| -Morìss!- una voce dalla storpiata pronuncia francese richiamò Meg mentre si preparava a inseguire l’ombra che aveva attratto la sua attenzione. Sbuffando la fanciulla rispose e controvoglia si dedicò al lavoro della serata. Ma sperava di riuscire quanto prima a riprendere la sua ricerca. In realtà non vedeva l’ora che il primo tempo si concludesse. Anche perché quell’opera le richiamava alla mente troppe immagini concatenate e terribili…
Ero sul palcoscenico quando il corpo di Bouquet si riversò pencolante come da una forca davanti ai miei occhi…
Finalmente il sipario calò sul primo atto. Adesso Meg doveva rientrare in prossimità dei palchi nell’eventualità che uno spettatore avesse qualcosa da domandarle. Poi lo spettacolo sarebbe ricominciato e di nuovo lei avrebbe potuto risalire sul corridoio di servizio… E’ quello che fece,questa volta posizionandosi però dal lato che le sembrava meglio disposto per accedere alla piattaforma dei saliscendi. Questa volta dimenticò la prudenza,non finse nemmeno di seguire lo spettacolo che si svolgeva sotto di lei,ma dopo pochi secondi,non appena le sembrò possibile,si avventurò nella zona buia. Ora le sembrava di vedere ombre ad ogni passo,ma non appena tentava di avvicinarsi si rendeva conto che si trattava di effimere apparenze,spesso solo proiezioni del suo desiderio. Mentre si affannava così,ovviamente non poteva accorgersi di essere lei piuttosto il bersaglio di un predatore molto più accorto e abituato a muoversi nell’ombra… Intanto era ritornata sui suoi passi,delusa,scontenta. Aveva finto pochi attimi di interesse ,affacciandosi di nuovo al passamano. Fu allora che lo vide! Questa volta ne era certa…era lui…Aveva riconosciuto la maschera,il mantello.. Cercò di seguirlo con gli occhi,per capire dove sarebbe sparito…Lo avrebbe cercato lì,non appena fosse stata libera…Ecco,una porta invisibile si apriva nel muro… Meg sorrise,compiaciuta della sua scoperta!
La rappresentazione era finita da un po’,ma ancora il pubblico continuava a chiamare sul palco gli artisti,chiedendo loro il bis. Meg non ne poteva più di quell’attesa. Desiderava accompagnare gli spettatori all’uscita e poi,approfittando della tipica confusione di fine spettacolo,voleva ritornare nel back stage,arrampicarsi lassù e… -Giovanotto,ci chiami la carrozza…- le impose autoritaria la voce di una vecchia matrona aristocratica. -Si…- fu costretta a ubbidire e presto si rese conto che avrebbe trascorso buona parte della serata proprio impegnata in quella mansione,resa ancora più complicata dallo scatenarsi di un violento acquazzone…
Erik era nel sottotetto del palcoscenico,spalle alla parete,la testa reclinata verso un piccolo lucernario circolare:l’improvviso e violento bagliore di un lampo illuminò l’ambiente per una frazione di attimo;seguì poi il rimbombo squassante e prolungato del tuono e continui rovesci violenti di pioggia che presto offuscarono ogni possibilità di guardar all’esterno… L’uomo sospirò:ormai essere lì,isolato da ogni cosa,segregato fuori dal mondo gli sembrava insopportabile… Ma non poteva commettere altre imprudenze:era chiaro che quel fattorino curioso lo aveva visto,addirittura sembrava essere lì proprio alla ricerca di qualcuno… Avvolgendosi nel suo mantello nero,scivolò piano lungo la parete e riguadagnò velocemente il montacarichi che piano lo riavvicinò all’ingresso della botola. Era contrariato,era scontento…E il peso della solitudine sembrava moltiplicato in lui,forse perché aveva assaporato la dolcezza impareggiabile della condivisione… Serrò la mascella e si pose in attesa. Sapeva bene che da un momento all’altro avrebbe dovuto aspettarsi la visita di quell’importuno. Anzi.. La aveva provocata. Era sicuro di essere stato visto mentre scompariva dietro la porta in alto.Ora doveva solo aspettare e il malcapitato sarebbe finito nella rete… E poi? Che farne di lui?...
Meg vide allontanarsi l’ultima carrozza con un sospiro di sollievo. Era mezza fradicia e aveva freddo. Il capo del personale la invitò dentro a scaldarsi vicino a una stufa a legna,insieme alle altre maschere. -Vieni,beviamo qualcosa di caldo e poi andiamo tutti a casa…levati questi panni zuppi,che ti prendi un malanno!- -Ehm…non ho da cambiarmi…- ammise.Poi propose –Posso andare al guardaroba a cercare qualcosa?- Un po’ arcigno,l’uomo tardò un po’ a risponderle. Poi alla fine sollevando le spalle le concedette un si a mezza voce. -Ma fa’ presto,se no ce ne andiamo…e se rimani chiuso dentro… domani ti becchi anche una multa!- le gridò poi. Ma ‘Maurice’ era già lontano… Non andò affatto nel guardaroba,ma corse su ai palchi,aprì la porta che conduceva al back stage,ripercorse tutto il corridoio evitando a malapena i piccoli e grandi ostacoli che lo diseminavano e finalmente raggiunse la parete dietro cui aveva visto sparire Erik. La tastò con le mani,cercando disperatamente la porticina invisibile;la trovò e sospingendola fece ruotare il battente su se stesso e si ritrovò dall’altro lato. Alle sue spalle sentì la serratura scattare,ma non se ne preoccupò più di tanto:e come poteva? Nella sua mente aveva un solo pensiero…Erik! Presto lo avrebbe raggiunto,presto lo avrebbe riabbracciato… Intorno a lei il buio era fitto.Ma sapeva che se avesse aspettato presto vi avrebbe fatto l’abitudine e in quella oscurità avrebbe individuato qualche sia pur fioca fonte di luce. Attese pochissimo. Dopo poco le sembrò di intravedere appunto una luce ondeggiare alla fine di un lungo corridoio. Una luce che anche Erik vide,dal suo personale punto di osservazione.Vide con rammarico:era il segnale che l’intruso era caduto nella sua trappola…
Meg man mano che si inoltrava lungo quello che sembrava un corridoio scavato nelle fondamenta del teatro si sentiva sempre più ansiosa,ma anche più sicura;il passo si faceva spedito…nessun dubbio,nessuna esitazione,nessuna prudenza… Improvvisamente,quando stava per svoltare,convinta di trovare finalmente quello che cercava,due braccia d’acciaio la bloccarono,una mano le serrò la bocca e qualcuno la trasse indietro,nella direzione opposta a quella che stava percorrendo… Meg si agitò,disperata;la stretta si fece più serrata,più deciso il passo di chi la trascinava via… La fanciulla tentò di liberarsi della mano che la teneva,per gridare,farsi riconoscere… -Sta’ fermo…Non costringermi a farti del male… Meg allora si divincolò,disperatamente.L’uomo che la teneva si spazientì. -Non sai che la curiosità uccide…Cosa cercavi?- La fanciulla mugolò. L’uomo la volse ad arte verso di sé. Si trattava solo di un ragazzo:lo avrebbe terrorizzato…e magari ne avrebbe ottenuto informazioni. Intanto il berretto le era finalmente caduto e la treccia,umida di pioggia,si andava srotolando. -Erik!- riuscì finalmente a dirgli… -Sangue del demonio!...Ma chi… Meg?!? MEG!- Meg rimase un attimo in silenzio a guardarlo.Ora per la prima volta dubitava che lui l’avrebbe accolta…era intimorita…aveva perso tutta la sicurezza precedente… Ma lo sguardo di Erik le disse più di mille parole:la sorpresa,lo scampato pericolo,il rimprovero e l’ ammirazione,e gioia,desiderio… -Meg…- ripetè,sciogliendole del tutto i capelli ,poi accarezzandole le spalle e stringendole tra le mani,stringendole la vita,ancora incredulo che sotto i panni di quel ragazzino curioso potesse nascondersi proprio lei… -Meg…pazza,piccola…mia Meg…- Poi quell’abito insolito,ancora madido di pioggia,accese il suo desiderio. Le prese la testa tra le mani e iniziò a baciarla,assetato,affamato. L’avvolse nel suo mantello,la sollevò,la portò giù,nell’abisso profondo del suo covo… E sul letto,pazzi l’uno dell’altra,dimentichi di ogni cosa,cominciarono a spogliarsi febbrilmente,continuando a baciarsi finchè non furono nudi e pronti a consumarsi nell’infinito reciproco possesso….
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