| L’idrovolante iniziò a prendere quota. Annelore stringeva i denti,per il freddo,la stanchezza,la paura dell’ignoto. Sorvolarono a un tratto un’isola,avvolta da una nebbia vischiosa.La giovane donna non era nemmeno sicura si trattasse di una isola…avrebbe potuto essere il relitto di una nave abbandonata o… Le sembrò persino di intravedere un’ombra,una sagoma umana che sollevasse il braccio verso il loro aereo Si ricordò vagamente che anni prima sul lago d’Aral sorgeva una centrale atomica. Rabbrividì ancora. Doveva avere qualche decimo di febbre. Poi la distanza dal suolo aumentò e l’aria si fece ancora più fredda,sottile, tagliente. La ragazza smise di guardarsi intorno…
-Siamo arrivati,miss Pettycoat…è incredibile quanto sia stata silenziosa…paura o…?Dannazione! Miss…hey,Annelore…!- Le sembrò che Terry si agitasse intorno a lei,poi avvertì il calore di un abbraccio;probabilmente l’uomo la stava sollevando di peso e portando da qualche parte. Miss Pettycoat tentò con uno sforzo disperato di guardarsi intorno. Dove si trovava ora? Dove l’avrebbe condotta quell’enigmatico compagno di viaggio? Ancora la sensazione di benessere che viene dal calore la avvolse.E si lasciò andare definitivamente.
Era in una cuccetta:comoda nonostante l’esiguità dello spazio;calda grazie a una coperta di lana che la avvolgeva tutta. Si stiracchiò sbadigliando. Ora stava bene. Si alzò piano,sollevando la coperta:indossava una camicia da uomo di flanella che le arrivava alle ginocchia e gli slip… Non ricordava bene quando si fosse cambiata e…a pensarci bene non poteva nemmeno dire come si trovasse lì…lì dove? Il movimento dolce del mezzo all’inizio le aveva fatto pensare a un treno… Ma…beccheggio,rullio e lo sciabordio dell’acqua… Era su una barca! Scivolò dal letto e scappò sopra,in coperta. La luce abbagliante del sole la bloccò un attimo,poi abituatasi si guardò intorno. Terry era di spalle,in tshirt nera e boxer davanti al timone;guardava l’acqua davanti a sé attraverso le scure lenti da sole.Serio,pensieroso. -Colonnello Sheridan…!- Si volse a guardarla con un sorriso solare: -Miss Pettycoat…come si sente? Passata l’infreddatura?- Annelore si guardò intorno ,spalancando le braccia: -Ma dove siamo?- In quella una raffica di vento le sollevò l’orlo della camicia,scoprendole le gambe e qualcos’altro. Lui la osservò con malizia: -Non ha paura di una ricaduta?forse è meglio che si vesta…Ci sono degli abiti asciutti adatti alla barca:li indossi!- Annelore arrossì. Intuì anche che a spogliarla era stato proprio lui e arrossì di nuovo all’idea;quindi si precipitò di sotto a rendersi presentabile. Poco dopo anche Terry scese sottocoperta. Annelore si chiuse in fretta nella sua cuccetta,per infilarsi i pantaloni.L’uomo ridacchiò tra sé. -Come se la cava in cucina? Facciamo colazione?- La ragazza schiuse la porta: aveva ora un maglioncino bianco a collo alto che le metteva in risalto il personale ,dei pantaloni alla pescatora e un gilet smanicato impermeabile. Terry la osservò compiaciuto.Aveva tirato fuori una padella e stava friggendo il lardo per le uova al bacon. -Allora? Sa recitare la parte della ‘brava donnina di casa’?- la sollecitò lui. -Si…veramente non recito:diciamo che mi piace…- così dicendo si mise ai fornelli e – adattandosi poco a poco – all’equilibrio instabile dell’imbarcazione,preparò le uova e il caffè. Poi con molta familiarità trovò un vassoio,le tazze i piatti e si avvicinò al tavolo dove l’uomo sedeva. Terry aveva appena occhieggiato dietro le tendine per vedere qualcosa.Si ritrovò la colazione servita davanti e non celò il suo entusiasmo. -Mmmm…che buon odorino…peccato che non mi abbia fatto le frittelle,anche!- -Magari un’altra volta…- disse lei,un po’ indispettita. -Segga qui con me…Si sente bene? Aveva un febbrone ieri sera…- -Si…debbo aver preso molto freddo…o anche la stanchezza…ma…ora mi dice…- L’uomo sembrava troppo intento a mangiare,con soddisfazione.Con lo sguardò ammiccò al di sopra della tazza,invitando a fare come lui. Annelore finì per seguire il consiglio.In effetti aveva un po’ di fame arretrata… -L’aria di mare mette appetito,miss…-poi la osservò un po’ con aria maliziosa,mentre mangiava anche lei con gusto – Mette ‘tanti’ appetiti…- e sospirò,ironico. -Non scherzi!..- -Sa questa barca come si chiama? ‘Luna di miele’…un amico ci ha portato la moglie in viaggio di nozze…ha anche il pilota automatico…- Annelore lo guardò con un’espressione di rimprovero. -Ma lei non ha altro,per la testa?- -Bambina…diciamo che sedici mesi a Baila Klava non passano in fretta…- -Bè,ma…direi che ieri,con la sua amica Elisaveta…- Gli occhi di lui ebbero un bagliore d’acciaio. -Taci.- le intimò,alzandosi con uno scatto improvviso. -Non debbo neanche nominarla?...…a quanto pare allora ci tiene…- -Sono cose che non puoi capire…- -Bè,se ci tiene così tanto non dovrebbe poi mettersi a fare lo scemo con ogni gonnella che le capita a tiro…- Lui sollevò un sopracciglio.Ora sembrava incuriosito. -Ogni gonnella?- -Già…ora toccava a me,domani al maggiore Krusinov…e chissà quante…- -Piccola? Mi stai facendo una scenata di gelosia?...non credevo che viaggiare su questa barca ti suggestionasse tanto…- scherzò,irritandola ulteriormente. -Ma che…- -Non è colpa mia se sono così ‘esuberante’…ma se le mie attenzioni ti disturbano,salirò in coperta,ad affrontare i marosi per te…- Così dicendo risalì la scaletta ridacchiando.
Rimasta da sola miss Pettycoat sospirò. Poi cominciò a guardarsi intorno,domandandosi dove fosse la sua valigetta. Dal timone Terry gridò: -Se sta cercando il suo bagaglio è nel gavone della cuccetta!- Annelore andò a controllare e si rassicurò con un sorriso.Quindi uscì in coperta. Il cielo aveva uno strano colore abbacinante,il sole si nascondeva a tratti dietro un cumulo di nuvole dispettose. Intorno a loro,solo mare aperto. -Colonnello…- tentò di approcciarlo di nuovo,timidamente. - Sono stato deferito diciotto mesi fa,non sono più colonnello:chiamami Terry…-rispose lui continuando a timonare senza guardarla. -Ma…Elis….ehm…-stava per replicare,ma preferì ingoiare le sue proteste e riprovarci –Bene,Terry.Posso sapere dove siamo?...e dove saremmo diretti?- -Non hai detto che rientravi a Londra,Annelore?bene…abbiamo fatto un giro più largo…- -Cioè?...raggiungeremo Londra su questa barca?- Lui rise,guardandola. -No…non sono Ulisse…Questa barca ci porterà a Istanbul e di là un magnifico aereo ci condurrà lungo il caro vecchio Tamigi…- -Ma che mare è questo?- -Tsktsktsk….geografia ne conosciamo poca,signorina…Si chiama mar Nero…siamo diretti al Bosforo..- -Aaaah…l’Ellesponto..- Terry le lanciò una occhiata tra l’ironico e l’atterrito: -Qualcuno li chiama anche Dardanelli…ma chissà perché a me questa espressione fa venire in mente altro…-scherzò,malizioso. Lei sollevò le spalle,rassegnata. -E in quanto tempo raggiungeremo Istanbul?- -Uno,due giorni…se il vento è favorevole…non intendo usare il motore...il carburante è poco,e il rumore ci esporrebbe troppo….- -Ma….lei crede che…ci stiano ancora seguendo?- Questa volta l’uomo la guardò negli occhi serio,senza sorridere.E non parlò. Annelore avvertì di nuovo freddo,si strinse nelle spalle,scese sottocoperta. Qui,assicuratasi che Terry fosse visibile al timone,tirò fuori la valigetta e la aprì. Cercò qualcosa nel suo interno,frugò,svuotò tutto e lo riempì di nuovo. Sbuffò. Avvilita,sconfitta. La richiuse con uno scatto.Il timone era visibile;il timoniere scomparso. Pensò che l’avrebbe visto comparire sulla scaletta. Attese un po’,con sul viso una espressione forzatamente disinvolta. L’uomo non comparve. Allora Annelore si alzò e sporse la testa fuori: -Terry?- chiamò. Uscì finalmente sulla coperta.A prua riconobbe le lunghe gambe dell’uomo stese,una leggermente sollevata,al sole. Si avvicinò:appoggiato all’albero,con un berrettino calato sul viso,l’ex marines si godeva il sole. -Terry?!?- Un leggero ronfo le rispose:il colonnello Sheridan dormiva… Annelore cercando di essere il più cauta possibile si avvicinò al quadro dei comandi,dietro il timone:finalmente riconobbe la radio! Guardandosi furtivamente le spalle, sollevò il microfono,aprendo il collegamento;digitò una frequenza,poi pronunziò il proprio nome. Rimise a posto il microfono,ancora collegato e attese,trepida. Un bip appena percettibile.Sollevò il microfono e ascoltò qualcuno dall’altra parte.Poi richiuse,spegnendo ogni cosa e scivolò di nuovo giù in cambusa.
Edited by arielcips - 1/11/2008, 20:02
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