Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

« Older   Newer »
  Share  
arielcips
view post Posted on 6/4/2008, 11:52 by: arielcips
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Montague smontò dal landò e si fermò davanti ai cancelli chiusi di quella che era stata la proprietà De La Revenge.
Scrutò in lontananza:l’edificio era stato ristrutturato e il giardino intorno ,pur nel rigoglio della primavera,aveva conosciuto le mani attente di un giardiniere.
Provò a spingere il cancello:era aperto.
L’uomo si introdusse nel viale.
Il silenzio era allietato dai canori gorgheggi degli uccelli e da un lontano scorrere di acque.
Ma la casa era vuota…
In ogni caso egli guadagnò l’ingresso:sui gradini,si soffermò a constatare che la scritta De La Revenge rimaneva incisa nella pietra,se pure consunta dagli anni e dagli agenti atmosferici.
Davanti alla porta,un campanello a mano.
Il delegato lo suonò con discreta determinazione.
Dopo qualche tempo gli aprì una giovane domestica,graziosa ma in evidente imbarazzo.
-Si?-
-Sono il delegato Montague…-
-Oh…in casa non c’è nessuno monsieur…Il padrone e la padrona non sono rientrati da ieri e il maggiordomo è fuori…- rispose la giovane,piuttosto agitata.
-Si…ne sono al corrente…- intanto l’uomo scrutava l’ingresso e si faceva un’idea della casa. –Non importa…tornerò un’altra volta…-
Così dicendo girò sui tacchi e ritornò alla carrozza.
Il vetturino fece per riprendere la via di Parigi,ma Montague gli indicò una casa colonica,nei pressi della villa.
-Andiamo,Renard!-
Venne loro incontro sull’aia un contadino panciuto e dall’aria rubiconda:
-Buongiorno!-
-Salve a voi…-gli rispose il delegato con un ‘espressione familiare – E’ da molto che vivete qui?-
-Da quando sono nato,monsieur…perché?-
-Allora forse potete darmi notizie dei proprietari della villa laggiù…-
-...Accidenti…Quella casa è diventata ambita,ultimamente…-
-Perché dite questo?- chiese il magistrato,distrattamente.
-Tempo fa venne un giovanotto a informarsi su di essa…e dopo poco eccoti arrivare dei nuovi proprietari…-
-I vecchi com’erano?li avete conosciuti?-
-Si,li ricordo vagamente…ma poi partii per la guerra e…quando rientrai già erano belli e sepolti…-
-Anche il figlio?-
Il contadino sollevò le spalle:
-E chi l’ha visto mai? Veniva di notte,prendeva quello che gli serviva e scompariva…Dicono sia morto e sepolto anche lui!-
Montague aggrottò le sopracciglia,contraendo pensoso la mascella:
-E dove?-
-Boh…!- il contadino cominciava a guardarlo con sospetto e con quella istintiva reticenza che veniva a galla tutte le volte davanti ai servitori della legge.
-Dov’è la tomba di famiglia?-
-Al cimitero di *******,credo…-
Montague annuì,con un mezzo sorriso rassegnato.
Aveva intuito i pensieri dell’uomo e vi si adattò;almeno per ora.


La tomba dei De La Revenge era alle spalle del cimitero di *****,nella zona vecchia;poco più di una cappella,dalle inferriate chiuse,coperte di edera selvatica;all’interno un altarino,ai cui lati si distinguevano,benché coperti di incrostazioni e umido,alcuni loculi.
Montague riuscì a leggerne le iscrizioni e riconobbe i nomi di Alexandre e Denise De La Revenge,i genitori di Henry.
Ma non c’era nulla,apparentemente,che potesse aiutarlo a capire altro…
Aveva deciso di recarsi su quella tomba seguendo confusamente un ‘idea;forse sperava di trovarvi una traccia,anche solo un’immagine che gli consentisse di far luce sull’intricato mistero sollevato dall’accusa di madame Jardin.
Si guardò intorno,cercando l’uscita più vicina;infilò un vialetto laterale e si ritrovò,non volendolo sulla spianata delle fosse comuni,alle spalle delle tombe dei comunardi.
Sollevò la testa,riconoscendo quella zona con tristezza;da qualche parte,sotto quella terra nera,lo sapeva…doveva esserci anche…
Scosse il capo:inutile pensarci…
Almeno ora lei riposava,almeno ora aveva trovato pace…
Affrettò il passo,ma sul punto di uscire da quella zona,squallida testimonianza della vergogna civile,i suoi occhi si fermarono a osservare una sepoltura anonima,sulla quale erano state accumulate delle pietre,secondo un disegno preciso.
-Strano…- conosceva quella sorta di rito;lo aveva appreso nelle Indie occidentali,da bambino;proprio di recente,durante la sua permanenza ad Haiti,lo aveva rivisto.
Erano piccoli monumenti eretti da chi è povero a ricordo di chi non c’è più…
Probabilmente chi era sepolto là non era così anonimo;c’era chi voleva ricordarselo,qualcuno che conosceva l’antica usanza…
Montague distolse i suoi pensieri da quella sepoltura:aveva ben altro a cui pensare che risolvere rebus…sterili rebus,che non gli avrebbero restituito quello che aveva perduto per sempre.E lo avrebbero distolto dal caso che aveva davanti,un caso che lo rendeva inquieto e irritabile,perché istintivamente avvertiva qualcosa di improprio in esso.
Si recò nella casa del custode.Incrociò un becchino che stava indossando una logora divisa;questi sussultò impercettibilmente vedendolo entrare.
-Buon giorno…-
-Buon giorno,signore…-
-Sono il delegato Montague….volevo chiedervi delle informazioni…-
-Se si tratta del bambino,monsieur, è da circa un mese che non lo si vede più…-
-…Informazioni su un certo De La Revenge…bambino? Che bambino?-
Il vecchio stringeva agitato tra le mani il berretto:
-Ah no…ecco….De La Revenge?...si,ora guardo nell’archivio…-


La giornata trascorreva lenta,ma inesorabile:l’affievolirsi della luce nella sua cella avvertì Erik che il sole era nella parabola discendente.Finalmente avanzava la sera…
Un passo leggermente strascicato gli annunciò il sopraggiungere della guardia:era un giovanotto magro,glabro,dall’espressione quasi innocente come quella di un bambino.
Armeggiò con le chiavi ed aprì la cella:
-Monsieur…-
Il prigioniero mosse qualche passo verso di lui:come sarebbe stato facile sorprenderlo ed aprirsi la fuga…pensò scrutandolo con un leggero ghigno.
-Il delegato vi aspetta…-
Erik gli porse i polsi,sempre imperturbabile;ma il giovanotto gli fece cenno di no,che non ce n’era bisogno.
-Precedetemi…-
Di nuovo Sindial si trovò faccia a faccia con Montague.
-Buona sera,monsieur Sindial…mi dicono che avete ricevuto visite oggi…-
L’interrogato rimaneva in silenzio.
-Non è così?...-
-A quanto pare ne siete informato meglio di me…-
- E’ venuto a cercarvi il vostro segretario…ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda…-
Niente.Erik rimaneva imperturbabile.
Montague tentò ancora di provocarlo:
-Ma forse voi pensavate alludessi alla vostra bella signora?-
Le mascelle di Sindial si contrassero appena.
Ma continuò a tacere,limitandosi a fissare negli occhi il suo ‘inquisitore’.
Montague sospirò:
-Mi spiace..ma in questo momento voi siete trattenuto in attesa di un eventuale processo:non potreste ricevere visite…-
-No?...-
-Non finchè non vi sia consentito..da me!- ribattè quello,con un sorriso acido.
-E secondo la legge,quando potrò essere informato dell’accusa che mi si muove?-
-L’accusa la conoscete,monsieur Sindial:voi avete preso un posto che non era vostro e ci sono buone probabilità che abbiate fatto deliberatamente scomparire l’erede legittimo…-
-Chi dice questo dovrebbe provarlo…-
-Abbiamo un documento…eccolo!-
Così dicendo porse a Erik l’atto con cui Henry De La revenge aveva riconosciuto Germaine.
Leggendolo,egli trasalì. Ancora una menzogna di Roquebrune,dunque….E naturalmente gli fu chiaro che ad accusarlo era la vecchia Jardin…
-Questo documento non contraddice l’atto che attesta la mia identità…-
-No,è vero…Ma dov’è ora questo bambino,monsieur Sindial?
-Forse dovreste domandarne ragione a chi mi ha accusato,monsieur…e non a me!-


-Siete riuscita a parlare con Sindial?- Ilia era stupito e osservava diffidente lo strano abbigliamento di Aurora.
-Si…attendete un attimo,ora vi racconto- così dicendo la pianista sparì nell’appartamento privato di Erik,per cambiarsi.
Il segretario scuoteva la testa,incredulo e accigliato.
Aurora rientrò nella stanza,indossando l’abito della sera prima.
-Come siete riuscita?-
-Non lo so nemmeno io…ricordavo solo che,durante i primi scontri della guerra civile,avevo notato che a mezzogiorno si formava davanti alle carceri un capannello di donne,per i colloqui;mi sono confusa tra loro…Ma se non fosse stato per il cappellano,non mi sarebbe stato possibile vederlo…E’ in attesa di giudizio…o qualcosa del genere…-
Il Russo annuì,un po’ preoccupato.
-Ilia…dobbiamo farlo uscire di là…lui …-
-Lo so bene,Aurora…Ma bisogna capire di cosa lo accusano,con precisione…-
-Non lo so…non lo sa neanche lui…- rispose la giovane donna,scuotendo mogia la testa;poi soggiunse:
-Forse qualcosa legato alla vicenda De La revenge?-
Ilia restava in silenzio,soppesando le parole da dire o meno.Aurora lo prevenne:
-Non abbiate paura di parlarne con me,Ilia…tra me e mio marito non ci sono più segreti…-
Il giovane ammise che con se stesso che non poteva essere altrimenti,prese fiato e finalmente le confidò i suoi sospetti:
-Credo che a denunciarlo sia stata la segretaria del notaio Roquebrune…ho avuto persino l’impressione di vederla ..-
-Oh!- esclamò con disappunto Aurora- Dobbiamo cercarla,parlarle…-
Ilia riflettè un attimo,poi rispose:
-No…è una serpe…Credo che la maniera migliore per neutralizzarla sia lasciarla cuocere nel suo brodo…Aurora,cosa vi ha detto Sindial?- le domandò poi,guardandola con sollecitudine.
Lei sorrise,sospirando:
-…Di tornare a casa…se è questo che volete sapere…-
Anche il giovanotto sorrise,indulgente:
-Non volete ubbidirgli?-
-Non prima di aver provveduto a lui…-
-E in che modo?- le domandò quello,guardandola ammirato.
-Noi due andremo a parlare col delegato Montague,Ilia:se quella serpe-come l’avete chiamata voi- può accusarlo impunemente,noi andremo a difenderlo!-



Madame Jardin era seduta su una panca dell’atrio della Suretè,in attesa.
Montague l’aveva convocata per parlare di nuovo con lei.
Il delegato la fece aspettare a lungo,senza spiegazioni; poi finalmente una guardia la precedette nell’ufficio di giustizia.
-Buona giorno,madame Jardin…Accomodatevi!-
Questa volta il sole inondava l’ufficio del magistrato,creando intorno alla sua bella testa bionda una sorta di alone luminoso;la Jardin ebbe una sorta di sussulto,ma abbassò umile gli occhi e sedette,cercando riparo a tutta quella luce,sotto la tesa della cuffietta lisa che indossava.
-Bene,madame…volevo aggiornarvi…Purtroppo il vostro notaio Roquebrune è introvabile…-
La donna aggrottò le sopracciglia,celando la delusione dietro una espressione amareggiata e sdegnosa.
-A questo punto,madame..abbiamo la vostra parola,contro quella di monsieur Sindial…e tutti e due vantate un documento redatto dal notaio e controfirmato da voi…-
-Che volete dire?- ribattè quella inalberandosi,senza per questo perdere sicurezza.
-…non lo capite da sola? Siete coinvolta in prima persona,madame …avete formulato un’accusa che può ritorcervisi contro…-
-Io monsieur obbedivo al signor notaio…- insistè quella,sollevando orgogliosa la testa.
-Anche quando vi chiedeva di sottoscrivere il falso?-
-Credetti che Sindial fosse De La Revenge…erano passati cinque anni,portava una maschera…-
-E cosa vi ha fatto pensare,dopo,che non lo fosse?-
-Non chiese nulla del bambino…-
-Magari ne ha domandato ragione al notaio…potete negarlo?-
Madame Jardin aveva i piccoli occhi serrati,iniettati di sangue:
-Vi state arrampicando sugli specchi,monsieur? Debbo credere che il denaro compra anche la giustizia?-lo aggredì. –Chiedetegli del bambino…chiedetegli dove si trova…-
Montague si irrigidì,si alzò,chiamò brevemente la guardia:
-Glielo chiederete voi stessa:ho intenzione di mettervi a confronto,al più presto…Lagarde! Accompagnate la signora all’uscita e che si tenga a disposizione!-


Rimasto solo Montague avvertì un istintivo risentimento ribollirgli nell’animo:quella vecchia continuava a destare in lui un’innata ripulsa…Eppure altrettanto intuitivamente avvertiva che dietro Sindial si celava un mistero;le risposte di quell’uomo erano spesso sibilline e di dubbia interpretazione…
Metterli a confronto era l’unica strategia possibile per capire dove si celasse l’inganno.
Ora desiderava uscire,respirare l’aria profumata della primavera,riappropriarsi della sua Parigi…
Una giovane recluta bussò alla porta:
-Signor delegato? Una signora e un gentiluomo chiedono di parlare con voi…-
Montague avrebbe preferito defilarsi,ma non fece in tempo:davanti a lui comparve Aurora,come sempre accattivante con la sua grazia e la sua bellezza particolare.
-Sono Aurora De La Revenge…- gli si presentò.
Montague rimase un attimo senza parole e le fece cenno di entrare;poi si rivolse ad Ilia:
-E voi?-
-Sono Ilia Semonov,il segretario di monsieur Sindial…-
Il delegato non fece commenti.Ilia entrò,pur rimanendo un po’ defilato.
-Accomodatevi,dunque- gli consentì Montague,andando a sedere alla sua poltrona e volgendo la sua attenzione ad Aurora.
-Madame,se siete venuta a chiedermi di vedere vostro marito,debbo prevenirvi…già vi è stata concessa un’eccezione…-
La pianista arrossì,impercettibilmente,chinando il capo.
-Vi ringrazio,ma…sono qui per chiedervi soprattutto di poter parlare…Anche se …mi sembra piuttosto iniquo il trattamento di chi è in attesa di giudizio,monsieur…-
Montague si sentì stranamente in colpa,davanti a quel viso che lo rimproverava con dolce passione:
-Sono precauzioni che si debbono prendere…- sembrò giustificarsi.
-Non avete permesso neppure che si cambiasse..che..-
L’uomo la fermò col gesto:
-Domani potete mandare una persona di fiducia,che gli fornisca ciò di cui ha necessità…
-Eccola la persona di fiducia…- disse Aurora,indicando Ilia – E’ già qui…Vi prego,consentitegli di andare ora…-
Montague inspirò profondamente,quindi sonò un campanello che aveva sullo scrittoio.
Sulla porta comparve la recluta di prima:
- Delegato?-
-Accompagnate questo signore alla cella 19…e restate con lui…Non voglio che rimanga solo col prigioniero,per nessun motivo,né che si scambino informazioni!-
-Signorsì…- rispose prontamente quello,battendo i tacchi. –Seguitemi!-


Montague guardò Aurora,che gli accennò un sorriso di gratitudine.
-Di cosa volevate parlarmi,madame?-
-Dell’uomo che avete carcerato ingiustamente,monsieur…- ribattè lei,con fiero slancio.
Il delegato si appoggiò allo schienale e la osservò tra il divertito e il compiaciuto.
-E’ un uomo fortunato…- commentò,alludendo alla sua interlocutrice.
Aurora finse di non capire;o non capì davvero:
-No..non lo è mai stato…il destino ha infierito su di lui…ma questo non ne fa un comodo colpevole!-incalzò,aggressiva.
-Chi vi dice che qualcuno possa trattarlo da capro espiatorio?- le domandò serio Montague,appoggiando i pugni alla scrivania e avvicinando il volto alla donna.
-Forse nel passato è già successo…-
-A me interessa il presente!- ribadì il magistrato,con forza.
-Ebbene…nel presente io posso testimoniare che mio marito non commetterebbe mai una ingiustizia…!-
-Eppure c’è qualcuno pronto ad affermare il contrario…qualcuno che l’accusa di aver falsato la propria identità a danno di altri…-
-Mio marito non potrebbe mai fare qualcosa di simile…non in mala fede,certo! Troppo spesso ha conosciuto l’iniquità,per infliggerla ad altri…-
Montague restò un attimo pensoso,poi tentò la carta della sorpresa:
-Sapevate,quando avete sposato il signor De La Revenge,ch’egli aveva già un figlio?-
Aurora non rispose subito,poi finalmente a voce bassa,dichiarò:
-Si…-
-Si?...- Montague rimase.-Lo avete conosciuto,dunque? Vive con voi?-
Aurora continuò ad annuire col capo.
-Si…certo…- il cuore le batteva forte.Sapeva che quella era solo una parte della verità.
-Sono stato ieri a casa vostra:non c’era nessun bambino!-
-Lui…in questo momento è a Mont Saint Michel…-
-Ah si? E perché?-
-E’ in cura…-
Montague percepiva un alone di menzogna in tutto ciò.
-…Tacete signora..non esponetevi a un’accusa di falsa testimonianza…-
Aurora abbassò la testa.
-Vi prego di credere,monsieur,che mio marito non ha mai agito male nei confronti di Germaine…- disse ancora,alzandosi e guadagnando la porta.



-Monsieur Sindial!-
Ilia aveva raggiunto la cella di Erik,preceduto dalla guardia.
I due uomini si guardarono,poi –imbarazzati dalla presenza del militare- rimasero un momento senza parlare.
-Sono lieto di vedervi,Ilia…-
Il giovanotto guardò il suo amico e datore di lavoro;aveva un filo di barba che gli ombreggiava il viso,la mano rigettò indietro un ciuffo scomposto di capelli che gli cadeva sulla fronte.
-Anch’io …Vi ho portato qualcosa…- così dicendo fece per allungargli un involto,ma la guardia volle prima controllare che non vi fossero armi improprie o altro di sospetto.
-Siete qui da solo?- domandò Erik,mentre il militare eseguiva il suo controllo.
-Vostra moglie…è sopra col delegato…-
-L’ha convocata lui?-
-No…-
-Basta così,monsieur…avete sentito gli ordini!- li interruppe il gendarme.
Erik richiamò con lo sguardo il segretario.
-Ilia!...qualsiasi cosa accada,…abbiate cura di lei!-
Gli rispose lo sguardo leale e fraterno del giovanotto,costretto ad allontanarsi per il buio corridoio delle celle.


Aurora riferì il suo colloquio con Montague a Ilia,che rimase ad ascoltarla attento.
-Credo di aver compreso…madame Jardin accusa Sindial di aver estromesso Germaine …-
-E’ anche peggio di così,Ilia…Credo lo abbia accusato di avergli fatto qualcosa di male…-
-Già…- ammise lui.
-E voi? Come lo avete trovato?-
Ilia le prese una mano tra le sue,rassicurandola:
-Sindial ed io abbiamo passato momenti peggiori,Aurora …non siate in ansia per lui…-
-Ascoltate Ilia…c’è una sola cosa da fare:dobbiamo partire stanotte stessa per Mont Saint Michel e portare qui Germaine!-
La carrozza aveva accostato davanti al teatro;sulle scale li attendeva Alphonsine.
Aurora si appoggiò all’amica,per uscire,ma ebbe un leggero capogiro…
La ballerina la sostenne,prontamente,poi fece una guardataccia ad Ilia.
-Venite…adesso cerchiamo di rifocillarci,Aurora…non avete toccato cibo tutto il giorno!- disse allora quest’ultimo,sospingendola con dolce determinazione verso il foyer.
I tre cenarono assieme:Alphonsine,con la sua carica vitale,cercò di distrarre entrambi parlando della relativa calma del teatro;li rassicurò che nessuno aveva fatto commenti o diffuso pettegolezzi sull’assenza di Sindial…
Aurora sbocconcellò qualcosa.Poi sollecitò Ilia:
-Noi…dovremmo affrettarci…-
-No,Aurora…Io,debbo affrettarmi!-
-Che cosa?...- la giovane donna stava per protestare.
-Sinette….puoi accompagnare madame Sindial alla villa e rimanere con lei,per favore?-
Con uno sguardo di aperta approvazione,la giovane interpellata accettò:
-Certo!-
-Ma…aspettate Ilia…-
-No Aurora…Ora farete come dico io! Consideratemi un vostro fratello maggiore…-
La giovane donna sospirò.
-Andrete voi…?- chiese,rassegnata.
-Si…e sapete anche voi che è giusto così:non dovete strapazzarvi oltre!-
-Lasciate almeno che io scriva due righe,per mia zia …-
Semonov sembrò più disteso;le sorrise assecondandola.
-Fernand!- chiamò –Portate carta e penna alla signora…!-
Prontamente un commesso comparve ai suoi comandi.



Era calata la notte.
Ilia Semonov si era lasciato alle spalle Villa De La Revenge,dove Aurora ed Alphonsine erano rientrate insieme ed ora,di gran galoppo,la sua carrozza macinava la strada verso il mare.
Fu fatale prendere in mano il suo taccuino e,alla luce fioca della luna,mentre a poco a poco le stelle sbiancavano verso est,appuntare le nuove emozioni.
Quel viaggio notturno gliene ricordò un altro;pensò al suo arrivo a Parigi,con un Sindial ancora diverso;un uomo che sembrava sentirsi inadeguato alla luce…

‘Forse a distanza di più di un anno avevo completato il puzzle che disegnava il volto del mio enigmatico amico.
Nessuna certezza,è vero.
Però Sindial ,il Figlio del Diavolo..non era più tale.La parte dannata di lui era a poco a poco stata domata dal suo cuore generoso,dalla umanità che covava grande dentro di sé e che finalmente l’amore di Aurora ,il successo e il riconoscimento della sua arte e,forse,la mia amicizia erano riusciti a far prorompere liberamente.
Mancava forse ancora qualcosa?
Sentivo che quel nuovo episodio della sua vita avrebbe avuto una risoluzione forte,sarebbe stato ancora uno strappo,forse quello definitivo,al sudario dello spettro che covava in lui…
Lo spettro del passato,il fantasma che era stato…Il Fantasma dell’Opera…
Lo avevo intuito,né Sindial aveva mai fatto nulla per disingannarmi…
Lo era stato.Si trattava di una vita che però lui ed io non avevamo condiviso,quindi non apparteneva al nostro comune cammino:era alle spalle…
In comune,c’era stato il periodo Sindial…
Davanti a me,ora,il mistero De La Revenge.
Forse quel nome da romanzo d’appendice che improvvisamente si era trovato a rivestire era la cifra del suo nuovo ruolo.Monsieur De La Revenge…Il signore della vendetta,il signore della rivendicazione e della giustizia…
Una giustizia di cui lui sarebbe stato l’artefice o una vendetta di cui sarebbe finito vittima?
Tremai.
Mi avvolsi nel mio soprabito e guardai fuori:in lontananza la pianura si sperdeva in dolce declivio verso il mare:laggiù era Mont Saint Michel e il suo piccolo ospite ignaro...’


Il professor Lagrange si radeva attento davanti allo specchio del piccolo canterano nella sua stanza;era una operazione che gli piaceva svolgere da solo,con estrema lentezza.La mente concentrata sull’azione,si liberava di ogni altro pensiero;alla fine si sentiva pronto per affrontare la giornata…
Qualcuno bussò alla porta proprio quando aveva iniziato il contro pelo;il rasoio cadde con rabbia nell’acqua e lui domandò:
-Ma chi è?-
-Professor Lagrange?...Prego,apra:sono Ilia Semonov!-
-Oh per tutti i fulmini!-
Spazientito l’uomo aprì la porta e accolse sbuffando il nuovo venuto.
-Mi dispiace disturbarla così di buon mattino…-si scusò il nuovo venuto – Ma è necessario che io le parli:debbo portare immediatamente Germaine De La Revenge a Parigi…-
-A Parigi? Ora…ma…Non ha senso,è impossibile!-
Intanto il vecchio professore aveva chiuso la porta alle spalle di Ilia e gli aveva informalmente fatto cenno di sedersi su una poltrona,sedendosi sul letto davanti a lui.
-Andiamo per ordine,monsieur…vi conosco di nome,posso avere ora il piacere di…?-
Ilia gli porse la mano,un po’ imbarazzato:
-Sono…Ilia Semonov…tempo fa abbiamo avuto una breve corrispondenza epistolare…-
Il vecchio signore annuì,lentamente,con la testa.
-Ma ora sono qui in veste di segretario del signor Sindial…-
-Si…ho conosciuto il vostro principale..E’ lui che mi ha affidato l’incarico di tentare di recuperare la voce del piccolo Germaine…-
-Si…e,come procede?-
-Bè…:sto cercando di ricostruire il momento del trauma,ma non è facile…perché era piuttosto piccolo…cinque,sei anni al massimo…E’ un momento delicato della cura…-
Ilia scosse la testa,accigliato.
-Purtroppo…io debbo ricondurlo oggi stesso a Parigi…-
-A qualunque costo? Anche se ciò potrebbe significare la definitiva inefficacia della terapia?-
Ilia sospirò,profondamente.
-Qualcuno accusa Sindial di aver fatto sparire il bambino…egli è in carcere…-
Questa volta a sospirare e scuotere la testa fu Lagrange.
-Speravo tanto che venendo qui,mi avreste detto che…- commentò Ilia.
-Speravo tanto anch’io..di potervelo dire…- concluse il vecchio scienziato.
Il giovane russo si alzò,guardò al di là dei vetri,la lunga striscia di sabbia lambita dalla spuma verdeggiante delle onde:ora era meno sicuro di quello che avrebbe dovuto fare…
Sindial sarebbe comunque riuscito a dimostrare la sua innocenza;ma perché sottrarre a Germaine anche una sola piccola possibilità di recuperare la voce che aveva perso? Povero piccolo figlio del silenzio…
-Vi vedo meno determinato di prima,monsieur…- commentò Lagrange.
-…E se voi veniste con me,con noi?- ribattè quello,con impeto.
Il professore lo guardò,sconfortato.
-Io non …non ho la forza di affrontare questo viaggio…-
-Vi prego professore...-
Il vecchio scienziato scuoteva la testa,perplesso.Ma intanto quella sarebbe stata l’unica soluzione…
-Viaggeremo in carrozza…ci fermeremo a rifocillarci,a riposare…- insistè Ilia.
Ma per Lagrange tornare a Parigi non era solo un’impresa fisica…La città lo aveva messo alla berlina,esiliato,etichettato;così la sua passione era diventata ossessione,al punto da fargli perdere di vista il senso concreto delle cose…
Il vecchio guardò verso il mare,poi abbassò lo sguardo sullo scrittoio,dal quale l’immagine della figlia gli sorrideva appena.Fissò quel volto tanto caro e cercò in quello sguardo la risposta giusta.
-D’accordo…datemi il tempo per raccogliere qualcosa….-
-Certo!...- rispose con un sorriso incredulo ed entusiasta Ilia.



La carrozza era pronta a riprendere il suo viaggio:Ilia si era congedato da madame Blanche,rassicurandola sulle condizioni di Aurora e augurandosi di rivederla presto a Parigi.
Quindi preso per mano Germaine,con un sorriso lo aveva aiutato a montare sulla vettura sulla quale aveva già preso posto il professor Lagrange.
Proprio quando anche il giovane russo metteva il piede sul predellino,una voce lo fermò:
-Un momento,monsieur Semonov!-
Si volse;era una voce in qualche modo familiare.
-Il bambino viene con noi!-

Alphonsine cercò di impegnare la mente di Aurora durante quella lunga mattinata di attesa raccontandole un po’ delle novità a teatro;informandosi sui programmi futuri;infine curiosando sul nascituro.
-Hai già pensato a come chiamarlo?-
La giovane donna aveva tentato di distrarsi;ma un’ansia insopprimibile le contraeva il respiro.Avrebbe voluto uscire,andare incontro alla carrozza su cui Ilia sarebbe rientrato con Germaine;ma dopo qualche minuto di attesa preferiva rientrare,trovarsi una occupazione qualsiasi.
Comprendeva i buoni propositi di Alphonsine,ma era difficile in quel momento essere una buona interlocutrice…
-No…in realtà non ho idea…con Erik non ne abbiamo mai parlato…-
-Erik?...oh,è questo il nome di Maschera d’argento?- scherzò istintivamente la ballerina.
-Ti prego,non chiamarlo così…- Aurora la pregò,quasi con le lacrime agli occhi.
Alphonsine sospirò,indulgente verso l’amica,e l’abbracciò amichevolmente.
-Vedrai che Masc …ehm,Erik…tornerà presto da te…E se ti vede così,con gli occhi consumati dalle lacrime?con questo faccino pallido?...non hai timore che preferisca tornarsene in prigione?-
Aurora la guardò e finì per sorriderle:era impareggiabile Alphonsine…
Una scampanellata improvvisa interruppe inaspettatamente il loro colloquio e quell’attesa.
-Eccoli!- disse Aurora e accorse verso la porta,che Beatrice aveva prontamente aperto.
Comparvero Harun e Lagrange.Ma di Germaine e Ilia nessuna traccia…
-Che cosa è accaduto?-
Il professore,benché provato dal viaggio,raccolse le forze per raccontare nel modo meno preoccupante possibile come si erano svolte le cose a Mont Saint Michel.
-Niente di grave,credo…Se mi fate entrare,madame…Ora vi spiegherò…-
-Si certo,accomodatevi…Beatrice,prepara il the…-


-Eravamo pronti a partire,monsieur Semonov aveva messo già il piede sul predellino,quando qualcuno lo ha apostrofato,fermandolo.Era un certo Lagarde,un graduato della Suretè…-
-Oh mio Dio…- esclamò spaventata Aurora.
-Madame…vi prego,cercate di stare calma…non è accaduto nulla di irreparabile…i gendarmi avevano l’ordine di prendere in consegna il bambino…-
-E monsieur Semonov?-
-Bè…non poteva opporsi…però Germaine ha cominciato a sbiancare,impaurito…Allora sono intervenuto anch’io…-
-E cosa è accaduto?-
-Ho detto loro che non potevano …che il bambino era in cura…-
-E loro vi hanno ascoltato?- lo incalzò Aurora.
Lagrange chinò la testa,non poteva riferirle la battuta maligna di Lagarde:’In cura presso un ciarlatano che gli ammannisca una bella lezioncina?’
-Sembravano al corrente di tutto…- disse solo.
-Ma dov’è adesso Ilia Semonov?- interloquì Alphonsine.
-Ha detto che se volevano portare via il bambino,avrebbero dovuto portare via anche lui…-
-E’ in arresto? È questo che volete dire?-
Il vecchio professore abbassò il capo nuovamente.E non aggiunse altro.
Alphonsine non aggiunse altro,prese il soprabito e imboccò la porta:
-Io vado a Parigi!-
-Vengo anch’io!- disse risoluta Aurora,ma una fitta improvvisa all’addome le spezzò il respiro. –Ah!-
Il dottore,Beatrice,Harun accorsero a sostenerla,mentre la ballerina ne approfittava per guadagnare al più presto l’uscita.


Il vetturino aveva spinto i cavalli allo stremo,consentendo ad Alphonsine di raggiungere la Suretè quanto prima.
La giovane donna smontò,pagandolo in fretta;stranamente non c’era sorriso sulle sue labbra,ma un’espressione contratta che ne tradiva la preoccupazione.
Entrò dall’ingresso ufficiale e si guardò intorno per cercare qualcuno a cui chiedere informazioni.
Numerose guardie si aggiravano tra gli uffici;in un corridoio interno,controllato a vista da un gendarme, addossato alla parete di una stanza spoglia,riconobbe l’inconfondibile sagoma di Ilia Semonov;anche lui la vide e la donna gli si diresse con sicurezza incontro.
-Ilia…che cosa sta succedendo?-
-Non ne ho idea…- disse lui,alzandosi. –Credevo volessero arrestarmi,ma per ora mi hanno solo tenuto qui,a disposizione…-
-Il bambino?-
Il giovane indicò col mento una porta di fronte.
-E’ di là…-
Alphonsine fece per aprire la porta,ma lui la trattenne.
-Sta riposando…-
La donna schiuse appena l’uscio:su un lettino il piccolo Germaine dormiva,raggomitolato.
Fece in tempo a riaccostare la porta che un passo sicuro risuonò alle loro spalle.
- Signora?-
La giovane sussultò,voltandosi.Era un uomo alto,di un ‘eleganza piuttosto sobria,biondo,dai lineamenti forti.
-Sono madamoiselle Segnier…-gli disse,con presenza di spirito.
-Molto lieto:sono il delegato Montague…Volevate forse parlarmi?-
Così dicendo chiuse a chiave la porta della stanza che incautamente Alphonsine aveva trovato aperta e la osservò severo.
-Vorrei parlarvi io,monsieur Montague…- rispose Ilia.
-Ah,voi Semonov…il vostro più che un piacere è un dovere…Ma ,a suo tempo…- così dicendo fece ai due cenno di sedersi ed entrò invece nel suo ufficio,chiamando il fido Lagarde a rapporto.
Ilia fece un gesto di rabbia impaziente e sedette di nuovo sulla panca.Alphonsine si volse quella porta chiusa dove aveva visto scomparire il nuovo venuto,con una espressione interrogativa.


Aggiornato da Lagarde su come si erano svolti i fatti,Montague non riusciva a sentirsene soddisfatto:
-Lo abbiamo beccato appena in tempo…chissà dove sarebbero andati…-
-Magari venivano a Parigi,Lagarde…-
-E’ quello che hanno detto,ma…col vostro permesso,delegato,io ho preso informazioni sul vecchio Lagrange…è un ciarlatano,pratica una sorta di medicina magica.. la ‘pneusi’…-
-L’ipnosi,volete dire?-
-Si…qualcosa del genere…probabilmente volevano incantare il bambino,per fargli dire quello che…-
-Non giudicate dalle apparenze,Lagarde..e men che meno dal sentito dire:l’ipnosi è scienza,mio caro,non magia…- lo rimproverò severo Montague.
Lo ‘sbirro’ si norse un po’ mortificato le labbra:
-Il bambino con noi non ha detto una parola…è strano,sapete?-
-Dov’è ora?-
-Nella vostra stanzetta…- c’era una inflessione bonaria adesso nella voce del gendarme- Dorme…-
Montague annuì.Adesso capiva cosa stavano cercando prima la bella madamoiselle Segnier e Semonov.
-Fatemi parlare con Semonov!-
Così dicendo licenziò il sottoposto,quindi si alzò e –avvicinatosi a una porta interna,la aprì piano,per dare un’occhiata al bambino…
Germaine si era disteso nel sonno e il suo volto era ora visibile:Montague rabbrividì…Quel colore di capelli,quei lineamenti…Perché lo turbarono così inaspettatamente?Richiuse in fretta la porta e si volse al nuovo venuto.
-Oh,monsieur Semonov…volete spiegarmi,dunque?- disse facendogli cenno di sedersi e prendendo posto dietro la scrivania.
-Monsieur…io sono a disposizione…-
-Chi è quel bambino e dove avevate intenzione di condurlo?-
-Quel bambino è Germaine de la Revenge…e lo stavamo riportando a Parigi…Come potrà confermarvi anche il professore Lagrange,che era con noi…-
Montague non fece commenti:
-Lagrange,che ha a che fare col piccolo?-
-Monsieur,purtroppo..non sappiamo perché,ma Germaine è..muto…-
-Muto?...sordomuto?-
-No,monsieur…non lo è sempre stato:secondo monsieur Sindial si tratta di un blocco psicologico:per questo egli lo aveva affidato alle terapie del dottor Lagrange…-
-E’ una storia con molti punti oscuri…- commentò il giudice – Li chiariremo uno per uno…-
-Monsieur delegato…c’è una cosa però che vorrei raccomandarvi…-
Montague contrasse il viso,interrogativo:
-Si?-
-Quel bambino…non è giusto che si infierisca su di lui ancora…-
-Che intendete dire?-
Ilia prese fiato,quindi decise di raccontare la sua versione della storia;da quando avevano individuato Germaine,là tra le tombe,a quando ne avevano ricostruito il triste passato.
-Signor delegato,Sindial ha fatto di tutto per restituire a Germaine quello che ha perduto…anche la cura con Lagrange…Io mi auguro che tutto questo non la renda assolutamente inefficace…-
Montague sospirò;se ne sarebbe sentito egli stesso responsabile…
Poi soggiunse:
-Se è come dite,perché monsieur De La Revenge non lo ha riconosciuto subito?…-
Ilia chinò il capo.Non voleva mentire,ma non sapeva nemmeno quale verità avrebbe giovato a Sindial.
Il magistrato lo trasse dall’imbarazzo:
-Lagarde!...conducete qui madame Jardin…e anche monsieur Sindial!-
-Voi aspettate qui fuori,per favore…-


Alphonsine era agitata.Era venuta via da Villa De La revenge preoccupata per Ilia,ma ora che si era assicurata ch’egli non stava subendo torti dalla giustizia,le venne in mente la scena che si era lasciata dietro le spalle.
Ilia si accorse del suo turbamento;le strinse una mano,la guardò con tenera apprensione:
-…non essere preoccupata per me,Sinette…-
-Non è per te…è per Aurora..- cominciò a dire,ma in quella sulla soglia apparve Erik,scortato dalla solita giovane recluta.
L’uomo si limitò ad accennare un saluto ad entrambi quindi entrò nell’ufficio del delegato.
Di lì a poco,scortata da Lagarde sopraggiunse anche la vecchia Jardin,che sostenne lo sguardo di Ilia con ipocrita aria dimessa.
-Chi è quella donna,Ilia?- domandò Alphonsine.
-E’ quella che ha accusato Sindial…una vipera…Ma dimmi di Aurora…-le domandò,sollecito e preoccupato insieme.
Alphonsine stava per aggiornarlo,quando lo scambio concitato di battute dall’altro lato della porta attirò la loro attenzione…
-L’ho detto e lo ripeto,delegato:quest’uomo è un impostore…un usurpatore…- la Jardin aveva alzato l’odiosa voce chioccia contro Sindial.
-E voi,come rispondete alle accuse di questa donna?-
-Farneticazioni di una vecchia pazza…-
-E il bambino?-
- Si chiedetegli,chiedeteglielo dov’è il bambino,quella povera creatura…-
Erik la fulminò con lo sguardo.
-Già dov’è?...-ripetè –Una vera fortuna che quella notte sia sparito,vero,madame?..e se fosse anche morto? Quale ghiotta occasione di usarlo contro di me…-
La Jardin impallidì,ma non per questo allentò la presa:
-Lo sentite? Lo sentite con che tono parla di quello..quello che dovrebbe essere suo figlio…Germaine De La Revenge?-
La voce stridula della Jardin finalmente giunse anche alle orecchie del piccolo che dormiva nella stanza adiacente;la porta comunicante,lasciata con oculatezza leggermente accostata,sembrò finalmente muoversi.Montague ebbe un impercettibile bagliore di trionfo negli occhi:il suo piano stava funzionando…Ora il bambino avrebbe rivelato la verità…
Germaine entrò nella stanza senza che da principio né la Jardin,né Sindial se ne accorgessero;Montague solo ne seguì i movimenti,cauti.Il piccolo si guardò intorno,disorientato, il suo sguardo incontrò per un attimo quello di Montague;e di nuovo il delegato trasalì,senza riuscire a spiegarsene il motivo. Ma quegli occhi…
Fu Erik,dopo una frazione di secondi,a sentire la presenza del nuovo venuto.Lo guardò con una sollecita espressione di timore, che naturalmente Montague non potè interpretare con chiarezza.Ma vide bene che Germaine guardava in volto Sindial con una espressione di fiducia istintiva.Come rassicurato dalla sua presenza.
Finalmente anche la Jardin lo vide e sussultò.
-Conoscete questo bambino,madame?-
Ancora una volta,nonostante un tremolio appena avvertibile nella voce,la vecchia ribattè proterva:
-Si…certo che lo conosco,anche se…è cresciuto…-
-E tu,riconosci qualcuno qui?- disse rivolgendosi al nuovo venuto.
Germaine guardò la vecchia;nei suoi occhi una espressione di rifiuto istintivo.
Poi guardò nuovamente Sindial e gli sorrise,gettandogli le braccia intorno al collo.
Montague abbassò lo sguardo,annuì lentamente con discreta soddisfazione,poi guardò la Jardin:
-Madame…ammettete di esservi sbagliata…è molto meglio per voi…-
-Che intendete? Che volete che significhi?...il bambino…-
Ma già il delegato aveva chiamato Lagarde,per provvedere alla risoluzione burocratica della vicenda;sulla soglia aperta comparvero anche Ilia ed Alphonsine,sorridenti per la buona riuscita del confronto.
-Un momento,delegato…la maschera!- sibilò,nient’affatto vinta la megera.-Levategli la maschera,e vediamo se il bambino lo riconosce!-


La carrozza procedeva senza fretta verso la campagna:a bordo Alphonsine,il piccolo Germaine e Ilia Semonov.
Il giovane russo sollevò lo sguardo:il bambino dormiva col capo reclinato sul grembo della ballerina,che gli carezzava piano i capelli biondi;nello sguardo della giovane donna una strana venatura mista di compassione e rimpianto che la rendeva più bella del solito.
Gli occhi dei due adulti si incrociarono per un momento e un sorriso li unì,per un attimo e –forse- per sempre.
Ilia guardò quindi il suo taccuino e finì di rileggerne l’ultimo capitolo.

‘Oltre la maschera.

Il giudice Montague aveva messo a confonto Sindial con madame Jardin,la sua accusatrice:invano avevo tentato di dire la mia,invano mi ero precipitato a prendere Germaine dal suo ritiro a Saint Michel.
La ‘Suretè’ seguiva e anticipava le nostre mosse,pronta a interpretarle nel peggiore dei modi…
Ora ero seduto su una squallida panca,addossato a una parete spoglia della delegazione di polizia,in attesa degli eventi.
Accanto a me Alphonsine,come me impotente,costretta ad assistere al di là di una porta ad un triste,oscuro spettacolo.
Le voci all’interno si sovrapponevano;immaginavo che il delegato si divertisse sadicamente a soppesarle,fidando nel suo giudizio e pregiudizio…
Ma mi ingannavo sul suo conto:era un uomo molto più perspicace ed acuto di quanto non sembrasse.E aveva predisposto un piano ben più sottile per smascherare chi stesse mentendo…
Le voci infatti avevano risvegliato Germaine,l’orfano muto che dormiva,spossato da tante emozioni,in una stanza comunicante,la cui porta era stata lasciata opportunamente socchiusa.
Il piccolo ignaro testimone entrò nella stanza,si guardò intorno;e –chiamato ad assolvere il ruolo di innocente detentore della verità- con naturale affetto,come da sempre,si strinse a quello che aveva eletto suo padre…
Il gesto di Germaine non lasciava adito a ulteriori dubbi:il giudice fece aprire la porta,Alphonsine ed io assistemmo lieti allo scioglimento di quella inchiesta …
Ma la subdola accusatrice aveva ancora una freccia al suo arco;la peggiore.
Non poteva accettare che Sindial e la sua generosità trionfassero.
Prima che il giudice la allontanasse,sibilò velenosa:
-Un momento,delegato…la maschera!Levategli la maschera,e vediamo se il bambino lo riconosce!-
Rabbrividii,riconoscendo un furore omicida nello sguardo del mio principale.
Montague rimase interdetto.
-Avanti,che aspettate!- insistè la vecchia. –…che il bambino lo guardi in viso e lo riconosca!...-
Quasi rammaricato di dover procedere,il delegato annuì e chiamò:
-Lagarde!...procedete!-
Il graduato si avvicinò a Sindial:ero annichilito,temevo la reazione del mio amico….Un’altra volta la maschera gli era stata strappata,lo so bene;in quell’altra vita,davanti a tutti,era stato tradito.E la sua reazione era stata di inaudita ferocia…
Ora?avrebbe permesso al suo istinto di prevalere sulla ragione,sarebbe stato uomo o fantasma?
Prima che Lagarde potesse agire,il suo braccio d’acciaio si levò,bloccando la guardia,che rimase atterrita da tanta forza inattesa.
-Mi spiace monsieur- disse Montague –Ma è necessario…Non opponetevi,non costringeteci a…-
Alla voce pacata del delegato seguì un lungo istante di silenzio e tensione;poi con un gesto stanco,di resa,il braccio che avrebbe potuto spezzare il collo a Lagarde,lentamente si abbassò…
A quel punto avrei sospirato di sollievo;ma la tensione non era affatto allentata.
Lagarde scostò piano la maschera d’argento e arretrò,inorridito;Montague stesso volse il capo da una parte,per celare l’orrore e la ripugnanza.
Germaine impallidì,spaventato.Indietreggiò portandosi le manine sul volto e la vecchia fu abile ad attirarlo a sé,gridando:
-Vedete?...ecco la prova…il bambino non lo riconosce…ne ha paura!Ha paura di questo mostro sfregiato!...-
Sindial aveva guardato Germaine,nel suo sguardo dolcezza, rammarico,l’assurda infelice vergogna per una condanna iniqua.
Poi ricaduto sulla sua sedia,aveva chinatola testa.
Sconfitto ancora una volta dalla irrisione crudele del destino…
Con il gesto del capo Montague comandò a Lagarde di rendergli la maschera.
Intanto si schiarì la voce:
-Tacete,finalmente…-impose alla vecchia,il cui sguardo di odio trionfante diceva più di mille parole ;poi soggiunse: -Stando così le cose,mi vedo costretto a procedere…Istruirò il processo contro di voi,monsieur Sindial…-
L’imputato non reagì.
Non si avvide nemmeno della mano con cui Lagarde gli restituiva la maschera.
Mi stringevo accanto Alphonsine,che celando il viso sulla mia spalla,non aveva neppure voluto vedere fino in fondo la scena e trattenevo a stento un pianto rabbioso per la mia impotenza,quando accadde qualcosa di insperato.
Germaine sussultò alle parole del giudice,si divincolò dagli artigli della vecchia,e pronunciò –un po’ stentatamente- un ‘No!’ che pochi di noi avvertirono con chiarezza..
-No…-ripetè,con maggiore sicurezza,prendendo la maschera dalle mani di Lagarde e porgendola a Erik,prendendogli addirittura la mano e poggiandovi il pietoso orpello:
-Mio povero papà Henry…-
Sindial sollevò la testa e piano rimise la maschera a posto,guardando con stupita,incredula,crescente commozione quel bambino:
-Germaine…-
Con un gesto che non gli apparteneva ma che piano andava sorgendo spontaneo in lui,egli cinse il piccolo,stringendoselo contro…
Montague mi guardò negli occhi,scrutò dentro di me come avido di una risposta;immagino lo abbia fatto anche con gli altri presenti;quindi inaspettatamente decise:
-Lagarde,…provvedete alla scarcerazione di monsieur De La Revenge…e quanto a madame Jardin…Vi avevo avvertito che le accuse avrebbero potuto ritorcersi contro di voi…- proferì minaccioso.
-Io…io monsieur ho fatto solo quello che ritenevo giusto…-
-Falsa testimonianza,omissione in atti d’ufficio,calunnia…- cominciò ad elencare il delegato.
Non rimanemmo là ad ascoltare;ci facemmo intorno a Sindial,cercando di comunicargli la nostra solidale compartecipazione.
Finalmente egli si rialzò,ci affidò momentaneamente il piccolo Germaine e seguì Lagarde verso l’interno.
-Vengo con te?- gli domandò il bambino,con voce ancora insicura.
Sindial lo guardò,accennò a un sorriso stranamente triste e gli fece cenno di no.
Rimase con me e Sinette:lei non finiva di abbracciarlo e riempirlo di dolci premure,compiacendosi della voce ritrovata.Ed io la seguii,finchè un brivido,un ‘intuizione,un’idea che volevo rifiutare non mi attraversò la mente.
Li lasciai improvvisamente senza spiegazioni e mi infilai nel corridoio che portava alle celle.
Incrociai Lagarde e una recluta con lui:chiesi loro dove fosse Sindial. Sollevarono le spalle,indicando sommariamente la cella aperta.
Vi entrai:non c’era nessuno…
Per terra,la maschera d’argento…
La raccolsi:che significava? Dov’era Sindial?
Senza pensarci oltre indossai il soprabito e corsi fuori;quindi ancora una volta l’istinto mi guidò.
Fermai una carrozza e mi misi sulle sue tracce.
La corsa finì di lì a poco:i cancelli del cimitero di ***** erano ancora aperti.Entrai…
Non fu difficile trovarlo:era davanti alla tomba senza nome,a fissare dolente quella cornice di sassi.
-Sindial!-
Mi guardò,senza rispondere.
Lo raggiunsi,col fiato grosso:
-Sindial!...- lo chiamai ancora –Che succede?-
Lui scosse la testa…
-Guardo la mia tomba,Ilia Semonov…-
-Sindial…io vi ho ammirato profondamente,oggi…-gli dichiarai.-E..anche voi,dovete essere fiero di quello che è accaduto!-
Lui abbassò la testa.
-Sindial….avete visto? Quel bambino…-
Mi interruppe,parlando da una solitudine lontana:
-Avete visto il raccapriccio,la paura,l’orrore….li avete letti,negli occhi di tutti,nei suoi occhi?-
Assentii.
-Si…ho visto tutto,Sindial…-gli misi le mani sulle spalle,sfidando la sua ritrosia –Ho visto tutto:e ho sentito…ho sentito la voce di Germaine levarsi a difendervi,a testimoniare la vostra generosità!Se quel bambino parla,se quel bambino ha riavuto quello che gli era stato tolto il merito è vostro!-
Lui abbassò la testa,ammettendo che avevo ragione.
-Vostra moglie vi aspetta Sindial…la vostra vita vi aspetta…Non vi permetterò di rinunciare ancora!-
Così dicendo lo guardai;lui vide la maschera baluginare tra le mie mani…volse la testa e il suo sguardo percorse quel cimitero,forse soffermandosi altrove…
Mi prese la maschera dalle mani,senza indossarla,e mi rassicurò:
-Riportate Germaine alla villa…Tornerò,tornerò presto-‘


La vettura ebbe un breve scarto:erano arrivati.
Ilia guardò dal finestrino,ma le sue speranze furono disattese.
Il calesse col fiero Melas non c’era ancora…


Aurora aveva avuto un malore di routine,ma per essere più tranquilli –anche su suggerimento del dottore Lagrange- era stato convocato il ginecologo Parmentier che aveva ritenuto opportuno somministrare alla giovane donna in attesa un leggero lenitivo che la inducesse al riposo.
Quando sopraggiunse la carrozza con Ilia,Alphonsine e il piccolo Germaine il dottor Lagrange era ancora lì,in attesa degli eventi;fu informato dell’esito insperato del drammatico confronto e ne sorrise,incredulo;quindi aggiornò i nuovi venuti sugli eventi della villa;infine,volgendosi intorno,mentre Harun con dolcezza sollevato il bimbo ancora dormiente lo portava nella sua stanza,chiese del padrone di casa,il grande assente di quel momento.
Ilia abbassò gli occhi,sfuggente:
-E’ sulla via del ritorno…- si limitò a rispondere,tutto sommato più contento che a porgli la domanda fosse stato il vecchio professore e non Aurora,alla quale quella risposta evasiva non sarebbe di certo bastata.
I tre adulti si consultarono con lo sguardo e reputarono opportuno rientrare.
Ilia cinse le spalle di Sinette,stringendola quasi a riceverne il vitale conforto,più che a offrirgliene egli stesso;quindi proposero al professor Lagrange di approfittare della loro carrozza per raggiungere Parigi,visto che per ora la villa sembrava avvolta in un’atmosfera di sonno e silenzio…
Il vecchio professore assentì.
Pochi minuti dopo la vettura dondolando sul sentiero dei tigli si allontanò sempre più velocemente…
Alle loro spalle,si materializzò allora il calesse e la sagoma nera di Melas:Erik non era poi così distante…
Col mantello abbandonato dietro le spalle,guardò la casa,che gli appariva come la prima volta,avvolta nella luce sanguinolenta del tramonto.
Ne varcò il cancello,quindi se lo chiuse alle spalle,senza voltarsi.

Aurora riposava in balia di un forzato dormiveglia.
Di tanto in tanto sprazzi di lucidità interrompevano il suo sonno,ma le mancava l’energia per uscirne del tutto.
L’effetto del calmante,però,andava esaurendosi;e il suo riposo si animò di sogni.
Attraversava un giardino,facendosi largo nel fogliame,spesso graffiandosi tra i rovi di un roseto…
Un lago apparentemente calmo le si apriva davanti,cercava di guadarlo,ma le acque improvvisamente si chiudevano come una pania intorno al suo corpo…
Come una nota solitaria,si ripeteva lungo la linea di un pentagramma;sull’altro rigo un’altra nota voleva raggiungerla,allacciarsi a lei…
Finalmente riuscì a sottrarsi a quei sogni,respirò profondamente l’odore della notte;una musica le accarezzò le orecchie,aprì piano gli occhi.
Qualcuno nel salone suonava…Preludio nr 4,in si minore! La storia di due note che si cercano si intrecciano,sembrano separarsi per sempre…
Indossando frettolosamente la veste da camera raggiunse la sala della musica:Erik la chiamava,suonando il loro preludio.
In principio la giovane donna avrebbe voluto dirgli la sua gioia di ritrovarlo seduto al suo piano,ma frenò l’entusiasmo:egli le apparve triste,sconfortato come un guerriero dopo l’ennesimo scontro combattuto contro un nemico dalle forze preponderanti,immense.
Sedette vicino a lui,provò a fargli una carezza;Erik la guardò,smise di suonare poi,imitando il gesto consueto di lei,le afferrò la mano,la trattenne,poggiandovi il suo viso,baciandone delicatamente l’attaccatura del polso.
-Che cosa è accaduto?- domandò finalmente la donna,sollecita.
Lui scosse il capo:
-…si è tutto risolto…-
-Germaine?-
-E’ qui…E’ finita…- rispose,continuando a cullarsi nel palmo di lei.
-Dunque,perché così triste amore mio?-
-Il prezzo da pagare,Aurora…E’ stato così…così umiliante…-
La giovane donna scosse la testa,agitata e incapace di comprendere:
-Non puoi dirmi?-
Erik prese fiato,sospirò:
-Germaine mi ha riconosciuto,davanti al giudice…-
Aurora continuava a non capire;era felicemente sorpresa,ma avvertiva che tutto questo era costato tanto all’uomo che amava:
-Ha riconosciuto il mio volto…dietro la maschera…-
-Oh…- ora aveva capito,ora riusciva a immaginare quello che Erik aveva dovuto provare ancora una volta.
Lo guardò con tenera sollecitudine,esprimendogli la sua profonda commozione.
Lui allora le sorrise,con dolce disincanto,e soggiunse:
-E al tempo stesso è stato così…meravigliosamente inatteso….Non credevo possibile che l’umanità potesse prevalere sulla ripugnanza,l’amore sull’orrore…Quel bambino mi ha guardato dapprima terrorizzato…ma poi,sai cosa ha detto? ‘Mio povero papà Henry’…-
Aurora gli cinse il collo con le braccia;ma la rabbia lo pervase ancora,quasi sembrò sul punto di respingerla:
-Questo non cambia la mia condizione…sempre ,sempre per farmi accettare dovrò indossare questa maschera!...-
-Erik…-
Piano lei gliela sfilò,lo baciò delicatamente,vincendo il suo tentativo di sottrarsi a tanta tenerezza;alla fine Sindial non seppe trovare altro rifugio che l’incavo della sua spalla,dove pianse in silenzio,sciogliendo il dolore di una vita nell’abbraccio di quell’amore così straordinariamente gratuito.
-Come puoi amarmi così Aurora?-
-Amo tutto di te,Erik….-
Lui si strinse a lei a lungo,asciugando le lacrime tra i suoi capelli,abbandonandosi nel suo caldo abbraccio.
Poi sollevò la testa,indossò la maschera e fu di nuovo Sindial:
-La mia Aurora appassionata…che viene a trovarmi vestita da Carmen….- le disse,guardandola,ammirato.
Lei si schernì sorridendo.
Erik la strinse tra le braccia,poi osservò:
-E’ passata meno di una settimana,ma il tuo corpo sta cambiando…Il mio bocciolo di rosa si sta schiudendo…-
La giovane donna arrossì:
-Perché quando arrossisci diventi ancora più bella?- le domandò allora lui,abbassando la voce come una carezza.
Lei abbassò la testa,confusa; Sindial gliela prese tra le mani e le sussurrò sulle labbra:
-Promettimi che resterai sempre così…la mia bambina adorata- e la baciò piano,a fior di labbra.
-E tu promettimi che mi amerai sempre come ora…-
Lui scosse la testa con un sospiro e un sorriso malinconico:
-Mi dispiace,ma so già che non sarà possibile…-
-Perché?-
-Perché domani ti amerò più di oggi,e dopodomani ancora di più…-
Così dicendo la baciò ancora,le cercò piano la lingua con la sua,ne assaporò la dolcezza con carezzevole sensualità.
-…I tuoi baci….ogni volta che ne assaporo uno,ne desidero altri mille…-
Aurora aveva intrecciato le braccia dietro la sua nuca e si stringeva a lui:Erik la sollevò sulle braccia,ruotò per la stanza con lei come danzando.
Poi entrarono in camera e lui l’adagiò sul letto,stendendosi al suo fianco.
-Non potrei vivere senza di te,Aurora…nulla di tutto ciò che sono ora avrebbe senso,senza di te…-
 
Top
25 replies since 6/4/2008, 10:41   1041 views
  Share