Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:43 by: Evilsisters




-Mi portate a mangiare in campagna,Ilia?...che intenzioni avete?-
Alphonsine,elegantissima,saliva sulla carrozza scoperta al fianco di Semonov,un po’ perplessa.
-Credete che abbia bisogno della campagna,per le mie cattive intenzioni?- ribattè lui,scherzoso.
Ma la ballerina si accorse che voleva sembrare più tranquillo di quanto non fosse.
-Qualcosa non va?...-
-…no,perché?- rispose lui,glissando.Poi comunicò al vetturino dove andare e si accomodò meglio al fianco della giovane donna.
-Credevo ci saremmo andati a sedere al Trocadero…ho messo apposta questo vestito,per farmi notare…-
-E invece fingete di averlo messo apposta per me…tanto lo noterò solo io!-
La carrozza si lasciò la città alle spalle e dopo poco si ritrovarono lungo una strada non asfaltata.
-Non volete proprio dirmi dove andiamo?-
-A mangiare trote…vi piacciono?-
Alphonsine storse un poco la bocca,in una smorfietta di disappunto.
A un tratto la vettura ebbe uno scarto,prese un viale laterale,invisibile a chi non lo conoscesse.Dopo poco si fermò davanti al cancello di una villa in ristrutturazione.
-Permettete se mi fermo solo un attimo?- chiese Ilia,smontando.
Alphonsine scosse la testa,con rassegnata pazienza.
-Correte,correte!...e salutatemi monsieur Maschera d’argento!-
Il giovanotto si inoltrò nel viale:alla villa i lavori fervevano.
Sindial discuteva con le maestranze e il capomastro.Aurora osservava ogni cosa,adagiata morbidamente ai piedi di un albero.
L'impresario vide Ilia e lo richiamò:
-Semonov!...-
-Monsieur Sindial…- rispose,un po’ affannato.
-Che vi succede?...-
-Sono venuto ad avvertirvi…madame Giry…-
-Si?-
-E’ seduta da stamane nel vostro studio:vi aspetta…-
Erik aggrottò appena le sopracciglia.
-Capisco…-
Si avvicinava Aurora,Sindial guardò Ilia,imponendogli tacitamente il silenzio.
-Buon giorno Ilia…-
-Buon giorno madamoiselle…-
-Come mai qui?-
-Andavo a pranzo in campagna e ho pensato di salutarvi…- mentì il giovane.
-Di salutarci e ricordarmi alcuni impegni che ho nel pomeriggio…- completò Sindial –Purtroppo debbo rientrare prima del previsto,Aurora…E voi,Semonov:andate a pranzo da solo?-
-No…mi attende madamoiselle Segnier…-
-Alphonsine è qui?...vengo a salutarla…-
Intanto si erano avviati verso la carrozza.La ballerina cominciava a spazientirsi,pestando col piedino lo chassis.
-Aurora!-
-Alphonsine…che giornata splendida,vero? Ilia mi diceva che andate a mangiare in campagna…-
-Già…-
Alle spalle di Aurora,Semonov fece larghi segni alla ballerina,perché la invitasse:
-Perché non vieni anche tu con noi?-
-Infatti,madamoiselle..-
-E al ritorno potresti darmi una mano coi bagagli..mi trasferisco di nuovo all’Operà!-
Ilia approvava sorridente.Alphonsine,non vista, gli cacciò la lingua con dispetto
-Ma..non saprei…- Aurora era interdetta.
Si era avvicinato anche Sindial.
-Se vuoi andare,Aurora…non preoccuparti:ci vedremo direttamente a teatro,per la prova…-così dicendo le fece una carezza rassicurante.
-Avanti,non farti pregare…Monta su!- tagliò corto Alphonsine,tendendole la mano.
Dopo poco la carrozza fu solo un puntino in fondo alla campagna.
Erik,congedatosi dal capomastro,montò sul calesse e tornò al galoppo a Parigi.




-Volevate parlare con me,madame…-
La porta dello studio si era aperta,con decisione e Sindial era comparso,nella penombra.
La Giry cercò di guardarlo in viso,ma quella voce le era già abbastanza familiare.
-Si,monsieur Sindial…-ribattè,prestandosi al suo gioco.
Quindi gettò sulla scrivania le due lettere.
Girando con movimento plastico attorno allo scrittoio l'impresario si posizionò di fronte a lei,con la luce del giorno alle spalle.
-A che proposito?
-A proposito dei vostri rapporti con due delle mie alunne più care…- la donna rispose,sollevando il volto verso di lui.
Ma a quel punto non riuscì a sostenere oltre la commedia.
-Voi…allora non mi sbagliavo!...che sciocca…-
-Sciocca? E perché?...-ribattè lui,senza negare.
-Dovevo capirlo subito,che eravate voi il fantomatico Sindial…il genio,l’estroso straniero dalla maschera d’argento…Ma ho voluto credere che foste morto!-
Lui aggrottò le sopracciglia,ghignò sardonico:
-Rimpiangete che non lo sia?...-
-Per le colpe di cui vi siete macchiato…- iniziò lei.
-…non credete che le abbia scontate a sufficienza,le mie colpe?-la incalzò lui - Pensate che la morte sia peggiore di…quella vita che il destino mi ha voluto infliggere?-
La Giry fece un movimento istintivo con le mani,come a difendersi da quella aggressione.
-Non tentate di rigirare ancora le carte,monsieur…Non barate ancora,con me!-
-Barare?...sarei io,quello che bara?...E voi, Madame? Vi siete così tanto abituata al gioco,da non saper distinguere più il vero dal falso?-
-Il vero? Veri sono i delitti di cui siete stato responsabile,vera la catastrofe in cui avete trascinato voi stesso,quella creatura innocente….e me...Vera è la consapevolezza di essere stata vostra complice,monsieur Fantasma dell’Opera!-
Con un sorriso amaro,Erik annuì.
-Avete fatto bene,a ricordarmelo… quello che sono stato.E voi,ricordate chi siete stata?-
Magdalene volgeva il capo altrove,leggermente reclinata su se stessa.Il riaprirsi delle ferite passate lacerava anche lei. Sollevò la testa,fiera,per rispondere,ma lui la interruppe col gesto della mano:
-Non rispondete!…so già quello che state per dirmi…Non parlo della maestra di danza,non parlo della educatrice,non della complice…Alludo a una adolescente dagli occhi carichi di sdegno e umana pietà…- Così dicendo le aveva sollevato il volto con la mano e la fissava.Magdalene cercò di sottrarsi alla sua presa,ma lui la trattenne e proseguì:
-Alludo a un giovane cuore traboccante di passione…così generoso da dare un nome,un nome che le era caro…un nome fraterno…al figlio del diavolo!-
Un tremito attraversò la donna.Qualcosa si incrinò dentro di lei,i suoi occhi si inumidirono.Sindial la lasciò andare,le volse le spalle,proseguì lento:
-Non ve l’ho mai raccontato…ma prima di seppellirmi nel mio covo,ho provato a meritarmelo…quel nome…Ho cercato di dimostrare a me stesso e al mondo di non essere una belva da esporre alla fiera…- ancora un ghigno amaro sul suo viso,mentre scuoteva il capo,rassegnato- Ma a quanto pare mi sbagliavo...Tornai disperato,respinto,cacciato ancora da tutti...e mi seppellii nella mia tomba! Lì lessi,studiai,imparai a suonare...la passione che sentivo vibrare dentro di me divenne musica,la bellezza che non avrei mai potuto possedere divenne la mia ossessione,la mia ispirazione....- l'uomo prese fiato,poi ancora si voltò,l'indice puntato contro Magdalene.- Tornai a cercarvi allora,madame...
La Giry ora si sottraeva a quel fuoco di fila,sentiva la breccia nel suo cuore compassato aprirsi violentemente.
-Davvero?...non mi pare che vi interessassi molto,all'epoca...- tentò di ribattere.
-No,infatti...Io cercavo quella ragazza che mi aveva salvato,cercavo quegli occhi scuri carichi di sentimento,pronti a intrecciare il loro sguardo con i miei...Non c'erano più:c'era la signora Giry,la maestra di danza...Una donnina impaurita,succuba delle sue paure...incapace di qualsiasi slancio...incapace di sognare ...-
-I sogni ad occhi aperti sono appannaggio dei bambini...degli irresponsabili...dei folli!-
-Già...E voi non appartenevate più a nessuna di queste categorie...-Erik sembrava rapito dall0ndata delle memorie- Ma lei...lei sì:era una bambina sola,con gli occhi ancora pieni di favole...e con un dono divino...Il canto!-
Quei ricordi,nella loro dolcezza,lo ferirono;si riscosse:
-Sapete madame che divinità e follia sono più vicine di quanto si creda?...-
Benchè tentasse con tutte le sue forze di resistergli,Magdalene sentiva di nuovo quell'assurdo trasporto montare dentro di lei.Tentò di arginarlo,commentando:
-Anche genio... e follia-
-Anche genio e follia....- ammise lui,meravigliandola.
Commossa,ma capace ancora di dominarsi,anche lei confessò:
-Io...io vi ho sostenuto monsieur...Ero affascinata dal personaggio che vi eravate creato...Non ho saputo vedere oltre:e non me lo perdonerò mai!-
Erik sollevò la testa,la guardò fiero:
-Voi non avete niente di cui pentirvi...niente!-
-Non ho saputo fermarvi...e Bouquet? e l'incendio?...-
-Le colpe del Fantasma sono solo mie!- ribadì l'uomo,con rabbia,la testa tra le mani.
-....e la povera Christine Daaè? ...-
Con uno scatto quasi ferino,Sindial le si parò davanti,come a sfidarla:
-Credi che possa averle fatto del male?...lo credi davvero,Magdalene?...-
La Giry abbassò lo sguardo,pentita.Lui proseguì,con la voce rotta da pianto a stento trattenuto:
-....Lei mi ha aperto la porta,per la seconda volta...nella mia vita.Lei era pronta addirittura a richiudersela dietro le spalle,insieme a me...Non avrei mai potuto farle el male,mai...-
-L'hai ...lasciata libera?- domandò la donna.
Lui sospirò,senza rispondere.Un silenzio eloquente.
Magdalene sollevò la mano,verso la sua spalla.Immaginò il dolore di quella separazione.Ma il suo gesto si interruppe ancora.
-Credevo che quella notte sarebbe stato un vero addio,Erik...- mormorò.
-L'ho cercata la morte,se è questo che vuoi sapere!...- Erik la investì,con irruenza - Non mi ha voluto,mi ha respinto anche lei...Partii,con la vaga idea di ricominciare,altrove;di riprovare...All'inizio mi sembrò tutto come sempre...Trovai accoglienza solo nei recessi dell'esistenza umana:una casa da gioco,dove feci il banco alla roulette russa.La sfidavo ogni giorno,la signora con la falce, ogni giorno,...ma la maledetta sembrava disprezzarmi,anche lei!-
Ora si guardavano di nuovo negli occhi.Magdalene ascoltava,partecipe:
-...Poi una sera...mi ritrovai seduto di fronte un volto amico. 'Ecco...forse è il momento giusto,Erik' mi dissi 'Il destino è distratto,puoi giocarlo e prenderti la tua rivincita...' Il colpo che avrebbe posto fine ai miei inutili giorni era in canna:ma Dio aveva deciso che era venuto il momento che il figlio del diavolo conoscesse l'amicizia...- Un sorriso illuminò il suo sguardo,per un attimo.
Magdalene si lasciò sfuggire un singhiozzo,sedette stanca,indifesa.
-Ma perchè sto a raccontarvi queste cose?...Voi siete qui per domandarmi altro,se non sbaglio...-
Così dicendo prese le due lettere dal ripiano della scrivania,ci diede una scorsa brevissima,il volto impassibile,gli occhi che mandavano espressivi bagliori.
Magdalene si riprese.
-Perchè siete tornato? perchè di nuovo qui...perchè...-
-No,madame!...non tornato,non di nuovo:quell'essere che abitava i sotterranei è morto!Era uno spettro,forse ha trovato pace in una giusta sepoltura...Adesso c'è un uomo..Con un nome e un cognome,uno stato civile....-
-Si,ma...-
-Volevate sapere se quest'uomo è...un -sollevò la lettera di Dolphine e pronunciò con sarcasmo -'un lascivo seduttore…' oppure un...- non riuscì a concludere,madame Giry lo prevenne:
-...' un rifugio,le braccia calde e forti di un uomo che mi amasse nonostante tutto'-
Quelle parole sembrarono ricadere sul cuore di Erik come una carezza,la delicata carezza di una manina adorata.Il suo volto si addolcì,contro la sua volontà la tensione del suo corpo si allentò.Cercò di difendersi con l'ironia:
-...nonostante tutto...inaudito,vero?-
Magdalene sospirò.Alzandosi,prese la lettera di Dolphine e -strappatala- la gettò nel cestino.
Lui respirò,approvando.Ma non disse niente.
La donna prese l'altra lettera e gliela pose sotto gli occhi.
-Aurora...è la cosa più bella della mia vita,madame....E' la luce,è l'amore....è un insperato dono di Dio!...-
-Un altro ingenuo 'angelo della musica',monsieur...?- domandò scettica Magdalene
Lui negò decisamente col capo:
-Ah..no!...Lei,lei sa....le sue mani hanno percorso le piaghe del mio volto,senza ribrezzo...Mi ama per quello che sono...ed io la amo,Magdalene,alla luce del sole:la sposerò,vivremo in una casa nostra....-
-Sa?...sa chi siete?- lo incalzò la Giry,incredula.
-Si...sa chi sono,oggi!- affermò lui.
Lei sospirò,con amara rassegnazione.
-Non sa chi siete stato?...non sa che siete stato il responsabile della sua cecità?- lo accusò.
Erik la afferò per i baveri,rabbioso:
-Tacete,per Dio!....siete voi,a non sapere nulla,di lei!-
Magdalene gli afferrò le mani e con altrettanta forza gli resistè:
-Non siete poi così cambiato...-
Con un gesto di rabbia,sconsolata,lui la lasciò andare,si voltò verso la finestra.
-Si direbbe che la cosa vi faccia piacere...-
Magdalene si morse le labbra,gli si avvicinò,finalmente toccò la sua spalla,con tenerezza:
-No,Erik...non fraintendermi...se vuoi davvero che questa volta sia diverso...tu non devi ingannarla...-
Erik guardò con stupito piacere la mano di lei sulla sua spalla,vi sovrappose la sua e piano la cinse con l'altro braccio,stringendola a sè.Rimasero per un lungo momento così,senza parlare.




Fu la voce di Erik a interrompere il silenzio:
-Mi sei stata molto cara,Magdalene…la mia umanità comincia da te…Non diventarmi nemica,adesso!-
Madame Giry aveva appoggiato la fronte sul petto di lui,lasciandosi andare per un momento.
A queste parole,però,si irrigidì,si fece indietro:
-Anch’io vi sono stata amica e vi ho sostenuto,monsieur….ma ho dovuto pentirmene! Non voglio ripetere gli stessi errori…-
Erik si ritrasse anch’egli:
-Sia…E che intenzioni avreste?-
-Voglio assicurarmi che Aurora sia davvero serena,nella sua scelta…prima di commettere un passo definitivo…-
Lui ghignò:
-Aurora mi appartiene,madame…E’ mia,capite? E questa volta lo dice un uomo,non un fantasma!-
Una discreta bussata alla porta ,seguita dalla voce di Aurora che si annunciava,li interruppe:
-Sindial?...posso entrare?-
I due si scambiarono uno sguardo,misurandosi.
-Vieni pure…-
La giovane donna,appena entrata, riconobbe ,sorpresa e stupefatta,l’interlocutrice di Erik, Madame Giry.
-Madame?!? Voi qui…?- la sorpresa divenne sorriso,ma la perplessità rimaneva.
-Ben trovata,Aurora…- sillabò quella.
La giovanetta guardò interrogativamente Erik.
-Già di ritorno Aurora?- le domandò lui,glissando.Le prese la mano e l’avvicinò a sé.Aveva i capelli umidi.
-Il tempo è cambiato improvvisamente e siamo corsi via a cercare riparo…- spiegò,poi si rivolse alla maestra .-Sono felice che siate qui…avete già conosciuto monsieur Sindial,vedo…-
-Già. Sono venuta non appena ho ricevuto la vostra lettera,mia cara…-la donna si lasciò un po’ andare,osservando la sua ex alunna.-E’ un piacere vedervi così…- le dichiarò,avvicinandosi.
La fanciulla le aprì istintivamente le braccia.
-Sono così felice che abbiate raccolto il mio invito!-
Si abbracciarono.Da sopra le sue spalle madame Giry scambiò un altro sguardo eloquente con Erik.
-Avete già visitato il teatro?...sapete che c’è anche Alphonsine?...è proprio qui:ha traslocato oggi!Vi faremo da guida entrambe…-La pianista era euforica,poi domandò: - Possiamo,Erik?-
-Forse madame vuole riposare del viaggio…sarà stanca…Potete alloggiare in teatro,se non avete già prenotato…-
Così dicendo facendo schioccare le dita,aveva chiamato:
-Harun!...-
Madame Giry stava già declinando l’invito,ma Aurora insistè:
-Dovete rimanere qui…è bellissimo! E stasera assisterete al Peer Gynt,come vi avevo promesso…-
La giovane ogni tanto guardava Sindial,cercandone l’approvazione.Lui,pur rimanendo impassibile,non sembrava intenzionato ad ostacolarla.
Intanto il domestico aveva provveduto a chiamare Ilia,che comparve di lì a poco sulla soglia:
-Accompagna madame da Alphonsine,cara…Ilia ed io vi raggiungeremo subito…-
Prima di congedarla ,però,la attirò di nuovo a sé,infilando una mano tra i capelli umidi di pioggia:
-Forse dovresti asciugarti meglio…-la rimproverò,sottovoce,quindi si chinò e la baciò delicatamente.Lei sorrise,ma lo guardò negli occhi,cercò nei suoi occhi una risposta agli interrogativi che sentiva vagamente emergere dentro di sé,che covava nel cuore,richiamati dalle parole che gli aveva inavvertitamente sentito pronunciare un attimo prima,avvicinandosi alla porta ‘E’ mia,capite? E questa volta lo dice un uomo,non un fantasma!’…
Ma lo sguardo di Erik era affettuoso e sollecito,come sempre sapeva esserlo.Impenetrabile,come sempre,quando voleva esserlo.



-Vi trovo molto bene Aurora…- disse sinceramente Madame Giry mentre attraversavano il corridoio insieme.
-Davvero?...- domandò l’altra.
-Si…Sono lieta della vostra guarigione,ma non è solo quello…C’è in voi una luce,una bellezza…-
-Via,non esagerate,madame…Mi ricordate Blanche!-
Intanto avevano raggiunto la suite dove alloggiava Alphonsine.Aurora bussò e avvertì:
-Segnier?non indovineresti mai chi è venuta a trovarci…-
-A proposito –soggiungeva intanto la Giry –So che non è stata bene…e che siete sola,qui a Parigi…-
La pianista la guardò un po’ di sottecchi,sorridendo con provocatoria malizia:
-Sola?...-
Prima che madame potesse ribattere,Alphonsine aveva sporto la testa dall’armadio in cui stava sistemando le sue cose,esclamando:
-Madame Giry!?!...ma è…è una sorpresa splendida…!!!-
Le tre donne si persero in mille convenevoli,rinnovandosi il reciproco piacere di rivedersi.
Intanto Sindial aveva convenuto con Semonov sulla sistemazione migliore da assegnare a madame.Il giovanotto si preparava a dare le disposizioni,ma il principale lo trattenne.
-C’è una cosa che vorrei chiedervi,Ilia…-
-Si?- rispose pronto l’altro.
Erik abbassò la voce e gli suggerì qualcosa.
Il giovanotto aggrottò le sopracciglia,interrogativo.
-Lo credete necessario,Sindial?- domandò.
-Opportuno …Confido nella vostra discrezione,Ilia.-
-Sta bene…-
Rimasto da solo,Erik inspirò profondamente,pensieroso.
Sapeva che prima o poi il confronto con madame Giry ci sarebbe stato,sapeva anche che avrebbe fatto riemergere tutti gli spettri del passato,i rimpianti,le mille parole pensate e non dette.
Ma non aveva potuto prevedere che in qualche modo quell’incontro avrebbe potuto costituire una minaccia per il suo futuro,coinvolgendo qualcuno che –da quel passato- era fuori…e tale doveva rimanere,almeno nei suoi intenti.
Entrò nel suo appartamento,si tolse la giacca,aprì il guardaroba.
Dalla finestra aperta un raggio di sole andò a riflettersi nello specchio,rimbalzando poi come un folletto irridente sull’elsa della spada,riposta all’interno dell’armadio,dalla quale il ghigno macabro del teschio lo guardò sinistramente.
L’uomo ,riposta la giacca,accostò la finestra.Ritornò la penombra.
In ogni caso lui si avvicinò e impugnò la spada.Ricordò allora un discorso fatto con Aurora tempo prima,quando il gattino rimasto chiuso nell’armadio le aveva fatto scoprire quell’arma:

“-Non ho mai avuto una spada tra le mani…- esordì lei –Mi domandavo…-
-Se io l’abbia mai usata?-
-Ogni gentiluomo ne ha una…-
-Chissà…forse l’ho usata per proteggere il mio re…o per salvare fanciulle in pericolo…A te cosa piacerebbe?-
-Salvare fanciulle…da che pericolo?...-
-Scegli tu…se ti piace questa idea…-
-Perché mi tratti come una bambina?- gli domandò lei,seria –Sono una donna…-“

Era ancora prigioniera del buio,allora…Gli sembrava così bello proteggerla,farle apparire il mondo attraverso le sue parole…
Però era vero:era una donna,non una bambina…
Forse avrebbe dovuto provare a parlarle.Parlarle? E con quali parole?
Quella volta le aveva parlato con la sua musica,le aveva raccontato la storia terribile della sua maschera…ma Aurora era rimasta spaventata,addolorata…

“-Basta,basta Erik,per carità…-
Aveva cercato di fermarlo,ma lui l’aveva respinta col braccio,mandandola a cadere sul letto.Poi aveva proseguito,come invasato,fino all’ultima nota…nonostante i singhiozzi di lei…
--Non più amor mio…non più…- gli aveva detto,coprendolo di dolcezza…

No,non poteva farle ancora del male…ferire la sua innocenza,macchiarla…
Le aveva detto una volta che l’uomo che amava era nato il giorno che l’aveva incontrata…ed era quella la verità.Trascinarla nell’inferno del suo covo,nell’abisso dal quale proprio lei aveva contribuito a farlo uscire,benché involontariamente…No,non poteva consentirlo,non osava immaginarlo…
Doveva anzi proteggerla da chiunque potesse farlo contro la sua volontà.




Dopo aver sistemato in fretta le sue ultime cose,Alphonsine volle con Aurora mostrare a madame Giry il teatro,in particolare i luoghi dove si era consumata la loro inattesa carriera;dove tra litigi e incomprensioni,avevano finito per diventare amiche.
Entrarono nella sala da ballo.Aurora sedette al piano,accennando all’Esmeralda,Alphonsine accennò due passi.Poi raccontarono ancora come erano stati quei mesi,e poco a poco la pianista sembrò staccarsi da quelle chiacchiere,ritornare col pensiero ai primi approcci tra lei e Sindial,quando rimaneva sola nel buio…
-Tutto bene Aurora?- le domandò Magdalene a un tratto
-Si madame…-
-Alphonsine…ma le prove a che ora le avete?- chiese quindi distrattamente la maestra di danza.
-Oddio…le prove…Ilia mi aveva promesso di aiutarmi a ripetere le battute….Ma dov’è andato?-La ballerina si alzò e corse nel corridoio a cercare il suo amico.Era quello che desiderava madame:rimanere da sola con Aurora!
-Dunque…questo monsieur Sindial vi ha incantato,mia cara…-
Lei sorrise.
-Come vi ho scritto nella lettera…Lui mi è stato vicino,quando ero sola nella mia prigione di tenebre…E voi,madame? Lo conoscevate già?-
Magdalene fu presa alla sprovvista.
-Cosa ve lo fa pensare?...-
Aurora la guardò,senza parlare.
Magdalene dovette ammetterlo:
-Si…-
-Come Sindial,come De la Revenge…o come altro,madame?-
Le due donne si fissarono di nuovo.Magdalene stava per rispondere qualcosa,pensando tra sé che Aurora era molto meno ingenua di quanto sembrasse,e nient’affatto cieca,ormai…
-Madame Giry,Aurora!...venite in platea:la prova sta per cominciare!- le interruppe Ilia,comparso tempestivamente sulla porta.
-Ah si…arriviamo- rispose Aurora. –Madame,cominciate ad andare con monsieur Semonov…io vi raggiungerò presto…-


Seduta davanti al piano,incurante della penombra che incalzava,Aurora rimase pensosa a carezzare i tasti.Quindi,senza riflettere,iniziò a suonare il preludio nr 4 di Chopin:la storia di quelle due note che si cercano,si intrecciano,poi si separano….Tutto era cominciato da quella musica:era stato tutto così bello,ma ora non era più cieca…Quella che doveva essere la gioia assoluta,si rivelava un’arma a doppio taglio.Vedere era la chiave che apriva la porta della vera bellezza…ma anche la porta della verità…
Qualcuno si fermò sulla soglia.Aurora si volse:
-Siete voi,Ilia?...non siete andato giù?-
-Avevo dimenticato la mia copia del libretto da Alphonsine ,sono tornato a prenderla…e mi sono fermato ad ascoltarvi…-
La fanciulla riprese a suonare:
-Perché non entrate?…-
Ilia le si sedette di fianco.La osservò in viso:
-Va tutto bene,Aurora?-
-Ripensavo a questo brano…è così triste…- così dicendo accennò alla parte armonica. –Sentite? Questa nota è sola e disperata…Poi per un momento si intreccia ad altre note,sembra entrare in armonia con loro,con una in particolare,quella dell’accordo…Ma poi si separano di nuovo…-
-Si…forse è come dite:io non me ne intendo così tanto…Ma se vi mette malinconia,perché lo suonate?-
Aurora gli sorrise:
-Perché,Ilia?...ci sono cose che ci attraggono fatalmente…a voi non è mai capitato?-
Lo aveva guardato e il giovanotto aveva abbassato lo sguardo,quasi colpevole.
-Si,è successo anche a me…- ammise.-E non una sola volta…-
-Forse ci somigliamo,in questo…Una volta mi diceste che somigliavo a Sindial,vi ricordate?- Aurora si era alzata dal piano
-Certo…e lo credo ancora,per certi versi… -anche lui era in piedi,davanti a lei.
-Io invece credo di avere qualcosa in comune con voi….-
-Sono affezionato a Sindial,madamoiselle…profondamente,dalla prima volta che l’ho visto…se intendete questo…-
Lei annuì,piano.
-Si…fatalmente,vero Ilia?-
-Non c’è niente che io rimpianga,Aurora,di questa amicizia…-
Questa volta fu la pianista a chinare la testa,colpevole.Lui la guardò,indulgente:
-Ma –come voi- spesso ho dovuto affogare le mie domande e i miei dubbi nei suoi silenzi…-
Aurora rialzò la testa.
-Farei bene ad imitarvi,non è così?…La curiosità di Psiche fu punita…-
Ilia inspirò,riflettendo.
-Nel vostro caso…io credo che non si tratti di curiosità,ma del giusto bisogno di condividere ogni cosa con l’uomo che si ama…Ed anche Sindial,non potrà vederla diversamente…-
Lei sorrise,confortata da quelle parole,benché ancora dubbiosa:
-Vorrei tanto che aveste ragione…-
-Non abbiate fretta,madamoiselle…e soprattutto abbiate fiducia…-
-In lui?-
-In voi stessa…- il sorriso di Ilia era solare e franco,incoraggiante come sempre.-Venite giù con me?...o?-
-Aspetto Sindial…- rispose lei,guardando l’uscio dello studio con un sorriso sognante.
Semonov scosse il capo,soddisfatto e intenerito insieme, e si allontanò verso le scale.


Quando Ilia entrò nel camerino di Alphonsine aveva ancora quella espressione ammiccante sul viso.
-Che vi è successo Ilia? Avete un’aria beata…-
-Scusatemi Sinette…- disse il giovane,ricomponendosi - se ho tardato…-
Lei lo scrutò meglio alla luce delle lampade dello specchio.
-Ho incontrato Aurora…- continuò lui,ingenuamente.
-Ah…dovevo immaginarlo…- rispose lei,leggermente tagliente per nascondere l’amarezza.
-Ecco il libretto…vogliamo rimetterci a lavoro?- lui sembrò non fare caso al cambiamento di tono.
Alphonsine aveva indossato il costume di Anitra.Si alzò in piedi e fece qualche passo,una piroetta,poi si fermò,in attesa della battuta che Ilia avrebbe dovuto darle:il giovanotto la guardò ammirato,dimentico del suo ruolo.
-Vi muovete?datemi la battuta avanti!- lo apostrofò lei,brusca.
-Scusatemi…debbo abituarmi alla vostra bellezza…-
-Si si…avanti,smettetela con le smancerie!E’ tardi…tra poco vado in scena…-
-D’accordo,allora…Ma perché mi trattate così male?vi ho fatto qualcosa?-
-Vi prego… vogliamo ricominciare?-
-Anitra…ascoltami…-
-La tua schiava è tutta orecchie…-
-Sei affascinante,bambina mia!Il profeta è rapito…-
-Fatti in là…io mordo! Cosa vuoi?-
Ilia sollevò lo sguardo:Alphonsine recitava con una intensità impensata.
-Se riuscite a ripeterlo così,Alphonsine…vi copriranno di fiori e applausi:siete bravissima!-
La ragazza ebbe un bagliore di compiacimento nello sguardo.Si immaginò trionfante sulla scena,tra gli applausi…La sfida col pubblico era quella che accettava sempre volentieri,perché sapeva di uscirne vincente.
Il russo colse questi pensieri nei suoi occhi e gli sfuggì una risatina soffocata.
Lei lo fulminò.
-Vi faccio ridere,monsieur Semonov?-
-No…non rido di voi,Alphonsine…E’ che vi riconosco,ogni tanto,e…- non terminò la frase,la guardò con tenerezza,con trasporto.
La ballerina colse il senso di quello sguardo.Bastò a riconciliarla un po’ con lui,ma preferì tenerlo a distanza:
-Restate al vostro posto…e cerchiamo di andare avanti,signor Ilia… “Tu devi essere fuori di testa,profeta…un vecchio come te?-
-Il profeta non è vecchio…piccola anitra…i vecchi mica fanno ancora certe cose…”-
Una voce avvertì:
-Madamoiselle Segnier? Tra cinque minuti in scena…-
La ballerina uscì seguita dal suo amico.Gli chiese sottovoce:
-Rimarreste a guardarmi dietro le quinte?mi sentirei più sicura…-
Ilia lo avrebbe fatto volentieri,ma aveva promesso a Sindial di non lasciare Aurora sola con la Giry.Si grattò la testa,nervoso:
-Vi prego Ilia…-
-D’accordo…resterò qui,dove potrete vedermi…- e le fece l’occhiolino,incoraggiante.
Lei lo ricambiò con un sorriso radioso e scappò sulla scena.
Ilia si augurò di non dover rimpiangere quella debolezza…


Erik uscì dal suo studio per presenziare alla prova.Nella penombra,a metà corridoio,gli apparve la sagoma di Aurora .
-Aurora!?!- esclamò,lietamente stupito.
-Ti aspettavo...-
-La prova sta per cominciare…- nel dire così le prese le mani e se le portò alle labbra –Scendiamo?-
-Abbiamo ancora qualche minuto…-
Lui la scrutò,sulla difensiva:
-Volevi dirmi qualcosa?..-
-Si…- così dicendo si sollevò sulle punte e gli sfiorò le labbra con un bacio.Lui rimase meravigliato,poi, presale la testa tra le mani, ricambiò il bacio,grato.
-Sei così cara…-
-Volevo solo che tu sapessi che io…ti amo…- così dicendo lo guardò negli occhi,e questa volta Erik abbassò lo sguardo,inequivocabilmente.
La prese per mano,senza dire nulla e la condusse nella sala da ballo,vicino al piano,chiudendo la porta alle sue spalle.
-Aurora…ti chiedo di aver fiducia in me…-esordì.
-Ho fiducia in te…ma perché non dirmi di madame Giry?-
-Madame aveva chiesto di parlare con me,da sola…Non volevo turbarti,sapevo quanto ci tenessi a incontrarla…-
-E’ venuta a parlarti della nostra relazione,vero?-
Lui volse il capo altrove,espirando spazientito.
Aurora chiese in un sospiro:
-Voi…vi conoscevate già…non è così?-
Lui ribattè,aggressivo:
-Come lo sai? Te lo ha detto lei?-
La giovane abbassò il capo,come arrendendosi:
-Lei me lo ha solo confermato…non sono cieca,Erik…non più- sorrise,disincantata. –E vi ho anche sentito discutere,non volendo…-
L’uomo la guardò,con tenerezza e sollecitudine.
Le si avvicinò,la strinse ,le baciò i capelli,la fronte.
-Aurora…mi hai appena detto che mi ami…ebbene,io so che è vero…Fidati di me,amor mio…-
Lei gli si strinse vicino.Aveva bisogno del suo amore,era felice nel suo amore. E per il momento volle farselo bastare…


Durante la prova generale,Erik,Aurora e Madame Giry sedettero insieme in platea.
Quando l’impresario dovette allontanarsi per provare la scena del gobbo osservò entrambe,un po’torvo,poi si guardò intorno:Ilia sembrava sparito…
Si augurò che non approfittassero per parlare proprio allora,confidando nella professionalità di entrambe e nel rispetto dovuto agli artisti sulla scena.Ma naturalmente avrebbero potuto alzarsi e uscire…Doveva rischiare!
Lo fece,maledicendo il segretario scomparso senza giustificazioni.
Né Aurora né madame Giry riuscirono a profferir parola nel buio angoscioso della scena di Peer Gynt col gobbo,quando la voce di Erik invase il teatro:la ballerina soggiogata dal fascino potente di quella voce che amava,Magdalene emozionata e travolta dal mare dei ricordi…
Sindial scivolò poi silenzioso al suo posto,tra le due donne:Magdalene lo guardò,cercando conforto e sostegno al naufragio,nella memoria comune.Erik avvertì la vertigine dell’abisso,ma un attimo prima di lasciarsi irretire,un gelido velo di impassibilità gli calò sul volto,frapponendosi tra lui e la sua vecchia amica.
La donna allora si irrigidì,nuovamente.
Finalmente la comparsa di Alphonsine –Anitra sulla scena ruppe la tensione,attirando su di sé l’attenzione del piccolo pubblico.
La giovane etoile guardò Ilia,che le ammiccò,fermo dietro le quinte,come le aveva promesso;quindi entrò in scena danzando nel suo modo inimitabile;infine cominciò a recitare.
Herr Frederick dimostrò subito il suo entusiasmo per quella sua recitazione spumeggiante,ironica,vagamente aggressiva:era quello che si sarebbe aspettato da una partner alla sua altezza! I due portarono a termine il loro duetto con successo,con evidente soddisfazione di tutti i presenti:
-Alphonsine è stata perfetta,non trovate madame?- commentò Aurora.
-Sicuro…sono assolutamente soddisfatta,di lei!- ribattè la Giry,calcando volutamente sull’ultima parte della frase.
Alla pianista non sfuggì quell’enfasi,ma aspettò che la prova finisse prima di rivolgere ancora la parola alla ex maestra,mentre Erik dava le ultime disposizioni alla compagnia e all’orchestra.
-Che mi dite madame?non è un allestimento meraviglioso?-
-Sono assolutamente affascinata,Aurora…ma anche un po’ frastornata:la stanchezza del viaggio si fa sentire…Non possiamo bere qualcosa prima dello spettacolo?-
-Con piacere…Vi faccio strada…- Così dicendo si avviò verso il foyer,ma la Giry la fermò,e sottovoce,soggiunse: -Non ci sarebbe un luogo più appartato?-
-Mi spiace…io non alloggio qui,non posso invitarmi nella mia stanza…- rispose l’altra,con una certa compiaciuta malizia.
-Venite nella mia,allora- ribattè Magdalene,con magistrale prontezza.
-Sta bene…-si arrese la giovane –Avverto monsieur Sindial…-
-Non disturbatelo…non vedete come è impegnato…In fondo restiamo a teatro…-
Convinte di essersi sottratte al controllo dell’impresario,le due donne si avviarono fuori della platea.
Ma Erik aveva finalmente ritrovato il fido Ilia;con un’occhiataccia perentoria gli impose di star loro dietro,secondo quanto gli aveva chiesto in precedenza.
Il giovanotto –sentendosi colpevole per la defaillance precedente –scattò su due piedi …
Magdalene aveva introdotto la giovane ex allieva nel suo appartamento e aveva chiuso la porta dietro di sé:Aurora era stata invitata ad accomodarsi in un salottino confortevole,e si guardava intorno,leggermente dubbiosa.
-Come vi dicevo,mia cara…vi trovo bene e sono felicissima della vostra guarigione…- esordì la Giry.
-Grazie…tuttavia sento che nel vostro discorso c’è un ‘ma’…non è così?-
-Non lo nego…-rispose con freddezza la maestra di danza- Francamente temo che il vostro entusiasmo di donna innamorata può rendervi più cieca di quanto non lo siate stata precedentemente..-
Aurora trasalì.Stentava a riconoscere nelle parole di madame Giry la donna sensibile che aveva sempre creduto di trovare in lei:se ne indispettì.
-Venite al dunque,madame…intanto sto ancora aspettando che rispondiate alla mia domanda di prima:come conoscevate,Sindial?-
Magdalene esitò.
-Come lo abbia conosciuto io,non ha molta importanza…è che mi domando voi,fino a che punto lo conosciate…-
La fanciulla stava per rispondere:
-Ebbene…-
Ma qualcuno bussò alla porta:
-si?- domandò Magdalene.
-Sono Ilia,madame…posso entrare?-
Le due donne si scambiarono uno sguardo disorientato ed eloquente.Magdalene si alzò e andò ad aprire:
-Mi sono permesso di portarvi qualche genere di conforto,madame…- disse il giovanotto,introducendo un fattorino con un carrello su cui vaporava una teiera,circondata da pasticcini e leccornie varie.-Oh,madamoiselle Aurora,non sapevo che eravate qui…forse disturbo?-
Aurora e la Giry si guardarono negli occhi.L’educazione imponeva loro di sottrarre Ilia all’imbarazzo:
-Anzi – disse madame –…Sedete con noi,monsieur Semonov…Stavamo commentando la prova…-
Ilia finse di volersi sottrarre,ma finì per cedere all’invito.
La conversazione tra le due donne era destinata a rimandarsi ancora…

Quella sera lo spettacolo si svolse impeccabilmente,ma Aurora non ne godette un solo minuto.Si sentiva agitata,oppressa.
Seduta nel palco,tra Erik e madame Giry avvertiva la tensione tra i due e le sembrava di essere lei stessa la corda che l’uomo e la donna si contendevano.
Desiderò uscire di là,andare altrove,magari condividere con Alphonsine l’agitazione tutta spontanea e naturale dell’esordio.
Avvertiva uno strano,indecifrabile malessere.Forse la stanchezza,forse l’ansia…
Ancora una volta,sarebbe rimasta da sola con Magdalene,mentre Erik recitava la sua parte nascosto lassù dove l’aveva condotta la sera prima.Sperò che lui le chiedesse di accompagnarlo,ma Sindial uscì dal palco,cedendo distrattamente il posto a Ilia.
Meno male..almeno il giovanotto rappresentava una ventata di schiettezza,di solare allegria.
-Ilia,dopo andiamo giù da Alphonsine? Vorrei farle un po’ di coraggio…- gli propose a bassa voce:aveva bisogno di uscire da quella piccola gabbia d’oro.
-Senz’altro,Aurora…-rispose lui,con un sorriso.
Tra primo e secondo atto,i due meditarono di sgattaiolare nel back stage.
Erik,rientrato nel palco,li lasciò fare.
Per la prima volta Aurora si ritrovò a mischiarsi con la fiumana di spettatori che tra un atto e l’altro si riversavano nel foyer ,nei fumoir,tra mille commenti,chiacchiere…Intorno a lei la ressa,la confusione,il vocìo contribuirono ad aumentare quella strana sensazione di smarrimento,di mancanza di forze.
Nella folla aveva perso di vista Ilia,e a un tratto si sentì persa.Desiderò solo raggiungere i camerini:ma anche là,l’agitazione degli artisti,la frenesia di chi andava e veniva,e sarte,e truccatrici, e guardarobiere…
Davanti alla porta di Alphonsine,Aurora si sentì venir meno,la testa le vorticò intorno,e perse i sensi.
Per fortuna Semonov in realtà non era distante da lei e la prese tra le braccia,impedendole di cadere;quindi bussò alla ballerina.
-Sinette…aprite…-
-Non siate irruento…- scherzò inconsapevole l’altra – e chiamatemi Alphonsine!-
-Vi prego…-
Il tono era strano.L’etoile ebbe un sesto senso e smise di scherzare,aprendo tempestivamente la porta:Ilia entrò dentro e adagiò la fanciulla svenuta su un divanetto.
-Ma che succede?-
-Ha perso i sensi…non avete nulla per farla rinvenire?-
-Un po’ d’acqua…ma voi correte a procurarvi qualcosa di forte,svelto!-
-Si..e..avverto Sindial…?!?-
Alphonsine lo guardò:per la prima volta Semonov sembrava sprovveduto…
-Avvertitelo,se volete…accidenti?quanto tempo ho?-
-Venti minuti,credo…- rispose lui,sempre più disorientato.
-Allora sbrigatevi a portare qualcosa di forte…e ritardate un po’ l’inizio del secondo atto…- gli disse,energica,spedendolo fuori.
Poi spruzzandola appena con l’acqua,tentò di far rinvenire l’amica.
-Aurora De Guileeerm…yuhuuu…?-
-Che cosa?...oddio…ma che?...Alphonsine!...basta,non spruzzarmi più…!-
La ballerina rise,tranquillizzata.
-Allora sei di nuovo tra noi?-
-Sono svenuta?...-
-Direi…il signor Semonov ti ha sollevato sulle forti braccia e ti ha portato qui…-
-Deve essere stata la stanchezza…-
-Mmmm mmm…- Alphonsine rispose con poca convinzione e si mise a guardare Aurora,curiosamente.-Non è,signorina,che ci nascondi qualche sorpresa?-
L’altra ebbe un moto di stupore,poi di stizza.
-Non dire…non capisco…Insomma,non pensarlo nemmeno!- reagì,con forza.
-Calma…non arrabbiarti …Adesso Ilia ti porterà qualcosa da bere…Perché ti inalberi così?Sai…a volte succede…Bè certo…per una donna,un’artista è una gran seccatura…nove mesi di schiavitù…e poi? Dolore,fatica…Però avevo sentito che si diventava meno belle…E tu,invece,devo ammettere che sei uno splendore…- Alphonsine parlava parlava,come un fiume in piena.
Aurora fece per alzarsi:
-Smettila…o me ne vado,anche se dovessi strisciare a terra…Non mi piace scherzare su questi argomenti…e poi,stai vaneggiando:sono solo stanca e un po’ tesa…-
Bussarono alla porta.Era Sindial…
Alphonsine aprì e l’uomo entrò;senza salutarla né scusarsi, si precipitò verso la giovane sul divanetto,inginocchiandosi vicino a lei sollecito.
-Buona sera monsieur Sindial…se volete entrare? Prego…non disturbate affatto…- disse ironica Alphonsine appoggiandosi alla porta,con la testa sul palmo e il gomito appena piegato. –Entrate anche voi,Ilia…frequentato questo posto,la sera…-
Anche Ilia non le diede attenzione e porse invece a Erik un bicchierino di cognac,per Aurora.Finalmente si accorse di Alphonsine in posa pazientemente bonaria dietro l’uscio e le suggerì:
-Forse dovremmo lasciarli soli…-
La ballerina fece una espressione tra lo stupore,il disappunto e la rinuncia…e uscì,chiudendosi la porta alle spalle.

-Come stai,amor mio? Ti senti meglio?- domandò Erik preoccupato ad Aurora.
Lei sorrise.Era pallida,ancora un po’ sbattuta.
-Si…deve essere stata la stanchezza,la tensione degli ultimi giorni…-
L’uomo l’aiutò a bagnare le labbra nel cognac.
-Bevine almeno un sorso…-
La ragazza,poco abituata tossì,inizialmente;poi si fece forza e ne bevve un po’.Pian piano il colorito le tornò sul viso.
Posato il bicchiere,lui le prese le manine –piuttosto fredde- riscaldandogliele tra le sue e baciandole con tenerezza.
-Sto bene adesso…- lo rassicurò ancora lei –Però vorrei rientrare…ho bisogno di un po’ di riposo…-
-Sta bene:ti riaccompagno a casa…-
- E lo spettacolo?..Stasera Alphonsine esordiva come attrice…e…-
Lui le sfiorò le labbra con le dita:
-Shhh…Ilia mi sostituirà…Lascia che ti accompagni…-
La giovane donna gli si strinse addosso,cingendogli il collo:
-Tienimi stretta…-
Anche lui l’abbracciò,senza farselo ripetere.Il calore della sua stretta la rinfrancò più di ogni altra cosa,ma poi un brivido le attraversò la schiena:e se fosse stato vero quello a cui alludeva Alphonsine?Si strinse a lui ancora più forte,percorsa da una inconscia paura di perderlo…
Erik avvertì il suo turbamento,ma lo attribuì al malaugurato incontro con madame Giry.Qualcosa quella donna aveva dovuto insinuare nel cuore di Aurora,per impaurirla così…
La strinse a sé,le carezzò la testa,le baciò i capelli,le guance,con tenerezza indicibile.E Aurora scacciò i cattivi pensieri.
-Ora andiamo a casa…-suggerì infine lui.
L’aiutò ad alzarsi e le porse il braccio.
-Semonov!...-chiamò poi,col suo solito tono imperativo.
Il giovanotto era proprio là,con Alphonsine ,suo fratello Philippe,e la soprano che interpretava Solvieg –involontaria testimone dell’accaduto:tutti in attesa di notizie.
-Come va?- -Come sta madamoiselle Aurora?- chiesero infatti all’unisono i nuovi arrivati.
Appena un po’ spazientito,Sindial rispose:
-Molto meglio…Semonov:io la riaccompagno a casa…-
-Ma,monsieur Sindial….E’ il mio esordio…- si lasciò scappare un po’ delusa Alphonsine.
Aurora era dispiaciuta e imbarazzata.
-Erik…non importa che mi accompagni…sto molto meglio…posso farcela…-
-Semonov,tornerò quanto prima!- proseguì l’uomo,senza ascoltarla.- Trovate una scusa,ritardate il secondo atto ancora di qualche minuto…Voi sapete come fare!-
Ilia ricambiò la fiducia accordatagli con un segno di assenso rassicurante e rientrò nei suoi panni di factotum.
-Sarà fatto,monsieur..-
Quando Alphonsine entrò sulla scena,un po’ titubante e sfiduciata,sollevò lo sguardo verso il palco di Sindial.Come promesso,un barbaglìo d’argento la rassicurò che l’uomo era rientrato in tempo per assistere al suo debutto di attrice. E fu un trionfo!


Era tardi ormai.Gli ultimi spettatori scomparivano in strada allontanandosi a piedi o sulle carrozze.Il teatro ormai era vuoto.La compagnia era andata a cena,in allegria,come sempre,entusiasta dell’esito più che soddisfacente di quella seconda replica.Madame Giry,congratulatasi con la sua alunna e poi con l’intera compagnia,s’era ritirata nella sua stanza.
Ilia e Philippe aspettavano Alphonsine per avventurarsi nella notte parigina.
Sindial congedò il suo giovane segretario e seguì il terzetto uscire sulla strada con uno sguardo distante,quindi girò sui tacchi e rientrò nell’ala abitabile.
Passando davanti alla porta di Magdalene rallentò il passo,fu tentato di fermarsi,bussare…Poi scosse la testa e proseguì verso il suo studio.Quella notte avrebbe completato l’ultima parte del suo balletto,la più difficile….la più vicina al suo spirito…Psiche affronta l’ultima prova:la discesa agli inferi,dove Venere l’ha mandata per chiedere a Proserpina un po’ della sua bellezza…
Non è una prova facile:l’Ade è scuro e pieno di insidie,sulle acque scure dei suoi fiumi sotterranei si muove lenta la barca di Caronte,si agitano mostri spaventosi…e Cerbero il famelico cane tricipite l’attende per afferrarla e dilaniarla…
Eppure Psiche affronta tutto questo:attenta e assennata segue le istruzioni ricevute e ottiene da Persefone ,regina infernale,la scatolina con un po’ della sua bellezza…la vera bellezza…
E’ in quella scatolina,l’ultima insidia,l’ultimo tranello.Psiche crede di non essere all’altezza del suo sposo,crede che l’aver vagato tanto,l’essere discesa fin nell’abisso,l’abbia resa meno bella…Così contravviene ancora al comando,apre la scatola proibita…E un sonno di morte la pervade!
Erik si fermò un attimo,esausto.La musica delle tenebre era esplosa nuovamente dal suo cuore,travolgendolo…Una musica che scavava nella profondità dell’inconscio,che ne tirava fuori le paure e le fatali attrazioni,una musica di morte…
L’uomo era appoggiato alla sedia col capo riverso all’indietro:ripensava alla sua vita,remota e recente.Un tocco leggero alla porta lo distolse,sollevò la testa,sulla difensiva.Quindi andò ad aprire.
-Monsieur?…Erik?- chiamava piano madame Giry,accostata all’uscio.
Finalmente Sindial aprì:la donna aveva indossato una veste da camera sulla lunga camicia da notte e aveva le trecce sulle spalle.Erik sottolineò l’eccentricità di quella mìse con un ghigno ironico:
-Madame…a cosa debbo tanta intimità?-
Lui indossava solo la camicia,lasciata sbottonata sul petto,sui pantaloni neri.Aveva i capelli scomposti,un filo di barba gli ombreggiava il viso.
La donna entrò,lasciando che lui chiudesse la porta alle loro spalle,quindi a testa bassa,quasi commossa,ammise:
-Ho sentito la vostra musica,Erik…Siete tornato a comporre?-
-Si…-
-Il teatro è bellissimo…e l’allestimento del Peer Gynt magnifico…-
-E’ un’ora insolita,madame,per complimentarsi con l’impresario…- rispose lui,spazientito.
-Volevo che sapeste quanto apprezzi tutto ciò…e risentire la vostra musica…- A Magdalene sfuggì un singhiozzo.
Erik la guardò con diffidenza.Era difficile riavvicinarsi a lei,dopo quello che si erano detti,eppure sentiva che la donna,in quel momento,aveva bisogno di aiuto.Le mise una mano sulla spalla.Lei sussultò.Lui strinse,con forza,quasi facendole male.Ma la donna non si ribellò.
-Quanti ricordi,Erik…quanti anni passati a serbare ogni cosa nel cuore,…E ora che sono sola…-
-Perché sola,Magdalene?-
-Mia figlia Meg è partita…vive in Argentina…Su di lei avevo riversato tutto il mio sentimento,tutta la mia passione…-
L’uomo ora le carezzava appena la testa.L’impietosa luce della candela rivelava qualche capello bianco.
-Raggiungetela!- sentenziò lui,girandole brevemente le spalle.
-Ma…la scuola,le mie ballerine,…-
-Pretesti…-
-Come potete dirlo?-
-Perché vi conosco…o meglio:vi ho conosciuta,ed ora so che voi avete paura,paura di vivere,paura di permettere alla vita di entrare in voi e travolgervi,con le sue passioni…-
-Le passioni accecano,monsieur…-
-Amare non è una passione…Amare vostra figlia,correre da lei,starle vicino:quello è l’imperativo del vostro cuore,se solo voleste ascoltarlo!-
Magdalene annuì,come convinta.Quindi fece per andarsene,ma fermatasi sulla soglia,domandò:
-E a voi? Cosa detta il vostro cuore? Di mentire alla donna che amate?-
Erik sospirò,ma non si arrese:
-Di proteggerla…-
-Non durerà a lungo…lei non è cieca,non più…-
-Per me…non lo è mai stata!-
Magdalene lo guardò,ammirata,ma poi implorò:
-Non impeditemi di parlare con lei…voglio solo congedarmi,assicurarmi che stia bene…-
-Non vi è bastato ciò che avete visto?-
La donna scosse il capo:inutile insistere.
-Non riuscireste a impedirmelo,comunque…- disse ancora,quindi uscì.
Erik la guardò allontanarsi nel corridoio,mentre la porta si chiudeva piano dietro di lei.




Aurora cadde in un sonno profondo,spossata dalla stanchezza,estenuata dall’agitazione delle ultime ore.
Presto la sua mente sembrò rasserenarsi,rinfrancata dal riposo:dopo poco iniziò a sognare…
Le immagini erano sfumate,ma la sensazione era di trovarsi nel parco di una villa,la loro villa:lei sedeva su una sedia a dondolo,e serrando in grembo un caldo,invisibile,piccolo involto,modulava a bocca chiusa una ninna nanna…
Era una sensazione dolcissima:alla sua voce sembrò sovrapporsi quella vellutata di Erik.Era proprio la piccola ninna nanna scritta per lei,la sua bambina…
Quando la fanciulla si svegliò il sole era sorto da poco:Leporello le dormiva in grembo,riscaldandola.
Si sentiva più serena.Le paure della sera prima che le avevano fatto apparire il futuro nebuloso,intricato;che l’avevano amareggiata senza un vero motivo,sembravano diradarsi.
La luce del giorno restituiva alle cose i loro reali contorni.
Si alzò e sedette davanti allo specchio,ravviandosi i capelli.Era così bello potersi specchiare…
Sonò un piccolo campanello d’argento e chiamò:
-Beatrice!-
Poco dopo la cameriera sopraggiunse con la colazione:nel vassoio,un biglietto sigillato.
Aurora lo prese e guardò la giovane:
-E questo? Quando è arrivato?-
-Stamattina presto…- disse,affrettandosi a scomparire dentro,come per sottrarsi ad altre domande.
La pianista bevve un sorso di tè,poi col coltellino del burro aprì la missiva e lesse:
‘Mia cara Aurora,
desidero parlarvi e congedarmi da voi…ma ho l’impressione che a teatro sia pressocchè impossibile parlare liberamente.Vi propongo un incontro piuttosto insolito,per il luogo e l’ora:alle sette,nel cimitero di ******.Mi auguro di potervi abbracciare,un’ultima volta.
Magdalene Giry’

-Beatrice?-
-Si madamoiselle?-
-…debbo essere pronta al più presto…-
-Dove andate madamoiselle? È l’alba?- chiese la giovane,apprensiva.
Aurora inspirò. Era calma,determinata.
-Debbo vedere una persona…-
-E se vi cercassero?- la cameriera sembrava preoccupata.
-Tornerò prima che qualcuno possa cercarmi…- la rassicurò,con un sorriso.
Non appena Aurora fu pronta,Beatrice chiamò una vettura e l’ aiutò a salirvi.Poi indugiò appena ,in tempo per sentire la padrona dare l’indirizzo al vetturino.
Il percorso non fu molto lungo,ma abbastanza perché Aurora ripensasse a quanto sgradevole le era sempre sembrato quel luogo dove era diretta:tombe monumentali si susseguivano,barocche e malinconiche,statue di pietra,angeli della morte…A lei erano sempre stati più familiari quei piccoli cimiteri di campagna,senza orpelli,dove i fiori e le croci si alternavano,in sobrie aiuole ordinate…
Ecco:la carrozza si fermava,il vetturino l’aiutava a scendere.
Davanti a lei il cancello enorme si apriva sullo squallido giardino dove la terra brulla e i rami spogli degli alberi negavano che la primavera fosse arrivata,potesse arrivare mai.
La fanciulla si inoltrò,piuttosto disorientata,nei viali.A un tratto,davanti a lei,una spianata e una serie di tumuli tutti uguali,più o meno anonimi.
-Cercate qualcuno,madamoiselle?- la distolse la vocetta chioccia di un vecchietto,probabilmente un custode.
-Si…grazie…la tomba del capitano Giry…-
-Ah…è dall’altra parte,nella zona vecchia…-
-Ma…e queste? Cosa sono?-
-Le sepolture dei Comunardi,madamoiselle…Tornate indietro verso l’ingresso e girate a destra…lì troverete la cappella che cercate..-
La giovane donna disse si e ringraziò col cenno del capo;ma prima di ritornare sui suoi passi guardò di nuovo quei pietosi sepolcri.


Dopo il colloquio con Magdalene,Sindial aveva inutilmente cercato di rimettersi a comporre.Ma i pensieri gli si agitavano in testa vorticosi.
Alla fine si gettò sul letto e,stranamente,il sonno lo vinse.
Un sonno agitato da sogni,un dormiveglia in cui la sua vita passata e quella presente sembravano intrecciarsi in modo inquietante:un abito da sposa,un velo bianco…il volto amato di Christine sostituito da quello adorato di Aurora,la voce di quest’ultima sovrapposta a quella dell’altra…Una voce che lo accusava,guardandolo con orrore,senza riconoscerlo:
-Io mi sono fidata di te,ciecamente..tu,mi hai ingannato…-
E poi fuoco,fiamme,distruzione,disperazione…
Nel sonno,si agitava,disperato,senza trovare pace.La maschera gli cadde dal viso,gettò la testa sul cuscino che conservava ancora il profumo dei capelli di Aurora,e finalmente il sogno cambiò.Gli sembrò di avvertire una musica dolce,come una ninna nanna:stretta tra le sue braccia ora sentiva una bambina in pericolo.Che gli si affidava,completamente.Che schiudeva gli occhi e lo guardava,riconoscente.
Quando all’alba il sole coi suoi raggi luminosi penetrò la penombra opprimente della sua stanza,Erik si risvegliò con una sensazione dolcissima.
Ora la sua mente era più chiara.Ora cominciava a pensare che,un poco per volta,avrebbe potuto prendere per mano Aurora e condurla alla scoperta della verità,senza che l’abisso la divorasse.
Si lavò e vestì in fretta,quindi scese nelle scuderie e,montato sul calesse,si precipitò alla maison Levigny.


Madame Giry era inginocchiata sui gradini della piccola cappella di famiglia:disponeva dei fiori nei vasi,pregando silenziosamente.
A un tratto un’ombra si delineò alle sue spalle.
-Non credevo più di vedervi,Aurora…-
-E invece,madame…eccoci ,finalmente…-
La donna si segnò brevemente,quindi uscì dall’angusto tempietto e abbracciò piano la ex allieva:
-Vi sentite meglio? Ho saputo che ieri avete avuto un malore…-
La giovanetta sorrise:
-Molto meglio…avevo solo bisogno di riposare…-
-Spero di non essere stata in parte colpevole..- si scusò Magdalene,inoltrandosi al braccio di Aurora,per un vialetto solitario.
-Voi?....e perché?- si finse meravigliata la pianista.
-Magari certi miei discorsi …una certa tensione che avrete avvertito…-
Aurora non rispose,e per un po’ camminarono in silenzio.
-Avete deciso di ripartire subito?- domandò infine la giovane donna.
-Si…debbo prendere una decisione importante… Meg:a maggio avrà un bambino e mi ha chiesto di raggiungerla…-
-Ma…è una notizia splendida madame!- Aurora non seppe controllare il suo entusiasmo.
Questa volta fu la Giry a confondersi,commossa.
-Grazie,Aurora…-
-E come mai avete aspettato fino ad ora?...io sarei volata!-
-Voi siete una ragazza appassionata…sensibile…-
-Madame..vorreste dirmi che non siete sensibile?..io vi conosco…-
Magdalene scosse la testa:
-Voi siete capace di vedere oltre le apparenze,è diverso…voi vedete al di là delle maschere…-
Aurora aggrottò le sopracciglia;il discorso stava finalmente entrando su un terreno scivoloso:
-Eppure ieri…mi avete dato della cieca…- la rimproverò.
-E’ vero… -
-Cosa vi ha fatto cambiare idea?- domandò ancora Aurora,sospettosa.
-Forse la cieca sono stata io…e qualcuno mi ha aperto gli occhi…-
Le due donne si scambiarono uno sguardo profondo,la Giry sorrise,come a chiedere scusa.
Si erano fermate davanti a una cappella di mattoni rossicci,chiusa da un cancelletto:era abbandonata da tempo,ma ancora si leggeva,sotto una immagine scolorita,la dicitura ‘Gustave Daaè’.
Lo sguardo di Aurora tornò diffidente.
-No,non è un caso se vi ho voluto incontrare qui…se ci siamo fermate,qui…- le confermò madame Giry.
-C’è qualcosa che non mi avete ancora detto,madame?- le chiese con un tono quasi di sfida Aurora.
-Voglio parlarvi di un’altra ragazza,che forse in parte vi somigliava…una ragazza dolce e sensibile,capace di vedere oltre la maschera…-
Aurora si irrigidì:
-Non così capace…né così sensibile…se ricordo come è finita!-
-Lei era stata ingannata,Aurora…-
-Si?...e così ha tradito chi confidava nel suo amore?chi non cercava altro,non desiderava altro che poterle stare accanto?...Madame,io c’ero quella sera! Ricordo ogni cosa!-
-Era come impazzito…avrebbe potuto uccidere –non solo lei- ma chiunque…Mi spiace che tu…-
-Io non ho visto altro,dopo che lei gli ha strappato la maschera!...i miei occhi non hanno voluto vedere altro,da quel momento!-
Madame Giry sbigottì.
-Vuoi dire?...non è stato il trauma per la caduta del lampadario? Non è stato l’incendio?-
Aurora scosse la testa.Era ancora turbata,commossa per quel lontano ricordo,per il dolore che aveva provato per quell’infelice sconosciuto.Poi si ricompose e disse:
-Voglio mostrarvi anch’io qualcosa,madame…-


Sindial aveva suonato già due volte di seguito alla porta della maison Levigny,impaziente.
Finalmente Beatrice aveva aperto,abbassando la testa,spaventata.
-Dov’è madamoiselle Aurora? Desidero vederla…-
-Non c’è monsieur…-
-Come non c’è? Beatrice,ieri vi avevo chiesto di vegliare su di lei…-
-Avete ragione,monsieur…ma stamane stava bene e mi ha detto che sarebbe uscita…io ho tentato di..-
-Dove è andata?...-
Beatrice era reticente:
-Ha detto che sarebbe tornata presto…-
-Sapete si o no,dove è andata?- le domandò,minaccioso l’uomo.
-Mi è parso di capire…che doveva vedere una persona…-
Sindial si guardò intorno,espirando spazientito:
-Vi ho chiesto dove!-
-Ho sentito che diceva…al vetturino…’Al cimitero di…’…Non ho sentito altro,monsieur,sono mortificata-
Con un gesto di stizza Sindial la congedò,quindi uscì dalla casa e,rimontato a cassetta.spronò Melas come il vento verso il luogo dell’abboccamento.


Aurora aveva condotto madame Giry davanti alla fossa comune.
-Perché mi mostrate queste sepolture?-
-Sono i morti che hanno trovato in teatro,madame…-
La Giry rabbrividì.
-Tra queste tombe ce n’è una senza nome,senza numero,senza croce…più desolata delle altre…E’ la tomba di quella sfortunata,infelice,folle creatura …Perché lui è morto,madame:ha pagato le sue colpe,e rimane solo,anche ora…Quell’uomo non esiste più: resta solo la sua pena,la sua sconfinata solitudine…-
Il discorso di Aurora era chiaro,madame Giry capì che non c’era nulla,da replicare.Capì anche che non sarebbe stata lei,l’interlocutrice giusta,per riaprirlo.
Assentì dunque,abbassando piano la testa e volgendola verso la macabra spianata.
Fu allora che qualcosa attirò la sua attenzione:qualcosa si mosse,prese vita,nella penombra in fondo alla terra umida.
-Avete visto anche voi?- le domandò Aurora.
-Si…c’è qualcosa…qualcuno…Guardate! Sembra un ..un bambino…!- esclamò la Giry.
Le due donne corsero verso la tomba da cui era sembrato quasi sollevarsi il piccolo intruso:sulla terra brulla,una serie di sassi accumulati uno dietro l’altro,secondo un qualche ordine.
La Giry si fermò a osservare,Aurora invece si guardò intorno e corse dietro all’ombra,nella direzione lungo la quale sembrava essersi dileguata.


Sindial aveva frenato il calesse e ne era smontato con un balzo felino;il suo nero mantello si era aperto,come le ali di uno sparviero che precipita sulla preda incauta.Ora gli ricadeva sulle spalle,sollevato dal vento,mentre l’uomo si precipitava lungo i viali.Si guardò un attimo intorno,come la belva che fiuta la preda:quindi si diresse verso la tomba di Gustave Daaè,sicuro di trovarvi le due donne.
Improvvisamente la sua corsa fu interrotta dall’impatto con una sorta di creatura selvatica,che quasi gli rotolò tra le gambe.
Erik imprecò,poi due occhi immensi,spaventati,sembrarono quasi chiedergli aiuto sotto un groviglio di capelli scuri e ricci:era un bambino!un bambino che fuggiva!
Istintivamente col suo mantello l’uomo coprì quella fuga,consentendo alla creatura di sparire,tra l’erba incolta e le monumentali statue del cimitero vecchio;immediatamente dietro di lui sopraggiunse Aurora,che correva,in sopraffiato e che si fermò contro Sindial,quasi spaventata dalla sua apparizione inattesa.
-Oh!...Erik!-
-Che succede Aurora?...Calmati!-
-Non lo hai visto?...era qui! È corso da questa parte!-
L’uomo la guardò,interrogativo:
-Di cosa parli?...Prendi fiato,amor mio…E spiegami,piuttosto,come mai sei qui!- le ultime parole suonarono taglienti,come una lama.Aurora rabbrividì.



-Non essere in collera,Sindial…- rispose Aurora.
Aveva ancora il sopraffiato e la corsa le aveva colorito delicatamente l’incarnato;le labbra erano rosse,per l’aria frizzante del mattino.Guardandola Erik sentì quasi una vertigine,al pensiero che quella creatura così bella gli apparteneva;e la sua rabbia mal controllata sarebbe presto svaporata in desiderio,se non fosse di lì a poco sopraggiunta anche madame Giry,confermando i suoi sospetti:
-L’avete raggiunto,Aurora?...oh…monsieur Sindial…-
L’uomo guardò entrambe con disappunto,riversando sull’ultima arrivata un’occhiata di puro rancore mal represso.
-Anche voi all’inseguimento di un…bambino,madame? Insolito passatempo,per una signora…- scherzò lui,sardonico.
-Ce lo siamo trovato di fronte,tra le tombe là…nella fossa comune…- spiegò Aurora.
- Avete scelto un luogo ben strano,per una passeggiata mattutina…- sibilò sempre più sarcastico.
Madame Giry gli rispose:
-Era come un piccolo zingaro…nascosto qui,al riparo da…dal mondo- e guardò Erik,eloquentemente.
Lui tentò di rimanere sulle sue:
-Non mi avete ancora spiegato come mai siete qui…- ripetè,fingendo indifferenza per il resto.
-Venivo a congedarmi dal mio povero Victorien…Vado via…- rispose la maestra di danza.
-E tu,mia cara?...- ribadì con sguardo inquisitorio l’uomo.
Aurora aprì le braccia,arrendevole.
-Madame parte,Erik…Volevo dirle addio…-
L’uomo fissò entrambe,sospettoso.
- Rientrate già in Provenza,madame?- indagò
La donna indicò l’uscita:
-La carrozza mi attende fuori…ho già caricato i bagagli….-
-Che rientro tempestivo…-commentò lui,diffidente.
-Ho.. adempiuto a ciò che mi richiamava a Parigi…. Ora vado a sistemare delle cose…poi partirò per il Sudamerica!- gli rispose guardandolo dritta negli occhi.
Aurora,che non aveva fatto subito caso allo scambio di sguardi tra loro,soggiunse:
-Sua figlia,Meg,sta per avere un bambino…-
Erik posò gli occhi su Aurora,registrando con un attimo di ritardo quello che aveva detto,e che lui sapeva bene. Per un momento in quel cimitero il tempo si era come fermato,e c’erano stati solo lui e Magdalene.
Il suo sguardò si addolcì,pose una mano protettiva sulla spalla della giovinetta.Era un evidente segno di conciliazione.
-Usciamo di qui,venite…- le invitò,entrambe.
Sulla soglia del cimitero,poi,disse ancora alla pianista:
-Aspettami qui,accanto al calesse…Accompagno madame alla sua carrozza…-
Le due donne si abbracciarono,commosse.Poi la Giry accettò il braccio di Sindial e i due si allontanarono insieme.
Con l’aiuto dell’uomo,Magdalene montò sulla carrozza,fermandosi sulla predella.
-Questa volta è davvero un addio,monsieur Sindial..- gli disse,e gli prese la mano.

“-Vieni…dammi la mano…- gli aveva sussurrato,prendendolo per mano e conducendolo di corsa per le vie di una Parigi desolata e sconosciuta.
Avevano corso senza meta,inseguiti fino a un certo punto.E si erano ritrovati davanti al teatro dell’Opera…
La finestra della cappella era aperta:erano due bambini magri ed agili,vi si calarono facilmente…
Poi rimasero fermi a guardarsi.Erik aveva quella sua maschera di pezza,da cui trapelavano solo gli occhi…
-Puoi fermarti qui,fino a domani…-gli aveva detto Magdalene.-Debbo andare… Io mi chiamo Magdalene Deviche…e tu?-
Lui aveva fatto spallucce:non aveva un nome,forse…
-Come posso chiamarti…se debbo avvisarti di qualcosa?-
L’aveva guardata,senza rispondere.Allora lei aveva pensato che un nome non si nega neppure a un cane…e invece…
-Come chiami il tuo cane?- le domandò lui.
-Non ho cani…Posso chiamarti Erik?-
-Erik…?-
-E’ il nome di un bambino mai nato…Mia madre morì con lui,prima che nascesse…-
Gli aveva detto così,e aveva sorriso.Anche lui lo aveva fatto,dietro la tela della maschera.I suoi occhi la avevano guardata con grata tenerezza.
-Debbo andare..verrò domani! Addio!- “


-E’ l’ addio,Erik…- ripetè,dopo che entrambi,guardandosi negli occhi avevano rivissuto quel loro primo incontro,quel tempo ormai concluso e lontano.
-Si,Magdalene…-Lui le sollevò la mano e gliela baciò.
Madame Giry guardò alle sue spalle la figuretta lontana di Aurora.
-Falla felice…e sii felice anche tu…fratello mio!-
Poi prese posto nella carrozza e,chiusi gli occhi avvertì il suono secco del portello che si chiudeva;poco a poco la vettura si mosse e,prendendo velocità,si allontanò seguita a lungo con lo sguardo da Sindial.
Magdalene non potè trattenere le lacrime. Era finita:il passato,i rimpianti,le passioni e le paure…tutto ormai era alle sue spalle.E questa volta per sempre.
Poi il pensiero del viaggio,della casa che guardava l’Oceano,del piccolo tesoro tra le braccia di sua figlia Meg presero il sopravvento.La donna inspirò forte e un sorriso prima solo accennato,poi splendido e solare le illuminò il volto,mentre avanzava finalmente serena verso una nuova vita.
 
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