Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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arielcips
view post Posted on 6/4/2008, 11:45 by: arielcips
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Panettona,mitico pianeta agreste

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Sindial tornò a passi lenti verso Aurora.La giovane donna indossava un grazioso abito a sottili righine verdi,i capelli fermati da un nastro verde smeraldo;la sua figura risaltava nello squallore del luogo.
-Vieni- le disse,aiutandola a montare sul calesse –Andiamo via…Questo luogo non è per te!-
Lei gli sorrise,grata. Ma prima che Melas galoppasse via da lì,i suoi occhi guardarono ancora tra le sepolture,immalinconiti e incerti al pensiero di quella misteriosa piccola creatura.
Procedettero senza parlare,a lungo.
Il calesse li aveva portati fuori città,lungo la strada che conduceva alla fattoria.
Entrambi riflettevano,assorti in mille pensieri.A un tratto Aurora alzò lo sguardo,perché un odore forte di fieno le ricordò qualcosa di familiare.Mise una mano sul braccio di Erik,che continuava a fissare,senza vederla,la strada,reggendo serio le redini dell’andaluso.
-Dove siamo? Mi sembra un luogo familiare…-
Finalmente l’uomo alzò gli occhi.
-Si…ti è familiare perché ci sei già stata…tempo fa… Fermiamoci un poco,vuoi?-
Così dicendo,trasse a sé le redini e Melas si fermò,con un nitrito soddisfatto.
Aurora smontò dal calesse.Ma restò ferma,disorientata.
Lui le prese la mano e la condusse inoltrandosi per la discesa che portava al campo.A un tratto il terreno si faceva scosceso,dissestato.Lui si fermò,le mise le mani intorno ai fianchi e –sollevatala- la depose oltre il gradone,davanti a sé.
Aurora capì dove si trovavano.
-…E’ qui che è incominciato tutto,vero…- chiese,un po’ trepidante.
-…Si…in parte è vero… E’ qui che ho capito che ti desideravo…che avrei potuto amare,di nuovo…E ne ebbi paura…-ammise lui.
Lo sguardo di lei lo accarezzò,stupita e intenerita assieme:
-Paura?...Tu?-
-L’amore che avevo conosciuto prima di te…era costato sofferenza,a me e a chi amavo…-
La giovane donna sospirò,incerta. Non era sicura di voler continuare quel discorso.
Gli gettò le braccia intorno al collo:
-Non potrei mai farti del male,Erik..mai!-
Lui le strinse le braccia tra le mani:
-Ma io te ne avrei potuto arrecare…l’ho creduto ancora fino a poco tempo fa…-
Aurora aggrottò le sopracciglia,interrogativa:
-E ora? Lo credi ancora?-
Lui la fissò.
-Caricare sulle tue spalle un peso che…deve essere solo mio…Non è forse farti del male?-
-Sono la tua donna…non credi che dovrei condividerlo con te?-
Lui scosse la testa. La volse da un’altra parte,poi si girò ancora e le sfiorò con le mani i capelli:
-Sei anche la mia bambina adorata…Adoro la tua freschezza,la tua innocenza…-
Si guardò intorno,aprendo le braccia:
-Ti immagino ancora che giochi a…come si chiamava? –
Lei sorrise:
-Nascondino…Te ne ricordi ancora?-
Lui annuì.
-Si…-
La guardò e desiderò baciarla,ancora e ancora.Si chinò su quel suo sorriso e le sfiorò le labbra,poi le assaporò avidamente,e presto era tutta tra le sue braccia,abbandonata e sognante,come sempre.
L’attirò sull’erba che in dolce declivio scendeva verso i campi,senza smettere di baciarla,ricambiato con una passione e un trasporto che toglievano il fiato.
Si fermarono un momento;lui la guardò sorridendo,le carezzò i capelli,parlando sulle sue labbra:
-Ti ricordi quando dicevi che non riuscivi a dormire senza di me?...Ora sono io che non dormo se non ti ho vicino…Ho lavorato quasi tutta la notte!-
-Davvero?-
Lui si distese,con la testa nell’erba;lei gli si stese di fianco e gli carezzò i capelli.La guardò poi fissò il cielo azzurro sopra di sé:
-Ho quasi completato il balletto…Voglio aprire la stagione prossima con quello…-
Lei lo contemplava,sorridendo:
-Ora il bambino che sogna…sei tu…-
Si voltò ancora a fissarla.La attirò a sé,la baciò con dolcezza.




Quando Philippe si alzò,quella mattina,cercò Ilia nello spazio confortevole,ma esiguo,dell’appartamento che condividevano.
Lo trovò che guardava la Senna,sul piccolo balcone;seduto a terra,col suo taccuino tra le mani.
-Che fate,amico mio?- gli domandò,stupito e divertito.
Ma il sorriso gli si smorzò sulle labbra,quando si accorse dell’insoddisfazione sul volto del suo ospite.
Ilia sollevò le spalle.
-E’ strano…ho davanti Parigi,un fiume di vite che mi scorre sotto gli occhi,ma non riesco più a scrivere…-
Philippe gli prese delicatamente il taccuino dalle mani e cercò di leggere.Ilia ridacchiò:
-Non credo che sappiate leggere il cirillico…-
-Però i nomi li avete scritti in caratteri occidentali…Sindial,Sindial Sindial…Aurora….oh,Philippe?parlate anche di me?....E di mia sorella,non avete scritto nulla?-
-Se guardate bene,c’è anche lei…- rispose il russo,con un sospiro.
-C’è,ma non abbastanza…-
-Già…L’avete vista ieri vostra sorella,vero?...E’ già tornata l’amante del palcoscenico…-
Philippe si era appoggiato alla balaustrata.Un colpetto di tosse,controllato a fatica,mise Joseph in allarme.Il maggiordomo uscì sul balcone e senza parlare fece per porgere al suo adorato padroncino una giacca da camera. Philippe la respinse:
-Vi prego,Joseph…-
Ilia si alzò da terra,prese la giacca prima che il vecchio cameriere la riponesse e,fraternamente,insistè col gesto,perché Philippe la indossasse:
-Non fate il bambino,amico mio…- lo rimproverò.
-Nemmeno voi,Ilia…Siete geloso del tenore?-
-Bè,a quanto pare Alphonsine preferisce la sua compagnia…-
Philippe rise.
-Magari lo fa proprio per suscitare la vostra attenzione?-
-Ne dubito…-sillabò il padrone di casa,sospirando e riprendendosi gli appunti.
Poi confessò:
-Volevo scrivere di lei ,ma non riesco…-
-Non dovete scrivere di lei…se volete il consiglio di un bambino…-lo guardò da sotto in su il giovane Segnier –Con lei,niente letteratura,monsieur Semonov…-
E gli fece l’occhiolino.
Ilia rimase pensoso.
Poi qualcuno bussò alla porta:un giovane commesso del teatro con un biglietto.
-Scusatemi,Philippe,ma stamattina debbo allontanarmi da solo:monsieur Sindial mi ha fatto chiamare…A più tardi!-
Così dicendo,infilato il soprabito,si defilò giù per le scale.
Una carrozza lo portò rapidamente davanti all’ingresso posteriore del teatro.
Aprì impetuoso la porta,in tempo per scontrarsi con herr Frederick,il bel tenore tedesco,e Alphonsine che uscivano a far colazione insieme.
-Oh…monsieur Semonov..- cinguettò la ballerina –Che irruenza…-
Ilia guardò i due,piuttosto irritato e si allontanò in fretta,quasi senza salutare:
-Perdonate…-
Alphonsine scambiò uno sguardo falsamente interrogativo col suo accompagnatore:
-Chissà…la voce del padrone?...- e ridendo varcò la porta che il tenore le tenne galantemente aperta,con un inchino.
Quando Ilia raggiunse lo studio di Sindial,ad attenderlo c’era Harun,il fedele servitore.
-E monsieur?...-
-Mi ha incaricato di consegnarvi questa…stamattina monsieur è uscito molto presto…-
-Già…- constatò il giovanotto,sbuffando un po’ spazientito.
Quindi aprì la lettera e ne lesse il contenuto.Sindial lo sollecitava ad espletare una serie di incarichi privati.
Ultimamente aveva trascurato i suoi impegni di fiduciario,ultimamente si era proprio lasciato andare…Forse si era sentito improvvisamente meno importante,svuotato del suo ruolo;e magari quella sensazione di insoddisfazione che gli aveva lasciato l’amaro in bocca dipendeva anche da ciò.
Infilò la missiva nella tasca interna della giacca e –fatta mente locale sul programma da svolgere- uscì dallo studio a passo svelto.



Il brontolio lontano di un tuono risuonò nel cielo di marzo,ancora apparentemente pulito.
-Ecco…farà come l’altro giorno… Nel pomeriggio verrà giù un acquazzone…- disse Aurora imbronciata,guardandosi attorno.
-Speriamo di no…- rispose Erik,alzandosi e aiutandola a rimontare sul calesse.
Ma percorse poche centinaia di metri,il cielo era già coperto.La pioggia,annunciata dal boato lontano e da un’avanguardia di grossi goccioloni,cominciò a scrosciare violenta.
Erik cercò di tenere Aurora riparata sotto il suo mantello,ma la violenza dei rovesci e del vento era tale che presto furono entrambi fradici.
-Dobbiamo fermarci alla fattoria…-
Raggiunsero il casale e guadagnarono in fretta un riparo nelle scuderie.
C’era un caldo tepore,che diede loro un po’ di sollievo.Poi comparve Antoine:
-Monsieur Sindial…-
-Antoine…il temporale ci ha sorpresi…Avremmo bisogno di cambiarci…e di abiti asciutti…-
-Ma certo,monsieur…venite in casa mia:è sempre un onore,potere ospitare voi e la vostra bella signora…-
Aurora abbassò gli occhi,imbarazzata.
Entrarono nel casale,sotto il portico dove avevano assistito alla festa di nozze.
-Mia nuora,sapete…è incinta! In estate mi nascerà il quarto nipote!- esclamò orgoglioso il vecchio massaro.
Un paio di marmocchi passò loro davanti,rincorrendosi:
-Andrè,Pascal…Marius!- gridò il vecchio.L’ultimo chiamato si fermò,col viso un po’ mogio:
-Si nonno…-
-Avverti sopra…Abbiamo ospiti!-
Il ragazzo sollevò lo sguardo sui nuovi venuti:lei era bella ed elegante,una signora della città.Lui era quello strano signore con la maschera d’argento,che ogni tanto frequentava le scuderie del nonno.
-Allora,ti spicci?- lo rimproverò il nonno.Marius filò sopra ad avvertire.
Quando arrivarono nella grossa cucina intorno a cui si riuniva la famiglia del contadino,il panico sollevato dalla novità era già rientrato.
Una giovane dal viso pulito e dal grembo vistoso andò loro incontro:
-Venite con me…Ho fatto accendere la stufa nella camera da letto…e più tardi vi manderò i vestiti…Dovete scusarci…-aggiunse,aprendo le braccia,un po’ mortificata – Sono i nostri abiti migliori,ma…E’ roba da contadini…-
-Certo,madamoiselle…Non preoccupatevi…- la rassicurò Aurora.
Intervenne Antoine,generoso ed entusiasta come sempre:
-Andate in camera,cambiatevi,riposatevi….e dopo,restate a tavola con noi…Abbiamo polenta e stufato…e vino rosso!-
La stanza non era grande:vi troneggiava un grosso letto in legno,un po’ rustico,dalle lenzuola profumate di lavanda.
C’era in un angolo una stufa di cotto rosso,sormontata da una decorazione in ceramica chiara:le pareti erano intonacate di bianco e da un’alta finestra si guardava verso i campi.La pioggia che batteva sui vetri aveva disegnato un ricamo di gocce che filtravano la fredda luce del giorno,attutendola in calda penombra.
Erik richiuse la porta alle spalle sue e di Aurora.Si tolse il mantello,appoggiandolo su una sedia davanti alla stufa;quindi le si avvicinò,le tolse il nastro dai capelli,le carezzò piano le spalle e le cominciò a sbottonare il soprabito…
Qualcuno bussò discretamente alla porta.Erano due ragazzine,una più grande e l’altra più piccola,che consegnarono loro gli abiti asciutti ripiegati in due ceste e scapparono via ridendo.
-Erik…- Aurora lo richiamò,con un sospiro di desiderio.
Lui riprese a sbottonarla,lei lo imitò.Si spogliarono a vicenda,baciandosi,abbracciandosi,accarezzandosi,travolti dalla passione che sembrava incontenibile come la pioggia che li aveva sorpresi.
Quando gli abiti giacquero informi per terra ,lui sempre baciandola la sospinse e l’adagiò su quel letto fresco,profumato.E le fece l’amore,con una gioia strana,alla luce del giorno,tra le pareti bianche e fresche,in quella casa di campagna dove tutto sembrava schietto e naturale…


L’acquazzone sembrava non voler mai finire.Dal cortile si sentivano i richiami delle donne verso i bambini,che si attardavano a giocare incuranti del temporale.
Erik stringeva Aurora tra le braccia,carezzandole piano i capelli.Sentì che aveva cambiato umore,le sollevò il viso.Era malinconica,presa da un pensiero lontano
-A cosa pensi?-
-A quel bambino…-
-Bambino?...-
-Si,nel cimitero…che cosa faceva là? E ora,con questa pioggia?dove si riparerà?...-
Sindial non disse nulla.Aurora proseguì:
-Quella terra brulla…sembrava fosse la sua…-
-Tana?...è questo che volevi dire?-
Lei annuì,confusa e mortificata:
-Si,ma non stiamo parlando di un animale…era un bambino…-
Erik la guardò,contraendo amaramente la mascella,poi sillabò piano:
-Un bambino…? Sai Aurora,a chi nasce con un marchio,non è dato di essere bambino..nè ragazzo…né uomo…Sei etichettato solo e soltanto in un modo…e non meriti nemmeno un nome…-
Così dicendo, si alzò dal letto e cominciò a rivestirsi.
-Ne parli come …-
-Ne parlo per esperienza…- confermò lui,amaro,quasi sprezzante.
-E’ atroce quello che dici…-
-Atroce ma vero…-
-Ma…ma se qualcuno lo aiutasse?gli tendesse una mano?...-quindi scrutò negli occhi Sindial.-Se qualcuno ti avesse teso la mano?-
Erik sospirò:forse era venuto il momento di schiudere lo scrigno dei suoi ricordi,che traboccava di dolore;di condividerlo con lei.
-Forse qualcuno lo ha fatto…ma poi,se scorgi l’orrore nei suoi occhi,la tua condanna ti pesa ancora di più…senti la vergogna di quello che sei,l’impotenza di sottrarti al tuo destino,al marchio infame del male che fa di te un …-
Aurora scese dal letto, lo tacitò,esclamando con forza:
-No..non è vero… Possono aver tentato di toglierti l’umanità, …ma un’anima grande come la tua,Erik…nessuno può incatenarla,né marchiarla,né…-
Fu lui a interromperla ora.
-Ah…Aurora,sei così appassionata…innamorata e appassionata…Ma nella mia anima il male ha messo radici profonde,ha lasciato tracce…indelebili –disse,lasciandola andare brusco,dandole le spalle e guardandosi le mani,dolente.
La giovane non si fece intimidire.Gli si fece davanti,gli prese le mani tra le sue,appoggiò la guancia alla sua destra.
-Le tue mani…per me sono un nido…-
-Per altri sono state strumento di…morte!- continuò lui,tentando di sottrarsi al suo contatto.
Aurora lo guardò;per un momento trattenne il fiato,spaventata.Sedette,come arresa sul bordo del letto.
Poi riprese energia,proseguì,con forza:
-Ma ora sono strumento d’amore…di vita. Erik…Tu ora ami e sei riamato…Tu potresti un giorno…-
Lui la strinse a sè,la baciò piano decine di volte,per tacitarla:
-Zitta..zitta…So quello che vuoi dire…Un giorno potrei persino darla,la vita…credi che non lo abbia pensato,amor mio? E’ un’idea che mi si è affacciata più di una volta alla mente…e tu lo sai…perché una volta ho tentato anche di parlartene…Ma la scaccio,la scaccio…ne ho paura:che padre potrei essere io,io che non sono stato bambino…? Io che ho disprezzato la vita,mia e degli altri?-
-Erik…tu stai parlando di qualcuno che non esiste più,non dell’uomo che sei ora…-lo rassicurò lei,rispondendo ai suoi baci,abbracciandolo.
-C’è qualcosa di quello che sono stato che non mi abbandonerà mai,Aurora…-e così dicendo si sfiorò il profilo deforme,e la gelida maschera che lo nascondeva. –…la vedranno anche i miei figli,se ne avrò…-
Tacque,poggiando la fronte nell’incavo della sua spalla.Lei lo strinse,accostò la propria guancia a quella di lui,quasi lo cullò sul suo cuore.
Finalmente l’uomo rialzò il viso,per guardarla,interrogarla con lo sguardo.E Aurora gli disse,con una sicurezza che lo intenerì:
-I tuoi figli vedranno quello che vedo io:un uomo che vuole dare e ricevere amore…Vuoi sapere che padre sarai? Intransigente,esigente,autoritario…ma anche sollecito,premuroso,protettivo…Trasmetterai loro la tua capacità di sognare…e l’amore per la vera bellezza…-
Erik la fissò,da principio quasi incredulo,poi finì per sorriderle,scuotendo la testa:
-L’amore per la vera bellezza…l’amore per te,allora…per questa mamma bambina così innamorata da non sembrare vera….-
Così dicendo le prese la testa tra le mani e le diede ancora un bacio,e di nuovo quel suo sapore di miele gli sembrò annullare ogni amarezza.E gli sembrò di non poterne fare a meno,di esserne assetato ancora e ancora.
La sospinse di nuovo tra quelle lenzuola che sapevano di lavanda,adagiandovela e baciandola con dolce tenerezza;poi scivolò lungo il suo corpo,appoggiò la testa sul suo piccolo grembo caldo,serrandole i fianchi tra le mani:attraverso la seta della sottoveste,le sue labbra trovarono il piccolo incavo dell’ombelico,lo sfiorarono,lo baciarono.
-Se mai accadrà…quando accadrà…tu mi sarai ancora più cara di adesso…E adesso mi sei più cara dell’aria che respiro,della musica che compongo,del dolore che hai sanato…-


Era tardo pomeriggio quando Erik fece ritorno a teatro.Indossava gli abiti asciutti procuratigli dalla famiglia del massaro e Ilia,che lo attendeva nel foyer vuoto,stentò a raccapezzarsi.
-Che…che cosa vi è successo?- domandò,sorridendo stupito – Sembrate un brigante…-
-Ci ha sorpresi il temporale…Abbiamo dovuto adattarci…Avete quelle informazioni per me,Semonov?-
-Si,monsieur…vi aspettavo…- rispose Ilia,ritornando serio.
-Seguitemi,allora…-
Così rientrarono insieme nello studio.
-Ragguagliatemi, mentre mi cambio…-
-Bene… i documenti per la licenza matrimoniale sono tutti in regola,quasi….-
La voce di Erik risuonò dal suo appartamento:
-Quasi?...-
-Ehm…madamoiselle Aurora non è ancora maggiorenne…-
-E allora?- Sindial rientrò nello studio,in camicia e gilet.
-Ebbene…sua zia dovrebbe -tramite il suo legale- fornirci una sorta di delega…Perché all’atto delle nozze,Aurora passerebbe sotto la vostra tutela,monsieur…-
-Bene…scriverò a madame Blanche…ma quanto tempo occorrerà?- domandò Erik accigliato.
-Qualche giorno…Una settimana,al massimo…-
Sindial assentì.Quindi sedette alla scrivania e cominciò a scrivere,poi posò un attimo la penna e si fermò…
-Qualcosa non va?- gli chiese Ilia,sollecito.
-Ilia,che ne è stato del notaio Rochebrune? È ancora rintracciabile?-
Il giovanotto sollevò le spalle:
-Per quanto ne so….ma perché?-
-Informatevi se è ancora in città…e se non trovate lui,cercate notizie di quella sua segretaria…-
-Senz’altro,monsieur…- assentì il giovanotto,poi si schiarì la voce,senza peraltro domandare nulla.
Erik terminò di scrivere,imbustò la lettera,la sigillò e gliela porse:
-Questa vorrei che fosse spedita stasera stessa…E vorrei chiedervi di non prendere impegni domattina… passerò da voi alle sette…-
-Va bene…- rispose Semonov:nei suoi occhi l’eccitazione giovanile di chi avverte che una nuova avventura sta per iniziare.Ma il giovanotto abbassò lo sguardo,per non darlo a vedere.
Erik,licenziato Ilia,si rialzò,indossò la giacca e scese in teatro.
Le prove sarebbero iniziate tra un’ora.
Il back stage era stranamente silenzioso.
Lui lo attraversò col suo passo deciso e si diresse verso la cappella.
Si fermò un attimo sulla soglia,come chiedendosi se fosse giusto quello che stava facendo,quindi la varcò.
Davanti ai suoi occhi l’angelo della musica,illuminato dalla luce tremula di un paio di candele.
Fuori era già buio;dalla piccola finestra non trapelavano che le luci sfuggenti dei fanali delle carrozze,che passavano rumoreggiando sull’acciottolato.
Forse per una volta ancora,nella sua vita,in quella cappella si sarebbe consumato un evento cruciale.
Forse l’ufficiale civile avrebbe ratificato lì,la sua unione con Aurora.Davanti a quell’angelo silenzioso,al testimone muto della sua esistenza.
Quell’angelo sapeva tutto di lui…Anche senza parlare,il suo sguardo lo aveva di volta in volta ammonito,aveva condiviso la sua pena,aveva vegliato su di lui…
Ora che madame Giry era partita,l’unico custode dei suoi segreti era proprio l’angelo della musica.
Erik pensò che anche Aurora però aveva compreso tante cose di lui.Nel suo piccolo grande cuore lo conosceva profondamente…Sarebbe bastato? O prima o poi avrebbe dovuto rivelarsi a lei completamente?
L’uomo sospirò. Sapeva bene che nel suo animo appassionato Aurora avrebbe accolto anche il Fantasma…ma lui non voleva più esserlo,voleva davvero essere un uomo nuovo per lei,rinato dalle proprie ceneri…Eppure sentiva che non sarebbe mai stato possibile completamente…
Uscì dalla cappella.Un’altra porta,dissimulata nel parato del corridoio,gli si profilò davanti.Una porta nota a lui solo,che conduceva nell’abisso…
La guardò con una espressione dolente di sfida,e proseguì oltre.


Aurora si spogliò degli abiti di fortuna rimediati alla fattoria e,con l’aiuto di Beatrice,entrò nella vasca.Aveva proprio bisogno di un bagno caldo,per rilassarsi,per capire.
I pezzi del puzzle che andava raccogliendo su Sindial sembravano comporsi ormai in una immagine sempre più nitida.L’immagine di un uomo che il destino ha segnato dalla nascita,condannandolo al dolore e alla solitudine;un uomo che la sofferenza ha condotto fino al punto di non ritorno…
La giovane donna rabbrividì.
-L’acqua non è abbastanza calda,madamoiselle?- le domandò Beatrice.
-No,no…è perfetta…-si affrettò a rassicurarla. –Vai pure,ti chiamo appena ho bisogno.…-
La cameriera si ritirò.
-..Il punto di non ritorno…- ad Aurora tornò in mente la musica di carne e sangue che aveva ascoltato tanto tempo prima.Tornò in mente l’infelice sconosciuto per il quale aveva provato istintivamente un sentimento indefinibile di comprensione,pietà… o forse attrazione?
Erik era quell’infelice? Era proprio il fantasma dell’Opera?...ma se tante volte l’aveva negato,troncando con gelido disprezzo ogni approccio di Aurora all’argomento.
Ogni volta aveva avuto parole di condanna per quell’uomo…spietate…Pur sapendo che lei non gli attribuiva nessuna colpa,meno che meno quella della sua lunga cecità…
-Beatrice?- chiamò,col desiderio di interrompere quei pensieri intricati,dei quali non riusciva a trovare il bandolo.
La cameriera entrò e la aiutò ad uscire dall’acqua ed asciugarsi,avvolgendola in un caldo accappatoio.
Poi la aiutò a indossare la biancheria e le spazzolò i capelli:Aurora si guardava allo specchio.
‘L’uomo che ami non ha segreti….l’uomo che ami è nato il giorno che ti ha incontrato’..
Le risuonarono queste parole:erano sincere,ne era sicura…ma …allora..doveva esserci una parte di verità che non conosceva ancora…che forse non avrebbe conosciuto mai...
-Oggi,in vostra assenza,avete ricevuto una visita,madamoiselle…- Beatrice interruppe i suoi pensieri.
-Davvero?...chi mi ha cercata?-
-Monsieur Philippe Segnier…c’è il suo biglietto nell’ingresso…Io gli ho detto che eravate andata a villa De La Revenge…-
-Che cosa?...Perchè hai detto così?-
-Mah…non è così che si chiama monsieur… adesso?- disse appena un po’ imbarazzata la domestica.
-Non capisco di cosa parli…- le domandò perplessa Aurora.
-Monsieur Sindial non è forse l’ultimo erede della famiglia De la Revenge?-
Aurora si irrigidì,divenne sarcastica:
-Ne hai parlato col lattaio?...-
Beatrice non afferrò l’ironia:
-Veramente col vetturino…è lui che mi ha detto così…- rispose,serafica.
Aurora annuì.Pensò che non aveva senso insistere oltre.Beatrice ripeteva solo qualcosa di cui aveva sentito parlare,e se ne faceva bella…
De la Revenge…E se il fantasma fosse davvero morto?Eppure…
La fanciulla sospirò.
Era sicura che se Erik le nascondeva qualcosa,era per proteggerla…Perché lui l’amava…
Aurora sorrise,arrossendo di piacere al ricordo del pomeriggio passato insieme in campagna,al ricordo delle sue parole,al pensiero che un giorno avrebbe potuto renderlo ancora più felice,dandogli un figlio…
Chissà perché in quel momento le tornò alla mente il bambino del cimitero;e di nuovo una pena sottile le si insinuò nel cuore.Ma questa volta allontanò i dubbi,e risoluta decise che non lo avrebbe ignorato…


-Buona sera Philippe...so che mi avete cercato?-
Era l'intervallo tra il primo e il secondo atto e Aurora,scesa ad aspettare Sindial nel foyer,si intratteneva tra gli altri con Philippe Segnier.
-Si,madamoiselle...dovete scusare la mia impudenza...Ma non conosco molte persone a Parigi ed ero rimasto solo...Mi sono ritrovato davanti casa vostra...-
-Non dovete scusarvi...Anzi,ho piacere di poter contare su di voi...-
-Monsieur Sindial mi ha eletto vostro chaperon...e sono a vostra disposizione!- rispose il giovanotto sollecito,con un leggero inchino.
-Vi ringrazio...e...uhm...-Aurora abbassò la voce,posando il calice vuoto in un vassoio offertole da un cameriere -Domattina,per esempio...potreste accompagnarmi a fare una commissione?-
-Che combinazione:domattina sono di nuovo solo...Ilia è impegnato con Sindial...Ditemi a che ora posso passare a prendervi...-
-Alle otto...- Aurora palpitava un po'.
Forse stava agendo in maniera sventata,forse Sindial non avrebbe approvato;ma d'altro canto non aveva in mente di fare nulla di male,se non elargire un po' di attenzione a una creatura bisognosa.
Erik fece la sua comparsa sulla soglia della sala e lei gli andò incontro,accettando il suo braccio.
-Tutto bene,mia cara?- le domandò lui
Per un attimo Aurora fu tentata di parlargli dell'appuntamento preso con Philippe,poi si trattenne,gli sorrise:
-Tutto bene...ti aspettavo...-
E insieme risalirono nel palco.


Ilia tra un atto e l'altro dello spettacolo ebbe il desiderio di salutare Alphonsine.
Approfittando della confusione,si defilò e raggiunse il camerino della ballerina,nel back stage.
Stava per bussare alla porta,quando riconobbe la sua risata da prima donna,volutamente falsa e civettuola e gli sembrò di riconoscere la voce di un uomo che celiava con lei.
Il giovanotto fece un passo indietro,un po' deluso.
In quella la porta si aprì e ne uscì la sarta,che si allontanava con le ultime raccomandazioni;inevitabilmente Alphonsine lo vide:
-Ilia!...cosa fate sulla porta? entrate,via...- lo invitò
Così Semonov ebbe conferma della presenza di herr Frederick:i due artisti stavano condividendo dei dolcetti e bevevano insieme del rosolio.
-Herman...fate gli onori di casa...Versate un po' di liquore al nostro insostituibile factotum...-
-Ma certo!- rispose con generosa disinvoltura il tenore.
Il Russo stava già per dire di no,con la mano,ma finì per accettare.
-Un brindisi?- propose Alphonsine.
-Al successo!- ribattè pronto Frederick.
-Al successo!- ripetè la ballerina.
Ilia si limitò ad alzare il bicchiere e buttarne giù il contenuto con un sorso solo.
-Ma monsieur Semonov?- Alphonsine si finse scandalizzata -Non è vodka...Vi prego,almeno,non gettate il bicchierino nella stufa...-
Ilia ridacchiò,guardandola:
-Sono russo,istintivo,diretto...La mia vera natura è così,madamoiselle...-
-Allora siete bravo a dissimularla...sapete essere sempre così diplomatico...-
-E' una sorta di sfida con me stesso...- ammise il giovanotto,guardandola negli occhi.
Alphonsine ricambiò quell'occhiata e per un momento sembrò tornare tra loro la bella confidenza delle ultime sere.
-Cinque minuti!- avvertirono da fuori.
La ballerina congedò i due ospiti:
-Adesso uscite,signori...debbo darmi gli ultimi ritocchi...A dopo,Herman!-
Ilia avvertì in quel saluto una nota stonata.
Non rientrò in sala e non assistè al seguito dello spettacolo:preferì uscire,raggiungere Pigalle e restare da solo con se stesso,salvo condividere un po' di calore umano con la solita donnina compiacente.

Alle otto in punto Philippe Segnier bussò alla porta della Maison Levigny:poco dopo aiutava Aurora a montare sulla sua carrozza.
La giovane donna indossava un soprabito marrone scuro,scuri erano anche i guanti e il cappello.
-Dove siamo diretti?-le domandò con garbo il giovanotto.
-Al cimitero di *****...-
-Oh...-rispose lui,un po' disorientato,appena contrariato.
-Perdonatemi,Philippe...ma ho preso a cuore qualcuno...-
-Qualcuno...al cimitero?-domandò il ragazzo,preoccupato e compito.
-Si...ma...non è come pensate...Vi spiegherò lungo la strada...-
Il percorso non fu molto lungo:in venti minuti erano all'ingresso del cimitero,nei pressi del solenne cancello di ferro.Aurora sporse la testa fuori,ma con sorpresa riconobbe un po' più avanti il calesse di Erik,con l'inconfondibile Melas in attesa del padrone.
Istintivamente,la fanciulla tirò la testa indietro:
-Che sueccede?- le chiese Philippe,che naturalmente era stato ragguagliato solo approssimativamente sullo scopo di quella visita.
Aurora prese coraggio,inspirò forte,quindi disse:
-Nulla,ma...preferirei entrare dall'ingresso laterale...-

Quando a ora di pranzo Ilia fece rientro a casa,vi trovò Philippe che lo attendeva.Aveva una espressione strana,come fosse turbato;ma Ilia lo era forse più di lui,quindi non ci fece particolare caso.
-Avete già pranzato,Ilia?-
-No...ma,non ho fame...- rispose,un po' distratto.
-Mangiate qualcosa...vedrete che vi sentirete meglio...- lo incoraggiò l'ospite.
Il russo si era tolto la giacca e,seduto a cavalcioni di una sedia,in gilet e maniche di camicia,il mento appoggiato al palmo della mano,sembrava riflettere febbrilmente.
Mangiò qualcosa,per compiacere Philippe e forse per mettere ordine nelle sue idee.Quindi appena ebbe finito,si alzò,prese il taccuino e -seduto a terra,sul balcone- vi annotò quanto aveva vissuto quella mattina.
Non poteva immaginare che Philippe ne era stato involontario testimone...

' Figlio del silenzio

Alla vigilia delle sue prossime nozze,Sindial mi convocò nel suo studio,per regolarizzare tutta la documentazione.
Mi sembrò turbato,meditabondo.A un tratto mi chiese notizie del notaio Rochebrune,l'uomo che aveva avallato la sua nuova identità.
Sul principio non capii,ma avvertii nell'aria qualcosa di nuovo,una nuova sfida da condividere con lui.
All'alba del giorno dopo venne a prendermi e tornammo insieme al cimitero,laddove erano le sepolture dei comunardi.
L'aria era densa di umidità;il luogo triste e squallido.
Ci fermammo silenziosi davanti alle fosse comuni.
-Ilia...voglio saperne di più di monsieur De La Revenge...-
Guardava verso una tomba desolata,identificata solo da un numero su una targhetta metallica.Là era sepolto colui che l'opinione comune aveva additato come il possibile Fantasma dell'Opera...
Sulla terra brulla,una serie di pietre,apparentemente collocate senza ordine...
Lo guardai:
-C'è qualcosa in particolare...?-
-Sono sicuro che qualcuno ne conservi la memoria...a modo suo...-
Continuava a fissare quella sepoltura brulla,e quella serie di pietre,che -a guardare meglio- non era affatto casuale.Sembrava comporre una sorta di cornice.
Cercai ancora di incontrare timidamente il suo sguardo,ma lui restava impassibile dietro la maschera.
Non mi avrebbe mai rivelato la verità...Nondimeno io ero il depositario dei suoi segreti,del 'suo' segreto...Anch'io avevo capito bene che sotto quella terra brulla non riposava un fantasma!
-Se così fosse...Che cosa avete in mente di fare?- gli chiesi ancora,guardando nuovamente la tomba.
Stava per rispondermi,quando fummo interrotti da un tramestio,da grida,da gemiti.
Lo seguii,che balzava come un fulmine sulla scena da cui arrivava il rumore.
Non era una bella scena:uno dei custodi che lavoravano al cimitero aveva afferrato per i capelli un ...un bambino;lo strattonava violentemente,minacciandolo:
-Ti ho preso finalmente,bestia! adesso mi dirai che cosa cerchi qui! cosa hai rubato stavolta!-
Il piccolo non rispondeva,piangendo e gemendo,tirava calci e cercava di divincolarsi.
-Lascialo Pierre! è solo un bambino...che male può fare!-il custode più anziano,incerto sulle gambe,tentava di intercedere,di frenare la furia del primo.
-Sei un vecchio idiota...Ora che ce l'ho tra le mani,non lo lascio se prima non avrà restituito quello che ha rubato...- E così dicendo alzò la mano su di lui e cominciò a colpirlo sul viso,senza pietà.
Improvvisamente una morsa gli bloccò la mano:Sindial era davanti a lui,il pugno serrato intorno al suo polso,lo sguardo feroce,implacabile di chi non perdona.
-Farete bene a lasciarlo subito...- intimò all'uomo.
-Monsieur...sto facendo il mio lavoro...- tentò di ribellarsi quello,trattenendo ancora per il bavero il piccolo zingaro.
A quel punto Sindial non si frenò più:afferrò alla gola il becchino e lo sbattè con violenza contro la parete di una cappella.
-...se volete continuare a farlo all'inferno,il vostro lavoro...potrei accompagnarvici con le mie mani.-sibilò sul volto impallidito del custode,che ora cercava aiuto con lo sguardo.
Il bambino rimase un attimo a osservare il suo salvatore,ma solo un attimo,poi rinculando si allontanò.Mi venne addosso,cercai di trattenerlo:ebbi solo la visione di due occhi scuri sotto un cespuglio di capelli.Era sporco,lacero,selvatico:approfittò del mio stupore,per sparire come un animaletto braccato,tra le sepolture.
-Jacques...- invocò intanto il custode,con un filo di voce,ancora sotto la minaccia di Sindial.
L'altro becchino si avvicinò,tentò di intercedere:
-Vi prego monsieur...Pierre è giovane,impulsivo...-
Intervenni anch'io:
-Il bambino è in salvo,monsieur Sindial...-
Molto lentamente il mio principale allentò la presa,fino a staccare la mano e permettere al malcapitato Pierre di respirare:
-Perdonatemi monsieur Sindial...io non immaginavo...- supplicò,servile.
Ma Sindial già non lo ascoltava più;si rivolse invece al vecchio:
-Chi è quel bambino?-
Jacques aprì le braccia:
-Non lo sappiamo...vive qui,si nasconde tra le tombe...è uno zingaro...-
-Una bestia...non parla,grugnisce!- interloquì Pierre.
Sindial lo fulminò con lo sguardo.
-Io credo che non sappia nemmeno parlare...- spiegò il vecchio,con umana pietà -Forse è muto...-
-E' un ladruncolo,monsieur...noi abbiamo delle responsabilità...- mi disse ancora Pierre,tentando di impetrare il mio favore.
-Delle responsabilità...ma nessun diritto di far del male impunemente...- gli risposi.
-Chissà come gli avevo messo le mani addosso...- si lasciò ancora sfuggire Pierre.
Sindial lo afferrò di nuovo per il bavero,fissandolo minaccioso:
-Ascoltatemi bene...Se vengo a sapere che gli avete torto un solo capello,non ci sarà nessun Jacques che potrà salvarvi...- quindi lo respinse con violenza,mandandolo a ruzzolare su una lapide.
Poi si volse al vecchio:
-Quanto a voi...-
L'anziano custode tremava.
-...vi riterrò altrettanto responsabile...ed ora sparite!-
I due uomini si allontanarono,osservandolo spaventati,chinando più e più volte il capo in cenno d'ubbidienza.
Sindial mi guardò,quasi mi sfidò:
-Che ne dite,Ilia Semonov?-
Io mi guardai intorno,aprii le mani.
-Conoscevo già la vostra generosità...monsieur...-
-Però siete spaventato- il suo sguardo era inquisitorio.
-Ho temuto che...non avreste saputo fermarvi...-
Lui annuì,mi volse le spalle,tornò sulla tomba del 'Fantasma': osservò con attenzione la serie di pietre quindi mise una mano in tasca e ne trasse un sasso tondo,levigato,di un bianco latteo.Lo guardò,facendolo saltare sulla mano guantata di nero,poi si chinò e lo collocò con un gesto stranamente solenne all'interno della cornice...
Avvertii un fruscio,ma non fui in grado di capire da dove arrivasse.Eppure il silenzio aveva parlato intorno a noi.
-Ora andiamo...- mi disse Sindial,invitandomi col gesto.
Lo seguii,invano voltandomi intorno,invano cercando quel piccolo figlio selvaggio.'

Philippe sedette accanto ad Ilia,appoggiò la testa contro il muro,lo guardò scrivere.Poi ripensò a quello che era accaduto poche ore prima.
Aurora e lui erano entrati nel cimitero da un cancello laterale e si erano addentrati nei viali.La giovane donna aveva cercato di dirigersi verso le fosse comuni,ma procedeva con cautela,imponendo anche al suo compagno di non dare nell'occhio.
A un tratto però il silenzio era stato spezzato da un battibecco violento.
Aurora era scivolata dietro la parete di una cappella e aveva sporto la testa per spiare:lui l'aveva imitata.
Due guardiani del cimitero avevano sorpreso quello che sembrava un piccolo zingaro:uno dei due lo stava picchiando.
La giovane donna stava per intervenire,uscendo dal suo nascondiglio,quando era comparso monsieur Sindial.Aurora aveva fatto appena in tempo a nascondersi,aiutata da Philippe.Ma aveva spiato tutta la scena.Philippe l'aveva vista impallidire,appoggiarsi senza forze al marmo gelido di una sepoltura,riprendere fiato,rasserenarsi.
Poi la giovane donna gli aveva fatto cenno con la mano di allontanarsi,e lentamente si erano rifugiati in un altro settore del camposanto.
Lì Aurora aveva ritrovato lo zingarello.Era anche lui spaventato,umiliato.Tutto ripiegato su se stesso.Le lacrime gli rigavano il viso,i singhiozzi lo scuotevano.Ma nessun suono,nessun lamento usciva dalle sue labbra.
La giovane donna gli si era avvicinata,silenziosamente.Lui sentendosi scoperto,rinculò verso una cappella aperta.Aurora allora aprì un sacchetto e gli porse un soffice pane fragrante.
-Vuoi?- gli disse.
Senza aspettare risposta,lo appoggiò su una colonnetta e sorrise al bambino.Poi indietreggiò,lasciandogli il campo libero.
Lui si avvicinò piano,quindi afferrò il pane e lo addentò,affamato.
Aurora allora tentò di avvicinarsi di nuovo.
Gli chiese:
-Chi sei?...come ti chiami?-
Ma il bimbo era balzato via come un leprotto sorpreso dal cacciatore ed era scomparso,svanito nel nulla.


-Avete finito di scrivere?...- domandò Philippe Segnier a Ilia.
-Si...-
Il ragazzo gli prese dalle mani il taccuino,provò a decifrare quella scrittura sconosciuta,poi domandò:
-Come si dice 'bambino' nella vostra lingua?-
Il padrone di casa aveva gli occhi socchiusi,la testa appoggiata alla parete:il sole del primo pomeriggio gli riscaldava il cuore.Sussultò e si volse al suo interlocutore:
-Perchè me lo chiedete?-
Philippe sospirò:
-Non so se faccio bene a dirvelo...-
I due si guardarono negli occhi.Philippe proseguì:
-Stamattina ero al cimitero di *****...-
-Al cimitero?...a che fare?...-
-Accompagnavo una persona...Mi aveva chiesto di aiutarla in un'opera buona...-
-Eravate con...madamoiselle Aurora?-
Il ragazzo annuì.
-Abbiamo assistito a ...tutta la scena...- e nel dir così indicò col capo il taccuino dell'amico.
Ilia scosse la testa,sorpreso.
-Quando voi vi siete allontanati,anche noi ci siamo defilati per un viale laterale...e lo abbiamo trovato!-
Ora il Russo era particolarmente attento:
-Il bambino?...gli avete parlato?-
-Madamoiselle ha provato...ma sembra essere un povero minorato...Credo sordomuto...-
Ilia abbassò il capo,sospirando:
-E' triste...- poi ripensò al colloquio avuto con Sindial all'uscita dal camposanto.

'' -Ilia,dobbiamo saperne di più...Avete le informazioni su Rochebrune che vi avevo chiesto?-
-Non ancora,monsieur...Ma cosa c'entra Rochebrune col bambino?-
Sindial lo aveva scrutato,accigliato:
-Possibile che non lo capiate da solo? Non importa:affrettatevi a scoprire se è ancora in città o dove è andato a scialacquare il denaro che gli ho versato...E informatevi anche della segretaria...-
-Monsieur...- Ilia non osava domandargli quello che aveva cominciato a intuire.
-Allora?- gli domandò l'altro.
-Credete che quel bambino sia...legato a monsieur De Le Revenge?-
-Non ne so ancora abbastanza,Ilia,per dirlo....Siete voi che dovrete scoprirlo...-
-Ma...in quel caso...?-
Erik lo aveva guardato,leggermente interrogativo;poi lo aveva rassicurato.
-Non sono un ladro,Ilia...non sottraggo volentieri nulla a chi ne è legittimo possessore...Soprattutto se questi non è in grado di difendersi...-
Il giovane russo sospirò,sollevato.
-Oggi stesso vi procurerò le informazioni che mi avete chiesto!-''


Philippe e Ilia interloquirono,quasi contemporaneamente:
-Madamoiselle Aurora mi ha chiesto di cercare informazioni...-
-Monsieur Sindial mi ha incaricato di informarmi...-
Risero,benchè entrambi turbati.Poi Ilia disse:
-Non c'è ragione di condurre le indagini,separatamente...Possiamo provare a unire le nostre forze? Voi cosa avevate in mente?-
-Io sarei tornato al cimitero...per parlare col vecchio custode e cercare di saperne di più...-
-Si...è una buona idea...Ma prima debbo rintracciare delle persone che forse possono fornirci altre informazioni...Venite con me?-
Philippe annuì,entusiasta.


Aurora rientrò a casa turbata e pensierosa.
Beatrice l'avvertì che in salotto l'attendeva monsieur Sindial.
La giovanetta pensò di nascondere la sua agitazione e gli andò incontro con un sorriso.
-Buon giorno...-
-Buon giorno mia cara...Hai preso l'abitudine di uscire presto,al mattino?-domandò lui,prendendole le mani e baciandogliele dolcemente.
Aurora stentò a rispondere.
-Già...si...l'aria del mattino mi piace...-
-Non è un po' fredda e umida?- ribattì lui carezzandole i capelli. -Dopo l'acquazzone di ieri,non vorrei ti raffreddassi...-
Lei gli sorrise,imbarazzata,poi gli volse le spalle,fingendosi intenta ad altro.
-Qualcosa non va?-
-No,no...sono uscita in carrozza,con Philippe Segnier...per fare degli acquisti...-rispose lei.-Magari avrei dovuto dirtelo...-
-E perchè?..non ci vedo nulla di male...Io stesso gli ho chiesto di farti da accompagnatore...-Lui le si avvicinò ancora,le accarezzò una spalla,rassicurante.
Lei non resistè oltre,prese fiato,poi confessò:
-No,non è vero...ti ho detto una bugia...-
-Una bugia?- Erik era incredulo.Non riusciva a capire che cosa avesse voluto nascondergli Aurora.
Lei si volse a guardarlo negli occhi,gli appoggiò le mani sul petto:
-Ho chiesto a Philippe di accompaganrmi al cimitero...Volevo ritrovare quel bambino...-
Lui le afferrò le mani stringendosele contro:
-Al cimitero?...stamani?-
Lei annuì.L'agitazione era divenuta commozione:le ciglia le si inumidirono:
-Io...ho visto...ho visto tutto Erik...-
Lui la strinse forte contro di sè,le baciò piano i capelli,sospirando contrariato.
-Non avresti dovuto tornarci...non senza prima parlarmene...-
-Non essere in collera...- lo pregò.
Lui le sollevò il viso,la guardò negli occhi:
-Ti sei spaventata?Ti ho...spaventata?-
Aurora non potè negarlo:
-Un po'...Ma hai agito per il meglio:quell'orribile individuo...-
Lui però non la ascoltava più.
L'aveva allontanata da sè e -volgendole le spalle - si era avvicinato accigliato alla finestra.
Quindi le si era rivolto in tono severo,puntandole l'indice:
-Non voglio che torni più in quel luogo!...siamo intesi?-
-Ero andata solo a portargli un pezzo di pane...- si giustificò lei.
-Mai più,Aurora!...Questa faccenda non è affar tuo!- le intimò ancora.
La fanciulla protestò:
-Ma perchè no?...perchè non posso condividerla con te? Sarò tua moglie!-
-Ma non lo sei ancora,direi!- ribattè lui,spazientito.
-Erik!....-lo richiamò lei,con un tono di rimprovero e di supplica insieme.-Non...non vuoi più?-
Lui la guardò.Era triste,mortificata,spaventata.Non poteva perdonarselo.La prese per le spalle,la attirò tra le sue braccia scuotendo la testa:
-Non farmi dire cose che non penso nemmeno lontanamente..- le disse prendendole il viso tra le mani e baciandole le labbra delicatamente -Lo voglio...Ti voglio...non riesco neppure a immaginarla la mia vita senza di te...Venivo a prenderti oggi per portarti a casa:i lavori sono quasi finiti...-
Così dicendo le baciava le guance,il viso,il collo.
-Promettimi che non andrai più al cimitero...fidati di me...-
-Te lo prometto,Erik...-rispose lei,abbandonandosi nel suo abbraccio.

Giunsero alla villa quando gli operai stavano allontanandosi per il pranzo.
Erik aiutò Aurora a smontare e insieme contemplarono i risultati del restauro:il guscio vuoto stava diventando una casa,dall’aspetto elegante,sobrio,discreto.
Le colonne del portico avevano riguadagnato i loro piccoli fregi e la lucentezza dell’ alabastro.
Le grandi vetrate della facciata riflettevano la luce vivida del cielo primaverile,appena attraversato da cirri lontani.
-Ho una sorpresa…- disse Erik,prendendo Aurora per mano e conducendola nel giardino interno.
Le erbacce erano state strappate per lasciare il posto a simmetriche aiuole dove,sull’erba di un verde accattivante si aprivano cespugli di rose dalla pallida nuance color pesca:al centro una fontana di pietra a esedra,sormontata dalla statuina di una ninfa alata:forse una piccola Psiche?
Aurora stentava a riconoscere il peristilio,ora che la selvaggia violenza della natura era stata ricacciata indietro,dalle mani esperte di qualcuno.
-E’ bellissimo….- esclamò,entusiasta.
-Tra pochi giorni la casa sarà abitabile…-sottolineò Sindial-Ho incaricato Ilia di affrettare le pratiche burocratiche relative al nostro matrimonio…Per la legge,Aurora,tu non sei ancora maggiorenne… Non appena il legale di tua zia Blanche ci procurerà i documenti necessari,potremo fissare la data…-
-Di che documenti si tratta?- domandò la fanciulla,cercando di controllare l’emozione.
-Un passaggio di tutela…-lui le sorrise,cingendola- Significa che,finchè non avrai compiuto 21 anni,sarò io il tuo tutore…-
Aurora scherzò,alludendo con innocua malizia alla discussione di quella mattina:
-Brrr…non potrebbe rimanere zia Blanche?...Ho l’impressione che tu sia un po’ severo….-
Lui rise piano,ma confermò:
-Non sbagli…Anche se essere severo con te,non è facile…-così dicendo le accarezzò i capelli,giocherellando con una ciocca ribelle.
-Non era di questo che volevo parlarti…- soggiunse poi.
Aurora sedette sul bordo della fontana.Erik vi appoggiò la gamba,rimanendo in piedi,leggermente chino sulla giovane.
-Sarà un ufficiale di stato civile,a ratificare il nostro matrimonio…-
Lei lo guardò:
-Come preferisci…- rispose,umile.
-Tuttavia... un ufficio comunale è troppo squallido…Non è la cornice adatta a una sposa bella come te…- continuò l'uomo,galante.
Lei chinò il capo,sorridendo,confusa.
-Avevi in mente un altro luogo…in particolare?-
Lui annuì,senza parlare.
Aurora si guardò intorno.
-Forse in questa villa c’era una…una cappella di famiglia?- domandò,sempre con la speranza di scoprire il mistero che avvolgeva Sindial.
Per tutta risposta Erik alzò gli occhi,rivolgendoli lontano.Poi sollevò le spalle,indifferente:
-Se c’era,ormai non ne è rimasta traccia…-
-Oh…- Aurora sospirò,delusa.
L’uomo proseguì,come misurando le parole:
-Io avevo in mente la cappella del teatro…-
Un brivido attraversò la schiena di Aurora.
Le tornò alla memoria il volto triste e severo dell'angelo della musica,l'unico testimone sopravvissuto alla rovina dell'Opera...
Lui le scrutò negli occhi:
-Qualcosa non va?...-
La donna sorrise,scuotendo il capo:
-No...- si affrettò a rispondere -Perchè non dovrebbe? -poi,alzandosi e serrandosi meglio il soprabito,soggiunse -Forse comincia a rinfrescare...-
Lui le si parò davanti,abbracciandola:
-Il nostro amore è nato in teatro...e quel luogo ha una certa sacralità,non trovi?- insistè ancora.
-Si Erik...-lo rassicurò lei,stringendoglisi contro.


Philippe ed Ilia erano seduti a un tavolino di un caffè un po' anonimo,almeno quanto il quartiere dove era allocato lo studio del notaio Roquebrune.
Erano piuttosto delusi,perchè l'ufficio notarile era chiuso e dalla parete scrostata era stata tolta l'insegna professionale.
Sarebbe stato difficile rintracciare il vecchio uomo di legge,adesso.Tuttavia magari,in quel caffè avrebbero potuto informarsi.
Quando il cameriere si avvicinò per l'ordinazione,Ilia gli domandò se conoscesse il notaio.
-Mi spiace,monsieur....dai notai vanno le persone che possiedono qualcosa...- ironizzò malinconico il segaligno,attempato inserviente.
-Magari è stato un avventore del caffè...- intervenne Philippe -Il suo studio era proprio qui vicino,sulla perpendicolare...-
-Che aspetto aveva?- sbuffò spazientito l'uomo.
-Era anziano,un po' malmesso...capelli lunghi,trascurati,borse sotto gli occhi...Credo avesse un debole per il cognac...- lo descrisse Ilia.
Il cameriere trasalì.Poi rispose,bruscamente:
-Mai visto!...Ora,se volete ordinare,signori...Ho altri clienti da sbrigare...-
Philippe e Ilia si guardarono interrogativamente,quindi -dopo aver chiesto due caffè- seguirono con gli occhi l'uomo che,al bancone riferì a bassa voce qualcosa al suo principale.
Bevvero il caffè,poi si alzarono e andarono a pagare dentro.
-Il vostro cameriere non ha saputo-nè voluto- dirci granchè...Cercavamo il notaio Roquebrune...Lo conoscete?-
Senza rispondere,l'uomo aprì un cassetto,ne tirò fuori un quadernetto unto,mostrò loro una lunga fila di cifre.
-Certo che lo conosco....questa è la lista dei suoi debiti....L'altro giorno è stato qui,ha saldato tutto ed è andato via...-
-Non sapete dove?-
-Non gliel'ho certo domandato...potermi liberare di lui è stato un piacere...giocatore,baro,spergiuro...Ecco chi era il vostro amico!-
-Ma...almeno potreste dirci dove abitava?-
-Nello studio:era ufficio e abitazione...-
I due giovani si scambiarono un'occhiata delusa,sospirando.
Il vecchio cantiniere ebbe un moto di indulgenza.
-Ma se volete trovarlo...non è in un caffè che dovete cercarlo...Bische,case di piacere...E' là secondo me che è andato a bruciare i soldi...chissà a chi povero pollo li ha sottratti!-
Pagarono e stavano andando via,quando Ilia tornò indietro:
-E la sua segretaria?...era di queste parti?-
Il cantiniere scosse la testa,con un ghigno amaro:
-Lasciatela perdere,poverina...le ha dato il benservito,dopo anni di devozione...Se n'è andata di testa:sta ore e ore in chiesa,e parla coi gatti...-
Il Russo annuì,ringraziò col cenno del capo e uscì pensieroso dal locale.
Philippe stava fermando una vettura,per rientrare in centro,ma Ilia lo fermò:
-Aspettate...voglio fare un ultimo tentativo...-
Era tardi,ormai,e la piccola parrocchia di quartiere chiudeva i battenti.Ilia riuscì a intercettare il sagrestano chiedendogli notizie della ex segretaria del notaio Roquebrune.
L'uomo accennò di si,col capo,che la conosceva.Ma era ora di pranzo,doveva andare.Era un povero mentecatto ingenuo,che non seppe essere molto d'aiuto.
Ilia sbuffò,un po' deluso.
-Adesso torniamo al cimitero- suggerì Philippe -Vorrei cercare il vecchio custode...-
Quando sopraggiunsero,l'anziano becchino stava chiudendo il pesante cancello del camposanto.
Philippe v.
corse a fermarlo.
-Mi dispiace...a quest'ora il cimitero è chiuso...- rispose l'ometto.
-Non volevamo entrare...volevamo parlarvi...- ribattè Semonov.
L'uomo li guardò sospettoso.
-Voi...mi pare di conoscervi...eravate qui,stamattina?-domandò a Ilia.
-Per l'appunto...- rispose quello.
Il vecchio ebbe d'apprima l'espressione spazientita di chi preferirebbe essere lasciato stare,ma poi si rese disponibile:
-Di che si tratta?-
-Non potremmo parlarne con calma...magari davanti a un bicchierino di ponce?- lo rabbonì sapientemente il factotum di Sindial.
Al vecchio l'idea sembrò allettante.Si assicurò che il cancello fosse ben chiuso e seguì i due strani visitatori sulla vettura che li fermò davanti a una piccola locanda fuori porta.
-Heilà Jacques....come mai a quest'ora?- disse l'oste,salutandolo calorosamente.
Il custode doveva essere un affezionato avventore.Salutò anche lui,con simpatia:
-Portaci un po' di quel tuo favoloso ponce,Bastienne....i signori saranno contenti di assaggiarlo!-


Quella sera Ilia si recò nello studio di Sindial,poco prima dello spettacolo,per informarlo di quanto aveva scoperto.
Erik era alla scrivania,e gli fece cenno di accomodarsi e raccontargli ogni cosa.
-Vi vedo turbato,Ilia...-
-Stanco,Sindial...stanco,triste,perplesso...Purtroppo non ho saputo molto...-
-Raccontatemi ogni cosa...-
-Intanto Roquebrune si è dileguato:è un personaggio odioso,che lascia solo terra bruciata,intorno a lui...Pensate che ha dato il benservito alla segretaria,da un giorno all'altro...La povera donna pare sia rimasta stranita...-
-Le avete parlato?- tagliò corto Erik.
Ilia scosse il capo.
-Purtroppo no...ma pare che ormai parli solo coi gatti...-
Erik inspirò profondamente:
-Circa la natura del notaio non mi ero mai fatto grandi illusioni...d'altro canto,proprio la sua avidità,forse ci può aiutare a spiegare tante cose...E' rintracciabile?-
-Pare che frequenti bische e case di piacere...-
-Ah- fu il secco commento di Sindial.
Lui e Ilia si scambiarono uno sguardo eloquente.
-Allora lo scoveremo,Ilia...- decretò,con un bagliore negli occhi.
-Se lo ritenete necessario...- si adeguò l'altro.
-Non fate l'innocente...non credo siate estraneo a certi luoghi...-
-No,ma...-
-Pensate solo a scoprire dove si nasconde...al resto,penserò io- Così dicendo si alzò,pensando aver sufficientemente rassicurato il segretario e di poterlo congedare.
Ma Ilia lo anticipò:
-C'è...dell'altro,monsieur Sindial....-
-Altro?-
-Si...siamo tornati al cimitero...-
-Siamo? voi e chi?- lo interrogò inquisitorio Erik.
Ilia si morse un po' il labbro:
-Io e...Philippe Segnier...sapete:è mio ospite e...-
-Philippe Segnier? Ilia,per Dio...- Erik contenne la sua ira a stento.
-Ma...cosa c'è di male?-
-Se non lo sapete da solo...- e si voltò a fissarlo negli occhi con furente diffidenza -Ma ne dubito...-
Semonov abbassò lo sguardo,colpevole.
Erik concluse,perentorio:
-Voglio che Aurora resti fuori di tutto ciò!-
-Ma...Philippe non....-
-Tacete! Immaginò che ora stia ragguagliando lei,esattamente come voi con me!-
Il povero Ilia si morse le labbra,poi però lo rassicurò:
-Ma non credo che Philippe abbia collegato il notaio con la faccenda del bambino...come avrebbe potuto?-
Erik sospirò.Magari Philippe Segnier non era in grado di collegare...ma Aurora aveva delle intuizioni stupefacenti...
-Raggiungetelo...e,se non l'ha già fatto,impeditegli di farne parola con lei:impediteglielo,chiaro?-


Aurora si stava cambiando per lo spettacolo serale.Beatrice bussò,annunciandole la visita di Philippe Segnier.
La giovanetta ripensò al battibecco con Erik...Forse avrebbe fatto meglio a troncare subito ogni discussione relativa all'episodio del cimitero?Forse doveva trovare una scusa,per non riceverlo?
No,sarebbe stato scortese....E poi Erik le aveva fatto promettere di non andare più al cimitero.E lei lo avrebbe mantenuto...Ma se Philippe le avesse riferito qualche notizia,che magari la tranquillizzasse...su quella strana,povera creatura?
Si diede l'ultimo colpo di spazzola,aggiustò la testiera e raggiunse l'ospite in salotto.
-Buona sera Philippe...-
-Madamoiselle Aurora...siete incantevole,come sempre!-
-E voi anche troppo galante...- ringraziò lei.-Sedetevi...-
Sedettero l'uno di fronte all'altra e Philippe sospirò,trattenendosi.
-Volevate dirmi qualcosa? avete delle notizie per me?- lo incoraggiò lei.
-Si...siamo tornati a parlare col guardiano del cimitero,sapete quel Jacques...-
-Siete?- lo interruppe Aurora - Voi e...?-
-Ilia Semonov...lo avevo accompagnato stamane a rintracciare delle persone...vabbè,questo non c'entra...e dopo lui mi ha fatto compagnia...-
La pianista ebbe un tremito istintivo.Se Ilia era stato con Philippe,Sindial lo sarebbe venuto a sapere e...
-Ditemi solo se avete qualche novità...e poi vi prego:consideratevi sollevato dall'incarico che vi ho dato...Io...non voglio saperne di più!-
-Non c'è molto da dire...Abbiamo chiesto al vecchio che cosa sapesse del bambino,da quanto tempo vivesse là.Ha scosso la testa.Non ne sapeva molto. Tutto ha avuto inizio un anno e mezzo fa,quando la forza pubblica recuperò i corpi dei comunardi,nel teatro dell'Opera...-
-Oh...si...- Aurora ebbe un'espressione di raccapriccio.
-Se questa conversazione vi turba,madamoiselle...-
-Continuate,vi prego...-
-Questi corpi vennero d'apprima tenuti in visione nella camera mortuaria del cimitero,perchè i parenti li riconoscessero...Fu allora che comparve il bambino la prima volta..sempre nascosto,fermo ore e ore a osservare quelle casse e il via vai muto e tragico delle famiglie...A volte la sua testolina spuntava dai vetri di una finestra,a volte rimaneva a sbirciare dietro le siepi...Una ad una quelle casse scomparvero...Una sola rimase senza nome e fu sepolta con altri comunardi nella fossa comune...Da allora il bambino si rifugia sempre là,come se fosse la sua tana...-
-Ma...di chi è,quella tomba?-
Philippe fece spallucce:
-Nessuno lo sa con certezza...Nessuno l'ha rivendicato,quel corpo...I custodi,la gente comune,le voci dicono sia la tomba del famigerato Fantasma dell'Opera!-
-Oh!- Aurora sussultò,impallidì,sembrò quasi venir meno.
-Madamoiselle?- invocò Philippe.
-Non è nulla...un capogiro...-lo rassicurò lei,rianimandosi appena.
In quella il campanello trillò e di lì a poco Beatrice entrò annunciando l'arrivo di Ilia Semonov.


-Buona sera...-esordì sorridente il nuovo venuto- Arrivo in tempo per unirmi a voi?Pensavo che potremmo recarci insieme a teatro...-
Aurora abbassò lo sguardo.Era turbata,aveva bisogno di riflettere,di rimanere sola.
-Veramente...stavo scusandomi anche con Philippe....Non mi sento tanto bene e preferirei restare a casa,stasera...Siate gentile,Ilia,avvertite voi monsieur Sindial!-
Ilia la guardò,preoccupato.Il suo aspetto era quello di sempre,anzi.C'era in lei una bellezza nuova,indecifrabile come sempre.Però era pallida e l'espressione del viso tradiva una certa preocupazione.
Il giovanotto si schiarì la voce,le sorrise incoraggiante.
-Glielo dirò,state tranquilla...Ma...sono sicuro che non vi lascerà sola a lungo...-
-Domattina starò di nuovo bene...Magari è solo un'infreddatura...- sorrise anche lei,cercando di rassicurare l'interlocutore.
Quando i due giovani uscirono,Aurora rimasta sola sedette al piano.Suonò a lungo,senza pensare accavallando brani su brani:suonò Chopin e Mozart;suonò la musica che Erik aveva scritto per lei e qualche brano di Amore e Psiche...
Poi le sue dita accennarono a una musica proibita:non ne aveva mai letto lo spartito,ma la ricordava bene...
E a quel punto la fanciulla si interruppe e pianse.
Un pianto di sfogo,di liberazione,di paura.Un pianto in cui confluivano le mille emozioni di quegli ultimi giorni,ma anche i dubbi,le incertezze.
Dopo essersi asciugata le lacrime,Aurora riflettè.Tornò a pensare a quel bimbo sprduto,alla sua devozione per un morto,all'identità di quel morto.
E all'identità di Sindial...
Beatrice bussò discretamente alla porta e le suggerì di cenare qualcosa.
Per quei pochi minuti di normalità,Aurora godette di un po' di requie.Una tazza di brodo caldo,la simpatia della giovane domestica,le sue chiacchiere leggere distesero un po' i nervi tesi della pianista.
Poi però un vento strano cominciò ad attraversare la città e di lontano si avvertirono i brontolii di un temporale che sopraggiungeva minaccioso.
-Beatrice...non mi sento bene...vorrei andare a letto...-
-Si madamoiselle...Vi accompagno...-
Così Aurora si era rintanata sotto le coperte e aveva chiuso gli occhi per non pensare.E la stanchezza sembrava averle concesso il privilegio del sonno.



-Monsieur Sindial...Sono stato alla maison Levigny!-
Erik era preso dalle ultime disposizioni a musicisti e maestranze.
-Bene...- gli rispose,un po' distratto -Avvertite madamoiselle che la raggiungerò presto nel palco...-
Il giovanotto si schiarì la voce:
-Madamoiselle si scusava,ma...non si sentiva troppo bene...E' rimasta a casa...-
Erik si voltò a guardarlo torvo:
-Non è qui?...-
Ilia si limitò a scuotere la testa.
Sindial ebbe un moto di rabbia,poi rimase un attimo pensoso.
-Sta così male,Ilia?- domandò,sospeso.
-Veramente...a me sembra preoccupata...come tormentata da qualcosa...E non mi spiego perchè:vi ama e l'idea di sposarvi è un sogno,per lei!- C'era un misto di sollecitudine e di sfida,nelle parole del segretario di Sindial.
Come se sotto sotto accusasse il suo principale del malessere di Aurora.
A Erik questo non sfuggì.
-Ho solo provato a proteggerla...- ammise.
-Sono felice che abbiate deciso di sposarla,ma tra marito e moglie,monsieur,c'è molto di più di una firma su un contratto...-
Ora il giovane russo prendeva coraggio,dichiarava apertamente il suo dissenso.
Sindial aggrottò le ciglia,ferito.
-Credete che tra noi ci sia solo una firma su un contratto?- domandò,risentito.
-Non lo credo affatto...ma se continuate a non ...-
Erik lo fermò:
-Basta così...So dove volete arrivare...- sospirò,profondamente.
Ilia gli mise una mano sulla spalla:
-Sindial...-
L'uomo gli strinse il braccio,forte,in segno di amicizia.
-Debbo imparare ad ascoltarvi di più,Ilia Semonov...Dopo la scena del gobbo,non rientrerò nel palco...Restate voi,per me!-
Ilia rispose,con la sua istintiva disponibilità:
-Ma...veramente,stasera...volevo continuare quelle indagini...sapete,Roquebrune... -
-Non stasera,Ilia...-
-Come desiderate,Sindial- il giovanotto chinò la testa,malcelando un sorriso soddisfatto.


Il cimitero desolato,le fosse comuni,il bambino che si rifugia tra i cespugli....Un cavallo nero si solleva sulle zampe posteriori,imbizzarrito...Il suo padrone è avvolto in un mantello ancora più nero,il viso coperto da una maschera bianca....
Il bambino rimane spaventato davanti al cavallo,la bestia lo travolge...
Aurora si agitava nel sonno,disperata.
L'incubo del cimitero tornava con nuovi particolari.
Le sembrava di essere presente alla scena,di tentare di correre,ma le gambe erano pesanti,pesanti...
Allora tentò di gridare,di fermare il cavaliere mascherato,di avvertirlo...
-Fermati! Fermati...- la voce era strozzata,non uscivano che suoni inarticolati,dalla gola.
Erik era uscito dal teatro avvolto nel suo mantello.Aveva raggiunto l'abitazione di Aurora,dove tutte le luci erano ormai spente.
La casa sembrava avvolta nel sonno e nel silenzio.
Rasentando i muri,per sfuggire a sguardi indiscreti,l'uomo si portò sul retro dell'edificio.
Quindi ne scavalcò il muro di cinta con un balzo e -attraversato il giardino- si arrampicò agile come una pantera nera fino al balconcino che sapeva coincidere con una delle stanze da letto della casa.
Con un colpo secco ebbe ragione della stentata resistenza dell'infisso,quindi scivolò nella casa,silenzioso e cauto.
Sul corridoio del primo piano si affacciavano due stanze.Sindial riconobbe la voce di Aurora,che si lamentava nel sonno,al di là di una di esse.
Ne schiuse piano l'uscio,richiudendoselo altrettanto impercettibilmente alle spalle.
-Fermati....il bambino...non fargli male!- andava farfugliando la fanciulla.
Erik sedette sul letto.
-Fermati...Sindial- Aurora tentò con uno sforzo di gridare e al tempo stesso interrompere quella tortura:-Sin dial...SINDIAL!-
Si svegliò.Sudata,sconvolta.Ed Erik era lì!
-Sindial?!-
Non volle domandarsi come e perchè.Si strinse a lui,si aggrappò,cercò il suo abbraccio forte.
-Aurora....amore mio...- disse lui stringendola,scostandole i capelli dal viso,rassicurandola- Sono qui,adesso...ma tu..tu scotti:hai la febbre!-
-Sto bene,ora che sei qui,sto bene....Ma...Erik...io...-Aurora si interruppe.Non riusciva a trovare le parole giuste.
Sindial la baciò,la strinse teneramente.Poi le sussurrò:
-Dimmi che cosa ti tormenta...-
-...io voglio condividere tutto con te,Erik...Non tenermi fuori della tua vita...-
-Ne sei parte integrante,Aurora...- le ribadì lui,a cuore aperto.
Lei scosse il capo:
-Non è così...tu sai che non è così...Mi sembrava di poter leggere in te molto di più quando il buio mi avvolgeva,che ora...ora che alla luce del sole ti guardo negli occhi...-lo rimproverò,con una espressione che gli fece l'effetto di una spina nel cuore.
-Non farmene una colpa...ti adoro e ti ho già detto che vorrei proteggerti,anche da me stesso,da una parte di me stesso...-
La fanciulla tirò un respiro intenso,staccandosi da lui.Si asciugò un po' gli occhi,poi soggiunse:
-Non ti fidi abbastanza di me da schiudermi apertamente il segreto del tuo passato...va bene...saprò aspettare...Ma per il presente?Perchè non posso condividerlo con te?-
La guardò.Abbassò gli occhi,accennò un sorriso imbarazzato:
-Mia piccola Psiche,mia piccola grande donna...-così dicendo le accarezzò di nuovo i capelli,la attirò a sè,le sfiorò le labbra con un bacio delicato.-Che cosa vuoi sapere?-
-Quel bambino,Erik...chi è?-
-Non lo so ancora...- ammise lui.
-E' il figlio di un morto senza nome?-
-Forse...-
-E quel morto...è forse...?-
-E' morto,Aurora.-rispose Erik,severo.
La giovane donna si sentì di nuovo respinta.Ma incassò senza replicare.Poi rilanciò:
-Ascolta...non importa di chi è figlio...Togliamolo di là...-
-Togliamolo?...-
-Si Erik...E'solo un bambino!vive affamato,sporco,lacero,solo...non saprà mai cos'è giocare a...-
-Shhh...- le disse lui,sfiorandole le labbra con la mano.-Voglio quello che vuoi tu,Aurora....-
-Allora facciamolo assieme...forse io posso esserti d'aiuto,in questo...Domattina,andiamo insieme al cimitero,vuoi?- Gli accarezzava il mento,guardandolo da sotto in su.
Anche lui le carezzò il viso;la sua fronte scottava:
-Hai la febbre...Domattina preferirei che ti facessi visitare da un medico...-
Lei gli cinse il collo,avvicinò il viso al suo fin quasi a sfiorargli le labbra:
-Ti prego....magari è solo l'agitazione...Se domattina l'avrò ancora,allora...- così dicendo lo baciò.
Un bacio tirò l'altro:Erik riassaporò la dolcezza insostituibile di Aurora,Aurora il gusto ardente e appassionato di Sindial.
-Resta ...- sussurrò lei.
Lui le si stese accanto e la tenne stretta tra le braccia,fino al mattino.


Quando al mattino Aurora si risvegliò,trovò sul guanciale un bocciolo di rosa.
Erik era davvero stato accanto a lei,quella notte...
Sorrise,rasserenata al ricordo del colloquio avuto con lui.Quella mattina -ne era sicura- avrebbero ritrovato il povero bimbo del cimitero;avrebbero guadagnato la sua fiducia,lo avrebbero sottratto a quel destino di abbandono e rinunce di cui sembrava ignara vittima...
Si alzò con slancio dal letto,ma il suo entusiasmo fu frenato da una sorta di capogiro,una strana sensazione di debolezza.
Si riebbe presto,attribuendo il malore ai postumi dell'infreddatura.
Era sicura di non avere più febbre,ormai:la fronte era fresca,il riposo assicuratole dall'abbraccio dell'uomo amato era stata la migliore cura.
Sonò il campanello e dopo poco sopraggiunse Beatrice con la colazione.
La giovane donna accostò le labbra alla tazza di latte.Improvvisamente una strana tosse che sembrava nascerle dal grembo le impedì di bere.
Posò la tazza,fu costretta ad alzarsi:Beatrice aprì un po' la finestra e l'aria frizzante del mattino l'aiutò a riprendersi.
-Porta via quel latte...ti prego...- disse alla domestica. -Preferisco una tazza di tè...
-Subito,madamoiselle...-
Quando il vassoio con il latte sparì alla sua vista,Aurora si sentì di nuovo bene;e anche affamata.
Su un piatto erano disposti ordinatamente dei crostini con burro e marmellata,assai invitanti.Ne assaggiò uno e dopo poco aveva ritrovato pienamente il suo benessere;era allegra e non fece neppure caso allo sguardo indiscreto con cui Beatrice la stava scrutando.
Indossò un abito in tartan,col colletto stretto di pizzo bianco;sollevò i capelli,si compiacque della propria immagine allo specchio.
Quindi,un po' impaziente,attese l'arrivo di Sindial.
Erano le nove quando la carrozza dell'impresario si fermò davanti al cancello.Dopo poco ripartì e presto la coppia varcò di nuovo il cancello del cimitero.
Stranamente il luogo sembrava meno squallido del solito:forse perchè le aiuole cominciavano a rifiorire e sui rami spogli si apriva timidamente qualche foglia.O forse era lo stato d'animo di Aurora,che le faceva sembrare tutto diverso.
Si avventurarono tra i viali,fino a raggiungere la zona delle fosse comuni,sempre deserta e silenziosa.
La fanciulla si guardò intorno,girò su se stessa alla ricerca di una traccia.Il luogo sembrava più vuoto del solito.
-Dove sarà?-
Erik guardò verso la tomba senza nome.Aurora seguì il suo sguardo e -prima che lui potesse fermarla- si affrettò in quella direzione.Ma nulla.
A Sindial però non sfuggì un particolare che lo fece riflettere:dalla cornice di sassi,mancava il sasso bianco che lui stesso vi aveva collocato.
Aggrottò le sopracciglia,pensoso.
Aurora lo guardò,delusa:
-Dove lo cerchiamo,ora?-
L'uomo spinse lontano lo sguardo:
-Il cimitero è grande...- ma aveva la sensazione che quella creatura non fosse più in quel luogo,ormai.
La fanciulla lo precedette nel luogo in cui aveva offerto il pezzo di pane al piccolo fuggitivo.Non rimaneva niente,neppure là.
Aurora si voltò di nuovo verso Erik;aveva quasi le lacrime agli occhi.
-Non c'è....-
Lui la prese per mano,la attirò a sè.
-Forse è già tardi...a quest'ora si nasconde per evitare di essere visto dai visitatori...- mentì,per incoraggiarla.
La donna scuoteva il capo,non si convinceva.
A un tratto intravide il vecchio custode Jacques,che spalava la terra presso una cappella.Prese per mano Erik e lo indusse a seguirla:
-Andiamo...lui forse saprà...-
Si accostò al vecchio e timidamente interloquì:
-Monsieur...scusate...dovrei domandarvi qualcosa...-
Quello non sollevò nemmeno lo sguardo dal suo lavoro:
-Non ora,madamoiselle....per le informazioni rivolgetevi al mio collega...-
-Ma...si tratta di una richiesta particolare....-
Jacques si voltò a guardarla,poi si accorse della presenza di Sindial,al suo fianco.Posò la pala,si tolse il cappello,chiese scusa:
-Perdonate signore...e madamoiselle...io...-
-Poche storie:rispondete a madamoiselle!- gli intimò Erik,sprezzante.
-Si certo...ditemi....-
-Il bambino......quello che si nascondeva qui....Non sapete dove possa essere?-
L'anziano custode era spaventato,continuava a scusarsi:
-Non dovete prendervela con me,monsieur....è stato Pierre,lui è così,è vendicativo...-
Erik lo fulminò con gli occhi:
-Pierre? a far cosa?-
-Stamattina...ha chiamato i gendarmi...-
-I gendarmi?per catturare un bambino?- Aurora era impietrita dall'orrore.
-Si...all'alba erano qui...Lui non ha detto che era un bambino...ha detto solo che un intruso rovistava tra le tombe....-
Erik avrebbe volentieri afferrato per il bavero quel vecchio,che stentava a raccontar loro tutto.
La presenza di Aurora,la sua mano sul braccio lo frenarono.Lei domandò:
-Lo hanno trovato?-
Jacques abbassò gli occhi.
-Erano riusciti a prenderlo...ma lui si è divincolato ed è scappato...Io ero davanti al cancello posteriore...-
-Lo avete visto uscire?-
-Vi prego...non dite niente al mio collega...Io ... gli ho indicato l'uscita,con le mani -perchè credo che sia sordomuto- gli ho fatto cenno di scappare..e poi...-
Erik cominciò a guardarlo con una certa riluttante benevolenza:
-Gli avete coperto le spalle,non è così?- domandò.
Jacques annuì.
-Sono solo un povero vecchio sentimentale...- si rimproverò.
-Avete fatto bene...ma...Dove sarà andato?- si domandò Aurora sconsolata.
Erik stava pensando con odio a Pierre.Vigliacco,miserabile...Quanti ne aveva incontrati sulla sua strada come lui?
Il suo sguardo implacabile si volse in direzione del piccolo ufficio di custodia.
-Erik....- Aurora richiamò la sua attenzione,desolata.
-Non preoccuparti- la rassicurò lui,mordendo il freno -Magari si è nascosto qui intorno e aspetta che le acque si calmino,per tornare al suo rifugio- e così dicendo indicò la tomba senza nome. -Lo ritroveremo,Aurora...Vieni via,ora...-
Montarono di nuovo sulla carrozza.Aurora mogia,guardò senza parlare fuori dal finestrino.
Erik le sedette di fronte,carezzandole innamorato i capelli e il viso:
-Non intristirti amor mio...- così dicendo le sfiorò le labbra con un bacio delicato.
Con quel vestito era incantevole:ma da qualche giorno sembrava diventata più bella...
-Vedrai che lo ritroveremo...- soggiunse.
La carrozza ebbe uno strano sobbalzo.
Aurora si ritrovò tra le braccia di Sindial e nessuno dei due sospettò in quel momento quanto vicino potesse essere il piccolo zingaro...


Per tutto il giorno Aurora non seppe nascondere la delusione di quello che era successo:si sentiva malinconica,desolata,svuotata.
Si sforzò di essere di compagnia,ma in cuor suo sentiva un forte desiderio di tornare a casa e piangere,magari tra le braccia di Erik.
Ma prima fu necessario rientrare in teatro:Sindial ebbe da sbrigare una serie di adempimenti amministrativi;Aurora si trovò a dover colloquiare con gli artisti,le maestranze;a scambiare qualche convenevole con Alphonsine,che non era stata mai di umore più brillante come in quei giorni.
-Aurora...ieri non sei stata dei nostri...come mai?-
-Debbo aver preso freddo,l'altro giorno,durante il temporale...-
La ballerina assunse una espressione che la diceva lunga:
-Ah...non sei stata bene?- e le fece un'occhiata maliziosa.
Approfittando di un richiamo del direttore,finalmente la pianista riuscì a defilarsi,allontanandosi dalla scena dove si provava e si ritrovò nel back stage.
Seguendo il refolo d'aria che ormai le era familiare,trovò presto la strada della cappella e vi entrò.
Eccolo,sul muro scrostato,illuminato dalla luce fioca di poche candele,l'Angelo della musica.
Che strano:il suo sguardo le sembrò mutato.Non più severo,ma dolce,compassionevole.
Provò una sensazione di calma,si sentì accolta benevolmente.
Pensò alla richiesta che le aveva mosso Erik:anche lui doveva essere legato a quel luogo del teatro,in particolare.
Era l'unico rimasto intatto,dopo l'incendio...
Istintivamente la fanciulla accese un'altra candela e osservò da vicino la mistica figura...Un preghiera tacita le salì alle labbra:affidò le sue future nozze,Erik e anche se stessa a quel custode divino.E gli chiese di vegliare anche sul piccolo fuggitivo,di farlo ricomparire sano e salvo sulla sua strada.


-Ilia...stasera dobbiamo provare a rintracciare quel lestofante...-
Erik stava indossando il mantello:avrebbe riaccompagnato Aurora a casa e poi si sarebbe unito a Ilia per le ricerche.
-Come volete,Sindial...io ho identificato un paio di locali dove...-
-Ottimo,amico mio...Segnatemi l'indirizzo...-
-Si l'ho annotato qui-disse porgendogli il taccuino
L'impresario lesse brevemente:
-Sono peggio che malfamati,Ilia...Non prendete iniziative senza di me...-si raccomandò.
-Non temete...-
Aurora attendeva Sindial nel foyer.
-Passo a prenderti tra breve...-disse lui e si diresse verso le scuderie.
Prese posto sul calesse,ma si accorse che Melas era stranamente nervoso.
Cercò di calmarlo carezzandogli il garrese,ma lui stesso ebbe la sensazione di qualcosa di strano.
Uscì dalle scuderie e si portò davanti all'ingresso principale dell'Opera,andando incontro ad Aurora:la coppia si congedò dai conoscenti,artisti e musicisti che si attardavano dopo lo spettacolo,e sparì nelle vie scure della capitale.
-Sei più serena,stasera?- le domandò lui quando furono in prossimità della abitazione.
-Si...- era vero:la visita nella cappella le aveva infuso uno strano coraggio.
Erik le carezzò il viso.Poi la condusse fino alla soglia e le baciò la mano,con tenero trasporto.
-A domani,mia cara...-
Lei lo trattenne solo un attimo ancora.Erik allora la strinse tra le braccia,baciandola con dolcezza.
-A domani...- gli ripetè,mentre spariva dietro la porta.
Sindial spronò Melas al galoppo.Doveva rientrare all'Opera,cambiarsi e armarsi.
Le scuderie erano buie e silenziose.
Solo una lanterna ne illuminava l'ingresso,mentre all'interno una grossa torcia,collocata sulle scale che portavano nell'ala abitabile,stentava a estendere il suo bagliore ondivago sull'ampio ambiente.
Erik staccò Melas dal calesse e lo sospinse verso le balle di biada del suo stallo.
-Riposa un po'...ci aspetta una notte lunga...-
Il cavallo ebbe uno strano scarto e rimase un po' sospeso.
Erik si avvicinò per capire di cosa si trattasse:trasalì,sorpreso e incredulo...
Scostò Melas,guidandolo verso un altro angolo della scuderia,quindi si accostò all'andito delle scale e assottigliando le labbra emise un sibilo prolungato:una sorta di segnale.
Silenzioso e rapido come una serpe,sopraggiunse Harun.
Erik si limitò a fargli un cenno col capo,indicandogli il giaciclio di Melas:Harun mise mano a un piccolo stiletto che portava alla cintola.
-No...non ce n'è bisogno...- lo avvertì il padrone.
Harun capì presto perchè:raggomitolato come un cucciolo di lupo,sulla paglia dormiva un bambino...
-Prendilo e portalo su...- gli comandò Sindial,impartendogli sottovoce altri ordini,nella sua lingua.
Harun chinò il capo,in segno di obbedienza.
Erik lo precedette nei suoi appartamenti.
Si cambiò,sfilò la maschera argentea dal viso e ne indossò una di cuoio nero che gli copriva tutta la parte superiore del volto.
Cinse la sua spada,poi infilò uno stiletto nello stivale sinistro.
Prima di uscire di nuovo,diede un'occhiata all'alloggio di Harun:il servo vegliava sul sonno del bambino.


Nella notte,Erik galoppò su Melas,fino a raggiungere il quartiere di MontParnasse:qui erano i locali più malfamati e squallidi della città,quelli aperti a chiunque disperato.
Sindial si guardò intorno.C'erano un paio di bistrot che si trascinavano aperti fino all'alba:entrò a cercarvi Ilia.
Nel primo c'erano pochi avventori.Ma il giovane russo non era tra questi.
Spazientito Erik entrò nell'altro.Qui si respirava un'aria greve di fumo,assenzio,riottosità:era una sorta di 'assommoir',con gli uomini pronti a menarsi a sangue,per una moneta o per lo sguardo compiacente di una donnina allegra.
Quando vi entrò gli occhi si puntarono aggressivi e rancorosi su di lui:Erik si guardò intorno con sprezzante indifferenza.
Ma purtroppo Ilia non era nemmeno là.
Un orologio da una torre civica battè le due.
Sindial scrutò l'ingresso di una casa di malaffare:ne provenivano risate becere e voci avvinazzate di uomini.
Che fine aveva fatto Ilia Semonov?
Un gruppo di malintenzionati intanto avanzava minaccioso verso di lui.
Erano in netta superiorità di numero e forse speravano di derubarlo:la sua apparenza distinta non lasciava dubbi sul suo censo.
Tuttavia quando gli furono vicini lui li sfidò con lo sguardo facendo scintillare nel buio la lama della sua spada.
I tre si guardarono tra loro.
-Non è posto per voi questo,signore...- disse uno di loro,rimanendo a cauta distanza.
-Andatevene...- soggiunse un altro.
-Non sono abituato a chiedere permessi..- fu la sua fiera risposta.
-Era un consiglio...- si affrettò a dire un terzo,ma mise mano al suo coltello.-ne abbiamo già cacciato uno,di intruso....-
Erik sospettò che si trattasse di Ilia.La rabbia gli montò dentro.
Per fortuna uno scalpiccio di cavalli annunciò l'avvicinarsi della ronda notturna.
I tre si dileguarono.Erik montò su Melas e fece altrettanto.



-Alphonsine...apri...sono io...-
Nel cuore della notte Philippe bussò alla porta della sorella.La ballerina si alzò,infilando in fretta una veste da camera,sulla delicata camicia di seta bianca.
-Philippe?...a quest'ora...?- domandò,schiudendo l'uscio.
Quasi le caddero addosso il fratello e Ilia Semonov!
-Mio Dio!...che cosa?-
-Aiutami a stenderlo sul letto...-
Alphonsine guardò Ilia,era malconcio e puzzava di alcool:la ragazza fece una smorfia disgustata:
-Mamma mia...ma cosa ha bevuto?...e perchè me lo porti qua?-
Philippe era esausto,sedette crollando su una sedia:
-Dammi dell'acqua....Non ha bevuto,è rimasto vittima di un agguato...Bisogna avvertire Sindial!-



Lo scalpiccio serrato di Melas al galoppo attraversò le strade deserte di Parigi,lungo il fiume,fino al Quartiere Latino.Finalmente Sindial frenò la corsa del suo fedele andaluso,che scartò nitrendo furioso.Smontò da cavallo ed entrò nel portone del palazzo dov'era l'appartamento di Ilia.Salì velocemente le scale e bussò impetuoso alla porta:
-Semonov! Sono Sindial...aprite!-
Gli aprì invece un uomo anziano,che non aveva mai visto.
-Dov'è Ilia Semonov?- gli domandò,sorpreso e contrariato.
-Mi spiace monsieur...stanotte non sono rientrati,nè lui nè il signorino Philippe...- era angosciato,il povero vecchio.
-Per Dio...- imprecò Sindial.
-Credete possa essere successo loro qualcosa?...io non me lo perdonerei mai...-
Sindial guardò il vecchio servitore,per un attimo disorientato anche lui.
Se fosse successo qualcosa ad Ilia,nemmeno lui se lo sarebbe mai perdonato.
-Sono stati fuori insieme tutta la notte?-
-No...il signor Semonov ha insistito perchè il signorino lo aspettasse qui...Però il signor Philippe non vedendolo tornare era agitato...a un certo punto ha sentito qualcuno lamentarsi in strada e...sicuro che fosse il signor Ilia,si è precipitato giù prima che potessi fermarlo...Quando finalmente sono arrivato in strada anch'io...non c'era più nessuno...-
Sindial imprecò ancora.
Poi cercò di riflettere.Se Ilia era ferito,perchè Philippe non lo aveva portato su,in casa?...Magari era così grave da doverlo portare in ospedale?...
Scese in strada.Un vecchio vetturino ritornava stancamente dall'ultima corsa.Erik lo fermò:
-Voi...Avete per caso accompagnato due giovani,da qualche parte?...-
Il cocchiere si tolse il cappello,piuttosto spaventato da quella figura spettrale e affascinante che gli si era parata davanti,mascherata di nero,avvolta in un mantello nero.
-P...perdonate,monsieur...Non saprei...-
-Pensateci bene...- ripetè Erik,in tono minaccioso.
Il vetturino si domandò se non fosse quello il pericolo da cui fuggivano i due che aveva accompagnato all'Opera...Ma tanto ora erano al sicuro,poteva anche dirlo,senza correre rischi per sè...
-Ebbene?-
-Erano in due..uno doveva aver bevuto troppo...puzzava d'assenzio...-
-Dove li avete portati,dove?-
-Al teatro...- rispose con un filo di voce,atterrito,il pover'uomo.
-Vivaddio...- Erik gli allungò un paio di monete d'oro,quindi con una manata ben assestata spronò lui stesso il vecchio ronzino e la carrozza si allontanò alle sue spalle in fretta.
Stava rimontando su Melas,quando scorse sulla soglia del palazzo il vecchio Joseph,intirizzito e preoccupato.Prima di allontanarsi,lo rassicurò:
-Tornate a dormire...il vostro padrone rientrerà presto...-


Philippe era nello studio di Sindial:la fronte appoggiata al pugno serrato,la gamba destra che si agitava nervosa.
Finalmente sentì aprire la porta ed Erik comparve sulla soglia.
-Monsieur Sindial...finalmente ...-
-Dov'è Ilia?- fu la prima domanda di quest'ultimo.
-L'ho portato nella stanza di mia sorella...non si reggeva in piedi...-
Erik si era liberato del mantello ed era sparito nella sua stanza,dove aveva posato le armi e indossato la maschera d'argento.
Ora guardava preoccupato Philippe:
-E'...ferito?-
-No,per fortuna,monsieur...ma è stato picchiato,poi gli hanno versato dell'assenzio addosso per farlo sembrare ubriaco e l'hanno gettato in mezzo alla strada...per poco non veniva anche investito da una carrozza...Non so come abbia fatto ad arrivare a casa...-
Erik mise le mani sulle spalle del giovanotto.
-Grazie...siete stato davvero in gamba,a portarlo fin qua...-
Philippe chinò il capo,confuso e lusingato:
-E' un mio amico...il mio amico...-
-Andiamo da lui?-
Philippe lo precedette,ma sul punto di bussare alla porta di Alphonsine entrambi avvertirono battibeccare animatamente all'interno.


Ilia riapriva piano gli occhi.Era dolorante,da capo a piedi.E un nauseabondo odore di alcool gli rendeva insopportabile anche respirare.
A un tratto la sensazione gradevole e refrigerante di una spugnetta umida,morbida,sul viso.E dalla confusione,ecco delinearsi una splendida presenza femminile al suo capezzale.
Il giovanotto aveva il labbro un po' gonfio,stentò a parlare:più che altro si lamentò.
-...Ma dove sono?....-
I ricordi improbabili di quella notte cominciarono a confondersi.Forse era ancora in una casa di piacere?
-...Sei una cara donnina,Micetta...ma lasciami andare...- disse tentando di sollevarsi dalle coltri.
-Micetta?...e questa chi sarebbe?-
La voce inconfondibile di Alphonsine gli restituì un barlume di lucidità.Era nella stanza della ballerina,nel suo letto.
-...Oh..Sinette...volevo dire Sinette...-
La ballerina terminò di ripulirgli il viso:i suoi gesti ora erano bruschi.Era irritata.
-Smettetela...siete un bugiardo!...Posso sapere da dove arrivate?-
-...da Montparnasse...-
-Che cosa?- Alphonsine si alzò,in collera. -Avete trascinato mio fratello in una casa di malaffare?...è questo che intendevate quando gli avete offerto la vostra ospitalità?-
Il capo del malcapitato segretario ricadde indietro.La testa gli rimbombava:
-Philippe non era con me...Ero lì per incarico di Sindial...- si giustificò.
-Sindial! certo!...adesso è Maschera d'Argento che vi dice dove e con chi passare le nottate!-
Questa volta Semonov raccolse tutte le sue forze,riuscì a sollevarsi.
-E voi...voi con chi le passate,mia bella prima donna?-
Alphonsine lo guardò,furente:
-Venite forse a farmi la paternale?...Non intendo ascoltarvi un momento di più...- così dicendo gli voltò le spalle,sdegnosa.
Ilia si era alzato sulle gambe malferme.
-Sono io che non intendo approfittare oltre della vostra benevolenza-ribattè,orgoglioso-...Lasciatemi uscire...-
Ma nel dir così,ebbe ancora un capogiro e per poco non rovinò a terra.
Alphonsine,con prontezza di spirito,si gettò verso di lui a sostenerlo:
-Ilia!....- esclamò,con un'espressione preoccupata,con un trasporto che cozzava con lo sdegno di prima.
Poi cercò di correggersi: -Dove credete di poter andare...non vi reggete in piedi...- e così dicendo lo sospinse di nuovo verso il letto.
O fu lui ad attirarvi lei?
Certo Ilia aveva sentito bene quell'invocazione e se l'era ritrovata tra le braccia,splendida nella sua camicia di seta,appena coperta dalla veste da camera.
Quando Alphonsine cercò di sciogliersi dalla sua stretta,lui la serrò ancora più forte e le domandò:
-Sei gelosa,Sinette?...-
-E tu...Ilia Semonov?-
-Disperatamente...- mormorò il russo,prima di cominciare a baciarla.
Alphonsine oppose una timida resistenza,ma lui la trattenne con la forza della disperazione,finchè lei non cedette al bacio,non lo ricambiò,non lasciò che lui,attiratala tra le lenzuola,l'avesse finalmente vinta...

Philippe guardò negli occhi Sindial,interrogativo.
Dopo la tempesta,dalla porta si levava uno strano silenzio.
Il giovanotto fece per bussare,ma Sindial lo fermò,rispondendo con un'occhiata eloquente alla tacita domanda del giovane Segnier.
-Meglio lasciarlo riposare...e anche voi:rientrate a casa.Il vostro maggiordomo è in ansia...-
Philippe rimase interdetto,poi volle dare credito al suo ospite.
Improvvisamente avvertì tutta la fatica di quella notte e desiderò davvero il suo comodo letto.
-Venite...vi faccio accompagnare...- così dicendo Sindial lo sospinse lontano dalla porta di Alphonsine,guidandolo verso l'uscita delle scuderie.



Al risveglio Aurora ricevette,con la colazione,anche la posta.
C'era un biglietto di Blanche che le comunicava di aver delegato al suo legale la questione del passaggio di tutela,come lei stessa avrebbe scritto a Sindial.
Il postino aveva infatti recapitato anche una lettera su carta intestata dello studio Malbrune.Aurora l'aprì in fretta:era un invito a presentarsi al più presto presso gli uffici del notaio di famiglia.
Emozionata,desiderosa di comunicare quanto prima la buona notizia a Erik,Aurora si vestì velòcemente e -fatta chiamare una carrozza- si recò di filato a teatro.
Era ancora presto:tanto l'ingresso principale che quello degli artisti erano chiusi.Aurora si avventurò attraverso la scala delle scuderie e,un po' trafelata per l'agitazione,la corsa,l'eccitazione,bussò alla porta di Sindial.
-Si?- le rispose poco dopo la voce dell'uomo.
(Strano -Aurora ebbe il tempo di pensare- Harun non era al suo posto?)
-Sono io....puoi aprirmi?-
La porta si spalancò:Erik indossava una vestaglia di raso scuro,a delicati disegni cashemere,attraverso la quale si indovinava la asciutta nudità del torace.
-Scusami...forse è più presto del previsto?- gli domandò Aurora,ansando leggermente.
-...ho avuto una notte movimentata...ma entra,sono contento che tu sia qui-
-...mi spiace...- gli rispose lei,senza capire,poi soggiunse eccitata -Ho una sorpresa per te!-
-Anch'io...- sillabò lui,con un sorriso impercettibile.Quindi le cinse le spalle e la sospinse verso la porta che conduceva agli alloggi della servitù.La schiuse piano e le consentì di guardare.
Harun era seduto al capezzale del piccolo solitario e lo osservava divorare affamato la colazione.
Aurora si volse con gli occhi che le brillavano a Sindial:
-Erik...lo hai trovato?-
Lui sogghignò,compiaciuto della sorpresa.
-Direi che è stato lui,a trovare noi...Deve essersi nascosto tra i semiassi della carrozza,ieri mattina...L'ho trovato stanotte,che dormiva sul fieno...-
-Oh Sindial...-Aurora lo abbracciò,grata.Poi gli domandò: -Non posso entrare?...-
Prima che Erik potesse impedirglielo,aveva socchiuso di nuovo la porta.Il bambino stava mangiando del pane inzuppato nel latte.
Harun si volse a guardarli.L'entusiasmo svanì dal volto di Aurora:alla vista della tazza di latte,al solo avvertirne il caldo aroma nell'aria,di nuovo impallidì e un senso di nausea le salì dal grembo.Iniziò a tossire leggermente,costretta ad allontanarsi,verso la finestra.
-Qualcosa non va?- le domandò sollecito Erik.
-Nulla...- rispose lei,riprendendosi,inspirando forte l'aria fresca.
Harun aveva visto tutta la scena.Silenziosamente fece scomparire il vassoio col latte.
Poi,uscito dalla stanza del bambino,si accostò a Erik e gli sussurrò qualcosa.
L'uomo lo guardò,reagendo sorpreso.Poi guardò Aurora.E a poco a poco mise a fuoco:l'espressione del suo viso si trasfigurò.
La giovane donna,sentendosi meglio,si volse a guardarlo.
-Che cosa c'è?...perchè mi guardi così...- gli domandò,con un sorriso.
Sindial scosse la testa,socchiuse gli occhi,rapito,incredulo:
-Sei sicura di non saperlo?...- le domandò.
Lei gli sorrise,confusa.Non riusciva a capire...Erik le si avvicinò,sospirando di desiderio.
-Sei proprio sicura...mia bambina adorata?- così dicendo le cinse la vita,la attrasse a sè,accarezzandole le spalle,i capelli,cercandole le labbra e assaporandone il sapore di miele,piano,come centellinandolo.


Aurora era ancora sorpresa,non riusciva a capire esattamente il motivo di quello sguardo,di quello slancio appassionato di Sindial.
Poi riflettè e arrossì:
-Tu...tu forse credi...?-
-Non credo...ne sono sicuro...- le sussurrò lui accostando le labbra alla profumata attaccatura del suo collo..-Non sei mai stata così bella...e mi domandavo come mai,nonostante tutto quello che ci succedeva intorno...Ora lo so...-
-Ma...io...-
-Tu non ci hai pensato?...vuoi dirmi questo?- le domandò,senza smettere di coprirle di piccoli baci i capelli,le guance,le labbra.
-Veramente...quando ebbi quel malore,sere fa...Alphonsine insinuò qualcosa...Ma io non ci ho pensato più...Voglio dire:aspettavo una conferma più certa...-
Erik le sollevò il viso tra le mani,la scrutò negli occhi profondamente,le domandò:
-Quando?-
Aurora era turbata,emozionata.Abbassò lo sguardo,poi lo risollevò verso di lui:
-Se è come credi...è successo quando mi hai portato per la prima volta alla villa...Ricordi?-
-E me lo chiedi?...nella nostra casa,nella nostra stanza...davanti al camino acceso...-
-Si...io ebbi subito la sensazione di qualcosa di diverso...e poi,quella notte....-
Sindial la interruppe:
-Aurora...tu mi rendi pazzo di gioia...-
Così dicendo la baciò appassionato,stringendosela contro in un turbine di desiderio travolgente
-Non possiamo aspettare oltre...- soggiunse-stasera stessa voglio che tu divenga mia moglie...con o senza delega!-
La teneva ancora stretta tra le braccia.Chinò un po' la testa e le sussurrò:
-Sapessi quanto ti desidero...ora...subito....-
-Erik...-La giovane donna cercò di recuperare lucidità -Era questa la mia sorpresa...l'avvocato di zia Blanche mi invita a presentarmi al più presto nel suo studio...-
Lui la guardò,come esaltato:
-....andremo stamattina stessa...Vieni...- così dicendo la prese per mano e la condusse nel suo appartamento.
Ma qui,appoggiatala contro la porta chiusa,le ripetè:
-Mi fai impazzire di gioia,Aurora...Quando sei entrata la prima volta da questa porta,credevo che non sarei potuto essere più felice di così...Invece....Ah mia bambina adorata,mia donna...mia sposa....-
Prima che lei potesse fermarlo le si era inginocchiato davanti;le baciava il seno,il grembo,la stringeva a sè disperatamente.
-Erik...non..non è ancora sicuro...-
-Shhhh....- le intimò,appoggiando il capo sotto il suo cuore- è dentro di te...lo so...- le baciò ancora il grembo,poi si rialzò,la contemplò ancora un attimo,infine sembrò ritrovare il controllo.
-Sarò pronto subito...- ma ancora le mise una mano nei capelli e le diede un bacio appassionato,sensuale.

 
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