una recensione che non salva il film ma la recitazione di Gerry(e del bimbo) si!
Quello che so sull'amoredi Sabrina Colangeli
♦♦
e 1/2George Dryer (Gerard Butler) è un ex calciatore di primo livello, che si ritrova improvvisamente ad allenare una squadra di bambini, tra cui c'è il figlio Lewis (Noah Lomax). Non è certo il sogno della sua vita, ma le advances delle mamme dei piccoli atleti gli faranno aprire gli occhi su cosa significa amare ed essere amati.
Che lo si ami o lo si odi, Gabriele Muccino ha sempre mostrato una sua “poetica” ed un suo stile, riconoscibili e più che rispettabili; la sua esperienza oltreoceano, cominciata con La ricerca della felicità e proseguita con Sette Anime, non ha fatto che esaltare in maniera diversa il suo talento, riscuotendo un discreto successo ed andando forse anche ad allargare il target dei sui estimatori.
Quello che so sull'amore prende una strada diversa: dopo i ritardi, gli imprevisti e le critiche statunitensi, arriva nelle nostre sale un'opera che sa di committenza, dove la vera anima del regista romano sembra quasi completamente eclissata e si disperdono le varie potenzialità insite nel progetto.
Nonostante (come sempre) l'elemento autobiografico venga padroneggiato e quindi reso nel miglior modo possibile, il film mostra una sequela di clichè sull'Italia, ma non solo, che alla lunga stanca anche lo spettatore più bendisposto. Così le battute sulla bellezza delle ville toscane o sulla bontà della pizza non fanno che debilitare la forza di ciò che sta alla base: un uomo sull'orlo del fallimento, perso, dopo una vita al massimo, alla ricerca di una sua posizione e alle prese con un figlio di nove anni che non lo ha mai realmente conosciuto. E se gli elementi in comune con i precedenti lavori non sono affatto difficili da rintracciare, questo ultimo si differenzia per un solo, essenziale, dettaglio, da cui derivano poi tutti gli altri: ognuna delle pellicole firmate da Muccino non può avere una classificazione univoca, sono degli “ibridi” all'interno dei cosiddetti generi cinematografici; Quello che so sull'amore è una classica commedia romantica, ma su carta era stata pensata diversamente. Le parti drammatiche sono state infatti rimosse dalla produzione, con la ferma idea che un ibrido non sarebbe stato apprezzato dal pubblico statunitense. Ed ecco il risultato. Agli occhi di un italiano, o meglio di un europeo, il film non sa abbastanza né dell'uno né dell'altro, non riuscendo a colpire e relegandosi tra quegli svaghi piacevoli ma presto dimenticabili.
Vanno comunque riconosciute le belle prove di Butler in primis e del piccolo Lomax, oltre alle sempre incantevoli musiche di Andrea Guerra.
www.intothemovie.com/index.php?opti...amore&Itemid=17***
Secondo quest'altra,il film si regge totalmente sull'interpretazione di Gerry
"Quello che so sull'amore"Il sottotesto nei film di Gabriele Muccino è quasi sempre una storia produttiva, dove un attore o un produttore propongono al regista nazionale un progetto internazionale. Dopo Will Smith, accanito ammiratore del regista, con cui ha trovato la felicità e salvato sette anime, è la volta del produttore imporre plot, cast e happy end. Guardando Quello che so sull'amore la sensazione è l'accettazione del sistema. Gabriele Muccino ha ceduto arte e armi.
Si è garantito il futuro e si mantiene stretto il presente hollywoodiano ma a quale prezzo? Non è facile imporsi e imporre la propria autorialità in un contesto fortemente standardizzato, sia narrativamente che formalmente, ma creare un po' di disagio, erodere qualche certezza spettatoriale, concepire trabocchetti e inattesi snodi diegetici forse è possibile.
Il rammarico espresso nelle dichiarazioni del regista romano lascia pensare a ragione che il sogno di cinema di Muccino non coincida con quello hollywoodiano e allora perché limitare la rappresentazione dell'inquietudine a vantaggio di una normalizzazione rassicurante? Perché ricomporre la conflittualità del protagonista dentro un giardino e un finale lieto? Perché accontentare i committenti e scontentare le proprie inclinazioni? In attesa di una filmografia che risponda in un senso o nell'altro a questi interrogativi, è più utile concentrarsi sul prodotto fatto e finito.
Commedia straniera, Quello che so sull'amore è una centrifuga di situazioni smaltate, una semplificazione estrema della formula romantica che si regge grandemente sull'interpretazione e il physique du rôle di Gerard Butler, padre in affanno e indeciso se dare un calcio alla vita o al pallone. Precipitato in una narrativa senza asperità, gli fa corona una trionfante esposizione divistica che sfrutta l'appeal ritoccato di Uma Thurman e Catherine Zeta-Jones, risolvendo i rispettivi personaggi in un paio di rapidi passaggi. Ma non c'è performance attoriale o misura scenografica che possa sopraffare o solo ridurre la centralità di Butler, abbigliato e acconciato come un Muccino 'minore'.
E la prossimità somatica dell'attore scozzese con Silvio Muccino è la traccia in cui si rintraccia l'anima e la pancia di tutti i personaggi 'farfuglianti' del regista, portatori di un nomadismo sentimentale e di un sistema instabile di relazioni affettive.
www.parmadaily.it/Notizia/61329/cinema.aspx#.UPUziB12RrM(stendiamo un velo sul fatto che avvale la teoria della somiglianza con Silvio Muccino
)
Edited by sabrinta - 15/1/2013, 11:54