| Io sono suo padre...
A quelle parole il cuore di Meg ebbe un sussulto.La giovane donna sobbalzò,voltandosi e incrociando gli occhi dell'uomo che aveva parlato,che aveva finalmente svelato il tacito segreto che lo legava a lei... La Grisi,presa in contropiede,ingoiò la sua risposta e uscì,imbarazzata,preferendo una dignitosa ritirata ad un ulteriore confronto. Così finalmente padre e figlia rimasero da soli. -Come avete detto...- balbettò Meg nel suo italiano un po' fragile – Voi..tu...- -Sono tuo padre Meg...- riconfermò lui,sospirando sollevato,ma ancora un po' sospeso,di fronte alla possibilità di un rifiuto. -Come..come potete esserne così certo...?- Guido avanzò verso la ragazza.Dal suo tono capì che era pronta ad accoglierlo,e allora trovò finalmente il coraggio di ammettere i suoi errori,esternarle la sua gioia. -Oh Meg...avrei dovuto esserne certo da subito...da quando ti ho conosciuta,dai tuoi gesti,dal tuo modo di essere...Invece ho continuato a rimanere fermo nel mio chiuso orgoglio,a non vedere altro che me e il mio dolore...Ho dovuto aspettare che -per una pura coincidenza- la verità che avevo sotto gli occhi diventasse certezza...Ho sprecato tanto tempo...invece di prenderti tra le braccia e stringerti a me...- così dicendo le andò ancora incontro,aprendo piano le braccia,attendendo di poterla finalmente accogliere sul suo cuore. Meg era commossa,incredula. Fece un timido passo in avanti,poi con quel suo istintivo slancio, si lasciò andare a quell'abbraccio paterno che aveva desiderato da tanto,da sempre. -Devi dirmi tutto,raccontarmi tutto...- i due si stringevano,tra le lacrime reciproche desiderosi entrambi di poter subito,in pochi minuti recuperare una vita intera vissuta lontani... Per prima cosa Guido le raccontò di Lucia Sillani e della sua rivelazione;ma poi parlarono di Magdalene,e dei giorni lontani dell'infanzia di Meg ,e dell'Opera... -Quanto ho amato tua madre,Meg...Quando la vidi danzare,la prima volta..io ero un fuoriuscito politico,avevo il cuore in tempesta per la mia patria...ma improvvisamente tutti i miei pensieri sembrarono dissolversi:vedevo solo lei,lei che si librava con la grazia di un angelo... -In principio mi sentivo così inadeguato...mi limitavo ad adorarla in silenzio...Poi,poi capii che non era solo una dea,lontana dal mondo:aveva un cuore generoso,forte....- A quelle parole a Meg venne in mente la voce di Erik,l'espressione di assoluta gratitudine con cui ricordava la generosità di Magdalene.
Erik! Debbo andare da lui...
-Io...vorrei trattenermi ancora,ma...- -Dove andrai?- le domandò,in tono leggermente autoritario.-Sei sola...senza protezione...- -.No ! C'è qualcuno che...veglia sempre su di me!-rispose allora lei,trepidante. Come avrebbe voluto condividere anche quella sua nuova gioia col padre ritrovato... -Ah si?- Guido si irriggidì, si guardò intorno,come a cercare il 'terzo incomodo' tra loro.-E dov'è?Dove si nasconde?- c'era la solita sfumatura di disprezzo nel suo tono. Meg aggrottò la fronte,si morse le labbra.Era delusa. Quell'uomo era suo padre...L'istinto,il sangue,l'amore per Magdalene li univa fortemente.Credeva di potersi fidare di lui,di poterlo mettere a parte dei suoi progetti,di trovare conforto e sostegno in lui... Ma Guido parlò ancora,tarpandole le parole sulle labbra: -Quel....quell'uomo,Meg...Non voglio che tu soffra per lui!- -Quell'uomo?...io...io lo amo,e lui ama me...,mon pere!- -Non è capace di amare...E' solo assetato di sangue...conosce solo la legge dell'odio e della violenza...- -Come puoi dirlo? Tu non sai niente di lui...- -Anche tua madre...sembrava soggiogata da quella sorta di 'fantasma'...All'inizio volli ascoltarla,ma poi...conobbi i suoi metodi...- -Ma lui...vi ha salvato la vita...- tentò di ribattere Meg. -Un uomo che cela il suo volto dietro una maschera,che usa il suo genio per preparare trappole tanto crudeli quanto assurde,che colpisce alle spalle,nel buio...è un uomo senza coraggio,senza cuore!- Meg non credeva a quello che sentiva. -Non puoi fermarti così alle apparenze...non riesci a riconoscere il cuore che batte forte dietro quella maschera,nei suoi occhi...??? E quello che ha fatto per voi,a Parigi? Quello che ha fatto per mia madre,per me? Si è battuto come un leone per salvarmi la vita....contro quel Guermantès!- -Un leone:lo hai detto...una belva feroce,che cerca solo vendetta...- Meg era esterrefatta: -E tu...non cerchi vendetta?- -No...io cerco giustizia,è diverso...-rispose con fiera pacatezza il conte.-Io voglio consegnare Guermantes alla legge:voglio vederlo impiccato,ma non sarò certo io a stringere il laccio intorno al suo collo...- Meg trattenne il fiato,si compiacque di non aver parlato troppo presto con Guido.Ricomponendosi,gli si rivolse con cortese distacco: -Debbo cambiarmi,ora...- Morelli avvertì che ancora una volta tra loro s'era alzato un muro;ma non transigeva sui suoi principi;acquistò un forzato contegno di freddezza e disse: -Non ti disturberò oltre...- Così dicendo,con un leggero cenno del capo,si congedò uscendo dal camerino senza altre parole.
Meg sospirò,scuotendo il capo. Lo scatto di un bilanciere,una porta nel muro si aprì,comparve Erik. Si guardarono. La ballerina non sapeva quanto egli fosse al corrente del colloquio avuto con suo padre:tuttavia non domandò,tacque,abbassò lo sguardo,sfuggente. -Vieni?...- le chiese lui,porgendole la mano. -Si...- gli rispose,e -seguendolo- si sentì di nuovo al sicuro,certa di non sbagliarsi su di lui...Erik imparava ogni giorno ad amare,ma il suo bisogno di amore era radicato nel suo cuore:ne era assetato e spesso la sete lo aveva reso cieco,gli aveva annebbiato la mente fino a confondere bene e male...Ma se odiava senza limiti,anche il suo amore sapeva essere totale,assoluto...Il suo amore... Si fermò un attimo a guardarlo. La precedeva sicuro nei recessi dell'antico teatro veneziano.Si accorse di quella sua impercettibile incertezza e si volse a guardarla,con occhi interrogativi. Meg gli schiuse le labbra in un accenno di sorriso.Lui allora la attirò a sé e la baciò,con dolcezza. -Andiamo!...- le disse poi,sollecitandola. Scesero verso quella sorta di stanza nel cuore oscuro del teatro,che li aveva già ospitati poco tempo prima. Nell' affrontare un pericoloso dislivello tra una rampa e l'altra di antiche scale,egli la sollevò istintivamente sulle braccia,per deporla al sicuro davanti a sé. Ma quel contatto non poteva lasciarlo indifferente.La desiderava,sempre.Ora che finalmente aveva dichiarato anche a se stesso i propri sentimenti,era difficile mettervi un freno. Meg arrossì,consapevole di quello che egli provava;anche lei sentiva lo stesso desiderio,la stessa magnetica attrazione per lui. Erik sospirò e con le mani le sfiorò piano i capelli,il viso,poi strinse le sue braccia quasi a farle male. -Siamo quasi arrivati..- le baciò delicatamente la fronte. Quindi ripresero la discesa. Finalmente una luce in fondo a quel buio segnò la fine di quel percorso nella tenebra.
Meg rivide lo scrittoio e il letto. Erik la abbracciò di slancio,sorridendole. Entrambi ricordavano quella notte di passione,quando lei arrivò,vestita da Maurice... Ma il solito fischio interruppe il loro abbraccio. -E' Nadir... aspetta...- -Non posso venire con te?- -Resta qui... tornerò presto...-
-Padrone!- -Che succede?...novità?- Meg sentì che il nuovo venuto si avvicinava al 'covo' restando sulla soglia:lo sentì parlare fitto con Erik: -E' tutto pronto:la nave si chiama Parthenope.,batte bandiera olandese..salperà per gli Stati Uniti ...- Immaginò si trattasse della 'loro' nave,della 'loro' vita futura...si stese sul letto,inseguì quel sogno..non sentì altro.
-Solo che..- la voce di Nadir tradiva imbarazzo-. insiste per potervi ringraziare personalmente,padrone...- -Mah...credevo che tu...- -Ho tentato di spacciarmi per voi...non ci ha creduto...Mi ha domandato:perchè il signor Dravic fa tutto questo?...e perchè non posso conoscerlo personalmente?- -Dannazione...tienilo d'occhio,Nadir...non voglio incontrarlo...- -Se tengo d'occhio lui...non potrò occuparmi di voi...- -Questa non ci voleva...- -E perchè no,monsieur Dravic? O debbo chiamarti altrimenti?- una voce si levò dall'oscurità. Erik guardo furente Nadir,poi entrambi andarono incontro al nuovo venuto. Egli era arrivato dal canale;la sua alta figura si levò da una imbarcazione,un piede sullo scalmo,il volto rivolto a Erik: -Dovevo immaginarlo che si trattava di te...- L'altro lo guardò negli occhi. Il viso fermo e duro,come pietra. Nello sguardo cupo un turbine di ricordi dolorosi. -Dovevo prevedere che saresti arrivato fin qui...- ribattè. Nadir si interpose: -Mi spiace padrone,non credevo che mi avesse seguito...- Erik ghignò appena,poi licenziò il servitore. -Prego,visconte...avvicinati...a questo punto tutto diventa più semplice!- Raoul de Chagny smontò dalla barca,seguì l'ombra scura che lo precedette verso un ambiente più protetto,cinto da un antico portico semi allagato. -La sera della prima ti farai trovare qui pronto:porterò Christine ,sottraendola a Guermantes... -Credi che abbia in mente di rapirla?- -Si...Ha già provato...appena è rimasta da sola...- Raoul annuì,chinando il capo,colpevole. -E questo è tutto!- concluse poi Erik,con l'intenzione di congedare l'inatteso ospite. Raoul rialzò la testa,guardandosi intorno...poi gli rivolse ancora la parola: -Perchè? ...perchè fai questo per me?- L'altro si volse a scrutarlo negli occhi,di scatto: -Immagino dovresti saperlo...Credevo le avresti assicurato una vita ...alla luce del sole... - -E' quello che volevo...- si giustificò il visconte,sollevando il viso,punto sul vivo. -Ma non ne sei stato capace!- lo accusò Erik,con disprezzo. Raoul sospirò.Poi dichiarò: -Ho recuperato il mio denaro...in America saremo finalmente liberi...- -Bene...- -Ma..tu ...l'ami ancora...- Fu Erik adesso a riavvicinarsi,a capo chino,riflettendo,lo sguardo fisso sulle acque scure del canale: -E' un amore che ...che né tu né lei,forse,potrete mai comprendere...E' l'amore di un fantasma per una chimera,il desiderio dell'artista di sublimarsi nell'arte,dello spirito della musica di fondersi con la voce...- C'era un efflato di ispirato entusiasmo,nel suo tono. -Ora..non sei più un fantasma...-sottolineò,coraggiosamente Raoul. Erik lo guardò,come uscendo da un sogno. -No...non lo sono più...- ammise,con fierezza -...E amo come un uomo,ora...- Il Visconte aprì la bocca,per dire ancora qualcosa,dare corpo al dubbio inespresso che albergava nel suo cuore. -Va' ora,Raoul de Chagny...non commettere altre imprudenze:ti aspetto venerdì notte!- con tono autoritario,il 'fantasma' lo congedò,troncando definitivamente il loro colloquio
Erik rientrò nella 'stanza' sotterranea. La fiamma nel lume si estingueva piano. Sul letto Meg si era addormentata. Egli si avvicinò,sedette sul bordo a guardarla... La sua mano,delicatamente le carezzò i capelli,scoprendo piano il viso.Il sonno le dava un'espressione particolarmente serena,come una bimba... ...No,era un uomo,ormai.E amava da uomo.Amava una piccola donna di carne e sentimenti,pronta a fiancheggiarlo senza paura ,a condividere la vita con lui...Una donna che gli apparteneva,per sempre! Meg avvertì la sua presenza,schiuse gli occhi piano: -Erik...-pronunziò il suo nome con dolce trasporto. Lui le sorrise piano,carezzandola ancora: -Dormi amor mio...sei stanca...Io...veglierò accanto a te...-
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