.Blanche le porse la mano,per salutarla e,contemporaneamente,con lo sguardo tentò di farle capire che,nonostante le apparenze,Aurora non era del tutto guarita…
-..e voi,madame Giry?come mai siete venuta fin qui,a trovarmi?-
-Io abito in Provenza,ora…proprio qui vicino!-
Aurora si volse,meravigliata:
-Avete smesso di insegnare danza?e…la scuola?il teatro?....madame Blanche,perché non mi avete mai voluto dire niente!-
-Vi racconterò io ogni cosa,Aurora…- disse la Giry,mettendosi sotto il braccio dell’allieva,familiarmente.
Blanche fece il gesto di interromperla,spaventata.Ma la Giry la rassicurò con un cenno del viso.
-Venite anche voi,madame?- disse Aurora,fermandosi,leggermente intimorita all’idea di uscire sola,nel parco.
-Certo…- disse l’anziana donna,sostenendola dall’altro braccio.
Madame Giry non capiva.Giunsero nel roseto della clinica.
-Sentite che magnifico profumo hanno queste rose,madame Giry?...sono davvero uno splendore..-
-E che colori spettacolari!-
Aurora abbassò il capo,senza guardarle:
-Già…- poi prese posto su una panchina.
Tirata leggermente per la manica da m.me Blanche,Magdalene si chinò verso la donna,interrogativa. Questa le sussurrò qualcosa all’orecchio.
-Oh…-
Aurora sorrise,leggermente amareggiata.
-Sento che la mia cara madame Blanche vi ha finalmente edotta sulla mia condizione…-
Magdalene tacque.
-Non volevate raccontarmi di voi?- la incoraggiò la giovane.
Sorvolando brevemente sulla partenza da Parigi,la Giry raccontò allora del suo ‘esilio’ in Provenza,delle nozze di sua figlia Meg…
-Oh…è andata in Sudamerica? E non ballerà più?- domandò Aurora.
-No…non credo…ma poi:chi può dirlo?- rispose Magdalene.
Poi confidò alla ex allieva la malinconia in cui era caduta inizialmente.Le raccontò l’episodio del carillon e l’entusiasmo nuovo che l’aveva presa…e aveva contagiato a poco a poco anche altre ex:Alphonsine,Dolphine…
-Volete aprire una scuola con loro?-
-Si…una scuola nostra,Aurora…nella quale creare anche una compagnia stabile di balletto..come quella di San Pietroburgo:ne avete sentito parlare?-
Sulle labbra della fanciulla brillò un sorriso sognante:
-…chi non ne ha sentito parlare?..monsieur Petipa…il teatro Mariinskj…Borodin,Rimskiy KorsaKov…E’ una idea magnifica,madame Giry…-
-Voi,Aurora…-
-Io?- domandò la fanciulla,leggermente indispettita. –Io non ballo più,madame…Credevo fosse chiaro…-
La Giry si guardò attorno,disorientata;poi ricordò:
-E il piano? Avete abbandonato anche quello?-
Intervenne Blanche,con slancio:
-Anzi…è ancora più brava…è eccezionale!-
-Tacete madame Blanche…- intimò dura,Aurora.
Magdalene sbottò allora:
-Ma…credete di potervi seppellire in questa clinica tutta la vita!-
Aurora rise,amara.Magdalene ebbe un brivido:dove aveva già sentito quel tono disincantato?
-Il vostro tono di rimprovero è sempre lo stesso…sembra di sentire Alphonsine,quando fa la vostra imitazione..- ironizzò la fanciulla.
La Giry abbassò la testa.
-Scusate Aurora…speravo davvero di potervi portare via con me…ho una casa molto bella,a Cap d’Antibes,proprio sul mare…ci incontreremo lì,tutte quante,fra una settimana;stileremo davanti a un notaio lo statuto della scuola…segneremo i nomi ,assegneremo le parti…-
Aurora la fermò col gesto della mano:
-Mi farete felice se mi terrete informata dei vostri progressi…dei vostri successi…-
-Unitevi a noi,Aurora…-le disse ancora Magdalene- Non dite subito di no…-
La fanciulla sorrise,già rassegnata.
-Grazie madame,grazie di aver pensato a me,ma…Blanche? Sono stanca…mi accompagnereste di sopra?- disse congedandosi.
Magdalene la vide allontanarsi,e non seppe aggiungere altro.
-Aurora!...ho lasciato un piccolo regalo per voi,nella vostra stanza…- si ricordò di dirle,ma era già tardi,perché la fanciulla potesse sentirla.

Una carrozza nera stava attraversando il confine tra le Fiandre e la Francia.A bordo due uomini,a stento visibili nel buio:era notte fonda e nemmeno un raggio di luna penetrava le tenebre.Alla frontiera,due soldati si erano avvicinati e avevano scrutato all’interno,con una vecchia lanterna.
Una mano guantata di nero aveva loro porto due lasciapassare,sottoscritti dai funzionari olandesi.
Bofonchiando per l’ora,le sentinelle portarono i documenti al funzionario,semi addormentato,che li timbrò senza quasi leggerne i nomi:nomi difficili,si direbbe russi..
-Ecco…lasciateli entrare…-
La sentinella diede il segnale di via libera e il cocchiere fece schioccare la frusta:la carrozza riprese il suo viaggio,traballando sulle ruote.
Con un tono di voce leggermente indispettito,l’uomo dal guanto nero richiamò il suo compagno di viaggio:
-Voi dormite,Ilia…non vi interessa guardarvi intorno? Siamo in Francia!-
Scuotendosi piuttosto insonnolito,l’altro si scusò:
-Perdonate monsieur…il viaggio è lungo e il dondolio della carrozza…Ma voi,non dormite mai?-
L’altro scosse la testa.
-Poco…-
Ilia buttò un occhio fuori;in realtà non è che si vedesse granchè…e il paesaggio non sembrava comunque così diverso da quello che si erano lasciati alle spalle,abbandonando i Paesi Bassi.
-Si direbbe che siate poco entusiasta…-
-Non fraintendetemi,signore…non vedo l’ora di essere a Parigi,e non saprò mai come ringraziarvi per avermi portato con voi…-
L’altro sogghignò:
-Cosa avrete mai da esserne così grato…-
-Monsieur….volete scherzare? Lavorare per voi,per voi che siete un genio?...mentre io sarei stato destinato al più a elemosinare un impiego presso i tronfi burocrati della mia città…Io non smetterò mai,mai di ringraziarvi: Ilia Semonov in viaggio col grande…
L’altro lo interruppe,quasi seccato:
-Smettetela,Ilia:se vogliamo andare d’accordo non dovrete mai fare il ruffiano,con me…Se vi ho voluto al mio fianco è perché siete un ragazzo dotato di intelligenza e buon gusto;parlate bene le lingue e vi presentate bene:sarete un ottimo segretario…-
Ilia abbassò la testa,fingendosi contrito.Conosceva bene il carattere del suo datore di lavoro;quelle sue improvvise sfuriate,i suoi silenzi,…era un modo per nascondersi,per difendersi dai sentimenti.Eppure nonostante tutto suscitava ammirazione,stima,anche affetto…Certo doveva essere difficile per lui convivere con se stesso,accettarsi…
Il giovanotto scosse il capo,impietosito.
-Quando saremo arrivati a Parigi,scenderete …Ho bisogno di rimanere solo…Voi invece vi recherete a cercare un alloggio decente per entrambi e cercherete di contattare i legali di…questi due signori…-
Gli disse,porgendogli un foglio con due nomi segnati a penna:Richard Firmin,Gilles Andre.


Aurora rientrò nella sua stanza,sedette col viso verso la finestra,rimase in silenzio.Il sole dell’ultimo meriggio le scaldava il viso;sembrava riposare,apparentemente.
-Perché non dite quello che pensate,m.me Blanche?- domandò invece improvvisamente,facendo sussultare l’anziana donna.
-Che volete che dica,Aurora…lo sapete come la penso…-
-Siete proprio incorreggibile!- Aurora stava perdendo la calma- Che cosa potrei fare,alla scuola di Madame Giry?...me lo dite?-
-Potreste suonare,intanto!...e poi,bambina mia,io sono sicura che se usciste di qui e vi distraeste…chissà…-
-Chissa?- la giovane degente non tratteneva più la sua ira – Chissa?...come fate a vedere sempre tutto rosa?eh?!?...Se vedeste il mondo come lo vedo io…-
Poi si calmò,incrociò le braccia,si volse da un’altra parte.
-…vi accorgereste che è tutto nero…-concluse,sottovoce,disincantata.
Blanche scosse la testa,con slancio ripetè per l’ennesima volta:
-Voi state bene,Aurora…la vostra è una malattia psicologica,lo capite?...Usciamo di qua…andiamo via…in mezzo alle persone che vi vogliono bene…proviamo!-
Ma la sua interlocutrice sembrava non ascoltarla più,seduta,sprofondata nella poltrona,con le palpebre chiuse..
Blanche fece spallucce,scoraggiata.Quella di Madame Giry le era sembrata l’ultima occasione…ma anche in quel caso si era illusa. Uscì dalla stanza,discretamente.
Rimasta sola,Aurora si alzò e cautamente si diresse verso un pianoforte verticale che rimaneva addossato a una parete.Fece per aprirlo,ma qualcosa sopra le cadde tra le mani:
-E questo?...cos’è?-
Sembrava uno scatolo di legno;ma Aurora riuscì ad aprirlo.Una molla scattò,una musichetta metallica si diffuse nell’aria:una ballerina in miniatura cominciò a volteggiare piano.La ragazza carezzò con la punta delle dita il minuscolo tutù di tulle…


Erano arrivati a Parigi,finalmente.La capitale li accolse al mattino,umida di pioggia,grigia,triste.Come d’accordo,Ilia salì su un’altra carrozza,all’ingresso della città,per espletare tutte le incombenze assegnategli dal suo misterioso datore di lavoro.
La vettura scura invece ripartì,attraversò i viali,sparì alla vista dopo poco,come inghiottita dalla nebbia.
Ora percorreva un viale periferico,a metà tra città e campagna.Sulla sinistra a un tratto si cominciarono a delineare nella nebbia le pietrose effigi di un cimitero.
A un ordine dell’occupante,il cocchiere rallentò,rasentando il luogo santo.L’uomo all’interno sporse appena il capo,per osservare meglio:i suoi occhi scrutarono tra le tombe,che in quei quattro anni si erano moltiplicate tragicamente.Poi si fermarono,riconoscendo una cappella familiare,quella di Gustave Daaè…Istintivamente la mano gli corse al braccio sinistro…avvertì il gelo della lama contro il petto….risentì la voce compassionevole di lei,che lo salvava…
Distolse il viso,col bastone segnalò al cocchiere di procedere.Quell’uomo non esisteva più….di lui era rimasto solo l’amore eterno e grato per l’unica che aveva saputo schiudergli una porta…
La carrozza entrò finalmente nel centro cittadino,che si stava appena risvegliando.Le strade erano ancora sgombre e pochi passanti le occupavano,intirizziti da una pioggia sottile e impietosa.
Il cocchiere fermò,davanti a quello che rimaneva del vecchio teatro dell’Opera.
Qui,l’uomo smontò: era alto,elegante,agile. Indossava un soprabito a mantello,scuro, e un cappello a tesa larga,calato sugli occhi.Si appoggiava,per vezzo, a un bastone di canna,dal manico d’avorio finemente lavorato.Tutto il suo abbigliamento era visibilmente accurato,eppure lui conservava una disinvolta naturalezza che lo rendeva a prima vista attraente.
Fece qualche passo,poi si fermò,sollevò la testa e osservò la facciata annerita e fatiscente del teatro.Il cocchiere,che lo stava osservando,ebbe un brivido:gran parte del profilo di quell’uomo non aveva niente di umano;la pelle emanava bagliori argentei,a tutta prima simile a un teschio…Poveretto,pensò il vetturino:doveva essere uno dei tanti reduci delle ultime guerre,a cui una granata aveva portato via mezza faccia…Da qualche parte si usavano come delle protesi d’argento,per tenere insieme i pezzi rimasti…
Come avvertisse lo sguardo di quell’uomo,il misterioso viaggiatore si voltò verso di lui,limitandosi a fissarlo.Il cocchiere ebbe nuovamente paura e distolse in fretta i suoi occhi.
L’altro camminò piano verso l’ingresso del teatro:il portone di legno era davvero a pezzi…si riusciva a intravedere quello che rimaneva dell’ingresso.
Il teatro dell’Opera…la casa del famigerato fantasma…l’uomo ghignò,a denti stretti.
-Vetturino!-
-Si,monsieur Sindial?- rispose il vecchio,senza osare guardarlo.
-All’ Istituto di Credito Svizzero…- disse,battendo sul predellino della carrozza col bastone,per rendere ancora più indiscutibile il suo ordine.


‘Le sottoscritte madame Magdalene Giry,madamoiselle Alphonsine Segnier,madamoiselle Dolphine Durois,………..si impegnano davanti all’ufficiale di stato notarile…nella persona del qui presente….’- con voce monotona l’anziano notaio Labruyere stava rileggendo l’atto di fondazione della Libera Scuola di Danza ‘Le nove Muse’,alla presenza delle giovani fondatrici,che di lì a poco,sottoscrivendone la nascita sancivano il loro impegno a sostenere l’idea proposta loro da Madame Giry e accolta con tanto entusiasmo.
Magdalene però era tornata mogia dalla visita ad Aurora,intristita. Sentiva di non aver fatto tutto il possibile per convincerla a uscire dal suo sterile rifugio.
La voce del notaio non sosteneva la concentrazione;la maestra di danza iniziò a distrarsi,gli occhi le andarono alla finestra,che si affacciava sul viale d’ingresso della casa.
Fu la prima a distinguere la carrozza che rallentava per varcare il cancello della villa.Si domandò chi potesse essere,ma il suo cuore ebbe il sussulto di un lieto presentimento.
-Aspetti,notaio….sta arrivando qualcuno…-
Tutte le giovani presenti si accalcarono intorno alla finestra.Finalmente la carrozza si fermò:ne scese una donna anziana e subito dopo tutte riconobbero Aurora.
-E’ lei,madame…è proprio lei!- gridò entusiasta Dolphine – Ci ha ripensato!...-
Il notaio fu travolto da un fiume di gonnelle che si spostarono insieme verso l’ingresso della villa:
-Signora…signorine…un momento!- tentò di dire,mentre le sua carte svolazzavano per lo spostamento d’aria.
L’unica che rimase indietro,rispetto alle altre,fu Alphonsine Segnier,che a passo lento,quasi senza entusiasmo le raggiunse in seguito.
-Benvenuta,benvenuta Aurora…- le disse,sorridendo Magdalene. E tutte le altre le fecero eco.
Anche la giovane sorrise:
-Direi che ci siete tutte?...-
Una ad una le ex compagne la abbracciarono e baciarono,dandole il personale benevenuto.
Ultima venne Alphonsine,che Aurora riconobbe subito:la sovrastava di una testa,almeno.
-Alphonsine….ci sei anche tu!-
-Sono tanto contenta di vederti,Aurora!- le disse quest’ultima,abbracciandola a sua volta.
Madame Giry intervenne a rompere ogni eventuale imbarazzo,affrettandosi a dire:
-Eravamo davanti al notaio,Aurora…-
-Allora…sono arrivata in tempo?- chiese quest’ultima,timidamente.
Tutte proruppero in nuove grida di entusiasmo.,conducendola all’interno.Madame giry la aggiornò brevemente sullo statuto e il nome della scuola.
-Allora io sarei un di più…diventerei la decima?-disse l’ultima arrivata,a metà tra il serio e il faceto.
-No…tu sei la mia nona musa,Aurora…ora finalmente vi ho ritrovate tutte!- la assicurò Magdalene Giry.


Ilia Semonov attendeva nella elegante sala d’aspetto dello studio dell’avvocato Dubois.Era in piedi,leggermente accigliato:stava rielaborando il discorso che avrebbe dovuto tenere con l’uomo di legge,di lì a poco.A un tratto sollevò lo sguardo e riconobbe la propria immagine riflessa allo specchio:stentava a credere che in quei panni da damerino ci fosse proprio lui…La giacca da giorno sembrava sottolineare i tratti della sua bella persona:alto,slanciato,dal passo elegante e sicuro,Ilia avrebbe riscosso molto successo ora come ora anche nell’alta società di San Pietroburgo,se vi avesse fatto ritorno in quegli abiti…Certo si era accorto subito che a Parigi le porte gli si aprivano con estrema facilità,e non solo per il capitale che rappresentava:le donne della città,da sempre proverbialmente sfacciate,sembravano non aver aspettato altro che il suo arrivo,per riconciliarsi con la vita.Aveva notato più di uno sguardo soffermarsi sopra di lui,e non provenivano solo dalla strada,quegli sguardi…
Si aggiustò istintivamente la cravatta:aveva i capelli castano chiari,il viso pulito e schietto,gli occhi scuri,ma leggermente ambrati della sua terra,che gli conferivano un leggero tratto esotico.
La porta dello studio si schiuse e qualcuno lo introdusse davanti all’avvocato.
Questi era un bell’uomo anziano,coi capelli bianchi e gli occhi chiari:lo accolse con cortese formalità:
-Prego,monsieur Semonov….si accomodi…Lei mi pare che curi gli interessi di…-
-Di monsieur Sindial…-
-Ah…si…ho preso informazioni,a riguardo:spero non se ne dispiaccia…-
Ilia sorrise,accomodante:
-Rientrava nei suoi diritti e nei suoi doveri,credo…-
L’avvocato lo ringraziò col sorriso.Quindi proseguì,riassumendo un po’ i dati raccolti da una cartellina che aveva aperta davanti a sé:
-Monsieur Sindial ha un patrimonio di dimensioni notevoli….pare che lo abbia accumulato lavorando come architetto scenografo al Malinskij,di San Pietroburgo…-disse,con un tono piuttosto diffidente.
-…Già…- confermò Ilia,senza raccogliere il larvato invito a dirne di più.
-Uhm…Acquistare il teatro dell’Opera…non è una spesa da poco…-
Ilia sorrise,accattivante:
-Avvocato…vogliamo parlare di quel che è rimasto del teatro?...gli ultimi impresari hanno lasciato solo rovine e debiti,direi…-
-I miei clienti,monsieur Firmin e monsieur Andrè hanno avuto a che fare con…-
-Non tergiversi,monsieur…sappiamo che hanno lasciato il teatro al suo destino,fuggendo coi pochi incassi sottratti agli stipendi delle maestranze…-
L’avvocato si schiarì la voce,piuttosto a disagio.
-Il mio principale è disposto a pagare i debiti dei suoi clienti e a versar loro il corrispettivo della somma spesa a suo tempo per assumere l’incarico di impresari…Direi che non possono che accettare un’offerta simile…difficilmente superabile…-
L’anziano leguleio abbassò lo sguardo,fingendo indifferenza:in realtà sapeva benissimo anche lui che l’offerta del sedicente scenografo,per quel mucchio di cenere e rottami,era piuttosto insensata…e imbattibile.
Di lì a poco Ilia uscì dallo studio dell’avvocato Dubois col contratto infilato nella tasca interna della giacca.Aveva smesso di piovere.La chiesa del Sacro Cuore riluceva del sole postmeridiano,la cui luce si rifletteva sulle guglie e sui tetti ancora lucidi di pioggia.Ilia era soddisfatto del suo operato:fermò una carrozza e si fece portare in hotel.
Nella sua stanza lo attendeva il misterioso monsieur Sindial.Era fermo davanti alla finestra,col capo appoggiato al braccio,sollevato sul vetro:davanti a lui un platano frondoso copriva parte della visuale:in lontananza la Senna scorreva sotto i ponti,silenziosa.
Senza voltarsi,aveva domandato al giovanotto:
-Allora?che mi dite?-
-Tutto come previsto,monsieur…siete il nuovo proprietario del teatro!-
L’uomo si volse finalmente verso il suo interlocutore:aveva un’espressione di sfida trionfale negli occhi.
-Ottimo lavoro,Ilia!...ora dobbiamo rimboccarci le maniche…-i suoi occhi sembravano già vedere il nuovo teatro – Voglio inaugurarlo esattamente fra tre mesi!-


- E un, deux, trois , quatre… Demipliez…-
Seduta sullo sgabello del piano,Aurora accompagnava con una musichetta ritmata le esercitazioni delle ballerine:ogni tanto era costretta a interrompersi,perché Madame Giry quel giorno era estremamente esigente.
-Io non vi riconosco più…ma che vi è successo? Prepariamo questo ballo da mesi,ma ho di fronte delle ballerine?o dei burattini di legno? Alphonsine,per favore…ricominciamo d’accapo…Aurora?-
In realtà l’esecuzione di tutte era perfetta,ma la tensione del debutto gravava come un macigno sul piccolo corpo di ballo e soprattutto sulla sua insegnante.
Aurora si schiarì la voce:
-Posso dire una parola?...non è meglio sospendere un po’?...madame Giry,a furia di ripeterli alla perfezione,finiranno davvero per sbagliarli,i movimenti…-
La donna era esasperata.Sbuffò:
-Sono movimenti di una facilità e naturalezza unica,Aurora….tu potresti eseguirli a occhi chiusi!-
Un silenzio improvviso calò nella sala.Aurora rise,con amarezza.
-Battuta poco riuscita,madame Giry…non trovate?-
La donna sospirò:in realtà era un ‘tu’ generico,quello che aveva voluto usare,ma era suonato lo stesso piuttosto fuori luogo,in quel momento.
Battè le mani:
-va bene…facciamo un’ora di pausa…poi proviamo il balletto..- disse congedando le ragazze,che spossate e desiderose di sottrarsi a quella atmosfera tesa,sciamarono in fretta negli spogliatoi.
Magdalene si avvicinò ad Aurora,le mise una mano sulla spalla.
-Perdonami- le disse – E’ stata una uscita infelice..-
Aurora senza guardarla,le carezzò la mano,rincuorandola.
-Va tutto bene,madame….se permettete,però,vorrei esercitarmi anch’io…La Sylphides non è semplicissima,da eseguire…-
Avrebbero debuttato alla fine della settimana,al Teatro dell’Opera di Marsiglia.
Quello sarebbe stato il banco di prova della loro iniziativa:se il corpo di ballo avesse dato buona prova di sé,di lì a poco anche la scuola avrebbe decollato.
Madame Giry aveva avuto molte difficoltà nel montare il balletto,perché c’erano ben tre ruoli femminili fondamentali:la protagonista,la promessa sposa e la maga…in principio avrebbe voluto dare quest’ultimo ruolo ad Alphonsine,che ne aveva la presenza scenica,ma aveva dovuto rinunziare:nessuna delle altre era all’altezza di interpretare la Silfide…Alphonsine possedeva una tecnica sopraffina e si era aggiudicata alla fine con facilità il ruolo principale.Dolphine fece la sposa.
Nella parte della strega Magda si avvicendavano due diverse ballerine,ricreando così la sufficiente ambiguità del personaggio:era stata una trovata di Aurora,questa.Una trovata che forse avrebbe risolto al meglio il problema e garantito allo spettacolo una originalità che forse gli mancava.
Magdalene si allontanò,anche lei bisognosa di riposare un po’.
Rimasta sola,Aurora ebbe voglia di chiudere il pianoforte,con rabbia.Battè forte il pugno sulla tastiera,poi,invece di suonare la musica di Jean Schneitzhoeffer,che in realtà era fin troppo facile,per lei,si avventurò in un concerto di Rachmaninoff,sfogando sui tasti la sua impotente malcelata insoddisfazione.
A un tratto,stanca,incapace di andare avanti,ebbe voglia di piangere.
-Non ti sembra esagerata,questa reazione?- la rimproverò qualcuno.
Aurora strinse i denti,ingoiò le lacrime.
-Può darsi,Alphonsine…- ammise.
-Tu continui a prendertela con gli altri…ma non lo sai che è con te stessa,che devi avercela?- l’etoile aveva un tono di voce per metà canzonatorio.La giovane pianista ne era irritata,ma anche incapace di ribellarsi.
-Tu continui a voler essere la mia coscienza,vero?- riuscì a rispondere.
-Prendila come vuoi…non sopporto le persone che si piangono addosso…se sei venuta per piangere,allora fossi in te tornerei in clinica…-
-Non puoi accusarmi di aver mai pianto,finora…-
-No…ma prima o poi cederai…sei una debole,Aurora..e il mondo è fatto per i forti!- concluse sprezzante Alphonsine,uscendo a chiamare le altre: -Andiamo! La ricreazione e finita….dobbiamo provare!-


-Lei non può dirmi questo,monsieur Latoche!...stasera c’è lo spettacolo,il nostro debutto e mi viene a dire che l’orchestra…-
-Mi dispiace madame Giry…è successo tutto questa mattina…io non so..non ho fatto in tempo ad avvertirvi…-
Attirata dai toni concitati,Alphonsine entrò nello studio di monsieur Latoche,direttore del teatro dell’Opera di Marsiglia:
-Che succede?- si intromise,spavalda.
-Un grosso,grossissimo accidente…- rispose Madame Giry,accasciandosi di fianco su una sedia. –E’ scoppiata una vertenza tra l’orchestra e lo sponsor…gli strumentisti e il direttore hanno praticamente incrociato le braccia..boicottano la serata di stasera…-
-Boicottano?...-Alphonsine non credeva alle sue orecchie:boicottavano la sua serata?
Accorgendosi del suo disappunto,della sua amarezza,monsieur Latoche cercò di rassicurarla:
-Non boicottano voi,madamoiselle…purtroppo è una questione di forza tra me e loro…-
La giovane etoile riprese il controllo di sé,aggredendo il malcapitato direttore:
-Ah…una questione tra di voi? E noi? Cosa siamo? Non contiamo nulla?...Non ci ha avvertite,monsieur:come crede di cavarsela?-
Madame Giry sollevò il capo;adesso Alphonsine esagerava.
-Calmati Alphonsine…monsieur Latoche ha già detto che saremo risarcite…-
-Un risarcimento economico?...e i danni morali?mesi di prove,di sacrifici…Stasera era il nostro debutto,madame!-
La maestra di danza sospirò,ora visibilmente a disagio anche con il direttore.Questi tentò un’ennesima proposta:
-Ma voi…non avete nessuno che possa accompagnare il balletto…non so..un pianista?...sarebbe solo per questa sera:e il pubblico apprezzerebbe la vostra prova di più,visto le condizioni in cui vi esibireste…-
Le due donne si guardarono negli occhi,incerte…La pianista c’era,ma…

-No!...è escluso!- Aurora era ostinatamente sicura.
-Aurora…pensaci…- la supplicava madame Giry.
-Non voglio esibirmi in pubblico…scordatevelo!-
-Bambina mia…non essere così…-
-Madame Blanche!...non aggiungete una parola…-
La sua decisione sembrava inamovibile.
-…lasciatela perdere,madame Blanche…e anche voi,madame Giry…E’ chiaro che nel suo egoismo non vede altro che se stessa!- commentò Alphonsine.
Aurora accusò il colpo,sembrò incassarlo.
-Pensala come vuoi,Alphonsine…Non voglio la pietà di nessuno:…per questo non intendo suonare in pubblico…non intendo subire commenti commiserevoli…-
-Basterà che nessuno sappia nulla…non ci vuole molto:del resto saranno tutti presi dal balletto,nessuno farà caso a te…- Alphonsine parlava con distacco,c’era quasi una sfumatura di sarcasmo nelle sue parole.Magdalene Giry lo avvertì profondamente e provò pena verso Aurora,che doveva subirlo:era convinta che quel tono non lo avrebbe accettato,che avrebbe respinto l’umiliazione sottintesa con l’ennesimo rifiuto;non fu così…
La giovane pianista prese fiato:le parole della sua ex compagna le facevano male e bene insieme,come sempre.Erano una sfida continua…ricacciò le lacrime in gola e dettò le sue condizioni:
-Sta bene allora…ma nessuno deve sapere nulla,nemmeno il direttore,le maestranze…nessuno:se vengo a sapere che è trapelato qualcosa di me,smetto di suonare seduta stante!-
Le tre presenti si guardarono tra loro,incerte e soddisfatte a un tempo.Alphonsine si precipitò verso l’ufficio del direttore:la Giry la richiamò:
-Un momento Alphonsine…ritengo più opportuno che tu ti vada a preparare…lascia che sia io a curare i rapporti col direttore…- le sorrise,ma con gelida cortesia.La ballerina si sentì richiamata all’ordine,rientrò al suo posto:
-Come preferite,madame…- disse chinando il capo,rallentando la sua corsa.Quindi tornò indietro,verso i camerini.

Edited by arielcips - 12/4/2008, 16:40
 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 10:43




‘Le figaro: Debutto a sorpresa…e che sorpresa!
Ieri al teatro dell’Opera di Marsiglia ha debuttato ne ‘La Sylphide’ la compagnia del balletto ‘Le nove Muse’,diretta dalla famosa maestra M.me M. Giry.
La compagnia,nata sul modello della scuola di San Pietroburgo,annovera un gruppo di ballerine davvero talentose,come l’etoile Alphonsine Segnier,che è stata una silfide di tutto rispetto;le sorelle Margot e Louise Lagosset,impegnate a dar vita alla figura ambigua della strega Magda;Dolphine Artaux che è stata una pregevole sposa(…)
Ma la vera sorpresa dello spettacolo,l’autentica rivelazione è stata Aurora de Guilerm,la giovanissima pianista che,per una strana combinazione della sorte,è stata costretta ad accompagnare le sue compagne al posto dell’orchestra…(altri particolari in cronaca)’

-Ilia!-
-Si monsieur…-
Seduti nelle comode poltrone della sala di lettura dell’hotel *******,Sindial e Ilia Semonov leggevano stancamente i quotidiani a disposizione.
Era stata una giornata lunga:a teatro i lavori fervevano,ma il nuovo proprietario sembrava non essere mai veramente contento dei risultati.E poi man mano che il tempo passava,la data dell’inaugurazione si avvicinava e ancora non era chiaro quale spettacolo avrebbe aperto la nuova stagione dell’Opera.
-Ditemi…- disse il giovanotto,abbassando il giornale. Era esausto:mediare tra Sindial e le maestranze era molto più difficile e impegnativo del previsto…Si augurò che il suo principale non volesse tornare su qualche discussione:anche la sua di pazienza in fondo aveva dei limiti…
-Che ne direste di andare a Marsiglia?-
La proposta lo meravigliò:
-A Marsiglia?...a che fare?...e qui?-
Sindial lo guardò,sogghignando.
-Vi prometto che per due giorni cercherò di non litigare con nessuno..anzi:me ne resterò buono ad aspettare il vostro ritorno…-
Ilia sorrise,esterrefatto.
-Ma cosa debbo andare a fare,a Marsiglia?-
-Voglio che andiate a teatro,ragazzo mio…un po’ di svago vi può fare solo bene,non credete?-
Ancora un po’ incredulo,Ilia attese che Sindial gli spiegasse meglio il da farsi.L’indomani era in viaggio per il sud.


E’ vero..aveva promesso che se ne sarebbe rimasto tranquillo fino al ritorno del suo segretario…ma si riferiva ad eventuali litigi con gli appaltatori dell’impresa:era sabato sera e non avrebbe incontrato nessuno…
Così,smontato dalla sua carrozza nera,Sindial era tornato a guardare il teatro,il ‘suo’ teatro.
La facciata esterna era quasi del tutto restaurata:aveva deciso di eliminare gli eccessivi orpelli,di rendere tutto più sobrio,meno artefatto e barocco. Delle statue del tetto aveva lasciato solo il Pegaso…una sorta di simbolo di quel che il teatro era stato un tempo.
All’ingresso esterno una scalinata lineare restringendosi conduceva al pesante portone,sottolineato da un arco a tutto tondo,che interrompeva una serie di finti archi che si rincorrevano tutto intorno alla costruzione.
Il corpo del fabbricato era poi alleggerito dall’inserimento di file di colonnette chiare,che separavano i piani tra loro,fino al tetto.L’alternarsi del marmo chiaro sul granito scuro creava un gioco di luci che rendeva tutta la costruzione più agile,come se tendesse naturalmente verso l’alto.
L’uomo sorrise,soddisfatto.
Quindi prese fiato,ed attraversata la strada,varcò l’ingresso principale…
Il salone che aveva accolto la grande festa mascherata era avvolto nel buio e nel silenzio:Sindial intuiva nell’ombra le volute della scala,sentiva sotto i piedi il pavimento tirato a lucido…
Da una delle entrate aveva visto comparire la coppia felice…scherzavano,innamorati e sorridenti,incuranti del suo cuore spaccato in due:oh Christine…quanta grazia nelle sue movenze,quanta dolcezza e innocenza nel suo volto…Era stata capace di ascoltarlo,lei sola…forse di capirlo,di averne pietà,nonostante la sua cieca,assurda,ingiustificata violenza…Si ricordò dello sguardo che aveva incrociato con lei,quella sera:e si ricordò di averla spaventata,strappandole dal collo l’anello di fidanzamento,sfidandola con la sua protervia.
Sindial riaprì gli occhi:non voleva rivedere il passato,la sua mano guantata che strappava la catena dal collo di Christine.
Gli occhi si erano abituati al buio.Salì le scale lentamente,entrò nel teatro.
Davanti ai suoi occhi il palcoscenico,ingombro di materiale da costruzione.Nella sala mancavano le poltrone:sembrava un’arena immensa e vuota…Arrivò al centro della platea e si guardò intorno:i palchi si susseguivano come cestini intrecciati,alternando l’oro delle decorazioni al rosso damascato delle tappezzerie.
Aveva preteso che non fossero ripristinate tutte quelle statue che alludevano lascivamente al piacere della musica come a un piacere carnale:tutto era stato semplificato,restituito all’equilibrio e alla sobrietà del gusto classico.
La novità,il piacere,la carne sarebbero provenuti soltanto dalla musica,si disse guardando verso il proscenio con occhi accesi dall’esaltazione che la vera bellezza gli aveva sempre provocato.
Agilmente balzò sulla scena,sollevando lo sguardo verso l’alto,dove riconobbe quello che un tempo era stato il suo unico mondo:pensiline in legno,contrappesi,quinte,tele,controsipari…
Il soffitto del teatro non recava più al centro l’immenso lampadario,ma un grande affresco,raffigurante il mito di Amore e Psiche.L’artista aveva lavorato su alcuni cartoni che Sindial stesso gli aveva preparato:rappresentava la giovane Psiche che nella sua curiosità osa guardare il volto di Amore,celando una lucerna sotto una coperta;è un volto così bello che lei rimane incantata,al punto che l’olio nella lucerna trabocca e cade su quel viso,…sfigurandolo?
L’uomo si domandò se quello che stava facendo avesse o meno un senso:tornare a Parigi,tornare a teatro,ma dalla porta principale.Forse sì,forse lo doveva a se stesso e a chi aveva tentato di schiudergli davanti agli occhi una porta,concedendogli un gesto di amore;forse lo doveva a chi aveva creduto ciecamente in lui,diventando suo amico e sostenitore in quella impresa:lo doveva a Christine,lo doveva a Ilia.


Seduto nell’elegante scompartimento di prima classe del treno per Marsiglia,Ilia guardava il paesaggio della campagna francese,assolata e ferace.Diverso,molto diverso dall’arida steppa che si era lasciato alle spalle:le basse terre della sua patria,consumate dal gelo e dai secoli,in cui solo la betulla riusciva a radicarsi,tra cespugli,nebbie e ululati di lupi.
Era la sua terra,però.E l’amava.Ma era contento di essersi lasciato alle spalle il mondo ostile e chiuso di San Pietroburgo,che lo aveva sempre trattato come un provinciale,un contadino,senza offrirgli alcuna chance.
Ilia serrò le mascelle:in città aveva ingoiato umiliazioni che non dimenticava,rifiuti e prese in giro.Che mondo retrivo,a volte:retrivo e ignorante.Che confondeva il bello col buono;il brutto con…
Grazie a Dio c’era stata la parentesi del teatro Malinskij,c’erano stati i grandi compositori,il balletto russo. E c’era stato monsieur Sindial con le sue rivoluzionarie scenografie.Ilia osservò l’orologio:il viaggio sarebbe stato lungo.Aprì un taccuino,cominciò a scrivere:
‘L’incontro.
Mi piaceva sedermi per terra,tra le casse d’imballaggio,le cime,l’odore si salsedine che il vento portava fino al porto,lì sulla Neva.Da quando ero arrivato in città,quello era l’unico posto nel quale ritrovavo me stesso;la distesa d’acqua mi ricordava il mare d’erba della steppa che mi ero lasciato alle spalle.
Di tanto in tanto una nave sbarcava dei passeggeri:mi divertivo a osservarli.Sembravano il più delle volte essere capitati a San Pietroburgo per caso.Si trattava quasi sempre di persone sole,che non trovavano nessuno ad accoglierle:scendevano in silenzio dalla scaletta,si guardavano intorno,inizialmente disorientate;infine,come fossero divenute improvvisamente consapevoli del loro cammino,sollevavano il proprio bagaglio e si incamminavano verso la città.
A volte non consentivano loro di sbarcare subito.Una serie di lungaggini burocratiche li costringevano fermi a bordo,per giorni,finchè non ricevevano il lasciapassare sospirato.
Una di queste navi in quarantena era ferma appunto da qualche giorno.A bordo,stranamente rispetto al solito,avevo individuato una famigliola:padre,madre e quattro marmocchi,il più piccolo dei quali ancora in braccio alla mamma.
La più grande era una bambina:esile,con le gambette lunghe e informi,violacee per il freddo da cui né le calze consumate,né il largo cappottino sembrava ripararle.
Aveva due corte treccine che sembravano incorniciare sottolineandola la tristezza del suo viso.Si teneva stretta la sua valigetta :i suoi fratelli scorazzavano rumorosi per tutta la nave.Lei rimaneva ferma,in attesa,fino a che la luce non calava e una voce la richiamava all’interno:-Maruskaaa!-
Una mattina i fratellini iniziarono a giocare a palla,una palla di stoffa che forse la mamma aveva cucito apposta per loro.
Un gioco pericoloso,su una nave.La palla schizzava da ogni parte e i due piccoli non si fermavano davanti a niente,pur di non rimanere sconfitti nel gioco.
A un tratto il giocattolo rotolò sul bordo esterno,andandosi a fermare al di fuori del parapetto,in prossimità della prua.
Maruska alzò gli occhi.Chiamò,preoccupata e autoritaria insieme:
-Ivan!...Lascia:adesso vado io…-
Quindi si alzò dal suo posto.
Dalla mia visuale consideravo tutti i rischi a cui si esponeva la bimba.Ma non potevo intervenire,perché anche da terra era vietato accedere alla nave.
Rimasi col fiato sospeso a osservare:Maruska si era issata sulle braccia fragili e aveva scavalcato il parapetto:poi rimanendo con le spalle al bordo della nave,con una mano si teneva,allungando l’altra verso la palla,che il vento faceva ondeggiare continuamente,ora più vicino,ora più lontano.
Convinta di esserci quasi riuscita,la piccola si sbilanciò in avanti…
-Ah mamma!- gridò
Era scivolata fuori;si reggeva ancora a stento sulla mano ancorata al parapetto.
In quella un’altra mano la trattenne.Una mano guantata di pelle scura.Un altro viaggiatore la sollevò sulle braccia e la tirò in salvo.Maruska lo guardò,grata,ma non soddisfatta.
L’uomo misterioso scavalcò agilmente il parapetto e recuperò la palla.Quindi la porse alla bambina.
Mi sembrò che lei lo guardasse stupita,ma non spaventata.E addirittura le sfuggisse un sorriso di ringraziamento.
-Maruska!- il richiamo della madre la costrinse a rientrare.
Allora lo sconosciuto si affacciò al parapetto:riuscii finalmente a vederlo di faccia.
Era tutto vestito di nero,ma una parte del viso era nascosta da una sinistra maschera argentea….’
Ilia interruppe per un attimo di scrivere,guardò fuori:in fondo,si cominciava a intravedere la striscia turchina del mare.Marsiglia era vicina.
Chiuse il taccuino e cominciò a prepararsi per scendere.


L’appuntamento era stato fissato nel foyer del teatro,alle 18,un’ora prima dello spettacolo.Ilia sedeva a un tavolino,leggermente impaziente,quando sulla soglia della sala comparve una donna:il viso recava ancora traccia della bellezza giovanile,ma la pettinatura severa,l’abito scuro,l’atteggiamento elegante ma rigido del portamento ne sottolineavano piuttosto l’algido riserbo,annullando ogni forma di civetteria.Il giovanotto si alzò,mentre la donna gli veniva incontro:
-Il signor Semonov?...-
-Madame Magdalene Giry?- le chiese,inchinandosi sulla sua mano,educatamente.Poi la invitò a sedersi con lui a tavolino.
-Prende qualcosa?- disse,richiamando l’attenzione di un cameriere in livrea ,appostato nei pressi del bancone.
-Grazie,preferisco di no…-
Con un cenno,Ilia rimandò indietro il solerte inserviente,che con discrezione si ritirò al suo posto.
Poi ,guardando la donna,che da vicino risultava paradossalmente ancora più distante nel suo affascinante distacco,sorrise,leggermente a disagio.Lei lo incoraggiò:
-Va tutto bene,monsieur…?-
-Si…deve scusarmi,Madame,ma ho sentito parlare di lei e sono sinceramente emozionato,ora,…-
-Di cosa voleva parlarmi?-disse la donna,declinando i complimenti del giovanotto.
Ilia si schiarì la voce e assunse un atteggiamento più formale e disinvolto:
-Il mio principale,monsieur Sindial,che ha recentemente rilevato l’Opera di Parigi…-
Magdalene Giry impallidì leggermente,e sembrò improvvisamente perdere lo scudo di impassibilità che la copriva.Tuttavia rimase in ascolto.
-…sarebbe intenzionato a riaprirne la scuola di danza ed avrebbe piacere se a dirigerla vi fosse lei,madame…-
Magdalene ora era già lontana;era all’Opera,tra le sue allieve;seguiva attenta il ritmo delle morbide movenze e aggraziate piroette del suo adorato corpo di ballo;si compiaceva della grazia con cui sapeva muoversi sua figlia Meg,della sensuale eleganza di Christine Daaè…Un sipario che cadeva,improvvisamente…Il corpo senza vita di un uomo strangolato…L’orrore negli occhi delle sue ballerine…Bruscamente il ricordo si era interrotto.
-La interrompo subito,Monsieur Semonov- disse drastica al suo interlocutore – Non voglio rubarle tempo:non sono interessata…-
-Ma…la prego,madame..mi lasci finire:le assicuro che la proposta che sto per farle è assolutamente vantaggiosa-
Pur di troncare quel discorso,la donna si stava già alzando,piuttosto sgarbatamente dal suo posto:
-Qualunque sia l’offerta,signore…io non tornerò all’Opera:è stata una parentesi della mia vita legata a ricordi troppo dolorosi…-
Ilia non si aspettava quella reazione ed era rimasto di stucco,incapace di ribattere,di trattenere la donna.
In quella nel foyer fece la sua irruzione una giovane donna,alta,bruna,di una bellezza quasi aggressiva:indossava un costume da ballerina,visibile sotto un soprabito a mala pena tenuto chiuso.
-madame Giry!...oh,meno male che vi ho trovata!-
La maestra di danza si sentì obbligata a ricomporsi,rispetto all’agitazione mostrata poco prima,sia per assecondare le istanze della nuova arrivata,sia per sedare la curiosità che intanto si era creata tra gli altri avventori presenti intorno a loro.
-Alphonsine..che succede mia cara? Spero si tratti di qualcosa di importante…- sottolineò,guardando con un certo disappunto l’abbigliamento della sua allieva.
Alphonsine intanto aveva scambiato uno sguardo incuriosito con Ilia:ebbe il tempo di domandarsi chi fosse quel giovanotto così attraente,poi però investì la Giry:
- Si tratta di Aurora…è in corso una vera bagarre,giù…dovete intervenire…-
Senza por tempo in mezzo,la maestra si diresse verso l’uscita,congedandosi piuttosto in fretta da Ilia.Questi la richiamò:
-Madame…non possiamo riparlarne?-
Ma non ottenne nessuna risposta.
Tornò deluso al suo tavolo,raccolse il bastone e il cappello,facendo per andarsene. Sindial si sarebbe infuriato peggio del solito….pensò,sospirando.
Lasciò il foyer e prese la direzione dell’uscita.Come per casualità,sul suo cammino si imbattè di nuovo nella splendida giovane ballerina,urtandola.
-Scusate…- disse,appena.
-Andate già via,monsieur? Non assistete allo spettacolo?- approfittò lei.
Lui la guardò:era davvero bella…decisamente bella.
-Purtroppo devo prendere l’espresso per Parigi,stasera stessa…-
-Almeno restate per il primo atto…A madame Giry farà piacere,credo…- insinuò Alphonsine,alla quale non era ancora chiaro chi fosse quel giovane,ma la parola Parigi aveva evocato l’immagine trionfale del Teatro dell’Opera.
-Voi dite,madamoiselle…?-
-Alphonsine Segnier…sono la prima ballerina…-si presentò,inchinandosi.
-Rimarrei solo per il piacere di ammirarvi,madamoiselle Alphonsine Segnier…- ribattè lui,galante. –Ma il mio principale mi aspetta…e già torno con notizie che non gli piaceranno…-
-Non volete accennarmi?..magari posso fare qualcosa?- si profferse lei,affabile.
Ilia non era stupido.Aveva capito che madamoiselle Segnier stava tentando di irretirlo,per carpirgli informazioni;ma,tutto sommato,quel gioco avrebbe potuto essere utile anche a lui.
Guardò sull’orologio;aveva ancora un certo margine di tempo. Si appartò con la giovane,la ragguagliò brevemente.
-…ma madame Giry non ha voluto neppure discuterne..- concluse.
Anche agli occhi di Alphonsine si dischiuse l’immagine del Teatro dell’Opera…ora ristrutturato,più bello e scintillante di prima…e di se stessa che danzava su quell’immenso palcoscenico,tra la folla in delirio…
-Le parlerò,monsieur Semonov!- gli disse,convinta. –La convincerò almeno a farvi una controproposta…ma voi restate…restate per lo spettacolo…-
Lo guardò con gli occhi che le ridevano per l’eccitazione,poi scappò via,verso il back stage.
Ilia si diresse all’ufficio postale.Telegrafò a Sindial che si sarebbe trattenuto un altro giorno.

Sindial continuava a ispezionare il teatro,attentamente.
Aveva voluto che lo spazio di azione del backstage fosse meglio distribuito:era stato necessario abbattere quello che rimaneva delle vecchie strutture fatiscenti e ripristinare.Ora tutto sembrava più funzionale.La distribuzione dei camerini;gli spogliatoi;il guardaroba.
Tuttavia non aveva voluto che fosse toccata la piccola cappella di pietra,risparmiata anche dal disastroso incendio:adesso vi era entrato lentamente…un raggio di luna filtrava dalla finestra accostata…la stessa finestra che lo aveva accolto,piccolo zingaro assassino,orfano nel grembo dell’Opera;sulla parete,solenne e silenziosa l’effigie dell’Angelo della Musica;come arredo solo un inginocchiatoio e sul porta candele,la cera rappresa di un lumino…
Perché quella bambina spaventata e sola lo aveva turbato tanto,dal primo momento? Sembrava così bisognosa di conforto,di qualcuno con cui parlare…sembrava così simile a lui,nella solitudine…Che ironia…Era riuscito a sembrarle un angelo,lui…’il figlio del Diavolo’. Le era stato vicino come un padre,un amico,un maestro…lui che non aveva mai conosciuto suo padre,il cui maestro era stato l’odio,il disprezzo,la cui sola amica era stata la vendetta…E poi l’aveva amata,desiderata…come un amante.Ma un amante deve avere un volto,un corpo…non può essere un fantasma…
-Oh Christine…-un sospirò gli sfuggì dal petto,mentre la sua mano sfiorava il volto scolorito dell’Angelo dipinto.
La verità era un’altra…Lui non era un angelo,né un padre,né un amico…lui era solo una…miserabile creatura delle tenebre…che nella sua vita aveva conosciuto solo il buio,l’orrore,il rifiuto,l’irrisione…
Sindial…ora era Sindial…Respirò profondamente,riprese il controllo di sé.Uscì dalla cappella,dal teatro;montò sulla sua carrozza scura e col solito imperativo gesto del bastone ordinò al vetturino di rientrare in albergo. Ilia sarebbe stato presto di ritorno e lui era ansioso di conoscere la risposta della Giry.


Lesse con impazienza il messaggio di Ilia,poi lo stracciò,con rabbioso disappunto.
Perché aveva bisogno di fermarsi ancora?...si augurò che non si fosse invaghito della prima chanteuse incontrata a teatro…Ma no,non era da Ilia:quel ragazzo aveva un valore,dentro di sé.Una autenticità che gli era istintivamente piaciuta. Riflettè,aggrottando il sopracciglio:quel ritardo era dovuto alla Giry…probabilmente non era riuscito a incontrarla o,peggio,aveva ricevuto una risposta negativa. E poteva anche immaginare perché…Madame non voleva tornare a Parigi…non voleva tornare più indietro…
E cosa avrebbe detto,allora,se avesse saputo che il misterioso nuovo proprietario dell’Opera era una sua vecchia conoscenza? Forse era stato un superficiale,se aveva creduto di poterla iscrivere nel suo libro paga,così facilmente.Prima o poi si sarebbero incontrati e lei…non aveva dimenticato…
Respirò profondamente.Era notte,intorno a lui.Sprofondato nella poltrona,con il cielo stellato che faceva capolino oltre il platano,al di là dei vetri,desiderò dopo tanto tempo di suonare…
No.Quello era davvero finito.Nessuna musica nel suo cuore,nessuna nota sotto le sue dita.Ora era Sindial,l’impresario,lo scenografo…La consolle del suo organo si era chiusa per sempre.


-Perché non volete suonare,Aurora?-
La giovane pianista era in piedi,di spalle,a braccia conserte,ostinata.
-Anche voi,madame Giry?...-disse voltandosi,dispettosa,verso di lei. –Mi sembra che eravamo d’accordo:ho suonato ieri,perché mancava l’orchestra.Punto.-
Il direttore del teatro si appellò disperato a madame.Il pubblico di quella sera era accorso soprattutto per vedere la pianista,di cui si dicevano meraviglie.Come avrebbe spiegato la sua assenza?
La Giry allargò le braccia,in segno di resa:era vero,quelli erano stati i patti,con Aurora…
Si era creata una vera e propria guerra,dietro le quinte,tra quante sostenevano la pianista e quanti insistevano perché suonasse ancora.
-Dov’è Alphonsine,adesso?...perchè non chiedete a lei,se ho ragione o no?- domandò Aurora.
-Sono qui…- disse comparendo sull’uscio,appoggiandosi mollemente allo stipite,con aria vagamente divertita.-Io dico che Aurora ha ragione:non vuole suonare..non suoni!-
Il direttore impallidì,deglutì disperato.
-Madame Giry…la prego…dica lei..-
Aurora sembrava divertita ora,come se la strana allegria di Alphonsine fosse contagiosa.
-Avete sentito? L’etoile non insiste…allora non insistete nemmeno voialtri…- Sotto il velo dell’ironia,le due virtuose sembravano in realtà sfidarsi.
Madame avvertì la tensione della rivalità,che ormai era difficile tenere nascosta.Decise che l’avrebbe impugnata per ottenere il meglio,da entrambe.
-Bene…non voglio mettere in difficoltà monsieur il direttore…Aurora…voi accompagnerete Alphonsine nel bis…non c’è da discutere oltre!-
-Ma madame!- dissero quasi all’unisono le due fanciulle.
-Credo di avere ancora l’autorità per chiedervi di assecondarmi…o mi sbaglio?- il tono di Magdalene era l’inconfondible,gelido tono della maestra di danza,a cui Alphonsine e Aurora dovevano rispetto e gratitudine.
Tacquero,mordendosi le labbra entrambe.
Alphonsine pensò che se si fosse mostrata conciliante,forse dopo avrebbe ammorbidito la Giry nei confronti di Ilia.
Aurora pensò…che era esattamente quello che voleva!
-Una sola cosa,madame…-
-Ditemi Aurora.-
-I patti sono quelli di ieri sera…-
Il direttore guardò entrambe senza capire,con un sorriso semi ebete:in fondo aveva ottenuto almeno in parte di soddisfare le istanze del suo pubblico.


Seduto in platea Ilia aveva seguito abbastanza interessato il balletto.Reduce dalle rivoluzionarie preziosità del teatro Malinskyj,avvertiva una certa ingenuità in quella messa in scena,ma ne apprezzava comunque l’ottima qualità tecnica.Aveva riconosciuto subito Alphonsine nel ruolo della silfide e ne apprezzava ulteriormente la bellezza,ora che la poteva ammirare quasi al naturale.Era bella e brava…avrebbe fatto sicuramente strada.Pensò.
Gli piacque molto la scelta della doppia interprete per la strega Magda:un’idea originale…quella madame Giry era sicuramente un’ottima coreografa e,del resto,Sindial non l’aveva smosso certo senza averne una qualche cognizione.
Prima della fine dello spettacolo,comunque,era sceso nel foyer.Gli piaceva osservare il pubblico,ascoltarne i commenti a caldo:era una vecchia passione,che a San Pietroburgo coltivava davanti a un bicchierino di vodka.Qui si accontentò di un buon Porto aromatico.
Gli applausi non cessavano.Fu concesso un bis.Gli sembrò che però non fosse l’orchestra ad accompagnarlo,ma il piano solo.
Ingoiò d’un fiato il suo Porto e tornò a infilare la testa nel teatro.
Nel silenzio,il suono del piano accompagnava i passi di Alphonsine,sola adesso sulla scena.
Ilia ebbe l’impressione che tra le dita sui tasti e i rapidi passi agili dell’etoile esistesse una sorta di emulazione.Alphonsine ora danzava con una grazia e una intensità diverse,che conquistavano;ma anche la musica risuonava diversa.Il giovanotto era certo che non si trattasse dello stesso pianista di prima.
Rimase col fiato sospeso,come tutti intorno a lui,a seguire quell’incantevole fuori programma:quando il movimento cessò in concomitanza col silenzio dello strumento,ci fu dapprima una pausa,come una sospensione di ogni sensazione.Poi una commossa esaltazione animò il pubblico che proruppe in un applauso che era liberatorio,catartico esplosivo…
-Sindial deve vederlo!- fu il primo pensiero di Ilia,mentre sorrideva entusiasta a Alphonsine che sembrava inchinarsi e ringraziare proprio lui.


Nel corridoio che conduceva ai rispettivi camerini, madame Giry ringraziò le sue due ex alunne,abbracciandole.
-Siete eccezionali,mie care…- aveva quasi le lacrime agli occhi.
Entrambe emozionate,le risposero ricambiando il suo abbraccio.Poi Aurora proseguì,accompagnata dalla fida madame Blanche,mentre Alphonsine si attardò con l’ex maestra:
-Madame…potrei dirvi una parola?- chiese,con strana accondiscendenza.
-Certo…di che si tratta?- domandò Magdalene,seguendola nel camerino.
Alphonsine iniziò a parlare,celata dal paravento dietro cui si liberava del costume.
-Ho per caso ascoltato una parte del vostro discorso con quel giovanotto…quel Semonov…-
-Ah..- disse senza entusiasmo la Giry,mettendosi anzi sulla difensiva.
-Vi capisco,sapete,se non volete più tornare all’Opera…- si affrettò ad aggiungere con accortezza la giovane etoile,sbucando dal paravento in un negligee che ne metteva in evidenza le forme procaci e la bellezza fiorente.
La Giry abbassò le difese,rassicurata.
Alphonsine sedette davanti allo specchio e iniziò a struccarsi.
-D’altro canto,madame…per la nostra scuola,un biglietto da visita come quello offerto da una scrittura all’Opera di Parigi…-
-Abbiamo già raccolto oltre cinquanta iscrizioni,dopo le due serate di ieri…- la interruppe la donna. –Non saremo nemmeno in grado di accontentare tutti coloro che vorrebbero realmente iscriversi…-
Alphonsine si morse le labbra,smise di guardarsi distrattamente allo specchio,guardò madame dritto negli occhi:
-Dobbiamo rinunciare a questa chance? È questo che volete dire?-
-Alphonsine...io non so cosa abbiate capito del discorso di Semonov…posso dirvi che non era qui per voi,ma esclusivamente per me…Tant’è vero che mi ha dato appuntamento prima,dello spettacolo;sarebbe partito subito dopo,senza fermarsi…-
La fanciulla sorrise,con una espressione di trionfo nello sguardo:
-Invece è rimasto,madame…è rimasto fino alla fine!-
Colta di sorpresa,la Giry guardò come senza capire la sua allieva.
-Ne siete sicura?...-
In quella qualcuno bussò alla porta;un commesso che consegnava una corbeille di rose rosse fiammanti,per madamoiselle Segnier.
-Leggete voi il biglietto,madame…- disse con voluta indifferenza la ballerina,tornata a specchiarsi e impegnata ora a spazzolare la chioma nerissima.
‘Incantato della sua arte,rimango in attesa di rivederla…suo fedele ammiratore Ilia Semonov’…
Madame lesse il biglietto a mezza voce.
-Complimenti,mia cara…avete fatto colpo!- disse con una certa ironia.
Alphonsine fece spallucce:
-Non è questo,che mi interessa,madame…- poi la guardò con gli occhi accesi – A me interessa Parigi…esibirmi all’Opera,madame…-
Magdalene sospirò:ecco,finalmente Alphonsine era sincera…
-Non vi chiedo altro che…di fare una controproposta,rispetto all’offerta di quel giovanotto…Voi non sarete costretta a venire,se non vorrete:del resto,con tanti iscritti nuovi,è chiaro che qualcuno della vostra autorità dovrà occuparsi della scuola…- Il tono della ballerina ondeggiava,ora era supplichevole,ora insinuante…
-Basta così,Alphonsine…ho bisogno di riflettere su quanto mi avete detto…-
-Madame,Semonov ripartirà…-
-Se è così interessato al balletto…- disse la Giry,uscendo dalla stanza- potrà ben aspettare…
Alphonsine la bloccò,richiudendo quasi con forza la porta:
-Vi prego,Madame…- ora sembrava davvero pretendere quello che aveva tentato di ottenere per ogni via.
L’altra espirò,piuttosto spazientita.Le due donne si misurarono con lo sguardo,ma alla fine la maestra cedette:
-Vada per questa controproposta…ma sarò io a stabilirne le condizioni,Alphonsine…-


Il treno fischiò stridulo,poi la locomotiva,sollevando una nuvola di fumo,iniziò a marciare dapprima aritmicamente,poi con maggiore regolarità,trascinando le vetture lentamente fuori della stazione.
Ilia non fu disturbato da quella serie di rumori,che sembravano anzi marcare a tempo,sistemandoli, i suoi pensieri in libertà,man mano che si riavvicinava alla capitale.
Aveva nella tasca interna della giacca la lettera che Alphonsine gli aveva consegnato,da parte di Madame Giry.La ragazza lo aveva ricevuto nel suo camerino,dopo lo spettacolo,rispondendo al suo entusiasmo per la serata con misurato garbo;poi,prima di congedarlo,gli aveva fatto scivolare tra le mani il prezioso documento,guardandolo con quegli occhi magnetici da prima donna,che le aveva già notato sul palcoscenico…
Niente da dire:quella ragazza avrebbe fatto carriera…aveva una personalità troppo spiccata per non emergere sulle scene…
Non aveva invece potuto conoscere la pianista che la aveva accompagnata,di cui aveva intuito l’esile figuretta nel buio,per poi vederla sparire nel back stage:ne era rimasto rammaricato…Avrebbe voluto poterne sapere di più,per riferire a Sindial con maggior dovizia di particolari…Ma del resto quello che interessava davvero era poter trasmettergli l’emozione di quella esibizione eccezionale…
Il giovanotto socchiuse gli occhi,rivivendo personalmente l’esaltazione della sera prima:ogni passo una nota,ogni virtuosismo un trillo…Ah,che sfida incalzante…La sfida…
Cercò di distrarsi;fuori pioveva e sul finestrino bagnato le gocce di pioggia si rincorrevano come perle,o come lacrime.
Riaprì il suo taccuino,appoggiò il lapis alle labbra riflettendo un attimo,poi riprese a scrivere.



‘Finalmente anche ai passeggeri della ‘Santa Sofia’ fu concesso di sbarcare.Io avevo continuato a seguirne la vita,segnata dalle lunghe attese quotidiane;e avevo notato che tra Maruska e il misterioso uomo della maschera era nata una sorta di silenziosa solidarietà.Non parlava nessuno dei due,ma si scambiavano sguardi di tenero reciproco rispetto.
Il giorno dello sbarco,ebbi l’impressione che gli occhi di lei lo cercassero,per dirgli addio.E sul visetto triste si disegnasse un leggero,timido sorriso.
Poi la solita voce dall’interno la chiamò.
Al calar della sera,uno dopo l’altro,dalla nave sbarcarono tutti.Riconobbi i due scavezzacollo,il loro padre taciturno,con in braccio l’ultimo nato;poi sentii gridare:
-Maruskaaa!!!- una,due dieci volte…con una intonazione sempre meno spazientita,sempre più preoccupata.
Anche gli altri familiari cominciarono ad agitarsi;e con loro a poco a poco tutti quelli che avevano condiviso il viaggio,e i marinai e i funzionari della dogana…
-Guardate!- qualcuno gridò a un tratto – Sull’acqua!-
Tutti si affacciarono dal pontile;nel silenzio sbigottito degli astanti,un marinaio allungò una sorta di rete e raccolse il piccolo oggetto che galleggiava sull’acqua:era la valigetta di Maruska.
I presenti si guardarono in volto:cosa era successo?dov’era Maruska?come,cosa era accaduto?
L’occhio cadde su primo capro espiatorio possibile:lo sconosciuto con la maschera,avvolto nel mantello nero,che rimaneva impassibile in attesa di passare la dogana.
Minacciosi i presenti gli si fecero attorno:
-Avete tanta fretta di andare via,signore?- lo apostrofò un marinaio
-Che ne avete fatto della bambina?- qualcuno lo aggredì,da un altro lato.
L’uomo aggrottò il sopracciglio,fissandoli con una espressione profonda,che li spaventò,aizzandoli ancora di più
-Guardate il suo viso…è mascherato!..perchè?- gridò ancora una voce.
L’uomo,incalzato dalla piccola folla assetata di sangue,cominciò ad arretrare,ma nel contempo mise mano alla spada che teneva sotto il mantello,accettando fiero la sfida.
Non potevo permetterlo che si infierisse così su di lui,solo per un assurdo pregiudizio;sapevo in ogni caso che non avrebbe mai potuto fare del male a quella bambina.
Mi misi in mezzo:
-Lasciatelo!...siete impazziti?...cerchiamo piuttosto la bambina…magari è qui…intorno-
Uno di loro mi urtò con violenza il petto,mandandomi a ruzzolare ai piedi dello sconosciuto;quindi con violenza,armato di una mazza ferrata si scagliò sull’uomo e dietro di lui gli altri.Ingaggiammo una violenta colluttazione,da una parte l’uomo della maschera e io,dall’altra una masnada di uomini e donne inferociti. Avremmo senz’altro avuto la peggio,se contemporaneamente non fossero accadute due cose…
Improvvisamente,nella lotta,la maschera cadde dal volto dell’uomo. I presenti impallidirono,qualcuno così spaventato da indietreggiare.Ma la solita voce crudele lacerò ancora l’aria:
-E’ un mostro…guardate…è un mostro assetato di sangue…-
Mi volsi anch’io,verso l’uomo…e un’infinità pietà mi prese per quel suo profilo sfigurato,inumano,col quale era pronto ad affrontare –ormai lo avevo capito- per l’ennesima volta la condanna,con atroce fierezza.
-Eccola…è qui!!!-
Un altro grido,contemporaneamente,assolutamente inaspettato,intervenne a placare gli animi.Maruska era ricomparsa…le era caduta a mare la valigia e lei,spaventata dall’idea dei rimproveri,si era nascosta a bordo e non aveva avuto il coraggio di uscire…
L’uomo dalla mazza ferrata guardò ancora con disprezzo misto a orrore lo sconosciuto,poi gettò l’arma e se ne andò;a un suo cenno anche gli altri sparirono,lasciandoci pesti,ma vivi,tra le assi impiastrate di salsedine del molo.
-Come state?...-mi domandò,riprendendo fiato,l’uomo.
-Sono tutto intero…-sillabai piano,rialzandomi.Avevo nella destra la sua maschera,gliela porsi,guardandolo negli occhi.
Anche lui mi guardò,uno sguardo indefinibile;erano gli stessi occhi che prima minacciavano,come una belva aggredita;ed ora,tacitamente mi ringraziavano,più delle parole,che rimanevano inespresse sulle labbra.
Si rimise la maschera,senza parlare.Io continuavo ad osservarlo,senza parlare;mi sentivo a un tratto inadeguato,come se potessi avvertire il peso infinito del suo dolore,ma non potessi in alcun modo condividerlo con lui.
-Mi chiamo Ilia..Ilia Semonov…-riuscii a dirgli,porgendogli la mano.
Ma lui era già altrove,avvolto nel suo mantello nero.
-Addio,Ilia Semonov- mi disse la sua voce,allontanandosi nel buio.’


‘Gentile monsieur Sindial,
sono rimasta molto lusingata dall’offerta che mi ha fatto pervenire,attraverso il suo segretario monsieur Semonov.Sarebbe un onore,per me,dirigere nuovamente la scuola dell’Opera,rappresenterebbe il massimo riconoscimento del mio umile lavoro.
Sfortunatamente –o fortunatamente- sono ormai mesi che mi dedico alla promozione di una scuola mia,qui in Provenza;non me la sento di lasciarla,proprio ora che i recenti successi dell’esordio del nostro balletto stabile hanno moltiplicato il numero dei nuovi iscritti.
Mi permetto dunque di declinare il suo prestigioso invito,ma altresì oso sperare che –in nome della stima che a quanto pare nutre per la mia professionalità – voglia considerare la possibilità di estendere la sua benevolenza anche alle mie allieve…’
-Esattamente cosa proporrebbe?- disse Sindial,che lasciò cadere il foglio,troncando bruscamente la lettura e fissando gli occhi indagatori su Ilia.
-Vorrebbe una scrittura…-
-Ah!...si accontenta di poco! Davvero…- ribattè ghignando ironico l’uomo.
-Monsieur…consentitemi…voi dovete vedere quello spettacolo…-
Sindial aggrottò la fronte,ostile:
-Devo?...- domandò,ribelle.
Ilia non si fece intimorire:
-Si,si,si…non ho fatto che rammaricarmi per voi,che non vi assistevate assieme a me!!...non parlo del balletto,monsieur…è una coreografia dignitosa,ma niente a che vedere con quelle di monsieur Petipa….Parlo del bis,del duetto incredibile che riescono a improvvisare quelle due ragazze…qualcosa da lasciare senza fiato.-
Dietro la sua maschera argentea,l’impresario lo scrutò,diffidente.
-Il vostro euforico entusiasmo mi lascia perplesso,Ilia…Non so se prendervi sul serio o no…- confessò.
Il giovanotto sospirò,paziente:
-Sindial,voi mi conoscete…sono un istintivo,un sentimentale…ma non uno sciocco:e accanto a voi credo di aver maturato un po’ di buon gusto…-
I due uomini si scambiarono un’occhiata molto significativa.Di fronte all’umiltà sincera e bonaria di Ilia,Sindial si raddolcì,scosse la testa,si mise in ascolto.
-Raccontatemi cosa ha saputo suscitare in voi tanto sacro furore,ragazzo mio…-disse,sprofondando in una poltrona.Il tono era ironico,ma a Ilia non sfuggì l’appellativo amichevole usato nei suoi confronti,segnale di evidente accondiscendenza.
Descrisse nei particolari quanto era avvenuto all’Opera di Marsiglia,soffermandosi poi a esprimere le sue sensazioni,le emozioni che quel bis aveva suscitato in lui e nel resto del pubblico:
-E’ come se … se la pianista e la ballerina si sfidassero,a colpi di note e passi,di arpeggi e figurazioni…Alphonsine sembrava un’altra ballerina:improvvisamente non c’era solo tecnica in lei,c’era finalmente la passione,..l’arte…e più lei volteggiava sulle assi,più la musica…oh,quella pianista,monsieur…sembravano le dita di un angelo,vi assicuro!-
Sindial rimase in silenzio,assorto,serio.Il bel profilo reclinato un po’ sul petto.Ilia si interruppe:lo osservò,sospeso…temette di aver inavvertitamente toccato qualche corda stonata.
Prima che potesse interloquire di nuovo,il suo principale gli si rivolse con fare deciso:
-Alphonsine…la avete conosciuta personalmente,vero?-
-Ma…si,l’ho conosciuta…-non seppe dire altro,piuttosto imbarazzato.
-E la pianista?...avete ‘conosciuto’ anche lei?- domandò,calcando sarcastico sulle parole.
Questa volta Ilia si spazientì:
-NO!...Lei no…Ma non è come pensate,Sindial…- sbottò,allontanandosi verso la finestra,piuttosto risentito.
L’uomo dalla maschera rise,divertito.
-Non prendetevela,Ilia….Ditemi piuttosto:cosa mi consigliereste di fare?-
-Loro resteranno a Marsiglia fino alla fine del mese…potreste andare a vedere lo spettacolo…- borbottò,un po’ deluso,quasi sgarbato,il giovane.
-Non ho bisogno di vederlo:mi fido di voi!- ribattè Sindial,facendolo meravigliare.-Bè…non ve lo aspettavate?- gli disse ancora,dileggiandolo amichevolmente.
Ilia battè le mani sulle gambe,in segno di resa:no,ormai non se lo aspettava più…
-Avanti:cosa suggerite?-
-Invitiamole ad esibirsi per l’inaugurazione…un siparietto,dopo l’opera…un assaggio del programma che intendiamo proporre…-
-Uhmmm-
-Voi offrite loro una vetrina importante…e loro una prestazione puramente simbolica…Poi,se la risposta del pubblico sarà quella che penso,si potrà anche pensare a una scrittura…-
Sindial guardò con malcelata ammirazione il suo segretario,annuendo col capo:
-Avete mille talenti,Ilia…D’accordo:datemi carta e penna…Rispondo subito a madame Giry!-


Seduta nel piccolo studiolo della sua bella villa sul mare,Magdalene Giry tamburellava con le dita su una cartellina,in attesa.
Si alzò,improvvisamente,per respirare l’aria profumata che saliva dalla spiaggia:un’aria di ginestra e sale,che la rilassò momentaneamente.La aspettava un colloquio a tre,piuttosto difficile.
Ritornò al suo posto,aprì la cartellina di cuoio e ne estrasse la busta con lettera di Sindial.La aprì e rilesse brevemente,per l’ennesima volta:ma il senso rimaneva sempre lo stesso…
Quell’Ilia doveva essere un ragazzo davvero intuitivo;il suo principale andava dritto al bersaglio:voleva Alphonsine e Aurora…e le invitava amabilmente ad esibirsi nella serata di inaugurazione del teatro ristrutturato. Da quella esibizione sarebbe dipesa una eventuale scrittura,era chiaro:ma una scrittura per il balletto,o solo per loro due?
…E come avrebbero reagito,le dirette interessate alla proposta?
Aurora comparve sulla soglia,bussando sullo stipite discretamente:
-Mi avete fatto chiamare,madame?- domandò
-Si…entrate Aurora…- disse Magdalene andandole incontro.
La giovane pianista avvertì la brezza salire dal mare:
-Avete la finestra aperta?- domandò;poi,senza aspettare risposta,vi si diresse,seguendo l’alito della risacca.Si fermò davanti ai vetri dischiusi e inspirò,intensamente.
Magdalene seguì il suo incedere leggero,osservò il suo viso che si distendeva sorridente all’aroma che proveniva dall’esterno.Scosse la testa,amareggiata:perché? Si domandò…Perché ad Aurora?...perchè il caso si divertiva tanto a dileggiare gli uomini? Sospirò;e le venne in mente Erik…povera sfortunata vittima del destino:continuava a nutrire pietà,per quello sciagurato…Continuava a conservarlo tra le memorie della sua vita,nonostante tutti gli sforzi per dimenticarlo.
-Eccomi,madame!- Alphonsine irruppe sorridente nella stanza,interrompendo i pensieri di Magdalene.
Aurora si voltò verso la nuova venuta,che prendendo atto della presenza della compagna,smorzava il suo entusiasmo.
-Ah…ci sei anche tu,Aurora…-
Magdalene ispirò,tentando di raccogliere le forze:doveva mantenere la calma,nella delicata situazione in cui la proposta di Sindial le aveva messe.
-Si,ci siete tutte e due,perché devo rivolgermi ad entrambe- esordì.
Alphonsine si era seduta alla scrivania,di fronte a lei.La pianista rimaneva ancora in piedi,come distratta dagli effluvi che esalavano dal mare.
-Di che si tratta,madame…-
-Ho ricevuto una lettera da Parigi…- così dicendo aprì la cartellina e prese la busta vergata da Sindial.
Alphonsine si drizzò sulla sedia,alla cui spalliera era mollemente abbandonata.
-Da Parigi?...è forse quello che penso?-
Aurora si volse verso di loro e,avanzando con cautela,si fermò poggiando le mani alla spalliera dell’altra sedia,rimasta vuota.
-Da… Parigi,madame?...-domandò anche lei,leggermente turbata.
-Si…il nuovo proprietario del Teatro dell’Opera…mi scrive…-
-Ha risposto alla vostra controproposta!- esclamò raggiante Alphonsine,che già si immaginava in viaggio per la capitale.
-Quale controproposta?- domandò invece Aurora,piuttosto diffidente.
Madame Giry si schiarì la voce.
-Vi prego Alphonsine…controllate il vostro entusiasmo…-
-Quale controproposta?- ripetè impaziente Aurora.
-…e voi,Aurora,se volete avere la pazienza di ascoltarmi…vi spiegherò ogni cosa…-
Aurora si sedette,piuttosto indispettita sulla sedia:ora le due fanciulle erano di fronte alla ex maestra,di spalle l’una all’altra,entrambe pronte ad aggredire…
Magdalene mise mano a tutte le sue risorse,per non perdere lei stessa la calma.
-Siate gentile,Alphonsine...non preferite che ne parli io?-
L’etoile tossì,leggermente a disagio.Quindi rispose:
-Forse,madame….è meglio …-
Madame sorrise,più tranquilla.Quindi si rivolse ad Aurora,che rimaneva ancora un po’ sulle sue:
-Quando eravamo ancora a Marsiglia,Aurora,ho ricevuto la visita del segretario di Monsieur Sindial,che mi invitava a tornare a insegnare all’Opera…-
La giovane donna ascoltava ora con attenzione.
-Naturalmente io declinai l’invito…per..per tanti motivi…- Magdalene voleva soprassedere a questo punto.
-Immagino,madame…-le disse istintivamente Aurora:nella sua voce Magdalene avvertì una sfumatura di dolore e rimpianto che gliela fece sentire molto vicina.
Anche Alphonsine si accorse della sintonia tra le due,che naturalmente la indispettì.
-Madame…vi prego:non ci tenete sulle spine…- insistè.
-Va bene:scrissi a Sindial per declinare il suo lusinghiero invito,ma al tempo stesso prospettai la possibilità di una scrittura per il nostro balletto…Ora ho ricevuto la risposta…-
-E…?
-E allora?- risposero quasi all’unisono le due artiste.

Magdalene ,scorrendo distrattamente la lettera che aveva tra le mani,ne riassunse il contenuto:
-Monsieur Sindial è francamente rammaricato per il mio rifiuto…Relativamente al nostro balletto,sinceramente non era interessato a una piccola produzione di provincia,tuttavia,anche su insistenza del suo segretario Semonov,finisce coll’invitare l’etoile e la pianista ha un’esibizione simbolica,la sera dell’inaugurazione della nuova stagione dell’Opera…-
Alphonsine sfilò la lettera dalle sue mani,chiedendo:
-Posso leggere,madame?-
Quindi la lesse velocemente,concludendo:
-Ma … davvero un gentiluomo,questo signor Sindial!...ci dà delle provinciali…e poi ci fa giusto l’elemosina di un siparietto…-
-Voi che ne dite,Aurora?- chiese la Giry alla fanciulla,che rimaneva in silenzio,assorta.
Alphonsine si volse anche lei alla compagna,desiderosa di conoscerne le impressioni.
-Mi sembra chiaro…Quel Semonov gli avrà parlato di noi due,Alphonsine ,e lui vuole vederci all’opera…Tutto sommato ci offre una vetrina di tutto rispetto…-
-Già…ma non è una scrittura!-
-Quella dovrete meritarvela…- suggerì la maestra di danza.
-Dovremmo- la corresse la pianista – Se accettassimo,madame…ma io…-
Alphonsine la aggredì:
-Che fai? Ti tiri indietro?...Sei insopportabile Aurora!-
-Calmatevi Alphonsine…- tentò di intervenire madame Giry.
-No,madame..non mi calmo…Ascoltami bene Aurora:io il tuo gioco l’ho capito…Ma tu non mi intralcerai la carriera con le tue ridicole paure!-
Aurora si alzò bruscamente dalla sedia,fronteggiando l’amica,già in piedi di fronte a lei.Non disse niente,ma con rabbia la respinse con le mani,mandandola a sedere piuttosto pesantemente sulla sedia,quindi chiamò:
-Blanche!...- e contemporaneamente si allontanò dalla stanza.La anziana dama le venne immediatamente incontro sull’uscio,accompagnandola fuori.
Rimaste sole,Magdalene rimproverò Alphonsine:
-Perché l’avete aggredita a quel modo?perchè la ferite di continuo?...-
La bella ballerina aveva un’espressione furente;era rimasta offesa dal ridicolo trattamento ricevuto;sul viso,un’ostinazione irremovibile.
-Aurora è una egoista…e non sa vivere,madame:sarebbe stato meglio che non fosse mai tornata…-
Gelida,la maestra ribattè:
-Senza di lei,Alphonsine,voi non sarete mai nessuna…è solo quando lei suona,che vi trasformate,che acquistate un’anima…Non so perché accada ciò:forse in voi l’emozione più forte nasce dall’emulazione…e quando ‘duettate’ con Aurora,finalmente riuscite a mettere vera emozione nei vostri passi!-
Alphonsine recepì questa affermazione come uno schiaffo,in pieno viso.Si sentì umiliata,abbassò la testa.
-Ritiratevi,ora…dovremo riparlarne più tardi- la congedò poi la Giry,alzandosi e guadagnando di nuovo la finestra.



Aurora camminava sulla spiaggia,lentamente.Vicino a lei,la fida Blanche,piuttosto affannata per quella interminabile passeggiata.
-Non vogliamo rientrare,Aurora?...sta calando la sera…-
-Paura del buio,Blanche?- le domandò la fanciulla,sarcastica.
La dama sospirò,paziente:
-No…dell’umidità…sapete bene che sono una povera vecchia piena di acciacchi…- Si era fermata,ansimando.
Con suo piacere,vide venire loro incontro madame Giry.
-Buona sera madame Blanche…salve Aurora…-
-Oh,buona sera,madame Giry- disse Blanche,col fiatone.
-Riposatevi un po’,povera Blanche….se Aurora me lo consente,le farò io compagnia…-
Aurora assentì,semplicemente chinando il capo.
Blanche sospirò di sollievo,mentre le due donne proseguivano la loro passeggiata.
Per un po’ rimasero in silenzio,poi Magdalene esordì:
-Siete più calma adesso,Aurora?-
La fanciulla respirò profondamente:
-Si,madame…scusatemi per prima…-
Trascorsero qualche altro momento senza parlare,poi Magdalene riprese:
-Perché non volete andare a Parigi,Aurora? Paura dei ricordi?-
La fanciulla scosse il capo.
-No,madame…- mentì,aggiungendo con amarezza-Sono le immagini che suscitano ricordi…e per me ogni luogo è uguale all’altro-.
-E allora?-
-…verreste anche voi?- domandò sollecita.
-No,io… non posso allontanarmi dalla scuola…- si giustificò la donna.
-Bè,avete visto che bel rapporto abbiamo,Alphonsine e io….-ribattè la pianista.
-Ascoltate Aurora…è il vostro rapporto che rende uniche le vostre esibizioni…Voi non avete idea di quanto la vostra musica trasformi Alphonsine…-
-Madame,io…- cercò di interromperla la ragazza.
-Siate generosa ancora una volta,Aurora…è dalla vostra performance che può dipendere una scrittura per tutto il balletto…-
La giovane protestò:
-Non mi pare che monsieur Sindial accenni nemmeno lontanamente a questa possibilità…-
-No,ma voi due dovete invece fare in maniera che ciò accada…- madame Giry ora aveva assunto un tono più animato.
Aurora si accorse di questo cambiamento di tono;c’era determinazione in quella voce,come se la donna avesse raccolto la sfida dell’impresario e volesse battersi sicura di poter vincere.La fanciulla sorrise,leggermente incredula:
-Voi credete che possiamo riuscirci?-
Madame Giry,abbassò la voce,come se le confidasse un segreto:
-Ne sono certa,Aurora!-


Sindial era in teatro,controllando le ultime rifiniture.Nulla sfuggiva alla sua puntigliosità:il direttore dei lavori si manteneva a qualche passo da lui,col fiato sospeso,in attesa del verdetto finale. E ripassava nella sua testa tutti gli ordini ricevuti ed eseguiti negli ultimi giorni,augurandosi di non aver sbagliato niente.
L’uomo dalla maschera,instancabilmente,aveva ispezionato ogni palco,fino alla balconata;aveva controllato la disposizione delle poltrone,persino la qualità del velluto di cui erano rivestite.Poi era salito sul palcoscenico,ed ora osservava i particolari del back stage,col bastone tra le mani che gli serviva a scrutare meglio ogni anfratto e,dove fosse necessario,a indicare al suo interlocutore quello che andava ancora una volta corretto.
-Monsieur Sindial!- Ilia attraversò col suo passo energico la sala e li raggiunse nel back stage.
Il direttore dei lavori tirò un sospiro di sollievo;era più tranquillo,ora che quel diplomatico giovanotto si era unito a loro.
-Ditemi Ilia…-
-E’ arrivato un telegramma di Madame Giry: prenderanno il treno delle dodici da Marsiglia…-
-Bene,Ilia – gli rispose Sindial,che continuava ad osservare le quinte e i fondali,piuttosto poco interessato dalle novità portategli dal segretario. –Occupatevene voi:che siano alloggiate all’hotel *****,poi –una volta sistemate –possono venire a provare …-
-Non volete..incontrarle?- gli domandò il giovanotto.
-No…ah,Ilia…comunicate al nostro albergo di trasferire qui il mio bagaglio…Da stasera prendo possesso dell’appartamento…-
Ilia prese fiato,si guardò un attimo intorno,come per orientarsi,riassunse tra sé le cose da fare e poi si allontanò:
-Sarà fatto…a più tardi,Sindial…-
L’uomo dalla maschera si volse al direttore dei lavori,con un ghigno ben poco rassicurante:
-Vogliamo continuare il nostro giro,monsieur Dupont…sono sicuro che nessuno oserà più disturbarci…-
Il povero Dupont deglutì a fatica,quindi lo seguì a doverosa distanza.




Ilia era andato alla stazione,incontro alle due ospiti dell’Opera.Era leggermente emozionato all’idea di rivedere la splendida Alphonsine:la bellezza di quella fanciulla era davvero mozzafiato…Ma il giovane russo era anche incuriosito all’idea di conoscere finalmente la De Guilerm,la pianista:tentava di dare un volto a quella figuretta che aveva intuito nel buio dell’Opera di Marsiglia,ma non riusciva.
Finalmente il treno entrò rumoroso e stanco nella stazione,fermandosi in un insopportabile stridio di freni e ferraglia.Quando il fumo della locomotiva diradò e il rumore si placò,i passeggeri cominciarono a scendere.
Ilia intravide subito la bella figura di Alphonsine incedere con passo elegante verso di lui;al suo fianco,nascosta ora dalla folla,ora dall’ultimo fumo che diradava,vide dapprima una persona anziana,che non aveva nulla della silohuette intravista nell’ombra.Finalmente,accanto a quella che doveva essere una dama di compagnia,il suo sguardo incontrò per la prima volta Aurora.
Ilia ebbe uno strano turbamento:era una fanciulla esile,delicata,ma al tempo stesso c’era qualcosa in lei di seducente.Forse i capelli morbidi,lucidi,setosi;forse lo strano languore del viso,o il disegno delle labbra?forse la grazia,una grazia innata che emergeva in ogni suo gesto?
Il giovanotto si schiarì la voce,distolse lo sguardo dalla pianista,tolse il cappello e andò incontro alle tre nuove arrivate,rivolgendosi ad Alphonsine:
-Sono lieto di rivedervi,madamoiselle Segnier…- le disse,con un sorriso sincero.
Alphonsine rimase un attimo sulle sue;lo salutò,cortesemente,quindi gli presentò le sue compagne di viaggio:
-Madamoiselle De Guilerm…
-Onoratissimo- disse Ilia,inchinando leggermente il capo.
-E madame Blanche Levigny,sua zia…-
-Madame…- si inchinò ancora il giovane. –Signore,precedetemi verso l’ingresso,mentre mi occupo dei vostri bagagli…-
Disbrigate queste faccende,raggiunse di nuovo il terzetto,invitandole a salire sulla carrozza che monsieur Sindial aveva messo loro a disposizione.
-Quando conosceremo questo fantomatico monsieur Sindial?- domandò,leggermente ironica Alphonsine.
Ilia sorrise,glissando:
-Quanto prima,madamoiselle….intanto credo vorrete sistemarvi in albergo…- così dicendo aiutò ciascuna delle tre a prendere posto in carrozza,unendosi infine a loro a bordo.
Ogni tanto,con la coda dell’occhi,Ilia gettava uno sguardo ad Aurora,che finora era rimasta in silenzio.
-Il viaggio è stato faticoso?...- domandò sollecito.
-Non più di tanto,monsieur- rispose madame Blanche –Certo,andare in albergo a rinfrescarci un po’ non ci farà male..-
Deluso dall’impossibilità di interloquire con la silenziosa pianista,Ilia sospirò un po’,poi sorrise alle altre due,conversando del più e del meno.
Le lasciò davanti all’albergo,anche in questo caso assicurandosi che scendessero comodamente dalla carrozza.
L’ultima fu proprio madamoiselle De Guilerm,che gli sorrise appoggiandosi alla sua mano,ripagandolo con un:
-Grazie di cuore,monsieur Semonov…-
Ilia le seguì con gli occhi entrare nell’albergo,avvertendole:
-Verrò a prendervi alle cinque…-
Poi con uno strano impasto di sensazioni nel cuore,risalì in carrozza,ordinando:
-All’Opera!-



Arrivò in teatro,in tempo per vederne sgusciare fuori il malcapitato Dupont,sudato e affannato:
-Tutto bene,monsieur?- gli domandò,incoraggiante.
L’altro seppe solo accennare di sì,col capo,esausto e incredulo.Ilia entrò in platea:sulla scena si provava il Mefistofele,di un artista italiano quasi misconosciuto,Arrigo Boito.Era il momento dell’epilogo: Faust, ritornato ancora una volta vecchio sta edificando un nuovo mondo e, affascinato dall’opera che sta compiendo canta l’aria “Giunto sul passo estremo”laddove si lascia indurre a dire all’attimo fuggente ‘Arrestati, sei bello…’ Il tenore cantava con intensità,accompagnato da una musica appassionata e solenne insieme.Senza far rumore,Ilia andò a sedersi in fondo alla sala,a fianco di Sindial;questi volse brevemente lo sguardo su di lui,quindi continuò a seguire in silenzio la prova.
-Che ve ne pare,Ilia?- gli domandò senza staccare gli occhi dalla scena.
-Mi sembra…una soddisfacente prestazione…- rispose lui,misurando le parole.
-Questa musica…questa voce…Credete piaceranno ai Parigini?-
Il giovanotto avvertiva la tensione nella domanda del suo principale.Stette a pensare prima di rispondere:
-Chi si intende di musica,monsieur,saprà apprezzare la novità…gli altri…sapete che vengono a teatro più che altro per soddisfare la loro insensata sete di mondanità:per loro avete confezionato un teatro che è un gioiello…-
Sindial lo guardò appena,poco convinto.Poi passò a un altro argomento:
-Avete ricevuto le nostre due virtuose ospiti?-domandò,col solito tono irridente.
-Si…sono in albergo:alle cinque andrò a prenderle…sono ansiose di conoscervi,Sindial…-
L’uomo si alzò,battendo con discrezione le mani alla compagnia che aveva concluso la prova e lasciando cadere queste poche parole all’indirizzo del segretario:
-Non posso dire lo stesso di loro…-
Ilia lo rincorse:
-Che intendete dire?...non volete che ve le presenti?-
-Ilia!- sembrava quasi rimproverarlo -Sapete come certe convenzioni mi siano strette…le conoscerò,se capiterà l’occasione…-
-Ma…- Il giovane non insistè,scuotendo rassegnato la testa.
-Come vi sentite Aurora?...siete pallida
La giovanetta sorrise,rassicurante:
-Sto bene,Blanche…non preoccupatevi…-
La anziana donna non era tranquilla però.Tra poco quel bel giovanotto sarebbe tornato a prenderle,per condurle all’Opera:come avrebbe reagito Aurora rientrando in quel luogo?...
-Lo so cosa state pensando,mia cara….ma vedete:per me non cambia nulla stare a Parigi o a Marsiglia o…in qualsiasi altro luogo…Non preoccupatevi,vi prego:non fate altro che trasmettermi ansia…-la rimproverò.
Finalmente un commesso le avvertì che una carrozza le attendeva davanti all’ingresso.Per le scale incrociarono Alphonsine e,insieme,montarono sulla carrozza che le portò proprio davanti all’entrata principale del teatro.
Smontando,Alphonsine prima,Blanche poi rimasero un attimo ferme sul predellino,incantate:l’Opera ora aveva un aspetto nuovo,aveva perso quel che di minaccioso,pesante ne caratterizzava la facciata;era arioso,agile,sembrava slanciarsi verso il cielo, sulle ali del Pegaso che trionfava sul suo tetto.
Smontò anche Aurora,appoggiandosi delicatamente al braccio offertole da Ilia.Il giovane offrì l’altro braccio ad Alphonsine,scherzando:
-Sfortunatamente,madame Levigny…ne ho solo due,di braccia…-
-Scherzate pure,mio caro…- ribattè lei- Vorrà dire che vi seguirò…umilmente…-
-Ma no…- disse timidamente Aurora,cercando l’appoggio fidato di Blanche.
Ilia la rassicurò,insistendo:
-Vi prego,madamoiselles..concedetemi di introdurvi entrambe, personalmente…-
Così dicendo,varcarono insieme il portone.
In teatro c’era un gran fermento:cassieri,commessi,maschere,tecnici…tutti erano stati convocati per l’allestimento dell’opera che avrebbe inaugurato la stagione.Incrociando ciascuno di loro,Ilia riceveva un saluto rispettoso e caloroso insieme,cui rispondeva prontamente,spesso ricordando il nome di ciascuno.
-Chissà se riusciremo a guadagnare l’ingresso della sala…Quante persone abbiamo già salutato?- disse,confessando un po’ di sana stanchezza.
-Direi dieci…almeno- gli rispose Alphonsine,che guardava eccitata tutto quel gran fermento,ansiosa di entrare in platea.Ricordava anche lei l’ultima volta che aveva visto il teatro,cinque anni prima.Era così desiderosa di andarvi che aveva trascinato tutte le sue compagne:una vera e propria insubordinazione...riuscita approfittando dell’assenza della Giry!
E poi…che catastrofe:il lampadario che precipitava,l’incendio…Ora era incredula:quello non era più il teatro che conosceva,aveva uno stile nuovo,che un po’ la disorientava.
-Eccoci…prego,accomodatevi in platea…- disse Ilia,sollevando una cortina damascata,al di là di una porta di legno, imbottita in pelle.
Alphonsine entrò per prima,avanzando nel corridoio tra le poltrone,estasiata:gli occhi puntati sul gran palcoscenico,dove da poco erano finite le prove.Dove si immaginò volteggiare,in un trionfo di applausi…
Ilia la seguì con lo sguardo,sorridendo compiaciuto.
Poi si volse ad Aurora.Questa era ferma un po’ più indietro,appoggiata a una poltrona:aveva gli occhi socchiusi e ispirava profondamente,con una strana espressione sul viso.
Ilia si accorse con un attimo di ritardo che la giovane donna stava quasi per perdere i sensi;la raggiunse,le chiese,sollecito:
-Tutto bene,madamoiselle?...volete sedervi un po’?...- così dicendo la aiutò a sedersi – Permettete che vi faccia portare un po’ d’acqua?-
Sopraggiunse trafelata Blanche:
-Aurora,bambina mia…state bene?-
Ilia era un po’ stupito,disorientato.Alphonsine si riavvicinò anche lei.
-Che ti succede Aurora? Brutti ricordi?- le domandò,piuttosto ruvida.
Era sopraggiunto un ragazzo con un bicchiere d’acqua,tempestivamente avvertito da Ilia.
-Bevete,prego…- le disse,aiutandola- Di che ricordi parlate,se posso essere indiscreto?-
-Noi eravamo presenti quando il teatro bruciò..- raccontò,senza remore Alphonsine – Ci salvammo a stento…-
-Mi dispiace – disse Ilia,sinceramente desolato –Non ne ero al corrente…
-E’ da allora che Aurora…- si lasciò sfuggire la dama.
-Blanche!- la richiamò quella,perentoria.
La anziana donna tossì,si schiarì la voce:
-Soffre di capogiri…- terminò poi.
Ilia tentò di rassicurarle:
-E’ passato un lustro da allora…e non avete più nulla da temere…-
-Io non ho paura,monsieur…non ne ebbi nemmeno allora…se anche dovessi imbattermi in quell’abietta creatura,saprei come affrontarla!- disse spavalda Alphonsine.
Il giovanotto sembrò sorpreso:
-Di chi parlate?...-
-Del cosiddetto ‘Fantasma’…Quello che rapì la Daaè,sapete?-
-Oh si. –accortosi del persistente turbamento di Aurora,Ilia tentò di glissare -credo che non ci sia più nulla da temere,da lui …sarà perito nell’incendio…-
-Oh…- si lasciò sfuggire Aurora,con un tono quasi di rammarico –Ho sempre provato una pena infinita,per lui…-
Alphonsine sollevò gli occhi al cielo,spazientita.
-…Pena per quel demonio?per quell’ossesso?...Aurora,a volte credo che tu lo faccia apposta a contraddirmi…-intanto si era seduta in poltrona,aveva accavallato le splendide gambe che si intuivano sotto la gonna di chiffon e aspettava,battendo nervosamente il piede sul prezioso rivestimento damascato del pavimento,che la compagna si decidesse a stare meglio.
Ilia rispose con dolcezza ad Aurora,a voce bassa:
-Forse ha trovato finalmente la pace che cercava…-
Lei sorrise,debolmente.Poi si riebbe,alzandosi:
-Ora sto meglio..possiamo proseguire…-
Alphonsine si alzò immediatamente,poi avendo alzato gli occhi al soffitto,domandò:
-Che cosa raffigura l’affresco centrale?-
Aurora rispose a fior di labbra,mentre Ilia diceva ad alta voce:
-Amore e Psiche…-
-….è stato elaborato su cartoni dello stesso monsieur Sindial…-
-Oh davvero?- domandò Alphonsine,cui l’affresco già non interessava più.Ora era di nuovo al braccio di Ilia e gli domandava: -Spero che alla fine della visita lo incontreremo…ditemi di sì!-
-Ve lo direi volentieri..ma credo sia troppo impegnato…-
-Ma è qui?...in teatro?- domandò ancora la ballerina,guardandosi intorno,come per cercarlo.
Ilia rise,ma non rispose.Si divertiva a stuzzicare la giovane,a innescarne le studiate strategie:era così bella quando tentava di sedurlo…e anche di più quando gli metteva il broncio.


Ora Ilia stava mostrando loro la buca dell’orchestra,col podio del direttore e i leggii ingombri di spartiti.Dalla buca si poteva accedere sul palcoscenico mediante una scaletta.Quando fu sulla scena, Alphonsine non seppe rinunciare all’emozione di una piroetta…concludendola poi con un inchino grazioso,rivolto all’inesistente pubblico.
Semonov la applaudì,scherzosamente:
- Ma che brava…!-
La giovane rise,entusiasta.
Aurora toccava il pesante tessuto del sipario,sentiva ondeggiare gli scenari sul fondale:anche lei era eccitata dal trovarsi là…aveva tanto desiderato vederlo e salirvi,un giorno.
-Dove proveremo,monsieur Semonov? Direttamente qui?- domandò al segretario di Sindial.
-Dove preferite,madamoiselles….-
-C’è anche una sala da ballo specifica?-
-Certo…è sopra,al secondo piano,non lontano dalla direzione:monsieur Sindial sperava che potesse riaprirsi la scuola di ballo dell’Opera,come sapete:c’è un gymnasium,già fornito di specchi ,spalliere e di un piano…Volete seguirmi?-
Questa volta uscirono dalle quinte,attraversarono il back stage e si ritrovarono in un’ala del teatro,molto simile all’interno di un collegio signorile;salirono due rampe di scale ariose,classiche,ingentilite da una elegante balaustrata di ferro smaltato e si trovarono su un piano attraverso cui si accedeva a un lungo corridoio;sul corridoio si affacciavano diverse porte,tutte aperte.Solo l’ultima in fondo,appena visibile nella penombra,era severamente chiusa.
-Prego,madamoiselle…è qui…- Ilia le introdusse nel Gymnasium,cui si accedeva dalla prima porta:era un salone che si allungava in profondità,sul fondo del quale un ampio specchio rivestiva tutta la parete;mentre una sbarra correva lungo il muro principale e tre larghi finestroni facevano luce dalla parte opposta.A metà sala,uno splendido pianoforte a coda campeggiava,con la sua linea inconfondibile.
-E’ una sala bellissima!- disse Alphonsine,che entusiasta si mise sotto il braccio di Aurora e finse di indicarle tutto quello che avrebbero avuto a disposizione.
Aurora strabiliava anche lei;poi avvicinatesi al piano.Alphonsine la aiutò ad accomodarsi sul seggiolino;aprirono la tastiera e la pianista accennò velocemente a una scala:il suono era limpido,come lo scorrere di un ruscello di campagna…
A bassa voce,Aurora suggerì alla compagna:
-Chiedi se possiamo rimanere un po’ da sole…vorrei parlarti…-
L’etoile assentì,poi si rivolse a Ilia:
-Monsieur Semonov…voi avrete mille adempimenti da svolgere…Siete stato un ‘anfitrione’ eccezionale,ma ora vi lasciamo libero…Vero,Aurora?-
-Certo…anche voi,Blanche..andate pure a bere qualcosa di fresco nel foyer…- confermò quest’ultima,licenziando anche la sua dama di compagnia.
-Madame- disse allora Ilia,rivolgendosi all’anziana signora- Ho l’impressione che ci stiano …ahem.. congedando:permettete?- così dicendo,offrì il braccio alla Levigny e uscì dalla sala,inchinandosi. –A più tardi,madamoiselles…-
-A più tardi,monsieur Semonov…-

Rimaste sole,Alphonsine proruppe,eccitata:
-Aurora:è bellissimo!...è dieci volte più grande,elegante …ricco dell’Opera di Marsiglia!...Non hai idea della grandiosità,del palcoscenico…e che dire del back stage…tutti i particolari sono curatissimi…Se tu vedessi questa sala…Quando eravamo alla vecchia scuola,ce la sognavamo:c’è una luce … e uno specchio…il piano…-
La pianista era seduta al piano e seguiva con l’immaginazione la descrizione euforica della compagna,sorridendo tra sé.
-Alphonsine..Alphonsine..adesso però calmati…-la richiamò a un tratto,sentendola volteggiare come invasata per tutta la sala.
Con un lungo sospiro,la ballerina si ricompose.Si avvicinò al piano e domandò:
-Hai qualcosa da dirmi?-
-Si…ascolta…Ci hanno dato delle provinciali,ricordi?-
La giovane etoile si irrigidì.Ricordava,con molto rammarico.
-Ebbene…io avrei una proposta…-
Alphonsine era incuriosita,ma ebbe l’impressione che qualcuno potesse spiarle.
-Aspetta…- disse e si avvicinò alla porta del salone,anche questa imbottita di pelle,per accostarla.I suoi occhi indugiarono sull’uscio alla fine del corridoio,che sembrava essersi richiuso appena un attimo prima che lei potesse intravederne il misterioso occupante.
Delusa,ma al tempo stesso incuriosita dalla proposta cui accennava Aurora,Alphonsine tornò sui suoi passi.
-Dimmi allora…-
La pianista si schiarì la voce:
-Madame Giry mi ha detto che dalla nostra esibizione potrebbe dipendere una scrittura per tutto il balletto…-
-Bè,questo lo sapevo anch’io…-
-Ebbene…loro credono che noi siamo solo una compagnia di provincia…facciamogli invece cambiare idea!- Aurora era piuttosto infervorata.
-E come,Aurora?-domandò sospettosa la ballerina.
-…Osiamo,Alphonsine…montiamo una coreografia nuova!-
-Cosa?...vorresti ,vorresti contravvenire alle disposizioni di madame Giry?-Alphonsine era incredula.
-Quali disposizioni?...lei non ci ha detto nulla,riguardo al pezzo da eseguire…-
-Non ce lo ha detto,perché sa che faremo quello stesso che abbiamo ripetuto ogni sera a Marsiglia…-
Aurora tacque,sfiorando i tasti,con una strana espressione sul viso.
-Che ti succede,mia cara?...hai forse paura?- domandò a un tratto,leggermente ironica.
-Paura io?...e di che cosa?...-si ribellò l’altra- Forse si:paura che tu voglia giocarmi qualche tiro dei tuoi!-
Aurora sorrise,sarcastica:
-Brrrrr….la terribile Aurora!-
-Io lo so dove vuoi arrivare,mia cara:non hai potuto scalzarmi come prima ballerina,adesso tenti di rubarmi la scena,pestando i tasti!-
-Smettila!...sai bene che non è vero…- troncò netta la pianista –Allora:vuoi almeno sentire cosa potremmo fare…o hai già deciso di no?...In fondo immagino che a te non importi nulla che il balletto abbia o no una scrittura,quando puoi ottenerne una solo per te!-
Alphonsine era furente.
-Ma che cosa ti è successo,piccola fragile Aurora de Guilerm…Hai tirato fuori le unghie appena entrati qui dentro…e la tua tragica,infelice condizione? È già passata?-
Aurora strinse i denti,ferita.
-Non direi…-
La ballerina non la lasciò finire:
-Io tengo alla scrittura per il nostro balletto almeno quanto te…ma se permetti,conosco mille vie per ottenerla…- c’era l’orgoglio per la propria bellezza nell’espressione sprezzante di Alphonsine,la propria sana e prorompente bellezza.
L’altra tacque;metabolizzò la rabbia,quindi sibilò:
-Dì piuttosto che non sei all’altezza di montare una coreografia da sola…perché lo sei davvero,una piccola ballerina di provincia!-
Alphonsine la guardò come volesse incenerirla.
-Attenta Aurora…qui non c’è nessuno che ti protegge…- le disse minacciosa.
-Risparmia le tue energie,madamoiselle Seignier…dobbiamo provare!- Aurora cominciò a introdurre l’overture della Silfide.
Alphonsine si cambiò,in silenzio;quindi cominciò a fare degli esercizi di riscaldamento.
La due ragazze non scambiarono più una parola,per tutto il tempo della prova.


Era calata la sera.Blanche bussò discretamente alla porta del salone,quindi la aprì.
-Aurora…avete finito,per stasera?- domandò,infilando il capo all’interno.
-Si…credo…- le rispose la pianista. –Entrate Blanche…-
La dama entrò:la sala era stranamente silenziosa,gelida.Era ovvio che il rapporto tra le due giovani artiste non era dei migliori.Blanche preferì tuttavia non indagare.
Approfittando del suo arrivo,Alphonsine si allontanò,con la scusa di cambiarsi.Cosa che fece in fretta,per poi uscire,silenziosamente nel corridoio:quella porta in fondo la attirava,come una calamita.
Monsieur Sindial si faceva desiderare…ebbene,lei sarebbe andata a cercarlo:era ansiosa di conoscere l’artefice della risurrezione dell’Opera,l’uomo che avrebbe potuto fare di lei una stella,di prima grandezza.
Cautamente avanzò nel corridoio,sfiorando le pareti,incerta,nel buio.
La porta ora era davanti a lei,la maniglia sotto la sua mano:Alphonsine deglutì,inspirò,poi fece per abbassarla,quando una voce alle sue spalle la fece sussultare:
-Non vi sembra di essere piuttosto indiscreta,madamoiselle?-
La giovane si voltò:intravide una sagoma alta ed elegante vicino a lei.Un uomo,dal tono di voce vellutato,ma dall’espressione tagliente come una lama:era Sindial?
La mano guantata di pelle dello sconosciuto abbassò la maniglia,schiuse la porta e col gesto accompagnò l’invito:
-Prego:volevate entrare?-
Alphonsine si schiarì la voce:
-Forse mi sono persa,monsieur…?- si giustificò,varcando comunque la porta che le veniva aperta.
Era uno studio:una scrivania vi campeggiava,dando le spalle ad un’ampia vetrata,protetta da pesanti cortine di velluto porpora e oro.Alle pareti una libreria,pochi quadri,per lo più di scuola olandese. Poi un’altra porta,a vetri,che introduceva in una zona riservata.
La domanda di Alphonsine era rimasta senza risposta;l’uomo si era avvicinato alla finestra e aveva accostato la tenda,quindi si era rivolto alla giovane,mostrandole il profilo non mascherato.
-Sindial…come naturalmente immaginavate…- rispose finalmente lo sconosciuto.
Alphonsine lo guardò:era un uomo estremamente affascinante…ne fu turbata,positivamente e accennò a un sorriso.
Poi lui le si rivolse di faccia,aspettando di vederne la reazione,con compiaciuta sicurezza.
L’altra metà del suo viso,coperta da una maschera argentea,spaventò Alphonsine,che rabbrividì.
-E voi,madamoiselle? Siete una delle ‘muse ‘ nostre ospiti?-domandò l’uomo,indicandole una sedia dove accomodarsi.
Lei esitò,poi si sedette:
-Alphonsine Segnier,monsieur..- rispose.
-E chi siete? Tersicore o Euterpe?...-
Stordita,disorientata,Alphonsine rimase senza risposta.Poi riuscì a dire:
-Io..io ballo,monsieur…-
-Ah…-disse lui,accennando a un sorriso,glaciale- E perché eravate così desiderosa di conoscermi,madamoiselle Segnier?-
Alphonsine era senza parole.Intimidita,spaventata,mortificata.Sentì che doveva reagire,in qualche modo.Ci provò:
-Ve l’ho detto,monsieur…nel buio,devo essermi persa…non credevo…non sapevo…-
In quella,qualcuno,dopo aver bussato con discrezione alla porta,si annunciò:
-Sindial?posso entrare?-
-Venite pure Ilia…-
Semonov entrò,stupito di trovare là anche la giovane etoile.
-La nostra giovane Tersicore si è perduta nei meandri dell’Opera,Ilia…- gli spiegò l’uomo,sempre leggermente sarcastico. –Siate gentile:riaccompagnatela,o non troverà più la strada di casa…-
-Certo…- rispose solerte il giovanotto,porgendo il braccio alla ballerina.Alphonsine si sentì sollevata;si appoggiò alla destra proffertale dal segretario di Sindial,accennò a un saluto verso quest’ultimo e si affrettò a raggiungere Aurora e Blanche,che la aspettavano per tornare in albergo.


‘Le due figure,don Juan e Aminta ,si stavano incrociando ora su una sorta di ponte sospeso…Ma improvvisamente la musica cambiava:non più carnale desiderio,ma disperato bisogno di amore…
A un tratto.il dramma falso diventava tragedia vera.Alla disperata richiesta dell’uomo,Aminta rispondeva con un gesto impietoso,strappandogli la maschera…L’uomo che cantava sul palcoscenico non era il tenore Piangi :era…o mio Dio…chi era mai?’
Con un sussulto Aurora si strappò a quell’incubo che la perseguitava.
Era nel suo letto,sudata e ansante.Dalla finestra leggermente aperta un refolo d’aria entrando smuoveva piano le tende di merletto;la stanza era buia e silenziosa,tutto era buio intorno a lei,come sempre.
-Blanche?- chiamò,alzando appena la voce,ancora impaurita,stremata.
La Levigny sopraggiunse sollecita.Chiuse la finestra,e,appoggiato il lume sul comodino della fanciulla,si sedette al suo capezzale,tenendole la mano.
-Sono qui,bambina mia…è finito,non aver paura…- la rassicurò – Tieni,bevi un po’ d’acqua…-
La giovane prese il bicchiere tra le mani,bevendo assorta.
-Erano giorni che non lo sognavo più…- confessò.
-Dovevate aspettarvelo,tornando all’Opera…Non è vero che ogni luogo è uguale a un altro,Aurora…Anche se non avete ‘visto’,i ricordi…-
La fanciulla la interruppe:
-…ma io ‘ho’ visto,Blanche…-
-Che dite?...-la anziana dama era incredula.
-Quando ho avuto quel malore…ricordate?...è stato allora:io ho visto il teatro!...ho visto i palchi,l’oro e il rosso,la cortina di velluto del sipario,lo stemma sopra il palcoscenico…l’affresco,di Amore e Psiche…Io li ho visti,Blanche…-
-Oh..ma..e allora?-
-E’ stato solo un momento…ma potrei descrivervi ogni particolare:chiedetemelo,se non ci credete!-
La dama tacque un momento,osservandola con amore.
-Ci credo,Aurora…e credo anche che sia un buon segno,bambina mia…Forse finalmente siete sulla via della guarigione!-
La pianista scosse la testa,rassegnata.
-Per un attimo l’ho creduto anch’io…ma poi è tornato di nuovo il buio…-
Blanche le carezzò la testa,poi il viso,con tenera comprensione.
-Tornate a dormire….resterò qui,sulla poltrona a farvi compagnia…-
-Grazie…- le disse,sorridendole e stringendole la mano,grata.


Anche Alphonsine dormì male,quella notte,rigirandosi a lungo nel letto,in attesa di prendere sonno;il viso inquietante di Sindial le tornava di continuo a mente: quando all’alba,finalmente riuscì a prendere sonno,fu un sonno agitato dall’immagine ricorrente di quell’uomo strano,che la osservava e rideva,sarcastico,diabolico…
Al mattino si vestì in fretta e scese giù presto per la colazione:aveva bisogno di incontrare persone allegre,gente normale e indaffarata nella vita di tutti i giorni.Scambiò battute con i camerieri,con i vicini di tavolo…e a poco a poco sembrò rasserenarsi.
Alle nove,in albergo,sopraggiunse anche Ilia.Era in anticipo,rispetto all’appuntamento che si erano dati e fu piacevolmente stupito di incontrarla nella hall.
-Mi fate compagnia?...debbo ancora fare colazione..- le chiese,affabile.
-Con piacere…-rispose lei,con insolito entusiasmo.
In attesa che lo servissero,Ilia le domandò:
-Allora…eravate così desiderosa di conoscere monsieur Sindial…poi non mi avete detto più niente…Che impressione ne avete avuta?-
Alphonsine deglutì,visibilmente turbata.
Ilia era distratto,conversava piuttosto superficialmente.Ma si accorse del suo turbamento:
-Ebbene?...che vi succede,Alphonsine…sembrate spaventata?- le domandò,un po’ malizioso.
La fanciulla fu sincera:
-E lo sono…non ho dormito tutta la notte…-
-Davvero?- Semonov era stupito.
-A voi non fa paura,lavorare per quello strano individuo?-
Il giovanotto addentò una tartina imburrata,bevve un sorso di tè,poi rispose:
-Alludete alla maschera?...-
-Bè…si…alla maschera e anche al modo di fare…così distante,così impassibile…-
Ilia sospirò.Poi le disse:
-Dal primo momento che l’ho conosciuto,ho provato solo istintiva ammirazione per lui…Ma posso capire che una fanciulla come voi ne possa rimanere inizialmente imbarazzata…-
Alphonsine abbassò la testa,assentendo.
-…mi auguro che possiate conoscerlo meglio…Vedete a volte lui fa di tutto per allontanare da sé le persone…-
-Oh,con me non dovrà darsi troppo da fare…- esclamò lei –mi guarderò bene dall’incontrarlo da sola un’altra volta…-
Ilia rise,di gusto.Poi le indicò Blanche e Aurora che erano comparse sulla soglia della sala e li attendevano.
- Andiamo…E’ già tardi!- la sollecitò.



La carrozza li fermò di nuovo davanti al teatro,ma questa volta sarebbero entrati dall’ingresso posteriore,visto che ancora il palcoscenico era impegnato dalle prove del ‘Mefistofele’.Ilia aiutò le tre donne a smontare,poi si licenziò.
-Non vi fermate a teatro?- domandò Blanche,cortesemente.
-No,madame….oggi ho mille incombenze da portare a termine…Ci vedremo in serata,spero!-
Quindi risalì in carrozza,rivolgendosi affabile al vetturino:
-A Versailles,per favore…-
Lentamente,il cavalli assunsero un passo regolare.Ilia guardò dal finestrino la Senna scorrere lenta lungo l’Ile de la Citè,lambendo i fianchi di Notre Dame,poi a poco a poco la città sparì alle sue spalle e la campagna radiosa lo accolse.
Trasse di tasca il suo amico taccuino,alitò sulla matita,ripensando alle parole di Alphonsine:’così distante,così impassibile…’ Tale era sembrato anche a lui,la seconda volta che lo incontrò…
Riprese a scrivere,ispirato.

“Sindial

Per mesi non seppi più nulla di lui,finendo per dimenticare quasi tutto di quello strano incontro.
La mia vita era sempre in bilico tra l’occasione buona e l’indigenza.Da una settimana avevo trovato lavoro come fattorino presso il teatro Malinskji.
Il coreografo,monsieur Petipa,mi aveva preso in simpatia,accortosi che nonostante il mio aspetto ‘ruspante’ e la mia provenienza ‘agreste’,avevo una qualche sensibilità artistica..insomma non ero digiuno di musica.
Questo tuttavia mi garantiva solo un lavoro,ma sempre un lavoro materiale.Correre a destra e a manca a rimediare commissioni,ordinativi;a ritirare il costume della prima donna o gli stivali del ‘franco cacciatore’….Avevo uno stipendio settimanale che bastava appena a pagarmi la stanza dove alloggiavo e qualche lusso,come i libri –in francese e in inglese – che divoravo quotidianamente..anzi,farei meglio a dire ogni notte,quando finalmente riuscivo a ritagliarmi un po’ di tempo per me.
Ormai nemmeno al porto riuscivo ad andare più e avevo accantonato ogni velleità artistica…il romanzo della mia vita,forse lo avrei scritto solo dopo averla completamente vissuta…
I giorni si succedevano ai giorni e mi stavo cominciando ad adattare a quella routine che,tutto sommato,almeno mi teneva in contatto con un ambiente affascinante,quando improvvisa arrivò la mannaia…
Un compaesano bussò una mattina all’alba alla porta della mia ‘casa’;portava una lettera di mia sorella…Nostra madre stava male,molto male e c’era bisogno di soldi.Ivanka era disperata e sola:ricorreva a me,come ultima risorsa…
Avevo appena speso gli ultimi spiccioli della paga settimanale.Non avevo soldi da parte.Mi odiai,per la mia sprovvedutezza,per il mio egoismo.Andai poi a elemosinare un anticipo presso il direttore del teatro,che finì per allungarmi una banconota,toccato dalla mia disperazione.
Ma cosa avrei potuto fare con quei soldi? A stento pagarmi il viaggio per *****,il mio paese:e poi?arrivato là?
Entrai in un locale del porto,a bere.A istupidirmi,a dimenticare.
-Datemi una bottiglia di vodka…- chiesi al bancone.
-Sono 2 rubli,signore…-
Tirai fuori la mia banconota e mi accorsi che gli occhi di tutti i presenti la osservavano con avida bramosa curiosità.Ebbi paura,me la rimisi in tasca e uscii senza comprare niente.
Sulla soglia,un ometto scuro mi fermò:
-Volete raddoppiare quella bella banconota,amico…triplicarla..moltiplicarla?-
Cercai di sfuggire alla sua presa;mi sentivo irriso.
-Non mi credete?...venite con me…giudicherete coi vostri occhi!-
-Lasciatemi andare!- dissi,ma finii per farmi trascinare da lui.Scivolammo lungo gli edifici del porto,superando anche l’ultimo molo.L’uomo lanciò uno strano fischio e dalla nebbia emerse una barchetta,che accostò silenziosamente.
-Prego,amico…- disse l’ometto.
Mi imbarcai;al timone un vecchio marinaio dalla barba incolta e il viso duro e inespressivo.Rabbrividii:era forse una discesa all’inferno,quella in cui mi lasciavo trascinare?
La barca attraversò la nebbia,silenziosa.Poi una fantasmagoria di luci e suoni confusi attrassero la mia attenzione: la sinuosa carena di un panfilo comparve come per incanto davanti a noi,illuminato a festa….
Era là che avrei moltiplicato i miei soldi….nella casa da gioco più esclusiva di San Pietroburgo…”

La carrozza si fermò,davanti a un villino elegante.Il vetturino avvertì Ilia,che mise da parte i suoi appunti e smontò.



Aurora era appoggiata al vetro di uno dei larghi finestroni dell’aula di danza.Poteva sentire il sole carezzarle il viso e il corpo:era una sensazione che le dava energia e al tempo stesso la confortava.
Alphonsine si era cambiata:entrando la trovò così,assorta,lontana…Tossì appena per farle sentire la sua presenza.La pianista si volse a quel richiamo e con cautela si avvicinò al piano,sedendo.
-Ascolta Aurora…- esordì la ballerina –perché non ne riparliamo con calma…?-
La pianista aveva sollevato la plancetta del pianoforte,sempre in silenzio ed ora ne sfiorava i tasti.
-A cosa alludi,Alphonsine?- domandò,con uno strano distacco.
-Al discorso di ieri…- la compagna le si sedette vicino,cercandone la complicità anche fisicamente. –Dimostrare che non siamo delle provinciali…-
-Come mai questo cambiamento repentino?...- un leggero velo di sarcasmo era avvertibile nella voce di Aurora.
Alphonsine si alzò,bruscamente.Si allontanò e,parlando quasi a se stessa,con le spalle alla compagna,affermò:
-Forse è l’unica maniera per ottenere la scrittura…-
-(Oh…e le ‘altre mille vie’?già percorse tutte,Alphonsine?)- avrebbe voluto ribattere Aurora,ma si limitò a pensarlo:in fondo anche lei,ora,aveva perso la grinta della sera prima.
Alphonsine infatti rimase stupita che Aurora non infierisse,ritornò a voltarsi verso di lei:
-Allora..non vuoi dirmi cosa avevi in mente?-
-Si…qualcosa di cui ho solo sentito parlare…è un balletto italiano,ma lo hanno già dato a Londra,tempo fa…-
-Si?...
-Io sono sicura che al palato fine dei nostri ospiti potrà piacere,perché è molto vicino al gusto dei Russi…-
Alphonsine era ansiosa di sapere di cosa si trattasse:
-Vuoi dirmi qual è?- domandò.
-L’Esmeralda…è un balletto ispirato al Gobbo di Notre Dame,sai…il romanzo di Hugo…- Aurora sembrava aver recuperato la sicurezza della sera prima.
-…non conosco il balletto,ma..conosco la storia:è una zingara,vero?-
-Si,Alphonsine..una zingara bellissima…e sfortunata…-
Brevemente Aurora ricordò all’amica la storia di Quasimodo ed Esmeralda,di Frollo e di Phoebus…
- Noi potremmo eseguire la scena in cui Esmeralda danza,per sedurre Phoebus…senza sapere che anche gli occhi di Frodo e di Quasimodo sono fissi su di lei….Danza per l’uomo che ama,dunque è una danza innocente e seducente a un tempo…-
Alphonsine riflettè un attimo,in silenzio.Poi chiese:
-Come facciamo per lo spartito…lo conosci?-
La pianista sorrise,con una espressione soddisfatta:
-No,ma ho già chiesto a Blanche di procurarselo…sai,sono anni che lei acquista spartiti per me,proprio da una tipografia qui a Parigi…-
-E lo hai già?- Alphonsine era sospettosa.
-Stasera…lo avrò stasera…- Aurora era sulla difensiva.-Blanche me lo leggerà…lo studierò stanotte…-
Calò il silenzio tra le due.Alphonsine sbottò:
-E fino a stasera? Che cosa facciamo?...ci giriamo i pollici…-
Aurora sembrò inizialmente mortificata.Poi si difese:
-Tu puoi esercitarti alla sbarra,cominciare a pensare al tuo personaggio,…alla coreografia …-
-Si certo…senza conoscere la musica,il ritmo…-
-Ma non si tratta solo di musica,Alphonsine…-
-Guarda,ti prevengo:non venirmi a dare lezioni,chiaro!- la zittì la ballerina.
Aurora si spazientì;aggredì la tastiera sotto di sé,sfogando sulle note di Beethoven la rabbia repressa.
Poi si interruppe bruscamente:
-Vuoi farlo davvero o no,Alphonsine?-
La compagna era alla sbarra,che concentrava le sue energie sull’esercizio fisico.
Si fermò anche lei.
- si…-
Aurora sospirò,sollevata.
-Ma se domani non conoscerai perfettamente la musica…allora rinunciamo e basta!-


Ilia rivide Sindial solo nel tardo pomeriggio.L’impresario era nel suo studio,intento a disegnare:sembravano costumi,ma era difficile capire se stesse lavorando,sperimentando delle idee o semplicemente proiettando la sua infaticabile energia in una qualche direzione…
-Entrate Ilia…siete stato a Versailles?-
-Si…ho parlato con monsieur ******,il maestro di danza:verrà all’inaugurazione e,in quella occasione,prenderà una decisione…-
-Come vi è sembrato?- domandò Sindial,senza alzare il viso dai suoi schizzi.
Ilia allungò il collo,cercando di capire quale fosse l’oggetto di tanta concentrazione;poi si schiarì la voce:
-Non saprei dire….è un uomo anziano,ma ancora molto consapevole del proprio valore…-
-Auguriamoci che le vostre piccole muse lo ispirino…-Sindial aveva alzato il viso,posando la matita,a lavoro concluso.
-Non sono mie…- ribattè Semonov.
L’altro si era alzato,lasciando perdere quel foglio che prima sembrava interessarlo tanto.
-No?...- domandò,con leggera malizia.
-Tutt’al più sono nostre…- continuò il giovane fingendo di non raccogliere la larvata ironia del suo principale,e occhieggiando sempre più vistosamente il disegno lasciato incustodito sul tavolo.
-Guardatelo pure,Ilia…- gli disse,sogghignando Sindial.
Era l’imitazione di un fregio ionico:Apollo e le nove muse…e Tersicore era straordinariamente somigliante ad Alphonsine.
-Oh…ma?-
-L’avete riconosciuta,vedo…-
-E voi?...l’avete riprodotta perfettamente…- ribattè l’altro guardandolo negli occhi,con una certa aria di sfida.
-E’ molto bella…- gli rispose Sindial,senza abbassare il suo sguardo. –E’ lei,che vi piace?-
-E’ molto bella…-ripetè Semonov- e lo sa…- concluse abbassando un po’ la testa.
-Già…peccato…E’ difficile che possa apprezzare la ‘vera bellezza’…- sentenziò con rammarico l’uomo dalla maschera. –Ma non disperate,Ilia…-aggiunse guardando di lato il suo segretario.
-Io l’ho vista ballare,Sindial…-replicò Ilia –Quando ad accompagnarla è Aurora,lei si trasforma…-
-Aurora?-domandò l’altro.
-La pianista…sì…- Semonov ripensò alla De Guilerm,alla impressione che gli aveva fatto;rimase così,un attimo assorto.Poi guardò Sindial,come se lo studiasse,come se nella sua mente stesse soppesando entrambi.
-Cosa state pensando,amico mio?- gli chiese,improvvisamente affabile,il suo interlocutore.
Ilia fece di no col capo,sorridendo,glissando:
-Sciocchezze,monsieur Sindial…ogni tanto la mia immaginazione scavalca la ragione e comincia a divagare…-
Sindial annuì,accettando quella spiegazione.Poi mise una mano sulla spalla di Ilia e gli disse:
-Siete un prezioso collaboratore,Semonov…-
Non aggiunse altro,congedandolo.


Era sera e Blanche ancora non si vedeva.Alphonsine cominciava a dare segni di nervosismo.
-Aurora…qui non stiamo combinando niente!- sbottò a un tratto
-Non puoi dire così,Alphonsine…non è vero….- le rispose l’altra,ma era anche lei piuttosto in ansia.
La ballerina si era già cambiata.Comunicò la sua decisione alla compagna:
-Dimmi l’indirizzo della tipografia…la vado a cercare…-
-Va bene,ma…- Aurora sarebbe rimasta sola…sola a teatro,col suo segreto,con le sue paure.
-Non preoccuparti…resta qui:io o Blanche arriveremo presto!- la rassicurò Alphonsine ,piuttosto alla buona.-Ti porterei con me…ma abbiamo poco tempo…-
Aurora assentì.
-Se rimani qui a suonare,non avrai nulla da temere….chi vuoi che venga quassù a disturbarti?...-
-Monsieur Semonov…- accennò Aurora,timidamente.
-Quel caro ragazzo? Ti farà solo buona compagnia…-ribadì Alphonsine,scappando.Poi si fermò un attimo sull’uscio,guardando la porta di Sindial,in fondo al corridoio;ebbe un attimo di esitazione…ma poi l’urgenza della situazione la spronò a non soffermarsi più di tanto.
Aurora si avvicinò alle lastre:doveva esserci ancora un ultimo sole,perché erano appena tiepide.Questo la rassicurò un po’,senza nessun vero motivo.Tornò a sedersi al piano.Le sue mani sfiorarono i tasti:quel piano era il suo unico amico,il suo confidente…La rabbia,l’abbandono,il dolore,la speranza:riusciva a comunicarli solo a lui,che le rispondeva con le sue note vibranti,appassionate,languide,struggenti…
Respirò profondamente,poi iniziò a suonare un brano…un brano di cui non conosceva il titolo,che aveva sentito tanto tempo prima e le risuonava spesso nella mente…la mano sinistra batteva un ritmo costante,quasi ossessivo:il ritmo di un tempo che passa e non si ferma,non concede tregua;la destra invece raccontava la storia di due note lontane,che non riuscivano ad intrecciarsi...Aurora riprendeva sempre d’accapo quella prima strofa,senza sapere come andare avanti…
Salendo le scale,mentre si ritirava nel suo studio,Sindial sentì il richiamo di una musica.Una mano delicata sfiorava i tasti,una mano leggera,a cui lo strumento sembrava corrispondere quasi magicamente:poi qualcosa nell’incanto si spezzava,la musica non trovava sbocco,ricominciava sempre uguale…come prigioniera in una gabbia…
Silenzioso come uno spettro,l’uomo schiuse la porta del salone:era buio,ormai.Nella penombra distinse una sagoma più chiara,seduta al piano.Presto i suoi occhi,da sempre avvezzi all’oscurità,penetrarono la tenebra fino a riconoscere i contorni delle cose.Il piano,la sbarra,lo specchio;la figuretta aggraziata della pianista,le sue mani che scorrevano agili sui tasti…
-Perché continuate a ripetere lo stesso giro…non vi accorgete che nella seconda parte la scala adottata cambia?- proruppe a un tratto,istintivamente,con un tono piuttosto severo.
Aurora aveva avvertito appena una presenza alle sue spalle;sussultò,però,non riconoscendo quella voce e temendo le possibili conseguenze di quell’inaspettato incontro.
Lui si accorse di averla spaventata:
- …scusatemi,forse vi ho fatto paura…- rimediò,addolcendo il tono –…Magari,alzando un po’ la luce leggete meglio…-
Lei respirò forte,cercando di calmare il battito agitato del suo cuore.Poi disse:
-Non farebbe molta differenza,monsieur….non ho lo spartito…Non so nemmeno come si intitoli questo brano…-
-Poco male.L’ho io…E’ un preludio di Chopin…-
-Siete un musicista?- domandò lei.
-No…- disse lui,con una certa forza.
-Dal modo come mi avete richiamata,avevo creduto che conosceste la musica…-
Lui si spazientì:
-Abbastanza da distinguere un bemolle da un diesis…ma niente di più…-
-Niente di più monsieur?...- disse lei,incredula.
-Vi ho detto niente di più!- rispose lui,drastico.
Lei tacque.Era a disagio.Sentiva che lui stava cercando qualcosa,forse lo spartito;non sapeva se la luce fosse accesa o spenta….non sapeva cosa fare né chi fosse il suo interlocutore.
-Ecco…Preludio nr 4 in si minore…- disse e glielo posizionò sul leggio,sedendosi accanto a lei.
Lei non si mosse.Lui la guardò,guardò lo spartito;poi le passò una mano davanti agli occhi,e capì.
-Suonate,dunque…- le disse.
Aurora scosse la testa,sorridendo sconsolata.
-Non ne sono capace,monsieur…inutile fingere…- e abbassò il capo.Chi era quell’uomo che aveva scoperto così il suo segreto?Quella voce imperiosa e rassicurante a un tempo,quella presenza vicino a lei che la turbava e incuriosiva a un tempo?
Anche lui era turbato,volle rassicurarla:
-Siete molto brava…e di solito come fate?-
-Mia zia Blanche mi legge gli spartiti…e io li memorizzo….-ammise lei.
-Ilia non mi aveva detto…-sospirò lui,a mezza voce.
-Monsieur Semonov non è al corrente…non avrei voluto che ne fosse al corrente nessuno…- disse lei,appena indispettita.
-…meno che mai il vostro impresario…-
-Siete voi…monsieur Sindial?- domandò la ragazza.
-Si…- Lui stava alzandosi,ma lei gli mise una mano sul braccio:
-Aspettate…-lo fermò-vi prego…ditemi dove sbagliavo- lo trattenne al suo fianco.
Lui ne fu intenerito.Le lesse la seconda parte dello spartito;e lei seguì con la mano sui tasti le note….poi risuonò d’accapo,la storia delle due note che non riuscivano ad incontrarsi,finchè il magico accordo non le intrecciava…e poi sembrava separarle di nuovo…come lo scorrere lento di un fiume tra due rive…
-Aurora…scusatemi….ho avuto un imprevisto…- Blanche irruppe nella sala,col solito sopraffiato.
Sindial si alzò bruscamente,volgendosi piuttosto contrariato alla nuova arrivata. Questa rimase altrettanto sorpresa di incontrarlo là e aspettò che lui si presentasse.
L’uomo si inchinò appena,formulando la sua presentazione:
-Buonasera madame…sono Sindial,il proprietario dell’Opera…-
Blanche non fece in tempo a ricambiare il saluto,che l’uomo si era già congedato con un:
- Buona sera,Aurora – per poi sparire nel buio del corridoio.-
 
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view post Posted on 6/4/2008, 10:46
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Ilia Semonov era rientrato nel suo albergo.Salutandolo con reverenziale cortesia,il portiere di notte gli aveva dato la chiave della sua stanza,augurandogli buon riposo. Il giovanotto ringraziò,con disinvolta affabilità,pensando dentro di sé alle bettole che aveva frequentato fino a pochi anni prima,dove la padrona lo apostrofava con un grugnito,pretendendo sempre di essere pagata anticipatamente.
Entrato nella sua camera,si liberò della giacca,allentò il colletto della camicia e si buttò sul letto ancora vestito. I suoi occhi rincorsero le stelle che occhieggiavano dietro le lastre della finestra,rimasta aperta.
Era stanco,ma sereno,soddisfatto del suo lavoro.Tra poco meno di una settimana ci sarebbe stata l’inaugurazione e tutto sembrava procedere finalmente senza intoppi.
Cercò di trovare una posizione comoda,ma qualcosa nella tasca dei calzoni lo infastidiva:era il suo taccuino…Lo tirò fuori e fece per appoggiarlo al comodino e lasciarsi andare,ma poi fu tentato di rileggere le ultime cose che aveva scritto:

…..’L’ometto mi fece strada sul panfilo,sempre ossequioso e ammiccante.Dalla scaletta,io guardai giù,nell’acqua;la barca era già sparita nella nebbia.Non mi rimaneva che entrare.
Un’atmosfera di lusso e corruzione mi circondò,mi irretì.Il mio ‘anfitrione’ mi accompagnò ai tavoli da gioco,e –impossessatosi della mia banconota- me ne restituì un numero imprecisato di fiches.Intanto dal vassoio che un solerte cameriere continuava a far girare per la sala,gremita di uomini eleganti e donne seducenti,continuava a servirmi coppe di champagne…che finirono per inebriarmi del tutto.
Bevevo,giocavo e vincevo…vincevo,bevevo e rigiocavo….i soldi si stavano davvero moltiplicando:sarei tornato a casa,avrei fatto curare mia madre dai migliori medici,e poi chissà…l’avrei portata via con me…
Il tempo passava e ormai non ero più padrone di me:allora cominciai a perdere…la montagna di fiches divenne una collina,un dosso..si assottigliò:cercavo l’ometto,ma sembrava sparito…
Afferrai le ultime monete che mi erano rimaste e mi allontanai dal tavolo verde,guadagnandomi l’uscita.
L’avevo trovata,forse:ma mi imbattei di nuovo in quel demonio…
-Non andate via,monsieur…non avete ancora giocato il tutto per tutto…- mi disse
-Non ho quasi più niente da giocarmi…levatevi di mezzo…sono rovinato…-
-Venite con me…- mi invitò ancora,insinuante.
Attraversammo un lungo corridoio,solitario.Raggiungemmo una sala isolata dal resto della bisca.
Rabbrividii,rabbrividisco tuttora… Era la sala dove si giocava alla roulette russa;due uomini,uno di fronte all’altro,e altri cento che scommettevano sulla loro vita,invasati,furiosi….
Guardai l’ometto:che cosa voleva da me?
-Provate anche voi…scommettete…-
-Non ho più un rublo,da puntare:questi mi bastano a malapena per tornare a casa…-
-Questi vi bastano a malapena per pagare i debiti…- mi rinfacciò,improvvisamente aggressivo,porgendomi una ricevuta.Lessi:con la mia banconota si era fatto dare più fiches del consentito…Dovevo alla bisca più soldi di quanti ne avessi mai avuti per le mani fino ad allora.
-Non ho di che pagarvi…- ripetei,impallidendo. –Non ho più nulla da giocarmi…-
-La vostra vita,signore…- mi disse quell’immondo nano infernale.
Deglutii:ora capivo tutto…avevano bisogno di un disperato,che affrontasse quel gioco assurdo.Perchè nessuno più osava sfidare il banco…
La ‘partita’ si giocava a un tavolino,leggermente defilato,separato dagli scommettitori da una sorta di bassa balaustrata.
L’uomo del banco prendeva la rivoltella,inseriva un solo proiettile nel caricatore;poi lo faceva ruotare,proprio come la pallina nella roulette…e lo porgeva al suo sfidante.
Il gioco andava avanti fin quando uno dei due non si tirava un colpo alla tempia…
Sospinto verso il mattatoio,mi sedetti,senza nemmeno alzare lo sguardo sul mio carnefice.
Vidi le sue mani guantate di pelle nera armeggiare con la rivoltella,sollevai gli occhi su di lui:il fiato mi mancò…Era l’uomo dalla maschera argentata,l’uomo della nave…
Lui mi guardò:sembrava così distaccato,impassibile…Ero sicuro che non si ricordasse di me.Mi porse la pistola.Io esitai a prenderla,ma la folla degli scommettitori intorno a me mi incitò.
-Prendetela e non abbiate paura,Ilia Semonov…-sillabò lui,quando fu sicuro che la sua voce fosse coperta dall’incitamento selvaggio dei presenti.
Lo guardai ancora negli occhi:il suo viso era di marmo,ma i suoi occhi palpitavano,dietro la maschera.
Presi la pistola,la puntai alla tempia,abbassai il grilletto…un suono smorzato,metallico mi agghiacciò la fronte:ero ancora vivo!
Lui riprese l’arma,senza batter ciglio e se la portò alla tempia:anche questa volta il colpo fallì.
Lo guardai di nuovo spaventato.Intorno i presenti rumoreggiavano,attribuendo all’uomo della maschera strani poteri diabolici.
’Sin diavola!’ dicevano,mormoravano,bestemmiavano ‘Figlio del diavolo!’
Era di nuovo il mio turno.Il suo sguardo mi incoraggiò,mi fidai.La pistola sparò di nuovo a vuoto.
La sfida sembrava non dover mai finire.Io però non osavo immaginare come si sarebbe risolta:forse quell’uomo mi avrebbe salvato,ma al prezzo della sua vita?...
Gli scommettitori intorno a noi cominciavano a rumoreggiare:
-Che succede…??? Ehi…cos’è ..una combine?-
-Fateci vedere il proiettile in canna,…io ho scommesso duemila rubli…-
L’uomo del banco si volse appena a guardarli:incuteva timore anche a quei selvaggi…
Quindi mi guardò,mi fece appena un cenno,come accomiatandosi…Capii:ora la pistola avrebbe sparato…
-No! – gridai,urtando il suo gomito;il colpo si disperse contro le paratie della sala,scatenando la rivolta dei presenti.
Di nuovo ci trovammo da soli a fronteggiare la folla.
Lui mi afferrò per il polso e mi disse:
-Di qua…!- trascinandomi per una sorta di condotto interno della nave.Forse quello che usavano per far sparire i corpi che nessuno avrebbe mai reclamato…
Ci calammo fino a un certo punto,poi agile come un leopardo lui mi trasse di nuovo verso l’alto,arrampicandosi su una scaletta di corda che ci condusse fino al ponte del panfilo.
Sentivo che eravamo inseguiti,ma sentivo anche che lui sapeva come sfuggire.
Aveva sguainato la spada e con due colpi ben assestati aveva liberato una scialuppa.
-Saltate!- mi comandò,saltando giù con me.
Ci mettemmo ai remi,cercando rifugio nella nebbia.


La barca approdò su una riva bassa,desolata.Non volli guardarmi intorno:c’erano tanti cumuli sulla sabbia,tumuli sinistri.
L’alba rischiarava quella sorta di cimitero sconsacrato.L’uomo della maschera ed io ci guardammo.
-Mi avete di nuovo salvato la vita,Ilia Semonov…-
-Voi avete salvato me,signor…-
Lui esitò a dirmi il suo nome,poi si decise:
-Chiamatemi…Sindial…-
Lo guardai,ma non osai chiedergli nulla.Fu lui a domandarmi:
-Che cosa eravate venuto a cercare,Semonov?-
-Avevo bisogno di soldi…Mia madre…è ammalata…- Gli iniziai a raccontare la mia avventura.
Improvvisamente sentimmo sopraggiungere qualcuno;ci rendemmo conto di non essere ancora al sicuro.Gli dissi:
-Venite con me…-
-Dove?...-mi chiese.
-Al mio paese…è in campagna…-
Lui era meravigliato.Ma mi seguì…”



Aurora e Blanche erano rientrate in albergo. Sedute sul confortevole divano del loro grazioso alloggio,la dama leggeva lo spartito alla pianista,che ascoltava attenta,cercando di memorizzarlo.In passato Blanche era stata maestra di solfeggio ed era davvero brava,ma spesso la stanchezza e l’età le rendevano difficile il compito.
-Facciamo una pausa,Aurora? ho bisogno di bere qualcosa di caldo e riposare gli occhi…-
-Certo,Blanche- le rispose la pianista,stranamente remissiva e quieta.
Mentre la dama si versava una tazza di tisana,offrendone anche alla sua amata protetta,questa le domandò:
-Che aspetto aveva,Blanche?-
In principio la donna non capì:
-Chi?...-
-L’impresario...monsieur Sindial…- disse,con una leggera reticenza la giovane.
L’anziana donna sedette di nuovo accanto a lei:
-Bè…non ci ho fatto molto caso…è scappato via come un fulmine..e la stanza era in penombra…-
Aurora sembrava un po’ delusa,Blanche volle rimediare:
-Era alto,molto elegante…il viso non gliel’ho visto bene…ma mi pare che avesse qualcosa,qualcosa di strano…-
La fanciulla rimase assorta,come se cercasse di figurarselo in qualche modo.
-Vi ha forse importunato?- le domandò,improvvisamente preoccupata la tutrice.
-No…o no,no!...però Blanche…- la fanciulla si schiarì la voce- lui…sa!-
-Cosa sa?- i riflessi della dama cominciavano ad appannarsi. -Oh!...ha capito che voi…?-
Aurora annuì.
-Mi dispiace Aurora….- seppe dirle solo la donna.
-Eppure….sono sicura che…non lo dirà a nessuno…-
-Voi dite?- Blanche era incredula:nel gran circo dello spettacolo,la minorazione di Aurora avrebbe potuto costituire una grande attrazione!
-Si…non so perché,ma credo che non mi esibirà…- poi troncò la conversazione,richiamando all’ordine Blanche. –Torniamo a lavoro:Alphonsine ha detto che domattina debbo saperlo già eseguire alla perfezione…-


Nella sua stanza Alphonsine stava leggendo il libretto dell’ ’Esmeralda’,che era riuscita a procurarsi alla tipografia indicatale da Aurora,insieme allo spartito.Cominciò a pensare al suo personaggio,a come avrebbe potuto renderlo:era una zingara bellissima,consapevole della propria bellezza,ma un po’ primitiva nelle movenze,nella profferta di sé…La sua danza doveva sedurre un solo uomo,quello che lei amava;ma al tempo stesso ne doveva attirare inconsapevolmente altri due …
Uff…Non era facile calarsi in quella figura…Alphonsine avrebbe voluto parlarne con qualcuno più esperto di lei…ma chi?
Certo,se madame Giry fosse stata con loro…La ballerina non voleva ammetterlo,ma era sicura che anche Aurora sarebbe stata all’altezza di darle dei consigli:solo che umiliarsi a chiedergliene le sarebbe costato molta fatica…
Alphonsine si alzò dal letto,sbadigliò guardando fuori,la pura notte parigina.Come era viva la ‘ville lumiere’ anche a quell’ora di notte;come era stato bello passeggiare per le sue vie,poche ore prima,alla ricerca della tipografia.Si era sentita parte della città…lei voleva assolutamente appartenere a Parigi…e avrebbe voluto che Parigi le appartenesse…
Si gettò sul letto,sognò ancora ad occhi aperti:lei che danzava sul grande palcoscenico dell’Opera,che seduceva tutti con le sue movenze da zingara innamorata,che si chinava a raccogliere applausi,ovazioni,fiori…Poi sollevando lo sguardo,vedeva tutto il pubblico batterle le mani,estasiato:nel suo sogno c’erano anche madame Giry,le altre ‘muse’,Aurora,Blanche,Ilia,…Sindial….Rabbrividì:perché quell’uomo la turbava così tanto? Forse perché sembrava assolutamente immune alla sua bellezza?...vedendola non aveva battuto ciglio,impassibile e caustico dietro quella sua inquietante maschera…
…eppure,se fosse riuscita a superare le proprie paure infondate,come le sarebbe piaciuto abbattere le sue difese,penetrare la sua apparente insensibilità,conquistarlo:lui,Sindial,il padrone dell’Opera!
Decise che il giorno dopo avrebbe chiesto ad Aurora di aiutarla nella coreografia;sì,si sarebbe anche umiliata con quella insopportabile piccola martire…ma la sua danza doveva essere davvero indimenticabile.


Sindial aveva passato un’altra notte insonne.Era raro che riuscisse a chiudere occhio,ad addormentarsi sereno alla fine di una giornata.Anzi:lui rifiutava quasi l’idea di coricarsi,come chiunque altro:purtroppo non era ‘chiunque’ altro.
Il sonno,il meritato riposo degli uomini alla fine di una giornata operosa;il buio che attutisce i sensi e che placa ogni ansia,la dolce madre Ecate che avvolge nel suo abbraccio uomini e animali,ogni essere vivente…lui non li aveva mai conosciuti:il giorno e la notte nel grembo oscuro del suo covo erano stati a lungo soltanto dei fondali dipinti,uguali l’uno all’altro.E nel silenzio delle tenebre,la sua febbrile attività di artista sembrava anzi moltiplicarsi,come un’eco tra le navate desolate di una cattedrale.
Poi…poi con l’arte aveva quasi rasentato la follia…e le sue mani si erano credute onnipotenti…
Nonostante fosse passato del tempo da quei suoi insensati delitti,nonostante tutta la sua vita fosse stata segnata da una condanna esemplare che aveva scontato dalla nascita,quotidianamente,ora sapeva che non erano perdonabili…che erano inconfessabili…che lo avrebbero per sempre isolato dagli altri,persino da quei pochi che gli avevano generosamente profferto la loro amicizia,persino da Ilia…
Allora di notte preferiva darsi da fare…anche a vuoto…
Quella notte però il suo lavoro era stato per qualcuno…
Ora l’alba stava sorgendo sulla città e dalle tende accostate la prima luce iniziava a filtrare.Sindial appoggiò il capo all’indietro,allo schienale della sua poltrona,spense il lume sulla scrivania,chiuse gli occhi…e sfiorò con le mani lo spartito che aveva compilato tutta la notte.
I suoi polpastrelli riconobbero le note incise in sovrimpressione,percorsero i fili del pentagramma,lessero i diesis e i bemolle…Era soddisfatto,ma poi si riscosse.Forse le sue dita riconoscevano le note perché lui già conosceva quel brano? Questo dubbio lo amareggiò un po’…ma volle comunque credere che la piccola pianista cieca avrebbe gradito quel suo omaggio…
Prima di scendere in teatro,a seguire la prova del Mefistofele,si fermò nel gymnasium.Le sue ospiti non erano ancora arrivate…Aprì il piano e collocò il suo dono discreto sul leggio:le sue mani sfiorarono appena i tasti,ma lui le ritrasse,brusco.Per Sindial,la musica era finita!


Quando Alphonsine e Aurora si ritrovarono nell’aula di danza,quella mattina,un sole caldo illuminava le pareti riflettendosi in ogni direzione attraverso lo specchio:entrambe ne furono confortate,come se la sua calda luminosa carezza coincidesse con l’energia che sentivano dentro,con la voglia di riuscire che avevano alimentato durante la notte con i loro sogni più intimi.
Mentre Alphonsine si andava a cambiare,Aurora prendeva posto al piano:
-Debbo restare con voi,Aurora?- domandò Blanche,incerta se la sua pupilla sarebbe stata sufficientemente sicura nell’eseguire il brano che avevano scelto.
-No,Blanche…non credo che ce ne sia bisogno…- disse l’altra,licenziandola.Poi però la fermò:
-Aspettate…e questo?...- Sul leggio c’era uno spartito.Aurora credette che fosse quello che le aveva procurato Sindial la sera prima,lo prese tra le mani,per consegnarlo alla dama,che lo riponesse altrove.
-Riponetelo nell’archivio…- disse.
Blanche stava per farlo,ma lesse sull’intestazione ‘A m.lle Aurora De Guilerm’.
-Veramente,Aurora…è vostro…c’è il vostro nome…- disse,perplessa.
La pianista se lo fece restituire,lo aprì,lo sfiorò con le mani…il titolo,le note,i righi….le sembrava di poterli riconoscere con le dita,perché erano stati ricopiati in modo da risultare incisi…Preludio nr.4 in si minore…La fanciulla sorrise,emozionata:ma richiuse in fretta lo spartito,sentendo rientrare Alphonsine e lo consegnò a Blanche:
-Tenetelo…riponetelo nella cartellina…-disse,piuttosto ansiosa.
Blanche eseguì l’ordine senza fare domande,quindi si allontanò,prima che la nuova venuta potesse accorgersi di nulla.
Aurora iniziò a suonare:il brano aveva una connotazione vagamente gitana,con un crescendo ritmico che si alternava a una strofa lunga e sensuale.Non era molto difficile per la pianista e risultava particolarmente orecchiabile.Alphonsine lo apprezzò molto e provò a montarci su dei passi.
Ma osservandosi nello specchio,trovava la sua stessa figura estranea,impacciata,non convincente.
-Aurora?...-esordì,stranamente timida.
La pianista si interruppe.
-Qualcosa non va? Vuoi fare una pausa?- le domandò l’altra.
-Io….vorrei chiederti….ma tu come la immagineresti la coreografia?ci hai pensato?-
-Bè…ho una mia idea…ma…-
-Non potresti parlarmene?...- Alphonsine si era avvicinata,appoggiandosi al piano con un leggero sopraffiato.
Aurora riflettè un momento,poi spiegò:
-Esmeralda è una zingara..in lei c’è una sensualità innata…ma innocente.Sa di essere bella,ma è insicura in questo momento,perché Phoebus può avere tutte le donne che vuole…Allora i suoi passi sono certi e incerti,all’inizio:come se si offrisse,ma temesse un rifiuto…e poi in un crescendo,abbandonandosi,deve superare le proprie paure…essere finalmente se stessa.-
Alphonsine sospirò,piuttosto spazientita:
-Molto bella questa disquisizione…ma vuoi dirmi da quale posizione incominciare…quali passi inserire….sollevarmi sulle punte o no….e da quale momento in poi?-
Aurora abbassò la testa,poggiò le mani sui tasti:
-Non ricordo più come si danza,Alphonsine….mi spiace..non saprei cosa dirti..- disse,richiudendosi come un riccio.
-Non è vero,Aurora,non può essere vero…Tu eri la migliore del tuo corso:non puoi aver dimenticato…- la rimproverò la compagna.
-Non potrei muovere un passo…sarei goffa e sgraziata…- disse con la voce leggermente incrinata.
-Se parli così è perché sai esattamente che passi muoveresti,potendo…Dimmelo Aurora:dimmi la sequenza…-
Aurora scuoteva la testa,ostinata.Altrettanto ostinatamente,Alphonsine insistè a chiederle:
-Dimmi come faresti,Aurora….-
La fanciulla cominciò a spiegare nei particolari la coreografia che aveva in mente,accennando ogni tanto l’inizio di una posizione,indicandone la corrispondenza con la parte musicale.
Alphonsine la ascoltava e ripeteva davanti allo specchio la sequenza.E man mano lo specchio le restituiva una nuova immagine di sé,non più estranea e impacciata:era Alphonsine-Esmeralda,un’unica creatura che prendeva forma e corpo,che cresceva in bellezza e grazia.A un tratto Aurora non ebbe più bisogno di parlare,iniziò a suonare il brano nella sua interezza,esprimendo con la passione del suo tocco,attraverso le note,le immagini che aveva in mente:ed ecco Esmeralda era viva,presente…Alphonsine se ne era impossessata e ora danzava liberamente,in un crescendo di seduzione e abbandono sottolineato dal continuo girare su se stessa, sempre più leggera,inarrestabile….fino a lasciarsi cadere stremata e sorridente davanti al suo Phoebus!
Ilia e Sindial si trovavano per un sopralluogo nell’ala opposta del teatro,davanti a una finestra che in genere nessuno apriva,in corrispondenza del loggione.
Per una strana coincidenza,qualcosa attirò l’attenzione di entrambi,dall’altro lato del cortile.Forse un riflesso di sole,forse un rumore imprecisato?
I loro sguardi caddero sulle ampie finestre del gymnasium,penetrarono oltre i vetri,distinsero due figure familiari…vi si soffermarono,assistendo non visti a quella prova esaltante.
I due uomini non parlarono,ma si fissarono e poi corsero di nuovo con gli occhi verso le due artiste.Difficile dire che cosa covasse in segreto nel cuore di ciascuno dei due.



-Posso entrare?- Ilia si annunciò discretamente alla porta della sala di danza.
Era il primo pomeriggio,ma instancabili le due ragazze già provavano da un’ora.
-Accomodatevi monsieur Semonov…- disse Alphonsine,fermandosi un attimo,con la gamba alla spalliera e il corpo eretto.
Aurora smise di suonare e si volse verso il nuovo venuto.
-Buona sera,madamoiselles…monsieur Sindial si domandava se non aveste bisogno di qualcosa,per l’allestimento della vostra esibizione…-
-Non direi…- rispose la pianista.
-Sicuro!- la sovrastò contemporaneamente Alphonsine,con la sua voce.
-Ma Alphonsine…- domandò l’altra,a voce bassa.
Fingendo di non avvertire le sue proteste,Alphonsine affermò:
-Poiché abbiamo deciso di presentare una anteprima,monsieur Semonov,avremmo bisogno del costume per me…e degli accessori…-
-Certo!- rispose l’uomo,disponibile.-Avete già guardato nel nostro guardaroba? È fornitissimo…-
Alphonsine fece un leggero broncio…
-Veramente,speravo in qualcosa di cucito apposta per il mio personaggio…-
Aurora non diceva più niente.Aveva cominciato a raccogliere le sue cose,alzandosi dal piano.
-E voi,madamoiselle Aurora…cosa indosserete?-
La giovane sorrise,modestamente.
-Ho già l’abito adatto…d’altro canto,monsieur…io suonerò nella buca dell’orchestra,nessuno farà caso a me…-
Ilia si schiarì la voce.
-Forse vi sbagliate,madamoiselle….Ho parlato a monsieur Sindial del vostro …della vostra simbiosi artistica… Secondo lui,il piano deve essere sulla scena,creare una sorta di punto di riferimento…altrimenti che scenografia potremmo montare?-
Le due ragazze rimasero perplesse.Volevano protestare,ma non sapevano cosa dire.
-Ma…veramente…-
-Non credo che…-
Ilia non diede alcun peso alle loro timide recriminazioni.Lui comunicava una decisione,sulla quale non si sarebbe potuto tornare indietro.
Alphonsine allora disse:
-Se è così,Aurora….il tuo abito deve essere adatto…-
-Bene!- convenne il giovane factotum –Allora andiamo ad acquistare la stoffa adatta e poi dalla sarta di scena…-
-Io…preferirei rimanere qui..aspettare Blanche- rispose Aurora.
-Io invece vado a cambiarmi e sono subito da voi,Ilia!- disse entusiasta Alphonsine.
Semonov le sorrise,incoraggiante,poi però si avvicinò ad Aurora e la invitò di nuovo:
-Uscite anche voi,con noi,madamoiselle….siete pallida e un po’ d’aria vi farà bene…-
-Grazie,monsieur ma…-
-Parigi è così bella,sapete? Le vie si popolano al pomeriggio di tante persone,le vetrine scintillano:via,non desiderate fare un po’ di spesucce? So bene che voi signorine adorate acquistare tante piccole sciocchezze:nastri per capelli,guanti,cappellini…Sono disposto a portare tutti i vostri pacchetti,vostri e di madamoiselle Alphonsine..
Aurora rise,all’idea.
-Oh…siete già più colorita!- insistè lui.
-A quanto pare,conoscete bene i gusti di noi ‘signorine’….- gli rinfacciò,con un tono di scherzoso rimprovero.
-…Abbastanza…- ammise lui,poi aggiunse –Sono contento di avervi fatto ridere…siete così bella,quando ridete…-
Lei chinò il capo,arrossendo leggermente.In quella entrò Alphonsine,splendida come sempre.
-Sono pronta…Andiamo!-
Ilia offrì il braccio ad Aurora,ma lei rimase impassibile,indifferente.
-Non ti unisci a noi?- disse l’amica,sollecitandola.
-Ero sicuro di avervi convinta….- disse Ilia,deluso.- Pensavo di condurvi al Trocadero,bere qualcosa con voi ai tavolini del Petit Cafè…-
-Debbo pregarvi di non insistere…come se avessi accettato….- rifutò la pianista.
-E per il tuo abito?...-
-Ne parlerò con Blanche….magari ci incontriamo più tardi?- propose,conciliante.
Alphonsine guardò Ilia,facendogli chiaramente capire che era una scusa.
-Assecondatela,Ilia…Aurora è un’ostinata!- gli consigliò
-E lo sono anch’io…- insistè lui.
-Non amo la folla,monsieur Semonov…mi sento poco a mio agio….- confessò lei,dandogli le spalle e riavvicinandosi al piano.
-Allora promettete che verrete domani al Bois de Boulogne…una passeggiata in carrozza…si?-
-Che bello!- proruppe l’altra – Certo che si!-
-Aurora?...- domandò lui.
La giovanetta non rispose.Ma non disse nemmeno di no.


Rimasta sola,Aurora avvertì una desolazione profonda,un totale sconforto. Guadagnò la finestra e ne aprì un battente,inspirando l’aria che il vento portava dentro:un’aria di caldo inizio d’autunno,impregnata di mosto,di fumo,odori forti,intensi…Ah come avrebbe desiderato uscire,passeggiare per le vie cittadine,occhieggiare nelle vetrine..ma perché i suoi occhi si ostinavano a non voler vedere?perchè?...Era successo tanto tempo prima:non aveva voluto vedere il dolore,la disperazione sul volto di un uomo tradito… Li aveva chiusi e quando li aveva riaperti…il buio intorno a lei,il buio e la catastrofe! Grida,fiamme,distruzione….
Ma erano passati cinque anni,ormai:perché la sua stupida,debole natura subiva ancora quel trauma?Perchè ancora non tornava la luce?...Si era illusa,qualche giorno prima,entrando a teatro che forse la guarigione sarebbe stata vicina…
Chiuse con rabbia la finestra,appoggiandocisi contro.Delle voci giù nel cortile la richiamarono.
Doveva reagire…non sarebbe rimasta là a macerarsi…
Sentì dei passi per le scale:forse era Blanche,o chiunque altro…Tentò di raggiungere l’uscita:trovò la maniglia della porta,l’aprì,uscì nel corridoio,esclamando:
-Blanche! Accompagnatemi,voglio acquistare della stoffa…-
Nel silenzio che seguì,Aurora capì che non era Blanche;avvertì una presenza imponente,un aroma forte,speziato;la sua mano attraversò l’aria sfiorando la manica di una giacca di taglio maschile.Intuì che era un uomo,arretrò,un po’ spaventata,certo imbarazzata.
Sindial se l’era trovata davanti,inaspettatamente.Lui stesso stranamente meravigliato di sentirle quel tono determinato,quasi imperativo.
-Madamoiselle Aurora!- la sua voce,inconfondibile,confermò i presentimenti della giovane.
Lei si coprì il viso con una mano,volgendo la testa di lato:
-Scusate…credevo fosse mia zia Blanche…- poi fece per rientrare,piuttosto tristemente nella sala.Lui le tenne aperta la porta,la seguì.
-Vi hanno lasciato sola di nuovo?- le domandò.
-Già- sillabò lei,sedendo sconsolata sullo sgabello del piano,con le spalle allo strumento.
-Credevo che Ilia avrebbe invitato anche voi…-
Lei non si domandò come quell’uomo fosse al corrente dei movimenti del suo factotum.Rispose,mogia:
-Lo ha fatto,ma…dovreste aver capito che non sarei molto di compagnia,a girare per le vetrine…-
Lui era fermo davanti alla finestra e la osservava:
-Mi era sembrato di capire che volevate uscire a comprare della stoffa,or ora…-
-….si,una insensatezza…Tentavo di reagire a un momento di sconforto…-
- Facevate bene…Vostra zia è per le scale,tra pochi minuti sarà qui…- la rassicurò. –Uscite con lei…scegliete la stoffa per l’abito dell’inaugurazione…La sarta di scena è veloce,ma meglio non attardarsi troppo…-
-Si…-
Lui la scrutò con attenzione,poi sentenziò:
-Uno chiffon,rosa antico…-
Aurora sorrise:
-Va bene…avevo in mente qualcosa del genere…-
-E i capelli raccolti,leggermente,con una testiera non troppo vistosa…-
-Non credo di averne…- tentò di rispondere lei.
-Procuratevela…-disse,col suo tono imperioso.-il mio vetturino è a vostra disposizione:fatevi portare dove desiderate…-Stava uscendo dalla stanza,piuttosto in fretta.
-Aspettate…io…- Aurora era mortificata:non era nemmeno riuscita a ringraziarlo per il pensiero gentile che aveva avuto quella mattina per lei.
Lo chiamò,invano:
-Monsieur Sindial!-
Era intanto sopraggiunta Blanche.
-Tutto bene,Aurora?-
La giovane pianista si sentì più calma,ora.
-Si…venite,Blanche…accompagnatemi ad acquistare della stoffa…-



- Monsieur Sindial?...domani è domenica e avevo pensato di portare le nostre ospiti al bois de Boulogne,in mattinata…
Era tardi,ormai.Il teatro era vuoto e spente tutte le luci.Come ogni sera Ilia si congedava dal suo principale,facendogli il resoconto della giornata.
L’uomo assentì,senza commentare.
-Sapete…c’è qualcosa di strano in madamoiselle Aurora…-
Sindial alzò gli occhi su di lui,fissandolo inquisitorio:
Il giovanotto continuò,senza guardarlo,con lo sguardo rivolto lontano,oltre i vetri dell’ampio finestrone:
-Non riesco a capire…a volte ho come l’impressione che non mi veda neppure….-
-Ilia…-lo richiamò quello,con un tono di velato rimprovero –Davvero non avete capito?...quella fanciulla ha un segreto…-
Ilia lo guardò,interrogativo.
-Un segreto?...bè,si…mi sembrava….ma non riesco a capire quale…- poi si interruppe,riflettè e gli chiese- E voi?...voi lo conoscete?-
-Si…-disse l’uomo,improvvisamente intento a raccogliere le carte sulla sua scrivania. –Sto aspettando che sia lei a rivelarvelo…ma se non lo farà sarò costretto a farlo io… E’ necessario che voi ne siate al corrente,prima o poi…-
-Necessario,monsieur?- il giovanotto faticava a capire.
-Si…se vuole mantenerlo,il suo segreto,voi ‘dovete’ conoscerlo….-ora Sindial lo guardava di nuovo negli occhi.- Guadagnatevi la sua fiducia,Ilia…-
Ilia era disorientato.Ma assentì.Poi si licenziò.
Rimasto solo,Sindial si preparò ad affrontare l’ennesima notte senza riposo. Varcò la porta a vetri che dal suo studio conduceva nelle sue stanza,si liberò dei suoi abiti eleganti rimanendo solo in camicia;poi si fermò davanti allo specchio e,lentamente,sfilò via la sua maschera.
Eccolo…eccolo l’altro suo volto…quello invisibile,quello inviso a tutti…anche a se stesso:informe,orribile,mostruoso….Perchè quella condanna?perchè?...
Che sciocca domanda…sciocca come tutte le domande senza risposta…Inutile…
Il suo sguardo ferito si posò sull’organo chiuso,che troneggiava nell’angolo della stanza,come lo sguardo di un naufrago che comincia a distinguere in lontananza la terra.Ma chiuse gli occhi per non vederlo,lasciando che una lacrima silenziosa gli inumidisse il ciglio.
Sospirò,poi uscì dalla stanza. E,seduto al suo scrittoio,iniziò a disegnare febbrilmente.
Erano costumi di scena,costumi da zingara.Ne disegnò una decina,ma nessuno sembrava soddisfarlo appieno.
Poi senza motivo il soggetto cambiò:erano abiti femminili,vaporosi abiti di chiffon,che incorniciavano piccole spalle arrotondate,giovani seni palpitanti…un collo sottile,messo in risalto da una pettinatura sobria e ricercata insieme,capelli castani,illuminati da una graziosa piccola testiera…
Sindial sorrise:quello schizzo gli piaceva,ne veniva fuori una figuretta aggraziata e seducente…come una sonata di Mozart.


 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 10:47




Come promesso,quella mattina Ilia Semonov andò a prendere Aurora ed Alphonsine,per una passeggiata nel Bois de Boulogne.Aurora si era convinta ad accettare l’invito,purchè accompagnata dalla fedele Blanche,la cui presenza le dava costante sicurezza.
Era abitudine dei Parigini regalarsi una scampagnata domenicale,approfittando delle ultime giornate soleggiate di ottobre;spesso ci si fermava a fare colazione sull’erba,osservando lungo la Senna gli armi dei vogatori che contendevano tra loro.
A orima mattina il bosco era meno affollato,l’aria pura e il silenzio animato dai canori richiami degli uccelli.
I quattro ospiti dell’elegante carrozza scoperta scambiarono tra di loro i soliti convenevoli,poi approfittarono della piacevole atmosfera per rilassarsi ciascuno a suo modo.
Il vetturino raggiunse un’ampia radura,non distante dalla riva del fiume,dove fermò.
-Scendiamo a fare due passi?- propose Alphonsine.
Tutti smontarono e camminarono un po’ sull’erba profumata.Ilia poi stese una coperta sul prato e invitò le sue ospiti ad accomodarsi.
-Oh…non fa per me,la colazione sull’erba…monsieur Semonov…- disse Blanche – Aurora,mi è sembrato di riconoscere madame *****,venite a salutarla?-
Un’altra comitiva si era infatti fermata poco distante da loro.Alphonsine raccolse entusiasta l’invito:
-Intendete la famosa animatrice dei salotti della capitale?proprio lei?....vorrei tanto conoscerla…-
Aurora invece non aveva nessun desiderio di socializzare,così cedette volentieri il suo posto alla compagna.
-Andate pure…io resto volentieri qui al sole…-
-Non preoccupatevi – fece di rimando Ilia – farò io compagnia a madamoiselle Aurora…se me lo permetterà? –chiese poi,cortesemente,quando furono rimasti soli.
Aurora sorrise.Le sue mani toccavano l’erba,come carezzandola.Gli occhi erano socchiusi,il viso rivolto al sole.
-Avete cambiato acconciatura di capelli…- notò il giovanotto- Stanno bene,così raccolti….-
- Trovate? – domandò lei,aggiustandoseli appena.
-Si…mettono in evidenza il collo…- ribadì Ilia,poi però si trattenne.Tacque,leggermente inibito dalla paura di sembrare sfacciato,invadente.
Aprì il suo taccuino,iniziò a prendere appunti.Aurora sentì la matita scorrere sul foglio,domandò:
-Cosa...scrivete?-
-Appunti….ho l’ambizione mai sopita di diventare romanziere,un giorno…-le confessò.
-Oh…- lei si incuriosì,avrebbe voluto saperne di più-
Ilia se ne accorse.
-Non chiedetemi di leggerveli…io stesso a volte stento a raccapezzarmici…-
-…è una storia autobiografica o…di fantasia?-
-Non proprio autobiografica:la mia vita è stata troppo simile a mille altre…fino a un certo punto…-
-…fino a che non siete venuto a Parigi?...-
-…fino a che non ho conosciuto Sindial…- Ilia era soprappensiero:aveva iniziato un nuovo capitolo e rispondeva più a se stesso,che alla sua interlocutrice.
-Lo conoscete da molto?- domandò quest’ultima
-Quasi cinque anni…ma è difficile dire che lo conosco…- Il giovanotto si interruppe,fissando lo sguardo sul fiume che scorreva.
-Che intendete dire?-
-Mah…che di certo lui conosce meglio me,che non io lui….ma il suo mistero mi affascina…la sua personalità…-
Aurora abbassò la testa. Ilia cercò il suo sguardo,ma non riuscì.
-Posso chiedervi una cosa,madamoiselle Aurora?....-
Lei si volse verso di lui.
Ilia non sapeva da dove cominciare.Respirò forte,poi le domandò:
-Siete così garbata,così gentile…ma perché ho l’impressione di essere invisibile,per voi?-
La fanciulla si prese la testa tra le mani,scuotendola incredula.
Ilia non sapeva se stesse ridendo o piangendo,non sapeva se ridere o rimanere serio.
-Non…non volete rispondermi?...Sindial mi ha parlato di un vostro segreto…-
Aurora si fermò,sollevò la testa,con le sopracciglia aggrottate:
-Sindial?...-
Ilia si morse le labbra:forse aveva sbagliato a parlare così.
-…lui mi ha detto che…dovevo esserne al corrente,per aiutarvi a mantenerlo…-
La fanciulla era sulla difensiva,ormai.
-E non ve lo ha rivelato?- domandò,diffidente.
-No…no…- la rassicurò lui- mi ha sollecitato a conquistare la vostra fiducia,ma come faccio,se voi non mi guardate mai negli occhi?…-
Aurora si raddolcì.Assentì col capo.
-Mio povero monsieur Semonov…anche se vi guardassi negli occhi,per me,per voi,non cambierebbe nulla….-
-Ma…perché?- Ilia intuiva qualcosa,ma si rifiutava di accettarla.
-Perché i miei occhi,Ilia…non vedono:non vedono voi,non vedono il bosco,non vedono il fiume….non vedono le vetrine,non vedono nulla!-
Il ragazzo restò incredulo,poi un’espressione di tristezza e tenerezza insieme gli si dipinsero sul viso:avrebbe voluto abbracciarla,farle sentire quanto condivideva la sua pena….seppe solo raggiungere la sua mano e stringergliela.
-Come sono stato sciocco…perdonatemi…-le sussurrò,contrito- Ma…adesso che lo so,Aurora,contate su di me…per qualsiasi cosa…-
-Grazie…Vi prego:non voglio che si sappia…nessun altro deve saperlo…Io non cerco la commiserazione di nessuno!-
Ilia la guardò,con leggerezza la sua mano le sfiorò appena i capelli.Conosceva già quelle parole,le conosceva bene…
In quella,sopraggiunse Alphonsine,con la sua solita carica di energia.
Ilia richiuse il suo taccuino e lo rimise in tasca,in fretta.Ma non abbastanza perché la ballerina non si accorgesse di qualcosa:
-Cosa nascondete in tasca,Ilia?...la vostra relazione per monsieur Sindial?-
Il giovanotto rise:
-Cosa vi fa credere che debba riferirgli tutto quello che faccio?-
-Oh..ne sono sicura:quell’uomo sembra al corrente di ogni piccolo movimento….E poi sembra essere sempre ovunque…Non è che ci spia da dietro gli alberi,per caso?-
-Credi che siamo così interessanti,per lui,Alphonsine?- interloquì Aurora.
-Certo che lo siamo!...Non è vero Semonov?..diteglielo anche voi!- Alphonsine si era messa a sedere in mezzo ai due,con disinvolta vitalità.
-Monsieur Sindial è molto attento a tutto ciò che succede nel suo teatro…- confermò diplomaticamente il giovanotto.
- Dite pure che soffre di onnipotenza…Sei fortunata tu,che non lo hai mai incontrato…- scherzò la ballerina.-Non hai visto quel suo strano volto mascherato… Sono sicura che come sei suggestionabile,non ci dormiresti la notte!-
Aurora avrebbe voluto saperne di più,ma al tempo stesso sperava che Ilia non lasciasse trapelare nulla dei suoi incontri con Sindial.Lui le toccò tacitamente la mano,rassicurandola.
Intanto Alphonsine impostò la voce e iniziò a fare la caricatura dell’impresario:
-Oh…una delle muse? E chi siete? Tersicore o Melpomene?....-
-Forse avrà detto Euterpe….-
-Mah…per me poteva dire anche Socrate!!!...non sapevo nemmeno se parlasse di uomini o di donne!!!-
Aurora scosse il capo,sorridendo:
-Sei incorreggibile,Alphonsine…-
Quest’ultima continuò a scherzare per tutta la strada del ritorno,animando con la sua risata travolgente i discorsi della piccola comitiva.



Quel pomeriggio Aurora fece in modo da rimanere di nuovo sola,in attesa di madame Blanche.Alphonsine era nel guardaroba con Ilia,a prendere le misure con la sarta di scena.
A un tratto,la pianista avvertì quel passo che cominciava ad esserle familiare:accennò a suonare Preludio,col cuore che le batteva.Sperava che lui si fermasse,come le altre sere,per poterlo finalmente ringraziare…per potergli parlare ancora.
Sindial sentì il richiamo di quelle note.Indugiò,domandandosi se fosse giusto entrare nella sala o no.Schiuse piano la porta,come la prima sera:Aurora era al piano,sola.
La guardò:aveva raccolto i capelli,leggermente,scoprendo il collo sottile…
Pensò che avrebbe fatto bene a procedere verso il suo studio,ma la giovane aveva già avvertito la sua presenza.Prima che potesse tornare sui suoi passi,lo chiamò:
-Siete voi,monsieur Sindial?-
-…si- rispose,rimanendo sulla soglia.
Lei prese tra le mani lo spartito e si volse piano verso di lui:
- Ieri non ho fatto in tempo a ringraziarvi…avete avuto un pensiero molto…sollecito…-
Lui avanzò nella stanza:
-Siete riuscita a leggere…?- le domandò,fermandosi a pochi passi da lei.
-Si…è stato molto facile….-
Aurora si aggiustò con la mano i capelli,come aveva fatto quella mattina con Ilia.Sindial notò quel suo gesto:poteva significare una sola cosa…si era fatta bella per lui,assecondando i suoi consigli…
Per lui. Se solo lo avesse potuto vedere...
-…ora finalmente lo conosco bene…volete sentire?- gli disse,ricominciando a suonare.
-Lo suonavate già benisssimo…- disse,sedendosi a fianco a lei sullo sgabello. –Conoscete qualcos’altro di Chopin?-
Aurora accennò un valzer…ma si fermò:
-Adoro Chopin,ma …-
-Non vi fermate…perché?-
-Ho dimenticato…- ammise lei.
Lui si alzò,cercò nella piccola biblioteca tutti gli spartiti del musicista polacco e glieli propose.
Trovarono insieme il walzer che lei aveva iniziato e,con l’aiuto di Sindial,Aurora riuscì a suonarlo tutto.
-Avete un tocco magistrale,Aurora…-
-Grazie….- la fanciulla era felice ed emozionata.
Lui con una sfumatura di imbarazzo nella voce le chiese:
-Ho letto che esiste un alfabeto musicale…chiamato Braille…-
La fanciulla lo interruppe con la mano:
-No…è adatto a chi è in queste condizioni dalla nascita…Non è il mio caso-
Lui non domandò altro,però affermò:
-Provvederemo altrimenti…Ditemi che spartito vi piacerebbe avere…-
-Non vi disturbate ancora,monsieur …- disse lei,poi timidamente domandò -lo avete compilato voi,personalmente,…?-
-Suonate questa mazurka…-le ribattè lui,per tutta risposta.
Lei riprese a suonare;se si interrompeva,Sindial le suggeriva la nota che seguiva.
Improvvisamente, Aurora vide le proprie mani correre sulla tastiera.
-Oh…- esclamò,spaventata e incredula.
-Che vi succede?...- chiese lui,preoccupato.
Aurora si volse a guardarlo:come avrebbe desiderato vederlo...ma come ogni volta,il buio tornò subito.


-Non posso assolutamente apportare queste variazioni al costume di madamoiselle Alphonsine,monsieur…che costume sarebbe?- la sarta di scena contestava animosamente contro il malcapitato Ilia Semonov.
-Madame Valere…vi prego…Avete le mani d’oro…non credo sarà difficile realizzare questo abito,per voi…-
-Non è questione di difficoltà,monsieur…è questione di senso del pudore…che roba sarebbe? Sembra una zingara!-
-…e lo è…- disse sospirando conciliante il giovanotto.
-…anche se lo fosse,monsieur…in teatro i costumi sono ricchi,fastosi…fanno parte della scenografia..devono attrarre il pubblico:sono sicura che la signorina non oserebbe indossare questa..questo…Oh,non trovo le parole..!-
-Se non le trovate,madame Valere…perché non state zitta,allora?- secca era intervenuta nel battibecco la voce autoritaria di Sindial.
La donna era pronta a ribattere,ma quando si volse verso l’impresario,quell’uomo inquietante e severo,perse un po’ di combattività.
-Io…io volevo dire,monsieur Sindial…che non trovo le parole per definire questo abito…è …è…-
-E’ stato disegnato personalmente da me,madame Valere…-
Ilia guardò la donna con espressione eloquente,consigliandole tacitamente di smettere quella sterile polemica.
La sarta deglutì,imbarazzata. Ma insistè ancora,anche se con sempre minore lena:
-Non trovate monsieur che sia …piuttosto…ardito? Madamoiselle Alphonsine…-
L’uomo la interruppe:
-Voi sapete quali sono i vostri compiti qui,madame Valere?....forse il signor Semonov deve ricordarveli? Non mi piacciono gli equivoci,sapete?-
Questa volta la donna abbassò la testa,in segno di resa e rientrò nei ranghi:
-Vogliate scusarmi…monsieur…io….-
-L’abito deve essere pronto stasera stessa,madame Valere…domani madamoiselle Alphonsine proverà sul palcoscenico…Ilia,venite con me,ora..- Concluse Sindial,chiudendo definitivamente la discussione.
Rimasti soli i due uomini,Ilia domandò al suo principale:
-Volevate parlarmi di qualcosa?-
L’uomo non rispose subito,rimanendo un po’ accigliato.
-Volevo sottrarvi alle grinfie di madame Valere…continuerà a brontolare fino alla fine dei tempi,se conosco il tipo…-
Ilia ridacchiò,poi propose:
-Perché non venite a passeggiare con me,sul lungosenna…siete chiuso qui dentro da giorni:non vi sentite oppresso?-
Sindial si guardò intorno,scosse la testa con un sorriso amaro:
-Questa è la mia casa,Semonov….-rispose.
-Allora venite…la casa si apprezza di più,quando ce ne allontaniamo un po’…non credete?- insistè l’altro,con affetto.
L’uomo lo guardò negli occhi:sapeva bene quanto Ilia fosse legato a quella sua piccola isba nella campagna battuta dal gelo,circondata dalle betulle e riscaldata dal calore,per lui ignoto.del focolare familiare.
-Siete insistente come un insetto molesto…-gli disse,uscendo con lui dal teatro.
Il giovanotto rise,soddisfatto di essere riuscito nell’intento.


Sul lungosenna a quell’ora c’erano pochi passanti.Molti pittori improvvisati,però,dipingevano paesaggi caratteristici,un po’ di maniera;qualche artista si celava tra loro e dal suo pennello la realtà prendeva altre forme,fissandosi in impressioni irripetibili.C’erano poi bancarelle di paccottiglia,destinata a souvenir per i viaggiatori della domenica;qualche zingaro musicista impetrava l’elemosina,esibendosi col suo violino.
I due uomini procedevano a passo lento,rilassandosi,cullati dallo scorrere sinuoso del fiume;ogni tanto occhieggiavano l’opera di qualche pittore,o si soffermavano ad osservare una bancarella più interessante delle altre.
-Guardate Sindial…- Ilia aveva trovato una stampa che riproduceva in maniera piuttosto naive Esmeralda e Quasimodo:il povero infelice mostruoso campanaro fustigato sulla pubblica piazza e la zingara che gli si avvicinava e gli dava da bere.
L’uomo dalla maschera osservò il disegno,senza battere ciglio;poi posandolo domandò:
-Credete che la bella Alphonsine possa somigliare a Esmeralda?-
Semonov sospirò,scuotendo la testa:
-Ora come ora no…è strano:sembra che dentro di sé rifiuti quasi posto alla pietà…come fosse una debolezza…o una perdita di tempo:è così desiderosa di non perdere nemmeno un minuto nella sua scalata al successo,all’ammirazione,all’affermazione…-
-Questo vi dispiace?...o vi allontana da lei?-
Semonov fece spallucce:
-Non saprei rispondervi….però sento che Alphonsine non può rimanere sempre così…nessuno di noi rimane sempre uguale,altrimenti la vita stessa che senso avrebbe?-
Sindial gli domandò con un tono di voce struggente,inatteso per chi non lo conoscesse:
-Perché Ilia…che senso ha,la vita?-
Il giovanotto avrebbe voluto rispondergli con l’entusiasmo del suo carattere aperto,col calore della sua personalità estroversa,con la forza della sua vitale umanità.Ma guardando quella sua maschera dolorosa,preferì trattenere le sue parole,rimanendo in rispettoso silenzio.
-Guardate…ci sono madamoiselle Aurora e madame Levigny…- disse poi,distinguendo le due figure femminili venir loro incontro,di lontano.
L’altro non fece commenti,ma il suo sguardo divenne diverso.
-Sapete?...ho conosciuto il segreto di madamoiselle Aurora…- gli confidò.
-Bene- ribattè l’impresario,troncando deciso il discorso –Allora non sarà necessario parlarne!-
Ilia lo guardò,appena meravigliato da quel brusco cambio di tono del suo interlocutore.Ma non ci fu il tempo di domandargliene spiegazione(se mai avesse pensato di farlo),perché ormai l’incontro con le due donne era in corso:
-Buon pomeriggio,madame Levigny…madamoiselle Aurora…-
-Oh…il nostro caro monsieur Semonov…- disse la dama.
-Conoscete già monsieur Sindial?- continuò Ilia,facendo le presentazioni.
La dama osservò meglio il gentiluomo che aveva incrociato solo un paio di volte e piuttosto in fretta nella penombra del teatro.Sindial si inchinò,accennando un educato baciamano.Madame Blanche era una donna spesso troppo sollecita e apprensiva,ma anche generosa e sensibile.La sua vita,la dolorosa esperienza vissuta a fianco della adorata nipote,l’avevano resa riflessiva e senza pregiudizi.Inutile dire che aveva notato bene la maschera di Sindial,ma la sua attenzione era andata oltre:ne aveva colto la serietà,l’educazione,la riservatezza. E tutto sommato le aveva apprezzate.
-Lieta di conoscervi,monsieur Sindial…-
L’uomo si rivolse poi ad Aurora:
-Madamoiselle…-
La fanciulla accennò un sorriso.L’uomo prese la sua mano,chinandosi gentilmente verso di lei.
-Che ne dite di condividere la strada insieme?- propose Ilia –E’ un’ora bellissima…-
Così dicendo porse il braccio alla Levigny,lasciando a Sindial l’agio di offrirlo a sua volta alla giovane pianista.
Dopo qualche minuto di reciproco imbarazzato silenzio,Aurora provò a conversare col suo accompagnatore:
-E’ un insolito incontro…-
-Già…- disse lui,incredulo di trovarsi a passeggiare come qualunque altro lungo le rive della Senna,al braccio di una graziosa accompagnatrice. -Non immaginate nemmeno quanto insolito…- disse,sarcastico.
-Debbo chiedervi,però…di andare più lentamente…- lo rimproverò appena lei,poggiando la mano sul suo avambraccio poderoso.
-Scusate…- rispose lui e moderò il passò,misurandolo su quello di lei.
-Che cos’è questo profumo?...- domandò dopo poco la fanciulla. –Mi sembra familiare…-
-C’è uno zingarello che vende dei sacchetti di lavanda…- le spiegò Sindial. –Sono confezionati con della tela grezza,e un piccolo nastro di raso…-
-Ah…lavanda…la villa di madame Giry ne è piena…-
Sindial irrigidì inavvertitamente i muscoli.
-Ne volete qualcuno?- le domandò -credo che servano per profumare la biancheria-
Non aspettò la risposta della fanciulla.Si fermarono:lo zingaro invitò Aurora:
-Scegliete quelli che vi piacciono,bella signora…-
Sindial la tolse dall’imbarazzo:
-Il rosa,il giallo e il verde…- ordinò.
Il ragazzo non profferì più parola,ma si affrettò a porgere i tre sacchetti all’acquirente,che li pagò generosamente.
- Vi ringrazio monsieur Sindial…Il rosa,il giallo e il verde…- ripetè Aurora- perché proprio questi?-
-Sono i primi che ho veduto…-
-Sono i colori che preferisco…- confessò lei.
Sindial non commentò.Chiamò invece Ilia:
-Semonov!-
-Si?- rispose questi,prontamente.
-I nostri impegni ci reclamano…lasciamo pure che le signore continuino piacevolmente la loro passeggiata e rientriamo a teatro…-
Così detto,si liberò delicatamente della presa di Aurora e,stringendole la mano tra le sue,si congedò:
-A più tardi,Aurora…-le sussurrò,con voce suadente.Forse alludeva al loro ormai usuale incontro serotino? Si chiese la giovane pianista.
-Madame Levigny….-
Licenziatisi,i due uomini a passo sostenuto ripresero il cammino.
-Perché tanta fretta,Sindial?- osò chiedere Ilia
-Torno alla mia casa,Ilia….- gli rispose quello,eloquentemente.


‘Moi Duom’

La mia casa. Arrivammo al paese che era sera;la campana suonava i vespri,le tenebre si impastavano alla nebbia e al fumo dei focolari.
Eravamo gelati dal freddo di quel viaggio improvvisato,metà pellegrini,metà fuggitivi.Con mezzi di soccorso,a piedi,attraverso le campagne infestate dai lupi….
Ma la casa …eccola finalmente.Il suono della campana era un richiamo per me familiare:era il tramonto,l’ora del rimpianto e del desiderio di calore,dopo le fatiche del giorno.
-Venite…- dissi a Sindial – Siamo arrivati:è laggiù…-
Riconoscevo il basso tetto coperto di muschio della mia piccola isba;un fumo azzurrognolo saliva dal camino,come a salutarmi.Il cuore mi battè nel petto.Avevo voglia di correre….
Sulla soglia riconobbi Sonia,mia sorella:sembrava aspettare proprio me!
-Sonia…sestra moia!sorella mia…- chiamai.
-Iliaaa….bratik..fratellino…-aprì le braccia e mi accolse nel suo abbraccio caldo.
Le chiesi di mia madre,dimentico per un momento del mio compagno di viaggio.
-O ilia…non riconosce più nessuno…- mi rispose lei,dolente.
Corsi dentro.
Sindial era rimasto fermo a pochi passi dall’uscio.Mia sorella lo chiamò:
-Signore…dove andate?...venite dentro!-
L’uomo era reticente.
-Venite:avrete freddo….venite vicino al focolare…- insistè mia sorella,lo prese per mano,sospingendolo in casa.
-La nostra casa è povera,signore…ma gli amici di mio fratello sono i benvenuti…prego,sedetevi vicino al fuoco…La zuppa è quasi pronta!-
Sindial entrò nella cucina,che era stanza da pranzo,soggiorno,cuore della casa.Ma rimase in piedi,mentre mia sorella si affaccendava intorno:era un modo per metterlo a suo agio,trattarlo come uno di noi.
Io intanto ero entrato nella stanza di mia madre:
-Mat….mama…-la chiamai piano,avvicinandomi.
Povera piccola madre mia…piccola in quel grande letto bianco,coi capelli sciolti,gli occhi cerulei spalancati che fissavano un punto lontano,senza più vedere nulla.
Mi sedetti al suo capezzale,ormai pensando di doverla solo vegliare nel silenzio di quella lunga,assente agonia.
-Mama…- dissi ancora.
Incredibilmente lei si volse al suono della mia voce,allungò la mano scarna,mi carezzò il viso:
-Ilia….dolce figlio mio…-mi disse.
-Oh mat…mat moia…-mi strinse sul suo petto magro e mi cullò,come quando ero bambino.
Seppi dopo che Sindial aveva visto tutto,fermo sul limitare della soglia. Lo seppi dal pianto inconsolabile che gli sentii versare nel silenzio di quella notte.’

Ilia richiuse piano il suo taccuino:era così doloroso a volte ripensare alla vita passata…ma era vita:questo era il senso!



La dolce consuetudine dell’incontro serale con Sindial si era ripetuta anche quella volta.Poi,al sopraggiungere di Blanche,l’uomo si era congedato dalle due ospiti,dileguando in fretta nel corridoio buio.Aurora raccoglieva allora gli spartiti che avevano eseguito ‘insieme’ e,con l’aiuto della sua tutrice,rientrava in albergo:inutile dire che a Blanche non sfuggivano alcuni piccoli segnali nell’atteggiamento e nel modo di porgersi della sua pupilla,che sembravano testimoni di una nuova attitudine della fanciulla verso la vita.Tuttavia,conoscendone la vulnerabile ipersensibilità,la dama non cedette mai all’indiscrezione:aspettava che fosse Aurora a concederle l’occasione di capire meglio quale fosse la causa di quei cambiamenti.
Dopo aver cenato in camera,le due donne sedevano sul divanetto del piccolo salotto della suite.Blanche leggeva ad alta voce,oppure ripetevano insieme i passi dello spartito di Esmeralda che risultavano più ostici;qualche volta chiacchieravano…
-Mi piacerebbe sapere che aspetto ha monsieur Semonov…- disse Aurora – quando lo incontrate Blanche,sembrate sempre così entusiasta:me lo figuro bello,solare…aperto!-
-E’ proprio come dite,Aurora:ha i capelli castano scuro,gli occhi ambrati,leggermente orientali…lineamenti regolari,un bel portamento…e poi gli si legge sul viso una generosa bontà…-
La giovanetta tacque.Poi domandò,insicura:
-E…sul viso di monsieur Sindial? Cosa leggete?-
A Blanche sfuggì un sorriso.Poi rimase soprappensiero,a riflettere:
-Leggo il dissidio…-
-Il dissidio?...perchè?...forse per via della maschera di cui parlava Alphonsine?-
-Bè…forse per quello…-rispose un po’ sfuggente Blanche.
-Ma…che aspetto ha?-
-Sindial?...-la dama domandò,sapendo bene che si parlava proprio di lui. – voi come lo immaginate?-
-Bè…so che è alto,imponente…ha una voce così modulata,calda…ma poi a volte un tono così autoritario…Non voglio immaginarlo,Blanche:vorrei sapere proprio com’è…-
Aurora fece una pausa,poi domandò ancora:
-Per esempio…questa maschera…?
-E’ una maschera argentata,che gli copre il profilo destro…-disse,con tono indifferente Blanche.
-Secondo voi…?-
-Probabilmente una ferita…o chissà…un incidente… Certo il profilo sinistro è perfetto…oserei dire bello,certo affascinante…-
-E gli occhi?-
Blanche sospirò:intuì che quelle domande non facevano altro che confermare i suoi sospetti…
-Gli occhi sono la cosa più bella…sono verdi cangianti…ma non è il colore…è quello che svelano,che dice più di mille parole…- Blanche si fermò,si morse le labbra:Aurora aveva una espressione triste,sconsolata,si copriva le labbra con la mano,come fosse sul punto di piangere.
-Aurora,…bambina mia? Perchè?...non fate così…-
La pianista scosse la testa,ricacciando le lacrime giù,con forza,con rabbia.
-Lo vedrò mai,Blanche?...potrò mai guardarlo negli occhi?- avrebbe voluto domandare ancora:ma era una domanda sciocca,come tutte le domande senza risposta…e preferì tenerla dentro di sé.


Quella mattina avrebbero dovuto finalmente provare sul palcoscenico.Le due ragazze erano entrambe emozionate all’idea,eccitate.Come sempre Ilia fece loro da guida,spiegando quella che sarebbe stata la scenografia,ovviamente molto essenziale,della loro esibizione.
Il fondale nero alle spalle,il piano a coda centrale,ma addossato al fondo,sulla scena;poi tutto lo spazio era per Alphonsine…
-Vado a mettere il costume…- disse quest’ultima.
Aurora sedette al suo posto,aprì il piano e lo provò.
-Che ve ne pare?- le domandò Ilia – Va tutto bene?-
Prima che la fanciulla potesse rispondere,dall’alto uno strano tramestio la interruppe.
-Non abbiate timore- la rassicurò Ilia –sono i macchinisti che stanno mettendo a punto la scenografia del Mefistofele…-
In quella Alphonsine proruppe sulla scena come una furia:
-Monsieur Semonov…mi spiegate che scherzo è questo?...-
La ballerina aveva indossato il costume da zingara:era un abito di velluto verde…un abito da dama stile impero,a cui però l’uso e la strada avevano dato un taglio nuovo:le braccia erano scoperte,in modo irregolare;le gambe sgusciavano fuori da vistosi spacchi,dove il velluto si alternava ad altro tessuto,messo là alla buona…Una vistosa scollatura,sottolineata dalla spallina lenta,che cadeva continuamente,metteva in evidenza il seno pieno e prorompente della giovane.
-Che succede,madamoiselle?- disse,fingendo indifferenza Semonov.
-Che succede?...è un costume questo? Dov’è finita tutta la stoffa?...dove sono le applicazioni di raso,le trine…tutto quello che avevo scelto?...O la sarta è una ladra o il costumista un pazzo…-
-….Opterei per la seconda ipotesi,madamoiselle!- rimbombò una voce,dall’alto.
Alphonsine sussultò:
-Chi…chi ha parlato?-
Ilia aveva sollevato il viso e,abituando gli occhi all’oscurità,aveva riconosciuto,insieme ai macchinisti,il suo principale;appoggiato a una corda di sostegno,stava controllando il lavoro delle maestranze,personalmente.
-E’ Sindial..- disse,a bassa voce,rassicurando le due fanciulle.
Questi intanto,muovendosi agile fra tavole e contrappesi,come un felino nella prateria,raggiunse una scala in legno e con pochi balzi si materializzò sul palcoscenico,coi pantaloni neri senza giacca e la camicia bianca sbottonata,proprio davanti ad Alphonsine.
-Scusate il mio abbigliamento,madamoiselle…- le disse –ero all’opera,lassù…e non ho fatto in tempo a cambiarmi per la mattina…-
Poi,le mani sui fianchi,il volto di sfida,la osservò,con un leggero ghigno:
-Non avete apprezzato il vostro costume?-
Alphonsine cercò di rispondergli a tono:
-Nossignore…questo non è un costume…è uno straccio da zingara…è un’oscenità…-
-Eppure l’ho disegnato personalmente,pensando a voi…-
-Oh grazie…ne sono lusingata…- rispose altrettanto ironica la ballerina.
Sindial rise,secco e sarcastico:
-Complimenti…apprezzo la vostra ironia….Siete intelligente,Alphonsine!-
La giovane artista stava perdendo la pazienza.
-Io non ballerò svestita così,monsieur Sindial…- disse,ostinata.
-Allora non ballerete affatto!- ribattè quello –Mi dispiace che la vostra intelligenza non arrivi al di là di qualche battuta ironica…Ditemi:che personaggio è,quello del vostro balletto?-
Alphonsine esitò,poi rispose,abbassando la voce:
-..una…una zingara,monsieur…-
-Bene…allora ?-
-Si…ma si tratta di un balletto…di spettacolo:la gente viene ad ammirare anche i costumi….-
-Invece ammirerà solo voi e la vostra arte:che ne dite?...non credete sia più lusinghiero? Voi siete bella,e siete brava,Alphonsine:non avete bisogno di orpelli!-
Alphonsine mise qualche attimo a capire che Sindial le stava dando un pubblico riconoscimento.Dunque anche lui non era insensibile alla sua bellezza?...e aveva ammirato la sua bravura?...e quando?
Comunque imbarazzata dai lusinghieri apprezzamenti,finì con l’adattarsi all’idea di indossare quell’abito inusuale.
-Va bene…-disse,inchinando leggermente la testa.E andò a indossare le scarpette.
Aurora,seduta al piano,sembrava essersi estraniata da quel battibecco.Ma dentro sé aveva capito subito il peso delle parole di Sindial,molto prima di Alphonsine:e quelle parole le pesavano come un macigno sul cuore,rimbombando continuamente…’Voi siete bella,e siete brava’…’Voi siete bella e siete brava’….
Pestò con rabbia la tastiera.
-Questo piano non è sufficientemente accordato,signor Semonov…- disse con tono dispettoso – E c’è un’altra cosa…l’idea di suonare sul palcoscenico mi sembra piuttosto discutibile! E non venite a dirmi che è un’idea dell’impresario:il signor Sindial avrebbe potuto parlarne prima con noi…consultarci…o ci crede così poco degne di considerazione professionale,da poter decidere per noi?-
Aveva parlato rivolgendosi a Ilia,ma sapeva benissimo che Sindial era ancora là.
Egli si voltò verso di lei,col cipiglio minaccioso che gli era proprio di quando qualcuno lo provocava.
Ilia era preoccupato:avrebbe voluto intervenire. Ma non sapeva bene cosa sarebbe successo.
-Non è sufficientemente accordato,madamoiselle?- le chiese,con falsa cortesia. –Lasciate che lo provi…-
Preso posto sul seggiolino,accanto a lei,mise le mani sulla tastiera,dimentico di tutto.E nella meraviglia dei presenti,eseguì prima due scale,poi accennò all’overtoure dell’Esmeralda…
Si fermò,furente con se stesso e con Aurora,che gli aveva carpito un segreto covato in silenzio per più di cinque anni.
-Non mi sembra affatto che non sia accordato,madamoiselle…Che dicevate della vostra professionalità?-le domandò,sarcastico.
Aurora teneva il viso basso,le mani appoggiate alla tastiera,visibilmente agitata anche lei,ma consapevole di aver ecceduto.Respirava a ritmo serrato,cercando di calmarsi.
Lui la osservò:il profilo delicato e volitivo insieme,la posa orgogliosa e indomita,il tremito delle labbra e del piccolo seno sollevato dal respiro rabbioso lo turbarono.
Si alzò,prendendo le distanze dal piano.
-Volete ancora discutere….o preferite provare,finalmente?- domandò,rivolgendosi a entrambe,meno aggressivo,ma sempre piuttosto sapido.
Finalmente Ilia intervenne:
-Forse la cosa migliore è provare,madamoiselles…Non trovate?- disse,poggiando la mano solidale sulla spalla di Aurora e guardando con un sorriso conciliante Alphonsine.
Sindial con un balzo lasciò libero il palco e scomparve nella platea semibuia.
-Buon lavoro,madamoiselles…- disse Ilia,uscendo da una quinta –Per qualsiasi cosa,sono nel back stage…-


-Aurora…io credo di avere una idea…- disse Alphonsine,sedendosi a rifiatare vicino alla compagna.
-Dimmi…- le domandò quella.
Alphonsine si guardò intorno,poi accostò le labbra all’orecchio di Aurora e bisbigliò qualcosa.
-Perché me lo dici così?-
-Ho l’impressione di essere continuamente spiata…- rispose l’altra,a voce più alta.
Aurora sorrise:
-E’ un’ottima idea…allora senti…- E abbassata la voce anche lei,le suggerì la sua versione.
-Tu dici?...non sarà un po’ …eccessivo?-
-Osiamo,Alphonsine…- ribattè la pianista,poi con le mani cercò di farsi una idea del costume della compagna- Ma…sei quasi nuda?-
-Bè…all’incirca.. Male non sto,perchè il velluto è di un verde incantevole e poi ci sono queste intrusioni di seta…Però mi domando madame Giry cosa ne direbbe?-
-E madame Trichet?- rimbeccò Aurora.
Alphonsine si ricordò la anziana maestra e iniziò a ridere;a poco a poco alla sua risata si unì anche quella di Aurora.
A stento le due ragazze riuscirono a contenersi:era una risata liberatoria,che scioglieva la tensione,l’insicurezza,il dispetto,la paura…
-Sai Aurora?- confidò a un tratto Alphonsine –qualche volta mi chiedo…se tornassi a vedere,ricominceresti a danzare?-
Aurora ci pensò un attimo.Scosse lentamente la testa:
-Non lo so…sai?...il pianoforte è diventato così importante per me…-
Alphonsine si alzò,prese la compagna per mano:
-Vieni…prova a fare una piroetta…-
-No,no…- si schernì Aurora- Non sono più capace…
-Ti porto io!...-
Più con l’istinto che con la consapevolezza,Aurora si adattò al passo della compagna e per un attimo le sembrò che il movimento le appartenesse di nuovo,come un tempo.
-Basta ora…sono stanca,Alphonsine…-
-Domani sera,Aurora…ci giochiamo il tutto per tutto…- affermò Alphonsine,improvvisamente seria.
-Già…-
-Chissà se monsieur Sindial ha disegnato anche il tuo,di vestito…- domandò poi,di nuovo ironica e sfacciata.
-Ho detto a Blanche di andarlo a ritirare…ma sarà pronto stasera…-
La pianista era stata contenta a suo tempo di sapere che avrebbe dovuto aspettare Blanche nella solita sala,come tutte le sere. Ma ora si domandava se Sindial sarebbe venuto:era chiaro che si era piuttosto risentito con loro due,con lei soprattutto.
Aurora si rimproverò,per la capricciosa immagine di sé che aveva dato poc’anzi;poi pensò a come lui aveva suonato…Era un musicista,non poteva più negarlo:altro che saper distinguere un bemolle da un diesis…Aveva la musica nelle dita,nei polpastrelli:il pianoforte toccato da lui si era animato di vita propria…

Seduto nel suo studio,con le spalle alla porta e lo sguardo che seguiva il curioso evolversi di una nuvola trascinata dal vento,Sindial stava riordinando i tasselli della giornata dell’indomani,il giorno della inaugurazione.
Avvertì la bussata discreta di Semonov e lo invitò a entrare:
-Venite pure,Ilia…sembra che ci siamo,vero?-
Il giovanotto entrò e si sedette piuttosto distrutto su una sedia.
-Direi che potremmo inaugurare anche stasera..è tutto prontissimo…-
-Molto bene…Quelle due petulanti piccole primedonne si sono poi messe al passo?- disse voltandosi verso l’interlocutore.
Ilia sorrise,divertito:
-Monsieur Sindial…le avete spaventate!-
-…quando mi chiamate monsieur,vuol dire che prendete le distanze,Ilia…-disse l’altro,osservandolo con leggero sarcasmo.
-Che volete che vi dica….il costume di Alphonsine è…audace…,non potete negarlo…-
-Non l’ho negato,infatti…-
-..e quanto a prendere le decisioni senza consultare nessuno…- provò a fargli notare ancora il segretario.
-Basta così,Ilia…Non cambierò il mio modo di essere….non lo cambierò mai!- troncò netto l’altro.
Ilia sospirò,con una eloquente espressione di rassegnazione sul viso,pensando:’non ho mai aspirato a tanto…’
Ci fu una lunga pausa,tra i due.Poi il giovanotto esclamò:
-E’ stato bello sentirvi suonare,dopo tanto tempo…-
Sindial appoggiò la fronte alle mani,respirando piano:
-Già…dopo tanto tempo….Speravo ve ne foste dimenticato…speravo di averlo dimenticato anch’io…-
-Credete possibile che un’aquila in gabbia dimentichi di saper volare?...-gli disse Ilia,ammonendolo severo.
-Vorrà dire che la gabbia sarà serrata meglio…-ribattè quello
-Non servirebbe a nulla…prima o poi l’aquila spiccherebbe di nuovo il suo volo…-
-O…ne morirebbe…-concluse Sindial,quasi tra sé.


Ilia stava ritirandosi ormai,quando –passando davanti alla sala delle prove- per curiosità sbirciò all’interno.
Aurora era sola,appoggiata alle lastre,appena illuminata dall’ultima luce della sera.
Il giovanotto entrò,diede un piccolo colpo di tosse,si fermò vicino al piano.
-Chi c’è?...-domandò la giovane.
Ilia sfiorò i tasti,appena.
-Sindial?- domandò lei speranzosa,ma sapeva già che non era lui.
-Sono Ilia,madamoiselle…- disse lui.
-Oh…- fu difficile nascondere la delusione,ma poi la pianista sorrise cortesemente e lo salutò
-Buona sera monsieur…-
Ilia le andò incontro,le prese le mani,affabile:
-Siete stanca,Aurora?...sedetevi un po’…- la aiutò ad accomodarsi sullo sgabello del piano - permettete che mi segga anch’io,accanto a voi?-
-Certo….-disse lei,affabile.
-Allora:domani è il gran giorno?-
-Già…Alphonsine è già rientrata in albergo…doveva fare dei piccoli acquisti e…- Aurora credeva che Ilia si fosse intrattenuto per l’amica.
-E voi? Come mai…aspettavate monsieur Sindial?-le domandò lui,piuttosto schietto.
La pianista cercò di superare l’imbarazzo.
-A volte,la sera…passa di qui…-
-Allora passerà anche stasera…- le disse Ilia,col suo tono confortante.
-No…non credo- ribattè lei,rassegnata.
-E perché non dovrebbe?-
-Perché è in collera con me…- disse ancora,piuttosto sconsolata.
Ilia strimpellò un po’ il piano,ridendo piano.
-Alludete al battibecco di stamattina?...- poi si fermò. –Se anche vi è sembrato un po’ infuriato,credo che ormai gli sia già passata….-
-Cosa vi rende così sicuro?- gli domandò lei. –Lo conoscete così a fondo?-
Ilia concluse la sua esibizione ‘concertistica’ con un paio di accordi ben assestati e si alzò.
-Conosco lui…e conosco voi…Non credo sia possibile tenervi il broncio a lungo…-
Voleva essere una galanteria,ma Aurora scattò sulla difensiva:
-Perché?...perchè sono una povera cieca?- gli disse,serrando fiera le labbra.
Ilia la guardò,con dolcezza;poi prima di allontanarsi verso la porta,le confessò:
-No…perché siete adorabile…!-

Rimasta di nuovo sola,Aurora sorrise tra sé:chissà se Ilia diceva sul serio o aveva solo voluto confortarla?
Sovrapensiero iniziò a suonare una partitura per pianoforte di ‘Eine kleine nachtmusik’ di Mozart;era una sorta di divertissement a quattro mani,che suonavano talvolta assieme lei e Blanche,per distendersi.
-Niente Chopin,stasera,Aurora?...a quanto pare siete di umore migliore rispetto a stamattina…-
La fanciulla aveva sussultato.La voce di Sindial le era giunta del tutto inattesa:non lo aspettava più,ormai…
L’uomo si era appoggiato al piano e la osservava.
La giovane smise di suonare,sentendosi osservata.Si volse verso di lui e gli domandò:
-Non la conoscete questa?-
-Eine kleine nachtmusik…la piccola serenata di Mozart-ripetè,prendendo posto disinvoltamente sul sediolino a fianco a lei-…Sembra adattarsi molto a voi,sapete?-
-Perché?- domandò la fanciulla.
-Suonate…- le rispose.
Aurora riprese a suonare dal punto dove aveva interrotto.
-Ecco…vedete questo trillo?...e l’allacciatura dopo?..sentite che grazia?- le spiegò l’impresario.
-Voi dite?- Aurora era arrossita,leggermente.
Lui non rispose subito,ma le fece notare:
-E qui,invece….c’è una nota di malinconia,sentite?-
Aurora non sapeva cosa rispondere:erano complimenti quelli? E perché glieli faceva?
-Sapete…io invece quando sento questa musica…ho l’impressione di vedere…- gli confidò,sincera.
-E cosa vedete?-
Lei riprese a suonare dal secondo movimento,descrivendo:
-E’ estate…una sera d’estate in campagna….c’è una fattoria,tutt’intorno nei cespugli brillano le lucciole…-
Aurora aveva smesso di suonare,e tuttavia la musica proseguiva;con aria rapita,la giovanetta descriveva quello che le note le facevano immaginare:
-Giovani contadini stanno danzando insieme sull’aia….un falò alza la sua fiamma verso il cielo,pieno di stelle.Un contadino invita una giovanetta,ma questa fa la ritrosa…poi alla fine cede….E ballano insieme,attorno al falò…-
Si era accorta,ora,che non erano più le sue mani a evocare quelle immagini:allungò la destra,fino a sfiorare il braccio teso di Sindial,che suonava per lei.
Avrebbe voluto dirgli che suonava divinamente,come un angelo.Ma qualcosa la trattenne:aveva paura che smettesse,che tornasse a negare di essere un musicista.
Allora gli carezzò piano il braccio,e appoggiò la fronte all’altezza della sua spalla.
Lui non mosse un muscolo,ma il suo cuore era un tumulto di emozioni sconosciute.Serrò le mascelle,e seguitò a suonare per lei,fino a che Blanche,sopravvenuta,finalmente,non interruppe come ogni sera il loro incontro.




Era ormai scoccata l’ora.Il teatro si stava riempiendo:nei palchi,posseduti da generazioni dalle migliori famiglie della capitale,facevano capolino dame giovani e meno giovani,ansiose di poter esibire le loro magnifiche toilettes nuove;la platea invece pullulava di divise fiammanti e bianchi sparati di gentiluomini,che dietro ai monocoli,portati più per vezzo,occhieggiavano le possibili prede…pronte e desiderose di cadere nella pania di un galante corteggiamento.
Parigi era ansiosa di tornare ai divertimenti spensierati di un tempo;troppo sangue era stato versato negli ultimi anni;molte famiglie erano state decimate,travolte dalle violenze o dai malversamenti della sorte;la stessa classe dirigente era ormai cambiata,dimentica del passato,ambiziosa e bramosa di esaltarsi nel lusso e nel piacere.
Entrando nell’Opera,tutti apprezzavano l’eleganza nuova del teatro ristrutturato;la perfezione dei particolari,la delicatezza delle rifiniture.Ilia lo aveva definito un gioiello,ed era vero:era la nuova gabbia d’oro dove i più privilegiati potevano lasciarsi rinchiudere,offrendo –teatro nel teatro- la propria gratuita esibizione.
Ammirazione e godimento suscitava la vista dell’affresco centrale;interesse le anticipazioni appena accennate sul programma di quella sera;morbosa curiosità l’enigmatica personalità del nuovo impresario,monsieur Sindial…
Questi non era in teatro,ancora.
Defilandosi nella confusione dei preparativi,si era allontanato da tutto e,silenziosamente,stava per appartarsi nella cappella.
Un’ombra,all’interno,si disegnò sul muro,illuminata dalla fioca luce di una tremula candela. Sindial ebbe un sussulto,poi quasi un moto di rabbia:chi profanava quel luogo che gli era tanto caro,chi ripeteva un gesto…che aveva adorato, ripetuto mille e mille volte da una mano invano desiderata?
Entrò dunque nella cappella,ma si fermò,cercando di sbollire l’ingiustificata offesa:
-Ilia?...-
Semonov era fermo davanti all’effigie dell’Angelo della Musica,assorto forse in tacita preghiera.Non aveva sentito arrivare il suo principale e si voltò piuttosto sorpreso verso di lui:
-Sindial?...non immaginavo…- disse poi.
-Ancora a dialogare con gli angeli,Semonov…?-ribattè quello,col suo solito tono sarcastico. –Cosa state chiedendo:la benedizione celeste sulla serata che ci aspetta?-
Ilia sorrise,paziente.
-Pensatela come volete,Sindial…piuttosto voi,cosa siete venuto a cercare?- ribattè,acuto incassatore,come sempre.
L’altro lo guardò,poi si guardò intorno:l’affresco scrostato dell’angelo,il poggiacandele,la finestrella incassata nelle fondamenta…
-Non quello che potreste pensare,Ilia…Non un dio…forse un uomo…o forse il fantasma di un uomo…- aveva abbassato lo sguardo,la voce era spenta,poco più di un sussurro.
Ilia sentì ancora una sconfinata pietà per lui:quali abissi di dolore si nascondevano dietro la falsa impassibilità della sua maschera?...il giovane segretario gli mise una mano sul braccio,glielo strinse.
-Vi lascio solo,allora…se lo desiderate…- gli propose,comprensivo. –Ma sappiate che solo non siete più,Sindial…-
L’uomo ricambiò silenzioso quella stretta solidale,ma non trattenne il giovane amico,che si allontanò discretamente.
Nel buio,la candela disegnò sul muro la grande ombra dell’impresario che si piegava inquieta e dolente su se stessa.Allontanandosi Ilia si augurò che un angelo raccogliesse davvero la preghiera che il suo cuore aveva elevato per quel suo infelice amico…



‘L’angelo della musica.


Ne avevamo già parlato,durante quella nostra fuga verso la campagna.Mi guardava quasi con disprezzo,ogni volta che mi segnavo con la croce davanti alle icone,nelle edicole ai crocevia che incontravamo.
-Dunque siete credente,Ilia Semonov?...o è un gesto meccanico,quello?-
-No,monsieur Sindial…non è meccanico:magari la mia ragione dubita,ma il mio cuore crede nel Buon Dio…-
-Il Buon Dio?- aveva ribattuto,calcando l’espressione con estrema ironia – Davvero buono,se addirittura consente che suo figlio sia flagellato,umiliato,battuto,vinto…inchiodato su una croce…-
Camminavamo e il fiato per rispondere era poco;ma riuscii a dirgli.
-Tutto giusto…tranne una parola,monsieur:vinto… Nostro Signore non è vinto… Egli risorge dalla propria carcassa torturata …è il tempio distrutto e riedificato in tre giorni…-
Poi raggiungemmo casa.
Mia madre era allo stremo. Cedetti a lui la mia stanza,per vegliare tutte le notti sulla sua lunga agonia.
Una mattina entrai senza troppo ritegno per l’ospite e mi misi a cercare tra le mie poche cose,come un disperato.
Finalmente trovai l’astuccio rilegato in pelle,con dentro il violino che era stato di mio padre.
-Oh no…-
-Che vi succede Ilia…?- mi chiese
Mi ero quasi dimenticato di lui:
-Il violino…mancano due corde..è inservibile…-
Lui lo prese tra le mani,osservandone l’archetto e la cassa.
-A cosa vi serve…?-
-Volevo suonare per lei….forse,anzi…sicuramente ne sarebbe contenta:ma a stento lo sapevo suonare quando aveva tutte le corde…così…uscirebbero solo versi strazianti..-
Mi guardò:
-Volevate suonare per vostra madre?-
-Si…sta morendo,monsieur…e non so cosa fare per lei…-
-Mi dispiace…- credetti di sentirgli dire,ma mi ero già allontanato:era stata solo una pazzia,quella di poter suonare per lei…potevo solo starle vicino e aspettare,aspettare.
Lo lasciai di nuovo e con mia sorella e altri familiari,ci ritrovammo al capezzale della nostra cara mamma.Ci stringevamo le mani,tra di noi,pregando e piangendo insieme.
Lei era di nuovo piombata in una sorta di dolorosa incoscienza;si agitava,come ansiosa,ma nessuno di noi riusciva a confortarla;nessuno di noi riusciva a comunicare più con lei.
Che impotenza che sentivo…che atroce impotenza…
Fu allora che una nota dolce si levò sul silenzio;una nota che sembrava un richiamo,il richiamo di chi ha tanto atteso e poi ha finalmente ritrovato quello che cercava;una musica che non era di questa terra riempì la stanza e l’aria intorno a noi,il nostro cuore,la nostra anima.
Una pace rassegnata si diffuse piano nei nostri cuori quando vedemmo Anna Semonovna smettere di agitarsi a quel suono celestiale e a poco a poco rimanere come assopita…
Mi avvicinai a lei,per sistemarle meglio il capo sul guanciale.
-Mat…Mama…- Era andata via…
Credevo di saperlo sopportare;credevo che ormai ne avessi acquisito la consapevolezza…doveva solo succedere,e basta… Ma perché invece desiderai solo di fuggire di là,per non guardare in faccia quella verità che mi lacerava il cuore?
Indietreggiai,fino a guadagnare la porta,poi fuggii via.
Corsi nella tundra,insensibile al vento,alle canne che mi sferzavano le ginocchia.Dovevo gridare il mio dolore,dovevo chiamarla ancora,disperatamente.
Quando rientrai era quasi buio.
Ero calmo,ormai,padrone di nuovo di me.
Trovai Sindial seduto su un tronco tagliato,che riposto il violino nell’astuccio,me lo restituì.
-E’ morta,monsieur…-
-Lo so,Semonov…-
-Scusatemi se non vi ho ringraziato…..la vostra musica è stata splendida… ma io ero fuori di me…arrabbiato con tutti…
-Anche con il vostro ‘buon Dio’?...- mi domandò,ironico.
Lo guardai,sospirando.Scossi la testa e gli risposi:
-E’ stato buono con me anche oggi,monsieur Sindial…ha mandato un angelo della musica…che la accompagnasse in Paradiso-‘

-Ci siamo,amico mio…-
La voce dell’impresario,entrato silenziosamente nel palco,la sua mano sicura sulla spalla del segretario,interruppero la scrittura frenetica di Semonov.Ilia depose la penna.Il silenzio era calato nel teatro,le luci si erano abbassate,il sipario si stava lentamente sollevando.



Applausi entusiastici accompagnavano l’uscita di scena degli interpreti del Mefistofele,che il pubblico aveva accolto davvero trionfamente:l’interpretazione delle arie,l’esecuzione delle musiche e la rivoluzionaria scenografia avevano esaltato anche i palati più fini,che non si stancavano più di chiedere uscite ai cantanti eccitati e commossi.
Faust che chiede all’attimo di fermarsi,Mefisto che fa crollare il mondo che egli aveva edificato,Margherita che impetra la pietà di Dio;tutto era stato così a un tempo vero e suggestivo,reale e allusivo che anche l’utente più distratto,il cuore meno educato ne era stato catturato.
Ilia guardò sorridente il suo principale:
-E’ fatta…è andata!- gli scappò detto.
-Già…-rispose quello.
-Qualcosa vi preoccupa?- gli domandò incerto il giovanotto.
-Non lo indovinate,Ilia?-
Semonov stette a pensarci un solo attimo,poi si morse le labbra.
-le ragazze?...-
-Sarà difficile catturare l’attenzione del pubblico,ora…- confermò l’impresario.
In effetti i presenti si scambiavano ancora entusiastici commenti,tutti infervorati dalla splendida messa in scena cui avevano assistito,quando –inaspettatamente- le luci si abbassarono di nuovo.
Al di là del sipario,Alphonsine aveva accompagnato Aurora al piano:
-Aurora…-le aveva detto stringendole forte la mano- Osiamo?-
La pianista le aveva sorriso.Erano entrambe emozionatissime:poco prima di entrare in scena era sopraggiunto un telegramma da Madame Giry,firmato da tutte le altre ‘muse’…che le incitava a dare il meglio di se stesse.Ne avevano ricevuto conforto,ma anche la chiara consapevolezza della responsabilità che gravava sulle loro spalle.
Avevano sentito risuonare a lungo gli applausi destinati agli interpreti del Mefistofele;mentre il sipario si apriva sulla loro esibizione,si avvertiva ancora il brusio,il cicaleccio dei commenti.
Sulla scena,all’inizio,c’era solo Aurora:sembrava immobile,come impietrita.La gente continuava a bisbigliare e si levò persino qualche risatina.
In quel momento,la pianista toccò con veemenza la tastiera,facendone risuonare gli accordi tutti insieme,come un caos primordiale,da cui a poco a poco iniziò a distinguersi l’armonia…
Sindial e Semonov si guardarono,ammirati.
Il tema musicale finalmente iniziò a prendere corpo;in quella uscendo da una quinta piroettando sulle punte come una bambola invasata irruppe sulla scena Alphonsine,che attraversò tutto il palcoscenico e si fermò,come cadendo,ai piedi del piano.
Qui,rimase un istante piegata,col capo e le braccia reclinate sulle gambe;le sue dita slacciavano piano le scarpette e le deponevano in un angolo.
Poi la ballerina si sollevava e iniziava a danzare scalza…
Scalza:come una zingara..perchè era diventata una zingara,Alphonsine…I folti capelli neri sciolti,il costume indossato come una seconda pelle,gli orecchini da schiava e la collana di corallo che le ballava sul seno prosperoso…Una zingara che seduceva solo con la sua bellezza e la sua primitiva,innata arte.
La danza iniziava come una improvvisazione e poi a poco a poco sulle onde della musica prendeva corpo,diventava seduzione,profferta d’amore…
Ma Esmeralda cerca l’amore di Phoebus perché ne è lei stessa innamorata,ebbra,travolta;ecco che l’istinto della passione diventa spirito della danza,che lo spirito si impossessa di lei e la travolge.Alphonsine iniziò a ruotare su se stessa,ruotare,ruotare…come invasata.
Poi,quando d’improvviso le note cedettero sotto di lei,si lasciò cadere di netto,ai piedi del palco apparentemente annientata dalla musica…
E la musica inaspettatamente ricominciò,con la freschezza di un sorso d’acqua che dà sollievo alla sete d’amore.Alphonsine,come all’inizio,rialzò la testa e guardò coi suoi grandi occhi scuri il pubblico…poi sorrise e si inchinò…e piroettando come al suo ingresso uscì di scena…
Aurora allora smise di suonare.Le sue mani si staccarono eloquentemente dalla tastiera.
Ed ecco che un applauso sordo,compatto,scrosciante,fragoroso esplose nel teatro.
Alphonsine tornò sulla scena,e una pioggia di fiori salutò il suo trionfo.
La ballerina si inchinò,sotto le luci che ormai erano tornate a splendere nella sala.Sorrise estatica al pubblico che la applaudiva senza sosta.
Poi guardò verso Ilia e Sindial,che le battevano le mani con misura dal loro palco e col gesto della mano sembrò offrire loro il riconoscimento del pubblico.
Continuando ad applaudire,Ilia commentò,divertito ed esaltato insieme:
-E’ nata,per calcare le scene…!-


Rientrate nel loro camerino,Aurora e Alphonsine si ritrovarono assediate dagli ammiratori di quest’ultima che continuavano a fare calca pur di conoscerla,esternarle personalmente la propria ammirazione,omaggiarla con corbeille di fiori e quant’altro.
-Aurora!...ce l’abbiamo fatta!!!...che peccato che tu non possa vedere!!!- continuava a ripetere la ballerina,esaltata come una baccante dall’esito così trionfale della loro esibizione.
-Non vedo l’ora di sentire monsieur Maschera d’Argento!...ah..credeva di averci sistemate per le feste,facendoci esibire dopo l’opera!!!-
La pianista era seduta davanti allo specchio,senza parlare.Tutta quella festa,palpabile intorno a lei,nelle voci,nella confusione,nel caldo del camerino…nel profumo dolciastro delle decine di omaggi floreali ricevuti da Alphonsine la stordiva:ma in realtà lei se ne sentiva esclusa.
L’unico interesse che condivideva con la sua compagna era quello di sapere che impressione avesse avuto Sindial della loro esibizione. Ma ovviamente non osava unire la sua voce a quella di Alphonsine:si sentiva impacciata più di sempre,anzi.Desiderava solo sottrarsi alla curiosità della folla,andare via.
Si domandava dove fosse finita Blanche:voleva cambiarsi d’abito,rientrare in albergo.
-Alphonsine…mi aiuteresti?- disse,spazientita alla compagna.
-Ma perché vuoi toglierlo?...sei bellissima,Aurora!- la rimproverò l’altra,senza capire.-La sarta ha fatto un capolavoro…la tinta che hai scelto,il modello…sembrano fatti per esaltare la tua bellezza!-
Aurora era incredula.Ma Alphonsine non era tipo da fare complimenti superflui.
-Voglio cambiarmi,Alphonsine…andare a casa…in albergo!-
In quella,qualcuno bussò alla porta,discretamente.
-Posso entrare,madamoiselles?- era Ilia.
Alphonsine aprì,senza pensarci troppo.
-Allora,monsieur Semonov?...- gli domandò.
-Sono senza parole…siete state eccezionali…anche più della serata di Marsiglia:cento volte di più!...ma adesso,Alphonsine,cambiatevi in fretta:andiamo a festeggiare…Nel foyer c’è un piccolo ricevimento per pochi privilegiati….e tutti non aspettano che voi!- così dicendo,Ilia si rivolgeva a entrambe,ma Aurora volle invece capire che la stella della festa era la sua compagna….e del resto,lei…quanto fuori posto sarebbe stata ad una festa?
Quando Ilia fu uscito,Alphonsine si precipitò a cambiarsi,dimentica della compagna.
Poi,una volta pronta,le si rivolse,eccitata:
-Andiamo?-
Aurora sospirò:
-Comincia pure ad andare tu….io aspetto Blanche…-
-Si…ma ti prego:non cambiarti:sei splendida!- le ripetè Alphonsine uscendo dal camerino,col buffo tono consolatorio che si usa a volte coi cagnolini.
Rimasta sola,la pianista si alzò:si toccò i capelli,che aveva raccolti leggermente,si aggiustò la testiera di delicate perline di fiume che aveva scelto per l’occasione;poi si accarezzò il vestito che la fasciava,di chiffon rosa antico,con le spalle scoperte,sottolineate da un accenno di ricamo,intessuto di piccole perle di fiume.
Qualcuno bussò alla porta del camerino.
-Entrate Blanche….vi sto aspettando….- disse,continuando a immaginarsi quale poteva essere il suo aspetto.
-Sono Sindial,Aurora….Posso entrare?-
Aurora era imbarazzata.
-Si…prego..ma Alphonsine è già andata via…-
-Alphonsine?...-le domandò lui,stupito.
-Non…non volevate congratularvi con lei…?-
L’uomo le si avvicinò;poteva sentirne la presenza davanti a lei.
-Più tardi,forse…adesso volevo darvi una cosa…- le aveva preso le mani,e aveva collocato tra le delicate palme congiunte un piccolo bocciolo rosato.
-Una rosa,monsieur?- aveva domandato la fanciulla,riconoscendone il profumo.
Ma Sindial si era già dileguato,senza rispondere.
 
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view post Posted on 6/4/2008, 10:49
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-Aurora…scusami se arrivo solo ora,ma..c’è una persona che vuole congratularsi con te!- Blanche entrò trafelata come suo solito.
-Con me…una persona?-
Qualcuno entrò nel camerino,il fruscio del taffettà sul pavimento annunciò una donna.
-Come siete bella,Aurora…-
-Madame Giry!-
La fanciulla era incredula;mosse qualche passo,andando incontro alla adorata maestra.Le due si abbracciarono,emozionate,euforiche.
- …ma…così siete venuta senza dire niente?-
-Alla fine è stato più forte di me…volevo darvi la soddisfazione di esservi vicina…Non ho fatto in tempo a darvi l’in bocca al lupo prima…ma guardandovi ho capito che nessuna delle due ne ha più bisogno!-
-Ma…ma cosa dite?..oh madame…E’ così bello poter contare su di voi,di nuovo!-
La confusione dal foyer cominciava a salire anche verso i camerini:madame Giry propose:
-Usciamo dal back stage?...non vorrei trattenermi a teatro,Aurora-
-Va bene…mi cambio subito e sono da voi…,Blanche…mi aiutate?-
Prima di uscire,Aurora sussurrò qualcosa alla sua accompagnatrice;questa si guardò intorno poi le restituì il bocciolo di rosa che aveva appoggiato al ripiano della toletta.La giovanetta lo strinse,annusandone ancora l’inconfondibile profumo.Poi proteggendolo,sotto il suo soprabito,si avviò verso l’uscita.
Magdalene le aveva precedute,ma attraversando quell’ala ormai vuota dell’edificio,si sentiva lacerata da due opposti sentimenti.Voleva andarsene al più presto,per non permettere ai ricordi,ai rimpianti di sommergerla;ma al tempo stesso era attratta dalle magnifiche novità del teatro,dall’aria familiare e inebriante che respirava,dal desiderio di conoscerne l’ammirevole nuovo proprietario…
Prevalse,con forza,la razionalità;non appena fu raggiunta dalla Levigny e da Aurora,uscì in fretta sulla strada e,fermata una carrozza,si ritirò con loro in albergo.
-Mi sono permessa di ordinare una leggera cena fredda…possiamo consumarla in camera mia,se volete?- propose Blanche.
Così le tre donne si ritrovarono insieme a tavola,festeggiando il magnifico esito della esibizione di quella sera. Mancava Alphonsine,della quale inizialmente nessuno parlò direttamente.
Poi,quando Blanche si allontanò e maestra e allieva rimasero sole,fu fatale entrare in argomento.
-Peccato che Alphonsine probabilmente non vi incontrerà,madame Giry…- sfuggì detto ad Aurora.
-A lei non dispiacerà poi tanto:sta vivendo una serata di gloria…- ribattè l’altra.
Aurora sospirò.Magdalene cercò di rimediare:
-Aurora….se Alphonsine ha spiccato il volo è anche merito vostro…opera vostra!-
-Già…- ribattè quella,con amarezza.
La maestra di danza si morse le labbra;la sua ultima considerazione,più che confortare la pianista,sembrava intristirla ancora di più.
-Ditemi la verità…l’idea delle scarpette…di chi è stata? Vostra?-
-No,madame….è un’idea di Alphonsine…- disse quella con modestia-io le ho suggerito solo….- ma si fermò.
Madame Giry annuì col capo.Ma non aggiunse altro.Dopo un po’,Aurora le confidò:
-Madame…io non volevo esibirmi…ricordate?...E ancora è così:quando smetto di suonare e rimango là,senza potermi muovere…Sprofonderei volentieri!....però…-
-Però?-
-Però gli applausi…-
-Piacciono anche a voi? È questo che volete dirmi?...e perché non dovrebbero? Siete un’artista,Aurora…una grande artista…Certo ancora immatura,ancora vulnerabile per certi versi:ma la stoffa è innegabile,innata…-
-Non so….penso che illudo me stessa,ogni volta…e mi riprometto che sia l’ultima!-
Blanche rientrò,servì il tè e sedette di nuovo con loro.Un silenzio imbarazzato,calò.La dama volle romperlo:
-Cosa credete che accadrà,madame Giry…alla fine delle repliche?-
-Cosa intendete,Blanche?-
-…a proposito della scrittura…-
- …Ho sentito dire che monsieur Sindial ha già contattato il famoso coreografo *****,probabilmente vuole affidare a lui la direzione di un balletto stabile…-
-Ma…e voi madame? Non ci avete ripensato?...perchè non parlate con Sindial,lui….- proruppe con slancio Aurora.
-Lui?..cosa stavate per dire?...-domandò Magdalene,ma poi si affrettò a replicare-No,Aurora:non ci ho ripensato…domani stesso rientro a Cap d’antibes.. però,dopo quello che ho visto,avrei qualcosa da suggerire a monsieur Sindial…-
La pianista era curiosa di sapere cosa,ma preferì trattenersi.
-Avete appuntamento con lui?...-
-No,purtroppo…ma vi consegnerò una lettera,che vorrei che lui leggesse quanto prima… E adesso,amiche mie,se permettete…mi ritirerei:immagino siate stanche entrambe….soprattutto voi,Aurora…-
La maestra di danza stava già uscendo dalla stanza,quando l’ex allieva la trattenne:
-Madame Giry….e…se tornassi anch’io,con voi?-
Magdalene tornò sui suoi passi,l’abbracciò:
-E’ proprio quello che desiderate?...io non lo credo,Aurora…e comunque per ora dovrete rimanere fino alla conclusione delle repliche…poi mi direte:la mia casa è sempre aperta per voi,lo sapete:vi considero come una seconda figlia e vi ammiro,profondamente…-


Era ormai quasi giorno quando Alphonsine rientrò in albergo.Aurora riconobbe la sua inconfondibile risata,appena soffocata,sull’uscio della sua camera:chissà chi l’aveva riaccompagnata…
La pianista nascose la testa sotto il cuscino e tentò di riaddormentarsi:nel buio,per un attimo,i suoi occhi distinsero sul comodino un vasetto di vetro,lo stelo lungo ed elegante,il bocciolo profumato di una rosa…Fu solo un attimo,come sempre…Ma era un attimo che si ripeteva sempre più spesso…
-Non debbo illudermi…- si disse la giovanetta,rivolgendosi a se stessa,al suo giovane cuore che iniziava a palpitare in modo così deliziosamente eccitante…

-Buona notte…anzi buon giorno,madamoiselle…- disse Ilia,licenziandosi da Alphonsine.
-Non volete restare ancora un poco a farmi compagnia?- domandò questa,maliziosamente.
Ilia rise:
-Ho l’impressione che lo champagne vi faccia un cattivo effetto…-
-Forse avete ragione…mi sento proprio ubriaca- disse leisospirando,languida.
-So bene che ho ragione…lasciatemi andare,via…-
-Avete espletato il vostro dovere,Ilia? Vi siete assicurato che tornassi sana e salva a casa?...adesso,smettetela di fare da galoppino al vostro amato Sindial…- insistè lei,ammiccante.
Ilia conservò il suo sorriso,pur serrando leggermente le mascelle:
-Resterei volentieri…e poi? Quando i fumi dell’alcool diraderanno?non rimarrete delusa?-
Alphonsine fece spallucce:
-Non è l’alcool che mi ha ubriacato…è la felicità,è il successo…mi sento così piena di gioia che vorrei regalarne un po’ a qualcuno…-
Ilia scosse la testa,declinando definitivamente l’invito:
-Grazie….accetterò volentieri quando il regalo non sarà destinato a un ‘qualcuno’ generico… Buona notte,Alphonsine!- così dicendo le diede un bacio lieve sulla fronte e sparì nel corridoio.
La ballerina aveva davvero la testa annebbiata dall’eccitazione,dalla stanchezza,dallo champagne;faticò a capire esattamente cosa avesse voluto dire Ilia e finì per rinunciarci del tutto,entrando nella sua stanza.
Qui si liberò del soprabito,delle scarpe,piroettò a braccia spalancate fino a lasciarsi cadere sul letto esausta.
Stava già per abbandonarsi al sonno,quando qualcuno bussò alla porta.
Lei rise,convinta che fosse Ilia…
Andò ad aprire,ma prima esclamò:
-Ci avete già ripensato,monsieur ‘qualcuno’?...-
Quindi spalancò la porta:e si trovò davanti madame Giry!
Anche la sua bocca rimase spalancata per lo stupore:
-Madame?!?-
-Buon giorno,Alphonsine…non mi fai entrare?-
-C..certo…p..prego…-
Lasciò che Magdalene entrasse,poi richiuse la porta,appoggiandosi ad essa.
-..Non siete contenta di vedermi,Alphonsine?- le domandò la ex maestra.
La ballerina era sorpresa,stordita;andò finalmente incontro a madame e la abbracciò,un po’ meccanicamente:
-Quando siete arrivata?-
-Ieri sera…e sto partendo di già…Ma vi ho sentita rientrare e volevo salutare anche voi…-
Alphonsine bevve un bicchier d’acqua fresca.Poi si sedette sul letto e fece segno alla sua ospite di accomodarsi.
Questa si guardò intorno:tutti i ripiani e le sedie erano ingombri di abiti e paccottiglie varie.Finalmente si adattò sul bordo di una poltroncina,serrando tra le mani la borsetta da viaggio e l’ombrellino.
- Avete assistito allo spettacolo? Che ve ne è parso?-
- Siete state bravissime…tutte e due!-
La ballerina sbadigliò,stanca:
-Ah..sì,Aurora mi ha accompagnato molto bene…è bravina,davvero…peccato!...-
Madame Giry si irrigidì:
-Cosa intendete…?-
-Bè…avrete capito che ormai non ho più bisogno di lei…posso farcela anche da sola,ora! Ho avuto la mia consacrazione,ieri sera…Sapete che ho conosciuto già monsieur ******,che probabilmente sarà il futuro direttore del balletto stabile dell’Opera?...e mi ha salutato come una rivelazione,come l’etoile del suo balletto!-
Madame Giry aveva abbassato lo sguardo,distogliendolo dalla sua ex alunna. Quest’ultima balzò verso di lei,afferrandola per le braccia:
-Non dovete pensare che io sia una piccola ingrata,madame Giry…senza di voi non sarei mai arrivata a tanto!- disse,infervorata. –Ma…voi per prima vi siete tirata indietro quando si è trattato di accettare l’offerta di Sindial…Vi ho capita,vi capisco;ma io non mi tirerò,indietro…Se Sindial non accetterà di scritturare l’intero nostro balletto,io resterò comunque a Parigi.Parigi è mia,madame!-
Magdalene la guardò:che strano impasto di istintività e ambizione c’era in lei…se fosse davvero riuscita a liberare nella danza quella sua dirompente personalità,sarebbe davvero potuta diventare una ‘grande’…Ma la maestra era scettica,convinta che ancora Alphonsine non fosse del tutto in grado di volare da sola.
-Adesso devo lasciarvi,Alphonsine….sappiate che ho lasciato ad Aurora una lettera da consegnare a Monsieur Sindial…-
-Gli avete scritto? E cosa?...forse accettate la sua offerta?-
-No…- disse Magdalene,alzandosi e guadagnando la porta –E’ una nuova proposta che gli faccio….spero che leggerà la lettera prima della fine delle repliche….-
-Mah…Non potreste accennarmi?...-
-Arrivederci,Alphonsine…e complimenti ancora!complimenti vivissimi!- disse la Giry,fermandosi un momento sulla soglia,per poi chiudersela seccamente alle spalle.
Alphonsine rinunciò a seguirla,ricadendo stanca sul letto.Ma il sonno ristoratore tanto auspicato sopraggiunse molto tardi…


Sindial si ritirava finalmente nel suo studio.Era stato terribilmente opprimente per lui trascorrere quella forzata mezz’ora nel foyer,durante il ricevimento.Salutare dame e damerini,sottoporsi alla loro morbosa curiosità,raccogliere stralci di discussione e intervenire in piccole chiacchiere che con l’arte e la bellezza non avevano niente a che fare.
C’era voluta tutta la diplomazia e la delicatezza di Ilia,perché quei momenti passassero senza che la sua caratteriale arroganza,il suo feroce sarcasmo esplodessero contro qualcuno dei privilegiati invitati alla festa.
Poi sulle scale aveva fatto la sua comparsa Alphonsine,raccogliendo su di sé tutte le attenzioni;l’impresario aveva tirato un sospiro di sollievo.Ora forse avrebbe potuto ritirarsi inosservato.Ma Ilia col gesto e con lo sguardo,gli ricordò che doveva prima congratularsi con la giovane etoile…
Le si era avvicinato,dunque:intorno a lui gli ammiratori avevano fatto rispettosamente ala,mentre la ballerina,occhieggiandolo con una espressione trionfale negli occhi,fingeva di non accorgersi della sua vicinanza.
-E’ stato un vero piacere madamoiselle ammirarla stasera…- le disse,ignorando la sua indifferenza.La sua voce creò il silenzio intorno a sé.
Alphonsine fu costretta a voltarsi;gli porse la mano perché lei la baciasse,ma lui si limitò a inchinarsi appena,con una freddezza quasi palpabile.
-Oh…monsieur Sindial…il nostro immaginifico impresario…- disse lei,posando già a diva,pronta a concedergli il beneficio della sua attenzione.
Ma lui non si trattenne un minuto di più,lasciandola senza parole.
- …Semonov,prendete pure il mio ruolo e fate da Anfitrione ai nostri ospiti…- disse,scambiandosi di posto elegantemente con il suo segretario e dileguando tra la folla senza difficoltà.
Aveva attraversato il teatro,ormai vuoto e buio.Poi aveva raggiunto l’ala abitabile dell’edificio e si era finalmente chiuso la porta del suo studio alle spalle.
Era stanco,stanco,ma tutto sommato soddisfatto.
Si liberò della giacca,poi entrò nel suo appartamento.Guardò il suo letto:forse quella notte sarebbe riuscito persino a dormire…
Non si sfilò la maschera,ma si gettò semivestito tra i cuscini,riversando la testa all’indietro,con gli occhi chiusi.
Per un attimo,gli sembrò di potersi abbandonare del tutto;sentì la mente rilassarsi,lasciarsi andare,le idee confondersi in quel dolce nulla che è il sonno degli uomini…
Fu solo un attimo:il dolce nulla si rimaterializzò subito in immagini atroci della sua vita passata,dove la ferocia,l’orrore,l’abiezione rincorrevano l’assurdo sogno di suscitare un sentimento d’amore irrealizzabile…
Si rivoltò nel letto,prono,la faccia nascosta tra i cuscini.Tentò di dormire così,un sonno di incubi e ricordi.Poi sollevò bruscamente il capo,ribellandosi a quella tortura;rinunciò al riposo,si alzò e si mise a lavoro,alla sua scrivania.
Fu solo quando ebbe terminato la sua fatica notturna,che l’alba avanzando lo trovò finalmente assopito.





Ilia si svegliò che era tarda mattinata,forse oltre mezzogiorno.
Si alzò dal suo letto e aprì il balcone,che dava direttamente sulla Senna.Si affacciò,stiracchiandosi e allargò lo sguardo sul panorama:Parigi sembrava una languida dama assopita…
Chiamò perché gli servissero la colazione( o il pranzo) e si fece portare i giornali.Quindi comodamente seduto al sole,cominciò a sfogliarli,curioso di sapere cosa era stato scritto sulla serata dell’inaugurazione.
Le critiche erano tutte lusinghiere,molte addirittura entusiaste:si celebrava la ritrovata bellezza del teatro,l’accoglienza elegante,il gusto;si apprezzava l’allestimento del Mefistofele,con particolare riguardo al protagonista Faust e alla virtuosa soprano che aveva interpretato il ruolo di Margherita,la solita talentosa italiana dal nome altisonante…
E lodi infinite ricadevano infine sull’esibizione di Alphonsine e Aurora:di quest’ultima tutti avevano notato la naturalezza dell’esecuzione,perfetta,senza eccessi o sbavature,ma al tempo stesso generosa e appassionata;di Alphonsine?...bellezza,grazia,talento…i complimenti si sprecavano.E già era salutata come la rivelazione di quella stagione musicale.
Abili nel creare attenzione e suspence,i giornalisti avevano poi accennato alla misteriosa figura di monsieur Sindial:un uomo dalla personalità affascinante,ma sfuggente e schivo,quasi inafferrabile.Addirittura qualcuno aveva tentato di ricostruirne la biografia:russo di nascita,grande scenografo,fedelissimo dello zar,combattente….La maschera che portava nascondeva le terribili ferite riportate in un duello…combattuto per difendere l’onore di una dama…
-La stampa….che grande manipolatrice..- pensò il giovanotto,domandandosi cosa ne avrebbe pensato l’interessato,di tutto quel romanzo imbastito su di lui.
Ilia sorrideva ancora,col capo all’indietro,baciato dal caldo sole del pomeriggio.Poi sollevò la testa e guardò verso il proprio taccuino,domandandosi chissà Sindial cosa avrebbe pensato del suo,di romanzo…
Il cameriere bussò discreto e servì la colazione.Ilia iniziò a divorarla,piuttosto affamato e ansioso di rimettersi all’opera.

‘Separazione.


Una mattina,Sindial sembrò volersi congedare.
Mi venne incontro,col viso di chi sta per partire.Era venuto il tempo.
-Ilia Semonov…credo che le nostre strade stiano separandosi…-
-Dove andrete ora?- mi venne istintivo chiedergli.
Lui guardò lontano,ma non rispose. Mi tese la mano.Gli chiesi allora se potevo accompagnarlo per un tratto,assicurandomi che trovasse la via giusta.
Camminammo insieme in silenzio,poi cominciai a dire:
-Non mi tratterrò a lungo nemmeno io:sto solo aspettando per formalizzare la cessione della casa a mia sorella…poi andrò via…-
-Tornerete a San Pietroburgo?-
-Credo di si…sto ancora aspettando l’occasione....Credevo di averla trovata,ma poi…Chissà se mi riprenderanno,al Malinskjy?-
-Di cosa vi occupavate?- mi domandò.
Feci spallucce:
-Niente di artistico…ero un fattorino…ma l’ambiente del teatro mi forniva una galleria incredibile di personaggi…-
Lui mi scrutò,acutamente.Poi,come se avesse intuito,disse:
-Oh…i vostri appunti…Volete diventare scrittore?-
Arrossii,domandandomi come avesse capito,e se avesse letto tra le mie carte,in quei giorni che era stato mio ospite.Come sempre,mi anticipò:
-Dalla nave,ricordo che avevo fatto caso alla vostra frenetica scrittura…-
Trovai il coraggio,gli proposi:
-Se mi aspettaste…potremmo ripartire insieme…magari al teatro non mi vorranno,ma un musicista come voi…..-
Il suo volto cambiò espressione,divenne stranamente gelido,scostante.
-Dimenticate di avermi sentito suonare…dimenticate che sono un musicista:io non lo sono più…-
-Ma…avete un dono prezioso,perché..?-
Non volle rispondermi.Ripensai alle note che il suo tocco aveva saputo trarre da quel mio povero violino;mi venne in mente la leggenda del cigno,che schiude il suo splendido unico canto,solo un attimo prima di morire.
Lui aveva deciso di seppellire la musica che aveva dentro di sé:perché?
Uno stormo di cigni neri si levò in volo davanti a noi.Eravamo arrivati sul ciglio della strada maestra.
-Cosa farete,allora?...per vivere,dico…-
Lui rise,senza allegria.
-Avevo trovato un’ottima occupazione,Semonov…e per colpa vostra ho dovuto rinunciarvi…-mi rinfacciò,sarcastico.
Io rimasi serio,e lo fissai:
-Non tornerete là,vero?-
Lui incrociò il mio sguardo:non so cosa vi lesse,forse la mia ammirazione,la profferta della mia amicizia…Certo sul viso,negli occhi mi sembrò di veder brillare un calore nuovo,quando mi rispose.
-No…non tornerò.-
Gli sorrisi,gli porsi la mano,stringendo la sua destra con vigore.
-Allora…addio,monsieur Sindial…-
Mi stupì ancora,allontanandosi:
-Arrivederci,Ilia Semonov…’


Aurora e Alphonsine stavano desinando nel grazioso giardino dell’albergo.Quel giorno avevano deciso che lo avrebbero passato a riposare,perdendo piacevolmente il tempo.
Blanche stava consultando i quotidiani e di tanto in tanto si fermava a leggere loro ad alta voce qualche commento più originale sullo spettacolo della sera precedente.
-Sono sicura che Sindial vorrà scritturare tutto il balletto…- disse,col suo cuore generoso la dama.
-Io non credo,madame Blanche….-
-Perché no?- chiese Aurora.
-E’ un uomo troppo presuntuoso… e non ammetterà mai di aver sbagliato…-
-Bè…in ogni caso ho da consegnargli la lettera della Giry…-
-Ah si..me ne ha parlato…Tu sai,vero,cosa gli propone?- disse Alphonsine,con falsa superiorità.
-No…non ha voluto dirmelo…Non riesco a immaginarlo davvero?-
Alphonsine rise,enigmatica.
-Sembra che invece tu lo sappia…è così?-
-Aurora,non prendertela….sono più grande di te,più affidabile…è chiaro che Magdalene si confidi con me,no?-
-Già…- ammise Aurora,piuttosto delusa.
-Buon giorno,madame Levigny….madamoiselles…- la voce di Ilia interruppe la discussione. Il giovanotto salutò con un inchino la dama e poi sedette al tavolino tra le due artiste:
-Allora,vi state godendo il meritato riposo?-
- Si…- disse Alphonsine,spiccando un acino d’uva con le mani e addentandolo con voluttà.
-Ne sono lieto….e lo sarei di più,se accettaste un invito,per il pomeriggio….-
-Un invito? Dove?-
Semonov si rivolse alla pianista:
-Madamoiselle Aurora?-
-Si…ditemi di che si tratta…-disse lei,con un sorriso.
-Una passeggiata in campagna… andiamo a visitare delle scuderie…e se volete,si può anche andare a cavallo:voi sapete montare,madamoiselle Alphonsine? – chiese poi a quest’ultima.
E Alphonsine vide-Meglio di una amazone…una sfida,monsieur Semonov?-
-No…vorrà dire che mi darete lezione…- rise lui – Ora preparatevi:Sindial ed io passeremo a prendervi tra mezz’ora…-
Aurora stava già per declinare l’invito,ma si trattenne,sentendo che ci sarebbe stato anche l’impresario.
-Oh..ci sarà anche lui? –commentò invece di malumore Alphonsine – addio divertimento!-



-Blanche,ma…non siete ancora pronta?-
Aurora attendeva sulla soglia della porta in comune,piuttosto ansiosa.
-Aurora cara…ma non credevo di dover venire anch’io…veramente se ricordi oggi pomeriggio avevo appuntamento per il tè con madame *****-
Rispose l’altra dall’interno.
In quella Alphonsine bussò:aveva indossato uno splendido completo da amazzone,con tanto di cappellino e frustino,che ancora una volta esaltava il suo personale procace:
-Pronta Aurora?-
-Si…aspetta..Blanche?-
La anziana dama comparve sulla porta della sua stanza:
-Ditemi Aurora…-
-Potete prendermi la lettera di madame Giry?...ne approfitto per consegnarla subito a Monsieur Sindial….-
Alphonsine seguì con gli occhi Blanche avvicinarsi a uno scrittoio,sul cui ripiano era poggiata la busta vergata dalla ex maestra.
-Non mi sembra una buona idea,Aurora…Non credete anche voi,madame Blanche?- intervenne,fermando quest’ultima.
-Bè…forse Alphonsine ha ragione…andate a fare una passeggiata…è stato un invito amichevole,che esula dal lavoro…- convenne la dama.
Aurora le assecondò:
-Forse avete ragione….allora ricordatemene domani,madame…non più tardi!-
Alphonsine ebbe una espressione soddisfatta;con entusiasmo offrì il suo braccio ad Aurora e la condusse nella hall dell’albergo.Alla reception,qualcuno le avvertì che erano attese sulla strada:uscirono e Alphonsine vide Ilia appoggiato a una magnifica carrozza scoperta,che –come le ebbe notate sulle scale- avvertì qualcuno(sicuramente Sindial) che stavano arrivando.Poi andò loro incontro.
Anche l’impresario smontò dalla carrozza,per aiutare le due ospiti a prendervi posto più agevolmente.
-Buon pomeriggio,madamoiselles- disse,inchinandosi appena a salutarle,poi porse la mano ad Alphonsine per prima,aggiungendo –Una splendida mise,mi compiaccio…-
-Grazie,monsieur Sindial…- rispose quella sorpresa e lusingata.
-Buon pomeriggio Aurora…- disse poi l’uomo,rivolgendosi a quest’ultima,sorreggendola con attenta sollecitudine.
Anche i due uomini presero poi posto sul landò,che partì velocemente allo schioccare della frusta del cocchiere.
L’aria era fresca,ma gradevole in quel pomeriggio di fine ottobre.Il sole ancora caldo,nel primo pomeriggio,addolciva la sferzata del vento,che diveniva una piacevole carezza sui volti delle due giovanette,i cui capelli ondeggiavano incorniciandone capricciosamente i volti.
Ilia e Alphonsine chiacchieravano amabilmente del tempo e della destinazione di quella loro passeggiata.
-Monsieur Sindial vuole acquistare un cavallo…e sta cercando di convincere anche me…ma io non sono un gran galoppatore…-
-No?- domandò maliziosa la ballerina – Non si direbbe…dal primo giorno che vi ho visto mi avete fatto un’impressione esattamente differente…-
I due risero,complici.
Aurora aveva gli occhi bassi,e giocherellava con le trine di un ombrellino da passeggio che aveva portato con sé.
-Che cavallo vi piacerebbe?-domandò,rivolgendosi a Sindial.
-I migliori sono i cavalli andalusi o gli arabi….sono belli,superbi….difficili da domare…- le rispose.
-Scusatemi…non me ne intendo troppo….forse mi riferivo al mantello..come vi piacerebbe?
-E’ una osservazione piuttosto femminile…a voi come piacerebbe?- interloquì Ilia.
-In tinta con l’abito,no?- ribattè spiritosa Alphonsine.-Per voi,Ilia…verde sarebbe perfetto… mentre per monsieur Sindial…grigio,come la sua maschera!- e rise di nuovo,garrula.
Aurora,sempre giocherellando con l’ombrellino,non seppe controllare la stizza che quella battuta le provocava,tanto da deformarne leggermente una delle delicate stecche;poi voltò il capo dall’altro lato,indispettita,pentendosi di aver accettato quell’invito dove cominciava a sentirsi assolutamente fuori posto.
-Voi non avete risposto,Aurora…- la incoraggiò Sindial,chinandosi appena verso di lei.
-Mi piacciono molto quei cavalli che hanno una macchia sul muso o a volte una sorta di stella sulla fronte…è come se avessero un marchio divino,non so…Forse è una sciocchezza...ma quand’ero bambina ero convinta che un cavallo stellato potesse vincere qualsiasi gara…-
-Se ne dicono tante,di sciocchezze…- commentò Ilia –Se anche lo fosse,Aurora,quando a parlare è una fanciulla graziosa come voi…o come la nostra Alphonsine…si finisce per perdonarvi anche le sciocchezze…-
Al richiamo del vetturino,i cavalli frenarono la loro corsa e finalmente la carrozza si arrestò.
Alphonsine comprese che l’ultima battuta di Ilia era in realtà rivolta proprio a lei;avrebbe voluto ribattere con qualche acuta spiritosaggine,ma non ce ne fu il tempo.Uno alla volta gli occupanti della carrozza smontarono.
-Madamoiselle Alphonsine…se desiderate montare a cavallo,lo stalliere vi accompagnerà…- disse Sindial,indicandole un garzone che era corso loro incontro.
-Grazie…ma…nessuno si unisce a me?-
-Tra poco la raggiungerà Ilia…- rispose ancora l’impresario,col suo solito tono deciso.
Il giovanotto sospirò,ma annuì.
-Venite,Aurora…-disse poi,porgendo il braccio a quest’ultima.
-Dove andiamo,monsieur?- gli domandò lei,leggermente intimorita.
Lui non rispose:entrarono tutti insieme nelle scuderie e,mentre Alphonsine sceglieva una splendida giumenta dalla criniera dorata per la sua passeggiata,Ilia e Sindial adocchiavano un paio di destrieri dall’aspetto superbo.
L’allevatore si avvicinò,orgoglioso:
-Belli,vero?....sono nati insieme,da quella cavalla laggiù…che forse oggi ne partorirà un altro…il suo ultimo…..-
Come chiamato in causa,l’animale emise un nitrito lungo,sofferto:iniziavano i dolori del parto.
Sussultando per la sorpresa,Aurora si strinse al braccio di Sindial,che la rassicurò:
-Non abbiate paura….Datemi la mano,ora….e carezzate per me questo cavallo:è nero,lucido,le zampe però sono bianche e sulla fronte ha una stella bianca….-
La pianista tese la sua mano:il mantello del cavallo era serico,asciutto,sano.Ne ebbe una sensazione esaltante.Si volse sorridendo a Sindial:
-E’ il vostro?-
-Ilia,giudicate voi:quale preferite?-
-Sono belli entrambi…ma nessuno dei due fa per me,monsieur Sindial…io preferisco quello laggiù…- così dicendo indicò un forte cavallo ungherese,grosso,piantato in terra,poderoso,ma dall’aspetto mansueto e rassicurante.
-Vada per quello…-annuì sogghignando Sindial -ma spicciatevi a montarlo….altrimenti non raggiungerete mai la bella amazzone…-
-Se desiderate cavalcare anche voi,monsieur andate pure… io vi aspetterò fuori...c’era un’aria così bella…-
-Fuori? E dove?-
-…magari in carrozza…-
-Non dite sciocchezze… Antoine!-
-Si,monsieur…-
-…preparate un calesse..-
Aurora era stupita.
-Verrete con me,madamoiselle…-
Montarono insieme su un esile carrozzino da corsa,al quale era stato aggiogato lo splendido andaluso scelto da Sindial;questi afferrò saldamente le redini e spronò l’animale al piccolo trotto.
-Va tutto bene?- domandò l’uomo alla giovane,che era rimasta in silenzio fino ad allora.
-Si…stavo pensando…una delle ultime estati che trascorsi con la mia famiglia andammo in campagna…e nell’aria c’era un odore simile a quello che avverto…-
-Si…probabilmente perché qui fanno due raccolti…era l’odore del fieno ammassato in covoni,sui campi,dopo la messe…-
-Già…ora ricordo…Ero poco più che una bambina…passavamo tutto il tempo a giocare a nascondino,sapete?-
-A nascondino?- chiese lui.
-Si…ogni bambino ci ha giocato,almeno una volta…- generalizzò lei.
-Capisco…bisogna essere stati bambini,per conoscerlo…- ribattè lui,con una intensa sfumatura di amarezza nella voce.
Aurora aveva colto perfettamente il cambiamento di tono del suo interlocutore;ne aveva provato un’ ingiustificata dolorosa fitta,ma non aveva trovato nessuna parola per rimediarvi.
Fu lui a interrompere di nuovo il silenzio.
-E in che cosa consiste questo gioco?-
Aurora prese fiato e spiegò:
-Bisogna essere almeno in tre…meglio se di più:uno deve contare a occhi chiusi,col viso coperto contro un albero…e gli altri vanno a nascondersi…lui deve trovarli,ma…-
-Ho capito….-la interruppe lui – continuate il vostro racconto…ora…-
-Ah,si…bè..non ho molto da aggiungere,salvo che spesso io cercando il nascondiglio più difficile,finivo per allontanarmi…perdendomi in mille fantasticherie…Il gioco finiva ed io non avevo giocato per nulla….-
-Una volta scoprii per caso una villa semi abbandonata,dietro un grande cancello….e cominciai a sognare,sapete…quei sogni che fanno tutti…- Aurora si morse le labbra,non voleva ferirlo di nuovo –che fanno le ragazzine,credo…-
Lui le domandò,con un tono che era insieme dolce e distaccato,come di chi appartenesse a un’altra vita:
-Ditemi….che sogni fanno le ragazzine?-
Aurora era incerta se rispondergli,poi come parlando a se stessa,rievocò quelle fantasie passate:
-Immaginai che quella fosse la mia casa…immaginai di essere cresciuta,una famosa ballerina…o una pittrice…o..-
-O?...-
-O la moglie di un famoso musicista…Mi vedevo entrare nel viale con la mia carrozza dorata…la servitù che mi accoglieva… -la pianista rise,anche lei con amarezza.
Il cavallo ebbe uno scarto improvviso.Aurora si afferrò al braccio dell’uomo,che riuscì tuttavia a dominare la situazione.
-Fermiamoci un po’…volete?- le domandò
-Si…grazie… E’ da quella parte il campo,vero?- chiese lei,seguendo l’aroma di fieno tagliato.
-Si…ma c’è una discesa un po’ scoscesa,per raggiungerlo…permettete…- così dicendo la precedette,poi afferrata per la vita la sollevò,depositandola dove il terreno era più agevole.
In quel momento fu come se la vedesse in una luce nuova,come se un velo si fosse squarciato davanti ai suoi occhi e fosse apparsa lei,col suo leggiadro abito celeste,i capelli scuri raccolti sulla nuca,ma delicatamente spettinati dal vento,le mani affusolate poggiate sul manico dell’ombrellino,celeste anch’esso sullo sfondo giallo oro del maggese.
Per un attimo il fiato gli mancò,avvertì insieme desiderio e dolore;e la consapevolezza di un nuovo baratro che poteva aprirglisi davanti.
-Aspettate qui…manderò Ilia a prendervi,tra poco..- le disse,improvvisamente brusco.
Poi montò sul calesse e spronò il cavallo al galoppo,cercando nell’ebbrezza della corsa di annullare ogni emozione invano tenuta sopita.




Montato sul suo mansueto baio ungherese,Ilia intanto si addentrava nel viale che attraversava la radura,senza una meta precisa.A un tratto gli venne incontro Alphonsine,di ritorno da una galoppata in solitario.
-Allora…vi ho aspettato…ma non arrivavate mai!- lo rimproverò.
-Scusatemi,ma vi avevo avvertito che non sono un gran cavaliere…mi godevo la passeggiata..ripensando alla mia terra…C’è qualcosa qui che mi ricorda la mia casa…-
-Siete nato in campagna?-
-Nato e vissuto…una campagna molto povera,ma…l’ho nel cuore…- le confessò,indicando il petto con la mano.
Stranamente assorta,Alphonsine assentì:
-Nella casa dove si è nati…rimane sempre un po’ del nostro cuore…Anch’io sono nata in campagna…-
-Davvero?...-
-Si,ma la mia famiglia è cittadina:eravamo là per sfuggire a un contagio,credo…e ci siamo rimasti fino a che non ho compiuto cinque anni…Io non vedevo l’ora di venire in città!-Alphonsine parlava di sé,per la prima volta-Solo che in Francia l’unica vera ‘città’ è Parigi…le altre sono così provinciali!-
Ilia l’aveva ascoltata attento;ora che il suo tono era tornato quello di sempre,distolse lo sguardo,osservando la strada.
-Ma anche voi,Ilia..non siete rimasto in campagna…come mai?-
Il giovane sollevò il capo,piacevolmente sorpreso dal tono nuovamente amichevole assunto dalla ballerina.Stava per risponderle,quando alle loro spalle si avvertì un violento tramestio.Si volsero insieme e videro sopraggiungere a velocità spaventosa il calesse di Sindial.
Alphonsine impallidì;Ilia trasse indietro il cavallo suo e quello della fanciulla,ma sapeva che se Sindial non avesse trattenuto in tempo il suo destriero,l’urto sarebbe stato inevitabile.Aveva le sopracciglia aggrottate,visibilmente preoccupato.
Alphonsine invece era terrorizzata:
-Quel pazzo ci verrà addosso!- gridò.
Ma l’uomo all’ultimo momento tirò con forza le redini,costringendo il cavallo a impennare e fermarsi.
-Monsieur Sindial!- esclamò Ilia
-Semonov,rientrate voi con le nostre ospiti…io vi precedo!- il tono era quello autoritario e arrogante dei momenti peggiori.
-Dov’è madamoiselle Aurora?- domandò Ilia,senza fare commenti.
-E’ laggiù…nel campo….- Sindial era meno sprezzante,ora. –Andate a prenderla,Semonov…-
Alphonsine volle interloquire:
-L’avete lasciata da sola?in un campo di grano?...ma siete…-
L’impresario li aveva superati e ora,ripresa la sua corsa frenetica,era già lontano da loro.
-Venite Alphonsine…andiamo da Aurora…-
-Andate voi…io ho bisogno di smontare da cavallo e bere un sorso d’acqua…-
Così Semonov raggiunse la pianista.Era ancora ferma,appoggiata al suo ombrellino,visibilmente a disagio.
-madamoiselle?...- la chiamò il giovanotto,smontato da cavallo. –Sto arrivando..-
-Ah,monsieur Semonov….cominciavo a disperare…-
Lui le prese la mano,offrendole il braccio.Poi,preso il suo cavallo per le redini,rientrò a piedi con lei.
-Monsieur Sindial si è ricordato improvvisamente di un impegno che aveva preso questo pomeriggio…si è scusato per…-
-Vi prego,Ilia…non è necessario…- lo interruppe Aurora.
Semonov sospirò.

Sindial intanto era rientrato a teatro.Senza fermarsi era salito nel suo studio:era entrato,sbattendo con rabbia la porta alle sue spalle.Con un gesto violento si era liberato della maschera,mandandola a cadere sul pavimentoAveva battuto i pugni sulla scrivania,scuotendo la testa.
A poco a poco,respirando intensamente,aveva recuperato una calma apparente,poi i suoi occhi si erano poggiati sul lavoro che aveva svolto quella notte.
Lo aveva afferrato tra le mani e stava per infierirvi,quando bussando appena,Ilia entrò nello studio.
-Sindial? State bene?- disse,sollecito e preoccupato.Aveva notato la maschera per terra e,chinatosi,l’aveva raccolta in silenzio.
Parlando quasi con sé stesso,l’impresario rispose:
-Avete mai tenuto tra le braccia un fascio di luce,Ilia Semonov?un ruscello?...una brezza marina?-
Non aspettò la risposta,proseguì:
-…io sì:è una sensazione di morte e rinascita…-
Credendo di aver capito a cosa si riferisse,Ilia rispose:
-Allora perché siete fuggito via?-
-Sfortunatamente mi sono ricordato di un dettaglio trascurabile- così dicendo alzò il viso,mostrandogli con aria di sfida il profilo sfigurato-…il mio lato ‘peggiore’ Ilia…Orchi e principesse,nelle favole,non vanno d’accordo…-
Semonov tacque.Scosse la testa,riflettendo,poi ribattè:
-nelle favole…ma questa è vita,Sindial:non ci sono creature fatate,ma un uomo…e una donna..e poi madamoiselle Aurora…-
Prima che completasse la frase,l’altro lo interruppe,aggressivo:
-E’ cieca?...certo!...non può vedermi! E non sarebbe ancora più immorale, …ingannarla…?-
Il russo non si lasciò intimorire,ma riprese:
-Aurora vede oltre l’apparenza,è in grado di apprezzare molto altro… e io credo che vi apprezzi,profondamente…-soggiunse.
-Ah,tacete,Semonov!-
Il segretario si era avvicinato alla scrivania,e vedendo il lavoro che Sindial stava per distruggere,domandò:
-Questo era per lei?-
-Si- fu la risposta,appena avvertibile.
-Rimarrebbe molto ferita,sapendo che lo avete distrutto…-
Sindial si voltò verso di lui,afferrandolo per la giacca:
-Per dio,Ilia… Volete proprio sfidare la mia ira? Perché dovrebbe importarmi se rimane o meno ferita?-
Rimanendo calmo,nonostante l’aggressione,quello rispose:
-Forse dovreste farvela da solo,questa domanda…-
Sindial lo aveva già lasciato andare,con falso disprezzo:
-Se non trovaste risposta,allora sareste libero di continuare…ma se,come credo,la trovaste…-Ilia gli stava restituendo la maschera.
L’uomo la prese,la osservò,come la propria immagine riflessa;quindi con un tono dolente,confidò:
-Ho già visto l’orrore negli occhi di una persona che amavo…-
Ilia gli chiese,sollecito:
-Solo l’orrore?-
Sindial sospirò,ammettendo:
-…anche pietà…- Poi sollevò lo sguardo e incrociò quello dell’amico:negli occhi di Ilia non c’era pietà né orrore.C’era amicizia,c’era affetto fraterno.
Sindial scosse la testa,incredulo. Si rimise la maschera.Rientrò in sé,del tutto:ritornò ad essere il padrone dell’Opera..
-Ho bisogno che facciate una cosa per me,Semonov!- disse,con tono perentorio,ma senza arroganza.


Blanche,Aurora e Alphonsine erano giunte in teatro per la prova,prima dello spettacolo.Venne loro incontro Ilia,sorridente,come sempre;come sempre impegnato a sanare le fratture.
-Bentornate madamoiselles…ho alcune notizie per voi…-
Alphonsine era già sulla difensiva:
-Notizie?...che genere di notizie?...-
-Diciamo….aggiornamenti sullo spettacolo di stasera…intanto permettetemi di introdurvi nei vostri nuovi camerini…Monsieur Sindial ha ritenuto opportuno che ciascuna di voi due avesse il suo…Sono qui,venite!-
Alphonsine scambiò con Blanche uno sguardo interrogativo;la dama era tutto sommato adattabile alla novità,ma la ballerina aveva un’espressione agguerrita.
-Bene…vediamoli…spero non siano due sgabuzzini!-
Si trattava invece di due camerini confortevoli e ospitali,attigui tra loro,leggermente più piccoli di quello che avevano occupato insieme la sera prima.
Alphonsine si guardò intorno con sussieguo:osservò se c’era polvere sulla cornice del suo specchio,finse di controllare che ci fosse spazio sufficiente,infine sembrò degnarsi di accettare la novità.
-Vada per i due camerini,allora… Ma l’altra notizia,l’aggiornamento sullo spettacolo?-
Aurora era entrata intanto nel suo,aveva poggiato il cappellino e il parasole su un ripiano indicatole da Blanche e,con l’aiuto di questa,si era seduta davanti allo specchio.Le sue mani avevano riconosciuto tra le suppellettili già ordinatamente disposte davanti a lei una spazzola;un po’ stancamente,aveva cominciato a passarsela sui capelli.Ma era un gesto svogliato,insensato.Depose in fretta la spazzola,fece per alzarsi;la sua destra toccò qualcosa di estraneo alla toletta:uno spartito?
Si,uno spartito.Eine kleine nachtmusik…e nel suo interno delle illustrazioni a rilievo:una sera d’estate,in campagna,un falò,una coppia di contadini che danzava spensierata…
Aurora trattenne il respiro,emozionata.Ma richiuse bruscamente il nuovo,inaspettato omaggio,sentendo sopraggiungere Alphonsine,che alzava indignata la voce contro Ilia:
-Che significa che ci esibiremo per prime? E perché?...ma il vostro signor Sindial non sa dircele direttamente le cose? Ha forse paura?....Ma adesso mi sentirà!
Aurora!...vieni con me!-
Era un fiume in piena,la ballerina.Incontrollabile.Si era avvicinata alla compagna e,presala per un braccio,voleva trascinarla con sé a discutere con l’impresario.
Aurora ebbe un moto di ribellione:
-ma cosa fai?...lasciami!-
-Andiamo a parlare col signor Maschera d’argento!...o magari tu pensi di accettare tutti i suoi capricci senza reagire…?-
Così dicendo aveva ripreso a camminare sospingendo anche Aurora nel corridoio.Gli artisti impegnati nel Mephisto,gli orchestrali spuntavano dai camerini incuriositi;un brusio divertito e curioso cominciò a diffondersi in tutto il backstage.Brusio che improvvisamente calò,non appena Sindial fece la sua apparizione tra le quinte.
Mentre uno dopo l’altro ciascuno tornava al suo camerino,Alphonsine lo affrontò con irruenza:
-Eccovi qua,monsieur…cercavamo proprio voi!-
-Che succede,madamoiselle? Mi pare di avvertire un sensibile disappunto nella vostra voce…- le rispose,ironico.
-Già…non ho gradito le novità,monsieur…Che significa che dobbiamo andare in scena per prime,stasera!-
-Esattamente questo:andrete in scena per prime..- rispose lui,autoritario.
-E per quale motivo,di grazia?- domandò con altrettanta ironia nel tono la ballerina.
-E’ una alternanza già prevista…-ribattè lui,con gelida calma-La vostra esibizione aprirà la serata:mi sembra di ricordare che ieri sera vi siete lamentata,per essere dovuta andare in scena dopo l’opera…o sbaglio?Non avete le idee molto chiare,madamoiselle Alphonsine!-
La ballerina si morse le labbra.Sembrò improvvisamente confusa.
-Aurora…digli qualcosa anche tu!-disse tra i denti- Ti ha piantato in mezzo al campo…e ora pretende di gettarci allo sbaraglio…come pare a lui!-
-Smettila Alphonsine…-ribattè quella,a bassa voce- ti stai rendendo ridicola…- Poi alzò la voce e si rivolse all’impresario:
-Non è possibile discuterne,monsieur Sindial?-
L’uomo si sentì un po’ spiazzato.Assunse un atteggiamento più disponibile e riuscì a dire:
-…Certo…-
Aurora col gesto li invitò a ritirarsi in uno dei camerini.Entrarono tutti nel suo,dove li aspettava Blanche e li raggiunse Ilia.
-Dite pure,madamoiselle Aurora…- esordì stranamente disponibile l’impresario.
-Mi domandavo per quale motivo ci comunicate le vostre decisioni sempre all’ultimo momento…e non ritenete mai opportuno consultarci…-domandò la pianista.
-Non amo discutere…ritengo che perché tutto funzioni a dovere vi debba essere una direzione unica…-ammise lui.
Ilia intervenne:
-Monsieur Sindial non pensava di mancarvi di rispetto…anzi:si augurava di potervi poi avere ospiti nel suo palco,per godervi il seguito della serata…-
-Bene…personalmente non trovo difficoltà ad adattarmi…-concluse Aurora. –Alphonsine?-
La ballerina volgeva le spalle a tutti,battendo nervosamente il piedino per terra.Uscire per ultima le era piaciuto molto…aveva significato raccogliere l’omaggio più caloroso del pubblico.Però…aprire la serata? E poi trascorrere il seguito nel palco…
-E sia…- disse – vado a prepararmi!- e uscì superba dalla stanza.
Ilia trasse un sospiro di sollievo e scambiò un’occhiata eloquente con Sindial.
-Bene…- disse questi –vi lasciamo anche noi…-
-Un momento,monsieur Sindial…- lo fermò Aurora.
Semonov guardò Blanche,che, in dubbio se restare o allontanarsi,si fingeva affaccendata nel guardaroba.Il giovanotto si allontanò,discretamente.
-Aurora cara,credo di aver lasciato la borsa nell’altro camerino…permettimi…-disse la dama.
Erano rimasti soli,l’uno davanti all’altra.
Aurora allungò la mano e prese lo spartito,sfogliandolo.
-Debbo di nuovo ringraziarvi…-
Lui taceva.
-…ma credevo foste in collera con me…-
Stupito,le domandò:
-In collera?...-
-Bè…dal modo con cui mi avete lasciato…Io non so cosa pensare,monsieur…-
Sindial sospirò,fissandola.
-Mi avete lasciata così…improvvisamente..credevo di aver detto qualcosa di…-
-No,Aurora…non è come pensate…- la voce di Sindial era appena spezzata.
-Ma perché allora?-
- …perché eravate …troppo bella…-
Lei rimase senza parole.
-Mi prendete in giro,monsieur?-
-…affatto…Non credete di essere bella,madamoiselle? Ora che arrossite lo siete ancora di più…-
Aurora era confusa,emozionata.
-(Sapete da quanto tempo non vedo la mia immagine?- pensò con amarezza-...l’ultimo ricordo che ho è di una ragazzina magra,in una divisa un po’ informe…)-
Lui colse il velo di tristezza sul suo viso,le prese le mani tra le sue:
-Suonerete magnificamente,anche stasera…e poi vi aspetterò,nel mio palco…-
Quindi andò via;ma di nuovo le aveva lasciato tra le mani un bocciolo di rosa.


Quando Magdalene Giry rientrò finalmente a casa,nessuno le venne incontro,nella grande villa sul mare,se non il fedele maggiordomo,al quale la donna affidò i suoi pochi bagagli con un sorriso riconoscente.
-Dove sono le signorine,Georges?- gli domandò poi.
-Sono tutte nello studio,madame…Oggi,sapete,è la festa del patrono e le lezioni sono sospese…-
-Dimenticavo…-
Riavviandosi con un gesto consueto i capelli,la bella signora raggiunse la porta dello studio,appena accostata:un brusio di risatine ed esclamazioni entusiaste faceva eco alla voce di Dolphine,che recitava dalla pagina di un giornale:
‘….L’inaugurazione del teatro dell’Opera,apertasi sulla splendida scenografia del melodramma Mefistofele,del compositore italiano Boito,si è poi chiusa su una rivoluzionaria coreografia,mirabilmente eseguita da quella che si annuncia come la nuova trionfale etoile del teatro rinnovato,Alphonsine Segnier,una prorompente,splendida Esmeralda che ha danzato magistralmente accompagnata dalla giovane pianista Aurora De Guilerm,senz’altro un’altra grande promessa della musica francese…’
-Evviva…avete sentito?si può dire che i riconoscimenti del giornalista vanno soprattutto a loro…- disse qualcuna
-Insieme sono bravissime…- ribattè un’altra.
-Aspettate…continua ancora…- insistè Dolphine-‘Alla fine della serata,nel foyer del teatro è stato offerto un ricevimento per pochi privilegiati:quegli stessi che hanno avuto il piacere di congratularsi con la magnifica ballerina e conoscere il misterioso artefice di questa grande rentrèè,l’affascinante monsieur Sindial…-
-Ooooh?-
-Affascinante?...-
-Leggi,leggi!!!-
-….si,ecco…’Poco è dato sapere di quest’uomo dall’aspetto enigmatico,sottolineato da una maschera d’argento che gli copre il profilo destro.Si dice che sia russo e che si sia arricchito lavorando presso il teatro Malinskij di San Pietroburgo,ma anche soddisfacendo le stravaganze architettoniche degli annoiati aristocratici pietroburghesi…’
-Una maschera d’argento?...che idea bizzarra!-
-Quanto vorrei incontrarlo…-
Madame Giry aveva assistito,non vista,a tutta la scena:assiepate intorno alla lettrice,le sue ‘muse’ bambine commentavano tutte eccitate gli avvenimenti della sera prima.Era rimasta divertita a spiarle,e stava finalmente per intervenire,quando –inspiegabilmente- un brivido le percorse la schiena: ‘…una maschera d’argento che gli copre il profilo destro’…per un momento le era venuto in mente un dubbio agghiacciante…ma no:non era possibile…Erik era sparito nel buio,ingoiato dal suo dolore e dai suoi peccati;questo ‘monsieur Sindial’ che si mostrava in pubblico esibendo la sua maschera,non era che un eccentrico straniero…
Magdalene riuscì a convincersene,o almeno credette.Superò il momento di smarrimento ed entrò,interrompendo scherzosamente la lettura:
-Ma non vi piacerebbe sentire la cronaca direttamente da chi è stata presente?-
-Oh madame…- gridarono tutte più o meno all’unisono.Poi,lasciato perdere il giornale,la circondarono tra mille domande:
-Descriveteci i costumi… Com’era Alphonsine? E Aurora?...e il teatro?...-
-E avete anche conosciuto il signor Sindial?- domandò,imponendosi su tutte con la sua voce cristallina Dolphine.
Di nuovo Magdalene avvertì un brivido,un presagio strano. E si affrettò a rispondere:
-No…non ce n’è stato il tempo… Ma invece posso dirvi le novità a teatro!- e cambiando discorso,raccontò loro l’esito di quella sua improvvisata a Parigi.


-Blanche?-
-Si mia cara?-
Mancava poco all’inizio della serata.Aurora aveva indossato il suo abito rosa antico,e ora la sua impareggiabile accompagnatrice le stava sistemando i capelli.
La fanciulla aveva tra le mani la rosa che le era stata regalata da Sindial.Ci giocherellava da alcuni minuti,poi decise:
-Non mettetemi la testiera…sistemateci questa,tra i capelli..-ordinò,passando il fiore alla dama,alle sue spalle.
-Si…- disse quest’ultima,senza commentare. Ma Aurora la sentì sospirare.
-Non sta bene?- chiese,con eloquente doppiezza.
-…Il fiore sta benissimo…- rispose la donna,lasciando aperta la discussione.
La pianista,però,preferì non raccogliere.Sapeva bene che agli occhi di chi glielo aveva regalato,quel fiore messo tra i capelli poteva dire molte cose…Il cuore nel petto le batteva,nel sostenere quell’audacia.Ma in fondo era una sensazione inebriante,quella di osare…per lei che era condannata a vivere nell’ovatta di un’attesa senza fine.
Alphonsine bussò alla porta.
-Siamo pronte,Aurora…Vieni?-
Aurora respirò forte,prese coraggio e si affidò alla sua compagna.Questa la aiutò a sedere al piano e,prima di lasciarla da sola,le sussurrò:
-Osiamo?-…la loro parola d’ordine,ormai.
-Osiamo…- rispose l’altra,pensando a tante cose.
Il sipario si aprì lentamente e,sola al piano,comparve la aggraziata figurina della pianista.
Gli occhi di tutti apprezzarono il cromatico contrasto tra lo sfondo scuro e il rosa dell’abito di chiffon,su cui la luce sembrava concentrarsi carezzevole.
Ma lo sguardo di uno solo rimase posato a lungo su quei capelli scuri ,appena ribelli,tenuti legati da un bocciolo di rosa…

 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 10:52




Mentre ancora risuonavano gli applausi che avevano salutato l’esibizione entusiasmante delle due ragazze,Ilia -a un cenno dell’impresario- si preparò a scendere nel backstage.
-Saremo subito qui!- disse sollecito,aprendo la porta del palco.
-…Io però non ci sarò,Ilia..-
-Non ci sarete?...- il giovanotto era stupito.
Sindial aveva una espressione seria,pensierosa.
-Credo sia meglio così….godetevi pure lo spettacolo insieme alle due ospiti…La mia parte,ormai l’ho fatta-
Ilia avrebbe voluto ribattere qualcosa,rimase invece senza parole,con le mani aperte in un gesto quasi buffo,nella sua irrisolutezza.
-Andate…-gli disse Sindial,accennando una specie di sorriso che rassicurasse parzialmente l’amico.
-Si…- disse Ilia e si affrettò.
Bussò piano ai due camerini.Alphonsine rispose:
-Sono subito pronta…-
-Madamoiselle Aurora?- domandò accostandosi all’altra porta.
-Entrate pure,Ilia…-
Entrando notò che Aurora si era cambiata e che lei e Blanche stavano indossando i soprabiti.
-Ma…dove andate?-
-Noi rientriamo,monsieur Ilia…scusateci con monsieur Sindial…-
Ilia si schiarì la voce.
-Ma…perché?...-
Aurora sorrise,con quell’amarezza particolare che Semonov aveva imparato a riconoscere:
-Perché sono abbastanza stanca…e perché non potrei apprezzare la messa in scena…Sono sicura che lui lo capirà…-
Ilia si ritrovò a fare lo stesso gesto inutile di prima.Aurora già stava uscendo dal camerino,e Blanche gli diede la buona notte per entrambe.
Il giovane seguì le due figure che si allontanavano nell’oscurità,con una sensazione di rammarico e di impotenza che lo aveva lasciato senza parole.
-Eccomi a voi…- la voce di Alphonsine risuonò alle sue spalle,briosa come sempre.
Ilia si volse e cercò di sorridere.
-Che vi succede,amico mio?...sembrate triste?- gli domandò la giovane donna.
-Niente…niente mia cara…venite..-le disse porgendole il braccio – Il melodramma sta per cominciare.



Avvolto nel suo mantello nero,con le redini saldamente strette tra le mani,Sindial percorreva in calesse le strade semideserte della capitale. Era una notte ventosa;la luna appariva e scompariva tra nuvole scure e di lontano il sordo brontolio del tuono minacciava l’avanzare della bufera.
In una notte simile a quella si era consumato l’ultimo atto della sua vita precedente.L’uomo si volse a guardare l’alta mole scura del suo teatro,attraverso le cui finestre scintillavano le luci della vita : a quella immagine si sovrapposero le fiamme di morte dell’incendio che proprio lui aveva appiccato…
Era tutto diverso?...Certo il destino gli aveva offerto un’altra chance:ora riusciva a guardare il mondo da un’altra prospettiva,ma…ma come dimenticare tutto quello che aveva vissuto prima,come espiare il male che,guardando il mondo dall’inferno della sua tomba,era riuscito a commettere? Non era facile liberarsi di Erik…non era facile scacciarne il fantasma…
Ora gli si offriva un fiore da cogliere,uno splendido bocciolo pronto ad aprirsi tra le sue mani…Ne era degno?ne era all’altezza? Le sue mani che non avevano esitato a uccidere,sarebbero state in grado di cogliere quel fiore senza offenderne la pura bellezza,senza strapparne le radici?
Il vento soffiò sollevando appena il suo mantello.Il cavallo galoppava instancabile verso i boulevards,guidato dall’istinto più che dalla ragione. E fatalmente lo condusse nelle vicinanze del cimitero…
…Christine…come non pensare a lei?era stata una lunga,appassionata,ossessionante malattia….si,una malattia:un amore condannato da una tara insanabile…Ma era l’unica forma d’amore che un fantasma poteva provare…Anche Christine era stato un fiore tra le sue mani:lo aveva coltivato con devozione,assaporando il momento in cui avrebbe potuto ammirarne la fioritura…Forse non l’avrebbe mai colto…si sarebbe accontentato di godere della sua bellezza e della sua voce da usignolo…Qualcun altro seppe coglierlo al suo posto!Era fatale…
Sindial sospirò profondamente.Aveva frenato il cavallo ed ora costeggiava lentamente le grate del camposanto,scrutando tra le tombe.
Christine era stata la sua musa,gli aveva schiuso uno spiraglio:la sua musica…che era la sua anima…che era l’unica parte di sé che avrebbe potuto mostrare agli altri,aveva trovato nella voce della giovane soprano il veicolo per emergere dal buio. E rinunciare a Christine,aveva significato rinunciare alla musica…per sempre…
Eppure quella donna aveva saputo ripagarlo…inaspettatamente,nonostante tutto:gli aveva detto che non era solo!Non era solo…All’inizio gli era sembrato un pietoso inganno;si era sentito più solo che mai…Ma poi aveva capito che quello di Christine era stato un dono,invece;il dono del segreto mistero per cui i veri legami tra gli uomini non si cementano con l’imposizione,la violenza…ma condividendo silenziosamente la reciproca affinità.
E così,anche se sapeva bene –anzi si augurava addirittura- che non l’avrebbe più incontrata,la sentì vicina e riconobbe la sua voce che gli ripeteva ‘Tu non sei solo’ tutte le volte che qualcuno seppe condividere la propria umanità con lui: nel sorriso accennato di una bambina solitaria che attendeva di sbarcare da una nave;nello slancio generoso,nell’amicizia,nell’affetto impagabile di Ilia Semonov…
E Aurora?...all’inizio credeva che anche con lei si trattasse di condividere la reciproca affinità:credeva di esserne solo intenerito,impietosito dalla sua condizione e al tempo stesso ammirato dalla sua maestria …Ma si era ingannato! Socchiuse gli occhi e un sospiro diverso gli sfuggì dalle labbra:continuava a vedere quel bocciolo rosa tra quei capelli scuri,e il desiderio di toccare quei capelli,di scioglierli…lo divorava.
Con un gesto istintivo,spronò di nuovo il suo cavallo,in gara col vento,attraverso le vie di Parigi.Sempre più veloce,sempre di più…Fin quando,attraversando la place Vendome, non riconobbe una sagoma familiare.
Ilia rientrava a piedi nel suo albergo,le mani in tasca,fischiettando un’aria del Mefistofele.Sindial lo raggiunse e gli si affiancò,col suo calesse:
-Eccovi Semonov…rientrate da una notte brava?- gli domandò,tra l’ironico e l’amichevole.
Ilia rise,ma non rispose.
-Come state Sindial?...lo spettacolo stasera è stato splendido…peccato che né voi,né madamoiselle Aurora ci avete degnato della vostra compagnia….-
L’uomo tacque.Poi chiese:
-Non è venuta …?-
-No:ha detto che non avrebbe potuto apprezzare la messa in scena e che voi l’avreste capita…- riferì distrattamente il giovanotto.
-Montate!- lo invitò,piuttosto autoritario,come sempre –Vi accompagno in albergo….Ho preso una decisione,a proposito di quelle due virtuose…-
-Quale?- Ilia sentiva nell’aria la tempesta
-Voglio proporre una scrittura alla Segnier…-
Semonov si volse a guardarlo,con l’espressione stupita sul viso.Ma Sindial guardava la strada davanti a sé,mostrandogli l’imperturbabile profilo mascherato.


-Blanche…?-
Aurora ,rientrata dal teatro,era ferma davanti al balcone:le lastre tremavano per il vento incalzante e in lontananza si avvertiva un tuono minaccioso.
-Ditemi mia cara…-
-Voi come mi trovate?...- le domandò,voltandosi appena,come a mostrarsi alla vecchia tutrice.
Questa sorrise,disarmata:
-Vi trovo bella…-
-…lo so,me lo dicevate anche quando ero solo una ragazzina tutta gambe e braccia…Ditemi la verità…-
-Ma è la verità,Aurora…lo siete!-
La pianista si mise una mano nei capelli,li sciolse,liberandoli dal fiore che li teneva legati.Tenne il fiore tra le mani,sempre un po’ assorta,poi domandò:
-..E se un uomo vi dice che ‘siete troppo bella’…che significa?-
Blanche sospirò,paziente,scuotendo il capo.
-Significa che quell’uomo prova per voi qualcosa….-
Aurora si portò il fiore all’altezza delle labbra,ne avvertì il profumo;poi però ebbe un moto di stizza,ne strinse il gambo fra le mani con violenza e,puntasi,lo lasciò cadere:
-Qualcosa?..oltre la pietà,dite?-
Blanche si affrettò a raccogliere la rosa e,rimproverandola,gliela restituì:
- Smettetela,Aurora:voi non ispirate pietà!-
La pianista imbronciata non si ribellò al rimprovero.
-E cosa ispiro?...-disse,con tono arrogante.
-Ispirate …tenerezza,amore…- le rispose Blanche,affettuosa.
-Amore…posso sapere cos’è l’amore?posso provarlo?...Posso amare qualcuno senza conoscere il suo volto,senza scambiare uno sguardo con lui?-
Blanche non perse la calma:conosceva gli scatti d’ira della sua pupilla.
-Questo dovreste capirlo da sola…Potete amare qualcuno di cui non conoscete il volto? E cosa conoscete?-
Aurora abbassò la testa ed elencò,a bassa voce,ma non abbastanza perché Blanche non sentisse:
-…Conosco il passo sicuro,l’odore speziato,la presenza imponente…Conosco la malinconia,la dolcezza,l’autorità…conosco la voce…e le mani e il genio…-
La vecchia dama sospirò ancora,le si accostò per abbracciarla.
-Mia povera Aurora!-
La giovanetta non ricambiò l’abbraccio,rimanendo rigida:
-Vi prego…Io credo che la cosa migliore,dopo l’ultima replica,è che io rientri in Provenza….Detesto illudermi,lo sapete!-
La dama lasciò cadere le braccia,dolente.Non sapeva cosa dire,e finì per assecondarla in silenzio.



Sindial rientrò nel suo studio.Si sentiva perfettamente tranquillo.Aveva preso la sua decisione,ormai.Dunque,bando alle debolezze e ai turbamenti.Quella settimana sarebbe passata in fretta;e l’incontro con Aurora sarebbe poi rimasto nella memoria come un piacevole ricordo…
..Si…altri progetti avrebbero tenute impegnate le sue notti febbrili:l’allestimento di altre cinque opere,scene,costumi,scenografie;l’istituzione di un balletto stabile…
Si liberò del mantello con un gesto plastico e disinvolto;poi sedette alla scrivania,pensando appunto in prospettiva…
Ma la sua mano non seppe disegnare altro che un volto,coi capelli scuri raccolti da un bocciolo di rosa…O una figuretta vestita d’azzurro sullo sfondo giallo di un campo di grano…
E alla fine Sindial si arrese,dedicando anche il lavoro di quella notte ad Aurora…

Aurora aveva preso la sua decisione e si sentiva più tranquilla. Avrebbe vissuto serenamente quegli ultimi giorni,sapendo che poi,rientrata nel suo rifugio in Provenza,ne avrebbe serbato il dolce ricordo nel suo cuore. Chiuse gli occhi,dunque,desiderosa di abbandonarsi al sonno…
Ed ecco che sognò di suonare sul palcoscenico,in un teatro vuoto.Sognò che i suoi occhi vedevano e,sollevando lo sguardo,incrociavano quello di un uomo in un palco:un uomo dalla maschera d’argento,che le applaudiva carezzandola col suo sguardo caldo…
Poi quell’uomo era improvvisamente vicino a lei,le carezzava i capelli,glieli scioglieva e la sua mano le sfiorava il collo e le spalle…
-Siete bella,Aurora…troppo bella..- le sussurrava con la sua voce calda.
Nel sonno,la giovane pianista sorrise…
-Sindial…-


Il temporale era scattato all’alba:il vento era calato e la pioggia,una pioggia insistente,continua,ossessiva si era abbattuta sulla città,lavando via l’ultimo ricordo dell’ottobre appena passato.
Aurora era in piedi da un po’ e ascoltava il ritmo incalzante dell’acqua che batteva sulle foglie di un platano,sulle maioliche del balcone,sulle lastre…
Qualcuno bussò alla porta:
-Aurora? Sono Alphonsine…-
-Entra…la porta è aperta…-
Alphonsine aveva indossato uno dei suoi eleganti abiti invernali,in velluto verde scuro,rifinito in raso.Guanti,cappellino,ogni particolare era studiato per mettere in risalto la sua bellezza.
-Hai visto che pioggia,Aurora?- disse entrando,imbronciata e lasciando cadere sul letto borsa e guanti.
-Mmm mmm…- fu la risposta dell’altra.Era ancora in desabillè,svogliatamente abbandonata su una poltrona,a piedi nudi.
-Ma non sei ancora vestita?...Io speravo di andare in teatro presto…- Alphonsine guardò sul ripiano del comò:la lettera di Madame Giry era ancora là…
-Senti…se tu pensi di attardarti ancora…posso consegnarla io,la lettera…a monsieur Sindial…-
Aurora fece spallucce:
-Qualunque cosa ci sia scritta,io ho preso la mia decisione…finite queste prime repliche,tornerò in Provenza…-
La ballerina rimase per un momento disorientata:aveva preso la lettera e la stava riponendo nella borsa.
-Scusa?...che significa che tornerai in Provenza?..e se Sindial ci propone una scrittura?Non eravamo qui per ottenere un ingaggio per tutto il balletto?-
-Ascolta Alphonsine:questa storia di suonare in pubblico,per me è un tormento…ed è già durato abbastanza!- il tono della pianista era amareggiato e sprezzante.
Alphonsine aggrottò le sopracciglia e,puntandole il dito contro,la rimproverò:
-Ascoltami tu,signorina ‘Mipiangoaddosso’….Non eri quella che mi accusava di pensare solo a me?che non volevo altro che un riconoscimento personale?...almeno io lo ammetto,ma il tuo egocentrismo… è molto più subdolo!-
Aurora ricevette queste parole come uno schiaffo in pieno viso.La sua rabbia divampò:
-Come puoi dirmi questo?...egocentrica? ma tu sai come debbo sentirmi io,tutte le sere che ci esibiamo insieme?- era scattata in piedi e affrontava aggressiva la compagna.
-…come vuoi sentirti? Bene,perché hai successo,sei brava…e potresti ottenere anche di più…-
Questa volta fu la pianista,a rimanere spiazzata:
-Cosa intendi dire?...-
Alphonsine sbuffò,fingendo di aggiustarsi il cappellino,davanti allo specchio.
-Non solo il tuo egocentrismo è subdolo….ma mi vuoi fare anche la falsa ingenua?...Guarda,amica mia:personalmente non vedo l’ora che tu te ne ritorni in Provenza…il tuo vittimismo mi esaspera…e poi ho sempre il terrore che con la tua doppiezza tu finisca per rubarmi la scena…Ma purtroppo mi sono accorta benissimo che il signor ‘Maschera d’argento’ ha occhi solo per te…-
Aurora arrossì,visibilmente.Tuttavia domandò,stupita:
-C…cosa?...-
-Magari avessi io ai miei piedi il padrone dell’Opera…lo farei girare su un dito solo!...- continuò irruenta come un fiume in piena Alphonsine. –Ma tu no,tu…fai la preziosa!...avremmo già la scrittura in tasca,se solo tu la smettessi di essere concentrata esclusivamente su te stessa…-
La pianista era rimasta a bocca aperta.
Blanche bussò discretamente alla porta intercomunicante.
-Aurora? Avete bisogno di me?-
Le due ragazze si volsero di scatto verso la voce,come fossero improvvisamente consapevoli di non essere sole al mondo. Entrambe ripresero,un po’ a fatica,il controllo su se stesse:
-No,Blanche…attendete pure alle vostre adempienze…vi chiamerò io…- rispose la pianista.
Alphonsine ,indossati di nuovo i guanti,si congedò:
-Vado a teatro…Di questa? Cosa ne faccio?- disse,agitando rumorosamente la busta.
La pianista deglutì:
-Consegnala tu…Io…ti raggiungo tra poco…-
-Benissimo!- così dicendo la ballerina uscì,chiudendosi bruscamente la porta alle spalle.


Una volta fuori,Alphonsine rientrò furtivamente nella sua stanza.
Qui,utilizzando il vapore caldo dell’acqua del bagno,aprì la lettera,avida di conoscerne il contenuto prima di ogni altro:

‘Gentile monsieur Sindial,
leggo con piacere le splendide recensioni che hanno entusiasticamente accolto l’inaugurazione dell’Opera.Sono lusingata dal successo riscosso dalle mie due collaboratrici e ,immagino lei voglia convenirne,credo che tale successo sia meritato e schiuda le porte di una carriera brillante,nella capitale.
Le vorrei cioè suggerire,al di là dell’interesse che può nutrire per il nostro corpo di ballo,di non trascurare l’idea di affidare alle due giovani artiste quella scuola per la quale aveva generosamente pensato a me.Sono state le mie migliori allieve:ora possono volare da sole,e possono aiutarLa a ricreare il glorioso balletto stabile del nostro Teatro…
La saluto,confermandoLe la mia stima e aspettando notizie di sempre maggiori successi.
Magdalene Giry’

La ballerina rilesse il testo,un paio di volte,per essere sicura di aver capito bene.Lei e Aurora…direttrici di una scuola? Ma lei voleva ballare,e basta!...e Aurora,poi…Per non parlare del magnifico accordo che c’era fra di loro.Alphonsine scosse la testa,sconsolata.Che idea,madame Giry!
Bene..ora che sapeva,non doveva far altro che consegnare la lettera al signor Maschera d’Argento…e augurarsi che non la prendesse in considerazione!Ma come fare?
Intanto la mise nella borsetta,decidendo di dimenticarsene almeno temporaneamente.
Quindi scese sulla strada.Il portiere dell’albergo fermò una vettura e l’aiutò a salirvi.Di lì a poco era in teatro.


Era ferma davanti allo specchio della sala,con il costume da zingara.In prima posizione,pronta per slanciarsi nel suo passo preferito,quando Ilia tossicchiò alle sue spalle.
-Buon giorno,Alphonsine…già al lavoro,stamattina?-
Lei gli si volse,piroettando su se stessa e gli sorrise,con naturalezza:
-Con una giornata uggiosa come questa…è l’unica cosa da fare…-
-E madamoiselle Aurora?...-
Alphonsine fece spallucce:
-Arriverà più tardi..non viviamo in simbiosi!- rispose,piuttosto corrucciata.
-Oggi il vostro umore è in sintonia con il clima…- Semonov si era avvicinato alla grande vetrata e guardava di fuori,anche lui piuttosto malinconico.
-Anche voi non mi sembrate il solito Ilia…- ribattè lei,avvicinandosi. –Non è che avreste anche voi preferito trovare Aurora,al mio posto?-
Semonov sembrò rifletterci sopra,prima di rispondere:
-La vostra amica ha qualcosa che...-
-Cosa?- Alphonsine era sulla difensiva
-Qualcosa che a voi manca…o meglio:qualcosa che voi negate di avere!- le disse schietto il giovane.
Alphonsine rimase in dubbio,si allontanò e riprese a esercitarsi alla sbarra.
-Sarebbe?-
-La comprensione…-
La ballerina ebbe uno scatto:
-La comprensione? Quella piccola piagnucolosa psicopatica…avrebbe ‘comprensione’?...e per chi,oltre che per se stessa?-
-Calmatevi,Alphonsine…vedete? Come potete essere così dura con lei…voi non ammettete debolezze,in nessuno…- la rimproverò Ilia.
-…nemmeno in me stessa…- disse l’etoile,a fior di labbra.
Ilia le si avvicinò,le mise una mano sulla spalla:
-Esatto…nemmeno in voi stessa…Perché?...-
Alphonsine si riprese,fece di nuovo spallucce:
-Forse perché sono stata cresciuta così…mio padre era autoritario,esigente…eternamente insoddisfatto di quello che facevo…Dalle sue labbra,mai un apprezzamento,mai una sollecitudine…- Alphonsine sembrò lasciarsi andare,per un momento.Ma poi si ringalluzzì,come capitava spesso: -Ed ecco cosa sono diventata:il metodo funziona…e lo adotto anch’io!-
-Bè….ma dare della psicopatica alla povera Aurora,mi sembra più che essere esigente…- convenne l’uomo.
Alphonsine sogghignò,scuotendo la testa.
-…So quello che dico,Ilia…Vedete la sua …non è vera cecità…I suoi occhi sono sanissimi:è la testa…- rivelò la ballerina,senza concludere,limitandosi a fare un eloquente gesto dell’indice all’altezza della tempia.
-Oh…- Ilia era stupefatto –E’ come se si rifiutasse di vedere?...ma allora…non è una condizione definitiva…-
Alphonsine alzò gli occhi su di lui,scrutandolo:
-Piace anche a voi…non è così?- gli domandò,quasi inquisitoria.
Ilia la fissò senza capire.Poi la rimproverò,di nuovo:
- Non è un po’ limitato,il vostro modo di vedere le cose? I rapporti per voi sono improntati solo al rifiuto o al possesso?...c’è di più,Alphonsine…c’è molto di più…Quando lo avrete imparato,allora vi guarderò con altri occhi…vi guarderò finalmente come desiderate che io vi guardi…- Così dicendo Ilia la scrutò nel profondo dell’anima,turbandola inaspettatamente e,prima che potesse rispondergli,si allontanò.



-Blanche…passiamo per il palcoscenico?...-
-Come mai questa richiesta?...- domandò la dama.
-Non so…penso che a quest’ora non c’è nessuno e magari potete aiutarmi a immaginare…-
Entrarono dalla platea;una sensazione strana investì Aurora,come ogni volta.Ma pur percependo lo spazio intorno a sé,pur ricordando l’affresco con Amore e Psiche sulla volta,il buio la circondava.
-Dove sedete voi,Blanche?-
-Qui…in prima fila…- la dama la guidò verso il suo posto,ma Aurora si fermò nel corridoio centrale e domandò:
-E…il palco di monsieur Sindial?...-
-E’ alla vostra destra,poco più in alto…-
Aurora rivolse il viso in quella direzione,inutilmente.
-Il piano è ancora sul palcoscenico?...-
- Hanno appena finito di smontare le scene del Mefistofele…forse adesso possiamo salire…-
In effetti Aurora sentiva un tramestio:macchinisti e maestranze erano già al lavoro,chissà da quanto.
-Venite,Aurora…saliamo…-
Blanche guidò la giovane pianista sulla scena.Incrociarono qualcuno dei lavoranti che le salutò cordialmente.
-Già a lavoro di prima mattina…-disse uno di loro.
Come soprappensiero,Aurora sedette al piano e iniziò a suonare ‘Il mattino’ di Grieg…
A poco a poco il tramestio,le voci,i richiami cessarono.Nel silenzio,tutti erano assorti,in ascolto.La musica prevalse sul monotono battere della pioggia,prevalse sul grigiore di quell’alba triste e plumbea,e sembrò che il sole sorgesse davvero entro quel teatro…Quando la pianista concluse il pezzo,un piccolo applauso discreto le rese omaggio.
-Grazie…-disse lei,un po’ confusa.
-Suonateci qualcos’altro,madamoiselle…- qualcuno le chiese.
-Ma…non vorrei distogliervi…-
Un’altra voce intervenne:
-Via,signori…a lavoro:cosa dirà Sindial?-
Tra i brontolii dei più e il sordo malcontento di altri,ognuno finì per tornare al suo posto.
Allora dalla platea si levò un applauso solitario.
-Chi c’è?-
Anche Blanche aveva difficoltà a capirlo,dal punto dove si trovava.
-Siete stata bravissima…come sempre…-
-Oh…monsieur Semonov…-
Ilia lasciò il suo posto e salì agilmente sulla scena,avvicinandosi alla pianista.
-Che brano era?...non lo avevo mai sentito…-
-E’ Il mattino,l’overtoure del IV movimento del Peer Gynt,di Grieg…-
- Questo non mi dice molto…-ammise il giovanotto.
-Il Peer Gynt….la suite ispirata a Ibsen,se non erro…Semonov,non ne avete mai sentito parlare?- era la voce di Sindial,ora.Aurora si domandò da dove arrivasse;forse dal suo palco,forse da una quinta…
La voce si avvicinò.
-Ne ho avuto notizia,ma fino ad oggi non lo avevo sentito nemmeno io…- ecco:ora era fermo vicino a lei,le si stava rivolgendo direttamente.-Voi come la conoscete,Aurora?-
La pianista prima di rispondere dovette fare i conti con l’emozione che aveva provato risentendolo vicino a sé.E con la sensazione che nella voce di lui ci fosse in fondo solo gentile cordialità…e niente di più…
-E’ stata una pura combinazione…vero Blanche?...Blanche?-
-Sono qui cara…stavo andando in platea,a sedere… oh!- la dama aveva messo un piede in fallo ed era caduta con un tonfo rovinoso per la scaletta che dal palcoscenico portava in platea.
-Oh Dio..BLANCHE!- Aurora si sentì perduta.Scattò in piedi,senza sapere dove andare e si trovò trattenuta dalle braccia di lui,che la rassicurava:
-Non abbiate paura…-
-Ma Blanche è caduta…-
-Non è nulla,Aurora… -gridò la malcapitata signora Levigny da terra,per tranquillizzarla– Ora con l’aiuto del signor Semonov mi rialzo…ahi!-
Ilia e Sindial si scambiarono una occhiata eloquente.Niente di grave,ma madame Blanche non avrebbe potuto camminare per qualche tempo.
-Semonov…mandate qualcuno per un medico- ordinò Sindial,poi cingendole la spalla con il braccio,prese per mano Aurora e l’aiutò a scendere in platea.
-Oh Blanche…che vi è successo?-
-Mi dispiace mia cara….-La anziana dama sembrava più addolorata per le conseguenze della sua caduta,che non per il male fisico che doveva avvertire.
Sopraggiunse il medico,tempestivamente, e sentenziò che la dama dovesse mettersi a riposo assoluto.
-Riaccompagnate madame Levigny in albergo,Ilia…e assicuratevi che ci sia qualcuno che possa assisterla…Contattate un’infermiera,se necessario…-
-Debbo andare anch’io…non posso lasciarla sola…- Aurora era piuttosto angosciata.
-Non state a rammaricarvi così,Aurora…- disse Blanche,affettuosamente disponibile,come sempre – A quest’ora dovreste provare…e io non ci sarei stata comunque:proseguite la vostra giornata…Io starò bene presto!-
-Ma io…senza di voi…-
-Suvvia,madamoiselle…- con dolce determinazione Sindial allontanò Aurora da Blanche,consentendo che due forzuti facchini sollevassero quest’ultima su una specie di sedile e la portassero di peso su in carrozza.
-Venite…vi accompagno di sopra…-disse poi l’impresario.
-Senza Blanche io… sono persa,monsieur…- disse lei,avvilita.
Per tutta risposta lui le domandò:
-Oggi avete cambiato pettinatura?...-
Aurora si stupì:
-No…solo che non…non ho fermagli nei capelli..ma solo la testiera…- disse toccandosi la testa.
- Vi preferivo pettinata come ieri sera…Eravate così bella,che… ho fatto questo,per voi…-
Si erano fermati sulle scale.Aurora pensò che se non ci fosse stato il braccio di lui a sorreggerla,sarebbe caduta…Sindial le aveva porto una piccola tavola,rettangolare;su di essa,il ritratto di una donna coi capelli raccolti da un bocciolo di rosa…
-Sono…sono io?- la giovane sorrideva compiaciuta,ma intimidita.Se quella era lei,allora era davvero bella…e se anche solo lui la vedeva così…
-Certo che siete voi…- disse lui,che la guardava amorevolmente – Ecco,venite:siamo arrivati…- Aveva già aperto la porta del gymnasium,davanti a lei.Non entrò,ma andandosene le sussurrò:
-Vi vedrò più tardi…come sempre…-


Blanche era immobilizzata su una poltrona…e sarebbe dovuta rimanervi per almeno una settimana.Semonov aveva sollecitamente procurato una infermiera che la assistesse e che fosse disposta ad aiutare anche Aurora,in almeno qualcuna delle mille piccole attenzioni che la dama dedicava alla sua pupilla.
La Levigny era proprio abbattuta.Sorrideva appena alla giovane assistente e appena potè richiamò l’attenzione di Ilia.
-Monsieur Semonov…-
-Dite,madame…-
-Vi prego…state vicino ad Aurora…-
Lui la guardò con il suo sorriso rassicurante e lo sguardo schietto.
-Non abbiate timore…tutti ci auguriamo che madamoiselle De Guilerm non debba provare disagio…-
-Tutti…- ripetè soprappensiero la dama.Poi lo supplicò di nuovo,di nuovo raccomandandogliela: -Statele vicino…ve la affido,Ilia…-
-State pure tranquilla…-la rassicurò di nuovo lui- le farò da fratello maggiore…-
Blanche annuì col capo,ma tranquilla non era affatto.Si mosse inavvertitamente e la gamba le dolse terribilmente,ricordandole che in ogni caso non avrebbe potuto fare di più,per ora.
Il giovanotto si congedò,affrettandosi a rientrare in teatro e ragguagliare gli interessati sulle condizioni di salute della malcapitata.
Informata dell’accaduto,Alphonsine esclamò:
-Accidenti,che disdetta…e ora come farai,Aurora,senza la tua balia?-
Aurora rimase zitta.La ballerina continuò:
-Bè,prima o poi devi anche imparare a cavartela da sola…-
-E come potrei fare,secondo te?-
-Semplice:ammetti una buona volta di essere cieca, …O il tuo orgoglio te lo impedisce?... In ogni caso,io non ho intenzione di sostituirmi a Blanche:non sarò io a farti da dama di compagnia…- Si era cambiata,dopo la prova e si preparava ad uscire.
-Non te lo avevo chiesto,anzi…è l’ultima cosa che mi auguravo…- ribattè l’altra,sprezzante.
-Bene:vedi come andiamo d’accordo,tu ed io?- rise la ballerina,uscendo dal gymnasium- O,Ilia…eccovi:allora sarete voi il sostituto di madame Blanche?-
Si era imbattuta nel giovanotto che entrava in quel momento nel corridoio.Lui come al solito sorrise,ma non commentò.
- A stasera…miei cari…- disse ancora Alphonsine,allontanandosi.
Ilia si avvicinò al piano,dove era seduta Aurora,la osservò.Poi si schiarì la voce,per dare un segno della propria presenza.
-Non siate preoccupata,madamoiselle Aurora…vostra zia si rimetterà presto…-
-Grazie,Ilia..- sillabò lei,ma non aggiunse altro.
Tra gli spartiti appoggiati sul pianoforte,Ilia intravide il ritratto fatto da Sindial,lo prese in mano,per guardarlo meglio.
-Questo ritratto è…perfetto..- esclamò
-Come dite?..oh!- Aurora arrossì,sentendosi come colta in fallo.
-Scusatemi…- si affrettò a dirle Ilia- forse non volevate che lo vedessi?...-
-No…io…Non saprei.- ammise la pianista. –Credete anche voi che…mi somiglia?-
-….direi che siete proprio voi,madamoiselle…-
Aurora sospirò.
-Permettete? –le chiese lui,sedendosi vicino a lei,sul seggiolino del piano. –Perché così triste?-
-Non lo immaginate?...-
-Se è per l’assenza di madame Blanche…contate pure su di me,per qualsiasi cosa:forse volete rientrare in albergo,prima dello spettacolo di stasera?-
Aurora si affrettò a dire:
-No…non ancora..io…-
-Aspettate lui?...è così?...- concluse Ilia,intenerito.
Aurora annuì. Poi osò domandargli:
-Perché non mi parlate di lui…voi che lo conoscete bene?state ancora scrivendo il vostro romanzo?...-
-Si…sono ancora all’inizio…-
-Mi piacerebbe tanto leggerlo…-
Ilia rise:
-Già…e non mi illudo certo per interesse letterario...scusate la franchezza,madamoiselle….-
-A me piace la vostra franchezza,Ilia…- gli confidò lei. –Siete sempre chiaro e sincero con me…-
Ilia chinò il capo,grato di quel complimento.
-Cosa vorreste sapere?-
-Mi piacerebbe … sapere com’è,il perché di quella sua strana incostanza,…sento a volte un dolore infinito nella sua voce…una malinconia…-
-...Questo non posso dirvelo,perché è qualcosa che appartiene solo a lui,voi capite…però posso dirvi che voi due vi somigliate,più di quanto non sembri…-
-Lui…ed io?-
-Si…c’è un tesoro dentro ciascuno di voi e sareste pronti a riversarlo,generosamente…ma spesso non trovate la maniera di porgerlo…per la paura di un rifiuto…-
-E’ terribile essere rifiutati,sapete?...- ammise Aurora.
Ilia le carezzò affettuosamente la testa e una guancia.
-Non abbiate paura…-la incoraggiò.-Osate…-
Quindi si alzò dal seggiolino con un movimento agile e si congedò.


Rimasta sola,Aurora carezzò la tastiera e poi iniziò a suonare.’La canzone di Solvieg’,dal Peer Gynt di Grieg.
Continuò a suonare anche quando avvertì Sindial entrare e avvicinarsi.
-E’ molto bella…- le disse lui.-E’ sempre Grieg?-
-Si…conoscete la storia?...-
-Non benissimo…- si era seduto accanto a lei,come sempre- Raccontatemela…-
-Peer Gynt è una sorta di antieroe…che va alla ricerca di se stesso,attraverso storie d’amore,viaggi,improvvisandosi profeta,medico…Dalla Norvegia all’Egitto,dai Trolls alle Piramidi di Memnone…Ma nella foresta c’è qualcuno che lo aspetta sempre…Solveig…-
Aurora suonò di nuovo la canzone,recitandone le parole:
-L’inverno può passare,la primavera dileguare,l’estate inaridire,l’intero anno scivolare via…Tu tornerai da me,certamente,tu sarai mio…L’ho promesso:ti aspetterò senza mai perdere la fede…-
-…Alla fine lui,vecchio e stanco tornerà davvero…ma il diavolo vuole la sua anima persa… A meno che Peer Gynt non dimostri di essere stato qualche volta ‘se stesso’..davvero se stesso…-
-E Solvieg dimostrerà che Peer è stato se stesso,…’Nella mia fede…nella mia speranza…nel mio amore!’…e lo riscatterà…-
Sindial l’aveva ascoltata senza interrompere,assorto con lo sguardo su di lei.
-Credo che voglia significare..che nell’amore ciascuno può trovare se stesso…nel vero amore…-aggiunse lei.
-Può trovarsi…o perdersi del tutto…- commentò Sindial.
-Io…volevo dire…non nell’amore che si prova,ma in quello che…qualcuno prova per noi…Chi ci ama ci dona la bellezza..per esempio…perché ai suoi occhi noi siamo belli,siamo tutto ciò che può desiderare…-Aurora si meravigliava di riuscire a dire certe cose,pur arrossendone nel suo cuore. –Non credete,monsieur Sindial?-
-Vorrei poterlo credere…- sospirò lui,abbassando la testa.
Erano così vicini…Aurora gli sfiorò la spalla e poi allungò la mano fino a carezzargli il viso.
-Monsieur Sindial..posso chiedervi una cosa?Io…mi sforzo di immaginare il vostro volto,ma…non riesco…-
Lui rise piano:
-Poco male…-
-Non scherzate…permettete,permettete che io …
Sindial non seppe dire di no,preso alla sprovvista.Aurora aveva appoggiato la destra sul suo profilo nudo,seguendo con l’indice la linea della mascella,poi risalendo lungo l’orecchio,dall’orecchio alla fronte,al sopracciglio,al taglio dell’occhio.Era una carezza,una carezza delicata;l’uomo socchiuse gli occhi,sospirando.Poi si riscosse,le bloccò con forza la mano:
-Adesso credo che può bastare!-
Aurora si ritrasse,ferita,mortificata.
-Scusatemi…sono una sciocca…scusatemi se mi sono presa questa libertà…-
Lui volle rimediare
-Non fate così,Aurora…- le aveva preso le mani nelle sue,le aveva portate alle labbra.Aurora si sentì autorizzata a ricominciare.Delicatamente riprese a percorrergli il viso,questa volta con entrambe le mani,scivolando con dolcezza lungo la maschera,carezzandogli piano il mento.Alla fine sorrise.
-Sapete…siete proprio come vi immaginavo…-
Un orologio in lontananza battè le ore.Riprendendo il controllo di sé,l’uomo le chiese:
-E’ tardi…non tornate in albergo,prima dello spettacolo?-
Anche Aurora si ricompose.
-Ah si…aspettavo monsieur Semonov…-
Sindial si alzò.
-Sarà qui a momenti…anzi,eccolo…-
Un passo risuonava nel corridoio.
-A più tardi,madamoiselle…- Sindial le sollevò appena il viso e depose un bacio leggerissimo sui suoi capelli,poi dileguò come sempre.




Al termine della performance,Ilia raggiunse Aurora nel camerino.
-Madamoiselle…quando siete pronta…-
La pianista aveva trovato ad accoglierla nel camerino una giovane femme de chambre,silenziosa e solerte,che la aveva aiutata a cambiarsi senza fare nessuna domanda indiscreta.
-Solo un attimo,Ilia…-rispose,poi si fece aiutare a indossare il soprabito ed uscì.
-Dove andate così vestita?- domandò lui,un po’ scherzoso.
-Vorrei tornare in albergo…Blanche…-
-Vostra zia vi ha affidata a me…e io insisto perché stasera ci degniate della vostra compagnia…Andiamo!- disse,dandole il braccio,dopo aver invitato la giovane cameriera a riprendersi il soprabito,per ora inutile.
-Ilia…perché insistete?- provò a protestare Aurora,mentre l’uomo la conduceva sopra,nel corridoio dei palchi.
-…Eccoci…- disse lui,aprendo una porta e introducendola in un palco.-Vi lascio solo un attimo…vado a recuperare Alphonsine:sarà pronta,ora…-
La aiutò a prendere posto vicino alla balaustra.Aurora sfiorò il davanzale rivestito di velluto damascato e per un attimo il buio si squarciò,intorno a lei:rivide il teatro,ora pieno,brulicante di vita;la buca dell’orchestra,dove i musicisti accordavano i loro strumenti;il palcoscenico,col suo pesante sipario rosso scuro.E sul rosso del sipario il buio tornò…
La porta del palco si riaprì e Alphonsine fece il suo ingresso ridendo con Ilia di qualcosa.
-Ah…sei già qui Aurora?- le disse,andandosi a sedere anche lei davanti e rimirandosi intorno.Molti occhi dalla platea si erano levati sulla ballerina:i Parigini cominciavano a riconoscerla..
Ilia si sedette un po’ più indietro,tra loro due.Poi calò il buio,il maestro fece il suo ingresso tra gli applausi della folla,l’orchestra eseguì l’overtoure del Mefistofele.
Un attimo prima che iniziasse il melodramma,silenziosamente Sindial scivolò nel palco e si andò a sedere alle spalle di Aurora.
Ilia sapeva che sarebbe arrivato,e sembrò non curarsene;Alphonsine era così presa dalla messa in scena che non si accorse di nulla. Aurora,invece percepì quel suo odore speziato,avvertì il respiro caldo di lui che le sfiorava appena l’attaccatura del collo,lasciata scoperta dalla scollatura del suo abito.
Ilia le suggerì a bassa voce come si sarebbe svolta la scena.Aurora immaginò l’uomo alle sue spalle…Il suo viso ora non le era più del tutto sconosciuto;pensò alla sua mascella maschia e volitiva,al profilo dritto,regolare;pensò al suo sguardo che osservava attento la messa in scena che lui stesso aveva ideato.
…Ma si sbagliava:Sindial dopo un’occhiata lanciata al palcoscenico,ora stava osservando lei:la curva delle spalle,il collo sottile,il suo profilo delicato e intenso,la morbida rotondità del mento,le labbra…
Il primo atto finì,tra gli applausi entusiasti del pubblico,che chiedeva il bis ai cantanti.Tornò la luce in sala.
-Oh…monsieur Sindial!- disse Alphonsine,meravigliata.
-Buona sera,madamoiselle Segnier…-le disse lui,alzatosi,poi con un tono diverso,aggiunse –Madamoiselle de Guilerm…-
-Buona sera,monsieur…-
-Ilia…ho bisogno di bere qualcosa di fresco…mi accompagnate?- chiese Alphonsine.
-Certo…e voi,Aurora..non desiderate nulla?non volete farci compagnia?-
Aurora sembrò in dubbio;poi scosse il capo:
-No grazie…-
-Andate Ilia,resterò io con lei…- disse Sindial.
Ilia scambiò con l’uomo uno sguardo indecifrabile.Quindi si allontanò.
L’impresario stava per sedersi a fianco ad Aurora,quando qualcuno,dal palco adiacente la riconobbe:
-Ma…voi,madamoiselle..Non siete quella magnifica pianista?la De Guilerm?-
La giovane donna si irrigidì,poi si volse nella direzione della voce che aveva parlato.
-Grazie,si…-
Erano una tronfia coppia di borghesi arricchiti,desiderosi di esternare la propria opulenza ed esibire la propria sfavillante ascesa sociale.
-Permettete:Antoine e Antoinette Dupont…si,abbiamo lo stesso nome…- disse la voce crassa dell’uomo,ridendo sgangheratamente.
-Tanto piacere madamoiselle…- gli fece eco la donna,porgendo la mano ad Aurora.
Sindial intervenne,spazientito e irritato.
-Il piacere è nostro,signori…Ora,se permettete…- Presa per mano Aurora la attirò piuttosto di forza verso l’interno del palco,per sottrarla alla invadenza della matrona.
-Mah…che modi!...che arroganza… E quella gatta morta? Sembra non vederci nemmeno…-esclamò la signora Dupont,offesa.Poi si guardò intorno e,assicuratasi che nessuno avesse colto i particolari della scena,finse di congedarsi con gentilezza dagli ospiti del palco contiguo:
-Allora buona serata e …grazie..(Si,proprio tante grazie)-
Lo spazio dove Sindial e Aurora si erano rintanati per sfuggire agli occhi indiscreti del pubblico,era piuttosto esiguo.Con le spalle alla parete,la donna avvertiva che pochi centimetri la separavano dal contatto con l’impresario.
Lui le confidò:
-Io preferisco il buio…-
-Io…ci vivo…- disse lei,senza tristezza.Le arrivò all’orecchio la battuta della signora Dupont ‘Sembra non vederci nemmeno’ e non seppe trattenere una risatina.
-Ridete?- le domandò lui,piacevolmente stupito,incredulo.
-Non vi sembra buffo?-
Anche lui sorrise,poi le mise una mano nei capelli,accarezzandoli:
-Non lo so…So solo che il vostro riso è dolcissimo…-
Stava chinandosi verso di lei,attratto da quelle labbra sorridenti.Ma si tirò indietro.
-Appena il buio tornerà,riprenderemo i nostri posti…Vi sta piacendo?-
-Si…Ilia mi ha spiegato anche la scenografia del primo atto…-
-Allora io vi spiegherò quello che segue…-
E così,a bassa voce,restando separati dallo sfavillio del pubblico in esibizione,lui le descrisse nei particolari come si sarebbe svolto il secondo atto e la conclusione:Sindial raccontava con passione; Aurora ascoltava interessata,rapita,commossa;le sembrò di poter vedere davvero lo spettacolo…
-E’ bellissimo!...Ma,come siete riuscito a montare una scena così?...-
Lui sorrise compiaciuto.Ma non ebbe il tempo di spiegarlo,perché le luci si spegnevano;Alphonsine e Ilia rientrarono e li trovarono già seduti ai loro posti.E lo spettacolo sul palcoscenico riprese.


La tela calava sull’ultimo atto e Sindial,approfittando del buio,si ritirò uscendo silenzioso dal palco,come vi era entrato.Ma prima,sfiorando le mani di Aurora,lasciò appoggiato tra di esse il solito bocciolo di rosa,magicamente materializzatosi tra le sue mani.
Tornò la luce in sala e,tra gli applausi,Ilia porgendo il braccio alle due damigelle,suggerì loro di affrettarsi,onde evitare la folla.Per fortuna la pioggia creava molta confusione all’uscita,così poterono allontanarsi indisturbati sulla carrozza.
-Allora…mi sembrate entusiasta madamoiselle Aurora…-
-Si…anche se non ho potuto vedere…la sola idea di quello che accadeva in scena mi sembrava grandiosa…-
-E lo è…- ammise persino Alphonsine- Sono scenografie rivoluzionarie…I cantanti sono bravi,l’opera è bella,ma senza il fascino di quelle scene…-
-Monsieur Sindial è un grande…- Ilia confidò loro – Aveva Sanpietroburgo ai suoi piedi…Bastava il suo nome sul cartellone per far accorrere una folla entusiasta…-
-E poi?...perchè è andato via?perchè è venuto qui?- domandò Alphonsine,incuriosita.
Ilia rimase pensoso.’Già,perché?’…
-Cherchez la femme!- esclamò la ballerina. –C’è una donna vero? C’è sempre una donna dietro le azioni di un uomo…Anche nell’Opera di stasera…-
-Nell’opera di stasera,una donna riscattava Faust….- intervenne Aurora.
-Ci sono donne che ti riscattano…e donne che ti perdono…- riflettè quasi tra sé Semonov.- Ecco…siamo arrivati,madamoiselles…-
La carrozza si era fermata davanti all’albergo.Ilia smontò per primo,per proteggere col suo paracqua le due fanciulle dalla pioggia scrosciante.Le accompagnò fino alla porta delle rispettive stanze,poi si accomiatò.
-Buonanotte,signorine…a domani..- disse,stranamente poco propenso a chiacchierare.
-A domani,Ilia…-


La pioggia batteva rumorosa sulla carrozza,un ritmo serrato e ossessivo;il ritmo dei ricordi,che incalzava…Il romanzo di Ilia Semonov stava per arricchirsi di un nuovo capitolo…il capitolo della dannazione e della salvezza…Ma prima di arrivarci,il giovanotto sapeva che avrebbe dovuto parlare dei giorni del teatro,dell’incontro col ‘Grande Sindial’….Rientrato nel suo alloggio,si mise a tavolino e cominciò a scrivere,di getto:

‘Il ‘Grande Sindial’


Passò più di un mese,prima che la lenta burocrazia russa ratificasse i patti tra mia sorella e me. Finalmente un giorno raccolsi le mie cose,abbracciai Sonia e mi lasciai alle spalle la vecchia cara isba nella radura di betulle…
Mi incamminai sulla stessa strada dove avevo visto scomparire il mio misterioso amico…Avevo i soliti pochi soldi in tasca e l’incoffessabile speranza che,tornato a Sanpietroburgo,avrei riavuto il mio posto a teatro…
Arrivai in città stanco,affamato e scontroso.
Eppure avvertivo un fervore,una agitazione strana…Ma non volli farci caso:affogai il mio malumore nella zuppa che la padrona della pensione dove avevo trovato posto mi mise davanti,con mala grazia.Poi andai a gettarmi sul letto e mi abbandonai a un sonno senza sogni..
La luce del mattino inondò la mia stanza:ero di nuovo pieno di aspettative…
Scesi in strada e di nuovo avvertii quel brusio…La gente era ferma in crocicchi alle edicole o davanti a dei manifesti e commentava qualcosa di strabiliante.
Finalmente mi avvicinai ad uno di quei manifesti e buttai un occhio: Teatro Malinskij…La Compagnia del balletto russo in Don Quixote,balletto in un prologo e tre atti,ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes…Libretto e coreografia Marius Petipa…Scenografie del maestro Sindial…
…Il maestro Sindial? Era forse il mio misterioso amico?...non sapevo ancora se lo fosse o no…Ma sapevo che era quel Sindial a risuonare sulla bocca di tutti…Sulla scena aveva ricreato l’illusione della desolata Mancha spagnola….Il vento soffiava e le pale dei mulini,giganti imbattibili per l’eroe tragicomico avevano girato vorticosamente…
Corsi a teatro,nella speranza che,se non il direttore,almeno le maestranze si ricordassero ancora di me…in fin dei conti non era passato tanto tempo…Invece trovai indifferenza e disprezzo…Per poco non mi buttavano fuori come un disturbatore,certo mi strattonarono verso l’uscita,completamente estranei…
-Ilia Semonov?..che vi succede figliolo?-
Stavo raccogliendo il mio cappello da terra,quando la voce dolcemente cantilenante di una vecchia signora mi richiamò.
-Anna Liberovna….vi ricordate di me?-
-Sono vecchia,ma non rimbambita…non sono nemmeno tre mesi che non ci vediamo…-
Anna Liberovna era una sorta di istituzione del Marinskj…come vi fosse cresciuta:aveva cominciato da mascherina,poi cassiera,poi trovarobe…Alla fine il direttore la teneva a teatro,come portafortuna…
-Che vi è successo Ilia Iliiic?...-
-…Mia madre,Anna…-
-Oh…-disse lei,comprendendo al volo- Povero ragazzo…Qui siamo in piena rivoluzione,sapete!- disse poi indicando con la punta del suo ombrello l’ingresso del teatro.-Non bastava petipa…nossignore:è arrivato uno più matto di lui…un genio!-
Ero troppo curioso di saperne di più.
-Parlate di questo Sindial?-Le avevo porto il braccio,offrendomi di fare un po’ di strada con lei.
-Proprio lui…una mattina entrò in teatro…direi quasi che si materializzò,in platea…nel buio…Petipa era disperato,perchè le scenografie di cartapesta non lo soddisfacevano…ma non sapeva come risolvere presto e bene…lo spettacolo doveva andare in scena entro i tempi previsti…Dalle ultime file si sente una voce,profonda,sicura ‘E’ semplice,monsieur Petipa…se non avete la Spagna,createne l’illusione…se non avete lo spazio,moltiplicatelo …se non avete i personaggi,usate la loro ombra…’ ‘Chi è là?’-gridò Petipà. E dall’ombra emerse un uomo alto,slanciato,elegante,con una maschera d’argento sul profilo destro…
Ora sono amiconi,quei due…ma hanno discusso e litigato come gatti infuriati…finchè Sindial non ha mostrato il suo lavoro finito…Sapete:sono vecchia e ne ho viste tante,a teatro.Ma Sindial è un mago…-
Anna Liberovna si guardò intorno:
-Perbacco Ilia Semonov? Dove mi avete portato?...io andavo alla posta!- mi guardò con materna indulgenza,scuotendo il capo.
La riaccompagnai nella direzione giusta,continuando ad aggirarmi nei pressi del teatro come una volpe intorno al pollaio,affamata e sfiduciata.
Era sera e ancora non mi decidevo a trovare la mia strada.Ero fermo davanti all’ingresso del Malinskij,senza i soldi necessari nemmeno per il peggior posto di loggione
A un tratto qualcuno battè con la mano sulla mia spalla.
-Vi decidete a entrare,Ilia Semonov!-
Mi volsi,ma sapevo già che era lui.
-Monsieur Sindial!...-
Era elegantissimo,come sempre.Avvolto nel suo mantello nero,con la fatidica maschera dai bagliori argentei,sembrava il personaggio di un romanzo…
-Non volete vedere il Don Quixote?sta per cominciare…-
-Non ho il biglietto…non ho neppure i soldi per comprarlo…-
-Non siate ridicolo,amico mio…- e mi sospinse verso l’ingresso,dove il personale quasi si inchinò al suo passaggio.
-Vi aspettavo,sapete?- mi disse con la sua voce dal tono secco e sicuro. –Spero accetterete di lavorare per me…qui a teatro…-
Lo guardai,sorridendogli,entusiasta.Ma il suo viso rimase severo,impassibile…come una maschera.’




Era mattina presto.Alphonsine era entrata nel gymnasium,aveva appoggiato la borsa sul piano e ne aveva tirato fuori la famosa lettera.Ora ne leggeva l’intestazione sulla busta,piuttosto interdetta.Battè la carta contro le labbra,pensierosa:che fare? Oramai mancavano tre giorni alla fine delle repliche.Doveva consegnarla…
Uscì nel corridoio e guardò la porta dello studio di Sindial.Non doveva averne paura,si disse,anche se quell’uomo con quel suo tono autoritario e scostante,con quella sua sicurezza inquisitoria le ricordava troppo suo padre…La ballerina cambiò espressione:c’era rammarico e umiliazione nei suoi occhi,al ricordo di quel genitore sempre scontento di sua figlia…La rabbia e la sfida si impossessarono di nuovo di lei:affrontò l’incontro fatidico,bussando con decisione alla porta dello studio.
-Monsieur Sindial? Sono Alphonsine Segnier!-
-Entrate,è aperto…- rispose una voce dall’interno.
L’impresario era seduto alla scrivania,indossando solo camicia e gilet.I capelli gli ricadevano un po’ disordinati sulla fronte,il viso era assorto nella scrittura.Alphonsine ne ebbe una sensazione diversa dal solito.
L’uomo alzò lo sguardo su di lei:era stranamente disponibile.
-Accomodatevi pure…sono subito a voi…-
Alphonsine si sedette,in attesa:e senza abbassare la guardia.
Finalmente Sindial depose la penna e la guardò negli occhi.
-Volevate dirmi qualcosa?-
-Veramente…ho qualcosa da darvi…ecco…-disse porgendogli la busta.
-Oh,madame Giry…-commentò lui leggendo l’intestazione.
Alphonsine si domandò come avesse fatto a capire,ancor prima di leggerne il mittente,ma non era interessata ad approfondirlo.
-Debbo leggerla davanti a voi?..aspettate una risposta?- il tono era tornato leggermente brusco.
-Nn..no…però…-
Lui la scrutò:
-Voi ne conoscete il contenuto,vero?- le domandò
Alphonsine si morse le labbra:sarebbe stata una ammissione di colpa.
-Posso immaginarlo…- poi prese fiato – Vedete,madame vuole molto bene a entrambe,Aurora e me…e forse pensa di fare il nostro bene,ma…-
Lui aggrottò le ciglia,interrogativo.
-Ma in realtà né io né Aurora lavoriamo bene insieme…e poi Aurora non vede l’ora di rientrare in Provenza…Parigi,il teatro…non fanno per lei…-
Sindial non fece una piega.La guardò ancora,assorto.Poi,distolto lo sguardo e cambiando espressione,con fredda cortesia la congedò:
-Bene,madamoiselle…terrò presente quanto mi avete larvatamente suggerito…Ora vi lascio pure tornare ai vostri esercizi…-
Ciò detto,le indicò la porta,guardandola uscire.
Quindi aprì la lettera e la lesse.
Di lì a poco Ilia bussò alla porta.Lo trovò in piedi,ancora con la lettera in mano.
-Oh eccovi….leggete un po’ questa…- gli disse l’impresario.
Il giovanotto scorse velocemente la missiva,poi la restituì a Sindial che la depose sulla scrivania.
Senza guardarlo,aprendo le tende dietro la sua poltrona,l’uomo domandò:
-Cosa ne pensate?-
-Bè…non è una proposta da disprezzare…-
-Non siate ridicolo…- commentò l’altro,senza voltarsi.
Il russo sospirò:
-Voi cosa vorreste,Sindial?...avete rinunciato alla possibilità di scritturare tutta la compagnia?...tenete presente che se aspettiamo che monsieur ****** faccia le sue scelte e monti il primo balletto,per quest’anno la stagione sarà solo lirica…Sapete quanto possa essere puntiglioso e ….direi ‘uterino’ nella selezione!-
Sindial alzò lo sguardo sull’amico e collaboratore,ghignando appena:
-Uterino…Ilia!-
Poi tornò serio.
-Dopodomani voglio che convochiate nel mio studio madamoiselle Segnier e madamoiselle De Guilerm…comunicherò loro la mia proposta…Voglio proprio vedere come reagiranno…-
-Dopodomani?...-
-Si…Mancherò per un paio di giorni,Semonov…-gli strinse la mano,toccandogli una spalla – E’ tutto nelle vostre mani,amico mio…-
Ilia rimase senza parole,amareggiato:
-Cosa dovrò dire se…mi chiederà…mi chiederanno di voi?-
-Non siete tenuto a dire nulla,credo…- gli rispose l’altro,guardandolo di sbieco. –Ci rivedremo dopodomani…tutto qui!-
-Ma…-
Inutile insistere.La conversazione era chiusa.

Ilia non era affatto tranquillo.Si separava malvolentieri da Sindial,malvolentieri assumeva le sue veci.Forse perché era stato in un’occasione simile che era cominciato il capitolo della sua dannazione…quel capitolo che ormai doveva scrivere,anche se riapriva una ferita ancora più profonda di quella della morte di sua madre.
Una donna può salvarti,ma può anche perderti…
‘La discesa agli Inferi…’
Sindial era ormai padrone della città.Non più solo a teatro.Gli aristocratici annoiati di SanPietroburgo chiedevano la sua consulenza,il suo intervento,il suo tocco per arredare la casa,per le cerimonie ufficiali,per feste che sorprendessero sempre più i loro ospiti.Ed erano disposti a pagare fiumi di rubli per poter citare il suo nome a garanzia del successo di ogni loro privata esibizione.
Il mio misterioso amico non disdegnava quei soldi,ma non trattava mai personalmente con questa clientela che,secondo me,disprezzava profondamente.
Molti di loro erano morbosamente curiosi,malati del loro tedio sterile e millenario.Erano dei bambini mai cresciuti,capricciosi e pronti a voltarti le spalle per un nonnulla.
Ero io che mantenevo i contatti,mediavo e riscuotevo tra le due parti.
-Oggi vi tocca andare dalla granduchessa ******,Ilia:è il terzo invito,che ricevo…Andateci voi,amico mio:è tutto nelle vostre mani!-
Non dissi di no,nemmeno quella volta.
La granduchessa mi accolse nel giardino di inverno della sua casa.Una donna piccola e segaligna,vestita di nero e cosparsa di oro e diamanti,come la Madonna nera di Chestokowa…Intorno a un piano,due o tre giovinette strimpellavano canzoncine popolari,ridendo amabilmente.
-Bambine…lasciateci soli! Io e monsieur Sindial dobbiamo discutere delle nozze di Alessandra…-
Ridendo tra loro,le tre si allontanarono,sbirciandomi incuriosite.
-Debbo correggervi eccellenza…io non sono monsieur Sindial,sono il suo segretario,Ilia Semonov…-
Dopo di chè,passammo a trattare l’argomento che interessava la nobildonna e addivenimmo facilmente ad un congruo accordo.
Ero orgoglioso di me e me ne uscii attraverso il parco,fischiettando.
Una carrozza si fermò davanti a me.Ne scese una creatura dalla bellezza incantevole,il fischio mi morì sulle labbra,il respiro,il battito del mio cuore…erano come sommersi in un oceano;naufragavo sotto gli occhi di una sirena…
Lei mi sorrise,consapevole.
-E’ un piacere conoscerla personalmente,monsieur Sindial…-
Rimasi con le labbra schiuse,incapace di articolare una parola….E come avrei potuto rivolgermi a una dea io,io che ero solo Ilia Semonov…un galoppino anonimo?
-Ne sono lusingato,madame…- dissi,senza disilluderla,illudendomi anch’io.’
-Monsieur Semonov?- qualcuno interruppe il lavoro di Ilia.
-Arrivo…-rispose questi,riponendo il taccuino.

La borsa da viaggio era già sulla carrozza nera;Sindial stava partendo,ma prima di montare si guardò intorno.Il vetturino era appena rientrato con l’altra carrozza,quella che Ilia usava per andare a prendere Aurora.Dunque lei doveva essere in teatro,appena arrivata.
-Attendete un minuto!- ordinò al cocchiere.
Rientrò dal portone secondario,lo stesso che conduceva alle scuderie e al suo appartamento.Salì in fretta le scale,augurandosi di trovarla da sola,al piano.
Di mattina era raro che si incontrassero…
Arrivò alla soglia del gymnasium e si fermò.Alphonsine forse si stava cambiando,perché Aurora stava suonando…suonava Preludio nr 4 in si minore di Chopin…
L’uomo varcò la porta,col suo passo sicuro.La pianista si volse:
-Monsieur Sindial…?-
-Si…sono io…La Segnier si sta cambiando?-
-No…è giù,a litigare con la sarta..non so per quale motivo…-
Lui si sedette a fianco a lei,sul seggiolino,ma nel verso contrario:non era là per suonare.
-Parto per due giorni,madamoiselle…- la informò.
-Oh…-lei non disse altro,ma sembrava dispiaciuta.
Sembrava o lo era? E perché sarebbe stata dispiaciuta,visto che presto anche lei sarebbe partita…così volentieri?
-Mi mancheranno le nostre serate insieme…-aggiunse,con un piccolo tremito nella voce.-Mi mancherete monsieur Sindial…- disse poi,con maggior coraggio.-Le ore che passo con voi,sono le uniche ore della mia giornata…-
Lui la interruppe:
-Non dite così…se voi mi vedeste…Se voi mi vedeste per quello che sono,avreste paura di me…-
Aurora gli domandò:
-Di cosa debbo avere paura? Della vostra maschera?-
-Di quello che essa cela…
-Io..non potrei mai avere paura di voi…-
L’uomo le accarezzò la guancia con la mano.La giovanetta tremò,turbata.
-Vedete che avete paura?- le rinfacciò,ritraendo la destra.
-No…non è paura… - ribattè lei,trattenendo la mano di lui con la sua:poi,ci appoggiò il viso,baciandone teneramente l’attaccatura del polso.
Lui rimase senza parole,altrettanto turbato. Sollevandole il mento con dolcezza,lentamente,non seppe resistere ancora e,avvicinate le sue alle labbra di lei,la baciò con estrema delicatezza.
Il sapore delle sue labbra era miele.L’abbandono sul suo viso era estasi.
Era una tentazione meravigliosa,ma Sindial si riscosse,alzandosi con uno scatto.Senza più guardarla,le disse.
-Tra due giorni…-
E uscì in fretta,più in fretta discese le scale,montando in carrozza senza una parola e sbattendo brusco la portiera alle sue spalle.
-Andiamo!-


Furono due giorni stranamente calmi:una calma piatta,una bonaccia minacciosa che sembrava prevenire un tifone.Ilia tuttavia lasciò che tutto si svolgesse secondo la consueta routine,senza forzare la nave,improvvisamente priva del suo legittimo timoniere.E approfittò per concludere quel capitolo del suo libro che tanto male gli recava nell’anima.

‘O di immortales,si vestrum est miserere…’


-Masha!- una voce chiamò la mia dea,una delle fanciulle del corteggio dell’anziana granduchessa,che la richiamava tra loro. La principessa mi congedò,con un sorriso.
-Ci rincontreremo…So che avete accettato di occuparvi del matrimonio di mia cugina Alessandra…Ora non vi trattengo,monsieur Sindial…-
-Arrivederci… -sillabai,restando a osservarla mentre attraversava il prato,vestita di bianco.A bocca aperta,inebetito.
Montai in carrozza e cominciai a pensare a quello che avevo appena fatto.Idiota:cosa avevo creduto di fare?Mi ero spacciato per Sindial?...Idiota:non appena Masha avesse parlato con la Granduchessa,avrebbe scoperto la menzogna…E mi avrebbe disprezzato!
Ma intanto era così disponibile verso il mio misterioso principale:lo sarebbe stata altrettanto con me?
Tornai a San Pietroburgo sconvolto,incapace di riferire correttamente quello che si era deciso.Per fortuna il vero Sindial era preso dall’allestimento di Coppelia e non fece molto caso a me;almeno così credetti.
Non riuscivo a concentrarmi su niente;l’angoscia mi divorava…e il desiderio di rivederla,di chiarire….di presentarmi come me stesso erano insostenibili.
-Che vi succede Semonov?...vi parlo e non mi rispondete neppure?-
-Scusate Sindial…- temetti che volesse saperne di più,ma lui non aggiunse altro.
Qualche giorno dopo mi consegnò il progetto da proporre alla granduchessa ********,spedendomi di nuovo in quella casa.
Ero agitatissimo.Non sapevo se augurarmi di incontrarla di nuovo o no.E se l’avessi incontrata,come avrei potuto guardarla…dopo averle mentito?
Il maggiordomo mi accolse con ossequiosa cortesia.
-Chi devo annunciare?...oh,ma certo….Scusate se non vi avevo riconosciuto signore..-
-Granduchessa?...il maestro Sindial…-
Che scherzo era quello?temetti che l’uomo in livrea mi stesse irridendo…
La piccola nobildonna nera coperta di gioielli mi accolse con la sua solita sussiegosa severità.
-Ah,eccovi,maestro…-
-Vi ho già detto,eccellenza…- ebbi una illuminazione.La donna era sorda.Per prendere parte alla conversazione seguiva il movimento delle labbra.Dunque,per lei,per la sua famiglia,per i domestici io rimanevo a tutti gli effetti Sindial…!
Una sorta di ubriacatura folle mi prese:perché no?in fondo nessuno conosceva il vero maestro,se non i soli addetti ai lavori del teatro.Se ne dicevano tante su di lui,che facilmente avrei potuto smentire o lasciar credere con qualche battuta opportuna.E non ero io,poi il volto pubblico,la voce dello scenografo?Dunque sarei stato lui…
Esaltato da quel gioco ben più pericoloso della roulette russa,mi divertii a valutarne gli effetti sulle altre fanciulle,adunate nel salone,che osarono fermarmi prima che imboccassi la porta di uscita.Mi circondarono,mi fecero mille domande,tutte adoranti intorno a me.
-Lasciatemi andare,madamoiselles… -dissi,lasciandomi pregare.
-Aspettate….non ci siamo neppure presentate…- e mi riferirono una ad una i loro nomi.Tra di loro c’era anche la futura sposa,Alessandra,una bamboletta bionda dagli occhi scuri e l’aria maliziosa;poi c’erano Irene e Nadia,le più giovani e silenziose;e Larissa,la meno avvenente,perché piuttosto in carne,ma forse proprio per questo più spavalda di tutte.
-Ma non c’era anche una…Masha,tra di voi?- domandai,con falsa indifferenza.
Un risolino civettuolo si diffuse nel piccolo tiaso.
-La principessa *********?...ma lei è vecchia,monsieur! E’ una vecchia signora,ormai!- rispose Alessandra.
Risi,fingendo di divertirmi.Ma quel giorno non la rividi.Che importava? Sapevo tutto di lei,l’avrei rivista prima o poi:quella casa mi aveva spalancato le porte!
E così fu.
Una mattina mi comparve di fronte,al posto della granduchessa.
-…principessa…- le dissi,con un filo di voce,chinando il capo sulla mano che lei mi porgeva.
-Il mio nome è Masha,ve l’ho già detto…- mi disse con una grazia impagabile. –Mia zia vi prega di perdonarla…ma stamattina ha un leggero malore…Mi ha chiesto di accompagnarvi alla cappella dove il matrimonio sarà celebrato,per controllare il lavoro svolto…-
Mi sorrise. Credetti di impazzire.
Attraversammo insieme a piedi il grande parco.
-Ditemi di voi,monsieur…Avevo sentito dire che indossavate una maschera d’argento…-
-Ah si…non amo farmi identificare dal pubblico…- mentii.
-Nemmeno dalle belle dame di Sanpietroburgo?-
-Per loro adotterei un comportamento diverso…-
-Adottereste? Volete venirmi a dire che un uomo come voi,con la città ai suoi piedi,non ha già cambiato cento amanti?...-
Scossi il capo.Quel discorso era inatteso,sgradevole.
-Mi sembrate turbato?- mi domandò- Forse nel vostro cuore c’è posto per una sola donna alla volta?-
La fissai,eloquente.
-Si…-
Lei rise.
-Venite,è da questa parte…-
Dopo il sopralluogo,rientrando,una carrozza circondata da cani da caccia fece il suo ingresso nel viale principale,sotto i nostri occhi.
-Oh…- disse lei,imbronciata.
-Un ospite non gradito?- domandai,timidamente.
-Il principe Vladimir ********,mio marito…-
C’era disprezzo,sufficienza,fastidio in quella sua voce .Odiai Vladimir,prima ancora di conoscerlo.Lui peraltro a stento si accorse della mia persona.Masha tentò di presentarci,ma lui era più interessato ai suoi cani,che a lei o a me.
-Un maestro?...e di cosa? Di ballo?- domandò,con tono arrogante e scherzoso.
Capii più tardi che quel suo modo di fare celava lo stesso disprezzo,sufficienza,fastidio per la moglie che avevo avvertito nella voce di lei.Erano due estranei che non si stimavano,costretti a giocare il ruolo dei coniugi in un matrimonio dal quale i sentimenti erano esclusi…
Il mio cuore invece traboccava di sentimenti.E ogni giorno,tutti i giorni ormai sapevo che l’avrei incontrata…


-Che succede Ilia?- un giorno Sindial mi affrontò –Siete assente,sfuggente…e odiosamente frivolo,da qualche tempo…-
-Sono molto impegnato per il matrimonio della nipote della granduchessa *********.monsieur…- dissi,leggermente spazientito.
Mi scrutò.Per un attimo –mi vergogno a dirlo- quasi lo odiai:perché non ero lui,perché dovevo invidiarlo…invidiare un infelice,costretto a nascondere il proprio volto dietro una maschera per sperare di essere accettato dagli altri…
Ma tutti noi,non ci mascheriamo,in fondo,per lo stesso motivo?
Fu come se capisse.
-Si direbbe che il mio lavoro prema più a voi che a me…il mio lavoro o il mio nome?
-Non capisco a cosa vogliate alludere…-
L’uomo sfogliò un giornale locale e recitò,dalla cronaca rosa:
-‘Pare che la famiglia ******** si vanti di aver conosciuto personalmente il grande Sindial,ospitandolo quasi ogni giorno nella sua residenza estiva,dove lo scenografo sta provvedendo all’allestimento delle nozze della giovane Alessandra…C’è chi dice che addirittura Sindial sarà presente al ricevimento’…Un gioco pericoloso,il vostro,Ilia Semonov…-
Abbassai la testa,colpevole.
-E’ nato tutto da un equivoco,monsieur…-
-E’ così piacevole essere Sindial,Semonov?- mi chiese,fissandomi con quel suo sguardo intenso e dolente.
Non seppi rispondere.
Lui non aggiunse altro.


Ogni volta che la incontravo,mi sembrava di conoscerla meglio,di guadagnarmi un po’ della sua benevolenza.La passeggiata nel parco era un’occasione splendida per conversare,di arte,poesia,teatro.Lei ne era appassionata.Passava l’autunno e l’inverno a Pietroburgo da sola,per seguire la stagione degli spettacoli.Era il periodo più bello,per lei.Lontano da tutti…(sapevo che alludeva a uno,in particolare ).
Il suo sguardo spesso sembrava incoraggiarmi a osare. Ma io rinviavo…Avrei tanto voluto che lei avesse provato quella benevolenza per Ilia,non per Sindial…
-Con quale Balletto si aprirà l’anno?- mi chiese un giorno
-Coppelia,credo…-
-Coppelia…sarà la nostra musica,allora!-
Finsi di non capire,la guardai interrogativo.Lei mi sussurrò,con un tono di voce che valeva mille promesse:
-La musica della nostra stagione…-
Rimasi senza fiato.Eravamo soli,in quel lungo viale che dalla cappella portava al prato antistante la villa.La attirai dietro un platano e la baciai,a perdifiato.
-Oh Sindial…ho atteso tanto…- esclamò,adorante.
Una fitta insopportabile mi trapassò il cuore.Io ero Ilia,non Sindial.Ma la desideravo troppo…


Quando la stagione teatrale ebbe inizio eravamo già amanti da due mesi.’

Ilia smise di scrivere.Si appoggiò alla poltrona,con la testa leggermente all’indietro e gli occhi socchiusi.Aprì gli occhi.Davanti a lui la Senna scorreva tranquilla.
Chissà dov’era Sindial,in quel momento?Il giovanotto era quasi convinto che l’impresario avesse semplicemente desiderato allontanarsi,prima di assumersi la responsabilità di regolare i rapporti con Alphonsine,Aurora e la Giry…
La carrozza nera viaggiava veloce sulla litoranea;dal finestrino Sindial vide una villa maestosa,proprio a picco sul mare,circondata da una spiaggia bianca,battuta dal vento e dalle onde verde cupo.Doveva essere quella,secondo le informazioni che aveva ricevuto.Col bastone ordinò al vetturino di fermare.Quindi smontato,si inoltrò sulla sabbia.
In quel momento gli tornò in mente il suo lago,oscuro,nell’antro buio che era stato la sua tana,la sua casa,la sua tomba.Lì tutto gli apparteneva,tutto obbediva ai meccanismi della sua mente maniacale.Nessuna onda increspava il suo lago;il vento,il sole non colpivano mai la sua spiaggia.
Si tolse il mantello e,adagiatolo sul bagnasciuga,vi si sedette,col viso alle onde e al vento,il mento sulle mani,le mani sulle ginocchia piegate.
Istintivamente con la destra si sfilò la maschera,la poggiò al suo fianco,sul mantello.Poi respirò intensamente l’odore salmastro dello iodio.Si alzò,fece qualche passo verso l’acqua,ne raccolse un po’ tra le mani,se ne bagnò il viso,come un lavacro,una rigenerazione.
Una voce nella risacca lo raggiunse,un richiamo appena distinguibile:
-Henryyyy….Henry…-
Lui era steso,abbandonato a braccia aperte sul mantello.Inizialmente non avvertì la presenza accanto a sé.Poi aprì gli occhi.C’era un bambino,di quattro,cinque anni.Aveva sollevato tra le manine la sua maschera e la guardava.
Sindial si coprì istintivamente il profilo sfigurato.Il bimbo non sembrava affatto spaventato.
-Ciao…- gli disse – E’ la tua maschera?-
-Si….-
La voce che gridava ‘Henryyy’ si avvicinava sempre più,prendeva corpo.
Il bimbo si volse a guardare:era una giovane governante,che si affannava a raggiungerlo.
-Cerca me…-spiegò all’uomo,poi provò a indossare la maschera sul suo visino – Così forse non mi vedrà…-
Sindial allungò la mano,gliela scostò dal volto:
-No…non farlo mai…-disse,pacato.
Il bimbo lo guardò.C’era qualcosa di familiare nei suoi occhi.E quando restituì la maschera al suo proprietario,questi avvertì un brivido.
-Henry de Chaigny!- la governante ansimando si era fermata a pochi metri da loro due. –Tuo padre sarà informato di questa nuova prodezza…Chiedi scusa al signore,se lo hai importunato…-
-Non mi ha importunato…-
I due si guardarono,complici.Sindial aveva fatto in tempo a rimettere la maschera,prima che la donna lo vedesse in viso.
Il bimbo gli sorrise,ammiccando.Poi ricominciò a correre,sollevando schizzi d’acqua lungo la riva.
Lui lo seguì con lo sguardo,allontanarsi inseguito dalla nutrice.Respirò profondamente.
Era giusto così…gli bastava.
Si alzò,raccolse il mantello e rimontò sulla carrozza,rivolgendo un ultimo sguardo alla battigia riverberante,al bimbo che fuggiva,alla villa sullo sfondo del mare glauco.
Battè col bastone sulla cassa:
-Torniamo a Parigi…-


Era notte quando Sindial rientrò in teatro.Tutto era silenzioso,buio.L’uomo attraversò la platea e salì sul palcoscenico,Da lì,attraverso una quinta accedette al backstage.Quindi,inoltrandosi nei corridoi oscuri,raggiunse l’ala abitabile.Salì le scale,si fermò un attimo nel Gymnasium.Era vuoto,naturalmente.Dalla grande vetrata si effondeva la luce chiara della notte,che batteva sullo specchio,riflettendosi sul pianoforte.Sul ripiano dello strumento,c’era un vasetto di vetro:dentro una rosa…
Sindial entrò,prese il fiore,ne strinse il bocciolo nel palmo della mano e,avvicinatolo alle labbra,lo baciò,teneramente.Poi lo depose nel vaso.
Raggiunse la porta dei suoi appartamenti:si stupì di trovarla accostata.La aprì,silenzioso.Alla sua scrivania,col capo riverso tra le braccia,e il lume acceso,dormiva Ilia…
Sindial lo guardò.Si liberò del mantello e del soprabito,sempre senza fare il minimo rumore.Quindi scivolò alle spalle del collaboratore,per spegnere il lume.Il suo sguardo però cadde sul taccuino aperto:


‘La resa dei conti.

Non poteva durare.Quel nostro gioco degli equivoci doveva giungere a una fine…Purtroppo accadde nel modo peggiore,più doloroso.
Alla prima della Coppelia Masha venne al Malinskij.La ammirai risplendere nel suo palco,circondata dalle altre giovanette del suo seguito.Pensai che dopo lo spettacolo saremmo stati insieme…La adorai e nel silenzio mi compiacqui con me stesso:quella donna era mia…
Tra i due tempi del balletto,scesi nel foyer.Qualcuno mi chiese qualcosa a proposito della messa in scena,sicchè mi attardai più del previsto.Il teatro era ormai in penombra quando,risalendo nel mio palco,mi ritrovai alle spalle di due delle cugine di Masha,che ridevano tra loro,ignare di me.
-Masha ha vinto la scommessa…anche stavolta!-
-Lo aveva detto che,nonostante il suo mistero,anche Sindial era un uomo…e nessun uomo può conoscerla senza caderle ai piedi…-
-Riesce sempre ad avere i trofei più ambiti!!!-
Ridevano.Il mio cuore era una roccia riarsa. Una scommessa?...solo questo,dunque? Solo questo…Quella donna non era mia:ero io uno dei tanti trofei…
Decisi di arrivare fino alla fine della serata.Di procedere secondo il programma,secondo il canovaccio che lei aveva stabilito…Peccato,la farsa stava finendo…e nel modo meno originale possibile:con l’agnizione finale!...
Il maggiordomo mi attendeva sulla soglia,informato del mio arrivo.Tutte le porte della residenza di città mi si aprirono:attraverso saloni e corridoi sontuosi,fino alla sua stanza,dove lei mi attendeva,splendida.
La presi,con passione e rimpianto insieme.Sapevo che sarebbe stata l’ultima volta…
Dopo,mi alzai e mi rivestii,senza parlare.
-Perché vai via,…puoi restare a dormire…- mi invitò.
Alzai lo sguardo su di lei,incrociai i suoi occhi.
-Cosa sono per te,Masha…puoi dirmelo?-
Lei scivolando sulle lenzuola arrivò fino a me,si sollevò sulle ginocchia,mi cinse il collo:
-Sei uno splendido amante,Sindial…-
Risi.
-Uno dei tanti?-
Mi guardò,stupita:
-Che intendi?...la gelosia non ti si addice,Sindial…quello è un sentimento da mariti…-
-Già…Ma a Sindial non si addice nemmeno essere uno dei tanti,un trofeo…Un genio non si può catturare,Masha!-
Lei cambiò espressione,finalmente rivelò una leggera insicurezza.
-Che intendi dire?...-
-Che per quanto mi riguarda,è finita…Hai vinto la tua scommessa:ti basti!-
Mi scrutò,interrogativa.Capì che non stavo fingendo,capì che l’avevo smascherata…
-Aspetta….- ora era umile,fragile,bisognosa di comprensione – aspetta Sindial…non so come tu abbia saputo …Sindial…- Era in piedi davanti a me,mi tratteneva fremente nella sua bellezza: - E’ cominciato per gioco,è vero…ma adesso non lo è più…almeno per me…-
Fingeva o faceva sul serio? C’era un solo modo per scoprirlo:togliermi la maschera! Le girai la faccia.
-Sindial…- mi supplicò.
La guardai,nel profondo degli occhi:
-Non chiamarmi così!il mio nome è Ilia,Ilia Semonov…sono il factotum di Sindial…-
Rimase a guardarmi,con la bocca spalancata.Nei suoi occhi vidi passare un temporale…Capii che non me l’avrebbe perdonata;capii che nel suo cuore non c’era spazio per la pietà…per nessun sentimento…
-Mi hai mentito!- mi disse gelida.
Abbassai lo sguardo.
-Si…ti volevo,Masha…-
-Un fattorino,questo sei…un miserabile galoppino…Come hai osato?-
-Ti ho amato dal primo momento che ti ho vista…- le dichiarai.
-Amore?...bugiardo mistificatore! Amore:ti sei approfittato di un nome non tuo…-
Sollevai lo sguardo,la guardai fiero in faccia:
-A mentire siamo stati in due…io l’ho fatto perché ti amavo…e tu?-
Masha aveva già suonato per richiamare il maggiordomo.Che comparve solerte sulla soglia.
-Si,madame…?-
-Mettete alla porta questo pezzente,Dimitri…e se fa resistenza,bastonatelo!-
Senza più nemmeno guardarmi,senza una lacrima,atrocemente sprezzante,mi voltò le spalle e si ritirò.
Non feci nessuna resistenza.Uscii da quella casa,desolato,senza rispetto né per lei né per me stesso.Me stesso? Entrai in un caffè di notte,fumoso e buio e mi misi a bere,bere,bere…..
All’alba mi buttarono fuori.Caddi sulla strada,completamente sfatto dall’alcool.Mi rialzai,bagnai il viso nell’acqua gelata di una fontana.Poi raggiunsi il mio alloggio.
Sul portone,c’erano due uomini ad attendermi:
-Il signor Sindial?-
-…- ero ubriaco,sconvolto.-Chi siete?-
-Siamo i padrini del principe *******,questo è il suo biglietto di sfida!-
Mi venne da ridere.Il signor principe voleva lavare l’onore macchiato…Sta bene! Sarei stato Sindial fino in fondo:accettai la sfida.
-Domattina all’alba.Nel parco dell’Hermitage.Avete i padrini?...-
-Procuratemeli voi…è una formalità,dopotutto…- dissi. E me ne andai a dormire.
Passai l’intera giornata a smaltire quell’ubriacatura indegna.La sera mi recai a teatro,per congedarmi da lui…
Trovai Sindial a lavoro,alla sua scrivania.Sembrava assorto solo in quello che faceva,come sempre.
-Ilia? Che vi succede?...sono piuttosto impegnato!-
-Niente Sindial…volevo salutarvi…-
Sollevò lo sguardo,inquisitorio.
-Partite?-
-….Mi ritiro,Sindial…venivo a darvi la buonanotte…- mentii. E lui lo capì,come sempre.E mi assecondò,come sempre.
Si finse di nuovo preso dal suo lavoro e,senza più guardarmi,disse:
-Arrivederci,Ilia Semonov…-
Mi allontanai,sillabando:
-Addio,Sindial…-

In un’alba livida,rividi il principe Vladimir. Mi attendeva in una radura,nel bosco di betulle ai margini del parco dell’Hermitage.
Come il primo giorno,a stento sembrò darmi peso. Scelsi la pistola e ascoltai con lui i termini del duello:avremmo dovuto contare tre passi e girarci,facendo fuoco.Così accadde:feci i miei tre passi,puntai l’arma verso l’alto e sparai.In quel momento mi resi conto che era scarica:ebbi il tempo di guardarlo,poi avvertii un dolore lancinante alla gamba destra e contemporaneamente gli sentii gridare:
-Prendetelo!-
-Ma…che succede?-
Due energumeni,sbucati da dietro le piante mi sostennero,ritto davanti a lui.
Lui licenziò i padrini e il medico.
-Andate amici:perdonatemi se vi ho costretto ad assistere a questa indegna commedia…Volevo vedere fino a qual punto di audacia questo miserabile sarebbe arrivato!- poi si volse a me,che ancora non capivo.Mi colpì sul viso,con un manrovescio.
-Dunque tu saresti il grande Sindial,vero?-
Ora cominciavo a capire.La farsa continuava.Masha aveva chiesto a suo marito di lavare l’onta…
-Forse non mi chiamo così,signore:ma sono stato l’amante di vostra moglie,e me ne assumo le responsabilità…-Mi colpì di nuovo,con violenza.
Vidi poi che si armava di qualcosa,che uno dei suoi gli porgeva.Era un marchio a fuoco:me lo brandì davanti agli occhi…
- Sei un pezzente…hai voluto spacciarti per un altro:adesso ti lascerò un segno di riconoscimento tale,per cui non potrai più ingannare nessuno.-
Così dicendo,minaccioso mi avvicinò al viso il marchio,studiando con sadico compiacimento dove avrebbe dovuto usarlo:sulla guancia,sulla fronte,sulla bocca?
Aveva deciso.Accennò agli uomini di tenermi e piegò il braccio all’indietro per sferrare il colpo infamante…Ma un fendente violento mandò all’aria lo spiedo,che cadde a diversi passi da noi.
-Volevate sfidarmi,principe ********?...eccolo il vero Sindial!- era lui…
-Mandate via i vostri sgherri e vediamocela tra gentiluomini…- aggiunse,puntandogli la spada alla gola.
Vladimir fece un cenno ai due,che mi lasciarono andare.Caddi,tenendomi stretta la ferita alla gamba,il cui dolore era insopportabile.
-Mandateli via!- ripetè il mio amico.
-Chi mi assicura poi…- provò a dire quello,ma la lama della spada sulla carotide risultò convincente. –Andate!...-
I tre si allontanarono. Sindial invitò il principe a prendere una spada e a battersi.
Il duello ebbe inizio.Un vero duello,questa volta.Senza esclusione di colpi.
Vladimir ferì Sindial di striscio a un braccio:ma non bastò quel primo sangue a fermarli…
Le spade si incrociarono nel silenzio della radura,ciascuno era bravo a parare i colpi dell’altro.Ma Sindial si muoveva con l’agilità di una pantera,colpiva con la freddezza del giocatore d’azzardo…
Riuscì a disarmare l’avversario.Che inciampò e cadde davanti a lui.Allora gli puntò la spada al cuore,guardandosi intorno,attento come un animale predatore.
-Alzatevi Semonov…la mia carrozza è laggiù!-mi ordinò-…Principe Vladimir..è stato un indicibile piacere incontrarla…-
Avrebbe potuto ucciderlo.Ma si limitò a dargli un calcio sprezzante,poi rinfoderò la spada e,arretrando, mi raggiunse sulla carrozza.
Mi aveva di nuovo salvato. Il mio amico Sindial…’

-Il mio amico Sindial…- mormorò nel sonno Ilia,interrompendo la lettura dell’impresario,che lo guardò,accennando a un sorriso indulgente.Spense il lume e lasciò che il giovanotto continuasse a dormire sulla sua scrivania,ritirandosi nella sua stanza.




Pioveva di nuovo.Non il temporale violento dei giorni precedenti,ma una pioggia incessante e malinconica che rendeva tristi tutte le cose.Aurora era nella stanza di Blanche,col viso appoggiato ai vetri del balcone sul quale mille gocce d’acqua si confondevano tra loro,ottundendo la visuale.
-Che avete bambina mia?- domandò l’anziana dama.
Aurora fece spallucce.
-E’ finita anche questa parentesi,Blanche…stamattina monsieur Sindial ci ha convocate nel suo studio…E domani torneremo in Provenza…-
-Spero di averne la forza…la gamba mi fa ancora male,sapete?-
La pianista guardò la povera zia sofferente,senza troppa indulgenza.
-Torneremo comunque,Blanche…E a Cap d’Antibes avrete tutto il tempo per guarire…-
-Siete proprio così desiderosa,di tornarvi?-chiese l’altra,insinuante.
Aurora sospirò:
-Perché tormentarmi così?...sapete che odio esibirmi tutte le sere…e poi…-
-E poi?-
-Niente:credo che sia chiaro…restare non avrebbe senso…A meno che Sindial non scritturi l’intera compagnia…e anche in quel caso,Madame Giry potrebbe comunque aver bisogno di me nella scuola…-
Blanche non insistè.
Qualcuno bussò discretamente alla porta:era Ilia che veniva a prendere la pianista.
-Vi lascio,Blanche….riguardatevi!...-


Anche Ilia si accorse dell’uggia sul volto di Aurora.Ne provò tenerezza:volle tentare di distrarla.
-Stasera,in occasione dell’ultima replica,ci sarà una festa…-
Aurora restò indifferente.
-Forse potreste convincere monsieur Sindial a parteciparvi…è tornato stanotte,sapete?-
Questa volta la pianista sembrò più interessata.Ilia sorrise,con leggera malizia.
-Come potrei convincerlo?-
-Se glielo chiedete voi,magari uscirà dal suo covo….-
-…Veramente io stessa preferirei non partecipare,trovarmi un covo come il suo dove rintanarmi…-
-Ve l’ho detto,che vi somigliate voi due…- disse compiaciuto. –Eccoci arrivati…-


Entrarono dal backstage,recandosi direttamente nell’ala abitabile.
-Vi accompagno nel gymnasium…credo che voi e Alphonsine avrete il tempo di provare,prima di incontrare Sindial…-
-Alphonsine è già qui?-
-No…-
Aurora fremette:tipico della prima donna,farsi aspettare!
-Posso lasciarvi un momento?- le chiese Ilia,accompagnandola vicino al piano.
-Grazie,Ilia…non vi date altro pensiero per me…-
Aurora sedette al piano.Appoggiò il capo alla mano sinistra e svogliatamente,con la destra,suonò l’armonia della canzone di Solvieg.
Una voce si sovrappose alle sue note:
-L’inverno può passare,la primavera dileguare,l’estate inaridire,l’intero anno scivolare via…Tu tornerai da me….-
-Sindial!-
L’uomo sedette accanto a lei.Le domandò:
-Perché così triste,stamani?-
-Forse il cattivo tempo…- disse lei,mentendo.Il cuore le batteva,e le sembrava di non essere più triste per niente.
-In Provenza è sempre bello?- domandò lui.
-Non sempre….ma piove meno,ed è più caldo…è come se fosse sempre primavera…!- lei ne parlò con entusiasmo,riversando la sua eccitazione su quel discorso futile.
Sindial equivocò.
-Ho l’impressione che desiderate tornarci quanto prima…- disse,con tono distaccato.
Aurora si irrigidì.
-Si monsieur…-
-Come mai?- le domandò,sempre più distante.
-Non amo esibirmi in pubblico…questo periodo per me è stato…più lungo e difficile del previsto…-
Dopo aver pronunciato queste parole,Aurora si morse le labbra.Ma era troppo tardi!
-Ah...- commentò lui,secco – Bene,vedrò di soddisfare il vostro desiderio…-
Aurora sentì che si allontanava.
-Sindial!...non…non andate via!- lo richiamò.
L’uomo stava già oltrepassando la soglia,ma si fermò,volgendosi a guardarla.
Tornò indietro,le si avvicinò.Aurora teneva la mano sospesa nell’aria.Si alzò,sentendo che lui rientrava e gli sfiorò piano il bavero della giacca.
Lui le prese la mano tra le sue:
-Adoro le vostre mani…avete le dita piccole e affusolate come quelle di una bambina.- se la portò alla bocca e la baciò,teneramente.
Aurora sollevò l’altra mano e la poggiò sulla sua spalla.
Lui la attirò tra le sue braccia e la baciò,piano,dolcemente,a lungo…
Poi la allontanò,prendendo fiato le disse:
-E’ una pazzia,Aurora…tornate in Provenza,è meglio per tutti e due!- e questa volta si allontanò senza voltarsi indietro.


Erano da poco suonate le dodici,quando Alphonsine fece il suo ingresso nello studio di Sindial.
-Scusatemi per il ritardo…-
-Risparmiati la scena,Alphonsine…-bisbigliò Aurora,già seduta alla scrivania – Non c’è nessuno che ti aspetta…-
-Sindial?- chiese a bassa voce la ballerina.
-Non so ….Ilia mi ha appena accompagnato qui,ed è sparito subito dopo…-
-Eccomi,madamoiselles!- disse Semonov,comparendo al momento giusto e andando a sedere dietro la scrivania. –Dunque…purtroppo siamo all’ultima replica,come sapete:stasera vi esibirete un’ultima volta…-
-Già:lo sappiamo Ilia…- Alphonsine sembrava ansiosa di venire al dunque.
-Monsieur Sindial è rimasta molto soddisfatto della vostra preziosa disponibilità…Ho qui un…assegno..- aveva sollevato una cartella di cuoio rosso e,richiudendola,controllava uno cheque lasciatoglia dal principale. – E’ chiaro che la vostra gratuita collaborazione va premiata:questo è un donativo intestato a madame Giry,da investire nella vostra scuola…-
Le due fanciulle erano piuttosto disorientate.Alphonsine prese l’assegno e lesse:era una cifra decisamente considerevole,ma…Così Sindial avrebbe chiuso il conto?
-Spero che non vi sentirete offese,per questo omaggio…?-Ilia si accorse della sorpresa e della delusione delle due.
-Offese no…ma:tutto qui?...Il vostro signor Sindial –che non si degna nemmeno di farsi vedere-(così dicendo Alphonsine aveva alzato la voce e si guardava intorno,convinta che l’impresario fosse nascosto da qualche parte) non crede che meritiamo anche qualcosa in più? Io avevo sentito parlare di una scrittura!-
-Una scrittura,madamoiselle?...a cosa alludete?- Semonov aveva una capacità di fingersi sorpreso che irritava estremamente.
-Non vi ricordate?la sera della prima…monsieur *******,il maestro di ballo,disse che sarei stata la sua nuova etoile!-
-Perdonate,madamoiselle…intanto monsieur ******* non ha nessun contratto con noi…In secondo luogo,sfortunatamente,qui all’Opera non c’è un corpo di ballo stabile…-
Finalmente intervenne Aurora:
-Ma allora perché monsieur Sindial non ha preso in considerazione la possibilità di scritturare il nostro balletto?-
-E chi lo dirigerebbe?- chiese Ilia – Potreste assicurarmi che madame Giry sarebbe disposta a venire a Parigi a dirigerlo?-
Aurora chinò il capo.No,non poteva parlare al posto della Giry…
Alphonsine intervenne,più irruenta che mai:
-E la lettera di madame? Sindial non ne ha proprio tenuto conto?...-
-Lettera?...non so a cosa alludete?- Ilia era stupefatto.In quella uno dei fattorini bussò alla porta e lo richiamò –Scusate…ma debbo lasciarvi sole un momento…-
-Andate a chiamare il vostro padrone,Ilia!- disse con arroganza Alphonsine;poi si rivolse ad Aurora.
-Aurora!...diglielo anche tu…-
-Della lettera? …ma io ne ignoro il contenuto…-
-Si,vallo a raccontare a qualcun altro…-le disse tra i denti la ballerina. –Io invece lo conosco bene:la Giry suggeriva a Sindial di affidare a noi due la scuola…-
-A noi due?...Ma stai scherzando?-
-No! Non sto scherzando…ed era l’ultima delle idee che potessi accettare…ma vista la situazione,ora credo che mi andrebbe bene persino quello…- Alphonsine era addolorata,quasi indifesa.
-Ti andrebbe bene persino questo?- Aurora invece cominciava a montare in collera – Tu,tu continui a pensare solo a te stessa:non hai sprecato una sola parola per il nostro balletto…Neanche una…-
-Ascolta…io…- Alphonsine era stranamente senza parole.
-Ascoltami tu,piuttosto:finalmente hai tirato fuori il tuo vero volto,arrivista,ambiziosa che non sei altra…Vuoi una scrittura a tutti i costi:ebbene,fatti valere…-
-E come?-
-Possibile che tu non sia in grado di insegnare?di montare una coreografia?...se madame Giry lo propone…-
-Ma madame Giry parla di noi due insieme…E tu lo sai,che io non sono capace:io so solo eseguire,Aurora…-
Ilia rientrò in quel momento e tornò a sedersi:
-Bene…dicevamo?...Ah si,vedete madamoiselle Alphonsine,l’anno prossimo l’Opera avrà il suo corpo di ballo e se voi sarete ancora libera da impegni vi contatteremo senz’altro…ma da sola,scritturarvi?...non siete una pianista,che può esibirsi anche come solista…-
Alphonsine si fece di brace:tacque,momentaneamente,rimuginando la prossima mossa.
Ilia allora si rivolse ad Aurora:
-Quanto a voi,invece,madamoiselle Aurora…-
Questa lo fermò:
-Vi prevengo,monsieur Semonov…io tornerò comunque a Cap d’Antibes,…speravo solo di poterci tornare con la notizia di una scrittura per il nostro balletto,al completo…-
Alphonsine era in piedi dietro la sua sedia;sbottò improvvisamente:
-Ma certo,Aurora…tu puoi anche fare la tua bella figura di chi nobilmente rinuncia…è il tuo ruolo,ormai:sono cinque anni che hai deciso di rinunciare a vivere!...Ma io no:Ilia voglio parlare con Sindial…Dove si nasconde,dov’è…- così dicendo si diresse verso l’appartamento,oltre la porta a vetri.
-Madamoiselle…vi prego…-
Ilia le andò dietro,per calmarla.Aurora aveva abbassato la testa,corrucciata,triste: ‘…è il tuo ruolo,ormai:sono cinque anni che hai deciso di rinunciare a vivere!...’ Questa frase le riecheggiava nella mente come una irrisione insopportabile.No,non era vero…lei non aveva rinunciato a vivere.E lo avrebbe dimostrato…
Si alzò in piedi.
-Ilia…se con me avete finito,vorrei rientrare…-
-No,carina…non ce ne andremo senza aver parlato con Sindial…-
-Spostati,Alphonsine…è una scena patetica!-
-Tu sei patetica…povera piccola cieca remissiva e..-Prima di finire la frase,Aurora le aveva mollato un ceffone sonoro,in pieno viso.
Dopo il primo attimo di stupore,misto a dolore e vergogna,Alphonsine reagì afferrando Aurora per le spalle.Ma questa non si fece intimidire:respinse con violenza la ballerina,aprendosi la strada:
-Non credere di farmi paura,Alphonsine…e non metterti mai più sul mio cammino!- le disse con un tono minaccioso e determinato che bloccò la risposta sulle labbra dell’altra.
Ilia prese per un braccio Aurora,che lo respinse,ancora bruciante di ira per quello che era appena successo.
-Trovate qualcuno che mi accompagni in albergo,monsieur Semonov…e tornate da lei!- gli disse,fiera e distante come non mai.
-Si…- rispose lui,ed eseguì.


Sindial rientrava dalle scuderie,assorto nei suoi pensieri.Entrò nello studio e trovò Alphonsine addossata alla parete dietro la porta,ancora umiliata dallo schiaffo di Aurora,dal discorso di Ilia.
-Che succede,madamoiselle?-
-Ah…eccovi,finalmente! Vi credevo nascosto dietro qualche tenda,a godervi lo spettacolo…-
-… spettacolo?- ripetè lui,liberandosi del soprabito e osservandola un po’ di sfuggita.
-Quello che voi avete messo su!...che razza di ipocrita…- Alphonsine era offensiva,ma priva della solita aggressività.Sindial se ne accorse.
-Accomodatevi qui…- Le versò un po’ d’acqua da una brocca,in un bicchiere che le porse,rimanendo poi in piedi appoggiato alla scrivania.
-Chi vi ha colpito?- le domandò,accorgendosi di un leggero rossore sulla guancia.
Alphonsine bevve,poi rispose.
-Madamoiselle Aurora de Guilerm…Vi sembra docile,vero?docile e sottomessa…E’ una tigre!-
-L’avrete esasperata…sapete essere odiosa,Alphonsine…- disse lui,impassibile.
-Io odiosa?...parlate voi,che fate di tutto per farvi odiare da me…-
Sindial le sembrò stranamente conciliante.Nella testa di Alphonsine cominciò a prendere corpo una subdola,insidiosa idea.…forse se avesse saputo prenderlo per il verso giusto…
Si alzò,bevendo e guardandolo come una cerbiatta da dietro al vetro del bicchiere.
-Il nostro rapporto è cominciato male…,monsieur Sindial…- disse,languida e insinuante.
-Potrebbe finire peggio,madamoiselle…-ribattè lui,per tutta risposta.
Lei irrigidì la mascella.
-Perché non mi avete offerto una scrittura?- gli domandò finalmente,diretta- Tutti a Parigi si aspettano di vedermi calcare il palcoscenico dell’Opera…-
-E lo calcherete…ma l’anno prossimo!- le rispose,ormai seduto alla scrivania e interessato alle sue carte.
-L’anno prossimo potrei essere morta!Io quella scrittura la voglio adesso!- gli rinfacciò lei,poggiando le mani sulla scrivania di botto e guardandolo in viso,con aria di sfida.Gli occhi dell’uomo emanarono un bagliore sinistro.
-…E cosa sareste disposta a offrire,di voi…pur di avere quello che desiderate?- disse allora Sindial,raccogliendo la provocazione.
-Venderei l’anima al diavolo…-
Lui si era alzato di nuovo e le stava davanti:
-Può darsi che al diavolo della vostra anima non interessi nulla…che voglia il corpo che la contiene…- Sindial fece un passo verso di lei,in modo da sfiorarla col suo fisico imponente,da sovrastarla col suo volto. Alphonsine tremò:quello che stava accadendo le sfuggiva di mano…Dunque Sindial la voleva? Davvero?... Sollevò la testa verso di lui,schiudendo le labbra,spaventata e affascinata allo stesso tempo.
-Che vi succede,prima donna…avete perso la parola?- le domandò lui,sarcastico.Poi cambiò espressione,allontanandosi da lei,con aria di rimprovero: -Imparate a far desiderare di voi anche l’anima,madamoiselle…Vedete,tra un anno forse sarete abbastanza cresciuta per riuscirci…-
-Io…oh,io vi odio!.. – esclamò lei,alzando la mano per colpirlo,poi lasciandola ricadere e fuggendo via.
Sulla porta si scontrò con Ilia.
-Alphonsine?-
-Vi prego,Ilia… -lo supplicò tra le lacrime- Portatemi via…-
Semonov guardò interrogativamente Sindial,che gli fece un cenno di assenso.
-Andiamo,venite…- la rassicurò,piano. –Siete ancora sconvolta…


Uscirono dal teatro,con Alphonsine turbata e quasi irriconoscibile;abbattuta,incapace di reagire.
Ilia le suggerì di fare due passi per il lungosenna:aveva smesso di piovere e un pallido sole faceva capolino tra i cumuli scuri.
Lei si adattò alla proposta.Camminarono a lungo,senza parlare,senza una meta precisa.A un tratto la ballerina alzò gli occhi e riconobbe la mole di Notredame,sull’Ile de la Citè.
-…Anche Esmeralda deve fare i conti con qualcosa di più grande di lei…- le suggerì Ilia.
-Si…avete ragione…E impara a sue spese…Ilia,perché Sindial vuole aspettare un anno?-
-Avete provato a domandarglielo?...avete provato a proporgli un’alternativa?-
Lei scosse la testa.
-No:ho pensato solo che non mi scritturava…e non ci ho visto più…Persino Aurora,quella bamboletta…è più razionale e riflessiva di me…-
-Ha vissuto esperienze diverse…- disse lui,conciliante.
-Vi prego Ilia…aiutatemi a parlare di nuovo con Sindial…procuratemi una seconda possibilità…-
Il giovanotto abbassò gli occhi,assorto.
-Io credo che niente vi impedisca di parlare con lui,madamoiselle…-
-Allora…possiamo tornare all’Opera?-
Lui la guardò col suo solito sorriso incoraggiante e aperto.
-Quando volete.!-
In quella ricominciò a piovere:grossi goccioloni radi,che prevenivano la tempesta.Ilia coprì Alphonsine col suo soprabito e,come due monelli,corsero a trovare riparo in un provvidenziale portone.
Alphonsine rideva ancora,un po’ per allegria,un po’ per sfogare la tensione,quando Ilia,fermata una vettura,la aiutò a montare e si diresse con lei verso il teatro.
Prima di salire verso lo studio dell’impresario,la ballerina si fermò a salutare il suo compagno:
-…Ilia…vi ho mai ringraziato per tutta la gentilezza e la disponibilità che avete verso di me?-
-Centinaia di volte,Alphonsine…- disse lui,sdrammatizzando.
-Sapete?...comincio a credere che,senza di voi,questo teatro non potrebbe reggersi…-
-Addirittura?...-
-Vado da Sindial!...incrociate le dita per me!- gli disse scappando per le scale,dopo avergli lanciato un occhiolino.


Aurora era pronta per l’ultima esibizione. Ilia sarebbe arrivato a momenti.La fanciulla respirò profondamente:la battuta di Alphonsine l’aveva perseguitata tutto il giorno,a nulla era servito distrarsi con la musica,provare e riprovare per l’ultima volta l’esecuzione di quella sera,fingere attenzione ai discorsi di Blanche.La ballerina aveva ragione:lei aveva rinunciato troppe volte a vivere,per paura che la vita l’avrebbe rifiutata…Ma ora la posta in gioco era troppo alta per non tentare,per passare il turno…Aveva deciso;quella sera nessun ostacolo le avrebbe impedito di fare quello che aveva nel cuore…Non la sua cecità,non la sua inesperienza…
-Zia Blanche?...sto per andare…- disse,congedandosi dalla dama.
-Fatevi guardare,Aurora…è un abito nuovo?-
La ragazza si schiarì la voce.
-No, …-
-Eppure c’è qualcosa di diverso…sembrate ancora più bella…-
-Vi prego,Blanche..- la interruppe .-Volevo avvertirvi che,essendo l’ultima replica,ci sarà una festa e…Ilia Semonov ha insistito tanto…-
-Ha fatto bene! ..è un caro ragazzo…divertiti,Aurora…-
La fanciulla sentiva il cuore esploderle dentro il petto.Paura,eccitazione,sfida…e il presentimento che Blanche avrebbe potuto leggerle in viso ogni proposito…
Si allontanò in fretta,non appena sentì Semonov bussare alla porta.
-Aurora?...nemmeno un bacio?- le chiese la zia.
Lei si avvicinò,e baciò l’anziana donna sulla fronte.
-Sappiate che,anche se non vengo,io vi sono sempre vicino…- volle rassicurarla la dama.
-Si,si…non preoccupatevi!- le rispose,scappando via.

Parlò poco con Ilia,in carrozza.Entrò nel suo camerino e si sedette alla toletta,lasciando che la solerte femme de chambre si occupasse di completarle trucco e acconciatura.
Prima della loro esibizione,che stavolta sarebbe stata anche ultima in ordine di tempo,Sindial bussò alla porta del suo camerino.
‘Eccolo!’-pensò la pianista- ‘Ora…non posso tirarmi indietro’
La fanciulla era in compagnia della cameriera,che le stava sistemando i capelli.
-Entrate,monsieur… -
L’uomo fece cenno a Beatrice di lasciarli soli,si avvicinò ad Aurora e le diede il solito bocciolo di rosa.
-Perché continuate a prendermi in giro,monsieur?- disse lei,che lo prese e lo appoggiò piuttosto bruscamente sulla toletta.
-Non vi prendo in giro…-
-No?...in silenzio ricevo i vostri doni,i vostri omaggi…ma mai una parola che mi chiarisca…-
-Cosa?-
-Mi chiarisca il perché dei vostri rifiuti!-
Sindial si chinò su di lei,rispondendo:
-…non è facile,Aurora…-
Lei si volse verso di lui,che la aiutò ad alzarsi,tenendola appena per le braccia.
-Voi conoscete i miei sentimenti,Sindial…-
-Voi non sapete nulla di me,Aurora! Come fate a essere così sicura dei vostri sentimenti?-
-Sono giovane,è vero…inesperta…Ma la vita mi ha dato qualche lezione…E quando parlo con voi,quando vi sento vicino…credo di conoscervi profondamente…-
Lui sospirò,pensoso.
-…Allora ritengo che conosciate anche i miei sentimenti…ma…Vi ricordate quando vi dissi che eravate troppo bella?...è così:io non voglio intaccare la vostra bellezza,la vostra grazia…Sono sicuro che siano destinate a qualcuno che le merita davvero…-
Aurora ebbe uno scatto di ribellione:
-Non mi importa a chi siano destinate…io voglio sapere se...se tra noi deve finire,così?-
Lui la guardò.Da docile,insicura,quasi fragile sapeva diventare forte,determinata,indomabile.
-Non ho la risposta che voi volete…- le disse,desolato.
Poi le carezzò i capelli,la guancia,lasciò ancora che lei appoggiasse il viso alla sua mano:
-Oh…nessun uomo potrà darmi le emozioni che provo ora…-
-Non dite così…è già tanto difficile…-
Aurora riprese il controllo,cambiò discorso.
-Stasera sarete alla festa?...-
-No…vi vedrò suonare e poi mi ritirerò…-
- Allora…questo è un addio…-sussurrò lei.Non così piano che lui non potesse sentirla.
Ma l’uomo serrò le mascelle,socchiuse gli occhi.Ed uscì dalla stanza,senza aggiungere altro.

Pochi minuti prima di andare in scena,Alphonsine bussò,annunciandosi:
-Posso entrare,Aurora?-
-Si…-
-Eccoci di nuovo qui…-esordì la ballerina.
-Già…Stai meglio?-le domandò la pianista,più per formalità che per reale interesse.
-Si…volevo dirti che…ho parlato con Sindial,gli ho domandato perché non vuole scritturare il nostro balletto…-
-Ah si?...e lui?-
-Lui vorrebbe un balletto stabile del teatro…e ritiene che,in un anno,potrebbe riuscire ad averlo…-
Aurora non sembrava interessata all’argomento.
-Inoltre ritiene che il balletto e la scuola delle Nove Muse siano una creatura di Madame Giry…e non gli sembrerebbe giusto sottrargliela…-
La pianista non rispondeva,indifferente,distante.Alphonsine si schiarì la voce e annunciò:
-Aurora...io rimango a Parigi!...ho accettato di rimanere a teatro,esibendomi se capiterà l’occasione in qualche quadro all’interno di un’opera…e nel frattempo collaborerò alla selezione di un balletto stabile….Insomma:ho fatto come mi avevi suggerito…ho detto che mi sarei applicata anche per le coreografie…-
-Sono contenta per te,Alphonsine…e ti faccio i miei auguri!- disse Aurora,con una espressione indefinibile sul volto.
-Aurora…resta anche tu!-
-Cosa?-
-…hai capito benissimo…Resta!Lo so che ce la puoi fare…tu non …-
-Signorine….Cinque minuti…- una voce dall’esterno le interruppe.Alphonsine ne approfittò per allontanarsi;il gelo con cui Aurora l’aveva accolta le aveva creato un grosso imbarazzo...

Anche quella sera,forse più che le altre,l’esibizione di Alphonsine e di Aurora fu un trionfo.Entrambe erano riuscite a trasfondere nella musica e nella danza il coacervo di sentimenti,desideri,speranze che ciascuna covava nel profondo del proprio cuore.
Ma se Alphonsine ormai sembrava rasserenata,in pace con se stessa,Aurora non aveva fatto altro che tormentarsi.Sindial le aveva detto addio…anzi:nemmeno quello.Non sarebbe andato alla festa…non avrebbe avuto più nessuna occasione di incontrarlo…
Eppure un modo doveva esserci…Lei non voleva rinunciare a lui…
-Siete pronte,madamoiselles?- era la voce di Semonov.
-Andate pure,Ilia…io non vengo alla festa…- gli rispose dalla porta.
Lui bussò,sporse la testa ll’interno:
-Perché no,Aurora…Vi prego…Me lo avevate promesso!-
-Non preoccupatevi:sono d’accordo con l’infermiera di mia zia…ho appuntamento con lei nel back stage…-
-Allora aspetterò con voi,finchè non arriva!-
Aurora sbuffò,spazientita.
-Vi prego…Beatrice mi accompagnerà…Andate!-
-Mah…Aurora…domani partirete…Vorrei congedarmi da voi…-Ilia aveva un tono dolce,sinceramente accorato.
-Ci saluteremo alla stazione…Se sarete così gentile da accompagnarci…Ora andate,per favore:Alphonsine vi aspetta…-
Ilia annuì col capo,incapace di insistere oltre.E uscì.
-Beatrice!....accompagnatemi nell’ala abitabile,per favore…-
-Si,madamoiselle…-
La ragazza si prestò malvolentieri a questa incombenza,forse perché aveva appuntamento con qualcuno…Aurora ne approfittò:
-Lasciatemi pure in prossimità delle scale…Aspetto la mia dama di compagnia…-
-Posso andare,madamoiselle?mi date licenza?-
-Si si,certo….che aspettate!-
La ragazza si allontanò.Aurora sentì i suoi passi disperdersi verso l’interno.Poi il silenzio.
Ora era sola.Nel buio.


 
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view post Posted on 6/4/2008, 10:52
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Aurora cercò con la mano il passante della scala e salì il primo gradino.Lentamente,tremando per la sua angosciosa condizione,ne salì un secondo,poi un terzo.
Espirò.Non era difficile.Poteva riuscirci.
Raggiunse il primo piano,dopo un tempo indefinibile.Il silenzio intorno a lei era quasi ossessivo.
Avanzò verso sinistra,inoltrandosi nel corridoio del Gymnasium.Tastava il muro,per orientarsi.
Ecco,quella doveva essere la porta della sala di danza. Doveva solo proseguire,arrivare fino in fondo…
Sindial era seduto alla scrivania,in maniche di camicia e gilet.Svogliato e stanco.La porta lasciata socchiusa da qualcuno si aprì,facendo un debole rumore.Alzò lo sguardo:era Aurora.Col vestito rosa,i capelli sollevati e l’ultima rosa che le aveva donato appuntata sul seno.
Lui si alzò,le andò incontro.
-Aurora!...come?-
-Come sono arrivata fin qui?... volevo dirvi addio …domani torno in Provenza,secondo quanto si è deciso…
Intanto le si era avvicinato.Le aveva sollevato il viso.
-Aurora…-disse,sospirando.Poi si chinò a baciarla,insistendo questa volta appena quel tanto da provocare la timida risposta di lei.Erano dolcissime le sue labbra,e la piccola lingua imparava presto a seguire il gioco della sua.
L’uomo si interruppe di nuovo.La respinse:
-Continui a non capire…Ti stai offrendo all’uomo sbagliato …- la ammonì-
-Mi sto donando all’uomo che amo…- ribattè ancora lei.
Lui scosse il capo:
-Sei poco più di una bambina…che ne sai dell’amore?-
-Non sono una bambina…ho diciannove anni…Sindial!Perchè continui a respingermi?- lo supplicò lei.
Lui scosse la testa,ma ormai doveva arrendersi:
-Respingerti?... …io respingere te…?-
Incredulo, la attirò contro di sé,baciandola con passione,stringendola, accarezzandola,sentendo i suoi tremiti.
Comprese che lei gli si stava arrendendo incondizionatamente.Tentò di porvi un freno.
-Aurora…ti staranno cercando…-
Ma la fanciulla era più determinata di lui:
-Nessuno mi cercherà…Blanche sa che sono rimasta per la festa…Ilia sa che sono tornata in albergo…-
La porta dietro di loro era ancora accostata.Aurora sentì la serratura scattare sotto la mano di lui.
-Bugiarda…adorabile bugiarda…-sospirò l’uomo,che non riusciva a guardarla parlare,senza desiderare di baciarla:ricominciò,frenetico,ardente.Tenendola per i fianchi,carezzandole la schiena,affondando le mani nei suoi capelli:
- Sai perché ti dissi di legarli?- le domandò.
Lei sorrise:
-Forse perché mi stanno meglio?-
Lui scosse la testa;la stringeva a sé,appassionato,sfiorandole con le labbra il collo.
-Pensavo alla gioia che avrebbe provato l’uomo che te li avesse sciolti…- le sussurrò.
Lei abbandonò la testa all’indietro,lasciando che lui continuasse a baciarla:
-Vorrei che quell’uomo fossi tu,Sindial...- sussurrò,raccogliendo tutto il suo coraggio.
-…Mia stella del mattino…tu sai cosa significa?-
Emozionata,ma consapevole lei rispose:
-…Si…e lo desidero da quando mi appuntai il fiore tra i capelli…-
Un sordo ruggito di desiderio fu la risposta di lui.La afferrò e la sollevò sulle braccia,portandola nella sua stanza.Qui,Aurora avvertì più forte l’aroma speziato del profumo di lui.
Sindial la adagiò sul suo letto e sedette vicino a lei.Aurora iniziò a carezzargli le spalle e sfiorandogli il panciotto,cominciò a sbottonarlo con le dita inesperte: attraverso la camicia le sue mani percepivano il calore della sua pelle.Baciandole il collo teneramente,lui le sciolse i capelli,levando una dopo l’altra le forcine che li tenevano;poi le sfilò il vestito e sganciò piano i laccetti del bustino, lasciando che rimanesse in sottoveste davanti ai suoi occhi Le sue mani,le sue labbra disegnarono un ricamo di carezze e baci su di lei che le tolsero il respiro.Finalmente si liberò della camicia e l’attirò contro di se…la loro pelle aderi,il desiderio,già irrefrenabile, aumentò.
-Dimmi il tuo nome,Sindial…- domandò lei
-Chiamami notte,chiamami buio…chiamami passione… - le sussurrò l’uomo-io ti chiamerò pelle di seta,labbra di miele…-
-.. ti chiamerò….amore…-
Istintivamente,ciascuno dei due assaporò l’altro,la sua pelle,desiderando conoscerne ogni centimetro:le carezze e i baci li condussero,in un crescendo di desiderio,a trovarsi l’uno sull’altra,avvinghiati il respiro nel respiro.Rimaneva da oltrepassare l’ultima porta…
-Ora…-le intimò lui ed entrò in lei,con dolcezza e determinazione.
Aurora emise un gemito:un dolore immenso, sconosciuto,ancestrale,la percorse tutta…L’uomo si fermò un istante,le baciò le labbra,il collo,il seno,delicatamente ma con passione:l’abbandono di lei crebbe.Così a poco a poco il piacere cominciò a prevalere sul dolore:piacere che aumentava al ritmo crescente,inarrestabile delle spinte lente e prolungate di lui .Sempre di più,sempre di più,…fino a che la fiamma non li ebbe consumati entrambi:allora la voce di Aurora divenne un sospiro carico di abbandono,di gioia quasi incredula.
-Amor mio…-
-…mia luce…mio fuoco- le rispose lui a sua volta,in un gemito soffocato.
Nel silenzio,man mano che il loro respiro affannoso si andava placando,Sindial se la strinse sul cuore:
-Piccola incosciente...-
-Smetti di dirlo…sono felice…- gli rispose,accoccolandosi tra le sue braccia.
L’uomo scosse ancora incredulo la testa.Ma riconobbe poche stille di sangue,tra le lenzuola di seta,e sospirò,turbato:
-Tanto tempo fa…ho amato una donna…lei per me era una rosa rossa…il rosso della gelosia,della passione, dell’ossessione …Aurora,tu sei un piccolo bocciolo di rosa,che si schiude tra le dita…
Si chinò a baciarla,questa volta con dolce tenerezza.Poi le carezzò i capelli,a lungo,dolcemente,finchè non la sentì abbandonarsi al sonno.E guardandola,meravigliosamente,si addormentò anche lui.

Nella notte,muovendosi,Aurora si svegliò e lo svegliò.
-Sono qui…
Lei gli si strinse contro.Come una bambina.La sua bambina.
-Descrivimi la tua stanza…intanto c’è luce?- domandò.
-No,siamo in penombra…C’è solo una lampada soffusa,sull’organo…-
-Sull’organo?- Aurora era scattata su,incuriosita-…tu lo suoni?-
L’uomo scosse la testa.
-E’ da molto tempo che non lo suono più …-disse,serio.
-Mi dicono che un organo può riprodurre tutti gli altri strumenti…-Aurora era piena di curiosità.Lui la guardò,un po’ divertito.
-Vuoi provarlo?- le domandò.
-Oh si…-
Sindial estrasse una chiave dal cassetto del comodino.Si alzò,tenendola per mano e la guidò piano fino al suo antico compagno.Attese un attimo,prima di girare la chiave nella toppa.Aurora sentì poi la serratura scattare.Allungò le mani e cominciò a sfiorare i tasti,ma rimase delusa,perché non emettevano nessun suono.
Lui le diede un bacio a fior di labbra:
-Sciocchina…non è un pianoforte…Devi aspettare…-
Seduto sullo sgabello,iniziò a pedalare sul mantice.L’organo sembrò emettere un respiro rauco,come un naufrago che tocca terra,e si abbatte stanco sulla sabbia.Poco a poco l’aria cominciò a vibrare nelle canne…Sindial sfiorò i tasti,modulando una scala di do maggiore.Aurora era in piedi al suo fianco.Lasciò che gli si sedesse sulle ginocchia e la invitò a suonare.
La pianista era indecisa. Poi esordì con la sonata Patetica,di Beethoven…Le sembrava di suonare il piano,ma Sindial improvvisamente toccò un comando:non era più il piano…era un flauto?
-Oh…-
Poi cambiò ancora:questa volta era un violino…
-Sono brava?...suono anche il violino?- scherzò lei.
Lui intrecciò le mani alle sue,suonando sulla tastiera superiore,delle variazioni improvvisate;lei lo accompagnò,senza perdersi d’animo,prontamente.Sindial era compiaciuto.
Poi il profumo di quella pelle fresca,nella biancheria che sapeva di lavanda;la simbiosi che le loro mani avevano rincorrendosi tra le tastiere;il calore di quel suo corpo di gazzella sulle gambe,lo resero di nuovo desideroso di possederla.
Aurora si accorse del suo strano silenzio.
La voltò verso di sé e la baciò quasi senza pudore.Si alzò dall’organo,sollevandola sulle braccia:
-Dove mi stai portando?- gli chiese
-Non lo indovini?...- disse adagiandola di nuovo sul letto e sdraiandosi al suo fianco.
La attirò su di sé,ansioso,ardente Voleva sentire di nuovo la pelle di lei sulla sua;la voleva,era affamato.E voleva provare e farle provare le emozioni più nascoste,intime,inconfessabili che il desiderio di lei gli dettava,che il desiderio di lui le suggeriva…
E in quella notte,lui che ne era stato eternamente digiuno,iniziò a schiuderle tutti i segreti dell’amore.

Era l’alba.Sindial era in piedi davanti alla finestra della sua stanza.Si volse verso il letto,dove Aurora dormiva serenamente.Per terra,l’abito della giovane donna,giaceva scomposto. L’uomo si avvicinò al letto,raccolse l’abito,raccolse la rosa che ne era caduta.Si sedette sul letto e con la rosa sfiorò delicatamente il viso e le labbra di Aurora ,svegliandola.
-Sindial?-
-Sono qui…-
-Che ore sono?-
-Le sei…-
-Debbo andare..ho ancora i bagagli da fare…-
Lui era pronto ad aiutarla a rivestirsi,ma si fermò:
-I bagagli?-
-Il treno parte alle dieci e trenta…-
-E tu credi che io ti lasci partire…?-
-Sindial…-
-Credi che ti permetterò di andare via,dopo questa notte…Tu puoi ancora pensare di andare via?-
-Io…-
-Credi che mi possa bastare?...averti avuta una notte…Io voglio sapere che ti troverò lì al piano,tutte le sere….e che sarai mia,tutte le notti…-
-Tu…mi stai chiedendo di restare?-
-Perché tu te ne andresti senza rimpianti?-
Aurora abbassò la testa.
-Ieri ho dato fondo a tutto il mio coraggio,pur di riuscire…sono stata sfacciata,senza vergogna:ma se fossi partita rinunciando…allora avrei avuto dei rimpianti…-
Lui la strinse a sé,così forte da farle male.
-E’ deciso,Aurora:tu rimarrai a Parigi!-
 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:27




Sindial l’aiutò a vestirsi,poi si occupò dei suoi capelli,raccogliendoli di nuovo con l’aiuto delle forcine,con una pazienza certosina.
Aurora sospirò,poi scherzando,commentò:
-Hai un’amante davvero maldestra…-
Lui le prese il viso tra le grandi mani e la rimproverò:
-Non dirlo mai più!...tu non sei ‘un’amante’…non puoi nemmeno immaginare quanto sia stato prezioso quello che mi hai dato,…quanto lo sia tutto ciò che mi dai…anche la possibilità di prendermi cura di te,così..-
-Oh Sindial….-rispose lei,incredula e commossa.
-Vieni adesso…devi rientrare in albergo…-
Scesero nelle scuderie,dove il calesse era sempre pronto per ogni evenienza.
Aurora rabbrividì:l’alba era gelida e lei non aveva neppure il soprabito.Allora lui la accolse sotto il suo mantello,riscaldandola e difendendola da sguardi indiscreti.
In albergo il portiere di notte sonnecchiava con la testa sul bancone.Agile e lesto come un ladro,Sindial prese la chiave della stanza di Aurora e salì su con lei,sempre tenendola stretta nel mantello.
Davanti alla porta della camera,venne il momento di congedarsi.
Lui le prese le mani e se le portò alle labbra.
-Sarà difficile aspettare fino a stasera,per rivederti…-
-Allora non farlo…- suggerì lei.
Lui si chinò a baciarla;sapeva che se l’avesse ascoltata,avrebbe finito per assecondarla.
-Cosa dirò a Blanche?- chiese ancora lei,per trattenerlo.
-E’ guarita?-
-Non mi pare…-
-Allora…abbi un po’ di riguardo per la cara zia…-disse con sottile sarcasmo.
Lei indugiava ancora.
-Sindial…e se…se guardandomi….- domandò,arrossendo.
-Guardandoti vedrà un bocciolo di rosa,Aurora…una donna che ama ed è amata…Cosa c’è di più bello?- così dicendo la baciò di nuovo,con dolce sensuale intensità;poi le aprì la porta,lasciò che entrasse e la richiuse dietro di lei.


Ilia dormiva tranquillo nel suo letto,quando una bussata inconfondibile lo svegliò bruscamente.
-Chi è…oh,Sindial…- farfugliò ancora assonnato – Entrate…è aperto…-
-Buon giorno,Ilia Semonov…-
Ilia aveva raccolto le forze e si era seduto sul bordo del letto,con le mani tra i capelli,sbadigliando.Alzò lo sguardo su Sindial,che era elegantissimo,come sempre,col mantello gettato dietro le spalle e il solito bastone usato più come scettro che per altro.
-Buon giorno,monsieur Sindial…- grugnì il giovanotto.
-Quanto vi ci vuole a prepararvi,Ilia?- disse l’altro,un po’ spazientito,ma di umore stranamente roseo.
-Un quarto d’ora?...-
-Bene…vi aspetto:faremo colazione insieme!-
Ilia lo guardò stralunato e sorpreso:
-Perché mi guardate così,amico mio..sono fatto di carne come voi..E stamane ho anche fame…-
Uscirono a far colazione in un bistrot.Davanti alle tazze fumanti,alla tavola imbandita di croissant e tartine, parlarono di tante cose,come vecchi amici.
-E’ tardi Sindial…devo accompagnare madamoiselle Aurora e la Levigny alla stazione…- disse a un tratto Ilia,guardando l’orologio.
Senza guardarlo,l’impresario disse:
-No,non partono più…Anzi,avrei un ‘incombenza per voi,Ilia…gradirei che provvediate al trasferimento della Segnier e della de Guilerm negli appartamenti dell’ala abitabile…ormai lavoreranno all’Opera…-
Ilia lo guardò,meravigliato:
-Anche Aurora resta?-
-Proprio così….- disse l’altro,nettandosi le labbra col tovagliolo.
-..ma non so se la Levigny può spostarsi…-insinuò il giovanotto.
-Meglio….se vorrà,potrà trasferirsi quando sarà guarita…- disse col suo tono secco Sindial.
-Aurora si trasferirebbe da sola?...-
Sindial stava pagando il conto,apparentemente distratto.
-….Abbiate cura di lei…- disse Semonov,con un tono stranamente accorato.
Il suo interlocutore lo guardò interrogativamente. Poi,dopo una pausa significativa,dichiarò:
-…sapete bene cosa provo per lei,Ilia …credete che possa farle del male?...-
-Abbiatene cura,Sindial…lei …- A Semonov sembravano mancare le parole.
-Provvedete al trasferimento…-ripetè l’altro,deciso come sempre,alzandosi dal tavolino con slancio- desidero che avvenga oggi stesso…Ma prima,venite con me:voglio che mi accompagniate a fare un acquisto….
Camminarono a piedi per un lungo tratto,senza parlare;era una stradina del quartiere latino che Semonov non conosceva,non aveva mai avuto l’occasione di percorrere. Finalmente raggiunsero quello che a tutta prima sembrava solo il negozio di un robivecchi;Sindial aprì la porta lasciando che Ilia lo precedesse,poi entrò dopo di lui.
Non era un rigattiere come gli altri.Tutti gli oggetti esposti erano strumenti musicali,in particolare liuti. Era la bottega di un artigiano liutaio.
Un vecchietto era al lavoro sul suo tavolo;sollevò lo sguardo e sembrò riconoscere i nuovi venuti.
-Oh….è tanto tempo,monsieur…-
-Tanto davvero…- ribadì Sindial. –Avete qualcosa per me,mastro Aaron?-
Quello ammiccò,scese dalla sua sediolina e scomparve nell’interno della bottega.
Ilia si guardava intorno e guardava Sindial,facendosi mille domande molte delle quali, sapeva bene,non avrebbero avuto mai una risposta.
Però sentiva che qualcosa di nuovo e di bello stava per accadere.
Dopo poco il vecchietto riemerse dall’antro con una custodia di violino in cuoio nero.La teneva tra le mani come una reliquia;delicatamente la aprì sotto gli occhi dell’impresario,che brillarono di una sopita passione.
All’interno un violino Stradivari,perfetto nella sua compiutezza armonica.
-Lo tenevo in serbo per voi,monsieur…sapevo che un giorno sareste tornato…-
Sindial prese lo strumento tra le mani,ne carezzò appena le corde,la cassa,il manico,fino alla preziosa cavigliera;poi guardò eloquentemente il suo accompagnatore:
-Credo che lo acquisterò…Voi che ne dite,Ilia?-
-Dico…che ne sono assolutamente lieto,monsieur…- rispose il giovanotto,felice per il suo amico fin quasi alle lacrime.


Erano le nove quando frau Brandrupp,l’infermiera di Blanche,bussò alla porta di Aurora:
-Matamoizelle…? Siete sveglia?...-
Aveva un accento orribile…Aurora rise tra sé.
-Entrate pure,madame…-
La donna la aiutò a vestirsi,poi la invitò a far colazione con la zia.
-Io preparerò i bagagli!-
-Non ce n’è bisogno,madame….non partiamo più,oggi…- disse la pianista,entrando nella stanza di Blanche.
-Buon giorno mia cara...- Blanche era già nella sua poltrona di vimini,che la aspettava davanti alla tavola imbandita -Ho sentito bene?non partiamo?-
-Si,Blanche mia cara...- Aurora evitava di mostrarle il viso direttamente - Vi sento ancora troppo sofferente per affrontare il viaggio in treno...-
-Grazia,mia cara...ma ero pronta ad assecondare i vostri desideri...- rispose la dama,sollecita.
-Non c'è poi fretta...- rispose la giovanetta,schiarendosi imbarazzata la voce.
Dopo poco bussarono alla porta:era Ilia.
-Oh poverino,è venuto a prenderci...- si preoccupò madame Levigny. Aurora sentì che stava diventando di tutti i colori...
-Buon giorno...spero di essere ancora in tempo...- disse lui,trafelato.
-Non preocupatevi Ilia...abbiamo rimandato la partenza...-
-Ah benissimo....ero qui proprio per questo!-
-Ma sedetevi...prego...- lo invitò la Levigny - Fate colazione con noi?..-
Prima che lui potesse rispondere aveva già fatto versare una tazza di tè da Frau Brandrupp e gliela aveva porta.
-Grazie...- Ilia ne bevve un sorso,poi guardò Aurora:c'era qualcosa di diverso in lei...Ed era più graziosa del solito...
-Madamoiselle...monsieur Sindial,anche dopo aver parlato con madamoiselle Segnier,ha avuto un ripensamento relativo alla proposta avallata da madame Giry...Vorrebbe scritturarvi entrambe,nella prospettiva di creare un corpo di ballo stabile entro la prossima stagione...Madamoiselle Segnier ha già detto di si...-
Aurora rimaneva zitta.Aspettava di sentire i suggerimenti di Blanche.Si augurava che la dama la sollecitasse ad accettare.
-Voi che ne pensate,Blanche?- domandò infine,ansiosa.
-Dovete decidere voi,Aurora...non siete più una bambina...-rispose la dama.
-...allora...io...accetto...- disse infine,emozionatissima.
-Molto bene!...venite con me,adesso,a firmare il contratto...e,per il trasferimento, non preoccupatevi:disporrò io per ogni cosa!-
-Trasferimento?- domandarono insieme Blanche e Aurora.
-Bè...dal momento che le signorine collaboreranno col teatro,con regolare contratto,l'Opera mette loro a disposizione l'ala abitabile...Stasera stessa potrete prendere possesso del vostro appartamento,Aurora...-
-...e Blanche?-
-Non darti pensiero per me,piccola mia...posso sempre riaprire la vecchia casa...-
-No,Blanche...io vorrei che rimaneste con me...- Aurora era sincera,anche se in questo caso credeva di rispettare l'esigenza stessa di sua zia di starle vicino e occuparsi di lei...non avrebbe mai voluto farle un torto...
-Madame Blanche si trasferirà anche lei,non appena le condizioni di salute glielo permetteranno.- concluse Ilia,con la sua pragmatica disponibilità -
-Venite con me,Aurora?- ripetè,poi dandole il braccio.



Ilia introdusse Aurora nello studio di Sindial,dove la fanciulla -anche se piuttosto imbarazzata- si aspettava di trovare l'impresario. Ma rimase delusa:il suo factotum lasciò che si accomodasse e procedette personalmente alle formalità di rito,leggendole i termini del contratto e invitandola a sottoscriverlo.
-Naturalmente se vi fidate di me...se preferite aspettare che lo legga vostra zia...-
-Ho la sensazione di potermi fidare...ora se mi aiutate...-
-Certo...-Ilia le si avvicinò e guidò la sua mano nel punto in cui appoggiare la penna,già intinta nell'inchiostro. In quel momento Aurora vide il foglio redatto davanti a sè,riuscì a leggerne la dicitura e firmò seguendo con gli occhi la sua mano che vergava la pergamena candida.
Come sempre,quando succedevano questi improvvisi flash che squarciavano il buio intorno a lei,Aurora sussultava,ma poi il buio sembrava ingoiarla nuovamente e,alla domanda dell'intelocutore,stupito di quello strano contegno,non aveva il coraggio di dare una risposta.
-Qualcosa non va,madamoiselle?- chiese infatti Semonov.
Lei scosse la testa,conservando una espressione un po' mogia.Ilia credette di indovinare il motivo di quell'umore.Pensò che anche lui aveva spesso trovato difficile comprendere i modi di fare di Sindial;non una volta,lo aveva spiazzato...ma quello era il suo fascino,in fondo.
Avrebbe comunque voluto dirle qualche parola di conforto,in proposito;ma non fece in tempo a parlare che un suono di violino iniziò a diffondersi nell'aria;era la canzone di Solvieg,con la sua strofa lenta e suadente,come un richiamo d'amore.
Aurora cambiò espressione:era sicura che fosse Sindial a suonare...Non sapeva se raggiungerlo,nella sua stanza o limitarsi ad ascoltare il suo eloquente messaggio.
Benchè il desiderio di correre da lui fosse forte,prevalse la ragione.
-Mi accompagnate nel mio futuro appartamento,monsieur...?- domandò quindi a Ilia,che sollecitamente la accontentò.
-Prego madamoiselle...è da questa parte...-
Gli appartamenti abitabili erano quasi tutti su quel piano,ma la maggior parte di essi si affacciavano sull'altro lato delle scale;solo due invece erano adiacenti alla sala di danza;e furono destinati ad Alphonsine e ad Aurora.
Ilia fece gli onori di casa,aprendo l'appartamento destinato alla pianista e consegnandone poi le chiavi alla legittima usufruttuaria.
-Venite...ve lo descrivo...- disse
-Aspettate:voglio provare a indovinare un po'...- gli rispose la giovane donna. -Credo vi sia un'anticamera,vero?-
-Si,è quella in cui ci troviamo...le pareti sono tinteggiate in verde acqua e c'è qualche quadro,di ispirazione floreale...-
Aurora sorrise:immaginò quanto potesse essere accogliente ed elegante insieme quella stanza.
-Alla vostra destra c'è la vostra stanza da letto...invece proseguendo dall'anticamera,c'è un piccolo soggiorno...è pieno di luce,con un balcone che affaccia sul giardino interno del teatro...-
-Abitate anche voi qui,Ilia?- domandò Aurora,cortesemente.
-No...No,io ho un alloggio nel quartiere latino,che guarda sul lungo senna...-
-Come mai?...-
-Mah...rivendico un minimo di indipendenza,almeno nelle poche ore che posso dedicare a me stesso e alle mie velleità artistiche...-
-Oh,dimenticavo:il vostro romazo...Allora è un appartamento da bohemienne,il vostro?-
-...si:l'ho scelto e l'ho preso con il mio primo stipendio...Diciamo uno dei primi passi da solo che mi sono concesso a Parigi...-
-E il prossimo passo,quale sarà?- domandò Aurora,senza malizia.
Ilia respirò,leggermente disorientato;e non seppe rispondere,inizialmente.Poi disse,quasi tra sè:
-Quell'occasione che la vita vorrà offrirmi... Ora,se permettete,madamoiselle,vado a occuparmi del trasloco delle vostre cose...-
-Certamente....cercherò di ambientarmi,Ilia...-
-Sono sicuro che non troverete difficoltà,Aurora...- ribattè lui,con una sfumatura ammiccante nella voce e nel contempo uno sguardo sollecito,che Aurora però non potè cogliere.

Seguendo le indicazioni che le aveva dato Semonov,Aurora entrò nella stanza da letto.C'era un profumo di rose inconfondibile,intorno a lei;immaginò che la stanza ne fosse adorna. Muoveva qualche passo,quando sentì la porta d'entrata aprirsi e chiudersi delicatamente:era lui...
-Sindial?- domandò,emozionata.
L'uomo era già dietro di lei,che le accarezzava dolcemente le spalle:
-Benevenuta,Aurora...- le sussurrò,sfiorandole il collo con le labbra calde. -Spero che la nuova sistemazione sia di tuo gusto.-
Poi le cinse la vita e,guidandola, le descrisse personalmente il piccolo appartamento.
-Ti ho sentito suonare,prima...volevo correre da te....- gli confessò lei
-Attirata dal violino del diavolo,come il povero soldato?- domandò lui.
-Se tu sei il diavolo,amor mio...io..-
L'uomo le chiuse le labbra con due dita:
-Schhhh....- le disse,poi si chinò su di lei e la baciò.Lei gli si strinse contro,cingendogli il collo con passione; le rispose con altrettanto incontenibile ardore e il desiderio sembrò doverli travolgere di nuovo,trascinandoli in un bacio senza fine.
-Anima mia...ora debbo andare...- le disse lui,staccandosi a fatica. -Ma stasera ti prometto che suoneremo ancora insieme.... e stanotte,stanotte...-
Non completò il discorso;le carezzò amorevolmente i capelli,come una tacita,dolcissima promessa. Ed uscì dalla stanza,silenzioso e discreto.

Ilia ebbe un gran bel da fare quel giorno:assicurarsi che il trasloco di Aurora e Alphonsine avvenisse nel modo più semplice e immediato;consentire la sistemazione delle due fanciulle e nel contempo garantire loro compagnia e attenzione per le mille piccole e grandi cose di cui potevano avere bisogno;accogliere la compagnia tedesca invitata per la futura messa in scena che Sindial aveva in mente e sovrintendere anche alla sistemazione dei nuovi venuti. Fortuna che con le lingue se la cavava abbastanza bene...Ma alla fine della giornata si sentiva proprio sbalestrato e non desiderava altro che rientrare nel suo accogliente rifugio sulla Senna.Qui,dopo essersi messo in libertà,senza cravatta,panciotto e sorriso conciliante,riprendeva in mano il suo taccuino e ricominciava a scrivere nella sua cara lingua madre,la lingua di quando era bambino...imparata nella piccola isba,nella radura di betulle...

' Carte false.
Salito sulla carrozza,ebbi appena il tempo di vedervi montare Sindial,poi la vista mi si appannò:il dolore e l'emorragia mi tolsero i sensi.
Mi risvegliai che era sera.La carrozza si era fermata da qualche parte;un aroma familiare mi toccò il cuore...e sentii Sindial parlare con qualcuno:
-Perdonatemi,Olga...vostro fratello è ferito:ha bisogno di cura e riposo....-
-Signore:questa casa è la vostra casa....-
Mi aveva riportato a casa mia!...Se ne avessi avuto la forza,sarei saltato giù dalla carrozza,come un grillo impazzito di gioia;fu lui invece a sostenermi e adagiarmi piano sul mio vecchio letto,nella stanza che avevamo condiviso insieme,tanto tempo prima.
Rimasi ferito e febbricitante per diversi giorni;non seppi mai lui dove fosse,se mi avesse semplicemente deposto là,come un fardello troppo pesante,per rientrare a Sanpietroburgo,alla sua carriera sfolgorante.
Quando finalmente mi ripresi,Olga mi disse che Sindial mi aveva vegliato,come un fratello maggiore.Come un padre.
Sapevo che lui non lo avrebbe mai ammesso;continuava a fingersi impassibile dietro quella maschera dai riflessi argentei;non mi avrebbe parlato del suo affetto,come non mi avrebbe rimproverato mai,per quella discesa all'inferno che avevo compiuto in suo nome...
Ricordai l'atroce momento in cui Vladimir stava per infliggere anche a me quella condanna che Sindial si portava addosso dalla nascita; io l'avevo invidiato,per il suo nome...per la sua fama...Che cieco ero stato....
-Dov'è ora,Olga?- domandai a mia sorella,non appena fui in grado di alzarmi.
-E' partito stamattina presto,ma ha detto che sarebbe rientrato in serata...Sai com'è:non parla molto,è un po' strano...-
-Olga:è il mio migliore amico...-le dissi,intimandole con queste parole di non fare altri commenti. Lei ammutolì,rispettosa.
Quando quella sera rientrò,mi sembrò contento di trovarmi in piedi.
-Allora,Ilia Semonov...-
-Sindial:vi devo ancora la vita...- gli dissi,afferrandogli la mano e stringendola tra le mie.
Lui accettò solo per pochi stanti quel mio gesto:avrei voluto baciargliela la mano,avrei voluto abbracciarlo...Dovetti contenermi.Per un innato,ingiusto imbarazzo,Sindial sfuggiva alle manifestazioni di affetto;come se non ne fosse degno...Ma dai suoi occhi capii che ne era affamato;persino una sola briciola,per lui,era gradita, come l'osso che il padrone di casa getta al cane,ai piedi della mensa.
-Che farete ora,Sindial?-
-Che faremo,Ilia Semonov?....dovrei essere in collera,con voi: è la seconda volta che,per colpa vostra,perdo un ottimo lavoro...- c'era il solito sarcasmo,nella sua voce.Sembrava aver già deciso ogni cosa,ma gli piaceva giocare un po' al gatto e al topo,con me...Era il suo modo di manifestarmi affetto.
-Ma...perchè dite questo?-
-Il vostro amico Vladimir farà terra bruciata intorno a noi:non voglio che il Malinsky ne subisca le conseguenze...in fondo quel Petipa ha già abbastanza problemi...-
-E...e allora?- domandai,un po' trepidante.
-E allora...credo che Sindial si ritirerà a vita privata,per un po'...Vi piace viaggiare?-
Sorrisi,entusiasta. Certo che mi piaceva viaggiare...era da sempre tra i miei sogni proibiti....
-Appena starete meglio,voglio che vi procuriate due bei passaporti nuovi...-mi guardò eloquentemente.
Capii a cosa alludeva:avrei dovuto destreggiarmi con qualche vecchio,corruttibile impiegato e ottenergli un nuovo documento,che gli permettesse di lasciare la Russia indisturbato.Ma io avrei fatto carte false,per restargli a fianco...
Riuscii a spacciarlo per il signor S. Indial,commerciante di preziosi.
-S.?....sta per?-
-S...come Sergyei...- mi inventai lì per lì,immaginando il disappunto con cui il mio compagno di viaggio avrebbe preso quel nome.
Lui lesse le nuove generalità,sul passaporto,mi fulminò con quei suoi occhi magnetici,ma non aggiunse altro.
Tre giorni dopo,una carrozza nera valicava la frontiera con la Danimarca:a bordo,monsieur S.Indial e il suo segretario Ilia Semonov...'


Fu un periodo eccitante;per giorni Sindial e Aurora consumarono la loro passione nella clandestinità.Alla luce del sole continuavano a comportarsi con quella formale cortesia che aveva caratterizzato i loro rapporti ufficiali.Ma quando calava la sera e Aurora rimaneva sola a suonare nella sala della danza,dopo poco lui la raggiungeva:suonavano insieme,lei il piano e lui il violino,scambiandosi nel buio baci furtivi e carezze cariche di promesse. Promesse che si rinnovavano ogni notte,quando Aurora scivolava verso l’alloggio di lui e,come una gattina,grattava sulla sua porta.
L’uscio si apriva e lui,sollevatala sulle braccia,la conduceva sul suo letto:si amavano,e ogni notte sembrava più bello e più intenso.Poi Aurora si addormentava,abbracciata a lui,mentre Sindial le accarezzava delicatamente i capelli e la pelle di seta,finchè,stupito,anche lui si abbandonava al sonno.
All’alba la risvegliava,sfiorandola col solito bocciolo di rosa.Delicatamente,pieno di sollecitudine,si prendeva cura di lei,per poi riaccompagnarla silenzioso nel suo appartamento e congedarsi con l’ultimo,dolcissimo bacio…

Una mattina,Ilia Semonov incontrò inaspettatamente Blanche Levigny:scendeva da una carrozza accompagnata dall’infermiera tedesca e stava dirigendosi all’ingresso del teatro.
-Madame Levigny…finalmente vi trovo meglio…- disse,coprendo col suo migliore sorriso un certo imbarazzo.
-Vero?...magari se foste venuto a trovarmi più spesso,monsieur Semonov…avreste seguito i miei progressi…- c’era una sfumatura di rimprovero nella voce della dama. –Del resto,anche Aurora viene a trovarmi sempre più di rado…-
-Bè…siamo molto impegnati con le selezioni del corpo di ballo,madame e…-
-Tacete,monsieur…sapete bene che vi avevo affidato un compito…avevo fiducia in voi!-
Ilia si sentì ferito.Ma non seppe replicare.
-Ho visto Aurora due giorni fa…non mi piace…è un po’ pallida,sfuggente…mi sembra turbata…-
- Sapete…col cattivo tempo,stando sempre in un ambiente chiuso…Ma non credo che abbiate ragione se pensate che sia turbata per qualche contrattempo…io credo che sia in un periodo felice,madame…
Blanche guardò negli occhi Ilia:sembrava sincero…tuttavia la dama voleva vederci chiaro.
-Frau Brandrupp,accompagnatemi da mia nipote,per favore…Se permettete,monsieur,voglio sincerarmi di persona che tutto vada bene…Voi non potete capire quanto sia sensibile quella creatura…- si lasciò sfuggire infine la donna.
-Su questo vi sbagliate…- disse,quasi tra sé,Ilia,lasciando il passo alla dama,ma seguendola prudentemente all’interno del teatro.
Un commesso andò incontro alle due donne:
-Prego?- chiese loro
-L’appartamento di madamoizelle de Gvilerm!-chiese frau Brandrupp,autoritaria.
-Da questa parte,prego…-
Blanche alzò gli occhi;avrebbe dovuto salire le scale…Va bene,con l’aiuto del bastone ci sarebbe riuscita!
Ilia avrebbe voluto seguirle,ma un altro commesso richiamò la sua attenzione:
-Monsieur Semonov, monsieur Sindial vi attende in platea.-


Blanche ansimava dolorante,quando bussò alla porta di Aurora.
-Chi è?- domandò la voce dall’interno.
-Sono io…-
Aurora era ancora in desabigliè.Credeva fosse Beatrice,che si occupava del suo servizio privato ormai a tempo pieno,con la colazione.
-Entrate Blanche…è aperto…- disse.
La anziana dama entrò,guardandosi intorno piuttosto diffidente.
-Blanche…ma come state?- le chiese Aurora,sentendola muoversi con affanno.
-Io bene,figliola mia…ma voi?...-
Le due donne si stavano abbracciando.La dama trattenne Aurora per guardarla bene in viso.
-Siete pallida…Va tutto bene?-
La fanciulla arrossì,celando il viso sotto i capelli.
-Si…si certamente…Sarà il clima,Blanche…-
-State mangiando?...uscite ogni tanto?...-
-Ma certo zia…- Aurora si schiarì la voce. -Frau Brandrupp,vi dispiacerebbe controllare se sta salendo Beatrice,con la colazione?-
La tedesca chinò la testa a comando e uscì.
-Vi piace l’appartamento Blanche?- domandò allora la giovane,indicando nella direzione del soggiorno.
-E’ luminoso….arredato con gusto…Aurora:non divagate…Non è che mi state nascondendo qualcosa?-
-Oh Blanche….ma non vedete che sono contenta?...-
-Con Alphonsine?-
-E’ tutto tranquillo…-la rassicurò Aurora.
-Con…monsieur Sindial?-
Questa volta la fanciulla si girò proprio da un’altra parte,perché Blanche non potesse cogliere l’espressione del suo viso.
-Monsieur Sindial?...sapete quanto è gentile e sollecito,con me…- stava giocherellando con delle rose,disposte armonicamente in un vaso.
-Insomma…-
-Ma perché non mi parlate di voi…state bene,finalmente?...Verrete presto a stare qui con me?-
Aurora si sforzava di sembrare entusiasta.
-Mia cara…sto meglio…ma…queste scale sono insoffribili,per me…-
-Oh…mi spiace…-
-Sono indecisa…se ci fosse una sistemazione al piano terra…Altrimenti,visto che ormai resteremo a Parigi…pensavo di far riaprire la vecchia casa….Sarebbe forse meglio anche per voi,Aurora…-
La fanciulla non la pensava allo stesso modo,assolutamente.Ritrovò la sua fermezza e ribattè:
-Per me?...ma io ormai mi sono ambientata,Blanche…riesco quasi ad essere autosufficiente:e voi sapete quanto è importante per me…-
-Aurora..non fate di questo teatro una seconda clinica:non vi ci seppellite!- la dama era davvero preoccupata per la sua protetta,al punto da sfidarne le reazioni spesso incontrollabili.
Infatti la fanciulla strinse i pugni,con rabbia:in altri tempi,probabilmente avrebbe scaraventato volentieri a terra il vaso di rose. Ma anche lei stava maturando…
-Non insistete Blanche:io rimarrò qui…Venite pure a controllare se mangio,se prendo aria,…se dico le preghiere la sera…- disse,sarcastica.
- Allora verrò davvero:desinerete con me,tutti i giorni:e usciremo sul Lungo Senna…-
Aurora sbuffò,annuendo con la testa:tutto,purchè le lasciasse trascorrere in pace le ore della sera.
In quella entrò Beatrice,seguita da Frau Brandrupp. Le due servirono la colazione,rivaleggiando tra loro in silenzio.Blanche,accorgendosene,lo fece velatamente notare ad Aurora,che ne sorrise…così la tensione tra le due finì per sciogliersi,e si congedarono affettuosamente come sempre.


Ilia raggiunse la platea e sedette in silenzio accanto al suo principale:alcune ballerine avevano preparato dei provini per accedere al nuovo corpo di ballo.
Alphonsine era ferma sul palcoscenico,accanto al piano;si attendeva Aurora.
-Come mai madamoiselle de Guilerm tarda?- domandò Sindial
-E’ arrivata madame Blanche…- disse piuttosto serio e imbronciato Ilia.
-Oh…la cara zia…- ironizzò Sindial.
-Smettetela col vostro sarcasmo,monsieur…-
Sindial lo fulminò con lo sguardo:che tono era quello? Prima o poi avrebbero chiarito.
-Va bene…nell’attesa maestro Artois,suonate voi…- ordinò.E dalla buca dell’orchestra emerse un ometto dai capelli grigi che sedette al piano,consentendo l’inizio dei lavori.Ma l’impresario non li seguì;si alzò,intimando al segretario di seguirlo.Si ritirarono a parlare in un camerino vuoto.
-Volete spiegarmi che cos’è quest’aria di disappunto,Ilia Semonov?- domandò inquisitorio l’impresario
-Quanto deve durare questa commedia?...-
-A cosa alludete?- chiese l’altro,sempre più sulle sue.
-Lo sapete bene:alla vostra relazione…-
-Non osate chiamarla commedia,Ilia…e nemmeno relazione:voi sapete bene che si tratta di ben altro…- lo rimproverò con astio Sindial.
- Bene,se si tratta di ben altro…un gentiluomo saprebbe come comportarsi!Aurora merita un amore alla luce del sole!- ribattè il giovane,altrettanto convinto.
-Sapete che io non amo,quella luce…-
-Ma per lei,potreste imparare ad amarla…-
-…perché tutti pensino che,per fare carriera,lei sia disposta a stare col grande Sindial,chiudendo un occhio sulla sua mostruosità…?
-Anche se lo pensano,voi sapete che non è così…che vi importa..-
-Non tollero l’idea che qualcuno possa parlare male di lei…-
-Non è l’amore per lei,che vi fa parlare,ma il vostro amor proprio,il vostro cieco orgoglio…Aurora merita di più …
Erik lo guardò negli occhi,col solito lampo di luce nello sguardo:Ilia lo stava accusando senza mezzi termini;perché?cosa animava la sua protesta?
-Voi l’amate,vero Ilia?- gli domandò,spiazzandolo.
Ilia non rispose subito;scosse la testa,poi ammise:
-…Si,forse avrei potuto amarla,Sindial,…ma non stiamo parlando di me…-
L’impresario assentì,poi aggiunse:
–Avrebbe fatto meglio a innamorarsi di voi…voi siete il gentiluomo che l’avrebbe sposata…l’avrebbe resa felice…-
-…e che lei non avrebbe mai amato con la passione e l’intensità con cui adora voi…voi solo siete capace di suscitare in Aurora questo ardore…perché voi e lei avete dentro la stessa passione,la stessa bellezza…Smettetela di pensare a voi stesso come il reietto incapace di destare altro che pietà,smettetela di piangervi addosso…Voi non siete solo Sindial,il padrone dell’Opera,il grande scenografo…di più…voi siete un artista che sa toccare le corde dell’anima…ed Aurora ha un’anima capace di essere toccata dalla vostra arte…-
Sindial lo ascoltava;quelle parole erano miele,per lui.Ma poi replicò:
-Ilia…ci sono cose di me..che neppure voi conoscete…queste mani…hanno commesso delitti inconfessabili…-
Ilia avvertì una fitta nel cuore,per il suo amico.Ma insistè:
- Forse li avete scontati abbastanza…Forse continuerete a scontarli facendo i conti ogni giorno con la vostra coscienza…ma perché aggiungere un altro delitto?...quello che state facendo ad Aurora è immeritato:lei vi ama…incondizionatamente!...o forse non ci credete ancora?-
Dolorosamente,Sindial si lasciò sfuggire poche parole:
-…Ilia,lei non mi vede…-
Semonov aprì la bocca,stupito:
-Dunque è questo?... voi credete che non vi amerebbe lo stesso?...-
- …come posso credere che mi ami completamente…se non mi conosce?-
-Permettetele di dimostrarvelo,Sindial…altrimenti è come se la ingannaste…-
-Prima o poi…troverò il coraggio per farlo…-
Sindial sembrava ora chiedere una proroga a un creditore.Ilia era lacerato da due opposti sentimenti.
Preferì allontanarsi,ma uscendo raccomandò:
-Prima che potete,Sindial…-





‘Cara m.me Giry,
non è stato facile comprendere le ragioni della lettera con la quale proponevate a m.sieur Sindial di assumere Aurora e me insieme,alla eventuale direzione di un futuro balletto stabile.
Ero già convinta di essere un’etoile…ero già convinta che le porte del successo mi si fossero definitivamente spalancate…Ero pronta a ricevere una offerta esclusiva. Invece sembrava tutto destinato a chiudersi con un congruo donativo destinato alla scuola delle’Nove muse’.
M.sieur Sindial ,con la vostra stessa oculatezza,ma certamente con maniere ben più decisive e,a volte,irritanti,aveva in mente ben altro,per me:farmi crescere,maturare,sedimentare questo successo arrivato troppo in fretta,attraverso una sana dose di attesa e lavoro. Il lavoro che si fa dietro le quinte e che – lo ammetto- non mi è mai piaciuto molto,proprio perché richiede costanza,applicazione e…soprattutto…non dà le immediate gratificazioni di una pubblica esibizione.
E così mi ritrovo un po’ a indossare le vostre vesti…buffo davvero!...chissà se qualcuna delle nostre ballerine ha già imparato a imitarmi,come facevo io con voi…
Da questa nuova prospettiva molte cose mi sono più chiare…altre continuano a risultarmi difficili…
La collaborazione con Aurora è migliorata:sono stata io,in fondo,a convincerla a rimanere qui a Parigi …facendo il primo passo verso il disgelo. Ma non credo di aver fatto male:la vedo diversa,come se stesse crescendo anche lei…
Un’ultima cosa,madame:i provini per il balletto sono ancora aperti e,se lo ritenete opportuno,potete informarne quelle alunne della vostra scuola che vi sembrano all’altezza…Le vostre credenziali sono la migliore garanzia!
La settimana prossima il teatro chiude per qualche giorno,in occasione delle feste di Natale:ho scritto ai miei…forse andrò a trovarli:dipende dalla risposta di mio padre…Incrociate le dita per me,madame!
Devotamente vostra amica,
Alphonsine Segnier’


Alphonsine rilesse la lettera,la imbustò e poi,indossato il soprabito,si recò all’ufficio postale.
L’impiegato la riconobbe,accogliendola con un gran sorriso:
-Madamoiselle Segnier…permettetemi di servirvi…-
-Ho da spedire questa…- disse la ballerina,porgendogli la busta;poi –guardando nervosamente verso la sua casella di posta – domandò trepida:
-Arrivato qualcosa?-
Il sorriso morì sul viso all’occhialuto travet.Scosse il capo:anche quella volta avrebbe dovuto deluderla.
-Mi spiace…ancora niente,madamoiselle…-
Lei sorrise,mogia;ringraziò e uscì in fretta dall’ufficio.Fuori Parigi le sembrò improvvisamente più fredda e inaridita dal vento invernale.



Sindial era rimasto solo,nel camerino dove avevano avuto la discussione lui e Semonov. Era irritato,con il segretario,con se stesso…A un tratto aveva alzato lo sguardo e si era visto riflesso in uno degli specchi della stanza. Quella sua immagine diafana,vitrea gli ricordò il passato;ebbe inizialmente un moto di stizza,desiderando spaccare quello specchio e ciò che rappresentava. Poi il gesto di rabbia si frenò:la sua mano corse a incontrare la mano dell’altro,al di là del vetro.Le dita tremanti combaciarono con quelle del simulacro,che sembrava guardarlo quasi irridendolo:era il suo lato oscuro,era il fantasma che non smetteva di perseguitarlo….era lui stesso! Quasi ipnotizzato da quella immagine di sé che nonostante tutto continuava a seguirlo,Sindial sembrava dimentico di ogni cosa…quando una musica familiare spezzò l’ingannevole malia.
Due note si rincorrevano,si incontravano,si allacciavano tra loro…per poi separarsi di nuovo:era preludio nr.4…era Aurora che lo stava chiamando!
Guardando ora con aria di sfida quel suo doppio nello specchio,l’uomo uscì dalla stanza:a passo sicuro,deciso,si recò sul palcoscenico.
La pianista era rimasta sola:forse gli altri erano in pausa,forse lo aveva voluto aspettare.
L’uomo le si accostò,carezzandole le spalle e sedette al suo fianco,dicendo:
-Cercavi me?-
Lei sorrise;lui le prese una mano e gliela baciò teneramente;poi sollevando lo sguardo si accorse che Aurora era triste.
-Perché così triste,anima mia?...-le chiese,preoccupato.
Lei scosse la testa,ma due lacrime le inumidirono le ciglia,senza poterle trattenere.
-Tu…piangi?-
-Oh Sindial,- esclamò lei,addolorata-vorrei tanto poterti vedere,vedere i tuoi occhi…guardarli con i miei…-
Lui la accarezzò,senza dire niente.
-E se quello che vedessi…non dovesse piacerti?-provò a domandarle.
-..Come puoi dirlo?Blanche mi ha detto che i tuoi occhi sono molto belli…vorrei poterti dire anche con lo sguardo quanto ti amo……e invece,per colpa di questa mia testa matta…-
Sindial la interruppe,sorpreso:
-Perché dici così?-
-Perché è la verità:i miei occhi sono sanissimi…è la testa che non va…Non c’è nulla che mi impedirebbe di vedere…E ogni tanto mi illudo che sia finita:ho visto l’interno del teatro,vedo le mie mani mentre suonano…vedo la rosa che mi doni…ho firmato il contratto,vedendolo con questi occhi…-
-Che vuoi dire?...Tu..vedi? ma…-
Dolorosamente,Aurora aprì la vecchia ferita:
-E’ successo tutto cinque,quasi sei anni fa…quando ci fu l’incendio dell’Opera…Esattamente qui,dove mi trovo ora…-
Sindial rabbrividì e la scrutò,preoccupato.
-Eri presente?-
-Si…ho assistito a tutto…è stato terribile…Il ‘don Juan trionfante’…Per anni l’ho sognato tutte le notti:lui era là che supplicava il suo amore e lei…Oddio,lo tradiva,gli strappava la maschera…Oh…-
-Lui?...chi?-
-…il fantasma dell’Opera…-
Sindial distolse lo sguardo,colpevole
-E poi…che accadde?-
-Non so…cadde il lampadario credo…ma io non vedevo già più…Come se i miei occhi si fossero rifiutati di vedere quel tradimento!...qualcuno deve avermi trovata,poi…una carrozza mi portò in ospedale,dove il giorno dopo Blanche mi raggiunse…-
L’uomo sospirò,poi disse piano,tentando di rassicurarla:
-Quel demonio sarà morto ormai,bruciato nel suo stesso incendio…Non pensarci più…-
Lei si ribellò:
-Demonio?Non chiamarlo demonio …era così disperato,infelice…E la sua musica…Allora ero poco più che una bambina,non capivo…ma quando sono entrata nel tuo studio,la prima notte…mi sembrava di risentirla…sapevo che varcando la tua soglia…non sarei più tornata indietro…-
L’uomo incredulo la stava osservando:
-Tu…ricordi la sua musica?-
-Come potrei dimenticarla…era così…così sensuale,carnale ..e poi diventava dolce…una supplica senza speranza…-
Sindial prese fiato,disse con forza:
-Quell’uomo era un assassino Aurora…il responsabile dei tuoi mali…-
-Era così solo,Sindial,disperatamente solo e incompreso…io che vivo al buio posso capire la sua rabbia,la sua follia…Aveva una energia infinita dentro di sé…..che produceva morte…ma anche Arte…pura arte..
Sindial era senza fiato;la abbracciò delicatamente e appoggiò la fronte alla sua,ma non potè impedire a una sua lacrima di scorrere sulle guance di lei.
-Perdonami amore…. Forse ti ho ricordato qualcosa di triste…- esclamò lei,carezzandogli il viso.
Lui non trovava le parole per risponderle:
-Shhh….shhh…non parlare ….voglio respirare la tua anima,Aurora:voglio berla dalle tue labbra…-le sussurrò,baciandola con delicata tenerezza.
La tenne stretta a lungo:averla tra le braccia era riempirsi di amore,di dolcezza,di desiderio…Ma a poco a poco Sindial si rese conto del segreto profondo che li legava:a un tratto nella sua mente si fece luce,con violenza quasi,una scoperta incredibile…..Aurora era ‘quella’ Aurora…, la ragazzina che aveva salvato dall’incendio,salvando anche se stesso…Che strano gioco del destino aveva legato insieme le loro vite? Era uno scherzo? O era finalmente un segno di benevolenza da quel cielo che sembrava averlo sempre rifiutato e negletto?
E Aurora? Avrebbe dovuto sapere? O era un altro segreto che lui doveva conservare nel suo cuore?
Come avrebbe potuto raccontarglielo?con quali parole….
Lui non aveva le parole per esprimere i sentimenti che lo avevano consumato,esaltato…portato alla follia,alla distruzione:no,non aveva parole,per tutto questo.Non aveva parole per raccontare la sua dannazione,e neppure la sua salvezza:non aveva neppure le parole per schiuderle apertamente le sue paure e il suo amore…
…Aveva le note,però…aveva la musica che prorompeva nel suo petto ora più forte che mai,che tornava a sgorgargli dalla sorgente più segreta del suo cuore….
-Ascolta Aurora…non venire da me,stanotte…- le disse,inaspettatamente.
-Ma..perchè?- lei era stupita,mortificata.
-Ho bisogno di restare solo…- le disse prendendole il viso tra le mani- Ubbidiscimi,anima mia…ti assicuro che ne soffrirò più di te…ma domattina capirai…-
Così dicendo si chinò a baciarla con straordinaria dolcezza.Era bellissimo l’abbandono di lei,e le sue labbra avevano un sapore inebriante…
-Ora però…vieni con me…Torniamo in campagna,vuoi?-
Aurora gli sorrise,lasciò che lui la prendesse per mano e la conducesse giù alle scuderie. Qui montarono sul calesse e attraversarono al galoppo la città.
 
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view post Posted on 6/4/2008, 11:28
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Ilia era uscito dal teatro,aveva fermato una vettura e,senza molta attenzione a quello che diceva,aveva ordinato al cocchiere di condurlo a Mont Martre…
Nella carrozza rimuginò sullo scontro avuto con Sindial. Era stato difficile parlargli a muso duro,senza indulgere;ma l’incontro con madame Levigny lo aveva improvvisamente messo di fronte alle proprie responsabilità. La dama gli aveva affidato Aurora e lui si era assunto questo compito lealmente:le farò da fratello maggiore…aveva detto. Non era stato così:non come avrebbe dovuto essere…
Ma la rabbia che Ilia aveva covato andava oltre il senso di lealtà che gli era proprio;scaturiva dalla delusione verso il suo amico..Gli aveva chiesto di aver cura di Aurora: e lui? Ne aveva fatto la sua amante:ne aveva colto l’innocenza,ripagandola con un amore pavido e clandestino…
Questo non lo poteva tollerare,no! Ma perché? Che cosa animava realmente la sua rabbia?
Semonov scosse il capo:lui aveva parlato chiaro,con Sindial,ma anche quest’ultimo,
come al solito,aveva saputo leggergli nel fondo dell’anima quella verità che lui stesso aveva creduto di poter negare:la verità era che Aurora gli stava a cuore,profondamente.
Come riusciva quell’uomo così schivo e impassibile,così estraneo a volte alle emozioni altrui,a interpretare i pensieri suoi più profondi?
Semonov aveva creduto di poter sublimare l’iniziale,istintiva attrazione per la giovane pianista in affetto,mettendosi da parte non appena consapevole della fiamma che si andava pian piano levando tra lei e l’impresario. Sapeva bene che,come aveva detto poco prima,non avrebbe mai potuto destare una passione simile,incondizionata,assoluta,totale in lei.E credeva che il suo sentimento sarebbe rimasto sufficientemente nascosto,fino a quando lui stesso non se ne fosse dimenticato…Ma non si sfugge a lungo allo sguardo indagatore di uno specchio…
In ogni caso,il giovane sapeva che poco a poco la tempesta dei sentimenti in lui si sarebbe placata:era passato indenne attraverso l’inferno,sarebbe stato capace di proiettare la sua devozione per Aurora su un piano diverso. E alla fine,lui e Sindial avrebbero condiviso l’ennesimo tacito segreto…
La carrozza si era fermata nella piazzetta degli artisti. Semonov ne scese e gironzolò curiosando tra le tele. Gli tornarono in mente i mesi di viaggio trascorsi al fianco del suo misterioso amico. Entrò nell’antica chiesetta della Madeleine e sedette su un banco.Chiedendo perdono a Dio,tirò fuori dalla tasca il solito taccuino e iniziò a scrivere un nuovo capitolo.

‘Attraverso l’Europa’

La nostra prima tappa furono l’Olanda e le Fiandre. Sembrava inizialmente che il mio compagno non fosse assolutamente interessato al paesaggio intorno a noi. La carrozza attraversava quelle terre basse,attraversate da canali su cui si specchiavano le guglie acuminate delle torri municipali,i tetti rossi delle case,circonfusi nel riflesso dalla luce del sole e dai colori accesi dei tulipani,ma Sindial rimaneva impassibile.
Il suo interesse si concentrò sulla possibilità di acquistare invece tante tele di artisti fiamminghi,tele che ritraevano piccoli interni caldi,ma anche quelle stesse vedute che lo avevano lasciato apparentemente indifferente.
Mi venne un giorno di commentare:
- Si direbbe che apprezziate di più le riproduzioni,che la realtà vera e propria…-
Lui mi fissò,aggrottando le sopracciglia,come se si ponesse quella domanda che in realtà io non avevo formulato:perché?
-Forse avete ragione,Semonov…è la forza dell’abitudine…- quindi sollevò lo sguardo e osservò il mondo intorno a sé. Davanti a noi un sentiero giallo sembrava tagliare in due un campo di tulipani,per condurre a un mulino:un’immagine oleografica,invero…ma il contrasto dei colori nel sole era esaltante. Finalmente vidi il suo sguardo brillare. Appena un accenno. Ma il miracolo cominciò a ripetersi sempre più spesso.Dall’Olanda passammo in Belgio,poi ci imbarcammo su una nave che ci condusse nel golfo di Biarritz e costeggiando la Spagna fino in Galizia,sbarcammo nelle vicinanze di Santiago de Compostela.
La Spagna sembrò piacergli particolarmente. Volle visitarne ogni regione,conoscerne le superbe città:Salamanca,Toledo,Madrid,Siviglia,Granata… E poi le sierras e i deserti:la Mancha desolata e selvaggia,la Navarra,i Pirenei.
A Valencia ci imbarcammo di nuovo,questa volta per Genova. Quindi visitammo l’Italia,la culla dell’arte e della bellezza.
Ma non ci fermammo nemmeno qui:da Trieste entrammo in Austria,poi in Ungheria e via così…
I Balcani,la Grecia…
Vidi il mio amico trasformarsi a poco a poco,come un detenuto che sia vissuto per anni prigioniero e quasi quasi sembra non riuscire più a fare a meno della sua piccola cella;la paura della vita fuori,la inadeguatezza rispetto al mondo che cambia,che è grande,che è bello,ma è incontrollabile,gli fanno segretamente rimpiangere la sua prigione,ma l’inconfessabile rimpianto giorno dopo giorno diventa un vago,lontano ricordo.
Finchè una sera,in vetta all’acropoli di Atene,alla luce di un tramonto che filtrava attraverso le colonne del Partenone,lo vidi ispirare profondamente,come se si fosse riappropriato della sua libertà,della sua vita,della sua identità.
Senza guardarmi,osservando in lontananza l’Egeo in fiamme,disse:
-Come può essere bello il mondo,Ilia…-
Naturalmente fu lo squarcio di un momento.Sindial non si concedeva mai più di tanto.Ma per me fu struggente sentirglielo dire..Mi sembrò in piccola parte anche merito mio’


Il calesse uscì dalla città e raggiunse veloce la tenuta in campagna,dove Sindial aveva acquistato il suo magnifico cavallo nero stellato. Rispetto a quell’ultimo caldo pomeriggio di ottobre,tutto sembrava diverso:l’aria era fredda e umida,i campi bianchi per la brina,il silenzio regnava,come se anche le fatiche degli uomini fossero sospese nel letargo invernale.
Sindial smontò e aiutò Aurora a fare altrettanto.La fanciulla rabbrividì per il freddo.
-Entriamo nelle stalle…forse c’è qualcuno…- disse lui,cingendole sollecito le spalle.
Ma la tenuta sembrava vuota.
I cavalli erano fermi ciascuno nel suo angolo.Un puledrino sgambettava vicino alla madre,cercandone la mammella.
-C’è un puledro…-
-Deve essere quello che stava nascendo l’altra volta…- si ricordò Aurora. –Mi piacerebbe accarezzarlo…-
Lui la aiutò ad avvicinarsi;attirò il piccolo animale con della biada e le permise di soddisfare il suo desiderio.
Nel silenzio,di lontano,si avvertì una musica.Una danza popolare.
-Deve esserci una festa…-
-Si…forse hai ragione…meglio andarcene,prima che…-L’uomo era sempre schivo rispetto alle occasioni di esibirsi in pubblico.
Lei naturalmente condivideva la stessa ritrosia,e stavano già uscendo quando il padrone di casa,sopraggiunto inaspettatamente,li bloccò sulla soglia:
-Monsieur Sindial!...che giornata felice…Venite, vi prego:permettetemi di offrirvi un bicchiere di vino sincero….Oggi si è sposato il mio ragazzo!-
-Anthoine…stavamo andando via:fa molto freddo e madamoiselle desidera rientrare…-
-Madamoiselle…- disse l’uomo che in quel giorno di festa si sentiva un re – Lasciate che sia il vino a riscaldarvi:un buon bicchiere di rosso,alla mia mensa…e un brindisi:non potete dirmi di no!-
Sarebbe stato offensivo declinare ancora.Aurora si strinse a Sindial,sperando di poter celare il proprio segreto.
Anthoine fece loro strada verso il cortile interno della grande casa;qui ,sotto il porticato era stata imbandita la tavola nuziale. Al centro del cortile un falò allegro e vivace riscaldava e illuminava la festa:intorno al falò gli sposi e altre coppie ballavano.
-Non ho bisogno di descriverti la scena….ricordati lo spartito di Mozart….- le sussurrò lui,dolcemente.
Aurora avvertì il calore della fiamma e il suo viso si colorì.Poi sedettero alla tavola di Anthoine,che fece immediatamente servire loro il vino promesso:
-Bevetelo tutto d’un fiato,madamoiselle….vi riscalderà!- suggerì paternamente.
Sindial alzò il bicchiere,in segno di augurio e ne bevve un sorso.Poi si voltò a guardare lei,che stava eseguendo il consiglio del buon massaro.All’inizio ne fu divertito,poi sentì irrefrenabile il desiderio di baciarle la bocca umida di vino.Di baciarla e farla sua,in quella casa di campagna:in un letto rustico con le lenzuola che sapevano di sapone e di fiori di campo.Fresche come la sua pelle.
La sua mano scivolò lungo la vita della fanciulla e la attirò contro di sé.
-Ora dobbiamo rientrare,Anthoine…- disse intanto- Grazie dell’invito e auguri agli sposi…-
-Onore e piacere,monsieur...Madamoiselle… Aspettate solo un momento:Camille!- l’uomo fece un cenno a una delle tante figlie,che si avvicinò offrendo ad Aurora un fascio di erica e lavanda intrecciate.
La pianista ne avvertì il profumo e istintivamente tese le mani,per prenderlo.Lo strinse al petto delicatamente e ringraziò.
Finalmente riuscirono ad allontanarsi e rientrarono nelle stalle per recuperare il calesse.
Qui,di nuovo soli,Eric le tolse i fiori di mano e la attirò contro di sé dando sfogo al suo desiderio baciandola avidamente,con passione.
-Non so resistere…debbo averti,ora…- le sussurrò all’orecchio,sospingendola verso un cumulo di fieno.
Steso su di lei,le carezzò ansioso il viso,il collo;poi le sue mani corsero lungo le spalle ,si fermarono sotto il seno,lo strinsero perchè lui potesse baciarlo intensamente;poi ancora giù lungo la vita e i fianchi,a cercare un varco sotto la pesante gonna.
-Sono pazzo…pazzo di te,Aurora…-
Lei era spaventata ed eccitata insieme.Si stringeva a lui incredula,ma nel contempo attenta ai rumori che provenivano dall’esterno:
-Sindial…- lo richiamò,in un sussurro.
Lui si fermò,ansimante. La guardò.’Abbiatene cura…’ gli risuonò nella mente. Scosse la testa,appoggiandosi contrito alla sua spalla.
-Perdonami…perdonami anima mia…- le chiese,a fil di voce-.Non c’è solo questo:c’è molto di più che mi lega a te…-
Lei lo abbracciò,stringendolo a sé,come per consolarlo;poi,baciandogli lievemente la guancia,all’attaccatura del collo,gli sussurrò:
-Lo so,amor mio…-
-No…- ripetè lui,prendendo fiato,ricomponendosi;sollevandosi da lei e aiutandola a rialzarsi. –Non lo sai perché io non sono stato capace di dirtelo,né di dimostrartelo…-
Lei allungò la mano e gli carezzò il viso:
-Perché dici così?e tutti i piccoli gesti d’amore che hai avuto per me,fin dal primo giorno?…-
Lui afferrò quella mano e stringendola nella sua la baciò teneramente.Poi sospirò:
-E’ ancora poco…ma ti prometto che troverò il modo…-
Così dicendo l’abbracciò teneramente ,poi le sollevò il viso e la baciò,ma appena a fior di labbra,come la prima volta.
Raccolse poi il bastone caduto nel fieno e ,montati sul calesse,rientrarono a teatro.




C’era nebbia e freddo e silenzio.Un luogo strano,senza vita.Angeli di pietra,volti pietosi di marmo…Un cimitero?
Poi un violino levò la sua voce tra le tombe:una musica malinconica,il canto del cigno che muore…
Camminava tra i vialetti silenziosi,seguendo il richiamo del suono…
Credeva di averne raggiunto la fonte,quando dinanzi a lei un cavallo nero impennò poderoso sulle zampe posteriori,spaventandola. Sul cavallo un uomo dal volto coperto da una maschera impassibile,avvolto in un mantello più nero del buio…Con uno scarto cavallo e cavaliere la evitarono e corsero via,al galoppo:
-No…non andare via….Sindiaaal!-
Gridando,Aurora si svegliò. Era nel suo letto,sudata e sconvolta. Perché quel sogno orribile?...
Non sapeva più dormire da sola…Si alzò,a tentoni trovò sul comodino una brocca e un bicchiere:si versò un sorso d’acqua.
Le sembrava di sentire un suono,lontano. Oh,perché Sindial non era con lei?perchè le aveva detto di restare nella sua stanza,quella notte?
Nel silenzio cercò la porta della sua stanza e scalza,sfidando il freddo,raggiunse l’uscio di lui.Ci si accostò:i rumori dall’interno la rassicurarono,di più;non potè fare a meno di sorridere,con una strana esaltazione nel cuore.
Carezzò la porta e scivolò piano nella sua stanza.

Erik aveva passato la notte a comporre.Avrebbe voluto riversare nella musica il dolore del passato,la sua morte e rinascita,le sue paure…ma invece le prime note che emersero dal silenzio erano tutte per Aurora. A partire da quella prima sera nel buio della sala della danza,all’apparizione sui campi appena falciati,alla rosa legata tra i capelli;fino a quella notte indicibile in cui gli si era data…Gli aveva concesso il dono più grande,il privilegio di insegnarle il dolore e il piacere dell’amore … E lei lo aveva ripagato col suo dolore,col suo piacere…e schiudendo di nuovo la musica sepolta nel suo cuore sotto il macigno della rinuncia.
All’alba si lasciò finalmente andare,gettò il capo all’indietro spossato e chiuse gli occhi.
Ma si riscosse.Doveva andare da lei,ora.
Entrò piano nella sua stanza.Lei dormiva,i capelli scomposti,la pelle morbida appena visibile tra le trine della camicia da notte.Forse sarebbe stato meglio non svegliarla…
Silenziosamente appoggiò lo spartito sul cuscino accanto al suo,ma non si risolveva ad andarsene.
Aurora si girò e si accorse della sua presenza.Allora gli tese la mano e senza dir niente lo attirò a sé.
-Non andare via…Riposa un po’ vicino a me…-
-Lo vorrei…-le rispose in un sussurro.
Lei allungò il braccio per accoglierlo,ma urtò qualcosa sul cuscino.
-Che cos’è?...un altro regalo?- gli domandò.
Si sollevò un po’ e prese i fogli tra le mani.
Era uno spartito…
Sul frontespizio,le sue dita lessero: ‘Il tuo dolore è il mio dolore,il tuo piacere il mio piacere…La tua paura la mia paura,…la tua vita è la mia vita’
Si volse a lui,trattenendo il respiro;ma non disse nulla.Aprì piano lo spartito e vide che era proprio per lei…’Apres d’un Prelude’…
Le note parlavano di lei,seduta al piano che non riusciva a terminare la sua esecuzione di Preludio nr.4;parlavano di una passeggiata in calesse,dei ricordi di una bambina che diventava donna sotto gli occhi del suo interlocutore;raccontavano di una rosa infilata tra i capelli e del suo richiamo quasi doloroso; e di una notte,una prima notte,in cui l’ultimo degli uomini,l’orfano,il condannato alla solitudine era diventato maestro d’amore…

Aurora era commossa.Nessuna dichiarazione d’amore avrebbe potuto essere più toccante di quello spartito.Sindial la amava al punto di comporre per lei,proprio per lei…E la sua musica era così bella,intensa:era carne e sangue,era tenebra e luce,…qualcosa che la pianista non aveva mai conosciuto…forse…
Gli si strinse contro e nascose il viso sul suo petto:
-Tu.. tu sei la mia vita,Sindial…- riuscì a dirgli.
Lui scosse la testa,ma non ribattè.
-Sapevo che eri un musicista…non credevo che componessi…-
-Non volevo farlo più- le confessò-La musica era morta dentro di me…Sei tu che le hai restituito la vita…-
-Oh…-la fanciulla riflettè un momento,quindi un po’ tremando sfiorò la maschera – Era morta per colpa di questa?- domandò.
L’uomo taceva.Sapeva che non avrebbe potuto trattenerla,se avesse provato a levargliela.Ma sapeva che avrebbe dovuto accadere,prima o poi.
Dal suo silenzio,Aurora capì che assentiva.Allora piano staccò la maschera dal suo viso,lasciandola cadere tra le lenzuola.Sindial chiuse gli occhi e attese:le dita di lei gli carezzarono la fronte e poi delicatamente percorsero il profilo sfigurato.
Lui riaprì gli occhi per guardarla:sul suo viso non c’era orrore,né ribrezzo;non c’era commiserazione. C’era dolore e amore insieme;la sua mano –quella mano che adorava- lo stava accarezzando,con la stessa calda dolcezza delle carezze d’amore che dispensava al suo corpo,nei momenti della passione.
Le afferrò la mano e gliela fermò.
-Sindial…il tuo dolore è il mio dolore…- lo rimproverò lei e,sollevatasi un po’depose un bacio delicato su quella pelle torturata e rifiutata.
Lui non riusciva a credere a quello che stava succedendo;il respiro non gli bastava…Poi la guardò e il desiderio di lei esplose,questa volta irrefrenabile.
La spinse tra i guanciali e d’un colpo, strappando la delicata camicia che indossava,la ebbe nuda sotto di sé.
-Non chiamarmi più Sindial…io voglio morire e rinascere in te Aurora…e sarai tu a darmi un nome- le sussurrò,aderendo a lei con la sua pelle calda e il corpo avido.
Lei sentì la camicia strapparsi,sentì il suo torace ardente combaciare col suo seno;più che paura,ne ebbe eccitazione,ebbrezza.Lasciò che lui entrasse in lei con irruenza appassionata e continuasse a chiederle di morire e rinascere sulle sue labbra…
Le sue spinte erano selvagge e inarrestabili.Ma Aurora si sentiva una cosa sola ormai con lui e con lui vibrava,dimentica di tutto ciò che non fosse l’amore e il piacere.
Il piacere esplose per entrambi,in misura inattesa ed estenuante.
Erik giaceva ancora su di lei,esaltato e sfinito.E ne raccoglieva il respiro affannoso nel suo.
Lei lo tenne stretto,come un bambino tra le sue braccia,continuando a baciargli il viso e gli occhi e le labbra.
-Ti amo anima mia…- le sussurrò,infine.
-…non so darti altro nome che amore…Dimmi il tuo nome…- gli chiese.
Lui appoggiò la fronte alla sua e le confidò:
- Erik…puoi chiamarmi Erik….-


Aurora e Sindial rimasero ancora stretti così,per un tempo indefinito.Lei gli carezzava i capelli e ripeteva dolcemente il suo nome:
-Erik,Erik…-come se lo cullasse.

Lui era sfinito di gioia:gli suonava così incredibilmente soave sentire quella voce chiamarlo per nome.
-Ora devo andare,amor mio…Tra poco il teatro si ripopolerà…-le disse a un tratto,alzandosi e indossando la maschera.
Lei lo trattenne per una mano:
-Sai…non…non so più dormire da sola…-gli confidò,con rammarico.-Stanotte ho fatto un sogno orribile….-.
Lui si irrigidì un po’:
-Ancora l’incendio del teatro?....-
Lei scosse la testa.
-No…- ma non volle dire di più.
-Per qualche giorno l’Opera chiuderà…allora passerai tutto il tempo con me…Non dovremo nasconderci a nessuno…- le promise l’uomo,cominciando a rivestirsi.
Ma lei smorzò il suo entusiasmo:
-…Non posso non andare da Blanche per Natale…-
-Va bene:ti ci accompagnerò io…- le propose,meravigliandola.
-Verrai con me?- chiese sorpresa.
-No…ti accompagnerò,rimarrai un’ora da lei e poi ti passerò a prendere…-precisò in tono deciso,infilandosi la camicia.
Lei abbassò la testa,con uno strano sorrisetto.
Lui stava andando via,ma si fermò,rivolgendosi a lei con una espressione vagamente compiaciuta nello sguardo:
-…Stai pensando che sono autoritario…Sono autoritario,arrogante,spesso sarcastico…- ammise,in leggero tono di sfida.
Per tutta risposta,senza negarlo,lei dichiarò:
- ma io ti amo,Erik … - si era sollevata tra i cuscini,in ginocchio,ancora seminuda,appena coperta da quel che rimaneva della camicia.
Sindial la guardò,tornò sui suoi passi e le cercò avidamente la bocca.Si baciarono così,restando l’uno contro l’altro,persi l’uno nell’altro.
Assaporando il gusto di quel bacio poi in un sospiro,staccandosi da lei e senza aggiungere altro,l’uomo uscì.



Ilia passeggiava pensieroso sul lungo Senna,le mani in tasca,gli occhi fissi al selciato. Si avvicinava il Natale:in Russia in realtà era abituato a celebrarlo qualche giorno più tardi,ma a lui non sfuggiva l’atmosfera di festa familiare che si avvertiva per le strade di quella Parigi così desiderosa di buttarsi l’orrido passato alle spalle e ricominciare a vivere…
La malinconia di casa lo prese,come spesso gli accadeva:una malinconia dolce,alimentata dai ricordi,più che dalle speranze…una malinconia che si materializzava nel sapore e nel calore di piccole gioie irripetibili…
Sollevò lo sguardo,al grido di uno strillone che annunciava le prime notizie del giorno.Si fermò ad acquistare il giornale, pagando in fretta,perché i suoi occhi avevano riconosciuto una sagoma familiare:Alphonsine che camminava leggendo nel contempo una lettera.
-Alphonsine?...-la richiamò.
Lei se lo trovò davanti,mentre ancora stringeva la lettera aperta in mano,visibilmente assorta e contrariata.
-Ah…salve Ilia…-
-Qualcosa non va?- le domandò.
-…una lettera di mia madre….-rispose,piuttosto delusa e imbronciata.
Lui le si affiancò e camminarono un po’ insieme,in silenzio.
-…Avevo scritto ai miei…Pensavo di passare questi giorni da loro…- ritenne opportuno spiegare la giovane.
- …c’è qualche difficoltà?-
-No..mia madre mi risponde che saranno felici di ricevermi..che non dovevo nemmeno annunciarmi…le solite cose!-
Ilia non domandò nulla.Lei si appoggiò al parapetto della strada,di spalle al fiume e gli confidò,sfogandosi:
-La verità è che avevo scritto a mio padre…gli avevo raccontato di questi ultimi mesi…con entusiasmo,aprendogli il mio cuore…E lui? Non risponde nemmeno…-
Ilia annuì,lasciandola continuare.
-Ma cosa devo fare di più per guadagnarmi la sua attenzione,la sua stima…Per lui una figlia è solo un premio da dare in dote a qualcun altro?-
Alphonsine aveva lacrime di rabbia e rammarico negli occhi.
-Mi spiace…non sempre i genitori ci capiscono…ma in fondo vostra madre sembra parlare anche per lui…magari è uno di quegli uomini che non amano scrivere…-
Alphonsine fece spallucce,poco convinta.
-E’ pur sempre bello poter tornare in famiglia,soprattutto durante queste feste…-
Lei lo guardò,accorgendosi della venatura di malinconia della sua voce:
- E voi?...dove passerete il Natale?...-
Questa volta fu lui ad alzare le spalle,senza rispondere e guardandosi un po’ disorientato intorno.
-…Ilia…perché non venite con me?- lo invitò allora lei.
-…a Brest?...- domandò lui,come se fosse troppo lontano da Parigi e dal teatro.
-Certo…non è poi così lontano e monsieur Sindial potrà ben fare a meno di voi,per qualche giorno…- gli sorrise,speranzosa.
Lui la guardò,un po’ complice:
-Sperate di conquistare vostro padre,presentandovi con un bel giovanotto?-
-Quale bel giovanotto?...ho invitato voi!- ribattè lei,scherzando.
Risero. Poi ripresero a camminare verso il teatro,insieme.Nell’aria,un profumo di dolci natalizi ;le vetrine erano già decorate per la festa.
-L’ultimo capodanno a Parigi che mi ricordo…ci fu una festa mascherata all’Opera…- raccontò Alphonsine.
-Un ballo in maschera?...bella idea…-
-Erano tutti entusiasti perché da tre mesi il fantasma non appariva….non dava fastidio…-
-Eravate alla festa?- chiese lui,un po’ distratto.
-Si,magari…-sospirò lei,scherzosa- Curiosavo tra gli invitati che arrivavano,arrampicata su una finestra dell’attico della scuola…Pare che lui sia comparso invece improvvisamente,vestito da Morte rossa…Cosa avrei pagato per esserci….-
-…sapete Alphonsine…Io non credo ai fantasmi…- disse lui,porgendole il braccio per attraversare la strada.
-…bè…spero bene…Altrimenti l’Opera ne sarebbe piena,con quello che è successo poi…sapete?-
-Intendete la guerra,l’assedio…la Commune?...-
Alphonsine annuì.
-Recentemente un articolo di giornale ne parlava…credo un anno fa…Ne hanno trovati tanti di corpi,là dentro…-
-Già…- Ilia era tornato pensieroso.
-…fortunatamente hanno trovato anche quello di quel forsennato!- disse Alphonsine,con una battuta,cercando di recuperare l’attenzione del suo accompagnatore.
Ma il giovanotto sembrava seguire i suoi pensieri,le sue fantasticherie.Un nuovo capitolo del suo romanzo prendeva corpo nella sua mente.Non appena arrivati a teatro,si eclissò in un palco e cominciò a scrivere febbrilmente nel suo taccuino.

‘A Parigi.

Avevo notato che nel nostro vagare avevamo sempre evitato la Francia.
All’inizio non ne fui stupito:quella nazione stava uscendo da un periodo di sangue e morte spaventoso e andare a fare i turisti non sembrava molto sensato.
Poi però mi sembrò sempre più evidente che si trattasse di una scelta precisa.
Allora cominciai a domandarmene il perché:che Sindial fosse un fuoriuscito? Un disertore? Un patriota?
Certo debiti da pagare sembrava doverne avere…ma erano debiti con la giustizia? O con la sua coscienza?..o si trattava solo di brutti ricordi,legati a quella sua impassibile maschera d’argento?
Feci mille supposizioni…L’unica certezza era che il mio amico non era nato russo…
Un giorno,in crociera sul Mediterraneo,incrociammo una coppia piuttosto colorita:una cantante italiana e suo marito,il tenore Piangi.
Quest’ultimo portava un buffo collare di gesso intorno al collo:era un uomo grasso,relativamente ridicolo,un po’ tronfio.La moglie,un’ex prima donna dell’Opera di Parigi,lo portava in giro,esibendolo come un vanto:pare fosse miracolosamente sopravvissuto alle grinfie di un fantomatico fantasma,che infestava il teatro parigino,negli anni 70.
Mi stupì notare come da un lato al mio compagno di viaggio,incrociando la prima volta il pancione italiano,brillasse negli occhi uno sguardo di gioiosa incredulità,ma come dall’altro facesse di tutto per evitare accuratamente di incontrare sia lui sia sua moglie.E se per caso ciò si fosse verificato,allora mi si rivolgeva esclusivamente in russo,a bassa voce.
I due,in particolare Carlotta Giudicelli,sembravano avere comunque occhi solo per se stessi e guardavano Sindial con aria di sufficienza,più temendo che il suo misterioso abbigliamento potesse rubare loro quel po’ di scena di cui ancora potevano usufruire,che interessandosene realmente.
Passavano la giornata puntando ogni giorno qualche nuovo interlocutore a cui poter raccontare la terribile avventura nella quale il tenore si era imbattuto,la notte dell’incendio dell’Opera.
Fu in quei giorni che,sbarcando al Cairo,acquistai tra gli altri anche un quotidiano francese:e,per una strana combinazione,vi lessi un articolo che ancora una volta tornava sull’argomento.

<i fantasmi dell’Opera.
Le autorità hanno finalmente consentito che il glorioso teatro dell’Opera fosse riaperto e svuotato del cumulo di macerie e cadaveri di cui le ultime dolorose vicende della nostra capitale lo avevano riempito.
Si è trattato di una triste operazione,ma pietosa e necessaria.
I corpi –circa una trentina- ricomposti in altrettante casse,sono stati trasferiti alla Morgue,dove le famiglie delle vittime li hanno uno ad uno identificati affinchè anche loro abbiano una degna sepoltura e finalmente un’altra dolorosa pagina della nostra storia si possa chiudere.
Tra gli altri,uno solo è rimasto senza nome:un corpo carbonizzato,di cui nessuno ha fatto richiesta.
I responsabili dell’operazione hanno allora rispolverato la leggenda del fantasma dell’opera,il fantomatico personaggio che anni fa terrorizzò gli abitanti della capitale con le sue maniacali apparizioni,fino a scatenare l’incendio del teatro,precipitando in platea il grandioso lampadario di cristallo.
Chi vi scrive è tentato di ammonivi a riguardo:meglio sarebbe stato se a infestare il nostro teatro fosse rimasto questo oleografico,ipotetico fantasma e non tanti spettri,dolorosi e veri,che ci rinfacciano la assurda violenza della nostra cieca guerra civile….
Per tornare al teatro,ora –dopo che i suoi ultimi amministratori Andrè e Firmin sono fuggiti in Argentina con la cassa – esso sembra soltanto un guscio vuoto,lo scheletro inquietante di un passato che stenta ad essere dimenticato e superato.
Ci auguriamo che presto il glorioso tempio delle Muse possa essere restaurato e riapra i suoi battenti,per accogliere i Parigini tornati ad entusiasmarsi del bel canto,della danza,della musica.>

Leggevo piuttosto incuriosito,appoggiato a un tavolo nel salone di poppa della nave,quando sentii alitarmi addosso e riconobbi Piangi e la sua impagabile moglie,che sbirciavano il giornale alle mie spalle.
-Avete letto?...il maledetto è morto,allora!- disse lei,non so bene se soddisfatta o meno della notizia.
(Ecco,mi dissi,ora si aspetta che le chieda chi,per raccontarmi tutta la storia…)
Evitai abilmente di cascare nel tranello,rammaricandomi di dover portare al più presto il giornale al mio principale e congedandomi quasi fuggendo da loro.
Nel pomeriggio anche Sindial diede un occhio al quotidiano.
Eravamo seduti insieme sul ponte e commentavamo di quando in quando le notizie.
A un tratto vi fu un prolungato silenzio:sbirciai da dietro al mio giornale e capii che stava leggendo proprio quell’articolo.
Ebbi netta la sensazione che esistesse un legame profondo tra lui e quel teatro.Pensai anche che magari fosse stato presente all’incendio,che magari ne avesse riportato in quell’occasione le deturpazioni del volto…Ma no:quella era una condanna di tutta una vita,profonda,innata,inappellabile…I miei dubbi rimasero sospesi,senza risposta.
Dopo aver finito di leggere,gli vidi serrare gli occhi,come quando si guarda lontano,in prospettiva.
Aprì un taccuino che aveva in una tasca interna della sua giacca e controllò qualcosa,come se stesse facendo rapidamente dei conti.
-Semonov!-
-Si….sono qui…- gli risposi,un po’ preoccupato,ma al tempo stesso ansioso.Sapevo che eravamo ad una ennesima svolta del nostro ‘viaggio’ insieme.
-A Trieste sbarchiamo:rientriamo in Olanda…poi andremo a Parigi-
-…a Parigi?- ero entusiasta,meravigliato e come al solito già sognavo tutte le occasioni che questa nuova destinazione poteva schiudermi davanti.
Lui mi scrutò,impassibile.
-Sembrate euforico…- mi rimproverò.
Abbassai lo sguardo, fingendomi compunto.
-Non siatelo…- mi ammonì- Il cammino… sarà lungo e faticoso…-
Capii solo in seguito che non alludeva soltanto al viaggio’


Rimasta sola Aurora si affrettò a vestirsi. Voleva rileggere lo spartito donatole da Sindial e poi eseguirlo al più presto.
…Quando sarebbe arrivata Beatrice?...aveva bisogno di lei,dipendeva da lei…
A questo pensiero l’esaltazione che l’agitava,cominciò a scemare,sfiorire:come una nave nella tempesta sfida le onde con la prua e sembra poter affrontare ogni pericolo,così ora era impelagata nella bonaccia della depressione.
Cosa le mancava per essere felice?...la cosa più importante…Vederlo,vedere…vivere di nuovo liberamente la propria esistenza,uscendo dal guscio di quell’antro buio in cui la sua mente era andata a rifugiarsi…
Aveva il segreto timore che anche Erik potesse amarla solo fino a un certo punto,che nel suo cuore allignasse segretamente una punta odiosa di pietà,che quella cortina nera tra di loro costituisse una insormontabile linea di confine…lei voleva andare oltre quel confine,dove avrebbe trovato l’amore assoluto.
Che donna sarebbe stata al suo fianco? Una compagna a metà…che non poteva vedere la sua opera,non poteva sostenerlo…non poteva condividere i suoi sguardi…
Aurora ricadde a sedere sul letto,affranta e in collera con se stessa.
Finalmente sopraggiunse Beatrice,con la colazione.
-Buon giorno,madamoiselle…-disse,andando ad aprire il balconcino. -E’ una giornata fredda,ma serena…-
Voltandosi verso di lei,si accorse che qualcosa non andava:
-Non avete dormito bene?...Fate colazione,vi ho portato anche dei dolcetti speciali fatti da mia sorella…-
Aurora sospirò:era affettuosa Beatrice…
Fece colazione,si lavò e vestì con l’aiuto della solerte cameriera,poi ,da sola,raggiunse la sala di danza.
Aprì il piano e,un po’ emozionata,cominciò a suonare.
E man mano la sua disperazione e la sua rabbia,la tristezza precedenti si riversarono su quelle note che riempirono l’aria,squarciarono il silenzio,invasero i corridoi e le stanze dell’Opera,come un’onda dirompente contro gli scogli…
Era una musica di bellezza straordinaria,ma l’esecuzione la rendeva assolutamente divina:in molti uscirono dalle stanze,benché assonnati per sentirla meglio.Chi lavorava si interruppe,incapace di proseguire:Beatrice rimase con le lenzuola a mezz’aria,incantata ad ascoltare.
Alphonsine rientrava dalla passeggiata con Ilia e salendo in fretta le scale a un tratto dovette fermarsi,appoggiarsi alla parete:quel suono inascoltato le toccava l’anima,le svuotava il cuore.
Ilia era assorto nella scrittura,chiuso in un palco:ma gli giunsero alle orecchie delle note che avevano un che di familiare…L’inconfondibile tocco del genio,animato però dal dolore e dalla passione di chi le eseguiva.Il giovanotto sollevò la testa dal taccuino,guardandosi intorno: quella era la musica di Sindial…quello era il piano di Aurora…Chiuse gli occhi,umidi di commozione,abbandonandosi a quell’inatteso,splendido fuori programma.
Aurora stessa,man mano che procedeva nell’esecuzione,si sentiva sempre più coinvolta,come se quelle note la abbracciassero ed esaltassero in lei la carne e l’anima insieme.
E di nuovo le sembrò di avvertire un turbamento,una esaltazione,che non le erano del tutto estranee.Le attribuì al fatto che quella musica l’aveva scritta per lei l’uomo che amava;che quelle note raccontavano proprio della loro passione,della sua passione…
Concluse l’esecuzione,ritrovandosi sfinita e incredula a rivivere i momenti esaltanti di quella notte celebrata dalla musica.
Ma qualcosa dentro il suo cuore le suggeriva l’esistenza di un segreto da svelare.
Ne ebbe paura:si domandò fino a che punto avrebbe dovuto spingere il suo bisogno di risposte. Le venne in mente Psiche,che non rispetta il divieto impostole e perde il suo sposo proprio nell’attimo in cui ne svela la prima volta l’identità…Psiche e Amore,ritratti splendidamente nell’affresco sulla volta del teatro.
Una voce alle sue spalle la distolse:
-Brava,brava…Bravissima!-
-Alphonsine!...non sapevo che fossi qui…- disse,sussultando leggermente.
-Ero per le scale…ma sappi che tutti quelli che erano in teatro sono rimasti attoniti ad ascoltare…-
-Davvero?- Aurora era piacevolmente confusa.Alphonsine si avvicinò,per leggere di che musica si trattasse.Lo spartito era chiuso e si leggeva chiaramente la dedica.
La pianista se ne accorse con un attimo di ritardo,affrettandosi a riaprirlo.Ma la ballerina stava già leggendo ad alta voce le prime righe:
-Il tuo dolore…-
Al gesto di Aurora di riaprire lo spartito,Alphonsine rimase leggermente offesa e,naturalmente,oltremodo incuriosita.
-Sembra che tu abbia un segreto,Aurora….- le disse,insinuante. –Dici che io non lo abbia già capito?-
-Nessun segreto…- mentì l’altra,con poca convinzione.
-…Già…o piuttosto un segreto che chiunque potrebbe indovinare…- Alphonsine era appena indispettita nei confronti della compagna.
-Non so a cosa alludi…- ribattè questa,risentita a sua volta.
-Tu lo sai bene Aurora…- il tono di Alphonsine era di rimprovero.
-Vuoi farmi la predica,Alphonsine?- la affrontò Aurora.
La ballerina tacque un attimo.Riflettè.
-…no,non credo di averne il diritto…-ammise - ma nella tua situazione avresti bisogno di un’amica,non credi? –
-Ti stai offrendo tu,per caso?- domandò la pianista,ironica.
-Sai…in certi casi bisogna avere gli occhi ben aperti…- replicò con spirito feroce l’altra.
Aurora si fece di brace e chiuse con violenza il piano,alzandosi.
-Non ti scaldare…- la calmò la ballerina- E’ stata una battuta infelice…-si scusò.
Poi soggiunse:
-Non so bene in cosa ti sei avventurata,Aurora…però ti assicuro che se dovessi confidarti con me,io non tradirei la tua fiducia…per principio!-
Aurora si era avvicinata alla finestra,poggiando la fronte sul vetro:non seppe spiegarsi perché,ma la profferta di Alphonsine le sembrò sincera…Forse l’essere state sempre apertamente nemiche garantiva per la sua lealta?
-Credo che tu voglia pensarci sopra…bene,ne avrai tempo:parto per Brest e sto fuori per le feste…Ne riparleremo al mio ritorno…-
Aurora annuì,poi ,preso lo spartito,uscì dalla sala.
Una piccola folla di ammiratori improvvisati l’aspettava nei corridoi e sulle scale per batterle discretamente le mani:
-Oh…grazie!- sorrise lei,divertita e confusa.
Istintivamente poi cercò un sostegno,ed Alphonsine le fu subito vicino.


La musica di Aurora si era diffusa come una marea in tutto il teatro,senza risparmiare l’alloggio di Sindial.
L’uomo si stava concedendo un momento di abbandono nell’acqua calda e profumata del suo bagno.Vi si era immerso dapprima completamente,come ad annullarsi annegando nell’aroma di sandalo e zenzero dei suoi oli profumati:lo faceva anche nel suo lago…immergersi nell’acqua senza più respirare…L’acqua rigenera,dall’acqua si rinasce.
Poi riemergeva,prendendo finalmente fiato:i capelli bagnati gli ricadevano dietro la nuca,gocce scivolavano sul suo viso per ricadere poi nella vasca,come pioggia d’oro.
Con gli occhi chiusi,il corpo abbandonato nel caldo abbraccio dell’acqua profumata,si lasciava andare anche lui alle fantasie più libere,ai sogni che nessuno mai poteva ostacolargli.
Ma in quel momento la sua musica lo raggiunse:la sua musica ? certo…ma quasi stentò a riconoscerla:gli sembrò mille volte più bella,più toccante,più…
-Aurora…-pensò tra sé,provando in un solo momento la doppia ,strana sensazione dell’orgoglio per la propria opera e della grata umiltà per chi la sapeva così bene eseguire.
Sull’onda delle note le sua immaginazione materializzò la figura di lei:la vide bambina cercare un nascondiglio,per gioco e trovare il cancello maestoso di una villa abbandonata;ma la villa non era più abbandonata,ora si animava ed Aurora non era più la bambina che giocava a nascondino;era la padrona di casa…Eccola sulla soglia,pronta ad accogliere il padrone,al suo ritorno,con quel suo sorriso carico di attesa…E il padrone era lui! Per lui era quel sorriso,per lui l’abbraccio amoroso,per lui lo sguardo….
Bruscamente il sogno si interruppe.No…nessuno sguardo,purtroppo…nessuno sguardo da quegli occhi bellissimi,ma spenti…Ecco cos’era quella sfumatura nella musica:Aurora era triste…E lui non poteva far nulla per alleviare la sua tristezza:poteva solo condividerla!
Si alzò dall’acqua,asciugandosi in fretta in un telo di lino tiepido.
Era ancora a torso nudo,quando qualcuno bussò alla porta dello studio.
-Monsieur Sindial…posso entrare?-
-Venite Ilia…sono qui…- lo invitò,indossando la maschera.
-L’avete sentita Ilia?- gli chiese,senza soffermarsi in convenevoli.
Il giovanotto,appena un po’ imbarazzato nell’entrare nell’intimità dell’alloggio del suo principale,aveva abbassato la testa.
-Si…l’ho sentita:ho sentito la vostra musica,Sindial,suonata da mani divine…-
L’uomo sospirò,estasiato.
-Sono contento che siate qui….volevo affidarvi un incarico…- disse poi,tornando al suo tono diretto di sempre.Aveva aperto il guardaroba e stava scegliendo con attenzione gli abiti da indossare quel giorno.
-Prima che continuate,monsieur….ero qui per comunicarvi una cosa…-lo interruppe il segretario.
Lo guardò interrogativamente,sollevando sospettoso il sopracciglio.
-Di che si tratta?-
-…Vado fuori per qualche giorno,approfittando che il teatro è chiuso…- Ecco,era riuscito a dirlo,pensò Ilia tra sé.
L’espressione di Sindial non parve molto conciliante.Rimase assorto e leggermente contrariato,con le sopracciglia aggrottate.
-Credo che potrete fare a meno di me,Sindial…- aggiunse l’altro.
-Dove andate,di grazia?- domandò allora l’impresario,senza guardarlo e con tono leggermente indispettito.
-A Brest…- si limitò a rispondere l’interlocutore.
-Brest?...- chiese l’altro,sorpreso.
Con un sospiro,Semonov dichiarò:
-Accompagno madamoiselle Alphonsine..mi ha invitato a passare il Natale dai suoi…-
Sindial annuì.Poi,abbassò un po’ la testa:
-Il Natale…una festa da trascorrere in famiglia…vero Ilia?- così dicendo si voltò a guardarlo negli occhi,con una espressione diversa.Quella del viaggiatore che approda a un mondo che non gli appartiene,gli è estraneo;ma che finalmente riesce a guardare con pacato,indulgente distacco.
-Si Sindial…-concordò il giovane.
-Mi mancherete…- gli confessò-ma credo che potrò farcela da solo…- sembrava una promessa.
-Voi non siete solo…-gli ricordò con un sorriso da amico il collaboratore.
L’uomo accennò un sorriso,poi confidò all’amico,con una lieve reticenza:
-Al vostro rientro,Ilia…vorrei che mi aiutaste a trovare una casa…- si limitò a dire questo e guardarlo significativamente negli occhi.
-Tornerò quanto prima!- gli rispose l’altro,raggiante.


Venne quindi il giorno della partenza di Ilia e Alphonsine;mentre loro salivano sul treno per Brest,il teatro si svuotava via via di tutti gli occupanti avventizi.Nel pomeriggio non c’era più nessuno.
Aurora era stata da Blanche in mattinata:la povera dama era ancora dolorante e si muoveva poco.Sulla caduta era sopravvenuta una dolorosa artrite,di cui la anziana soffriva di tanto in tanto,ma che la rigidità di quell’inverno parigino aveva riacutizzato.
Era stata contenta della visita inaspettata della nipote:Aurora sembrava di ottimo umore,sorridente,piena di vita. Le promise che il giorno di Natale sarebbe tornata a trovarla volentieri,se qualcuno l’avesse accompagnata.
-Ma..il signor Semonov?- domandò la Levigny.
-E’ andato a Brest,con Alphonsine…-
Questa risposta mise un po’ in allarme la dama.
-E voi come farete da sola,Aurora?-
-Monsieur Sindial mi ha procurato una ragazza gentile e sollecita…Ma voi l’avete conosciuta:si chiama Beatrice…-
-Ah…già…- disse Blanche,ancora incerta. –Aurora,ma perché non passate qui le vacanze di Natale?...non dovreste dipendere da nessuno e Frau Brandrupp…-
-Vi prego zia…frau ‘Bismark’ è già abbastanza impegnata con voi…-
Blanche rise appena,timidamente.Ma insistè:
-Può seguirvi anche Beatrice…se preferite la sua compagnia…-
Allora Aurora si fece seria.
-Blanche…non amo questa casa…mi ricorda un periodo che vorrei invece dimenticare…- era sincera nel dire quelle parole.I primi tempi,dopo la disgrazia,in quella casa si era sentita impazzire.Poi erano cominciati i moti:ed era stato anche peggio…No,non sarebbe rimasta mai a lungo tra quelle mura,nemmeno se non ci fosse stato un altro ben più allettante motivo a trattenerla all’Opera.
La Levigny non insistè.Era troppo contenta di vedere sua nipote cosi’ radiosa.
-Via…non pensateci più…e raccontatemi invece del vostro lavoro:come procede?- disse,cambiando in fretta argomento.
La pianista a sua volta diede soddisfazione alla sua vecchia,paziente compagna,raccontandole tante piccole cosucce sull’ambiente del teatro.
Prima di andar via,poi,Aurora abbracciò la madrina,dicendole piano:
-Vi voglio tanto bene Blanche…nemmeno una madre avrebbe saputo sopportarmi come voi….-
-Vi voglio bene anch’io Aurora…mi raccomando:state attenta a voi…non mi perdonerei mai se,a causa della mia negligenza,doveste soffrire ancora…-
Frau Brandrupp la accompagnò al cancello,dove Beatrice l’attendeva,per riaccompagnarla in teatro.
L’Opera era vuoto. Gli ingressi principali chiusi,chiuso l’ingresso degli artisti.Le due donne risalirono dal portone attiguo alle scuderie e raggiunsero l’ala abitabile dal lato dell’appartamento di Sindial.Finalmente la porta dell’alloggio di Aurora fu aperta e la fanciulla rientrò in camera.
-Debbo fare altro per voi,madamoiselle? Avete ancora bisogno di me?-
-No grazie,Beatrice…va’ pure a casa…e buon Natale!- le disse Aurora,porgendole un pacchettino.
-Per me?...cos’è madamoiselle?-
-Una sciocchezza…mettila sotto l’albero,l’aprirai domani!-
-Grazie…- Beatrice era imbarazzata. –Ma domani…non avrete bisogno di me?-
-No…- la rassicurò – Non preoccuparti…ci vediamo dopo le feste…-
-Buon Natale,madamoiselle..e buon anno!- disse ridendo la cameriera,licenziandosi.
Aurora aspettò di sentire il suo passo allontanarsi e scomparire lungo le scale;quindi uscì dalla sua stanza e andò nel gymnasium.
Si sedette al piano e iniziò a suonare:preludio nr 4 in si minore…
Ecco:sentiva già il passo sicuro di Sindial avvicinarsi,la sua presenza materializzarsi sulla soglia,il suo profumo invadere l’aria...Non poteva non emozionarsi tutte le volte che quell’incontro si ripeteva.Rimaneva senza parole,aspettando che fosse lui a rompere il silenzio.
Ora era dietro di lei,le stringeva le spalle tra le mani e poi si chinava a baciarle il collo,con dolcezza.
-Siamo soli,Aurora…-
Lei lasciò andare il capo all’indietro appoggiandosi a lui.
-Suona ancora…-
-Si Erik…- rispose lei e riprese a eseguire lo spartito di Chopin.
-No…-la interruppe lui-.ora suona la mia musica…-
Intimidita,inizialmente dalla presenza dell’autore,a poco a poco la pianista affrontò il nuovo spartito con sicurezza crescente.Erik rimaneva dietro di lei:le carezzava le spalle,risaliva piano lungo il collo,con le dita percorreva delicatamente il suo viso.
Le note incalzavano,raccontando con sempre nuova emozione la storia del loro amore;lui si chinò a baciarle i capelli,ricordandosi della sera in cui la fanciulla li aveva adornati con la sua rosa.
Quindi Aurora affrontò l’ultimo movimento,una sorta di ‘ largo’,dedicato alla loro prima notte d’amore.
Qui Erik la interruppe, stringendole le piccole mani nella sua,sollevandole il viso e iniziando a baciarla con dolcezza e crescente intensità.Poi si chinò appena e la sollevò tra le braccia,sempre baciandola.
-Il teatro è nostro…-le sussurrò- …e tu sei mia…-
Così dicendo,col suo passo deciso uscì dal gymnasium e la portò nei suoi alloggi.
La stanza di Sindial profumava di rose e di lavanda.L’uomo aveva voluto creare l’atmosfera più accogliente per la sua giovane innamorata:l’aria era tiepida,nonostante il rigore del clima all’esterno.Una volta entrati lui la depose in piedi davanti al letto e iniziò a scioglierle i capelli,poi prese a spogliarla.
-Stanotte voglio guardarti..riempirmi gli occhi della tua bellezza..- le disse,mentre il bustino cadeva a terra,sul vestito.Le mani dell’uomo sfiorarono la delicata sottoveste di pizzo e,lentamente,sfilarono via anche quella.Aurora tremava,timidamente coprendosi con le braccia il corpo nudo.
-La tua ritrosia ti rende ancora più desiderabile…- le disse lui,con voce suadente,attirandola a sé.
Era seduto sul letto:quando l’ebbe vicina iniziò a baciarle delicatamente il piccolo ventre.Lei allora gli cinse il collo e lo tenne stretto a sé,sospirando di piacere e desiderio al contatto delle sue labbra calde,della sua lingua audace sulla sua pelle.
Ora l’aveva attirata a fianco a sé sul letto e,liberatosi dei suoi abiti,procedeva in questa dolce tortura di carezze e baci .
-Dolcissima Aurora…-le sussurrò- hai la pelle di seta…Amarti è ogni volta una scoperta nuova,inattesa,straordinaria…-
-…Erik…- seppe solo dire lei. Ma sentire ancora quel suo nome misconosciuto pronunciato con tale abbandono,con tale desiderio,con tale amore,lo acciecò di passione.Avvinto a lei,si rotolò tra le lenzuola,senza respiro,inarrestabile,avido solo di possederla,di darle e prendere da lei ancora e ancora il piacere assoluto che scaturiva dall’ essere una cosa sola…



Ilia ed Alphonsine avevano preso posto l’uno di fronte all’altra nel treno,vicini al finestrino. Erano entrambi piuttosto elettrizzati da quel viaggio,ma per motivi diversi. La giovane,pur essendo contenta di poter condividere con un amico l’incontro con la sua famiglia,non poteva fare a meno di domandarsi quale sarebbe stata la reazione dei suoi,di suo padre in particolare.
Il giovanotto invece stava pensando che quel viaggio era un nuovo passo verso l’autonomia dal suo principale:in altri tempi non si sarebbe allontanato facilmente da lui,perché avvertiva la complementarità del loro legame,il reciproco bisogno che li univa.Ora era come se tutti e due fossero cresciuti e,arricchiti dallo scambio amicale che aveva cementato la loro intesa,fossero più capaci di affrontare il mondo da soli.
Seguendo così ciascuno i propri pensieri,i due viaggiatori si ritrovarono dapprima a guardare fuori dai vetri,la brulla campagna invernale,poi a guardarsi reciprocamente.D’apprima in realtà i loro sguardi si incrociarono senza vedersi;poi fu come se ciascuno dei due mettesse a fuoco l’immagine dell’altro di fronte a sé…Ilia sorrise,schietto e disponibile come sempre;Alphonsine rimase invece seria a scrutarlo.Poi guardò di nuovo fuori,come seguendo ancora il filo dei suoi pensieri.
Quando posò nuovamente gli occhi sul suo compagno di viaggio,questi aveva preso il suo taccuino e stava scrivendo.Allora lo osservò di nuovo,attratta dalla serietà del suo volto,assorto e concentrato nella scrittura.
Ilia si sentì guardato e sollevò di nuovo lo sguardo:questa volta a sorridergli fu Alphonsine,un sorriso appena accennato,lievemente imbarazzato.Il giovane scrittore rimase serio,sostenendo lo sguardo della ballerina.
-Che cosa scrivete,Ilia?- gli domandò lei:sembrava stranamente interessata.
-Sono appunti per un romanzo…- le rispose,sincero.
-Mi piacerebbe leggerne …Il viaggio è lungo…-
-Quando avrò terminato,vi farò leggere quello che parla di voi…-
Alphonsine si meravigliò:
-Ci sono anch’io?-
-Certo…voi,Aurora,l’Opera…-
-…monsieur ‘Maschera d’Argento’…- completò lei.
-Già…- ammise Ilia,poi si concentrò nuovamente nella scrittura,mentre il treno proseguiva sbuffando verso la costa normanna.


Steso di lato a lei,coperti appena i fianchi dal lenzuolo di seta,Sindial-dopo l’amore- si divertiva a carezzare il viso,le labbra,il collo, le forme aggraziate di Aurora con un bocciolo di rosa,scherzando dolcemente con lei e il suo istintivo imbarazzo.
Sfiorandole le labbra coi petali del fiore,le disse:
-Ti ha mai detto nessuno che le tue labbra sanno di miele?...-
Lei sorrise:
-No…nessuno…-
-E perché?- lui sapeva bene perché,ma voleva sentirselo dire…
-Perché nessuno mi ha mai baciato prima di te…- ammise lei.
Lui la guardò,le guardò i capelli,le labbra,il corpo delicato che si intuiva attraverso la seta delle lenzuola:e sospirò soddisfatto,compiaciuto.Era sua,completamente,assolutamente.
Giocò ancora con il fiore sulle sue labbra:
-Raccontami ancora qualcosa di quando eri bambina…mi piace starti ad ascoltare…-
-Non saprei cosa raccontarti…- gli rispose lei. –Quando vivevo con i miei non avevo grosse occasioni di svago…poi finalmente sono venuta a Parigi…-
-Ti immagino,con la divisa grigia della scuola dell’Opera…- sussurrò lui.
-Mi andava orribile…era larga,sformata…ed io ero una ragazzina magra,mingherlina…Mi guardavo allo specchio,paragonandomi con Alphonsine,che è sempre stata alta,prosperosa…ammetto che un po’ la invidiavo…-
-Avevi il fisique du role per fare la ballerina…- la contraddisse lui.
-Si…e mi piaceva tanto danzare…Madame Giry ci metteva spesso a confronto…Credo che la nostra rivalità sia nata da lì:io vedevo lei bellissima,inarrivabile…Alphonsine invece temeva il mio talento naturale:secondo Madame io sarei divenuta l’etoile del balletto!...però a me piaceva anche suonare il piano:segretamente sognavo di fare la concertista…come madame Schumann…-
Lui le sfiorò la fronte con la rosa:
-Quanti sogni,in questa testolina…vorrei realizzarli tutti…-
Aurora avvertì nel tono di lui un trasporto così sincero,che gli rispose con slancio:
-Tu li soddisfi tutti i miei sogni,Erik..-.
L’uomo allora lasciò cadere la rosa e,chinatosi su di lei,le carezzò i capelli e ricominciò a baciarla.Poi si allungò a poco a poco nudo sul suo corpo nudo e vi si incuneò,ancora una volta,in quella notte senza fine:
-…e tu soddisfi i miei…-
Finalmente si abbandonarono al sonno.Ma Aurora tardava ad addormentarsi:qualcosa nelle parole di Sindial le era suonato strano…Non riusciva a capire cosa esattamente e ripeteva nella sua mente tutti i discorsi fatti,per cercare di capire il perché di quel turbamento.Così,i suoi sogni si popolarono di immagini di lei e Alphonsine,poco più che bambine…in fila con la divisa grigia della scuola …e poi sedute a teatro,in quella terribile notte dell’incendio..
Di nuovo nel suo incubo il lampadario si fracassò sulla platea;di nuovo si ritrovò sola e sperduta tra le grida di chi fuggiva,accovacciata in chissà quale angolo della sala,sicura di morire ormai soffocata tra le fiamme che la lambivano…
-Aiutooo…aiuto!- gridò,svegliandosi di soprassalto,alzandosi a sedere ancora terrorizzata nel letto.
Erik la trattenne,la abbracciò cercando di calmarla,le disse piano:
-Non aver paura…Aurora…-
Finalmente lei si riscosse,capì che aveva sognato e,spaventata,scoppiò a piangere tra le braccia di lui.Lui la abbracciò amorevolmente,lasciò che si calmasse a poco a poco,senza parlare,semplicemente carezzandole i capelli.
-Non aver paura…vieni qui…- le ripetè stringendola a sé e riadagiandosi nel letto.-Va meglio ora?-
Lei annuì,poi gli chiese:
-Parlami Erik…non stare zitto…parlami di te,se vuoi, …-
Lui socchiuse gli occhi.Le baciò piano i capelli,poi con tono fermo ribattè:
-Non chiedermelo,Aurora…non è facile…-
-Allora parlami della tua musica...della musica che hai composto…-
Lui rimase in silenzio.Lei si morse le labbra,ansiosa.Con tono più conciliante,allora,l’uomo le rispose
-Posso parlarti di quella che comporrò…Pensavo a un balletto...Conosci la favola di Amore e Psiche?-
-Si…-
L’uomo cominciò a spiegarle come immaginava di articolare le scene musicalmente,le illustrò i toni che avrebbe voluto esaltare della favola e gli effetti musicali che contava di ottenere…
-E’ un mito che ti affascina…- riflettè lei.
-Già…- si limitò a rispondere Sindial.
-E potrò restare qui…mentre tu ci lavori?-gli chiese ancora,timidamente –Non ti disturberò…- promise.
Lui la guardò con amore,scuotendo la testa indulgente.
-Aurora…- la rimproverò con dolcezza,poi tenendola al sicuro tra le sue braccia aggiunse:
-Ora dormi anima mia…e non avere più paura…caccerò via io i tuoi incubi …-
E fu davvero così.La giovanetta prese sonno e di nuovo rivisse il tragico momento dell’incendio;ma qualcuno,rassicurandola,veniva in suo soccorso e la portava fuori dall’Opera in fiamme tra le sue braccia forti,al sicuro.

Era giorno quando Aurora si svegliò.Erik non era più al suo fianco,ma seduto all’organo lavorava al suo progetto,alacremente.La sentì muoversi e si voltò a guardarla,mentre trascriveva qualcosa su un foglio.
-Buongiorno…- le disse,piuttosto assorto nel suo lavoro.
Lei inspirò l’aria del mattino,stiracchiandosi.Un nuovo giorno,nasceva…un nuovo giorno senza luce…pensò per un momento.Ma cacciò via questo triste pensiero,sospirando languida e sorridendo nella direzione da cui lui aveva parlato:
-Buon giorno…-
L’uomo finì di annotare una traccia sul pentagramma che aveva davanti e la guardò con più attenzione.Aurora era stata brava a cancellare ogni sfumatura di malinconia dalla sua voce:gli apparve radiosa,soddisfatta e ne fu compiaciuto.Si alzò verso di lei e ,presala per mano,la invitò:
-Vieni,mia piccola Psiche…-
La fanciulla indossò col suo aiuto la sottoveste,poi si alzò dal letto e lo seguì .
-Siediti accanto a me…e dimmi se ti piace…- le disse,sedendosi davanti all’organo.Quindi inserì alcuni comandi nella consolle e prese a suonare.
Aurora ascoltò,poi –quando lui stava per spiegarle di cosa si trattasse- lo interruppe:
-Lascialo dire a me….Psiche,svenuta e spaventata,si risveglia in una casa fatata…ogni suo desiderio si materializza,come per incanto:se ha fame,ecco vassoi di frutta e ogni pietanza più prelibata comparirle davanti;se ha sete una brocca preziosa le versa in un calice ambrosia dissetante…Se ha sonno…-
Sindial si chinò sulla sua bocca e la baciò,zittendola.
-Sei bravissima…-
-Tu …sei geniale…è la tua musica che racconta tutto questo…-ribattè lei.
L’uomo riprese a suonare:Aurora,ascoltando,rifletteva sulla scelta di quella fiaba,sull’affinità tra lei e Psiche.La curiosità portò la fanciulla del mito a scoprire il volto proibito del suo amante:nel farlo si chinò su di lui e l’olio bollente della lampada cadde sul divino profilo…
-Secondo te,Erik…Eros davvero non vuole che lei lo riconosca?- domandò pensierosa a Sindial.
-Perché mi fai questa domanda,Aurora?- anche il tono di lui era divenuto stranamente serio,quasi ostile.
-Me lo sono sempre chiesto…-disse allora lei,cercando di alleggerire la tensione che avvertiva nel loro dialogo -fin da bambina.E’ una favola diversa dalle altre…-
-Si…-ammise lui,ma prima che potesse aggiungere altro,lei cambiò discorso.
-Il balletto sarà spettacolare:all’inizio già vedo la città di Psiche colpita dall’ira di Venere…poi il sacrificio al mostro marino,le rocce a picco sul mare…Non dirmi,Sindial,che non ci hai già pensato anche tu…alla scenografia che sapresti creare!- il tono di lei ora era concitato dall’entusiasmo.
Sindial si lasciò coinvolgere,mettendo da parte le perplessità del discorso precedente;annuì,ammettendolo.Il suo sguardo era illuminato dalle idee che la favola gli dettava.
-Però adesso…è ora di fare colazione…- le disse smettendo di suonare e guardandola sollecito.-La mia dolce ispiratrice va nutrita…-
-Non fare anche tu come Blanche…-pregò lei,scherzando.-Mi costringeva a quattro pasti al giorno,come una bambina…
-Sai che posso fare di peggio…Ti conterò anche le zollette di zucchero..-la minacciò altrettanto scherzosamente lui.
Uscì dalla stanza e rientrò con un carrello:su un vassoio un pregiato servizio da tè,con la teiera che fumava ancora.Aurora gli confessò:
-Mi piacerebbe preparartela io…e servirti…Sai:da bambina ero proprio brava…-
-Invece lo farò io!- troncò lui,sorvolando sulla sua malinconia.
Così le versò il tè,aggiunse il latte e lo zucchero e le porse una tazza fumante.Poi le offrì dei dolcetti su un piattino e si fermò a osservarla.
-…Mi piace guardarti in queste piccole,quotidiane occupazioni…Mi piace guardarti sempre…-

Come una bambina,Aurora intanto istintivamente aveva portato alle labbra un dito sporco di marmellata.Lui sorrise,incantato.
-…fai colazione con me?...-lo invitò.-Io non posso guardarti,ma tu puoi dirmi cosa ti piace…-
-Va bene…Prenderò una tazza di tè nero…e una fetta di pane tostato…-
-Solo?niente marmellata?niente dolci?...-
Lui sospirò e le assaporò le labbra che sapevano ancora di ribes.
-No…niente dolci….- rispose,eloquentemente.
Quando Aurora ebbe finito,lui le sollevò piano la testa tra le mani e le propose:
-Mi piacerebbe scegliere il vestito che indosserai oggi…Vieni,mostrami il tuo guardaroba…-
-Ma…sono in sottoveste…- replicò lei.
- Il teatro è solo nostro…tutto nostro….- le disse,prendendola per mano.
Entrarono nell’appartamento di lei,aprirono l’armadio.Lui cercava ansioso qualcosa che aveva in mente.Finalmente lo trovò.
-Questo….-
Aurora riconosceva i suoi vestiti da un numero ricamato nel sottogonna.Tastò quello preso da Sindial e gli fece notare:
-E’ l’abito celeste…ma è leggero…-
-Lo so….vorrà dire che saremo in primavera…a teatro tutto è possibile…Voglio rivedertelo addosso…-
-D’accordo..-concesse lei.
Intanto lui le stava osservando i capelli,sciolti sulle spalle.
-E legherai i capelli…ti aiuterò io…-
-Si…va bene…-
Aurora era pronta ad assecondarlo,ma lui la trattenne,la attirò a sé.
-….Non così in fretta…- le disse,prima di chiederle,un po’ trepidante – Mi concederesti di farlo,ogni giorno? Scegliere con te,per te…come stamane?-
La fanciulla non era sicura a che cosa lui stesse alludendo,ma il suo cuore istintivamente accelerò i battiti.
- Se è per farti piacere…- rispose.
Lui non si risolveva a scioglierla dal suo abbraccio.Le carezzava le spalle e le braccia lasciate scoperte dalla sottoveste,le sfiorava i capelli,la stringeva contro di sé.
-Me lo concederesti?- ripetè.
-…Il tuo piacere è il mio piacere…-rispose lei,senza esitare.
-Ah,mia piccola Psiche…-esclamò lui,chinandosi a baciarla appassionato.

 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:30




Il viaggio fino a Brest fu piuttosto lungo.Alphonsine finì per addormentarsi,mentre Ilia ne approfittò per stendere un altro capitolo del suo libro.Sollevò gli occhi a guardare la sua compagna di viaggio e,sollecito,la coprì con un soprabito,perché non prendesse freddo.
Quindi rilesse quello che aveva appena finito.

‘Il ritorno.

Tornammo dunque in Olanda,da dove il nostro vagare aveva avuto inizio.
Sindial,lo capii in un secondo tempo,aveva accumulato un capitale incredibile,grazie anche a oculati investimenti operati dai banchieri fiamminghi cui aveva affidato il suo già consistente patrimonio,frutto della collaborazione col teatro nonché delle prestazioni che lo scenografo aveva saputo vendere profumatamente ai ricchi nobili pietroburghesi.
Mentre mi occupavo della spedizione di tutti i preziosi oggetti d’arte che il mio principale aveva acquistato durante i viaggi,seppi che era stato ricevuto in più di un istituto di credito e che con nuove credenziali bancarie ora si apprestava ad entrare in Francia.
-Come viaggeremo?- gli chiesi,alla vigilia della partenza.
-In carrozza…-
Aveva acquistato,tra l’altro,una carrozza nera,che aveva un che di sinistro,a prima vista.
Si accorse del mio sguardo poco entusiasta;ed io mi accorsi che una vera e propria lotta maturava in lui,come se l’uomo vecchio e l’uomo nuovo duellassero,ed il primo non avesse alcuna intenzione di cedere.
-Non vi piace,Ilia?- mi chiese infatti,con arrogante aria di sfida.
-Mi sembra un po’ lugubre…-risposi timidamente.
-Adatta a un morto,dunque…- ribattè lui,amaro e sarcastico come non mai.
Non commentai.Il giorno dopo partimmo,viaggiando ininterrottamente senza mai fermarci,fino al confine con la Francia.
Ero sfinito,naturalmente;come lo sarebbe stato chiunque altro…Il dondolio del mezzo ebbe presto la meglio su di me e mi addormentai,più di una volta.
Sindial no:rimase vigile durante tutto il viaggio,rinfacciandomi spesso la mia debolezza.
Mi risvegliavo e coglievo il suo sguardo cupo,l’espressione di una violenta tempesta interiore,che mi convinceva momento dopo momento che quello non era un viaggio qualunque..era un ritorno…
Ma chi tornava? E dove?
Chi era quel mio misterioso compagno? Chi era stato? E quello era un ritorno a casa?quale casa?
Mi finsi come al solito distratto,attento soprattutto al mondo che ci circondava;conservai il buon umore,nonostante l’ostilità che avvertivo esplodere in lui.
Dovevo rimanere l’Ilia di sempre,anzi,più paziente e fraterno che mai,se volevo essergli d’aiuto.
Quando finalmente arrivammo a Parigi,la città ci accolse come emergendo da una nebbia algida,come risvegliandosi dal sonno.Era umida,fredda,inospitale.Ne rimasi deluso:sapevo che era passata attraverso anni bui,ma sapevo anche che stava tentando di rifiorire.Invece quella che ebbi davanti la prima volta era una capitale spettrale…
Però lui sembrò preferirla così:era perfetta per mimetizzarsi,per sfilare silenzioso con la sua carrozza nera lungo le vie,ripercorrendo un mondo buio che forse gli era appartenuto…
Il mio primo incarico fu di trovare un alloggio.Il secondo:trattare l’acquisto di quel che rimaneva del Teatro dell’Opera…Proprio così:Sindial aveva deciso di rilevare il vecchio guscio vuoto e restaurarlo.Poteva permetterselo,anche se significava investirvi l’ottanta per cento dell’intera sua ricchezza:l’azzardo non era poco. Ma di fronte al rischio,il suo volto restava impassibile,come sempre.
Mentre mi affannavo a risolvere le mille faccende burocratiche collegate all’acquisto del teatro,
lui rimaneva in albergo,uscendo solo di sera;e non mi portava mai con sé.
Un bel giorno,venne il momento di prendere possesso del vecchio edificio diroccato.
- Monsieur Sindial…ho qui le chiavi…Domattina è il gran giorno!- gli dissi entrando nella sua stanza,con tutto l’entusiasmo della mia giovane esperienza.
Lui aveva un aspetto stranamente trascurato,dimesso;si volse a guardarmi:era senza maschera.
-Sindial?!...che cosa avete?- non potei fare a meno di chiedergli.
-Sono solo stanco,Ilia…-
E’ vero:era sfinito.Il lungo duello sembrava essere giunto finalmente a conclusione:gettata la maschera,l’uomo nuovo si guardava per quello che era…ma lo scontro era stato terribile e le ferite riportate gli apparivano in quel momento insanabili.
Mi avvicinai a lui:sapevo che avrebbe cercato di respingermi,ma era l’unica cosa che potevo fare…non parole,no…un solo gesto:abbracciarlo,sostenerlo…non farlo sentire solo né sconfitto.
Lui si ritrasse,come immaginavo;poi però lasciò che io posassi le mani sulle sue spalle,lo stringessi a me fraternamente.Non si oppose,pur non lasciandosi andare.
Lo guardai negli occhi:
-Siete un uomo,Sindial…ed io,per quanto poco possa valere il mio giudizio,vi stimo profondamente…-
-Dite che sono un uomo,amico mio?...- mi rispose,guardandomi con riconoscenza- Vi sbagliate:a poco a poco e col vostro aiuto,lo sto diventando…’


Ilia sollevò lo sguardo:Alphonsine era ancora assopita,ma in lontananza cominciava a delinearsi la costa bretone.Il viaggio stava per finire:si affrettò a completare le sue annotazioni.


‘L’Opera.

Così il mattino dopo,carezzata dai raggi di un sorridente sole primaverile,la carrozza nera ci portò davanti al teatro.
Avevo io le chiavi del portone del back stage o di quello che rimaneva di esso.Gli altri ingressi erano stati tutti murati,bruciati,resi impraticabili dalle barricate difensive degli ultimi occupanti.
Sindial guardò a lungo la facciata,col suo sguardo imperscrutabile,poi mi fece cenno di procedere.
Raggiungemmo l’unico ingresso praticabile:sempre a cenni,mi comandò di aprire.
Iniziavo a sentirmi io stesso piuttosto agitato.Infilai la pesante chiave nella toppa scardinata e provai a far funzionare la serratura.
-Mi spiace…non riesco…- mi scusai,dopo qualche vano tentativo.
Lui sospirò,non spazientito;forse appena contrariato.Quindi impugnò la chiave:come l’excalibur nelle mani di Artù,senza nessuno sforzo,questa girò nelle sue mani,scattando un paio di volte,fino a che la porta non ci si schiuse davanti.
Faticai ad abituarmi al buio.Poi a poco a poco iniziai a distinguere qualcosa:ma era tutto triste,fatiscente:l’odore di chiuso si mischiava a quello dei disinfettanti usati dalle forze dell’ordine all’indomani del recupero dei cadaveri dei comunardi. Iniziai a tossire.
Sindial che invece si guardava attorno come sospeso in un’altra dimensione,si accorse finalmente del mio disagio,mi pose una mano sulla spalla,guardandomi tra il preoccupato e l’infastidito.
-Volete uscire,Ilia?...-
Tossii ancora,ma scossi la testa. Non intendevo lasciarlo solo,non ancora.
Lui annuì,con un fondo di velata gratitudine negli occhi.
Ci inoltrammo fino a quello che un tempo doveva essere stato il palcoscenico e da lì guardammo verso la platea.
Dovetti sforzarmi prima di riconoscere in una sorta di scheletro arrugginito e contorto i resti di un immenso lampadario di cristallo,che giacevano scomposti tra le poltrone incenerite.
Lui sospirò guardandolo,saltò giù dal palco e gli si avvicinò,osservandolo con una attenzione maniacale,come se attraverso quei miseri resti potesse rimettere insieme i frammenti di un passato distrutto,mandato in mille pezzi,forse proprio da un suo gesto sconsiderato…
Non mi stupii dunque quando,con un moto di rabbia improvvisa,colpì col suo bastone il ferro bruciato del lampadario:un rumore metallico,un lamento artificiale risuonò nella platea vuota,squarciando l’aria.Dalle poltrone si levo un nugolo di topi e polvere:ricominciai a tossire e mi volsi intorno alla ricerca di una presa d’aria…
Da uno stretto corridoio sentii passare un alito di vento fresco:lo seguii.Sembrava un richiamo.
Mi si aprirono a un tratto due strade:da una parte una fioca luce conduceva a un locale piccolo,che doveva affacciarsi verso l’esterno,dall’altra una porta schiodata si apriva cigolando verso una scala,che portava credo a dei sotterranei…Eppure la brezza veniva proprio di là…
Mi affacciai sulla soglia del locale:era una cappella…Una piccola finestra circolare,anche questa sbarrata malamente da assi di legno,priva di vetri,appena retta da ciò che restava dell’intonaco sgretolato delle mura,illuminava una parete affrescata:un angelo dalle lunghe ali immobili,dallo sguardo muto,quasi spento. Era stato l’angelo della musica,forse..tanto tempo prima…Ma ora sembrava l’angelo del silenzio:l’angelo degli spettri,che vegliava sulla musica morta dell’anima…
Arretrai di fronte a quella vista:niente in quella figura riusciva a ispirarmi conforto,ma avvertivo istintivamente un dolore inespresso,angosciante…Cosa aveva visto quel messo divino di così atroce da perdere la sua aureola?
Ebbi l’impressione che qualcuno avesse dischiuso la porta dei sotterranei:forse Sindial mi stava cercando? Mi diressi da quella parte:una spettacolare scala a chiocciola,dalle ampie volute simili alle spire di un serpente sembrava aprirsi per inghiottire nell’abisso il malcapitato visitatore.
Una luce ondeggiante la rischiarava:mi convinsi sempre più che dovesse trattarsi del mio principale,armato di torcia.
Iniziai a chiamarlo,man mano che credevo di avvicinarmi a lui:
-Sindial?...aspettatemi….-
Finalmente lo individuai nel buio:si era rivolto verso me,col mantello che gli ondeggiava intorno al corpo,agitato dal vento che proveniva dal fondo di quell’antro.
Quando mi accorsi che mi aveva visto,sollevai il braccio all’altezza degli occhi,per fermarlo,distraendomi dal cammino,piuttosto impervio che avevo davanti.Lui sembrò guardarmi senza vedermi,accecato da un ricordo che non avrei mai potuto condividere.Ma poi rientrò in sé e cambiò espressione:
-Fermo Ilia!- mi gridò –Non di là!-
In quella il pavimento mi si aprì sotto i piedi inspiegabilmente.
-O Dio!- gridai..
Avevo recepito l’avvertimento di Sindial con un attimo di ritardo,ma sufficientemente in tempo per aggrapparmi disperatamente ai bordi della botola,prima di cadere del tutto in un vuoto buio e maleodorante.
-Aiuto…- Mi mancava anche il fiato per chiedere soccorso.
La sua mano forte afferrò la mia:
-Avanti…siete salvo…- mi rincuorò.
-Grazie…- dissi,restando qualche momento rannicchiato a terra,ancora terrorizzato da quello che avrebbe potuto accadermi.
-Andiamo via di qua…- mi disse.
Lo guardai:era chiaro che conosceva quel posto molto bene.
-Non credete che dovremmo avventurarci fino in fondo?-
La voce,il respiro erano incrinati,quando mi rispose:
-Non lo so…probabilmente non ne vale la pena…-
-Dipende da cosa ci si aspetta di trovare…- stavo riprendendo fiato,forza,sicurezza.
Gli presi la torcia dalle mani.illuminai il baratro sotto di noi:
-Sembra vi sia dell’acqua…-
-Si- confermò lui
-Andiamo?...-
-Si…- mi rispose.
Questa volta lo precedetti di qualche passo,voltandomi però a guardarlo per avere conferma di muovermi nella direzione giusta.
Giungemmo a una sorta di canale,non particolarmente profondo:potevamo attraversarlo anche a piedi.Vi ci immergemmo e seguendolo improvvisamente entrammo in un antro immenso:l’acqua vi si allargava,formando una sorta di lago naturale:due sagome semiumane…forse atlanti o cariatidi sorreggevano delle colonne altissime tra le quali si distingueva una pesante grata bloccata nei suoi gangli dalla ruggine e dall’incrostazione dei secoli.
-Che posto è mai questo?- domandai. –Dove siamo?
-Esattamente sotto il teatro,sotto il palcoscenico….-la sua voce sembrava provenire da una lontananza indistinta,come se a parlare non fosse un uomo,ma un’entità astratta di memoria e dolore. –Sapete Semonov?La musica scende quaggiù, e l'oscurità la distilla, la purifica dalla sofferenza che l'ha prodotta. E allora tutto è bellezza. E la vita qui è come una resurrezione..-
-No Sindial…No!- esclamai cercando di scuoterlo. –Non una resurrezione…una tomba!-
Lui mi guardò ostile,con gli occhi che emanavano bagliori di rabbia ferita.
-Chi ha vissuto qui sotto,Sindial…vi si è sepolto…-riuscii ancora a dirgli.
Egli avanzò aggressivo verso di me,mi prese per un braccio e mi trascinò quasi oltre la grata,verso quello che rimaneva di una sorta di alloggio.
La sua stretta a poco a poco divenne meno rabbiosa.
Per terra,frammenti di specchi distrutti.
Contro una parete un organo coperto di polvere,incrostato di muffe.
Il resto erano solo cocci,macerie… Ma fra queste si distingueva una piccola testina scolpita di donna,chissà come sopravvissuta all’abbandono.Mi chinai per sollevarla e la guardai.
-Deve essere stata molto amata….chiunque sia stata….- commentai,guardandola.
-Perché ne parlate al passato?- mi domandò,ormai mortalmente calmo.
-Perché Sindial…-gli mostrai la scultura- è solo questo che rimane di lei…finchè sarà sepolta qui sotto!marmo freddo e senza vita…-
-Non può esserci altro…- ribattè lui,voltando lo sguardo,celandomi le lacrime del suo rimpianto.
-No?-
-No!-
Lo sentii determinato,e volli approfittarne per uscire da quella trappola in cui eravamo finiti.
-Allora sta bene qui…- e gettai via quell’oggetto,in mezzo alle altre macerie.
Lui guardò quel gesto,guardò la mia mano,mi fissò:ero stato rude,come il padrone che getta il bastoncino di legno al cane perché vada a raccoglierlo. Ma volevo sfidarlo,volevo che uscisse dalla pania.Non so se quella vita gli fosse appartenuta:ma era la vita di un morto…ed io sapevo bene invece che in lui batteva un cuore generoso,che pulsava un cervello geniale,che non erano i sotterranei dell’Opera la sua casa,ma l’Opera stesso,il teatro di Parigi che lui avrebbe ristrutturato e riaperto a tutti coloro che volevano legittimamente conoscere la vera bellezza!
Non andò a raccogliere la statuina.Mi fulminò con lo sguardo,ma raccolse la mia sfida.
-Usciamo di qui,Ilia Semonov…Abbiamo perso abbastanza tempo.Voglio che contattiate al più presto la migliore impresa di lavori di Parigi…- ‘

-Brest! Stazione di Brest!....i passeggeri sono invitati a scendere….-
La voce del capostazione interruppe il lavoro di Ilia.Alphonsine si svegliò dal suo sonno e si guardò intorno appena un po’ disorientata.Poi guardò il suo compagno di viaggio:era serio,mentre ancora seguiva col pensiero il racconto che aveva appena rivissuto.
Finalmente la guardò,ricambiò il suo sorriso e,dandole il braccio sollecito,le disse:
-Eccoci arrivati….pronta?-
-Pronta…- rispose lei,non così sicura.
Quindi scesero dal treno e salirono su una vettura,che li condusse di lì a poco a destinazione.



La carrozza si fermò all’ingresso del viale di platani,in fondo al quale un’esedra di fiori si apriva davanti al portone superbo della residenza Segnier.
Faceva freddo,ma il cielo era sereno.Alphonsine ed Ilia si incamminarono lungo il viale,volentieri,seguiti dal vetturino coi bagagli.
Man mano che avanzavano,Semonov iniziò a distinguere qualcuno seduto nei pressi della grande aiuola,con un libro tra le mani e una coperta sulle gambe.
Questi alzò a un tratto lo sguardo verso di loro.Posò il libro in grembo e piano iniziò a spingere le ruote della sua sedia,per andar loro incontro.
Avvicinandosi si distinse un giovane pallido,dai capelli biondi e l’aria segnata dalla malattia e dalla debolezza.
-Alphonsine!- esclamò,sorridendo ai nuovi venuti.
Ilia guardò la sua ospite.
-E’ mio fratello…- spiegò,schiarendosi la voce. –Philippe!- rispose poi al richiamo del giovane,salutandolo con la mano guantata.
Si ritrovarono a metà viale.Il vetturino arrancava dietro,Philippe per prima cosa si rivolse al poverino:
-Posate pure i bagagli nell’ingresso e chiedete di Joseph…vi pagherà e vi darà anche un buon bicchiere di vino cotto…Fa freddo,stamane… Alphonsine:credevo non potessi diventare più bella di quando sei partita…invece mi sbagliavo! Sei splendida!-
La giovane donna ringraziò implicitamente col sorriso,poi presentò il suo accompagnatore:
-Philippe…monsieur Ilia Semonov…il vicedirettore dell’Opera…-
-Monsieur…Molto lieto…Vice direttore? Una personalità…-
La ballerina guardò supplichevole Ilia,sperando che non la smentisse.
Lui ricambiò il suo sguardo,con leggero disappunto.Poi sospirando precisò:
-Sono più grane che altro,monsieur Segnier…-
-Entrate…mamma non vedeva l’ora che arrivaste!- disse ancora,precedendoli e scomparendo poi all’interno.
Nell’atrio all’ingresso un solenne scalone conduceva alle stanze di sopra.Ferma sui gradini,a metà scala,una donna anziana,coi capelli bianchi raccolti sulla testa e un grigio abito severo,aspettava con ansia:
-Alphonsine…- disse,scendendo verso la figlia.
-Mamma…- rispose quest’ultima andandole incontro e baciandola.
Ilia pensò a quanto quella casa,quella famiglia fossero distanti,estranee alla personalità della ballerina.Qui tutto parlava di serietà,di rigore;gioia,dolore,sofferenza non avevano spazio per emergere. Un’ ipocrisia pesante come una cappa copriva ogni cosa…
Smise di riflettere,trovandosi faccia a faccia con Madame Segnier che lo scrutava,leggermente ostile,mentre la figlia le spiegava:
-Monsieur Semonov,il vicedirettore dell’Opera….l’ho invitato a trascorrere qui il Natale,mamma…perché è solo:sai la sua famiglia è in Russia…-
-Sua figlia è stata molto generosa e sensibile…ma naturalmente,madame…se lo ritenete più opportuno,posso trovarmi un alloggio in città…-
-Non lo trovereste,purtroppo:la città è piena…Provvederemo altrimenti…- rispose quella,gelida; poi,congedandosi,aggiunse – Vado a dare disposizioni alla servitù! Joseph!-
Alphonsine scambiò uno sguardo con Ilia:esprimeva disagio,delusione.Il giovanotto le sorrise,incoraggiandola.
-Va tutto bene…-la tranquillizzò -E’ una casa magnifica:esattamente vostro padre di cosa si occupa?-
Lei gli fece strada verso il salotto,rispondendo:
-E’ armatore…Prego,Ilia…aspettatemi qui…Sarò subito da voi!-
Si allontanò in fretta e poco dopo sentì che battibeccava con la madre,in un’altra stanza di quella casa tanto splendida quanto opprimente.
-Ecco….siamo tornati alla routine dei giorni migliori…- disse una voce dietro di lui,facendolo sussultare.
Si voltò:rannicchiato sulla sua sedia,Philippe,senza guardarlo,si scusò:
-Mi spiace…Non mi avevate notato,vero?...Del resto…- Non terminò la frase,ma era chiaro il senso:perché fare caso a un essere apparentemente inutile come lui?
-Sono un po’ disorientato…è una casa molto grande…e non ci sono abituato!-
-Ma come,monsieur:il vicedirettore dell’Opera trova troppo grande la nostra umile residenza?-
Ilia si sedette e lo guardò in viso:
-La mia casa entrava tutta in questa stanza…monsieur Segnier…-
I due uomini si misurarono un po’ con lo sguardo,poi il padrone di casa disse:
-Mi chiamo Philippe….-
-Il mio nome è Ilia…-
Si strinsero la mano,solidali.
-Avete ragione,Ilia…questa casa è un mausoleo…Si vivacizza soltanto quando arriva mia sorella…-
-Questi…scambi di opinione sono frequenti?- domandò il russo.
-…questi? Sono nulla rispetto a quello che succede tra Alphonsine e mio padre…Passerete un Natale speciale,Ilia…sicuramente unico,nel suo genere!-


-Hai bisogno di me?- Sindial era sollecito,ma non voleva essere indiscreto con Aurora.
-Dovrai aiutarmi a indossare il corsetto…e l’abito…- rispose lei,accostando piano la porta del bagno.
-Starò qui sul letto ad aspettarti…-disse,tenendo tra le mani il bustino e osservandolo con disappunto.
Quando Aurora rientrò nella stanza da letto,le domandò:
-Perché devi indossare questo strumento di tortura?-
Lei sorrise divertita.Ma non seppe rispondere.
-Purtroppo…noi donne patiamo per essere belle…-
-Non ne avresti bisogno…sei bella comunque…-
-Lo dici,perché mi guardi con gli occhi dell’amore…- era una battuta come un’altra,un banale luogo comune.Ma Aurora avrebbe voluto non pronunziarla,perché sottolineava ancora una volta la sua condizione di menomazione,rispetto a lui.
Erik le stava legando i laccetti e la sentì sospirare.
-E’ troppo stretto?- domandò.
-Cosa?- chiese lei,pensando ad altro.
Lui la volse a sè.Si accorse della sua espressione contrariata.
-Dove sei volata,piccola anima mia?-
Lei scosse la testa,schernendosi.Poi però gli domandò:
-C’è una cosa che vorrei sapere…ma non ho abbastanza forza per chiedertela…Ho paura della tua risposta…-
Sindial ricominciò a legare il corsetto:a cosa alludeva Aurora? Al passato,forse. Alla sua identità,alla sua storia.
Senza pensarci,aveva iniziato a stringere i laccetti con forza.Alla fanciulla mancò il fiato:
-Ah….non così forte…-
Per un attimo lui sembrò non sentire nulla,poi –spaventato da quello che stava facendo- finalmente allentò la stretta.
-Perdonami…perdonami Aurora…- le disse,abbracciandola.E intanto si odiò,profondamente:ecco,era ancora un violento,un maledetto irresponsabile violento,capace di fare male anche alle persone che amava.
La fanciulla respirò.Era spaventata anche lei.Gli cinse il collo,appoggiò la guancia alla sua.
-Ti ho fatto arrabbiare?...è colpa mia?....-
-No…no…- la rassicurò,domandandosi come poteva quella creatura amarlo a tal punto…La risposta era semplice:lo amava perché non lo vedeva,non per quello che era,almeno…
-Fammela quella domanda,Aurora…qualunque essa sia…- le impose lui,tremando dentro di sé.
Lei annuì.
-Si tratta della mia…condizione…-
Lui la guardò senza capire,inizialmente. Poi tirò un sospiro di sollievo;infine interrogativamente ripetè:
-La tua..condizione?-
-Erik…io lo so che la mia cecità è pur sempre un ostacolo…Io vivo col dubbio che tu…-
L’uomo le troncò le parole sulle labbra,baciandola e stringendola.
-Sei una sciocca…siamo due sciocchi Aurora….Siamo così poco abituati ad essere amati che ci tormentiamo inutilmente…Ascolta:io ti amo…averti vicino mi rende pazzo di gioia….e non mi bastano più poche ore rubate alla notte…Lo avrai capito…Ti voglio al mio fianco,sempre,voglio vivere con te!...Non appena Ilia rientrerà da Brest,cercheremo la nostra casa…Una villa,in campagna…- aveva parlato senza fermarsi,col cuore in tumulto;finalmente si calmò,aggiungendo -sempre…che tu lo voglia…-
Aurora aveva ascoltato,incredula,emozionata,incapace di trattenere le lacrime e la gioia insieme.Questa volta fu lei a zittirlo.Gli cinse il collo,gli cercò le labbra e poi lo baciò,facendo tesoro dei suoi insegnamenti.Lo baciò piano,ma sempre più intensamente,come se non dovesse smettere mai...

- Ora…indossa l'abito celeste e lasciati ammirare – le disse Erik,fermandola con dolce determinazione.
Lei annuì,senza saper aggiungere altro.
Finalmente fu vestita.Sistemò con l’aiuto di Sindial i capelli e si volse verso di lui,porgendogli la mano.
L’uomo scosse la testa con un sorriso:
-Non potrò mai dimenticare la visione che ebbi di te,con questo vestito….- le confessò.
Poi la prese per mano,le porse il braccio e con lei scese le scale,verso il teatro.
Il palcoscenico era ingombro di attrezzature e fondali.
-A gennaio metteremo in scena il Peer Gynt…-
-Si…ho sentito le prove…-
-Voglio descriverti le scene che ho in mente…-
Così dicendo la fece sedere in prima fila e saltò sul palco. Qui cominciò a raccontarle le scene e la storia,interrompendosi per accennare al piano le varie sequenze musicali. Aurora ebbe la sensazione di vedere ogni cosa,così come lui la descriveva.
-Erik…-lo interruppe- Chi interpreterà Anìtra?
Lui si fermò:era seduto al piano,accennò al passo di cui parlava Aurora.
-Ti ascolto….dimmelo tu!- le rispose.
-Non credi che….Alphonsine sarebbe perfetta?- suggerì.
Lui scese con un balzo dal palcoscenico e le fu vicino:
-…se impara a recitare,si…- le disse,baciandola,leggermente in sopraffiato.-Ora vieni…voglio risentire la canzone di Solvieg…Vieni…-
Aurora suonò per lui,che ascoltandola disegnò alcuni bozzetti,seduto sulle tavole del palcoscenico,appoggiato al piano:ma non era la sua solita,febbrile attività,quella in cui sfogava il vuoto,il dolore,l’insensatezza di una esistenza senza amore.Ora lavoro era sinonimo di armonia,di piacere… di soddisfazione;e la stanchezza non era spossatezza,ma appagamento.
A un tratto smise di disegnare,si alzò da terra e le fu vicino.
- Nel pomeriggio,se ti fa piacere usciremo…-
- Mi aiuteresti a scegliere un regalo per Blanche?...-
Era Natale.La gente si scambiava regali.Lui sospirò,poi pensò che forse era il momento di regalare qualcosa anche ad Aurora.
-Va bene…- sillabò.
Lei gli carezzò il viso.Immaginò con quanto poco entusiasmo la stesse accontentando.
-Le voglio molto bene,Erik…- gli disse,quasi scusandosi.
Sindial le prese la mano che lo carezzava e gliela baciò.
-Vieni ora…torniamo su…-
Questa volta rientrarono dal back stage.Aurora a un tratto avvertì un’aura di vento fresco provenire dalla cappella.
-Che cosa c’è,di là?- domandò,indicando il piccolo accesso.
-Una cappella…- rispose lui,un po’ restio.
La fanciulla esitò:si sentì attratta da quell’aria fresca,ma non sapeva se procedere o meno.
-Vuoi entrarvi?- chiese lui,poi –senza aspettare la sua risposta- la introdusse nel piccolo ambiente.
Aurora si fermò sulla soglia,con un sussulto:i suoi occhi avevano visto l’angelo della musica,tacito e malinconico sulle pareti scrostate.
-Oh…- disse,quasi indietreggiando.
-Che succede?- chiese l’uomo,sorpreso.
-C’è un angelo disegnato contro la parete?...è vero?-
-Si…tu…lo hai visto?-
Lei annuì col capo,cercando rifugio tra le sue braccia.
-Non aver paura…-la confortò,stringendola teneramente.-Non aver paura…- le ripetè,guardando intanto l’angelo che,per uno strano scherzo della luce,sembrava essere uscito da quel suo torpore doloroso e accennare con le labbra ad un impercettibile sorriso.



Ilia conversava ancora con il fratello minore di Alphonsine,quando quest’ultima irruppe nel salotto e invitò l’ospite a prendere possesso della sua stanza.
Salirono insieme le solenni scale dell’atrio ed accedettero alle stanze da letto. Alla fine di un corridoio leggermente in ombra Alphonsine aprì una porta e vi introdusse Ilia.
-Accomodatevi…Joseph ha già portato qui i vostri bagagli…- gli disse lei,rimanendo tuttavia sulla porta ad osservare la stanza.
Era una camera severa,come tutto in quella casa.Dalla finestra d’angolo si spaziava lo sguardo sul grande parco.Per il resto,tutto sembrava spento.
-Mi spiace Ilia di avervi trascinato fin qui…-gli disse Alphonsine senza guardarlo,ma spingendo lo sguardo oltre la finestra e il verde dei platani.
Lui la guardò,comprensivo.
-Passeremo insieme questo Natale…- le disse,confortandola.
-Mi domando se la mia famiglia possa essere motivo di ispirazione per il vostro libro…o sia troppo grigia e rigorosa anche per quello?-
Lui le si avvicinò,le pose le mani sulle spalle,rincuorandola:
-Vostro fratello è un ragazzo dolce e sensibile…-
-Lo so…La verità è che sono venuta qui soprattutto per lui…Voi non avete ancora visto,Ilia…Mi piacerebbe tanto portarlo via di qui!-
Il giovane russo la guardò interrogativamente.Era addolorata,le parole le uscivano a stento dalle labbra,come una confessione a lungo covata nel cuore. E si interruppe presto,richiamata dai rumori provenienti dal basso.
-Scusatemi….credo sia rientrato mio padre:gli vado incontro!-
Così dicendo,si allontanò in fretta.
Rimasto solo,il giovanotto sospirò guardandosi intorno e cercando di capire attraverso i particolari della stanza,quali segreti avesse da raccontargli quella casa.
Poi si stese sul letto e il pensiero lo ricondusse alla sua piccola isba nella radura.La nostalgia gli immalinconì il cuore.Era lontana,quella casa…era un altrove ormai irraggiungibile:eppure era la sua più grande ricchezza…
Qualcuno bussò piano alla sua porta.
-Il pranzo è servito,monsieur…-
Si era assopito,accidenti.Ed ora era in ritardo,pensò.
Entrò nella grande sala da pranzo e trovò la famiglia Segnier riunita già a tavola.
-Perdonatemi…- si scusò,quindi sedette alla destra di Philippe,immaginando trattarsi del posto a lui riservato.
Con la coda dell’occhio,scrutò il padrone di casa,l’armatore Arthur Segnier,seduto a capotavola.
Un uomo imponente,duro,dai pochi capelli,i baffi di rito,il volto impassibile.Una impassibilità diversa da quella di Sindial,pensò Ilia.Dietro la maschera del suo impresario si indovinava un mondo intero,inespresso ma profondo.Qui invece l’impassibilità era solo il sintomo di una glaciale insensibilità verso gli altri…
-Buon giorno, signor Semonov-lo apostrofò Segnier-…dunque voi sareste il segretario di Sergiei Indial…-
Ilia faticò a identificare in quel nome,che peraltro aveva inventato lui stesso,il suo amico e principale.Gli venne quasi da ridere,poi pensò che Segnier aveva preso informazioni su di lui…che grettezza…E tutto questo per mortificare ovviamente sua figlia,impedirle di colorare la realtà di qualche guizzo di immaginazione.
-Esattamente signore…-
Joseph si era avvicinato per versargli il vino.Il giovane si volse al vecchio maggiordomo,dal viso incartapecorito dalle rughe e col gesto della mano lo fermò,ringraziandolo.
-Grazie….basta così…-
-Joseph…servi pure il pranzo,ora…- concesse quindi il padrone di casa.
Gli altri commensali non proferivano parola.Ilia era assolutamente sorpreso:Philippe,Alphonsine erano annichiliti dalla presenza di quell’uomo sgradevole.E Madame Segnier più di loro.Il più vitale in quella stanza era il vecchio maggiordomo.
Quando questi si fu allontanato,Segnier riprese a parlare.
-Pare che mia figlia Alphonsine sia diventata una stella,a Parigi…- c’era disprezzo nella sua voce.
-Vostra figlia,monsieur è un’ artista…La sua stella brillerebbe ovunque…- ribattè Ilia,guardando significativamente la giovane donna di fronte a lui.
Philippe tentò di interloquire.
-Abbiamo letto le recensioni sui giornali…Cosa avrei dato per vederti nel ruolo di Esmeralda…-
-Dato?...sfortunatamente,Philippe…tu non hai niente da dare,ragazzo…-
-Non è poi lontana Parigi…- disse allora Ilia,sfidando un po’ Segnier.
Philippe aveva rimesso la testa nel piatto.
-Per me…è lontanissima…direi irraggiungibile…-
Ilia si volse verso di lui,ma guardò anche Alphonsine.
-Sapete? Fino a cinque anni fa per me Parigi era solo un nome…nemmeno una città reale…ed io vivevo in una casa che da sola stava tutta nel vostro atrio….Non c’erano stanze per gli ospiti,ma se capitava per caso un forestiero,gli aprivamo le nostre stanze e condividevamo con lui il nostro pane…E’ da lì,che sono partito…ignaro di tutto e di tutto ansioso e avido…-
Philippe lo guardò con occhi sognanti:anche lui era avido di tutto…
Segnier lo guardò invece col fumo negli occhi:
-Tanta strada,per essere semplicemente il factotum di monsieur S.Indial?- ironizzò. -E com’è adesso la vostra casa,a Parigi?...o vivete ospite del buon cuore del vostro principale?-
-Papà!- Alphonsine finalmente alzò la testa,rimproverandolo.
-Oh…scusate,pare che mia figlia vi apprezzi particolarmente….Lei ha un debole,per le nullità!...Non a caso è qui soltanto per il mio piccolo Philippe!-
La mascella di Ilia si irrigidì.Masticò piano il boccone amarissimo che aveva in bocca,deglutì,bevve un sorso di vino,poi rispose.
-Ho una casa mia,a Parigi…è piccola,ma ne sono fiero…E sarei onorato di ospitarvi,Philippe…se vorrete venire con noi,al nostro rientro!-
Il fratello di Alphonsine lo guardò,incredulo ed elettrizzato all’idea.Stava già per rispondere,dare il suo consenso,quando il padre lo richiamò:
-Philippe!...il tuo piatto è ancora pieno! Ti comporti ancora come un bambino,a tavola!-
Ilia sentì una oppressione tremenda.Sollevò gli occhi e finalmente incrociò lo sguardo di madame Segnier…
Ecco…in quello sguardo qualcosa si agitava:dolore,umiliazione,sollecitudine e una silenziosa supplica verso di lui.Il giovane russo respirò e sostenne quello sguardo,restituendogli comprensione,solidarietà,fiducia.
-A fine pasto,vi vorrei nel mio studio,monsieur Semonov…fumeremo un sigaro insieme,da uomini!-
-Mi spiace,ma non fumo signor armatore…e a fine pasto preferisco prendere una boccata d’aria fresca…Venite con me,Alphonsine?-
La ragazza guardò il padre con aria di sfida,quindi rispose:
-Con immenso piacere!-
-E voi,Philippe?-
Il giovane ammalato scosse la testa,rassegnato e debole,come sempre.



Avevano pranzato insieme nel piccolo soggiorno dell’alloggio di Aurora,serviti con discrezione dal cameriere personale di Sindial,un orientale silenzioso come un serpente della cui presenza la fanciulla,come forse la gran parte degli ospiti dell’Opera,era all’oscuro.
-Ma allora…non siamo soli?- domandò,accorgendosi finalmente di lui.
-E’ come se lo fossimo,stai pur certa…-la tranquillizzò Erik,congedando il fidato servitore in una lingua sconosciuta.
-Cosa avevi pensato di regalare a Blanche?-le domandò poi,cambiando argomento.
-…ero indecisa…Pensavo una spilla…ma forse è meglio una sciarpa di seta…-
-Se vuoi,posso far venire qui i commessi con la merce…potrai scegliere in tutta libertà…-
-Forse è una buona idea…-gli rispose.Poi ricordò le parole di Blanche ‘Non fate di questo teatro una seconda clinica’…ma prima che potesse dire altro,lui soggiunse:
-Usciremo lo stesso…Andremo sul lungosenna…-
-Anche al Trocadero e…al quartiere Latino?...- domandò lei,esitante.
-Certo…-
-A Natale l’aria è piena di odori speciali…- si giustificò.
Lui le cinse i fianchi,la attirò a sé:
-Andremo ovunque tu voglia….ma ora vieni qui…- desiderava baciarla,tenerla stretta.Lei assecondò con slancio il suo desiderio e presto Sindial la sollevò sulle braccia e la portò sul letto.
-Non so resistere oltre…averti vicina è una tentazione continua…- le sussurrò.
-Aspettavo che accadesse…lo aspettavo…- rispose lei.
Lui le carezzò le spalle;senza spogliarla le accarezzò il seno,la vita,rivivendo l’attimo in cui l’aveva desiderata la prima volta,vestita di celeste. Si chinò su di lei,a baciarle il collo e piano sbottonarle la lunga fila di bottoncini che le chiudevano il vestito lungo la schiena.Man mano la pelle di lei emergeva nuda dalla stoffa leggera e lui ne baciava ogni centimetro,con delicata sensuale avidità.
Finalmente la liberò del vestito…e la vestì di baci.
Sentiva i suoi sospiri e sapeva che presto l’avrebbe avuta,ma voleva prolungare l’attesa ancora…mai sazio di quella sua pelle di seta…
Le mani di Aurora scivolarono sotto la sua camicia,cercando desiderose la pelle calda,il contatto eccitante con il suo torace forte,maschio.
Ecco,ora anche la camicia di lui era per terra:i loro corpi intrecciati si sarebbero fusi ancora una volta,sempre più intensamente…
-Ti farò felice,Aurora…-le promise ancora lui,facendola sua.
-Io…sono felice…- gemette lei,abbandonandosi tra le sue braccia,totalmente appagata.



Quella mattina il postino recò due lettere a madame Giry.La donna ne scorse velocemente il mittente:la prima era di Alphonsine e la incuriosì;ma la vista del nome della sua piccola Meg sulla seconda le allargò il sorriso sulle labbra assottigliate dagli anni.Diede una lauta mancia al latore della posta che si allontanò augurandole un lieto Natale.
Magdalene rientrò nella villa e si ritirò nel suo studio.
Benché fremesse dal desiderio di leggere le novità da sua figlia,come nel suo stile procedette con ordine,aprendo prima la lettera dell’ex alunna.
Alphonsine la informava del prosieguo del soggiorno suo e di Aurora a Parigi.Dunque il signor Sindial aveva accettato il suo consiglio…ciò la lusingava e la incuriosiva nuovamente.Avrebbe dovuto conoscere prima o poi questo misterioso straniero…Ma,naturalmente la scuola e il balletto delle nove muse erano una priorità… Si disse,saggiamente.
Finalmente la maestra di ballo aprì la lettera della figlia:
‘Carissima mamma,
si avvicina il Natale…e mi mancate terribilmente.Scusate se esordisco così,ma è la verità:sono felice di sapere che avete aperto una scuola di ballo,che non vi siete fatta travolgere dalla solitudine,che le vostre alunne vi circondano di affetto e vi rendono orgogliosa…Ma sarei stata molto più felice se mi aveste scritto che mi avreste raggiunta,per starmi vicina!
Rodolfo ed io abbiamo acquistato una casa che guarda sull’oceano:ha un porticato pieno di fiori e la vostra stanza ne è sempre piena.Ogni vapore che entra in porto dall’Europa sembra possa recarmi la vostra cara presenza,ma mi illudo…
Mamma cara,vi ricordate i nostri natali insieme?faceva freddo e le Tullieries si coprivano di neve…ma voi in quei giorni tornavate finalmente un po’ bambina e giocavate con me nella neve…oppure vi divertivate con le bambole nuove che papa Noel mi aveva portato…Vi ricordate?
Non vi piacerebbe tornare a giocare?...forse il Natale prossimo ci sarà un bambino o una bambina,in questa casa…non ne sono sicurissima,ma volevo cominciare a dirvelo:non vi piacerebbe giocare anche con lui?’
Magdalene si interruppe,una,due,tre lacrime erano cadute sulla lettera,scolorendone l’inchiostro.
La donna inspirò lentamente:si ricordava…
Che donna particolare era stata,Magdalene Deviche…sempre compassata,ordinata,seria,fin da ragazzina.Sembrava perfettamente in grado di controllarsi,in tutto:gioia,dolore,disappunto;paura,successo…
Era il suo carattere.I guizzi,la passione,la follia emergevano solo nella danza.Poi tutto rientrava perfettamente sotto controllo.
Soltanto una volta,la pietà era stata più forte della ragione.E a lungo si era domandata cosa avesse fatto e perché…in parte pentendosi di quel gesto insano…
Era successo quando aveva da poco compiuto i quindici anni.In città c’era una fiera:una sorta di circo dove si esibivano le attrazioni più assurde e spaventose:la donna barbuta,l’uomo più forte del mondo,contorsionisti,sedicenti maghi…e il ‘figlio del diavolo’…
Quanto aveva sofferto vedendolo la prima volta,un bambino gettato sulla paglia come una bestia in gabbia,picchiato e irriso…esibito con crudeltà tra le risate selvagge delle persone normali…
Si erano scambiati il primo sguardo allora,lei ed Erik.I suoi occhi,quegli occhi straordinariamente profondi,l’avevano identificata nella folla di bestiali spettatori e avevano suscitato dal profondo la sua ribellione a quella ingiustizia infinita.
Non aveva saputo staccarsi da quello sguardo:intorno a lei tutti ridevano,infierivano,quasi battevano il tempo alle percosse che cadevano impietose sul volto sfigurato di quel bambino,colpevole solo di essere sfortunato,orribilmente diverso dagli altri.
Lei era rimasta là,inebetita.A domandarsi perché?che cosa stava succedendo?
Poi aveva visto scattare il plasso:aveva assistito finalmente a un atto di giustizia…violento,feroce,ma giusto!...e aveva aiutato chi lo aveva compiuto a fuggire.
-Soccorso!...quel demonio ha ucciso Salambò!- si gridava da ogni parte.
-Vieni…dammi la mano…- aveva sussurrato lei,prendendo per mano quell’infelice e conducendolo di corsa per le vie di una Parigi desolata e sconosciuta.
Avevano corso senza meta,inseguiti fino a un certo punto.E si erano ritrovati davanti al teatro dell’Opera…
La finestra della cappella era aperta:erano due bambini magri ed agili,vi si calarono facilmente…
Poi rimasero fermi a guardarsi.Erik aveva quella sua maschera di pezza,da cui trapelavano solo gli occhi…
-Puoi fermarti qui,fino a domani…-gli aveva detto Magdalene.
Lui si stava guardando intorno,gli occhi fissi su un affresco scrostato contro la parete.
-E’..è l’angelo della musica…-
-L’angelo della musica…-aveva ripetuto,con una voce cristallina,celestiale,indimenticabile.
-Debbo andare…- aveva poi riflettuto lei- Io mi chiamo Magdalene Deviche…e tu?-
Lui fece spallucce:non aveva un nome,forse…
-Come posso chiamarti…se debbo avvisarti di qualcosa?-
L’aveva guardata,senza rispondere.Allora lei aveva pensato che un nome non si nega neppure a un cane…e invece…
-Come chiami il tuo cane?- le domandò lui.
-Non ho cani…Posso chiamarti Erik?-
-Erik…?-
-E’ il nome di un bambino mai nato…Mia madre morì con lui,prima che nascesse…-
Gli disse così,e gli sorrise.Forse anche lui le sorrise,dietro la tela della maschera.Certo i suoi occhi la guardarono con grata tenerezza.
-Debbo andare..verrò domani! Addio!- disse lei,scappando via.

L’indomani lo aveva cercato,chiamandolo per nome,a lungo.
-Erik!...-
Non c’era più.Sparito. E negli anni successivi Magdalene arrivò a pensare che forse non era mai nemmeno esistito.
Del resto anche lei era rientrata nella sua vita di sempre.Aveva completato gli studi e,ubbidendo alla volontà di suo padre,aveva sposato un giovane capitano di vascello,Victorien Giry,che,nei pochi mesi in cui avevano convissuto,era stato un marito tenero e affettuoso,ma aveva preteso che lei smettesse di occuparsi di danza.
Un giorno era partito.Magdalene gli comunicò per posta di essere incinta;per posta lui la pregò di dare al nascituro,se fosse stata una femmina,il nome della sua adorata madre;una lettera lo avvertì della nascita della piccola Meg;una lettera le comunicò che era morto di febbre gialla a Canton…
Fu fatale rimboccarsi le maniche. E tornare alla danza:non più,mai più ballerina…ma maestra si.E il rigore,la calma,la compassatezza divennero la sua maschera…
Ma con sua figlia volle conservare dei momenti di gioia e di abbandono.A Natale giocava con lei,come una bambina:si rotolava nella neve,le montava un pupazzo sempre più alto,combatteva con lei battaglie infinite,animava le sue bambole…La sua bambina doveva crescere bambina…nessun bambino mai avrebbe dovuto essere derubato della sua infanzia…


Magdalene tornò con la mente al presente. Ricominciò a leggere la lettera,lasciata a metà

‘Rodolfo ed io abbiamo già deciso che se sarà una femminuccia le daremo il vostro nome.
Se invece sarà maschio avevamo pensato al nome di quel vostro fratello mai nato,ricordate?
Da bambina a volte mi avete parlato di lui…Erik…Veramente Rodolfo preferirebbe Enrico,che ne pensate?
Mamma cara,vi prego:ricordatevi le nostre pazzie nella neve,ricordatevi della vostra bambina a cui non facevate mai mancare gli slanci vostri di madre…Non fatevi aspettare a lungo!
Vi abbraccio devotamente insieme a Rodolfo,augurandovi un dolce Natale…
Vostra figlia
Meg Giry Valsanti’


Partire? Attraversare l’Oceano,per conoscere una piccola Giry? Per dare affetto a un altro piccolo Erik? La tentazione era forte;ma quando aveva ceduto alla tentazione,Magdalene si era ritrovata piuttosto malconcia. Come quando Erik era tornato all’Opera;e lei ne era divenuta complice…


Magdalene sembrava rapita nuovamente dai ricordi,quando qualcuno bussò alla porta del suo studio,interrompendola.
-Madame…posso entrare?-
-Oh Dolphine…come state?-
-Bene…ero venuta per salutarvi,madame…La mia famiglia rientra a Parigi ed io mi unisco a loro.Sapete bene quanto sia legata alla mia città…non aspettavo altro!-
-Naturalmente…e,pensate di rinunciare alla danza?-
La giovane fece spallucce.
-Non saprei…speravo che Aurora e Alphonsine potessero fare di più per il nostro balletto…-
Magdalene riflettè un attimo,poi le venne in mente la lettera della Segnier.
-Per il nostro balletto no,ma….- riprese in mano la missiva,trattenendo la ballerina – ma,se qualcuna volesse presentarsi ai provini….Monsieur Sindial sta creando una compagnia stabile e Alphonsine,insieme ad Aurora,collaborano con lui…Vedete?La nostra etoile mi invita proprio a comunicarlo a tutte voi…Sarebbe un peccato,Dolphine,non provarci…-
La giovanetta sembrò entusiasta.Abbracciò l’ex maestra e scappò a concludere i preparativi per il rientro nella capitale.
Era graziosa Dolphine…ricordava per certi versi Christine Daaè.Gli stessi capelli,il personale slanciato.Ma aveva una solarità che l’altra non aveva avuto mai.
Christine…Una bambina sperduta,un’orfanella.Tremula come una fogliolina,delicata.E dotata di un dono eccezionale:il dono del canto…
Furono probabilmente queste tre caratteristiche insieme ad evocare quello spettro dagli abissi del teatro dove si era rintanato fino ad obliarsi completamente.
Magdalene si rimproverò:a che serviva ricordare? Tanto ogni volta non riusciva a trovare una sola ragione che giustificasse la sua sottomessa abnegazione nei confronti di quell’infelice…
Era tornato improvvisamente,nella doppia veste di angelo e demonio,di maestro della beatitudine musicale e di plagiatore di anime,in un crescendo di passione e aberrazione nel quale lei si era fatta trascinare senza opporre resistenza…Perché? Sedotta forse dalla metamorfosi di Erik,divenuto improvvisamente un affascinante,amorale manipolatore di coscienze?o forse ricattata dall’antico segreto condiviso da bambini? O impietosita dal grande inganno in cui l’uomo si stava lasciando cadere…l’inganno di un amore impossibile?
Per fortuna era tutto finito.E lei stessa aveva collaborato perché ciò accadesse,sottraendosi almeno in ultimo al potere del ‘fantasma’…
Ripensando a quella sua assunzione di responsabilità,si sentiva rinfrancata. Era riuscita a riprendere la propria autonomia contro quell’assassino,quel povero folle assassino.Questo le dava forza,se mai…
Si morse le labbra:tempo prima aveva letto su un giornale che forse il suo corpo era stato trovato,tra gli infelici sepolti nell’Opera…
Aveva voluto crederci,illudendosi che dopo il loro addio lui fosse tornato in teatro e l’avesse fatta finita.In fondo,quali altre possibilità poteva avere dopo quanto aveva fatto?
Ma in realtà una parte di lei dentro di sé sapeva che Erik no,non era morto nell’incendio dell’Opera…una parte che Magdalene teneva quasi relegata in un angolo inascoltato del proprio cuore. E che avrebbe fatto tacere,se mai quell’uomo fosse tornato di nuovo sul suo cammino!


Alphonsine e Ilia camminavano silenziosi l’una accanto all’altro.
-E’ bello il parco…-disse a un tratto lui,ma era distante,malinconico.
-Già…vi ricordate Ilia quando vi dissi che si rimane sempre legati alla propria casa?...Forse non ci crederete,ora che l’avete conosciuta…ma io qualche volta rimpiango tutto questo…Che sciocca vero?-
-Alphonsine…-Ilia aveva un tono di voce pacato,ma distaccato.-Volete sapere cosa mi piace di voi? Quella prepotente vitalità che avete dentro,spontanea,a volte irriverente,odiosa,provocatoria…-
La ragazza lo guardò interrogativamente.
-Dagli aggettivi che usate,non si direbbe vi piaccia….-
-Invece si…ma da quando siamo arrivati a Brest è scomparsa,ve ne siete accorta?-
Lei abbassò lo sguardo:
-Niente di vitale sopravvive a lungo in questa casa…-ammise.
-Avete fatto bene a venirne via…Ma tornarci,ora…A cosa miravate,esattamente?-
La giovane scosse le spalle:
-Non lo so…mi auguravo,forse…-tacque qualche minuto,poi esclamò –Non miravo a nulla:volevo riabbracciare mia madre,mio fratello…sapete,ogni inverno superato,per lui…è un inverno in più…Ilia…aiutatemi a portarlo via,vi prego!- gli disse poi,con slancio.
Ilia sorrise,scuotendo la testa.
-E’ lui che dovete convincere,non me…-
-LO so,è un debole…è un succubo…- inveì lei,quasi con livore.
-Ah no,Alphonsine…non infierite! …ora ho capito perché siete così dura con Aurora…-
-Che c’entra Aurora,adesso?-
-Voi trasferite su di lei il rancore che nutrite verso vostro fratello…-
-Anche psicologo,oltre che scrittore…? -Ribattè la ballerina,in tono ironico.-Non ho rancori verso Philippe…-
-No?...- le rispose lui,guardandola negli occhi. –Vogliamo chiamarla rabbia,allora,frustrazione,delusione?...O senso di colpa…Perché voi siete riuscita a fuggire,lasciandolo da solo qui?-
Alphonsine si morse il labbro.Tacque.
-E’ quella debolezza che non perdono…Hanno tanta forza di sopportazione e nemmeno un po’ di energia per reagire!-
Ilia sogghignò.Sentirla ammetterlo lo inteneriva.
-Questo non vi autorizza a fare gli stessi errori di vostro padre….Vedete tra lui e vostro fratello il gioco è palese…-
-Un gioco al massacro…e Philippe soccomberà….-sbottò lei,addolorata.
Ilia la guardò.Il dolore negli occhi di lei era una nota così stonata che si promise di fare di tutto per aiutarla a sottrarre Philippe a quella prigione…


Un suono di campane festose si rincorreva da un campanile all’altro della capitale francese:la mattina di Natale i rintocchi annunciavano il ripetersi della lieta novella,la nascita del bambino che avrebbe salvato l’umanità…
Aurora ne fu risvegliata e muovendosi si accorse che Erik era ancora accanto a lei,addormentato.Ne avvertiva il respiro calmo,regolare;e il calore familiare del corpo.Si stese su un fianco e,non potendo guardarlo,delicatamente iniziò a carezzarlo:gli sfiorò la mano,liscia ma forte,le sue dita percorsero il braccio asciutto e muscoloso,fino alle spalle;poi discesero al torace:tutto in lui emanava una sensazione di forza,di energia…Aurora pensò che doveva essere proprio bello,quel suo uomo sconosciuto…La sua mano si trattenne.Non voleva interrompere il suo sonno.
-Perché hai smesso?-le domandò lui,inaspettatamente.
-Oh…non volevo svegliarti…- si scusò Aurora.
-Non c’è mai stato risveglio più dolce…continua,ti prego….adoro le tue mani…-così dicendo le prese la destra e la baciò a labbra socchiuse,assaporandone quasi la punta delle dita.-L’Aurora dalle dita rosa…così diceva un antico poeta…-
Aurora si schernì,piacevolmente turbata da quel contatto.Poi riprese a carezzarlo,come lui le aveva chiesto.
Dolcemente con la mano gli sfiorò il viso,poi si chinò su di lui e lo baciò delicatamente.
-Perché questo suono di campane?- le domandò allora Erik.
-E’ Natale…-
-Raccontami…raccontami di quando eri bambina e festeggiavi il Natale con la tua famiglia…-
La giovane donna sorrise,un po’ mesta.Immaginò che attraverso i suoi racconti Sindial avrebbe vissuto momenti dei quali era stato privato,derubato…da un destino che lei poteva appena intuire…
-La mia famiglia è calvinista per tradizione…ma il Natale è una delle poche feste che celebravamo come i cristiani.I miei fratelli ed io tornavamo dai collegi e riunirci era così divertente:avevamo mille cose da raccontarci e poi facevamo a gara a vedere chi era cresciuto di più,durante l’inverno…Naturalmente io non vincevo mai!...però la mamma mi rimpinzava di dolci e leccornie…E poi c’era l’eccitazione dei regali…-
Lui sorrise,guardandola mentre raccontava.
-I regali?-
-…a mezzanotte correvamo a guardare sotto l’albero,dove i miei avevano sistemato gli scatoli…erano confezionati così bene che spacchettarli quasi mi dispiaceva…Un anno ricordo che mi aspettavo…-
-Cosa?-
Aurora si era interrotta.Aveva quasi dimenticato quelle sue attese un po’ deluse di bambina…
-Bè…mi aspettavo un cucciolo:i miei fratelli avevano ricevuto dei cagnolini da addestrare alla caccia…io avrei voluto un gattino…Ma non arrivò mai…Come avrei potuto portarlo in collegio con me,del resto?-
Erik le carezzava i capelli:non si sarebbe stancato mai di ascoltarla.Di immaginarsela bambina,di scoprire il piccolo broncio della delusione per non aver ricevuto il regalo che si aspettava.La attirò a sé e la baciò,teneramente.
-Facciamo colazione…Stamattina ti accompagno da Blanche…-
-Perché non ti fermi anche tu?...-
-Approfitto per svolgere degli adempimenti…-le rispose.
-Ma…è Natale:non puoi rimanere da solo…-
Sindial era di spalle,col viso allo specchio:si guardò negli occhi,la sua immagine riflessa ammiccò ironica ricordandogli l’infinita solitudine in cui aveva trascorso anni,giorni,ore,minuti.
Lei gli fu vicino,gli cinse i fianchi e appoggiò la testa alla sua schiena.
-Erik …pranziamo insieme!…permettimi di imbandirti un pranzo di Natale tradizionale,col tacchino ripieno e …-
Lui la interruppe,prendendole le mani e sciogliendosi piano da quell’abbraccio:
-Ti prego,anima mia….Non mi appartiene questa atmosfera di festa…non mi apparterrà mai…-
Lei annuì,assecondandolo.Ma lo ammonì:
-Non dire ‘mai’…-con un tono di supplica,più che di rimprovero.
L’uomo si voltò a carezzarle con rassegnata indulgenza il viso,fingendo di accontentarla.
-Non lo dirò…se ti fa piacere…-
La accompagnò a casa della madrina,congedandosi con un delicato baciamano.
-Resta pure a pranzo qui…ti verrò a prendere nel pomeriggio…-le disse,poi se ne andò.Lei sentì il suo passo allontanarsi sul selciato,rimanendo in ascolto fino a quando fu possibile.Poi,appoggiandosi al braccio di Frau Brandrupp salì le poche scale che conducevano in casa.


-Non vi vedevo così sorridente e serena da molti Natali, Aurora…-
Blanche osservava compiaciuta la sua pupilla,che sorrise.
-Non avete aperto ancora il vostro regalo,Blanche…non indovinerete mai chi mi ha aiutato a sceglierlo…-
L’anziana dama ebbe una espressione sorniona:
-Voi credete,bambina mia?...- mormorò.
La giovane le porse un pacchetto,senza accorgersi di nulla. Madame Levigny aprì l’involto:all’interno una morbida sciarpa di seta giallo pallido,soffice come i petali di una rosa tea…
-E’ splendida,Aurora…una tinta incantevole…-
-Sono contenta che vi piaccia…a primavera,quando torneremo a passeggiare insieme sul LungoSenna,vi farà sicuramente comodo…- disse ancora la pianista,minimizzando il suo dono che era invece doppiamente prezioso,per il pregio e per il gusto con cui era stato accuratamente scelto.
-…E’ un regalo magnifico,Aurora…ma chissà se torneremo a passeggiare insieme,noi due…- sospirò Blanche.Qualcosa nella sua voce sembrava leggermente incrinato;Aurora aveva anche notato una palpabile fragilità nell’abbraccio della madrina.
-Perché dite così,Blanche?…il caldo vi restituirà la vostra bella salute di sempre…-
La dama non replicò subito. Dopo un breve silenzio,come se soppesasse le parole,soggiunse:
-Non lo dico per farmi compiangere…ci sono almeno due buoni motivi che avallano la mia previsione…e il primo,voi lo conoscete bene…-
La fanciulla arrossì.Sapeva che presto o tardi con Blanche sarebbero venute a un chiarimento,ma…cosa dirle? Non avrebbe mai approvato…
-Tacete,Aurora?...vi vergognate forse di me?o mi considerate una vecchia barbogia,anche un po’ tonta?...speravo di essere qualcosa di più,per voi…-
-Oh Blanche…Non volevo…non sapevo…- tentò di difendersi la giovane.
-L’educazione che ho ricevuto,le responsabilità che ho verso di voi,mi imporrebbero di ammonirvi,rimproverarvi…addirittura potrei avvalermi del mio ruolo di tutrice per diffidarvi dal frequentare…l’Opera…- Blanche si schiarì la voce,eloquentemente. –Ma vedete…ho vissuto attraverso di voi,Aurora…la mia vita precedente è stata sempre aderente alle convenzioni e rispettosa delle regole…sapeste quanti sogni coltivavo da bambina,ma –uno alla volta- li ho messi tutti da parte…Per poi riversarli su voi,mia adorata…Ho gioito dei vostri progressi,del vostro talento innato…e ho pianto della vostra ingiusta disgrazia… avrei mai potuto imprigionare il vostro legittimo desiderio di spiccare il volo,superare il labirinto che vi tiene prigioniera ed essere finalmente felice?-
Aurora,a testa bassa,singhiozzò.Quella donna era molto più di una madre,per lei…
-E lo siete,ora? Avete assaporato finalmente la felicità?-
La fanciulla annuì.Non poteva negarlo,ma non poteva nemmeno affermarlo completamente.
-E allora cosa vi turba,ancora?-
La giovane scosse il capo.
-Blanche…vorrei vederlo…vorrei vedere…- confessò,finalmente.
-Mia povera amica…-Blanche la abbracciò,consolandola. –Non disperate,Aurora…io sono sicura che succederà…Voi uscirete da questa buia prigione…Ho il presentimento che a primavera non avrete più bisogno di accompagnatrici…-
-Vi prego Blanche- Aurora tentò di riprendere il controllo- Non cercate di illudermi…-
La dama allora chiamò Elsa,la governante,cambiando improvvisamente argomento.
-Avete chiamato,madame?-
-Si Elsa…potete portarmi il regalo che ho preparato per mia nipote?-
-Subito,madame…-
Scomparve per ricomparire poco dopo sollevando un manichino stilizzato,sul quale poggiava un abito color crema.A guardarlo con attenzione era in realtà bianco,ma tutto ricamato a mano intessuto di piccole perle:aveva un che di antico,di prezioso,ma anche il pregio dell’essere intatto.
-Che cos’è?-domandò Aurora.
-Vi ricordate quando da piccola vi intrufolaste nel mio guardaroba?...Avevate trovato un abito bianco e fingevate di essere una sposa?-
-Mi ricordo…fu l’unica volta che mi rimproveraste sul serio…-
-Ho pensato che sia giunto il momento che questo vecchio vestito smetta di inaridirsi nella naftalina…-
Aurora si era alzata e tastava l’abito con le mani:ora lo ricordava perfettamente…ai suoi occhi di bambina era sembrata una veste principesca,degna di nozze regali…Lo aveva dimenticato ed ora era incredula davanti a quel dono inatteso.
-E’ vostro Aurora…lo indosserete,finalmente:e non sarà per gioco!-
-Oh Blanche….-la pianista abbracciò la madrina,domandandosi quale storia ignota si celasse dietro quell’abito e provando un profondo sentimento di solidarietà per quella donna che l’aveva saputa comprendere sempre,molto più di quanto non avesse saputo fare lei nei suoi confronti.
Madame Levigny carezzò l’abito,forse ricordando qualcosa di una giovane promessa sposa che aveva dovuto rinunciare al suo sogno perché a un dio o a una dea aveva fatto piacere celiare col suo destino;scacciò i ricordi e,riacquistando la matura praticità dei suoi saggi anni,disse:
-E’ più leggero di quanto ricordassi…forse anche voi dovrete aspettare la primavera,prima di indossarlo…-
Aurora ricordò le parole di Sindial e ribattè:
-Non è detto…a teatro può essere già primavera…-
-Allora a teatro,qualche fortunato ve lo vedrà addosso…- sorrise un po’ triste Blanche,come se presentisse che per lei,quella primavera,non sarebbe mai arrivata…
Questa volta Aurora fu più sollecita a cogliere la sfumatura incrinata nella voce della madrina;si volse a lei,le cercò le mani,gliele strinse:
-E qual è il secondo motivo,Blanche?- le chiese,piuttosto perentoria.
La vecchia dama si sciolse dalla stretta delle mani,tentando di sottrarsi a quella domanda.
-La mia età,Aurora…Non sono più la compagna giusta per voi….-
Era chiaro che divagava.
-Voi non mi dite tutto,come sempre…ma stavolta io non mi accontenterò di questa risposta…-la incalzò la giovanetta.
In quella il suono di un campanello interruppe il dialogo,annunziando una visita.
-Deve essere il vostro cavaliere,Aurora…-



In quella giornata di festa familiare,Sindial –avvolto nel suo mantello scuro- si era aggirato solitario per le stradine del quartiere latino,infilandosi nelle bottegucce polverose di artigiani noti a lui solo.Erano gli oscuri custodi di tesori antichi,spesso coperti di polvere,dimenticati,apparentemente senza pregio.Ma l’uomo sapeva ben guardare oltre le apparenze.Finalmente aveva trovato quello che cercava,nell’oscuro laboratorio di un orafo.
-Molto bene,mastro Levi…quando posso ritirarlo?-
-Ho bisogno di un’ora,monsieur..almeno un’ora…-
Erik fu costretto a vagabondare ancora.Fatalmente si ritrovò nell’Ile de la citè,alle spalle di Notre Dame.I suoi occhi sembravano assolutamente indifferenti rispetto alla maestosa superbia della cattedrale parigina.Il suo passo anzi era distratto e frettoloso,ma qualcosa catturò la sua attenzione,rallentò la sua andatura.Una voce saliva dalle vetrate,effondendo la sua soave dolcezza oltre le mura del tempio cristiano:una voce e un canto che toccavano il cuore.
Sindial rabbrividì:nei suoi occhi foschi si inseguirono una serie di immagini,come in una giostra,ruotanti intorno ad una figura femminile,coi capelli tempestati di piccole gemme,un vaporoso abito bianco e un richiamo carico di rimpianto: ‘Pensami…Ricordami…’
Erik sospirò,poi –guidato dalla voce che cantava ‘Panis angelicus’- entrò nella grande chiesa.
Le navate recavano ancora i segni della folla della messa natalizia,ma si svuotavano in fretta degli ultimi fedeli attardatisi.Seguendo la voce l’uomo si era avvicinato all’altare,ma la fonte di quel canto era celata:forse una giovane conversa,nascosta dalle grate?...Non gli importava molto,ora:si sentiva piuttosto catturato in una pania misteriosa.Non era l’empio figlio del diavolo che profanava il tempio di Dio…era piuttosto Dio che lo irretiva nel suo sacro abbraccio.
Sindial tentò di reagire.Quello non era il suo posto,doveva andarsene…Si guardò intorno,alla ricerca di un’uscita,la più vicina…ma i suoi occhi si soffermarono piuttosto su un uomo:non era più giovane,ma non ancora vecchio;imponente nel fisico,ma al tempo stesso come attraversato da un dolore profondo;aveva appoggiato la testa sulla mano destra,chiusa a pugno e –toccando appena con la sinistra il drappeggio ai piedi di una statua d’argento,sembrava da quella statua trarre la forza,l’intensità per una preghiera silenziosa,continua,incessante. Gli occhi di Sindial corsero dalla mano dell’uomo ai piedi della statua,su,fino al volto:era il volto di una donna,un volto di una dolcezza quale solo una donna può saper effondere,anche nel dolore più grande;il volto di una madre…
Per un attimo gli occhi di Erik si rispecchiarono in quelli argentei della Vergine Maria,poi si abbassarono subito:un istintivo segno di umiltà,di rispetto… Ma in quello scambio di sguardi istantaneo forse era passata anche una muta,incerta richiesta.
A passi sicuri l’impresario guadagnò l’ingresso ed uscì,prendendo poi la strada del ritorno.


Frau Brandrupp aprì la porta a Sindial,invitandolo coi suoi modi secchi da prussiana a seguirla,all’interno della casa. Benché titubante,l’uomo la assecondò.Immaginò che lo avrebbe intrattenuto in un’anticamera,nell’attesa che Aurora si congedasse da Blanche e lo raggiungesse.
Aperta una porta laterale,infatti,la donna lo introdusse in un salottino,allontanandosi in fretta.
Di lì a poco Sindial fu raggiunto da madame Blanche Levigny.
-Buona sera,monsieur Sindial…-
Erik era di spalle;si volse con un movimento lento,un po’ studiato e la guardò in viso.
-Buona sera,madame Blanche…- le disse,con aria leggera di sfida.
La donna sostenne mite il suo sguardo,poi lo tranquillizzò:
-Aurora è quasi pronta…approfittavo di questi pochi momenti perché…avrei una supplica da rivolgervi…-
L’uomo si pose in ascolto,non più con atteggiamento sprezzante,ma sempre con una certa diffidenza.
-Ero indecisa se..parlarvi direttamente o scrivervi,visto che è così difficile incontrarvi…- una sfumatura di rimprovero mise di nuovo Erik sulla difensiva.
-Immagino mi considererete scortese,madame…la vita di società mi risulta piuttosto estranea…e talvolta sgradevole…-
-Vi capisco,monsieur…Non dimenticate che con Aurora ho condiviso a lungo un regime di vita molto simile…-
Sindial abbassò lo sguardo,annuendo.
-E’ appunto di questo che vorrei parlarvi…vedete…ho consultato uno specialista e…non vivrò abbastanza a lungo per starle ancora vicino,monsieur… Con Aurora non ho detto nulla,per non intristirla:era così radiosa oggi,e questo soprattutto per merito vostro…-
L’uomo s’inchinò appena,lusingato e grato di quel riconoscimento.Era chiaro che,vinta la diffidenza iniziale,Blanche si stava guadagnando la sua disponibilità.
-Vedete monsieur…la condizione di Aurora nasce dalla sua sensibilità,una sensibilità fuori del normale…la stessa che la faceva danzare come una silfide…che ora guida le sue mani sulla tastiera divinamente…I medici che abbiamo consultato mi hanno tutti sollecitato a spingerla verso la vita,perché solo la vita può restituirle quello che le è stato tolto…Ma Aurora ha a lungo preferito la quiete protettiva della clinica,sottraendosi agli stimoli della esistenza reale…Sono stata così felice quando ha finalmente varcato quel cancello per aderire all’iniziativa di madame Giry…ancor di più quando siamo tornati a Parigi…Sono sicura che Aurora tornerà a vedere,monsieur…anche se sento che quel giorno io non potrò gioirne con lei…-la anziana dama sospirò.
Si erano seduti finalmente,una di fronte all’altro;continuavano a misurarsi,ma era chiaro che l’uno riconosceva l’abnegazione dell’altra.
-La supplica che volevo muovervi è appunto questa:voi che le siete così vicino,non commettete l’errore di tenerla sotto una campana di vetro…Non la aiutereste:Aurora deve vivere,deve conoscere…deve vedere!-
Sindial scrutò Blanche negli occhi,interrogativo,senza risponderle.Di nuovo la donna sostenne il suo sguardo,poi però iniziò a tossire:una tosse cattiva,che non lasciava dubbi…
Erik provò una strana sensazione nel suo cuore.Si ricordò le parole di Aurora ‘Le voglio molto bene’ e per un attimo gli sembrò di riconoscere in sé quello stesso sentimento,di poterlo condividere…Istintivamente mise una mano sulla spalla della donna,come per sostenerla,poi chiamò frau Brandrupp,ordinandole di portare al più presto dell’acqua o del latte caldo,per dare sollievo all’anziana dama.
Lei col gesto e con un sorriso indulgente lo trattenne.
-E’ già passato…non allarmiamo Aurora…Posso sperare che..darete ascolto alle mie parole,monsieur?- gli chiese,appena un poco ansiosa.
- Vi ho ascoltato con attenzione,madame…non dimenticherò quello che mi avete detto…-la rassicurò lui.
-Ma…vi prego…- sempre col gesto,sentendo sopravvenire la sua pupilla,Blanche fece capire che tutto doveva rimanere un segreto tra loro.
Aurora entrò accompagnata da frau Brandrupp:abbracciò teneramente la madrina,accomiatandosi:
-Tornerò a trovarvi anche domani pomeriggio…e dopo domani,Blanche…-
-Non vi preoccupate,mia cara….Preferisco sapervi in giro per Parigi…- disse la donna,ammiccando verso Sindial.
Questi diede il braccio alla fanciulla e congedandosi con poche parole,ma con uno sguardo eloquente,dalla padrona di casa,condusse Aurora via con sé.Li attendeva la carrozza nera,ma Sindial licenziò il vetturino e stringendo la fanciulla a sé,attraversò con lei la ville lumiere che si accendeva piano nell’ebbrezza della sera di festa.


Ilia era steso sul suo letto,vestito per la cena,ma assolutamente poco desideroso di riimmergersi in quell’atmosfera gelida che lo aveva accolto al pasto precedente.Pensò ai natali vissuti nela sua famiglia con un rimpianto nostalgico e sospirò,alzandosi stancamente dal giaciglio. Doveva scendere…non poteva permettersi di tardare anche alla cena di Natale…
Giunto nella sala da pranzo,si accorse subito che qualcosa di nuovo si profilava nell’aria.Il maggiordomo,introducendolo,comunicò alla famiglia che attendeva piuttosto preoccupata il capo di casa in ritardo:
-Monsieur Segnier ha appena fatto sapere che non sarà presente alla cena di Natale:vi prega di procedere anche senza di lui…-
All’ospite sfuggì un sospiro di sollievo,che gli sembrò condiviso dagli altri presenti.Gli sembrò giusto,tuttavia domandarsi se c’era da preoccuparsi per questa assenza.
-Niente di grave,Ilia..- lo rassicurò Alphonsine – non è la prima volta che mio padre si comporta così,a Natale:quando si sente in minoranza,preferisce defilarsi…-
Questa volta il pasto si svolse con serenità,accompagnato da chiacchiere leggere e persino madame Segnier si rivelò una amabile ospite,che conversava piacevolmente con i suoi commensali vecchi e nuovi.
-In Russia come si passa la notte di Natale,Ilia?-
-Bè…posso dirvi come la passavamo a casa,Alphonsine…Intanto la cena era ricca,ma solo rispetto agli altri giorni…poi,in attesa della messa,ognuno di noi si esibiva in canzoni,poesie,balli,intervallati da brindisi…spesso si finiva per cantare tutti insieme fino a quando la campana non cominciava a chiamare i fedeli..Tutto il paesino si ritrovava davanti all’altare,poi e il pope –che fino a poco prima aveva cantato e bevuto con gli altri- tornava al suo ruolo di ministro di Dio…sollevandoci dalle gioie del corpo ai misteri gioiosi dello spirito…-
Alphonsine si scambiò sguardi eloquenti con la madre e il fratello:Ilia raccontava con passione,coinvolgendoli col calore del ricordo del suo vissuto.
-Ma…a proposito:noi non andiamo a messa?- chiese il giovanotto,rivolgendosi alla ballerina e a Philippe.
I due fratelli si guardarono in faccia:non sapevano cosa fare,cosa rispondere…
-Mi pare di sentire una campana..- chiese ancora Ilia.
-Si…è la chiesa cattedrale…è proprio in centro…-
-Bene:andiamo!...Venite anche voi,madame?-
Ilia sembrava non dar peso al disorientamento dei presenti.Anzi:prese l’iniziativa di chiamare il maggiordomo perché procurasse al più presto il soprabito a Philippe ed Alphonsine.Madame Segnier aveva declinato gentilmente l’invito:
-Se torna mio marito…non trova nessuno ad attenderlo.Andate voi,però…- era visibilmente lieta di quella iniziativa.Monsieur Segnier aveva quasi segregato suo figlio Philippe nella villa,per una sorta di ingiustificata remora a mostrarne in giro la debole costituzione.Ma così gli aveva anche tarpato le ali,mortificato ogni spinta a sollevarsi da quella condizione segnata dalla malattia.
Il giovanotto era eccitato dalla proposta di Ilia.Finalmente pronti, i tre uscirono nel viale.
-La carrozza sarà subito pronta…-
-Che carrozza? La notte è piena di stelle e noi siamo giovani e forti:andremo a piedi…il vento del mare ci spazzerà via i cattivi pensieri:vero,Philippe?- si impose Ilia che,collocatosi alle spalle del fratello minore di Alphonsine iniziò a spingere la sua sedia,intonando l’’Adeste fideles’.Lo seguì subito la giovane donna;e finalmente anche Philippe unì la sua voce al coro.
Era passata l’una quando i tre varcarono di nuovo il cancello della villa.Il repertorio dei loro canti ora era molto più profano:Alphonsine aveva tirato fuori una vecchia canzonetta da chanteuse,alla quale Ilia e Philippe facevano un coro malizioso,procedendo tra risate e sussulti lungo il viale appena rischiarato dalla luce della notte.
-Non ho mai passato un Natale così…- confessò Alphonsine.
-Nemmeno io…- le fece eco Philippe.
-Se è per questo neanche io…ma che canzoni mi fate cantare,Alphonsine?Mi inducete nel peccato,nella notte santa?-
Risero ancora,con una spensieratezza che li assomigliava a dei bambini cresciuti.A un tratto,però,la ballerina si accorse che il fratello rabbrividiva.
-Hai freddo Philippe?- gli chiese,apprensiva.
Il giovanotto non rispose.Seguendo il suo sguardo,la sorella individuò nell’oscurità,ritta sul portico di casa la sagoma nera di Arthur Segnier che sembrava attenderli minacciosa.
Ilia si scambiò un’occhiata con la ragazza,a cui le canzoni erano morte nella gola.Poi,con aria di sfida,si parò davanti al suo ospite ed esclamò:
-Buon Natale,papà Segnier!-
L’uomo lo guardò con ira a stento repressa,poi si rivolse ai figli,rimproverandoli:
-Da dove rientrate,dunque…in queste condizioni vergognose?da una locanda di angiporto?-
-No,papà…dalla messa di Natale..-rispose Philippe,conciliante.
-Tu rientra subito:Joseph ti aspetta nel salone,per portarti in camera…-
Philippe abbassò la testa,remissivo e rientrò.
-Aspettate,Philippe…posso accompagnarvi io?- gli chiese Ilia.
-No…non ha importanza…anzi,non mi seguite…- rispose quello,con una strana malagrazia.
Ilia guardò interrogativamente Alphonsine,il cui sguardo era tornato torvo e accigliato.
-Mio padre lo sottopone a questa mortificazione da anni…- sussurrò. –Sarebbe bastato concedergli una stanza al piano di sotto…ma no,le stanze da letto sono sopra…e lui lo fa portare in braccio su,da Joseph…-
-Scusate,Alphonsine…ma Philippe può camminare?-
-Si…è debole,ma non invalido…Ma mio padre lo umilia con quelle scale,per sottolineargli la sua dipendenza…-
Ilia annuì,con tristezza.Alphonsine lo guardò negli occhi,con una espressione grata.
-Grazie Ilia!-
-Di cosa?- chiese lui,stupito.
-Del regalo di Natale…E’ il più bello che potevate farmi!-
-Non vi ho fatto nessun regalo…Non ancora almeno…-
-Non fingete di non capire…Stasera mi avete regalato delle ore di serenità come non provavo da anni…-
Ilia assentì,sorridendo modesto.
-Ed io…cosa posso fare per voi?ho l’impressione che coviate una segreta malinconia?Vi sentite solo?...Non è che sentirete la mancanza di monsieur Maschera d’Argento?-
Ilia sorrise,senza rispondere. Poi le mise una mano nei capelli e la attirò a sé,abbracciandola.Lei avvertì in quell’abbraccio un bisogno di calore,di affetto.Un bisogno di comprensione.Allora,ricambiando la stretta,sollevò la sua mano e carezzò la sua folta capigliatura,con tenerezza familiare.
-Sono stata desiderata,Ilia… con passione…Ma non credevo di poter essere voluta bene,semplicemente...o di poter semplicemente volere bene…-
-Da quando avete smesso di fare la prima donna,siete una cara ragazza,Alphonsine…-
-Allora,Ilia…non durerà a lungo:io non smetterò mai di aspirare ad essere una primadonna…E’ più forte di me:un’ambizione che mi divora,una forza che mi spinge sempre avanti…Io non ho rinunciato ad essere l’etoile dell’Opera,sappiatelo!...io non rinuncio Mai!è una promessa che ho fatto a me stessa…-
L’uomo si sciolse dall’abbraccio,la osservò,ascoltando l’inatteso rimprovero che la fanciulla gli mosse:
-Voi invece siete triste,perché avete rinunciato a qualcosa a cui tenevate…a qualcuno,vero?Avete fatto male… Quella persona dovrebbe almeno conoscere i vostri sentimenti…-
Il giovane abbassò la testa,riflettè,poi rispose:
-Non cambierebbe nulla…Lei ama un altro:le creerei solo un inutile turbamento…-
-Volete tenervi tutto dentro?fingere indifferenza?...è questa la soluzione?-
Ilia si staccò da lei,con un gesto di fierezza e chiusura.
-Non sapete neppure di cosa state parlando,Alphonsine…Basta così.Credo sia meglio ritirarsi,ora…-
Anche la giovane donna tornò sulle sue.
-Come volete…Joseph vi accompagnerà in camera,buona notte monsieur Ilia Semonov!-



Avevano passeggiato con lenta indolenza lungo le vie della città,poi Sindial aveva sentito Aurora tremare un po’ dal freddo di un vento che si era sollevato improvvisamente gelido lungo i viali e aveva creduto opportuno rientrare a teatro.Per la strada avevano incrociato una schiera di adolescenti in divisa;forse collegiali chiamate a cantare presso qualche coro natalizio.
-Fermiamoci un attimo…altrimenti spezziamo la fila…Sono ragazzine in divisa scura,educande…-le disse,stringendola teneramente e sfiorandole i capelli con un bacio.
Aurora ebbe una folgorazione:divisa…divisa grigia! Ecco cosa l’aveva colpita qualche notte prima:come faceva Sindial a conoscere il colore della sua divisa? Aveva tirato a indovinare?...sembrava così sicuro…No:lui quella divisa l’aveva vista,la conosceva…
La giovane era turbata. Avrebbe desiderato capire,conoscere…ma lui sembrava così ostinatamente chiuso e riservato…Però anche quel gesto di tenerezza,come se avesse sottolineato un ricordo preciso,la induceva a credere che era in quella direzione che avrebbe dovuto indagare.
Indagare? Rabbrividì,pensando a Psiche…Indagare significava rischiare di conoscere un segreto che forse avrebbe sconvolto i loro rapporti…Gli si strinse istintivamente addosso:lei non avrebbe potuto più vivere,senza il suo amore.
-Siamo quasi arrivati,amor mio…- la rassicurò intanto lui,credendo tremasse per il freddo.Aurora gli sorrise:come rinunciare alla sua dolcezza?e alla passione?alla stretta sicura delle sue grandi mani?al fuoco dei suoi baci?...
Salirono le scale ed entrarono nell’appartamento di lui.
-Sai? Blanche mi ha regalato un abito…Vuoi vederlo?-
-Perché no?...Probabilmente lo avranno lasciato nella tua stanza,sul letto…-
Così l’accompagnò.La introdusse nella stanza e attese sulla soglia.
Aurora cercò il vestito,ma sul letto trovò una piccola cesta di vimini,dalla quale emergeva impercettibile il trillo di un campanellino.Sollevò il coperchio e da un timido miagolio,intuì che Sindial le aveva regalato un gattino,quel micino che lei aveva atteso invano un Natale di tanti anni prima.
Lo cercò con le mani:era piccolo e morbido.Accostò la guancia al suo musetto e lo sentì miagolare ancora.
Esclamò di gioia,stringendolo a sé:
-Sindial!...che pensiero che hai avuto…- gli disse allungando una mano verso di lui,che sapeva fermo in attesa.
-Ti terrà compagnia,quando io non ci sarò…Ma devi dargli un nome…-
-Posso dargli quello che avevo pensato per lui da bambina?-
Lui la guardava compiaciuto.Le mise le mani sulle spalle,le baciò delicatamente la fronte e disse:
-Hai bisogno di chiedermelo?...-
-Allora…lo chiamerò Leporello…- e iniziò a fargli mille moine vezzose.
Lui sogghignò,piano.Poi soggiunse:
-Credo che… Leporello abbia qualcosa da darti…-
-Cosa?- chiese lei,incredula.Poi tastando il collarino del micetto si accorse che oltre al campanello portava una piccola chiave. –Che cos’è?...- era eccitata come una bambina;a Sindial brillavano gli occhi,guardandola mentre cercava nella cesta e tirava fuori una custodia di cuoio e velluto rosso.Le sue mani sfiorarono l’astuccio delicatamente,ansiose.Allora lui la aiutò a infilare la piccola chiave nella toppa,lasciando che fosse lei a far scattare la serratura ed aprire:era una parure di zaffiri e oro bianco filigranato,completa di due orecchini a goccia di un azzurro purissimo.Ed Aurora la vide…vide risplendere per un attimo le pietre davanti a sé,sullo sfondo scuro del raso.Fu una doppia emozione,che le tolse il fiato:
-Oh…è bellissima…-e subito si volse a lui,ma il buio era già tornato nei suoi occhi.Erik si accorse di quanto era successo e la strinse con calore a sé.
-…Tu sei bellissima…- quindi la baciò. –Ora vieni…vuoi indossarla? …-
Aurora sfiorò le pietre,con un sorriso leggermente enigmatico,ma scosse il capo.
-La indosserò per te…ma per un’occasione speciale…- quindi richiuse l’astuccio e lo depose sul letto.
Lui la osservò,interrogativamente,senza capire bene a cosa alludesse.Ma ingoiò la momentanea delusione.
-Torniamo da te?- gli chiese,porgendogli la mano.Lui scosse il capo,incantato dalla grazia dei suoi gesti.Le baciò la mano e la affiancò,guidandola verso la sua stanza.
Leporello li seguì col suo tintinnio.

 
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view post Posted on 6/4/2008, 11:32
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Ilia era in piedi,con la fronte appoggiata alla gelida lastra della finestra.Rincorreva i suoi pensieri,osservando il cielo stellato.Alphonsine gli aveva detto che non avrebbe ‘rinunciato’ mai a nulla…non sapeva che rinunciare,a volte,è l’estremo segno dell’amore che si porta nel cuore.Lui invece lo sapeva,lo aveva imparato rivivendo un amore non suo,ma così grande,intenso e profondo da avergli solcato il cuore fino a farlo rabbrividire e piangere,commosso e inebetito di fronte alla sua pura bellezza.Era indeciso se parlarne o no,nel suo romanzo;finì per appuntarne comunque il ricordo nel suo taccuino.

‘Rinunciare…

I lavori di ristrutturazione iniziarono presto.Sindial li seguiva puntigliosamente e sembrava così completamente preso dall’impresa che nessuno avrebbe potuto immaginarsi alcun minimo legame tra l’uomo della maschera e il vecchio teatro dell’Opera.Incessantemente,giorno dopo giorno,tutto ciò che ancora rimaneva dell’antica struttura veniva abbattuto,eliminato,scompaginato pezzo dopo pezzo.Bisognava azzerare ogni cosa,per ricominciare a costruire.L’unica a rimanere intatta fu la cappella dell’angelo della musica,inviolabile scrigno di un mistero indicibile.
Una mattina,inventariando quel materiale che tutto sommato avrebbe potuto ancora riciclarsi,mi ritrovai tra le mani alcune vecchie locandine.Riconobbi il panciuto Piangi e la sua boriosa moglie,la Giudicelli:erano entrambi ridicoli,paludati in vesti poco credibili di antichi eroi punici…L’opera era l’Annibale:alle spalle dell’uomo compariva un improbabile elefante di cartapesta,che non avrebbe mai potuto sopportare il peso del tenore,senza caracollare miseramente.
Risi tra me.Poi il mio sguardo fu catturato da un’altra locandina,mezza bruciacchiata,sulla quale compariva una immagine di donna che mi sembrò di conoscere.Era molto giovane e bella,fasciata da un abito che ne risaltava la sensuale innocenza;le spalle erano volutamente scoperte;i seni trattenuti da un corpino nero;tra le mani,una rosa rossa…
La osservai a lungo,finalmente la riconobbi. Era la donna ritratta dalla testina che avevo trovato nel sottosuolo del teatro.
-Chi sarete mai?...- le domandai,a voce alta.
Qualcuno delle maestranze,passandomi vicino,ammiccò:
-…La Christine Daaè…Bella vero?- e poi proseguì,allontanandosi.
Rimasi a guardare ancora quel viso.E intanto la curiosità cominciò a divorarmi.Dovevo saperne di più…
In quella Sindial apparve sulla soglia.
-Che vi succede,Ilia…avete tempo da perdere?- mi rimproverò,brusco. –Buttate quello che non serve,e smettetela di gingillarvi!-
Conoscevo quel tono arrogante.Era il tono con cui si difendeva dai ricordi,dalle debolezze;era il tono con cui chiedeva aiuto…
Iniziai ad arrotolare lentamente i vecchi manifesti.Sentivo che il suo sguardo,carico di un rimpianto indicibile,era posato su quella cara immagine.
-L’avete amata molto?- gli chiesi.
-L’amerò sempre…- mi rispose lui.
-Non volete parlarmene?…ad un amico si può aprire il cuore,svuotarlo di un peso che tante volte,da soli,non si riesce a sopportare…- gli proposi.
Lui mi guardò,grato nello sguardo,ma impassibile come sempre:
-Forse…Forse un giorno mi ricorderò della vostra offerta generosa…- mi disse,con una piega dolente all’angolo delle labbra.Poi si allontanò.
Appena ebbi un attimo di tempo,cercai informazioni su quella soprano.Venni a sapere della sua voce di usignolo e della sua scomparsa,nella notte dell’incendio,trascinata nell’antro del Fantasma e –forse- bruciata con lui. Da quella notte nessuno l’aveva più rivista…
Ma venni anche a sapere che di lei era stato innamorato il visconte di Chaigny,che dopo aver viaggiato attraverso l’Europa negli anni della Commune,era finalmente rientrato nella sua villa in Normandia,con la giovane sposa e il figlioletto di quasi cinque anni…
Una donna come quella non si può dimenticare in fretta.Dentro di me ero convinto che Chaigny aveva a fianco a sé la donna che aveva amato…
Mesi dopo,probabilmente proprio la sera dell’anniversario dell’incendio,aprendo un vecchio piano verticale –forse utilizzato durante le prove,chissà-mi ritrovai tra le mani un vecchio spartito consumato. Era un’aria sconosciuta,il cui testo però sembrava così affettuoso e familiare.Mi provai a strimpellarlo…non sembrava difficile.
‘Pensami…ricordami…’
Una strana malinconia mi prese,forse ricordando la mia famiglia che la dolcezza di quelle note mi aveva improvvisamente riportato alla mente.
-Cosa state suonando,Semonov?- la sua voce carica di un dolore indicibile,mi riscosse.
-Scusate,monsieur Sindial…-dissi alzandomi dal piano,confuso. Poi alzai gli occhi su di lui:era così disperatamente triste.
-Sindial…- gli dissi ancora,aprendo le braccia.
-Ilia…la pena che ho dentro di me…-cominciò a dire.
-Dividetela con me,amico mio…vi ascolterò!L’amavate tanto?l’amate ancora?-
-L’ho amata da quando l’ho vista la prima volta…ho amato la sua voce e la sua anima innocente,la sua tenerezza….poi a poco a poco l’ho desiderata…ma…sapevo che non avrei mai potuto averla…Mai,Ilia:e questo mi incattivì fino alla follia…Fui così aberrante e violento,da rischiare di perderla per sempre… Ma lei è stata migliore di me,molto più di quanto potessi immaginare:ha visto l’uomo oltre il mostro…e lo ha visto non solo guardando oltre questo mio volto sfigurato,ma persino guardando oltre la mia anima nera…-
-E allora?...perchè?-
-Perché non è con me?...questo volete sapere?- scosse la testa,addolorato ma rassegnato. –Sapete,lei sarebbe stata pronta…ma io che uomo sarei stato a seppellirla nell’oblio di oscurità e silenzio? A negarle la dolcezza della vita che si vive alla luce del giorno?...lo avete detto anche voi…Non è risurrezione,quella che potevo offrirle:è morte,è la notte infinita…Perché un fantasma,Ilia,ha già smesso di vivere per sempre:non ha una casa,ha una tomba…-
-E così…avete rinunciato a lei,per sempre?-
Lui sorrise,mesto.
-Esiste un oltre,Ilia…forse,in quell’oltre mi sarà concesso rivederla e offrirle il mio braccio,se vorrà ancora accettarlo…-
Deglutii.
-Sindial…voi siete un uomo,adesso …- volevo dirgli che avrebbe potuto offrirle ben altro,ora come ora.
Lui sogghignò appena.
-Un uomo…ho cominciato ad esserlo davvero,quando ho saputo rinunciare a lei…-

Ilia smise di scrivere,con le lacrime agli occhi.Poi le asciugò,riacquistando piano la sua serenità.Anche lui avrebbe imparato ad essere un uomo,fino in fondo…




Aurora fu risvegliata da un tintinnio insistente e dal continuo miagolio di Leporello.Veniva da un luogo chiuso,ma lei aveva difficoltà a capire dove potesse essere finito.
Si alzò dal letto e dai rintocchi del campanile vicino capì che era mattina.Erik probabilmente stava prendendo il suo bagno,prima di vestirsi e fare colazione con lei.
-Leporello…ma dove sei finito?- lo richiamò,tastando la parete da cui provenivano i miagolii e il tramestio.Finalmente trovò l’anta di un armadio.Doveva essere il guardaroba di Sindial.Lo aprì e il gattino schizzò fuori,arruffato impaurito,trascinando nella sua fuga qualche camicia e un oggetto metallico pesante,che cadendo,per poco non ledeva la povera Aurora.
La giovane donna si chinò,cercando di capire di cosa si trattasse.Non fu difficile:era una spada,per fortuna infilata nel suo fodero.Una spada riccamente lavorata;l’elsa recava una strana forma,che le mani sensibili della pianista non tardarono a riconoscere come la macabra sagoma di un teschio…Aurora rabbrividì.I gentiluomini portavano le armi,è vero..ma lei non ne aveva mai toccata una:che uso ne aveva fatto Sindial? Quanto terrore era riuscito a incutere quell’elsa funerea?
Erik sopraggiunse dopo poco,attirato dalla confusione provocata dal micetto e dalla sua padrona.La trovò seduta sul letto che carezzava pensierosa l’arma.
-Hai trovato un tesoro,Aurora?-
Lei sussultò.
-Non aver paura…non intendevo rimproverarti…Mi domandavo cosa stessi pensando,così assorta sulla mia spada?-
Nel dir così,gliela prese dalle mani e la ripose nel guardaroba,richiudendolo.Poi sedette sul letto vicino a lei.
-Non ho mai avuto una spada tra le mani…- esordì lei –Mi domandavo…-
-Se io l’abbia mai usata?-
-Ogni gentiluomo ne ha una…- sembrò scusarlo lei,alzandosi.Lui la trattenne,rimanendo seduto.
-Chissà…forse l’ho usata per proteggere il mio re…o per salvare fanciulle in pericolo…A te cosa piacerebbe?-
-Salvare fanciulle…da che pericolo?...-
-Scegli tu…se ti piace questa idea…- Sindial era di buon umore:le cingeva la vita sottile con le grandi mani e voleva celiare con lei.
-Perché mi tratti come una bambina?- gli domandò lei,seria –Sono una donna…-
Anche lui si fece serio.
-Lo so che sei una donna…so quali infiniti abissi di sensibilità si celano in te…il dolore e il perdono…la comprensione,il dono stesso della vita …-
La fanciulla a sentirlo parlare così,rimase turbata,quasi pentita:
-Tu…mi hai reso tale…- gli disse.
-Io?...- l’uomo sorrise,modesto – Io ho contribuito solo in minima parte…-
-Mi hai insegnato il piacere e l’amore…- affermò lei,con forza.
Sospirando,lui la attirò a sé e la baciò.
-Sei una donna…la mia donna:condividi con me,alleviandola, una condanna che dovrei scontare da solo…Concedimi allora di viziarti,amor mio,come una bambina…-
-Io…vorrei …- Aurora era incerta – L’hai usata spesso,quella spada?-
Lui scosse il capo:
-No…-
-E’…per colpa della spada che…porti la maschera?-
Continuando a scuotere piano la testa,lui rispose di nuovo:
-No…-
-E’ forse per aver salvato una fanciulla in pericolo?-
-Una fanciulla?...-
-Poco più che una bambina…con una divisa grigia…?- Aurora non sapeva neppure come le fosse venuta quella strana idea.Forse tra le sue braccia sicure aveva avvertito qualcosa di familiare,che le aveva ricordato l’ignoto salvatore di quella notte;e se fosse stato così,che per salvare lei fosse rimasto sfigurato? Forse era quella la verità che lui non voleva rivelarle? Trepidava,in attesa della risposta,ma lui restò zitto:aveva capito bene la giovane a cosa alludeva,ma la verità che lei sperava di conoscere era solo una mistificazione distorta…
A capo basso,come riflettendo,si alzò dal letto e prese dal ripiano sull’organo il suo violino.
-Ti dirò qualcosa,di questa maschera…- Il suo viso aveva mutato espressione,era come impietrito,trasfigurato dal ricordo e dall’estro improvviso:l’archetto accarezzò le prime note,poi iniziò a frustarle in un crescendo di dolore,in un’ebbrezza violenta.
Agli occhi spenti di Aurora apparve una segreta storia di irrisione,umiliazioni,abbrutimento.
Come un animale braccato,rifiutato da tutti,deriso,un infelice cercava chi gli rivolgesse una sola parola gentile,chi gli mostrasse un po’ di compassione…Ma riceveva insulti,pedate e sputi in faccia;allora le sue mani divennero morse implacabili,e la sua ricerca d’amore divenne persecuzione,odio,distruzione…Improvvisamente Aurora ebbe davanti a sé l’immagine delle fiamme che divoravano ogni cosa:spaventata cercò di interrompere quella musica terribile.Lo richiamò con la voce,ma lui sembrava non sentire:
-Basta,basta Erik,per carità…-
Cercò di fermarlo,ma lui la respinse col braccio,mandandola a cadere sul letto.Poi proseguì,come invasato,fino all’ultima nota…nonostante i singhiozzi di lei.
Quando la musica finì,aveva il respiro affannato,e gemeva roco,proprio come una belva ferita.Abbassò le braccia,come arrendendosi,poi depose violino e archetto e uscì,distrutto,dalla stanza.
Aurora si calmò,poco a poco.Era spaventata di quello che aveva scatenato,addolorata per lui.
Lo chiamò,piano.Sapeva che doveva essere nell’altra stanza.Si alzò e cercò di raggiungere l’uscio.Lì,si fermò un attimo. Ripiegato su se stesso,col volto appoggiato sulle mani,senza maschera,Erik le apparve,esibendo il profilo sfigurato. Una pena infinita si impossessò del suo cuore,un attimo prima che il buio tornasse sui suoi occhi.
Con difficoltà lo raggiunse.
Lui sollevò la testa,cinico,col tono arrogante di chi non sa perdonarsi né chiedere aiuto:
- Ecco..ora hai conosciuto il vero Sindial…Sin Diavola:il figlio del diavolo…-
Lei gli carezzò la testa e iniziò a baciarlo piano,dappertutto.
-Non più amor mio…non più…- sussurrava,baciandogli la fronte,gli occhi,le guance;accarezzandolo. –Lasciami ancora essere la tua donna…Non respingermi…-
Incredulo lui la cinse,stringendola,abbandonandosi alla dolcezza inattesa del suo amore.
-…Oh Aurora…Dio doveva essere voltato da un’altra parte quando mi ha concesso di incontrarti…ha dato un angelo in pasto a un lupo…-
Lei cercò di zittirlo coi baci.
-Non parlare più,amor mio…non dirlo più…-
Erik le accarezzò la schiena con le grandi mani,poi finalmente le cercò le labbra,quelle labbra di miele che lui solo aveva baciato,che nessun altro avrebbe sfiorato mai…
Iniziò a baciarla piano ma mai sazio di quella sua bocca.
Ora sarebbe stata sua.Cercò la maschera,ma lei –intuendolo- gli fermò la mano.
-Non hai bisogno di indossarla…non ora…-
Gli mancò il fiato:seppe solo stringerle la testa tra le mani e baciarla ancora,disperatamente.Lei gli si strinse al collo e lui la sollevò tra le braccia ancora così.
Desiderò averla.La adagiò sul letto,si stese su di lei non smettendo mai di carezzarla e coprirla di baci.
-…C’ è il marchio dell’inferno in me Aurora,…sul mio viso e nel mio cuore...Ma tu sei la mia salvezza:il paradiso è essere una cosa sola con te…Saziarmi dei tuoi baci di miele,avvolgermi nella tua pelle di seta…Le tue mani adorate che suonano la mia musica,il tuo corpo di gazzella che vibra sotto il mio…-
Poi le sue mani avide le scoprirono le gambe e tutto il suo corpo fu proteso alla ricerca del piccolo varco nel corpo di lei,dove ogni frenesia sembrava trovare pace.Quando vi penetrò,Aurora gemette,come ogni volta,ricordandogli ancora che la sua innocenza gli era appartenuta per sempre.
Erik sapeva che il suo amore e la sua passione avrebbero trasformato quel gemito in un respiro di desiderio,ritmato al suo,in un crescendo parossistico che sarebbe esploso nella reciproca,totale gioia dell’appagamento…

Una dolce,tenera intimità aveva preso il posto della selvaggia passione di prima.Aurora era seduta sul letto,Erik sdraiato le cingeva i fianchi e la guardava adorante.Anche Leporello ora si era unito a loro,accoccolandosi nel grembo di lei.Carezzandolo Aurora disse:
-Non hai ancora visto l’abito che mi ha regalato Blanche…- poi,dopo una pausa –Sai?sono in pena per lei…credo che stia male,ma non lo dice per non intristirmi…-
-Cosa te lo fa pensare?- domandò lui,allungando una mano per giocherellare coi suoi capelli.
- Ha detto che era sicura che io sarei tornata a vedere…e che a primavera lo avrei indossato..ma forse lei non lo avrebbe visto…- la giovane abbassò il capo,malinconica.
-Sai? Quell’abito era suo..Lo teneva nel suo guardaroba,come un tesoro prezioso…Una volta che mi ci trovò a giocarci,mi rimproverò duramente…Credo sia legato a qualcosa del suo passato,qualcosa di incompiuto…Forse era un abito da sposa…-
-Allora non farmelo vedere…- disse lui,serio.
-Perché?- domandò lei,stupita.
-Perché quando sarà pronta la nostra casa,io ti sposerò… -



Ilia discese silenziosamente le scale e con cautela aprì la pesante porta del salone di Villa Segnier,dove la sera prima avevano cenato tutti insieme. Sgusciò all’interno e,nel silenzio,sistemò accuratamente un pacchetto sotto l’albero…
Un colpo di tosse lo fece sussultare.C’era già qualcuno,nella stanza.
-Scusatemi…non volevo esere indiscreto…- era Philippe,seduto davanti al fuoco del camino.
-Scusate voi…non volevo disturbare…- ribattè Ilia.
-E’ un regalo per Alphonsine?- domandò il ragazzo,contraddicendo un po’ l’affermazione iniziale.
-Mmm mmm- rispose l’ospite.
-Voi…siete il suo innamorato?
Il giovane russo scosse la testa.Prima che potesse parlare,però,Philippe continuò:
- Peccato!...Mi sarebbe piaciuto saperla meno sola,a Parigi…-
Ilia tirò un lungo respiro,quindi si accomodò accanto allo sfortunato ragazzo:
-Alphonsine ha un innamorato… ma non sono io… E’ il palcoscenico:è la sua passione,gioia,dolore… Finche avrà occhi solo per lui,preferisco esserle buon amico…-
-Ma allora…un giorno potreste anche amarla?-
Ilia abbassò il capo,pensieroso,poi guardò il fuoco nel camino:da un ceppo ormai spento,una fiamma sembrava rinascere nonostante tutto.
-Chi lo sa…un giorno…- disse,quasi tra sé.Poi si volse al suo interlocutore: -Ma se credete che sia sola,perché non le fate voi compagnia? Parigi non è lontanissima…-
Philippe fece un sorrisetto amaro e rassegnato:
-Ve lo ha detto lei,vero? Di convincermi a lasciare questa casa…-
-Siete maggiorenne,mi pare…- Ilia divagò.
-Non ancora…lo sarò tra otto mesi…almeno…sulla carta…- Philippe scuoteva il capo,sconsolato.Ilia Insistè.
-In ogni caso…non vedo perché non potreste venire con noi… Non c’è motivo,per non farvi venire…E sono sicuro che vostra madre…-
Philippe lo fermò col gesto della mano:
-Non mettete in difficoltà mia madre,vi prego…Già soffre abbastanza…-
Il giovane russo si mise a giocherellare nella cenere con l’attizzatoio,pensoso.
-Soffre perché vi vede sfiorire qui,prigioniero …-
-Se io dovessi partire e…disgraziatamente non tornare più,soffrirebbe il doppio…Perché mio padre glielo rinfaccerebbe come una colpa,per tutta la vita!-
-Non volete proprio provarci?- Ilia non aveva più molte ragioni da addurre.
-Provare cosa?- una voce inquisitoria,indiscreta si frappose alle loro.
-Buon giorno papà!- disse prontamente Philippe.
-Buon giorno Monsieur Segnier…-
-Si,buon giorno… allora? Di cosa parlavate,così in segreto?-
-Ho chiesto a vostro figlio di venire con noi a Parigi:ad Alphonsine farebbe piacere avere suo fratello vicino….- come in altri momenti,Semonov cercò di essere conciliante.
-Siete gentile,monsieur Semonov…- la risposta spiazzò un po’ il giovane – Sarei lieto di poter io stesso accompagnarvi tutti e tre al treno…se mio figlio fosse nelle condizioni di affrontare un viaggio simile…-
C’era qualcosa di insopportabile in quel suo tono,falso e lamentoso.
-Non è poi un viaggio lungo,monsieur…- insistè Ilia.
-No?...per voi,che godete di buona salute…Ma Philippe…sapete? Non riesce nemmeno a salire le scale …-
-Lo aiuterò io stesso…laddove ce ne fosse bisogno…- tentò di replicare Ilia.
-Lasciate stare,amico mio…- lo interruppe Philippe,guardando suo padre dare loro le spalle,quasi compiaciuto di poter troncare quella conversazione sul nascere.
Di lì a poco sopraggiunsero anche le donne e si iniziarono ad aprire i pacchetti disposti sotto l’albero.Nessuno si accorse che,approfittando del tramestio dei presenti,Philippe si era ritirato,umiliato nella sua stanza.
-Ilia…ma questo è per me?- Alphonsine aveva trovato il pacchetto sotto l’albero e lo stava aprendo. Era una stampa, in una graziosa cornice laccata:raffigurava Esmeralda danzante…Doveva essere una illustrazione tratta da qualche prezioso volume.
-E’ stato un pensiero molto carino…ma ho anch’io una cosuccia per voi…- disse la fanciulla,ringraziandolo e tirando fuori il suo regalo. Ilia lo aprì:era una sciarpa di raso color crema,con le iniziali ricamate finemente in oro bruno:Alphonsine gliela avvolse personalmente intorno al collo,sorridendo.
-Volete prendermi per la gola,Alphonsine?....oh…e l’avete ricamata personalmente con le vostre manine d’oro?- scherzò lui,prendendola in giro.
-Certo…la sera,di ritorno dal teatro,la passavo tutta a ricamare per voi…- Alphonsine assunse l’aria modesta della novizia che ricama,facendolo ridere,come sempre.
-Siete impareggiabile!- dovette ammettere il giovane,guardandola.-Venite,usciamo un po’ in giardino…-
Solo allora,voltandosi intorno,si accorsero che Philippe non c’era.Alphonsine ebbe un triste presentimento,ma non volle dargli peso.
-Sapete…abbiamo parlato di Parigi con vostro fratello…gli ho chiesto di nuovo di venire con noi,ma…-
-Ha detto di no?.. domanda superflua…-
-Già…poi è sopraggiunto vostro padre…-
-Ah!- la fanciulla era quasi spaventata all’idea di cosa potesse essere successo ancora.
-Ho provato a convincere anche lui…sembrava quasi…poi ha tirato fuori la storia che vostro fratello è troppo debole…-
Alphonsine scosse la testa,dolorosamente.
-E dov’è adesso Philippe?- chiese angosciata.
-Non so…forse è già in giardino…-
Lo cercarono in giardino,a lungo.
-Forse si è rintanato in biblioteca…- disse ancora speranzosa Alphonsine.
Corsero dentro. La porta della biblioteca era socchiusa e loro due si fermarono a prendere fiato,sollevati.
Dentro però,non c’era nessuno.
-Ilia…- Alphonsine era disperata,poi un grido d’aiuto confermò le sue paure.
Si precipitarono nell’ingresso. Ai piedi della scala la signora Segnier,che aveva gridato,ora supplicava Philippe di fermarsi.
Il ragazzo si era alzato dalla sua sedia e tenendosi con la destra alla balaustrata stava salendo le scale da solo.
-Philippe…fermati per carità…-
-Philippe…- Alphonsine unì la sua voce a quella della madre. – Ilia…fermatelo,aiutatelo…-
Philippe fulminò tutti con uno sguardo superbo:
-Non vi avvicinate,monsieur Semonov!- e continuò a salire,incurante del fiato che cominciava a spezzarglisi nei polmoni.
In cima alle scale apparve Arthur Segnier,col cipiglio infastidito di chi è stato disturbatodalla molestia altrui.Poi l’uomo si bloccò,impietrito,incapace egli stesso di intervenire,di sostenere lo sguardo serio di sfida di suo figlio.
- Philippe…Che cosa…?- tentò di apostrofarlo,poi tacque.
Solo il respiro ansante del ragazzo si avvertiva nel silenzio glaciale del salone.E Philippe continuò a salire,passo dopo passo,gradino dopo gradino.
Madame Segnier era rimasta come abbarbicata alla balaustrata,con le mani tese,sbiancate nella tensione angosciosa dell’attesa;accanto a lei,che la sosteneva ma paradossalmente cercava sostegno era rimasta Alphonsine.Ilia era fermo davanti alle scale,con lo sguardo fisso sul ragazzo;a un tratto qualcosa lo fece girare.Alle sue spalle il vecchio Joseph assisteva alla scena,addossato al muro,con le lacrime agli occhi.
Finalmente il giovane Segnier era arrivato all’ultimo gradino,le orecchie gli ronzavano e gli sembrava di sentire in gola il sapore salato del sangue.Ma era là;ritto davanti a suo padre,fissandolo senza dire una parola.
L’uomo deglutì,poi provò a dire:
-Ch..che cosa hai voluto dimostrare….con questa prodezza?sei un irresponsabile…e… -
-Niente paura,papà…Non andrò lo stesso a Parigi…-
Alphonsine e Ilia si erano lanciati ora per le scale e raggiunto Philippe si erano posti al suo fianco,sostenendolo.
-Invece tu verrai,Philippe!verrai via con me!- Alphonsine pronunciò queste parole guardando provocatoriamente suo padre.
-Ora andiamo a riposarci,Philippe…- disse preoccupato e sollecito Ilia. –Il treno partirà solo domattina…-
Il ragazzo lo guardò,sorrise grato ma scettico.Invece Ilia annuì,rassicurante:
-Avrete tempo per decidere…-

Alphonsine e Ilia avevano aiutato Philippe a raggiungere la sua stanza e,delicatamente,adagiarsi sul letto.Non seppero scambiare però neanche una parola con lui,perché madame Segnier sopravvenne:si fermò un attimo sulla soglia,a guardarlo con occhi disperatamente apprensivi,per poi avvicinarglisi e abbracciarlo,con espressione orgogliosa:
-Philippe…figlio mio…!-
Il ragazzo respirava ancora a fatica,ma piano piano il suo battito si andava regolarizzando:
-Mamma…mi spiace averti spaventato…-
-Sono fiera di te…ora però ….permettimi di accudirti…-
Il ragazzo sorrise accondiscendente,guardandola con gli occhi sognanti dell’innamorato.Ilia e Alphonsine si ritirarono.
-Aspettate…- li fermò il ragazzo sulla porta. -…Debbo ringraziarvi,Ilia…ma…non posso accettare il vostro invito per Parigi…-
-Ma perché,Philippe…perché non vuoi venire…?- gli domandò addolorata Alphonsine. –Ormai nessuno te lo può impedire!-
Lui le sorrise,amaro.Non parlò.Madame Segnier gli fece una carezza,preoccupata.
-Voglio restare vicino a nostra madre…- sospirò lui.
Alphonsine scosse la testa,come non riuscisse a capire ed uscì rabbiosa dalla stanza.
-Io comincio a preparare i bagagli!-
-Alphonsine!- la chiamò Ilia,poi scosse la testa e la seguì.

L’invisibile domestico di Sindial aveva bussato,introducendo discretamente il carrello della colazione nella stanza e interrompendo la loro conversazione;ma non interruppe il flusso dei pensieri di Aurora,né il tumulto impazzito del suo cuore che le parole di Erik avevano suscitato:”…quando sarà pronta la nostra casa,io ti sposerò…”
…Sposarsi…vivere insieme…all’uomo che amava…Lei,che viveva al buio? Il suo cuore gridava sì,sìì,SII’….ma la sua ragione la frenava… Che moglie avrebbe potuto essere? Aveva ormai scartato l’idea che un uomo potesse desiderare di dividere la sua vita accanto a un’inferma…
-Non vuoi fare colazione?- le chiese lui sollecito.
Aurora prese fiato:
-Sì…ma… permettimi di servirti…Ho raggiunto una certa autonomia,in queste cose…-
Lui le sorrise e la assecondò.
-D’accordo…-
La giovane si alzò dal letto e si avvicinò al carrello;trovò la teiera e ne versò una tazza,attenta a non mostrarsi maldestra. Poi la sollevò e la porse a Erik che continuava a osservarla,dolcemente compiaciuto.Le prese la tazza ,ma le trattenne la destra:
-Vieni qui…-poi si chinò a baciarla,con delicatezza. –Sei arrossita,ma non hai risposto ancora niente…perché?-
-…Sono confusa…e felice…- ammise lei,arrossendo di nuovo.
Lui non volle insistere:era un momento così intimo e piacevole quello…Continuò ad osservarla mentre si versava il tè,aggiungendo una punta di latte e tanto zucchero;ne assaporava un sorso,pensosa.Poi iniziava a imburrare dei crostini,ora sorridendo appena.
-Stamane ho fame…- le disse –mi offri una tartina?-
Aurora allora condivise con lui quella che aveva appena addentato,con un impasto di innocenza e malizia che Sindial non avrebbe creduto di poter mai gustare.
-Sarà così la nostra vita insieme,amor mio…- le sussurrò,come rispondendo ai dubbi che la donna nascondeva dentro di sé- Comincerà al mattino,con le tue labbra che sanno di marmellata…continuerà durante il giorno con le tue mani adorate che si esercitano al piano deliziandomi…proseguirà il pomeriggio,quando passeggeremo e io sosterrò il tuo fianco languido…fino a sera,quando stanco smetterò di comporre ispirato dalla tua bellezza….e mi addormenterò nella seta del tuo abbraccio innamorato…-
Queste parole erano miele,per Aurora;vide i suoi dubbi dileguare,come d’incanto…Vide la vita così come Erik gliel’aveva dipinta e non desiderò altro che di realizzarla,insieme a lui…
In quella il domestico indiano bussò stranamente deciso alla porta.
-Che succede,Harun?-
L’uomo a bassa voce comunicò qualcosa all’orecchio del padrone,ma non così piano che Aurora non sentisse il nome di Frau Brandrupp.
-Frau Brandrupp è qui?...come mai?- si era alzata,piuttosto agitata.
Sindial era andato nello studio e aveva trovato l’infermiera di Blanche visibilmente agitata.
-Che succede,frau Brandrupp?-
-Matame sta malissimo,monzieur…Perdonatemi se mi sono precipitata qui,ma…credo che… cercavo matamoizelle Aurora…-
Quest’ultima comparve sulla soglia:nessun dubbio possibile sulla sua presenza lì…Ma l’infermiera tedesca abbassò discretamente lo sguardo.
-Mio Dio:che succede a Blanche?- chiese angosciata la giovane.
-Ha perso conoscenza…-
Aurora si avvicinò a Erik,si appoggiò al suo braccio:
-Non temere…contatteremo i medici migliori…- la confortò lui.
-Perdonami…Debbo andare da lei,subito!- esclamò invece lei,decisa. –Frau Brandrupp,aiutatemi a vestirmi….Più tardi ,se Beatrice può raggiungermi con i bagagli…Non so quanto dovrò trattenermi…-
Non aggiunse altro,non si preoccupò del disappunto che la situazione aveva creato in Sindial,ma con la infermiera tedesca si affrettò verso la sua stanza.E dopo poco una carrozza le fermò sotto casa di madame Levigny.


-E’ in partenza il diretto per Parigi…i passeggeri sono invitati ad affrettarsi…-
La voce dell’addetto risuonava da un vagone all’altro del treno,richiamando l’attenzione degli ultimi viaggiatori ritardatari.Alphonsine e Ilia erano già sul treno,seduti negli stessi posti dell’andata,silenziosi.La giovane sospirava,pensierosa.Lui si limitava a osservarla,come in attesa.
Si erano trattenuti alla villa per alcuni altri giorni,sperando che Philippe si rimettesse e partisse con loro:avevano trascorso insieme il Capodanno,raccontandosi storie e cantando vecchie canzoni,proprio come se fossero stati in Russia;ma poi era sopraggiunto un telegramma di monsieur Sindial che,in termini piuttosto perentori,richiamava Ilia a Parigi.
-Mi spiace,Alphonsine…Non posso fermarmi oltre…-
-Se Philippe si ostina a non voler venire,rientrerò a Parigi con voi…- aveva risposto lei,ormai logorata da quell’inutile tira e molla tra lei e suo fratello.
-In carrozza,signori…- il capostazione sollecitava di nuovo chi si attardava ancora a salutare.
Era una mattinata livida:il nuovo anno,appena iniziato,aveva il colore e il calore di un damerino arrogante,che irride quanti lo avevano aspettato con la speranza di grandi cambiamenti.
La ballerina guardò fuori,sospirando ancora.Si interrogava sul da farsi:stava partendo,fuggiva ancora,preferendo lasciarsi alle spalle quella situazione di impasse nella quale si sentiva incapace di agire,coartata ad incassare,lei che era una lottatrice…
Forse,però,se fosse rimasta,se avesse per una volta ingaggiato la lotta,accettando le regole stabilite dagli altri,sarebbe riuscita a guadagnarsi la fiducia di Philippe e a condurlo davvero con sé. E se anche non fosse stato possibile,almeno sarebbe stata vicina a quel fratello che le aveva saputo dimostrare una forza che probabilmente lei stessa non avrebbe mai avuto…
Improvvisamente la ragazza si alzò dal suo posto,mentre i controllori già chiudevano le porte e il macchinista portava la caldaia al massimo.
-Ilia…aiutatemi…prendetemi il bagaglio…- esclamò. Ma il giovanotto quasi l’aveva prevenuta,seguendo i suoi pensieri attraverso il suo sguardo:era contento della decisone che Alphonsine stava prendendo…
-Capotreno…aspettate…la signorina non parte più!- aveva poi gridato,sporgendo la testa dal finestrino,un attimo prima che il capostazione emettesse il fatidico sibilo…
Le valigie vennero calate giù in fretta e un facchino,richiamato da un cenno di Ilia e da una lauta mancia,se ne occupò solerte.
Ilia e Alphonsine si strinsero la mano,sul predellino,sorridendosi:
-Non posso partire…voi capite?-
-Certo…E’ la decisione migliore Alphonsine…lasciate pure che Parigi vi attenda!-
Il rumore dei vagoni che sferragliando cominciavano a muoversi coprì quest’ultima battuta.Con lo sguardo Ilia seguì la bella figura della ballerina allontanarsi,poi ritornò al suo posto,e –serio- rilesse il telegramma di Sindial…poi sospirò e,socchiusi gli occhi,rivide l’Opera,il suo carismatico padrone,il palcoscenico,Aurora…


Sindial aveva dato a Frau Brandrupp disposizioni perché si provvedesse tempestivamente alla salute di madame Levigny;aveva affidato ad Harun il compito di accompagnare Aurora e l’infermiera tedesca,mettendolo a disposizione per qualsiasi adempimento esterno fosse loro utile.Fu il misterioso domestico che contattò Beatrice,la femme de chambre di madamoiselle de Guilerm,sollecitandola a raggiungere al più presto la padroncina,recando il resto del bagaglio rimasto a teatro.
Il padrone dell’Opera ora era solo e piuttosto contrariato:l’assenza di Ilia in quel momento pesava come un macigno e il primo pensiero dell’uomo fu di telegrafare per richiamare l’insostituibile segretario al suo fianco.
A partire da quella mattina,il teatro si sarebbe in breve riempito nuovamente:maestranze,commessi,impiegati…e soprattutto la compagnia che stava provando il Peer Gynt.Erik era preoccupato e nervoso:scese giù in platea e camminò tra le poltrone pensieroso,fino ad andarsi a sedere in prima fila,con gli occhi fissi alla scena.Era mattina,ma tutto rimaneva un po’ in penombra,una penombra ovattata,che confondeva i contorni delle cose,creando strane suggestioni…
Quel palcoscenico vuoto e silenzioso,con le quinte e i fondali ammonticchiati senza un ordine preciso,quell’odore,quel vuoto:l’uomo ritornò indietro con la mente,avvertì la vertigine sconfinata della sua antica solitudine…
A un tratto dal fondo della sala sentì avanzare qualcuno;si voltò e quasi sussultò:una fanciulla avanzava,con un pesante mantello schiuso su un abito violaceo la cui scollatura mostrava un decolletè dall’incarnato pallido e setoso come quello di una rosa…Aveva lunghi capelli ricci che le ricadevano fluenti dietro le spalle e una voce cristallina:
-C’è qualcuno?...qualcuno potrebbe prestarmi ascolto…-
Gli sembrò dicesse così e anche questo lo fece rabbrividire…gli tornò alla mente il suo richiamo disperato:nessuno mi ascolterebbe,se non lei…
-Per favore…sto cercando il direttore o il segretario…Non c’è nessuno?-
Sindial si alzò con mossa elastica dalla sua sedia,parandosi davanti a quella apparizione,egli stesso apparizione per lei:alto,elegante,e con quella strana maschera che gli nascondeva il profilo destro…
-Chi siete?- le domandò,con la sua voce profonda,fissandola inquisitorio.
La nuova venuta si bloccò a metà corridoio,posando la sacca da viaggio che portava con sé.
-Scusatemi se faccio irruzione così…ma…madame Giry mi aveva detto che qui all’Operà si stavano svolgendo dei provini e…-
Sindial avanzò verso la figuretta e si fermò qualche passo oltre lei,per osservarla meglio:
-madame..Giry?- chiese,incerto,incredulo.
-Si…faccio parte del gruppo delle Nove muse,monsieur…Mi chiamo Dolphine Durois…- disse porgendogli la destra.
In quella una porta sul fondo si aprì,forse per mano di uno degli addetti alle pulizie e una luce tagliò l’aria cadendo sul volto e sulla mano tesa della nuova arrivata.Lo strano incantesimo si dissolse:Erik ebbe di fronte una giovane donna sorridente,uguale a tante altre.
La mano della ragazza rimase a mezz’asta.Lui si chinò appena,salutandola:
-I provini inizieranno domani…-
-Voi…dovete essere monsieur Sindial…-domandò lei,arrossendo e sorridendogli timidamente.
Lui la guardò di nuovo:
-Siete molto perspicace,madamoiselle Durois…-disse,con un tono ironico e tagliente.
Dolphine abbassò la testa,schiarendosi appena la voce;forse aveva fatto una gaffe,riconoscendolo? Riprese da terra la valigetta che portava con sé e fece per congedarsi:
-Scusate…probabilmente vi ho importunato…Ero così ansiosa di affrontare il provino che mi sono precipitata qui,dal treno e…-
Lui si pentì di essere stato scortese:in fondo quella fanciulla non aveva nessuna colpa se per un attimo gli aveva evocato un altro tempo e un altro spazio…
-Scusatemi voi…Avete un alloggio,qui a Parigi?-
-Oh si…la mia famiglia mi aspetta e…- Dolphine si morse le labbra:forse se non avesse risposto subito,lui le avrebbe trovato posto in teatro?
-Bene…vi faccio accompagnare da un commesso…fermerà una vettura per voi…-
Così dicendo si allontanò,sparendo nella penombra.Di lì a poco un ragazzo raggiunse la fanciulla e,presole il bagaglio,l’accompagnò all’uscita.


Il treno da Brest giunse a Parigi in serata,una serata malinconica,con un vago sapore di smantellamento:il periodo di festa era finito,il freddo e il tran tran quotidiano avevano svuotato le strade.
Ilia si strinse nel suo soprabito scuro,sollevandone i baveri.Non volle prendere una carrozza,però;preferì andare a piedi,sentire il rumore dei suoi passi sull’acciottolato,rincorrere la propria ombra proiettata sulle pareti dei palazzi dalle luci nebbiose dei lampioni a gas.
A un tratto vide un bistrot aperto e decise di entrare a bere qualcosa di forte.
L’atmosfera dentro era fumosa quanto la strada fuori;ma c’era calore,quel calore indefinibile che nasce dalla compagnia improvvisata…
Mentre sorbiva il suo cognac,vide riflessa negli specchi del bancone una giovane donna che lo aveva affiancato:era graziosa,biondina,aggraziata, e naturalmente sfiorita.Probabilmente cercava qualcuno che le offrisse da bere,al quale restituire poi un po’ di calore e aveva messo gli occhi su di lui…
Ilia ripensò a un episodio che aveva condiviso con Sindial,tempo prima.Non aveva scritto nulla per tutto il viaggio,divorato da mille pensieri e preoccupazioni;ora gliene era tornata la voglia.
Sorrise alla donnetta,che sul principio equivocò,ricambiandogli il sorriso con un ammiccante occhiolino;le pagò da bere e andò a sedersi col suo taccuino a uno dei tavoli…

‘L’amore e il piacere.

La delusione d’amore che mi aveva marchiato a fuoco più di quanto non avrebbe potuto farmi il granduca Vladimir col suo spiedo,mi aveva reso per mesi piuttosto cinico nei rapporti con l’altro sesso.
Sapevo di piacere…Ora poi che mi accompagnavo a Sindial avevo tentato di imitarne il buon gusto nel vestire,la disinvoltura nell’essere elegante,la misura dei gesti. E sentivo che molte donne mi guardavano con desiderio,pronte a offrirmisi al mio primo cenno di interesse.
Per tutta risposta preferivo amori mercenari,quelli offerti a poco prezzo da donnine fragili e bisognose di denaro per sopravvivere.L’inganno di Masha era stato così amaro da assimilare che proiettavo lei in qualsiasi altra donna per bene,disprezzandole tutte.Meno moralista invece ero proprio nei confronti di chi offriva le sue,spesso povere,grazie per bisogno:in quei rapporti consumati in fretta e senza futuro,c’era per me la sola sincera umanità.
A Parigi mi ambientai in fretta e non appena ebbi un po’ di tempo per me seppi subito dove andarmi a cercare questi incontri fugaci,quando ne sentivo il desiderio:Pigalle era pieno di bistrot e locali in cui perdersi per una notte…
Una sera,all’uscita dall’Opera,quando ancora fervevano i lavori di restauro,Sindial inaspettatamente mi domandò:
-Dove scappate Ilia,quando vi lascio finalmente libero?-
-Giro per Parigi,Mont Martre,Pigalle…Volete venire con me,monsieur Sindial?-
Lui sembrò rifletterci,incuriosito.Avevamo viaggiato tanto insieme,magari pensò che avremmo potuto condividere anche una nottata nella Ville Lumiere.
-Vi seguo…- mi disse.
Montammo su una vettura pubblica che ci lasciò davanti a un locale famoso dell’epoca,un cafè chantant in cui si esibivano ballerinette,chanteuse,e artisti del doppio senso.
Il comico di turno cercava di attirare l’attenzione di un pubblico distratto,affamato solo di carne femminile ben esposta.Temetti che potesse apostrofare ironicamente Sindial,come faceva in genere quando qualche personaggio eccentrico si distingueva nel pubblico,ma fortunatamente bastò che scambiasse un’occhiata col mio accompagnatore perché la battuta gli morisse sulle labbra.
Intanto il mio principale osservava ogni cosa con uno sguardo indecifrabile.Ci andammo a sedere a un tavolino un po’ separato dagli altri e una dopo l’altra cominciarono a ronzarci intorno la sigaraia,la venditrice di violette,la venditrice di rose,la zingara che leggeva la mano…
e così via.
Finalmente a un tavolo vuoto accanto al nostro venne a sedersi una giovane donna.Non era volgare,ma l’ora insolita,l’aspetto e lo sguardo tradivano inconfondibilmente il suo malinconico mestiere.
Sindial sembrò notarla appena,però mi disse:
-Sembra che quella signorina cerchi la vostra compagnia…-
-Non ne sarei così sicuro…è voi che sta guardando,ora…-gli risposi.Un po’ per provocarlo,un po’ perché avevo notato davvero che madamoiselle era indecisa tra noi due.
-Me?...bè,perde il suo tempo…-
-Non è affatto brutta,direi…Non vi piace?-
Lui mi fissò,scrutò dentro di me riversandomi nell’anima l’abisso sconfinato della sua dolorosa esperienza.
-Che vuol dire ‘piacere’?...è graziosa,ma credete che mi darebbe soddisfazione pagare per avere il suo corpo?...-
Rimasi un attimo in silenzio.Lui continuò:
-So bene che per voi è un divertimeno come un altro…-
-No,qui debbo correggervi,monsieur…Spesso è un modo per sentirmi meno solo…-
C’eravamo alzati;Sindial aveva pagato il conto per noi e anche per la giovane prostituta.Questa si era alzata e gli andava incontro,convinta di dovergli gratitudine.
-Abito qui vicino,monsieur…possiamo andarci a piedi!-
-Grazie…ma forse vi accompagnerà il mio giovane amico…- ribattè lui.
Io mi limitai ad allungarle qualche altra moneta e lo seguii fuori.
Mi sembrò sparito nella nebbia,su cui la luce a gas dei lampioni riverberava senza illuminare.Poi sentii il suo passo rapido allontanarsi e lo chiamai:
-Sindial!-
Si era fermato ad aspettarmi appoggiato pensoso sul bordo di una fontana.
-Ebbene…?- mi chiese –Credevo che avreste preferito la compagnia di madamoiselle…-
-Stasera non mi sento solo…- gli risposi,guardandolo indagatore.Mi domandavo se mai lui avesse cercato come me quel tipo di legame a pagamento.
-Che ne sapete della solitudine Ilia?- mi rimproverò.-L’avete mai conosciuta davvero?-
Volevo rispondergli ‘sì’,ma sapevo che non avrei mai potuto paragonare il mio senso della solitudine all’abissale isolamento nel quale era stato costretto a vivere lui…
–La solitudine non si può cancellare accostando semplicemente due corpi estranei…- mi disse,con un tono amaro.
-No,ma quei due corpi possono darsi reciproco calore,possono riempire il vuoto per un po’,accostandosi…-
-Reciproco calore? Il soddisfacimento bestiale che scaturisce da un bisogno primitivo?...un piacere che nasce e muore consumandosi?...Non credete che tra un uomo e una donna debba esserci molto di più?Che è l’amore a rendere ogni carezza,ogni bacio,ogni amplesso uno scambio sublime in cui non si è più soli perché da due si è diventati una sola cosa,indissolubile,anima,corpo?…-
Abbassai la testa,ammettendolo.E mi stupii ancora,domandandomi come quell’uomo potesse sapere delle verità,senza forse averle mai sperimentate…
-Non sempre si trova l’amore,monsieur..a volte,quando si crede di averlo trovato,è solo un inganno,una mascherata…- gli dissi,confessandogli quanto aperta fosse ancora la mia ferita.-Allora meglio la sincerità del bisogno,meglio questo mercato squallido,ma onesto,dove la carne non può mentire…-
Lui sembrò guardarmi con indulgenza.
-Sia Semonov,forse avete ragione…Ne riparleremo quando vi innamorerete di nuovo e nessuna gentile donnina di strada sarà in grado di placare il vostro desiderio…’
Ilia smise di scrivere e maledisse tra sé quella battuta profetica.
Si alzò dal tavolino e,chiamata una vettura,si presentò a teatro.



Aurora sedeva al capezzale di Blanche stringendo la mano dell’anziana madrina,in attesa di un segnale di ripresa.
I medici consultati non avevano saputo suggerire una cura specifica:era evidente che il cuore logorato della dama perdeva colpi come tutte le macchine consumate dall’uso…Ma la pupilla di madame Blanche non voleva arrendersi,non ammetteva di rimanere impotente ad aspettare…
Stringeva quella mano rugosa,ma ancora calda e morbida,e ricordava ad alta voce quello che avevano passato insieme,nella speranza che alla cara compagna di vita tornasse l’impulso a condividere ancora un po’ di cammino insieme.
-Vi ricordate Blanche?…sono cinque,quasi sei anni… ero io l’ammalata e voi mi tenevate la mano,mi confortavate?-
Erano già passati sei anni da quella notte,la notte dell’incendio.Aurora ricordava bene lo spettacolo cui aveva assistito,ricordava il momento esatto in cui il buio era calato sui suoi occhi;poi tutto il resto era stato grida,tramestio,confusione…
Era rannicchiata in un angolo e l’unico rumore che la circondava ormai era quello del fuoco che divorava ogni cosa,avvicinandosi minaccioso a lei…
Chiedeva ancora aiuto,con il poco fiato che le rimaneva,quando qualcuno l’aveva trovata là:ricordava poco dell’ignoto salvatore,che l’aveva tratta in salvo dopo che lei aveva perso i sensi e –sottrattala alle fiamme- l’aveva poi affidata al buon cuore di un vetturino…
-Vi ricordate zia?...fu il vostro il primo nome che pronunciai,svegliandomi…Blanche,Blanche! E voi eravate già accanto a me,come sempre…Non lasciatemi ora,non così…-
-Ci siamo volute bene subito,Blanche…non vi ricordate? Da quel primo giorno che i miei mi condussero a casa vostra,qui a Parigi…e voi mi scopriste a volteggiare davanti allo specchio della vostra stanza da letto e suggeriste loro di iscrivermi alla scuola dell’Opera…Io forse non avrei osato chiederglielo:ma voi comprendeste subito quanto mi sarebbe piaciuto danzare…-
Alla fanciulla parve di sentire una stretta leggermente più forte;sollevò la testa,carezzò il viso della madrina,senza poterlo vedere,ma sentì sul ciglio della donna una lacrima…
-Ditemi che mi ascoltate,ditemi che non mi lascerete ancora,Blanche…Mi avete sopportato quando sono stata cinica,ribelle,cattiva, …e ora?ora che sono felice…Avevate ragione,sapete? Forse a primavera indosserò quel vostro abito…Ma voglio che voi lo vediate Blanche!-
La stretta si fece davvero forte,ora:Aurora non si ingannava.L’anziana dama combatteva di nuovo al fianco della sua protetta,riprendendo piano conoscenza…
Frau Brandrupp bussò piano alla porta:
-Matamoizelle,è qui il professor ******-
-Fatelo passare….- disse Aurora,sollevandosi dal letto della malata e cercando di sistemarsi alla meglio.Conosceva di fama quel nome:si trattava del miglior cardiologo di Francia…Nessun dubbio su chi lo avesse rintracciato e fatto arrivare fin là…


Prima di montare sulla vettura di cui il giovane commesso le teneva aperta la portiera,Dolphine si volse a guardare un attimo l’Opera.Era bellissimo,ora;classico e lineare,un tempio dell’arte nel quale presto anche lei,forse,sarebbe divenuta una vestale…
Finalmente la ragazza entrò nella vettura che,al trotto,la condusse attraverso i boulevards della capitale:non voleva tornare subito a casa…era troppo eccitata.Chiese al vetturino di invertire la direzione e di percorrere a ritroso il lungo senna.
Aveva appena spiovuto e un sole pallido rifletteva i suoi raggi timidi nell’acqua del fiume:Parigi le sorrideva,nonostante la pioggia…
Era così Dolphine:leggera come una farfalla,incapace di avvertire il senso profondo delle cose al di là delle apparenze…Era solare e briosa,ma sapeva di esserlo e se ne compiaceva.E aveva fatto della sua leggerezza un’arma per conquistare tutto ciò che desiderasse…
Non aveva l’ambizione volitiva di Alphonsine,né la tormentata passione per l’arte di Aurora.Per lei la danza,il canto,la musica erano soltanto il modo più piacevole di esibire la propria bellezza e la propria voglia di vivere.E la sua famiglia,incantata da sempre dai suoi vezzi e dalle moine che sapeva fare fin da piccola,le aveva consentito di coltivare questi ‘divertimenti’,non lesinando anzi di pagare i migliori maestri,di iscriverla alle più prestigiose scuole.
Dolphine guardò il suo viso riflesso nel vetro della portiera:era graziosa,aveva lunghi riccioli che le cascavano morbidamente sulle spalle e che poteva legare in mille acconciature diverse;occhi grandi dalle calde iridi castane;un nasetto dritto e una bocca sorridente.
-Si può dire di no a questi occhi? E a questo sorriso?- si domandò compiaciuta,conoscendo già la riposta a cui da sempre era abituata…
Finalmente la carrozza si fermò davanti al signorile portone di un elegante palazzo.Un inserviente in livrea venne ad aprirle la portiera,abbassò il predellino,le offrì la mano per aiutarla a scendere.
A casa avrebbe ricevuto un’accoglienza festosa.Tutti pendevano dalle sue labbra;tutti non aspettavano altro che riabbracciare la loro piccola Dolphine…
Negli occhi della fanciulla c’era una luce trionfale:era sicura che presto allo stuolo dei suoi adoranti congiunti,si sarebbero unite tante altre persone…


-Alla buon’ora,Semonov …-il tono di Sindial era di rimprovero.Le parole poche;la severità dei giorni peggiori.
-Scusate monsieur…ho preso il primo treno possibile,dopo aver ricevuto il vostro telegramma…-
Erik non disse niente,lo guardò appena per poi riprendere a osservare il lavoro dei macchinisti sul palcoscenico.
-Quel branco di incapaci non è in grado di far nulla da solo…mi stanno distruggendo il teatro!- digrignò,spazientito.
Ilia si schiarì la voce:
-Non sono venuto ieri sera perché ormai era tardi e…non volevo disturbarvi,sapendovi in compagnia…- si giustificò,continuando il discorso appena iniziato.
Sindial gli fece un’altra occhiataccia contrariata:
-Compagnia?...come vedete,sono solo:vi ho chiamato proprio per questo…- ora il suo tono era preoccupato,lo sguardo chino verso terra.
-E’ successo qualcosa ad Au…a madamoiselle De Guilerm??…-il giovanotto era visibilmente preoccupato,ma Sindial preferì non accorgersene.
-Madame Blanche è da l’altra notte priva di conoscenza…Aurora è corsa al suo capezzale…- disse,soppesando quasi le parole.
Diviso tra due sentimenti diversi,Ilia si sentì disorientato:immaginava la prostrazione di Aurora,ma capiva anche che Sindial ora aveva assoluto bisogno di lui.Fece un gesto che sembrava al tempo stesso di resa e di disponibilità,poi disse:
-Ora sono qui….ditemi cosa debbo fare…-
Guardando verso il palcoscenico,con espressione arcigna,l’altro rispose:
-Siamo indietro con l’allestimento del Peer Gynt,siamo indietro coi provini,…non abbiamo ancora trovato chi farà Anitra…a proposito,dov’è la bella Alphonsine,la nostra ‘etoile’? Si degna di presenziare le prove o è stanca del viaggio?-
Ilia deglutì.
-No…non è rientrata…- sillabò.
Sindial lo fulminò con lo sguardo:
-Non è con voi?...che cosa mi raccontate Ilia Semonov?- il malumore dell’impresario cominciava ad essere incontrollabile.
-Il telegramma parlava solo di me…- tentò di rispondere Ilia,supplicandolo con gli occhi di essere indulgente.
Sindial battè con forza rabbiosa il suo bastone per terra:
-Per Dio,Semonov…A tempo perso,in questo teatro si lavora anche…sapete?-
Così dicendo,avanzò verso il palco,inveendo con voce tagliente contro gli operai,che finirono per fare da capri espiatorii del suo sfogo e della sua ira.
Ilia lo inseguì,rientrando prontamente nel suo ruolo di diplomatico paciere,mettendo da parte ogni altro pensiero.
Dopo la sfuriata,Sindial diede poche secche disposizioni e rientrò nel suo studio,senza aggiungere altro.
Poco dopo Ilia lo raggiunse;bussò piano alla porta socchiusa e già dal tono con cui il suo principale ebbe pronunciato ‘avanti’ si rese conto che sarebbe stato più approcciabile.
-Se siete più calmo,ora…vorrei spiegarvi..-
Sindial,che era di spalle,col viso alla finestra,fece un cenno della mano,come a zittirlo:
-Non importa Ilia…mi racconterete in un altro momento…-
Poi si volse verso di lui,con altro sguardo:
-Debbo affidarvi diversi incarichi…intanto andrete a palazzo levigny tutte le mattine e tutte le sere e mi terrete informato della salute di madame Blanche…-
-Ma..non vorrete informarvi di persona?...-osò replicare il giovanotto.
Sindial rispose solo con lo sguardo,che non ammetteva ingerenze,soggiungendo:
-Farete come vi ho detto…Poi… andrete a cercare una certa…madamoiselle Durois…sarebbe venuta domani per il provino di accettazione nella compagnia…Voglio che venga oggi stesso…Dobbiamo assolutamente completare il cast per l’allestimento del Peer Gynt…-poi mormorò,quasi tra sé -Speriamo che madame Giry sia una garanzia sufficiente…
-Bene,vado subito!-
-Aspettate!- lo richiamò Sindial,poi –dopo una breve pausa- …Ho un’altra cosa,della massima fiducia…- e lo guardò con gli occhi complici dell’amico.
-Si?- rispose il giovane con un sorriso generoso.
-Ho qui il nome di alcune ditte immobiliari:le contatterete e cercherete una casa con queste caratteristiche…-
Così dicendo porse al segretario un elenco dettagliato,vergato di sua mano,fissandolo di nuovo con la sicurezza di aver riposto la propria fiducia nell’uomo migliore.
Ilia non disse niente,fece un cenno del capo che poteva essere di assenso,ma anche di commosso ringraziamento a quel burbero,ineffabile amico;poi si affrettò a uscire…

Avvertita tempestivamente da Ilia Semonov,Dolphine si presentò alle cinque in punto davanti alle porte dell’Opera,emozionata come non mai.
Questa volta trovò ad accoglierla il giovane segretario di monsieur Sindial,che –con la sua disinvolta cortesia –tentò di metterla a suo agio.Facile a dirsi:essere convocata così improvvisamente…La testa le scoppiava per tutte le domande che vi si affollavano.
-Prego,madamoiselle…accomodatevi nel back-stage…- la guidava intanto Ilia.
-Grazie…- Dolphine si guardava intorno,agitata ed eccitata insieme.
L’uomo la introdusse in un camerino,domandandole se avesse bisogno di qualcosa.La guardarobiera e la truccatrice erano a disposizione.
La giovanetta rispose con un attimo di ritardo,incantata dall’ambiente che la circondava.
-Oh si..grazie…-
Semonov la lasciò quindi sola,accostando discretamente la porta del camerino e andando a raggiungere Sindial in platea.
Dolphine si lasciò cadere sulla sedia,davanti allo specchio e si guardò,per un momento sconfortata.
Poi,lentamente iniziò a prepararsi.
Sulla scena c’era poca luce.Nella buca dell’orchestra il piano era appena illuminato.Dolphine avanzò,un po’ tremante e sporse il capo sperando di scorgere la testolina familiare di Aurora.Sapeva che lei e Alphonsine collaboravano quasi sempre alle selezioni.Ma purtroppo era il capo canuto di un maestro a intravedersi nella penombra.
-Venite avanti,madamoiselle Durois…vi aspettiamo…- disse una voce dal buio.
Dolphine deglutì,quindi avanzò.
Indossava un abito vagamente campestre:una gonna larga,un corpino scuro e stretto che metteva in evidenza il seno,una camicia bianca che maliziosamente ricadendo lasciava scoperta una spalla.
Di nuovo quella sua apparizione risultò stranamente conturbante.Ilia ebbe un brivido:per un attimo gli era sembrata identica alla giovane soprano Christine Daaè,della quale conosceva il ritratto stinto conservato in una vecchia locandina…
Il segretario guardò di sottecchi il suo principale;questi era rimasto impassibile,indecifrabile.
-Potete dirci cosa avete preparato,madamoiselle?- domandò,senza nessuna particolare inflessione nella voce.Ilia si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo:forse era ancora stanco del viaggio e della ripresa del lavoro a pieno ritmo:aveva avuto una sorta di allucinazione.
-Un brano dalla Giselle…ho qui lo spartito…ma,credevo che mi sarei esibita alla presenza di madamoiselle Segnier…che avrebbe suonato madamoiselle De Guilerm…-
-Mi spiace,madamoiselle…le vostre ex compagne di corso sono entrambe non disponibili…- rispose Ilia.
-Oh…ma…qualcosa di grave?- domandò ancora Dolphine.
Ilia fu fulminato da uno sguardo di Sindial.
-Magari ne parleremo dopo,madamoiselle…- si affrettò a dire,schiarendosi appena la voce.
La ballerina abbassò la testa,un po’ confusa.
-Scusatemi…sono pronta!-
La musica ebbe inizio e Dolphine seppe trasformarsi con delicata leggerezza in Giselle.Sindial ne osservò anche le espressioni del viso,per capire se fosse in grado di sostenere anche una parte recitata.Improvvisamente la interruppe:
-Bene così,madamoiselle….adesso vorrei che leggeste alcune battute…ve la sentite?..-
Dolphine era raggiante:leggere delle battute?ma allora le stavano proponendo una scrittura? Che carriera fulminante!
-Certamente…- e con la mano si sistemò i capelli,in un gesto vezzoso che tradì la sua consapevolezza di sé.
Ilia salì sulla scena e le porse un copione,indicandole le parti che avrebbe dovuto recitare.
-Sarò io a darvi la battuta,madamoiselle…- disse dalla platea Erik.
-Quando volete…-
La voce calda di Erik echeggiò dalla platea:
-Anitra!Intrepida figlia di Eva…Il tuo fascino è magnetico:ed io,che sono un uomo, vado alla ricerca dell’Eterno femminino’…Anìtra…sta a sentire…-
-La tua schiava è tutta orecchie…- ribattè Dolphine.
-Sei affascinante,bambina mia…Il profeta è trascinato verso di te…- così dicendo Sindial si alzò dalla sua poltrona e avanzò verso il palcoscenico.
-Sta’ lontano,che ti becco! Cosa vuoi?-
Con un balzo,l’uomo saltò sulla scena;Dolphine se lo trovò vicino,a pochi centimetri:
-Che cosa voglio?...giocare…al falco e la colomba!Per portarti via…e fare cose sciocche!-
La ballerina ebbe un attimo di esitazione,poi lesse:
-Dovresti vergognarti…un vecchio profeta!-
-(Andiamo madamoiselle…metteteci un po’ di carattere!)- la rimproverò Erik,poi le diede un’altra battuta:
-Sciocchezze! Il profeta non è vecchio,ochetta…e poi,non sai che anche i vecchi fanno certe cose?-
-Andiamo…voglio tornare a casa…-
L’impresario sollevò lo sguardo su di lei;aveva pronunciato quell’ultima frase come se a voler tornare a casa fosse proprio lei,spaventata come una timida colomba.
-Va bene,può bastare,madamoiselle…Naturalmente dovrete lavorare sul personaggio,ma la voce è sufficientemente gradevole e la pronunzia chiara…-
-Vuol dire..vuol dire che…?-la giovanetta non osava domandare.
-Da domani mattina presentatevi alle nove in teatro per le prove…Ilia,provvedete voi al contratto…-
Così dicendo,indossò il suo mantello e disparve dietro le quinte.
La nuova scritturata battè le mani,gioiosa.
-Oh monsieur Semonov…che felicità!- esclamò.
-Sono contento per voi,madamoiselle…volete seguirmi?-
Ma Dolphine volteggiava euforica sul palcoscenico,col sorriso radioso stampato sul viso.
Salendo le scale verso lo studio,la ballerina domandò nuovamente di Aurora e Alphonsine.
-Aurora è da sua zia,a palazzo Levigny…l’anziana dama non sta bene…Alphonsine rientrerà prossimamente a Parigi.-
-Oh,mi spiace per Aurora…- Dolphine sembrava sincera;ma presto il piccolo broncio sul viso si mutò in una espressione furbetta.Aveva in mente qualcosa.Lesse con attenzione il contratto e lo firmò,con una grafia tonda e floreale che ben si addiceva alla sua personalità.Quindi,piuttosto in fretta si congedò dal segretario di Sindial e,chiamato un commesso,gli chiese gentilmente di fermarle una vettura.



Aurora era seduta nella sua poltrona.Gli ultimi giorni erano stati faticosi,angoscianti.Non aveva mai smesso di vegliare la povera Blanche:ora era spossata,e tuttora inquieta.
Il professore sopraggiunto tempestivamente su invito di Erik aveva visitato con molta cura l’anziana ammalata,che era ancora in un torpore semiincosciente,nonostante di tanto in tanto sembrasse che le continue sollecitazioni della nipote le somministrassero improvvisi sprazzi di vita,o di voglia di vivere.
Alla fine il verdetto dello specialista era stato meno definitivo del previsto.L’uomo aveva proposto l’uso di farmaci sperimentali e aveva prescritto un protocollo di terapie molto rigide e da seguirsi scrupolosamente.Frau Brandrupp se ne era assunta la responsabilità e,per prima cosa,aveva spedito Aurora in un’altra stanza a riposare un po’,prima che a doversi curare fossero due e non una sola.
Dunque la giovane pianista era là,abbandonata sulla poltrona.Il trillo del campanellino di Leporello l’avvertì della presenza del micino:lo accolse nel suo grembo e,carezzandolo,ripensò al modo precipitoso con cui era scappata dal teatro,proprio nel momento in cui Erik…
-Madamoiselle Aurora?- i suoi pensieri furono interrotti.
-Che c’è Beatrice?-
-Una visita per lei…madamoiselle Dolphine Durois…-
La pianista per un attimo aveva sperato si trattasse di qualcun altro.Ma fu lieta e sorpresa dell’arrivo della sua vecchia compagna di corso.
-Falla accomodare…- disse,alzandosi.L’ospite impaziente aveva già varcato la soglia ed esclamava:
-Aurora!-
-Dolphine! Che sorpresa…-
Le due fanciulle si abbracciarono,poi la nuova venuta aiutò-con superflua sollecitudine- Aurora a riprendere posto nella poltrona,per accomodarsi vicino a lei.
-Aurora…ho saputo della povera Blanche…mi sono precipitata a salutarti,appena rientrata a casa…-
-Non dovevi,cara…avrai mille cose da fare,immagino…-
- Certo,ma un’amica viene prima di ogni altra cosa:saperti qui,sola,impegnata a sostenere la tua cara zia,tu poverina..- c’era una sgradevole sfumatura di pietà nella voce della giovane Durois.Aurora finse di non avvertirla.
-…nelle tue condizioni…- Dolphine rincarò la dose,ma la sua interlocutrice incassò educatamente. –Ma ora che sono a Parigi conta pure su di me…anche solo per tenerti informata delle novità dell’Opera…-
-Sei già stata all’Operà?- chiese,improvvisamente sulla difensiva Aurora.
Dolphine le strinse l’avambraccio ammiccando:
-Si…e,posso confessartelo? Sono qui anche per questo!...Lo so che forse non è il momento,ma se non racconto a qualcuno quello che mi è successo,scoppio!-
La pianista ebbe un sorriso di circostanza.
-Di che si tratta?...-
Dolphine si schiarì la voce:
-Ho incontrato monsieur Sindial!-
-Oh…-
La risposta di Aurora fu simile a un monosillabo strozzato;ma Dolphine non la ascoltò neppure,tutta intenta a raccontare,come un fiume in piena, il suo primo incontro col misterioso,affascinante,impenetrabile padrone dell’Opera.
-Mi guardò in un modo così strano,con quei suoi occhi verdi e profondi,due lame,due chiavi che schiudono qualsiasi forziere…-
-Ah si?...ha gli occhi verdi?- chiese con finta aria distratta l’interlocutrice.
-Non basta dire che sono verdi,Aurora:è uno sguardo quello che confonde,che penetra,che…-
-E cosa vi siete detti?- la interruppe con un certo impeto la pianista.
Dolphine rimase un po’ male,ma riprese subito con lo stesso slancio di prima:
-Bè,in quella circostanza quasi nulla…ma ieri sera il segretario di Sindial mi convocò per una audizione…Capisci? Su due piedi!..Aurora,io non vorrei illudermi,ma:credo proprio che ho fatto colpo!-
-Su monsieur Semonov?-
-ma che Semonov:su Sindial!...oh,da quando ho letto di lui sui giornali,io non desideravo altro che incontrarlo! Ed è proprio come immaginavo:affascinante,seducente…e quella eccentrica maschera…Come vorrei strappargliela !-
-Strappargliela?..non hai paura di ciò che potrebbe nascondere?- Aurora ebbe timore per Erik.
-Secondo me non nasconde nulla di così grave,sarà una eccentricità:un uomo così bello,magari celerà un piccolo sfregio dovuto –chissà- a qualche duello…- Dolphine aveva assunto una espressione sognante,immaginando mille sciocche fantasie da feuilleton,per giustificare la maschera di Erik.
-Secondo me,la usa semplicemente per non essere riconosciuto…- concluse infine.
-Bè,comunque credo sia giusto rispettare questo suo desiderio…- ammonì Aurora.
Dolphine fece spallucce. La sua ex compagna non capiva nulla,viveva in quel suo mondo buio e,di certo,non aveva idea delle schermaglie che possono esserci tra un uomo e una donna,nel rituale dell’amore.
-Un giorno io gliela toglierò…perché un giorno,Aurora,io credo che…-
Si chinò sull’amica e le confidò a bassa voce i suoi propositi:
-…avrò quell’uomo…-
-Oh…- alla pianista mancò il fiato:rabbia e risentimento,nonché un profondo senso di impotenza le attanagliavano il cuore.
-Come puoi esserne sicura…magari c’è già un’altra donna nella sua vita…- sillabò,con la gola che le doleva per il desiderio represso di piangere.
-…si,ne ho sentito parlare…Del resto un uomo come quello,non può certo rimanere solo a lungo…ha un’amante,ma finchè si tratta di un’amante…-
-Che intendi dire?- la voce della De guilerm era un soffio tremante.
Dolphine era spazientita. Andarsi a confidare con Aurora era una vera noia:ah,se ci fosse stata Alphonsine!
-Bè…mia cara,un’amante non è una moglie…E se questa fantomatica donna Sindial ancora non l’ha sposata,allora vuol dire che …- Dolphine rise,significativamente. Aurora rabbrividì.Poi sospirando forte,fece per congedare l’amica:
-Ho sottratto troppo tempo a Blanche,Dolphine….mi scuserai se ora…-
-Ma certo!- ribattè quella,prendendo il manicotto di pelliccia e il soprabito. –Scusami se ti ho annoiata con tutte queste sciocchezze…-
-Non mi hai annoiata affatto…- rispose timidamente l’altra.
-Sul serio?...allora tornerò per aggiornarti!- così dicendo baciò in fretta la padrona di casa e prese la via dell’uscita.
Sulla soglia incrociò Ilia Semonov.Questi la osservò,interrogativo,ma si limitò a salutarla con normale cortesia.
-A domattina,monsieur!- cinguettò lei,scappando.
-A domattina…mi annunciate Beatrice?-
-Entrate,madamoiselle De Guilerm vi aspetta…-


Ilia trovò Aurora in piedi,al centro della stanza:aveva un aspetto stanco,era pallida e sembrava come disorientata.Il giovanotto provò una istintiva tenerezza e avanzò verso di lei con slancio:
-Aurora!...-
-Ilia!- anche la fanciulla pronunciò il suo nome con grato affetto,felice di ritrovarselo accanto.
Semonov l’avrebbe abbracciata,ma frenò il suo trasporto.Le prese le mani e si chinò appena a sfiorarne una con le labbra,in segno di saluto.
-Mi dispiace…ho saputo di vostra zia e vengo a informarmi…monsieur Sindial vuole che gli riferisca giorno per giorno se ci siano miglioramenti…-
La fanciulla si sciolse dalla stretta del giovane amico,e fece un gesto di dubbio e impotenza con le mani.
-Il professor ******* sta sperimentando una nuova terapia…- rispose,sospirando,facendo qualche passo verso la finestra. Poi si girò di nuovo verso di lui e aggiunse:- Ma che volete,Ilia..per ora resta semincosciente…-
-Date tempo al tempo…magari è meglio così,intanto il suo fisico si ristabilisce e,poco alla volta,lei riprenderà tutte le funzioni…- la incoraggiò lui.
-Siete sempre così…così solare Ilia…ma,monsieur Sindial non potrebbe…-
-Venire di persona?- la prevenne lui. –E’ estremamente occupato,madamoiselle,e poi…-
-Forse è in collera con me?- domandò la giovane,timidamente.
-Con voi? Perché dovrebbe?- Ilia era stupito.
-…Non appena ho saputo di Blanche,sono corsa qui…senza pensare ad altro- ammise Aurora,chinando il capo.
Semonov riflettè un attimo sulla risposta:
-Monsieur Sindial è contrariato…l’allestimento del Peer Gynt presenta più difficoltà del previsto,Alphonsine non è rientrata ancora ed è stato necessario scritturare qualcun altro per sostituirla…Avervi vicino,in un momento come questo,lo renderebbe più sereno…invece non è così. E infatti è pressocchè inavvicinabile…- c’era una sfumatura di bonaria ironia in quest’ultima affermazione.
Anche la giovane donna ne rise appena.Poi però ritornò corrucciata e domandò:
-E chi sostituirà Alphonsine?-
-Bè…credevo lo sapeste…è appena uscita dalla porta…- Ilia aveva un tono di paterno rimprovero.
-Già…Dolphine…Vi sembra adatta alla parte?-
Ilia fece spallucce:in realtà non lo aveva convinto molto,ma…
-Forse,una volta capito il personaggio…però danza con leggerezza…-
Aurora annuì più volte col capo,come se ricordasse.
-Si…è molto leggera…- commentò – E… a monsieur Sindial,è piaciuta?-
Semonov capì,aggrottò appena le sopracciglia poi spianò la fronte,con un sospiro.
-Monsieur Sindial non ha avuto molte possibilità di scelta:Dolphine è il meno peggio,per ora…-
Aurora era indispettita.Si morse un po’ le labbra e,rimanendo di spalle,congedò il suo ospite:
-Se c’è così tanto da fare a teatro,non vi trattengo oltre,Ilia…Rassicurate monsieur Sindial:il professor ******* sta facendo tutto il possibile per mia zia Blanche…-
Il giovanotto si inchinò,prima di uscire:
-Riferirò…ma domani sera tornerò a cercare notizie.Non vi disturberò,se non potrete ricevermi:mi basterà contattare Frau Brandrupp o Beatrice…-
Quindi uscì. Aurora lo richiamò,prima che indossasse il soprabito:
-Ilia…perdonatemi…Sapete bene che qui siete sempre il benvenuto!- gli sorrise,apparendogli sul limitare della porta del salotto.Lui la fissò e un brivido gli attraversò il cuore,costringendolo ad abbassare subito gli occhi.
Quando li rialzò era tornato padrone di sé:
-Buona notte,Aurora…e,vi prego:riguardatevi…e smettete di fare cattivi pensieri!-
Quindi indossato il paletot,uscì in strada.Parigi era coperta di neve.

 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:33




Attraverso i viali della capitale,cui la neve e la luce opaca dei lampioni a gas davano riflessi madreperlacei,Ilia camminò pensoso,fino al suo appartamento.La Senna sembrava immobile,una lunga lastra specchiata;le foglie degli alberi biancheggiavano di brina,i suoni della città in movimento erano attutiti dal soffice manto di neve che copriva le strade.
Il giovane russo si stese sul letto,con gli occhi al soffitto:quello strano,ovattato silenzio lo turbava,alimentando le sue fantasie.Respirò profondamente,poi decise di mettere ancora nero su bianco un ennesimo capitolo della sua vita.

‘Aurora.

La ristrutturazione del teatro era ormai compiuta,quando una sera,leggendo distrattamente il giornale nella sala lettura del nostro albergo,Sindial mi apostrofò:
-Ilia,che ne direste di andare a Marsiglia?-
Andare a Marsiglia? Lasciarlo,proprio mentre i lavori erano sul punto di concludersi e il teatro aveva riassunto il suo aspetto di tempio dell’arte? Lasciarlo a gestire i rapporti con le maestranze,che avevo con estrema difficoltà tenuto insieme a ritmo di strappi e ricucite? Lasciarlo solo,a Parigi,in quella città nella quale continuava a muoversi mimetizzandosi nel buio,come un fantasma?
Lui,leggendomi forse nel pensiero,mi rassicurò:
-Vi prometto che per due giorni cercherò di non litigare con nessuno..anzi:me ne resterò buono ad aspettare il vostro ritorno…
Dubitavo dentro di me della reale sincerità di quella promessa,ma rimasi zitto in attesa di conoscere l’incarico che intendeva affidarmi.Avrei dovuto contattare l’ex maestra di danza dell’Opera,madame Magdalene Giry e proporle un contratto nel teatro ristrutturato.
Partii il mattino dopo e nel pomeriggio ebbi un abboccamento con la donna.
Il suo rifiuto,il disinteresse per l’esibizione del suo balletto,l’ansia di tornare nella capitale quanto prima mi avevano convinto a prendere la sera stessa il treno per Parigi…ma qualcuno mi fermò.
Quella sera conobbi Alphonsine Segnier…’
Ilia si fermò,sorrise:ripensò all’amica lasciata a Brest,che lo aveva conquistato con quella sua inaspettata decisione di rimanere a fianco al fratello,rinunciando per ora alla carriera.
‘Quando la conobbi,Alphonsine posava a ‘primadonna’ pur non essendolo:era spettacolarmente bella,procace,sicura di sé.Ed era un animale da palcoscenico,un animale di razza.
Mi divertiva,Alphonsine.Riuscivo a sapere sempre quali sarebbero state le sue reazioni e il mio piacere era provocarla…
Mi si offrì,ma sarebbe stato così facile prenderla che fare l’amore con lei non mi avrebbe lasciato nulla,come scrivere il suo nome sulla battigia,per vederlo scomparira nella risacca…E lo stesso sarebbe stato per lei:una ennesima esibizione,per un pubblico indistinto…
Fu lei a convincermi a rimanere per lo spettacolo.
Ma non fu per lei che rimasi anche per il bis…
Ero già uscito dalla platea e sorbivo un porto nel foyer,quando qualcosa attirò la mia attenzione.La musica di prima,certo…ma eseguita ora da un solista,al piano.
Rientrai in sala.Non era possibile vedere il pianista.Ma sulla scena c’era adesso di nuovo Alphonsine e la sua danza non sembrava più la stessa…come se l’estro divino,come se la passione che echeggiava nelle note fosse entrata in lei,la ballerina aveva perso contatto con l’umile terra e si librava,musa rediviva nell’aria…
Chi era quel divino musicista che poteva operare un tale miracolo?
Mi venne in mente Sindial:solo lui aveva il dono della musica così profondamente radicato nelle dita….almeno della ‘sua’ musica.Chi suonava quel piano invece riusciva a infondere alla musica altrui un non so che di magico,irripetibile…
Seppi che si trattava di una pianista.Desiderai conoscerla,assolutamente.Dovevo conoscerla.E doveva conoscerla Sindial!
Questo accadde,diverse settimane dopo,quando insieme ad Alphonsine e ad un’anziana dama,vidi scendere dal treno Aurora de Guilerm.
La prima volta che mi apparve,tra gli sbuffi fumosi della locomotiva,in stazione,mi sembrò quasi impalpabile….
Era bella,ma di una bellezza sfuggente,inafferrabile,che mi turbò;c’era grazia in ogni suo gesto;c’era delicatezza.
Il mio primo istinto fu di prendermi cura di lei,proteggerla…Ma lei sembrava non vedermi neppure!
Che cieco che sono stato! Cieco…e sprovveduto…
Ricordo quando feci per la prima volta il suo nome a Sindial:ebbi come una folgorazione,immediatamente li vidi vicini,ebbi la sicurezza che se solo lui l’avesse conosciuta…
Il mio amico si accorse del mio turbamento,ma non ebbi il coraggio di confessargli il mio pensiero:non volevo crederci nemmeno io…ma in quel momento seppi che lui non avrebbe potuto fare a meno di amarla,quando l’avesse sentita suonare…
Fu Sindial ad aprirmi gli occhi su Aurora:fu Aurora poi a rivelarmi il suo segreto.Sembrava non vedermi?la verità era che era cieca…Ricordo ancora il riso amaro con cui me lo confessò,forse fu quello il momento in cui catturò il mio cuore.
Il suo era già stato catturato da Sindial:solo lui era riuscito ad attraversare il buio in cui Aurora viveva,col suo passo sicuro di figlio delle tenebre e della notte;poi l’aveva presa per mano,poi si erano presi per mano e le loro due solitudini,fuse in uno scambio sublime,erano divenute un corpo e un’anima sola…
Nonostante tutto,ne fui felice.Non seppi ammettere nemmeno con me stesso che amavo anch’io Aurora.Mi convinsi di amarla come una sorella,così,con lo stesso affetto fraterno che mi legava a Sindial.
Fu ancora una volta lui ad aprirmi gli occhi:un giorno lo affrontai,rimproverandolo per non avere il coraggio di amarla alla luce del sole,come si conviene a un gentiluomo…
-Voi l’amate,vero Ilia?- mi domandò,spiazzandomi.
Che potevo fare? In qualche modo lo ammisi,ma finalmente gli dissi anche che Aurora non poteva amare altri che lui:lui,che non era un reietto,non un mostro,ma un artista che sapeva toccare le corde dell’anima…
Glielo rinfacciai con tutta la forza del mio cuore,del mio sentimento.
E in quel momento rinunciai ad Aurora,per sempre.Ma non smisi di amarla,per sempre.’


-Siete stato alla maison Levigny,ieri sera?-
Erik,seduto nel suo studio,accolse così quella mattina Ilia,appena entrato nella stanza.
-Si…certo…-
-Come stava?-
-Era pallida…stanca …-
Sindial sollevò su di lui il suo sguardo indagatore:
-Prego?-
-…Perdonatemi…credevo vi riferiste a madamoiselle Aurora…- il giovanotto deglutì,avvertendo una certa secchezza di labbra.Poi però si riebbe: -Madame Blanche è ancora semincosciente,ma il professor ******* non dispera…Ha adottato una terapia sperimentale…-
L’impresario annuì,fissando le carte che aveva davanti:
-E’ molto provata?-
-Non l’ho vista…- rispose Ilia,distratto.Poi capì: -Si…,secondo me non dorme quanto dovrebbe…Per fortuna frau Brandrupp ha preso in mano la situazione e l’ha costretta al riposo…-
-La vecchia Frau Bismark…- disse Erik sogghignando,alzandosi dalla scrivania.
Ilia lo affrontò:
-Non andrete a trovarla?...le farebbe piacere…-
-Lo so,Ilia….Credete che non lo desideri io stesso?...-
-Era rammaricata di essere scappata via…- Ilia ne prese le difese.
Sindial lo fissò,con quel suo sguardo pieno di sentimento.Poi scosse appena la testa.
-Troviamo presto quella casa,Ilia Semonov….- poi gli mise una mano sulla spalla,e si avviò con lui in teatro.



Aurora aveva invano tentato di prendere sonno:la tensione accumulata,la stanchezza,i cattivi pensieri l’avevano tenuta in uno stato di torpore agitato tutta la notte.Solo poco prima dell’alba si era addormentata:ed era tornato il suo incubo ricorrente…
Ecco il palcoscenico dell’Opera;ecco la musica di carne e sangue;Don Juan e Aminta stanno per incontrarsi,hanno quasi passato il punto di non ritorno…Ma Di nuovo Aminta strappa senza pietà la maschera dal volto dell’uomo che supplica il suo amore.
In quel momento il sogno si trasformò:invece del buio che a questo punto calava su tutto,ad Aurora sembrò di riconoscere quelle due figure sul ponte:una era Erik,il suo Erik….e l’altra? O no,Dolphine!
-No…non farlo!- gridò,invano sperando che Aminta non strappasse la maschera.E finalmente si sottrasse a quell’incubo,risvegliandosi sudata e sconvolta.
Aveva ancora il cuore in tumulto,il respiro affannato.Deglutì,cercando di calmarsi.Tenne la testa tra le mani,cercando di tornare in contatto col mondo intorno a sé.Il familiare tintinnio del collare di leporello la riportò alla realtà:abbracciò il gattino,cercandone il calore,ma mentre lo carezzava cominciò a riflettere…
Possibile? Possibile che quella fosse la verità? Sindial…era il fantasma dell’Opera?
No..il fantasma dell’Opera non esisteva più …,quell’infelice era morto nell’incendio,ne avevano trovato il corpo poco tempo prima…
Era stata la sua immaginazione malata,alimentata dalla gelosia,a farle vedere Erik là;erano state le sciocche parole di Dolphine,a proposito della sua maschera…
Eppure la sua musica,la sua passione tormentata….quante volte le erano sembrate familiari…
Se quella era la verità,era un segreto terribile…Aurora ne ebbe paura:scacciò via questo assurdo pensiero dalla mente…No,non poteva essere vero.Ma se anche lo fosse stato…
-Madamoiselle!-
Qualcuno bussava alla sua porta,interrompendo la ridda dei suoi pensieri.
-Si,Beatrice….- la giovane sospirò di sollievo;un contatto umano era quello che desiderava in quel momento.
-Posso servirvi la colazione?...Frau Brandrupp vi ricorda che stamane torna il professor ******* per una visita di controllo…-
-Ah…certo…entra pure…-
Di lì a poco,con la sua scampanellata decisa,il famoso luminare si annunciò.
Fu introdotto nella stanza di Blanche,che sembrava dormire.
-Posso restare,dottore?- gli chiese Aurora.
-Si,ma…accomodatevi su quella poltrona…e non interferite…-
Aveva un vocione burbero e la pianista immaginò un uomo alto e grosso,con barba,occhiali e volto sussiegoso.
Eppure quell’omone visitò la dama con estrema delicatezza e sollecitudine.Le auscultò il cuore,controllò la pressione,misurando ogni movimento,con un rispetto ammirevole,nonostante Blanche non collaborasse affatto.
-Uhmmm…- gli sentiva bofonchiare ogni tanto la padrona di casa.
Poi sentì che metteva da parte gli strumenti e chiudeva la sua valigetta.Si schiarì la voce,sollecitando una sua diagnosi.
-Allora…?-
-Credo che tra qualche giorno potrò sciogliere la prognosi…- dichiarò lui,soddisfatto.
-Dite davvero?- Aurora era incredula,poi riflettè.- Ma è senza conoscenza…?-
-Mia cara,è un sonno indotto…per consentire ai farmaci di curarla con maggiore effetto… Tra due o tre giorni,poco alla volta,la riporteremo alla piena coscienza..ma!- il medico alzò severamente l’indice – Niente colpi di testa,riposo assoluto,serenità….e in seguito un clima meno rigido,più adatto alla sua costituzione…-
La fanciulla sorrideva.Rimase accanto alla madrina,assopita,tenendole la mano,mentre il professore dava ancora disposizioni a frau Brandrupp e quindi si congedava.
L’infermiera tedesca si accostò ad Aurora e le toccò piano la spalla.
-Tomani foglio che foi uscite…basta qvesta clausura,bitte….Intesi?-



Alle nove in punto Dolphine fece il suo ingresso sul palcoscenico dell’Opera.Aveva dedicato tutta la serata precedente a scegliere l’abito da indossare,la pettinatura che le stesse meglio;davanti allo specchio aveva provato una serie di espressioni e smorfiette che sperava avrebbero fatto breccia ulteriore nel cuore di monsieur Sindial…e aveva completamente trascurato di leggere il copione,consapevole che –in fondo- non ci voleva molto a leggere due o tre battute e mandarle a memoria.
C’erano operai che andavano e venivano per sgombrare le quinte,il maestro di piano e diversi membri della compagnia che avrebbe messo in scena il Peer Gynt.La fanciulla si guardò intorno,delusa:dell’affascinante direttore del teatro nemmeno l’ombra…
Il tenore che avrebbe interpretato il protagonista si fece avanti e le si presentò:
-Herman Frederick,madamoiselle!-
-Dolphine Durois…-
Quindi l’uomo presentò gli altri artisti che erano con lui,mettendo a suo agio la nuova arrivata.
-Le hanno spiegato un po’ di che si tratta?-
Lei fece di no col capo:
-No…davvero…-
-Allora…vuole leggere il testo?-
-Aspetto che il regista mi dia le sue indicazioni…-
-Ah…- fu l’unico commento del cantante.
Mentre la compagnia rumoreggiava allegramente,all’improvviso in platea entrò qualcuno e il silenzio calò.
Dolphine non vedeva bene chi fosse entrato né dove fosse seduto;ma ebbe subito il presentimento che si trattasse di Sindial e del suo segretario.Il cuore le cominciò a battere più del previsto.
-Buon giorno,signori…possiamo cominciare quando volete!- disse infatti la voce di Semonov,dal fondo.
Il tenore domandò:
-Possiamo partire dalla Danza di Anitra,monsieur Sindial?E’ quella su cui dobbiamo lavorare di più….quella e la scena del gobbo…-
Sindial assentì.
-Bene herr Frederick, ….- rispose Ilia dal fondo
Dolphine si schiarì la voce:
-Scusate…ma…io ancora non ho capito bene come si svolge questa scena… Cioè…all’inizio devo ballare? E poi?-
Tutti si guardarono piuttosto contrariati,temendo la reazione dell’impresario.
Questi guardò eloquentemente Ilia.
-Non avete letto il copione che vi ho lasciato ieri?-
Dolphine fece una leziosa espressione da bambina colpevole:
-Mi dispiace…avrei dovuto leggerlo? Speravo ne avremmo parlato stamattina..sono imperdonabile…-
Con stupore dei presenti,Sindial rimase in silenzio. Un gelo minaccioso calò nel teatro.L’unica a non avvertirlo,fu Dolphine che ora ,facendosi ombra con la mano,cercava di individuare l’interlocutore in platea:
-Vi prego,monsieur…non sareste così gentile da….- Ecco,lo aveva inquadrato! Lo guardò coi grandi occhi da cerbiatta impaurita,impetrandone il perdono.
-Non perdiamo altro tempo,allora…Frederick,spiegatele voi la situazione e -quando madamoiselle si sentirà pronta – ci farà vedere una prova decente!- Erik dicendo questo,senza inflessione nella voce,si alzò e uscì dalla sala con passo deciso,seguito da Ilia.
Dolphine era delusa e mortificata.
-Siete stata fortunata madamoiselle…- commentò Herman – Con altre persone,avrebbe fatto il diavolo a quattro….-
-Dite?- domandò incredula lei.Ma ciò valse a farle ritornare il buon umore.


-Aspettate Sindial…dove andate?-
Ilia cercava di tener dietro al suo principale che si allontanava a passi rapidi avanti a lui,per sbollire la rabbia.
-Siete stato di una pazienza impagabile…Ma vi prego:non possiamo permetterci di non provare…-
Gli disse infine,prendendo fiato,quando lo ebbe raggiunto.
Erano sulla soglia della cappella:meccanicamente Ilia si segnò la fronte,Erik allora alzò lo sguardo sull’angelo della musica,illuminato in quel momento da un raggio di sole.
Pensò a quando Aurora lo aveva visto per un momento,insieme a lui,e sentì che lei gli mancava.
Quella notte non era riuscito a prendere sonno,angosciato da mille ricordi,alimentati anche dall’apparizione inquietante di Dolphine.Aveva provato a comporre,senza riuscirci.Allora si era avvolto nel suo mantello ed era uscito sul suo calesse,nella neve.
Era presto arrivato sotto le finestre della maison levigny;il cancello era chiuso,ma c’era ancora qualche lume acceso dietro le finestre:una ad una si erano spente tutte.
La casa ormai dormiva…
Aveva immaginato Aurora,addormentata con Leporello in grembo:sentiva l’odore dei suoi capelli,il tepore del suo respiro,le sue mani che giocavano piano con le pieghe delle lenzuola,poi si fermavano…
Era rientrato e si era seduto al suo organo:ecco la sua Psiche che prendeva corpo…L’ingenua fanciulla aveva voluto conoscere il volto del suo sposo e ora pagava,per aver contravvenuto la proibizione:era sola,nella foresta,disperata,e cercava aiuto.
La attendevano prove difficili,ma tanti piccoli amici la avrebbero aiutata…
All’alba Erik aveva concluso il secondo movimento del suo balletto.Era esausto,ma soddisfatto.
Ora desiderava tanto farlo conoscere ad Aurora…Ma quando? Non sopportava tutti quei contrattempi,non sopportava che le cose sfuggissero al suo controllo…
-Avete ragione Semonov…Ma preferisco che voi vi occupiate di quell’altra faccenda,ora…Rientrerò io,in sala…-
Ilia lo guardò:poteva lasciarlo solo?Oh si,in fondo,non era un bambino e dopo tutto aveva l’autorità per pretendere che la compagnia si desse da fare…
-Sta bene!- disse il giovanotto,serio.
I due uomini si guardarono:uno sguardo di reciproca fiducia,uno scambio solidale che diede sicurezza a entrambi.Poi presero ciascuno la sua strada.


Herman stava ancora spiegando a Dolphine il ruolo che avrebbe dovuto interpretare,quando Sindial rientrò in platea.
-Bene,signori….possiamo cominciare?- più che un invito,era un ordine perentorio.
Il tenore guardò la ballerina che annuì:
-Credi di si…- disse lei,a bassa voce.
-Si,monsieur…siamo pronti.-
Dopo di che l’uomo prese posizione sulla scena,recitanto il monologo introduttivo:Peer Gynt è in Egitto e si è improvvisato profeta,un profeta imbroglione e ingannatore,senza scrupoli come sempre.Ma ha trovato pane per i suoi denti:Anìtra,una seduttrice sensuale e avida,che gioca con le sue basse passioni e lo irride.
Herman - Peer Gynt presentò al pubblico Anitra,la bella danzatrice di cui si serviva per irretire i suoi ‘fedeli’ ma che lo ha irretito a sua volta:è lei l’eterno femminino che ogni uomo ricerca nella sua vita?
Finito il monologo,a poco a poco prese il via la musica:una danza giocosa,alternata a un refrain vagamente triste e suadente insieme.
Dolphine iniziò a danzare:un ballo grazioso,in cui le posizioni si susseguivano con leggiadria evidenziando la morbida grazia del suo corpo.
Col sottofondo della musica,poi iniziava la schermaglia amorosa tra Peer e la fanciulla.
Dolphine smise di danzare e lesse dal copione le sue battute.
Sindial osservava,insoddisfatto.Ma non interruppe la prova.
Solo quando il tenore ebbe pronunciato l’ultima battuta della scena,l’impresario si alzò dal suo posto.Dolphine colse subito il suo sguardo di disappunto e lo prevenne:
-Vi prego,monsieur…non mi giudicate da questa prima prova…so anch’io che non sono stata all’altezza delle aspettative…-
Quel suo modo di sottrarsi ai rimproveri,prevenendoli,spiazzava Erik:non c’era lo scontro aperto,come con Alphonsine;l’uomo si sentiva come inibito a infierire su di lei,che gettava subito le armi e si dichiarava disarmata e imbelle.
-Herr Frederick…credevo le aveste spiegato meglio di cosa si tratti…- disse allora,indirizzando sul malcapitato tenore il suo minaccioso scontento.
-Oh…ma lui lo ha senz’altro fatto…- disse ancora amabilmente la ballerina,mettendosi tra i due – Sono io che ancora non ho messo a frutto bene le spiegazioni…Ma se voi,monsieur Sindial foste così gentile da indicarmi tutti gli errori che ho commesso…-
-Sta bene!...-troncò lui- La danza è pura esercitazione di stile,completamente dissociata dal personaggio,la recitazione è senza sfumature…Recitazione:pura lettura…!-
-Sono mortificata,ma vi do pienamente ragione monsieur..non sono scusabile…è solo che se voi poteste darmi qualche consiglio…Magari se leggessimo insieme di nuovo il testo,se potessi riascoltare con voi la musica… Sono sicura che voi avete già in mente quale potrebbe essere la maniera migliore di rappresentare questo personaggio…-
Questa volta Erik si spazientì:
-Madamoiselle...pretendete forse di dover essere il centro di ogni attenzione?Siete o no una professionista?uno spettacolo del genere nasce dall’armonica fusione delle singole energie artistiche di chi vi lavora…Qual è dunque il vostro contributo?-
Dolphin si morse le labbra.’Touchè’ pensò in cuor suo…dunque non era quella la via per accattivarsi la simpatia e l’attenzione dell’impresario.
-Vi prometto intanto che da domani avrò imparato le mie battute…- affermò solennemente.
-Da domani?...non interromperemo di provare finchè non le padroneggerete perfettamente!...almeno il recitativo va messo a punto entro stasera!-
Gli altri elementi della compagnia cominciarono a rumoreggiare.
-Scusate,monsieur…-si intromise la soprano che avrebbe coperto il ruolo di Solvieg – Potremmo provare noi,mentre madamoiselle qui si ritira nel suo camerino a studiare?- così dicendo fece un’occhiataccia a Dolphine,ingiungendole di fare quanto lei stava proponendo.
La ballerina prima di prendere iniziative, piantò gli occhi supplici su Sindial,che respirò profondamente,poi diede il suo consenso.
-Avete tempo due ore,madamoiselle…-le precisò.
-Grazie… ce la metterò tutta!- esclamò lei,scappando nel back stage.


Dolphine aveva solo finto di ritirarsi nel suo camerino.Ma dopo pochi minuti,approfittando della distrazione di tutti,era uscita furtiva chiudendosi la porta a chiave dietro le spalle.
Poi aveva preso la direzione dell’ala abitabile ed era sgusciata via dal teatro attraverso le scuderie.Si era avvolta in un ampio foulard per rendersi meno riconoscibile e,salita su una vettura che attendeva i clienti all’angolo della piazza,aveva dato l’indirizzo della maison Levigny.
Aurora l’avrebbe aiutata,come sempre!
Da quando erano compagne di corso alla scuola dell’Opera,fino alla collaborazione nel balletto delle ‘Nove muse’ ,Dolphine aveva sempre ascoltato le cose che diceva la De Guilerm.Si era accorta che spesso,anche da ragazzina,aveva delle intuizioni nella realizzazione delle coreografie quasi geniali,che stupivano la stessa madame Giry.A scuola le era stata sempre vicina,la aveva scelta come compagna di stanza,si era opportunamente schierata dalla sua parte nei piccoli scontri con la Segnier o con altre,per poter brillare della sua luce riflessa.
Dopo la disgrazia,quando si erano ritrovate a collaborare con Madame,Dolphine non aveva cambiato la sua strategia;si era nuovamente avvicinata ad Aurora,riversando su lei una sollecitudine a volte eccessiva e ricavandone in cambio consigli e suggerimenti che aveva sempre messo a segno con successo.
Quando la Giry le aveva detto che Aurora e Alphonsine erano tra le selezionatrici dei provini all’Opera era stata felice,perché avrebbe continuato a sfruttare con oculata sapienza la ormai sterile genialità dell’amica.
Era rimasta delusa,invece,quando non l’aveva trovata.Ma poi si era convinta che,avendo fatto colpo su Sindial,non avrebbe avuto bisogno di ricorrere a lei tanto spesso.
Non aveva avuto ragione.I consigli di Aurora erano indispensabili,ora più che mai.Ma come presentarsi a lei,adesso…sapendo quanto fosse impegnata ,corpo e mente,nella lotta alla malattia di madame Blanche?
-Oh..ci penserò quando me la troverò davanti…qualcosa inventerò!- pensò ad alta voce.
Ecco:era scesa dalla carrozza e stava per tirare la catena della campanella d’ingresso,quando sentì un certo tramestio:qualcuno stava uscendo…
Si ritirò dietro la cantonata,in maniera da poter sentire,non vista.
-Allora siamo intesi,Frau Brandrupp…Visto il miglioramento della paziente,tornerò a visitarla fra tre giorni,ma il decorso della cura è nelle vostre mani!-
Era il vocione del professor ******,che dava le ultime raccomandazioni,congedandosi.
-Perfetto!- pensò Dolphine. Poi attese ancora un po’,prima di suonare vigorosamente il campanello.



Le prove erano proseguite in maniera più soddisfacente,dopo l’uscita di scena dell’ultima arrivata.
Risentendo l’ultima battuta di Peer Gynt,Sindial per un attimo ebbe la sensazione di rivivere alcuni momenti di passione,condivisi con Aurora…
-Madre,sposa,vergine senza colpa né errore,nascondimi al sicuro nella tua anima…-
Il grandioso finale si era spento in un respiro intimo sulle note della ninna nanna di Solvieg,che la soprano aveva saputo interpretare con tanta delicata dolcezza da toccare i cuori di tutti i presenti:
-Dormi,mio adorato bambino…
Cullerò il mio bimbo e veglierò su lui
Quietamente,nel mio abbraccio ha ascoltato la mia canzone,
giocando con me per tutto questo tempo.
Non può restare attaccato al seno della sua mamma
per tutta la vita,ma il Signore lo benedice..
…lo lascia dormire pago sul mio cuore
per tutta la vita:è così stanco ora….-
Forse anche Erik come Peer Gynt aveva finalmente trovato se stesso;anche per lui era arrivato il momento di posare il capo stanco sul seno amorevole di una donna,una vera donna,nella cui anima trovare rifugio.
L’uomo sorrise,pensando alla cara immagine della pianista che per la prima volta gli aveva fatto sentire le musiche di Grieg e ricordò la sua voce cadenzata mentre ripeteva le strofe della canzone di Solvieg:
-L’inverno può passare,la primavera dileguare,l’estate inaridire,l’intero anno scivolare via…Tu tornerai da me,certamente,tu sarai mio…L’ho promesso:ti aspetterò senza mai perdere la fede…-
In quella Semonov scivolò piano al suo fianco,prendendo posto nella poltrona accanto a lui.
-Abbiamo finito,per ora Ilia…voi? Novità?-
Il giovane amiccò:
-Ho due buone notizie…La prima è che una delle agenzie mi ha già dato gli indirizzi di un paio di ville che possono fare al caso vostro…Se volete possiamo andare a visitarle nella pausa del pranzo…-
-E la seconda?-
-Forse tra qualche giorno il professor ******* scioglierà la prognosi…madame Blanche sta meglio…-
-Siete impagabile Ilia!...andiamo allora,credo che se concediamo una pausa,ve ne saranno tutti riconoscenti!- l’ironia dell’impresario era temperata dalla sincera gratitudine verso il sollecito collaboratore.


La carrozza riportava Sindial e Semonov in città a piccolo trotto.I due uomini tacevano,entrambi seguendo il corso dei propri pensieri.
Nonostante la buona volontà del giovane segretario,le case visitate nel pomeriggio non avevano soddisfatto l’impresario,che era tornato presto di cattivo umore,chiudendosi in un silenzio arcigno.
Il giovanotto guardò fuori e ripensò a tutti i viaggi condivisi con Sindial.Avvertiva che ormai erano prossimi a un capolinea e si domandava cosa sarebbe stata la sua vita futura,quale altra occasione gli avrebbe offerto? Era in una condizione strana,appagato ma al tempo stesso sospeso verso una svolta che non riusciva a immaginarsi. Abbassò gli occhi:prima o poi le strade sue e del suo misterioso amico avrebbero comunque dovuto dividersi? Ne provò un certo vuoto e rabbrividì:si sentiva ormai legato all’Operà,al suo mondo d’arte impastata a umanità,ai protagonisti e alle comparse che lo animavano.
-Che avete Ilia?-
La voce di Erik lo fece sobbalzare.
-Pensavo…pensavo al futuro…- confessò.
-…E non vi piace?-
-Non saprei Sindial:non riesco a immaginarmelo…Forse è questo che mi turba…-
-E’ facile immaginarlo:finirete il vostro libro…- affermò l’uomo.
Nella penombra Ilia riusciva solo a vedere i suoi occhi e il balenio leggero della maschera.
Erik guardò fuori dai vetri:Parigi si intravedeva oltre i viali.
-Non credete che questa città possa darvi ancora qualcosa?-
-Mi piacerebbe rimanere qui,si…- Semonov pensava a voce alta. Poi alzò gli occhi verso Sindial e gli sorrise,con quel suo sorriso solare e amichevole.
Erik lo ricambiò con un sorriso appena dissimulato e gli promise:
-Allora troverete ispirazione per un’altra storia…-
Erano finalmente arrivati.Sindial smontò agilmente e guardò il teatro.
-Debbo confessarvi che non ho voglia di assistere alle prove…l’idea di risentire madamoiselle Dolphine che recita le battute come fossero una poesiola di Natale mi irrita…-
-Non siate pessimista…magari ci stupirà…-
-No:stupirà voi…io rientro nello studio.Voglio terminare un lavoro entro stasera…Seguitate voi,per me:sono sicuro di potermi fidare del vostro giudizio… -Ilia si sentì onorato di questo riconoscimento;Erik riassunse il tono autoritario di sempre: -A prova finita andrete di nuovo alla Maison Levigny,ma prima passerete da me…-
Ciò detto Sindial si defilò verso il suo appartamento,gettandosi con aria insofferente il mantello dietro le spalle. Ilia sospirò,quindi entrò in platea.
Entrato nel suo studio,Erik si liberò del mantello e andò a prendere gli spartiti che aveva lasciato sull’organo.Li riguardò brevemente:sorrise,soddisfatto. Quindi sedette alla scrivania e iniziò a ricopiarli,perché Aurora potesse leggerli,con le sue dita delicate:il pensiero delle sue mani interruppe un attimo la febbrile attività dell’uomo,con un senso di languore e desiderio.Si sarebbe volentieri abbandonato a fantasticare sulla donna che amava,ma preferì darsi da fare invece,per lei,per la sua piccola Psiche. Sorridendo appena iniziò la sua opera,compiaciuto.
Lavorare così gli restituiva il buon umore,riempiva le sue ore,le sue notti solitarie da quando Aurora era rientrata dalla zia.E non si accorgeva nemmeno del tempo che passava:alle sue spalle il sole era tramontato ed era calata la sera,ma Erik voleva completare quella riscrittura…Era come quando i suoi giorni non erano scanditi se non dall’attesa,dal silenzio,dalla febbrile ricerca della musica del buio…Poteva rimanere seduto a picchiare sui tasti senza smettere mai,dimenticando ogni altra cosa,logorandosi l’anima e la carne e riversandole nelle sue note…Allora c’era Christine:era per lei,era di lei che parlava la sua musica.Di quell’amore rimasto irrealizzato…
Adesso invece c’era Aurora.Incredibile,indescrivibile,inaspettata gioia della sua vita…
-Monsieur Sindial?-
Un po’ stupito,l’uomo sollevò la testa dalle sue carte:
-Entrate Ilia… Ho quasi finito.-Così dicendo completò gli ultimi righi e scrisse nello stesso metodo una piccola dedica.
Poi prese una cartellina e mise il plico al sicuro da occhi indiscreti.Infine lo porse al suo collaboratore:
-Stasera avrete cura di consegnarlo a madamoiselle De Guilerm…-
-Bene…e,se mi chiedesse di voi?- chiese timidamente il giovanotto.
-…Non ve lo chiederà…Come è andata poi la prova?La Durois è riuscita a stupirvi?- domandò,ironico.
-Quando ha visto che non eravate in sala,ha improvvisamente avvertito un forte mal di testa…Ma domattina ha promesso scintille…- rispose Ilia,altrettanto malizioso.
Erik allora gli chiese,seriamente:
-Credete abbia fatto male a scritturarla?...quella sciocchina mi fa uno strano effetto…-
Ilia pensò di nuovo alla somiglianza tra Dolphine e Christine Daaè:non volle indagare,non volle andare a fondo.Il suo pensiero corse ad Aurora,istintivamente,prima che la ragione potesse controllarlo:non avrebbe mai tollerato che Sindial potesse farla soffrire…
-Certo le preferivo Alphonsine…- rispose,con uno strano tono nella voce.
Erik già pensava ad altro.
-Suvvia…affrettatevi…Arriverete tardi dalla levigny…-
-Vado subito!-



Semonov trovò Aurora intenta a suonare,seduta al suo vecchio pianoforte verticale.Beatrice avrebbe voluto annunciarlo,ma lui le chiese di non interrompere l’esecuzione.Entrò e andò ad appoggiarsi al ripiano dello strumento:notò subito con piacere che,forse rasserenata dalle ultime notizie rassicuranti, la giovanetta aveva un volto più disteso.
Quando la musica terminò,Ilia si annunziò con un colpetto di tosse:
- Buona sera,madamoiselle….-
-Oh…Ilia …non vi ho sentito arrivare…- Aurora si alzò,sorridendo.
-Non volevo interrompervi…che suonavate?..non credo di conoscerla…- mentiva,lui stesso l’aveva strimpellata tanto tempo prima.’Pensami,Ricordami…’
-Un’aria di un’opera…ma non la ricordo bene…Accomodatevi:sapete che zia Blanche sta meglio?-
-Si,stamane me lo ha riferito…-
-Dolphine?- lo interruppe Aurora.Si era seduta in poltrona e leporello le era balzato in grembo.
-Dolphine? Madamoiselle Durois?...No,veramente me lo ha riferito Frau Brandrupp…La Durois è stata qui?-
-Si,a metà mattina…Poverina era un po’ avvilita e mi ha chiesto un parere,per la parte di Anitra….-
-Già…speriamo che il vostro aiuto sia illuminante….- disse un po’ tra i denti e poco convinto Ilia.
Poi si accostò alla fanciulla e le disse,abbassando un po’ la voce:
-Ho qualcosa per voi….-
-Per me?...- lei era meravigliata e divertita-
-Sono solo un latore….ve lo manda qualcuno che vi pensa sempre …-
Lei arrossì.Ilia desiderò tanto che quel rossore fosse destinato a lui,e sospirò.Poi però andò avanti:era contento di poterla rendere felice.
Le porse la cartellina.
-Apritela tranquillamente…siamo soli…- la rassicurò,poi si alzò e andò discretamente verso la finestra.
Aurora sfiorò l’intestazione:
‘Alla mia piccola Psiche..’
Poi le dita della fanciulla lessero lo spartito:era il secondo movimento del balletto…Erik lo aveva composto e ora le inviava una copia,perché lei per prima potesse conoscerlo e approvarlo…
Il primo impulso fu di tornare al piano ed eseguire quella musica.Ma poi si trattenne.
Ilia sembrò comprendere la sua esitazione.
-Credo sia meglio lasciarvi sola,adesso…Tornerò domani…-
Aurora gli confidò:
-Forse domani mi concederò una passeggiata,con Beatrice….Veramente eseguo gli ordini di Frau ‘Bismark’…-
Ilia rise.
-Bene…questa volta la frau mi trova perfettamente d’accordo…..Allora a domani sera…-
Così dicendo il giovane si congedò,sparendo di lì a poco in strada.
Aurora corse a sedersi al piano.Aprì lo spartito e cominciò a leggerlo con la sinistra e a suonarne l’armonia con la destra.A poco a poco lo padroneggiò e la musica nella sua interezza si diffuse nell’aria.
Ecco Psiche,curiosa,che contravviene alla proibizione:ai suoi occhi appare il volto di Amore,così bello che la giovanetta si incanta a guardarlo,stupita.E l’olio trabocca dalla lanterna,cadendo su quel volto divino:Eros si adira,ed è costratto a sparire…l’incanto è rotto,povera Psiche:ora che farai?
Disperata lo cercherai nella foresta,inseguirai le sue tracce:chi ti aiuterà?
La musica raccontava tutto questo.Disegnava il minaccioso intrico della foresta,il buio,la desolazione di Psiche:e anche la sua risolutezza…Avrebbe ritrovato Eros,il suo sposo,a qualunque costo!
Aurora suonava infondendo a quella musica già di per sé perfetta i palpiti e i turbamenti della sua anima sensibile:così essa acquistava mille sfumature,si sollevava dal piano e riempiva di sé la casa,la strada,la notte.
E nella notte,avvolto nel suo mantello,con le redini strette tra le mani,fermo il calesse sotto le finestre della Maison Levigny,Erik ascoltava…


La mattinata era fresca e nitida. Con l’aiuto di Beatrice Aurora indossò un grazioso abito chiaro,acconciò i capelli alla maniera preferita di Sindial,si avvolse in un elegante soprabito bordato di pelliccia e –ubbidendo a frau Brandrupp- uscì con la giovane domestica.
-Dove preferite andare,madamoiselle?-
-Prendiamo per il lungo Senna,Beatrice…- rispose la pianista,fingendosi distratta.In realtà lei sapeva bene dove avrebbe voluto arrivare:contava di raggiungere il teatro,magari in tempo per le prove…
Quella mattina anche Dolphine era di buon umore:aveva imparato bene le battute del suo personaggio e,in più,aveva la sicurezza che con la coreografia suggeritale da Aurora avrebbe riguadagnato la stima e l’attenzione dei colleghi …e avrebbe conquistato quella di Sindial.
Scelse un abito grazioso ma non appariscente;tutto il suo aspetto doveva esprimere mitezza e umiltà.Erano queste le doti che l’uomo della maschera aveva apprezzato in lei il giorno del primo incontro:ebbene le avrebbe esaltate al massimo…
Montò in carrozza e si presentò alle prove con un quarto d’ora di anticipo.Purtroppo in scena stavano montando dei quadri e mettendo appunto una serie di effetti di luce :Sindial era impegnatissimo e lei non tentò nemmeno di distoglierlo.Si limitò ad ammirarlo,elegante come sempre,benché in maniche di camicia,agile come una pantera muoversi tra le macchine,arrampicarsi tra i contrappesi,senza risparmiare energia.
Prima che lui si accorgesse della sua presenza,la ballerina scappò nel camerino a cambiarsi,e ripetè la parte e la danza,fin quando non sentì il back stage animarsi della presenza degli altri membri della compagnia.
Uscì dal suo camerino,salutò tutti con gentilezza e insieme a loro entrò sul palcoscenico.
-Buon giorno signori….abbiamo quasi finito:tra poco il palco sarà sgombro…- Erik salutò tutti con una insolita affabilità nella voce.Dolphine d’apprima ne fu lieta,poi pensò che forse era di buon umore perché aveva incontrato la sua fantomatica amante…
Di lì a poco l’uomo prese posto in platea affiancato dal solerte segretario,sopraggiunto da pochi minuti.
-Da cosa volete iniziare?- domandò Sindial ad alta voce,poi sottovoce chiese a Ilia – Tutto bene?novità da casa Levigny?-
-Dalla scena col re dei trolls…- rispose il tenore,dopo una veloce consultazione con i suoi colleghi.
-Ci sono appena passato…- ripose Ilia a bassa voce –Madame migliora un poco ogni giorno…madamoiselle Aurora era uscita…-
-Va bene!- Sindial aveva alzato di nuovo la voce,rivolgendosi a herr Frederick che attendeva sul palcoscenico. –Iniziate pure…-
Quindi stava per chiedere ragguagli a Ilia,quando si levò la voce di Dolphine:
-Scusate monsieur Sindial….io avrei desiderio di sottoporvi la mia interpretazione…ieri ho studiato tanto e….-
-Madamoiselle…quando sarà il momento,proverete!- troncò l’impresario,spazientito.Dolphine chinò il capo,docile e sottomessa. Quel suo atteggiamento ancora una volta turbò Erick,che si pentì di averla trattata con poco garbo.
-Cominciamo infine…- disse quindi,rivolto ai presenti.
LO spettacolo cresceva di intensità ogni giorno di più,sostenuto anche dalle scenografie fantastiche che Erik era riuscito a montare.L’attore – tenore,sostenuto dall’ambientazione suggestiva che lo circondava,diede il meglio di sé,strappando un applauso di autocompiacimento a tutta la compagnia quando concluse la scena col suo grido di rabbia e di sconfitta.
-Molto bene…- disse Erik. –Adesso ci sarebbe la scena col gobbo,ma su questa debbo ancora riflettere…Passiamo ai quadri successivi...Proviamo fino alla fine senza interromperci!-
I quadri successivi comprendevano l’esecuzione de ‘Il mattino’ e della scena della morte di AAse,la madre di Peer Gynt;poi sarebbe stata la volta di Anitra.
Beatrice aveva aiutato Aurora a salire le scale esterne del teatro e ora la accompagnava cautamente nella platea.
Entrarono durante la scena di AAse e nessuno si accorse di loro nel buio:era un momento molto toccante della storia e gli occhi di tutti erano fissi sulla scena.
Le nuove venute sedettero senza far rumore nelle poltrone dell’ultima fila.
-E’ entrato qualcuno Semonov?...- sussurrò Erik al segretario,nel passaggio da quella alla scena di Anitra.
-Non vedo nessuno….vado a controllare?- rispose Ilia. Ma Sindial lo fermò,tenendogli il braccio e inducendolo a guardare quello che accadeva sulla scena.
Dolphine aveva messo una fascia sugli occhi e danzava come se giocasse a mosca cieca…al momento di iniziare la schermaglia con Peer aveva finto di afferrarlo,s’era liberata della fascia e bendava lui,ridendo.
Frederick era rimasto interdetto.Erick invece si era alzato,entusiasta.
-Continuate Frederick,per Dio….non perdete le battute…- e aveva pronunciato la battuta del tenore al posto suo,per conservare il ritmo.
Dolphine era emozionatissima.Il duetto riuscì a concludersi,nonostante tutto.E alla fine Sindial applaudì:nel silenzio risuonarono pochi applausi sincopati.
-Sul serio vi è piaciuto,monsieur?- domandò estatica Dolphine.
-Certamente….una trovata inaspettata,ma davvero geniale…-
-Lo avevo capito,ma non osavo crederlo….Il vostro sguardo non mi inganna,monsieur Sindial…Riconosco il vostro disappunto…oggi ho incontrato la vostra approvazione…-
Ilia era furente,riusciva a stento a rimanere seduto.Avrebbe voluto svergognare quella piccola arrivista:sapeva benissimo che quell’idea non era sua…
Tentò di controllarsi.Magari Dolphine lo avrebbe dichiarato lei stessa,mostrando gratitudine per Aurora.
Ma questo non avvenne. E nell’attesa,Ilia sentì chiaramente la porta della platea aprirsi e richiudersi bruscamente.E capì.
-Ilia dove andate?- lo richiamò Erick,vedendolo alzarsi precipitosamente all’inseguimento di qualcuno.
Ilia era già fuori che cercava di raggiungere Aurora,almeno con lo sguardo.
- Madamoiselle De Guilerm! …Aurora!-
Ilia aveva individuato la giovane che,discese le scale,appoggiata al braccio di Beatrice stava per salire su una vettura.
Corse come un pazzo a rotta di collo e riuscì a bloccare la carrozza,in tempo per montarvi anche lui.
-Madamoiselle…perché state andando via?- disse col fiato che gli si spezzava in gola.
-Ilia?...-Aurora era disorientata. Riprese il controllo di sé,dissimulando: -Purtroppo mi sono accorta che era più tardi del previsto e…-
-Non potevate fermarvi nemmeno per un saluto?- domandò lui,con tono di rimprovero.
Lei sollevò le spalle.Era chiaro che stava tentando di nascondergli la tensione,il turbamento che covava in sé.
-Mi sembravate tutti molto concentrati sulle prove…- ribattè. –Per fortuna procedono meglio,ora…sbaglio?-
-Lo sapete benissimo perché: era vostra la coreografia di Anitra,vero?...Dolphine da sola non ci sarebbe mai arrivata…-
-Che importanza ha…in teoria io ho un contratto con l’Operà…-
-Ma il vostro lavoro merita il giusto riconoscimento…non può prendersene lei tutto il merito!- Ilia era furibondo.
-Che importanza può avere,Ilia…- ripetè lei,appena disincantata -Vi prego anzi di non dire nulla…- Allungò la mano e trovata quella di lui gliela strinse eloquentemente.Semonov sospirò,chiudendo gli occhi e serrando le labbra.
-Sindial non tarderà a capirlo da solo!- le rispose.Ma più che convinto,sembrava augurarselo con tutto il cuore.-E’ per questo che siete andata via,vero?- la incalzò.
Lei scosse il capo.
-No…anzi,ero contenta che ne fosse soddisfatto…- e sorrise.
Ilia aggrottò la fronte,interrogativamente:
-Allora…perché?-
Ma lei scosse il capo ancora,trattenendo le lacrime,senza dire altro.
-Debbo rientrare in teatro…- si scusò lui,amareggiato.
-Si…andate…E non datevi pena per me,Ilia…- gli raccomandò lei,congedandolo.-Ma vi prego:siate discreto come sempre!-
Lui accennò di si con la testa,poi si chinò a baciarle la mano e,smontato dalla carrozza,corse via lungo la scalinata.
Aurora pregò il vetturino di aumentare il passo e riportarla al più presto a casa.
Qui trovò ad attenderla il professor ******* e frau Brandrupp,quest’ultima visibilmente euforica.
La giovane donna si fece forza per essere gioviale verso l’inatteso ospite:
-Professore…buon giorno…-
-Buon giorno cara madamoiselle...vi attendevo:vostra zia pare abbia ripreso conoscenza…-
La buona notizia colse impreparata Aurora,che però ne fu subito contenta:
-Dite davvero? Posso vederla?...-
-Immaginando il vostro entusiasmo,vi ho prevenuta…entreremo insieme,piano e sarete così gentile da contenere le vostre e le sue emozioni…Siamo d’accordo?-
Aurora assentì:
-Certo…- ma già appoggiata al braccio del medico lo sospingeva verso la stanza di Blanche.


Rientrato in teatro,Ilia si accorse con sollievo che la prova era stata sospesa.Sindial doveva essere ritornato nel suo studio.Sul palco i macchinisti stava smontando alcune scene.A un tratto riconobbe Dolphine che scendeva la scaletta del palcoscenico e si preparava a uscire dal teatro.La aspettò davanti alla porta,per guardarla dritta negli occhi.
-Oh…monsieur Semonov…- esclamò lei,sussultando –Non vi avevo visto…Monsieur Sindial vi ha cercato,prima,ma eravate uscito…-
-Già…- le rispose,senza lasciarle libero il passaggio.
Lei sollevò gli occhini su di lui e domandò:
-Volevate dirmi qualcosa?-
-Solo che non mi piacete,madamoiselle Dolphine Durois…-
Lei rise,leggiadra:
-Intendete dire che non vi è piaciuta la mia prova? … non posso piacere a tutti…- in quel ‘tutti’ c’era una sfumatura di disprezzo,appena avvertibile.
-No:intendo dire che non mi piacete come persona…-
Dolphine sembrava ancora non capire:
-Poco male,monsieur Semonov…Non pensavo di dover accettare la vostra corte…-
Lui scosse la testa,sospirando spazientito:
-E’ davvero incredibile…Non capite quello che voglio dire o fingete di non capirlo?-
-Che importanza ha?...comunque rimane il fatto che non vi piaccio,no? Allora siate gentile:scansatevi e fatemi passare…abbiamo solo un’ora di pausa!-
Disarmato dalla assoluta indifferenza della ballerina,Ilia si fece da parte,lasciandola uscire.
Lei fece spallucce,guardandolo quasi irridente e se ne andò.
Rimasto solo in platea,Ilia rimuginò sui suoi sentimenti:era addolorato per Aurora,era infuriato con Dolphine e Sindial…e confusamente sentiva che gli mancava Alphonsine,la sua schietta provocatoria battuta,la sua combattività,la sua professionalità…
Si alzà di scatto dalla poltrona su cui era rimasto a riflettere e andò dritto nello studio del suo principale,entrando quasi senza aspettare il permesso.
-Semonov…dove eravate sparito?- gli disse Erik.
-Volevate sapere chi era entrato in teatro,no?...- rispose lui,piuttosto sgarbato.
Erik lo scrutò:
-E…?- si limità a domandare.
-…non lo immaginate?- gli chiese,con aria di sfida.
L’altro capì subito:
-Aurora?...e perché è andata via?...-
-E voi? Perché non andate mai a trovarla?perchè mandate me?...-
Erik era in piedi,la fronte appoggiata alla mano,pensieroso.
-Ilia…quando frau Brandrupp venne a chiamarci per Blanche…Aurora uscì dalla mia stanza,come si trovava...Naturalmente l’infermiera tedesca è discreta,ma…Non voglio che si parli di Aurora e me come due amanti…lei è molto di più:ma io conosco la facilità con cui si mettono le etichette alle persone…-
-Siete voi che l’avete messa in questa situazione…- ribattè severo il segretario.
Erik lo fulminò con lo sguardo:
-E’ vero…sono stato io…Ma sto cercando di rimediare:avremo la nostra casa e lei vivrà con me,protetta da tutto…Sarà la mia sposa,Ilia Semonov!- disse queste parole con forza,raccogliendo il tono di sfida del suo segretario.
Questi però sembrava disincantato.
-Aurora ha bisogno di vedervi…cioè,di incontrarvi…- si corresse,adirato con sé stesso per lo sbaglio maldestro.
Sindial lo stupì,stranamente remissivo:
-Stasera,dopo le prove.andremo insieme a trovarla…-
Ilia si aspettava un contraddittorio.Chinò il capo,sorridendo a metà tra l’imbarazzo e il sollievo.


Il professore ******* era andato via,lasciando ancora delle disposizioni severe:la convalescente andava seguita con pazienza e sollecitudine.Inoltre aveva ribadito che,appena fosse stata in grado di viaggiare,naturalmente in modo confortevole,madame Blanche andava trasferita sulla costa bretone,a Saint Michel,dove avrebbe giovato del clima e delle cure termali.
Aurora era contenta dei progressi di Blanche,ma pensava con apprensione al trasferimento:non avrebbe potuto esimersi dall’accompagnarla e provvedere almeno alla sua sistemazione presso un albergo,magari affidandola poi a Frau Brandrupp. Significava allontanarsi da Parigi per almeno due settimane…
Entrò nella stanza della zia e sedette al suo capezzale,prendendole delicatamente la mano:
-Aurora…bambina mia…- disse Blanche aprendo gli occhi.
-Blanche…-Aurora le strinse forte la mano.
-Siete pallida,stanca…mi spiace…-
-Adesso che state meglio,riposerò…-
-E state mangiando?-
-Zia!...siete guarita del tutto?- scherzò la pianista.
Blanche sorrise,riadagiandosi tra i cuscini.
-Anche se fate di tutto per trascurarvi,Aurora…siete sempre bella…-le disse sorridendo.
-Riposate ora:il professore è stato tassativo!...-
L’anziana dama richiuse gli occhi,mentre Aurora si tratteneva ancora vicino a lei.
Nel pomeriggio Blanche le chiese,inaspettatamente:
-Non suonereste ancora quel pezzo di ieri notte?-
La giovane aggrottò le ciclia interrogativamente:forse Blanche si sbagliava…la notte precedente era ancora semiincosciente…
-Quale dite?-
- Non saprei…Non lo avevo mai sentito prima…Ma mi faceva pensare a voi…-
-Adesso provo…-
Così andò nell’altra stanza e sedette al piano.Lo spartito di Erik era lì,aperto,ma Aurora lo aveva già memorizzato.Ebbe un attimo di incertezza,ripensando a quello che era accaduto in mattinata.La gelosia verso Dolphine l’aveva aggredita nel profondo del cuore:sentirle dire ancora che conosceva il suo sguardo…Ah,perché,perché lei non poteva vedere l’uomo che amava!Fino a quando lui lo avrebbe sopportato?Fino a quando non se ne sarebbe stancato?
La ragione le diceva che quei pensieri erano sciocchi e ingiustificati:sotto le sue mani aveva la prova ennesima dell’amore di Erik,della sua devozione…
Ma il desiderio di lui,l’istinto,il cuore,la stupida sensazione di essere inferiore a tutte le altre donne le impedivano di convincersi che erano solo ubbie,le sue…
Iniziò a suonare e presto si immedesimò in Psiche totalmente,abbandonandosi all’abbraccio della musica di Sindial.
Bussarono alla porta.Beatrice introdusse Ilia e Sindial nel salottino d’attesa,per andarli ad annunciare.Erik aveva riconosciuto la sua musica e fermò la cameriera:
-Non importa…aspetteremo che abbia finito…-
La ragazza si inchinò e uscì.
-Andate da lei,monsieur…- disse Ilia,con slancio.
Ma Erik lo aveva già preceduto.Il suo passo elegante varcò la porta,il suo odore lo annunciò.Aurora continuò a suonare,indugiando solo un attimo,incredula:forse si era lasciata suggestionare dalla musica,o forse…Le mani di lui sulle sue spalle,le sue labbra che le sfioravano i capelli le diedero la conferma.
-Oh Erik…- disse abbandonando la testa all’indietro,contro di lui.
Lui sedette accanto a lei,sul seggiolino,dal lato esterno.La guardò,tenendola stretta per le spalle,le baciò piano la fronte.
-Perdonami se vengo solo ora…- le sussurrò.
Aurora gli schiuse le labbra,desiderosa.Irresistibile. Erik vide Ilia di spalle davanti alla porta,come un angelo custode:allora si chinò sulla sua bocca e la baciò,con dolce tenerezza.
-Labbra di miele…Sai quanto ti desidero…ma non tentarmi,ti prego…-
Lei sorrise,estatica.Improvvisamente tutti i dubbi erano spariti,tutte le amarezze…Reclinò la testa sul suo petto e si lasciò andare al suo abbraccio caldo e rassicurante.
-Blanche sta meglio?- le domandò,sottovoce.
-Si…è fuori pericolo…- rispose soddisfatta,poi però si contrariò – Il dottore dice che deve andare a Saint Michel…io…dovrò accompagnarla…-
-Quando?- domandò lui staccandosi un po’ bruscamente da lei.
-Tra qualche giorno…- Aurora aveva il capo basso,si sentiva un po’ in colpa.-Non appena potrà viaggiare….ma starò via dieci,quindici giorni al massimo…- lo rassicurò.
Lui la strinse di nuovo,caramente.
-Ti farà bene andare sulla costa…tornerai più bella di prima…e quando tornerai…-
Il suo discorso fu interrotto da un’altra scampanellata. Ci fu del trambusto e loro due ebbero appena il tempo di separarsi e assumere un atteggiamento informale,metre Dolphine faceva il suo ingresso nella sala.
-Aurora…venivo a raccontarti… oh! Monsieur Sindial?!?Non mi sarei aspettata di trovarvi qui…-
-Monsieur Sindial e monsieur Semonov erano venuti a informarsi su mia zia….- disse Aurora.
Ilia intanto era ricomparso sulla porta e accennava a un saluto alla nuova arrivata.
-So che sta meglio…- disse Dolphine,distrattamente;poi si rivolse tutta civettuola a Sindial:-Monsieur che bello incontrarvi fuori del teatro…in questa veste insolita…-
-Grazie,ma non mi trattengo…stavo andando via,per l’appunto…-
-Di già?...-
-Si mi stavo congedando da madamoiselle De guilerm…-così dicendo prese la mano di Aurora,stringendola quell’attimo di più che voleva dire tante cose e sfiorandola appena con le labbra.
-Auguri per vostra zia,madamoiselle…e riguardatevi:abbiamo bisogno di voi…-
-Grazie monsieur Sindial.- rispose un po’ confusa Aurora – Spero di ritornare presto al mio lavoro,in teatro…-
-Ilia,voi vi fermate o venite con me?- chiese poi Sindial a Semonov.Questi era indeciso:non voleva che Dolphine amareggiasse ancora Aurora.Aveva una pessima influenza su di lei.
-Mi trattengo ancora un po’ se permettete…-
- Allora…- Eric aveva indossato il suo mantello e salutava dalla porta,ma il suo sguardo era fermo su Aurora,come una lunga,inarrestabile carezza.
Fu solo un attimo,poi l’uomo disparve nella strada.
Dolphine rimase un attimo sospettosa.Un pensiero assurdo le passò per la testa:che fosse proprio Aurora la fantomatica amante di Sindial?
Poi guardò l’amica:impossibile! Una creaturina fragile,una povera minorata…Che cosa avrebbe potuto dare a quell’uomo così affascinante,seducente…? Magari poverina ne era innamorata anche lei,forse? No…Aurora era come una bambina che viveva fuori dal mondo:incapace di dare o ricevere un amore che non fosse quello bonario della sua madrina…
Semonov era rimasto in casa con loro:ecco,quello magari poteva essere l’uomo per Aurora,un giovanotto belloccio,ma piuttosto insignificante.Un buon samaritano…
-Forse sono di troppo,Aurora?- domandò,con una punta di malizia,guardando Ilia.
-E perché Dolphine?...- rispose l’altra,inconsapevole.
La ballerina non insistè,come suo solito:non si spingeva mai oltre,contenendo la sua malizia e l’indiscrezione,con oculata misura.
-Già…perché?- le domandò infatti provocatoriamente Ilia.
-Non saprei…che sciocca,a volte parlo senza riflettere:magari tante visite tutte insieme…Non vorrei stancarti,né agitare tua zia…-
-Non preoccuparti…e raccontami invece:come è andata stamane?-
A questo punto Ilia,fissando eloquentemente Dolphine,esclamò,ironico:
-A questo punto,forse…sono io di troppo?-
-Bè,sapete…due amiche hanno tante piccole confidenze da farsi,vero Aurora?- disse quell’altra senza scomporsi e abbracciandosi complice ad Aurora.
-Ho proprio voglia di assistere a queste confidenze…- ribattè lui – Posso trattenermi Aurora?-
-Certo…Se permettete dico a Beatrice di servire il tè…- Così dicendo si allontanò dalla stanza.Entrò in quella di Blanche e si addossò al muro,cercando di riassaporare i pochi momenti divisi con Erik…



Rimasti nuovamente soli,Dolphine e Ilia si misurarono,senza scambiare una parola.La tensione di quel silenzio fu interrotta dall’ingresso di Beatrice che servì loro il tè,per poi allontanarsi discretamente,avvertendo che Aurora sarebbe sopraggiunta di lì a poco.
-Un pasticcino,madamoiselle?- disse infine il giovanotto.
-Grazie…- Dolphine lo addentò con naturale avidità,e per un momento la maschera da bambina vezzosa e innocua le cadde dal volto.Semonov in quel momento ebbe la certezza che Sindial non avrebbe mai potuto subire il fascino falso della ballerina e ne rise tra sé.
-Qualcosa vi diverte,monsieur?- Domandò lei,cortese.
Lui scosse la testa.
-Inseguivo i miei pensieri...-
-Bene,mi fa piacere che siate di buon umore…- Dolphine ignorarò la sfumatura di disprezzo che leggeva chiaramente negli occhi del suo interlocutore. –Ne approfitto per chiedervi se,secondo voi,il Peer Gynt debutterà prima o dopo Carnevale…-
-Credo a metà febbraio…- rispose lui,distratto.
-Oh che bello!- esclamò lei.
In quella Aurora rientrò nella stanza e Dolphine,prevenendo Ilia le andò incontro e col suo solito fare sollecito la accompagnò a sedersi.
-Come mai così entusiasta?- domandò la padrona di casa,incuriosita.
-Peer Gynt debutterà in coincidenza col mio compleanno…Sai? Divento maggiorenne!-
-Davvero?...quando?-
-Il ventuno febbraio…Ho in mente di organizzare una magnifica festa…alla quale dovrai partecipare anche tu!- aggiunse la ragazza,abbracciando complice Aurora.
Lei rimase perplessa,con un mezzo sorriso sul viso:
-Se sarò rientrata…- si giustificò.
-Dove andate?-
-Dove vai?- domandarono quasi all’unisono Ilia e Dolphine.
-Appena Blanche potrà,la accompagnerò a Saint Michel…-
Ilia la guardò,con rammarico:uno sguardo impercettibile,che non sarebbe sfuggito a Dolphine se non fosse stata presa dall’idea della festa…
-Ci tengo a che tu ritorni…- le ingiunse per tutta risposta.
Aurora sorrise.Beatrice entrò per comunicarle qualcosa e Ilia approfittò per prepararsi ad andare.
-Credo sia opportuno lasciarvi,ora,madamoiselle…-
-Vai via anche tu,Dolphine?-
-Bè,si è fatto tardi…ma posso trattenermi ancora un po’…se ti fa piacere…-
Semonov si morse le labbra.In ogni caso lasciò la casa di Blanche,allontanandosene a piedi,senza fretta.
Rimasta finalmente sola con l’amica,Dolphine le confidò,entusiasta:
-I tuoi consigli sono stati come sempre preziosissimi:stamane ho riguadagnato la stima di monsieur Sindial! Pensa che mi ha applaudito…-
-Davvero?...ne sono lieta…-
- Sai cosa ho in mente Aurora per il mio compleanno?- disse poi Dolphine,abbassando la voce ma a mala pena celando l’eccitazione.
-No…dimmi…-
-Pensavo a una ‘Masquerade’…una festa in maschera…!!!-
Aurora si irrigidì,avvertendo subito qualcosa di non detto.
-Come mai in maschera?-
-Bè…coincide col periodo di Carnevale …e poi…così lui non potrà esimersi…
-Lui..intendi monsieur…?-
Dolphine la prevenne:
-Certo,Sindial!saprò convincerlo,Aurora.è una festa in cui si sentirà a suo agio…-
Aurora sospirò.L’amica era troppo su di giri per accorgersene.O per capirne il vero motivo.
-Vedrai che anche per te organizzeremo una festa bellissima,quando compirai ventuno anni…quanto manca?-
-Due anni…- rispose la pianista,senza entusiasmo.
Dolphine la abbracciò:
-E comunque alla mia festa devi venire anche tu!-
Lei sorrise,piuttosto formale.
-Ora vado via Aurora…- disse infine congedandosi l’ospite. –Spero di rivederti prima che tu parta…magari per raccontarti qualche altra novità!-
Così dicendo,indossò il soprabito e uscì.


Qualche giorno dopo Sindial e Ilia si ritrovarono insieme a commentare le prove del Peer Gynt.
Il teatro era vuoto,perché la compagnia era in pausa.Seduti in due poltrone centrali,Ilia faceva un breve bilancio della situazione:
-Ormai abbiamo montato quasi tutta l’opera…Non avete preso decisioni sulla scena del gobbo…-
-Avrei un’idea…Vedete Ilia,sapendo giocare con intelligenza,l’acustica del teatro permette degli effetti molto suggestivi,ma…-
-Ma?-
-Ma a nessun artista farebbe piacere recitare senza essere visto…-
Ilia annuì.
-Sarei tentato di…eliminare questa scena,ma è troppo suggestiva…-
-Sindial,non ci girate attorno…- disse disinvolto Ilia,poi si morse le labbra,guardando il suo interlocutore. –Scusate…-
-Non abbiate timore,Semonov…credevo che tra di noi non esistesse più,questa soggezione…-
Il giovanotto lo guardò,piacevolmente stupito.Però anche confuso,inconsciamente.
-Che volevate dirmi,in fine?- lo sollecitò l’impresario,col brusco cipiglio abituale.
Ilia sorrise.
-Bè…perché non lo fate voi,il gobbo?non prestate la vostra voce alla sua ombra?-
L’uomo lo guardò e annuì,ammiccando.
-Ci stavo pensando…Una volta risolto questo,che vi pare della messa in scena?-
-Mi piace…anche se…- Ilia si interruppe.
-Anche se?’Non ci girate attorno,Semonov’…- lo provocò Sindial.
-Bè…avrei preferito che ci fosse anche Alphonsine:la vedevo perfetta nel ruolo di Anitra…-
Erik rimase un attimo in silenzio,poi :
-Non vi piace madamoiselle Durois,vero?-
-No..non mi piace affatto…- Ilia rispose istintivo.
-La sua parte la fa bene…non eravate voi a dirmi che ci avrebbe potuto stupire? E ora che lo ha fatto,perché non lo riconoscete?- lo incalzò l’altro.
Ilia sollevò le spalle,con disprezzo.
-La trovata della benda sugli occhi è stata davvero un colpo di genio…Io stesso ne sono rimasto colpito… Mi ero fatta una idea completamente diversa di madamoiselle Dolphine…l’avevo giudicata piuttosto sciocca…-
Ilia cominciò a dare segni di impazienza.
-Monsieur..se dobbiamo andare a vedere quella casa,forse faremmo bene a spicciarci…-
Sindial lo trattenne,scrutandolo negli occhi:
-Che cosa vi turba,Semonov?...Temete forse che una vaga somiglianza possa indurmi in inganno?-
Ilia sospirò:
-No,Sindial…vi stimo troppo per non essere sicuro della vostra capacità di giudizio…solo che non posso rispondervi come vorrei,per rispettare la volontà di una persona che mi ha chiesto di …essere discreto…-
Erik lo guardò,abbassò lo sguardo per riflettere,poi gli rispose:
-Bene,se questa persona vi ha chiesto ciò,è perché è sicura che il fatto che io sia o meno informato di qualcosa che ora non so non farebbe differenza…Non credete che abbia ragione ad esserne sicura,a fidarsi di me?-
Tra loro corse uno sguardo schietto ed eloquente.
-Si,ha ragione…- ammise Ilia – Ciò non toglie,però,che madamoiselle Durois continui a risultarmi sgradevole e infida…-
Erik sogghignò.Ma non aggiunse altro.


Una settimana dopo aver ripreso conoscenza,Blanche fu in grado di partire per Saint Michel.
Tutta la casa di rue de la Paix era in fermento per la partenza:Beatrice e frau Brandrupp facevano a gara ad occuparsi dei bagagli,dei trasporti,delle mille incombenze relative alla chiusura della casa.
Andavano e venivano,sollecite,ma distratte:solo Blanche aveva colto la titubanza di Aurora,visibilmente dubbiosa sull’esito che quel viaggio avrebbe avuto sulla sua vita.
-Aurora…non è necessario che voi rimaniate a lungo con me…sistematemi e poi rientrate a Parigi…-
-Blanche…siete così affettuosa,ma voglio essere sicura che stiate bene e non vi manchi nulla…-
La madrina la guardò:
-Farà bene anche a voi,un po’ d’aria di mare…vedrete!- le disse ancora,materna.
La giovane donna sorrise.Sarebbero partite nel primo pomeriggio.Si augurava che Ilia ne avesse informato Sindial e questi facesse in tempo a salutarla.Invece le ore passavano,e lui non arrivava ancora.
Seduta sulla poltrona,in mezzo ai bauli e con in braccio Leporello,la giovanetta pensava,logorata dall’attesa.
La sera prima aveva rivisto Dolphine.
Era entrata portando la solita aria di leggerezza e eccitazione.Aurora l’aveva immaginata,elegante e graziosa in un abito di velluto amaranto,intonato ai capelli e all’incarnato.
-Allora domani parti?...mi spiace,sai? Con chi mi confiderò,a chi racconterò le mie emozioni?-
-Dolphine,sei grande ormai…- l’aveva vagamente rimproverata.
-Io non crescerò mai del tutto!- aveva ribattuto lei e Aurora aveva immaginato la smorfietta che aveva accompagnato questa affermazione.
-Ma prima che tu vada…devo dirti l’ultima: Sindial farà il gobbo!-
-Come?-
-Si…presterà la voce al personaggio del gobbo,nel duetto con Peer Gynt…Oggi abbiamo provato!-
-Allora raccontami…ma:si esibisce sulla scena?-
-No…anzi,se debbo dirti dove sta,mentre recita…non saprei…Sulla scena si vede solo un antro buio e una luce rossastra che disegna un’ombra di uomo deforme sulla parete.Quando Sindial pronuncia le battute,la sua voce rimbomba in tutto il teatro…mamma mia,sembra il fantasma dell’Opera!-
Aurora rabbrividì.
-Che hai detto?- Chiese con un filo di voce.
-Scusami…-Dolphine era sinceramente pentita – Scusami,non volevo scherzare su…-
Aurora fece appena un gesto con la mano,per cercare di zittirla.
-Sono imperdonabile,lo so…per te quel nome è sinonimo di disgrazia…La mia povera Aurora!-
Così dicendo Dolphine aveva abbracciato forte l’amica.Aurora si ricompose.
-Va meglio…dimmi ancora di questa scena del gobbo..- era riuscita a dire.
-E’ bellissima…Sindial ha una voce profonda,che mette i brividi…il pubblico si sentirà abbracciare da quella voce,ne rimarrà colpito completamente…-
La pianista sorrise.Conosceva bene le note profonde e seducenti della voce di Erik…
- Aurora…-
Eccolo! Era arrivato in tempo!
Era ancora presa dai suoi pensieri quando quella sua voce di velluto l’aveva richiamata.
-Erik!-
-Perdonami se arrivo solo ora…era per riuscire a darti una cosa,prima che partissi…-
Lei gli aveva buttato le braccia al collo,quasi senza ascoltarlo.
-Dio,anima mia…- lui sospirò,abbracciandola con passione- Non fare così…-
Ma nel dirlo,già le sue labbra avevano incontrato quelle di lei,annegando in un bacio quasi disperato.
A malincuore,l’uomo si interruppe.
-Ti aspetterò..aspetterò che ritorni giorno dopo giorno…..-la confortò lui.
-Non mi tratterrò più del necessario…e al ritorno rientrerò a teatro…- lo rassicurò lei.
Lui la abbracciò,carezzandole i capelli:
-Forse non a teatro…- accennò,con una sfumatura di desiderio nella voce.
Quindi le mise tra le mani uno scatolino,raccomandandole:
-Aprilo quando sarai arrivata…- poi le sollevò il viso e fatalmente la baciò ancora,gustando il suo tenero abbandono.
-A presto…-




Il treno partì sollevando sbuffi di vapore e fumo e poco alla volta si allontanò oltre la volta della Garde du nor,fino a sparire in lontananza.
Ilia aveva seguito discretamente la trafila di imbarco delle viaggiatrici,assicurandosi che tutto procedesse confortevolmente.Quindi aveva visto il convoglio partire,ingoiando nel fumo la malinconia di quel distacco.
Sospirò,tornando sui suoi passi e tra i vapori caliginosi sollevati da un’altra locomotiva in partenza si imbattè inaspettatamente in Sindial:
-…Molto sollecito,come sempre,Ilia…- gli disse quello,leggermente sarcastico.
Il giovanotto abbassò un po’ il capo,colpevole.Poi lo rialzò,con un sospiro,cercando conforto alla sua pena proprio negli occhi di Erik.
Questi gli mise una mano sulla spalla,stringendogliela con energia,come a scuoterlo:
- Mancherà molto a entrambi…Ma avremo mille cose da fare con cui riempire il tempo…-
Ilia tornò padrone di sè,e gli sorrise,disponibile.
-Certo…avete ragione,come sempre… -
I due uomini uscirono insieme dalla stazione,poi montarono su una vettura che li riportò in fretta a teatro.
Erano già le cinque,ma la compagnia stava di nuovo provando e mettendo a punto l’opera.
Ilia cominciò a consultare delle carte,poi si avvicinò all’impresario chiedendo di potersi assentare.
Erik rimase solo.Col pensiero seguiva Aurora nel suo viaggio,ne immaginava l’arrivo.
Avrebbero alloggiato in un hotel che dava sulla spiaggia,guardando proprio all’isolotto con l’abbazia,quell’isolotto che la marea univa o separava dalla terra ferma,suggestivamente.
La marea…Per molto tempo la marea per lui erano stati i ricordi,che lo assalivano improvvisi,annegandolo…
-Maestro..- una voce lo richiamò,una voce apparentemente così familiare… Alzò lo sguardo:era Dolphine!
-Si?-
-Posso sedermi accanto a voi?...Non voglio disturbare…è che vorrei assistere dalla platea a qualche scena…-
-I posti non mancano,madamoiselle..- disse lui,permettendole col gesto di accomodarsi.
-E’ che….vorrei approfittarne per chiedervi qualcosa….-
Lui però la zittì con un gesto imperioso:c’era la scena di Peer Gynt e il re della montagna,col coro dei trolls che insegue l’eroe,lo incalza…
A fine quadro Dolphine applaudì,con l’entusiasmo di una bambina.
Lui la osservò.
-O maestro…è così bella quest’opera!- aveva poi esclamato lei. –E sono così contenta che debutteremo a febbraio:sapete? Compirò gli anni in concomitanza con le prime rappresentazioni…-
-Ah si?- l’interesse di Erik si smorzava.
-Ventun’anni…Ecco,volevo appunto chiedervi se…mi concedereste l’onore di…partecipare alla mia festa…-
-Festa?-
-Si… vi prego,monsieur Sindial…non dite subito di no…Non potete mancare:consideratelo un regalo,il solo regalo che vi chiedo….-
Lui trattenne a mala pena uno sbuffo di impazienza:
-Non mi piacciono le riunioni mondane…è raro che vi presenzi…-
Dolphine si imbronciò,esibendo dal suo repertorio l’ espressione più civettuola e seducente.
Erik sogghignò.Lei sembrò ignorarlo,però non insistè più di tanto.
Era la volta della scena del gobbo,Sindial si alzò e disparve nel buio:poi la sua voce si diffuse nel teatro,come quella di un arcano oracolo,profonda e misteriosa.Contro le grida infuriate di Peer,le sue battute secche risuonavano di una calma glaciale:
-Chi sei tu?-
-Io stesso…-
-Chi sei?....Cosa c’è sotto quella tua maschera?-
-Me stesso..puoi dire lo stesso di te?-
Dolphine rimase seduta a guardarsi intorno,piuttosto scoraggiata.Poi riflettè e decise di non darsi ancora per vinta.
Era il suo turno di provare.Si mosse aggraziata come sempre e cercò di essere molto seria e professionale.La sua prova però fu interrotta da Ilia che rientrava con la sarta e il rifornitore di costumi.
-Mi spiace interrompervi,signori…ma abbiamo poco tempo,come sapete:le stoffe sono arrivate,finalmente e la sarta ha bisogno di ciascuno di voi.
Dolphine trattenne a stento la stizza.Poi però fu subito interessata ai costumi.
-Mi chiedevo che cosa avremmo indossato…- domandò- Chi è il costumista?-
-Monsieur Sindial spesso disegna personalmente i costumi…- le rispose la soprano.
Dolphine esclamò,emozionata:
-Oh…è …è davvero l’uomo dai mille talenti!-


Qualche giorno dopo Erik trovò sulla sua scrivania,nella posta,una busta vergata a mano con tanto di sigillo gentilizio;la aprì,curioso e spazientito insieme e lesse:
-Sua Eccellenza il Conte Alexandre Duroy de Chapel è onorato di invitarla….-
Dolphine insisteva:aveva scomodato addirittura suo padre,per indurlo ad accettare l’invito a quella odiosa kermesse.
-E’ gradita una risposta.Il tema della Masquerade sarà il melodramma…-
Ilia lo trovò che scuoteva il capo,accigliato.
-Monsieur? Qualcosa non va…-
-Non lo avete ricevuto voi,Semonov,l’invito al Ballo in maschera?- il tono era sarcastico,come sempre.
-Non ho ancora aperto la posta…ma…?-
-Madamoiselle Dolphine compie ventun anni…e pretende di essere celebrata dall’opera al completo!-
-Ah…lo sapevo ma…un ballo in maschera?-
-Già…probabilmente lo ha fatto per farmi sentire a mio agio,no?- ironizzò Sindial.
Ilia sbuffò.Aveva un compito sgradito,doppiamente sgradito.Doveva convincere il principale ad accettare quelll’invito di cui lui stesso disapprovava il gusto e l’artefice.
Si schiarì la voce e già questo fece scattare sulle difensive l’uomo,che lo scrutò diffidente.
-Ebbene?-
-Sindial…purtroppo credo che non potrete esimervi…ormai ricoprite un ruolo sociale…-
Approfittando del fatto che l’altro non ribatteva nulla,Semonov continuò:
-In fondo basterà fare una comparsa di mezz’ora…-
-E di grazia…avete pensato anche al travestimento?- sotto il tono forzatamente cortese,covava un’ira malcelata. –O magari potrei presentarmi senza maschera…giusto per differenziarmi,come sempre?-
Gli occhi balenavano bagliori di rabbia repressa.Ilia abbassò la testa,ma non cedette:il suo ruolo era quello di curare le relazioni pubbliche di Sindial…
-Magari potreste chiedere il privilegio di non travestirvi…-
Sindial sogghignò,amaro e rassegnato.
-Già…ne avrò il privilegio…-
Ilia era confuso,anche addolorato:
-Perdonatemi Sindial…-
-Tacete Ilia…voi fate bene il vostro dovere…- gli riconobbe l’altro. –Usciamo,adesso…voglio cercare quello che sapete…-
Uscirono insieme dal teatro e montarono sul landò:
-Abbiamo visitato tutte le ville che le agenzie ci hanno proposto…Ora dovreste decidervi…- lo sollecitò il giovanotto.
-Ancora non ho trovato quello che avevo in mente….prima di decidermi voglio essere sicuro!-

Trascorsero la mattinata e il pomeriggio vagando per le lussureggianti campagne intorno alla capitale,ma Sindial rimaneva insoddisfatto.
-La prima che abbiamo vista era molto bella,monsieur…- Ilia era ormai stanco di quel girovagare a vuoto.
-Ditemi Ilia:riuscite a immaginarvi madamoiselle de Guilerm in quella casa?- lo rimbeccò l’altro.
Ilia si sforzò,ma dovette ammetterlo:no,non era la casa per Aurora…Sospirò,paziente.
Il sole ormai tramontava e sembrava fossero destinati a rientrare anche quel pomeriggio con un nulla di fatto. Invece a un tratto Ilia vide riflettersi sulla maschera argentea di Sindial uno strano barbaglìo rosso.
Prima di potersi rendere conto di cosa fosse,Erik aveva ordinato al cocchiere di fermare ed era smontato dalla carrozza,inoltrandosi in un viale di terra battuta.
Svoltando alle spalle di un tiglio,una visione spettacolare lo aveva fermato sui suoi passi.Al di là di un cancello alto e solenne,un viale:in fondo la facciata a un piano di una villa solitaria,apparentemente disabitata;una villa che sembrava incendiarsi al tramonto,mentre le vetrate dell’ingresso riflettevano sfavillando il rosso degli ultimi raggi del sole morente.
-Ilia!...venite a vedere!-
La voce di Sindial era imperiosa,come sempre:ma vi si celava una sfumatura di stupita eccitazione.
Il giovanotto era smontato già dalla vettura,ma si era fermato in attesa.Ora si mise sulle tracce di quel richiamo perentorio.
Fece in tempo a vedere Erik arrampicarsi con agilità sul cancello e scavalcarlo,passando dall’altra parte.
-Sindial!...aspettate!-
L’uomo gli fece cenno con la mano di seguirlo;fatto qualche passo si fermò,per aiutare Ilia a discendere dalla sua parte.Il giovane osservava incantato la casa scoperta dal suo principale.
-Sembra che sprigioni fuoco…-
-Già…- rispose Sindial,con lo sguardo esaltato,perso nell’immaginare chissà cosa.Poi tornò pragmatico ed energico come sempre e aggiunse:-Ilia dobbiamo scoprire chi è il proprietario…e comprarla! A qualunque prezzo…-
Ilia sospirò.Fece per avvicinarsi e sbirciare all’interno,ma Erik lo trattenne.
-Venite,non perdiamo tempo!...-
-Ma non volete sapere in che stato…?-
Sindial già lo aveva preso per un braccio e lo sospingeva verso il cancello.Di nuovo si arrampicarono,come due monelli e prima di andare via diedero un ultimo sguardo.La cara piccola immagine di Aurora sembrò materializzarsi sul porticato e poi sparire…



 
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view post Posted on 6/4/2008, 11:35
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L’Atlantico aveva accolto Aurora e Blanche nel suo abbraccio possente e caldo:nonostante fosse febbraio,il sole lambiva la costa quasi ogni giorno,rendendo la sabbia calda e l’aria già tiepida.L’odore di salmastro riempiva i polmoni dei fortunati ospiti della località,e lungo la riva,dove Aurora amava passeggiare durante il giorno,il vento sollevava nell’aria mille gocce di mare che impregnavano le vesti e i capelli di sale e salsedine.
Impressionante,quasi ogni sera,si ripeteva il miracolo della marea,che univa e separava l’isolotto di Saint Michel dalla terraferma,sommergendo il piccolo lembo di terra su cui si allungava una strada battuta da pochi pellegrini solitari che si inerpicavano sino all’abbazia.
Blanche aveva descritto con dovizia di particolari lo splendore e il fascino del luogo alla giovane pupilla.Ma se Aurora aveva dovuto solo immaginare lo spettacolo del’oceano,tutto il suo corpo ne percepiva l’odore e il canto delle onde,un canto che cresceva fino a divenire un urlo selvaggio,per poi placarsi e ricominciare lento e cullante con la risacca…
L’oceano,possente e indomabile,con quella sua voce ogni momento diversa,le ricordava Sindial.Lontana da lui,passava tutto il tempo che poteva lungo la riva,riflettendo.
Non appena giunta a Saint Michel,rimasta sola nella sua stanza,aveva aperto il misterioso scatolo che le aveva consegnato Erik prima di partire.All’apparenza le sembrava così leggero,da non contenere nulla,ed era incuriosita,perplessa:aprendolo si accorse del sorprendente contenuto:come in un teatro di carta,aprendo la scatola si apriva una sorta di scena,le stanze di una casa,ciascuna con la sua suppellettile…una tavola imbandita,un pianoforte,un letto matrimoniale…e all’interno di ogni ambiente si muoveva,passando magicamente da una stanza all’altra,una piccola Psiche…
Aurora sorrise:le sue mani riconobbero a rilievo gli oggetti e la piccola abitatrice della casa…con la quale Erik alludeva sempre a lei…
Si sentì amata,esattamente come lui avrebbe voluto.Di quel suo amore totalizzante...che ne faceva la sua donna e la sua bambina a un tempo,la bambina che gli piaceva viziare con mille piccole attenzioni… la donna che condivideva con lui ogni pena…
Seduto in una sdraio sulla terrazza dell’hotel,un uomo anziano osservava di lontano la figuretta di Aurora che,accompagnata da Beatrice,percorreva lentamente la riva.
L’uomo le seguì finchè l’occhio glielo permise,poi abbassò lo sguardo:era alto,in passato doveva essere stato robusto e aitante;ora invece era un po’ curvo,ma aveva ancora lunghi capelli e barba bianca,che lo rendevano affascinante.E dietro gli occhialini in filigrana,gli occhi di un azzurro profondo serbavano una forza di indagine e penetrazione che spesso costringeva l’inrerlocutore ad abbassare il suo sguardo.
-Il vostro tè,dottor Lagrange…-un cameriere in livrea bianca era apparso sulla terrazza e aveva distolto l’uomo dalle sue osservazioni silenziose.
-Grazie Alphonse… Dimmi,conosci quella madamoiselle laggiù?-
-Oui monsieur…è una cliente dell’albergo…E’ qui con madame Blanche Levigny,che è in cura presso il professor *******-
-Ah,madame Blanche…debbo averla incrociata un paio di volte…-
Il cameriere si abbassò e mormorò qualcosa all’orecchio del dottore.
-Lo avevo capito da me,Alphonse…grazie,comunque!- disse quello,malcelando un leggero fastidio nel tono di voce.
Quella sera il dottor Lagrange ebbe modo di intavolare una discussione leggera con madame Blanche,di quelle discussioni che nascono tra sconosciuti costretti alla promiscua condivisione di un luogo di soggiorno e cura.
-Eppure vi dico che il Mediterraneo è molto più affascinante dell’Atlantico…-
-Ho viaggiato abbastanza,dottore…ma non condivido il vostro punto di vista…-
Stavano ancora battibbeccando,quando sopraggiunsero Aurora e la fida Beatrice.La fanciulla indossava un abito in tessuto scozzese a quadri,che le fasciava il busto fino al colletto,impreziosito da un merletto candido;anche le maniche,lunghe e aderenti,erano decorate dalla stessa trina.Una fila di bottoncini partiva dalla vita e risaltava il suo personale,sottolineando la perfetta curva del seno.Il dottore la guardò ammirato:
- Blanche…è un po’ tardi e la serata è umida:non volete salire in camera?-
-Avete ragione Aurora…la compagnia piacevole mi ha distratta…Sono col dottore Lagrange…-
La fanciulla chinò il capo,in segno di saluto;il dottore si alzò in piedi,le prese la mano e accennò un galante baciamano:
-Incantato,madamoiselle….Vi ammiravo anche stamattina,passeggiare lungo la riva…-
Aurora rimase un po’ confusa,ma ringraziò:
-Siete molto gentile…spero di potermi fermare più a lungo,con voi,in un altro momento…-
-Con me? Volete intrattenervi con me,madamoiselle?...-ironizzò l’anziano signore. –Dubito che mi stiate dicendo la verità…tuttavia mi farà assai piacere potermi intrattenere ancora con vostra zia,se sarà possibile…-
Blanche fece un cenno di assenso,compiaciuta della schietta galanteria dell’occasionale coinquilino,quindi si congedò.



Sindial rientrava nel suo studio alla fine di una giornata piuttosto densa:l’allestimento del Peer Gynt era ormai completato,ma adesso si doveva rifinire tutto ciò che riguardava la messa in scena vera e propria,dai costumi alle scene,alla disposizione delle luci,agli effetti.Tutto era idealmente pronto,ma andava montato nell’insieme e limato,laddove fosse necessario.
Era stato a battagliare tra le maestranze,gli artisti e gli orchestrali,fidando nella propria autorità e nel senso di responsabilità degli altri;ma le beghe,spesso anche un po’ meschine,non erano mancate e lui stesso aveva perso le staffe un paio di volte,non risparmiando a nessuno la lama tagliente della sua sarcastica ironia.
Nonostante tutto la giornata si era conclusa:era stanco,svogliato.Desiderava chiudersi nella sua stanza,suonare,pensare a lei…alla sua piccola Psiche lontana.
Trafelato,lo raggiunse sulle scale Ilia Semonov.
-Monsieur…permettetemi…-
-Prendete fiato Ilia…Novità?-
-….si…- espirò il giovanotto.
Intanto erano giunti davanti alla porta:Erik l’aveva aperta e vi aveva introdotto il giovane segretario,che si accasciò sfinito sulla poltrona davanti alla scrivania.
Sindial si tolse il soprabito e la giacca,rimanendo in gilet e camicia,a osservare Ilia,con leggero bonario sarcasmo.
-Vi sto distruggendo,amico mio…forse dovreste andare in vacanza…-
-Non credo di potermelo ancora permettere…- rispose lui,calcando l’ironia del tono.
Erik scattò sulla difensiva e domandò,diffidente:
-Perché?-
-Perché…perché non è in vendita,monsieur….dobbiamo cercarne un’altra..- Ilia abbassò il capo,pronto a ricevere la reazione immaginabile del principale.Calò un gelo imbrazzante.Il giovanotto rialzò la testa e sbirciò il volto di Erik.Questi stava concentrando la sua rabbia e la cocente delusione in un respiro profondo e roco,lo sguardo feroce fisso in un punto indefinito.Poi,impassibile,domandò:
-Ragguagli?-
Ilia deglutì:
-E’ una casa che appartiene a un ex sostenitore della Comune…del quale non si sa più nulla…probabilmente morto durante i fatti di sangue o in esilio…I suoi legali non hanno avuto disposizioni di sorta.La villa rimane lì,finchè il tempo non l’avrà distrutta…-
-No,Ilia…non lo accetto! E se questo tale fosse morto?-
-Se si potesse dimostrare che è morto…allora la villa andrebbe all’incanto…-
-E se invece quest’uomo tornasse?-
-Avrebbe potuto tornare dopo la pacificazione e l’amnistia...ma non l’ha fatto…E’ sparito,dissolto nel nulla,come un fantasma…-
A Sindial brillarono gli occhi.
- Per un fantasma che si dissolve…un uomo potrebbe materializzarsi…-
Ilia ebbe un brivido:
-Cosa avete in mente,monsieur?-
- Non aveva parenti costui? Amici,compagni di vita?-
-La sua casata si è estinta con lui…No,nessun vivo che possa ricordarlo…-
-E come mai quella villa?-
- La villa era stata costruita da suo padre,che vi ha abitato con la moglie per diversi anni…Ora è vuota:dentro non c’è più nulla:quest’uomo l’ha spogliata di tutto,a poco a poco…lasciando solo l’involucro esterno…Pare fosse devastato da una passione amorosa per una popolana…ha consumato tutto quello che aveva….-
-Basta Ilia…Aveva un nome,quest’uomo?-
-Si…si chiamava Henry De La Revenge…-
Sindial ghignò,sinistro.
-Il nome adatto all’eroe di un romanzo….Vi avevo detto Ilia che avreste trovato altri motivi di ispirazione…-
Il giovanotto aprì le mani,in segno di resa.
-Avete paura,Ilia Semonov?..o siete con me?- l’uomo lo sfidò con lo sguardo.
-Sono con voi,Sindial…come sempre!- rispose quello,fiero e generoso come sempre.



Il dottor Lagrange sollevò le tendine della finestra della sua stanza:era un ospite abituale dell’albergo,cui ormai erano riservate tante piccole attenzioni,a partire dalla camera 112,al primo piano,sempre soleggiata e con una vista a perdita d’occhio sulla spiaggia,verso il monte dell’abbazia.
Il sole stava sorgendo sulla piccola località di mare:i suoi raggi tiepidi sfioravano delicati i flutti appena increspati dalla brezza del mattino:lungo la riva,a passi leggeri,languidi,si muoveva come ogni giorno la giovane ospite dell’hotel,madamoiselle De Guilerm,affiancata più che sostenuta dalla instancabile cameriera. Completava quel quadro grazioso un gattino,che inseguiva o precedeva entrambe.
A un tratto il professore vide Beatrice staccarsi dalla padrona e avanzare in fretta veso l’hotel:forse inviata a prendere qualcosa…Madamoiselle De Guilerm era rimasta sola,contro l’azzurro dell’orizzonte e il verde cupo dell’isolotto alle spalle.
Il dottor Lagrange infilò in fretta il panciotto e la giacca;uscì nel corridoio e si incamminò furtivo giù per la scala di servizio:sapeva che i camerieri accedevano facilmente dalla spiaggia alle camere…
Aurora aveva inviato Beatrice a prenderle uno scialle,per ripararsi dal vento che sulla riva soffiava inarrestabile.Era rimasta ad attendere la cameriera seduta sulla sabbia;in grembo leporello e tra le mani il magico scatolino di Sindial.
Avvertì qualcuno avvicinarsi e tentò di richiuderlo in fretta.
-C’è qualcuno?- aveva chiesto,un po’ ansiosa.
-Buon giorno madamoiselle…sono Lagrange,il dottor Lagrange…-
La giovane si sentì stranamente rasserenata:aveva nutrito un’istintiva fiducia nei confronti della recente conoscenza.
-Buongiorno dottore..- disse infatti,sorridendo,dimentica di compiere l’operazione che aveva iniziato.
-Cosa avete là…un giocattolo?...- domandò l’uomo,davanti al quale la scatola mal chiusa si era riaperta.
Aurora si affrettò a richiuderla meglio.
-Oh..no… -rispose,un po’ imbarazzata.
-Perdonatemi,madamoiselle…sono un vecchio curioso…è la deformazione professionale…Lo scienziato non può fare a meno di indagare…-
Così dicendo,si era fermato vicino a lei,appoggiandosi sul bastone del parasole che portava con sé.
-…è un regalo…- ammise Aurora.
-Curioso….sembra l’interno d’una casa…-
-Si…- la giovane abbassò il viso,arrossendo un po’.
-Vi piacerebbe … vederlo?-
Aurora sollevò la testa verso la sua voce,con uno scatto.
-Immagino sappiate che …non è possibile…- rispose,con un tono triste,rassegnato.Le sue mani avevano richiuso la scatola,questa volta senza esitazioni.
L’uomo sedette vicino a lei,prendendo fiato.
-Da quanto tempo madamoiselle?...non siete nata così…-
-No…avevo quasi 14 anni…-
-I vostri occhi hanno subito un danno permanente?-
Aurora scosse la testa,amareggiata.
-No…non è così semplice….-
Lui le toccò una spalla,per tranquillizzarla:
-Non dovete raccontarmi nulla…solo dirmi se i vostri occhi sono sani o no?-
Lei annuì:
-Si…loro sono sani…-
Lagrange sorrise,soddisfatto.
-Siete mai stata qui,prima d’ora?...volevo dire….prima …-
-No…non l’ho mai visto,l’Oceano…se è quello che volevate sapere…-
-Allora oggi,se vi affiderete a me,lo vedrete!-
Intanto era sopraggiunta Beatrice.Aurora aveva rabbrividito e la giovane domestica si era scusata del ritardo,affrettandosi ad avvolgerla nello scialle. La padrona quasi la respinse,alzandosi di scatto:
-Di cosa parlate?- aveva esclamato,quasi spaventata.
Anche il medico si era alzato,le carezzava la mascella,cercando di trasmetterle un po’ di calma.
-Esattamente di quello che ho detto…se acconsentirete,credo di potervi far vedere il mare…-
-Oggi?....Adesso?- ora la giovane donna era agitata,smaniosa.
Il vecchio scienziato sorrise,stringendole un braccio.
-Vediamoci dopo pranzo sulla terrazza…a quell’ora non c’è nessuno… Possibilmente da sola…- le propose a voce bassa.
-Beatrice mi accompagnerà… o mia zia Blanche …-
-Da sola…- ribadì l’uomo,avviandosi quindi verso l’albergo.


L’alba di Parigi era livida,opprimente.Sindial era appena uscito sul portone delle scuderie,alla guida del suo calesse:guardò il grigio accecante del giorno delinearsi tra le alte moli dei palazzi intorno al teatro e si avvolse nel mantello con un gesto elegante e fiero a un tempo.Quindi afferrate le redini,spinse il cavallo al galoppo.
In pochi minuti,la capitale fu alle sue spalle.
Ora percorreva i viali esterni,una strada che conosceva bene…Di lontano cominciò a profilarsi l’inferriata lugubre del cimitero,si delinearono le gelide statue chine,mute e tristi,sulle tombe:si erano moltiplicate le sepolture,dopo la guerra e i fatti atroci della Commune. Era stata approntata anche più di una fossa comune,per tutti quelli che la violenza cieca aveva travolto,senza lasciar loro che il nome o neppure quello…
Sindial arrestò il calesse,ne smontò.Varcò quindi il cancello del cimitero:i suoi occhi corsero momentaneamente in direzione di una cappella ben conosciuta,poi lui sembrò domarli e,rivoltosi verso un vialetto laterale,si incamminò lungo quella direzione.
Raggiunse così una di queste pietose sepolture collettive.Era un ampio quadrato di terreno,disseminato di piccoli tumuli.Su alcuni una croce,un nome e una data;su altri solo il nome;su altri un numero di matricola…
Alcuni passi risuonarono regolari sulla ghiaia,alle spalle di Erik. Questi non si volse,osservando ancora la fossa.
-Siete voi,Semonov?- domandò.Le sue parole si materializzarono in una algida nuvola di vapore.
-Si monsieur…- Ilia osservava dolente quel luogo di pena.Gli si affiancò e lo guardò,interrogativo.
Sindial gli indicò un tumulo,leggermente isolato dagli altri,apparentemente più recente:
-E’ l’uomo che hanno trovato nell’Opera…quello senza nome?- domandò il segretario.
-Si…è lui…-
Ilia si avvicinò a osservare la tomba:senza croce,senza data,senza nulla…Solo uno strano filare di piccole pietre,a delimitare la terra smossa.
-Era il…fantasma dell’Opera…secondo alcuni…-
Sindial annuì:
-Esatto…-
-Anche voi credete sia lui?- gli domandò ancora il giovane,provocatoriamente.
-Chiunque sia…ha trovato la sua pace…-
-E se fosse quel…De la Revenge?...magari preferirebbe riposare accanto ai suoi familiari…-
Sindial volse le spalle alla fossa,guardandosi intorno:
-E’ morto,Ilia…non ha più desideri…è muto e immobile,come queste statue…-
Ilia sollevò le spalle,dubbioso:
-Una volta mi diceste che c’è un ‘oltre’,monsieur…-
Sindial continuò a camminare,apparentemente come non ascoltandolo.Però soggiunse:
-…e se anche ne avesse…allora potrebbe realizzarli,senza l’aiuto di nessuno..il suo spirito,finalmente libero della prigione della carne,si solleverebbe su queste miserie,per ricongiungersi in quell’ ’oltre’ a coloro che ama e lo hanno amato…-
Questa volta Ilia rimase zitto,contrito e triste.
-Venite via,su….- lo richiamò Sindial- Mi avete detto che la casa non è in vendita…Avete parlato già coi legali della famiglia?-
-No…ho preso delle informazioni,monsieur…Si tratta comunque di un vecchio notaio…che conosceva bene i De La Revenge…-
- Andrete da lui e gli comincerete a proporre quello che vi dirò…Vedrete che non rifiuterà la mia offerta…-
Nel dir così estrasse dalla tasca interna della giacca una busta non sigillata.La porse al segretario,che ne sbirciò il contenuto:uno cheque già compilato…
I due uomini parlottarono ancora a lungo,nel silenzio complice del luogo sacro,confondendo i vapori delle reciproche voci.Quindi Ilia si allontanò,lasciando Erik aggirarsi ancora tra le tacite sepolture.
Il cimitero era vuoto,squallido in quell’alba senza sole e senza pioggia:Sindial ripercorse a passi lenti il vialetto che portava alla fossa comune,con lo sguardo fisso alla ghiaia.
A un tratto,l’orecchio attento dell’uomo avvertì una presenza impercettibile.Sollevò il volto e guardò avanti a sé,verso la lunga serie di tumuli:ed ecco vide poco più di un’ombra,un movimento:non una persona…forse un animale? O forse…?
Qualunque cosa fosse era sparita…ma non senza lasciare traccia.Sul tumulo senza nome e senza croce,Sindial ravvisò un’altra piccola pietra…
Impossibile raggiungere la mano che l’aveva deposta.Sindial si fermò a guardare il tumulo:
- A quanto pare nemmeno voi siete un fantasma,monsieur De la Revenge…nemmeno voi,siete solo,amico mio…- commentò a voce bassa,osservando con occhi diversi la piccola serie di sassi.




Ilia si sistemò il soprabito e il fascicolo,ravviò i capelli e finalmente bussò alla porta d’ingresso dello studio del notaio Rochebrune. Gli aprì una donna anziana,piuttosto trascurata nell’aspetto e brusca nei modi,che lo squadrò con diffidenza:
-Si?-
-Sono il signor Ilia Semonov,ho appuntamento col notaio…-
-Ah si…il signore dal cognome impronunciabile…- disse lei,non si sa se per fare dello spirito o meno.Ilia preferì non indagare.
–Il notaio la sta aspettando,prego….-
Quindi bussò con energia alla porta dello studio e la schiuse. Una voce domandò,una voce impastata,strascicata:
-Ma cosa c’è,infine?-
-Signor notaio…ha dimenticato l’appuntamento con monsieur Semionòf?-
Ilia fece fatica a riconoscersi in quel nome.Mentre le sue orecchie si riprendevano dalla storpiatura fonica sopportata,la donna lo richiamò:
-Accomodatevi,suvvia…-
Il giovanotto fece un cenno di assenso con il capo ed entrò.Quanto diverso quello studio da quello visitato mesi prima,a Parigi,per l’acquisto dell’Opera…
Qui tutto era sciatto,polveroso,trascurato:pile e pile di libri,fascicoli.carte abbandonate negli scaffali;polvere ovunque;disordine sulla scrivania dietro alla quale sedeva gracile pur nella sua pinguedine un uomo non vecchio,ma invecchiato male:stempiato con i capelli sale e pepe lunghi che gli ricadevano dietro le orecchie e sul colletto liso della giacca da camera;pallido,con malinconiche borse sotto gli occhi,gonfio di alcool e livore.
-Buona sera….sono il signor Ilia Semonov…-
-Il signor…? Ah scusate,la mia segretaria ha il difetto di storpiare tutti i cognomi…Prego…-
Gli indicò la sedia,alzandosi con difficoltà e tentando di occultare una bottiglia di cognac e un bicchiere sporco su una mensola alle sue spalle.
-Come mai mi cercate monsieur?-
-Mi siete stato indicato come il curatore legale del patrimonio De La Revenge…-
-Patrimonio?...- il notaio cominciò a ridere,in un crescendo sguaiato,incontrollabile.Quando riuscì a calmarsi,aggiunse:- Patrimonio?...un rudere inabitabile e qualche migliaio di franchi di debiti?-
-Appunto… -
-…davvero un onore,per un professionista,curare il patrimonio della famiglia De La revenge…Debbo avvertirvi,monsieur che se siete interessato all’acquisto della casa,fra tre anni l’ultimo erede verra dichiarato ufficialmente morto e sarà messa all’asta…- un singulto violento concluse il discorso del notaio,a significare il suo disprezzo e l’infimo grado di sobrietà dell’uomo. –Non vi conviene parlare con me…per allora anch’io sarò già morto e sepolto!-
Ilia fece appello alla sua più oculata espressività e interloquì di nuovo:
-Ecco monsieur…era a proposito di questo che venivo ad impetrare la vostra attenzione….Diciamo pure che tra due anni voi siate vivo e si faccia questa asta…quanto credete di poterne ottenere?abbastanza da coprire le spese sostenute finora?...-
Il notaio fece un gesto eloquente con le spalle e,senza più pudore,ricorse ancora alla bottiglia alle sue spalle,offrendone al suo ospite:
-Un goccio?...è il mio solo lusso,monsieur…-
Ilia declinò,poi proseguì:
-Diciamo invece che la persona che rappresento sarebbe disposta a pagare una cifra considerevole…ma vorrebbe la casa subito…-
-Quanto considerevole?- il notaio divenne improvvisamente attento.
Ilia scrisse una cifra su un foglietto,e gliela mostrò:
-Per Dio…il vostro principale è un missionario?...- scherzò,improvvisamente eccitato l’uomo. –Non saprei però come … De La Revenge è morto….ma non si può dichiarare tale prima dei tre anni…-
-E se invece fosse vivo? …diciamo che alla persona che rappresento,per motivi che non posso rivelarvi,farebbe comodo entrare in possesso non solo del patrimonio di monsieur De La Revenge,ma anche del suo nome…per ricostruirsi una identità…voi mi capite…-
Gli occhi del notaio si velarono di una ingorda cupidigia;la lingua umettò voluttuosa le labbra riarse:
-In tal caso,converrete che la cifra di prima da considerevole diverrebbe irrisoria…-
Semonov stava per ribattere,quando una voce alle sue spalle risunò inaspettatamente:
-Siete esoso,monsieur Rochebrune…attento a voi…-
Sulla soglia dello studio era comparso Sindial,col mantello gettato dietro le spalle,il bastone tra le mani guantate:il tono era colloquiale,ma l’espressione sarcastica e lo sguardo minaccioso.
-Ch…Chi siete?-
Alle sue spalle comparve,leggermente agitata,la anziana segretaria del notaio.
-Scusate,monsieur…non ho fatto in tempo…E’ il signor Sindial…mi ha detto- questa volta la donna non aveva avuto la forza di fare dello stupido spirito sullo strano nome del nuovo venuto.
Il notaio guardò interogativamente Ilia e il nuovo venuto,a cui comunque indicò una poltrona sdrucita su cui sedere:
-E’ la persona che rappresentate?- chiese intanto a Semonov.
-Si…permettete…Monsieur S.Indial,proprietario de l’Opera di Parigi…-
-Ah si….Ricordo…Il misterioso uomo dalla maschera d’argento…- sorrise forzatamente il vecchio leguleio,tergendosi il sudore dalla fronte:in pochi secondi era passato dall’abulia più nera,all’eccitazione più rosea,fino alla paura..un timor panico inspiegabile di fronte a quella inquietante apparizione.
-Esatto…Mi è sembrato di capire,signor notaio –correggetemi se sbaglio- che non siete indifferente al fascino del denaro…- gli disse Sindial.
L’uomo annuì,schiarendosi imbarazzato la voce.
-Allora…Il mio segretario ha con sé uno cheque già firmato- porse la mano ad Ilia e si fece dare lo cheque,soggiungendo- Aspettatemi pure fuori,amico mio:questa contrattazione la voglio concludere personalmente!-
Semonov si congedò,leggermente sollevato.Sorrise divertito della segretaria che stava frettolosamente ravviandosi i capelli ed uscì da quell’ambiente opprimente.
Intanto Erik aveva deposto l’assegno sulla scrivania del notaio:
-…scrivete voi la cifra,ma ….- lo fermò,mentre l’uomo già intingeva la penna nell’inchiostro. -…non prima di aver redatto un documento in cui dichiarate di aver riconosciuto in me monsieur Henry De La revenge,erede legittimo del patrimonio di cui siete curatore.
Così dicendo,aveva sovrapposto allo cheque la carta intestata dello studio e aspettava che il notaio procedesse.
-Chi vi dice che dopo non potrei….?- gli domandò quello,ancora spaventato dal passo che stava per fare.
-Poc’anzi vi ho sentito dire che non sareste sopravvissuto più di tre anni …dipende da voi se intendete usufruire di questo tempo per godervi la meritata agiatezza della vecchiaia…o se intendete trascorrerlo nel terrore,braccato dalla stessa mano che vi sta ora beneficando?- il tono,lo sguardo,l’espressione di Erik erano inequivocabili.Rochebrune capì che non aveva a che fare con un uomo qualunque.Capì che contrarre un patto con lui significava rispettarlo fino alla morte…oppure andare incontro alla morte.Deglutì,guardò l’assegno:in fondo,meglio prendere…Quando gli si sarebbe presentata un’altra occasione?
-Chiamo la segretaria…Madame Jardin?-
La donna sopraggiunse immediatamente.
-Madame…Sedetevi:ho da dettarvi un atto…-
-Beatrice…Dopo pranzo forse vi piacerebbe fare qualche acquisto…souvenirs da portare alla vostra famiglia…-
-Mi piacerebbe,si,madamoiselle…- La ragazza si morse un po’ le labbra:non disponeva poi di tanto denaro da spendere in cosucce senza importanza.
-Siete sempre così sollecita e discreta…Permettetemi di darvi una piccola gratifica…- Così dicendo Aurora aveva aperto una borsetta di maglia lavorata e ne aveva tratto una banconota. –Ecco,tenete…-
-Oh,madamoiselle..non so se posso…- alla ragazza brillavano gli occhi,dall’eccitazione e la voce tremava appena.
-Certo che potete…Ora accompagnatemi in terrazza…vi aspetterò lì…-
-Potrete rimanere sola?...-
-Certo,mi accomoderò su una di quelle comode poltrone e lascerò che il sole mi riscaldi un po’ …Non starete via molto…-
-Oh no…no certo…
Così dicendo Aurora si appoggiò al braccio della giovane cameriera e si recò con lei in terrazza.
-Lasciami pure sull’entrata…proseguo da sola…-
-Ma,madamoiselle…-
Ma Aurora l’aveva già congedata e a piccoli passi,con cautela aveva raggiunto da sola la balaustrata dell’ampio solarium panoramico dell’hotel.
-Vi aspettavo…- le parlò una voce alle spalle.
Aurora si volse.Aveva riconosciuto il dottor Lagrange dietro di sé.
-Mi avete incuriosito,dottore…-
-Di più,direi…- L’uomo si era alzato e le si era avvicinato.Ora le teneva la testa tra le mani magre e stranamene fredde e la osservava.
-Avete due occhi bellissimi…-
Aurora si ritrasse,leggermente a disagio.
-Spero di non essermi ingannata,sul vostro conto,dottore…- disse irrigidendosi.
-Dipende… -ribattè lui,ironico -che cosa avete pensato di me?-
-Niente di preciso…ma ho provato una istintiva fiducia…spero non sia stata mal riposta…-
L’uomo sorrise e si schiarì la voce.
-Non abbiate paura…Non intendo arrecarvi alcun male né prendermi alcuna licenza…-
-Allora…prima di tutto posso chiedervi…come mai tanta attenzione nei miei confronti?-
-Vi ho già detto,madamoiselle….deformazione professionale:lo scienziato non va mai in pensione,ma indaga sempre ed esperimenta…E voi …-
-Io sarei un soggetto su cui sperimentare?- Aurora aveva un tono sarcastico,quasi graffiante.
-Non fraintendetemi,madamoiselle….Detta così,suona molto male…-
-Ma è la verità… Ed io,se permettete,apprezzo la verità..- questa volta il tono della fanciulla era schietto,senza amarezze.
L’uomo sospirò,inchinandosi un po’ davanti alla forza inaspettata che trapelava da quella creatura apparentemente così delicata.
-Allora vi parlerò schiettamente…Ho capito subito qual era la vostra condizione,ma ho anche avuto sentore –non chiedetemi come- che si trattase di un fatto recente e…transitorio…Non di una invalidità permanente…-
-Si…?-
- Voi me ne avete dato la conferma,stamattina…-
-Si…e stamattina voi mi avete promesso di farmi vedere l’Oceano…- c’era molto scetticismo nella voce di Aurora. –Una cura rapida e immediata,la vostra…-
-Attenzione:non vi ho detto che vi avrei curato…,ma solo che avreste visto il mare…E’ diverso!-
-Spiegatemelo…-
-Sedetevi un attimo vicino a me..Sono vecchio,madamoiselle,e non ho gran resistenza…-
Seduti l’uno a fianco all’altro,Lagrange prese fiato e spiegò:
-Esiste una tecnica antica come il mondo…chiamata ipnosi – altrove la usano da tanto tempo,in Europa c’è qualche resistenza…- Tramite l’ipnosi,il paziente può essere riportato indietro negli anni,può rivivere esperienze traumatiche ed essere aiutato a superarle…-
Aurora rabbrividì. Lagrange la rassicurò:
-Quello che vorrei provare a fare oggi,madamoiselle…è soltanto riportarvi agli anni in cui i vostri occhi vedevano…e con quegli occhi farvi ammirare lo spettacolo del sole che cala sull’Oceano…-
Così dicendo,l’uomo le aveva di nuovo cinto li viso con le mani;Aurora si era ritratta.
-Avete detto che vi fidavate di me,istintivamente….allora,non abbiate paura…
Così dicendo il medico le cominciò a massaggiare piano le tempie e il canale del sonno e a parlarle in tono basso e rasserenante:
-Non pensate a nulla,Aurora…Lasciatevi andare…Voi ora dormirete…e quando vi sveglierò avrete di nuovo tredici anni…-
Aurora sentì una strana pesantezza sugli occhi,ma anche una calma pervaderla completamente.Per un attimo in lei ci fu assenza di tutto:pensieri,sensazioni,turbamenti…
-Svegliati Aurora…-
Aveva riaperto gli occhi:dov’era?
-Dove sono?-
-A mont Saint Michel…-
-E voi? Chi siete?-
-Il dottor Lagrange…-
Guardò l’uomo che le aveva risposto:un uomo anziano,dai capelli lunghi e bianchi;con occhiali da dottore:
-Perché sono qui?...sono ammalata?-
-In un certo senso…- le rispose lui,sorridendole incoraggiante.Ma Aurora aveva alzato lo sguardo oltre il parapetto e,alzatasi dalla sedia,era corsa alla balaustra a guardare il mare,davanti a lei.
-E’ bellissimo qui….Che cosa c’è su quell’isolotto?-
Anche il dottore si era alzato e le si era avvicinato:
-Una abbazia...-
-Ma la strada per salirvi?...il mare la sta ricoprendo…-
-Si…è la marea…Ogni giorno il mare ricopre la strada,e quando cala la sera l’isolotto e la terra ferma sono separati…-
-Ooooh…. Che bello!...-
L’esclamazione di Aurora era quasi infantile,ma il dottore per sicurezza le domandò:
-Quanti anni hai,Aurora…-
-Tredici,signore…- rispose lei prontamente –Credevo lo sapeste…Anzi:forse è tardi e mi staranno cercando…-
-Chi?-
-Zia Blanche…-
-Già..forse hai ragione..- così dicendo le carezzò di nuovo la testa,piano,inducendola al sonno.Quindi schioccò le dita e la richiamò in sé:
-Madamoiselle Aurora?...Svegliatevi!-
Aurora ebbe un leggero capogiro,si appoggiò alla balaustra,riaprì gli occhi:tutto era nero intorno a lei.
-Cosa mi è successo?...non capisco…-
-Posso farvi una domanda,madamoiselle?-
-Certo…-
-Ve l’ho già fatta stamani…ve la ripeto ora:avete mai visto l’Oceano?-
Aurora stava per rispondere,ma lui la trattenne:
-Pensateci bene…-
Lei ebbe l’impressione di ricordare:una distesa verdazzurro immensa,una lunga striscia di sabbia,accecante per il sole….il verde cupo tra le rocce di un isolotto aguzzo…una strada lambita dall’acqua…
-Ora che ci penso…L’ho visto…ma,tanti anni fa…. Avevo tredici anni!Eppure…-
Il vecchio professore sorrise;Aurora era a bocca aperta,incredula,emozionata.
In quella Beatrice aprì la porta che dava sul terrazzo:
-Madamoiselle?..eccomi…-
-Ah…Beatrice….sono subito da voi…-
Il dottore Lagrange la sostenne piano,lei gli strinse il braccio ossuto,ancora emozionata,ed uscì quasi senza salutarlo.


Ilia era rientrato nel suo alloggio;ritto davanti alla finestra ,rifletteva sulla nuova svolta della sua vita.Davvero Sindial –come sempre- aveva visto giusto:gli ultimi fatti avevano dischiuso nuove porte alla sua ispirazione;il romanzo che credeva ormai concluso si riapriva davanti a un nuovo mistero…
Sedette a tavolino,e decise di fermare le ultime impressioni vissute in quei giorni.


‘Henry de la Revenge’


Dopo aver cercato invano e a lungo,Sindial aveva finalmente trovato quella casa che cercava per sé ed Aurora:una villa abbandonata da anni,nascosta dietro una collina,invisibile oltre il ciglio della strada maestra. Una villa che sembrava averlo chiamato,coi bagliori del sole al tramonto che si riflettevano nelle lastre opache delle finestre …
Purtroppo non era in vendita.Ero dispiaciuto per lui:insieme avevamo immaginato la futura padrona di casa muoversi a suo agio nel porticato centrale…invece non sarebbe stato possibile.La villa era vincolata:l’erede legittimo era scomparso,ma ufficialmente ancora vivo.
Quando ne conobbi il nome rimasi perplesso:Henry de la Revenge…Revenge in inglese vuol dire ‘vendetta’…un nome e un cognome che sembravano quelli dell’eroe d’un romanzo di Dumas!
E come il personaggio di un romanzo costui era svanito,volatilizzato senza lasciare nulla di sé:né familiari,né conoscenti…forse nemmeno nemici.
Quando gli comunicai le informazioni raccolte,sapevo che Sindial non le avrebbe gradite;mi aspettavo anzi una reazione incontrollata. La sua freddezza mi turbò:rividi in lui l’impassibilità,la stessa implacabile decisione dell’uomo che levava la pistola alla tempia e giocava alla roulette russa senza battere ciglio.
- E’ sparito, monsieur…dissolto nel nulla,come un fantasma…- gli dissi.
- Per un fantasma che si dissolve…un uomo potrebbe materializzarsi…- mi rispose.
Compresi allora a cosa alludesse.Questo De La revenge era stato un comunardo,uno dei tanti che avevano combattuto fino all’ultima barricata. E forse la sua ultima barricata erano state le mura dell’Opera. Pensai a quel corpo senza nome che la pietà civile aveva sepolto in una fossa comune,identificandolo con l’ineffabile ‘Fantasma dell’Opera’…
Quel giorno non mi disse altro,mi congedò.
Ma la mattina dopo un fattorino mi recò l’ordine di raggiungerlo al cimitero,presso le fosse comuni.
Qui,davanti ai tumuli silenziosi e senza nome,mi chiarì la sua idea:avrebbe assunto l’identità del morto,acquistando in un solo atto una casa e un passato…
-Mi precederete dal notaio…tasterete il terreno:ecco l’assegno…-
-E poi?-
-Al momento giusto interverrò io:non temete…non vi costringerò a fare niente di illegale,Ilia…-mi rassicurò.
Eseguii il suo incarico,come mi aveva detto:il notaio Roquebrune era un uomo malandato nel corpo e nell’anima;debole abbastanza da farsi corrompere,persino da me.Ma come aveva promesso,prima che potessi agire in suo nome,Sindial entrò nello studio e mi sollevò da quell’incarico penoso.
Attesi sul landò che uscisse dallo studio:aveva in mano un documento che doveva valere molto.
Montò agilmente al mio fianco e ordinò al cocchiere di procedere al galoppo verso l’Operà.
-Tutto concluso?- gli chiesi
-Leggete..- mi rispose ,porgendomi l’atto.
-Io sottoscritto notaio ecc ecc….nelle mie facoltà ecc ecc…..riconosco davanti a testimoni ….che la persona che risponde al nome di Sergey Indial,meglio noto come Sindial –proprietario e direttore dell’Operà di Parigi- altri non è che monsieur Henry De La Revenge,ultimo erede del patrimonio De La Revenge di cui sono amministratore.Pertanto alla luce di questo riconoscimento consegno al suddetto monsieur Sindial i documenti e gli atti che gli consentano di rientrare nel pieno possesso delle proprietà di famiglia. In fede….
-Dunque il vostro nome rimarrà Sindial?-
-Certo…Io rimarrò Sindial,Ilia…Il nome De La Revenge starà a designare la proprietà negli atti catastali…-
Gli sorrisi,più sereno e soddisfatto. Poi però un dubbio mi contrariò:
-Credete ci si possa fidare di quell’azzeccagarbugli?-
- A cosa alludete? A un ricatto?...Vi sembra così temerario?-
Rabbrividii:Sindial aveva riacquistato il tono di sfida con cui gli avevo visto affrontare indifferentemente la folla inferocita e il principe Vladimir…
-Un ricatto no…ma forse non sarà così rispettoso del segreto professionale e…-
-E noi lo precederemo,Ilia….faremo in modo che questa notizia,che nessuno ‘deve’ sapere,si diffonda quanto prima sulla bocca della Parigi che conta,quella che osserva,giudica ed etichetta…fingendo ipocritamente riserbo e discrezione…-
-A che scopo,monsieur?-
-Avranno finalmente delle risposte sul misterioso Sindial…e smetteranno di farsi domande…-
-E…non temete che dal passato di quest’uomo possa emergere qualcuno che…-
-Emerga pure,amico o nemico…Lo affronterò,se necessario:è il minimo che devo a chi,a sua volta,si è caricato del peso di un passato non suo…senza nemmeno poter scegliere…-
Abbassai il capo.Sindial aveva sempre le risposte giuste…
-E se da ‘quel’ passato non suo,emergesse qualcuno che…-
Mi interruppe,stringendomi la spalla con la sua mano forte:
-Basta Ilia…Lasciamo che il caso si compia…che compia la sua ‘revenge’…-



Aurora era rimasta tutto il giorno turbata.Non era uscita più dalla sua stanza,e Blanche la trovò a sera così,seduta davanti alla finestra con lo sguardo fisso,inerte,in direzione di quel mare di cui ora avvertiva solo la voce e l’odore,ma che quel pomeriggio –forse- aveva visto:visto con i suoi occhi.
La anziana madrina aveva bussato con discrezione alla porta interna tra le loro stanze:a ora di cena la nipote andava sempre a prenderla,per scendere insieme nel salone.Stranamente quella sera aveva tardato…
Le aveva aperto Beatrice,che con l’espressione del viso,più che con le parole le aveva fatto capire che qualcosa di strano stava accadendo.
Blanche si era chinata sulla poltrona di Aurora,le aveva toccato la spalla,richiamando la sua attenzione:
-Vi siete dimenticata di me,mia cara?-
La giovane sussultò:
-Oh…no,Blanche…scusatemi_è già ora di cena?-
-Bè,in realtà sono quasi le venti…-
-Così tardi?...-
Blanche si rese conto dello strano disorientamento della sua protetta:era evidente che qualcosa non andava,improvvisamente.
-Cosa avete mia cara?...nostalgia di Parigi?- le domandò
Aurora arrossì,schernendosi con un sorriso:
-No…o forse si…non saprei,Blanche…-
-Io qui sono perfettamente a mio agio,bambina mia…e frau Brandrupp è una solida colonna:potete ripartire quando volete…- la rassicurò.
Ma Aurora sospirò,contenendo a fatica l’angoscia che la opprimeva.
-Oh Blanche…Oggi è successa una cosa…strana…-
La Levigny le accarezzò con dolcezza la testa,invitandola a confidarsi.Così la giovane,una parola dopo l’altra,le raccontò del suo incontro mattutino con il professor Lagrange e dello strano esperimento pomeridiano.
-Ebbene?....cosa vi angoscia così,bambina mia?-
-Ho paura,Blanche…quell’uomo ha detto che..esiste una terapia,questa ipnosi,appunto…che facendo rivivere il momento in cui si è verificata la disgrazia,…- Aurora non concluse,tacque scuotendo la testa.
-Ebbene Aurora?-
-Blanche…io vorrei vedere…lo voglio con tutta me stessa…ma…-
-…avete paura?...e chi non l’avrebbe,mia cara:voi avete vissuto attimi terribili…è già tanto che non li state più sognando come una volta,ogni notte…- Intanto Blanche si era alzata,piuttosto irritata nei confronti di quell’estraneo che aveva voluto penetrare i segreti della sua protetta,escludendo chiunque altro…
-Non capisco perché Lagrange abbia agito così…lo credevo una persona sensibile ed educata…-
Aurora fece spallucce.Quello non era un problema,per lei.
-Se io vi fossi stata vicino,Aurora….magari vi sareste sentita meno spaventata…-
La giovane si stava alzando stancamente. Blanche le mise una mano sulla spalla,incoraggiandola.
-Forse ne volete parlare anche con qualcun altro?volete che vi aiuti a scrivere una lettera? O preferite dirglielo di persona,magari domani o dopodomani?-
Aurora sorrise,facendo di no,con la testa. Sembrava rasserenarsi.
- Suvvia..cambiatevi per la cena,mia cara….io vi precedo:Beatrice?..chiamatemi frau Brandrupp,per favore…-
Così dicendo Blanche ,appoggiandosi al braccio della ineffabile prussiana,raggiunse la sala da pranzo.
Il suo sguardo apparentemente indifferente,scrutò prima fra i tavolini della hall e individuò presto Lagrange,che si dilettava con un solitario.
-Attendete un momento qui…- intimò alla infermiera e con il suo passo lento e ancora un po’ malfermo,ma con atteggiamento deciso,andò ad affrontare il professore.




Dolphine era seduta alla scrivania della sua stanza e con attenzione vergava uno ad uno gli inviti che ancora non erano stati spediti per la sua festa di compleanno.
Intingeva con grazia il pennino nell’inchiostro e poi,compiaciuta,firmava ciascun cartoncino con una grafia leggera,un po’ floreale:una grafia che era anch’essa il frutto di uno studio sapiente.
Su qualcuno dei biglietti,la giovane donna aggiungeva una frase spiritosa,sottoscrivendo poi la sua firma:Dolphine Durois de Chapel…
Si fermò un attimo,la penna a mezz’aria,sognando ad occhi aperti:un giorno forse si sarebbe firmata anche con un altro cognome…Madame Sindial… Tirò fuori dal cassetto il suo diario,appuntò questo pensiero e poi,per scherzo,volle provare a scrivere quel nome che tanto la affascinava.
In quella qualcuno bussò alla sua porta.In fretta fece scomparire di nuovo le carte compromettenti nel cassetto,si ravviò un attimo e poi rispose:
-Avanti… o papà…prego…-
Il Signor De Chapel era un uomo alto,forse eccessivamente magro,ma indubbiamente elegante.Aveva lineamenti regolari,capelli brizzolati,mani curate:un gentiluomo,con insieme le doti e i difetti di questa aristocratica condizione.Non c’era dolcezza né disponibilità,in lui;c’era fredda cortesia e sprezzante magnanimità,quelle che scaturiscono dalla perfetta educazione,senza radicarsi però nella profondità dell’animo. Onore,in una parola.
-Dolphine cara…vengo ad ammonirti…-
La fanciulla fece una leggiadra riverenza,pronta ad accettare il rimprovero.Come sempre quel suo atteggiamento remissivo lenì la severità iniziale e il cipiglio con cui suo padre aveva esordito.
-Naturalmente tu non hai colpa,di quello che sto per dirti…ma è bene che tu stia in guardia…-
-Ditemi signor padre…-
-Quell’individuo…quel fantomatico S. Indial…-
-Il direttore dell’Operà?- Dolphine volle richiamare alla mente del padre che si stava parlando di un uomo ricco e famoso.
-Già,proprio lui…Hai tenuto tanto a che io l’invitassi personalmente…Ma sai cosa si dice,in giro?-
Dolphine tremò. Forse suo padre aveva notizie dell’amante di Sindial…magari qualcosa di sconveniente o irreparabile?-
-Pare non si tratti altro che di Henry de le Revenge…un comunardo…i nostri peggiori oppositori…-
-Henry?..De La Revenge…?-
-E’ sicuro che sia entrato in possesso dell’eredità De La revenge…Una vecchia casa abbandonata,fuori città…-
-Ma…papà sono passati tanti anni…- Alla ballerina non importava nulla della politica,in quel momento.Sentiva solo che suo padre le stava per imporre qualcosa di sgradevole,qualcosa che questa volta non avrebbe accettato con la solita arrendevolezza. –C’è stata la pacificazione,l’amnistia…magari era giovane quando…-
Il padre la tacitò col gesto:
-Noi ci comporteremo come se nulla fosse,Dolphine…ma,ti dico da ora che non gradisco che quell’individuo frequenti questa casa….-
Dolphine assentì,mostrando di accettare l’intimazione del padre.Le occorreva tempo.Poi,se le cose fossero andate nel verso giusto,avrebbe pensato anche a come convincere il genitore.
Non appena l’uomo uscì dalla stanza,ritornò a sedersi,riprese il suo lavoro.Poi d’un tratto aprì il cassetto,ne trasse il diario e,intinta la penna nell’inchiostro,scrisse con sempre maggior sicurezza: madame Dolphine Durois De La revenge…



Si avvicinava il tramonto.Sindial aveva spinto al galoppo il suo bell’andaluso e attraversava sul calesse la campagna intorno a Parigi,diretto a Villa De La Revenge.Aveva in tasca le chiavi del vecchio catenaccio che serrava il cancello e quelle dell’ingresso:voleva entrare nell’abitazione al tramonto,quando il sole ne incendiava i vetri polverosi e la villa sembrava emergere dal viale di tigli in cui sopiva nascosta.
Trattenne le redini davanti alle inferriate arrugginite,il cavallo impennò fermandosi,scalpitando.
Lui lo sedò,tenendogli la mano aperta sul muso,senza guardarlo:i suoi occhi erano oltre la ruggine e le pietre del muro di cinta,erano già sulle pareti della casa.
Casa…
Trasse dalla tasca le chiavi ed aprì il catenaccio.Quindi lentamente,ma senza remore aprì il battente del cancello ed entrò nel viale:casa…
Col suo passo rapido e sicuro raggiunse il porticato d’ingresso:il mantello gettato sulle spalle ruotò plasticamente,quando si fermò un attimo sulle scale,volgendosi a guardare il viale alle sue spalle…
Casa…
Era una parola che non apparteneva al suo vocabolario:a lui appartenevano parole come ‘covo’,’rifugio’,…’tana’..
Anche il teatro dove ora viveva…non era una vera e propria casa.Era innanzitutto l’Opera.Un alloggio comodo e accogliente:niente di più…
Ilia Semonov appena arrivato a Parigi aveva cercato ‘casa’.Ilia sapeva bene cosa significasse quella parola:il suo cuore aveva le radici in una piccola isba nella foresta di betulle,dove al gelo della tundra si contrapponeva il calore incommensurabile della famiglia…
Casa,famiglia…Era forse venuto il momento che anche il fantasma ne avesse una? Anche il figlio del diavolo aveva diritto a un focolare?
Erik fece scattare la serratura della porta,che cigolò aprendosi.
Il sole al tramonto inondava con la sua luce sanguigna l’ingresso e prolungava gli ultimi suoi raggi anche oltre,nelle stanze che si aprivano l’una nell’altra,come in una villa romana,intorno a un peristilio.
L’uomo si fermò sul limitare della soglia,respirò profondamente:una casa,una sposa…
Socchiuse gli occhi e immaginò di restituire a quelle stanze,ora desolatamente vuote e inanimate,lo splendore e la vita:bastava poco…sarebbe bastato portarci Aurora…
Passo dopo passo,Erik prese possesso dell’abitazione;e cominciò a sognare…
In quella casa la sua piccola Psiche avrebbe visto soddisfatto ogni desiderio…E gli alti soffitti avrebbero risuonato delle note divine che il suo tocco delicato traeva dal pianoforte.Avrebbero suonato insieme,lui avrebbe scritto per lei la sua musica più bella…
Sfiorando con le mani le pareti,appoggiando la fronte a una lastra consunta Erik sospirò,incredulo.
E sorrise…sorrise come non gli era mai successo,mai…




-Madame Blanche…è un piacere vedervi….stasera a cena non c’eravate…- il dottor Lagrange sfoderò un affabile sorriso,salutando la Levigny,il cui umore era evidentemente poco propenso ai convenevoli-
-Abbiamo tardato…signor professore…- rispose infatti la dama,con un tono volutamente provocatorio.
-Qualcosa non va,madame? Mi sembrate in collera…-
-E lo sono!- Blanche voleva saltare i preamboli e arrivare al dunque.
-Accomodatevi prego…- la frenò invece Lagrange,con una inattesa gentilezza.
-Non tentate di molcirmi…è proprio con voi,che ce l’ho…- la donna lo scrutava,diffidente.
-Con me?....- il vecchio scienziato annuì – Capisco…madamoiselle Aurora non l’ha presa bene..-
-Non l’ha presa bene? È di là,turbata…triste…Il contrario di quello che desideravo!-
-Sono spiacente…- il professore abbassò la testa.
Blanche avrebbe voluto infierire,invece quell’atteggiamento docile dell’uomo la irritava ma la disarmava anche:
-Che cosa avevate in mente di dimostrare…infine!...-
-Non volevo dimostrare nulla,madame Blanche…Volevo solo che Aurora vedesse l’Oceano…-
-Quanta sollecitudine…E perché tanto interesse per mia nipote? Non so se attribuirlo all’insana voglia di indagine scientifica…o a qualche altra voglia,ancora più insana:in tutti e due i casi un accanimento che non mi piace!-
Questa volta Lagrange sollevò la testa,fieramente:
-Madame…così mi offendete…-
-E cosa dovrei pensare?...avete agito subdolamente,avete preteso che Aurora fosse sola…per sperimentare,su di lei…-
Il professore la interruppe:
-Era necessario che fosse sola…Ma non ho sperimentato nulla contro la volontà di vostra nipote…-
-Spiegatemi perché tanto interesse per la sua condizione:me ne sono accorta dal primo giorno,professore…- Blanche aveva l’indice puntato sull’uomo.
- Vostra nipote…potrebbe vedere,Blanche…se solo volesse…-
-Lo so benissimo:e un giorno vedrà…tornerà a vedere,senza forzature ed esperimenti magici…-
-Tornerà a vedere?...forse si,ma solo se smetterà di punirsi…-
Blanche si era alzata,benché a fatica,con l’intento di congedarsi dal professore:si fermò a guardarlo,ripetendo:
-Punirsi?...cosa dite?-
-Nel suo inconscio lei ha qualcosa di cui si vergogna,qualcosa della quale vuole punirsi…e si punisce non vedendo!-
Blanche non volle ascoltare oltre.
-Via…state vaneggiando:vi prego…non consentirò che facciate altro male a quella creatura…Sono stata chiara?-
-Non gliene farò…non avevo nessuna intenzione di fargliene,madame Levigny- ribattè serio il professore sollevando lo sguardo e accennando a un sorriso.Aurora aveva fatto il suo ingresso nella hall…
Anche la madrina della giovane si volse,poi andò incontro alla sua protetta e insieme entrarono nella sala da pranzo.
-Venite bambina mia…- la sollecitò,ma non potè fare a meno,osservandola di domandarsi se il professore non avesse detto una verità.Punirsi Aurora? E di cosa?...No,non era possibile…
A tavola Aurora domandò:
-Dite la verità zia..non sarete andata a rimproverare il dottore?-
La donna deglutì a fatica.
-Non rispondete?...allora è come ho detto…-
-Non mi è piaciuto il suo comportamento Aurora…e gradirei che vi teneste lontana da lui,nei prossimi giorni…-
La giovane donna sospirò.Anche se sapeva bene che il consiglio della madrina era valido,sentiva che vi avrebbe fatalmente contravvenuto.Lagrange le aveva fatto vedere l’Oceano e questo non poteva dimenticarlo.
L’indomani percorreva ancora la lunga distesa di sabbia,come ogni giorno,quando incrociò il vecchio professore:
-Buon giorno,madamoiselle Aurora… -la salutò l’uomo
Lei chinò il capo,appena,in cenno di risposta e poi proseguì.Ma dentro di sé,si macerava.
Finse di non pensarci più,decise anzi di cominciare i preparativi per il rientro a Parigi.E la mattina dopo ricevette un biglietto…
Era un biglietto di Dolphine,ne riconosceva il profumo delicato.Avrebbe dovuto farselo leggere da qualcuno…come sempre.Ciò la irritò,oltre modo.
Mise il biglietto nella sua borsetta ricamata.Chiese a Beatrice di accompagnarla in terrazzo e si fermò,appoggiata alla balaustra,a respirare l’odore del mare.
All’improvviso sentì tossire,in modo violento;sul terrazzo c’era qualcun altro.
-Chi c’è?- pensò a uno dei tanti clienti dell’albergo,rifugiatisi lì per curare i propri mali.Era il professor Lagrange:non appena potè parlare,si identificò:
-Sono io,madamoiselle Aurora…Stamane non passeggiate sulla riva?-
Era strano sentirlo così sofferente.Aurora si pentì del suo atteggiamento scostante.
-Perdonatemi…forse vi ho disturbato..-
Un po’ a fatica il vecchio professore si alzò,le si avvicinò:
-Questo è il mio covo mattutino…per qualche giorno ho contravvenuto all’ordine di stare a riposo,per potervi raggiungere sulla spiaggia…ma stamane…non ce l’ho fatta:ed eccovi qua!- c’era una strana dolcezza nella voce di quell’estraneo.
Aurora scosse il capo,piano.
-Non capisco…vi sento stranamente sollecito…ma perché tanta attenzione a me?-
-Sono un vecchio sentimentale… Stamane siete turbata,come mai?-
Aurora fece spallucce.Aprì la borsetta e tirò fuori la posta:
-Ogni volta che qualcuno mi scrive...-
-Capisco:non amate dipendere,vero?...Aurora:perché non volete provare a …-
-Vi prego…se tornate sull’argomento sarò costretta a interrompere qui la conversazione:mia zia mi ha fatto promettere che vi avrei evitato…-
-Il mio tempo non è molto,Aurora:vi prego…approfittatene!-
La fanciulla finì col promettere:
-Ci penserò…Ma ora:vorreste leggermi voi questo biglietto?-
L’uomo sorrise.
-Con piacere…La vostra fiducia mi lusinga…- prese la busta tra le mani,l’aprì e ne trasse un cartoncino: -E’ un invito…Una festa mascherata….-
-Ah si…quando sarà?-
-Il 21 febbraio…il biglietto è firmato Dolphine Durois…e c’è un p.s.:grosse novità!-
-Ah!- Aurora non sembrava affatto entusiasta.
Il dottore si schiarì la voce:
-C’è anche una lettera…la leggo?-
La ragazza rispose soltanto annuendo:

‘Aurora mia cara,
debbo assolutamente ragguagliarti sui preparativi della mia festa.Ho scelto come tema della mascherata il melodramma,ma per me ho deciso di indossare un abito un po’ ‘extra’…ispirato comunque al nostro magnifico teatro dell’Opera.Non ti dico nulla,solo un indizio:pensa bene alle novità che monsieur Sindial ha voluto per il suo teatro….(Oh,non credo riuscirò a mantenere a lungo il segreto con te…)
Sai che all’inizio monsieur Sindial aveva declinato il mio invito? Forse per via di quella donna,sai,la fantomatica amante…Poi però ha aderito con entusiasmo,quando gliel’ho fatto firmare da mio padre in persona.Ha solo chiesto di essere esentato dal travestirsi…Peccato,me lo immaginavo nei panni di Mefisto,o di Peer Gynt…o,perché no,di don Giovanni….sarebbe perfetto!
Sono emozionata Aurora.Spero proprio di averti vicino,quella sera:ho bisogno di un’amica,di una persona come te,calma,serena,senza le mie sciocche fantasie.
Vuoi conoscerne una?...Ballare con lui tutta la sera e poi,a mezzanotte….scoprirgli finalmente il volto!
Se me lo mostrasse,sarebbe come aprirmi il suo cuore,non credi Aurora?
Ora debbo lasciarti:le prove del Peer Gynt fervono.
Ti abbraccio e ti aspetto!

Dolphine
N.B. se non lo hai capito da sola,pensavo di travestirmi da…No:terrò il segreto!’

Il dottore terminò di leggere e guardò Aurora.Era leggermente impallidita e il respiro le si era fatto visibilmente più corto.
-Va tutto bene?- le domandò.
Lei scosse la testa,ingoiando un pianto di rabbia.L’uomo le si avvicinò,le pose una mano sulla spalla:
-Via via…che succede?...-
-Nulla…-
-Andrete a questa festa? Sentivo che state preparandovi a rientrare…-
-Si,torno a Parigi,ma…-
L’uomo le propose ancora,con fermezza:
-Aurora,ve lo ripeto…potreste tornare a Parigi guarita:basterebbe avere il coraggio di affrontare il passato…-
La giovane era già sensibilmente prostrata dalla situazione,scosse il capo,con forza:
-No,no…-
-Vi prego…io vi aspetterò qui,oggi pomeriggio…se volete,parlatene anche a vostra zia,fatevi accompagnare da lei…solo che dopo…dobbiamo rimanere soli..-
Come altre volte,la fanciulla preferì sottrarsi a quell’insistenza;chiamò Beatrice e non appena l’ebbe vicina si allontanò quasi senza salutare.




Lagrange rientrò nella sua stanza,sedette alla scrivania,sospirò.Quindi prese della carta da lettere,intinse la penna nell’inchiostro e iniziò a scrivere:

‘Gentile signore,
ho avuto modo di incontrare la persona che –attraverso il professor ***** - mi avevate raccomandato.Capisco che la sua guarigione vi stia a cuore:è una creatura così graziosa,gentile,leggiadra che vederla prigioniera del buio fa assai male.Vi confesso che la sua bellezza così intensa e particolare spesso mi ricorda qualcuno che in passato mi è stato assai caro,una figlia che ho perduto troppo presto…’
Il vecchio professore si interruppe,guardò un ritratto scolorito che aveva sulla scrivania.Ritraeva una fanciulla bruna,che passeggiava lungo il mare…
‘Come mia figlia Adele,la vostra ‘protetta’ ha una tormentata sensibilità.E’ un dono e una dannazione.Lei stessa lo sa bene:ha avuto paura di andare fino in fondo con la terapia,ma al tempo stesso mi ha cercato ancora,onorandomi della sua fiducia.Mi auguro di poter fare di più per lei,ma ci sono almeno due ostacoli da superare:la sua riottosità,la mia malattia.Mentre forse col vostro aiuto la prima a poco a poco può vincersi,per la seconda c’è poco da fare:ho i giorni contati…e non so fino a quando sarò in grado di esercitare la mia professione,a buon fine..
Ciò detto,mi firmo vostro amico e servitore,
Alexandre Lagrange’
Ilia era di malumore,quella mattina.Si aspettava delle notizie che non erano arrivate,o solo in parte.Vestitosi in fretta aveva raggiunto il teatro,percorrendo a testa bassa la via,come se la magia di Parigi ormai su di lui non avesse più alcun effetto.
Sul palcoscenico si provava la scena di Peer Gynt e il re della Montagna.Tutto sembrava ormai funzionare alla perfezione:il giovanotto sentì crescere la propria inspiegabile insoddisfazione…Ci fosse almeno stato da fare,per lui…avrebbe avuto il modo di distrarsi…
-Monsieur Semonov?- una voce di donna lo apostrofò. Era la sarta di scena,madame Valere.
-Ditemi,madame…-
-Mi avevate chiesto se c’era qualche costume che vi si poteva adattare,nel guardaroba…-
Distratto,Ilia la guardò senza capire;poi ebbe uno scatto di memoria:
-Ah si…per la festa di sabato…Trovato niente per me?-
-Se volete seguirmi…-
Il giovane le andò dietro,nel back stage,dove la sartoria era in gran fermento.Attraversando pile di costumi e una piccola folla di artisti che stava misurando,aggiustando,adattando a sé ogni sorta di abiti teatrali,finalmente entrarono in un ambiente privato,il vero e proprio covo di madame Valere. Qui su una poltroncina in un angolo,Ilia vide sistemati alcuni capi d’abbigliamento maschili.
-Alllora,monsieur…mi sono permessa di fare una selezione…Insomma:siete un così gran bel giovanotto…che…-
Ilia le sorrise.Aveva proprio bisogno di qualche gratificazione,quella mattina.
-Ve lo dico,monsieur perché potrei essere vostra madre…-
-Certo,madame…e io vi ringrazio come un figlio…-
La sarta non rimase esattamente soddisfatta di questa risposta.Sperava di sentirsi dire che no,anzi…era una donna ancora giovane e piacente…Ma alla fin fine,la verità era proprio quella:il signor Semonov avrebbe potuto essere suo figlio…
-Ecco:c’è questo…Papageno,dal Flauto magico:vi piace?-
A Semonov apparve una fantasmagoria di piume verdi,sistri e sonagli,che la sua mente rifiutò senza nemmeno soffermarcisi oltre.
-No…non mi sembra adatto a me…- declinò,schiarendosi la voce.
-Poi c’è Don Giovanni…-la non più giovane madame Valere ammiccò,mordendosi le labbra – Questo sarebbe proprio…-
-Oh no,madame Valere… il seduttore?io?...preferirei Don Ottavio,poi…-
-Ah,ma c’è anche quello,se volete vederlo…-
La superficiale euforia che lo aveva distratto fino allora cominciava a scemare:Ilia si domandava se fose poi così importante cosa avrebbe indossato a quella festa,della quale avrebbe francamente fatto a meno.
-Madame Valere!- la voce imperiosa di Sindial risonò a un di presso.
-Oh…si,monsieur…sono qui…- si affrettò a rispondere la donna,guardando con una certa agitazione il giovanotto che non si decideva a scegliere e le stava in realtà sottraendo tempo prezioso.
-Ah Ilia…siete qui anche voi?- l’impresario era comparso sulla soglia,nella solita mise informale che adottava durante le prove.Guardò interrogativo e divertito il suo segretario. –Cosa fate?-
-Madame Valere è stata così gentile da mettermi da parte dei costumi,sapete…per la festa di sabato..-
Sindial ghignò.
-Già…la masquerade…Avete deciso già?-
Intanto la sarta si era defilata,tornando al proprio lavoro frettolosamente.
Ilia sollevò le spalle.
-Non sono granchè ispirato…-
-Via,Semonov…che dubbi ci sono? Eccolo qua il costume per voi!- rispose con il suo tono sempre in bilico tra lo scherzoso e il sarcastico.
Ilia diede un’occhiata,commentando con una risatina un po’ amara.
-Il factotum della citta?...-
Sindial si accorse del suo umore diverso dal solito.
-Qualcosa vi amareggia,Semonov?...il costume non è di vostro gradimento?- i suoi occhi lo scrutarono,come solo lui riusciva a fare.Ilia sospirò:forse era meglio aprirsi…
-Monsieur…vorrei parlarvi di una cosa…-



Aurora sollecitata da madame Blanche era stata impegnata tutto il pomeriggio per i preparativi della partenza.La dama e la giovane donna avevano discusso animatamente,ma alla fine la prima era riuscita ad averla vinta:Aurora sarebbe rientrata nel pomeriggio del giorno dopo a Parigi,con Beatrice.
-Zia…ma forse potrei ancora esservi d’aiuto qui…-
-Aurora non mi dite che non desiderate tornare nella capitale…-
-Certo che lo desidero,ma voi…-
-Io ho il valido sostegno della Brandrupp…Via,figliola mia:dovete rientrare in tempo per sistemare un po’ le cose a casa…E poi,volete o no andare alla festa della vostra amica Dolphine…-
Ne avevano accennato durante il pranzo;ma Aurora si augurava che la zia non ci avesse dato granchè peso.Rimase senza risposta;Blanche si spazientì:
-Che cosa c’è?...ci avete già rinunciato?-
Anche la fanciulla sbuffò,irritata:
-Blanche…che cosa andrei a fare a una festa…e per giunta in maschera?-
-A divertirvi,bambina mia… a farvi ammirare…corteggiare…come chiunque ragazza della vostra età!-
-Chiunque ragazza che..non sia cieca!- ribattè amara Aurora.
-Aurora…smettetela! Speravo che…vi foste ormai convinta,dopo tutto,che siete bella e desiderabile come chiunque altra donna,se non di più..-
La fanciulla abbassò la testa,colpita da quelle parole.Era vero:chiunque altra al suo posto non avrebbe fatto tante storie,sarebbe volata a Parigi…dove l’uomo che amava l’attendeva a braccia aperte…
Eppure quelle parole di Dolphine,la strana esperienza vissuta col dottor Lagrange,avevano riportato a galla tutte le paure,il senso di inadeguatezza,l’incapacità di vivere che per anni le avevano fatto preferire l’ovattato rifugio della clinica alla vita.
Blanche la osservò.Forse in parte riusciva a seguire il suo pensiero,in parte però lo rifiutava.Si avvicinò alla giovane,la abbracciò,insistendo contro la sua ritrosia:
-Non ribellatevi alla vita,Aurora…o se proprio volete ribellarvi,la maniera migliore per farlo è affrontarla..e vivere!-
-Oh Blanche…- La fanciulla finì per abbracciarsi all’anziana donna,che fece appello a tutta la sua energia per sostenere quella stretta,ricambiarla e trasmetterle quel po’ di forza che le rimaneva nel cuore.
-Voglio che rientriate a Parigi,Aurora…ricordatevi che sono sempre la vostra tutrice…-
Aurora sorrise,annuendo:
-Lo farò,Blanche…farò come dite…-
In serata si era ricordata dell’appuntamento mancato col professor Lagrange.Pensò di andarsi a scusare,approfittando per congedarsi.
-Beatrice….c’è il professor Lagrange,nella hall?-
La cameriera si guardò in giro,discreta.
-Sì…è laggiù che gioca con le carte…-
-Accompagnatemi da lui e lasciateci soli,per favore…-
-Come volete,madamoiselle…-
Lagrange stava con soddisfazione completando il suo solitario preferito.Alzata compiaciuto l’ultima carta,si accorse dell’apparizione di Aurora.
-Madamoiselle De Guilerm…che inaspettato piacere… Accomodatevi…- così dicendo si era alzato,aiutandola a prendere posto vicino a sé.
-Perdonatemi,professore…oggi non sono riuscita a raggiungervi né ad avvertirvi..-
Lui la interruppe.
-So che siete in partenza…-
-Si,domani sera sarò a Parigi…-
-Mi fa piacere…è una decisione che apprezzo…anche se vorrei –avrei voluto- fare qualcosa di più,per voi…-
-C’è una cosa che vorrei…-
-Se posso…-
-Mi piacerebbe vedermi…sapere come sono fatta…-
Lagrange sorrise.E non potè fare a meno di esprimere in cuor suo un apprezzamento sulla bellezza di Aurora.
-Come credete di essere?-
-L’ultimo ricordo che ho è di una ragazzina magrolina,ancora in fieri…Mia zia dice che sono…-
-…Bella…ditelo senza remore…Del resto,sapete bene che non è solo vostra zia a vedervi così…-
La giovane donna arrossì,chinando il capo.
-Abbiamo bisogno di solitudine e silenzio….-disse ancora il medico,abbassando la voce in tono complice. –Nonché di uno specchio…-
-Mia zia è impegnata col bridge…Potremmo approfittare della nostra suite…-
Era tardi quando il professor Lagrange lasciò l’appartamento di Aurora.Beatrice lo aspettava sulla soglia,pronta a prendere il suo posto accanto alla padroncina.
-Venite pure,madamoiselle vi aspetta…-la sollecitò il vecchio scienziato.
In quella,Aurora comparve sul limitare della porta,richiamandolo:
-Professore…io parto domani nel pomeriggio…Io vorrei…-
-Ditemi…- l’uomo era visibilmente speranzoso.
-Potremmo provare,domattina…?-
-Vi aspetto sul terrazzo….- le disse,con un gran sorriso.



-Allora Ilia Semonov…Che cosa vi preoccupa?-
-Ecco…monsieur io…-
Sindial lo scrutava,sospettoso e preoccupato:
-Vi siete messo in qualche pasticcio?...-
Semonov fece no con la testa:
-Non quello che credete…Mi sono permesso di …prendere una iniziativa…-
Il giovanotto sospirò;inutile tergiversare ancora,si disse.Prese dalla tasca una busta e la porse al suo principale,che era sempre più accigliato:
-Ecco….leggete…-
Lentamente Erik sfilò la lettera dalla busta e,dando le spalle al suo segretario,lesse,in fretta e in silenzio.
-E chi sarebbe costui?- domandò per prima cosa,con tono leggermente sprezzante.
-Un medico…psicoterapeuta,diciamo…Lui …è un pioniere dell’ipnosi…-
Sindial guardò Semonov con le sopracciglia aggrottate:
-Perché avete fatto una cosa simile,Ilia?...e senza nemmeno consultarmi?-
-Non..non ne ebbi il tempo Sindial…incontrai il professor ****** una sera,rientrando insieme da Maison Levigny…Ci trovammo a parlare di madamoiselle Aurora e io gli spiegai…-
Sindial dava segni di impazienza e irritazione.
Ilia però continuò:
-…gli spiegai di cosa si trattava…Allora lui mi parlò dell’ipnosi,che qui è poco praticata,e di un professore –Lagrange appunto- ormai vecchio,malato e amareggiato dai continui rifiuti della medicina accademica…Gli chiesi dove fosse….Non seppe rispondermi…-
Sindial taceva,in ascolto.
Ilia deglutì e continuò:
- Poco prima che madame Levigny partisse per Mont Saint Michel,il professor ****** mi comunicò che nello stesso albergo alloggiava proprio quel professor Lagrange e mi fece capire che forse,facendogli il suo nome,avrebbe considerato il caso di Aurora…di madamoiselle…--
-Andiamo Ilia…di Aurora…-ribadì Erik,spiccio. –Aurora che voi non riuscite a levarvi di testa,amico mio…-
Così dicendo,Sindial si gettò indietro una ciocca di capelli che gli era caduta sulla fronte,mentre leggeva.E guardò con addolorato disappunto Ilia.
-…Sindial…i miei sentimenti non…non c’entrano.Non come pensate,almeno..-
L’impresario lo scrutò,domandandogli:
-Ne siete così sicuro,Ilia?-
Il giovane abbassò la testa.
-Sapete…lei soffre tanto a volte di quella sua condizione…e da quando è arrivata quella civetta…-
Qui Ilia ebbe uno scatto d’ira.
-Civetta? …parlate della Durois,immagino?-
Il giovanotto non rispose,si alzò,spazientito,pensando alla doppiezza di Dolphine.
-…allora ho pensato che un incontro fortuito,lontano da tutto…le avrebbe dato coraggio…e magari…-
-…sarebbe guarita?-
-E’ così ingiusto monsieur che lei non veda…- si sfogò Semonov.
-Ingiusto?...esiste forse una giustizia,amico mio?...-
Il silenzio calò tra loro.Un silenzio carico i sottintesi significati.Poi Sindial riprese il controllo e col suo tono autoritario,si informò:
-Comunque ormai è fatta:posso sapere che cosa vi preoccupa ancora?..-
-Non avete letto?...lei non…-
-Ho letto:Aurora è spaventata…-
-Sindial,l’unico che potrebbe convincerla non sono io,lo sapete bene…Siete voi,e solo voi…Aurora potrebbe guarire ed essere pienamente felice…-
-Io la farò felice,Ilia Semonov!- ribattè l’impresario. –La farò felice comunque…Come la farebbe felice chiunque avesse il privilegio di poterla amare…-
Ilia abbassò il capo.Capiva a cosa alludeva il suo interlocutore.Però un dubbio gli attraversò la mente,un dubbio perverso:
-Ma…non desiderate anche voi,Sindial,che ella veda?-
Un dubbio che a Erik non piacque.Il suo sguardo incrociò quello del giovane segretario e per un momento i due uomini si fronteggiarono,ostili.
-Non solo lo desidero,Ilia Semonov…sono sicuro che accadrà…- rispose poi Erik,fulminandolo con gli occhi.
-Rientriamo in teatro – concluse poi,restituendo la lettera al giovanotto e precedendolo giù.
Ilia si sentiva più disorientato di prima.



 
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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:37




Aurora era ancora incredula.Quella sera era di nuovo tornata indietro,a quando aveva poco più di tredici anni;e in uno specchio aveva visto un’immagine…la donna che sarebbe diventata un giorno.
Un turbamento strano l’aveva presa:quella giovane donna così intensamente affascinante,così particolare nella sua bellezza un po’ sofferta,così innocente e sensuale a un tempo…era quella la donna che Sindial amava?
Sindial…tra qualche giorno lo avrebbe rivisto…Sfiorò con le mani il castello di carta che l’uomo le aveva regalato:il professore le aveva mostrato anche quello…ora lei se ne ricordava come di un giocattolo visto tanti anni fa,quando era ancora bambina…
Doveva affrontare l’ultima prova.Si,domattina doveva avere il coraggio di andare fino in fondo.Così sarebbe tornata a Parigi finalmente guarita,finalmente in grado di guardarlo negli occhi e dirgli di si,si,si…
-Si…non voglio altro,Erik…- mormorò,abbandonandosi al sonno.




Il professor Lagrange era stanco,esausto,quando finalmente si stese nel suo letto.Chiuse gli occhi e si addormentò,pensando all’indomani.
A metà notte,il suo petto ossuto venne scosso da una tremenda crisi di tosse.Sofferente,pallido,con la fronte madida di sudore,si sollevò appena e,dando fondo alle poche forze,riuscì a versarsi un po’ d’acqua con poche gocce di calmante.A poco a poco la violenza del male sembrò placarsi,ma ormai il sonno era interrotto.Gli occhi dell’uomo vagarono per la stanza,appena illuminata dalla fioca luce del lumetto a gas sul comodino.E il suo sguardo si fermò sulla foto della figlia Adele…
…Ti ricordi sempre di me,papà?...
-Adele!...non potrei mai dimenticarti,lo sai!-
…Eppure da bambina,non c’eri mai:i pochi ricordi che ho della mamma,sono di una donna malinconica,col cuore sempre altrove…
-Dovevo lavorare,cercare di affermarmi:per lei,per te!-
…per noi,papà?noi avevamo solo bisogno di te…
-E poi,dopo la morte della mamma…Non ti ho forse tenuta sempre con me?-
Al professore sembrò di avvertire una risatina:forse era l’eco della risacca…ma il suo colloquio immaginario riprese,dopo poco.
…Ho viaggiato,con te…ma poi erano le istitutrici a cui di volta in volta mi affidavi,che si prendevano cura di me…Ero sola,papà…
-Adele,non continuare a ripetermelo:non me lo perdonerò mai…-
…No?...
Di nuovo la malinconica eco della risacca riempì l’aria.Ora sembrava un sospiro.
-Non è stata colpa mia Adele…Non volevo che tu pagassi così…Ho cercato con ogni mezzo di salvarti!-
…Ero sola,e qualcuno seppe colmare a modo suo la mia solitudine…fui di nuovo sola,e tu non riuscisti a darmi calore…
Lagrange avvertì un dolore grave opprimergli il petto.Sedotta e abbandonata,poco più che sedicenne,sua figlia sembrava aver perso la ragione.Vagava ore e ore sulla riva del mare,guardando verso l’infinito,senza più parlare,mai più.
Disperato,aveva tentato anche con lei la carta dell’ipnosi.
…Hai solo fatto di me l’ennesima cavia dei tuoi esperimenti,vero papà?…
-Adele:io ero sicuro di salvarti.Volevo salvarti!-
Erano anni che non praticava più.Da allora.E non perché sfinito dal logorio della lotta contro i pomposi baroni della medicina tradizionale.No.Non praticava più perché con sua figlia la sua cura aveva avuto un finale tragico…
…E mi hai salvata,papà..mi hai restituito la parola,ma anche la memoria atroce della mia colpa…
-Adele,quale colpa? Tu sei stata sedotta,quell’uomo…-
….io l’ho amato,papà…l’ho amato col cuore e con la carne,l’ho desiderato da prima che lui desiderasse me…
Gridando disperata il suo nome,si era lasciata annegare in quel mare unico testimone,unico compagno della sua infinita pena.
Erano passati tanti,tanti anni.Il tempo aveva superficialmente sanato la ferita.Ma da quando la malattia lo aveva costretto a quel soggiorno coatto,il colloquio silenzioso con la figlia era divenuto sempre più frequente.
Poi,era arrivata Aurora de Guilerm.Prima ancora che il signor Semonov gliela raccomandasse così caramente per lettera,il professore l’aveva notata:somigliava un po’ a sua figlia…
Riuscire laddove aveva fallito,sarebbe stato un riscatto?
O forse la vera prova sarebbe stata quella di sapersi fare indietro,prima che la deformazione dello scienziato prevalesse sull’equilibrato giudizio dell’uomo?
…Dovevi solo darmi il tuo affetto,papà….e sarei guarita,piano piano…con te!...


Quella mattina Aurora si alzò presto e altrettanto in fretta fu pronta.Voleva far colazione con Blanche tranquillamente,senza darle nessun sospetto circa i suoi programmi mattutini.Voleva dedicarle ogni attenzione,in quella ultima mezza giornata che trascorrevano insieme a Mont Saint Michel.Sperava,dopo colazione,di poter assicurarsi che l’anziana donna iniziasse la sua terapia quotidiana,per finalmente defilarsi da tutti e scappare dal dottor Lagrange,sul terrazzo.Non osava nemmeno più pensare a quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco…
I suoi programmi si svolsero senza alcun intoppo.
Sedute a tavolino,Blanche e lei parlarono della festa di sabato.
-Allora…avete pensato a quale costume indossare?- le aveva domandato la madrina.
-Veramente…non avrei idea…voi cosa suggerite?-
Madame Levigny la guardò.L’aria di mare le aveva colorito le guance,donando a tutta la sua persona una nuova vitalità.L’incarnato,i capelli,le labbra…tutto in lei era incantevole.Avrebbe potuto indossare anche un sacco,sarebbe comunque stata la più bella…
-Perché non rispondete? A cosa pensate?-
-Riflettevo…-
-Credo che cercherò qualcosa nel guardaroba del teatro…il tema è il melodramma…- disse ancora Aurora.
-Sareste perfetta in qualsiasi ruolo…-
-Via Blanche…non mi educate alla modestia,se vi ostinate a dire certe cose…-
La dama rise.
-Avete ragione…Che ne pensate di Cenerentola?-
-Rossini?...mi vedete un personaggio rossiniano,zia?-
-No…forse vi vedo più simile a Margherita…o a Solvieg…- ammise la donna.
-Bene…spero di trovare qualcosa di adatto a me…Frau Brandrupp non arriva ancora:posso accompagnarvi io,ai fanghi?-
-Avviamoci insieme…ma la sentirete irrompere qui,tra poco!-
Il vocione stentoreo della prussiana non tardò infatti a raggiungerle:
-Matame Lefigny?...-
Aurora comunque volle scendere fino all’area termale dell’hotel,assicurandosi che Blanche avesse ogni sollecitudine.Poi mandò a chiamare Beatrice,che sopravvenne poco dopo.
-Eccomi,madamoiselle…andiamo in spiaggia?-
-No,Beatrice…vorrei prendere un po’ di sole sul terrazzo…Magari puoi lasciarmi lì e fare le tue ultime spesucce…-
Così dicendo prese ancora una moneta da cinque franchi e la porse alla giovane domestica:
-Compra qualcosa per te,oggi!- le raccomandò.
-Oh…grazie madamoiselle….grazie ancora…-



Giunta in terrazza,Aurora era convinta che vi avrebbe già trovato il dottor Lagrange,sempre piuttosto mattutino. Il luogo invece era deserto.
Rimase un po’ affacciata alla balaustra che dava sul mare,inspirando l’aria odorosa di salmastro.Non poteva negarsi di essere un po’ agitata.L’idea di rivivere quei momenti terribili,di ritrovare se stessa –magari una se stessa che aveva dimenticato,che non conosceva del tutto- la spaventava un po’.Cos’è che i suoi occhi quella notte non avevano voluto vedere,realmente?Chi era quell’infelice dietro la maschera di don Giovanni?
Un brivido le percorse la schiena. La maschera…Ricordò l’ultima volta che aveva avuto il suo incubo:dietro quella maschera le era apparso il volto di Sindial!...e aveva per un momento pensato che lui e il fantasma,forse…
Riacquistare la vista non le avrebbe consentito di svelare quel mistero.Ma forse,guardando Erik negli occhi avrebbe saputo esprimergli quell’amore incondizionato che lo avrebbe finalmente indotto a confidarsi…a confidarle il suo segreto,ad abbattere il silenzio del suo cuore…
Il tempo passava,ma il professore ancora non compariva.
A un tratto Aurora sentì aprirsi la porta a vetri.
-Professor Lagrange?- domandò,emozionata.
-No,mi dispiace…sono Alphonse,madamoiselle…Posso esservi utile?...-
Delusa e indispettita Aurora rispose con leggera malagrazia:
-No,grazie…anzi,si:portatemi qualcosa di fresco da bere…-
-Subito,madamoiselle…- rispose quello,inchinandosi.
Non molto tempo dopo,Alphonse fece ritorno con una bibita che le servì in silenzio,quindi disparve.
La giovane donna centellinò ogni sorso.Ma il tempo passava e sempre più nella sua mente si faceva chiaro che il professore sarebbe mancato all’appuntamento.
Quando Alphonse tornò la terza volta,per portare via il vassoio e il bicchiere,non resistette oltre e gli domandò:
-Non ho incontrato il professor Lagrange,stamattina…sapete nulla?-
-Stanotte ha avuto una brutta crisi respiratoria…non è proprio uscito dalla sua stanza…-
-Oh…mi dispiace…Parto nel pomeriggio e avrei voluto salutarlo…-
Aurora era davvero abbattuta.Cercò un ultimo appiglio,pur rendendosi conto dell’azzardo:
-Credete che possa ricevermi…anche solo per pochi minuti?-
-Posso informarmi…Permettete?vengo subito!-
Rimasta sola Aurora sentì salirle in gola il sapore amaro della delusione e della rabbia.




‘Gentile Signore,
Forse quando riceverete questa mia madamoiselle De Guilerm sarà già rientrata a Parigi,forse io non sarò più qui…’
Lagrange si era trascinato sulle gambe magre fino al tavolino e ora,con le mani tremanti e il fiato corto,frenetico,scriveva in una grafia nervosa e sciatta.
‘Non Vi scrivo per comunicarVi la buona riuscita dei nostri comuni sforzi;né per sollecitarVi ancora a persuadere Aurora…No.Sento la necessità di scriverVi,perché forse non avrò altra possibilità per dirVi,per raccomandarVi….’
Il vecchio professore si fermò:la tosse gli scuoteva di nuovo il torace malandato.Ma poi riuscì a riaversi e,intinta di nuovo la penna nell’inchiostro,riprese:
‘…signor Semonov,la vostra Aurora tornerà a vedere,anche senza l’aiuto dell’ipnosi.Anzi,tornerà a vedere solo col Vostro aiuto,con l’affetto e la sollecitudine di un compagno che le dia il necessario calore.Statele vicino,vogliatele bene,amatela…datele tutto l’amore di cui siete capace.E questo varrà più di ogni altra cosa…
Scusate…forse io stesso l’ho capito solo tardi,troppo tardi.Ma voi siete ancora in tempo…
Vi saluto,vostro devoto amico
Alexandre Lagrange’

Qualcuno bussò alla porta in quel momento.
Esausto il professore si ritrascinò verso il suo letto,poi rispose:
-Avanti….-
-Professore….Ma,vi siete alzato?-
-Alphonse…meno male:cercavo proprio te…-
Il cameriere si era avvicinato sollecito al capezzale dell’affezionato cliente e lo stava aiutando a coprirsi,rimboccandogli le coperte.
-Siete imprudente come un bambino…e dire che siete un dottore anche voi…!-
Il vecchio nicchiò.Sorvolando sulla ramanzina,indicò ad Alphonse lo scrittoio.
-C’è una lettera,lì sopra…mettila nella busta,l’indirizzo è già scritto…E fa’ che parta oggi stesso!Va’…-
-Vado ma…- Il fedele Alphonse rimase sulla soglia,socchiusa.
-Cosa c’è ancora?- Il professore aveva già socchiuso gli occhi,prostrato.
-Madamoiselle De Guilerm…-
Lagrange si sollevò appena sui cuscini.
-Cosa?-
-Chiede se può venirvi a dare un saluto…-
Lagrange riflettè un secondo.
-Ringraziala,ma scusati per me….non ne ho la forza…-
-Professore!-
Aurora era là,nel corridoio.Si era fatta accompagnare da un altro cameriere,dicendogli senza mezzi termini che era cieca…
-Aurora…- Lagrange ne aveva riconosciuto la voce.Alphonse lo guardò,come a dire ‘Cosa faccio?’
Annuendo,con il poco fiato che ancora aveva,Lagrange disse:
-Lasciala entrare…-



Aurora uscì dalla stanza di Lagrange con una espressione furente.
Rimase in silenzio tutto il giorno,rimuginando sulla conversazione avuta col vecchio professore:era indispettita,adirata.La aveva irretita,illusa:questa era la verità…e poi? Si era sentito male…Lasciando il lavoro a metà!
Tentò di non lasciar trapelare il suo malessere con Blanche e forse riuscì nell’intento;finse agitazione per il viaggio.Si mostrò indaffarata e preoccupata di lasciare la anziana zia da sola e quest’ultima insistè affinché partisse senza ripensamenti,cercando di restituirle serenità.
Finalmente,sistemati i bagagli su una carrozza,salutata per l’ennesima volta la zia,lei e Beatrice montarono sulla vettura,la cui portiera con uno scatto metallico sembrò troncare di netto quella strana parentesi esistenziale.
Aurora appoggiò la testa al finestrino:alle sue spalle l’Oceano scompariva a poco a poco,dissolvendosi con l’ultima illusione di potersi riappropriare con la propria iniziativa della sua vita.
-MI spiace,madamoiselle…- le aveva detto,con voce roca e trascinata il professor Lagrange –Il tempo non è stato generoso con noi…-
Lo aveva guardato,steso nel letto,pallido,quasi l’ombra dell’uomo con cui solo la sera prima aveva condiviso l’emozione di rivedersi allo specchio,dopo tanti anni.Lo aveva guardato senza capire,rifiutandosi di accettare.
-Ma…non potremmo…Sono venuta apposta qui,qui da voi…-
-Non ne ho la forza…non ho più energia…E potrei arrecarvi più danno che benessere…-
Gli aveva allora voltato le spalle,amareggiata,spietata verso quella sua agonia inopportuna.
Lui la aveva trattenuta,richiamandola:
-Madamoiselle….tornerete a vedere lo stesso….ne sono sicuro…L’amore,la serenità…-
-Oh tacete…Risparmiate il fiato!- aveva ribattuto lei,adirata,sbattendosi la porta alle spalle.
Con il volto tra le mani,ora iniziava ad avvertire un vago senso di colpa per il modo con cui si era congedata dall’anziano scienziato.Poi però l’ira per quella che le era sembrata ancora una volta un’irrisione della sorte,montò in lei.Il suo volto si rabbuiò e tale rimase,anche quando la carrozza si fermò alla stazione di Rennes,dove Beatrice e lei salirono sul treno che in tarda serata le avrebbe riportate a Parigi.


Il viaggio in treno da Brest a Parigi era assai lungo.All’inizio il treno si fermava quasi ad ogni stazioncina,attraverso paesini piccoli e piuttosto squallidi.Da Rennes in poi le fermate sarebbero state meno frequenti.A le Mans si sarebbe cominciato a respirare l’aria della capitale e a Fontainbleau,ormai…si sarebbe arrivati.
Restare così a lungo seduti,quando col cuore non si desiderava altro che arrivare era una tortura indicibile,soprattutto per una personalità dinamica e incontrollabile come la sua.
Già troppo a lungo era riuscita a contenersi,dominando la sua voglia di fuggire dalla sua casa,opprimente e soffocante.Era rimasta,nonostante tutto:e la sua pazienza era stata premiata.
Ora tornava finalmente a Parigi;ma non era sola.
Alphonsine si volse a guardare Philippe,col viso schiacciato contro il finestrino,curioso come un bambino.Gli sorrise con tenerezza.Avevano vinto la loro comune battaglia…
Gli si sedette di fianco,stringendogli affettuosamente il braccio.
Grazie a Dio,madame Segnier dopo quanto era accaduto alla presenza di Ilia aveva poco a poco sollevato il capo,tenuto troppo a lungo chino davanti all’intollerabile marito.Man mano che le condizioni di Philippe erano migliorate,anche grazie alla presenza della sorella maggiore,si era andata convincendo che il ragazzo aveva maturato il suo diritto a sottrarsi alla prigione di umilianti rinunce a cui il padre lo aveva sempre obbligato;finchè in un ultimo scontro con monsieur Segnier aveva personalmente sostenuto l’iniziativa dei due figli di partire appena possibile,rientrando a Parigi.
-Mamma…sei sicura di poter rimanere qui,sola?- le aveva chiesto Philippe,ancora una volta prima di mettere piede in carrozza.
La donna aveva sorriso,con estrema dolcezza:
-Vai,bambino mio,mio piccolo grande uomo…-
Quindi aveva conservato il sorriso,per esprimere la sua riconoscenza ad Alphonsine e rassicurare anche lei,che ce l’avrebbe fatta.La carrozza era sparita dietro la curva,e con essa ogni altro sorriso…


-Rennes…stazione di Rennes!!!- la voce forzatamente stentorea del capostazione distolse Alphonsine dai ricordi recenti.Si alzò,aprì lo sportello del finestrino e guardò fuori.Una figura familiare stava per salire sul treno.Sorrise eccitata e,rientrando nel suo scompartimento,disse:
-Joseph,mi allontano un attimo…Chiamatemi,se ce ne fosse bisogno-
Il vecchio maggiordomo chinò il capo,in segno di assenso.
Con il suo passo elegante e morbido,Alphonsine fu presto nello scompartimento successivo.Con un’occhiata individuò chi cercava e si avvicinò.
-Aurora?-
La giovane pianista sedeva,scura in volto,di fianco al finestrino.Riconobbe dalla voce l’ex compagna,l’amica-rivale,esclamando:
-Alphonsine!-
-Posso sedermi?- chiese quella con una strana titubanza.
Aurora era inspiegabilmente contenta.
-Alphonsine…- le disse,indicandole genericamente i posti intorno al suo.
Sedute l’una di fronte all’altra,la ballerina osservò la pianista,rimanendo un attimo in silenzio:
-Da dove vieni?..hai un colorito magnifico!-
-Grazie..purtroppo non posso ricambiarti i complimenti…posso solo immaginarmi che anche tu stia bene,se torni a Parigi…-
Alphonsine si schiarì la voce,poi la rimproverò,bonariamente:
-Speravo avessi smesso di fare la signorina ‘Mipiangoaddosso’?-
Aurora annuì,senza prendersela.
-Ci sto provando…ma a volte sembra proprio che non possa farne a meno…-
Alphonsine era incuriosita:
-Il viaggio è lungo…non vuoi raccontarmi qualcosa?-
-Rientro da Mont Saint Michel…- cominciò senza troppo entusiasmo la pianista.
Brevemente aggiornò l’amica sulla malattia della zia,sulla sua convalescenza,omettendo naturalmente i particolari del suo soggiorno al mare.
-E tu…come mai questa lunga assenza?-
-Ho dovuto mettere un po’ di ordine nella mia vita familiare- e anche lei riassunse per sommi capi le vicende ultime,comunicando all’amica che rientrava a Parigi in compagnia di suo fratello- …ma torno più agguerrita di prima,sai?-
Aurora sorrise.A poco a poco il clima tra di loro era diventato così intimo e familiare.In fondo ne avevano condivise di avventure,nel bene e nel male…
-A proposito…e con monsieur Maschera d’Argento? Tutto bene,spero…- domandò a un tratto la bella ballerina.Era schietta,senza malizia,diretta.Aurora respirò,rasserenata.E pensò che forse era venuto il momento di raccogliere l’invito che Alphonsine le aveva fatto prima di partire:fidarsi di lei,trovare in lei un’alleata…
Rispose,ironizzando:
-A cosa ti riferisci?...-
Alphonsine rise:
-Mi piaci,quando fai così….e sai bene a cosa mi riferisco…Verrà a prenderti,alla stazione?-
Aurora sospirò.
-No…non gli ho comunicato nulla…E’ così preso dalle prove del Peer Gynt…poi domani c’è anche la festa di Dolphine…-
-Dolphine? Dolphine Durois?-
-Proprio lei…- rispose la pianista,piuttosto mogia.-Una festa mascherata,per festeggiare il suo ventunesimo compleanno...-
-Oh,la bamboletta diventa maggiorenne? Speriamo che allora la finirà di fare smorfie e moine…-
-Dubito che ciò possa accadere…-
-E già…è convinta che sia la sua carta vincente!..scusa,ma è rientrata a Parigi?Non ne sapevo nulla…e non balla più?-
Aurora si rese conto che le notizie che avrebbe dato ad Alphonsine non le sarebbero state affato gradite.
-Balla ancora…Farà Anìtra nel Peer Gynt!-
Ci fu un attimo di silenzio.A bocca aperta,con lo sguardo smarrito che ritrovava piano piano la via e si trasformava in un fulmine di rabbia e ribellione,Alphonsine comprese a pieno le parole della sua interlocutrice:
-Vuoi dire che quella …quella bella statuina? Ma..non posso crederci…E chi l’ha scelta per quella parte?-
Aurora arrossì leggermente:
-Sindial…- ammise. Poi si affrettò ad aggiungere.Tu non c’eri,lei si è presentata proprio al momento giusto…-
-Non dirmi che Maschera d’argento si è fatto incantare anche lui?-
La pianista era imbarazzata e sinceramente incapace di rispondere.
-Aurora?...ma…mi prendi in giro?Non è che Dolphine –dopo aver sottratto il ruolo alla sottoscritta- si è messa in testa di sottrarre a te qualcos’altro?-
La giovane sospirò.
Alphonsine si spazientì:
-Adesso mi racconti tutto per filo e per segno…-
-C’è poco da raccontare…E’ graziosa,ha una voce cristallina,occhi luminosi…In realtà mi è anche venuta a chiedere consigli,sul personaggio da interpretare…-
-Ovvio…lei ha un cervello di gallina:da sola non avrebbe cavato un ragno dal buco…E naturalmente,come sempre tu l’hai aiutata…ah,sei ingenua al punto di meritarti degli schiaffi!-
-Come potevo dirle di no?...non essere ingiusta,Alphonsine:anche tu mi hai chiesto consigli su Esmeralda…-
-Si,ma noi lavoravamo nella stessa squadra,Aurora…-
Di lontano si intravide l’alta figura di Joseph comparire sulla soglia della vettura.
-Scusami solo un momento…-
Mentre Alphonsine si allontanava,Aurora pensò a quel loro scambio di battute:la ballerina,come sempre,le ‘apriva gli occhi’…
Quando l’amica la raggiunse di nuovo,si accorse che i suoi discorsi erano stati ben rimuginati.
-Tu non mi hai raccontato tutto,Aurora…vero?-
Mordendosi le labbra,facendosi forza,la pianista riferì all’amica tutti i colloqui avuti con Dolphine,tutte le confidenze fattele da quest’ultima,fino a mostrarle il biglietto d’invito e la lettera acclusa.Alphonsine sospirò,furibonda.Poi guardò Aurora e,intenerendosi,volle comunque incoraggiarla.
-E’ la solita ochetta di sempre… Adesso capisco perché Sindial l’ha apprezzata…in realtà apprezzava te…- le disse,carezzandole la spalla.
-Si…forse hai ragione…- rispose l’altra,poco convinta.
-Sei stata invitata alla festa?-
-Si,ma…-
-Anche Sindial?-
-Certo,come direttore dell’Opera…andrà anche lui…-
-E tu?...come ti travestirai?-
-Alphonsine…avevo tanto desiderio di andare…sai,presentarmi lì,a sorpresa….-
La bella ballerina annuì,compiaciuta,quasi gongolante:
-A rovinare la festa alla bambolina…- concluse,entusiasta.
Ma Aurora,facendo spallucce,soggiunse:
-Ma non ne ho più voglia…se vuoi,posso darti l’invito…-
-Che cosa???Non ne hai più voglia?...Tu ci andrai,signorina ‘Mi piangoaddosso’…a costo di portartici in braccio!...E ho anche in mente un costume!-
Aurora voleva reagire,protestare,richiudersi nel suo malumore.Ma l’entusiasmo e l’energia di Alphonsine erano simili a un fiume in piena:erano ciò di cui la pianista aveva bisogno per uscire dalla sua inerzia forzata e andare fino in fondo ai suoi progetti.



-Ilia,prima che andiate via,vorrei parlarvi…- Sindial aveva visto Semonov alzarsi e indossare il soprabito,alla fine della ennesima prova.
-Sono a disposizione…- rispose il giovanotto,seguendo l’impresario nel foyer vuoto del teatro.-Di cosa si tratta?-
-Ho preso informazioni sul professor Lagrange…Sapevate che aveva perso una figlia poco più che sedicenne?-
-Bè,me ne accennava nella lettera,ma non ne so molto di più…-
-Invece io si.La ragazza purtroppo è morta annegata,dopo una breve malattia mentale…-
Semonov cominciò a inalberarsi:
-E questo cosa vuol dire?...Credevo che voi non saltaste così in fretta alle conclusioni,alle etichette,monsieur Sindial…-
-Smettetela di reagire a questo modo,Ilia! Si può sapere cosa vi rode,una volta per tutte? Di cosa volete accusarmi,veramente?- lo affrontò sguardo nello sguardo Erik.
Quante cose passarono attraverso quello sguardo…Ilia si sentì ingiusto,ingiusto verso quell’uomo che pure gli aveva sempre rivelato il suo volto umano,geniale,generoso…senza mai vergognarsi.
Era il suo amico Sindial,quello;colui che gli aveva salvato la vita due volte,che lo aveva reso partecipe della sua rigenerazione,che lo aveva eletto amico,confidente,braccio destro…e forse anche di più:figlio,fratello…sembianza di quel calore familiare che non aveva mai conosciuto…
Anche Erik si domandava se ancora una volta Ilia non stesse funzionando da specchio per lui,da coscienza…a rivelargli e fargli accettare le proprie debolezze,le paure,le incertezze che costellano il cammino di un uomo…
-Non rispondete?- lo provocò ancora.
-Voi conoscete già la risposta…- ribadì l’altro.
Erik non potè fare a meno di provare una gran pena per quel ragazzo,per il tormento che gli covava dentro sempre più evidente.Inspirò profondamente,poi gli disse:
-Ascoltatemi Semonov…Conoscete i miei sentimenti,conoscete quelli di Aurora…Sono i vostri,che rimangono non detti:e finchè sarà così,voi non avrete mai pace…-
La tensione fino allora avvertibile,sembrò incrinarsi.
-Non…non sono sicuro di aver capito cosa intendete,monsieur?-
Non fu facile rispondere,ma Sindial volle arrivare fino in fondo:
-Diteglielo…parlate apertamente con lei…E’ giusto che sia al corrente della vostra devozione…- sillabò,senza più guardare il giovane amico.Si avvolse quindi nel mantello e si ritirò
Ilia si lasciò cadere su una sedia,la testa tra le mani,i gomiti appoggiati al tavolino.Rimase a riflettere così,per qualche minuto,poi sembrò essere arrivato a una conclusione.Si alzò con l’atteggiamento di chi ha deciso e uscì dal teatro.


Alphonsine e Aurora erano davanti allo specchio,inseguite dalla sarta che cercava di rifinire i loro costumi.
-Dimmi come sto…- chiese la pianista.
-Siete un incanto madamoiselle! Siete perfetta…- rispose petulante l’artigiana,sfilandosi le spille dalla bocca.- Ma che costume è?non lo riconosco?-
Le due amiche sbuffarono quasi all’unisono.
-Rimarremo mai sole?- chiese sottovoce la pianista.
-Spero bene…- le rispose l’altra. –Madame Truilly,siete stata davvero impagabile…adesso però vi prego,lasciateci saldare il conto e andate…-
-Ma…vorrei aiutarvi a salire in carrozza….per sistemarvi meglio gli abiti,sapete…E dov’è questa bella festa?-
La donnetta,ottima e svelta lavoratrice,era altrettanto curiosa ed intrigante.Sperava proprio di poter seguire fino all’indirizzo del ballo le due signorine,per saperne di più.
-Non è giusto…è sabato ed è già tardi!- insistè energica Alphonsine,sospingendo la donna per un braccio fino alla porta – Beatrice,occupatevi voi di madame...-
Così dicendo l’aveva data in consegna alla giovane cameriera,che sapeva essere molto persuasiva con gli ospiti quando diventavano indesiderati.In pochi minuti,finalmente,si liberarono di lei.
Alphonsine dopo le insistenze dell’amica,aveva ceduto:sarebbe andata anche lei alla festa,ma con il preciso proposito di non farsi riconoscere.Indossava un costume succinto,leggermente orientaleggiante,rosso lacca:il costume di Anìtra…
Aurora invece aveva optato per una Margherita faustiana.Aveva legato i capelli in due trecce,trattenute da una graziosa cuffietta bianca:l’abito era lungo,costituito di due tessuti sovrapposti,uno blu oceano,l’altro rosso amaranto,entrambi colori che si intonavano al suo incarnato.In mano recava un bouquet di margherite,di carta.
Le due giovani,naturalmente erano mascherate.Alphonsine aveva una grossa maschera piumata che le celava il volto completamente.Aurora una mascherina di raso bianco,che le celava occhi e naso.
-Sei agitata,Aurora…dillo…-
-Certo che lo sono…Alphonsine:che cosa ci farò?...e se lui non mi riconoscerà?-
-Io sono sicura che ti riconoscerà…Ma tu..non hai qualcosa,un gioiello per esempio…che lui conosca?-
Aurora si ricordò della parure che Sindial le aveva donato a Natale.
-Si…ho qualcosa…-
-Bene…sbrigati.La carrozza è già qui!-




Il palazzo dei Durois era splendidamente illuminato.Il piccolo viale che conduceva all’ingresso era ammantato di un lucido tappeto rosso;torce suggestive illuminavano il cammino,mentre ghirlande di fiori abbellivano la facciata con sfarzo ed eleganza insieme.
La carrozza nera di Sindial si fermò a pochi metri dal cancello;ne scesero insieme il gentiluomo e il fido segretario.
Come previsto,Sindial si era riservato il privilegio di non indossare un costume;era però elegantissimo,con l’impeccabile foulard annodato intorno al collo,la camicia lattea,il gilet finemente damascato,l’abito scuro che ne sottolineava la figura maschia,imponente.Indossava come sempre il mantello,nero,satinato,lasciato cadere con disinvolta trascuratezza dietro le spalle.
Smontato dalla vettura guardò significativamente Ilia.Il giovanotto aveva un costume da Figaro:i capelli trattenuti in una retina zingaresca,anche lui in camicia bianca e calzoni alla zuava neri,un laccetto rosso al collo,la fusciacca rossa e un giacchino corto,sempre rosso con rifiniture dorate.Una mascherina dorata gli copriva gli occhi,senza peraltro renderlo irriconoscibile a chi lo conoscesse bene…
Con un sospiro e un gesto appena accennato di stizza,Erik gli indicò l’ingresso.
-Andiamo allora…la Masquerade ci attende…-
Al loro ingresso furono preceduti e circondati da curiosità mista ad ammirazione;un mormorio a stento trattenuto,nel quale confluivano i sospiri e le risatine delle donne,i borbottii invidiosi e sapidi degli uomini.
Ilia era oggetto di sguardi muliebri,per la sua giovanile,fresca prestanza.Sindial però non era da meno:in più intorno a lui c’era il coro dei pettegolezzi,ultimamente gonfiato ad arte anche dalle voci relative alla sua reale,segreta identità.
Ma a tacitare,almeno apparentemente,tutto il brusio seguito alla loro apparizione,pensò Dolphine Durois,la padrona di casa che,riconosciuto subito il suo prestigioso invitato,gli andò incontro salutandolo:la folla si aprì al suo passaggio,ammirata dello splendore e dell’originalità del suo magnifico costume da Psiche.
Poco più di un velo sottile sembrava coprirle il corpo, fasciandone le perfette forme efebiche,dando l’impressione d’una trasparenza quasi impalpabile;due ali candide,di morbida piuma d’oca si aprivano sulle sue spalle seminude.I capelli erano lasciati sparsi,in morbidi boccoli e i piedini nudi calzavano dei seducenti sandali da schiava:la maschera che le copriva il volto era di quelle fastose maschere col manico d’avorio,anch’essa a forma di crisalide…
Al suo avanzare l’ammirazione espressa dai più non era quella dovuta alla festeggiata;era un omaggio spontaneo all’ irripetibile splendore della sua apparizione.
-Monsieur Sindial…io non osavo sperare…- disse porgendo la mano all’ospite,che la salutò appena col cenno del capo.
-Madamoiselle Durois….mi compiaccio:il vostro costume è davvero magnifico!- rispose in sua vece,calcando il tono diplomatico,Semonov
-Vi piace davvero?...io mi sono ispirata al genio del nostro direttore,sapete?- ribadì lei,rivolgendosi ancora a un Sindial indifferente e distratto,che finalmente la scrutò,interrogativo:che ne poteva sapere del suo balletto?
-A cosa alludete?-
-All’affresco del teatro….sappiamo che è di vostra ispirazione…mi perdonate il piccolo omaggio?-
Sindial ghignò:
-…davvero stento a riconoscervi in quell’affresco…-
Dolphine lo ritenne un apprezzamento,o forse finse che lo fosse.
-Posso chiedervi di ricambiare il mio regalo,monsieur Sindial?-
-Non saprei come…Sappiate che mi fermerò pochissimo…
- vi prego…ad una festeggiata un regalo non si nega..
L’uomo cominciava a spazientirsi,guardò verso Ilia,manifestandogli il proprio insorgente disappunto con una espressione che il segretario conosceva bene.Ma in quel momento i suoi occhi caddero su qualcuno che faceva allora il suo ingresso nel salone.Gli bastò un’occhiata:il disappunto si trasformò in sorpresa,una sorpresa che non sapeva ancora se definire bella o brutta.Prevalse tuttavia il piacere e il suo sguardo finì con l’addolcirsi,la piega delle labbra si stemperò,il sorriso perse il suo sarcasmo.
Ilia fu l’unico testimone del repentino cambiamento di umore del suo principale:istintivamente si volse,per scoprirne il motivo.
Dolphine naturalmente non colse l’evoluzione dell’espressione di Sindial;le sembrò solo che l’uomo la stesse guardando con particolare disponibilità e,trionfante,osò fino in fondo:
-Posso sperare di trattenervi almeno fino all’apertura delle danze…vorrei tanto che mi regalaste il piacere di un valzer insieme,monsieur…E’ solo un piccolo regalo…-



Entrando nel grande salone del palazzo,Aurora avvertì un brivido,si strinse all’amica e le sussurrò a mezza voce:
-Stammi vicino Alphonsine,ti prego…sento solo una confusione angosciante…mi sembra la sera del debutto,nel nostro camerino…-
-Sorridi mia cara,sorridi e non preoccuparti…ormai siamo in ballo…- le suggerì Alphonsine a denti stretti.
-Hai già visto Dolphine?-
-E’ proprio di fronte a noi,ma non ci ha notato…indovina un po’ a chi sta facendo le feste?..peggio di una cagnolina scodinzolante…- Alphonsine era disgustata.
-A…a chi?-
-Al tuo signor mascherato…-
-Sindial?....è già qui…
-Si…ma lui non è travestito come gli altri,invece Ilia si…è vicino a lui,abbigliato come Figaro…Peccato non potermi far riconoscre…- disse ridendo.
Aurora si schiarì la voce:
-Puoi dirmi di Sindial? Cosa sta facendo?-
Distratta dalla comparsa di Ilia-Figaro,nemmeno Alphonsine si era accorta dello sguardo che Sindial aveva posato su di loro.
-Niente….sta facendo i convenevoli di rito…Dolphine indossa un costume spettacolare…ma praticamente inesistente…sembrerebbe una Psiche…Lui le sta dicendo qualcosa…- sentendo l’amica irrigidirsi e fare resistenza,Alphonsine la rimproverò:-Aurora,smettila!...andiamo su!-
-Non ne ho più voglia…voglio tornare a casa…ti prego Alphonsine…-
Ma la ballerina fu implacabile.Continuò a incedere attraverso la sala,riscuotendo insieme all’amica la discreta ammirazione di molti presenti.
-Adesso ci spostiamo nella sala da ballo…,dove ancora non c’è tutta questa folla…-
Inizialmente Aurora provò sollievo:la sala da ballo era spaziosa abbastanza da permettere alle coppie di volteggiare senza problemi e agli astanti di osservarle discretamente da una serie di divanetti e salottini disposti lungo tutto l’immenso perimetro.
A un tratto la musica ebbe inizio e cinguettando Dolphine entrò nella grande sala,tra uno stuolo di ammiratori che la supplicavano di danzare.
-Vi prego…ho già segnato tutti i vostri nomi…ma stasera è la mia festa e se permettete gradirei aprire le danze con l’uomo più importante della mia vita…finora…-
Così dicendo si volse verso un domino alto ed elegante,suo padre Armand de Chapel:l’uomo la guardò compiaciuto dietro la mascherina nera,e dandole il braccio la condusse al centro della sala:
-Solo un giro,piccola mia….Lascia che ti dica che hai un costume splendido,ma assolutamente indecente…-
-Papà…è la mia sola trasgressione…- si scusò lei,mostrando il solito broncio civettuolo.
-Non direi…ma è la tua festa e stasera non voglio discuterne…- le rispose il gentiluomo,volteggiando con lei lungo la sala,con un formale sorriso stampato sulle labbra.




Aurora ed Alphonsine si erano fermate su un divanetto, nei pressi di una porta sontuosamente addobbata da una pesante tenda di broccato rosso.
In pochi minuti la bella ballerina aveva già ricevuto diversi inviti,ma si era trattenuta dall’accettarli per non lasciare l’amica da sola.Rilassandosi a poco a poco quest’ultima aveva acconsentito perché finalmente Alphonsine ballasse,evitando di dare troppo nell’occhio coi continui e ingiustificati rifiuti.
La pianista era seduta col suo mazzetto di margherite di carta e ascoltava la musica,pensando tante cose nel suo cuore.A un tratto avvertì qualcuno in piedi,davanti a lei,qualcuno dall’aroma familiare,inconfondibile.
-Monsieur Sindial!-
-Oh…madamoiselle Durois…-
-E’ il vostro turno….me lo avevate promesso…vedete:ho il vostro nome sul carnet!-
L’uomo trattenne appena un piccolo sbuffo di impazienza:
-Sia…come dire di no a una così esplicita Psiche…- replicò ironico.
Lei rise,entusiasta del complimento,senza accorgersi del disappunto del suo cavaliere che,voltandosi, aveva intravisto Aurora alzarsi e scomparire tra le pieghe della tenda,al di là della porta.
Diede il braccio a Dolphine e iniziò a danzare con lei,ma al suo sguardo non sfuggì la vista di Ilia,che –sollecito come sempre- seguiva a sua volta Aurora oltre la tenda.


Al di là della porta, c’era una sorta di studiolo,che dava su un balcone attraverso una porta finestra.Aurora avanzò nel buio,guidata da un respiro di vento.Muovendosi con cautela,raggiunse la vetrata,che era appunto appena accostata.La schiuse e uscì sul terrazzo.
Qui la trovò Ilia.
- Madamoiselle Aurora…prenderete freddo…-
-Ilia?- domandò lei,meravigliata.
-Si…vi prego,rientrate- ripetè lui,sollecito.
- …ho solo bisogno di un po’ d’aria…- rispose lei,appena spazientita.
Sfidando la sua riottosità,Ilia insistè:
- E’ stato così bello scoprire che eravate proprio voi,madamoiselle ma..perché questa malinconia?... è ingiustificata…-
-Sul serio?- Aurora aveva un tono incredulo che strideva con quello dell’interlocutore.-Io invece credo che venire a questa festa sia stato un grosso errore…
-E perchè?-
Con amarezza e un vago disprezzo di sé,lei rispose:
-Perché ?…Non vedete quanto sono fuori posto?…io non so muovere un passo da sola,non …-
Ilia la interruppe bruscamente:
-Vi prego Aurora…questo non è da voi…Credete che Sindial ,o qualunque uomo innamorato di voi,non desideri altro che…starvi accanto,sostenervi,condividere ogni occasione con voi?-
-Qualunque altro?- replicò,ironica- Ne conoscete così tanti?-
Il giovanotto proseguì,senza più riflettere oltre:
-Vi assicuro che conosco chi pagherebbe qualunque prezzo, per potervi stare vicino …-
-Chi pagherebbe?...-Aurora inizialmente voleva protestare,poi trasalì intuendo il senso profondo di quelle parole,rimase a bocca aperta,carica di meraviglia.
- Ilia…voi..non sapete quel che dite…- aggiunse,come a rimproverarlo.
Lui allungò una mano ai suoi capelli,ne scostò una ciocca ribelle trattenendola appena un istante in più tra le dita:
-Lo so fin troppo bene…e non fatemelo ripetere,perchè non sapete quanto mi sia costato…-
Lei scosse il capo,esclamando con dolce tenerezza:
-… povero Ilia…-
-Non usate questo tono…-le intimò lui,fiero - ve ne prego..
-Perdonatemi!- con slancio sincero,lei gli pose una mano sulla spalla -Io sono lusingata da ciò che mi avete detto:vi ritengo un uomo d’oro,generoso,sincero,leale…-
Poi soggiunse:
-Ma dovete capirmi Ilia:fino a qualche mese fa l’idea di poter amare qualcuno non mi sfiorava neppure.Io vivevo in un buio ovattato,che mi difendeva da ogni cosa…Una sera monsieur Sindial ha squarciato quel buio.. non so come spiegarvi,è stato come se l’oscurità gli appartenesse,ed io-che ne facevo parte- con lei…Nessun altro avrebbe potuto penetrare le tenebre che avvolgevano il mio cuore…nessun altro mai lo potrà.…-
Semonov sovrappose la sua alla mano di lei,stringendola,poi annuì.Del resto,lo aveva sempre saputo che lei e Sindial erano destinati:le aveva aperto il suo cuore finalmente,approfittando di quel momento,per scuotere lei da quell’abbattimento insensato e al tempo stesso liberarsi della propria pena …Averle parlato lo aveva lasciato svuotato da una parte,ma dall’altra serenamente consapevole.Come se quella porta si fosse chiusa si, ma con dolce delicatezza;lasciandogli il sapore inconfondibile della malinconia,ma non quello opprimente del rimpianto…
Tacquero entrambi,poi Aurora sollevò la testa:l’inconfondibile odore speziato di Erik l’avvertì della sua presenza.
-E’ qui…- disse.
Ilia si volse,rimanendo un po’ confuso davanti al suo principale,materializzatosi improvvisamente nella penombra:da quanto tempo era là?
-Sindial!- esclamò.
-Va tutto bene Ilia…- furono le prime parole rassicuranti dell’impresario,che appariva a uno sguardo attento piuttosto turbato-Siate gentile…permettetemi di restare da solo con madamoiselle,senza che qualche importuno ci disturbi…-
-Certo monsieur…- rispose prontamente Semonov.
Erik aveva assistito non visto a tutto il colloquio tra Ilia ed Aurora.Appiattito contro la parete aveva atteso,trattenendo il respiro.Alla risposta di lei aveva socchiuso gli occhi,rivedendola come la prima volta seduta al piano,nel buio del gymnasium:e’ vero…era sua,apparteneva unicamente a lui…
Ora glielo avrebbe dichiarato apertamente:tra poco tutti lo avrebbero saputo…
Aurora aveva voltato le spalle a entrambi,appoggiandosi di nuovo al parapetto:Sindial le si avvicinò,carezzandole le spalle.
-Non vuoi salutarmi,Aurora?-
Lei si volse,l’uomo allora le prese le mani tra le sue,stringendole,portandosele alle labbra,sussurrando:
-Ah quanto mi sono mancate queste manine…-
Poi la scostò un po’ da sé,per ammirarla:
-Sono felice di vederti…come sei bella,amor mio…-
La strinse a sè e in un caldo sussurro,le ricordò:
-…io sto ancora aspettando una tua risposta…-
Aurora rimase in silenzio.Il riso garrulo e trionfante di Dolphine,la voce di Erik che la chiamava Psiche e si allontanava sulla pista con lei,l’immagine di loro due che ballavano insieme le si materializzarono nella mente gettandola in una sospensione angosciosa,sicchè invece di rispondergli,ribattè:
- E’ stata una lunga separazione …Non hai cambiato idea,nel frattempo?-
L’uomo replicò quasi offeso:
-Perché avrei dovuto?-
-Magari…guardandoti intorno puoi trovare …-
Lui aggrottò le ciglia:
-Cosa ?-
-Qualcuna che ti guardi negli occhi quando parli…che danzi con te…una splendida Psiche…-
Sindial scosse la testa.
-Non essere sciocca!-la rimproverò.
Aurora abbassò la testa,confusa e mortificata;pentito della sua durezza,Erik le sollevò piano il mento con la mano.
La fanciulla gliela trattenne e,baciatagli l’attaccatura del polso,vi appoggiò il viso,come tanto tempo prima.
Erik emise un sospiro di desiderio,profondo:
- …questo gesto amor mio,questo solo gesto…mi è così caro …Nessuna intraprendente civetta potrebbe nemmeno lontanamente imitarlo…-
Lei finalmente capì quanto ingiustificata fosse la sua gelosia.Scosse il capo,confusa.
-Dimmi:sei rientrata definitivamente?-
-Si…-
-Bene…allora forse domani potrai dedicarmi il pomeriggio?-
Aurora sorrise,stupita di quel tono inspiegabilmente esitante:
-Mi stai chiedendo un appuntamento Sindial?- domandò,divertita.
Anche lui sogghignò,serrandole forte le mani tra le sue:
-Mi correggo:allora domani passerai il pomeriggio con me…- ribadì,col suo usuale tono di comando.
-E dove mi condurrai?- gli domandò.
-Non lo indovini ?Voglio farti vedere la casa…-
-Vedere?-
Lui proseguì sicuro:
-Tu…la vedrai coi miei occhi,carezzerai i muri e le pareti,ne sentirai l’odore…E mi dirai se ti piace.-
Allora lei si arrese,emozionata e felice.
-Erik!-
Di lontano giunsero le note di un valzer,Sindial la strinse di nuovo a sé e le propose:
-… vuoi ballare con me?-
Aurora esitava:
-Non so…non so se ne sono capace…-
Erik le cinse la vita e le sollevò il braccio.Poi le sussurrò:
-Non hai bisogno di esserne capace…Lasciati andare...soavemente,con le sue note esperte,la musica ti accarezzerà..-
Così dicendo la condusse per mille volteggi vorticosi,leggera e aggraziata come un petalo di rosa.




Un leggero vacuo chiarore impallidiva le stelle allorché Ilia Semonov imboccò il portone di casa sua, al 47 di rue Monge,in pieno quartiere latino.
Era stanco.Aveva levato la reticella da zingaro che gli raccoglieva i capelli,sollevato la mascherina dorata sulla fronte,sciolto il laccetto al collo.
La chiave scattò nella serratura e finalmente entrò in casa sua,sbadigliando e chiudendosi con un gesto strascicato la porta alle spalle.
Che nottata!...
Si gettò sul letto e ripensò alle emozioni della giornata.Tante,troppe.


‘Mascherata

Una volta Aurora mi chiese quale sarebbe stato il prossimo passo verso l’indipendenza.Non le seppi rispondere…Forse perché sentivo dentro di me che avrebbe riguardato proprio lei.

Venni a conoscenza di una cura sperimentale,l’ipnosi;e di un medico in grado di somministrarla.
Una fortuita coincidenza,di quelle strane coincidenze che sembrano accadere solo nella peggiore letteratura,fece sì che Aurora soggiornasse nello stesso albergo di quel professore.Gli scrissi,accennai alla mia propensione per lei e gli chiesi di contattarla,magari di intervenire…
Non riuscii a serbare a lungo il segreto con Sindial.Non appena ricevetti risposta da Lagrange(questo il nome del professore),andai da lui,gliela mostrai.Mi aspettavo una reazione negativa,quasi la provocai.Volevo sapere fino a che punto desiderasse davvero che Aurora guarisse dalla sua cecità.
Ci scontrammo.Non era la prima volta,non fu l’ultima.Ma era chiaro che improvvisamente ci trovavamo su due sponde,l’uno contro l’altro. E questo addolorava entrambi…
Come sempre fu Sindial a intuirlo per primo,e a venirmi incontro con la sua inimmaginabile generosità.
-Ascoltatemi Semonov…Conoscete i miei sentimenti,conoscete quelli di Aurora…Sono i vostri,che rimangono non detti:e finchè sarà così,voi non avrete mai pace…-
Proprio così mi disse.Proprio così.Mi invitava ad aprirle il mio cuore,non importa a quale prezzo…
Decisi che lo avrei fatto,che forse era davvero l’unico modo per uscire da quella oppressione che mi attanagliava ormai da qualche mese,da quando Sindial mi aveva aperto gli occhi sui miei sentimenti.
Ci lasciammo senza aggiungere altro.
La sera dopo ci recammo insieme a una festa mascherata,il compleanno di madamoiselle Dolphine Durois.
La mattina avevo ricevuto ancora una lettera di Lagrange,che mi aveva turbato.Sembrava scritta quasi in punto di morte e mi raccomandava di stare vicino ad Aurora,perché solo l’amore l’avrebbe curata.
Quando la carrozza ci condusse alla festa,Sindial ed io eravamo così distanti,dopo l’ultimo colloquio, che non ebbi né il modo,né la voglia di mostrargli quel foglietto,che stringevo ancora appallottolato nelle tasche.
Ero riuscito a convincerlo a presenziare a quella sgradevole kermesse,doppiamente sgradevole per lui,non meno per me.
Dolphine Durois era una creatura tanto gradevole nell’aspetto esteriore,quanto ripugnante nell’anima.Era convinta di riuscire ad ottenere quello che voleva,semplicemente bamboleggiando;era capace di porgersi,umile e docile,agli occhi di chiunque,eludendo con abilità i rimproveri e le critiche.Era subdola,approfittatrice,falsa.Tutto quello che di odioso e irritante si può riassumere del cosiddetto ‘eterno femminino’…
Ora la sua meta era quella di conquistare Sindial,a qualunque costo…E nella sua sciocca superficialità aveva eletto sua confidente proprio Aurora…
Lo avevo intuito;sapevo che la pianista rimaneva turbata e triste dopo ogni colloquio con quella piccola vipera.Avevo insistito con Sindial perché le stesse più vicino.Nella mia mente anch’io temevo confusamente qualcosa,un pericolo materializzarsi in quella dubbia creatura.
Quando entrammo nel grande salone di Palais de Chapel,Dolphine ci venne incontro splendidamente abbigliata – o dovrei dire ‘disabbigliata’- da Psiche e in tutti i modi cercò di destare l’attenzione e l’interesse di Sindial.
Ma gli occhi di lui avevano già riconosciuto,sotto un leggiadro costume da Margherita faustiana,il volto perfetto di Aurora.Un attimo dopo la riconobbi anch’io…
Era così seducente ai miei occhi,con quella sua grazia,con quella delicatezza innata,che non smisi un attimo di seguirla con lo sguardo.Tutti gli altri invitati sembrarono dissolversi davanti a me,la confusione il chiacchiericcio:tutto tacque.
Non avrei mai creduto che sarebbe stata capace di farci una sorpresa simile.
Forse si aspettava che Sindial l’avrebbe riconosciuta,sarebbe corso da lei.Ma quando ciò stava per accadere,Dolphine si frammise tra loro,ricordandogli l’impegno preso di un ballo con lei.
Vidi Aurora oscurarsi in viso e scomparire dietro una porta.Non seppi resistere.La seguii.
Era appoggiata alla balaustra dell’ampio terrazzo della villa,visibilmente malinconica.
Se avessi potuto seguire il mio cuore,l’avrei stretta tra le braccia,le avrei dichiarato,gridato il mio amore;seppi solo carezzarle una ciocca di capelli e farglielo capire con poche parole contorte.
Lei mi rincuorò.Ma poi mi ripetè quello che sapevo fin troppo bene:apparteneva a Sindial…

-Nessun altro avrebbe potuto penetrare le tenebre che avvolgevano il mio cuore…nessun altro mai lo potrà.…-
Eppure questa risposta dolce,serena;questa dichiarazione d’amore totale,fatale non mi fecero soffrire più di quanto non avevo sofferto in quella lunga attesa.Furono una sorta di amara medicina,che finalmente ruppe la prigione,l’impasse in cui mi ero chiuso.Ora Aurora conosceva i sentimenti che avevo per lei,finalmente ero stato capace di offrirglieli.E lei li aveva apprezzati,mi aveva ‘visto’,’visto’ davvero…
Poi alle nostre spalle si materializzò lui…
Anche lui turbato,ma confortato dalla risposta di Aurora:al punto da rassicurarmi e da contare di nuovo,schiettamente su di me.
--Va tutto bene Ilia…Siate gentile…permettetemi di restare da solo con madamoiselle,senza che qualche importuno ci disturbi-
Uscii dalla porta e mi ci collocai davanti,come una sentinella.
Sulla pista,una Psiche molto delusa ballava un valzer vorticoso,senza togliere gli occhi dalla soglia davanti alla quale mi trovavo.
Non riusciva a districarsi dal numero dei corteggiatori ai quali aveva concesso di ballare:seppi poi che Sindial,abilmente,dopo pochi passi l’aveva ceduta ad un aspirante spasimante,quasi piantandola da sola in mezzo alla pista.
Dopo un tempo indefinibile,finalmente,declinando un ennesimo invito,vidi Dolphine puntare verso di me,decisa.Mi preparai a tenerle testa,quando una splendida invitata,mascherata da Anitra,la fermò e la trattenne in mille convenevoli.E più Dolphine tentava di liberarsi,più mi sembrava che la ospite insistesse a trattenerla.
Sospirai di sollievo,approfittando per guadagnare di nuovo il terrazzo e avvisare Sindial del pericolo.
Erano stretti l’uno all’altra e volteggiavano insieme sulle note dell’orchestra:le due persone più care che avevo erano davanti ai miei occhi,un accordo magico,un’armonia di vera bellezza che mi riempì gli occhi di lacrime intraducibili in parole…
Purtroppo dovetti intervenire,rompere l’incanto:
-Monsieur?-
-Che succede Ilia?-
-Credo che a breve madamoiselle Dolphine vi verrà a cercare…-
-Non facciamola disturbare…- rispose lui,ironico – Vieni Aurora…voglio che tutti ci vedano ballare insieme…-
Lei era raggiante,ma lo trattenne.
-No…no Sindial…è già stato tutto perfetto così…non voglio guastarlo…-
Lui la strinse tra le braccia:
-Ne sei sicura,amor mio?...-
Aurora annuì.
-Allora ritiriamoci…Ilia…non c’è modo di defilarci?-
-Non saprei monsieur…-
-Fateci da scorta e intervenite se Dolphine dovesse intercettarci….-
Così uscimmo con cautela dalla porta e cercammo di guadagnare l’uscita.
Dolphine era ancora impegnata a conversare con la bella Anitra dal costume rosso,che cercava con ogni mezzo di distogliere la sua attenzione da noi e attirarla su altro.Aveva un che di familiare quella invitata,ma in quel momento non seppi riconoscerla…
Eludemmo col suo aiuto la sorveglianza ed eravamo ormai convinti di esserci sottratti alla sua curiosità maligna,quando al guardaroba la padrona di casa ci raggiunse e arpionò Sindial.
-Andate via così,monsieur…ancora prima di mezzanotte?-
-Sapevate che non mi sarei trattenuto a lungo…-
Dolphine sbirciò sprezzante verso ‘Margherita’.
- Scappate via come un ladro…forse vi vergognate della vostra compagnia?Fatecela dunque conoscere colei che sembra l’oggetto di tutte le vostre attenzioni…o forse non è presentabile?-
Io mi inalberai,offeso. Sindial fu più lesto di me.Ma più pronta fu Aurora,che lo richiamò prima che commettesse uno sproposito:
-Erik…No!-
Per nulla spaventata,Dolphine,ormai proseguì come un fiume in piena,scaricando tutta la sua rabbia impotente:
-Erik?...è questo il nome con cui vi conosce? Erik,Sindial,monsieur De La Revenge…Chi siete,infine? Come dobbiamo chiamarvi?...E’ mezzanotte,monsieur:levatevi dunque la maschera!-
Così dicendo,tentò di strappargli la maschera dal viso:
-Attenta madamoiselle!- la minacciò lui,bloccandole il braccio –Chi ha visto il demonio,non è mai tornato a raccontarlo…-
In quella la voce di un uomo ci interruppe:
-Che succede qui? Dolphine?....gli ospiti ti reclamano…Ti prego,rientra…- Era De Chapel in persona,intervenuto a richiamare la figlia.
-Oh…si papà,perdonami- cinguettò la nostra ospite,ritornata improvvisamente dolce e remissiva. –E’ solo…-
-Forse qualcosa non va? Questi signori ti stanno importunando?- Si era avvicinato a noi e scrutava misurandolo Sindial. –Oh,il signor ‘Sindial’…state andando via,vero?-
-Non aspettavo altro…- ribattè lui.
-E nemmeno io…e vi pregherei di restare lontano dalla mia casa,in futuro..-
-Sarà un vero piacere!- ribattè il mio amico,voltandogli le spalle e allontanandosi definitivamente al braccio di Aurora.
-Ma papà?...-Dolphine era spiazzata.Tutto stava procedendo contrariamente ai suoi calcoli.Il giocattolo che credeva di avere tra le mani scivolava via,lasciandola con un pugno di mosche.
-Dolphine cara,ti prego:rientriamo…-
Così dicendo,girarono i tacchi e ritornarono dai loro ospiti.
La carrozza nera mi attendeva all’angolo del viale:
-Semonov,salite!- mi chiamò Sindial.
Declinai l’invito,con un sorriso.
-Faccio volentieri la strada a piedi…A domani!-
-A domani!- mi risposero all’unisono.Poi la carrozza si staccò dal marciapiedi e sparì dopo poco in fondo al viale.’



La perfetta educazione all’ipocrisia consentì a Dolphine di rimanere raggiante icona di gioia e trionfo per tutta la durata della festa,che si concluse molto tardi,prolungandosi ben oltre la mezzanotte,anche dopo che ciascun invitato –come di consueto-aveva rivelato il suo volto sotto la maschera.
Congedato l’ultimo ospite,sorridendo grata a suo padre,esausta si ritirò nella sua stanza.
Qui diede finalmente sfogo alla sua rabbia,strappandosi quasi il costume e quelle che le sembravano solo ridicole ali…
Lacrime di rabbia e di frustrazione le annegavano lo sguardo.
Che scorno!...Nulla di quello che aveva sognato si era realizzato:non solo…quell’uomo aveva osato portarle l’amante in casa! Ecco a cosa era servita la mascherata…a introdurre quella,quella…
Poco a poco Dolphine riacquistò lucidità. No,era assurdo.Aveva visto personalmente arrivare Sindial e il suo fido ‘Acate’ Semonov…Erano soli. Quella donna doveva essere una persona conosciuta,qualcuno che aveva ricevuto il biglietto di invito…Ma chi?
Ripensò alla sua voce,quando aveva gridato ‘Erik…no!’ In quel momento non ci aveva dato peso,ma era una voce che le suonava ben familiare.
Comiciò a scuotere la testa,incredula.Eppure non era la prima volta che quel pensiero l’aveva sfiorata.Ma era ridicolo,impensabile…La piccola cieca! Ecco chi era l’amante di Sindial!
Maledetta!...Maledetti entrambi! Chissà come avevano riso di lei,delle sue confidenze…
Ma l’avrebbero pagata cara,una simile offesa a lei.Quell’acqua cheta…e quel monsieur Sindial…
Ora bisognava soltanto ricucire lo strappo.Magari Sindial meditava di licenziarla,con la tipica grettezza dei borghesi. O con la falsa generosità propria di chi si sente troppo sicuro di sé magari non lo avrebbe fatto.Doveva assicurarselo,doveva prepararsi ad incassare ancora…prima di sferrare l’affondo decisivo,prima di assaporare la sua vendetta…


Ilia finì di annotare gli ultimi ricordi di quella notte,sapendo che non avrebbe preso sonno,altrimenti:
‘Mi aggirai attraverso la notte parigina,dapprima ancora turbato,poi a poco a poco attratto come sempre dai mille volti dell’umanità che ad ogni angolo sembravano offrirsi alla mia attenzione:
i pescatori silenziosi sul lungo Senna,le comitive ciarliere di giovani bohemienne che si divertivano a giocare nelle piazze vuote della capitale come bambini mai cresciuti,sfidando la bonomia della ronda notturna dei gendarmi,l’ubriaco che l’alcool aveva reso stranamente saggio e desideroso di confidare le verità acquisite…
Fui contento di ricominciare ad apprezzare questo mondo,questa giostra che si muoveva intorno a me,dalla quale mi ero appartato per qualche tempo.
Ripensai con calma alla serata in maschera.Di nuovo Sindial ed io ci saremmo trovati spalla a spalla ad affrontare degli avversari,a quanto pare.La sua nuova identità se gli garantiva un profilo giuridico regolare,non lo proteggeva da avversari,vecchi e nuovi. Aveva ragione: da questa nuova sfida avrebbe preso avvio la seconda parte del mio racconto…
Alzai gli occhi.Le gambe mi avevano portato davanti all’Opera.Il teatro era silenzioso,addormentato:la compagnia forse era già rientrata dalla festa di Dolphine o forse ancora no…Ne approfittai per entrare in punta di piedi dal back stage.
Attraversai compiaciuto il teatro che era risorto anche grazie al mio lavoro,scesi in platea,risalii le scale verso i palchi,quindi mi spinsi nella zona abitabile.
Da una vetrata sollevai lo sguardo verso gli appartamenti di Sindial.La luce nello studio era accesa,stranamente.
Rimasi in dubbio,se accertarmi che fosse rientrato o discretamente disinteressarmi…Salii comunque a controllare.La porta era addirittura socchiusa.
La schiusi piano:lui era alla scrivania,in fervente attività.
-Sindial?!?-
Sollevò lo sguardo,poi riprese entusiasta a lavorare:era un progetto,il progetto della casa.
-Venite Ilia…datemi un parere!-
-Sono le quattro del mattino…- dissi la prima sciocchezza che mi venne in mente.
Lui mi guardò,interrogativo.Senza aggiungere altro. Erano le quattro del mattino ed entrambi a quanto pare avevamo altro per la testa!
Diedi un’occhiata ai disegni.
-Verrà davvero una splendida casa…-
Lui mi sorrise,entusiasta.
-Domani pomeriggio porterò Aurora a vederla…-
Ci guardammo negli occhi.Non c’era niente di improprio in quella affermazione.
-E’…è qui?- gli domandai guardando verso la porta a vetri.
Lui rialzò il viso e mi rispose,serio:
-L’ho riaccompagnata a casa…Lo avete detto,Ilia:Aurora merita un amore alla luce del sole…L’amore che un gentiluomo come voi saprebbe darle:ebbene,imparerò da voi…-
L’omaggio che mi rendeva mi commosse,ma volli rispondergli:
-Non c’è niente che io possa insegnarvi sull’amore,Sindial,…è innato,in voi,come l’arte,la musica,la vera bellezza…-‘’
Ecco,ora Ilia era soddisfatto.Le sue mani lasciarono cadere taccuino e matita e finalmente reclinato il capo all’indietro si addormentò.
Ma il nuovo giorno gli avrebbe riservato presto una ennesima sorpresa.



 
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view post Posted on 6/4/2008, 11:42
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Il silenzioso domestico di Sindial aveva appena finito di radere la barba al suo padrone e si era allontanato,discretamente,mentre questi si alzava dalla seggiola e liberandosi dell’asciugamano si levava dal viso le ultime tracce di sapone.Era da poco uscito dal suo bagno rigeneratore,indossava i pantaloni ma era a torso nudo,intento a scegliere la camicia da indossare per quel giorno.
Qualcuno aveva bussato alla porta e,senza attendere, si era affacciato allo studio:
-Posso entrare?-
Erik sentì una voce di donna.Infilò la camicia senza abbottonarla e uscì dalle sue stanze:
-Prego?- domandò,diffidente e scostante.
La nuova venuta ebbe appena il tempo di accorgersi che era semi svestito;gli volse vergognosa le spalle:
-Oh…buon Dio…scusatemi monsieur Sindial …io…- Era Dolphine!
Naturalmente uscì subito dalla stanza,secondo le regole e le buone maniere che aveva appreso sollecita in collegio,aspettando fuori che l’uomo avesse finito di vestirsi.
Erik non aveva nessuna voglia di affrettarsi.Abbottonò con calma la camicia,indossò il gilet;quindi una comoda giacca di taglio sportivo,all’inglese,di caldo velluto marrone scuro.Si annodò il foulard al collo,si ravviò i capelli,domandandosi cosa Dolphine fosse venuta a cercare ancora,dopo la scena pietosa della sera prima.Lentamente sollevò la maschera e fece i conti con quel suo profilo sfigurato che sembrava ammiccargli dallo specchio.Scosse la testa e la riindossò.
-Harun…fai entrare madamoiselle Durois…-
Silenzioso come sempre, il domestico introdusse la giovane donna,che entrò a occhi bassi, e rimase in piedi in attesa davanti a lui.Sindial la scrutò,irritato di quell’incontro.
-Ebbene?-
-Monsieur io…non so cosa mi abbia preso…non ero in me,ieri sera…- esordì lei,con un filo di voce.
-No?...avevo avuto un’impressione diversa..-
La giovane sollevò il capo:
-Che intendete dire?-
-Che ieri abbiamo conosciuto la vera Dolphine Durois…-
Lei giunse le mani,come a supplicarlo:
-No…oh no! Non è come credete…Forse avevo bevuto troppo champagne,sapete e…non so,come spiegare…-
-Non vi ho chiesto spiegazioni,madamoiselle- c’era una indifferenza così palpabile nelle parole di Erik,che Dolphine si sarebbe messa a piangere,questa volta senza sforzarsi nemmeno un poco.
–Ma io vorrei scusarmi…con voi,con…-
-Non vi ho chiesto neanche le scuse…francamente non saprei che farmene!- ribadì,voltandole le spalle.
-Oh Erik…non riesco a sopportare che voi mi trattiate così!-
L’uomo trasalì,si voltò a guardarla incredulo.
- Non credo di avervi mai concesso di chiamarmi in questo modo…- le disse minaccioso.
Dolphine scoppiò in lacrime.
-Perdonatemi,perdonatemi….è così bello potervi chiamare per nome,anche solo una volta…monsieur Sindial…Non capite in che condizione mi trovo,dunque?-
-Non siate melodrammatica,madamoiselle!- Erik era disgustato. –Esattamente che cosa siete venuta a fare,qui?-
-A…a sperare,a supplicare che voi…che voi possiate perdonarmi e riammettermi nel vostro teatro…-
-Non mi sembra di avervi licenziata,benché farei volentieri a meno di voi…Siete una creatura sgradevole,madamoiselle, ma come attrice,dopo la prova di ieri sera debbo riconoscere che avete dato la migliore dimostrazione delle vostre doti recitative...-
-Intendete dire che….il ruolo di Anìtra…è ancora mio?- alla fanciulla brillavano gli occhi,dall’emozione.-Credevo che dopo quanto vi eravate detti con mio padre…sapete:vengo a scusarmi anche di questo…Lui è convinto che voi avreste…
Sindial emise un sospiro che era molto vicino a uno sbuffo di impazienza:
-Madamoiselle, direi che il nostro colloquio è durato anche troppo. Gradirei che da oggi in poi –se qualcosa non vi è chiaro del vostro contratto –ve lo faceste spiegare dal mio segretario,il signor Semonov e mi sollevaste dalla spiacevole circostanza di discutere con voi…Harun!-
L’orientale comparve alle loro spalle.
-Madamoiselle va via…-
Detto questo,Erik indicò la porta e si rimise a lavoro alla sua scrivania.



Il pomeriggio era sereno e tiepido,un preludio alla prossima primavera.Aurora aveva indossato un abito verde pastello,e legato i capelli con un nastro della stessa tinta:Erik la ammirò,compiaciuto,prima di aiutarla a montare sul calesse, poi impugnate le redini spronò il suo bel cavallo nero;presto la città scomparve alle loro spalle e si ritrovarono nella campagna circostante,dove la natura.sollecitata da quell’anticipato tepore schiudeva timidamente gli occhi alla futura bella stagione,gemmando sui rami spogli degli alberi.
La gita fu breve.Dopo poco l’uomo rallentò l’andatura spedita del calesse,fino a fermarsi all’ombra di un ampio tiglio.
-.E’ nascosta alle spalle della strada principale…Vieni!-
Così dicendo le prese la mano e le offrì il suo braccio.Il cancello cigolò appena sotto la spinta del braccio di Erik,spalancandosi:attraversarono il viale a piedi e raggiunsero l’edificio principale.
-C’è un porticato sulla facciata …e la casa imita un po’ le ville romane…è tutta su un piano ,con un cortile interno…una sorta di peristilio,sai cosa voglio dire?-
-Credo di sì…-Aurora era emozionata e cercava di penetrare con la forza dell’immaginazione il buio che le impediva di vedere.
Con la mano sfiorò le colonne sottili che precedevano l’ingresso,poi toccò il lucido legno del portone e,prima di entrare carezzò le lastre delle alte finestre che si aprivano ai lati della soglia.
Sindial aprì la porta e la introdusse all’interno.La casa era un guscio vuoto,ma lui l’aveva fatta ripulire di ogni traccia di abbandono,sicchè entrando c’era un odore strano,d’erba tagliata,stanze vuote e silenzio insieme.Era forte,ma inebriante.
Erik le aveva detto che ne avrebbe sentito il profumo,che quell’aroma la avrebbe aiutata a scegliere.Aurora respirò intensamente,un languore inatteso la prese.
-Le stanze sono ariose…- spiegava intanto lui – e disposte in modo tradizionale…In ognuna c’è un camino:per ora è l’unico arredo…Vieni ..- la prese ancora per mano e la avvicinò all’anta del camino,perché sfiorandola potesse immaginarne l’aspetto.
Aurora avvertiva un turbamento che quasi le impediva di parlare;si sforzò di superarlo:
-Quante stanze sono?-
-…Abbastanza :c’è spazio per un salone,una biblioteca,la stanza della musica…-rispose lui,che già aveva sciolto la fantasia e stava proiettando nella realtà i progetti formulati sulla sistemazione che avrebbe dato allo spazio.-Questa potrebbe essere la nostra …-
-Si…-mormorò lei,quasi in un soffio,interrompendolo.
Lui le si avvicinò,non del tutto sicuro del significato da attribuire a quel monosillabo:
-Ripetilo…- le chiese,con una sfumatura di desiderio inconfondibile nella voce.
Aurora alzò il viso verso di lui:
-Sì!...- ripetè,forte e chiaro.
Notando il rossore sul suo viso,le si avvicinò,le prese le mani e l’attirò a sé:
-Vieni qui…- poi le sollevò piano il volto e iniziò a baciarla,con dolce progressiva voluttà.Intensamente.Appassionatamente.
Le sue mani scivolarono lungo il collo di lei sulle spalle,dalle spalle alle braccia fino a intrecciarsi con le mani di lei.Il loro bacio cresceva inarrestabile,mentre Sindial la stringeva a sè più forte ancora,tenendole i piccoli pugni contro il petto,poi la lasciò libera di abbracciarlo,di tenersi a lui,avvolgendola nella morsa delle sue braccia possenti. Non sapeva resistere oltre,non voleva.Non dopo che lei gli aveva detto quel ‘sì’.
Senza smettere mai di baciarla,slacciò il mantello e lasciò che il pesante soprabito cadesse aprendosi sul pavimento.
-Cosa fai?- ebbe appena il fiato di domandargli la donna ,mentre lui la attraeva verso terra,sull’improvvisato giaciglio..
-Voglio prenderti Aurora…nella nostra casa,nella nostra stanza…-poi le sue dita corsero lungo la schiena di lei,a sbottonare l’abito,mentre la sua bocca calda e appassionata le sfiorava il collo e le spalle già nude- Dimmi ancora che lo vuoi anche tu….-
-Erik…desidero solo il tuo amore…-
La liberò del vestito,le sciolse i capelli,le confessò:
- Tu lo hai,il mio amore…Non è mai stato facile per me amare,Aurora…ma amo te,incondizionatamente…e solo te…Amo i tuoi capelli morbidi,il tuo incarnato di pesca,il tuo viso,le tue labbra,il collo di cigno…il seno che palpita ad ogni respiro,ad ogni carezza…- Sindial accompagnò queste parole con una pioggia di baci,un crescendo che culminò sui capezzoli di lei,intuibili sotto la seta della sottoveste;Aurora emise un gemito incontrollabile di piacere,abbandonandosi senza altre parole.Lui si liberò dei suoi abiti e continuando ancora a baciarle la pelle calda, avvolgendosi con lei nel mantello,le disse ancora: -Amo te,che mi hai voluto come maestro d’amore,amo il tuo cuore generoso,la tua anima innocente e appassionata…
Poi, entrando in lei e respirando il gemito caldo del suo abbandono:
-Ti amo perché sei mia… -sussurrò- Sei l’aurora della mia vita,sei la mia luce…
Il silenzio della casa protesse il crescendo incessante dei loro reciproci sospiri,finchè la voce di lui,roca per il piacere dato e ricevuto,concluse:
-… la mia sposa…-


Ilia dormiva finalmente da qualche ora,quando qualcuno bussò alla porta del suo appartamento.
Riuscì a scuotersi dal sonno con una certa difficoltà e,stiracchiandosi controvoglia, andò ad aprire.Davanti ai suoi occhi ancora assonnati si palesò un vecchio signore robusto,stempiato,leggermente curvo;una fisionomia familiare,ma che a quell’ora e dopo quella nottata il giovane russo stentò a riconoscere subito.
-Si?-
Il vecchio lo salutò con un inchino accennato,poi si volse verso il portone,esclamando:
-E’ qui,signorino…-
In una frazione di secondo,evocato dalla parola ‘signorino’,Ilia seppe dare un nome e una collocazione a quello strano quanto inatteso visitatore:
-Joseph?-
In quella sul pianerottolo,davanti alla sua porta comparve Philippe Segnier,sorridente e divertito.
-Philippe!!-
-Ilia!!-
I due giovani si guardarono,poi senza aggiungere altro si abbracciarono ridendo.
-Non avevo riconosciuto Joseph…abituato a vederlo in livrea..Ma,dov’è andato?-
-A pagare la vettura…Ho l’impressione che vi abbiamo tirato giù dal letto…-
Semonov non lo negò.
-Sono reduce da una festa mascherata…credo di aver preso sonno verso le sei…-
-Oh lo so…qualcuno mi ha parlato di un ‘seducente’ Figaro…- ribattè Philippe.
Si erano accomodati nel salotto informale che Ilia aveva disposto davanti al balcone che si affacciava sulla Senna.Il sole era già abbastanza alto e l’aria era tersa e profumata.
- Qualcuno?...- Ilia doveva ancora riprendere l’esatto controllo delle sue facoltà. -Andiamo per ordine,amico mio…Avete già fatto colazione?-
-Si…ma un caffè lo accetto volentieri…-
-Allora accendo i fuochi in cucina…dovete un po’ adattarvi,perché…il servizio non è dei migliori!- disse scherzando il padrone di casa che,messa lentamente in moto la vecchia cucina a carbone,approfittò per lavarsi e rendersi presentabile al nuovo venuto.
Questi si guardava intorno eccitato.Essere in un appartamento, a Parigi,era ancora più esaltante che soggiornare in albergo.L’appartamento trasmetteva stabilità,appartenenza:abitare a Parigi,affacciarsi sulla Senna…non essere solo ospiti temporanei di un hotel,fosse anche il più lussuoso.Mettere radici,avere una casa…
Quella di Ila non era molto grande.C’era la stanza da letto del padrone di casa e un piccolo soggiorno;qui si aprivano due porte,una che conduceva verso la cucina e i servizi,l’altra che doveva essere una seconda stanza da letto,più piccola.
Philippe sospirò,speranzoso.
Ilia rientrò con un vassoio,tazze e piattini.Dopo poco arrivò col bricco del caffè,succhiandosi un dito che si era scottato.
-Vediamo?...manca lo zucchero?...e…uhmm ho una fame che divorerei il vassoio:ma la dispensa è vuota!-
-Aspettate…- ribattè il giovane Segnier.Uscì sulla porta,richiamando Joseph,cui diede poche veloci disposizioni,quindi rientrò.
-Se non vi offendete,mi sono permesso di mandare Joseph a prendere una colazione,vera e propria…-
Ilia mostrò uno scherzoso disappunto.
-Un po’ mi offendo…ma la fame è più della dignità!....La verità Philippe è che non ho mai il tempo di far colazione a casa…Qui a stento riesco a dormire e a ritagliarmi qualche ora per riposare e scrivere…-
-E’ bella la vista…e mi piace anche l’arredo…- disse l’altro,sincero.
Ilia lo osservò,non visto. La fragilità del suo corpo,il pallore del suo volto cozzavano con la fame di vita,l’entusiasmo che dimostrava nello sguardo e nel sorriso.Si ricordò di avergli offerto ospitalità in casa sua,in uno dei battibecchi avuti con suo padre.Non aveva intenzione di rimangiarselo,anzi…Aveva proprio bisogno di riempire quelle stanze ultimamente così vuote.
-Sono contento che vi piaccia…visto che vi ci dovrete adattare…Di più non posso offrirvi!-
Philippe lo guardò,incredulo e raggiante:
-Dite…dite davvero?...Posso restare con voi?-
-Bè,se non avete di meglio…-
-Appena rientra Joseph lo mandò al George V a prendere i bagagli…- ribattè l’altro.
-Fiùù …al George V? siete proprio sicuro…?-
Philippe sollevò le spalle,indifferente.
-Mia sorella vuol sempre fare le cose in grande…-
Ilia si rese conto che avevano lasciato anche un altro discorso a metà e finalmente cominciò a quadrare le idee nel suo cervello:
-Ma…E’ Alphonsine che vi ha parlato della festa di ieri,vero?-
Philippe ammiccò.
-Sono due giorni che non pensa ad altro:ha passato il sabato a casa della sua amica Aurora,a prepararsi…il tutto per passare poco più di un’ora a quell’insulsa festa…Ma voi non l’avete notata? – sembrò rimproverarlo un po’ lui.
Ilia sospirò,poi si illuminò:
-Aveva un costume rosso,con una maschera di piume e raso?-
-Ah…allora l’avete notata!- rise Philippe puntandogli l’indice.
Bussò Joseph e servì silenziosamente un abbondante insieme di tartine e brioches,che Ilia guardò con vero entusiasmo.
-Naturalmente,se resto qui…Joseph resterà con me,Ilia…Così penserà lui alla dispensa,che ne dite?-
Ilia non aveva parole:qualcuno che lo viziasse,dopo anni di autosufficienza spesso non troppo autosufficiente…Bè,era una notizia che non gli dispiaceva affatto.
-Mi arrendo Philippe…Ma…Alphonsine?non rimarrà male?-
-Lei vuole rientrare a teatro quanto prima:è già rimasta troppo lontano dalle scene,a causa mia …cominciava ad apparirmi cianotica…-
I due giovani risero ancora insieme.Abbassando gli occhi,Ilia ammise con sé stesso che era impaziente di rivederla.


Poco a poco una dolce calma si diffuse tra loro.Intanto il sole andava calando e la casa ora si trovava in una rosea penombra. Erik guardò Aurora ,le accarezzò i capelli,le baciò dolcemente gli occhi.
La donna si lasciò sfuggire un sospiro:
-Vorrei già poter restare qui…non rientrare più …MI dispiace quello che è successo ieri…-
-E’ colpa mia,se è successo…-la interruppe lui,promettendole –D’ora in poi nessuno più ti mancherà di rispetto Aurora…
Lei scosse il capo,sorridendo:
-A me basta starti vicino,Erik…quando sono con te neppure l’oscurità mi fa più paura…mi sembra che tu possa condividerla con me…-
Lui la strinse a sé.Socchiuse gli occhi pensando che l’oscurità era stata sua compagna per così tanto tempo;era stata sua unica amica,sua ispiratrice.E ora si ritrovava a pronunziare parole che non avrebbe creduto di poter mai dire,si ritrovava a rinnegare le tenebre che lo avevano accudito e cresciuto:
-Non parlare più di oscurità,di buio…Presto quello che desideri,che desideriamo,si realizzerà:divideremo insieme la nostra vita. Vieni ora,rivestiamoci:è quasi il tramonto… e non abbiamo visitato ancora il resto della casa…-
-No…non ancora…
Lei lo trattenne.Gli si strinse al petto e,mentre lui la accoglieva tra le braccia,soggiunse:
-Debbo parlarti di una cosa,che è accaduta a Saint Michel…-
Lui inspirò,profondamente.Immaginò di cosa si trattasse:
-Ti ascolto-
-Ho incontrato un professore,uno scienziato..il professor Lagrange…-
-Ebbene?-
-…lui mi ha sottoposto a una specie di esperimento..Si chiama ‘ipnosi’…-
-So di cosa si tratta…-
-Lo sai?...bè,con l’ipnosi lui mi ha fatto tornare indietro nel tempo,a quando ero bambina e vedevo….Ho visto l’oceano Erik…l’ho visto coi miei occhi…-
Sindial la abbracciò,baciandole i capelli:
-Allora cos’è che ti turba,amore mio?-
La giovane donna prese di nuovo fiato:
-Quell’uomo,quel Lagrange mi disse che,rivivendo il momento della disgrazia,avrebbe potuto guarirmi…Quando finalmente mi decisi a provare,però,egli si ammalò…Che delusione,amor mio:ero così certa di tornare a Parigi guarita…di poterti finalmente esprimere tutto il mio amore…-
-E’ accaduto lo stesso,Aurora…-
-Bè…in un certo senso…-ammise lei,poco convinta.
-Se lo desideri,torneremo insieme a Mont Saint Michel…-disse lui piano.
Lei scosse la testa.
-No..Lagrange non vuole più…ne sono sicura…Mi ha anche detto che sarei tornata a vedere comunque,grazie all’amore di chi mi starà vicino…-
Lui appoggiò la fronte alla sua:
-E’ quello che credo anch’io…Perché tanta ansia?Non hai fiducia nel mio amore?-
La giovane donna, appigliandosi al suo coraggio,ribattè:
- E tu? Hai fiducia nel mio?-
Lui si scostò:
-Perché mi fai questa domanda?-
Inspirando forte,lei proseguì:
-Perché…ascoltami Erik…so bene che…c’è un segreto tormento,che non riesci a schiudermi completamente. Ebbene.. posso dirti solo questo: per quanto terribile sia il tuo segreto,non potrà intaccare l’amore che provo per te…Forse,se potessi guardarmi negli occhi,saresti davvero sicuro che è così…-
Sindial sospirò,nascose il viso nei suoi capelli,baciandoglieli.Poi le rispose piano,misurando ogni parola:
-Ascolta tu ora,Aurora :l’uomo che ami non ha segreti…è nato il giorno che ti ha incontrato…-
Lei sentiva che in quel momento egli non mentiva,ma quella risposta la lasciò ancora insoddisfatta.
Prima che potesse ribattere,lui sospirò:
-Mia piccola Psiche…basta…basta così…Non voglio vederti triste né preoccupata:cancella i cattivi pensieri:è un giorno così straordinario per noi…- la baciò con tenerezza,più volte,finchè non la vide sorridere di nuovo:
-Sorridi amor mio…sei così bella quando sorridi!...resteremo così,se ti fa piacere,e ti racconterò come sarà questa casa…tenendoti stretta a me…-


Il pomeriggio aveva ceduto i suoi ultimi colori alla sera,che volgeva piano in notte.Erano ancora là,abbracciati a parlare della loro vita futura. Erik la sollecitò:
-E’ molto tardi…dobbiamo rientrare…-
Aurora lo cinse di nuovo:
-Perché? Restiamo qui…-
-Ma…- lui era meravigliato,ma sedotto al tempo stesso. –Vuoi passare la notte qui?
-Hai detto che c’è il camino:accendiamolo! qui nessuno ci verrà a cercare…- gli sorrise incoraggiante.
- …mia piccola incosciente…-
L’uomo sorrise,la baciò di nuovo ardentemente,poi si alzò,lasciandola avvolta nel mantello e andò a procurarsi della legna per accendere il fuoco.
Rimasta sola lei si raggomitolò alla meglio,in attesa.Da quando aveva messo piede in quella casa aveva avvertito qualcosa di diverso,l’atmosfera,il profumo,il silenzio….Un languore strano,un abbandono anche nel fare l’amore come se la porta di casa chiusa alle loro spalle sancisse definitivamente il loro legame…ora si sentiva piena di lui,una sensazione indefinibile,turbamento e appagamento circonfusi insieme.
La porta si aprì ed Erik entrò,portando odore di vento ed erba.
-Eccomi…-
Lo sentì armeggiare col camino,avvertì la fiamma accendersi e piano piano crescere,fino a divampare.Un caldo abbraccio avvolse entrambi.
-Fatto…- disse lui,con una espressione soddisfatta e pensosa insieme:guardò il fuoco,poi guardò lei…
Le aveva detto la verità:tutto ciò che era stato prima di incontrarla non esisteva più,se non nella sua coscienza.Dal momento in cui le aveva salvato la vita,aveva salvato anche se stesso.si era data un’altra possibilità…
Che strano,riflettè attizzando il fuoco,le fiamme della distruzione li avevano fatti incontrare… ora il caldo fuoco di una casa,la loro casa, sarebbe stato il tacito testimone del loro amore assoluto.
Avvertendo il suo silenzio,Aurora sollevò il viso. I suoi occhi incontrarono il bagliore rossastro della fiamma,che illuminava l’ambiente: una stanza ampia e spaziosa;il pavimento a scacchi,che rifletteva la luce del camino e sembrava macchiarsi di rosso acceso;due alte finestre attraverso cui le stelle facevano capolino tra i rami dei tigli.Erik le dava le spalle,accosciato davanti al camino.Avvolto nella luce del fuoco…
.Ma poi si volse…E finalmente apparve il suo viso,la cui maschera argentea rifletteva l’ondeggiare delle faville.Incredula non seppe dir nulla. Gli sorrise.Lui non capì come mai quel sorriso fosse diverso dal solito:sentì solo il desiderio crescere in sé;la prese tra le braccia e la strinse quasi da farle male.Poi si chinò a respirare il suo respiro e incontrò ancora le sue labbra.Le sue mani cercarono la pelle calda sotto il mantello,mentre la sua bocca ne beveva avida il sapore di miele dalle labbra.
-Dammi dieci giorni…-le promise in un sussurro- e questa casa sarà tua..Vivrai qui,vivremo qui…Mia bambina adorata…avrai tutto quello che vorrai,tutto…-
Fu sua,ancora,mentre la fiamma consumava i ceppi,fino a incenerirli.E all’alba ancora covava il calore indistruttibile sotto la cenere,come il fuoco sacro nel larario a protezione del sonno degli abitanti della casa.


Era ancora notte quando Aurora si svegliò.Aprì gli occhi e nel buio riconobbe un bagliore rossastro:la brace che sfrigolava nel camino.
Si sollevò piano,ancora incredula…
Vedeva! Non era il solito buio opprimente della cecità a circondarla…era una calda,intima oscurità,appena rischiarata dalla fiamma.La giovane donna era emozionata,felice,commossa.
Non appena riuscì a distinguere meglio i contorni delle cose,si volse a guardare l’uomo che le dormiva accanto.La sera prima il suo viso mascherato le era apparso completamente,per la prima volta.
Ora,proprio come Psiche,si soffermò a rimirarlo.
Erik era supino,col volto delicatamente reclinato a destra.Le sembrò anche più bello di come lo aveva immaginato: i capelli serici erano scuri,un po’ ondulati;la mascella volitiva;le labbra morbide,sensuali.
Nel sonno lui volse il capo.Delicatamente Aurora gli scostò la maschera dal profilo sfigurato..Oh povero Erik,quanto dolore aveva dovuto procurargli quel marchio iniquo,crudele…Ingoiò silenziosamente un lacrima,poi le sue dita accarezzarono la pelle deforme.
L’uomo dischiuse gli occhi:nel buio gli sembrò di incontrare un caro volto di donna,uno sguardo così amorevole da evocargli inconsciamente la tenerezza materna forse mai conosciuta…
Era così soave quella visione che i suoi occhi si richiusero,credendola un sogno…


Quando Erik si svegliò,Aurora non era accanto a lui.Egli si sollevò bruscamente,guardandosi intorno.
-Aurora!- la chiamò,stordito,confuso.Infilò la camicia e cominciò a cercarla mentre la luce del sole a poco a poco inondava la casa.
Uscito sul porticato d’ingresso si guardò intorno.Di lei nessuna traccia. Com’era possibile?
Gli sembrò di avvertire un richiamo dall’interno.Si precipitò nel ‘peristilio’ dove un tempo doveva esserci un giardino all’inglese.Ora rimaneva erba incolta e qualche cespuglio di rosa selvatica.
Attraverso il colonnato finalmente la individuò.Aveva ancora i capelli sciolti,leggermente scompigliati,ma indossava il suo grazioso abito verde:una nota leggiadra nel caos di quella vegetazione abbandonata e selvaggia.
Sembrava guardarsi intorno…A un tratto avvertì il passo dell’uomo alle sue spalle e si voltò.
Erik notò di nuovo quel suo sorriso diverso,quindi incontrò il suo sguardo e –finalmente- capì.
Vedeva!...Aurora vedeva!
Istintivamente si sarebbe lanciato verso di lei,ma una inconsapevole paura,una istintiva vergogna lo bloccò;la mano corse a coprirsi il volto,quel volto inaccettabile sotto la maschera.
Invece che andarle incontro si arrestò,quasi stava tornando sui suoi passi.
Fu lei a raggiungerlo;il sorriso ora aveva lasciato il posto a una espressione sollecita,interrogativa:
-Erik?!?...-
Lui respirò profondamente.Volse il capo,sfuggente.
-Erik…io,io vedo!- gli disse lei,cercando il suo sguardo,prendendogli le mani. –Sindial,amore mio,io ti vedo!-
E così dicendo gli gettò le braccia al collo,stringendosi a lui con lo slancio e la passione di sempre.
Sindial scosse il capo,ancora restio;la abbracciò baciandole delicatamente i capelli.Poi lei alzò il viso e i loro occhi si incontrarono:
-Io ti amo…- ripetè lei,guardando dritto in quelli di lui,splendidi,profondi,due immensi laghi di passione,dolore,incredulità,amore…
Come non crederle? Come non annegare in quello sguardo di lei,splendido,profondo…in quell’Oceano di amore assoluto?
Erik non seppe dire nulla.La gola era serrata dall’emozione e da una felicità inconcepibile.
Si chinò sulle sue labbra e la baciò.La baciò,la baciò a perdifiato,sollevandola tra le braccia,ruotando con lei,danzando come un pazzo ubriaco,come un giovane Dioniso al culmine della divina ebbrezza dello spirito…



Dolphine era seduta al suo scrittoio,penna alla mano.Aveva confusamente in mente una lettera,appoggiò il pennino sulla carta,mordendosi con mossa puerile le labbra,quindi cominciò:
‘Mia cara madame Giry,
ero così contenta,fino a ieri…
Tutto sembrava perfetto.Rientrare a Parigi,riabbracciare mio padre,ritrovare la cara dolce amica Aurora…E poi,a queste piccole gioie che scaldano il cuore,aggiungere l’opportunità di proseguire nella mia carriera artistica,ottenere una scrittura all’Opera…Non mi sembrava vero,madame!
Il teatro è davvero rinato.L’opera che stiamo mettendo in scena è nuova,ma molto particolare e monsieur Sindial è uno scenografo eccezionale…
Purtroppo,se sul piano artistico è degno di grande stima,non posso dire lo stesso sul piano umano.
Ecco…è di questo che vorrei farvi partecipe,sentire la vostra opinione,chiedere un vostro intervento.
Egli è un uomo…seducente,ma assolutamente amorale.Purtroppo l’avermi scritturata lo ha reso sicuro di poter pretendere da me una riconoscenza che andasse molto al di là di ogni lecita aspettativa. E’ un individuo spregevole,madame Giry:ma sono riuscita a tenergli testa,finora…
Solo che..non è di me che voglio parlarvi.Grazie a Dio,nonostante le apparenze so difendermi abbastanza.E sono in grado,in qualsiasi momento, di strappare il contratto e abbandonare il lavoro,se fosse necessario.
Purtroppo quell’individuo ha approfittato di una creatura delicata e indifesa…Una creatura sfortunata,che non ha fiducia in se stesa e si è lasciata irretire dal suo fascino,senza poterlo vedere per quello che è:un lascivo seduttore…
Sto parlando proprio di Aurora,madame. Ora che è sola –sua zia ammalata è a curarsi sulla costa- è in balia di costui e,certo,non ascolta i consigli di un’amica sincera…
Vi prego,datemi un consiglio su come agire o –ma non oso sperarlo – intervenite voi stessa!
Confido in voi!
La vostra devota allieva ed amica
Dolphine ‘

La giovane donna rilesse la lettera,compiaciuta di come le parole fossero scaturite con tanta naturalezza dal suo cuore. Aspettò che l’inchiostro si asciugasse,quindi imbustò la missiva.
Indossò poi il soprabito e,uscendo, avvertì i domestici:
-Comunicate a mio padre che vado alla prova generale,a teatro…rincaserò tardi!-
Quindi montò sulla carrozza padronale,fermandosi al più vicino ufficio postale.

Ormai per Erik ed Aurora era davvero tempo di rientrare.Avevano girato per tutta la casa tenendosi per mano,sognando insieme come avrebbero sistemato le stanze e il giardino interno.All’esterno il parco proseguiva lungo un ruscelletto che a poco a poco si ingrossava andando a defluire in lontananza in un canale.
-E’ tutto così bello,Erik…- disse Aurora,riempiendosi gli occhi dei colori che la luce del giorno continuava a suscitare.
-Si…- disse lui,guardandola.
Rientrarono.Il mantello di lui giaceva ancora scomposto sul pavimento.Aurora raccolse le sue forcine e il nastro dei capelli,quindi aperto il battente di una finestra lo usò come improvvisato specchio per riassettarsi.
Lui le si avvicinò,sussurrandole:
-Rimpiangerò i momenti in cui mi prendevo cura io dei tuoi capelli..-così dicendo glieli ravviò piano.
Lei gli sorrise:
-Vuoi continuare a viziarmi?..-
Erik sospirò:
-Non smetterei mai…- glieli raccolse come di consueto a coda nel nastro,mentre lei si rimirava,compiaciuta.
Quando l’opera fu compiuta,lei si volse indietro,grata.E gli promise,con seducente trasporto:
-Sceglierai i miei vestiti tutte le mattine e… scioglierai i miei capelli,tutte le notti…Ma sarò io a prendermi cura di te,Erik…- così dicendo gli cinse il collo,amorevolmente.E sollevatasi sulle punte gli diede un ennesimo bacio a fior di labbra.
L’uomo si chinò a raccogliere il suo mantello,mentre Aurora uscita sul porticato,smuoveva distrattamente del terriccio dai gradini.A un tratto si rese conto che sull’ultimo gradino c’era una scritta incisa nel granito.Si storse per cercare di leggerla…DE LA REVENGE…
Sindial la raggiunse,chiudendosi la porta alle spalle,dopo aver gettato un ultimo sguardo sognante all’interno.
-Cosa hai trovato?- le chiese,distratto.
-C’è un nome…De La Revenge….- Aurora si ricordò che Dolphine lo aveva apostrofato così,la sera della festa.-Ma…allora questa casa…era della tua famiglia?E’ questo il tuo cognome?-
Lui la guardò,domandandosi se metterla a parte della verità.O darle invece una risposta rassicurante.Perchè turbarla con pensieri e sospetti?lui era un uomo nuovo,dunque…lo sarebbe stato fino in fondo.
Con un mezzo sorriso,annuì:
-Già…in qualche modo l’ho ereditata…Vieni via,ora…Oggi ti voglio accanto durante la prova generale:abbiamo giusto il tempo di rientrare e cambiarci…-
Così dicendo,le indicò il calesse e il magnifico cavallo nero stellato che li attendeva paziente accanto al cancello.
-Oh…il cavallo che ho scelto io?-
-Già –disse Sindial accarezzandolo.Quindi montò e serrate le redini spronò il fido Melas al galoppo.



-Oggi avrò una giornata piuttosto intensa…- Philippe ed Ilia rientravano da una visita a NotreDame,passeggiando lungo la Senna. –Stasera c’è la prova generale del Peer Gynt…Domani se Dio vuole c’è la prima…-
Philippe sembrava ascoltarlo appena,tutto intento a rimirare compiaciuto gli alti fusti dei platani che si specchiavano nelle acque calme della fiume che scorreva lentamente.
A un tratto sembrò riscuotersi:
-Che ore saranno?-
-E’ passato mezzogiorno – rispose Ilia,estraendo il suo orologio dal panciotto e consultandolo.
-Alphonsine…le avevo detto che ci saremmo incontrati al Trocadero…-
-A che ora?- domandò l’altro affrettando il passo e contemporaneamente sollevando un braccio per fermare una carrozza.
-Adesso…- rispose imbarazzato Philippe.
Il vetturino spinse il suo vecchio cavallo al trotto,ma quando finalmente raggiunsero il luogo dell’appuntamento,erano già in ritardo di venti minuti.
Alphonsine era in piedi,di spalle davanti al bancone di un caffè,pestava nervosa il piede a terra e fingeva di interessarsi alle confezioni di dolciumi esposte nella vetrina,senza risolversi a scegliere nulla.
-Posso offrirvi qualcosa,bella signorina solitaria? Voi mi ricordate una vecchia amica…-
La bella ballerina si volse;avrebbe voluto conservare il broncio,ma non seppe resistere a lungo.Sorrise ad Ilia,che le aveva sussurrato quelle ridicole avances a bassa voce:
-Una vecchia amica?...non è un bell’inizio,monsieur!-
Il giovane interruppe il gioco,desideroso di salutare la ritrovata compagna di tanti momenti,belli e brutti.Dovette limitarsi a un baciamano,ma trattenne forte la bella mano di Alphonsine nella sua:
-Che bello che siate tornata,Alphonsine!-
-E’ un piacere anche per me,ritrovarvi,Ilia!- rispose lei,sincera. Poi si guardò intorno,leggermente contrariata: -Philippe non è con voi?-
-Ci aspetta là,seduto al tavolino..- la rassicurò Semonov.
I due giovani lo guardarono insieme,quindi si scambiarono uno sguardo eloquente.Alphonsine abbassò gli occhi,sospirò,ma poi riprese l’umore iniziale:
-Raggiungiamolo….E voi,signorino,dovete aggiornarmi su molte cose…- gli disse intanto,puntandogli l’indice,minacciosamente.
Ilia finse di spaventarsi,si mordicchiò le labbra.Poi ammiccò sorridente:
-Credo che un pomeriggio non basterà…-
-Oh…lo faremo bastare…non temete…-
-Ma io oggi ho la prova generale…Verrete anche voi,spero?-
Alphonsine non rispose,fingendosi distratta.
Ilia non insistè. Sedettero insieme a Philippe e conversarono piacevolmente della primavera incipiente e di quanto Parigi rifiorisse con la bella stagione.
A un tratto la ballerina iniziò a punzecchiare Semonov:
-A proposito…l’altra sera pare che tutta la Parigi che conta si sia ritrovata a una festa in maschera?-
Ilia nicchiò.Sapeva che prima o poi ne avrebbero parlato.
-Già…un’idea davvero bizzarra,per festeggiare il compleanno…-
-Bè…siamo in periodo di carnevale…E voi? Eravate anche voi tra gli invitati?...-lo guardò maliziosa.
-Si…ormai anche io faccio parte del Gotha,non sapete?...-
Philippe assisteva ridendo alle loro schermaglie.
Alphonsine sorseggiò la sua bibita,poi domandò:
-E vi siete divertito? Avete fatto conquiste?-
-Purtroppo avevo messo gli occhi su una bella mascherina rossa…ma è scomparsa prima che potessi avvicinarmi…-
-Bugiardo!...gli occhi vostri non erano su quella mascherina…Credo fossero fissi su una bella Margherita,invece…- il tono scherzoso della ballerina scemò.
Ilia aveva abbassato gli occhi,mogio.
Annuì piano,ammettendo:
-Già…-
La conversazione si faceva intima,il terzo tra loro pensò bene di fingersi distratto e si nascose dietro un quotidiano che uno strillone gli aveva porto.
Alphonsine,allora, stringendogli la mano appoggiata sul tavolino,domandò sollecita ad Ilia:
-Com’è andata?...le avete parlato,finalmente?-
-Si…- rispose lui,a fatica.Poi,sospirando aggiunse:-forse avevate ragione:…dopo averle parlato,è come se …Ma la risposta era quella che già conoscevo!-
La ballerina scosse il capo,con simpatia verso il suo interlocutore.
-Mi spiace Ilia…Ma Aurora credo abbia proprio perso la testa,per Maschera d’argento!...Cosa ci troveranno poi tutte,in quell’uomo?- si domandò,scettica.
-Vorreste farmi credere che a voi vi lascia indifferente?- questa volta fu Ilia a provocarla – Ma se appena arrivata a Parigi non avete fatto altro che cercarlo e beccarvici!-
Alphonsine aspettò,prima di rispondere:
-E’ un uomo affascinante,ma solo perché è il direttore dell’Opera…Voi mi conoscete Ilia:io ho un solo grande amore…Il teatro!il palcoscenico mi manca da morire…-
-Allora stasera venite ad assistere alla prova generale…-
-Assistere?...-la ballerina aggrottò le sopracciglia,quasi offesa. –No grazie…rientrerò a teatro lunedì,ad occuparmi della scuola…secondo contratto…- ribadì,secca.
-Bè…non posso darvi torto…ma…-
-Appunto:non me lo date…Verrà il momento in cui anzi,mi darete ragione….e le mie ragioni saranno riconosciute!- questa volta Alphonsine era visibilmente indispettita.
-Però,almeno…concedetemi la vostra compagnia per la sera della prima…volete?-
Alphonsine lo guardò,al di sopra del bicchiere,con una espressione enigmatica dello sguardo,senza rispondere.

Il calesse avanzò a piccolo trotto attraverso i viali della città che si risvegliava,in quella domenica di fine febbraio.Aurora si guardava intorno:dopo cinque anni rivedeva Parigi,mentre il sole faceva capolino tra gli alti palazzi dei boulevards,scintillando sulla Senna,attraverso i rami dei platani che cominciavano a mettere le prime foglie.
Percorsero il lungofiume,costeggiando la Sorbona,l’accademia di Francia,il quartiere latino.Quindi dall’ile de la citè si levò l’alta mole della cattedrale di Notre Dame.La giovane donna si strinse a Sindial,che di tanto in tanto distoglieva gli occhi dalla strada per seguire lo sguardo di lei,attonito,incantato,commosso.
Quando gli occhi di Aurora si posarono sull’antica cattedrale,Erik si accorse di quanto ne fosse turbata,rallentò e lentamente deviò il corso del loro cammino dirigendosi verso l’ile,senza dire nulla.Aurora gli si strinse a fianco,poi lui fermò proprio davanti all’imponente portale gotico,nella ‘corte dei miracoli’.
Sempre senza parlare,la sostenne mentre smontava dal calesse:
-Non…non vieni con me?- gli chiese lei,già conoscendone la risposta.
-Ti aspetterò qui.-
Nonostante fosse domenica,la chiesa era ancora vuota.Mancava un’ora alla messa.La grande navata centrale sembrava circonfusa in una luce azzurrina,proveniente dalle spettacolari vetrate;gli archi gotici si rincorrevano in una inarrestabile fuga fin verso l’altare,fino alla Saint Chapelle,la porta del Paradiso…
Aurora cercava qualcosa.In una nicchia,tra le alte colonne del tempio,la trovò:era una statua in argento della Vergine Maria.Appoggiata al basamento,le mani giunte,la giovane donna sollevò appena il viso a incontrare lo sguardo pietoso della madre di Cristo,poi abbassò il capo e pregò piano.
Quando uscì dalla chiesa,Erik la attendeva appoggiato di fianco alla balaustra che dava sul fiume.Aurora non seppe mai che –contraddicendo il suo proposito –egli l’aveva seguita all’interno della chiesa,violando ancora quel confine al di là del quale si sentiva più straniero che mai.Il suo sguardo l’aveva accompagnata fino ai piedi della statua e,sollevandosi,aveva di nuovo incontrato la muta indicibile comprensione del volto di Maria…Poi si era ritirato,in tempo perché lei lo ritrovasse –assorto e pensoso- ad attenderla fuori.
Lei lo raggiunse,sorridente.Insieme montarono ancora sul calesse e ripresero la strada verso casa.Ormai la luce del sole inondava ogni angolo:Erik in silenzio si domandava fino a che punto sarebbe riuscito a riconciliarsi con quella luce,fredda e impietosa,che suscita colori e orrore…Poi guardò Aurora accanto a lui,radiosa;intrecciò ancora una volta lo sguardo con lei.Era uno sguardo che lo ripagava di mille sofferte ore passate nel buio.Per lei,per lei avrebbe trovato il coraggio…
Erano ormai giunti sulle scale dell’ingresso della maison Levigny.
Sindial si stava congedando,ma non si risolveva.
-Tornerò a prenderti alle sei…-
-Si…mi farò trovare pronta…-
Fu più forte di lui,quando l’uscio si aprì,sospingerla all’interno e darle ancora un bacio,sotto gli occhi imbarazzati di Beatrice che,richiusa la porta alle loro spalle,si eclissò discretamente.
Le tenne ancora il viso sollevato tra le mani,guardandola negli occhi,senza parlare.Poi però abbassò lo sguardo,divenendo serio e le disse:
-Ascolta Aurora…vorrei che tornassi a vivere a teatro,ma mi rendo conto che ora come ora qualcuno potrebbe giudicarlo ‘sconveniente’.Sarà opportuno che tu rimanga qui ancora pochi giorni… io non resisterei a starti lontano,sapendoti così vicina…-
Lei lo guardò, comprensiva.
-Mi comporterò in modo ‘conveniente’,monsieur Sindial…- promise,con falsa,maliziosa solennità. –…Conveniente alla vostra ‘promessa sposa’…-
Lui la attirò forte a sé e le sussurrò all’orecchio:
-Tu sei già mia sposa…lo sei diventata stanotte,tra le mie braccia,dopo avermi detto quel sì…-
Poi ancora una volta la baciò,a suggellare le proprie parole.
-Alle sei…-


‘Cara Blanche…
So di darvi una grande emozione,ma non potete non essere la prima a saperlo…
È proprio vero:vi sto scrivendo una lettera! Io,Aurora…come avevate previsto è successo:io vedo Blanche! E adesso non desidero altro che dirvelo di persona…
Vorrei correre da voi,abbracciarvi…rivedere il vostro caro viso,il vostro sguardo sollecito,il sorriso buono e solidale.E presto succederà…
C’è dell’altro…questa volta non avete indovinato,zia:il vestito che mi avete regalato,me lo vedrete presto indosso.Monsieur Sindial …ed io….ci sposeremo!
Accadrà presto,appena la casa che lui sta approntando sarà finita,però credo sarà una cerimonia piuttosto intima.Ma voi non potete mancare,Blanche. E se anche non doveste esserci,verrò apposta fino a Mont Saint Michel perché possiate vedere tutta la mia felicità…’

Aurora scriveva col sorriso sulle labbra,le parole sulla carta rincorrevano nervose la sua immaginazione,la sua ansia di comunicare la felicità che aveva nel cuore.Rilesse la lettera:forse era troppo breve,forse avrebbe dovuto raccontare meglio i particolari…ma quelli erano scolpiti nel suo cuore e li avrebbe condivisi,sempre,soltanto con Erik,il suo Erik.
Firmò quindi e imbustò la lettera. Poi,euforica, prese un secondo foglietto e iniziò a scriverne una nuova:


‘Cara madame Giry,
Perdonate la mia grafia,so che non è bella né ordinata:era da tanto che non scrivevo e sono così emozionata…La mano è ancora incerta sulla carta e non mi par vero di distinguere i segni scuri tracciati sul foglio bianco.Vi domanderete chi vi scrive? Una persona che è finalmente uscita dal buio della sua cupa prigione di paura…Proprio io,madame,Aurora De Guilerm!
Da quando sono tornata a Parigi,più di una volta avevo avuto avvisaglie di qualcosa che andava cambiando:ogni tanto la tenebra si squarciava ed io vedevo,per un attimo,davanti a me…
Spesso il ritorno repentino del buio mi gettava ancora di più nello sconforto.E preferivo tacerne con tutti,o quasi.
In quel buio,madame,avevo però trovato qualcuno,un amico…Più che un amico,avevo trovato un rifugio,le braccia calde e forti di un uomo che mi amasse nonostante tutto. Forse è stato proprio il suo amore a guarirmi.Il suo amore,il desiderio di guardarlo negli occhi,ammirare la sua opera…condividere i frutti del suo genio… La sorte non è stata giusta con lui,ma tutto ciò che il destino gli ha negato,tutto nelle sue mani e nella sua musica si è trasformato ,con lacrime e sangue,ed è divenuto vera bellezza… Grazie a lui,il teatro dell’Opera è rinato.Anzi,direi che è nato,e basta.E voi dovete tornare ad ammirarlo,vincendo le vostre paure…Non c’è nulla più da temere qui:c’è solo da stupirsi e godere!
Scusatemi,vi scrivo sull’onda della felicità e forse il mio entusiasmo vi sembrerà eccessivo. E’ che desidero rivedervi,e vorrei che accadesse proprio qui,a Parigi.L’unica che manca,in questo tempio,siete proprio voi,madame…
In questi giorni si mette in scena il Peer Gynt. Perché non venite ad assistervi? Troverete anche Dolphine,Alphonsine…e soprattutto io potrò riconoscervi tra la folla e corrervi incontro,per abbracciarvi…Che ne dite?
In attesa di una risposta,in attesa che questa mia fantasia si realizzi,vi saluto con affetto.
Aurora de Guilerm’

La fanciulla rilesse quanto aveva scritto.Forse non avrebbe dovuto essere così esplicita,ma voleva bene a madame Giry e sentiva di dovere a lei quella inattesa svolta della sua vita.Si alzò dallo scrittoio:si diresse verso il suo piano e osservò gli spartiti che Sindial le aveva compilato.Li carezzò coi polpastrelli,ma finalmente i suoi occhi ebbero il piacere di leggere le note,vergate una ad una dalla mano esperta di Erik.
Beatrice entrò,occhieggiandola.Non era sicura di quello che le sembrava di vedere,ma era troppo discreta per chiedere.
Aurora si voltò verso di lei e le sorrise:
-Entrate Beatrice….e fatevi guardare…-
-Oh…ma voi,madamoiselle?-
Era una ragazza alta e magra;i capelli chiari e il viso pulito,sorridente. Aurora le girò intorno osservandola:
-Siete molto graziosa…- concluse,con un sorriso affabile e grato.
Beatrice si inchinò:
-Grazie madamoiselle…- era emozionata e incredula anche lei.-Ordinate… Che posso fare per voi?-
-…Nulla…Ehm…Io esco a fare una commissione…-
-Da sola?...- domandò la cameriera,sollecita.
-Da sola..si!- indossò il soprabito con l’aiuto della domestica,si osservò allo specchio e quindi uscì.



-Alphonsine…sai che Ilia mi ha invitato a soggiornare a casa sua?- erano ancora seduti a impigrirsi al tavolino del caffè.
La ballerina guardò Semonov,piacevolmente sorpresa.
-Ma…e la stanza al George V?...- domandò.
-Joseph si è già occupato di trasferire i bagagli…Andiamo Sinette…Lo so bene che tu vuoi tornare in teatro…- il ragazzo ammiccava.La sorella sembrò fulminarlo con lo sguardo.
-Sinette?...- ripètè meravigliato Ilia
-Vi prego…è un appellativo che odio!...-
-Ma perché? È carinissimo…Sinette!..come nasce?-
-Quando Philippe ed io eravamo piccoli,lui mi chiamava così…non sapeva dire il mio nome…Ma lui solo ha il permesso di usarlo!- ribadì Alphonsine con fermezza,puntando l’indice.
Risero ancora,ma il tempo scorreva in fretta.A un tratto il russo consultò l’orologio e sollecitò il suo nuovo coinquilino:
-Debbo rientrare…tra un’ora mi aspettano a teatro…-
Alphonsine si finse distratta.Le ribolliva l’idea di non partecipare a quella prova,ma cercò di non darlo troppo a vedere.
Alzandosi dai tavolini,ebbe l’occasione invece di ringraziare ancora il suo amico:
-Siete l’uomo più generoso che io conosca,Ilia…- gli sussurrò.
Lui si schernì,scuotendo la testa.Pagò il conto e invitò Philippe:
-Andiamo?....e voi,Alphonsine? Che farete oggi?-
-Infatti ..- si accodò Philippe.
-Bè…in questa cittadina di provincia…ci si annoia tanto…- scherzò lei,per rassicurarli.
Quindi riassettandosi un po’ davanti alla vetrina si diresse verso le vetture in attesa e li salutò con la mano.
-Au revoir!...-
I due amici si diressero verso il quartiere latino,senza fretta.
Philippe continuava ad osservare incuriosito il mondo che lo circondava.A un tratto,sollevando lo sguardo intravide una graziosa sagoma di donna uscire da un ufficio postale,infilandosi i guanti.Era di una bellezza particolare,ma Ilia era rimasto a guardarla a bocca aperta,senza fiato.
-Che vi succede amico mio?...sembrate sconvolto?-
La giovane donna incedeva verso di loro,come a voler interloquire.Philippe immaginò allora che lei ed Ilia si conoscessero,ma rimase di nuovo spiazzato quando lei,con garbo,chiese:
-Scusate,monsieur…potreste gentilmente dirmi che ore sono?-
-Madamoiselle Aurora!-
Aurora sollevò il suo sguardo,incrociò quello di un giovane bello,dai capelli castano scuro,gli occhi ambrati,i lineamenti regolari,un sorriso incipiente.
-Ilia?...- era la sua voce,Aurora non poteva sbagliarsi.
-Madamoiselle!...voi?-
Philippe rimaneva a osservarli,leggermente inebetito,sorridendo anche lui senza sapere perché.
-Si Ilia…si!- rispose Aurora,sorridendo radiosa.
-E’..è bellissimo!- riuscì a spiccicare il russo. –E Sindial? Lo sa?-
La donna lo guardò,indulgente,grata,quasi materna.Era incredibile l’affetto che quel giovanotto nutriva per Erik.Ora,oltre che avvertirlo nel suono della voce,lo coglieva chiaramente nello sguardo,quello sguardo schietto e sincero che finalmente poteva ricambiare.
-Si…- gli rispose,abbassando la testa e arrossendo –Lui è stato il primo … a saperlo…Ma a proposito…che ore sono? Alle sei passava a prendermi…-
-Manca una mezz’ora…se volete facciamo un po’ di strada insieme. Permettete? Posso presentarvi Philippe Segnier?-
-Philippe?...il fratello di Alphonsine?...Molto piacere,signore…- gli disse porgendogli la mano
Philippe guardò ancora lei,poi Ilia,quindi strinse la mano che la giovane donna gli porgeva ricambiandole il sorriso:
-Il piacere è mio…voi allora dovete essere l’amica di mia sorella,vero? Vi avevo intravisto sul treno,ma poi Alphonsine vi ha sequestrato…-
I due giovani finirono per accompagnare Aurora fino a casa.
-A più tardi… - le disse Ilia,congedandosi.
-Si…a dopo…-
Rimasti soli,Philippe per qualche minuto rispettò il silenzio dell’amico,poi domandò:
-C’è qualcosa che non so,di madamoiselle Aurora?Sembravate piuttosto rapito quando l’abbiamo incontrata…-
Ilia riflettè,guardandosi un attimo alle spalle,poi riprese la strada a testa alta:
-No…non c’è nulla…-



La carrozza nera si fermò davanti alla scalinata frontale dell’Opera.
Erano trascorsi poco più di cinque mesi da quando Aurora aveva rimesso piede nel teatro,con la fedele Blanche,Alphonsine e l’ottimo Ilia.
La giovane ricordava ancora di essersi appoggiata appena al braccio offertole dal sollecito factotum di Sindial;aveva avvertito lo stupore ammirato di sua zia e della sua ex compagna di collegio,ma aveva potuto solo immaginare la bellezza e l’eleganza del nuovo Opera.
Intorno a lei,quel giorno,il buio più opprimente e mortificante.
Lo sportello si aprì ed Erik ne smontò agilmente,fermandosi di lato ad offrirle il braccio.La fanciulla sollevò lo sguardo:era l’imbrunire,ma sullo sfondo cilestrino del cielo la mole slanciata ed ariosa della costruzione si profilava in tutta la sua rinnovata bellezza.
La giovane donna rimase qualche momento incantata ad ammirare l’edificio.Si appoggiò al solido braccio di Erik,cercandone la forza e il sostegno.
-Va tutto bene…-lo rassicurò poi con un sorriso,ma era emozionata.
Si incamminarono lungo la gradinata esterna,quindi fecero il loro ingresso nel foyer.Era una sala spettacolarmente accogliente,nella quale si apriva una sontuosa scalinata,che conduceva ai palchi più prestigiosi.
Aurora se ne riempì gli occhi,immaginando quale magnifica cornice fosse stata per il ricevimento dell’inaugurazione.Di tanto in tanto cercava lo sguardo di lui,senza riuscire ad esprimergli a parole l’estatica meraviglia che nutriva per tanta smisurata bellezza.
Attraversarono il salone e finalmente si trovarono di fronte alle porte che immettevano nella platea.
Erik ne aprì una davanti ad Aurora,cedendole il passo.Lei si fermò sul limitare.Ora l’emozione era davvero insostenibile.
-Non aver paura…- la incoraggiò lui.
-Non ne avrò,se mi starai vicino…-
Lui allora la prese per mano,precedendola.
-Abbiamo trascorso insieme in questa sala tante ore felici…Tu eri là,seduta nelle prime file,ricordi?-
-Si…e tu mi hai spiegato la messa in scena del Peer Gynt…-
Intanto sul palcoscenico si andavano riunendo tutti i membri della compagnia.
-E il tuo palco?...qual è?- domandò lei,che dall’emozione iniziale,ora stava passando a uno stadio di eccitata euforia.
-Eccolo…-
La giovane donna ripensò a tutte le volte che si era sforzata di immaginare se stessa al piano sul proscenio e Sindial che le applaudiva dal suo palco…Era tutto anche più bello di quanto avesse potuto sognare…
-Vieni ora…voglio presentarti alla compagnia…-
Lei lo trattenne,col gesto,con lo sguardo.
-Aspetta..io…-
In quella Ilia,entrato dal back stage si accorse della loro presenza e andò loro incontro,scendendo la scaletta che dal palcoscenico portava giù alla buca dell’orchestra e,da qui,alla platea.Si incontrarono a metà strada.
-Monsieur Sindial…madamoiselle…- disse,senza aggiungere altro,leggermente imbarazzato.
-Buona sera Ilia…- gli sorrise lei.
-Semonov…-Erik sembrò tagliare un po’ corto- vorrei presentare madamoiselle Aurora alla compagnia…Fate voi gli onori di casa…-
Ilia chinò appena il capo:
-Subito…-
-Ah…Ilia…c’è una novità…- soggiunse poi addolcendosi leggermente Sindial.
Il segretario ed Aurora si scambiarono uno sguardo fugace,impercettibilmente complice.
-Si?- domandò lui,ansioso.
-Si…- confermò Aurora.
-E’…è quello che spero?- chiese ancora Ilia,sorridendo interrogativo a Sindial.
Lui annuì.Poi rivolgendosi ad Aurora,le domandò,con tono bonariamente ironico:
-Hai visto come è elegante stasera il nostro Ilia,mia cara?-
-Si…la giacca si intona perfettamente al colore dei suoi occhi…- rispose lei,prontamente.
Fra i tre passò quindi uno sguardo eloquente;le mani di Erik ed Aurora erano strette,e su di esse posò la sua destra solidale e amica Ilia.
-Venite…faccio gli onori di casa…-ripetè quindi il giovane russo,indicando la strada alla pianista.


Tutta la compagnia ormai era in scena per la prova generale;a piccoli gruppi chiacchieravano tra loro,incuriositi dall’ingresso della nuova arrivata,ma discretamente si fingevano distratti e intenti alla fatica futura.
-Signori…- Ilia ne richiamò l’attenzione. –Prima che iniziamo volevo dirvi che stasera avremo una spettatrice d’eccezione…madamoiselle Aurora De Guilerm…-
In realtà Aurora era conosciuta.A parte le lusinghevoli recensioni dello spettacolo inaugurale,nessuno aveva dimenticato le note splendide che erano emerse dal suo piano qualche giorno prima di Natale.Ma la giovane pianista era sempre stata estremamente schiva con tutti,sicchè ora poterla conoscere e parlarle era davvero una sorpresa.
-Madamoiselle…- herr Frederick prese la parola,mentre Aurora stringeva affabile le mani di questo e quell’artista – sono sicuro di parlare a nome di tutti i miei colleghi,se vi dico che sarà un onore esibirsi solo per voi…
-Grazie,monsieur…mi confondete…Sono convinta che l’onore e il piacere saranno miei…-
-Madamoiselle- interloquì la soprano – perché non ci regalate una vostra esibizione…prima di iniziare? Sarà il nostro portafortuna…-
Alla richiesta si unirono un po’ tutti.
-Non saprei…bisognerebbe chiedere a monsieur Sindial…-tentò di ribattere Aurora,poi guardò Erik aspettando da lui un cenno.
L’uomo sembrò acconsentire.
-Suona tu l’ouverture- le suggerì,carezzandole la spalla e sorridendo –solo a lei- con dolcezza. I presenti si scambiarono un’occhiata carica di significati sottintesi.A qualcuno sfuggì anche un ‘oooh?!’,che però si affrettò a soffocare,per non incorrere nell’ira dell’impresario,già pronto a fulminare con lo sguardo il malcapitato colpevole.
Aurora andò a sedersi al piano,nella buca dell’orchestra.Allora Sindial sollecitò i presenti:
-Andiamo,signori!...Abbiamo indugiato abbastanza….Maestro?...aspettiamo voi!- l’ultimo richiamo era per il direttore che si affrettò a radunare gli orchestrali e,con l’autorità che gli veniva dalla bacchetta,diede il segnale d’inizio all’esecuzione.


Aurora suonò l’ouverture,accompagnata dai musicisti ufficiali;quindi cedette il posto al pianista ed andò a recuperare la poltrona lasciata libera in platea accanto a Erik ed Ilia.Uscendo dalla buca dell’orchestra,il suo abito urtò inavvedutamente un leggio,che cadde con un secco rumore metallico.Da principio la fanciulla provò imbarazzo e si affrettò a sedersi senza creare più interruzioni,ma avanzando lungo la scaletta ebbe come la sensazione che quel suono le avesse provocato una sorta di deja vu.Dove l’aveva già sentito?quando?...
Distolse l’attenzione da quel pensiero e,seduta al fianco di Sindial,seguì rapita la messa in scena.Come sempre la scenografia era particolarmente ardita,suggestiva,un impasto di realismo e simbolismo frutto della sensibile genialità di Sindial.Così le peripezie di Peer Gynt,i suoi viaggi dal nord gelido alle torride lande equatoriali,erano al tempo stesso spettacolari ricostruzioni di luoghi,inquietanti evocazioni dei labirinti dell’anima.
Aurora cercò furtivamente la mano di lui,sul bracciolo.Erik era intento a cogliere ogni particolare della rappresentazione,ansioso che tutto funzionasse per il meglio.Il timido contatto della mano di lei lo riscosse,la occhieggiò intenerito e ricambiò la sua stretta.
Quando giunsero alla metà del primo atto,le sussurrò qualcosa all’orecchio approfittando per sfiorarle il viso con un bacio,quindi si allontanò.
Era la scena del gobbo:Peer Gynt incontra in una grotta un essere deforme,che mette l’eroe in crisi, di fronte alla inconsistenza della propria identità.
La voce di Sindial risuonò in tutto il teatro,una voce che sapeva carezzare e graffiare,una voce ferma,intensa,straniante…Nessuno riusciva a capire da dove partisse,eppure tutti la sentivano e quel dialogo tra il gobbo e Peer Gynt,diventava il dialogo di ognuno con la voce della propria coscienza.
Quando il primo atto si concluse,Erik era di nuovo in platea.
Le luci si accesero.Mentre la scena cambiava,la compagnia ne approfittava per una pausa.Herr Frederik si avvicinò di nuovo ad Aurora:
-Madamoiselle…suonate divinamente…Sarebbe magnifico se anche domani…-
-Davvero,Aurora…- alla voce dell’uomo si sovrappose il cinguettio ipocrita di Dolphine- Sarebbe magnifico…-
Le due ex compagne si fronteggiarono,nella platea in penombra.Dolphine però non si era resa conto ancora della prodigiosa guarigione di Aurora,essendo arrivata in ritardo alla prova.
-Sono lusingata,Dolphine…-
-Ma ti pare,mia cara…Certo che deve essere ben strano,poverina,non poter condividere il piacere di questa messinscena con colui che l’ha creata…-
-La tua commossa simpatia mi tocca profondamente…- ribattè sarcastica Aurora.
-Non mi credi?- rispose quella,con un tono volutamente ingenuo,che mutò repentinamente soggiungendo – Eppure quella che non dovrebbe crederti dovrei essere io…MI hai mentito,hai taciuto…-
Erano rimaste sole.Dolphine aveva gettato la sua maschera.
-Veramente tu non mi hai dato nessuna possibilità di …-
-Io mi sono confidata con te,ti ho trattata da amica…-
Aurora reagì:
-No..tu hai solo cercato qualcuno che ascoltasse le tue ciarle,…E chissà quanto ti sarò sembrata noiosa,anche,ma hai dovuto adattartici…-
-Certo…noiosa…e a lungo andare lo sarai anche per lui,che credi?…Dividere la sua vita con una povera minorata… Oppure debbo pensare che sotto quella sua bella maschera sia davvero orribile…Allora solo una cieca potrebbe accettare di dormirgli accanto!-
-Stai cercando di ferirmi,Dolphine?...-C’era profondo disprezzo nella voce della pianista -Guarda,sta per cominciare il secondo atto…Vai a prepararti!-
Dolphine rabbrividì.Finalmente si rendeva conto…Aurora la guardava negli occhi,anzi non la guardava più:ora si era rivolta nella direzione di Erik,che sopraggiungeva.Gli andò incontro poggiandogli con familiarità una mano sulla spalla.L’uomo avvertì che era turbata,scrutò in volto Dolphine che s’era fatta di fuoco e,abbassata la testa,correva a prepararsi per il secondo atto.
-Che cosa c’è,mia cara?-
-E’ molto sfacciato chiederti…di stringermi a te?...-
-Mia bambina adorata…-le sussurrò lui,accogliendola tra le braccia.Poi il buio calò,in sala.Lui le sollevò il viso e la baciò.


La prova terminò,lasciando tutti soddisfatti,gli artisti,il direttore,l’impresario e il pubblico.Anzi,artisti e pubblico-nelle persone di Aurora,Ilia e Philippe Segnier sopraggiunto in un secondo tempo- erano visibilmente emozionati,quando le note della canzone di Solvieg si dissolsero piano piano e la luce ritornò in sala.
Alzandosi dalla sua poltrona,Erik battè le mani a ritmo lentamente studiato.
-Signori...vi sono grato…E se domani riuscirete a ricreare tutto ciò,il pubblico ve ne sarà anche più di me…-
I presenti sulla scena si inchinarono a raccogliere quell’inatteso riconoscimento,tanto più ben accetto quanto proveniente da un giudice severissimo quale era Sindial.
-Tuttavia…c’è ancora qualcosa che vorrei dire,a ciascuno di voi…Semonov,mi seguite?-
Ilia si alzò prontamente,mentre Sindial abbassando la voce si scusava con Aurora:
- Sarò presto da te…-
-Ti aspetterò,…ma non qui…- rispose lei.
Lui la guardò un attimo,interrogativo e divertito insieme;ma poi si diresse verso il palco,a dare le ultime disposizioni.
Aurora si defilò,invece,raggiungendo l’ala abitabile del teatro.
Ecco davanti a lei le scale,quelle scale che una sera risalì,nel buio assoluto,gradino dopo gradino…Ora le percorse agilmente,guardandosi intorno lietamente sorpresa.
Quindi entrò nel gymnasium.Un raggio di luna batteva sulla superficie lucida del pianoforte e lo specchio che correva tutt’attorno alla sala ne riproduceva la suggestiva immagine all’infinito.
Aurora avrebbe potuto accendere le luci a gas,ma preferì osservare la sala così,come doveva apparire la sera in cui Sindial era entrato nella sua vita:ecco la grande vetrata,ecco lo specchio,ecco la sbarra…
Si avvicinò al piano,lo aprì,ne sfiorò i tasti,accennando in sordina al Preludio nr 4…Poi chissà perché le venne il desiderio di provare di nuovo a danzare:immaginando che la musica continuasse,provò a improvvisare dei passi,piroettò lungo una diagonale,si appoggiò alla sbarra e si sollevò con grazia sulle punte…
La porta del gymnasium si aprì silenziosamente,sospinta con cautela da Sindial:sapeva che l’avrebbe trovata lì.Si fermò sulla soglia a osservarla.Danzava,alla luce della luna.Bella,leggiadra,ma…
Improvvisamente la musica nella mente di Aurora,da immaginaria si materializzò.La giovane donna sussultò:Erik al piano stava sonando per lei.
Si interruppe e gli andò vicino.Lui continuava a suonare osservandola,pensoso.
-Era press’a poco così,la prima volta…- gli disse lei,con un sorriso.
L’uomo concluse il brano,si volse,le cinse i fianchi guardandola,teneramente:
-Solo che tu eri al piano…-
-Già…non so che sciocca idea mi sia venuta,stasera…-
Sindial scosse la testa:
-Perché sciocca?…Non eri una ballerina? Credi che non sappia che dietro le coreografie dell’Esmeralda…e di Anitra…ci sei tu?-
Aurora abbassò la testa,ammettendolo:era confusa,imbarazzata,ma anche contenta.
-Puoi tornare ad esserlo…finalmente…- soggiunse ancora l’uomo.
C’era una sottile nota malinconica nella sua voce,che ad Aurora non sfuggì.Gli cinse il viso tra le mani,appoggiò la fronte alla sua,lo fissò:
-Io voglio solo quello che vuoi tu…i miei desideri sono i tuoi desideri…- gli rispose,parafrasando la dedica che lui stesso le aveva inciso sulla sonata che aveva composto per lei.
Erik scosse la testa ancora incredulo e sospirò sollevato.Quindi la strinse forte a sé:
-Aurora…- e cercò le sue labbra,per baciarla ancora e ancora.
Si fermarono,a riprendere fiato.
Lei lo prese per mano:
-Posso visitare il vostro studio,monsieur Sindial?...Credete che sia conveniente?- scherzò,birichina.
Lui si lasciò condurre,senza rispondere,ma con uno sguardo carico di divertito desiderio.
Quando la porta dello studio si aprì,Aurora rimase a bocca aperta:era quasi identico a come l’aveva immaginato,addirittura sognato.
Si soffermò a guardare tutti i piccoli quadri che ne arricchivano le pareti,a leggere qualche titolo tra i volumi stipati nella alta libreria.Girò attorno alla scrivania,sfiorò con le dita la bella sedia lignea di Sindial,coi braccioli finemente intagliati,sollevò gli occhi verso la porta da cui era entrata trepidante tanti mesi prima.
Lui osservò tutti i suoi movimenti,poi non potè trattenersi dal ridere,piano.
-Vieni qui,…-le disse e attirandola a sé,la guardò ancora negli occhi – Che bambina meravigliosa che sei…-
In quella qualcuno bussò discretamente.
-Siete voi,Semonov?...entrate pure…-
-Monsieur…non sono solo…- Ilia fece capolino dalla porta,salutando con un cenno Aurora – C’è con me monsieur Philippe Segnier…Vorrebbe conoscervi…-
Erik guardò contrariato Aurora.
-E’ il fratello di Alphonsine…- gli spiegò lei,incoraggiandolo.
Sebbene con un certo disappunto,Sindial invitò i due ad entrare.
Ilia fece le presentazioni:
-Monsieur Sindial…Madamoiselle Aurora….monsieur Philippe Segnier…-
Il giovanotto si chinò appena sulla mano di Aurora,educatamente;quindi strinse fervido la mano all’impresario.
Erik ebbe una strana sensazione ricambiando la sua stretta, paragonabile al senso di fragilità del guscio,intorno al cuore palpitante di una vita nuova.
-Monsieur Sindial,…non sono un grande esperto e sicuramente il mio è il parere di un provinciale,ma stasera posso dire di aver conosciuto la bellezza…grazie a voi…-
L’uomo ne fu altresì lusingato.Chinò il capo per ringraziare,senza aggiungere altro.Poi,desideroso di sottrarsi a quella benevolenza alla quale non era abituato,richiamò l’attenzione di Ilia.
-Semonov…vi siete occupato voi delle ultime cose?-
-Certo monsieur…- i due si appartarono.
Aurora ferma davanti a un quadro che raffigurava il caldo interno di una casa olandese venne affiancata dal giovanotto.
-Vi sono grata,Philippe,per non aver fatto cenno al nostro precedente incontro…- disse piano al nuovo venuto.
-Non mi sembrava necessario,madamoiselle…Credete che abbia detto qualcosa di improprio,a monsieur Sindial?- domandò a sua volta,trepidante,il ragazzo.
-Improprio?...anzi…Sono le parole che meglio di altre lo rincuorano…Ma non vi è abituato:perdonatelo se vi è sembrato brusco. E’ solo schivo…-
-Ha accanto a sé la dolcezza in persona…- ribattè galante il giovane Segnier- Con voi a fianco,gli si perdonerà l’essere burbero…-
Aurora chinò la testa,apprezzando il complimento,ma aggiunse con un sorriso che coprisse l’incertezza:
-Lo spero…-

Quel lunedì mattina Alphonsine si recò col suo cipiglio più battagliero a teatro.Alle nove era in platea,attendendo nervosamente di incontrare monsieur Sindial.Sul palcoscenico fervevano le attività di allestimento della prima di quella sera. La ballerina si fingeva indifferente,ma era davvero difficile non guardarsi intorno e tentare di cogliere i particolari affascinanti delle scenografie.
La giovane donna si mise a fissare le proprie mani,unendo e separando ritmicamente le dita aperte con l’intento,puramente futile,di far combaciare le punte degli eleganti guantini di raso verde.
Erik attraversò il palcoscenico con Ilia,parlando animatamente.Il suo segretario si accorse della presenza di Alphonsine e,schiarendosi la voce,la fece notare al suo principale.
Erik osservò la ballerina,che sostenne il suo sguardo fino a un certo punto,poi con apprezzabile modestia lo distolse.
-Buon giorno,madamoiselle Segnier…- disse l’impresario scendendo con un balzo elegante dal proscenio e andandole incontro.
-Buon giorno a voi,monsieur Sindial…- il tono era di voluta sfida.
-Siamo lieti di avervi di nuovo tra noi…Tutti avevamo sentito la vostra mancanza..- ribattè l’altro con una punta di sarcasmo.
-Non ne dubito,monsieur…Fortuna che dietro l’angolo c’era già pronto qualcuno a sostituirmi…- sottolineò la ballerina,con un falso sorriso.
Lui non si lasciò prendere alla sprovvista:
-Non credo di avervi sostituita…Semonov,cosa recita il contratto di madamoiselle Segnier?-
-Hem… così,a memoria,monsieur…?- si scusò il giovanotto.
-Lasciate stare il povero Semonov,…posso recitarvelo io.Sono stata assunta per selezionare e preparare il corpo di ballo dell’Opera.La mia collaborazione è altresì prevista nella messa in scena delle opere,laddove sia necessaria una coreografia…eccetera eccetera…-
-Ebbene?...- Sindial si finse sorpreso,come non comprendesse le rimostranze della ballerina.
-Ebbene…- I due si fronteggiarono,poi Alphonsine reputò opportuno cedere un po’ – Sono qui per assolvere alle mie competenze…-
Sindial apprezzò questo atto di sottomissione.Le si avvicinò,parlandole a voce bassa,in tono meno formale:
-So che avete preferito trattenervi presso la vostra famiglia…L’ho apprezzato molto,naturalmente…-
La giovane sollevò la testa per guardarlo,sorpresa.
-Purtroppo madamoiselle…- soggiunse l’uomo – Ogni scelta comporta una rinuncia…-
Il tono sembrava ora quello solito del rimprovero.
Ma inaspettatamente Erik riconobbe:
-Anch’io so bene a cosa ho rinunciato,non scegliendo voi…-
Alphonsine arrossì:era un riconoscimento inatteso,che la turbò.Alzò lo sguardo a cercare Ilia,che le ammiccò dal palco.Allora aveva capito bene…Sindial le stava dicendo che Dolphine era stata un ripiego…
-Ora sono rientrata a tempo pieno,monsieur Sindial…Contate pure su di me…- gli rispose allora,sottolineando la sua disponibilità con un inchino.
Erik tornò volutamente burbero:
-Affrettatevi,allora:…il corpo di ballo è riunito sopra,nel gymnasium…Vi aspettano da un quarto d’ora,almeno!-
Ma nel dir così,le rivolse uno sguardo di solidale rispetto,che Alphonsine ricambiò con un sorriso,allontanandosi poi in fretta per raggiungere il posto che le competeva.



Seduta sul letto,Aurora carezzava Leporello amorevolmente,giocherellando con lui che miagolava piano sfoderando i piccoli innocui artigli e osservandola coi grandi occhi azzurri.
La giovane donna rideva.Era mattina,il sole inondava dei suoi raggi caldi la sua stanza,dietro i vetri Parigi si risvegliava in tutta la sua bellezza.E lei lo vedeva!
Sospirò felice,stiracchiandosi.In quella Beatrice bussò piano alla porta.
-Posso servirvi la colazione,madamoiselle?-
-Grazie sì,Beatrice…è arrivata posta?- chiese trepidante.
-Una lettera da Mont Saint Michel…credo di vostra zia… Oh scusatemi,madamoiselle…- Beatrice era abituata a riferirle queste notizie,quando Aurora non poteva leggerle da sola.
La giovane donna lasciò andare,indulgente:
-Non c’è nessun motivo di scusarsi..anzi…grazie:datemela subito!-
Era la risposta di Blanche!Aurora aprì la busta e cominciò a leggere,sollevando con una mano la tazza di tè che intanto Beatrice le aveva versato. Discretamente la cameriera si allontanò.


‘Aurora adorata,
non ho parole per esprimerti la felicità che ho provato aprendo e leggendo la tua lettera.Non riconoscevo più la tua scrittura,eppure un presentimento strano mi agitava il cuore mentre aprivo la busta e iniziavo a leggere l’intestazione…
Sapevo che sarebbe successo!...che la tua giusta felicità avrebbe culminato con il recupero della vista…
Del resto,bambina mia,quando tutto questo ebbe inizio c’era già qualcosa in te che ti impediva di essere completamente felice.Forse il dolore di quello che avevi vissuto,forse la tua straordinaria sensibilità verso il mondo in cui vivevi,il teatro,la scuola,madame Giry….c’era in te una pena,una insoddisfazione che ti impedivano di vedere,di godere della vita intorno a te…
Non era certo perché ti stessi punendo di qualcosa che ti trovavi in quelle condizioni,come ebbe a dirmi una volta il dottor Lagrange…Punirti tu? E di cosa? Tu sei la persona più innocente che io conosca,bambina mia…
Perdonami questo sfogo,ma dopo anni posso finalmente compiacermi di aver avuto ragione.La felicità,l’amore sono la miglior cura. E tu sei felice e innamorata…
Vorrei tanto poterti accontentare ed essere presente alle tue nozze,ma il mio medico curante è intransigente,come sai… e se non lo riterrà opportuno,non me lo consentirà a nessun costo. Ma conto che manterrai la promessa e verrete qui,tu e il tuo sposo,a ricevere la mia materna benedizione…
A presto,nipote amatissima
Blanche

p.s. Il dottore si è ripreso dall’ultima crisi e ogni tanto mi chiede di te.Posso dirgli le novità? Sono sicuro che resterà con tanto di naso…’

Aurora scosse la testa ridendo.Blanche a volte era come una bambina,ingenua e affettuosa.Una mamma bambina…
-Beatrice?...-
La domestica sopraggiunse in fretta.
-Si madamoiselle?-
-Non è arrivato altro?-
-No…solo questa…-
-Non importa…-





-Uno,due, tre e quattro…demipliez… Signorine,concentrazione,vi prego!-
Al ritmo cadenzato di un piano verticale le allieve della scuola di ballo di Madame Giry si esercitavano alla sbarra,sotto gli occhi attenti e severi della maestra.
-Monique…più morbida! Angele…Puoi sollevare di più la gamba…Avanti,avanti…ricominciamo d’accapo!-
Era sempre stata una perfezionista,Magdalene Giry.Ogni sua passione l’aveva deliberatamente convogliata in quella direzione,controllandone altri eventuali esiti e proiettandone la forza e l’energia sui risultati cui aspirava nel suo lavoro.
Qualcuno bussò alla porta della palestra.Il maggiordomo che recava la posta del giorno.
-Grazie,Georges…posala pure sul ripiano all’ingresso…-
Le giovani allieve si erano illuse di poter godere di una sia pur breve interruzione,ma non fu così.La corrispondenza di madame rimase inevasa ancora a lungo e solo quando si avvertì il richiamo della campanella che annunciava l’ora di pranzo,l’inflessibile maestra concesse alle giovani discepole di allontanarsi...non troppo in fretta,e sempre conservando la grazia e la postura dignitosa della professionista…
Finalmente la donna gettò uno sguardo nel vassoio con la posta .C’erano un paio di lettere di cortesia,da parte di ditte di commercio che si proponevano come eventuali sponsores della scuola;una lettera di Meg – ne riconosceva l’odore,prima ancora della scrittura;una di Dolphine…E un’altra? Che sgradevole grafia…agitata,aguzza…Magdalene ebbe un moto di ripugnanza quasi.Collocò quella missiva sotto le altre.L’avrebbe letta per ultima,forse…
-Il pranzo è servito,madame…- Georges la richiamò ai quotidiani impegni.
-Vengo subito,Georges…porta per favore la posta nel mio studio…la leggerò dopo desinare…Mi servirai là il caffè…-
-Ai vostri ordini,madame..-

‘Cara mamma,
l’attesa della nuova piccola vita procede serena…’
Seduta nella comoda poltrona del suo studio,assaporando l’aroma del caffè che Georges le aveva appena versato in tazza,finalmente Magdalene leggeva la lettera di sua figlia.
Era certo,ormai:Meg aspettava un bambino,che sarebbe nato alla fine della primavera.
La non più giovane maestra di danza cercò di immaginare la bella casa coloniale con il patio rivolto verso l’Oceano di cui sua figlia le parlava in ogni lettera. E su quel patio la vide camminare lentamente con la sua bionda chioma spettinata dal vento e gli occhi rivolti lontano,verso di lei…
Doveva risolversi a prendere una decisione. Sua figlia le chiedeva ancora e ancora di raggiungerla,prima della nascita del piccolo…
Magdalene era sicura che si sarebbe trattato di un bel maschietto.
E che suo genero Rodolfo non lo avrebbe chiamato Erik,come Meg si illudeva.Ma molto più semplicemente Antonio, il nome di suo padre,come è tradizione…
Ma qualunque nome gli avessero dato,quel bambino era già parte del suo cuore.Desiderava ardentemente vederlo venire al mondo e stringerlo tra le sue braccia.
Aveva degli obblighi,però.E non era facile capire davvero quali fossero le priorità da rispettare.
Il senso del dovere,il perfezionismo nel lavoro erano diventati una sorta di prigione per lei ormai,dalle cui insormontabili pareti sembrava incapace di fuggire,forse perché aveva finito per essere inconsapevole della sua stessa schiavitù.
Sospirando al pensiero della sua piccola adorata Meg,Magdalene alzò lo sguardo e,dietro le tende della finestra,le apparve il mare azzurro.
Inspirò profondamente,socchiudendo gli occhi,quindi rientrò in sé.
Ecco la lettera di Dolphine.Con un tagliacarte elegante,dal fine manico d’avorio, aprì la busta, facendo attenzione a non danneggiarne il contenuto.Quindi lesse:

‘Mia cara madame Giry,
ero così contenta,fino a ieri………….
…….Non mi sembrava vero,madame!
Il teatro è davvero rinato.L’opera che stiamo mettendo in scena è nuova,ma molto particolare e monsieur Sindial è uno scenografo eccezionale…’
Magdalene si fermò,posò il cucchiaino con cui aveva sciolto lo zucchero nella tazza e bevve un sorso di caffè.C’era tanto entusiasmo in quella lettera:la Giry non capiva cosa potesse aver incrinato la gioia di Dolphine,una cara bambina…Ma un presentimento le pesava sul cuore.Riprese a leggere con attenzione:
….‘Purtroppo,se sul piano artistico è degno di grande stima,non posso dire lo stesso sul piano umano.
Ecco…è di questo che vorrei farvi partecipe,sentire la vostra opinione,chiedere un vostro intervento.
Egli è un uomo…seducente,ma assolutamente amorale.’
-Oh!- si lasciò sfuggire con disappunto l’ex ballerina. –Ma cosa?...
Lesse quindi in fretta il seguito,soffermandosi in particolare sull’ultima accusa mossa da Dolphine al fantomatico Sindial:
‘Purtroppo quell’individuo ha approfittato di una creatura delicata e indifesa…Una creatura sfortunata,che non ha fiducia in se stessa e si è lasciata irretire dal suo fascino,senza poterlo vedere per quello che è:un lascivo seduttore…
Sto parlando proprio di Aurora,madame. Ora che è sola –sua zia ammalata è a curarsi sulla costa- è in balia di costui e,certo,non ascolta i consigli di un’amica sincera…’
- Aurora!...oh no…questo è impossibile,assurdo!-
Magdalene smise di leggere,si alzò agitata,disorientata. Allungò una mano al campanello che aveva sullo scrittoio e lo sonò con irruenza.
Sopraggiunse Georges,sollecito:
-Madame?-
-Georges…bisogna che io parta al più presto per Parigi…Prepara i bagagli e appronta la carrozza..Anzi no:prenderemo un treno,stasera stessa!-
-Ma..madame…Viaggiare di notte,non so…-
-Domattina voglio essere a Parigi,Georges….Siamo intesi?-
-Si,Madame…senz’altro…- così dicendo il maggiordomo si ritirò.
Magdalene si guardò intorno,come se riconoscesse a stento la stanza dove si trovava.Quindi,dimentica di ogni altra cosa,ne uscì,ripromettendosi:
-Adesso la vedremo,monsieur Sindial…-


La lezione del mattino si era conclusa.Alphonsine aveva congedato le giovanette del corpo di ballo ed era rimasta sola nel gymnasium.
Davanti allo specchio provò alcuni passi,fingendo di giocare a mosca cieca…
Aurora entrò silenziosamente e rimase a osservarla.Poi si avvicinò al piano e sonò il passo di Anitra.
La ballerina sussultò.
-Aurora?...-
-Saresti stata perfetta per quel ruolo,Alphonsine…- commentò la pianista,fingendosi assorta sui tasti,poi sollevò lo sguardo e fissò l’antica rivale.
Questa si avvicinò al piano,lungo il filo di quello sguardo:
-Aurora…Ma tu mi hai vista?...Hai visto che stavo ballando…?-
-La parte di Anìtra?...certo…e ti vedo anche ora,che mi guardi attonita negli occhi…-
Alphonsine era stupita e contenta,persino imbarazzata della propria gioia.
-..Quando è successo?- domandò,esitante.
-Due giorni fa…-
-Eri da sola?... –
La pianista sorrise,abbassando lo sguardo.Alphonsine soggiunse:
-Che domanda sciocca,certo che no…Eri in compagnia di monsieur Maschera d’Argento,vero?...-
Aurora annuì.Poi abbassando la voce,confidenzialmente soggiunse:
-…nella casa che ha acquistato per noi…-
La bella ballerina rimirò la compagna,incerta tra lo stupore,l’ammirazione.Scosse la testa,ricordò di quando si erano incrociate la prima volta.Quella creatura dolce e inquieta,schiva,sfuggente ma carica di una intensità che quasi sembrava provocarla…L’aveva sempre vista come la sua rivale,ma in realtà non poteva negarsi che l’aveva sempre un po’ affascinata.
-La piccola Aurora…- commentò,a mezza voce,poi soggiunse -Dì la verità,Aurora,Sindial ti ricorda Don Giovanni,vero?...è per questo che te ne sei innamorata…- scherzò ancora,riacquistando il suo spirito usuale.
Aurora arrossì,violentemente.
-A cosa alludi?- domandò all’amica,col cuore che le batteva a mille.
Alphonsine rispose col disinvolto cameratismo di sempre:
-Non ti ricordi?...quella volta che la Giry ci portò a visitare il museo del teatro?-
Erano proprio poco più che bambine,da poco iscritte alla scuola di ballo.
Madame Giry le aveva condotte una mattina a visitare,in teatro,la galleria di quadri tratti dalle messinscene più belle,la esposizione dei costumi indossati dagli artisti più famosi.
Aurora era rimasta incantata davanti a un personaggio misterioso e seducente ,in costume rosso scuro,avvolto in un mantello nero,col volto coperto da una maschera di cuoio:Don Giovanni.
Alphonsine si era accorta dell’imbambolamento della compagna e scivolando alle spalle del manichino,lo aveva fatto muovere.
Aurora aveva gridato,tra lo stupore,la meraviglia e la paura.Poi.accortasi dello scherzo voleva afferrare la mano della compagna e trascinarla allo scoperto,ma così facendo il manichino rovinò a terra con fracasso.Aurora rimase impietrita per la vergogna,mentre Alphonsine si defilava appena in tempo.
-Signorina De Guilerm! Ma cosa state facendo!?- la aveva redarguita madame Giry,risollevando e spolverando il magnifico costume. – Che cosa fate,giocate ancora con le bambole…?-
Allora Dolphine era intervenuta:
-E’ stata Alphonsine,madame…L’ho vista io,dietro il manichino…-
La maestra di ballo aveva chiamato l’accusata:
-Venite avanti,madamoiselle Segnier… E’ vero quello che dice Dolphine,Aurora?-
Ma la fanciulla guardò Alphonsine negli occhi e rimase zitta.
-Alphonsine! E’ vero quello che dice Dolphine…?-
La bella allieva aveva annuito,ammettendo la colpa.La Giry aveva guardato entrambe con disappunto.
-Ricordi,Aurora? Tu rimanesti mortificata…la Giry era furibonda…-
Aurora ora ricordava.
Sorrise,un po’ sognante. E’ vero,quel costume su quel manichino era così bello…
-Mi rammento,si…- disse ritornando coi piedi per terra – A letto senza cena e il giorno dopo in punizione nell’ultima fila…-
Le due ragazze si guardarono ancora.
-Sono contenta,sai…non era leale infierire su di te,prima…Adesso posso tornare a farlo col cuore sollevato…- scherzò provocatoriamente Alphonsine.
-Provaci…Sai bene che troverai sempre pane per i tuoi denti! – ribattè l’altra.
Quindi scoppiarono a ridere di cuore.E si abbracciarono,come due sorelle.


-Ma che quadretto inatteso!-
Ilia era sopraggiunto poco dopo,forse diretto nello studio di Sindial,o forse solo attratto dal chiacchiericcio e dalle risate provenienti dal gymnasium.Vi aveva trovato le due ex rivali che scherzavano ricordando i tempi della scuola,tra le imitazioni di Alphonsine e i commenti sapidi di Aurora.
-Oh Ilia…venite,unitevi a noi!- aveva esclamato la ballerina vedendolo comparire sulla soglia.
-Non saprei…magari vi state facendo delle confidenze…-
-Parlavamo degli anni di scuola…E voi? Avete qualche bel ricordo da raccontarci…-
Il giovanotto si unì al piccolo gruppo.Ai racconti del passato si susseguirono presto pettegolezzi e commenti sull’ambiente del teatro.Un allegro,spensierato scambio di battute e risate.Ilia sedeva davanti al piano,al fianco di Aurora e Alphonsine in piedi era appoggiata sullo strumento.
Tutti e tre belli,giovani,pieni di vita ed energia.
A un tratto Aurora avvertì un profumo che conosceva bene.Si voltò verso la porta,ma non c’era nessuno.
-Lo sapevate,Aurora,che il vero nome di Alphonsine è…- stava in quel mentre scherzando Ilia.
-Non vi permettete!- lo aggredì l’altra,avvicinandoglisi.
Approfittando della loro schermaglia,Aurora si alzò,cedendo il posto alla compagna.
Sentì ancora che si beccavano,rumorosi,mentre usciva dalla sala.
-…Sinette!-
-Non vi azzardate a ripeterlo…-
-Sinette,sinette…- cantilenò lui,poi guardandosi intorno chiese- Ma,dov’è andata madamoiselle Aurora?-
-Indovina,indovinello….-
Poi mentre si richiudeva alle spalle la porta dello studio,il suono di quelle voci si smorzò.
-Erik?-
Lo studio era vuoto.Benchè esitante,Aurora entrò nell’appartamento privato di Sindial.
L’uomo era in piedi,davanti allo specchio.Si era sfilata la giacca:indossava camicia e gilet e si stava annodando la cravatta damascata.Lo specchio gli restituì l’immagine di Aurora,comparsa improvvisamente alle sue spalle.
-Erik…-
Era tanto tempo che la fanciulla non entrava in quell’ambiente.In realtà non lo aveva mai visto,prima.Improvvisamente si sentì turbata:davanti a lei il gran letto dalle lenzuola di seta,nell’angolo l’organo sormontato da un candelabro finemente cesellato,tappeti e cuscini,il violino di Sindial appoggiato a un ripiano,il suo guardaroba …
-Perché non ti sei fermato nel gymnasium,prima?...- gli domandò,un po’ trepidante.
Lui aveva seguito il suo sguardo,poi era tornato a specchiarsi,finendo di aggiustare la cravatta.
-Non volevo interrompervi…- rispose,semplicemente.
Aurora gli si strinse addosso,poggiò la testa sulla sua schiena.
-Sindial…- gli disse,con un dolce tono di rimprovero impastato di comprensione.
Il volto di lui si illuminò nello specchio.Accettò quel suo abbraccio,stringendole le mani tra le sue.
Si volse verso di lei,insieme guardarono la stanza che aveva fatto da cornice al loro amore.Aurora,turbata,arrossì.Lui le prese una mano e gliela baciò teneramente,ma con voluttuosa sensualità.
-Usciamo,vieni…- le suggerì poi,portandola per mano fuori da lì.Ma fermandosi improvvisamente sulla soglia,la attirò a sé e prese a baciarla con desiderio quasi disperato.
-La mia Aurora dalle dita rosa…la mia piccola Psiche dalle labbra di miele…-le sussurrò,frenandosi poco a poco. –Per un attimo ho desiderato che il tuo sorriso appartenesse solo a me…-
-E non credi che sia così?- gli rispose lei,rassicurandolo.
-Ora ne ho la certezza…-


Ilia camminava con passo spedito e sicuro attraverso Place de la Vendome:lo spettacolo avrebbe debuttato tra qualche ora.
Più tardi sarebbe passato a prendere ‘Sinette’e avrebbero assistito insieme alla grande prima,comodamente seduti nel palco di Sindial.
Aveva persino il tempo di concedersi il piacere di una rasatura dal barbiere,magari sfogliando qualche giornale di pettegolezzi.Pregustava questi piccoli momenti di relax quando la voce dello strillone che annunciava l’edizione della sera gli lacerò fastidiosamente i timpani:
-‘Edizione della sera. Scandalo all’Opera…alla vigilia del debutto la prima ballerina si ritira…’-
Ilia mise a fuoco solo un attimo più tardi il contenuto di quello sgradevole vociare. E già un secondo strillone, andandogli incontro,precisò:
-‘Edizione della sera,La prima ballerina dell ‘Opera fugge alle insidiose grinfie del direttore,disertando la prima del Peer Gynt…’
Il giovanotto acquistò un paio di copie di ciascuna testata e corse a precipizio verso il teatro.Una fiumana di persone si accalcava ancora alla biglietteria,ansiosa di presenziare almeno dal loggione,persino dai posti peggiori a quella serata che i giornali annunciavano così ghiotta…La pruderie della gente era molto più facile a solleticarsi che non il buon gusto e l’amore per l’arte.
Aggirando la folla,Semonov entrò dal back stage,dove i preparativi sembravano procedere in tutta tranquillità.
-Avete visto monsieur Sindial?- chiedeva agli artisti che gli capitava di incontrare nei corridoi.
La platea era vuota,vuoto il palcoscenico.
Col fiato grosso,Ilia si arrampicò fino all’ala abitabile.
Finalmente sentì echeggiare dal gymnasium una melodia al piano.Entrò senza nemmeno bussare e proruppe:
-Sindial!...avete letto questo?-
Erik era seduto al piano con Aurora,suonavano insieme stralci del balletto che l’artista andava componendo sul mito di Amore e Psiche.
-Semonov?...che modo è questo?- lo rimproverò inizialmente.Ma fu di nuovo interrotto dal segretario che gli mise sotto gli occhi uno dei giornali,battendo col dito sull’articolo:
-Leggete,leggete qui…che cosa è successo?-
Anche Aurora aveva preso tra le mani l’altro giornale e leggeva,col bel viso aggrottato per l’angoscia e l’incredulità.
‘Secondo indiscrezioni di cui non si può rivelare la fonte,questa sera la bella ballerina Dolphine Durois della Chapelle non sarà presente alla prima del Peer Gynt,in cui presta il bel volto e la voce amabile al personaggio della seducente Anitra. Pare che la giovane artista si sia sentita soffocare dalle attenzioni non sempre ‘professionali’ dedicatele dal fantomatico Sindial,il direttore dell’Opera,l’uomo che incanta le platee con le sue spettacolari scenografie e affascina col mistero della sua maschera d’argento…’
I tre si erano scambiati uno sguardo pregnante.Ilia sembrava chiedere lumi a Sindial e nel contempo non voleva che Aurora desse credito alle basse insinuazioni dell’articolista;Aurora lo scrutò quasi offesa,quindi anche lei guardò sollecita Sindial:come avrebbe fatto ora? Quest’ultimo guardò entrambi,rifiutando con lo sguardo ogni possibile dubbio sulle ridicole accuse mossegli,poi i suoi occhi si sollevarono lontano,alla ricerca di una soluzione a quell’enigma.
-Quella piccola intrigante…- sillabò poi con disprezzo e una espressione di implacabile ferocia nello sguardo. –Ecco perché venne ad umiliarsi…Voleva essere sicura di avere la parte,per giocarci questo tiro da…-
Aurora non gli aveva mai visto quell’espressione sul volto.Gli mise una mano sulla spalla,domandandogli:
-Credi che abbia avvertito lei i giornali? Di proposito?-
Anche Ilia ora,furibondo,cominciava a vederci molto chiaro:
-E chi se no?...voleva che ci fosse tutta Parigi,a teatro…E sicuramente ci sarà anche lei…nel palco di famiglia!-
A sentire queste ultime parole Erik lo guardò:una luce selvaggia gli passò negli occhi,ma non disse altro.
Intanto Aurora propose:
-Bisogna dirlo ad Alphonsine…chiederle di sostituirla..Lei è l’unica che può farlo!- Così dicendo si alzò per farlo lei stessa.
-Aspetta Aurora!- le intimò Sindial. – Credo che debba chiederglielo io,personalmente…-


Philippe era sdraiato mollemente sul letto della sorella e la osservava agitarsi per la bella stanza messale di nuovo a disposizione nel teatro.
Il giovanotto mangiava golosamente da una scatola di cioccolatini,omaggio residuato di qualche ammiratore di Alphonsine e intanto scrutava sornione il via vai di quest’ultima.
-Philippe…perché mi scruti a quel modo?...Non hai niente di meglio da fare?-
-Bè…sei graziosa,Sinette…benché così agitata…-
-Sentirmi osservata con quella espressione idiota mi mette ancora più agitazione…- sbuffò lei.
-Ma non capisco il motivo di tanto nervosismo…In fondo devi solo scegliere un bel vestito da sera e farti bella per Ilia…Tutto qui!-
Alphonsine grugnì qualcosa di poco adatto a una giovanetta.
-Intanto io non mi faccio bella per nessuno…Io sono bella…e se sto attenta ad apparirlo di più è solo per me!- ribattè,fiera.
Philippe finse di strozzarsi con un cioccolatino.
-Si…certo…-
-E poi stasera avverto una agitazione che non so spiegarmi…Sarà l’idea di assistere a uno spettacolo in cui avrei potuto…-La ballerina si morse le labbra.Non avrebbe fatto pesare su Philippe la sua rinuncia.
-…Ma poi dover vedere quella bamboccia…- si corresse in fretta – Non lo sopporto! Forse farei meglio a declinare l’invito…-
-Non dire così!...Non saresti sportiva…- replicò ironico e distratto Philippe,che ora sfogliava il giornale alla pagina delle corse.
-Ecco bravo…mettiti a leggere,così non mi innervosisci…-
Per qualche minuto non scambiarono una parola.Il silenzio era interrotto solo dal ticchettio dei passi indaffarati della ballerina e dallo scrosciare delle pagine del quotidiano di Philippe.Fu ancora lui a interromperlo:
-Io aspetterei a decidere cosa indossare,Sinette…Ho idea che forse le cose andranno diversamente…-
La ballerina sollevò la testa,convinta che il fratello la stesse ancora prendendo in giro.Ma vide che leggeva qualcosa e si fiondò verso di lui,sottraendogli il giornale e scrutandolo con le sopracciglia aggrottate,alla ricerca della notizia che avrebbe potuto interessarle.
-Dolphine non si presenta alla prima?...è completamente uscita di senno?-
In quella,qualcuno bussò piuttosto energicamente alla porta.Alphonsine immaginò che cosa potesse significare quella bussata e concitatamente si rivolse al fratello,facendogli capire col gesto che doveva alzarsi.Poi appallottolò il giornale e tentò di occultarlo sotto il letto.
-Si?...un attimo…- disse intanto al visitatore.
-Aprite madamoiselle Segnier,sono Sindial:è una cosa della massima urgenza…-
-Sindial?...Santo cielo,Maschera d’argento in persona…-esclamò tra i denti la giovane.
Quindi aprì la porta.Davanti a lei il direttore dell’Operà in persona,seguito a pochi passi da Aurora.
-Accomodatevi…- disse la ballerina,chinando appena il capo.
Il quotidiano mal appallottolato si andava aprendo sul letto.A Erik bastò un battito di ciglio per riconoscerlo.
-Siete già al corrente della notizia?- domandò,in tono arrogante.
-Non saprei… a cosa alludete?-Alphonsine non sapeva mentire.
-Dolphine…ha abbandonato lo spettacolo…senza avvertire:lo abbiamo appreso dai giornali…- intervenne Aurora,che notò solo un momento dopo che il quotidiano era proprio là sul letto.
-Madamoiselle…sapete perché sono qui…Voi potete salvare la serata,se volete…Ma so bene che non vi chiedo poco:questa sera l’Operà è un’arena…Il pubblico è venuto per vedere scorrere il sangue…-
Queste parole invece di spaventare Alphonsine le suonarono come una sfida.
-Se vogliono soddisfazione,monsieur…non è detto che io non possa dargliela!- rispose,fiera.Poi però si afflosciò.
-E’ solo…-
-Cosa?- le si avvicinò Aurora,sollecita – Alphonsine,tu sei perfetta per quel ruolo:e so bene che ne conosci tutti i passi…-
La ballerina abbassò la voce,confidando:
-I passi si…ma le battute…Non ho la memoria,non ho la impostazione giusta…Non me la sentirei di recitare…-
-Ma…che possibilità abbiamo?-
Sindial si era avvicinato di nuovo:
-Ebbene?...-
Alphonsine aprì le braccia,sconfortata,arrendendosi:
-Non conosco le battute…se anche riuscissi a memorizzarle,non saprei recitarle…sarei troppo concentrata a ricordarle…-
Sindial guardò la ballerina,poi Aurora.
-Venite giù in palcoscenico,tutte e due…- ordinò,col suo inconfondibile tono,secco e autoritario
Le due ragazze si guardarono,un po’ intimorite.
L’uomo le precedette piuttosto svelto,tanto che a un certo punto lo persero di vista.
Lo ritrovarono in palcoscenico,in compagnia del tenore,che era stato sollecitamente messo al corrente della situazione.
-Proveremo solo la scena di Anitra…-
-Certo…- assentì l’uomo.
-Alphonsine…voi vi muoverete sulla scena rispondendo alle battute di herr Frederick solo coi gesti…tu Aurora:leggi le battute di Anitra…ecco il copione…-
La pianista rimase a fissarlo,senza parole:
-Erik?...leggere?-
-Si…avanti,Aurora! Hai assistito alle prove,conosci il personaggio! Leggi!-
-Ma…-
Lui la fissò.Difficile sottrarsi all’imperio di quello sguardo.La giovane donna abbassò il capo,obbediente.Lesse prima con gli occhi le battute,quindi disse:
-Quando volete…sono pronta…-
Sindial fece cenno al pianista,convocato insieme a Frederick,la musica ebbe iniziò.
Alphonsine si muoveva con la grazia inafferrabile della seduzione intorno al tenore,d’apprima bendata,secondo la coreografia suggerita da Aurora,poi giocherellando col malcapitato Peer Gynt…
-Anitra,ascolta…-
-La tua schiava è tutta orecchi….-
-Sei affascinante bambina…il profeta è preso da te…-
-Lasciami o ti mordo! Che cosa vuoi?...-
Un effetto di straniamento si creava tra il gesto e il passo di Alphonsine e la voce di Aurora:Frederick-Peer Gynt ne era disorientato…
-Andate avanti,Frederick…va bene così…-
L’attore era un serio professionista e si adattò alle indicazioni del direttore.
-per Dio,dammi la pena!- gridò a conclusione del dialogo.
-Anitra obbedisce al profeta…addio!- concluse Aurora,col tono di chi prende con gusto in giro.
-Bene…per stasera può andare…- esclamò Sindial,tra lo stupore dei presenti.
-Ma…Monsieur Sindial- tentò di interloquire Alphonsine – Come credete che si possa…?-
-Io…vorrei capire cosa hai in mente…- obiettò ancora Aurora.
Come se si accorgesse di loro al ritorno di un volo della sua fantasia,Erik guardò i tre artisti sulla scena,poi si rivolse ad Aurora:
-Tu verrai con me…Mentre Alphonsine danzerà,si sentirà la tua voce…-
-Ma…-
-Voi andate a prepararvi…- disse Sindial,congedando la ballerina e il tenore.
-Erik…non credo…- tentò di protestare ancora Aurora,rimasta sola a fronteggiarlo.
Sindial le mise le mani sulle spalle,la guardò profondamente negli occhi:
-Fidati di me…La tua voce risuonerà in tutto il teatro…-
-Ma…-
-Tu sei in grado di leggere al buio,Aurora…- le ricordò Erik.-Ti preparerò il testo con le battute a rilievo…Sarò vicino a te…- la rassicurò. –Sarà un’esperienza esaltante,te lo prometto..-la affascinò.
Poi la attirò a sé,incurante della presenza del direttore e degli altri orchestrali,che iniziavano ad occupare i loro posti nella buca,e suggellò le sue parole con un bacio audace,ardente.



Madame Giry aveva preparato tutto per la partenza. Attendeva solo Georges che l’accompagnasse alla stazione in carrozza:il primo treno per Parigi sarebbe partito solo alle ventuno…
Rientrò nello studio. Aveva ripreso il controllo di sé,sia pure utilizzando gran parte della sua energia.Ora sedeva di nuovo allo scrittoio,rileggendo ancora incredula,amareggiata la lettera di Dolphine.La rimise nella busta,interrompendone la lettura.Era inutile,sarebbe solo servito a rimetterle addosso l’ansiosa agitazione dell’impotenza.
Le capitò di nuovo tra le mani quella lettera che aveva scartato.Veniva anch’essa da Parigi,notò,osservandola meglio.L’aprì,distrattamente,proprio con la volontà di distogliere la mente da altro,ne lesse superficialmente l’intestazione:

‘Cara madame Giry,
Perdonate la mia grafia,so che non è bella né ordinata:era da tanto che non scrivevo e sono così emozionata…’
La matura insegnante annuì tra sé:meno male che si scusava da sola…Perché aveva pensato subito fosse una donna? Gli occhi le corsero istintivamente alla firma:Aurora De Guilerm…
Madame Giry trasalì:aveva letto giusto?Il suo sguardo,come impazzito risalì allora alle prime righe:
‘La mano è ancora incerta sulla carta e non mi par vero di distinguere i segni scuri tracciati sul foglio bianco.Vi domanderete chi vi scrive? Una persona che è finalmente uscita dal buio della sua cupa prigione di paura…Proprio io,madame,Aurora De Guilerm!’…
Magdalene divorò le righe successive: Aurora aveva ripreso a vedere…Non era più prigioniera dell’oscurità.Ma allora? La lettera di Dolphine?
La donna si affrettò a proseguire:
‘In quel buio,madame,avevo però trovato qualcuno,un amico…Più che un amico,avevo trovato un rifugio,le braccia calde e forti di un uomo che mi amasse nonostante tutto. Forse è stato proprio il suo amore a guarirmi.Il suo amore,il desiderio di guardarlo negli occhi,ammirare la sua opera…condividere i frutti del suo genio… ‘
Questa volta dovette fermarsi.Era commossa,ma anche spaventata,sorpresa,incredula.
‘La sorte non è stata giusta con lui,ma tutto ciò che il destino gli ha negato,tutto nelle sue mani e nella sua musica si è trasformato ,con lacrime e sangue,ed è divenuto vera bellezza… Grazie a lui,il teatro dell’Opera è rinato…’
-Ah ecco…- esclamò a voce alta – Sindial,è stato lui…- di nuovo un brivido familiare,un presentimento inconfessabile le attraversò il cuore pensando a quel misterioso individuo,così simile -nella descrizione che ne dava Aurora- a qualcuno che lei stessa aveva conosciuto,forse amato…Ma poi rinnegato!
-E’ vero,allora…- riflettè di nuovo a voce alta –Aurora e Sindial…-
Finì di leggere la lettera:
‘In questi giorni si mette in scena il Peer Gynt. Perché non venite ad assistervi? Troverete anche Dolphine,Alphonsine…e soprattutto io potrò riconoscervi tra la folla e corrervi incontro,per abbracciarvi…Che ne dite?
In attesa di una risposta,in attesa che questa mia fantasia si realizzi,vi saluto con affetto.
Aurora de Guilerm’
- e soprattutto io potrò riconoscervi tra la folla e corrervi incontro,per abbracciarvi…- rilesse ad alta voce,sorridendo commossa – Cara piccola Aurora…
Georges entrò,schiarendosi la voce per annunciare la sua presenza:
-Madame?...la carrozza è pronta…Madame? Qualcosa non va?...Vi sentite bene?...-
Tra le lacrime,Magdalene scosse la testa,senza rispondere.
-Forse avete cambiato idea?Non volete più partire?-
Finalmente la ex ballerina riprese l’usuale,forzato controllo.Si passò una mano sui capelli,già perfettamente in ordine,quindi rispose:
-Anzi,Georges… Ora più che mai,lo voglio…-
Quindi,rimessa la lettera di Aurora in busta,presa anche quella di Dolphine,le infilò nella sua borsetta,la chiuse ed uscì dallo studio,altera e decisa.


-Semonov!-
Ilia sembrava in procinto di uscire dalla platea.Si fermò,al richiamo perentorio di Sindial,che ne aveva intuito la sagoma in fondo alla sala.
-Si monsieur?-
-Dove andate? Ho bisogno di voi…- gli disse andandogli incontro con Aurora.
-Madamoiselle deve ancora cambiarsi…Occorrerebbe accompagnarla a casa,aspettare che sia pronta e poi provvedere a che raggiunga il suo posto nel palco,senza difficoltà…Potete occuparvene?-
-Veramente…credevo di potere essere più utile qui a teatro- mentì il giovane.
-Sul serio? E dove stavate andando?- gli domandò col suo inimitabile sarcasmo Erik.
Messo alle strette,Ilia abbassò la voce e,lasciando Aurora un po’ in disparte,confessò:
-Volevo andare da Dolphine…e dirle in faccia…-
Erik lo guardò.
-Andare da madamoiselle Durois? Voi,Ilia?...lasciate stare:non è cosa da voi.Lasciate che se ne occupi chi ne è più esperto…- c’era una sfumatura di glaciale sicurezza nel suo tono.
Ilia si sentì improvvisamente incapace di procedere nel suo intento.Ma ne fu anche spaventato.
-Comunque avete ragione…mi siete necessario qui…Tuttavia non vorrei che Aurora rimanesse sola…-aggiunse poi Sindial,cambiando tono,riassumendo anzi una espressione gradevolmente umana. –Quel vostro amico…il fratello della Segnier?-
-Ah sì…Philippe! è di sopra,nell’appartamento di Alphonsine…-
-Bene…chiedetegli se può fare da chaperon a madamoiselle De Guilerm…gliene sarei infinitamente grato…-
Mentre Ilia si precipitava a cercare Philippe,Erik diede anche ad Aurora disposizioni precise.
-Ora torna a casa,amor mio…e indossa l’abito più bello che hai…- ci pensò un attimo – Quello rosa di chiffon…- Così dicendo le fece una carezza:entrambi ricordavano bene quell’abito…
-Metterai anche un bocciolo di rosa nei capelli…te lo farò recapitare a casa…Ti verrà a prendere Philippe Segnier e insieme prenderete posto nel nostro palco.Ti raggiungerò appena possibile con il copione…-
Aurora non riuscì a ribattere nulla.Lo guardò e finì solo per fare un sorrisetto eloquente.
-Anìtra obbedisce al profeta…- ripetè,con un piccolo inchino.
Intanto era sopraggiunto Philippe e si era messo a disposizione.I due giovani si allontanarono verso l’uscita,mentre Sindial si affiancava a Ilia e con lui rientrava nel back stage.



Dolphine si guardò allo specchio.Aveva raccolto i capelli in una reticella invisibile trapunta di brillanti che culminava con una stella a lato della fronte.Una acconciatura che sembrava fatta apposta per risaltare la sua bellezza di bambola di porcellana.L’abito di chiffon,bianco satinato con applicazioni di perle e brillanti le lasciava abbondantemente scoperte le spalle:al collo una splendida collana di brillanti,alle orecchie due purissimi zaffiri a goccia.
Si avvolse in una regale cappa di raso chiaro,con un cappuccio orlato di pelliccia di volpe azzurra.
Sarebbe arrivata a teatro in incognita,ospite non nel suo palco,ma in quello di amici.E di là avrebbe assistito alla sua dolce vendetta.
-Stai uscendo,Dolphine?- la fermò suo padre,col giornale in mano.
-Si papà…-
-Speravo mi spiegassi che significa tutto questo…- le disse spalancandole il giornale sotto gli occhi –Mi dà l’idea di una volgare ripicca,da parte tua…-
-Ma no,papà…Io non so come questa notizia sia trapelata…-
-E dove stai andando,così elegante?-
-Non ricordate?...è il genetliaco di madame *******…Naturalmente non posso mancare…-
Il gentiluomo la osservò,diffidente.
Ma preferì lasciarsi ancora ingannare dalla bellezza così apparentemente innocente della figlia.
-Sono lieto che –nonostante la brutta esperienza che sembra tu abbia vissuto – tu sappia ricoprire con classe il posto che ti compete in società…Vai pure,ma…Preferirei che non tardassi…-soggiunse,per ribadire in ogni caso il proprio ruolo di padre.
-Sarò a casa prima del previsto…siatene certo!- con una leggiadra riverenza,Dolphine si congedò.
La carrozza la attendeva nell’androne.
Al piccolo trotto raggiunse Pigalle e qui,smontata dalla sua vettura,trovò ad attenderla una seconda sulla quale un giovane gentiluomo la aiutò a montare:direzione Teatro dell’Opera.


La folla in platea e nei palchi cominciava a rumoreggiare.Era più di un quarto d’ora che l’orchestra accordava gli strumenti,ma lo spettacolo non sembrava volere iniziare.
Gli occhi dei più erano fissi sul palco del proprietario,che rimaneva eloquentemente vuoto.Come eloquentemente calato e chiuso appariva il pesante sipario di broccato rosso sul palcoscenico.
Improvvisamente il mormorio calò:Aurora aveva fatto il suo ingresso nel palco di Sindial.La sua bellezza particolare,evidenziata dall’abito e dall’acconciatura,placarono per qualche attimo l’agitazione generale,che sarebbe ripresa però poco dopo se,contemporaneamente le luci non si fossero abbassate in sala e il sipario non avesse cominciato a scivolare via con un fruscio suggestivo.
Il maestro salì sul podio.E nel chiarore creatosi all’accendersi delle luci di cortesia sui leggii degli orchestrali,a pochi sfuggì la presenza affascinante e impassibile di Sindial accanto alla bella pianista vestita di rosa.




La musica di Grieg proruppe fresca e trascinante come un torrente scandinavo.L’ouverture annunciò i temi portanti del primo atto e a poco a poco,incantati dalla rivoluzionaria scenografia,ancora una volta i Parigini finirono per soccombere al fascino della vera bellezza.
Sulla scena i protagonisti si muovevano con uno slancio coinvolgente,alternando canto e recitazione.
Il coro di volta in volta si era fatto ‘personaggio’ passando da uno stuolo di contadinelle sciocche a un insieme di invitati a un matrimonio.
Ma il culmine del coinvolgimento e della trasformazione avvenne nella reggia del re della montagna,quando i coristi si erano trasformati in altrettanti trolls pronti a perseguitare il malcapitato Peer Gynt fino a sospingerlo nel buio più assoluto e spaventoso,quello della propria coscienza…
Erik aveva intanto preso Aurora per mano e,silenziosamente l’aveva condotta con sé:una porta –perfettamente mimetizzata tra i damaschi delle pareti del corridoio,si era aperta davanti a loro,introducendoli in un angusto passaggio,appena illuminato da fiochi lumi.
L’uomo vi si muoveva all’interno con perfetta disinvoltura:a un tratto si alzò davanti a loro una scala a chiocciola di legno.
Sindial fece segno ad Aurora di precederlo.Vi si inerpicarono fino in cima.
Ormai la fanciulla era disorientata,non avrebbe potuto dire in quale recesso del teatro si trovassero.
Una sorta di stretta balaustrata procedeva lungo la parete:di nuovo l’uomo la prese per mano e la guidò fino ad una ennesima,invisibile porticina.
Prima di schiuderla,Erik le disse,a bassa voce,ma in tono perentorio:
-Stai ben attenta,Aurora…da questo momento in poi dovrai parlare solo per leggere le tue battute…Qualsiasi cosa tu dica,si sentirà in tutto il teatro…-
La giovane si addossò alla parete,col fiato che le sembrava spezzarsi,spaventata ed eccitata insieme.
-Non devi avere paura…- la rassicurò lui – Vieni,osserva quello che faccio io…-
Lei lo trattenne solo un attimo.Ma lui le sorrise sicuro,determinato.
Attraversata la piccola soglia,entrarono in un ambiente simile a una gabbia di legno:Erik le indicò con la mano delle feritoie alla sua destra.Aurora sbirciò:erano molto in alto,ma il palcoscenico si vedeva perfettamente e vi si poteva seguire ogni movimento…
La musica in sala intanto era calata:una sola nota, incutendo un suggestivo,inspiegabile senso di mistero dava inizio al colloquio di Peer Gynt col Gobbo;e ripetendosi ossessiva ne marcava il ritmo sempre più serrato.
La pianista osservò Erik recitare le sue battute.La voce dell’uomo ricadeva amplificata su tutto il teatro,squarciando un silenzio carico di sospesa attenzione.
Poi un coro invisibile si unì al dialogo tra la terribile,minacciosa voce del ‘gobbo’ e quella incrinata dal terrore di Peer Gynt:incalzato dalle sue paure e dalla ‘Voce’ quest’ultimo sembrava arrivato al punto di soccombere,ma…
-E’ troppo forte…Più di una donna lo protegge!-
Pronunciata quest’ultima battuta,Sindial aveva concluso la sua parte. Aurora gli prese la mano e lo attirò fuori del gabbiotto.Addossata alla parete,sollevò le braccia intrecciandole dietro la sua nuca:
-E’ stato bellissimo…- gli sussurrò,attirandolo a sé.
Erik era diviso tra il bisogno di seguire il decorso dell’opera e il desiderio di abbandonarsi all’abbraccio di lei.Si chinò sulle sue labbra e la baciò,mentre le note struggenti della morte di AAse,la madre di Peer si diffondevano sul pubblico,sciogliendo la tensione della scena precedente in una commozione calda,irrefrenabile,catartica.
Aurora rispose avida al suo bacio,trattenendolo,incalzandolo.Lui si lasciò prendere da quella sua sete di passione,volle placarla.Continuò a baciarla stringendola contro la parete,sentendo salire il desiderio di lei che cresceva con la consapevolezza che quella creatura gli apparteneva ormai totalmente,anche ora,anche là dove nessuno mai aveva condiviso nulla con lui…
L’esplosione improvvisa,irruenta,inarrestabile degli applausi a conclusione del primo atto li costrinse a fermarsi,riprendere fiato.
Erik appoggiò il viso a quello di lei,continuando a tenerla tra le braccia:
-Ascolta…..senti?...-aveva un sorriso esaltato sul volto. –Il primo atto è piaciuto…Tra poco toccherà a te,amor mio….-
Aurora assentì.Lui le prese una mano e gliela baciò con tenero trasporto.


Ilia era rimasto da solo nel palco,fino alla fine del primo atto.Gli applausi e le luci lo sorpresero ancora una volta con le lacrime agli occhi:la scena della morte di Aase gli riapriva una ferita mai sanata,solo dolcemente molcita da una musica irripetibile,quella del violino di Sindial.
Scosse la testa,ripensando al legame profondo,indissolubile che lo univa al suo principale;all’ammirazione che sempre cresceva nei suoi confronti,anche ora che –con fredda,decisa, risoluzione- aveva superato l’ostacolo imprevisto dell’abbandono di Dolphine.
Dolphine…dove era? Semonov guardò tra i palchi,verso quello che sapeva essere il palco dei De Chapel:naturalmente brillava per essere vuoto…
Il giovanotto sbuffò con disappunto,però ebbe a un tratto la sensazione di aver intravisto un volto familiare.Ritornò a scrutare tra le file di palchi riservati alla migliore aristocrazia della capitale e,finalmente,non ebbe dubbi:la sciocca era là,splendida nella sua mise ‘trionfale’…Attendeva con impazienza l’inizio del secondo atto,sicura che qualunque alternativa sarebbe stata solo un ripiego…
Semonov ebbe un moto di stizza,si alzò e uscì dal palco.


-Dolphine…siete sicura di voler rimanere?- Andreè Reuter,il cavaliere che aveva offerto il suo sostegno alla bella ballerina per quella serata era un po’ scettico.La prima sembrava proseguire senza intoppi e il pubblico,d’apprima impaziente e affamato di ‘sorprese’ ,a poco a poco era stato domato dalla bellezza della rappresentazione ed ora,entusiasta,aspettava il secondo atto.
-Sicuro Andreè…- e gli sorrise con la sua grazia affettata,sapendo di poter contare su di lui – Guardate:ora il palco di Sindial è vuoto!...-
Questa frase cominciò a rincorrersi da un palco all’altro al loggione,alla platea.Dov’era andato Sindial? Dove la sua dama? E il segretario? Forse lo spettacolo sarebbe raddoppiato,quella sera?



Alphonsine stava dando gli ultimi ritocchi alla sua acconciatura e si osservava nello specchio.Era emozionata,ma anche agguerrita.Avrebbe dato a quella folla di affamati il boccone che li avrebbe tacitati definitivamente…Sospirò:sperava solo che Aurora non sarebbe stata da meno,in quella sfida…
Qualcuno bussò alla porta con discrezione:
-Posso entrare? Sono Ilia…-
-Certo!- rispose,sollevata di ricevere la visita di un amico.
-Siete splendida Alphonsine…Voi,e nessun’altra,siete Anitra…- le disse con slancio il giovanotto,ammirandola.
-Dite davvero?...- domandò lei,incredula.
-Ne dubitate?...non credevo aveste bisogno di conferme?- ribattè lui,altrettanto sorpreso di quella reazione modesta.
Alphonsine sospirò.
-Lo sapete che sarà una prestazione solo parziale,la mia….-
-Se volete sapere il mio parere…sarebbe bastato che voi compariste sulla scena,per spazzare ogni ricordo,ogni possibile paragone…Però da domani voglio che vi mettiate a studiare:dovete imparare la vostra parte alla perfezione!-
-Domani?...-
-Domani!...e per tutte le repliche!- ribadì Ilia,incoraggiante,come sempre.
Poi le prese il volto tra le mani e le baciò con slancio la fronte,sussurrando:
-Sapete che una certa vostra ex compagna di scuola…assisterà non vista alla vostra esibizione?-
Alphonsine sembrò ritrovare la grinta:
-Ah si?....sono proprio contenta:così imparerà come si danza!...e anche come si recita!-
-Ora riconosco la mia ‘Sinette’!...- rise Ilia. E le baciò di nuovo la fronte.
-Andate ora,signorino…il secondo atto sta per cominciare!-



Il buio calò di nuovo.Ma il sipario tardava ancora ad aprirsi.Dolphine aveva già scoperto il capo,lasciando scivolare via la cappa.Voleva che tutti godessero del suo trionfo.Ma poi la pesante cortina cominciò a scivolare nuovamente,aprendosi.E il maestro tornato sul podio introdusse la seconda parte dell’opera,con la delicata melodia del Mattino.
Gli spettatori si videro trasportati nelle torride lande dell’Etiopia,ai piedi della piramide di Memnone:un mormorio di stupore accompagnò l’illuminarsi della scena.
Ed ecco Peer Gynt trasformarsi in falso profeta,circondato da giovani orientali compiacenti.Ma tra di esse ce n’è una che ha fatto perdere la testa al maturo bambino,sempre alle ricerca di se stesso: Anitra…
Una musica insinuante,un ritmo che ammiccava malizioso:ed ecco comparire sulla scena l’eterno femminino,nel suo seducente costume da odalisca senza veli…
-E’ il tuo momento Aurora…- così dicendo Erik aveva ceduto alla pianista il posto nel gabbiotto.
Lei lo aveva guardato,ancora trepidante,quasi sul punto di richiamarlo.Ma l’uomo le fece segno di non parlare,sorridendole.
La pianista si concentrò.Conosceva la parte,ma tra le mani aveva il copione trascrittole da Sindial,che le consentiva di leggere al buio.
Non appena Alphonsine era comparsa sulla scena,l’attesa morbosa si era trasformata in sorpresa,entusiasmo.Molti l’avevano riconosciuta e proruppero in sparuti applausi,incontrollabili.
Lei stessa li tacitò col gesto e lo sguardo,quindi procedette nella sua danza di seduzione e scherno:roteando come una moscacieca impazzita intorno al suo carnefice-vittima,giocando con lui,irretendolo,trasformandosi da mosca in tarantola…
Peer cercava di dialogare con lei,ma…Che accadeva? La voce di Anitra,come prima quella del gobbo,era ovunque…nel teatro…ovunque e in nessun luogo.
Disorientato il ‘profeta’ si infuriava,ma nulla poteva contro quella giocatrice crudele…
Come tanto tempo prima,quando l’una sonava e l’altra danzava,tra Alphonsine ed Aurora si era ricreato il gioco degli specchi e della sfida.E lo spettacolo sembrò superare ogni possibile risultato di perfezione…
Dalla sua posizione defilata,Dolphine avvertì ben presto che nulla di quanto aveva cercato di ottenere si sarebbe verificato.Temette anzi di poter essere riconosciuta e di subire il contraccolpo del suo sciocco gioco.Si riavvolse discretamente nella sua cappa e suggerì al suo cavaliere:
-Andreè…andreste a chiamare la carrozza?…vorrei andare via…-
-Non vi sentite bene?-
-Ho promesso a mio padre che non avrei tardato…- rispose,sfoderando la sua espressione più remissiva e dolce.
Dal suo palco Ilia si era accorto di qualche movimento.Avrebbe voluto intervenire,ma Sindial lo aveva avvertito.Non gli sembrò opportuno prendere iniziative:e poi,era così bello lo spettacolo che Alphonsine gli offriva sulla scena!


La ritirata di Dolphine,però,non era sfuggita ad Erik.
Silenziosamente l’uomo-confidando nella durata della scena di Anitra- aveva lasciato Aurora da sola e si apprestava a piombare come un falco sulla incauta colomba che ora usciva dal suo palco e si incamminava lungo il corridoio,verso il foyer.
-Andate via così presto,madamoiselle?- una voce senza corpo,un sussurro profondo,una presenza inquietante fecero trasalire Dolphine.
Sollevò il capo che teneva avvolto nel cappuccio per mantenere l’incognito:davanti a lei la sagoma scura di Sindial,che l’aspettava al varco.
Non voleva incontrarlo!
Si guardò intorno,alla ricerca di un’altra uscita;vide il corridoio che portava al back stage,lo imboccò,pensando di aver giocato il direttore dell’Opera.
Ma la poverina non aveva capito che l’immagine davanti a lei altro non era che un riflesso in uno specchio e che Sindial l’aveva costretta ad andare proprio in pasto a lui…
Di nuovo la voce incalzò la fanciulla,facendola rabbrividire:
-Forse lo spettacolo non è di vostro gradimento?-
-Chi…chi siete?...- domandò lei.Nulla di umano,di vivo c’era in quella voce.
-E voi,madamoiselle?...chi siete?-
La fanciulla aveva i sudori freddi.Una porta si aprì cigolando,uno squarcio di luce tagliò il buio.
-Sono Dolphine Durois…-
-E chi è Dolphine Durois? Lo sapete? La conoscete?-
Perseguitata da quel carnefice invisibile,Dolphine si ritrovò in un camerino vuoto,davanti a uno specchio.Credette di essere al sicuro,respirò profondamente.
Un ghigno agghiacciante le rivelò che la tortura non era finita:
-Guardatevi allo specchio,Dolphine Durois! Vi riconoscete?- ordinò implacabile la Voce.
La ballerina ebbe paura,non osava obbedire.
-Guardatevi!-
Si specchiò,lasciando cadere la cappa che le copriva i capelli.Sospirò:era sempre lei,pallida,spaventata ma bella.
-Vorreste vedervi senza questa bella maschera da bambola di porcellana,madamoiselle?-
-Io….io non indosso nessuna maschera!-
-Guardatevi meglio….- ora la Voce si era fatta minacciosamente suadente.
Dolphine si guardò.Un’ombra nera,una mano guantata di pelle le passò sul viso,e improvvisamente nello specchio le apparve qualcosa di terribile!
-Aaah!- gridò,terrorizzata al punto da tremare. –Nooo!-
Non poteva essere quello il suo viso…Un volto cadente,dissoluto,cattivo,distorto….
Che significava tutto quello? Che le stava succedendo?
Improvvisamente capì di essere rimasta sola,ebbe addirittura la sensazione di aver vissuto una sorta di allucinazione. Poi sentì dei passi nel corridoio avvicinarsi:
-Aiuto!...Lasciatemi andare,lasciatemi andare!- gridò,spingendo il malcapitato sopraggiunto contro il muro,per aprirsi la strada.
-Dolphine? Che vi succede?-
-Andreè?....Oh sia lodato il cielo…Andiamo via!-
-Ero venuto a cercarvi,la carrozza è pronta!...ma che è successo?-
La giovane si guardò intorno.Era solo il corridoio anonimo di un back stage,era solo l’entrata di un camerino,col suo specchio.Ma ebbe paura di specchiarsi di nuovo lì dentro.Accettato il braccio del giovane cavaliere,si affrettò ad andare via con lui al più presto.
E specchiandosi nei vetri della carrozza,sfiorandosi ancora incredula il bel volto di porcellana,promise:
-Non metterò più piede in quel teatro,mai più!-


-Anitra obbedisce al profeta…Addio!-
Su questa battuta e svaporando in una risata maliziosa e irritante,Alphonsine-Anitra uscì di scena,inseguita dalle inutili maledizioni di Peer,rimasto irriso e insoddisfatto.
Un applauso irrefrenabile salutò l’uscita della etoile,un applauso a stento contenuto per consentire all’attore rimasto in scena di proseguire. Aurora,eccitata,ebbe però timore che fosse richiesto un bis e si volse a cercare con lo sguardo Erik,anche per ricevere la sua approvazione.
Lui non c’era,non era più sulla soglia del gabbiotto ad attenderla.
La fanciulla,benché contrariata,si assicurò che lo spettacolo stesse proseguendo senza intoppi e senza più bisogno di lei,poi fu più forte di ogni altra cosa il desiderio di uscire di là e andare a cercare Sindial.
Si addentrò lungo la stretta balconata percorsa insieme a lui,credendo di poter rifare il cammino all’inverso:ma era buio,e senza di lui,fatalmente,guardandosi attorno avvertì la vertigine dell’ignoto,dell’altezza,dell’abisso che credeva di intuire sotto di lei.
Si fermò, spalle al muro,impaurita.Prese fiato.A un tratto le sembrò di vedere Erik muoversi con l’agilità di una pantera tra funi e montacarichi.Respirò:tutto in lei,istintivamente,a quella vista le diceva che Sindial era …Ma la sua mente rifiutava di ascoltare:il fantasma dell’Opera era morto,Erik stesso le aveva detto di …
Questo pensiero che le martellava le tempie al ritmo serrato dei battiti del suo cuore le confondeva la vista,i passi si fecero incerti,sentì di perdere i sensi.
-Aurora!- le braccia forti di lui la sostennero.Il caldo rifugio del suo petto la accolse,rianimandola.-Stai bene,amor mio?-
-Si…ho avuto una sorta di capogiro,ma…-
-Sei stata bravissima!...vieni!torniamo nel nostro palco!-
Così dicendo la prese di nuovo per mano e fece per guidarla fuori da quel labirinto in cui lui solo riusciva a muoversi con padronanza assoluta.
-No…torniamo su…- gli propose lei,mordendosi eccitata le labbra e trattenendolo.
Lui la scrutò,interrogativo,con un mezzo sorriso sulle labbra.Lasciò che fosse Aurora a precederlo ed entrato con lei nel gabbiotto,assistè al prosieguo dell’opera,che –dopo l’esecuzione del canto d’amore di Solvieg- volgeva ormai al termine.Peer era arrivato alla fine del suo cammino:stanco,si preparava a posare finalmente il capo nel grembo di quella che riconosceva essere Sposa,Sorella,Madre…la sua Donna…
Erik non guardava più lo spettacolo:i suoi occhi erano su Aurora…Madre,Sorella,Sposa…La sua bambina adorata a cui aveva schiuso i segreti del suo mondo. Eccola,affascinata da tutto ciò che la circondava,che di tanto in tanto si voltava a guardarlo con un sorriso,cercando la sua approvazione.
A un tratto,proprio approfittando di uno di quei suoi sguardi lui,senza parlare,la attirò fuori e,sospirando di desiderio,la strinse contro di sé.
-…Non è ancora finito…- esclamò lei,sottovoce.
-No?...non mi importa…- quindi le cercò le labbra e riprese a baciarla come prima.
Lei cercò di ritrarsi:
-Non vuoi constatare?...è il tuo lavoro…-
-…Quello che voglio…-sussurrò lui,poi non concluse la frase e la baciò. –Quello che voglio è prenderti e portarti via…Adagiarti di sopra,sul mio letto…di più,tornare nella nostra casa…e averti di nuovo,davanti al fuoco…-
-Erik…- sospirò lei,carezzandogli il petto con le piccole mani desiderose.
-Stanotte non rispetterò sciocche regole e convenzioni,Aurora…Stanotte ti avrò…E’ quello che vuoi anche tu…- le promise,con una nota di brama quasi ferina nella voce.
-Si…- ammise lei.
Le afferrò la mano e la condusse via da quel luogo,dove ogni cosa sembrava un riflesso rovesciato del reale alle cui norme si sottraeva,per il semplice fatto che nulla lì era vero né normale…
Prima di rientrare nel teatro visibile a tutti,Sindial guardò nel profondo degli occhi Aurora,con una espressione di determinazione indomabile, e ribadì:
-Stanotte…-
Quindi rientrarono nel palco,appena in tempo per unirsi all’applauso che il pubblico andava tributando alla compagnia,tornata sulla scena per raccogliere il dovuto riconoscimento.
Gli artisti furono salutati da minuti interminabili di battimani entusiastici.Quindi a loro volta iniziarono a battere le mani:Alphonsine , Frederick e poi tutti gli altri guardarono verso il palco di Sindial,invitando tutto il pubblico ad unirsi a loro in un omaggio a colui che era stato il demiurgo di quella creazione insuperabile.
Aurora ed Ilia si erano uniti agli artisti e applaudivano Erik dai due lati.Lui accennò a un sorriso impercettibile,poi dai palchi e dalla platea si levò un’ovazione: Sin Dial! Sin Dial!...
L’uomo rimanendo un po’ arretrato nel palco,scambiato con Ilia-l’unico che poteva capirlo fino in fondo- uno sguardo eloquente,chinò appena la testa per ringraziare il pubblico di quella acclamazione.


-Andiamo a ringraziare gli artisti,Semonov…poi vi occuperete del resto,intesi?-
Ilia sorrise,disponibile ed entusiasta,come sempre.Desiderava anche lui scendere nei camerini e congratularsi con gli artisti:beato Philippe,che alla chetichella era già sicuramente entrato nel camerino di Alphonsine…
La compagnia attendeva nei corridoi del back stage:fu stappata una prima bottiglia di champagne e si brindò alla trionfale riuscita della prima.Anche Erik bagnò appena le labbra nella coppa,incrociando gli occhi con ciascun artista ,a mò di brindisi.
-Sono molto soddisfatto signori…e vi sono grato:da domani ci limiteremo solo a limare qualcosa…-
I cantanti si scambiarono uno sguardo eloquentemente rassegnato.
-..In particolare vi invito ad applaudire madamoiselle Segnier…-
Alphonsine,confusa,abbassò il capo:lei ed Aurora si scambiarono un sorriso complice,ammiccando.
-…Madamoiselle Segnier che ha promesso che,da domani,conoscerà perfettamente la sua parte…-sottolineò ancora Sindial con un velo di sapida ironia.
-Ma…veramente?- arrossì Alphonsine.
-E’ vero,Alphonsine…lo avete promesso…- intervenne Ilia,scherzando.Alla sua voce fece eco quella di Philippe,finchè a poco a poco tutta la campagnia cominciò a vociare e scherzare,finalmente liberandosi della tensione accumulata durante tutta la messinscena.
-Cambiamoci in fretta,signori…- sollecitò a un tratto Ilia. –Ci attendono per la cena…-
Un coro di entusiasmo e allegria salutò quest’ultima battuta del segretario di Sindial e rumoreggiando tutti rientrarono nei camerini.La compagnia e l’orchestra avrebbero cenato insieme da Maxime,il miglior ristorante della città,generosamente invitati da Sindial…
Ilia e Philippe rimasero in attesa davanti alla porta di Alphonsine.
-Speriamo che vostra sorella non ci faccia aspettare troppo…- commentò il giovane russo.
Philippe si guardò intorno:
-Ma…monsieur Sindial,madamoiselle Aurora?...forse sono già andati?-
Ilia sogghignò,rispondendo solo un ‘già’:sapeva bene che da Maxime non vi sarebbe stato né l’uno né l’altra.
Approfittando della confusione,infatti,Sindial aveva preso il braccio di Aurora e l’aveva sospinta via dal back stage.
Poi,evitando abilmente la folla di ammiratori che –nonostante i commessi e i fattorini – era riuscita a dilagare verso i camerini,era rientrato nel teatro,ormai vuoto.
-Vieni…voglio mostrarti una cosa…-
Salì con Aurora sulla scena e le indicò il palco reale,sormontato da una decorazione sontuosa,che culminava in alto all’altezza della piccionaia,con un arabesco in legno.
-Eravamo lassù?- domandò la fanciulla.
-No…ancora più in alto…-
Aurora alzò la testa e si rese conto che in corrispondenza della verticale del palco,su su,dov’era l’affresco,c’era la lanterna fatale con cui Psiche aveva contravvenuto al divieto.
-Nella lanterna?...- domandò,incredula.
Lui sorrise appena,con soddisfatto autocompiacimento:non rispose.
-Ora vieni…- e la prese ancora per mano –Piccola Psiche...-
Aurora sentiva l’emozione crescere nel suo cuore,salendo le scale che portavano alle stanze…Cosa le succedeva?Non era la prima volta…Eppure le sembrava di provare la stessa eccitazione,la stessa paura di quella sera. Forse perché non era più buio intorno a sé?Forse perché i suoi occhi le schiudevano mille verità inimmaginabili?forse perché aveva visto la sicurezza con cui Sindial si muoveva e se ne sentiva di nuovo e per sempre affascinata?…
Erik si fermò davanti alla porta dello studio,la guardò:
-Che cosa c’è? Sembri spaventata…- nel dir così le mise una mano nei capelli,sfiorando con le dita la rosa che li adornava.
C’era tanta dolcezza,tanto trasporto in quel gesto…Aurora lasciò che egli la stringesse a sé e cominciasse a baciarla.Le mani di lui,insinuandosi tra le ciocche scure,le scompigliarono appassionate la pettinatura,scivolando poi sulle spalle che la scollatura dell’abito lasciava scoperte. Quindi Erik si fermò:aveva tra le mani il bocciolo di rosa,caduto dai capelli.Le sfiorò il viso coi petali, guardandola negli occhi,poi il collo,il seno…
Quindi con decisione abbassò la maniglia della porta e sospinse Aurora nello studio,richiudendosi l’uscio alle spalle.


Erik ,appoggiato alla testiera del letto,a torso nudo,una gamba leggermente sollevata,l’altra stesa morbidamente, osservava Aurora muoversi come una libellula nella stanza.
Lei era scalza, con indosso solo la sottoveste di pizzo.Si fermò davanti alla grande finestra,si sollevò sulle punte per guardare fuori:era una notte purissima,con una grande luna ,l’ultima luna dell’inverno,che baciava i tetti di Parigi.
-E’ bellissimo…-esclamò.
La giovane donna alitò un po’ sul vetro,che si appannò.Allora col dito scrisse il proprio nome,poi lo guardò con una espressione maliziosamente infantile e aggiunse il suo…
Lui scosse la testa con un sorriso e le disse:
-Vieni qui…prenderai freddo..-
Lei disegnò ancora un cuore che unisse i due nomi,poi cancellò con una risatina e si riavvicinò al letto.
-…Una delle cose che mi mancava di più…era scrivere,sai?- gli confidò,sedendosi sulle lenzuola di seta. –E’ la prima cosa che ho fatto…-
-Davvero?-lui allungò una mano ad accarezzarle il braccio nudo,su fino ai capelli trattenendosi a giocare con qualche ciocca ribelle. –A chi hai scritto?...a Blanche?-
-Si…ma non solo…-
Erik aggrottò appena le sopracciglia,interrogativo.
Lei si accoccolò meglio di fronte a lui,restituendogli la carezza con un sorriso:
-Ho scritto a madame Giry…L’ho invitata a venire a Parigi..vorrei tanto che ti conoscesse…-
Lui rimase zitto,con una espressione enigmatica sul volto,lo sguardo distante.
-E ti ha risposto?- le chiese,senza inflessione nella voce.
-Non ancora…Io..ehm…le ho anche detto qualcosa di noi…- gli confessò,un po’ trepidante. –Ho fatto male?-
Erik la guardò negli occhi,la mano nei suoi capelli scivolò verso la guancia.Senza parlare,fece cenno di no,col capo. Poi la attirò un po’ a sé e le baciò piano le labbra:gli piaceva quella espressione estatica che lei conservava ancora,per qualche attimo,dopo ogni suo bacio…
-E Blanche…ti ha risposto?- le domandò –Sarà stata felicissima…-
-Si,felicissima…le ho anche parlato dei nostri progetti futuri…Oh Erik:vorrei tanto rivederla,riabbracciarla…-
-Andremo a Mont Saint Michel,se lo vuoi…-
Aurora sospirò,allontanandosi un po’ da lui.
-Che cosa c’è?- le domandò.
-Stavo pensando al dottor Lagrange…Si è ripreso,mi ha scritto Blanche…Sai?lui le aveva detto che io non vedevo perché…per una sorta di autopunizione…-
Aurora scosse la testa,pensosa.
Lui aveva appoggiato il gomito al ginocchio,il mento sul dorso della mano e la studiava.Lei continuò:
-Ci ho pensato…ho ripensato a tante cose…anche prima di quella notte…E forse ho capito,sai?-
-Cosa hai capito?-
-Quando lui è comparso sulla scena,con indosso il costume di Don Giovanni,sicuro,seducente...la sua voce carezzevole su una musica di carne e sangue…Erik…io non provavo né terrore,né ripugnanza per quell’uomo…-
Lui emise un ghigno amaro.
-Perché insisti a parlarne,Aurora?...Eri una bambina,vedevi la sicurezza,la seduzione,il fascino…dove c’era solo abiezione,orrore,follia…-
-Ma io ho visto anche questo…E non ho provato che pena,e desiderio,e…-
Aurora lo guardava.Sperava ancora che lui la aiutasse a capire.Ma Erik non si prestò al suo gioco.
-E allora?- le domandò,come se tutto quello non gli appartenesse.
Lei scosse la testa.
-…E allora,sapendo che era sbagliato,mi sono punita,inconsciamente…-
Lui la cinse col bel braccio muscoloso,la attrasse a sé:
-Che sciocchezza…Eri una bambina,Aurora…l’emozione,la paura di qualcosa più grande di te ti ha turbato…perché hai un’anima calda,palpitante,sensibile…- Così dicendo le baciava le labbra,le guance,i capelli,la pelle tutta.
Lei gli si strinse contro,ricambiando i suoi baci,quasi appigliandosi al suo amore.E presto non parlarono più,travolti dal desiderio e dalla passione reciproca.



Philippe,Alphonsine e Ilia tornavano a piedi dalla cena festosa servita ai tavoli del prestigioso Maxime.Camminavano piano,guardando rapiti la luna che si specchiava nel fiume placido,che scorreva come una morbida carezza attraverso la città.
-Non mi sembra vero…- esclamò Philippe – Essere qui a Parigi,aver assistito all’esibizione di mia sorella all’Operà….aver cenato da Maxime…Se è un sogno,non vorrei mai svegliarmi!-
-No…non è un sogno…E’ la vostra vita,Philippe,della quale cominciate finalmente ad assaporare la bellezza…- rispose Ilia.
Il ragazzo sospirò. Sarebbe stato solo un assaggio,il suo,o si sarebbe alzato come un convitato sazio,da quel banchetto?
La ballerina gli mise un braccio intorno alle spalle,affettuosa.
-E pensa che sei appena arrivato…Non oso immaginare,vivendo insieme a quel briccone del signor Semonov,cosa combinerai nei prossimi mesi…-
I due giovani risero,scambiandosi uno sguardo complice,ma scherzoso.
Erano in prossimità del quartiere latino.Il piccolo appartamento di Ilia distava pochi passi.
-Che ne dite,Ilia,se vi precedo?...sono davvero stanco:accompagnate voi mia sorella,si?-
-Come preferite,Philippe…-rispose il russo,un po’ incerto.
Il ragazzo scambiò uno sguardo eloquente con Alphonsine,poi si congedò da entrambi.Sul portone del palazzo di Semonov entrambi riconobbero la sagoma inconfondibile di Joseph che attendeva il suo padroncino…
-Così,eccoci di nuovo soli,dopo una serata trionfale…- si lasciò sfuggire Alphonsine –Mi sembra passato così tanto tempo,dall’inaugurazione….-
Ilia sollevò lo sguardo sulla giovane,osservandola:
-Davvero…stento a riconoscervi,a volte…-
-Sono migliorata?- chiese lei,con una punta di civetteria –Vi piaccio di più?-
-No…siete solo più vecchia!- scherzò lui.
-Oh…ma che briccone!- reagì lei,sollevando la borsetta per colpirlo:erano ora in prossimità delle Tuilleries.Ilia scappò avanti,fuggendo tra i platani,ma Alphonsine lo inseguì senza perdersi d’animo.
Il gioco continuò attraverso le piazze deserte della città addormentata,per concludersi sulle scale dell’Opera,dove entrambi rovinarono,tra mille risate.
-Siete imperdonabile….fate di tutto per farmi arrabbiare!Ma ho capito il vostro gioco…e non ci cascherò più…-
-No! Perché?...siete così bella,quando vi arrabbiate?- ribattè galante lui.
Si scambiarono uno sguardo silenzioso e per un attimo la distanza tra loro sembrò annullarsi.Poi,però,per uno strano scherzo della notte,un rumore,un volo d’uccello,distrasse Ilia,il suo sguardo si sollevò alle finestre dell’ala abitabile del teatro,dove una piccola luce brillava.
Anche Alphonsine sollevò lo sguardo,il suo sorriso cambiò.
-Il vostro cuore è ancora lassù,Ilia?-
Il giovanotto sospirò.Poi disse:
-Preferirei che fosse qui…ora…-
-Anch’io…- confessò lei,impercettibilmente,quasi incredula lei stessa di quello che significava.
Ilia la guardò,interrogativo.Senza sapere se riderci su,o fingere di non aver capito.
-E’ tempo di rientrare…- tagliò corto la ballerina,facendo per alzarsi dai gradini.
Ilia la trattenne per una mano,costringendola a restare là,seduta accanto a lui.Poi avvicinò il viso al suo e le diede un bacio sulle labbra,che Alphonsine però non ricambiò.
Lui la guardò,interrogativo.
-Mi spiace,monsieur Semonov…Alphonsine Segnier non sarà mai un ripiego,per nessuno…-
Allora lui,la attirò con più sicurezza a sé e la baciò di nuovo e più a lungo.Ma lei ebbe solo un brivido,senza cedere nemmeno ora.
Ilia non si spazientì,né si arrese.La prese tra le braccia,la strinse a sé e la baciò ancora,con dolcezza e passione insieme e finalmente riuscì a far breccia nelle sue difese;timidamente Alphonsine iniziò a ricambiare il bacio,restituendo a Ilia l’abbraccio.
Per attimi intensi,inarrestabili,entrambi si persero nella dolcezza inattesa di quel bacio.Poi lei lo fermò,si fermò.
-Bravo!...come sempre,riuscite ad averla vinta,vero?- era indispettita,ma fingeva una disinvolta ironia.
-E’ stato molto bello baciarvi,Alphonsine…sapevo che lo sarebbe stato dalla prima volta che vi ho vista…Solo che sapevo anche che avreste amato sempre il teatro più di me- dichiarò invece lui,sincero.
La donna si alzò:
-Dite che siamo pari,allora?...-
Lui,un po’ mogio,annuì.
-Bè…è ora di andare..-concluse lei,ma a sorpresa si voltò e gli diede un bacio sulle labbra,istintivo,inatteso.
Ilia rimase stupito.Lei rise:
-Finalmente sono riuscita a sorprendervi?...Ah,ma non ci fate l’abitudine…monsieur Semonov!-
Così dicendo gli sfilò la sciarpa che il giovane portava al collo e iniziò a correre col suo trofeo.Ilia scosse la testa,ridendo e la inseguì.Poi,raggiuntala,la abbracciò e- tenendola stretta sotto la sua spalla-la accompagnò al George V…


La luce del giorno trovò Erik già sveglio,che-disteso su un fianco- osservava silenzioso e intenerito Aurora addormentata.
I capelli di lei erano una tentazione irresistibile per le sue mani:le dita della sua destra giocavano con una ciocca,delicatamente,per non svegliarla.Gli occhi chiusi,il respiro regolare,l’espressione serena:Aurora rimaneva per lui l’emblema dell’innocenza,che –pur donandosi –rimane sempre intatta.
Che sarebbe successo se la sua piccola Psiche avesse condiviso con lui il segreto inconfessabile del suo passato?La sua bell’anima pura ne sarebbe stata contaminata…perché? Non sarebbe stato un delitto?l’ennesimo delitto del fantasma?
Il fantasma era morto…Era nato un uomo nuovo,al suo posto…
Sindial si alzò,sospirando.Si fermò davanti alla finestra,quindi si volse a guardarsi nel grande specchio…L’immagine riflessa ghignò verso di lui,con un sadico compiacimento.Morto? la sera precedente era tutt’altro che morto…
-Morto…forse no,ma cambiato si…-si disse.
Sollevò lo sguardo e i suoi occhi corsero al violino sul ripiano.Lo prese e con le dita ne carezzò le corde:le note cominciarono a scaturirne con naturalezza,sotto l’inattesa ispirazione.Era un motivo dolce,delicato,tenero…
Quando Aurora si svegliò,Erik era di nuovo steso al suo fianco,prono,che annotava febbrilmente su uno spartito la piccola composizione che aveva appena creato.
La giovane donna si sollevò un po’,a guardare:
-Che cos’è?...- gli domandò,anche lei su un fianco,con la mano sopra la sua spalla.
Lui sorrise,un po’ incredulo:
-…mi è venuta in mente guardandoti dormire…-
Lei lesse lo spartito e a bocca chiusa lo canticchiò.Era una musica diversa dal solito,non carne e sangue,ma tenerezza,calore familiare.
-E’ dolce…sembra una ninna nanna…-
-Una…ninna nanna?quelle che si cantano…-
-…ai bambini,per farli addormentare…-concluse lei,sostenendolo nella sua incertezza.
Poi riprese a modularla,a bocca chiusa.
Si sentì guardare e sollevò lo sguardo.Per un lungo attimo tra di loro si consumò un dialogo tacito.
Ma lui sembrò interromperlo,volutamente:
-Una ninna nanna per te:sei tu, la mia bambina adorata…-
Lei sorrise,abbassando gli occhi:
-Già…-
Con slancio l’uomo si alzò dal letto invitandola:
-Vestiamoci…stamane voglio portarti di nuovo con me alla villa…Harun!-
Silenzioso e sollecito,il fido cameriere attendeva di essere chiamato:recò il carrello con la colazione,che Sindial prese e portò in camera.
-Oggi però…voglio servirti io!- si impuntò Aurora. –Sai che è tra le prime cose che si insegnano alle signorine,servire il tè?...-scherzò poi,mentre versava il liquido fumante in una splendida tazza di porcellana e lo offriva a Erik,con l’aggiunta di una fettina di limone.
Lui sorrise impercettibilmente divertito.
Aurora seguitò ad imbandirgli la colazione,canticchiando a mezza voce la piccola nenia da lui composta.
-Ci sono molte cose…che non so…- le confidò,a testa bassa,specchiandosi pensieroso nella tazza.
La posò e si chinò su di lei,sollevandole il mento con la mano:
-Quanto credi che un uomo possa cambiare,Aurora?-
Lei abbassò lo sguardo:era difficile rispondere a quella domanda,quasi impossibile…
-Dipende solo da lui…se vuole,quanto vuole.-Quindi fece una pausa- Io non riuscirei a chiederglielo,contro la sua volontà…né lo vorrei…-
Anche lui tacque,pensoso.Poi soggiunse:
-Si può desiderarlo disperatamente,ma le circostanze della vita spesso non te ne lasciano la possibilità…allora,quando si apre uno spiraglio,si può avere paura che-spalancando la porta- tutto si riveli solo un miraggio…-
Aurora avvertì il peso di ognuna di quelle parole:erano macigni che Erik sosteneva su di sé,da sempre.Volle condividere quella dolorosa fatica con lui,alleggerirgli il cammino:
-Ti capisco…Ma che necessità c’è,di spalancare la porta?…lasciamo aperto lo spiraglio…-
Gli carezzava il viso con la mano,guardandolo negli occhi.Lui le prese quella mano e gliela baciò,con tenero trasporto.
-…lasciamolo aperto,Aurora…amore mio…-


La locomotiva entrò nella stazione e si fermò:lo stridore dei freni,come il lamento inumano di una belva domata,seguito dall’ultimo sbuffo di vapore scosse quei passeggeri indolenti,che ancora indugiavano nei vagon-lits o nell’elegante sala da pranzo del convoglio.
Tra questi non c’era madame Giry,che già dalle prime luci dell’alba aveva smesso di rigirarsi nella sua cuccetta e si era alzata,insofferente. Era pronta da ore,con la borsa da viaggio stretta tra le mani irrigidite dal freddo,nonostante i bei guanti di raso nero.
Il viso era coperto da una veletta nera,che rifiniva graziosamente il suo copricapo:niente di civettuolo,però nel suo atteggiamento,anzi.Rigore e austerità trapelavano da ogni suo gesto,da ugni suo sguardo.
Incurante delle zaffate di vapore che ancora si alzavano dalla locomotiva,della gioiosa confusione che animava la Garde du nord a quell’ora del mattino,delle maestranze –facchini,vetturini,strilloni- che le si agitavano intorno sollecite,madame si diresse col suo passo sicuro verso l’uscita.
Improvvisamente la luce del giorno irruppe violenta su di lei e Parigi le si parò davanti,bella, spaventosamente bella come sempre,a primavera…
Magdalene prese fiato,turbata dallo spettacolo della capitale,inondata di luce,vitale,elegante come non mai.Le sembrò che i viali le si aprissero davanti attirandola come tentazioni irresistibili.Avvertì una sorta di capogiro,ma volle attribuirlo alla stanchezza,alla nottata insonne,al viaggio.
-Chaffeur!....- chiamò,autorevole.
Una vettura si accostò e il cocchiere l’aiutò a salire.
-Prego,madame?-
-All’Operà…-
La carrozza avanzò lungo le strade al bel trotto.Magdalene non si guardò più intorno,ma aprì la sua borsetta e rilesse le due lettere,riflettendo a lungo sul senso da attribuire a entrambe.
A un tratto,però,la carrozza ebbe uno scarto,una frenata improvvisa.Madame mise appena il capo fuori dal finestrino,domandando in tono perentorio:
-Che succede? Siete impazzito?-
-Scusate,Madame…Debbo lasciare il passo al calesse che esce dal teatro…ma siamo arrivati!-
Magdalene smontò,piuttosto indispettita:in quella,su un elegante carrozzino a due posti,vide avanzare quasi al galoppo una splendida coppia.Alto,possente,fiero l’uomo,bella e aggraziata la giovane donna al suo fianco.
La maestra di danza cercò di focalizzarne i volti,ma in quel momento una lama di luce –riflettendosi sul profilo destro dell’uomo- le trapassò lo sguardo,quasi accecandola.Il calesse proseguì veloce e irruento,tra due ali di persone che rimasero ammirate a guardarlo passare,ma Magdalene non ebbe modo di vederne gli occupanti.
-Sempre così- commentò il vetturino –Sua signoria Sindial attraversa la città come se ne fosse il padrone…-
-Sindial?...volete dire che quello era il direttore dell’Operà?Monsieur Sindial?-
-Proprio così,madame…madame forse non lo conosceva?- Il vetturino era smontato e cercava di guadagnarsi una mancia tentando di aiutare la Giry almeno col bagaglio,visto che era scesa dalla carrozza da sola. –Del resto,sarete sua ospite e lo conoscerete di persona…-
Magdalene si irrigidì di nuovo:
-Cosa ne sapete,che sarò sua ospite?-
-Perdonatemi…credevo foste un’artista…- il povero cocchiere abbassò la testa,umile.
La donna non seppe ribattergli,lo pagò in fretta,accordandogli anche una generosa mancia e si allontanò,infastidita dai suoi ringraziamenti che non smettevano più.
Nella luce del giorno primaverile il teatro risplendeva ancora più bello di quanto non le fosse apparso la sera dell’inaugurazione.Le parole di Aurora le tornarono in mente ‘Grazie a lui,il teatro dell’Opera è rinato.Anzi,direi che è nato,e basta.E voi dovete tornare ad ammirarlo,vincendo le vostre paure…Non c’è nulla più da temere qui:c’è solo da stupirsi e godere!’..
Magdalene inspirò profondamente ed entrò nel back stage.
-Madame?- le si fece incontro un fattorino.
-Vorrei parlare con monsieur Sindial…-
-Veramente…non è in teatro,credo.Forse nel suo appartamento privato,ma…-
Prima che finisse,la donna aveva preso la strada degli alloggi.
-Aspetti,madame…non può,non è autorizzata…-
Magdalene si fermò solo davanti alla porta dello studio.Qui bussò,con controllata irruenza.
Le aprì Harun,inchinandosi.
-Il mio padrone,monsieur Sindial è appena uscito,madame…-
-Lo so..ma intendo aspettarlo,qui!-

Quella mattina Ilia si recò con comodità a teatro.Sapeva che le prove sarebbero cominciate soltanto nel secondo pomeriggio.Aveva tutto il tempo di svolgere tanti piccoli adempimenti,tra cui provvedere all’ennesimo trasloco di Alphonsine.Si carezzò distratto la sciarpa,al cui contatto ripensò compiaciuto alla persona che gliel’aveva regalato…
Mentre metteva in ordine le carte nello studiolo alle spalle dell’amministrazione,sopraggiunse silenzioso il domestico di Sindial,richiamando la sua attenzione.
-Harun?...che succede?-
L’uomo gli sussurrò qualcosa all’orecchio.Ilia si alzò,con un’espressione tra lo stupito e il contrariato sul viso.
Pochi minuti dopo bussava alla porta dello studio del suo principale.
-Permesso…Madame Giry?-
La donna era seduta impettita sulla sedia di fronte alla scrivania,stringendo ancora la borsa tra le mani.Si volse:nella frazione di un attimo aveva capito che non era tornato Sindial,ma che si trattava del suo segretario Semonov.
-Ah…lieta di rivedervi,monsieur Semonov!- salutò,con una espressione gelida che contrastava nettamente con le sue parole.
Ilia finse di non accorgersene. Sollecito le domandò:
-Posso farvi servire qualcosa?…Harun!- intanto sedeva alla scrivania di Sindial.
-Non vi incomodate…Avrei urgenza di parlare con monsieur Sindial!-
-Se è così urgente,potete dire a me:sono il suo factotum…credo che rientrerà solo nel pomeriggio…-
-Ci sono casi nei quali il factotum non può sostituirlo…-
-Capisco…- rispose il giovanotto,tamburellando nervosamente sul ripiano,alla ricerca di argomenti di conversazione.
-Avrete senz’altro letto della prima di ieri…L’esibizione di madamoiselle Segnier è stata magistrale…-
-Alphonsine?...non sapevo che…Credevo dovesse esibirsi madamoiselle Durois…-
Ilia cercava di capire se quello sarebbe stato il motivo del contendere.
-Forse non siete al corrente…madamoiselle Durois ha abbandonato,senza spiegazioni….-
-Questo non lo sapevo.- ammise la donna.
Dunque non era quella la ragione per cui madame si trovava lì…Allora quale?
Ilia rifletteva,poi indirizzò alla donna un sorriso,nella speranza di fare breccia nella sua interlocutrice,che mantenne invece la sua rigida attitudine.
-Monsieur Semonov…voi avrete certamente molte cose a cui pensare…Non vi trattengo:aspetterò qui,come ho detto,che torni il vostro principale!-
-Non volete che…-
Madame Giry accompagnò col gesto le sue parole,porgendo la mano e congedando il giovane,che si alzò,uscendo.
 
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