| Anatolia Kurisov era livida dalla rabbia. Essere giocata due volte di seguito no,non lo accettava... Quei due dovevano assolutamente essere ancora in albergo. Ma dove? Mentre i suoi uomini con una scusa stavano controllando stanza per stanza e un'auto stazionava di guardia alle due uscite dell'edificio,l'ufficialessa era risalita al quarto piano,nella stanza di 'miss Pettycoat'... La porta era ancora appena accostata. Nel corridoio c'era un silenzio irritante. La donna entrò,controllò con una calma glaciale ogni centimetro quadrato:entrò nel bagno,aprì la doccia,ricostruì mentalmente la facilità con cui quei due 'buffoni' l'avevano presa in giro. Quindi guardò la sua immagine nello specchio,con un ghigno di scherno. Levò il berretto a visiera e osservò come la pettinatura che le teneva rigidamente legati i lunghi capelli neri stesse leggermente cedendo. Con un movimento meccanicamente istintivo rimise in riga il capello fuori posto,ma non potè fare a meno di compiacersi della propria immagine. Era bella Anatolia:lineamenti decisi,ma perfettamente regolari,occhi gelidamente azzurri,labbra rosate,denti perfetti...Un sorriso crudele le increspò le labbra:i suoi occhi di predatrice si erano posati su qualcosa di interessante...forse la caccia era solo sospesa... Afferrò la foto che giaceva sul ripiano della toletta con la mano guantata di pelle e la infilò nella tasca interna della giacca. Sopraggiunsero i due scagnozzi. -Ebbene,Boris?- -Feofan ed io abbiamo controllato piano per piano,stanza per stanza...niente...- -Anche qui,su questo piano...?Dov'è adesso Feofan?- -...- -Allora?- -Sta facendo penitenza...lui,bè...è di famiglia ortodossa..quando siamo entrati nella stanza del pope...- -Ma che stai dicendo?...possibile che a voi due si siano sviluppati così tanto i muscoli,da risucchiarsi il cervello?- era irritata,ma Boris che la conosceva capì che qualcosa le aveva migliorato stranamente l'umore. -Restate in albergo e controllate le uscite di domani...io ho qualcosa da verificare...Se notaste qualcosa di strano, limitatevi a seguirne le tracce,con discrezione!- Tolska si morse le labbra,convinta che quell'ultimo comando sarebbe stato molto difficilmente esaudito da quei due molossi...Confidò nella buona sorte e,col suo passo determinato,entrò nell'ascensore,scese nella hall e lasciò l'albergo.
Annelore aveva il cuore in gola. Quando quell'energumeno aveva bussato con la scusa di essere sulle tracce di un topo d'albergo,avevano dovuto in fretta nascondere il malcapitato pope sotto il letto,augurandosi che continuasse a dormire da quel sant'uomo che doveva essere. Il colonnello poi le aveva fatto spegnere le luci,aveva acceso le candele e tuonando con un vocione irriconoscibile aveva detto 'Avanti!' all'importuno. La ragazza rimaneva schiacciata contro la parete dietro la porta,pronta a colpire con un portalampada il nuovo venuto,in caso qualcosa fosse andato storto. Ma il soldato russo,alla vista possente del pope,in preghiera davanti alla vergine Maria,alla luce delle candele ebbe una sorta di crisi mistica,si fece due o tre volte il segno della croce con tutte e due le mani e indietreggiando imbarazzato sotto lo sguardo severo di quella specie di Rasputin redivivo era andato via chiudendo la porta,tra le scuse. -Che c'è miss Pettycoat? Paura?- le aveva chiesto Terry,vedendola addossata alla parete,le braccia ancora armate di quell'arma impropria cadenti senza energia lungo il corpo e il respiro corto. -Le emozioni oggi non sono mancate,direi...- ammise la ragazza. Lui la scrutò cercando di capire fin dove fosse capace di recitare. Ma poi sollevò le spalle. No,non gli interessava. Tra poco avrebbe preso la sua corriera...e disperso le sue tracce! Fu lei a tentare un minimo approccio. Si staccò dal muro,controllò con falsa disinvoltura la acconciatura nello specchio del bagno,quindi si schiarì la voce e domandò: -Mi scusi,colonnello...- Lui non battè ciglio. -Può almeno dirmi come è riuscito a...- Un sorrisetto malizioso gli increspò l'angolo delle labbra. -Quanto lo avevate pagato,Sebev?- -Chi? - domandò lei,senza capire. -Il medico...Non importa:evidentemente ancora troppo poco per soddisfare la sua avidità.Ha fatto la sua parte con voi,dichiarandomi ufficialmente morto.Ma poi mi ha rianimato,con l'idea di consegnarmi intatto alla bella Anatolia...e intanto ha impacchettato un altro nella cassa,al mio posto...- Annelore aggrottò le sopracciglia,interrogativamente. -Vuol dire...?- -Voglio dire che quel cadavere non ero io...- -Ma...il maggiore lo sapeva?- -Si..ma era comunque molto arrabbiata...perchè mentre Sebev mi credeva al mio posto nel mio letto...io ho tagliato la corda!- -...Io continuo a non capire bene...- -.Farò finta di crederci...Sparando sul cadavere e sigillando la cassa pubblicamente il maggiore mi ha dichiarato ufficialmente morto agli occhi non di due testimoni...ma del mondo intero:gli Inglesi ora come ora non possono né recriminare né rivendicarmi...Sono come un tesoro del mare:il primo che mette le mani su di me,può fare ciò che vuole...- Nello sguardo dell'uomo,che fingeva il solito tono 'pastorale',passò invece un lampo di ribellione torva,come un bagliore di tempesta che illumina cumuli di pioggia minacciosi... Annelore rabbrividì: -Io...mi avevano detto che quello sarebbe stato il solo modo per...mi spiace,mi sento responsabile...Ma quando la cassa arriverà in Inghilterra l'apriranno e...- -...Ed io sarò già introvabile,tranquilla!...Ti assolvo,sorellina...Dio sia con te!- sorrise lui,con gelida malizia. Quindi si alzò dalla sedia e prima che lei potesse rendersene conto o potesse trovare qualche parola per fermarlo aprì la porta e sparì dalla sua vista.
La stazione delle corriere era caotica e rumorosa come in tutti i paesi della terra. In più qui si trattava di vecchi motori diesel il cui rombo disarmonico creava un sottofondo sgradevole e costringeva la gente ad alzare la voce ancora di più. L'utenza era quella che ci si poteva aspettare:pendolari,gente comune,molte donne,bambini... Nell'agitarsi generale,nel vociare caotico,un bimbo attirò lo sguardo di Terry Sheridan. Stringeva senza entusiasmo la mano di sua madre,che continuava a spettegolare con un'altra donna. Sembrava estraneo a tutta quella confusione. Quasi assente. A un tratto un aviogetto solcò il cielo rombando. Il bambino sembrò trasfigurarsi. Sollevò la testa con un sorriso e inseguì la lunga scia bianca fino a che sparì oltre le cime dei palazzi. A Terry sembrò di indovinare i pensieri di quella testolina:'Da grande farò il pilota e volerò anch'io più in alto delle aquile,lontano da tutto questo...' L'ex ufficiale aggrottò la fronte. Una serie di flash gli avevano attraversato la mente,prima che lui potesse evitarlo.L'entrata in accademia,la scuola di volo,il X stormo...Il suo vecchio istruttore...Horace Mc Brain...Horace! In quella i suoi sensi percepirono una sensazione di pericolo. Si guardò intorno. C'era una certa agitazione,diversa da quella precedente. La polizia. Alcuni agenti ispezionavano le corriere in partenza.Li seguiva,agitata e vociante,una figura goffa in abiti civili:il vero padre Gennadiy... -Dannazione...- Senza dare nell'occhio,si diresse verso un'edicola sacra da cui una immagine incrostata di San Cirillo sembrava guardare con molta pena i passanti.Finse di essere in meditazione mistica. Altri agenti erano sopraggiunti in moto. Avevano stoppato davanti alle corriere ed erano smontati a controllare i passeggeri,senza nemmeno preoccuparsi di spegnere i motori. Doveva farlo...Non c'era altra via... -Guardate! Da quella parte!- gridò in russo additando qualcosa che non c'era. Ma era un pope e la sua parola era vangelo. Tutti,anche i poliziotti e il vero prete si volsero nella direzione indicata e nella frazione di un secondo l'uomo balzò su una delle moto e con un ruggito rabbioso sgommò via,mentre il vento gli sollevava la tonaca ...
La moto sfrecciava rombando per le vie di Baikonur. Terry aveva la mascella contratta:il suo piano era saltato. Non volle per il momento domandarsi perchè e come. Si rese conto che,se non voleva finire di nuovo in pasto ai Russi,doveva tapparsi il naso e afferrare la mano che gli avevano porto i cari compatrioti...E poi adesso qualcosa aveva messo in moto la sua curiosità... Guardò l'orologio sulla torre campanaria:mancavano 25 minuti alle 9.Forse sarebbe riuscito a raggiungere l'aeroporto,con un po' di fortuna... Buttò un occhio alle sue spalle:gli inseguitori erano lontani,ma doveva seminarli. Non sarebbe stato difficile:bastava solo ...scomparire. Con uno scarto che provocò l'inchiodata di un paio d'auto che procedevano contromano rispetto a lui e la conseguente serie di tamponamenti a catena che ci si poteva aspettare,il pope sulla moto sembrò sparire improvvisamente dalla strada,forse fagocitato da una voragine infernale:in effetti l'ex colonnello aveva inforcato le scale del sottopasso del metrò tra le grida dei malcapitati viaggiatori. Attraversare i binari non fu proprio facilissimo...Ma in qualche modo,sfidando le leggi della fisica e infilandosi tra due treni in corsa che ripartivano in direzioni diverse,riuscì a portarsi dall'altro lato e risalire da un'altra uscita.
Annelore Pettycoat sedeva su uno di quegli assurdi,scomodi sedili in plastica creati a posta per le sale d'aspetto di stazioni e aeroporti di tutto il mondo. Sospirò,guardando il display:il suo aereo non vi appariva ancora... Ma non era per quello che si sentiva giù. Sperava ancora di poter riuscire nell'impresa per cui si trovava lì,in quel momento,ma più i minuti passavano più si rendeva conto di aver fallito. Sfogliò distrattamente una rivista,con un sospiro più forte. -Irina,tesoro...scusami se ti ho fatto aspettare....Sei arrivata da molto?- Sollevò la testa appena in tempo per sentirsi tirare su per una mano e abbrancare da un braccio d'acciaio. Quella stessa mano afferrò il suo esiguo bagaglio,mentre il braccio la teneva 'paternamente' sotto la sua protezione: -Vieni..ho l'auto proprio qui fuori...- -Ma... io...lei...- farfugliò,sorpresa e un po' spaventata mentre Terry la sospingeva fuori della sala d'aspetto. -Ti faccio forse soggezione?chiamami zio...come facevi da piccola...- le ingiunse,con un finto sorriso e uno sguardo alla cui autorità era impossibile sottrarsi. -Sì..zio...- ripetè,seguendolo,come in trance.
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