Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:46 by: Evilsisters




Un tramestio oltre l'uscio,la sensazione che il giorno era iniziato da un bel po' svegliarono Ilia Semonov.
Il giovanotto provò una piacevole sensazione di appagamento e -dimentico delle batoste ricevute la notte prima -si stiracchiò con voluttà.
-Ouch....-la spalla gli doleva e anche il viso.
Aprì gli occhi.
Non aveva sognato...Era nella stanza di Alphonsine:quella notte l'avevano passata insieme...
Sorrise:amare Alphonsine era come domare una puledra recalcitrante...Bello ed eccitante come non avrebbe mai creduto potesse essere l'amore.
Qualcuno si schiarì la voce:
-Buon giorno,mio signore....Dormito bene?-
Alphonsine era ancora in veste da camera,coi capelli sciolti,ma non spettinati.Reggeva sulle mani un vassoio fumante.
Ilia la osservò,con un sorriso ammiccante:tentò di tirarsi su alla meglio.
-Non posso dire di aver dormito molto...-
-Posso servirti la colazione,allora?-
-Mmmmm....che magnifica idea...latte,pane burro e...-così facendo tentò di afferrarla e attrarla a sè,ma era ancora dolorante.
-Aaah...- si lamentò,scuotendo contrariato la testa.-Come farò oggi,non so proprio?-
Alphonsine aveva appoggiato il vassoio sul letto e stava aprendo un tovagliolo di lino per il suo ospite.
-A far cosa?- gli domandò,rimanendo con il tovagliolo a mezz'aria.
-Il mio lavoro...- disse lui addentando una tartina e bevendo avidamente un sorso di latte.-Che ore sono a proposito?- così dicendo cercò il suo orologio sul comodino.
Prima che potesse arrivarci,la ballerina l'aveva afferrato,sottraendoglielo.
-Sinette!-
-Niente da fare,signorino:oggi tu non lavori...stai qui e ti riprendi...-
-Qui?...e...mi riprendo?- domandò Ilia,con malizia.
-E non farti idee strane!....devi riposare:chiaro?Philippe ha mandato a chiamare il medico...-
-Alphonsine...amore mio...debbo assolutamente parlare con Sindial...- ribattè Ilia aprendo le braccia.
-Non c'è fretta...il tuo Sindial è uscito con Aurora,poco fa...Adesso fa' colazione e smettila di protestare!- e così dicendo gli infilò tra le labbra un pezzetto di briosce e lo baciò con uno schiocco.
Il giovanotto sorrise,scuotendo la testa.
-Cosa dirà Herr Frederick...se mi trova qui?- le domandò,provocatoriamente.
-Herr Frederick è stato ammesso qualche volta nel mio camerino- rispose lei,fiera-...nessuno entra nella mia camera da letto impunemente,Ilia Semonov...-
Lui scostò il vassoio e,fattole posto,l'attirò vicino a sè:
-Nessuno più,prima donna?-
-Nessuno...- ribadì lei a bassa voce,prima di schiudergli le labbra.
Una bussata discreta li interruppe.
Il giovane russo ricacciò il corpo indietro,sul guanciale.
-Philippe...entra...-
-Come va Ilia?- chiese il nuovo venuto,osservando l'amico tra il curioso e il preoccupato.
-Meglio di ieri...- lo rassicurò il giovanotto.
-Qui con me c'è un dottore...-
Alphonsine si era ritirata.Entrò un uomo di mezza età,con gli occhiali in filigrana d'oro e i baffetti all'insù;portava la tipica valigetta professionale.
Ilia sospirò,rassegnato.



Aurora era rimasta sola,seduta sul letto,in attesa di Sindial.
Si alzò e osservò la sua immagine riflessa nel grande specchio verticale del guardaroba.
Era così poco tempo che aveva cominciato a familiarizzare con quella immagine di sè,che per anni le era stata sconosciuta...
Si sorrise.E si parlò,in silenzio.
Dunque Aurora forse è vero...sarai madre...
Hai finto di non accorgerti dei piccoli segnali,li hai volutamente trascurati,giustificati con superficiale noncuranza...forse per paura che alla fine si rivelassero infondati,per non illuderti...o per assicurarti che Sindial ne sarebbe stato felice,come te...
Ora non puoi più dubitarne...ora DEVE essere vero...C'è il suo seme in te,che sta per fiorire...
Le sembrò di avvertire un capogiro:cos'era? l'euforia...o la piccola vita che pulsava dentro di lei?
-Sono pronto...- Sindial sopraggiunse,interrompendo il corso dei suoi pensieri -Andiamo?
Lei gli sorrise,raggiante.
-Certo!-
Uscirono dall'appartamento,ma nello studio,mentre l'uomo indossava il suo soprabito,improvvisamente irruppero Harun e il piccolo selvaggio.Quest'ultimo scappando dal domestico si andò ancora una volta a intrufolare tra le gambe di Erik,appigliandovisi in cerca di protezione e sicurezza.
-Che succede? Harun?-
-Signore...pensavo di fargli un bagno...- rispose l'orientale,a voce bassa.-Volevo spogliarlo...-
La pianista osservò quel musetto spaurito.
-E' spaventato....Non devi aver paura...- gli disse,tentando di carezzarlo.
Il piccolo si sottrasse al suo tocco,come un gattino che drizza il pelo.
Sindial si chinò verso di lui.
-Non aver paura...-ripetè- Seguimi....- e gli porse la mano.
Aurora rabbrividì.Senza capire perchè.
Il bambino non parlava,ma allungò la mano afferrando quella di Erik.
Erik indicò Harun al piccolo.
-Harun si occuperà di te...- mise quindi una mano sulla spalla del domestico.-Fidati!-
Questi tese la sua mano al piccolo,guardandolo con sobria umanità.
Il bambino guardò interrogativamente Sindial,poi di nuovo Harun.Finalmente seguì quest'ultimo all'interno.
Prima di andare,Erik raccomandò ancora qualcosa al fedele servitore.Quindi porse il braccio ad Aurora ed uscirono.
-Quel bimbo si fida di te....è te che ha seguito...- commentò la giovane donna.
-Già...- fu la laconica risposta di lui.


Presto il calesse si fermò davanti al portone di un severo palazzo poco distante dal tribunale.
Lo studio Malbrune era al primo piano.Aurora bussò all'elegante campanello e la porta a vetri si aprì:un giovanotto di studio,magro e un po' stempiato invitò la coppia ad accomodarsi,tentando di celare la curiosità nei confronti dell'uomo con la maschera.
-Avete un appuntamento,signori?-
-Ho qui una convocazione del notaio...- rispose Aurora,mostrando la busta intestata.
-Oh...si: chi devo annunciare?-
-Madamoiselle De Guilerm e Monsieur Sindial- rispose quest'ultimo,col suo tono piuttosto brusco,imperativo.
-Senz'altro...- rispose il giovanotto,imbarazzato.
Entrò nello studio e pochi minuti dopo ne uscì,aprendo loro la porta e introducendoli dal notaio Malbrune.
Questi era un uomo di oltre mezza età;capelli grigi,viso glabro,occhi chiari.
-Madamoiselle De Guilerm...- disse alzandosi verso la nuova venuta -Non credo vi ricordiate di me...Ero tanto amico della vostra famiglia...-
-Certo,monsieur...ricordo che ero una bambina,quando vi ho visto l'ultima volta...-
-Già...- glissò l'uomo;ricordava bene le vicissitudini della giovane pianista. -Vi trovo così bene...- aggiunse poi,sincero.
Quindi guardò,un po' diffidente verso Sindial.
-Permettete che vi presenti monsieur Sindial,il proprietario dell'Opera....e mio futuro marito...-
-Molto lieto...- disse il notaio,un po' freddo,continuando a scrutare l'ospite.
-Onorato- ribattè altrettanto asciutto Sindial.
-...nonchè tutore...- concluse Aurora,alla quale la freddezza del notaio non era del tutto sfuggita.
-Ah già...Sono lieto che siate venuta appena ricevuta la mia lettera,madamoiselle Aurora...voi permettete,vero che vi chiami per nome?-
Così dicendo le indicò la sedia davanti alla scrivania.
-Tuttavia...ecco..avrei voluto un colloquio,ehm,privato...con voi...- si sedette anche lui,tenendo basso lo sguardo per non incrociare quello di Erik.
Questi rimase in piedi.
-Non vedo a quale scopo...tra il mio futuro sposo e me,monsieur Malbrune,non ci sono segreti...E quanto a mia zia,credo sappiate che ha conosciuto personalmente monsieur Sindial e abbia già espresso parere favorevole alle mie nozze....-
Malbrune rimaneva in silenzio.Erik lo trasse d'imbarazzo.
-Esco,Aurora...monsieur preferisce parlarti da sola,vero?- così dicendo lanciò uno sguardo di sfida al vecchio uomo di legge,le carezzò il viso rassicurante,quindi uscì.
-Ma...- Aurora voleva protestare,ma preferì farlo con l'avvocato -Non ho gradito questo vostro modo di fare,avvocato...Non credo che lo apprezzerà nemmeno zia Blanche,quando gliene parlerò.-
Così dicendo,fece per alzarsi.
L'uomo la trattenne col gesto:
-Vi prego,Aurora...so bene che vostra zia non è contraria alle vostre nozze:lei vi concederebbe qualsiasi cosa,ad occhi chiusi...Ma io debbo fare il mio lavoro,devo farvi vedere anche quello che magari...non vedete!-
Aurora sogghignò,sprezzante.
-Molto spiritoso...-
-Che cosa sapete di questo Sindial? sapete chi è? da dove arriva tutto il suo denaro? lo sapete?....chi vi dice che non siano le doti di tante ereditiere sedotte,come voi,dal suo fascino?...-
Aurora lo guardò incredula,quindi fece spallucce.
-Non potete essere sicura di no...ma,per essere tranquilla,non ne fate il vostro tutore...lasciate che a tutelarvi sia Blanche..o io...-
-Vi prego,monsieur...stiamo perdendo tempo!Sindial ed io non intendiamo aspettare oltre...ci sposeremo stasera stessa!-
-No,Aurora...almeno non precipitate....aspettate che io abbia appurato...abbia indagato...Sapete cosa si dice in giro? Che egli sia in realtà l'erede dei De La Revenge...un communardo...un libertino...Che ne sapete che non abbia una moglie o qualche figlio,sparso per la capitale?-
La giovane donna abbassò il capo.L'avvocato pensò di aver fatto finalmente centro.Ma lei lo rialzò,fieramente.
-Monsieur Malbrune,io amo Sindial...è l'uomo che sposerò,il padre dei miei figli.....Datemi il documento che mi dovete e fatela finita!-
Malbrune ricadde sulla sedia,sconfitto. Sonò un campanello che aveva sulla scrivania,con stizza. Comparve il giovanotto di prima:
-Si signor notaio?-
-Portatemi l'incartamento De Guilerm...e ...fate rientrare il signore che è fuori....-
Aurora sorrise,trionfante.


-Allora,dottore? Come va?-
Il medico aveva visitato accuratamente Ilia,conservando una severa quanto indecifrabile espressione sul volto.
-Giovanotto...a parte la sbornia che sembrate esservi presa...non vedo particolari danni al vostro organismo,se non una piccola incrinatura a una costola e qualche ecchimosi diffusa....L'assenzio è un pessimo compagno di strada!- ribadì,con l'indice puntato.
Nella stanza rientrava Alphonsine,ora perfettamente vestita e presentabile.
Il dottore naturalmente non sfuggì al suo fascino,sapientemente sottolineato da un abito che le torniva i fianchi e ne evidenziava le belle forme.
-...grazie di essere venuto...dottor...?-
-Lescargotte...Oh,madamoiselle Segnier...onoratissimo...- disse il professionista,chinandosi sulla sua mano,leggermente impacciato.
-Vostro cugino può già tornare in piedi,madamoiselle...non c'è da preocuparsi...Però impeditegli di riavvicinarsi all'alcool...-
Alphonsine era leggermente delusa:
-Come in piedi?- domandò,sorvolando sull'appellativo di 'cugino',che immaginò fosse stata una trovata di Philippe. -Non è meglio che riposi ancora?-
Il medico non ci pensò nemmeno su:
-Macchè....il sole è alto e gli farà bene alzarsi,mangiare abbondantemente e prendere una ricca boccata d'aria...e magari anche un bagno...-
soggiunse,storcendo il naso al sentore di assenzio che ancora aleggiava nella stanza.
Quindi monsieur Lescargotte si congedò,inchinandosi ripetutamente davanti alla bella signorina e dimentico quasi del tutto del suo paziente.Philippe lo accompagnò opportunamente,lasciando di nuovo soli Alphonsine e Ilia.
-Mi sembri delusa...non ti fa piacere che sto bene?- domandò Ilia tirandosi su dal letto e cominciando a vestirsi.
Lei si imbronciò e gli volse le spalle,senza rispondergli.
Il giovane le si avvicinò,le cinse le braccia con le mani e le sussurrò all'orecchio,approfittando per baciarle delicatamente il collo:
-Non mettermi il broncio...ho bisogno di lavarmi,di sistemarmi un po'...ma ti prometto che oggi sarò tutto tuo...-
Lei si girò di scatto:
-Non ci credo!...-
Ma lui la strinse più forte,le tappò le labbra con un bacio e soggiunse:
-Non credi che sia la cosa che voglio di più? Decidi tu stessa dove vuoi andare...ti passerò a prendere entro un'ora al massimo...A proposito,mi rendi il mio orologio?-
Alphonsine tirò fuori il prezioso oggetto dalla tasca del suo abitino e facendolo dondolare davanti agli occhi di Ilia,glielo restituì,con l'accenno di un sorriso.
-Sinette!...-la rimproverò bonario lui- Sinette....Sarò qui entro un'ora!- e le diede ancora un bacio -
Quindi aprì con cautela la porta,si assicurò che nessun occhio indiscreto lo individuasse e si avviò lungo il corridoio.
Si volse indietro un'ultima volta a guardarla ferma sulla soglia e le gettò un bacio a fior di labbra.
L'incanto fu rotto dal brusco impatto con la realtà,anzi con Sindial contro cui Ilia,distratto,andò a cozzare inavvedutamente.
-Oh...monsieur Sindial!- esclamò il giovanotto.
-Eccovi qua,Ilia Semonov...-
Alphonsine vide tutta la scena e richiuse disillusa la porta,sbuffando.
-Come state?...Mi sembrate migliorato,rispetto a ieri...-domandò con leggero sarcasmo Erik,affiancandoglisi verso l'uscita.
-Già...si...monsieur ve ne volevo appunto parlare...ieri...-
Sindial lo fermò con la mano.
-Mi aggiornerete in un altro momento...Ho qualcosa di più impellente da chiedervi:ho qui la delega,Ilia.Intendo sposarmi stasera stessa,dopo lo spettacolo...-
-Oh...ma...ne sono lieto...solo che...-
-Vi accompagno a casa vostra:siete impresentabile!...dobbiamo andare dall'ufficiale civile...-
Ilia avrebbe voluto interloquire,ma come sempre i programmi di Sindial avevano il tono di ordini indiscutibili.



Era da poco passato mezzogiorno,quando qualcuno bussò alla porta di Alphonsine.La ballerina si augurò che fosse davvero Ilia,che il giovanotto si fosse sottratto al giogo di quel suo principale-padrone.Corse ad aprire eccitata e trepida:ma era Aurora...
-Oh...Aurora...- disse,con scarso entusiasmo,allontanandosi dalla porta aperta.
La giovane donna intuì che l'amica era rimasta delusa.
-Ehm...posso entrare?-
-Si,certo....Come stai? scusa,non ti ho nemmeno salutata...-
-Bene...e tu?-
La ballerina la guardò:sorrise,con una luce diversa negli occhi.
-Bene,anch'io!-
Aurora si accorse che l'amica era in vena di confidenze.Ritenne opportuno privilegiarla.
-C'è qualcosa di nuovo?...-la incoraggiò -Ma...cos'è questo odore strano?-
Alphonsine si morse le labbra,le fece segno di sedersi con lei sul letto.E a bassa voce le confidò:
-Stanotte Ilia è stato qui...-
Poi come un fiume in piena cominciò a raccontare come era arrivato,sostenuto da suo fratello,pesto e dolorante.E come,rimasti soli...
-E' stato bellissimo,Aurora...ho ancora il cuore che mi batte forte,se ci penso...-
-Sono contenta:Ilia è tra le persone migliori che abbia conosciuto...insieme formerete una splendida coppia!-
Alphonsine si contrariò:
-Coppia?...certo,con suocera -anzi suocero- a carico...- disse,stizzita.
-Ma...- la pianista non sapeva se ridere o meno -Perchè dici così?-
-Perchè?...Non credi anche tu che -dopo quello che c'è stato tra noi -il signor Semonov dovrebbe stare qui,con me?- ribadì,indispettita -Invece ha incontrato il tuo bel Maschera d'argento...e pouf!volatilizzato!-
-Mi spiace...-Aurora abbassò la testa,colpevole - ma vedi...anch'io ho da comunicarti una novità...Stasera,dopo lo spettacolo...Sindial ed io ci sposiamo!-
-Aurora!....ma...-Alphonsine esclamò d'apprima entusiasta,poi sembrò rifletterci- ma...sei sicura?...voglio dire...-
Le due ragazze erano di fronte,sedute sul letto.Si guardarono negli occhi.
-Tu sai quello che fai?- domandò la ballerina.
Le rispose uno sguardo.
Alphonsine scosse la testa.
-Che sciocca...certo che lo sai...tu lo hai sempre saputo,fin da quando sembravi solo una bambina fragile e sognatrice...-
Aurora sorrise,ma ammise anche:
-Non credere che le decisioni che ho preso siano state tutte facili,per me....-
-Immagino...ma quando decidi,sai essere determinata e tenace come nessun'altra....io ti ho invidiata per questo,e ti ammiro tuttora...-
Le due amiche si abbracciarono,poi Aurora domandò:
-Vorresti essere la mia damigella?...non sarà una cerimonia fastosa,ma averti vicina mi restituirà un po' di calore familiare...-
-Ne sarò onorata...- rispose Alphonsine,con un accenno di inchino.
Di nuovo furono interrotte da un discreto colpetto alla porta.
-Sinette?-
Alphonsine guardò Aurora,con gli occhi che le brillavano:
-E' lui!-
Poi si impostò,con aria dispettosa e rispose:
-Si?chi è?-
-Lo sai benissimo chi sono...sono venuto a prenderti!- era la voce di Ilia,a metà fra il contrito e il ruffiano.
-Mi spiace,ma non sono sola...- ribattè la ballerina,provocatoriamente.
Ilia sembrò non gradire:
-Apri questa porta,aprimi o ...-
Alphonsine aprì,rimanendo celata dietro l'anta.Ilia entrò furente:
-Ma...madamoiselle Aurora?...-
Quest'ultima sorrise,divertita;poi col cenno del capo gli indicò Alphonsine che lo osservava trionfante appoggiata al muro.
-Tu...piccola dispettosa...- proruppe Ilia,avvicinandosi alla ballerina.
Aurora si alzò e congedandosi,uscì dalla stanza:
-Vi lascio...Alphonsine,non dimenticare che...conto su di te!-
Ma la ballerina sembrava in tutt'altre faccende affaccendata.
Discretamente la pianista accostò l'uscio alle sue spalle.Poi,allontanandosi,sentì la novella coppia ridere felice,andando via.


Erik era rientrato in teatro dal back stage.
L'edificio era vuoto.
Nel primo pomeriggio la compagnia,gli orchestrali,le maestranze sciamavano tutti verso i caffè,i bistrot,i ristoranti della capitale:ora che la primavera era alle porte anche il bois de Boulogne e il Lungo Senna si rianimavano.
L'uomo ebbe un sogghigno:per anni in quella desolazione si era aggirato,prigioniero e re a un tempo di quel regno che era anche il suo esilio,la sua condanna.
Che cosa stava succedendo adesso,alla sua vita?
Con passo sicuro entrò nella cappella:voleva controllare che tutto fosse in ordine,per quella sera.
Sorrise,al pensiero:quella sera avrebbe sposato la donna che amava,avrebbe avuto una sposa,una casa...
Rabbrividì improvvisamente:l'angelo sembrava avere gli occhi bassi,come per sottrarsi alle sue domande.
Era solo:solo con se stesso,davanti a una svolta impensabile fino a poco tempo prima.
Con Aurora al suo fianco si sentiva euforico,esaltato,certo di poter tenere la felicità tra le mani,perchè la felicità era Aurora stessa...
Ma la sorte che lo aveva irriso per anni,fin dalla nascita,non stava forse tendendogli un qualche tranello?L'ultimo,il più atroce?L'illusione della felicità?
Ora che da solo si ritrovava ad attraversare quegli spazi silenziosi che conoscevano tutte le pieghe del suo animo,avvertì un richiamo assurdo:il richiamo dell'abisso,del vuoto,dell'oscurità...dove poteva nascondersi,sottraendosi alle lusinghe,agli inganni,alle trappole dell'esistenza.
Arretrò,davanti a quell'angelo improvvisamente ostile,uscì dalla cappella e di nuovo la porta dissimulata nel parato lo sfidò.
Erik ne fece scattare l'invisibile serratura:l'uscio scivolò indietro ed il vortice gli si aprì davanti....




Di nuovo giù,nell'oscurità più buia dell'inferno,nella tomba della mente,nella prigione della follia....
Giù a ritrovare il forsennato dedalo della propria solitudine,la tomba e la tana...
Erik aveva impugnato una torcia,le aveva dato fuoco proprio con una delle consumate candele della cappella e si era avventurato per la grandiosa,orrida scalea che come le spire di un drago velenoso si apriva sotto di lui,si stringeva su di lui...
Il suo passo,dapprima lento,incerto,divenne sempre più svelto,simile a una corsa.
Un vento infernale gli sollevava il mantello;la maschera tremava sul suo viso.
Finalmente ecco l'acqua,e la barca...
Era ancora là,poco visibile,ricoperta di muschio e fango.Con un balzo vi montò sopra,impugnò il remo incrostato e sporco e scivolò verso il buio...
La torcia illuminò i due atlanti,le cui ombre sinistre sembrarono moltiplicarsi in altrettante fantasmagorie al di là della caverna.
Qui non c'era più nulla...
Non l'organo,nè il letto...non i suoi disegni,le sue scenografie...spariti i candelabri,spazzato via tutto...Persino i cocci e le macerie che ancora sopravvivevano quando vi era sceso con Ilia,erano scomparsi:era stata una sua decisione quella di spianare ogni cosa.
Come se fosse bastato...
Restava il ricordo,che da solo restituiva vita alle ombre,al vuoto...
Nella penombra gli sembrò di rivedere una sposa che lo rifiutava:
-Hai finalmente saziato la tua fame di sangue?...Ora sazierai su di me la tua fame di carne?-
Carne e sangue...
Carne e sangue era la sua musica,e la sua musica era tutto ciò che poteva esporre di sè,miserabile,mostruosa creatura...era il suo disperato richiamo d'aiuto.
Lei che sola lo aveva ascoltato,perchè ora lo respingeva?
Erik scosse la testa.
Risentì la voce di Christine che lo rimproverava:
-Non è il tuo povero volto perseguitato che io respingo...è la tua anima:è lì l'orrore!-



Aurora si era ritrovata sola nel teatro vuoto.Una sensazione strana.
Il silenzio sembrava ingigantire lo spazio intorno a lei;il buio creava ovunque giochi d'ombre.
Attendeva il ritorno di Erik,ma stranamente l'uomo tardava.Eppure Ilia era già rientrato...
Per darsi coraggio,pensò di suonare.
Il pianoforte era nella buca dell'orchestra circondato dai leggii di ferro degli altri strumentisti.
La giovane donna scese cauta le scalette che conducevano verso lo strumento.
Un'improvvisa raffica di vento gelido la spaventò.
Il sipario ondeggiò,rumoreggiando:sembrava un sospiro,un richiamo,una preghiera.
Aurora rabbrividì.
L'oscurità che la circondava le ricordò il buio della cecità.Le ricordò una notte di tanti anni prima.
Aprì il piano.
Se avesse suonato Preludio,Sindial forse -come per incanto- sarebbe arrivato...
Ma non suonò Preludio.
Le sue mani,come guidate da una forza invisibile,suonarono una musica di cui non aveva lo spartito.
Una musica che quella notte di tanti anni fa le aveva schiuso le porte del proibito...
Era una bambina,allora,e la paura di attraversare il punto di non ritorno la bloccò,le chiuse gli occhi...
Ma in lei covava il desiderio,un desiderio perverso di conoscere carne e sangue:quale incendio furioso può bruciare l'anima?quale brama spalancare quella porta?quale dolce seduzione giace pronta per chi si ama?
Lo avrebbe scoperto,ma...oltre il punto di non ritorno,quando la fiamma avrebbe consumato ogni cosa...

-...è la tua anima:è lì l'orrore!-
Ecco la verità:aveva perso l'amore di Christine non quando le aveva mostrato il proprio volto,ma esibendole la propria anima nera e violenta...
Quell'anima che addirittura le aveva tentato di estorcere l'amore col ricatto.
Un'increspatura nell'acqua diede corpo all'altro,al rivale:bello,giovane e coraggioso...
Di nuovo l'odio era cresciuto dentro di lui,di nuovo l'unico genere di vita che conosceva,quello spietato della legge del più forte aveva prevalso nel suo cuore di belva braccata.
-Ordina i tuoi bei cavalli bianchi,ora...ora che nessuno può salvarti,tranne lei!-
E lo aveva legato,gli aveva stretto il micidiale lazo al collo,chiedendole:
-Comincia una nuova vita con me! Compra la sua libertà con il tuo amore...-
Pazzo,pazzo...Erik si teneva il volto tra le mani,scuotendo disperato la testa:che pazzo era stato...chiamare amore l'abiezione,la brutale violenza.
Era stato così che l'aveva persa...persa,persa,persa....
Christine gli aveva gettato il suo disprezzo in faccia:
-Le lacrime che ho versato per il tuo destino infelice gelano nei miei occhi...ora sono lacrime di odio!-
Ma lui protervo,non aveva voluto sentire la pietà:
-Non mettere alla prova la mia pazienza...Fai la tua scelta!-
E lei l'aveva fatta,la scelta...la scelta del sacrificio:perchè l'amore è dare,non è pretendere...
Erik era di nuovo fermo,con l'acqua che gli lambiva gli stivali,il corpo teso nella rabbia e nell'impotenza della propria condizione.
E risentì la dolcezza di quel bacio:ecco..ecco cos'era l'amore...
Ah perchè,perchè lo aveva capito così tardi?...cieco,pazzo...davvero un fantasma,era stato.
Ma quel bacio aveva fatto cadere la benda dai suoi occhi:voleva una sposa,voleva una vita di affetti? e come pretendeva di averla?come pretendeva di condividerla con quella creatura di luce? Che cosa poteva offrirle?solo il suo amore atro,buio,tombale.
Seppellirla lì con sè...questo poteva offrirle.
Ebbene,forse lei sarebbe stata disposta...forse lei lo avrebbe amato anche così...
Ma Erik aveva imparato la lezione:amore non è pretendere,è dare...
-Prendila...dimenticatemi...dimenticate ogni cosa...Andate via,ora!...via,lasciatemi!-
E l'aveva vista andare via:scivolare lontano sulla barca,lanciandogli un ultimo sguardo...il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere...
Dividere insieme una vita,un amore...dividere ogni giorno,ogni notte...

Aurora continuava a suonare,alla ricerca di qualcosa che ancora rimaneva oscuro,dentro di sè.
Quella notte, oltre la carne e il sangue...c'era stata la disperata tenerezza dell'amore!
Improvvisamente don Juan aveva smesso di essere un seduttore,era diventato un uomo solo,così solo...
-Dimmi che dividerai con me una vita,un amore...prendimi per mano,salvami dalla mia solitudine...Dovunque andrai,lasciami venire con te...
Non ti chiedo altro...-
-Oh no MIo Dio!-
Aurora rivide la scena;davanti a quel grido disperato,Christine Daaè aveva strappato la maschera al Fantasma!
E il Fantasma era Erik!
Spaventata Aurora si alzò con violenza dal piano.
Il seggiolino ricadde all'indietro,urtò un leggio:a catena,uno dopo l'altro ne caddero ancora...
Cos'era quel rumore?Dove l'aveva già sentito?
Aurora indietreggiò,le sembrò che il buio fosse tornato a coprirle gli occhi.
Perse l'equilibrio,cadde tra i leggii.Tremando per quello che stava rivivendo si raggomitolò,spaventata,contro la parete.


Lo sconforto,il rimpianto avevano attanagliato il cuore di Erik.
Anche allora credeva di aver toccato la felicità con le mani...e cosa gli era rimasto invece?solitudine,ancora solitudine...
Gli sembrava di risentire ancora quella musica,mentre i due innamorati si allontanavano.
La musica era finita,finita...
Eppure...
Non aveva le allucinazioni:lì,filtrata dall'abisso,era musica reale che lo raggiungeva.
La sua musica,che qualcuno suonava proprio sopra di lui...
La sua musica...
Solo una persona poteva suonarla così...
-Aurora!-
Riscotendosi da quella prostrazione Erik si precipitò verso le scale,le risalì a balzi,dimentico del buio e delle trappole.
Uscì dal baratro e si precipitò verso il palcoscenico.
La musica era finita.C'era buio,ora.
-Erik!-
Avvertì il richiamo della sua donna e senza alcun dubbio si precipitò verso di lei:nella penombra Aurora vide il suo mantello aprirsi,come ali di un Pegaso,lo sentì avvicinarsi,chiamandola.
-Aurora!...Sono qui,non aver paura...-
'Non aver paura..seguimi'
-E' tutto buio...- ripetè,come cinque anni prima,poi gli gettò le braccia al collo e si strinse a lui. -Erik...-
Anche lui la strinse,forte,come se temesse che potesse fuggire via.
-Amore mio,anima mia...-
Un po' di luce finalmente filtrò dalle vetrate superiori.
-Erik...io...ho rivissuto quella notte...-
Lui annuì,appoggiando la fronte a quella di lei.
-...si...ho sentito...-
-Ho suonato la 'sua' musica...era così bella,Erik...una musica di carne e sangue,ma anche di amore...-
-Quell'uomo non conosceva l'amore,Aurora...-
-Non è vero!...Quella musica è una dichiarazione di amore...un amore grandissimo per una donna che...lo ripaga con il tradimento!-
Erik sorrise.La sua bambina appassionata...
-Non lo tradisce…lo fa uscire allo scoperto…-
-Gli strappa la maschera…-insistè Aurora,guardandolo.
-Gli insegna che c’è un’altra via per non essere più solo…-
La pianista si strinse a lui.
-Lui...l'amava tanto?-
-Senza speranza...-affermò Erik,poi soggiunse -ma il suo era un amore sbagliato…l’amore ossessionante e irrealizzabile che può provare chi vive nascosto nell’oscurità…E quando si rese conto dell'errore,era troppo tardi per riparare...-
-Lei...lo ha respinto?-
Erik scosse la testa.
-Fu lui,a tirarsi indietro...-
-Lui...l'ama ancora?- chiese trepida la giovanetta.
Erik seguiva il filo dei suoi ricordi.
-Si tirò indietro...e credette che la sua vita sarebbe finita in quel momento...Era un uomo solo,odiato da tutti e finalmente sentiva il peso dei suoi errori:aveva deciso di scontarli qui,bruciando col suo teatro...-
La donna trattenne il fiato,spaventata,commossa.
Ma lui le prese la mano e gliela baciò teneramente,aggiungendo.
-Ma qualcosa,o qualcuno...il destino o Dio...gli ha teso una mano...una mano di bambina...-
Il buio si squarciò completamente intorno ad Aurora.
-Eri tu quella notte,vero?...Tu mi hai salvato?-
-No...Tu hai salvato me,Aurora...-
La abbracciò e la strinse a sé:
-Io sono nato il giorno che ti ho incontrato,e sto crescendo,insieme a te...-
-...ma io...ti ho amato da quando ti ho visto la prima volta...-
-Dimentica quell'amore sbagliato, sognato e irreale.Chi ama davvero,ama di un amore concreto,che è carne e sangue,che è dare e avere,che non è mio né tuo…ma nostro…Ricordalo sempre,Aurora:il tuo dolore è il mio dolore,il tuo piacere il mio piacere,la tua vita …la mia vita…-


Ilia era steso sull'erba con la testa in grembo ad Alphonsine:guardavano il fiume che scorreva davanti a loro,in silenzio.
Fu la donna a interloquire:
-Così stasera,dopo lo spettacolo,Sindial e Aurora si sposeranno...-
-Già...-rispose distratto Ilia,carezzandole pigramente una caviglia.
- Chissà perchè così precipitosamente...-soggiunse,non particolarmente interessato.
Alphonsine ridacchiò,sicura di sè.
Ilia si volse a guardarla:
-Perchè ridi?...sembra che tu sappia qualcosa più di me...-
-Bè...più che saperla,la indovino..-
Il ragazzo la guardò,interrogativo.Cominciava ad essere curioso.
-Vuoi spiegarmi?-
-Non hai notato nulla di strano,di diverso,in Aurora,ultimamente?-
Il giovane distolse il suo sguardo, corse lontano,lungo il fiume :
-No...-
Per un attimo gli era venuto in mente che gli appariva sempre più bella...
-Questi strani malori...capogiri...svenimenti?- insistè Alphonsine.
Ilia smise di inseguire i suoi sogni,riflettè:
-Tu credi...che...che aspetti un bambino?- domandò,perplesso,con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Ah -ah...-rispose furbetta Alphonsine
-Meno male che non fa la ballerina...- commentò quindi,subito dopo.
Ilia sorrideva,a occhi bassi.
Era una notizia che lo inteneriva,lo rendeva felice.
-Sarebbe ...sarebbe fantastico...Non lo credi anche tu?-
Alphonsine posava a cinica.Sollevò le spalle,con aria strafottente.
Allora lui,piuttosto indispettito,domandò:
-Perchè meno male che non fa la ballerina?...le ballerine non possono avere bambini?-
-...Si certo...se vogliono interrompere a tempo indeterminato la loro carriera...- scherzò lei,superficiale.
-Già...- sospirò il giovanotto.-La carriera,il successo...ti dovrò sempre dividere con loro,vero?- le domandò,sollevandosi e guardandola negli occhi,fronte a fronte.
-Non prendertela...sei più fortunato di me,che dovrò dividerti con un rimpianto...- così dicendo lo respinse e fece per alzarsi.
Lui la trattenne:
-Ti odio quando fai la prima donna!- le disse stringendole con forza le braccia.
-Ed io ti odio,quando fai il romantico dal cuore spezzato...Sindial e Aurora ti riducono a una larva!-
-Sindial e Aurora sono persone a cui voglio bene...- ribattè lui - Farei qualunque cosa,per loro...-
-E per me,monsieur Semonov?...cosa provi,per me?- gli chiese lei,con aria di sfida.
Ilia se lo domandò:un impasto di desiderio,attrazione,passione che gli scaldava il sangue nelle vene....
-Tu sei una sfida,Sinette...la sfida è trovare la donna che cova dietro l'artista,trovarla e ...farla mia!-
Così dicendo la rigettò nell'erba,baciandola con rabbia e con passione.
Alphonsine si arrese e per un momento fra loro tornò la tenerezza e l'abbandono di quella notte.
Poi Ilia si staccò da lei:
-Dobbiamo rientrare,prima donna...Non puoi permetterti di tardare alle prove...-
-...E tu non puoi mancare all'addio al celibato di monsieur Maschera d'Argento...-ribattè lei,dispettosa.
Poi si sollevò,sdegnata,raccolse la sua borsetta e lo precedette,impettita.
Lui la afferrò per una mano,costringendola a stargli a fianco.
Andarono avanti così,per buona parte della strada,tra schermaglie vere o false,risatine di lei e battute infuocate di lui.
Allacciandosi e sciogliendosi,rincorrendosi e rifiutandosi...
Poi quando lui ebbe fermata una vettura che accompagnasse la ballerina all'Operà,fece per congedarsi:
-A più tardi,forse...-
Lei non sopportò di vedergli quel broncio.
Gli afferrò la mano e lo attirò nella carrozza con sè...


Tra gli applausi scroscianti del pubblico entusiasta,il Peer Gynt era finito anche quella sera.
La carrozza di Sindial aveva accompagnato Aurora e Alphonsine alla maison Levigny.Il teatro si svuotava.
Erik rientrò nel suo studio.
Aveva bisogno di dedicarsi a qualcosa.Chiamò Harun,gli chiese del bambino.Il domestico lo rassicurò.
-Dorme nel suo letto,monsieur...-
Allora Sindial chiese al servitore di fargli la barba:Harun conosceva bene il volto del suo padrone,che trattava con una delicatezza quasi muliebre,tipica della sua origine orientale.
Discretamente qualcuno bussò alla porta.
-Entrate Ilia.Vi aspettavo.-
-E' tutto pronto Sindial...-
-Bene.- Erik voleva a tutti i costi controllare l'emozione che gli gonfiava il cuore.-Nell'attesa,raccontatemi della notte scorsa...Ho temuto per voi...-si lasciò sfuggire.
Ilia sorrise,inorgoglito.Ma preferì glissare.
-Sono stato un idiota,monsieur....mi hanno rivoltato come un calzino...e innaffiato così tanto d'assenzio che ancora me ne sento l'odore addosso...-
-Ma perchè non mi avete aspettato?eppure...-
-Si,ve ne eravate raccomandato ma...ho visto entrare in quella casa il cameriere di un caffè che -quando gli avevo domandato del notaio- aveva negato di conoscerlo...Insomma la coincidenza mi sembrava forzatamente fortuita...Voi non arrivavate e non volevo perdere l'occasione di seguirlo...-
-Ebbene? gli avete parlato?...-
Il giovane scosse la testa.
-All'inizio ho finto interesse per una delle ragazze...ho cominciato a chiederle informazioni ...lei mi ha anche messo sull'avviso:alcuni uomini che già mi tenevano d'occhio hanno pensato bene di istruirmi sulle buone maniere da rispettare da quelle parti...-
-Spero vi sarete difeso...-
-Ho menato anch'io le mani,se è questo che volete sapere...ma erano tanti e...per fortuna è passata la ronda.Allora m'han coperto d'assenzio e mi han gettato lì da presso,facendomi passare per un povero ubriaco...Magari dopo erano intenzionati a darmi il resto,ma io ho approfittato per trascinarmi lontano...-
Il lavoro del cameriere era terminato.
Erik si ripulì il viso e,senza guardarsi,nè permettere ad Ilia di guardarlo,indossò la sua maschera.
Quindi respirò profondamente.
Il segretario seguiva i suoi gesti discretamente,sicuro di interpretarne ormai in buona parte il significato:quando il destino ti ha segnato,come Sindial,occorreva tanto coraggio,anche per essere felici...
-Harun,noi scendiamo...Resta col nostro piccolo ospite.Domani riceverai altre disposizioni...-
-Si monsieur- disse il cameriere,inchinandosi.
Poi Erik guardò Ilia,con quei suoi occhi che parlavano molto più delle labbra.
Il segretario gli strinse il braccio,ricambiò il suo sguardo,incoraggiandolo:
-Andiamo Sindial...!-
Harun si ritirò nelle stanze interne;socchiuse piano la porta della camera dove dormiva il piccolo zingaro,per controllare che tutto fosse a posto.
Ma con suo grande rammarico,il bambino era sparito.
Lo cercò,seguì invano le incaute tracce che poteva aver lasciato.Capì presto che era sceso giù,nel teatro.
Silenzioso e agile come un rettile nella jungla,il servitore di Sindial percorse il cammino che il fuggitivo doveva aver fatto.
Giù nella platea vuota,su per il palcoscenico,dietro le quinte,tra i fondali.
Ora si era fermato,nascosto dietro l'angolo di una parete.Ammirato e incuriosito osservava l'avanzarsi di due figure muliebri:Aurora e la sua damigella Alphonsine.
I suoi occhi erano incantati.E non si accorse che il suo inseguitore lo aveva raggiunto.
Quando lo capì,Harun lo aveva già bloccato,afferrandolo saldamente per le esili spalle.
-Andiamo...Dobbiamo tornare sopra!- disse e col gesto cercò di farsi capire.
Ma il piccolo fuggitivo lo trattenne e con lo sguardo sembrò muovergli quasi una supplica.
Harun sospirò,ma,intenerito, finì per dargliela vinta.
Nascosti nell'ombra,silenziosi,invisibili,assistettero insieme al rito che si celebrava nella cappella.
Solo quando tutto fu concluso,il bambino,stranamente docile,rientrò nelle stanze di sopra.




Era molto tardi,una notte stranamente silenziosa avvolgeva l'Operà.
L'abatjour sul comodino carezzava le generose curve del corpo statuario di Alphonsine,addormentata tra i cuscini,con la sua luce calda e vellutata.
Ilia ,sedendo allo scrittoio,la guardò con un sorriso accennato.
Poi aprì il suo taccuino,intinse la penna nell'inchiostro e finalmente soddisfece al suo bisogno di scrivere,che quasi gli impediva di prender sonno.

'Sotto gli occhi di un angelo.

Nell'Opera ristrutturato,nuovo,rinato che Sindial aveva voluto,un angolo era rimasto intoccato:la piccola cappella,spoglia,appena illuminata da un rosone circolare,scavato nelle spesse mura esterne del teatro.
Sulla parete,un angelo.
Un angelo che la prima volta che rientrammo nel teatro distrutto mi sembrò dolente,ammutolito,annientato da tutto quello che i suoi occhi avevano visto:l'angelo della musica,a cui la guerra civile aveva imposto l'odioso rumore della violenza,della rappresaglia,l'angosciante rantolo della resistenza estrema,il silenzio della morte..
Non seppi mai perchè Sindial avesse voluto che rimanesse intatta,ma ebbi subito l'impressione che quell'angelo silenzioso per molto tempo sarebbe stato il privilegiato interlocutore del mio solitario amico.
Sindial che non credeva a nulla,che mi aveva irriso per la mia fede elementare e spontanea,spesso si era attardato a colloquiare silenziosamente con quell'angelo,illuminato dalla luce diafana e tremolante di pochi lumini gocciolanti e fumosi.
Quella sera,dopo lo spettacolo,lo accompagnai lì io stesso.
Pubblico e artisti erano andati via,il teatro era vuoto.
Sotto gli occhi dell'angelo,egli attendeva l'arrivo dell'ufficiale civile:quella sera avrebbe sposato Aurora...
Gli avremmo fatto da testimoni io e Philippe Segnier,fratello minore di Alphonsine.
In quella atmosfera irreale,sopraggiunse il messo comunale,un ometto insignificante,calvo,con gli occhialini dorati quasi appiccicati sul viso.
Una figura grottesca,in quell'ambiente soffuso di sentimenti espressi e nascosti...
Tamburellava impaziente sul registro verbale che teneva con sè,sbuffando di tanto in tanto per il disagio dell'attesa.
Mi rallegrai che Sindial quasi non avvertisse la sua presenza:continuava a tenere lo sguardo fisso sulla fiamma della candela,che bruciava davanti all'effigie celeste.
-E' già un orario insolito,signori...non vorrei si tardasse ancora...- rumoreggiò a un tratto l'impiegato,con la sua vocetta chioccia.
Stavo già trattenendo Sindial dal rispondergli a tono,quando l'apparizione di Aurora sulla soglia tolse le parole persino al grigio esecutore giudiziario,che rimase a bocca aperta,come un bambino.
Guardai anch'io verso la porta.
Se nella vostra immaginazione avete mai pensato ad un archetipo di sposa radiosa,modesta,innocente,innamorata...Aurora era tutto questo.
Indossava un abito aderente,color bianco antico,e sui capelli raccolti sulla nuca portava una testiera di piccole perle che trattenevano un corto velo di tulle ricamato...
Sospirai,profondamente.O fu il sospiro di Sindial che si sovrappose al mio respiro?
La luce calda delle candele disegnò due ombre sulla parete; due voci risposero alternativamente alla formula matrimoniale che l'impiegato ripeteva con espressione monotona.
Ma la loro era una sola anima, già fusa insieme,annodata dal destino che -imperscrutabile come sempre-li aveva fatti incontrare...
E lo sguardo che correva dall'uno all'altro era così intenso,da potersi toccare.
Ero emozionato,quasi mi sentivo irretito in un incantesimo,l'incanto dell'amore e della bellezza....
Non mi sentivo escluso dall'amore,no.
In quei giorni vivevo anch'io la mia passione...ma istintivamente sentivo che quella mia storia avrebbe sempre avuto il limite della quotidianità:un sentimento bello,vitale,ma contingente...alimentato da piccole scaramucce,dispetti,gelosie...
Potevo concepire un amore senza respiro,ma -come era già successo tanto tempo prima -forse sarebbe stato un inganno,forse avrei finito per soccombervi...
Sollevai gli occhi:Alphonsine-bella e prorompente,come sempre- gettava riso sui due sposi e nascondeva dietro le spalle una bottiglia di champagne...
L'avremmo stappata con loro,o forse condivisa solo noi due,nell'intimità che dividevamo in quei giorni.
Le sorrisi,ma poi guardai ancora l'angelo,sulla parete.
Improvvisamente mi sembrò di essere come lui:sotto i suoi occhi si era concluso,realizzato qualcosa che,ancora una volta,avrebbe potuto solo osservare,senza condividerla:anch'io,come lui,ero lì a testimoniare la grandezza,la sacralità,la vera bellezza...qualcosa che avrei potuto raccontare,ma non mai vivere'


Dopo aver pronunciato il loro si,Aurora ed Erik avevano lasciato il teatro.
Presto il fido Melas li aveva condotti davanti al cancello della loro villa.
Sindial smontò,aprì il pesante battente in ferro e,tenendo il suo andaluso per le redini,si incamminò lungo il viale.
La notte era senza luna,ma le stelle ricamavano il cielo,occhieggiando tra i rami dei tigli.
L'uomo camminava guardando verso la casa che li attendeva.Di tanto in tanto rivolgeva uno sguardo ad Aurora,la sposa con cui avrebbe diviso la sua nuova vita...
La giovane donna restava in silenzio,ricambiava il suo sguardo con un sorriso e fissava la facciata della sua dimora.A un tratto si accorse che una luce brillava dall'interno,accostata familiarmente alle lastre di una finestra:un lume caldo che salutava i nuovi venuti...
Erik la rassicurò con lo sguardo:lui stesso aveva approntato quella accoglienza,immaginando che sarebbero arrivati col buio.Aurora gli sorrise,grata.
Il suo cuore era ancora incredulo.Quello che aveva sognato tanti anni prima, era lì,davanti ai suoi occhi.
Ma più incredulo era il cuore di Erik:tutto quello che aveva sempre desiderato,una casa,una sposa...era là,a portata di mano!
L'uomo aprì la porta di casa e avvertì una sorta di vertigine...Ma non era un sogno:era tutto vero...
Così pensando cinse la vita di Aurora,aiutandola a smontare dal calesse.
-Vieni...-seppe solo dirle.
E tenendola tra le braccia oltrepassò la soglia con lei.Poi Aurora si guardò intorno:la casa era ancora semivuota.
-Ma...-
-Shhh - le fece segno lui- ho una sorpresa...-
Così,impugnato il lume a gas, la condusse per mano verso quello che avrebbe potuto essere un salone.Era vuoto,ma il pavimento nuovo riluceva riflettendo la luce opaca della lampada e in luogo dell'intonaco scrostato,le pareti erano rivestite di splendidi parati damascati.
Al centro della sala,un pianoforte a coda.
-Erik!- esclamò Aurora,sorridendo entusiasta.
Lui non commentò:la osservò che carezzava il legno lucido dello strumento,lo apriva,ne sfiorava i tasti;presala di nuovo per mano,poi la sospinse dolcemente verso l'interno della casa,nell'ala dove,avvolti nel suo mantello,si erano amati...
Aprì la porta finemente intarsiata di una stanza e la lasciò entrare: Aurora rimase a bocca aperta: era perfettamente arredata...
Il fuoco bruciava nel camino acceso,illuminando un grande letto matrimoniale dalle lenzuola seriche e ricamate...
Si volse a cercarlo: Erik la stava osservando,con una fiamma appassionata negli occhi.
Da quando era comparsa nella cappella del teatro,vestita di quell'abito bianco,che le fasciava il corpo sottolineando la perfetta femminilità delle sue forme delicate;da quando il suo sguardo si era posato sul velo ricamato che la piccola testiera di perle le tratteneva sui capelli scuri,incorniciandole il viso di sposa innamorata ...il desiderio,un desiderio più forte di qualsiasi ragionamento,il desiderio alimentato da un sentimento di amore quasi fatale e dalla incredibile consapevolezza del possesso gli era esploso nell'anima,bruciandogli irrimediabilmente la carne.
Ed ora...
-Questo vestito...- pronunziò quasi con difficoltà,poi piano le sfilò la testiera e il velo dai capelli,glieli sciolse e vi affondò appassionato la mano.-Quando sei apparsa nella cappella...
Non seppe dire altro: iniziò a baciarla,carezzandole le spalle,le braccia, la schiena.E lei lo baciò altrettanto avidamente,in un crescendo irrefrenabile...
Fu lui a interrompersi,a interromperla; prese fiato,come sopraffatto da quel bacio incontenibile.Poi scosse la testa:
-Voglio assaporare ogni momento,di questa notte...e voglio che sia dolce,dolcissima...
 
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25 replies since 6/4/2008, 10:41   1041 views
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