Senzacuore(Terry Sheridan), ...il primo Terry non si scorda mai

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icon10  view post Posted on 3/4/2008, 17:50
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SENZACUORE

Introduzione
Un piccolo strano drappello attraversava furtivamente la foresta: chi lo guidava era poco più che una ragazzina,dal visetto olivastro e i grandi occhi orientali,coperti da serici capelli neri;questa teneva per le briglie un asinello,docile e silenzioso,camminandogli a fianco;l’animale trascinava una sorta di barella improvvisata,sulla quale si distingueva a malapena un uomo,avvolto in una coltre di pelli;chiudeva il gruppo,condividendo in parte la fatica dell’asinello,un bambino di una decina d’anni.
Verso est cominciarono a intravedersi le prime luci,la tenebra diradava;anche la foresta si aprì e nella radura comparve una sorta di villaggio.C’erano poche capanne di paglia e tre costruzioni prefabbricate:una un po’ defilata che,dalla croce che la sormontava,avrebbe potuto essere una chiesa;un altro edificio era basso,rettangolare,con poche finestre,forse una scuola o un ospedale;infine l’ultima baracca era,per così dire, ingraziosita da una sorta di porticato in legno su cui si affacciava una porta finestra protetta da una spessa zanzariera. Al loro sopraggiungere la porta finestra si aprì,ma nella luce strana dell’alba si distinse solo una voce:
-Li?...perchè così tardi?...è quasi giorno…-
La voce prese corpo: era una giovane donna bionda,occidentale;portava i capelli raccolti in una coda , gli occhiali e indossava un camice bianco sul quale si intravedeva il distintivo di ‘Medici senza frontiere’.
-Come mai hai condotto anche Goa con te?...che succede?-
I due ragazzi,senza parlare,avevano indicato il ferito e la guardavano,aspettando di sapere da lei come si sarebbe conclusa quella loro impresa:
-Ha una ferita d’arma da fuoco,Li…-disse la dottoressa,dopo aver dato un’occhiata all’uomo-…io curo solo le mamme e i bambini,lo sai…dovreste portarlo dal contingente italiano…-
Li e il piccolo Goa sollevarono su di lei un tacito sguardo espressivo:quell’uomo non avrebbe potuto essere trasportato in nessun altro posto,fra poco…In particolare Li gli rivolse una occhiata carica di affettuosa pietà;la giovane medico ne fu colpita,cedette:
-Portiamolo nell’infermeria…Goa,tu corri a chiamare Saphra …e anche padre van Bildt…-
Saphra,una donna indigena di mezza età,che aveva fatto la levatrice nel villaggio –a suo modo- finchè non era sopraggiunta la giovane occidentale,era investita del ruolo di infermiera,una sorta di capo reparto che,grazie soprattutto alla energia e alla resistenza,sosteneva costantemente il lavoro della dottoressa:era piuttosto imponente,ma il viso era placido e inespressivo come quello di un bovino da traino…
-Saphra…tagliamo via i vestiti,sono impregnati di sangue raggrumato…aiutami!-
-Si,putri Thambay-
La giovane donna sembrava nutrire poche speranze;sospirò,quando potè osservare la ferita,poi auscultò il polso dell’uomo…incredibile! Le venne in mente una rara anomalia studiata quando era ancora universitaria:si poteva nascere col cuore a destra,tutto il sistema cardiocircolatorio invertito…un caso su un milione…forse.
Era sopraggiunto anche padre Van Bildt:un vecchio pastore,mingherlino,canuto i capelli e la barba,che indossava una sorta di clergyman coloniale sbiadito;un uomo che sembrava avere la consistenza di un fuscello,ma nello sguardo esprimeva la forza e la tenacia di una quercia.Senza parlare si intese con la dottoressa;forse,prima di somministrare il viatico al ferito,si poteva ancora pregare per lui…Il missionario si appartò;’putri’ Thambay,come l’aveva chiamata Saphra,si convinse che non c’erano altre spiegazioni…la pallottola non aveva leso alcun organo vitale e,se non fosse morto per tutto il sangue che aveva perso,quell’uomo aveva una possibilità di farcela…ma bisognava estrarre il proiettile:lei era specializzata in ginecologia e pediatria,non aveva mai operato chirurgicamente….ma in certi luoghi e in certe circostanze non si può andare tanto per il sottile…-estraiamo la pallottola…disinfettiamo,suturiamo…
-Saphra,pensa alla fasciatura…poi una flebo di antibiotico…quello che potevamo fare…-disse ancora,tergendosi il sudore e allontanandosi .
Fuori l’attendeva padre Peer,che la fissò interrogativamente:
-Se sopravviverà,sarà un miracolo,padre…-
-Dovrà a lei,la vita,dottoressa Thambay…a lei e a nostro Signore…-
-No,la dovrà a una strana combinazione genetica che lo ha fatto nascere col cuore al posto sbagliato…-obiettò la donna.-
Il vecchio ministro di Dio sorrise bonariamente,scuotendo la testa:
-Allora la dovrà anche a lei…-
- Se la dovrà a qualcuno,è a quei due sciagurati che l’hanno portato fin qui…-
Improvvisamente un grido li interruppe:
-Aiuto,aiuto Putri…-un grido che rimase strozzato.La dottoressa corse dentro:appena in tempo…il ferito,fuori di sé,si era gettato sulla povera Saphra nell’attimo in cui questa gli aveva infilato la flebo nel braccio;ora le stringeva il collo con una mano,farfugliando nel delirio:
-Tu non mi fermerai,Lara…-
Putri Thambay intervenne senza perdersi d’animo;sapeva che l’uomo non aveva abbastanza forza e consapevolezza per continuare;gli tenne il braccio e gli somministrò un sedativo,dicendogli:-Si calmi,ora,si calmi…- L’uomo la guardò senza vederla;aveva i capelli e la barba incolti,uno sguardo feroce che a poco a poco si smorzò in un sonno coatto.Saphra lo guardava con terrore:
-Quest’uomo è un diavolo…solo un diavolo sopravvive a una ferita come quella…o è un diavolo o è Senza cuore,lo spirito maligno…-
La dottoressa cercò di calmare anche lei:
-Smettila adesso,Saphra,spaventerai tutti gli altri…è solo la febbre che lo fa delirare…-
Ma da quel giorno nel piccolo villaggio tutti lo chiamarono ‘Senzacuore’.

I capitolo

-Adesso lasciamolo riposare- disse la Thambay,assicuratasi che il sedativo avesse fatto effetto.-Vieni Saphra…-
Padre Peer le aspettava sul portico del fabbricato da cui era uscita inizialmente la dottoressa;i tre confabularono un po’,su cosa fare del ferito,domandandosi anche chi fosse.Mentre discutevano,la giovane donna si accorse,con la coda dell’occhio,che un’ombra era sgattaiolata nell’infermeria:Li….La Thambay le fu presto alle spalle:Li stava passando un panno bagnato sulla fronte del ferito,imperlata di sudore,e gli teneva amorevolmente la mano:l’uomo sembrava più tranquillo.
La dottoressa la richiamò fuori e quando furono l’una di fronte all’altra,le chiese:
-Mi vuoi dire come è andata?-
-Era nella caverna…-
-Si…avevo capito…ma come l’avete trovato?vi siete allontanati?-
-Stavamo giocando a nasconderci…-
La giovane medico non riuscì più a seguire il racconto:l’idea che Li,Goa e gli altri sapessero ancora giocare come tutti i bambini del mondo la colpì,rapì il suo pensiero…ricordò un altro bambino che giocava,che prendeva a calci una lattina,una innocua stupida lattina…Distolse la mente con violenza dal ricordo,in tempo per sentire la fine del racconto di Li:
-Da sola non sarei mai riuscita a portarlo fin qui,per questo Goa è venuto con me,putri.-
-E ora dov’è?-
-E’ andato a salutare sua madre…-
-E’ molto pericoloso quello che avete fatto,Li…stanotte,quando lo riporterai indietro,vestilo come te…dovrà sembrare una bambina…e non farlo parlare con nessuno…-
La dottoressa era molto preoccupata.aveva la fronte corrugata e giocherellava nervosamente con un accendino che portava in tasca.Li timidamente le domandò:
-Chi è,Putri?-
La donna la guardò interrogativamente,poi mise a fuoco:
-Quell’uomo?e chi lo sa…-
-Io non ci credo che è un demonio…che è Senzacuore…-
L’altra la guardò con tenerezza,le carezzò il capo,domandandosi che cosa cercasse davvero Li in quello sconosciuto…ma non fece altri commenti:
-Vai a riposare ora…-
Saphra si avvicinò,col solito cipiglio inespressivo,ma il suo silenzio la diceva lunga sul suo umore.
-Saphra,abbiamo una mattinata piena…due parti e poi ci sono da fare le vaccinazioni…hai preparato tutto…Saphra,ma mi ascolti?che cosa hai?-
-Lui non può rimanere qui…qui donne e bambini…lui no!-
-Mon dieu,Saphra…è ferito,non ha coscienza…appena sarà trasportabile lo metteremo con gli altri …-
-No!...quel demonio non farà nascere più un bambino…-
La dottoressa sospirò spazientita:sapeva che Saphra aveva la capacità di suggestionare tutte le partorienti…e sapeva che,in fondo,ma per altri motivi,aveva ragione:il ferito non poteva rimanere nell’infermeria,per ragioni di igiene.E anche nell’ospedale,con le altre,sarebbe stato piuttosto fuori posto.
-Ora come ora,non è trasportabile…aspettiamo, Saphra,aspettiamo che lo sia e poi…-la donna si guardò intorno,domandandosi dove avrebbero potuto ospitarlo-…e poi decideremo:c’è un’altra stanza,nel fabbricato Uno,vedremo di sistemarlo là…-
Saphra la guardò con disappunto,bofonchiò:
-Non hai paura di niente,tu putri?-
-Solo della stupidità,Saphra…-le rispose spazientita la dottoressa.-E ora mettiamoci a lavoro!-
Li era andata a stendersi sul suo pagliericcio,in una delle capanne;era stanca,e dopo poco si addormentò.Allora il sogno tornò:era bambina e con sua madre giocavano sulle rive di un ruscello:l’acqua scorreva vorticosa,Li nel sogno ne sentiva il rumore amplificato,ossessivo,che copriva le voci sue e di sua madre.Poi compariva un uomo,un occidentale:alto,forte,un’ombra scura,ma rassicurante…sedeva accanto a sua madre e le carezzava i capelli.Improvvisamente l’acqua del ruscello si intorbidò,divenne rossa:dai flutti si alzarono mostri famelici che aggredirono l’uomo e la madre di Li…la divorarono,scomparve…Li poi sentì le mani
forti dell’uomo afferrarla e metterla in salvo,nel folto di un albero,forse…finchè anche lui veniva ingoiato dal gorgo dell’acqua ,da quel rumore ossessivo,assordante…La giovinetta si dibatteva,nel suo incubo,rigirandosi senza trovare riposo:ma ecco una nuova immagine sovrapporsi alle altre:Senzacuore,lo sconosciuto,le diceva grazie…grazie…e le sorrideva.Il sonno di Li si rasserenò,divenne finalmente regolare e proseguì senza incubi.
Anche lo sconosciuto,nel suo sonno forzato,sognava:erano mille immagini che si inseguivano senza soluzione di continuità,come su uno schermo:una prigione infernale,un viaggio ai confini del mondo,inseguimenti a precipizio,cadute nel vuoto…e un viso di donna,splendido e glaciale,che lo fissava come una sfinge:-Ti ritroverò Lara,…- La dottoressa Thambay lo sentiva mormorare nel delirio ,ripetere continuamente quel nome di donna;gli si avvicinò e si rese conto che la febbre era ancora molto alta,forse c’era una infezione in corso…magari una ferita sul corpo che avevano trascurato…
-Saphra,aiutami a togliergli i pantaloni…c’è qualcosa che non capisco…-
L’indigena se la cavò da sola,ma poi richiamò la dottoressa:
-Vieni Putri,guarda cosa c’è in questi pantaloni…-le disse con aria quasi trionfante.
La dottoressa osservò in silenzio quello che Saphra aveva trovato.
-Nascondi tutto- le intimò -ne riparleremo in un altro momento…ora vediamo questo ginocchio…-La donna aveva individuato una piccola abrasione sul ginocchio sinistro,apparentemente insignificante;osservandola meglio,però,si era accorta che era infetta…il ginocchio era violaceo e gonfio.
-Saphra,secondo te cosa può essere?-
La vecchia levatrice non si accostava volentieri al ferito;guardò prima a distanza,poi volle avvicinarsi per essere sicura di quello che vedeva:
-Allora?…sembrerebbe uno schizzo di una sostanza acida,ma anche bollente…-le domandò la dottoressa.
-Fuoco di morte!- sentenziò Saphra – Quest’uomo è stato nel cuore dell’inferno…-
-E smettila,una buona volta…l’inferno non esiste Saphra…l’inferno è qui,lo vuoi capire!-
Saphra si ritrasse,offesa.La Thambay fece spallucce e si dedicò a disinfettare l’abrasione;forse sarebbe stato necessario incidere…
-Dobbiamo eliminare l’infezione,altrimenti non ce la farà mai…anche se da come ti ha aggredito ieri ,sembra avere una tempra d’acciaio…-La dottoressa lo osservava meglio per la prima volta:era un uomo imponente,dal fisico asciutto e muscoloso…forse un soldato,magari un mercenario,pensò.A questo pensiero sulle labbra le si disegnò un’espressione di disprezzo,ma i suoi occhi non smettevano di ammirare quel fisico provato, eppure così ben scolpito.Decise di incidere la ferita al ginocchio;chiamò Saphra e le chiese se se la sentisse di assisterla nell’operazione:una richiesta che era un richiamo alle responsabilità di cui Saphra era investita.La donna non potè tirarsi indietro,ma –con l’aiuto dell’anestetico-l’operazione risultò meno difficile del previsto e sembrò anche portare buon frutto:qualche ora dopo il ferito,sempre privo di conoscenza,era quasi sfebbrato,cosicché lo sistemarono nel suo nuovo alloggio:una stanza più piccola che si apriva di fronte a quella della dottoressa Thambay,nel fabbricato Uno.
Li andava a visitare Senzacuore ogni giorno,nella speranza che si risvegliasse dal suo stato:Si sedeva al suo capezzale,gli asciugava la fronte,gli teneva la mano:una mattina,armata di rasoio e sapone,gli fece la barba,poi gli ravviò i capelli e,sistematigli due cuscini dietro le spalle, lo guardava con ammirazione:La dottoressa,rientrando nel suo alloggio,la trovò così:
-Li,ma che stai facendo?-
-Guarda,putri,…guarda com’è bello…non può essere cattivo…-
La donna la rimproverò bonariamente:
-Li…non sta bene che tu passi tanto tempo con lui…Hai dormito stanotte?-
-Poco,putri…sono tornata alle quattro…-
-Ma perché ti attardi tanto? Non mi starai nascondendo qualcosa…? Sii prudente Li,questo è un mondo adulto…non c’è spazio per i giochi….-
Li la rassicurò,poi corse via frettolosamente.Putri Thambay guardò per un attimo il ferito,per un attimo il suo sguardo non fu quello professionale del medico.Ma un attimo dura veramente poco…la donna si avvicinò all’uomo,gli controllò il polso,gli toccò la fronte:sembrò soddisfatta,poi si allontanò.

Mirelle Thambay finì di annotare nella rubrica che teneva giorno per giorno gli ultimi dati della giornata,poi posò la biro sullo scrittoio bianco del suo alloggio-ufficio e appoggiò la schiena alla sedia:era esausta,come tutte le sere…Ma quello non era mai stato un problema,da quando aveva scelto di dedicarsi alla sua attività,anzi:lavorare tanto da non avere la forza di pensare e di interrogarsi su mille perché era ciò che aveva cercato con più tenacia…dopo che nella sua vita c’era stata una svolta radicale e definitiva.Quanto tempo era passato? Due anni o un’eternità? Le sembrava così lontana quella bionda provinciale,figlia di un pastore di Rouen,che arrivava per la prima volta a Parigi,studiava alla Sorbona,si laureava in medicina…condivideva con quella studentessa la tenacia delle ore passate sui libri,la volontà di riuscire,la curiosità di apprendere al di là delle nozioni,ma certo non la spensieratezza goliardica delle uscite con le amiche,degli acquisti sconclusionati fatti ai magazzini Lafayette per festeggiare gli esami,superati o no che fossero.Era stata vanitosa,era stata schizzinosa:il primo monolocale che le avevano mostrato da affittare lo aveva scartato perché la doccia non aveva la cabina separata…Si era permessa il lusso di viziarsi in tante piccole cose,perché sapeva che alla fine si sarebbe adattata alla vita che i suoi genitori avevano già deciso per lei:lo aveva promesso a suo padre,dopo la laurea sarebbe tornata a casa e avrebbe sposato il suo fidanzato predestinato,Anthony,studente di seminario,futuro pastore della chiesa ,come lui.Anthony e lei erano assai simili,due facce di una stessa medaglia:educati nella stessa tradizione,sicuri di tanti valori condivisi, al tempo stesso armati di un’energica voglia di rinnovarsi e rinnovare.
Questi ricordi,senza che lei potesse evitarlo,l’avevano resa inquieta:la mano destra nella tasca giocherellava nervosamente con l’accendino che lei si era ripromessa di non usare più….
Si stiracchiò,decise di andare a dormire.Si sfilò lentamente il camice,sbottonò la camicetta,lasciò scivolare la gonna sul pavimento,sciolse i capelli che le ricaddero
fluenti e ribelli sulle spalle nude…poi qualcosa ,una sensazione strana,imprecisabile la fece rabbrividire:si sentì improvvisamente nuda e indifesa.Senza sapere perché,si affrettò a chiudere meglio la porta della sua stanza ,spense velocemente il suo lume e si infilò nel letto,con il fiato grosso…pochi minuti dopo riprese il controllo di sé:-Che stupida,Mirelle…-si rimproverò.E prese sonno.
La lunga sequenza di immagini senza soluzione di continuità si era interrotta:il volto impassibile di Lara,la caduta nel vuoto,il buio assoluto…il nulla.Poi gli sembrò di risvegliarsi da un sonno durato un’eternità:aprì a poco a poco gli occhi,ma li richiuse:era sfinito…Una luce soffusa lo carezzava senza accecarlo,una luce calda:riaprì gli occhi.Ma dov’era?non riusciva a distinguere bene lo spazio che lo circondava.Non riusciva a muoversi:qualcosa gli pesava come un macigno sul torace;una morsa gli attanagliava il ginocchio sinistro…era messo male,ma era vivo-pensò.Alzò lo sguardo nella direzione da cui proveniva la luce:
qualcuno si muoveva davanti a un lume da campo,una donna: -Lara!-.Con sforzo i suoi occhi misero lentamente a fuoco:un corpo femminile delicato e pieno a un tempo,spalle tonde,fianchi morbidi…e una pioggia di capelli biondi luminosi come il grano.Era vivo o era in Paradiso?...non aveva abbastanza energia per rispondere,richiuse gli occhi,si riaddormentò con una espressione soddisfatta sul viso.

II capitolo

La dottoressa Thambay si era appena svegliata:stava sorgendo il sole.Li entrò precipitosamente nella sua stanza,quasi senza bussare.
-Vieni,putri…vieni:si è svegliato!-
-Arrivo…dammi il tempo di vestirmi…-
Pochi minuti dopo,raggiunse la fanciulla nella stanza dello sconosciuto.Lui si era leggermente sollevato sui cuscini,dava la mano a Li,che gli stava in piedi di fianco e con l’altra mano gli carezzava i capelli:la giovanetta era elettrizzata e trionfante.Il contegno della dottoressa,invece,fu controllato e formale:guardò in viso l’uomo,senza esprimere alcuna emozione,poi disse:
-Bon Jour ,monsieur…Li,vai a chiamare Saphra …-
Li rimase un po’ male di fronte all’apparente indifferenza della dottoressa,che la allontanava di là proprio ora:ma la francese finse di non accorgersene e,voltate le spalle ai due,rientrò nella sua stanza per prendere i fogli su cui aveva cominciato a stendere il referto relativo allo sconosciuto.
Quando rientrò nella stanza,Li era andata già via,sbattendo la porta finestra.L’uomo la guardò con uno sguardo che Mirelle etichettò subito male:lo sguardo un po’ ironico di chi si sente per qualche motivo padrone del mondo,lo sguardo ammiccante del conquistatore…tutto ciò che l’aveva sempre irritata in un uomo. Si irrigidì ancora di più nel suo ruolo. Anche il ferito la osservava e la valutava:gli appariva superba,scostante,troppo sicura di sé e con la puzza sotto il naso,come tutti i francesi…
-Prima di visitarla,monsieur,vorrei sapere il suo nome…- Gli domandò lei senza alzare gli occhi dalla cartella che stava compilando.
Lui fu tentato di inventarsi una identità diversa,ma poi pensò che non avrebbe avuto senso:probabilmente chi lo aveva cercato fino ad allora , lo stava dando per morto,ormai. E poi aveva proprio voglia di vedere che faccia avrebbe fatto quella presuntuosa biondina sentendo che davanti a lei c’era l’ex colonnello britannico,famoso per il suo tradimento e ricercato dagli eserciti di mezzo mondo:
-Mi chiamo Terry Sheridan,dottoressa…-
La delusione fu cocente;la donna annotò il suo nome,senza fare una piega.Si limitò a domandare:
-E’ un militare regolare? Inglese o americano?-
Piccato lui si limitò a rispondere:
-No,non sono un regolare…e sono Scozzese,per l’esattezza…-
Sempre senza scomporsi,lei appoggiò carta e penna su un tavolino e gli si avvicinò.
-Come si sente,esattamente…- gli disse osservandolo in viso.
- Potrei stare meglio,vicino a una così graziosa mrs Nightingale…-lui rispose,sperando di rompere il ghiaccio.Ma ottenne l’effetto contrario:
-Mettiamoci subito d’accordo,monsieur Sheridàn…il mio ruolo qui,è quello del medico:intendo visitarla,rendermi conto e renderle conto della situazione,ma non ho voglia di fare conversazione…lei sottrae già molto tempo prezioso alla mia giornata!-
-Fiuu- lui fischiò,irritato dall’andamento del loro battibecco.Stava per ribattere qualcosa ,ma entrò Saphra ed entrambi preferirono non continuare.
Mirelle lo sottopose ad una visita lunga e accurata:era chiaro che fosse fuori pericolo,ma sicuramente doveva recuperare le forze,per tutto il sangue che aveva perso;il ginocchio poi era ancora inutilizzabile e solo una lunga riabilitazione forse gli avrebbe restituito la perfetta mobilità.La ferita al torace doveva cicatrizzarsi bene…insomma sarebbe stata una degenza abbastanza lunga.
Durante la visita,Terry si accorse dello sguardo diffidente di Saphra;quando a un certo punto la donna si allontanò,ne chiese spiegazione alla dottoressa:
-Perché mi guarda così,l’infermiera?-
-Chi? Saphra?-rispose lei,con forzata indifferenza- Forse perché appena arrivato qui ha tentato di strangolarla…-
-Oh c****…si lasciò sfuggire lui.
Putri Thambay lo guardò con freddo disappunto.Lui alzò le mani,in segno di scusa…si sentiva come il classico elefante nel negozio di porcellane!
-Alor,monsieur Sheridàn…-concluse alla fine della visita Mirelle Thambay- La situazione è questa:di buono c’è che lei è vivo…e non è poco,vista la ferita che riportava…però – e gli guardò di nuovo il bianco dell’occhio,con naturale professionalità –deve rimettersi in forze,è decisamente anemico:poi c’è quel ginocchio,l’infezione non è ancora del tutto domata…quando lo sarà,dovremo però fare della riabilitazione come si deve…insomma,non sciolgo ancora la prognosi.-
Detto questo,diede delle disposizioni a Saphra sui farmaci da somministrare al ferito e sulla dieta,e fece per andarsene.
-Posso farle una domanda,dottoressa?- la fermò lui.
-Prego…-disse lei,con un’espressione a mala pena tollerante.
-Quando riavrò i miei vestiti? Non vorrei dovermene andare da qui in costume adamitico…-e le sorrise ironicamente.
Lei chiuse con un gesto piuttosto nervoso la cartellina che aveva in mano,se la mise sotto il braccio,respirò e,restituendogli lo stesso falso sorriso,rispose:
-I suoi vestiti,monsieur?...la camicia l’abbiamo tagliata a strisce,prima di operarla…i pantaloni sono stesi ad asciugare…glieli restituiremo presto…-
Lui stava per ringraziarla,ma lei continuò,cambiando espressione:
-Ma se crede di poter lasciare questo posto senza la mia autorizzazione ha sbagliato di grosso.Del resto,se il soggiorno non le piace,a fine mese verranno i soldati del contingente italiano con i rifornimenti:vorrà dire che la consegnerò a loro…hanno un ottimo ospedale militare,dove si troverà notevolmente più a suo agio…-
Terry non replicò subito.Era evidentemente una minaccia per lui,quella pronunciata dalla dottoressa:gli Italiani non ci avrebbero messo molto a identificarlo e consegnarlo agli Inglesi….e lui non voleva tornare in gabbia:non ancora,almeno…prima doveva portare a termine una missione molto personale.
-Un mese qui…non resisterò a tutte le vostre attenzioni…me ne andrò prima..-disse infine.
-Può darsi,monsieur Sheridan, se ne troverà la forza…ma ne dubito!-disse osservandolo con occhio clinico.
Lui si aggiustò maliziosamente il lenzuolo tra le gambe e le disse:
-Vuole saggiarla personalmente la mia forza,madamoiselle Thambay?-
Gli occhi di Mirelle fiammeggiarono dietro le lenti.Ma lei decise di non permettere alle provocazioni di quell’individuo di farla trascendere.Respirò profondamente,riprese la calma,poi gli rispose:
-Monsieur,se lei crede che rendendosi odioso io la dimetta prima,ha sbagliato di grosso:non è in base alla simpatia o alla antipatia che classifico i miei pazienti,n’est pa?-
Quindi girò sui tacchi e non gli rispose più,nemmeno quando lui le gridò dietro:
-Ah no?...ma se mi ha già classificato,giudicato ed etichettato…dottoressa…-
La donna uscì,proprio mentre padre Peer veniva a salutare il ferito e a felicitarsi con lui.Il vecchio pastore capì che tra i due dovevano essere corse delle scintille e rimproverò bonariamente Terry:
-Non dovrebbe trattare così la donna che le ha salvato la vita,giovanotto!-
-Ah…dannazione!-rispose lui,scuotendo la testa con rabbia.-Scusi,padre…-
-Sono padre Peer van Bildt…-gli porse la mano.Terry allungò la sua per stringergliela e avvertì una fitta al torace…non potè evitare una smorfia di dolore.
-Terry Sheridan…-disse comunque.
-Quel Terry Sheridan?-gli domandò senza scomporsi il sacerdote,che doveva saperla molto lunga.
L’uomo assentì.
-La sua ferita non lasciava molte speranze,signor Sheridan…ma la dottoressa ha intuito che lei avrebbe potuto salvarsi…non aveva mai operato,prima…non operazioni del genere:è ginecologa.-
Terry sembrava assolutamente indifferente e distratto,rispetto all’argomento della conversazione.
-Bene…le ho fatto da cavia,allora!...dottoressa Mengele…-
Padre Van Bildt non insistè.
-Sono contento che lei sia ormai fuori pericolo,vecchio mio –disse ancora congedandosi- Ora la lascio riposare!-
L’ex colonnello non vedeva l’ora di rimanere solo.Salutò con un sorriso il sacerdote e aspettò che scomparisse oltre la porta finestra del fabbricato.
Finalmente solo,scimmiottò la voce della Thambay:
-“Se ne troverà la forza,monsieur Sheridàn…”- Ghignò,con disprezzo:-Tzè,ci vuole ben altro…-
Qualcuno,acquattato dietro la porta,fece un risolino.
-Chi è là?- domandò lui che,intanto,facendo leva sul braccio destro,stava tentando di sollevarsi e mettersi seduto sul fianco del letto.Il dolore al torace c’era,ma tutto sommato era sopportabile.Mise i piedi a terra,poi puntando le mani sul letto tentò di alzarsi…
Il dolore al ginocchio divenne atroce,la gamba gli si piegò e in un attimo si ritrovò steso sul pavimento:Li si precipitò nella stanza,per soccorrerlo.
-Chi è?...Ah,eri tu,ragazzina…Aiutami,aiutami a tornare a letto…-
Li lo sostenne con tutte le sue forze e piano piano riuscì a farlo stendere nel letto.Poi gli sollevò delicatamente le gambe,una alla volta;gliele sistemò sotto il lenzuolo,glielo rimboccò…
-Grazie,piccola…com’è che ti dai tanta pena?...basta,lascia stare ora…faccio da me…-Le disse infine lui.
-Posso restare qui a farti compagnia,signore?-
Lui sospirò:era stanco,avrebbe volentieri riposato.
-Non è meglio che tu vada…non hai nient’altro da fare?- le rispose un po’ brusco.
Li abbassò la testa,ubbidì.Ma come lui si fu addormentato,sbucò di nuovo fuori dal suo nascondiglio e si accoccolò ai piedi del suo letto,a guardarlo.

III capitolo

Con i pantaloni del ferito sottobraccio,Saphra raggiunse Mirelle in infermeria.
-Questi sono asciutti…-disse- Ma della roba che c’era dentro che ne facciamo?-
La dottoressa ci pensò un poco,poi disse:
-Restituiscigli solo la cosa più innocua…e se dovesse fare domande,tu fingi di non saperne niente.-
Una donna entrò trafelata ,interrompendole:
-Corri,Putri,corri…la piccola…-
Una bimba nata il giorno prima aveva avuto l’ennesima crisi respiratoria.La Thambay si precipitò,ma il suo intervento non fu sufficiente a salvare la vita della neonata.Non era la prima volta,in quel villaggio,che succedeva un evento simile;le indigene erano paradossalmente rassegnate al fatto che sarebbe potuto succedere ancora…Mirelle no:come sempre una morte così prematura ,una vita che le sfuggiva dalle mani come il battito d’ali d’una farfalla,la abbattevano fino alle lacrime…
Quando Terry si risvegliò,avvertì un pianto soffocato vicino a lui;si guardò intorno:ai piedi del suo letto Li si era accorta del suo risveglio.Vedendola,lo scozzese aveva per un attimo pensato che fosse lei,a piangere;ma si accorse subito che non era così.
-Chi sta piangendo?-le chiese.
-Putri Thambay…-
-E perché?- domandò lui,piuttosto meravigliato.
Li stranamente fece una mossa come se non riuscisse a capire i sentimenti della donna:rassegnata anche lei a convivere con la morte o cresciuta troppo in fretta per esserne veramente consapevole?
-Lei fa così,ogni volta che un bimbo muore…-
Terry tacque un momento,riflettendo.Il pianto smise.Dopo poco,la Thambay si affacciò sulla soglia del ferito e chiamò Li:a Terry sembrò improvvisamente fragile e umana,con gli occhi arrossati di pianto e i capelli fuori posto.
Li e la dottoressa si appartarono sul porticato.
-Abbiamo un problema,Li…gli Italiani questo mese arriveranno con una settimana di ritardo…-disse Mirelle,piuttosto preoccupata.-credi che i ragazzi potranno resistere?-
- Si,non è questo il problema,putri.-Le rispose Li,altrettanto pensierosa.
-C’è qualcos’altro?-
-Ieri notte i guerriglieri hanno assalito un villaggio a meno di 200 miglia da qui…si muovono in fretta…-
-Va bene,anche se arrivassero fino a noi…qui non c’è niente per loro…- La dottoressa cercava a un tempo di rassicurare ed essere rassicurata.
-Tu non li conosci,putri…loro sanno che li nascondiamo,sanno come far parlare i prigionieri…-Li diceva queste cose senza esprimere apparentemente alcuna emozione;Mirelle rabbrividì,invece.
-E’ un rischio che dobbiamo correrre…se i ragazzi resisteranno un’altra settimana,poi ci penserà il comando italiano a loro…e anche a quei dannati predoni!-
Concluse con rabbia.
-Ascoltami bene,Li- soggiunse- a conoscere il nascondiglio siamo solo noi due…e tali dobbiamo restare,chiaro?-la guardò profondamente negli occhi,senza aggiungere altro.
-Tu piangi su un bimbo morto,ma non ti fidi di un uomo a cui hai salvato la vita…-La rimproverò la ragazza.
-Tu sei ancora una bambina,Li…non puoi capire certe cose-le rispose la donna,con l’intento di sorvolare.Ma poi aggiunse:-Perché dovrei fidarmi,dimmi solo un perché!-
Li non seppe risponderle,ma continuò a guardarla negli occhi,certa di avere ragione.Fu la Thambay ad abbassare il suo sguardo,poi si allontanò,scuotendo la testa.


Saphra aveva portato il pasto al ferito.Si muoveva con cautela,intorno a lui,che la guardava ironico.Sulla porta della sua stanza era tornata Li;lui le fece l’occhiolino e poi finse di ringhiare contro la povera infermiera:-Woof!- Saphra scappò via,infuriata e spaventata a un tempo;Li,ridacchiando, ne prese il posto,aiutando Terry a servirsi.
Mentre mangiava,l’uomo le sorrise e disse:
-A quanto pare siamo amici,noi due…-
Li assentì,entusiasta.
-Gli amici sanno mantenere i segreti,vero?...è meglio che nessuno sappia quello che è successo poco fa…tu non ne parlerai con nessuno,vero?-
-No,non dirò a nessuno che sei caduto,signore…-
-Mi chiamo Terry…e tu,Li..è così?-poi soggiunse- Ascolta,Li…chi mi ha portato fin qua?- Terry sperava di avere notizie di Lara,era convinto che l’archeologa fosse coinvolta nel suo salvataggio.
-Io,signor Terry…io e Goa…-
Non si aspettava quella risposta:dunque Lara gli aveva sparato e lo aveva anche lasciato a terra…
-E dove mi avete trovato?-
Li si trovò a disagio:tutte quelle domande portavano proprio dove la dottoressa Thambay le aveva detto di non arrivare.
-In una grotta…-
-Sapresti tornarci?...è importante per me?-
Li lo guardò negli occhi,cominciò a provare una sottile diffidenza per lui;sentiva che la sua confidenza non era spontanea,che nascondeva un secondo fine.Anche Terry si accorse di aver strafatto;allora giocò d’anticipo,cercando di recuperare terreno con la ragazza:
-Scusa,Li…magari è un segreto che hai stretto con un altro amico…non importa,non voglio saperlo…l’importante è che ora io sia qui,sano e salvo…-e le sorrise,amichevolmente.-E se lo sono,è anche per merito tuo!-
Li tirò un sospiro di sollievo e sorrise anche lei;magari si era sbagliata su di lui,magari…


A fine giornata,Terry ricevette la visita della dottoressa,che veniva a constatare il decorso della sua degenza.Questa volta non la guardò con la solita espressione ironica,ma rimase insolitamente serio.Poi,prima che lei andasse via,la fermò:
-Ehm…ho sentito di quella neonata,mi dispiace…-
Mirelle lo guardò con gli occhi pieni di tristezza.Anche lei aveva smesso l’aria supponente della mattina.Si morse un po’ le labbra.assentì solo col capo;poi si congedò:
-…buona notte,monsieur Sheridan…-
Tornata nella sua stanza,Mirelle si ritrovò sulla solita sedia,a scrivere il resoconto della sua giornata.E di nuovo i ricordi la assediarono,da tutte le parti.Spense la luce,si infilò nel letto,ma non riusciva a chiudere occhio:era angosciata da una serie di presentimenti,e non aveva nessuno con cui condividerli…aveva tenuto nascosta anche a padre Van Bildt la sua iniziativa e ora il peso di quella responsabilità le gravava come un macigno sul cuore:si domandò se avesse fatto bene a condividere solo con Li il suo segreto,Li che ora le sembrava così vulnerabile.Non riuscì a trovare delle risposte,in quella notte che sembrava non passare mai.
Quando la luce finalmente tornò,sembrò diradare le tenebre e anche le sue preoccupazioni;o forse era semplicemente troppo esausta per non cedere al sonno
Una settimana era passata.La vita di Terry scorreva piuttosto monotona:solo le visite di Li gli portavano un po’ di novità,perchè la ragazzina gli raccontava tutto quello che succedeva al villaggio;quando poi erano sicuri di essere soli,Terry,col suo aiuto, tentava ancora di alzarsi…non intendeva aspettare l’autorizzazione della dottoressa di ferro,per levare le tende…ma,nonostante i suoi sforzi,non aveva ancora recuperato le forze che gli sarebbero servite per realizzare i suoi progetti . Era a quei progetti che pensava continuamente,l’unico suo assillo;era per essi che cercava disperatamente la forza di alzarsi da quel dannato letto.Quel tarlo continuo,però,non gli aveva impedito di notare alcune cose: Li non era sempre presente, periodicamente spariva,per ricomparire la mattina dopo,senza dare spiegazioni.Non gli era sfuggito che lei e la dottoressa condividevano qualcosa,un segreto…ma non aveva più tentato di carpirglielo con l’astuzia:intuiva che Li era troppo sensibile,non se la sentiva di ferirla.
Un giorno,padre Peer entrò senza farsi annunciare nella sua stanza,proprio mentre Li gli sistemava le lenzuola,dopo l’ennesimo tentativo fallito di mettersi in piedi.Il vecchio missionario tossì,Li si spaventò e scappò via,imbarazzata.
-Quella ragazzina è sempre piena di attenzioni…-sembrò scusarsi Terry.
-Già…come si sente,colonnello?- fece padre Peer,fingendo di non aver fatto troppo caso a quanto aveva visto.
-Miglioro…-
-Mi auguro proprio che lei migliori in fretta,molto in fretta…- soggiunse il pastore,calcando su queste ultime parole.
-Si direbbe che non vede l’ora che io vada via,padre.-ribattè con franchezza l’uomo.
-Vede…una realtà come questa della nostra piccola missione ha un equilibrio pazientemente costruito,ma estremamente fragile…-
-E io potrei rompere questo equilibrio…ma guardi che non sono stato io,a cercare la ragazza…-
-Lo so,lo so bene…ma quella che a lei può sembrare una semplice infatuazione,magari-se fosse a conoscenza di tante cose- apparirebbe per quello che realmente è…-
Terry indurì la mascella,guardò serio il vecchio,gli chiese:
-Cos’è che io non so?...-
-Li è orfana…ha vissuto sempre da sola,appoggiandosi al villaggio,facendo capo prima a Saphra,ora alla dottoressa Thambay…dei suoi genitori sappiamo poco o niente…ma lei è convinta che suo padre sia un occidentale!- padre Peer non aggiunse altro,ma l’espressione con cui fissò il suo interlocutore fu piuttosto pregnante.
Terry non fece commenti,non battè ciglio.Dopo un attimo di silenzio,si limitò a dire:
-Può stare sicuro,padre Peer,che non ho intenzione di rimanere qui un minuto più del necessario!-
In quella entrò la dottoressa,per il rituale controllo;i due uomini tacquero,ma il loro silenzio non passò inosservato alla Thambay,che avvertì chiaramente una certa tensione nell’aria.Padre Peer approfittò comunque del suo arrivo,per allontanarsi,lasciando il suo interlocutore nervoso e irritato.
-Di cattivo umore,monsieur Sheridàn?-non potè fare a meno di chiedergli Mirelle,di fronte al suo strano silenzio.
-Credevo che noi due non dovessimo fare conversazione,putri Thambay…-rispose lui,ritrovando l’ironia di sempre.
-Toucheè…-ammise lei.Dopo poco,gli si accostò per auscultargli meglio il cuore:i suoi capelli color oro gli sfiorarono il volto;le sue mani ,abili e delicate insieme,lo tastarono con mosse esperte.Dovette ammettere con se stesso che non gli dispiaceva affatto essere manipolato da quella donna…
-Monsieur,io temo che lei stia tentando di accelerare il momento in cui potrà alzarsi…-lo richiamò lei,esaminando il ginocchio.
Lui immaginò che Li avesse spifferato qualcosa.
-Perché dice questo?-
Lei alzò lo sguardo,lo fissò con aria tranquilla e rassicurante:
-Perché sono un medico,n’est pa…è il mio mestiere…è così impaziente di alzarsi,di andare via…?- Forse Mirelle parlava così,alludendo soprattutto all’aspetto sanitario della situazione,ma Terry -incattivito dalla conversazione precedente- volle equivocare:
-Finora non c’è stato molto da fare,qui,per me…- e le sfiorò la mano con la sua.
Mirelle si limitò a toccargli il ginocchio nel punto in cui sapeva avrebbe visto le stelle per il dolore.La mano tornò immediatamente al suo posto e la visita procedette come tutti gli altri giorni.Prima di andarsene,la dottoressa gli disse:
-Le propongo un patto,monsieur Sheridàn…se lei si fida di me e la smette di provarci da solo,le prometto che alla fine della settimana potrà comiciare ad alzarsi,addirittura potrà camminare…con l’aiuto di un bastone,magari.-
Lui la fissò,imbronciato e scettico:
-E lei si fiderebbe di me,dottoressa Thambay?-le chiese,provocatoriamente.
La donna sospirò,riflettè un attimo,poi rispose:
-Diciamo che se avessi bisogno di un consiglio di carattere ‘militare’…si,mi fiderei:ognuno è esperto nel suo campo…-
Terry la guardò un po’ di traverso,poi dissentì:
-Non dica bugie…madamoiselle Thambay,non sta bene…non glielo hanno insegnato,a scuola?-
La donna si morse le labbra,un po’ imbarazzata;quella battuta poteva significare che il ferito fosse a conoscenza di qualcosa:e di cosa? E come ne era a conoscenza?
Improvvisamente ebbe fretta di andarsene,si limitò a salutarlo,raccomandandogli ancora una volta di non fare imprudenze e riassumendo il contegno forzatamente distaccato del primo giorno.Lui la seguì con lo sguardo,mentre si allontanava:il solito sorrisetto da spaccone gli era tornato sulle labbra.

IV capitolo
Li era di nuovo sparita.Da due giorni non dava notizie di sé e la dottoressa temeva che potesse essere successo qualcosa.Finalmente la mattina del terzo giorno il motore di una Jeep annunciò l’arrivo di qualcuno.L’auto comparve sulla strada di terra battuta che portava fino all’ospedale:al volante un uomo di mezza età;al suo fianco Li.La ragazzina sembrava piuttosto pallida,il visetto era contratto e gli occhi un po’ cerchiati.Saphra fu la prima ad andare incontro ai nuovi venuti,aprì la portiera dal lato di Li e,per prima cosa,la rimproverò bruscamente:
-In che guaio ti sei cacciata,stavolta?-
Sopraggiunse Mirelle Thambay,che invece forzatamente dovette rivolgere la sua attenzione all’uomo.Questi era sceso dall’auto e le era andato incontro:
-Sono il professore Arthur Mulligan…della omonima spedizione archeologica,non so se ne ha sentito parlare…-si presentò.
-Veramente no,mi spiace…sono la dottoressa Thambay…che succede?-
-Questa ragazza…ha avuto un malore nei pressi della nostra base;il nostro cronak ci ha suggerito di portarla qui…è un ospedale,vero?-
-Ah…si,certo…Saphra!aiutami a portare Li dentro…-
-Permette?- si offrì il professore che,avvicinatosi alla fanciulla ancora seduta in auto,atterrita dal rimprovero di Saphra,la sollevò sulle braccia e la portò nell’infermeria.
Madamoiselle Thambay,intanto,faceva mille supposizioni sull’accaduto:Li che non stava bene,una spedizione archeologica…una base,dov’era questa base?
Desiderava rimanere sola con Li,ma quell’uomo,con tanta sollecitudine,sembrava monopolizzare ogni iniziativa.
-Lasci adesso,professore…ce ne occuperemo noi…-tentò di dire.
-Prima di ripartire,madame,vorrei essere certo che questa ragazza stia meglio…me ne sento un po’ responsabile:è così giovane!-
-Senz’altro…se aspetta solo un momento…le saprò dire…- con gentilezza e determinazione Mirelle sospinse il professore fuori dall’infermeria,fino a chiudergli-anche se delicatamente- la porta sul naso.L’uomo rimase un attimo a guardare la porta,col suo bel panama in mano,poi si allontanò verso l’auto,in attesa.
-Cosa è successo Li?chi è quell’uomo?-
-Perdonami putri,avrei dovuto dirtelo…sono qui da settimane…ma ancora non l’hanno trovato….
-Ma perché,cosa cercano…proprio il Buddah?-
-Si…-
-Ci mancava solo la spedizione archeologica…-imprecò la dottoressa. –Adesso si attireranno l’attenzione dei predoni…e gli Italiani che non arrivano…!-Poi però guardò Li,preoccupata per la sua salute.
-Che cosa è successo,Li…non hai mangiato,hai dormito poco?...guarda hai la pressione bassa,sei pallida,sbattuta…-
La ragazzina non parlava,ma lacrime silenziose le scorrevano sulle guance.Così silenziose che la dottoressa Thambay non le notò,tutta occupata nel preparare una flebo di ricostituente da somministrare alla piccola ammalata.
-Saphra!...voglio che Li riposi in un letto comodo,oggi:e dopo la flebo,dalle da mangiare…-
Date queste disposizioni,Mirelle uscì a tranquillizzare il professore.Lo trovò appoggiato all’auto,con la bella sahariana beige sbottonata,che tentava di farsi aria col suo cappello.
-Tutto a posto,professore…la ragazza sta già meglio:da adesso in poi ne saremo noi responsabili……-
-La conosceva già?-le chiese lui,apparentemente solo per cortesia.
-No…non mi pare…-mentì la dottoressa.
-Mi era sembrato che la chiamasse per nome…ma forse mi sono sbagliato…-L’uomo la guardò negli occhi,espressivamente.Mirelle si morse le labbra,ma non aggiunse altro:quell’uomo così educato e cortese non era affatto sprovveduto.Tuttavia la dottoressa non riusciva a capire bene a cosa mirasse la sua presenza in quel luogo e la sua attenzione così puntigliosa verso Li.
-Mi parlava di una spedizione archeologica…di cosa si tratta,precisamente? –riprese a conversare.
-Ha presente i grandi Buddah di pietra che i Talebani hanno fatto saltare con le mine…? Da una nostra ricerca risulta per certo che proprio qui in questa zona,tra Afghanistan,Pakistan e Cina,ce ne sarebbe uno sopravvissuto alla follia di quei fanatici…sopravvissuto forse perché mimetizzato in qualche modo…noi non riusciamo a trovarlo,purtroppo!-
-Capisco…certo,riuscire a trovarlo prima di quei pazzi scatenati…magari potreste fotografarlo..documentarne l’esistenza…-
-No,abbiamo idee molto in grandi…direi ‘napoleoniche’…se non si offende…-
Mirelle lo guardò interrogativamente.
-Se riuscissimo a trovarlo…lo smonteremmo pezzo per pezzo e lo porteremmo al British museum…-
-Ma…ma questo si potrebbe fare solo se non fosse stato scavato in un unico blocco di roccia,credo?-
-Lei è al corrente di come sono stati creati,questi Buddah?-
Quell’uomo aveva la capacità di metterla in imbarazzo.
-Bè,se n’è parlato tanto…credo di saperne quanto chiunque ne sia un po’ informato…-minimizzò lei. –Certo avete in mente un’impresa quasi epica…
-Non sono da solo,per fortuna…La mia collaboratrice….-disse ancora il professore e sembrava sul punto di esporre ancora nuovi e più ricchi particolari,quando la donna un po’ bruscamente lo interruppe.
-Mi piacerebbe ascoltarla ancora,professore,ma qui abbiamo ritmi di lavoro molto serrati…il dovere mi chiama-Gli sorrise,porgendogli la mano.Lui abbozzò un baciamano,aggiungendo:
-Posso tornare a trovarla…per avere notizie della ragazza,naturalmente.-
-Naturalmente…naturalmente- disse Mirelle,piuttosto imbarazzata da quella galanteria un po’fuoriposto.Aspettò quindi che la jeep e il suo autista si allontanassero,per tornare da Li.
La trovò che riposava,preferì non svegliarla.
Venne anche il turno di Terry,quella mattina.Dal suo letto aveva seguito le ultime vicende:la preoccupazione per l’assenza di Li,l’arrivo della jeep,un nuovo venuto che si inseriva sulla scena …ma era difficile capire fino a che punto era davvero interessato a quello che succedeva intorno a lui;quando Mirelle entrò nella sua stanza,tuttavia,le chiese di Li:
-E’ tornata…ma c’è qualcosa che non va…non sta bene..-gli disse la dottoressa.
-Non sta bene? E cos’ha?- disse lui,con tono distaccato.
-Non so,ma sono preoccupata…se qualcuno le avesse fatto del male?-
-Qualcuno?...chi?-
Lei lo guardò stupita e irritata insieme:
-Sembra quasi monsieur che lei non sappia dove si trova…lo sa che questo paese è ancora attraversato da bande di sedicenti guerriglieri,fanatici,predoni…sa quale rispetto hanno della vita umana,della dignità…delle donne?...perchè fa il finto tonto?-
-Piano…piano,madamoiselle…lei mi aggredisce:perché? Stavo solo cercando di essere gentile,di aiutarla a confidare le sue preoccupazioni…ma forse…avrei dovuto salutarla con un baciamano? Mi avrebbe apprezzato di più?- Mirelle,che alle prime repliche di Terry si era sentita un po’ in colpa,quando lui ebbe concluso col solito sarcastico atteggiamento,non potè fare a meno di dirgli,spazientita:
-Non so proprio perché resto ancora a parlare con lei,monsieur Sheridan… e,a proposito:mi sembrava che le avessi chiesto di non tentare di alzarsi da solo…-
-Ero così geloso di quel pallone gonfiato che le faceva la corte…-rispose lui,sempre col solito tono ironico.
Questa volta le si spazientì di brutto:
- Barre toi…la smetta,maldit mercenaire…-disse fra i denti,allontanandosi. Poi tornò sui suoi passi e gli chiese:
-Ma non si stanca mai di giocare questo ruolo?...eppure credevo che almeno verso Li provasse un po’ di gratitudine…un po’ di tenerezza: se non glielo avessi sentito battere io stessa,darei ragione a chi la chiama Senzacuore…-
Terry la guardò:quella donna gli aveva salvato la vita,anzi…gliela aveva proprio restituita,ma lui non ci aveva badato più di tanto,concentrato solo su un’altra donna,quella che invece gli aveva saputo sparare con assoluto sangue freddo.
-Aspetti,dottoressa Thambay…credo di doverle delle scuse….-disse ,prima che lei se ne andasse.
Mirelle sospirò,tornò sui suoi passi,lo guardò con indulgenza:poi,prendendolo ancora una volta di sorpresa,gli propose:
-Vogliamo provare ad alzarci,monsieur Sheridan?-
-Come?-
-Visto che ci prova da solo tutti i giorni,perché non tentare con l’aiuto di un medico,oggi:coraggio!-
Lui scosse la testa,come a voler raccogliere la sfida.Poi,facendo leva sulle braccia,lentamente si sedette sul letto;mise a terra prima il piede destro,poi il sinistro;respirò,preparandosi a sopportare il dolore.
-Mi dia la mano-Lo invitò lei- Ecco,si appoggi a me…vede,va già meglio….ora è solo questione di allenare i muscoli:e all’inizio si aiuterà con un bastone,va bene?-
Terry assentiva,ma intanto pensava con soddisfazione che stava camminando,che presto avrebbe potuto perseguire liberamente i suoi piani…


V capitolo
Alla fine della settimana,con l’aiuto di un bastone,Terry andò a trovare Li.Era ancora a riposo,nell’ospedale,ma sembrava stare meglio:l’incarnato aveva ripreso
colore,le occhiaie erano sparite.Terry si avvicinò al suo letto,mostrandole trionfante che era riuscito a mettersi in piedi;poi si sedette al suo capezzale e le domandò con dolcezza:
-Come stai,piccola amica…?-
Li gli sorrise,ma poi distolse lo sguardo,come imbarazzata.Qualcosa nel suo comportamento era cambiato:la naturalezza della sua infatuazione non c’era più.L’uomo se ne accorse,le fece una carezza,le chiese di nuovo:
-Ti stai rimettendo in forze? Ora che cammino,ho bisogno di una guida che mi accompagni per i dintorni,sai?-
Li girò la testa dall’altro lato,piangendo.
-Ma cosa ti è successo,piccola? Qualcuno ti ha fatto del male?-
Finalmente lei rispose:
-No,…è che mi vergogno tanto…-
Terry non riusciva a capire quella risposta,ma prima di poterne sapere di più arrivò Saphra:
-Lei non può rimanere qui,signore…non vede,ci sono solo donne:esca,esca…- gli disse in malo modo,accompagnando le parole con i gesti.
Lentamente l’uomo uscì.Saphra aveva portato da mangiare alla ragazza:rimase a osservarla mentre desinava,con una espressione indagatrice.Poi uscì e raggiunse la dottoressa Thambay nell’infermeria.
-Come sta Li stamattina…ha mangiato?-le domandò Mirelle.
-A pranzo ha mangiato per due…-
-Bene…è sicuramente un buon segno..-la francese ascoltava distrattamene,senza guardare in viso l’interlocutrice,che invece aveva un’espressione particolare,soprattutto quando concluse il suo discorso:
-ma stamattina,come ha visto il latte, ha avuto i conati di vomito…-
-Ah- le rispose ancora soprappensiero la Thambay;poi finalmente,smise di occuparsi d’altro,fece mente locale,guardò Saphra in viso,interrogativamente:
-Che cosa vorresti darmi a intendere?...-
-La dottoressa sei tu….- rispose con finta reticenza Saphra.
-Si,ma tu stai alludendo a qualcosa di preciso…allora?che mi vorresti dire?-
-Ho fatto nascere più bambini io,in questo villaggio,putri Thambay…di quanti ne potrai far nascere tu nella tua vita…-
-Cioè,secondo te…Li…no,non posso crederci…-riflettè un attimo,guardandosi intorno:l’unico uomo,nella missione,era padre Peer…poi ebbe una folgorazione,cambiò espressione e si precipitò fuori,come una furia.
Come una furia entrò nella stanza di Terry Sheridan.
-Lei,lei è un uomo inqualificabile…come ha potuto?- lo aggredì.
Terry era appena rientrato;si trovava in piedi nella stanza.La guardò meravigliato:
-Che cosa?...ma cosa ho fatto,stavolta?-le domandò,senza capire.
-Non lo sa…vero…non ha ancora diciassette anni,era solo una bambina…-
-Ma di chi parla?...-
-Li…Li aspetta un bambino…non le dice niente questo?-
Terry cominciò a mettere a fuoco:Li aspettava un bambino…ma chi?..Poi si rese conto del senso del discorso della dottoressa:gli occhi gli si iniettarono per un momento di rabbia repressa,la mascella si serrò.Senza alzare la voce,ma con un tono carico di amarezza,rancore e sarcasmo,le disse:
-Dunque è questa l’idea che ha di me…un mercenario,che quando non uccide,passa il tempo a ‘coprire’ qualsiasi individuo femminile in età fertile che gli passi a tiro…?-
Mirelle era ancora furibonda,lo guardava quasi senza vederlo,con aria di disprezzo e di sfida.
-Allora stia attenta…stia attenta a rimanere sola con me…perché anche se fa di tutto per dimenticarselo,è una potenziale preda pure lei…e di ottima scelta..-Le fece uno sguardo irridente,provocatorio.Voleva provocarla:lei naturalmente finì nella trappola,scaricandogli una serie di improperi in francese:
-Maldi futu bastarde mercenarie…-
Naturalmente lui non capiva che il senso delle parole,ma le rispose:
-Certo e anche peggio..-poi l’afferrò per il bavero del camice e la inchiodò spalle al muro contro la parete.Voleva offenderla,ferirla,umiliarla come si era sentito offeso,ferito,umiliato lui stesso da quell’accusa infame…ma non aveva previsto l’ondata di desiderio che lo avrebbe sopraffatto a quel contatto ravvicinato:
poteva sentire il cuore di lei battere,sollevandole a ritmo serrato il seno.Si fermò un attimo,la sua mano era ferma all’attaccatura del collo di lei,sopra quella pelle morbida e calda;un sospiro inequivocabile gli sfuggì dalle labbra.Poi la afferrò per una spalla e la sospinse brutalmente fuori della stanza:
-Esca di qui…esca,dottoressa Thambay…e non si permetta più di entrarci come ha fatto ora…!-quindi sbattè la porta,con forza.


Mirelle si ritrovò fuori della stanza,ancora sconvolta per l’aggressione subita:era spaventata,scossa…un tremito le percorreva tutto il corpo,senza che potesse controllarlo.Infine la rabbia e la paura trovarono una valvola di sfogo nel pianto:pochi singhiozzi trattenuti,che però l’aiutarono finalmente a calmarsi.
Cominciò a ragionare,dopo essersi fatta travolgere irresponsabilmente dall’istinto.Ma anche ragionando,si sentiva disorientata per quello che stava accadendo intorno a lei:chi,che cosa avevano potuto cambiare così tanto la piccola Li?...non era più così sicura che fosse stato Terry Sheridan,il responsabile,perchè –riflettendoci- i tempi non coincidevano…E se non era stato lui?...una violenza?...i guerriglieri?...
Seduta in queste condizioni sulle scale del fabbricato uno, la trovò padre Peer:
-Dottoressa…che le succede,sembra sconvolta?-
-Si padre…lo sono…-
-Di che si tratta?...vuole venire su alla missione,a parlarmene?-
Mirelle non entrava in una chiesa da due anni:aveva litigato con Dio,tempo addietro;rifiutò,cortesemente:
-No,grazie…possiamo parlare anche qui,padre:lei sa,come la penso…-
-Lo so…ma era per stare più a nostro agio…-si giustificò il vecchio sacerdote.
-Padre…io…le ho tenuto celate parecchie cose…-
-Si riferisce all’iniziativa di tenere nascosti i ragazzi,fino all’arrivo del contingente italiano?-Le disse lui,bonariamente.
-Ma,ma come?…-iniziò a balbettare lei,stupita.
-Mirelle,quando è arrivata qui,io già c’ero da quindici anni…non si stupisca,ma raccolgo molte più confidenze di lei…-aggiunse il padre,prevenendo le sue domande.
La donna tacque un momento:
-Sa anche dove?-
-No…-
Mirelle sospirò di sollievo:almeno un segreto era riuscito a tenerlo.
-…Ma mi sono fatto un’idea…però non abbia paura:non sono un tipo loquace…-
-Io non l’ho detto a nessuno,perché se i guerriglieri sospettassero…non si farebbero nessuno scrupolo a usare la forza,anche contro di lei!-
-Però Li lo sa!- ribattè lui,questa volta con un tono di rimprovero.
-Non avrei mai pensato a coinvolgerla,se non mi avesse indicato lei personalmente quel nascondiglio…era l’unica a conoscerlo:nessun altro potrebbe trovarlo…-
Ci fu ancora silenzio,poi a interromperlo fu padre Peer:
-E’ vero quello che sospetta Saphra?-
-A proposito di Li?...temo di sì…padre,io…io ho accusato il colonnello Sheridàn…abbiamo avuto uno scontro irripetibile…-
Il vecchio pastore tacque:non se la sentiva di rimproverare Mirelle,pur immaginando che Terry doveva aver incassato piuttosto male un’accusa simile.
Battè affettuosamente la mano sulla spalla della donna,poi le suggerì:
-Le apparenze possono ingannare,Mirelle…in bene e in male,purtroppo!-
La dottoressa aveva appoggiato il capo sulla spalla del vecchio pastore,avvertendo per un momento il dolce conforto dell’abbraccio di suo padre,un abbraccio che le mancava da due anni…poi riflettè sulle parole del suo interlocutore:
-A cosa allude,padre:al colonnello Sheridàn o…?-
-Ieri l’ho vista con un avvenente signore…- disse Peer,cambiando apparentemente discorso.-Chi era?-
-Un archeologo…è stato lui a riportarci Li…anzi,si è davvero prodigato per lei…-
-Quel viso non mi era nuovo…per caso si chiamava Mulligan,Arthur Mulligan?- le chiese il prete.
-Si,si…infatti…ma lei conosce proprio tutti:credevo che in questa missione si vivesse isolati dal mondo…-
-Chi viene qui per rimanere isolato…può tentare di rimanerlo,come ha fatto lei…Ma io ho vissuto una vita molto più lunga della sua,anche fuori di questa missione..E le voglio dare un consiglio:diffidi di quell’uomo…è un ambizioso,un forsennato ambizioso…-
-Ma … di chi parla?Di Mulligan?-domandò la donna,piuttosto meravigliata.
Padre Peer assentì col capo,poi la loro conversazione fu interrotta da Saphra che richiamava la dottoressa Thambay al suo dovere.

Anche Terry,rimasto solo,ebbe bisogno di tempo per sbollire la sua rabbia.Dopo essersi sbattuto la porta alle spalle,aveva scagliato con forza il bastone contro una parete ,aveva sferrato un pugno violento contro l’armadietto della sua stanza,sfondandone la delicata anta.Si era guardato la mano,ferita…poi aveva cominciato a calmarsi e a riflettere:era ancora in piedi,senza bisogno del bastone;aveva usato il braccio,senza più avvertire il dolore della ferita:questo significava che ormai era venuto per lui il tempo di andarsene,tanto più…non volle terminare questo pensiero,preferì accantonarlo.
“Al calar delle tenebre” –pensò- “Senzacuore toglierà il disturbo”.
Prima di andarsene,però,volle accomiatarsi da Li.Approfittando della strana luce del crepuscolo,come un’ombra scivolò all’interno dell’ospedale,aspettò che Saphra ne fosse uscita e si avvicinò al letto della ragazza.
Li stava facendo il suo solito incubo:questa volta,però,con una variazione.L’uomo con sua madre non si voltava verso di lei,non le salvava la vita:scompariva…Li immaginava di seguire il corso del fiume,per ritrovare entrambi:il rumore dell’acqua era sempre assordante…Li non riusciva a sentire la sua voce gridare i loro nomi.
All’improvviso il corso del ruscello si biforcava:un braccio si infilava in una sorta di caverna.Li si fermava,spaventata…non aveva il coraggio di entrare in quel l’antro scuro e minaccioso…La paura la svegliò.Al suo capezzale,era seduto Terry.L’uomo le prese delicatamente la mano tra le sue:
-Non aver paura,Li:sono io!-
-Signor Terry…-gli sorrise- Non sei arrabbiato con me?-
Lui si meravigliò:
-Perché dovrei,piccola…ma tu,non vuoi proprio dirmi cosa ti è successo?-
-Signor Terry…-Li si intristì di nuovo.
-Se qualcuno ti ha fatto del male,Li…devi dirmelo!-
-Puoi chiamarmi putri Thambay,io…le ho detto tante bugie…-

Alla fine della giornata,Mirelle rientrò nel fabbricato uno.Passò davanti alla porta della stanza del ferito,ma distolse lo sguardo in fretta,entrando nella propria.
Qui,come tutti i giorni,si mise ad annotare gli eventi della giornata;come tutti i giorni…ma non era tranquilla.Sentiva che non avrebbe potuto addormentarsi,sopraffatta da uno strano senso di colpa che le serrava lo stomaco:doveva trovare la forza di ricomporre una parvenza di rapporto con l’uomo della stanza di fronte;lo doveva a lui,ma anche alla propria coscienza…Lo aveva accusato con una sicurezza che non ammetteva dubbi,ubriaca di pregiudizi e di rabbia…
Si alzò,aprì la porta della sua stanza,si accostò a quella dello Scozzese.Bussò impercettibilmente,tossì schiarendosi la voce:
-Monsieur…colonnello Sheridàn…-
Nessuna risposta.Si accorse allora che la porta era solo accostata;la schiuse;entrò nella stanza,appena illuminata dal chiarore proveniente dall’esterno.Era vuota!
Terry Sheridan era andato via!
Mirelle si avvicinò al letto,sfiorò le lenzuola,per capire-dal tepore-quanto tempo fosse passato.Erano fredde.La mano della donna risalì fino al guanciale:qui si fermò.
Non sembrava più interessata a capire quanto tempo fosse passato;la sua sembrava piuttosto una carezza.
A un tratto si girò,sussultò:Terry era fermo sulla soglia che la fissava.

VI capitolo
Mirelle era imbarazzata;ringraziò Dio che la stanza non fosse sufficientemente illuminata da mostrare il rossore sulle sue guance né il tremito che avvertiva.Non riusciva a capire l’emozione che provava:sapeva solo che doveva uscire al più presto dall’impasse in cui era finita.Finalmente trovò un po’ di voce e domandò:
-Credevo fosse andato via…-
-No,non ancora…- rispose lui,rimanendo sempre fermo sulla soglia,senza distogliere lo sguardo dalla donna.
Mirelle metabolizzò un momento quella risposta…significava che comunque stava per andarsene…
-Monsieur…non la biasimo se ce l’ha con me…-gli disse,abbassando lo sguardo- Ma…ma non vorrei che commettesse un’imprudenza a causa mia…- Rialzò la testa e lo guardò apertamente negli occhi.
Lui non rispose:lei ritenne che il loro dialogo non sarebbe andato oltre,e si avviò verso l’uscita.Prima che potesse varcarla,l’uomo stese il braccio destro e la bloccò.In una frazione di secondo,alla donna tornarono in mente le parole terribili che le aveva detto quella mattina;ebbe paura…
-Li ha chiesto di vederla…-disse semplicemente lui.
La dottoressa respirò a fondo,deglutì,recuperò la sua calma.
-Allora vado da lei…-
-Vuole vederci entrambi…-Terry parlava senza cambiare espressione,senza permettere alla donna di capire che cosa si celasse dietro quel suo sguardo,serio,intenso.
-Ah...Allora andiamo…- Mirelle tentò di superare la soglia della stanza,ma,osservando una approssimativa fasciatura sulla sua mano,non potè fare a meno di domandare:
-Cosa ha fatto alla mano?-
La tensione tra loro sembrò calare:l’uomo rispose col suo solito tono ironico:
-Ho litigato con l’anta dell’armadio…-
Anche Mirelle sembrava avere recuperato la sua distaccata professionalità:
-Faccia un po’ vedere…-
Levata la fasciatura,gli prese la mano,l’appoggiò sul suo palmo sinistro per osservarla meglio;quando le dita di lui le sfiorarono l’attaccatura del polso,Mirelle avvertì un brivido;allora si affrettò a rassicurarlo che non era niente di grave e che magari,dopo il colloquio con Li,lo avrebbe medicato meglio.
-C’è una cosa che vorrei chiederle,dottoressa…-disse poi lui.-Credevo di avere degli…effetti personali,nei pantaloni…
Mirelle aveva ripreso perfettamente il controllo su di sé:
-Chieda a Saphra…è lei che se ne è occupata…-
Lui annuì,senza aggiungere altro.
Li si era sollevata un po’ nel letto e aspettava che i due arrivassero per poter finalmente liberare il suo cuore…Le cose non erano andate come le aveva raccontate:erano settimane che la menzogna le pesava addosso…Tutto era cominciato quando ,una sera,col suo asinello si era diretta dai ragazzi,per portare loro cibo e acqua,secondo la consuetudine.Nella foresta dei rumori insoliti l’avevano spaventata:si era nascosta e aveva visto un ragazzo fuggire,braccato da alcuni inseguitori.A un certo punto il ragazzo era caduto,proprio in prossimità del cespuglio dove Li aveva trovato riparo.La ragazza l’aveva aiutato a nascondersi:insieme avevano aspettato che gli inseguitori ,perdute le loro tracce,rinunciassero.Poi il ragazzo l’aveva guardata in viso e aveva detto:
-Ma tu sei Li…-
Anche lei lo aveva guardato meglio,senza riuscire a ricordare il suo volto;poi le era venuta in mente la sua infanzia,quella vita che ora sembrava lontana anni luce…Le era venuto in mente che con quel ragazzo avevano giocato da bambini:lui le coglieva dei fiori e li deponeva nel suo grembo… Moussa le aveva raccontato che del loro villaggio ormai non esisteva più niente;che lui era sopravvissuto alle razzie,grazie ai soldati occidentali che lo avevano adottato,come una mascotte.Da alcuni mesi,lavorava come ‘fattorino’ presso una spedizione archeologica,ma durante un viaggio in avanscoperta nella giungla era stato avvistato da una pattuglia di guerriglieri,che lo avrebbero sicuramente catturato o ucciso,se Li non fosse intervenuta.Si erano abbracciati,erano rimasti fino all’alba stretti in quella foresta
.Da quel giorno Li non si limitava ad andare a portare le vettovaglie ai ragazzi nascosti,ma si incontrava segretamente con Moussa,sulle rive del ruscello…
-Quale ruscello?- le domandò Terry,la cui attenzione si era fatta stranamente più intensa da quando aveva sentito parlare di spedizione archeologica.
-Quello dove ti ho trovato,signor Terry…-rispose Li.
-Ma…avevi raccontato che lo avevi trovato nella grotta…giocavi a nascondino!?!-si intromise Mirelle.
Li abbassò il viso:si,aveva detto così,perché voleva tenere per sé la sua piccola storia d’amore…
Era stato proprio durante uno di quegli incontri,che Li aveva visto scivolare sull’acqua il corpo del ferito;allora,ripensando al suo incubo,si era convinta che quell’uomo esanime avrebbe potuto essere l’occidentale che carezzava i capelli a sua madre….
-Quando mi avete trovato,il ragazzo era con te?-le domandò l’uomo,preoccupato che la notizia del suo rinvenimento fosse giunta anche ad altre orecchie.
-Era appena andato via…ma poi glielo ho raccontato!-rispose Li,entusiasta.- Ero sola,e ti ho tirato io,fuori dall’acqua…poi ho chiamato Goa,che è un fratello per me…e lui mi ha aiutato a portarti qui…-
Mirelle non riusciva però ancora a capire…seduta sul letto,fece una carezza a Li,poi le chiese:
-Se le cose sono andate come hai detto,perché quella tristezza?...c’è ancora qualcosa che mi devi raccontare?-
Li si intristì di nuovo,quasi fino alle lacrime.Terry che era piuttosto concentrato su quello che il suo racconto poteva significare per il prosieguo dei suoi progetti,si voltò verso la ragazza,le fece una carezza su quei serici capelli neri:
-Calmati Li…non piangere in questo modo…vai avanti,raccontaci tutto…-
-Quell’uomo…quel Mulligan…-
-Il professor Mulligan?-.chiese Mirelle.
-Lui…un giorno al posto di Moussa è venuto lui...non so come facesse a sapere…io ho avuto paura,sono scappata:lui mi ha inseguita,raggiunta…e allora sono svenuta….Mi sono ritrovata sulla Jeep,senza sapere come…e da allora non so più niente di Moussa…-Li ingoiò con un atto di forza le lacrime che senza che potesse trattenerle le scorrevano dalle ciglia.
Terry era in piedi e si carezzava il mento,pensieroso.Mirelle taceva,interrogandosi su quello strano racconto.
-Va bene,Li,adesso che ci hai raccontato la tua storia,riposati un po’…-disse,dopo un poco.
-Signor Terry,posso rimanere un attimo con putri Thambay?...non vai via,vero?-
-No…aspetto qua fuori,d’accordo?-
Rimasta sola con la dottoressa,Li le domandò,concitatamente:
-Perché non gli dici dov’è il nascondiglio? Solo lui può aiutarci,ora?-
-Aiutarci? Lui?...Li,tu non hai ancora capito che monsieur Sheridan non è quello che credi….lui è più simile ai guerriglieri che ti hanno ucciso i genitori,che non…-
Nel dire questo,Mirelle sentì che stava dicendo qualcosa di improprio,ma preferiva che Li non si creasse false illusioni.
-Non è vero!...-gridò Li- Solo lui potrebbe riuscire a ritrovare Moussa…se glielo chiedessi…-
Mirelle si alzò spazientita,scuotendo la testa.
-Chiediglielo…avanti! E se vuoi dirgli del nascondiglio,diglielo tu!- Quindi uscì dall’ospedale,con passo marcato e,trovato Terry in attesa fuori,gli disse:
-Li vuole parlarle,monsieur Sheridàn…-
Terry entrò e rimase con la ragazza una decina di minuti:da una finestra che dava sull’esterno Mirelle vide che parlavano fitto fitto,a bassa voce e che piano piano la fanciulla si rasserenava,fino a reclinare il capo sul cuscino,per addormentarsi.

 
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Evilsisters
view post Posted on 3/4/2008, 17:51





Questa rimane una perfetta sceneggiatura per un sequel.....bisognerebbe contattare quella nuova casa di produzione.... :fisch:
 
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view post Posted on 3/4/2008, 17:53
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Terry stava rientrando nella sua stanza,quando trovò Mirelle affacciata al porticato del fabbricato uno.Le si avvicinò,si affacciò anche lui,senza parlare.
-Dunque..è questa la verità..-esordì la donna- E’ proprio vero:’Les enfants qui s’aiment ne sont là pour personne/ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit/bien plus haut que le jour…’-
-Che cos’è? Una poesia?-domandò lui,apparentemente senza capire.
-Già,una vecchia poesia di Prevert…’I ragazzi che si amano…sono molto più lontani della notte,molto più in alto del giorno’…vuol dire che,nonostante tutto,nonostante gli ostacoli,loro sanno amarsi…anche in un mondo come questo…-
-Non sono un esperto di letteratura- disse lui –Ma credo che proprio in un mondo come questo,niente può consolare di più della tenerezza,del reciproco calore…-
Mirelle lo guardò meravigliata.A lui quello sguardo non sfuggì:
-Si meraviglia,putri Thambay…si meraviglia che proprio io,questo mascalzone,dica una cosa del genere? O le sembra strana l’idea in sé,dal momento che lei ha fatto esattamente l’opposto?-
Piccata,Mirelle ribattè:
-Che intende dire? Cosa ne sa,lei?-
-Io credo che sia evidente…una donna come lei cosa farebbe in un posto come questo,se non avesse voltato le spalle ad una vita normale?...una vita di affetti normali,intendo…-
La dottoressa volle troncare quella discussione,prima che andasse troppo in profondità.
-E’ stata una giornata molto lunga,monsieur Sheridàn…credo che mi ritirerò…- Poi,prima di rientrare,non potè fare a meno di chiedergli:
-E’ ancora intenzionato ad andare via?...in questo caso…-
Lui la interruppe:
-Non mi ha consigliato di non commettere imprudenze?…voglio seguire il suo consiglio di… medico:aspetterò che sia lei,a dimettermi!-
Mirelle si ritirò,convinta che Terry stesse in qualche modo mentendole.

VII capitolo
Rientrata nella sua stanza,Mirelle sedette sulla sedia,pensierosa.Sollevò una catenina che portava al collo,fece tintinnare due anelli che vi pendevano come ciondoli,li strinse nelle mani. Era proprio vero,quello che aveva detto Terry…lei era fuggita da una vita di affetti normali…Ma l’orrore che aveva visto con i suoi occhi non le aveva permesso di continuare sulla strada comoda del suo destino.Ricordò,finalmente ricordò fino in fondo quello che le era successo:dopo la laurea,lei e Anthony si erano concessi un viaggio insieme…erano andati in Israele,perché lui voleva vedere i luoghi che erano stati lo scenario della esistenza di Cristo,il suo Cristo…
Erano stati in Palestina,avevano visto splendori e miserie di quella terra martoriata:quello che li aveva colpiti di più erano i bambini che convivevano ogni giorno con la morte,come facesse parte dei giochi quotidiani.Si erano in particolare affezionati a un ragazzino,Arun,che la mattina li veniva a salutare all’uscita dell’albergo;era golosissimo di certi cioccolatini all’arancia,che Mirelle gli regalava;giocava volentieri a pallone con Anthony…A pallone…Una mattina Mirelle lo vide dalla finestra,per la strada,che si divertiva a prender a calci una lattina…lei aveva avuto un agghiacciante presentimento…un attimo dopo la lattina era esplosa,cancellando senza alcun motivo quella giovane vita…
-Anthony…!-aveva gridato,impotente.
Il suo ragazzo era accorso,la aveva abbracciata,aveva iniziato a pregare.Allora lei lo aveva respinto,si era precipitata giù,a vedere se c’era ancora qualcosa da fare per Arun;un’ambulanza si era precipitata sul posto,ma i medici non avevano potuto che constatare un’ennesima,ingiusta morte…
Aveva pianto,pianto tutto quel giorno e quella notte,senza riuscire a trovare alcun conforto nelle braccia di Anthony:
-Portami a casa…-gli aveva chiesto- Portami a casa,subito!-
Tornare a Rouen non era servito a rasserenarla:intorno a lei fervevano i preparativi per il loro matrimonio,ma Mirelle se ne sentiva assolutamente estranea.
Un giorno decise di tornare a Parigi,dalle sue amiche;forse loro avrebbero capito il suo stato d’animo.In treno aveva incontrato un suo ex professore,che andava all’aeroporto di Parigi,partiva per l’Africa.
-Come mai,professore?-gli aveva chiesto.
-Sono stanco della vita universitaria…sono entrato in ‘Medici senza frontiere’…voglio rendermi utile sul campo…-
Queste parole la avevano illuminata.Non arrivò mai a Parigi:prese il primo treno per Rouen e corse da Anthony.Gli propose col cuore in mano di condividere insieme una scelta definitiva.Partire,lei come medico,lui come missionario:andare insieme,prestare insieme un’opera che gli avrebbe senz’altro permesso di riempire la loro esistenza per sempre.
La risposta di Anthony la deluse.Lui riteneva che la sua vita era là,nel suo paese;voleva creare con lei una famiglia e,nella famiglia,realizzare un progetto esemplare di fede e di amore.Mirelle non riusciva a seguirlo…Anthony aveva preso dalla tasca un astuccio,gliene mostrava il contenuto:
-Guarda,Mirelle,…i nostri anelli…-
Lei li aveva guardati,rimanendo senza parole.
Alla vigilia del loro matrimonio,Mirelle aveva fatto la sua scelta:si era congedata dai suoi,in particolare da suo padre,sapendo che non avrebbero mai approvato.Sperava che almeno un giorno avrebbero capito.Poi aveva detto addio ad Anthony.
-Mirelle…perché questa scelta?-
-Anthony…è deciso…Non posso fare altrimenti…Tieni gli anelli…-
-No,tienili tu…magari un giorno decidessi di tornare…-
Li teneva tra le mani,ora,quei due anelli;ma quella vita le appariva sempre più estranea,lontana…non le apparteneva più.

Terry si era steso sul letto,senza spogliarsi.Il racconto di Li gli aveva fatto balenare davanti agli occhi scenari imprevisti;forse avrebbe dovuto cambiare un po’ i suoi programmi,ma non di tanto…era sicuro che Lara era molto più a portata di mano di quanto avesse sperato…ne fiutava la presenza nell’aria,pregustava il momento in cui la caccia sarebbe cominciata…Aveva deciso di rimanere alla missione,aspettando che dalla spedizione archeologica qualcuno si fosse fatto vivo;in fondo quello era un rifugio al di sopra di ogni sospetto…Si lasciò andare ai suoi sogni ad occhi aperti,a poco a poco si addormentò:ma nei suoi sogni alla immagine glaciale di Lara si sovrapponeva un’altra immagine…e non riusciva a spiegarsene il perché.


Il buio era calato anche sul campo base della spedizione archeologica.Stesa nella sua tenda Lara Croft non riusciva a dormire:da quando era tornata in quella dannata zona ,dove aveva scoperto la culla della vita,il ricordo di quella avventura sciagurata la aggrediva continuamente…fortuna che aveva fatto saltare ogni accesso alla galleria maledetta…chissà nell’esplosione che ne era stato del corpo di Terry…Terry:forse l’unico uomo che aveva fatto battere il suo cuore…Ma nel suo cuore non c’era posto per quel tipo di sentimenti:la sua passione era nella ricerca,nella riscoperta del passato,nell’avventura.Avevano condiviso un po’ di strada insieme,ma erano troppo diversi per continuarla:ah,se almeno lui non fosse stato così testardo! La aveva costretta a sparare,pur di fermarlo…
…Non che stimasse Mulligan,un uomo assai privo di scrupoli,in verità:ma l’idea di ritrovare intatto almeno uno dei colossali Buddah di pietra era troppo ghiotta…così alla proposta del professore di collaborare con lui nelle ricerche,non aveva saputo dire di no:non condivideva i suoi metodi,sospettava che avrebbe fatto qualunque cosa,anche accordarsi coi guerriglieri,pur di perseguire il suo intento;ma,stando sul posto,avrebbe anche potuto limitare i danni che quell’uomo avrebbe potuto arrecare agli altri.Qualcosa distolse la sua attenzione;un’ombra si muoveva furtiva nei pressi della sua tenda.Strisciò nel buio anche lei,collocandosi alle spalle dello sconosciuto;poi lo riconobbe,era Moussa,il loro fattorino…dove stava andando a quell’ora,di nascosto da tutti?


La mattina dopo Saphra entrò nella stanza del colonnello,per portargli la colazione e sostituirgli le medicazioni.Terry la lasciò fare,poi,prima che uscisse,le domandò:
_Che ne hai fatto Saphra della roba che era nei miei pantaloni?-
-Quale roba?...Non ho trovato niente…-
-Ne sei proprio sicura?-
Il suo tono era gentile,ma il suo sguardo era molto penetrante:Saphra non lo seppe sostenere,se ne andò via,dicendogli:
-Tutto quello che ho trovato è nel cassetto del suo comodino…-
Terry era convinto che Saphra e la dottoressa gli stessero nascondendo la verità;aprì il cassetto,comunque,e sorrise:quello che ci aveva trovato poteva bastargli a fare quello che aveva in mente.
Adûnaphel3/2/2006, 10:19
Ehhh che ottima scusa per rileggersi questa storia! :)
arielcips3/2/2006, 21:17
VIII capitolo
La giornata sembrava non passare mai:una lunga attesa,interrotta soltanto dalle visite di Saphra.A Terry mancava la compagnia di Li né poteva andare a trovarla,con quel mastino di Saphra che le faceva la guardia;la dottoressa,poi,non si era fatta viva tutto il giorno:aveva sentito i suoi passi sull’impiantito,ma sembrava che avesse fatto di tutto per evitare di vederlo e di farsi vedere.Si tirò su dal letto,afferrò il bastone e lentamente si avviò verso la chiesa:almeno avrebbe parlato con qualcuno.
Padre Peer era intento a sistemare dei fiori in alcuni vasi:la chiesa era estremamente spoglia,se non fosse stato per una statuina della Vergine,che ne costituiva l’unico arredo e insieme l’altare maggiore.Entrando,Terry tossì per farsi annunciare;in realtà avvertiva anche un leggero imbarazzo a entrare in un luogo del genere.Forse non ricordava nemmeno più come ci si comportasse all’interno di esso:aveva un’opaca memoria del segno della croce,tentò di accennarvi.Padre Peer lo guardò con un sorriso indulgente:
-La chiesa è aperta a tutti…venga colonnello…-
-E’ aperta alle pecorelle smarrite…non credo sia aperta anche al lupo…-gli rispose l’uomo.
-Addirittura il lupo…lei è piuttosto presuntuoso,Terry…e poi non ricorda l’episodio del lupo ammansito?-
-Ehm,padre…la mia dimestichezza con gli episodi agiografici è un po’scarsa…-
Terry si guardava intorno,pensando che forse non era stata una buona idea andare a trovare il pastore:
-Magari torno in un altro momento,padre….-
-Non voleva scambiare quattro chiacchiere,colonnello?-gli disse il vecchio,fissandolo coi suoi occhietti espressivi.-Mi sembra che stia molto meglio…cosa dice,la dottoressa Thambay?-
Terry si schiarì la voce:
-Ahem…secondo lei non dovrei commettere l’imprudenza di muovermi prima del tempo…-
-E’ diventato improvvisamente prudente….forse perché madamoiselle Thambay è molto convincente?-
Quel vecchio sacerdote dava l’impressione di celare,dietro ogni parola,un messaggio molto più profondo.Terry però si limitò a sorridere,rispondendogli con uno sguardo altrettanto espressivo.Intanto tra sé,pensava:”pensala pure come ti pare,vecchio ficcanaso”.
-C’è qualcosa di cui le vorrei parlare,colonnello…Lei è al corrente della presenza di una spedizione archeologica su questo territorio?-
-Certo…ne ho sentito parlare da Li…-L’attenzione di Terry aumentò.
-La guida un tale professore Mulligan…ma in questi giorni è stato raggiunto anche da una famosa archeologa inglese…-
Negli occhi dello Scozzese si accese una luce trionfante;ma il suo viso non lasciò trapelare alcuna emozione,mentre pensava:”Lara!...Eccoti a portata di mano!”
-Non conosco la donna,ma il professore è un uomo pericoloso:sono convinto che pure di scoprire quello che cerca,farebbe carte false…si ricorda colonnello quando le dissi che questa missione ha un suo equilibrio piuttosto delicato?-
L’uomo si concentrò di nuovo sul suo interlocutore:
-Me lo ricordo…era un invito,neanche troppo indiretto,a levarmi dai piedi,padre…-
-Già…ma adesso che a poca distanza c’è quell’individuo…non sono poi tanto sicuro di volerla vedere andare via…Mi convinco sempre più che le vie del Signore sono infinite…e imperscrutabili…-
Terry non era certo di aver capito;soprattutto aveva in mente un programma ben preciso e non intendeva cambiarlo per compiacere la fede di padre Peer.
-Non sono un samaritano,padre…forse lei,o Dio,avete preso un abbaglio,in proposito…-si affrettò a rispondere.
-Ah…colonnello Sheridan…lei è di nuovo presuntuoso…io posso anche sbagliare,ma Dio…-
-Intanto non sono più colonnello…non lo sa che il deferimento alla corte marziale prevede anche la perdita dei gradi…?-Terry era spazientito,voleva allontanarsi da quel luogo e da quell’interlocutore.
-Io so che lei è colonnello e so anche che è capace di grandi imprese…-insistè il prete- ….Naturalmente,se ne vale la pena…
L’uomo stava per uscire dalla chiesa,si fermò:
-Già…il gioco deve valere la candela…-
-Ma io non credo che si possa valutare tutto in termini di denaro…-
-Lei no,padre…ma io sì!- E se ne andò senza aspettare risposta.
-Uhmmm-si disse padre Peer- Non ne sarei più tanto sicuro,colonnello ‘Senzacuore’…


Uscendo dalla chiesa,Terry si accorse che la jeep del professore Mulligan era parcheggiata vicino all’ospedale.Avrebbe pagato chissà quanto,per sapere che cosa stesse succedendo,ma sapeva che non era affatto prudente farsi notare.Strisciò silenziosamente alle spalle dei due fabbricati,per guadagnare in fretta l’entrata alla sua stanza,ma si accorse di qualcosa che lo insospettì:il cofano dell’auto non era chiuso bene,qualcosa si muoveva al suo interno.Rimase ,nascosto,in attesa;il cofano si aprì lentamente e un ragazzo ne uscì,cauto.Si lasciò cadere per terra e,strisciando anche lui al suolo,si allungò verso le scale del portico del fabbricato Uno.Lì si nascose,convinto di essere temporaneamente al sicuro.Improvvisamente un braccio lo immobilizzò,una mano gli tappò la bocca;uno sconosciuto gli fece cenno di tacere e lo trascinò silenziosamente all’interno del fabbricato,in uno degli alloggi.
-E tu chi sei?- gli domandò una volta nella sua stanza,Terry.
-Mi chiamo Moussa…lavoro con gli archeologi…-
Disse il ragazzo,ancora spaventato.
-Lavori per gli archeologi…che lavoro fai,la ruota di scorta?-gli domandò Terry,diffidente.
.O…no,no…signore…mi ero nascosto nel cofano,perché il professor Mulligan mi aveva vietato di allontanarmi dal campo…-
Terry tacque,pensieroso.Poi chiese,con un tono più affabile:
-Sei venuto per vedere Li,vero?-
Moussa sospirò,sollevato:
-Come sta?…sono stato in pena per lei...non ho potuto avvertirla…-
-Sta bene,sta bene…l’avete combinata grossa,tutti e due…-lo tranquillizzò l’uomo. –Ma questo Mulligan che si è messo in testa?-
-Lui … ha scoperto che mi vedevo con Li…mi ha chiesto chi fosse,dove ci incontravamo…E’ un uomo che sa essere gentile,affabile,…poi ho capito che me lo chiedeva per poter incontrarla e farsi dire…- qui Moussa tacque,non sapeva se fidarsi o no dello sconosciuto. –Ma tu chi sei,signore…come fai a conoscere Li?-
-Li mi ha salvato la vita.-
-Allora…devi essere Senzacuore!...oh,scusami…-disse imbarazzato Moussa.
-Lascia stare,ragazzo…ho ricevuto appellativi peggiori…-
Rincuorato,Moussa continuò il suo racconto:
-Mulligan è convinto che Li sappia dove si trovi il Buddah…perché io gli ho detto che lei…ogni tanto veniva a portare i rifornimenti ai ragazzi nascosti là..Ma Li non ha voluto rivelare nemmeno a me,dove era il nascondiglio…dice che lo ha promesso alla sua amica putri Thambay…-
Terry sorrise;Li era così leale alla promessa,che non era riuscita a dirlo neanche a lui,la sera prima…poi pensò a Mirelle,alla forza che era riuscita a instillare in quella ragazzina,la sua stessa forza,indomabile.
-Benedetta donna..!- gli scappò detto.
-Adesso,ragazzo,aspetteremo che Mulligan se ne sarà andato e poi ti porterò dalla tua Li…Sei sicuro che nessuno si sia accorto della tua fuga,al campo?-
-Non so…certo nessuno mi ha fermato…ma c’è la collaboratrice del professore,quella che è arrivata da due giorni…quella mi fa paura…non sembra una donna vera,sembra di ghiaccio:e non le sfugge niente!-
Terry bestemmiò a denti stretti:si augurò che Lara non si fosse accorta di nulla,ma sapeva che questo sarebbe stato impossibile…
Il professore Mulligan aveva invano chiesto alla dottoressa di vedere Li.La donna era stata categorica:Li stava ancora riprendendosi dal malore che la aveva colta nei giorni scorsi e lei preferiva che non ricevesse visite che la turbassero.
-Non capisco come potrei tubarla,dottoressa…io ho solo avuto cura di lei..-
Questa volta fu la dottoressa a lasciargli intendere che non era una sprovveduta:
-Non mi ha spiegato bene dove l’ha trovata,però… Li ha detto di non essere mai stata al campo base della spedizione…-
-Ma,questi ragazzi ne raccontano tante…-cercò di schernirsi lui.
-Si,ne raccontano tante,è vero,ma arrivare a piedi fino al vostro campo,in un solo giorno…mah,magari conosce una scorciatoia…-
Mulligan si appoggiò a quest’ultima affermazione,per chiedere:
-Ecco,si…sono sicuro che la ragazza conosce questo territorio palmo a palmo…vorrei sapere se…?-
-Vuole sapere se sa dove si trova il Buddah?...-lo anticipò Mirelle. –Credo che se lo avesse saputo,professore,la prima a cui sarebbe venuta a raccontarlo,sarei stata io…- Mirelle lo guardò negli occhi,voleva fargli intendere che avrebbe fatto meglio a concentrare i suoi sforzi di sapere qualcosa su di lei,piuttosto che sulla giovane indigena.
Mulligan capì molto di più;capì che la Thambay sapeva e che avrebbe difeso Li dalle sue intrusioni:”Meglio così”- pensò-“Meglio avere a che fare con una adulta che con una mocciosa!”
Col suo solito tono cortese,falso e cortese,concluse:
-Forse ha ragione lei,madamoiselle Thambay…vorrà dire che ho fatto un altro viaggio a vuoto…ma,prima di congedarmi,posso almeno sperare di poterla rivedere?-
Mirelle gli restituì il sorriso cortese,falso e cortese:
-Sono sempre qui,professor Mulligan…venga pure quando vuole…ma sappia che il tempo che posso dedicarle è sempre contato…-
Saphra la chiamò. –Vede? Devo già salutarla:adieu,monsieur Mulligan…buon lavoro!- quindi girò sui tacchi e si allontanò verso l’infermeria.

IX capitolo
Terry aveva invitato il suo giovane ospite a pazientare, almeno finchè il buio non fosse calato,prima di vedere Li.Intrattenendosi con lui era riuscito a farsi una idea della posizione del campo base della spedizione;il ragazzo gli aveva anche raccontato che gli archeologi non avevano fatto grandi passi avanti,finora,ma che dopo l’arrivo della nuova collaboratrice di Mulligan c’era nell’aria una tensione,quasi una gara tra lei e il professore,a chi avrebbe rinvenuto per primo le tracce del Buddah. A una certa ora sopraggiunse Saphra con la cena;Moussa si era opportunamente nascosto,poi i due avevano condiviso il cibo destinato al ferito.Finalmente,quando la missione sembrava essersi addormentata,i due uomini uscirono silenziosamente dalla stanza e si introdussero altrettanto furtivamente nell’ospedale. Lo Scozzese si avvicinò al letto di Li, che non dormiva, ne richiamò delicatamente l’attenzione:lei gli sorrise,anche se un po’ stancamente,ma i suoi occhi si illuminarono quando Terry,spostandosi le rivelò la presenza di Moussa alle sue spalle.
-Oh…grazie signor Terry…sapevo che me lo avresti ritrovato…-
L’uomo si schernì:
-Io non ho fatto niente,Li…ha fatto tutto da solo…-
I due ragazzi si abbracciarono con intensa tenerezza;la loro dolce intimità trovava espressione nelle parole che finalmente potevano scambiarsi nella lingua primitiva,che avevano condiviso coi genitori,coi fratelli,con tutti gli abitanti del loro villaggio,spazzato via con essi,nel corso di qualche ingiusta scorreria.
Terry preferì allontanarsi,lasciandoli soli. Rientrò nella sua stanza per prendere le sue cose:il suo piano era semplice…avrebbe seguito senza che se ne accorgesse
Moussa fino al campo base della spedizione…poi….
Qualcuno bussò alla sua porta:
-Monsieur Sheridàn..posso entrare?-
“Dannazione”-pensò Terry- “…questa non ci voleva…non ora!”
Si stese sul letto,simulando una poco credibile attenzione a una falena che si dimenava contro il lume da campo.
-Si accomodi,dottoressa…da quando in qua bussa,prima di entrare a visitare un suo paziente?- le disse,recuperando il suo solito tono sarcastico.
-Non sono venuta a visitarla…- rispose lei,con calma serietà.-Volevo parlarle di una cosa seria…chiederle un consiglio-
-Un consiglio? A me?- rise lui,scettico.
-Si…posso mostrarle una cosa?-continuò lei,senza dare importanza alla diffidenza dell’ ex soldato.Aveva con sé una sorta di cartina.
Lui si sollevò un po’, si mise a sedere sul letto;lei lo prese per un invito ad accomodarsi e si sistemò all’altro capo del giaciglio ,aprendo la mappa davanti a lui..Terry la osservò:era evidentemente stanca,ma anche straordinariamente attraente.La coda di cavallo non riusciva a tenerle in ordine i capelli che,ribelli e riccioluti, le incorniciavano il viso;il volto da angelo birichino,con lucenti occhi azzurri,un nasino impertinente,una bocca che sembrava un bocciolo di rosa…Dio,da quanto tempo quelle labbra non ricevevano un bacio?-si trovò per un attimo a chiedersi l’uomo. L’incarnato aveva un colorito sano;tutto il suo corpo –seppure piu minuto che imponente-trasmetteva una sensazione di forza…non la forza arrogante dell’aggressività repressa e insoddisfatta:la forza della donna che sa incassare colpo su colpo e al tempo stesso sa essere più generosa che mai…
“Peccato non doverla più rivedere…” pensò Terry.
-Ma,mi sta ascoltando,monsieur Sheridàn?-gli chiese a un tratto Mirelle,accortasi della sua distrazione.
Lui la guardò di nuovo,anzi la rimirò palmo a palmo,fermando la sua attenzione di nuovo su quelle labbra,poi riconobbe:
-No,putri Thambay…ero distratto…-
Era pronto a subire una reazione piuttosto severa,ma Mirelle,che non aveva potuto evitare di arrossire,era troppo stanca per prendersela.
-Allora…se vuole darmi un po’ di attenzione…voglio dire,a quello di cui vorrei parlarle…-
Tornato necessariamente serio,l’uomo osservò la cartina:Mirelle gli spiegò:
-Allora…noi siamo in questo punto:molto più a nord,ma sempre da questo lato del fiume…diciamo a tre settimane di marcia ci sono i soldati italiani del contingente multinazionale di pace…che sono i più vicini,alla missione. Gli Inglesi,invece,sono qui…dall’altra parte del fiume:troppo difficili da raggiungere.
Le ultime voci danno alcune bande di guerriglieri già nei paraggi…diciamo tra noi e il campo base della spedizione archeologica…-Mirelle smise di guardare la cartina,fissò negli occhi Terry,con una espressione intensamente dolorosa. - Lei sa cosa fanno,questi guerriglieri,monsieur Sheridàn?...danno la caccia a tutti i maschi dai quattro anni in su…li strappano alle loro famiglie…li costringono addirittura a sparare su di esse…li allevano nella ferocia,come pitt bull da combattimento…e poi ne fanno soldati,soldati da macellare….- La donna si fermò,parlare di queste cose senza emozionarsi le costava quasi dolore fisico.
-E’ per questo che lei si è assunta la responsabilità di raccogliere quanti più ragazzi possibile e nasconderli?- le chiese Terry.
-Si…una cosa che esula dai miei doveri di medico…noi non possiamo inserirci in questa inqualificabile realtà che chiamano ‘guerra’,noi siamo qui solo per prestare il nostro lavoro…ma…ma come si fa ad assistere a uno scempio simile,senza tentare di agire?...Io non sono una eroina,monsieur Sheridàn…ho paura di quello che mi potrebbe succedere,ma ho ancora più paura di quello che proverei se lasciassi accadere cose come queste senza muovere un dito…-
L’uomo non commentò;aspettava di sentire come potesse entrare lui in tutta quella spiegazione.
-Non è il primo gruppo di ragazzi che mettiamo in salvo…siamo d’accordo con alcuni ufficiali dell’esercito italiano che scortano i camion dell’associazione, quando vengono a portarci i rifornimenti, ogni fine mese…ma questa volta qualcosa non potrebbe funzionare,perché gli Italiani ci hanno comunicato un ritardo di almeno una settimana…I guerriglieri si avvicinano,attirati anche da quegli stramaledetti archeologi…Lei cosa farebbe,al posto mio? Proverebbe a raggiungere gli Italiani o rischierebbe,aspettandoli?-
-Le probabilità di riuscita nel primo caso sono piuttosto scarse…dove si trovano esattamente questi ragazzi?-disse l’ex colonnello,guardando la cartina.
Mirelle non sapeva se rispondergli.Lui la guardò:
-Se vuole davvero il mio parere,deve imparare a fidarsi,madamoiselle Thambay!-
-Diciamo…press’a poco qui..-la donna indicò una zona,sperando che l’indicazione risultasse comunque non abbastanza precisa.
Terry guardò di nuovo la cartina,sospirò,scosse la testa.
-Ci sono bambini piccoli?-
-Si…almeno due non hanno compiuto ancora cinque anni…e il più grande ne ha dodici….-
L’uomo fece una smorfia piuttosto espressiva:
-Le tre settimane di cammino diventerebbero quattro…quattro settimane,inseguiti dai predoni…e chi li guiderebbe?chi li condurrebbe fino alla meta?-
Mirelle abbassò la testa:
-Pensavo di farlo io…-
-Lei? Da sola?...-
-Magari con Li…anzi,no…Li, ora come ora. non può essermi d’aiuto…-
A un tratto Terry guardò al di sopra della dottoressa,verso la porta:aveva avvertito la presenza di qualcuno.Era Moussa.Terry attirò di nuovo l’attenzione della dottoressa sulla cartina,per assicurarsi che non si sarebbe voltata e contemporaneamente fece cenno al ragazzo di nascondersi e aspettarlo.
-Non dica assurdità,putri Thambay…sarebbe chiedere davvero troppo a se stessa:segua il mio consiglio,aspetti…i ragazzi sono al sicuro:nessuno è al corrente di dove siano nascosti..-
-Fino ad ora,no….ma…-
-Li non lo ha detto a nessuno,neppure a me…se è questo che teme!- la rassicurò lui.
-Monsieur Sheridàn…-Mirelle stava per dire qualcos’altro,ma non riuscì ad andare fino in fondo.
Terry tirò un sospiro di sollievo:si augurava con tutte le forze che la donna non gli chiedesse aiuto,non ora…ora che stava per mettere le mani sulla sua preda.
-Voleva dirmi qualcos’altro?-le domandò tuttavia,necessariamente.
Mirelle scosse la testa.
-Credo di avere approfittato anche troppo della sua disponibilità…buona notte,monsieur…-
“Addio …” pensò lui,ricambiandole in cuor suo il saluto.
La vide uscire dalla stanza,pensò che uscisse così anche dalla sua vita.
Dopo poco,qualcuno grattò contro la sua finestra:Moussa.
Terry raccolse le sue cose e sgattaiolò fuori.Ma una volta fuori vide il ragazzo preoccupato:
-Che succede?-
-Non so…un presentimento,signore…-
Terry lo guardò negli occhi;pensò ai sentimenti che nutriva per Li,che ora portava in grembo anche una giovane vita.Pensò a Li,indifesa e sola,ora che lui se ne sarebbe andato.
-Ascolta Moussa…prendi la tua ragazza e andate via di qui…stanotte stessa,se è necessario:andate in un posto sicuro…e tu non perderla mai d’occhio,siamo intesi?-
-Ma perché?...non è più al sicuro,qui? Dove sei anche tu?-
-Io sto andando via…ti ho detto anche troppo,ragazzo:fa’ come ti dico!- L’ordine era di quelli che non ammettevano repliche,ma in cuor suo Terry si sentiva incredulo:perché tanta attenzione al romanzetto di quei due? Decisamente stava invecchiando…
Moussa rimase senza parole;non sapeva come accomiatarsi,non sapeva come considerare quell’uomo,il suo tono ora così diverso.
-Sei ancora qui?- Terry lo levò d’impaccio- Va,va’..cosa aspetti:e buona fortuna!-
Poi non aspettò oltre;Moussa girò sui tacchi e corse verso l’ospedale.Si fermò un attimo,si volse per salutarlo,ma Senzacuore era già sparito nella foresta.

X capitolo

-Mulligan,vorrei parlarti!-
-Accomodati,Lara…stavo dando una occhiata alla carta…-
Il campo base della spedizione archeologica non era particolarmente ospitale:gli archeologi,i tecnici,i lavoratori erano attendati in alloggi più o meno accoglienti a seconda dell’importanza del ruolo che rivestivano all’interno del team.C’era poi una sorta di ‘sala riunioni’,una ampia pensilina aperta sotto la quale campeggiavano una scrivania,alcune sedie,un compressore che forniva sufficiente energia per produrre corrente continua che alimentasse un paio di computer palmari.Ultimamente la spedizione aveva anche potuto usufruire di un camper appositamente attrezzato a livello informatico per rilevazioni più approfondite sul territorio,il camper con cui si muoveva la nota archeologa Lara Croft.Sotto la tenda-riunioni erano anche raccolti quei pochi reperti che finora avevano fatto ben sperare sulla possibilità di individuare la statua di pietra sopravvissuta alla barbarie dei fondamentalisti.Il professore Mulligan era in piedi davanti alla scrivania, che osservava la carta,quando era sopraggiunta Lara.
Quella donna gli metteva sempre una strana soggezione,anche se faceva di tutto per dissimularla:era splendida e glaciale come una sfinge,e questo -per lui che era archeologo- costituiva una attrazione particolare;non si alterava mai,nemmeno quando evidentemente qualcosa la irritava,nemmeno quando qualcosa la rendeva felice….Era difficile capire che cosa le passasse per la testa:un vero enigma,intrigante come una sfida.Era stato in dubbio fino alla fine se invitarla o no a collaborare alla sua impresa:quando si era convinto che non si sarebbe trattato di un normale scavo,ma che sarebbe stata necessaria una buona dose di acrobazia e funambolismo,aveva ceduto…Lara non si sarebbe fermata davanti a nessuno ostacolo,né pareti invalicabili,né fiumi sotterranei,né guerriglieri feroci…
-E’ di altro che volevo parlarti…c’è qualcosa che non mi torna…che fine ha fatto il fattorino?-
Mulligan fece una strana espressione,per concentrarsi su quello che la donna gli diceva:
-Il fattorino…Moussa?...non ne ho idea…ogni tanto si diverte ad andare in avanscoperta qui intorno…-
-Non dopo che tu gli hai proibito di lasciare il campo…Ho sentito come inveivi l’altro giorno contro di lui…-
-Certo!...se i guerriglieri lo trovano,potrebbero sfuggirgli informazioni preziose,per noi…ora che siamo quasi vicini alla meta…-
-Comunque è sparito…e sai come ha fatto? Si è infilato nel cofano della tua Jeep,l’altra notte…-
Mulligan non potè evitare un moto di stizza.
-Scusami…se lo hai visto,perché non lo hai fermato?-
-Il fatto non mi riguardava…visto che tu non me ne avevi informato…Magari se ora mi dicessi dove sei stato,potremmo anche capire che fine ha fatto il ragazzo?-Mulligan non rispose;si diede da solo le risposte alle domande che gli aveva sollecitato Lara,poi preferì cambiare argomento:
-Dovunque sia finito…meglio perderlo che trovarlo…era un ragazzo inaffidabile!...Guarda Lara,io ho notato che questi reperti portano tracce calcaree..sono sempre più sicuro che il ramo secondario del fiume è la chiave di tutto…-
Lara osservò gli oggetti,poi guardò la carta:
-Voglio fare un sopralluogo…-disse
-Andiamo subito!-rispose il professore.
-Mi spiace,ma stavolta voglio andare da sola…prendo la tua jeep,se non ti dispiace..-
Senza aspettare risposta,la donna si diresse verso l’auto.Mulligan voleva replicare,poi-mordendosi nervosamente il labbro- si impose il silenzio.
Senza avvertire i suoi collaboratori,Lara si allontanò in fretta dalla base,prendendo la direzione nord,lungo il corso del fiume.Non poteva immaginare che qualcuno aveva seguito le sue mosse,qualcuno che non aspettava altro che poterla incontrare da sola…
Arrivata in prossimità di una biforcazione del fiume,la donna sterzò,lasciando il sentiero battuto e infilandosi nella foresta;a un tratto si aprì una sorta di radura,che però non degradava verso la valle,ma si interrompeva bruscamente,a strapiombo.Lara fu costretta a lasciare l’auto e proseguire a piedi.Si calò agilmente dal terrazzo naturale alla gola sottostante:il paesaggio qui era molto diverso:il letto del fiume era quasi asciutto,lastricato di sassi;la vegetazione diradava,ridotta a pochi cespugli:il rumore dell’acqua vorticosa era però assordante,intenso,ininterrotto.Lara ebbe una strana sensazione,come se non fosse sola,in quel luogo desolato:
si guardò intorno,ma non riuscì a individuare nessuno…come si può individuare un fantasma?
L’archeologa proseguì nel suo sopralluogo:il fiume si divideva ancora,da una parte formando una cascata improvvisa,che si strozzava in una gola inaccessibile,dall’altra si incuneava nella roccia,sparendo ingoiato dalle cupe fauci granitiche della montagna…Lara decise di seguire il fiume sotterraneo,almeno fin dove fosse possibile;la corrente era estremamente forte,ma la donna non era una sprovveduta;si ancorò con una fune ad uno sperone di roccia,poi si calò nell’acqua. La galleria era buia;Lara accese la sua immancabile torcia e osservò le pareti.Anche qui il fiume si strozzava in un cunicolo piccolissimo:nessun uomo o donna di corporatura normale avrebbe mai potuto attraversarlo…eppure doveva esserci un passaggio! Si disse la ricercatrice guardandosi attorno…Ma non riuscì a trovare niente!...
Finalmente risalì il corso d’acqua…con la strana impressione che qualcuno la stesse aiutando,tirando l’altro capo della fune…strano!Infatti,uscita dall’acqua si accorse che la corda non era più fissata allo sperone di roccia,qualcuno continuava a tirarla…la stava issando in direzione della Jeep,senza che potesse fare niente per liberarsi…ma che cosa stava succedendo? Aiutandosi con le mani,per ritrovare la propria autosufficienza,Lara si arrampicò ,tentò di opporre resistenza,di recuperare la propria autonomia…ma da chi? La fune era stata collegata al paraurti posteriore dell’auto,ma in giro non c’era nessuno:accidenti a quel posto maledetto!
Lara si liberò della corda,poi improvvisamente,guardando nello specchietto retrovisore le apparve un viso conosciuto…uno sguardo irridente,un sorriso sarcastico…
-Ma…non è possibile!?!- finalmente qualcosa era riuscita a sconvolgerla…
Atterrita dalla vista di uno spettro,Lara si appoggiò all’auto,per ritrovare le sue forze,la sua razionalità.Terry era morto,lo aveva ucciso lei stessa:la galleria del vaso di Pandora era poi saltata…da dove spuntava ora quel cadavere vivente?
Lara aveva la testa reclinata,la mano sugli occhi,un leggero tremito la attraversava;uno scatto metallico la riportò coi piedi per terra.
-Ma cosa?- Rialzò immediatamente la testa:Terry era proprio là che la osservava,con sguardo divertito,mentre lei cercava di liberarsi delle manette che la tenevano imprigionata all’auto.
-Ciao Lara…come vedi conservo sempre con amore i tuoi regali….-
-Terry?...sei proprio tu?...- domandò lei,esterrefatta.
-.In carne ,ossa e attributi…-rispose lui,che nel frattempo le si era avvicinato e.perquisitala,l’aveva disarmata. –Sempre in giro armata,Croft?...-
-Che cosa..che cosa hai intenzione di fare…?-chiese ancora la donna,in evidente stato di inferiorità.
Lui si fermò ad osservarla,con la sua espressione più maliziosa e arrogante:
-Croft…non ci vediamo dall’inferno e tutto quello che sai fare è restare lì a bocca aperta…non mi saluti nemmeno?-quindi avvicinò la sua bocca a quella di Lara,che sembrò assecondare il suo saluto;ma immediatamente prima di baciarla,si tirò indietro,lasciandola con un palmo di naso.
-Magari tra di noi è meglio evitare questa eccessiva promiscuità,vero?-
Irritata per la piega che la situazione stava prendendo,finalmente Lara iniziò a reagire,strattonò invano le manette,si irrigidì,sfidò il suo interlocutore:
-Se intendi uccidermi…non vedo cosa aspetti!-
-Non saprei che farmene del tuo corpo,Lara…no,mi servi viva…e lo sai bene.-
Terry salì con un balzo sulla jeep e mise in moto:
-Hai messo su qualche chiletto dall’ultima volta che ci siamo visti,Croft:perché non ci alleniamo un po’?-
-Bastardo!- gridò Lara,ma il rumore della jeep che iniziava a procedere lentamente,coprì la sua voce.
La donna trotterellava a fianco dell’auto,che risalì la scarpata e si riportò sulla strada battuta.Sempre procedendo lentamente,ma costringendo Lara a correre per non cadere,Terry le rivolse di nuovo la parola:
-Ultimamente,Croft,frequenti cattive compagnie:quel Mulligan…davvero un pessimo soggetto!-
-Che cosa ne sai tu?...detto da te,mi sembra un complimento,piuttosto…-
-Hai il fiatone,Croft…già stanca?-
La donna strinse i denti;ridendo Terry accelerò leggermente,Lara perse l’equilibrio,cadde.L’uomo frenò,le diede una mano a salire sull’auto,poi accelerò di nuovo.La jeep scomparve ben presto dietro la curva.

Mulligan era preoccupato:Lara era scomparsa…Questo poteva voler dire una cosa sola:aveva trovato il Buddah…Dannazione! Gli aveva soffiato la scoperta da sotto il naso:perché l’aveva chiamata,perché si era fidato di lei?Percorreva nervosamente in lungo e in largo il chek point della base,domandandosi cosa fosse meglio fare.Aspettare che la donna tornasse,complimentarsi con lei e sperare che avrebbe condiviso con lui gli onori della scoperta? Tentare di raggiungerla?
Anche se Lara avesse davvero scoperto il Buddah,quello che a lui interessava era procurare una via d’accesso sufficientemente comoda per l’operazione successiva:smontare la statua e portarla via…E per questo aveva bisogno di alleati:in quel maledetto paese c’erano sempre continue faide fra tribù,se ne ricordava bene,vi aveva assistito personalmente,tanti anni prima,quando già era sulle tracce del Buddah,ma la lotta di liberazione dall’invasione sovietica lo aveva costretto a lasciare la zona prima del previsto.L’idea di servirsi di quelle ostilità reciproche per ottenere informazioni e aiuti lo solleticava già da un po’,ma sapeva che era molto pericoloso e,soprattutto,la presenza di Lara lo aveva un po’ frenato:ma ora che il successo stava per essergli strappato di mano,perché non ricorrere a mezzi meno leciti,per riacciuffarlo?
Il piano si andò configurando progressivamente nella sua mente:avrebbe svenduto ai guerriglieri i ragazzi nascosti,in cambio del loro aiuto:quei selvaggi avrebbero trovato facilmente il modo di far parlare chi sapeva,bastava solo indirizzarli bene,con la promessa di uno scambio decisamente vantaggioso per loro!
Chiamò un indigeno di sua fiducia e gli consegnò un messaggio da far recapitare al più presto.Quindi rimase in attesa febbrile.

Li e Moussa avevano camminato nella foresta per tutta la notte.Il giovanetto però aveva preteso che si fermassero a riposare ogni ora,perché temeva per la salute della sua compagna;ma Li ormai stava bene,non si sentiva affatto ammalata,anzi.Aveva ritrovato il suo ragazzo,sapeva di portare in grembo una nuova vita,voleva trovare per tutti e due,anzi,per tutti e tre,un po’ di pace.Avevano deciso di raggiungere la forza multinazionale di pace,di mettersi sotto la loro protezione;si erano incamminati verso nord,affrontando un viaggio lungo,ma non impossibile.Nessuno li cercava ancora e,se fossero stati sufficientemente prudenti,sarebbero arrivati sani e salvi a destinazione.Una volta in salvo avrebbero sollecitato l’intervento dei soldati,a protezione dei loro amici rimasti alla missione o nascosti.Li avvertì un leggero senso di colpa:non aveva salutato Mirelle,non la aveva rassicurata;l’aveva lasciata da sola ad affrontare ogni imprevisto.Non aveva potuto fare altrimenti,però.La decisione di fuggire era stata presa insieme a Moussa,su suggerimento di Terry:Li si fidava ciecamente di quell’uomo,era convinta che se lui aveva fatto loro quella raccomandazione,bisognava starlo a sentire.
Era giorno,ormai.Decisero di fermarsi,rifugiandosi nel fitto fogliame di un albero.Da lassù potevano osservare quanto succedeva nella foresta per un ampio tratto;mangiarono della frutta,poi rimasero in silenzio,finchè la ragazza si assopì.Moussa,rimasto di guardia,dopo qualche ora vide passare furtivamente un uomo.Gli sembrò un viso conosciuto:era sicuramente qualcuno che aveva conosciuto alla spedizione.L’uomo avanzava furtivo,ma piuttosto lesto,percorrendo un sentiero battuto;Moussa pensò che forse avrebbe fatto bene a seguirlo.
Rimasta inconsapevolmente sola,Li sognò:era di nuovo il suo incubo,ma questa volta le immagini erano più nitide e riusciva a capire una parte delle parole che sua madre e l’uomo si scambiavano:sembrava che stessero congedandosi,poi la donna gli additava la bambina;l’uomo si voltava verso la piccola e Li finalmente lo vedeva in viso…era un giovane occidentale …era un uomo che lei conosceva bene…ma che mai si sarebbe aspettata potesse essere l’uomo del sogno…
Per la meraviglia e l’eccitazione,Li si risvegliò,senza poter conoscere il seguito di quel suo sogno.Se ne rammaricò,ma era soprattutto angosciata da quello che le ultime immagini le suggerivano:che fare,adesso,se il sogno fosse stato vero?
Li si accorse di essere sola.Attese un po’ pensando che magari Moussa si era allontanato per ritornare presto;ma il tempo passava e del ragazzo non c’erano tracce.Con cautela,la giovinetta si calò dall’albero e ,guardatasi intorno,si incamminò per lo stesso sentiero battuto su cui Moussa aveva visto muoversi l’indigeno.

XI capitolo
Erano stati giorni di brutte sorprese,quelli,per la dottoressa Thambay.Che Sheridan si preparasse a scomparire lo sapeva bene e tutto sommato si era già preparata all’idea di non trovarlo più nella sua stanza,una bella mattina;ma quello che la impensieriva di più era stata la scomparsa di Li,avvenuta senza un avvertimento,senza un saluto…Mirelle si sentì improvvisamente stanca e scoraggiata:forse aveva commesso un errore dopo l’altro,forse si era incamminata su una strada che non avrebbe portato da nessuna parte;ebbe improvvisamente voglia di tornare a casa,ma scacciò subito questo pensiero,lo rifiutò.
Saphra bussò alla sua porta,in modo insolitamente delicato:che altro stava per succedere? Si domandò la giovane donna.
-Putri Thambay…padre Peer…forse ha bisogno di te…-
‘Ecco!’ –pensò- ‘Tra poco sarò assolutamente sola…’
Accorse alla piccola chiesa della missione,schiuse la porta,entrò:senza soffermarsi a guardarsi intorno,si diresse verso la stanza del vecchio sacerdote,lo trovò nel suo letto,le sembrò ancora più esile e fragile di sempre.
-Padre…cosa le succede?...-gli disse e contemporaneamente gli prese il polso.Era appena percettibile.
-Cosa mi succede,Mirelle…che sono vecchio,mia cara,e forse è venuto il momento di smettere…-
-Vuole tornare a casa? Vuole che avverta i suoi confratelli?-gli chiese premurosa la dottoressa.
-No…è questa la mia casa…voglio restare qui…aspettare …-
-Ma Padre…restare qui da solo?-
Il vecchio missionario sorrise,bonariamente:poi recuperò un po’ della primitiva forza e le disse,stringendo tra le mani il crocifisso del rosario:
-Io non sono solo,Mirelle…-
Mirelle sorrise,con indulgenza,poi si lasciò sfuggire un sospiro:
-Beato lei,padre…io invece mi sento così desolatamente sola,da un po’ di tempo…-
Padre Peer scosse la testa,la rimproverò dolcemente:
-Mirelle…lei è una ragazza testarda…intanto le posso assicurare che nemmeno lei,è sola…,chi fa compagnia a me,è anche vicino a lei,sempre…-
Lei alzò la testa,con un gesto d’orgoglio,che però rimase a metà:
-Sono io che ho rifiutato quella compagnia,Padre,lei lo sa bene…-
-Si tratta di qualcuno che è abituato ai rifiuti,ma non si scoraggia facilmente…-il sacerdote tossì,debolmente.Mirelle rientrò nel suo ruolo di medico:
-Adesso non si affatichi,padre…-
-Non mi interrompa,Mirelle…debbo dirle alcune cose…avrò tanto tempo,per riposare…- insistè invece lui. –La prima cosa che debbo raccomandarle è…di non permettere mai al suo orgoglio di prevalere sui suoi sentimenti…non aspetti che sia la sua famiglia a venirle incontro: suo padre è vecchio come me e, per un vecchio, è molto più difficile superare certe posizioni;quando sentirà il desiderio di tornare,lo assecondi…non inaridisca il suo cuore,me lo prometta!-
Mirelle pensò che quell’uomo aveva lo strano dono di sapere quello che la tormentava,anche prima che lei stessa riuscisse a metterlo a fuoco.Abbassò la testa,annuì,promise.
-Ora,mi permetta di darle una cosa…-si tolse dal collo un laccio con un Tau di legno e glielo porse- La tenga lei…è un mio regalo,sono sicuro che le sarà utile…-
Qui Mirelle avrebbe voluto reagire,ma di fronte alla determinazione e alla pacatezza del vecchio,finì per cedere di nuovo.
“Lo considererò un suo ricordo”-si disse,per giustificare la sua strana remissività.
Il vecchio le prese le mani,gliele strinse,in segno di commiato.Mirelle si diresse verso la porta,chiamò Saphra per darle alcune istruzioni,poi si sentì chiamare di nuovo:
-Ah,Mirelle…un’ultima cosa…-Il sacerdote la guardò,poi socchiuse gli occhi.
-Dica,padre…-
Li riaprì,senza guardarla,ma con una espressione pregnante e certa:
-Lui tornerà…-
Mirelle sussultò,finse di non capire,domandò con un filo di voce:
-Come?...Chi?..-
Padre Peer annuì,ripetè:
-Tornerà.-


-Posso sapere quali sono le tue intenzioni?- Lara aveva ripreso il controllo delle sue emozioni.Ora voleva capire i programmi di Terry e,naturalmente,intendeva recuperare la propria libertà al più presto.
-Sai…tornare dall’inferno non è facile,debbo ancora ambientarmi:perché non mi racconti di questa tua nuova impresa,piuttosto…-le rispose l’uomo,guidando.
-Cosa vorresti sapere,se c’è da guadagnarci qualcosa?...sai bene che i soldi non mi interessano!-
-Oh,lo so…la tua specchiata integrità…così integra che in suo nome non esiti a uccidere…nemmeno chi ti ama…-
Lara rise,cinica.
-Perché parli d’amore? Tu non sai nemmeno come è fatto,a volte dubito che tu abbia un cuore,lì dentro!-
Anche lui sorrise,un po’ sprezzante:
-Già…ci somigliamo anche in questo…-
Ci fu qualche minuto di silenzio,poi lei riprese a parlare:
-Ricordati bene come sono andate le cose,Terry:non mi hai lasciato molte possibilità…-
Terry rallentò,si voltò a guardarla negli occhi:
-Tu conosci un solo modo per fermare le persone,Lara…magari,se mai avessi provato qualcosa nei miei confronti,avresti potuto trovare una alternativa:una donna sa come prendere un uomo…-
-Oooh…quanta saggezza!...e chi sarebbe,questa donna?-
Lui non rispose,accelerò bruscamente.
Lara stava cercando di capire come uscire da quella situazione;era ancora ammanettata allo sportello della jeep,seduta sul sedile dietro,disarmata…l’unica era cercare di mettere fuori uso l’auto,ma come?
-Stai pensando come venirne fuori,Lara?-le domandò Terry,che la osservava dallo specchietto.-Non sarà facile,questa volta…-
-Tu parli sempre troppo,Terry…è questa la tua debolezza!- Con una mossa inaspettata,gli cinse il collo con le gambe,imponendogli di lasciare il volante,per liberarsi;ne seguì una breve colluttazione,nella quale lui riuscì ad avere la meglio,ma intanto aveva perso il controllo dell’auto.Inutilmente cercò di riprenderlo;sbandando era uscita fuori strada,e aveva interrotto la sua corsa schiantando l’avantreno contro un albero.
-Ah…Croft…guarda che hai combinato:credi di fermarmi per così poco?...ora dovremo procurarci un’altra auto…-Prima che Lara si riprendesse dallo schianto,l’uomo la ammanettò di nuovo, al suo polso,stavolta;raccolse le sue cose dalla jeep e si rimise in marcia,non esitando a strattonare la sua compagna di viaggio.
Camminavano nella foresta da un’ora ormai,senza scambiarsi più una parola;la luce crepuscolare rendeva indistinta ogni cosa,eppure sembrava che Terry sapesse perfettamente dove stava andando.Lara tentava di orientarsi,ma pur riconoscendo la direzione in cui si muovevano,non riusciva a intuire gli intenti dell’uomo:che stesse improvvisando?
-Guarda che i miei collaboratori mi staranno già cercando…-
Lui sorrise,enigmatico.
-A meno che non siano più interessati ad altro…-
-Che intendi dire?cosa hai escogitato?-
-Niente di particolare:ho pensato che tenere sotto monitoraggio la giungla 24 ore su 24 può essere noioso…-
-Hai sabotato i computer?...ma quando?...-
-Cara,tu sei un’ottima maestra di strategia:sono stato previdente…- Terry si era fermato e la guardava dritto negli occhi. –Questa volta dovrai fare a meno della tecnologia…e voglio proprio vedere come te la cavi!...certo,puoi sempre tentare di strangolarmi nel sonno…se dovessi addormentarmi…-
-Ascolta…in questa spedizione non c’è niente da guadagnare,se non riconoscimenti pubblici…-
-Lo so:infatti tu stai abbandonando la spedizione…non hai ancora capito che sei tu,il mio tesoro?la mia assicurazione sulla vita…quanto credi che saranno
disposti a versare per te,amici e nemici?- Nello sguardo di Terry c’era insieme ironia e disprezzo.
-Credevo che fossi cambiato…sei peggiorato,direi:niente è più grande del desiderio di vendetta di un uomo rifiutato!-
-Ho già sentito una battuta simile…è vecchia,vero?- ribattè lui,piccato.
jiujiu3/2/2006, 21:24
Mia somma..lo sai benissimo che lara croft e io siamo... :bash: :bash: quindi....:P
arielcips3/2/2006, 22:41

XII capitolo
Li aveva seguito il sentiero battuto,sulle tracce di Moussa.Si era ritrovata improvvisamente alle spalle di un campo paramilitare:una spianata di cemento dove alcuni adulti addestravano un gruppo piuttosto composito di ragazzi ad usare le armi.Li tremò:che ne era di Moussa? Si tenne nascosta tra gli alberi,aspettando che calasse il buio;poi cominciò ad aggirarsi per il campo,sperando di essere ancora in tempo….a un tratto lo vide! Oh,Dio…che gli avevano fatto? Era in ginocchio,a mani legate dietro la schiena,circondato da pali acuminati:il più piccolo cedimento,e sarebbe rimasto trafitto…C’era un altro ragazzo della sua età,di guardia al prigioniero:incattivito dalle violenze subite,sembrava divertito da quello spettacolo.Tutti gli altri del campo si erano riuniti intorno ai fuochi,per il rancio.
Li pensò rapidamente a cosa fare;attirò l’attenzione del ragazzo tirando dei sassi in un cespuglio,alla sua sinistra.Quello si alzò,puntando il mitra;si mosse cautamente verso il cespuglio e,prima di qualsiasi avvertimento,sparò una raffica assordante contro la pianta.Li approfittò per farsi notare da Moussa;solo un cenno,un tentativo di accordo.Se la sentinella si fosse sufficientemente allontanata,Moussa avrebbe potuto tentare di alzarsi e fuggire…anche se legato.
La ragazza creò ancora rumore,sempre tirando un sasso:questa volta il soldatino si accorse del trucco e si diresse verso di lei:Li cominciò a correre,confidando nel favore delle tenebre;sperava che il soldato la inseguisse,cosicché Moussa potesse a sua volta fuggire. L’inseguimento si protrasse per poco tempo;presto il soldato,addestrato e più agile,le fu alle calcagna:Li poteva sentire il suo fiato caldo sul collo…spaventata mise un piede in fallo e inciampò:il soldato le fu addosso e stava per colpirla col calcio del mitra,quando Moussa sopraggiunse e si gettò come un ariete contro di lui.Il mitra volò per aria,ma il soldato aveva in mano un pugnale e stava per colpire il malcapitato aggressore,che aveva ancora le mani legate dietro la schiena.Li si sollevò a fatica,ancora intontita per la caduta;afferrò una pietra e si gettò con forza a colpire il soldato,tramortendolo.
I due ragazzi si abbracciavano,ridendo e piangendo insieme,per lo spavento,il mancato pericolo,l’insicurezza sul futuro.Moussa andò a prendere il mitra,lo imbracciò:Li lo guardò addolorata…vederlo armato la feriva profondamente,ma non c’era altro da fare.
-Filiamo,ora!-disse lui.
Si allontanarono in fretta,alla ricerca di un luogo sicuro dove appartarsi;come sempre preferirono arrampicarsi su un albero,nascondersi nel fogliame.Qui Moussa riabbracciò Li e le raccontò:
-Mulligan ha inviato un suo uomo per trattare con i guerriglieri:i capi del campo sono andati a un incontro segreto con lui,per questo ci sono solo pochi adulti…-
-Mulligan?...e che intenzioni avrebbe,secondo te?-
-Non lo so,ma noi dobbiamo cambiare programma:i ragazzi nella caverna sono in pericolo…dobbiamo avvertirli,portarli via…-
-Ma nessuno sa come si raggiunge la caverna…solo io…io e putri Thambay:Moussa,la putri è in pericolo!-esclamò Li,disperata.
Moussa chinò il capo;questo lui l’aveva già capito,ma non sapeva proprio cosa fare.
-Non posso fare nulla per lei,Li…non ne avrei il tempo,la capacità:non temere,è un’occidentale…non possono ucciderla impunemente…-le disse,cercando di rincuorarla. –Noi però porteremo a termine il suo intento…avvertiremo i ragazzi,li guideremo fuori dalla caverna…-
Li rimase zitta,sembrò quasi chiudersi in se stessa, in un cupo mutismo,carico di desolata impotenza.(to be continued)
Acquattati nell’erba alta,Terry e Lara avevano sentito il rumore di un motore che si avvicinava.
-Ecco il nostro nuovo mezzo,Lara…non abbiamo dovuto aspettare troppo!-
-E’ Mulligan!-disse la donna. –Forse sta venendo a cercarmi…-
Terry la guardò espressivamente:
-Ti cerca nella direzione opposta a quella in cui sei andata tu?...Croft,vuoi prendermi in giro?Secondo me sta macchinando qualcosa…vieni…-La strattonò ancora,provocando nel suo sguardo un sordo rancore,come di una belva verso il suo domatore.
Mulligan arrivò con la sua jeep in prossimità di un bivio,segnato dalla presenza di una strana costruzione,una sorta di casamatta,abbandonata:forse un avamposto dei sovietici,durante l’occupazione dell’Afganisthan.Il professore si muoveva con una disinvoltura estrema,come se conoscesse quel territorio da tempo.Nascose l’auto nel folto della foresta ed entrò nella casamatta;poi ,forse con una torcia,segnalò a qualcuno la sua posizione.
Di lì a poco sopravvennero due mezzi,carichi di uomini armati:un guerrigliero,dall’aspetto imponente e feroce, smontò e raggiunse Mulligan all’interno dell’edificio.I due confabularono a bassa voce,inizialmente;poi Mulligan cominciò ad alterarsi:forse il prezzo dello scambio era troppo alto…Il guerriero lo minacciò improvvisamente con un frustino che portava alla cintola.Mulligan fu abile a riabbassare i toni;poi dovette fare una controproposta,che sembrò convincere l’energumeno.
Questi uscì dalla casamatta e impartì pochi ordini,con una voce aspra e gutturale.Uno dei mezzi si avviò,allontanandosi verso sud;sull’altro salirono il guerrigliero e Mulligan.
Terry sospinse Lara verso l’auto abbandonata dal professore;di nuovo la assicurò alla portiera con le manette,questa volta serrandole entrambi i polsi e costringendola a una posizione innaturale,ripiegata sul sedile posteriore.
L’automezzo su cui era salito Mulligan prese la direzione opposta;probabilmente rientrava alla base.Gli altri guerriglieri erano stati mandati avanti,forse a prelevare qualcuno.Terry riflettè un attimo,poi intuì di cosa poteva trattarsi.Mise in moto la sua jeep e fiancheggiò quella dei militari,camminando parallelamente ad essa,mimetizzato dagli alberi e a fari spenti.
Lara non capiva che cosa stesse succedendo,dove diamine stessero andando adesso.Sentiva che il suo rapitore sembrava non essere più troppo interessato a lei,preso da qualcos’altro:decise di sfruttare appena possibile la sua distrazione,per riprendere il controllo della situazione.
Anche Li e Moussa,col calare del buio,avevano preso la loro strada.Ma Li dall’ultima volta non aveva più parlato:un silenzio angosciante era caduto tra di loro…Cosa passava per la testa della giovinetta? Forse si sentiva in colpa per aver abbandonato la sua amica,senza nemmeno salutarla;aveva avuto tanta fiducia nel signor Terry…e ora dov’era lui? Non gli era importato niente né di lei né di Mirelle:perché avrebbe dovuto importargli? Putri Thambay glielo aveva detto,non era che un soldato,uguale a tutti gli altri.E magari anche Moussa,ora tutto fiero del suo fucile mitragliatore,non sarebbe stato diverso dagli altri,tra qualche anno…Li ripensò al suo sogno:forse avrebbe dovuto andare dall’unica persona che poteva davvero tenere a lei,mettersi nelle sue mani paterne…Moussa intanto la precedeva, inoltrandosi nella foresta ,osservando attentamente la strada davanti a lui,ma coll’orecchio teso a percepire ogni rumore sospetto. A un tratto si volse all’indietro,verso la ragazza:ma dov’era?...
-Li,Li…dove sei? Liii!-gli rispose il silenzio,poi qualche strano verso di uccello,infastidito da quel grido molesto.
Moussa tornò sui suoi passi;poi gli parve di scorgere un’ombra familiare scappare nel folto della vegetazione;disorientato,pensò solo che doveva seguirla:Terry gli aveva raccomandato di non perderla di vista…e lui sapeva perché:lei e la dottoressa Thambay erano le uniche a conoscere il segreto del Buddah di pietra.
 
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Evilsisters
view post Posted on 3/4/2008, 17:54




Uhmmm...perchè improvvisamente comincio a sentire caldo???? :wub: :wub: :wub: :wub:
 
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view post Posted on 3/4/2008, 17:55
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Cap.XIII
Era calata la sera:Mirelle si attardava sul portico del fabbricato 1,guardando il cielo.C’era un fiume di stelle che pioveva attraverso i rami degli alberi,luminose e lontane come non mai. Le venne di nuovo in mente la poesia di Prevert,’I ragazzi che si amano’…e le parole del colonnello Sheridan:’E’ proprio in un mondo come questo che niente può consolare di più della tenerezza,del reciproco calore…’ Lei aveva freddo,tanto freddo;ma si fece forza,smise di guardare il cielo,si ritirò nella sua stanza,per stilare il solito diario giornaliero. Quel pomeriggio era nato un bel maschietto e lei guardandolo si era augurata che,crescendo,non avrebbe dovuto più nascondersi,come i suoi fratelli più grandi… Stava prendendo nota dei suoi dati:peso,indice di apgar,circonferenza cranica quando un rumore in lontananza la colpì:sembrava quello di un motore,un automezzo che si avvicinava.Ma a quell’ora,chi poteva essere? Pensò di essersi sbagliata ,tuttavia,per prudenza,spense il lume da campo; di lì a poco ebbe conferma dei suoi sospetti:una camionetta si era portata proprio di fronte al fabbricato,puntando i suoi fari contro la porta-finestra.Ne scesero alcuni ‘soldati’;sentì qualcuno gridare secchi comandi,poi capì che ciascuno di essi era andato a controllare gli altri edifici.
Pensò rapidamente a cosa fare…l’unico che avrebbe potuto comunicare con quella marmaglia era padre Peer,da anni presente nella missione;ma il vecchio sacerdote non era in grado neppure di alzarsi dal letto in quel momento e anzi Mirelle si augurò che non infierissero contro di lui,così provato dall’incalzare dell’età.Mentre rifletteva,sentì un grido soffocato;si alzò,andò verso la porta finestra:avevano preso Saphra,la stavano strattonando verso quello che doveva essere il superiore.
Mirelle smise di riflettere,uscì sul portico.
-Che succede?-gridò,in modo da farsi sentire e vedere dai guerriglieri:quelli che tenevano la vecchia indigena la lasciarono perdere,rivolgendo alla dottoressa tutta la loro attenzione.
-Sono io la responsabile,qui!- disse ancora Mirelle,scendendo le scale e andando nella direzione del capo pattuglia.
Terry,trascinandosi dietro Lara,era sceso dalla jeep;nascosto tra le piante osservava da lontano la scena.Lara lo fissava,aspettando il momento giusto per colpirlo;poi fu anche lei attratta da quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi.
Mirelle stava ancora avanzando verso quello che aveva deciso sarebbe stato il suo interlocutore,quando un giovanissimo armato le si parò davanti.
-Fammi passare,devo parlare col tuo superiore…-gli disse lei,piuttosto bruscamente.
Il ragazzo forse non capiva,ma in ogni caso si sentì sfidato da quel tono troppo sicuro;prima che Mirelle potesse rendersene conto,le afferrò una spalla e tentò di farla inginocchiare,secondo le abitudini del luogo.Istintivamente la donna reagì,tentò di opporre resistenza;il ragazzo la colpì violentemente al volto,poi stava per accanirsi su di lei col calcio del fucile,quando il suo capo,sopraggiunto lo fermò,redarguendolo con asprezza:
-Idiota…che vuoi fare,la vuoi uccidere? Ci serve viva…-
Terry davanti a quella scena aveva contratto tutti i muscoli per la rabbia repressa;Lara aveva avvertito dolore al polso e lo aveva guardato di nuovo.Poi con un sorriso sarcastico aveva commentato:
-Dunque…la biondina sa, come si prendono gli uomini?-
Ma Terry non l’aveva neppure ascoltata,perché nel frattempo il soldatino,non potendo sfogare in alcun altro modo la frustrazione subita dal suo capo,aveva inferto a Mirelle un paio di calci nei fianchi,con tutto il suo disprezzo.
-Maledetto bastardo!-aveva mormorato l’ex colonnello,tra i denti.
Lara,che in cuor suo condivideva il giudizio del suo rapitore, pensò innanzitutto che la situazione stava prendendo una piega a suo favore ed era venuto il momento
di approfittarne:
-Terry Sheridan…qualche tempo fa non avresti esitato a colpirmi così…-gli disse,sempre ironica.
Lui si voltò verso di lei,come se si ricordasse solo ora che gli stava a fianco,quindi rispose:
-Ma quella è una donna…-
-Oh scusa…-ribattè Lara.Poi lo guardò negli occhi.-Tu sai che se la vuoi salvare hai bisogno di me,vero?-
-Lo so…-
-Liberami il polso.-
Terry era indeciso:fidarsi di Lara e liberarla? O tentare di intervenire da solo?
-Ti decidi a liberarmi?tra poco la andranno a raccogliere,la tua biondina…e non ci sarà più tempo!-
L’uomo aprì le manette;Lara si massaggiò il polso dolorante,lo fissò ancora con malcelato livore,poi gli disse:
-Sai cosa faremo,vero?-
-Naturalmente.-
-Dammi la mia pistola!-
-No…tu non ne hai bisogno…non chiedermi troppo!-
-Sei un dannato bastardo…andiamo!-
Con l’agilità di una coppia di pantere,Terry e Lara si mossero all’unisono nell’oscurità.Raggiunsero la camionetta dei guerriglieri;Lara rimase nascosta,Terry proseguì,si portò alle spalle del soldato rimasto di guardia e,con un sottile piacere,lo tramortì.Quindi,strisciando sul terreno,si portò vicino a Mirelle,che giaceva riversa sull’erba;le sfiorò i capelli,tentò di sollevarle con delicatezza il viso.
-Dottoressa…che cosa mi combina:mettersi a litigare coi guerriglieri?-le disse,sottovoce,senza perdere il suo immancabile tono.Poi sorreggendola,le sfilò il camice che ancora indossava,lasciandolo a disposizione di Lara.Quest’ultima si era avvicinata a loro due,aveva infilato il camice e si era stesa per terra,al posto della dottoressa.
Mirelle era ancora stordita;ma quando riconobbe Terry,gli avvinse le braccia al collo con le poche forze che aveva,poi accostò la bocca alla sua guancia e sussurrò:
-Prego…salvi i miei ragazzi…-
Terry era rimasto già piuttosto impreparato a quella accoglienza;quando sentì questa richiesta di aiuto,riuscì a pronunciare solo un ‘Cosa…sì!’ e rimase un attimo bloccato:poi si rese conto che non era quello il momento di rispondere a troppi interrogativi.Sollevò Mirelle semisvenuta sulle braccia e la portò al sicuro nella foresta.

Il capo pattuglia,entrato nel fabbricato 1,aveva frugato in giro,buttando all’aria ogni cosa che trovava, forse per puro spirito di vandalismo.Poi era uscito sul porticato,aveva chiamato uno dei suoi giovani sgherri e lo aveva mandato a prendere la donna che giaceva ancora riversa nel prato:
-Portami la bella dottoressa…proviamo a farla cantare.un po’…-
Il soldato si era avvicinato alla donna in camice,l’aveva tirata su in malo modo,ma non si era ancora accorto che non somigliava molto a quella che il suo camerata aveva malmenato poco prima:se ne accorse Saphra,stesa ancora a faccia in giù,che naturalmente non fiatò.
Il giovane introdusse la donna nel fabbricato,la sbattè su una sedia,poi si guardò in torno alla ricerca di una corda con cui immobilizzarla. Era solo,in questa operazione,perché il suo superiore era andato nell’altra stanza,sempre con la smania di impossessarsi di qualcosa di prezioso.Lara rimaneva a testa bassa,come svenuta.Quando il ragazzo si chinò dietro di lei,per legarle le mani,si trovò improvvisamente il volto artigliato dalle sue unghie;gridò,ma Lara gli era già sopra e senza mezzi termini gli spezzò l’osso del collo,lasciandolo a terra.Quindi prese le sue armi e attese,dietro la porta, l’arrivo degli altri soldati.Il capo entrò di lì a poco,con fare da gradasso:fu facilissimo neutralizzarlo.Quindi Lara uscì furtivamente dalla stanza e scivolò sul portico.In giro dovevano essercene ancora tre o quattro,tenendo conto che già Terry ne aveva tramortito uno.Lara era in attesa,come il cacciatore che fiuta la preda,quando qualcuno alle sue spalle le agguantò la gola:la sorpresa sembrò favorire l’uomo,ma l’archeologa era troppo ben addestrata per non riuscire a sottrarsi a quella morsa e contrattaccare a sua volta.Tuttavia un altro soldato e un altro ancora sopraggiunsero,circondandola.

Terry adagiò Mirelle sull’erba ai piedi di un albero,le guardò il viso con disappunto:il manrovescio del soldato le aveva provocato una ferita al labbro,le colava un filo di sangue dal naso,la guancia era già leggermente tumefatta. Terry cercò nel taschino della donna un fazzoletto,ma non trovandolo le sciolse il foulard che aveva al collo e andò a bagnarlo nell’acqua di un canaletto che scorreva lì vicino.Le pulì il viso dal sangue,tamponò un po’ il gonfiore;Mirelle riprendeva lentamente i sensi. Si lamentò per il dolore al fianco.Terry le tirò fuori dalla gonna la camicetta,sbottonò gli ultimi bottoni,la aprì leggermente per osservare i segni che le pedate del soldato le avevano lasciato; quell’animale portava gli anfibi…
-Provi un po’ a sputare…- le disse l’uomo,sollecito.
Mirelle ebbe la forza di sorridere.
-Sembra che i nostri ruoli si siano invertiti…no,non abbia paura,mi ha colpito,ma non all’addome…non c’è pericolo di emorragie interne…è solo che se non provo a medicarmi in qualche modo,il dolore non passerà…
-La farmacia di turno è chiusa…-
-Se le dico di fare una cosa…?- gli domandò lei,con una espressione disarmante,poi senza aspettare risposta,precisò:
-Prenda un po’ di terra vicino al canale,la bagni…faccia una sorta di impiastro…ho visto gli indigeni curarsi così …la terra si asciuga addosso,e rapprendendosi riduce la sensazione di dolore…-
L’uomo eseguì le istruzioni;tornò da lei:
-Non può riuscirci da sola…lasci fare a me…non abbia paura…-la rassicurò,mentre le sbottonava completamente la camicetta,per poter procedere liberamente a quella strana medicazione.
Iniziò a stendere quella specie di fango laddove erano visibili i segni dei calci,ma mentre eseguiva l’operazione i suoi occhi si posarono sul corpo di lei,sulla sua lingerie,appena visibile…
Perchè negarselo? La desiderava da quando l’aveva vista la prima volta…riaprendo gli occhi:la desiderava e l’avrebbe presa anche ora,là,nell’erba;le avrebbe fatto l’amore,l’avrebbe coperta di baci,di carezze;avrebbe cancellato anche il dolore più antico,inondandola di piacere…
Mentre pensava queste cose,la sua mano aveva smesso di stendere il fango;il massaggio si era trasformato in una carezza,calda,intensa,continua.Mirelle emise un sottile gemito:non era dolore.
La mano di Terry scivolò dal fianco,su fin sotto l’attaccatura del seno;le sue dita scorrevano dolcemente sulla schiena di lei.L’uomo sollevò la testa,la guardò in viso;anche la donna aveva la testa sollevata verso di lui,le labbra leggermente schiuse.
Terry avvicinò la sua alla bocca della donna,la sfiorò appena,quando il rumore inconfondibile del caricatore di una pistola lo bloccò.Si volse di scatto,facendo col suo corpo da scudo a Mirelle:in piedi davanti a loro,con la pistola puntata contro di lui,c’era Lara Croft.

Cap XIV
Terry non parlò,fissò negli occhi Lara e intanto allungò la mano verso la propria pistola,preparandosi a un eventuale conflitto.I due si misurarono tacitamente,col suo sguardo Lara sembrava volergli dire:’potrei farlo anche stavolta…’Ma invece la donna richiuse il caricatore,si infilò la pistola nella cintola e si avvicinò alla dottoressa:
-Sono Lara Croft…l’archeologa.Mi dispiace conoscerla in queste circostanze…-
-Mirelle Thambay…-le rispose l’altra ,stringendole la mano e osservandola con una certa diffidenza.
-Come va? Se la sente di camminare?...dobbiamo filare:uno di loro è scappato e presto tornerà con i rinforzi…-
Mirelle guardò Lara ,atterrita,poi guardò con occhi supplichevoli Terry.Questi parlò al suo posto:
-Ehm…abbiamo un problema…c’è un cambiamento di programma imprevisto…-
-Programma? Non ricordo che avevamo un programma?-ribattè Lara,ironica.
-Signora Croft- intervenne Mirelle –io non posso fuggire…debbo cercare di raggiungere…di salvare dei ragazzi nascosti…magari col vostro aiuto…- e fissò entrambi.
I due ex collaboratori si guardarono ancora,l’uno domandandosi cosa ne avrebbe pensato l’altra.Mirelle continuò,toccando un tasto che sapeva decisivo:
-Si tratta di qualcosa che interessa anche lei,signora Croft…non è qui per trovare il Buddah di pietra?-
-Cosa vuol dire? Lei come ne è a conoscenza?-la incalzò l’archeologa.
-I ragazzi sono nascosti proprio lì:io so come si raggiunge il Buddah!-
All’archeologa brillarono gli occhi,poi-controllando come sempre l’emozione-annuì dicendo:
-Di fatti mi interessa molto…ma dobbiamo organizzarci…non è un’impresa facile quella che ci si para davanti…-
Anche Terry disse la sua:
-Già…non siamo sufficientemente attrezzati…-
Mirelle lo interruppe:
- Monsieur Sheridàn…quando le abbiamo tolto i pantaloni…bè,si…le abbiamo trovato un mezzo arsenale addosso..potrebbe essere utile?-
L’uomo la rimproverò con lo sguardo,scuotendo la testa con un mezzo sorriso.
-Ci avrei scommesso…-commentò.- Dove l’avete messo?-
-Saphra l’ha nascosto in chiesa…andiamo?- Mirelle si era alzata,con l’aiuto di Lara e sembrava volerli precedere,anche se un po’ zoppicante:la medicazione forse faceva già il suo effetto.
Attardandosi dietro,Lara sussurrò ironica all’orecchio di Terry:
-Ma come,monsieur Sheridàn…la biondina ti ha tolto i pantaloni,ti ha disarmato…e magari non te ne sei neanche accorto?-
L’uomo rispose un po’ spazientito:
- Ero ridotto un po’ male…diciamo morto:dovresti saperlo…-
La donna fece una risatina sarcastica.Terry aggiunse,altrettanto sarcasticamente:
-Dall’importanza che dai all’episodio,sembreresti un po’ gelosa…credevi di avere l’esclusiva,sui miei pantaloni?-
Questa volta fu la donna a spazientirsi,rispondendogli con una imprecazione soffocata.
Mirelle,ritornata sulla scena dell’aggressione,si fermò presso i soldati rimasti a terra;si chinò su ognuno di loro,gli tastò il polso.
-Ma che cosa fa?-esclamò Lara.
Lo Scozzese senza voltarsi le rispose:
-E’ un medico…si assicura che siano morti…-
-E se ne trovasse qualcuno ancora vivo?-
-Probabilmente se ne prenderebbe cura…come ha fatto con me!- Terry guardava anche lui, per metà stupito,ma in parte anche ammirato, Mirelle ,rispondendo più a se stesso che alle domande di Lara.
-Mamma mia…una vera samaritana…a quando la beatificazione?- disse invece quest’ultima,acida.
Anche Mirelle intanto stava riflettendo:da quando la nuova venuta si era presentata aveva capito che si trattava di ‘quella’ Lara che Terry aveva invocato durante il delirio…Dunque eccola! La dottoressa ,ancor prima di capire chi fosse,ne aveva ammirato la bellezza statuaria,la perfezione dei lineamenti,il passo che incedeva con assoluta sicurezza…la stessa sicurezza che emanava dal colonnello Sheridan:quei due si somigliavano…erano belli e vincenti insieme…sembravano fatti per stare insieme…Un sottile dispiacere si insinuò in lei,a questo pensiero;tuttavia in quel momento erano altri i pensieri che la opprimevano,sicchè preferì non badarci.
Saphra accorse verso di loro:
-Putri! Grazie a Dio stai bene!-le disse abbracciandola;Mirelle sorrise meravigliata.
-Saphra,tu e il colonnello Sheridan andate a recuperare quella roba che sai…io intanto cerco di racimolare qualche provvista:hanno rubato niente,che tu sappia?-
Saphra aveva guardato con la solita diffidenza Sheridan,poi si era adattata all’idea di dovergli restituire il maltolto:sotto sotto doveva ammettere che se non fosse stato per lui,sicuramente Mirelle avrebbe passato guai peggiori.Prima di allontanarsi,rispose alla dottoressa:
-In ospedale non hanno fatto danni,ma ho sentito che manomettevano la tua stanza…-
-Maldits…-disse la donna,tra i denti,ed entrò a constatare i danni.
Lara rimase sola sul portico,un po’ impacciata.
Saphra e Terry entrarono silenziosamente in chiesa;l’indigena accese una candela e accompagnò l’uomo proprio sotto la statuina della Vergine;qui,sollevato il drappo che copriva il basamento,comparve il piccolo arsenale –pistole, coltelli,un paio di granate- che l’uomo portava infilati in tasche più o meno visibili dei suoi calzoni.Una per volta le armi trovarono la loro originaria collocazione,ma prima che i due potessero uscire indisturbati,Terry avvertì nella schiena la rigida canna di un fucile. Rimase paralizzato,alzò lentamente le mani,poi Saphra sollevò la fiamma della candela ed esclamò:
-Padre Peer…-
L’ex colonnello si volse;davanti a lui c’era il vecchio sacerdote,ansante per la fatica affrontata,che tuttavia reggeva ancora saldamente l’arma tra le mani.
-Colonnello Sheridan…che piacere rivederla,proprio qui…-gli disse con un sorriso che significava tutto.
-Anche per me,è un piacere,padre…ehm,se magari abbassasse il fucile,sarebbe un piacere più grande…-
-Oh,mi scusi…-rispose il sacerdote,fingendosi più distratto di quanto non fosse.Poi domandò che cosa fosse successo alla missione,come stesse Mirelle.Saphra lo rassicurò,poi gli ingiunse –coi suoi soliti modi spicci-di ritornare nella sua stanza e di rimettersi a letto,secondo le istruzioni che le aveva lasciato proprio la dottoressa Thambay.Padre Peer non si fece pregare;aveva dovuto raccogliere tutte le forze della sua disperazione per alzarsi dal letto,quando si era reso conto dell’attacco alla missione;era pronto a intervenire contro quella soldataglia,per tentare di salvare Mirelle,pur sapendo che il suo sarebbe stato un gesto inutile;ora era esausto,esausto ma contento.
Si appoggiò a Terry,ripose il fucile dietro la porta della sua stanza,si rimise a letto.Ma prima strinse il braccio al colonnello,in segno di riconoscenza,per essere tornato in tempo.
Il giovane uomo si accomiatò dal sacerdote e tornò al fabbricato 1. Qui trovò le due donne che lo attendevano;Mirelle aveva preparato una sorta di gerla,con cibo ed eventuali medicinali;ora stava per mettersela sulle spalle,ma lui la fermò:
-Che cosa è questo?...come crede di poterlo portare,nelle sue condizioni?-
-Sto meglio,monsieur Sheridàn…finchè camminiamo in piano,posso portarlo benissimo…-
Lara spazientita da queste smancerie sbuffò,richiamando in disparte l’uomo:
-Monsieur Sheridàn…-disse- Quali sono i tuoi ordini?-
-Uno di noi deve attirare l’attenzione dei guerriglieri,portarseli dietro,mentre gli altri due cercano di raggiungere il passaggio alla valle …quando si sarà liberato degli inseguitori,ci ricongiungeremo ed entreremo insieme nel nascondiglio…-
-Immagino già di chi si tratta…-
-Naturalmente,non sbagli:si tratta di te!-
-E perché non tu,Terry…mentre io aiuto la dottoressa a raggiungere il nascondiglio?-
L’uomo scosse la testa:
- Vuoi conoscere il segreto?devi fare come dico;sei di nuovo in condizioni di non nuocere,Lara,…avresti dovuto approfittare,prima!-
Lara si morse le labbra,cercò di ribattere:
-Perché non lo chiediamo alla dottoressa…?-
Lui si volse a guardarla con espressione determinata,imperativa:
-E’ deciso!- si limitò a dirle,ma non ammetteva repliche.


Il guerrigliero che era riuscito a sfuggire all’aggressione di Lara,montato sulla camionetta era ritornato indietro,ricongiungendosi al gruppo guidato dall’uomo con lo scudiscio,che aveva parlamentato con Mulligan.Questi gli chiese cosa fosse successo:
-Siamo stati aggrediti…-
-Da chi?-
Il soldato si vergognò di rispondere.
-Da chi?-gridò di nuovo l’energumeno,minacciandolo col solito frustino.
Il soldato abbassò la testa:
-Da …una donna…- mormorò tra i denti.
-Una donna…una donna sola? Contro sei di voi?...-
-Non so se fosse sola..forse no:ma ce la siamo trovata di fronte al posto della dottoressa…tre di noi…l’avevamo circondata:una furia della natura!gli altri sono morti tutti,compreso Bakir!- dicendo questo il soldato si sentì giustificato;Bakir era il capo del gruppo.
-Idioti,incapaci!!!-gridò invece l’altro,sfogando sul povero malcapitato superstite la sua rabbia.Andiamo,dobbiamo tornare alla missione:Mulligan si aspetta che gli portiamo le informazioni che ci ha chiesto…dobbiamo assolutamente trovare la dottoressa francese…-

Mulligan intanto rientrava a piedi al campo base della missione:l’aveva escogitata bene…finse infatti di essere stato aggredito dai guerriglieri,di aver dovuto abbandonare la sua auto e di essere sfuggito a piedi nella foresta;tutto questo per non insospettire Lara,che si aspettava di trovare al campo,di rientro dal sopralluogo che gli aveva chiesto di fare da sola. I collaboratori di Lara invece, preoccupati per il lungo silenzio della donna, gli andarono incontro chiedendogli notizie…Mulligan era perplesso:che fine aveva fatto l’archeologa? E se si fosse ingannato? Se non avesse trovato affatto il Buddah e magari fosse stata lei vittima di un agguato?...Era in un bel guaio:si diede dell’idiota,per quanto era stato precipitoso…adesso come si sarebbe liberato dei suoi nuovi pericolosi alleati?
Bryce e Hillary si erano finalmente accorti che i loro computer continuavano a dare le stesse immagini…qualcuno doveva averli sabotati:i collegamenti erano tutti saltati e rintracciare Lara con l’aiuto della tecnologia sarebbe stato impossibile. Hillary propose di rivolgersi all’esercito;ma come raggiungerlo? Mulligan –per liberarsi dei due,che costituivano più un intralcio che un sostegno- suggerì loro di andare personalmente con il loro camper attrezzato al quartier generale britannico:incapaci di prendere iniziative senza Lara,i due finirono per accettare il consiglio del professore,così alle prime luci dell’alba ripartirono con tutta la loro ormai inutile quanto appariscente attrezzatura.
Il professore era nervoso e preoccupato:erano scomparsi tutti,Lara,i guerriglieri che dovevano portargli informazioni…tutto stava andando a rotoli:nessuno ancora sapeva dove diamine fosse quel dannato Buddah. Accasciato sul tavolo di lavoro,con la testa tra i gomiti, avvertì un leggero fruscio,un rumore di passi sull’erba.Si tirò su,si guardò intorno e dal buio emerse una figurina che lui non tardò a riconoscere:
-Ma…tu sei Li!-
Non volle spaventarla,come l’ultima volta che aveva tentato di avvicinarla;aspettò che fosse lei a fare il primo passo,ma le si rivolse con la sua consueta gentilezza,invitandola col gesto ad accomodarsi vicino a lui.
Li si sentì ben accolta,gli si avvicinò,sedette sulla sedia che lui le offriva:
-Come mai sei qui,Li? Cercavi Moussa?...Sembri stanca,vuoi mangiare qualcosa?vuoi un po’ di tè?-
Il professore era estremamente sollecito;la ragazza accettò una tazza di tè e la bevve assaporandone tutto il caldo sapore;poi finalmente rispose alle domande dell’uomo:
-Cercavo te,professore:io conosco un segreto…un segreto che vuoi conoscere anche tu…-
Mulligan non credeva alle proprie orecchie:aveva montato su un intero castello di sabbia…un castello che fino a un attimo prima sembrava dovergli crollare addosso e ora eccolo dissolto:quella ragazzina gli stava offrendo su un piatto d’argento-ma che dico d’argento,d’oro-quello che i guerriglieri gli avevano promesso a forza di compromessi e umiliazioni,senza nessuna garanzia di successo.
-Adesso riposati,cara- disse lui,con un largo sorriso;questa volta non voleva essere inutilmente precipitoso.-Riposati e poi mi dirai con calma questo segreto,va bene?-
Li gli sorrise,eccitata da tante attenzioni;si servì a piene mani di alcuni biscotti che lui le offriva,bagnandoli avidamente nel tè.

Cap.XV
Seguendo gli ordini impartiti da Terry,Lara,opportunamente armata,si preparava ad attendere l’arrivo dei guerriglieri:con un’azione diversiva avrebbe tentato di attirarli lontano dal percorso che intanto avrebbero intrapreso l’uomo e la dottoressa.
Il rombo arrabbiato del motore della camionetta dei guerriglieri era il segnale di inizio dell’operazione;Terry e Mirelle ebbero il tempo di notare che ne erano sopraggiunti due di automezzi.
-La sua amica se la vedrà brutta…forse sarebbe opportuno restare a darle una mano…- disse Mirelle.
-Non si preoccupi:chi se la vedrà brutta non sarà certo lei…-rispose Terry,senza soffermarsi a guardare la scena alle sue spalle.
La dottoressa invece continuava a voltarsi indietro,ogni volta che avvertiva il sinistro rumore di uno sparo:e ne avvertì diversi.Poi calò uno strano silenzio;infine si sentirono ancora le due jeep mettersi in moto e ripartire,ma in una direzione diversa da quella da cui erano arrivate.Terry sempre proseguendo senza voltarsi aveva seguito con la mente la scena che quei rumori rappresentavano;quando sentì le due auto ripartire sorrise soddisfatto:
-Ce l’ha fatta!...la stanno inseguendo dall’altra parte della foresta…Lara è imbattibile per certe cose!-
Mirelle fu contenta di sentirgli dire che il piano stava funzionando;ma quell’ultima affermazione,accompagnata dalla espressione divertita negli occhi dell’uomo,raffreddarono il suo entusiasmo:”Lara è imbattibile per certe cose…” In quante altre cose Lara sarebbe stata imbattibile,non potè fare a meno di domandarsi la giovane medico.
La donna e l’ex soldato camminavano in fila indiana attraverso la foresta,percorrendo un sentiero poco visibile,mimetizzati tra i rami degli alberi;la luce del giorno sembrava trovare una cortina impenetrabile in quell’intricata vegetazione,sicchè ombre vere e false li circondavano.Mirelle aveva già percorso quel sentiero insieme a Li,un giorno che la ragazza le aveva voluto mostrare la sua scoperta:un passaggio che portava all’interno di una gola di roccia,che altrimenti sarebbe stata impraticabile.Un passaggio che rimaneva inosservato,pur essendo proprio sotto gli occhi:quando Mirelle aveva visto dove portava, aveva avuto un solo pensiero:era il luogo ideale per nascondere i ragazzi sopravvissuti alle razzie dei guerriglieri! Grazie alla scoperta di Li,infatti, il nascondiglio era facilmente raggiungibile,addirittura ci si poteva accedere portando anche il somarello,quello stesso con cui la giovane indigena recava le provviste ai ragazzi,a giorni alterni;quello stesso che aveva trascinato la barella improvvisata su cui Li aveva portato Senzacuore.
Mirelle ripensò a tutta quella storia,a come era cominciata,a quando aveva visto in viso Terry la prima volta:era convinta che sarebbe morto,per quella ferita,e forse anche per questo aveva tentato di indirizzare i due ragazzi all’ospedale militare italiano:non accettava facilmente che qualcuno morisse,nonostante le sue cure;poi Li aveva insistito,convinta che quell’uomo,per uno strano caso del destino,fosse quel padre che il fiume aveva ingoiato e che ora il fiume le restituiva…Ma dov’era Li,ora?
-A cosa sta pensando?-le domandò Terry,scuotendola dalle sue riflessioni.
-Pensavo a Li…è sparita,la stessa sera che è andato via anche lei…dove sarà?-
-Non deve preoccuparsi:lei e il suo giovane innamorato ormai saranno in salvo…sono fuggiti insieme…- nel rispondere Terry ebbe uno strano presentimento,come se avvertisse che non tutto era andato secondo le sue aspettative:lui stesso ora si trovava in una situazione che non aveva programmato,anzi in un primo tempo aveva assolutamente escluso potesse verificarsi:perché era là?…un conto era stato salvare la vita a Mirelle,in fondo glielo doveva…Ma ora si trovava al suo fianco in una iniziativa che esulava completamente dai suoi interessi,lui non era il’lupo’…come aveva detto a padre Peer? Era solo per i begli occhi di Mirelle che si trovava là? Bastava una infatuazione a giustificare tutto il suo cambiamento di programmi?
-E lei…mi sembra improvvisamente preoccupato?qualcosa non va?- fu la voce della dottoressa a richiamare la sua attenzione.
Lui si limitò a scuotere la testa.Camminarono ancora fianco a fianco in silenzio.
Finalmente avevano raggiunto il luogo dell’incontro.Era esattamente in prossimità della radura dove Lara aveva lasciato la geep durante il suo sopralluogo al fiume;ma invece di essere al livello dell’auto, era un sentiero che procedeva in ripido pendio,verso il fiume,proprio al di sotto dello strapiombo con cui la radura terminava bruscamente. Ora bisognava attendere l’arrivo di Lara;conveniva rimanere ai margini del sentiero,nascosti ancora dalla vegetazione,dal momento che sul greto del fiume la luce del giorno esplodeva pienamente.Mirelle si liberò della sua gerla,la poggiò a terra;tirò fuori una scatola di biscotti:
-Vuole mangiare qualcosa?-domandò a Terry.Incuriosito l’uomo si avvicinò:
-Biscotti al cioccolato?...è ora della merenda?-
La dottoressa sorrise;poi spiegò:
-Ho portato tutto quello che ho trovato…ma il cioccolato è energetico,n’est pa?-Aprì la scatola e gliene offrì qualcuno.Sedettero insieme ai piedi di un albero le cui radici creavano una sorta di divano naturale intorno a loro.
Terry finì per sgranocchiare qualche biscotto;trovava quella situazione piuttosto grottesca e non potè trattenersi dal ridere:
-Perché ride?-gli chiese Mirelle.
-Mi aspetto di veder spuntare il cappellaio matto …che magari ci offre una tazza di tè….-poi si volse a guardarla- …Alice …-
Anche la donna finì per ridere:
-Da bambina era la mia favola preferita…e lei? Com’era da bambino?-
Terry tacque,riflettè un attimo: “bambino?...quanti secoli fa,era stato bambino?” La donna avvertì in quel suo silenzio un rimpianto inespresso,non insistè.Poi lui rispose,recuperando il suo solito spiritaccio:
-Ricordo solo che mi piacevano molto le bambine….e questo mi è rimasto!- Quindi allungò una mano verso il suo viso,con le dita fece cadere una briciolina di cioccolato che le era rimasta sotto il labbro.I loro sguardi si incrociarono di nuovo,pericolosamente.Mirelle si alzò un po’ a fatica,perché il fianco ricominciava a farle male;rimise a posto la scatola dei biscotti.
-Lei è stanca…perché non riposa un po’?-le disse l’uomo, sollecito.
-Non ci riuscirei,credo…troppi pensieri…-
-In questo momento pensare non serve a nulla;dobbiamo solo aspettare…allora si trovi un posticino comodo e cerchi di recuperare le forze…- Terry si era alzato,per cederle il posto;le aveva parlato in modo piuttosto imperativo:Mirelle ritornò a sedersi,si raggomitolò su un lato e provò a ubbidirgli.
La stanchezza ebbe presto il sopravvento:pochi minuti dopo era già addormentata.
L’uomo la guardò dormire:anche nella sua mente si riaffollarono tanti pensieri…A un tratto si materializzarono in una voce femminile:
“Ti piace così tanto?...forse perché ancora non ti ha dato niente?-
-E tu,Lara…cosa mi hai dato?un paio di manette e un colpo al cuore,come ben servito!”
Evocata dalla sua immaginazione,l’archeologa comparve realmente sul limitare della foresta:era un po’ ammaccata,ma tutto sommato anche in questo caso se l’era cavata fin troppo bene:I guerriglieri avevano perso le sue tracce,lei era riuscita a riguadagnare il tempo perduto e senza troppe difficoltà li aveva raggiunti nel luogo dell’appuntamento.
-Non c’è tempo da perdere…dobbiamo andare!-
Mirelle fu svegliata dal suo arrivo.Riprese la gerla e si mise alla testa del gruppo.Lara andò in direzione del torrente,convinta che il passaggio segreto fosse là dove l’aveva cercato:la dottoressa la richiamò:
-Di qua!- e si avvicinò alla roccia su cui poggiava la radura superiore;la parete era coperta da una intricata vegetazione di piante rampicanti,che costituivano una vera e propria cortina verde.Mirelle si aprì un varco tra di esse e comparve l’ingresso di un antro….quasi la tana di un animale.Non era impossibile trovarlo,ma la sua posizione –assolutamente opposta alla gola- dissuadeva dall’individuare proprio là il passaggio verso la gola stessa.
L’ingresso sembrava piuttosto stretto,ma una volta superato il limitare della grotta,questa si apriva:le pareti di terra scavata lasciavano il posto alla roccia.Sicuramente mani umane avevano creato tutto ciò,secoli prima:un corridoio che procedeva a spirale,prima verso il basso;poi risalendo verso l’alto.
A un tratto Mirelle,infilatasi due dita tra le labbra,emise un sibilo prolungato:un segnale.I due ex camerati rimasero atterriti;la donna aveva agito senza avvertirli…magari era stata un’imprudenza,fischiare.Pochi minuti dopo qualcuno calò una scala di corda davanti a loro.Il corridoio,infatti sembrava terminare bruscamente.
-Saliamo?- disse Mirelle.
Terry e Lara si guardarono.Poi l’uomo disse:
-Aspettate qui!- e andò davanti da solo.
Le due donne lo guardarono arrampicarsi con l’agilità del fantasma dell’opera(dai,fatemelo dire!) e scomparire nel buio dell’antro:rimasero sole,in attesa.
A un tratto Lara fece segno a Mirelle di stare zitta e si acquattò dietro uno sperone di roccia;qualcuno si stava introducendo nella grotta;avanzò nel corridoio,fin dove erano le due donne,poi Lara lo agguantò alle spalle:il fucile mitragliatore che portava cadde per terra,ma prima che l’archeologa potesse nuocergli ulteriormente,Mirelle la fermò:
-Aspetti….è un ragazzo,è solo un ragazzo!-
Lara gli afferrò i capelli,gli sollevò la testa per guardarlo in viso:
-Ma tu…sei Moussa…il fattorino!-
-Moussa?!- esclamò la dottoressa –Moussa?....Tu sei…Dov’è Li?-
Il ragazzo si sottrasse alle grinfie di Lara,ponendosi sotto la protezione di Mirelle;inginocchiato come un cucciolo vicino a lei,disse quasi piangendo:
-Li è fuggita…l’ho seguita fin qui…poi l’ho persa di nuovo….poi ho visto voi entrare e vi ho seguiti…Li è venuta qui con Mulligan!-
Il primo pensiero delle due donne fu per Terry…salito da solo lassù,sicuramente in pericolo.
La prima ad arrampicarsi sulla scala fu Mirelle.
gemini213/2/2006, 22:55
*SBONK* *SBONK* *SBONK*
arielcips3/2/2006, 23:00
....Monsieur Sheridàn....
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Cap.XVI
Lara guardò Moussa;raccolse il suo fucile,lo imbracciò e poi disse:
-Te la senti di portare le provviste?...o vuoi rimanere qui?-
-No…io salgo con voi!- e caricatasi sulle spalle la gerla che Mirelle,precipitandosi a salire,aveva lasciato a terra ,iniziò anche lui la scalata.
Mirelle era arrivata in cima:non era la prima volta per lei,avventurarsi nella galleria;ormai la conosceva abbastanza bene;di solito a quel punto Goa le veniva incontro con una torcia e insieme raggiungevano gli altri.Ora però era tutto sinistramente buio,inquietantemente silenzioso.Mirelle appoggiò la mano alla parete e si incamminò nell’oscurità;a poco a poco, adattandosi la vista , il suo passo si fece più sicuro e rapido.Ma lei si fece meno prudente:incedeva nel corridoio, quasi di corsa,con l’unico pensiero di avvertire il colonnello Sheridan del pericolo.
A un tratto si sentì afferrare per il braccio,tirare dietro una parete;una mano sulla bocca le impedì di gridare…Da lontano,nel buio, qualcuno esplose uno sparo;la persona che l’aveva tirata via si buttò a terra con lei:era Terry!
-E’ ammattita?...dove credeva di andare?...-le sussurrò.-C’è qualcuno laggiù che ha preparato un bel comitato d’accoglienza….
-Volevo avvertirla del pericolo…è Mulligan…ha con sé Li…-
Lo sguardo dell’uomo si incupì:
-Li?...credevo fosse al sicuro…l’ha rapita?-
-Non so bene come sono andate le cose…abbiamo fermato,cioè Lara ha fermato Moussa,qui sotto…staranno per raggiungerci…-
Terry riflettè un attimo,poi le ingiunse:
-Aspetti qui…per Dio,non si muova!Niente iniziative,siamo d’accordo?-
Mirelle annuì,piuttosto mortificata.
Strisciando nel buio,lungo le pareti di roccia,Terry si portò quanto più vicino alla zona da dove partivano gli spari.Voleva capire esattamente cosa stesse succedendo.Intravide una galleria appena rischiarata:qui un gruppetto di ragazzi erano radunati in un angolo,piuttosto atterriti;all’imboccatura della galleria c’era un ragazzetto più grande,lasciato forse di guardia,con un fucile più grosso di lui:era quello che gli aveva sparato addosso….ma perché?
Improvvisamente scorse Li:non era spaventata,non sembrava essere là contro la sua volontà…richiamò ad uno ad uno i ragazzi e li portò verso l’interno:anche quello armato lasciò il suo posto di guardia e la seguì:cosa diamine stava succedendo?
Terry tornò da Mirelle;qui erano sopraggiunti anche Lara e Moussa.Questi raccontò quello che era successo,quello che era riuscito a capire:
-…avevamo deciso di tornare qui,per avvertire i ragazzi,difenderli…poi,improvvisamente,mi giro:Li era fuggita…L’ho seguita fino alla base della spedizione:è andata da Mulligan,hanno parlato …come due amici…poi sono venuti qua,insieme…io ne ho perso le tracce,perché a me Li non ha mai mostrato il passaggio segreto…-Moussa era agitato,stanco,preoccupato:tutto quello che stava succedendo diventava sempre più indecifrabile e assurdo per lui.
Mirelle cercava di mettere insieme i pezzi del puzzle:
-Secondo me Mulligan gliene avrà raccontata qualcuna delle sue…magari ci hanno sparato addosso pensando che siamo guerriglieri…però se Li vedesse me…-propose timidamente.
Terry le fece un’occhiataccia:
-Non se ne parla neppure!-
Intervenne Lara:
-Perché no?...la dottoressa Thambay può attirare la loro attenzione,mentre noi due cerchiamo la maniera di aggirarli…a noi interessa neutralizzare Mulligan,prima che trovi il Buddah…-
-A noi interessa salvare i ragazzi…la partita tra te e Mulligan si giocherà in un altro momento!-ribattè l’uomo.
-Scusate se vi interrompo…ma noi SIAMO nel Buddah!...-dichiarò Mirelle,inserendosi nel battibecco tra i due.
Lara si voltò verso la donna,poi si guardò intorno:le pupille dilatate,affascinata improvvisamente dalla scoperta.Con le mani sfiorò la pietra scavata,quasi tremando dall’emozione.Le tremava anche la voce,quando chiese:
-A…a che altezza siamo?-
-Siamo all’altezza dell’addome,credo…- Le rispose Mirelle.
-Chi sa se Mulligan lo ha capito? – disse ancora l’archeologa,volgendosi nella direzione da cui erano provenuti gli spari.
-Puoi sempre andare a chiederglielo!- disse Terry,piuttosto spazientito.
Intanto Moussa tentò di attirare l’attenzione di Mirelle,che si appartò con lui.
-Io ho solo paura per Li…voglio andare da lei!- Bisbigliò.
-Hai ragione,Moussa…anch’io…ma forse dovremmo ascoltare le direttive di quei due,sono loro gli esperti…-rispose lei,sempre sottovoce.
Moussa morse un po’ il freno:non aveva alcuna voglia di aspettare,senza sapere cosa.E poi quei due erano troppo presi a litigare sul da farsi.Senza attendere l’autorizzazione di nessuno,scivolò silenziosamente nel buio…
Lara domandò a Mirelle se sapesse come era conformato l’interno della statua
-Salendo,a un certo punto ci sono due cavità parallele…una è collegata con questa via di fuga,l’altra invece finisce là…almeno sembra….perchè sale verso quella che potrebbe essere la testa del Buddah,ma non sappiamo se da lì si possa accedere all’esterno:i ragazzi hanno fatto qualche escursione in giro,ma questo che abbiamo percorso sembra essere l’unico passaggio con l’esterno…-
-Quindi noi non possiamo procedere…ma Mulligan a sua volta non può uscire!- dissero quasi all’unisono Terry e Lara.
-Sentite…-disse a sua volta Mirelle,che da qualche minuto si sentiva messa da parte- Io vado dai ragazzi…-
-E’ escluso!- ripetè Terry.
-Non sono abituata a ricevere ordini,colonnello Sheridan…siamo a un punto morto:dobbiamo deciderci!-ribattè la donna.
Quindi senza aspettare imboccò la galleria;Terry stava per seguirla,fermarla.Ma Lara lo bloccò.
-Lasciala andare:è la cosa migliore…-
Mirelle avanzò nel buio,un po’ a tentoni;poi man mano che procedeva iniziò a distinguere un vago chiarore e lo seguì,fino a ritrovarsi in un ampio atrio,illuminato dalle torce dei ragazzi.
-Goa…Li…- chiamò,come sempre.
Tutti insieme i ragazzi la riconobbero,la salutarono:
-Putri Thambay!!!-
Qualcuno più piccolo le si gettò quasi tra le braccia,con la tipica esuberanza dei cuccioli.Mirelle guardò avanti a sé,finalmente vide Li.La ragazza le sorrideva,ma non si muoveva verso di lei,intimidita dalla piega presa dagli eventi.
-Li…stai bene?- la incoraggiò Mirelle.
-Benissimo,madamoiselle Thambay!-rispose col suo tono affettato Arthur Mulligan.
Mirelle si volse nella sua direzione:l’uomo si mostrava disinvoltamente disarmato,assolutamente innocuo.
-Perché …perché mi avete sparato addosso?-disse la donna,cercando con lo sguardo Goa,che impugnava ancora il fucile.
-A ah…dottoressa…-Le rispose ancora Mulligan- Lei non è sola:sappiamo che la hanno seguita i guerriglieri….purtroppo…-
-I guerriglieri con cui lei si è messo d’accordo,signor Mulligan!- gli rispose la donna.
-Non io… E’ stata la mia collaboratrice,Lara Croft…io non avrei mai potuto agire così!-
Mirelle si volse verso Li:
-E’ questo che ti ha raccontato?...che non è stato lui ad avvertire i guerriglieri?...e tu?gli hai creduto?-
-Lui si è preso cura di me…putri…-
-E Moussa?..non ti importa più niente di lui?-
Li si prese la testa tra le mani,iniziò a piangere.Mirelle si rivolse al professore:
-Vorrei conoscere le sue intenzioni,professore…le mie sono di prendere i ragazzi e portarli via,prima che arrivino i guerriglieri,che lei ha messo sulle nostre tracce!- ribadì.
Mulligan le si avvicinò,sempre con quel suo fare apparentemente cordiale e ,sorridendole,le disse:
-Mi dispiace,cara…ma io ho altri progetti…Non si ricorda?gliene ho già parlato?...non mi basta aver scoperto il Buddah…voglio smontarlo pezzo per pezzo-Le aveva messo mellifluamente il braccio intorno alle spalle- E per far questo-disse in un sussurro che poteva sentire solo lei- Ho bisogno di alleati…mi dispiace…ma lei,Lara e quel suo amico sconosciuto siete solo degli intralci per me…uno alla volta mi libererò di tutti e tre…-
Così dicendo le aveva puntato contro una piccola pistola che teneva nascosta tra le mani:
-Venga a vedere…-esclamò di nuovo ad alta voce- Le voglio mostrare che magnificenza…-
Approfittando della distrazione di tutti,anche Lara aveva seguito Mirelle,acquattandosi in prossimità della galleria dove la donna aveva incontrato i ragazzi:sopraggiunse quindi Terry,che aveva prima cercato intorno eventuali passaggi che portassero da altre direzioni ad aggirare la postazione del professore.
-Trovato niente?- gli domandò l’archeologa.
-Non sono sicuro…intanto Moussa è sparito…da qualche parte deve essere passato anche lui…-Terry osservò intanto la scena;il professore aveva messo una mano sulla spalla di Mirelle e le faceva da guida verso una sorta di altare in pietra.Eppure c’era qualcosa di poco convincente:
-Ti avverto:se le dovesse succedere qualcosa,ti riterrò responsabile!-
-Mi pare che la dottoressa Thambay sia sufficientemente adulta per badare a se stessa,non credi? Ha deciso lei di andare avanti…così finalmente si sbloccherà la situazione… -Lara era tornata la gelida stratega di sempre.
Cap.XVII
-Perché sei così agitato,Terry? Noi siamo in due…anzi in tre:lui è da solo…-Disse ancora Lara,avvertendo la tensione del suo ex camerata.
-Dimentichi una cosa…i guerriglieri…prima o poi arriveranno anche loro…e la via sarà chiusa:il nostro piano poteva avere successo solo se non avessimo trovato quest’intoppo…-
Lara riflettè un momento,poi disse:
-Non ci troveranno facilmente…ho cancellato le nostre tracce,entrando…-
-Anche quelle di Moussa?...-domandò lui.
La donna si morse le labbra,tacque.
Improvvisamente però qualcosa distolse la loro attenzione:nella galleria dove erano Mulligan e gli altri si avvertì un trambusto.Era comparso Moussa che,col fucile spianato minacciava il professore:
-Lasciala andare signor Mulligan!...e voi,ragazzi….via,scappate!-
Terry e Lara si guardarono negli occhi :come era arrivato fin là?In ogni caso si precipitarono anche loro nella galleria,per dar manforte al ragazzo.Intanto Mirelle,divincolatasi approfittando della sorpresa,si era liberata della minaccia del professore ed era corsa dal gruppo dei piccoli profughi,sollecitandoli a fuggire.
-Andiamo,via…venite:Li,Goa…anche voi…-
Terry le diede una mano,aiutando i più piccoli a mettersi al sicuro nella galleria sottostante;poi la pregò di nuovo di rimanere lì,al riparo e risalì laddove erano rimasti Lara,Mulligan, Moussa e Li.
-Stia attento…Mulligan è armato!-lo avvertì Mirelle.
Li continuava a rimanere immobile,come ipnotizzata;non aveva seguito Goa e gli altri,ma fissava Moussa col fucile puntato su Mulligan;sopraggiunse Lara Croft:
-Mulligan…l’avventura è finita…arrenditi ora che sei ancora in tempo!-
-Arrendermi Lara?...non capisco:io qui sono un archeologo nell’esercizio delle sue funzioni…Ti rimorde tanto che sia arrivato prima di te?-
-Mulligan…’come’ sei arrivato?...estorcendo informazioni a quella ragazzina…sguinzagliandoci contro i guerriglieri?...-
-Li è venuta spontaneamente a parlare con me…vero Li?- disse lui,con l’espressione più innocente di questo mondo.
La ragazza si riscosse:
-Si…è vero…ho deciso io di andare dal professore…-
Moussa,abbassando momentaneamente il livello di attenzione,le si rivolse:
-Ma perché…perché Li?...perchè sei fuggita da me?-
Gli occhi dei presenti sembravano tutti concentrati sui due giovanissimi;ne approfittò Mulligan,che iniziò a indietreggiare,forse diretto nello stesso punto dove poco prima stava trascinando Mirelle;ma le sue mosse non sfuggirono a Terry che,puntatagli la pistola contro,lo arrestò:
-Fermo là,professore…dove credi di andare? Butta la pistola…intanto!-
L’uomo preferì rischiare,sparò un paio di colpi in direzione di Lara e del colonnello Sheridan,poi volse le spalle e sembrò scomparire…dov’era finito?
Terry raggiunse Lara:
-Sei ferita?- le chiese.
-No…ma raggiungiamolo!-
L’ex marine già era corso avanti;c’era una sorta di pozzo…là doveva essersi calato il professore.Prima di calarsi anche lui,Terry esplose alcuni colpi contro il fuggitivo:
-No…No signor Terry…non gli faccia del male!- gridò Li,afferrandosi al braccio armato dell’uomo;quindi tentò di impedire a Lara di scendere giù.
-Lasciatelo andare…non gli fate del male…-
Lara la respinse con veemenza e si calò per prima nel pozzo;Moussa e Terry si fermarono vicino a Li.
Terry le sollevò la testa,si assicurò che stesse bene;Moussa,gettato via il fucile,l’abbracciò:
-Li…amor mio…Li…-
La ragazza si riebbe,rassicurò entrambi;poi lo Scozzese le chiese:
-Che novità ci sono,Li?...non siamo più amici?-
-Signor Terry,Moussa…il professor Mulligan è….forse è mio padre!-
Prima che i due potessero riprendersi dalla meraviglia e ,magari,domandare chiarimenti,un rumore diffuso di spari li aggredì da tutte le parti…Dal pozzo,dove evidentemente c’era un conflitto a fuoco tra Lara e il professore;ma anche dall’esterno della galleria,dove altrettanto evidentemente sopraggiungevano i guerriglieri.
- Dannazione…Mirelle!- esclamò Terry,lasciando perdere Li,Moussa e l’inseguimento,per precipitarsi a salvare gli altri.
-Li…cosa dici…tuo padre?- le chiese Moussa.
-Si…è lui l’uomo dell’incubo…io debbo sapere se è vero,capisci Moussa? Ti prego,portami da lui…-
Moussa si era accorto che da giù non provenivano più rumori;questo poteva voler dire tante cose…
-Caliamoci nel pozzo…ma fa’attenzione,Li…vieni dietro di me…-
Non era un dislivello particolarmente alto;poi si atterrava su una sorta di ghiaia morbida che attutiva l’impatto. I due ragazzi si resero conto di essere in prossimità dell’acqua:evidentemente il fiume continuava lì il suo corso sotterraneo:si avvertiva quel rumoroso tumulto che da sempre faceva da sfondo agli incubi di Li. Non c’erano tracce però né di Lara né del professore.La giovane coppia camminava sulla ghiaia,entrambi attenti e spaventati da quell’atmosfera resa inquietante da quel rumore assordante che copriva ogni altro rumore.Improvvisamente alle loro spalle apparve minaccioso Mulligan,che,colpito al capo Moussa,afferrò Li e se ne fece scudo.Poi si guardò intorno e arretrò di nuovo in una sorta di nicchia dove era rimasto nascosto.

Intanto nella galleria dell’ingresso era in corso una vera e propria battaglia,anche piuttosto impari.
I guerriglieri erano riusciti ad arrampicarsi fino al primo livello e si erano fatti annunciare sparando all’impazzata.Mirelle si rese conto che lei e i ragazzi non erano al sicuro e indietreggiò alla ricerca di un nascondiglio nella zona alta del Buddah,quella che però non presentava passaggi con l’esterno;la donna pensò solo a trovare una sistemazione quanto più riparata possibile,mentre le chiudeva la ritirata Goa,col suo fucile superato e ormai quasi scarico.
Finalmente arrivò anche Terry,ordinò a Goa di raggiungere gli altri e accolse in maniera diversa i guerriglieri che sopraggiungevano,sicuri di sé,visto che fin allora nessuno gli aveva opposto una reale resistenza.Quando cominciarono a cadere uno ad uno come mosche,gli inseguitori diventarono più prudenti,posizionandosi in difesa. La situazione però era piuttosto svantaggiosa per Sheridan e gli altri:questa volta non ne sarebbero potuti uscire facilmente,a meno di non trovare altre vie di fuga. E poi come bloccare definitivamente gli inseguitori?
Terry pensò che Moussa doveva per forza aver trovato un passaggio per accedere alla galleria dell’altare…se fossero riusciti a trovarlo,potevano poi aggirare il nemico e tentare di fuggire da dove erano arrivati..Scivolò nella direzione dove aveva visto sparire il giovane indigeno a suo tempo;era un cunicolo assolutamente buio,infestato da topi e pipistrelli;Terry accese una torcia elettica,piuttosto fioca,data l’altezza dell’antro e osservò i pipistrelli;sembrava che andassero a schiantarsi contro la roccia,invece…invece doveva esserci un passaggio là sopra! Si arrampicò lungo la parete e vide che,attraverso un anello di pietra,si accedeva nella sala dell’altare.Certo,per un uomo della sua mole non era il passaggio più agevole,ma il suo fisico era pronto ad affrontare prove anche più difficili:allungandosi all’interno dell’anello e facendo forza sui muscoli del corpo,l’ex soldato passò dall’altra parte.La sala dell’altare era vuota e appena illuminata da una fiaccola che qualcuno aveva fatto cadere a terra,poco prima:Terry pensò che Moussa e Li dovevano essersi calati nel pozzo;poi avvertì un grido…qualcuno dei guerriglieri doveva aver notato i suoi movimenti e presumibilmente ne aveva dovuto approfittare:Terry si diede dell’idiota e si precipitò dai ragazzi.
L’uomo dal frustino aveva camminato nel buio,coperto le spalle dai suoi,ed era arrivato indisturbato sulla soglia della grotta dove Mirelle e i ragazzi credevano di poter esser al sicuro:erano tutti intorno alla donna,i più piccoli arrampicati in braccio a lei…assolutamente indifesi tutti.
-Ecco la dottoressa francese…ed ecco i miei futuri soldati…-esclamò minaccioso l’energumeno,minacciando col frustino Goa che timidamente aveva tentato di imbracciare il fucile.
-Lasciateci in pace…-Disse Mirelle-…Io sono francese,questi ragazzi sono sotto la tutela della Croce Rossa Internazionale…-
L’energumeno rise,sguaiatamente.Poi il suo viso ritornò torvo,minaccioso:
-Alzati!...- intimò a Mirelle. –Hai capito,alzati e vieni avanti…e lascia quei bambini!Appartengono a noi…sono nostri:tu sei solo una straniera che si impiccia di faccende non sue…-
I bambini più piccoli,spaventati da quello che vedevano e sentivano,si strinsero ancora di più alla donna,impedendole di muoversi.
L’energumeno allora sollevò il braccio col frustino,per colpire lei,per colpire nel mucchio.Ma una mano d’acciaio gli bloccò il braccio e prima che potesse rendersene conto una lama balenandogli sotto il collo gli tagliò la gola.

Edited by arielcips - 5/4/2008, 17:02
 
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Evilsisters
view post Posted on 3/4/2008, 17:55





Ah povera Mirelle.....
 
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view post Posted on 3/4/2008, 17:56
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Cap.XVIII
Mirelle mise a fuoco, solo un attimo dopo, che quella mano e quella lama erano di Terry Sheridan.
Chiuse gli occhi,inorridita.Li riaprì e davanti a lei non c’era più l’energumeno col frustino,gettato via,come un fantoccio senza vita,in un angolo della caverna.C’era l’uomo che l’aveva ucciso senza pietà,che ora teneva in braccio uno dei suoi bambini e le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi.
La giovane donna guardò quella mano,guardò l’uomo negli occhi:tremando,quasi senza credere a quello che faceva,mise la sua nella mano dell’uomo…Perché…perché un calore inspiegabile,la pervase tutta?perchè quel paradossale contrappasso,che la attraeva verso un uomo che incarnava tutto ciò che lei aveva sempre respinto?
-Andiamo!- le disse –Forse ho trovato come uscire da qui!-

Moussa si stava riprendendo dalla botta in testa;sollevò lo sguardo e intravide Mulligan e Li.
Con la poca forza che aveva gli gridò:
-Lasciala andare….lasciala andare:è tua figlia!-
Mulligan inizialmente non fece caso a quel grido strozzato,poi si irrigidì:
-Che sta dicendo quell’idiota?...figlia?-
Girò Li verso di sé,la guardò in viso:
-Ma chi sei tu?perchè sei venuta a cercarmi?-
-Tu…non ti ricordi di una bambina,di una donna…del fiume?...-gli chiese finalmente Li.
Mulligan era irritato;non avrebbe voluto cedere agli interrogativi che quel dialogo gli poneva,non in quel momento,in cui stava rischiando il tutto per tutto,per salvare la pelle e la carriera.
-Andiamo…Li o chiunque tu sia…-disse in tono sprezzante.
Ma intanto la sua mente tornava indietro,indietro…all’ultimo incontro con Ashela,quando era fuggito dall’Afghanistan,durante la rivolta dei talebani.
Circa diciassette,diciotto anni prima era stato due anni in quella zona ai confini del mondo,dove le frontiere dell’Afghanistan,del Pakistan,della Cina quasi si intrecciavano…era sicuro di trovare un grande Buddah di pietra,simile a quelli del sud del paese…ma ogni suo tentativo era stato inutile:era un territorio martoriato dalle guerre,da una violenza e da una rassegnazione che quasi si respiravano.Una giovane donna era a servizio presso di lui:figurarsi se c’erano alberghi,case da affittare…Una donna di straordinaria bellezza,per la quale Mulligan aveva finito per provare una attrazione profonda;presto anche la donna aveva mostrato di ricambiare quello strano,inesprimibile sentimento…era diventata la sua amante.
Scoperta questa relazione,che contaminava la donna,secondo le idee retrograde del suo villaggio,i genitori se la riportarono via:Mulligan temette il peggio,per lei;ma non mosse un dito contro quella barbara usanza,non mosse un dito per trattenerla.Come sempre la sua ambizione aveva la priorità…
Due anni dopo,forse venuta a sapere che lui sarebbe partito,Ashela gli chiese di vedersi,un’ultima volta.Si presentò all’incontro con una bambina per mano,una bambina che appena camminava;ma prima che potessero parlarsi,dirsi solo addio,i parenti della donna la aggredirono con ferocia,lapidandola secondo il loro odioso costume…Mulligan ricordava ancora le urla di quella fiumana di assassini,il rumore orribile delle pietre;ricordava di aver afferrato quella bambina,cercando di nasconderle l’orribile rituale che si stava svolgendo sotto i suoi occhi.L’aveva presa con sé e correndo alla fine l’aveva deposta davanti ai gradini di una casa,forse un tempio,non ricordava più nemmeno questo…L’episodio,seppure orribile,per lui si era chiuso così.Poi l’aveva rimosso,sepolto sotto una lastra di pietra…Non aveva voluto pensarci mai più…
-Lara…lasciami passare…lasciami passare,o avrai sulla coscienza anche la ragazza!-gridò il professore,improvvisamente.
Nessuno gli rispose.
-Maledizione…dove sarà?-si chiese ad alta voce.
-Forse è ferita…?-suggerì Li.
-Lara Croft…io adesso avanzerò fino al fiume…non cercare di fermarmi…hai capito?-
Mulligan avanzò fino al fiume;c’era una rudimentale imbarcazione,una sorta di piroga,assicurata da una cima alla terra.Mulligan voleva raggiungerla.Li gli parlò ancora.
-Ti prego…non farmi del male..io,aspetto un bambino…-
L’uomo si fermò.Improvvisamente quella voce che lo implorava squarciò un velo nel suo cuore e nella sua mente…Ashela era andata via perché aspettava un bambino da lui….e quel bambino era là,il giorno dell’ultimo incontro!
Mulligan liberò Li,quasi delicatamente,poi tentò di raggiungere la piroga.Quando già era sopra e scioglieva la cima,dal fianco della barca emerse Lara e ingaggiò con l’uomo una violenta colluttazione.
Li improvvisamente si ritrovò a rivivere nella realtà la scena del suo incubo:le si avvicinò Moussa,che intanto si era ripreso.La abbracciò,mentre assistevano impotenti allo scontro.
La barca si era capovolta;Mulligan si era ritrovato in una posizione favorevole e con tutta la sua forza seguitava a tenere Lara col capo sott’acqua,nel tentativo di neutralizzarla definitivamente.
La donna si dibattè con violenza,poi improvvisamente si calmò.
Mulligan pensò che finalmente avesse perso i sensi.E mollò la presa.Si avvicinò alla piroga,la rivoltò e guardò un’ultima volta Li…con uno sguardo carico di dubbio,di ansia,di impotenza.Fu allora che Lara sbucò violentemente dall’acqua e lo affrontò con un coltello.Mulligan non seppe o non volle difendersi…Il coltello di Lara gli si infisse nel petto,lasciando anche la donna agghiacciata dall’esito eccessivo della lotta.
Li si lanciò verso il professore,cercò di raccoglierne almeno l’ultimo estremo rantolo;sperava ancora che l’avrebbe riconosciuta.Mulligan non la vedeva nemmeno più,ma ne avvertì per un attimo la vicinanza.Disse solo:-Ashela…!- poi spirò.
-Era mio padre!- gridò Li,piangendo –Lo abbracciò inutilmente,come a trasmettergli un po’ di vita,quasi lo cullò tra le sue braccia.
-Vieni via Li…non c’è nulla da fare per lui…ora dobbiamo pensare a metterci in salvo…-Le suggerì Moussa,con dolcezza.
Lara tirò sulla riva il corpo di Mulligan,ricomponendolo un po’.Quindi si rivolse ai due ragazzi.
-Saliamo sulla piroga…il fiume ci riporterà fuori…Era quello che il professore stava cercando di fare!-
Moussa sospinse Li nella piccola imbarcazione;vi salì anche lui;Lara la tirò un po’ a largo,per acquisire spinta dalla corrente e vi saltò su con la sua proverbiale agilità.
Li la osservò in silenzio,poi mormorò a fior di labbra:
-Assassina!-


-Che cosa stiamo facendo?perchè torniamo alla galleria dell’altare?-chiese Mirelle a Terry, non appena ricominciò a orientarsi in quel dedalo di gallerie.
-Ho trovato il cunicolo da cui è passato Moussa…se facciamo presto potremmo calarci di là e aggirare i guerriglieri…-
Raggiunto l’atrio dell’altare,Terry si avvicinò all’anello di roccia,ma ebbe una brutta sorpresa.L’uomo aveva già avvertito alcune esplosioni all’interno del Buddah:ora ne aveva avuto la conferma:i guerriglieri stavano facendo saltare tutte le uscite.
-Dannazione!.Vogliono farci fare la fine dei topi!Non c’è soluzione:dobbiamo calarci anche noi nel pozzo!-
Detto questo,pensò rapidamente a come procedere.Afferrò una corda e se la legò intorno ai fianchi,dandone un capo a Mirelle:
-Debbo per forza calarmi per primo…non sappiamo cosa possiamo trovare qui sotto…quando sentirà tirare due volte,e una terza,allora comincerà a far scendere i ragazzi:se la sente?-
-Si!-
L’uomo si calò nel pozzo e,come già Li e Moussa,apprezzò il fatto che il dislivello fosse basso e che ci fosse la ghiaia ad attutire l’impatto;si guardò intorno,il rumore inequivocabile dell’acqua che scorreva vorticosa non tardò a fargli capire dove si trovavano.Sembrava che non ci fosse nessuno più…nessun vivo,almeno:aveva riconosciuto sulla sabbia presso il ruscello un corpo senza vita;doveva essere Mulligan… chissà cosa era successo,là sotto.
Si riavvicinò all’imboccatura del pozzo,fece il segnale;ad uno ad uno i giovani indigeni si calarono,senza difficoltà:gli ultimi furono i più piccoli,che Terry prese in braccio,rassicurante, e poi adagiò piano sulla ghiaia.
Prima di calarsi,Mirelle si rese conto che avevano perso la gerla con le provviste:la cercò lì intorno,ma non la vide.
-Cosa sta aspettando,lassù?- la sollecitò l’ex colonnello.
-Non abbiamo più né provviste né medicinali…abbiamo perso tutto!-
-Scenda giù…gliela vado a cercare io…forza!assicuri la corda ad una roccia e si cali…lo sa fare?-
Mirelle non gli rispose:l’aveva presa per una sprovveduta?
Assicurata la fune,si calò giù.L’uomo la aspettava per darle una mano;Mirelle gli scivolò addosso e finalmente toccò terra.
-I bambini non hanno niente da mangiare…dobbiamo recuperare le provviste…-gli disse,apprensiva.
-Sto andando…non abbassate la guardia!-
Con la sua provata agilità,l’uomo risalì nella sala dell’altare:osservò che Mirelle aveva assicurato la cima con un nodo marinaro e ne rimase piacevolmente stupito.Ma non c’era tempo per certi apprezzamenti:si guardò intorno,poi ripercorse a ritroso la galleria,fino al punto dove aveva eliminato l’uomo col frustino:finalmente vide la gerla. Era rovesciata e il suo contenuto aveva sicuramente subito dei danni:in ogni caso raccolse tutto e ritornò indietro…ma sul suo cammino si pararono due guerriglieri,intenti a minare la galleria da cui era passato.
Si liberò del primo colpendolo di sorpresa,come già aveva fatto col capo;l’altro però fuggì,verso l’antro dell’altare. Terry lo inseguì,lo raggiunse,lottarono;il guerrigliero sembrava una molla,riusciva a rialzarsi ad ogni caduta.Finalmente Terry riuscì a respingerlo fuori dell’antro e prima che si potesse rialzare,strappata coi denti la sicura a una granata,la tirò contro l’ingresso della galleria.L’esplosione determinò il crollo dell’apertura:i soldati erano ormai fuori gioco,ma l’unica via di fuga restava il pozzo…
L’uomo liberò la fune,la mise in chiaro e se la pose a tracolla;quindi scese senza difficoltà giù.
-Eccole la sua preziosa gerla!-disse a Mirelle.
La donna aveva fatto sedere ordinatamente i suoi protetti:guardò all’interno della gerla,ne tirò fuori dei biscotti e del latte condensato;mentre i più grandi ebbero una razione di biscotti,ai piccoli permise di servirsi con le dita del latte,direttamente dal barattolo.
Terry richiamò la sua attenzione.
Mirelle lasciò a Goa il compito di continuare la distribuzione dei viveri e si avvicinò all’uomo.
-Voleva dirmi qualcosa?-
-C’è il corpo di Mulligan,laggiù:ha visto?-
Mirelle guardò nella direzione indicata dall’ex marine.
-Mi ci accompagna?-gli chiese.
Cap.XIX
Andarono sul posto:Mirelle non ebbe bisogno di accertarsi della morte,fin troppo evidente,dell’uomo.
-E’ stato accoltellato…chi sa cosa è successo,chi l’ha ucciso?-
-Io credo di saperlo…- disse quasi tra sé Terry;Mirelle non lo sentì.
-Colonnello Sheridàn…mi darebbe una mano a seppellirlo?-
Lui la guardò incredulo:
-Non abbiamo niente,per scavare…-
-Abbiamo le mani…lei ha un coltello… tentiamo,almeno.-
Rassegnato,l’uomo tirò fuori il suo coltello,la cui lama rosseggiò nel buio;Mirelle,rabbrividendo,gli domandò:
-Perché ha tagliato la gola a quell’uomo,prima?-
Senza alzare lo sguardo dalla ghiaia in cui aveva cominciato a scavare,Terry rispose:
-E’ il metodo più veloce e indolore per eliminare un uomo…- Poi la guardò:
-Le ho fatto paura?..mi dispiace…ma non potevo fare altrimenti…-così dicendo aveva istintivamente allungato la mano,per farle una carezza,rassicurarla.Mirelle invece rivide per un attimo la terribile scena di prima e,altrettanto istintivamente,si sottrasse a quel gesto di tenerezza.
Gli occhi di lui fiammeggiarono,poi col tono sarcastico di sempre,alzandosi ,sentenziò:
-Del resto lei lo sa bene…io non sono altro che..come diceva?...un maldit mercenarie…-
Le voltò bruscamente le spalle,allontanandosi lungo la riva.Nei suoi occhi si leggeva la rabbia mista alla delusione che quell’inopportuno rifiuto gli avevano procurato.Sentì Mirelle che lo chiamava:
-Aspetti…non volevo dire questo…Monsieur Sheridàn!….Colonnello!....Terry!-
Quest’ultimo richiamo,pronunciato con evidente trasporto,placò un po’ la sua rabbia;gli occhi ripresero a sorridergli.Tuttavia non si fermò,si limitò a rispondere:
-Vado a ispezionare il fiume…!-
Mirelle compì da sola la sua pietosa opera,ricoprendo il corpo di Mulligan;cercò delle pietre più grandi per rendere individuabile quella approssimativa sepoltura,poi tornò dai ragazzi.
Che ore saranno state,che giorno…rinchiusi in quella caverna,ormai avevano perso il senso del tempo.La dottoressa si accorse che i ragazzi davano tutti segni di stanchezza;guardò meccanicamente l’orologio che aveva al polso:segnava le nove…ma sarebbe stato impossibile per lei capire se era mattino o sera.In ogni caso decise che sarebbe stato opportuno recuperare un po’ di forze e invitò ciascuno a sistemarsi alla meglio e a dormire un po’.I più piccini si strinsero ai più grandi;rimasero svegli soltanto lei e Goa.Il ragazzetto si sentiva investito di un ruolo importante,da adulto;mancando Senzacuore era lui l’uomo del gruppo.Mirelle però si accorse che,aggrappato al suo fucile scarico, si faceva forza per non chiudere gli occhi.Gli si avvicinò,gli carezzò la testa,lo disarmò con dolcezza e mise anche lui a letto. Quindi,seduta con i gomiti appoggiati alle ginocchia,restò in attesa …Nonostante i suoi occhi fossero aperti,mille pensieri e mille immagini mentali la distraevano;era così assorta da non accorgersi che Terry,tornato dalla sua ispezione,si era seduto a fianco a lei,nella sua stessa posizione.Sobbalzò quando se ne accorse.
-Bella sentinella!- ironizzò lui .Poi sospirò,scuotendo il capo. –E dove ha imparato a fare i nodi?-
Mirelle lo guardò,bonariamente irritata:
-Ho fatto vela…-
-Meno male…- disse sbadigliando- perché pare che dovremmo uscire di qui via fiume…- Si stese sulla sabbia,evidentemente stanco. –Ha messo tutti a nanna,vedo?-
-Già…-rispose lei,voltandosi a guardarlo.
-Avrei bisogno di dormire anch’io,un paio d’ore…-
-Lo faccia:rimango sveglia io…-
Lui ridacchiò,piuttosto scettico.Si rimise seduto:
-Vuole davvero restare di guardia?....allora deve imparare a usare questa…- E tirò fuori la pistola che aveva dietro la schiena,nella cintola.Gliela mise provocatoriamente in mano.Mirelle si morse un po’ le labbra,poi accettò:
-Mi spieghi solo l’ ABC….-
-D’accordo…per prima cosa fintanto che non sa come si usa,non la punti contro nessuno,…-Dicendo questo,col dito deviò la canna dell’arma che Mirelle teneva inavvedutamente puntata contro di lui.
-Questo si chiama caricatore…glielo sistemo io….così!....questo,invece,è il grilletto…si preme solo in caso di reale necessità…e usi due mani,altrimenti il rinculo le farà perdere la mira…-
Mirelle lo guardò con l’espressione di una scolaretta impertinente:prese l’arma a due mani e finse di puntarla contro un nemico invisibile.
-Va bene così?-disse,mettendosi in posa da 007.
Terry sospirò di nuovo,sorridendo:era troppo stanco per farle quello che gli faceva venire in mente…
-Forse farebbe meglio a dormire anche lei…tanto qui dove siamo non corriamo alcun pericolo….a parte quello di averle messo una pistola in mano…-
Quindi si stese definitivamente e si addormentò.


Mirelle si rese conto presto che non sarebbe riuscita a rimanere sveglia,restando ferma in quella posizione.Si alzò,impacciata dalla pistola che non sapeva bene come tenere;alla fine preferì lasciarla al fianco di Terry,che dormiva;si guardò intorno…risalendo con lo sguardo il fiume,contro corrente,c’era in fondo uno strano chiarore…non sembrava provenire dall’esterno,sembrava piuttosto un fenomeno di fluorescenza,dovuto forse alla conformazione delle rocce.La donna si avviò in quella direzione.
A un tratto,proprio nel punto in cui la roccia sembrava essere incandescente,il fiume scompariva,formando però una sorta di conca,non troppo profonda.Mirelle si sbottonò la camicia,la tolse e tentò di lavare via il fango rappreso che aveva sul fianco,inginocchiata sull’argine naturale della conca. Ma quello che credeva essere argine di roccia,improvvisamente cedette; Mirelle fece appello a tutte le sue forze per non cadere nell’acqua,ma ormai aveva perso l’equilibrio:riuscì tuttavia a limitare i danni,reggendosi ancora a quello che ora capiva essere un asse di legno.La sorpresa più grande,però,fu accorgersi che l’acqua era pressocchè calda. Si tirò su,tentò di asciugarsi,poi guardò meglio l’asse a cui si era appoggiata:sembrava essere ciò che rimaneva di un molo,costruito dall’uomo…forse in tempi antichi il Buddah si raggiungeva via fiume,poi si lasciava l’imbarcazione e si procedeva verso l’interno…
Mirelle ebbe una intuizione…magari non si risaliva il fiume in barca,ma lo si attraversava;quel molo poteva essere un imbarcadero…e da qualche parte,forse sulla riva opposta,poteva ancora trovarsi l’antica zattera che serviva al passaggio.La donna si calò di nuovo nell’acqua e attraversò la conca;come aveva immaginato…dall’altra parte c’era una sorta di molo corrispondente,il cui legno era quasi del tutto fossilizzato dalla permanenza sotterranea.Della zattera però non c’erano tracce.Delusa,Mirelle,stava per ripassare dall’altra parte,quando qualcosa la indusse a cercare anche lontano dall’acqua;si incamminò tra le rocce dell’altra riva e improvvisamente inciampò in una catena arrugginita.Si rialzò,tentò di liberare la catena dai detriti che la coprivano,per avere conferma di quello che sperava che fosse….

-Terry…si svegli,forza!-
L’ex royal marine aprì gli occhi:davanti a lui c’era Mirelle,in ginocchio,ancora gocciolante per il bagno imprevisto,che lo scuoteva delicatamente.
-Che succede?...ma cosa ha combinato?-
-Debbo mostrarle una cosa…venga,presto!- Mirelle sembrava eccitata come una debuttante.
Lo prese per mano e quasi lo trascinò nel punto in cui aveva fatto la sua scoperta.Man mano che si avvicinavano alla roccia rossastra,l’uomo cambiava umore:all’inizio era divertito dell’esuberanza della sua compagna,ora però,guardandosi intorno,si rendeva conto di dove si trovavano…in prossimità di un luogo dove non avrebbe voluto tornare mai più.
Mirelle non si era accorta del cambiamento di Terry;lo invitò a calarsi con lei nell’acqua della conca:l’uomo tentò di ritrovare il suo spirito:
-Ma non è meglio sotto la doccia…?- poi la seguì.
-Guardi…se riusciamo a liberarla dei detriti…avremo una zattera sufficientemente larga per uscire da qui!-gli disse,mostrandogli con espressione di trionfo la sua scoperta.
L’uomo si accovacciò,per capire meglio di cosa si trattava…era il bordo di legno di una sorta di chiatta,cinto tutt’intorno da una catena.Calcolò mentalmente quanto poteva essere grande,poi sorrise a Mirelle:
-Complimenti…era proprio quello che ci serviva!...speriamo che il resto sia in buone condizioni…-
-Dobbiamo metterci a spalare un po’…sembrerebbe che sia stata sbalzata via dall’acqua da qualcosa…forse un terremoto!-
-…piuttosto una esplosione…-le rispose l’uomo,a voce bassa,come se parlasse tra sé.
-Dovremmo procurarci qualcosa per scavare…magari inoltrandoci in quella direzione…-La donna si era alzata e si era avviata verso la roccia da cui proveniva la luce.
-Ferma!non vada,Mirelle!-le disse lui,con un tono stranamente apprensivo.
Lei si fermò,meravigliata da quel tono.Intanto lui l’aveva raggiunta,la tratteneva per la mano.
-Perché non posso andare? –gli domandò,guardandolo negli occhi –Cosa c’è là dietro,di così terribile?- E riprese a camminare in quella direzione,tenendo l’uomo per mano.Terry però non si mosse.
-C’è l’inferno,Mirelle….-
La donna era impressionata dall’inatteso cambiamento dell’ex soldato.Questi,sempre tenendola per mano,si era seduto sull’antico molo,con una espressione strana sul viso,quasi inorridita e la fronte imperlata di sudore freddo.Mirelle gli si sedette vicino,in ascolto.
-Ha mai sentito parlare del vaso di Pandora?...da qualche parte,oltre le rocce,c’è una grotta,chiamata ‘culla della vita’….là è conservato una sorta di scrigno,che contiene quello che doveva essere realmente il contenuto del vaso: una terribile arma biologica…-
La dottoressa ascoltava in silenzio,annuendo.
-Sono stato lì dentro,ho creduto di potermi impossessare di quello scrigno….-
-E’ là che le hanno sparato?...- gli chiese lei,con dolcezza.
Lui annuì:
-Qualcuno poi ha pensato bene di fare saltare tutti gli accessi…nell’esplosione,probabilmente questa zattera è stata sbalzata via…ed anche io sarò stato sbalzato nell’acqua…che poi mi ha trascinato fuori…-
La donna sospirò:
-E’ una storia che ha dell’incredibile…e sinceramente ho sempre creduto che Pandora il suo vaso lo avesse già completamente spalancato e svuotato sugli uomini…L’inferno per me è su questa terra!-
-Non per me,…io sono uscito dall’inferno….-le disse lui,guardandola con una luce di affettuosa gratitudine negli occhi-….sono uscito grazie a lei!
Mirelle allungò la sua mano,gli carezzò i capelli,le tempie;lui gliela trattenne,le baciò delicatamente il palmo:
-Non abbia mai paura di me,Mirelle….lei mi ha restituito la vita,e forse mi ha dato anche qualcosa che prima non avevo…-
Qualcuno chiamò da lontano.I ragazzi si erano svegliati e si erano sentiti improvvisamente abbandonati.La donna si alzò,non senza avvertire un certo rammarico.Finalmente Terry le aveva parlato senza mascherarsi dietro l’ironia e il cinismo di sempre;le aveva parlato e niente in lui le aveva fatto pensare a un becero,insensibile mercenario…
gemini213/2/2006, 23:03
Ahhh quanto vorrei essere Mirelle per poter stare vicino a Terry :amore:
Adûnaphel3/2/2006, 23:07
CITAZIONE No!...quel demonio non farà nascere più un bambino…-

eh ehheheheh....ah no?! :rolleyes: :P
arielcips3/2/2006, 23:08
Cap.XX
Andarono incontro a Goa,che li chiamava dall’altra riva;tutti insieme,anche i più piccoli,si misero poi a scavare e in poche ore la zattera fu completamente liberata dei detriti .
Era una imbarcazione rettangolare,chiusa sui lati solo da quattro paletti,legati tra loro da una catena arrugginita,spezzata in un paio di punti.
-In teoria potremmo starci tutti,stesi l’uno vicino all’altro-disse Terry- ma la corrente è forte:dobbiamo reggerci bene,o potremmo perdere qualcuno dei piccoli…-
Mirelle riflettè;poi suggerì:
-Usiamo la corda di prima…ci leghiamo fra noi…in maniera che i più forti trattengano i più deboli…-
-Ma sa che lei è proprio una miniera di risorse!-rispose l’uomo,recuperando la sua bonaria ironia;era veramente sorpreso da quella donna…
-E c’è un’altra cosa…-aggiunse poi- Se la zattera sopravvive all’urto,dopo ce ne potremmo servire anche per discendere il fiume:invece di quattro settimane di marcia,dimezzeremo o forse anche di più i tempi…potremmo navigare nelle ore crepuscolari…e di giorno scendere a riva,a procurarci qualcosa da mangiare…e naturalmente a riposare!-
Mirelle esclamò:
-Perfetto!- come se stesse per imbarcarsi per una crociera.Ma aveva un entusiasmo contagioso,sicchè anche l’uomo finì per sorridere,soddisfatto.
-Perfetto!-


Sollevandola tutti insieme,con cautela,calarono l’imbarcazione nel fiume;dapprima sembrò affondare precipitosamente,poi però riemerse;tutto sommato reggeva.La ancorarono alla roccia dove era rimasta la cima sciolta della piroga di Mulligan.Mirelle prese la corda e cominciò a legare i ragazzi,con mani esperte;poi assicurò se stessa e lasciò l’ultimo capo a Terry;a sua volta l’uomo si cinse della corda e la fermò alla catena della zattera.Poi disse ai ragazzi come disporsi;bisognava stare stesi,perché l’uscita dalla grotta era estremamente bassa.La donna si adagiò su i due più piccoli,tenendoli stretti a sé;tutti gli altri presero posto,tenendosi per mano;l’ex marine fu l’ultimo a salire a bordo;mollò il piccolo ormeggio e rimase inizialmente accovacciato per rendersi conto della direzione che la barca avrebbe preso.
Lentamente la zattera scivolò sull’acqua,poi acquistò velocità.La mancanza di un timone,naturalmente,rendeva tutto più difficile;non era possibile influire sulla direzione,evitare eventuali ostacoli,attutire gli scarti delle rapide;anche Terry si stese,testa a testa con Mirelle,tenendo la mano a lei e a uno dei piccoli.Ma non smise di guardarsi intorno.Un chiarore crescente indicò l’avvicinarsi dell’uscita;il natante ormai precipitava sull’acqua,era inarrestabile…
-Tenetevi forte!-gridò l’uomo. –Non mollate!-
Con una specie di salto,come se la montagna li avesse sputati via dalle sue viscere con totale piacere,il natante sembrò volare sull’ultimo dislivello;i malcapitati occupanti videro le fauci rocciose dalla montagna sfiorar loro la testa…ma furono fuori!Abbagliati dalla luce inattesa,abbassarono il capo,chiusero gli occhi,stretti gli uni agli altri,finchè la barca,sollevando un nugolo di schizzi, sembrò planare su acque più regolari…I ragazzi sembravano più divertiti che spaventati;per loro era stato come un insperato giro sulle montagne russe,forse…i più piccoli,però,tremavano;Terry sorrise e fece l’occhiolino a quello dei due che gli stringeva la mano,incoraggiandolo.
-Non raccontarlo alla mamma,mi raccomando…!-gli sussurrò.
-Ora bisognerebbe trovare il modo di fermarci…-Disse poi, rivolgendosi a Mirelle.
-Già…questo è un po’ più difficile….aspettiamo almeno che la corrente rallenti…-
Come se la barca avesse ascoltato le loro parole,improvvisamente la sua corsa rallentò,poi si fermò del tutto,arenandosi presso un anfratto dell’ansa.
Terry balzò a riva,avvicinando la zattera ancora di più:uno ad uno i ragazzi sbarcarono,alcuni un po’ delusi che il divertimento fosse già finito,tutti sicuramente stanchi e affamati.Mirelle si rese conto che,nell’entusiasmo,aveva definitivamente perso la sua famosa gerla:
-Non mi chieda di andargliela a riprendere…!-disse Terry,con uno sguardo scherzosamente minaccioso.
-Forse non è il caso…anche se ora ne avremmo proprio bisogno…-
-Come se la cava in cucina?…so che i francesi sono ottimi cuochi…esperti di pesce..-
-Ecco…non è esattamente il mio caso…-ammise lei.
L’uomo si rivolse ai ragazzi più grandi:
-Sono convinto che tutti voi siate in grado di procurarvi del cibo:allora ci organizzeremo e divideremo in coppie…poi porteremo qui quello che abbiamo saputo trovare e ,una parte la consumeremo…il resto lo terremo per domani…d’accordo?-
I ragazzi erano entusiasti;ognuno di loro conosceva mille trucchetti per cacciare gli animali della foresta,almeno quelli più innocui;altri sapevano arrampicarsi sugli alberi più alti a cogliere frutti dai nomi sconosciuti,spesso poco saporiti,ma estremamente nutrienti.
-Non vorrei fare la guastafeste…ma per bere?...-
Senza dire niente,un ragazzo si allontanò per ritornare dopo poco con quella che sembrava una grossa foglia di cactus;la incise e ne uscì del liquido trasparente…acqua? Mirelle ne bevve:era proprio deliziosamente dissetante…o forse era la sete che glielo rendeva così piacevole…
-Va bene…allora usiamo questa:però ce ne deve essere sempre per tutti!-concesse la donna.
Il ragazzo taciturno annuì,si allontanò per provvedere alle scorte.Uno più piccoletto si accodò a lui;poco dopo ciascuno aveva scelto il suo campagno e si dispersero nella foresta;Terry aveva voluto che Mirelle rimanesse vicino alla zattera con i più piccoli:
-Qualunque imprevisto accada,salti sulla zattera e molli gli ormeggi…e per favore tenga questa!-
Le rimise in mano la pistola,augurandosi che non avesse dimenticato completamente come usarla.
-E lei…come farà?- gli domandò la donna.
Tirandone fuori un’altra,come un mago da un cilindro,l’uomo le rispose:
-Ho anch’io le mie risorse…- E sparì nella foresta con il fedele Goa,che ormai non si staccava più da lui.
Quando rientrarono,avevano raccolto tutti sufficienti provviste per non doversi preoccupare per i prossimi giorni.Non fu necessario che Mirelle si esibisse ai fornelli,perché quei ragazzi erano tutti cresciuti abbastanza in fretta da sapersela cavare da soli,e anche bene.Un piccolo focolare si creò intorno allo spiedo su cui rosolava un maialino selvatico;la fame fece da ottimo condimento e presto venne l’ora di riposare.Come Terry aveva già proposto si decise di dormire nelle ore più buie e in quelle più calde;approfittando invece della luce crepuscolare dell’alba e del tramonto avrebbero potuto viaggiare abbastanza inosservati,sulla loro zattera approssimativa.A un tratto l’uomo convocò tutti i ragazzi più grandi e confabulò con loro;forse stava assegnando dei turni di guardia…
-Cerchi di riposare un po’ assieme ai piccoli,Mirelle…-consigliò poi alla dottoressa.
-D’accordo:a che ora viene il mio turno?-
-La chiameremo noi…-le disse Terry,un po’ sfuggente:su suggerimento del capo,erano tutti d’accordo che l’unica donna del gruppo non avrebbe dovuto sostenere turni di guardia!
Mirelle si rese conto di questa particolare attenzione,solo il mattino dopo,quando si svegliò dopo un lungo sonno ristoratore:tutti intorno a lei erano già pronti per rimettersi in viaggio.
-Avremmo bisogno di due cose:un timone e una cartina…-disse un po’ sconsolata a Terry,prima di risalire sulla zattera.
-Già…-rispose lui- potremmo costruircene uno rudimentale…utilizzando legno e paglia per legarlo…per la cartina,invece,dovremo accontentarci di questa…- E come per la pistola,tirò fuori da una delle sue impareggiabili tasche una copia della carta che Mirelle gli aveva mostrato a suo tempo:l’aveva ricostruita da solo,fidando in una indiscutibile memoria fotografica e nei suoi precedenti studi di cartografia militare.
-Secondo questa carta,ci troviamo molto più avanti di quanto avremmo potuto,se fossimo usciti dal Buddah dall’ingresso tradizionale…Quindi se la corrente ci è propizia,in una decina di giorni,proseguendo con questo ritmo,potremmo raggiungere il contingente italiano…-La voce dell’uomo era calma e rassicurante,ma Mirelle si sentì stranamente preoccupata all’idea che la loro avventura stava per finire;poi prevalse il pensiero che finalmente quei ragazzi sarebbero stati in salvo;qualcuno avrebbe potuto riabbracciare –se li aveva ancora- i genitori,i fratelli;qualche altro avrebbe comunque trovato accoglienza presso le organizzazioni umanitarie:nessuno di loro più avrebbe dovuto vivere nascosto,sotto la minaccia di essere abusato fisicamente e psicologicamente.


Cap.XXI


Non sempre le cose vanno come ci si aspetta.La possibilità di navigare sul fiume aveva dimezzato la fatica e la distanza da percorrere,ma c’era da lottare contro le secche,gli insetti,le insidie di una natura sconosciuta e ancora selvaggia.E soprattutto quella dannata barca non era fatta per navigare:ci provarono con una sorta di timone primitivo,legato con paglia ed erba alle assi della zattera,ma durò poco.Ci provarono con dei lunghi bastoni,come se stessero facendo pudding sul Tamigi…la stanchezza si faceva sentire,insieme al peso delle privazioni.Mirelle aveva difficoltà a prendere sonno,quando poteva,sopraffatta dai pensieri e dalle insicurezze che tutti quei disagi le procuravano. E c’era un pensiero in particolare che la angosciava,che le faceva pesare ogni passo in avanti che facevano:che ne sarebbe stato di Terry Sheridan,una volta raggiunto il contingente italiano?
I pensieri di lui erano diversi.Impercettibilmente,ma costantemente osservava Mirelle,ogni suo gesto,ogni sua espressione,domandandosi che cosa realmente provasse per quella donna.
Non era solo una infatuazione…non si trattava solo di attrazione;se avesse voluto,avrebbe potuto prenderla anche solo allungando una mano,lo avvertiva chiaramente;ma sapeva altrettanto bene che prenderla soltanto una volta non gli sarebbe bastato…Mirelle era diversa,era semplicemente sorprendente:era riuscita a stupirlo dal primo giorno…quando gli era apparsa severa e rigida nel suo ruolo di dottoressa e un’ora dopo l’aveva sentita piangere per la piccola che non ce l’aveva fatta;quando lo diffidava dall’alzarsi da solo dal letto e poi lei per prima gli aveva offerto il braccio per provarci…E che dire di quando,dopo che l’aveva offesa e respinta con furia,l’aveva poi ritrovata nella sua stanza,che carezzava il suo cuscino…e a suo modo gli chiedeva scusa…C’era qualcosa in lei che la rendeva diversa dalle altre donne che aveva conosciuto:con Lara,ad esempio,lui sapeva perfettamente cosa aspettarsi…parlavano lo stesso linguaggio,erano impastati nella stessa materia;Croft per lui era un libro aperto,ormai già letto. Il segreto di Mirelle era proprio in quella sua femminilità disarmante,in quell’essere donna e bambina insieme…e mille volte più pericolosa di chiunque Lara Croft della terra! Senza che lui neanche se ne accorgesse,lo aveva incastrato in quella avventura,proprio mentre aveva tra le mani il piatto succulento della vendetta:l’eccitazione della caccia era sparita,tutte le sue attenzioni si erano concentrate su quel donnino biondo…L’ex colonnello si dava dell’idiota,quando ci pensava;ma non riusciva a farne a meno.
Tutte le mattine,quando il sole sorgeva,Mirelle si alzava prima degli altri e scendeva verso la riva;l’ex marine la seguiva con lo sguardo ogni giorno:immaginava che andasse a lavarsi,la vedeva ritornare al suo posto con gli abiti un po’ meno sprimacciati,i capelli legati alla meglio,il viso fresco.
Una mattina la donna si alzò quando era ancora buio:era inquieta,sapeva che ormai gli Italiani non dovevano essere lontani,non riusciva a riprendere sonno.Scese verso la riva e,come gli altri giorni,si lavò nelle acque gelide del fiume;poi tentò di riavviarsi i capelli,infine li legò;ma erano ribelli almeno quanto lei e il tentativo di tenerli in ordine andò piuttosto fallito.Ci rinunciò,cominciò a camminare sull’erba della riva,a piedi nudi:era una cosa che le era sempre piaciuta:il contatto con la terra,sembrava darle una carica insperata,come se la grande madre potesse trasmetterle un po’ dell’energia positiva che le covava dentro.Camminando camminando,alzò il viso:erano ancora visibili le stelle,ma lentamente la luce stava tornando;Mirelle respirò quell’aria finissima dell’alba,apprezzò la bellezza di quel luogo selvaggio che in quell’ora di silenzio e immobilità sembrava incantato.Finalmente si sedette sull’erba,cominciò a tirare sassi in acqua.
A un tratto,qualcuno alle sue spalle ne tirò uno che rimbalzò più volte,creando mille cerchi concentrici sulla superficie…
- Bel tiro,vero Mirelle?- disse Terry,sedendole vicino.
Lei si volse a guardarlo,con un sorriso:
-Intanto,mi ha fatto paura…-
-Mai abbassare la guardia,dottoressa…lei è troppo assorta nei suoi pensieri,da quando abbiamo intrapreso questo viaggio:che cosa la assilla?-
-Vuol proprio saperlo?...-esordì lei,timidamente- Ecco…mi domandavo cosa succederà quando arriveremo …-
-Cosa succederà?- L’uomo rispose con naturale leggerezza- E’ semplice:consegneremo il pacchetto bimbi alla forza multinazionale di pace,denunceremo i terroristi,…e lei potrà finalmente ritornare alla sua principale occupazione:far nascere tanti bei bambini sani!-
-…si,ma…a lei,cosa succederà?- chiese ancora Mirelle.
-Ancora più semplice:gli Italiani mi consegneranno agli Inglesi,e questi ultimi mi sbatteranno in un bel monolocale di 6 metri per 6…senza vista sul mare…e butteranno via la chiave!..- Disse,con un tono apparentemente divertito.
-Ma…ma non è giusto!-ribattè lei- Ma come?...metterebbero in galera un uomo che ha salvato la vita a tante persone,ai bambini, …a me! Io non lo permetterò Terry…e neanche lei,deve permetterlo!- Il viso di Mirelle,il suo tono erano pervasi da una accesa passione;Terry le rispose con calma glaciale:
-Infatti…non lo permetterò neanche io.-Furono le uniche sue parole.Ma bastò a Mirelle sentire il tono e vedere l’espressione con cui le aveva pronunciate, per capire che l’uomo avrebbe giocato il tutto per tutto,anche mettendo a repentaglio la vita,per non tornare in cella.
Questo pensiero non la rasserenò,anzi.
-No..non era questo che volevo dire…-tentò di obiettare timidamente.
-Ah no?...allora fanno bene a sbattermi dentro?-le chiese lui,provocatoriamente.
Mirelle non seppe più misurare le parole:
-E’ che preferirei mille volte saperla vivo in cella…-ma non riuscì a concludere la frase,gliene mancò il coraggio:rifiutava anche solo l’idea dell’alternativa.
Terry rimase in silenzio;solo i suoi occhi ebbero un bagliore significativo,sentendo quelle parole.
Dopo poco,poi,giocherellando con un filo d’erba,lui tornò a parlare:
-Anch’io ho i miei dubbi,i miei assilli…-
Mirelle lo guardò,sollecita,senza riconoscere la sfumatura di ironica finzione nelle parole di lui.
-Di che si tratta?-gli chiese
-Per esempio,Mirelle- e si voltò a guardarla,fissandole il viso- sono giorni che mi domando perché non ti ho ancora baciata…e sì che lo desidero da impazzire….-
A Mirelle il cuore cominciò a battere all’impazzata;tuttavia ebbe la forza di rispondergli:
-Magari…questo è il momento giusto…-
Terry scosse la testa,sorrise,gettò via il filo d’erba:
-Magari…- e l’attirò a sé.
In principio le sfiorò appena le labbra;poi iniziò ad assaporarne il gusto;poi le sentì schiudersi,desiderose,allora non trattenne più il suo desiderio,che divenne fame e sete di lei,del suo sapore più profondo e nascosto…
Mirelle aveva sollevato le sue braccia, appoggiate al petto di lui;le aveva intrecciate dietro la sua nuca e gli carezzava i capelli;le sue carezze aumentarono smisuratamente la passione di lui,che se la strinse contro abbracciandola con tale desiderio da farle quasi male.
Fu lei a tentare di rompere l’incanto;le sue mani scivolarono di nuovo lungo il collo di lui,si fermarono sul torace;dolcemente lei si staccò da quel bacio,gli appoggiò la fronte sul petto,respirando il suo inconfondibile odore di maschio:Terry continuò a baciarle i capelli,come se non riuscisse a fermarsi.Lentamente lei rialzò la testa,lo guardò negli occhi e,respirando a fatica,gli sussurrò:
-Nessuno mai mi ha baciato così…-
Terry le mise una mano nei capelli,l’attirò a sé,le sussurrò a sua volta:
-Nessuno mai ti ha baciato così,perché nessuno può averti desiderata più di me…- E poi riprese a baciarla con la stessa intensità di prima,avvinghiandola a sé,lasciandosi rotolare sull’erba stretto a lei.
Fu ancora Mirelle a trattenerlo,a frenarlo.
-Aspetta,aspetta Terry…-riuscì a dirgli.
-Perché vuoi fermarti?..non abbiamo aspettato abbastanza?-
-E’ l’alba,ormai…i bambini si staranno svegliando…ci cercheranno…-
Terry sospirò;Mirelle aveva ragione,ma avrebbe voluto rimanere ancora un po’ solo con lei.Sdraiato sull’erba,la tenne stretta su di sé,mentre riprendevano fiato a poco a poco;poi le confidò:
-Ho capito che ti desideravo quando entrasti come una furia nella mia stanza…me ne dicesti di tutti i colori…che cosa non ti avrei fatto,piccola!..ma prima o poi te lo farò!- Le disse,parlando quasi a se stesso.
Mirelle arrossì.
-Non dirmi che non lo vorresti anche tu?-le chiese,suadente.
Lei deglutì,poi gli rispose, guardandolo negli occhi:
-Non l’ho detto,infatti…-
Era questo che gli piaceva di lei,quell’impasto indecifrabile di donna e bambina.
-Allora…torniamo?- le chiese,rialzandosi.Nessuno dei due sembrava troppo sicuro di volerlo.
Ma in quel momento,da dietro agli alberi,ecco spuntare due uomini armati,coi fucili spianati contro di loro,che gridavano in una lingua sconosciuta:
-Altolà! Fermi o sparo…!!!-(in italiano nel testo,n.d.r.)

Cap.XXII
Terry riconobbe dalle divise che si trattava di soldati italiani;la tranquillizzò,stringendole il braccio,ma entrambi sollevarono le mani in alto,ubbidendo al gesto imperativo del soldato.
-Sono Mirelle Thambay,la dottoressa della missione…-disse la donna,sempre tenendo le mani alzate.
Uno dei soldati le si avvicinò,controllò che non fosse armata;poi si volse a Terry,che con la mano gli indicò la pistola che aveva infilata nella cintola,esibendo una evidente disponibilità al dialogo con i nuovi venuti.Il soldato lo disarmò:poi si volse all’altro,che era rimasto fermo e li teneva d’occhio:
-Che dobbiamo fare,sergente?-
-Sergente!- un’altra voce chiamò,distogliendo un attimo i due militari.
Mirelle si avvicinò a Terry,gli sussurrò:
-Forse ho un’idea…ti prego,assecondami…-
Quello che era stato chiamato ‘sergente’ ordinò loro:
-Precedeteci!- e col gesto indicò di andare avanti.
Si trattava di una pattuglia,mandata in avanscoperta;gli Italiani si aspettavano da un momento all’altro un’azione di disturbo da parte dei locali,così controllavano il territorio a tappeto.Altri due soldati avevano trovato i ragazzi;nei confronti di questi ultimi i militari tentarono di apparire meno aggressivi,per non seminare terrore;tuttavia,riunitili tutti e disarmati anche loro(C’era ancora in giro il fucile di Goa),marciarono insieme verso la base.
Mirelle provò a rivolgersi al sergente,in inglese:
- Stiamo sfuggendo da un gruppo di guerriglieri che volevano rapire i bambini…capisce? Io conosco personalmente il capitano Damiani…può portarmi da lui?-
Il soldato però dava ad intendere di non capire:
-Mi dispiace…eseguo degli ordini… stia a posto,signora…-
Finalmente,il chek point italiano fu visibile;superata la sentinella di guardia,altri soldati sopraggiunsero:alcuni si occuparono dei ragazzi,altri fecero strada a Mirelle verso il comando,altri affiancarono Terry e sembravano volerlo trarre in arresto.Mirelle si strappò la catenina con gli anelli e prima che i soldati potessero impedirlo,passò quello dei due più grande nelle mani di Terry,sussurrandogli:
-(Infilalo al dito,non fare domande!)-
Poi,gettandogli le braccia al collo,gridò:-
-Aspettate!... Deve esserci un equivoco…Voglio parlare col capitano Damiani…-
Richiamato dal fracasso,finalmente il capitano Damiani comparve :
-Dottoressa…Mirelle!...ma cosa succede?-
-Capitano,grazie a Dio….siamo dovuti fuggire,prima che poteste soccorrerci…ma i suoi uomini ci hanno aggrediti!...non so,glielo spieghi lei chi sono io,chi sono questi bambini…-
Intanto i soldati che avevano preso in consegna Terry cominciavano ad allontanarsi;il capitano a bassa voce motivò a Mirelle:
-Non è per lei,madamoiselle…è per l’uomo che era con lei:abbiamo avuto una precisa denuncia…Si tratta di un pericoloso disertore!-
La donna era agitatissima,sentiva che era necessario giocarsi il tutto per tutto,prima che Terry scomparisse alla sua vista.
-Quello?…quello un pericoloso disertore?…ma come vi permettete! …Anthony,aspetta…non lasciare che ti portino via!- gridò,sperando che quella sua scenata avrebbe sortito l’effetto sperato;Terry si bloccò,costringendo i soldati ad assecondarlo.Mirelle allora tornò vicino a lui,lo prese per mano,conducendolo –insieme ai due soldati,davanti al capitano.
-Quest’uomo signore,è mio marito…padre Anthony Stolberg…missionario…-
Di fronte a questa dichiarazione,nessuno dei presenti riuscì a mascherare lo stupore!
Terry per motivi di sopravvivenza fu costretto per primo a riaversi dalla sorpresa:Mirelle aveva davvero superato se stessa…Il capitano Damiani anche rimase preso in contropiede:aveva troppa stima di Mirelle per pensare che intendesse coprire con una simile menzogna un disertore,ma riuscire a credere che quell’uomo fosse un pastore della chiesa,francamente era difficile…
-Mio marito è belga,capitano…anzi,vallone:capisce l’inglese e il francese,ma non li parla bene…-Mirelle non sapeva più che inventarsi;si avvicinò a Terry,e mostrò ai soldati italiani il tau,che portava in petto(si trattava di quello che le aveva regalato padre Peer,che lei gli aveva messo al collo,abbracciandolo poco prima):
-Anthony,ti prego…diglielo anche tu chi sei…-
L’uomo allora parlò nella sua lingua madre:Damiani e gli altri lo guardavano interrogativamente,immaginando dal tono e dai gesti che stesse confermando quanto affermava la sua sedicente moglie.
-Ecco…avete sentito…- disse Mirelle,che aveva capito meno degli altri.
-Padre…Come si chiama?- esordì in inglese il capitano,rivolgendosi a Mirelle.
Terry rispose per lei:
-Anthony Stolberg…-
-Padre Stolberg…vedo che capisce l’inglese…-il militare italiano guardò apertamente negli occhi il suo interlocutore.
-Lo capisco,ma non lo parlo molto bene…- gli rispose l’ex marine,guardandolo altrettanto direttamente in viso.
-Noi dovremo accertare che le cose stiano proprio come ce le ha descritte la dottoressa Thambay…lo sa bene,vero?- I due uomini sembravano parlarsi più con gli occhi che con le parole;ma Mirelle non demordeva,si intromise di nuovo:
-Cosa c’è da accertare?...guardi,guardi le nostre fedi,capitano…crede che ci siamo inventate anche queste?...o ce le siamo procurate qui,nella foresta?...vuole parlare con le nostre famiglie,in Francia?...- Era incontenibile:avrebbe salvato la libertà di Terry a qualsiasi prezzo.
Il capitano,di fronte agli anelli,con tanto di nome e di data inciso dentro che Mirelle voleva esibirgli,alzò le braccia,finì con l’arrendersi.
-Se le cose stanno davvero così…lasciate che mi scusi con entrambi e permettetemi di offrirvi quel poco di ospitalità che un comando militare può offrire…Sergente!-
-Agli ordini,capitano!-rispose lo stesso uomo che prima li aveva affrontati nella foresta.
-Mostrate un alloggio alla dottoressa Thambay e… a suo marito,padre..
-Stolberg!-dissero all’unisono Terry e Mirelle.
-Padre Stolberg…Sergente,badate che abbiano modo di rifocillarsi,lavarsi…metteteli a loro agio,insomma…compatibilmente con le nostre possibilità!- Detto questo,salutò sugli attenti la dottoressa,guardò ancora negli occhi l’ex colonnello scozzese,e si congedò.
Guardandoli con altrettanta meraviglia,il sergente disse loro,in inglese:
-Se volete seguirmi…-
Mirelle evitò di guardare Terry nei momenti che seguirono;il sergente li accompagnò nell’ alloggio ufficiali,che era un prefabbricato diviso in stanze più piccole,destinate ai graduati.Mostrò loro le docce,procurò dei teli e abiti asciutti per entrambi,compatibilmente con quanto era disponibile.L’idea di lavarsi finalmente in acqua calda,di asciugarsi,di districarsi i capelli e pettinarli,sorrise tanto alla donna che, in quel lasso di tempo da poter dedicare a se stessa, dimenticò tutto il resto.
Uscendo dall’acqua,avvolta in un telo tiepido e coi capelli raccolti nell’asciugamano,era così rilassata da non accorgersi che Terry era in agguato poco lontano da lei,all’uscita dei bagni.
Improvvisamente se lo trovò davanti,in accappatoio,ancora umido della doccia appena fatta;senza parlare la afferrò per un braccio e se la tirò contro,nel vano di una doccia…
Prima che lei potesse dire una parola,aveva preso a baciarla,con irruenza,interrompendosi solo per dirle,guardandola con occhi entusiasti e divertiti:
-Cos’altro devo aspettarmi da te,mogliettina!..-
I passi del sergente,che veniva a chiamarli per il pasto,lo costrinsero a interrompersi.

Cap.XXIII

-Il comando vi mette a disposizione questa stanza.La cena è alle otto!- disse loro il sergente,guardandoli con evidente sospetto;aprì quindi l’uscio di una cameretta,spoglia,arredata soltanto da due brande ,un unico comodino,una sedia e una sorta di armadietto. Sui letti il militare aveva lasciato degli abiti puliti,per entrambi.Quindi si congedò.
-Verremo al più presto possibile…-rispose Mirelle,poi rivolse lo sguardo a Terry,che sembrava tutto occupato ad asciugarsi i capelli. Non appena la porta si fu chiusa,però,gli sentì dire,brusco:
-Ti rendi conto di aver sparato una balla assolutamente insostenibile….come pensi che io possa tirare a lungo,in questo ruolo?-
Lo guardò,mortificata.
-Non sapevo che altro dire…non volevo che ti arrestassero…- si sedette piuttosto abbattuta su uno dei letti,senza parlare.
L’uomo intanto si era infilato i pantaloni che gli avevano procurato;poi cominciò a sistemarvi i suoi preziosi ‘effetti personali’:era stato abile a consegnare le armi al soldato italiano,evitando che questi se le cercasse da solo:aveva conservato una pistola e il pugnale.
Mirelle si accorse di questa operazione,gli vide di nuovo balenare nelle mani il coltello,rabbrividì.
Terry stava per indossare la camicia,ma prima la guardò,le si avvicinò,si accovacciò davanti a lei, per osservarla in viso:
-Non ti vesti?...prenderai freddo…ehi,cos’è quell’espressione abbattuta?- le disse,scostandole i capelli bagnati dal viso.Mirelle gli afferrò il braccio,glielo carezzò risalendo dal polso alle spalle,al collo…
-Non continuare,Mirelle…o mi costringerai a consumare questo matrimonio prima che sia celebrato…- disse lui,con un sospiro.
Mirelle gli fermò la mano dietro la nuca,giocherellò con i suoi capelli:
-Non potresti…non potresti almeno provarci?-gli chiese,con dolcezza.
Lui reagì energicamente:
-Ah…no…non me lo chiedere….Non sperare che gli Italiani ci abbiano creduto…-
Mirelle non smise di carezzarlo:
-Ma almeno per una sera…poi forse,parlando a quattr’occhi con Damiani potrei ottenere che ci lascino andare…agli Italiani, gli Inglesi non sono mai piaciuti…Ti prego…-
Terry scuoteva la testa:
-Non capisci che rischierei di mettere in pericolo anche te?- le disse con evidente trasporto.
Mirelle allora si chinò verso di lui,lo baciò con sensuale tenerezza,lasciandosi scivolare lentamente nelle sue braccia;l’accappatoio le era caduto e il suo corpo nudo aderiva contro il caldo torace di lui.Questa volta nessuno li avrebbe interrotti…
Terry la adagiò sulla branda e si stese su di lei;mentre le baciava quelle calde labbra carnose,mentre la carezzava dappertutto,sentì le mani di lei scivolargli lungo i fianchi,fermarsi sull’abbottonatura dei pantaloni...Se li sfilò,li gettò via,lasciò che dalle tasche cadessero la pistola,il pugnale:quella donna lo disarmava con le sue carezze,col tepore avvolgente del suo corpo…Poi finalmente la prese,la sentì inarcarsi sotto di lui,vibrare insieme a lui.La sentì impazzire di piacere,si lasciò impazzire con lei.
Raccolse sulle sue labbra i sospiri e le grida che le sfuggirono,che nessuno avrebbe dovuto sentire;la portò oltre il limite della passione,fino all’ultimo passo…Lo raggiunsero insieme,poi si abbandonarono,soddisfatti ma non ancora sazi,l’uno nelle braccia dell’altra.
Passarono qualche attimo in silenzio,poi:
-Ci aspettano per la cena…-le sussurrò lui,sfiorandole la bocca con la sua,carezzandole i capelli-
Devi prepararti,putri Thambay….o debbo chiamarti madame Stolberg?-
Mirelle gli sorrise:
-Allora…rimarrai?Almeno stanotte?-
-Soprattutto stanotte- le rispose,significativamente.
Si rivestirono in fretta;senza che lei potesse accorgersene,Terry si armò di nuovo.Poi Mirelle gli rimise al collo il tau,che lui aveva dimenticato sul comodino:
-Ma non poteva scegliere un’altra professione,questo Anthony? Che so,vigile del fuoco?- chiese il povero ex marine,perplesso e spazientito.
Mirelle rise,poi gli domandò:
-A proposito ma…in che lingua hai parlato,prima?...e soprattutto,cosa hai detto?-
Lui sorrise,un po’ enigmatico:
-Ho parlato gaelico…e ho detto la verità…-
-E cioè?-chiese lei,titubante.
-Che non ero un pastore,che non eri mia moglie e che quando saremmo rimasti soli … avrei provveduto!-
- Padre Stolberg!- lo richiamò lei.
-Esci di qui,prima che ci ripensi…-le ordinò lui,divertito.

Prima di entrare nella sala mensa,Mirelle avrebbe voluto ricordare a Terry di comportarsi da pastore…ma non fece in tempo a dargli alcuna dritta;venne loro incontro il capitano Damiani,insieme ad altri ufficiali;li stavano aspettando per ospitarli al loro tavolo.I due ‘sposi’ si trovarono di fronte,ma lontani,ai due capi della mensa.Vennero serviti i primi piatti,ma nessuno toccava cibo;Terry non riusciva a capire,poi guardò Mirelle che tentava disperatamente di suggerirgli di benedire il pasto,prima di servirsi:le vide congiungere le mani,in segno di preghiera;finalmente capì.Intanto però anche Damiani aveva notato il suggerimento di Mirelle che,sentendosi colta in flagrante,tentò di assumere una posa disinvolta, rivolgendogli il suo sorriso più radioso.
All’ex marine venne improvvisamente in mente la formula che nei pranzi di famiglia suo nonno pronunciava prima che si mangiasse,e la ripetè istintivamente: Ti ringraziamo Signore per il tuo cibo,per la casa,per la nostra famiglia.Amen…
Pronunziò queste parole sempre in gaelico,ma con una espressione intensa,profonda:gli ufficiali intorno ne rimasero colpiti e,pur non comprendendo il significato preciso delle parole,risposero all’unisono ‘Amen!’.
Poi finalmente il ghiaccio fra tutti loro si sciolse:Damiani volle sentire il racconto della loro avventura,in tutti i particolari.Mirelle raccontò dell’assalto dei terroristi alla missione,della fuga per raggiungere i ragazzi e metterli in salvo;della scoperta della zattera,del viaggio lungo il fiume…
-Se non avessi avuto mio marito al mio fianco,capitano…non ce l’avrei mai fatta!-concluse poi,guardando espressivamente negli occhi il suo interlocutore.
-Di fatti…è stata proprio una fortunata circostanza che si sia trovato al suo fianco in momenti come questi…perché se ricordo bene il sacerdote della missione era padre Peer,vero?...-
Mirelle abbassò lo sguardo:
-Padre Peer è molto malato…Anthony è venuto a sostituirlo…è arrivato proprio nel momento giusto!-
Dopo cena,prima di congedarsi,Damiani,rivolgendosi ad entrambi,disse:
-Dottoressa…e,anche lei…’Padre’…Non posso ospitarvi più a lungo:la base è sotto la minaccia costante di un attacco,durante il quale non saremmo in grado di difendervi…domattina i ragazzi che ci avete dato in consegna partiranno per altre destinazioni,come sapete:li saluterete e poi…vi forniremo una jeep,con la quale raggiungere il quartier generale inglese…là sono sicuramente più attrezzati di noi,per situazioni di emergenza…- Era un modo come un altro per sottrarsi alla responsabilità di decidere della sorte del sedicente sacerdote:Damiani aveva capito benissimo che Mirelle aveva mentito per salvargli la vita,e, dopo il racconto della donna, non poteva darle torto:ma c’erano i codici internazionali,da rispettare…e c’era stata una denuncia.Tuttavia piuttosto che commettere un torto alla valorosa dottoressa,l’ufficiale italiano preferì passare per stupido,per quella sera:ma non per un giorno di più!
Terry e Mirelle avevano recepito con chiarezza il messaggio:Mirelle abbracciò istintivamente l’uomo,col quale aveva già in passato condiviso la battaglia per la tutela dei ragazzi indigeni;Terry gli porse la destra,che l’altro strinse con rispetto.
Rientrando nella loro stanza,tuttavia,Mirelle non stava nella pelle dalla felicità:ce l’aveva fatta,era riuscita a salvarlo…e senza colpo ferire! Rimasti soli,raggiante,gli buttò le braccia al collo:
-Hai visto,padre Anthony!...ci siamo riusciti!!!-
Anche lui sorrideva,cingendole la vita:
-Stento ancora a crederlo…mi hai messo in una situazione…!-
Mirelle era euforica,lasciò che lui la sospingesse verso uno dei letti;si sedettero insieme:
-Non sapevo come farti capire che aspettavano la tua benedizione,per mangiare…E’ stato un momento terribile…
Mentre lei ricordava la serata,l’uomo prese a sbottonarle la camicetta.Finalmente lei fece mente locale:
-Ma…ma tu mi stai spogliando?-
-Si..e tu mi stai lasciando fare…-
Lo guardò con quegli occhi che sembravano stelle e che in quel momento brillavano d’una luce più intensa del solito;gli rispose maliziosamente:
-E’ perché voglio vedere fin dove vuoi arrivare,monsieur Sheridàn…-
Sapeva che sentirsi chiamare a quel modo lo stuzzicava particolarmente:lui la guardò con altrettanta malizia nello sguardo,d’un colpo le cavò la camicetta e la stese sul letto:
-Voglio arrivare proprio fino in fondo…madamoiselle Thambay…-
Mirelle aveva ancora voglia di scherzare:
-Ma …come ti permettti?-
-Bè…intanto assolvo al mio dovere coniugale…e poi,sentire parlare di missionario mi ha fatto venire in mente…
-L’abnegazione? Il sacrificio?...- gli domandò lei.
L’uomo le sussurrò la risposta all’orecchio,facendola arrossire ed eccitare insieme:
-Ma monsieur Sheridàn….-
Lui fu improvvisamente serio:il desiderio di riaverla lo incalzava:
-Chiamami Terry…Terry è il mio nome…-E la baciò con la passione della prima volta.
Mirelle sussurrò e gridò quel nome mille volte ancora….

I soldati di guardia,appostati in prossimità dell’alloggio ufficiali,quella sera,furono a lungo distolti da un rumore inequivocabile,il ritmato cigolio di una rete metallica,che proveniva dall’interno delle stanze:
-Caporale…ma cos’è questo rumore?-domandò uno di loro,al cambio.
-Non me ne parlare…è tutta la notte che vanno avanti così…-
Ci fu qualche risata;una giovane recluta domandò:
-Ma chi…?-
-Mario…ma da dove scendi?..I due ‘sposini’.la dottoressa e il missionario,no?- gli rispose qualcuno più anziano.
-Aah…- fece Mario – Ma io credevo che i preti non potessero…insomma,che non si sposassero,no?-
-Si…ma i pastori protestanti possono…e poi,se quello è un prete…io sono il papa!!!-
Ci furono altre risate;un altro soldato rincarò la dose:
-Quello là,col missionario condivide solo…la ‘posizione’…!-
Risero tutti;solo Mario rimase un po’ perplesso,ma alla fine finse anche lui,per non passare per un pivello!

La notte stava per lasciare il posto all’alba.Mirelle e Terry,avvolti nudi in un’unica coperta,concedevano una tregua alla loro reciproca frenesia.La donna sembrava assopita:l’ex colonnello,sdraiato su un fianco la guardava,guardava i capelli biondi,il profilo delicato,con quell’impertinente nasino all’insù,le labbra,il collo,il seno morbido e pieno,…
Come risvegliata dal calore di quello sguardo,lei aprì gli occhi,si volse a guardarlo,gli sorrise:
-A cosa pensi?..-gli domandò.
Continuando a guardarla,con dolcezza,rispose:
-A te…stavo pensando che non ho mai avuto una donna come te…-
Lei ci scherzò sopra:
- a-ah!..a quante altre hai detto questa stessa frase,colonnello?-
Lui in principio stette allo scherzo:
-A tutte,naturalmente!- disse,con falsa serietà.
Lei gli allungò un pizzicotto nei fianchi;lui incassò,ridendo,poi riprese il discorso:
-No….davvero…tu sei diversa…pericolosamente diversa…-
Mirelle credette fosse venuto il momento di chiedergli qualcosa che l’aveva sempre un po’ spaventata:
-E… Lara?...credevo fosse importante per te…nel delirio non facevi che nominarla…poi vi ho visti insieme:sembrate fatti, per stare insieme…siete perfetti…-
Lui distolse lo sguardo dalla donna,sembrò percorrere altri sentieri,quelli del ricordo,forse del rimpianto:
-Già,Lara Croft:anch’io credevo fossimo uguali,perfetti insieme…che lei fosse l’altro lato della mia stessa medaglia…l’ho creduto finchè non mi ha colpito qui,dritto al cuore!-
Mirelle era esterrefatta:
-Vuoi dire..vuoi dire che è stata lei,a spararti?...ma,io credevo…E perché? Come ha potuto?-
Terry la guardò,scuotendo la testa,con quel suo solito sorriso amaro:
-Perché io sono Terry Sheridan,piccola:il peggior mascalzone della terra…ho tradito il mio paese,i miei uomini,…ho tradito Lara…E tutto per avidità di denaro…avrei anche spalancato il vaso di Pandora,per denaro…Io sono davvero’Senzacuore’!-
Lei lo guardò negli occhi,gli carezzò il viso,con estrema dolcezza,poi disse seria:
-Io non so chi tu sia stato….so chi sei,so che davanti a me ho un uomo dal cuore forte e generoso,che ha rischiato la vita e la libertà per salvare una dozzina di ragazzi sconosciuti…senza guadagnarci nulla!-
-Nulla?...Lo chiami nulla avere te?...-rispose lui,ricambiandole la carezza. –Io ti devo quel po’ di cuore che mi batte in petto,Mirelle…te lo devo e…credo che ti apparterrà sempre!-
Mirelle tremò di fronte alla intensità con cui l’uomo le aveva dichiarato i suoi sentimenti.Non seppe rispondere nulla:le si inumidirono le ciglia,l’emozione la pervase completamente.Seppe solo avvicinare le sue alle labbra di lui,baciarlo con tutta sé stessa,abbandonarglisi completamente…
Adûnaphel3/2/2006, 23:12
CITAZIONE -Per esempio,Mirelle- e si voltò a guardarla,fissandole il viso- sono giorni che mi domando perché non ti ho ancora baciata…e sì che lo desidero da impazzire….-
A Mirelle il cuore cominciò a battere all’impazzata;tuttavia ebbe la forza di rispondergli:
-Magari…questo è il momento giusto…-
Terry scosse la testa,sorrise,gettò via il filo d’erba:
-Magari…- e l’attirò a sé.

aaah! :caldo:



CITAZIONE Quest’uomo signore,è mio marito…padre Anthony Stolberg…missionario…-

Padre Stolberg!!! :wub:
 
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Evilsisters
view post Posted on 3/4/2008, 17:56




...siiii il mitico Padre Stolbergggggg!!!!
 
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view post Posted on 3/4/2008, 17:59
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Cap.XXV
Abbandonato il capo sul seno di Mirelle,Terry dormiva:la donna era sveglia,invece…gli carezzava dolcemente la testa e intanto pensava…che ne era stato di Li e Moussa?chi aveva ucciso così crudelmente Mulligan?...la risposta cominciò a materializzarsi nella sua testa:aveva un nome e un corpo…un corpo di statua…Ebbe paura per Li:sperava tanto di ritrovarli presso l’esercito italiano,invece non ne aveva saputo più niente.E un altro sospetto prendeva corpo in lei:Damiani aveva parlato più volte di una precisa denuncia…soltanto Lara avrebbe potuto denunciare Terry,era lei l’unica a conoscerlo,a sapere chi fosse realmente ‘Senzacuore’…dov’era adesso quella donna terribile?...Mirelle la immaginò come una Nemesi…che si abbatteva sul loro destino,inarrestabile.

Usciti dalle viscere della montagna sulla piroga di Mulligan,Lara e i due innamorati non avevano avuto problemi a ridiscendere il corso del fiume,fino ad approdare nelle vicinanze del quartier generale inglese:il loro era stato un viaggio silenzioso,interrotto soltanto dai singhiozzi che durante la notte Li si lasciava sfuggire,in preda al rimpianto,ad un dolore che riteneva ingiusto,del quale attribuiva la responsabilità a quella donna di ghiaccio…
Lara non capiva né era interessata a capire cosa si nascondesse dietro l’ostile silenzio della giovane indigena;aveva solo fretta di tornare tra i suoi,perché c’erano due cose che le premevano estremamente: rendere ufficiale la scoperta del Buddah e rovinare la festa a Terry!
In vista dell’arrivo,l’archeologa chiese a Moussa che cosa avrebbero fatto lui e Li.
-Noi vorremmo tornare al nostro villaggio…- disse il ragazzo,pensando di interpretare anche la volontà della fanciulla.
-Allora venite con me al quartier generale inglese…lì avremo modo di rifocillarci,riposare…ci daranno quello di cui abbiamo bisogno…poi io stessa vi ci riaccompagnerò…-
Moussa credeva che Li non avrebbe voluto trattenersi ancora con quella donna,che avrebbe voluto ripartire al più presto…
-Forse preferiremmo fermarci dai soldati italiani…aspettare l’arrivo della dottoressa Thambay e poi tornare al villaggio con lei…-
Ma li intervenne,non senza destare la meraviglia del giovane:
-No,perché Moussa?...restiamo con putri Lara…-disse,risoluta.
L’archeologa fece spallucce;le era indifferente qualsiasi scelta avessero fatto i due…Moussa invece si insospettì:aveva imparato che il silenzio di Li era sempre gravido di conseguenze:sapeva che la giovanetta covava dentro di sé un profondo odio per Lara Croft.
Non appena sopraggiunsero al campo britannico,Lara-salutata da tutti come un’eroina-venne accolta in particolare dai suoi collaboratori,ai quali dispensò uno dei suoi pochi sorrisi spontanei:ma,senza fermarsi,volle precipitarsi al comando per denunciare la presenza del disertore Terence Sheridan sul territorio;e pretese che la denuncia fosse diramata a tutte le forze armate dell’esercito multinazionale di pace.
-Quel bastardo pagherà,per i suoi scherzi…- si disse tra sé. -non vedo l’ora di ritrovarmelo davanti ammanettato!-
Li non la perse mai di vista;la seguì costantemente…



-Che cosa c’è,tesoro?...- domandò a un tratto Terry.
Mirelle trasalì:
-Niente..scusa,credevo dormissi…non pensavo di svegliarti…-
-Ho sentito che improvvisamente non eri più qui…- Le rispose lui,sollevandosi a guardarla: -A cosa stai pensando?-
Mirelle tentò di sorridergli con la stessa serenità della sera prima :
-A niente di preciso,ti assicuro…-
-Un matrimonio dovrebbe basarsi sulla onestà reciproca…non cominciamo un po’ male,madame Stolberg?- disse lui,ironico.
-Ci sei entrato proprio bene,nella parte del predicatore…Hai mai pensato di fare l’attore,da grande?- Mirelle cercava di divagare,scherzando.
Un profumo di caffè si diffuse nell’aria;era mattina e il campo si stava risvegliando.
-Ti vado a prendere un po’ di caffè?- gli chiese,cambiando definitivamente argomento.
Lui la guardò;aveva indosso solo la coperta che avevano condiviso quella notte:
-Vestita così?...magari è meglio che vada io,credo che abbiamo già sconvolto abbastanza i soldati italiani…-
Uscì dalla stanza ,infilandosi frettolosamente i pantaloni;tornò dopo poco,con un vassoio,due tazze di caffè italiano fumante e dei biscotti.
-La colazione è servita,madame…hai pensato a cosa raccontarmi,adesso?-
Mirelle che sperava di averlo distolto dalla conversazione precedente,rimase stupita…
-Va bene…allora te lo dico io,a che pensavi:pensavi a Li,a Moussa e a Lara,vero?-
-Si…- ammise la donna-
Terry però non era al corrente della denuncia;il capitano ne aveva parlato solo con lei,direttamente;e lei non glielo aveva riferito.Nè intendeva farlo,ora:era chiaro che tra quei due,Lara e Sheridan, esisteva una sorta di gara,un gioco pericoloso a farsi male…e Mirelle desiderava solo interromperlo.
-E magari ti stai incolpando di tutto quello che è successo…signorina ‘sensi di colpa’?- continuò lui.
Mirelle sorrise,questa volta con maggiore naturalezza:una volta tanto il colonnello Sheridan non aveva centrato il bersaglio…
Lasciò che la prendesse in giro e la consolasse,a quel suo modo scherzoso che aveva imparato ad amare,del quale sapeva che non avrebbe più potuto fare a meno.
-Volevo darti una notizia che forse ti sconvolgerà,Mirelle…non sei responsabile di tutto il male del mondo….qualcosa lascialo anche a noi veri cattivi…-
Mirelle gli tirò una cuscinata:
-Ah…vuoi la guerra?...- Si sedette di nuovo sul letto,infilò le mani sotto la coperta,minacciò:
-Se vuoi la guerra,devi solo dirlo…- e iniziò a farle il solletico.La scaramuccia tra loro durò poco;presto,trovandosi di nuovo sopra di lei,Terry sospese le ostilità…e la baciò.
-Non possiamo ricominciare… -le disse,con evidente rammarico-dobbiamo andare via…il tuo amico Damiani tra un po’ esploderà… Vestiamoci!-
In pochi minuti furono fuori. C’era una sorta di corriera,scortata da due auto militari,su cui stavano salendo Goa e gli altri:Mirelle li salutò uno ad uno,abbracciandoseli.Goa strinse la mano a Terry,poi,non contento lo abbracciò;uno dopo l’altro anche gli altri ragazzi vollero imitarlo,mettendo in imbarazzo l’ex colonnello. Aspettarono che l’autobus partisse e Mirelle continuò a salutarli con la mano e ad esserne salutata…finchè l’automezzo non scomparve in lontananza,sollevando una nube di polvere.
Damiani non si fece vedere.Il sergente che li aveva ‘catturati’ nella foresta fu incaricato di consegnar loro le chiavi di una geep,con una scorta di acqua e una di benzina;l’uomo aveva l’ordine di dare tutto a Mirelle,alla quale poi raccomandò:
- Se volete raggiungere il comando britannico,attraversate ora il fiume e proseguite lungo la parallela:le altre strade pullulano di guerriglieri…e qualcuna è stata minata!-
-Grazie,sergente..arrivederci!- L’uomo la salutò militarmente;guardò duro negli occhi di Terry,poi si allontanò senza aspettare che partissero.
-Posso guidare io?-chiese Mirelle.
-Ne sei capace?-domandò Terry,scherzando.
La donna non rispose;mise in moto,sgommando,ed imboccò la strada che le aveva indicato il sergente.Quando l’auto fu abbastanza lontana dalla vista delle ultime sentinelle,Mirelle sterzò,dirigendosi verso sud:
-Ehi…dove stai andando?- le chiese l’ex colonnello.
-Torniamo alla missione,no?-rispose lei risoluta.
Terry tirò il freno a mano e bloccò la jeep:
-Non sarebbe il caso di parlarne,piccola?...hai sentito cosa ha detto il sergente:è pieno di malintenzionati,da questa parte…passiamo il fiume e seguiamo la parallela…-
-E se incontriamo gli inglesi?...non potrai cavartela di nuovo?...-
L’uomo la prese per le spalle,si chinò un poco a guardarla negli occhi,poi scandì:
-Non credi che io sia abbastanza grande da badare a me stesso?...adesso spostati e lascia guidare me…e non aver paura:non ho ancora nessuna voglia di separarmi da te…chiaro?-
Mirelle non si sentì abbastanza rassicurata ma,del resto,non poteva replicare a quelli che sembravano ordini,più che suggerimenti.
Gli cedette la guida e si rintanò nel suo posticino,piuttosto silenziosa.Terry si diresse verso nord,ma non passò il fiume,portandosi lungo l’altra parallela che correva alle spalle del l’insediamento militare italiano.

Intanto un’altra jeep con a bordo Lara entrava arrogantemente nel campo italiano;fattasi riconoscere,la donna si precipitava al comando,per chiedere notizie dei piccoli profughi che aveva incrociato nel convoglio,lungo la strada.Le venne riferito di chi si trattava e di come erano arrivati fin là.Qualcuno le raccontò della dottoressa Thambay e di quel suo improbabile marito.Lara era furiosa:volle parlare con Damiani.
-Capitano…c’era una denuncia contro quell’uomo,il disertore Terence Sheridan…come se lo e potuto far sfuggire?-
-Mi spiace signora,ma…credevo lei fosse un’archeologa…ritengo che su queste cose io debba riferire ai comandi militari,non a lei!- le rispose serio il capitano.
-E riferirà anche a loro…lei potrebbe essere imputato di favoreggiamento,lo sa?-
-Favoreggiamento?...e chi avrei aiutato?...io qui ho solo ospitato una vecchia amica e suo marito…un pastore missionario:sono andati via,perché al campo c’è allarme rosso,da un momento all’altro ci aspettiamo un attacco:non avremmo potuto difendere degli ospiti…e questo vale anche per lei,signora Croft:la pregherei di allontanarsi al più presto!- ciò detto, la congedò.
Lara mise in moto la sua auto,con evidente rabbia;decise di mettersi sulle tracce dei fuggitivi.


Era già un bel po’ che Mirelle se ne stava zitta sul suo sedile;Terry cominciò a pensare di essere stato un po’ rude con lei,volle rompere il ghiaccio.
-Di cattivo umore,putri Thambay?...ce l’hai ancora con me?-
-Veramente credevo che tu, ce l’avessi con me…-rispose lei.
L’uomo allungò il braccio,le cinse le spalle,l’attirò a sé:
-Guarda…laggiù,dall’altro lato del fiume…c’è il comando britannico:vedi? È vicinissimo…basta passare il ponte!- le indicò un ponte di legno,a poca distanza.
-Noi però andremo dritti… a 5o km da qui conosco qualcuno che può procurarci un biplano…-
Mirelle lo guardò ammirata,ma anche interrogativa:
- Voleremo via da qui…dove ti piacerebbe andare?- le chiese Terry con allegra spavalderia.
Mirelle non sapeva cosa rispondere:
-Ma…forse dovrei tornare alla missione…non so se potrei andarmene così…-
Lui la fissò,come se non capisse:
-Non vuoi venire via con me?...- le chiese,stupito e un po’ deluso.
Mirelle era combattuta .Si accorse della delusione negli occhi di lui,volle riparare:
-Mi vorresti?- gli chiese con un sorriso dolce,disarmante.
L’auto per poco non sbandò.
-Ti voglio…sì…- le rispose lui –Inizia una vita nuova con me…sceglila tu stessa…-
Mirelle abbassò lo sguardo.
-(e la vita vecchia…?) pensò tra sé-
Terry capì che Mirelle si dibatteva tra il passato e il futuro.Volle aiutarla a scegliere:fermò l’auto,l’attirò a sé e la baciò:era un bacio teneramente appassionato,c’era una tacita preghiera in esso…tutte le parole che l’ex soldato non avrebbe mai saputo dire…
Mirelle capì:si strinse a lui,gettò temporaneamente alle spalle i dubbi,le perplessità;gli sorrise.
La jeep ripartì,lentamente;i due occupanti si tenevano stretti affettuosamente.Terry gettava di tanto in tanto un occhio alla strada.Improvvisamente vide o intuì un oggetto metallico sul cammino…
-Santo cielo! Via di qui!!!-
Senza poterle dare spiegazioni,spinse Mirelle con violenza fuori dall’abitacolo,gettandosi contemporaneamente fuori dall’altro lato.Un attimo dopo l’auto saltava sulla mina con un’esplosione violenta,agghiacciante. La foresta piombò in un silenzio assurdo,rotto soltanto dal crepitio del fuoco che divorava lo scheletro della jeep.Terry si alzò,contuso ma vivo e si guardò intorno:Mirelle giaceva riversa,esanime,sull’erba.

Cap.XXVI

-Mirelle!...oh no…- Terry si era slanciato verso la donna,le aveva alzato piano la testa.Respirava,ma era sicuramente rimasta ferita dall’esplosione…L’uomo la strinse a sé,avvertendo tutta la propria dolorosa impotenza.Poi si guardò intorno:di là dal fiume,oltre il ponte,la unionjack sembrava irriderlo,sventolando mollemente.Non c’era altro da fare:sollevò Mirelle sulle braccia,delicatamente,e si incamminò verso il comando britannico.
La sentinella di guardia all’ingresso del quartier generale vide emergere dalla polvere del selciato,arroventata dal sole del pomeriggio,un uomo che avanzava lentamente,ma senza fermarsi,reggendo tra le braccia una donna.
-Altolà! Fermo!- gli gridò
L’uomo continuò ad avanzare;ora la sentinella lo poteva vedere in viso:il suo sguardo era d’acciaio,sembrava intenzionato ad oltrepassare l’avamposto,anche a costo di camminare sopra al soldato.
-Fermo o sparo!-
-Provaci,idiota…-si sentì rispondere;l’uomo era ormai vicinissimo:la sentinella osservò la donna senza vita tra le sue braccia- Corri a chiamare soccorso….questa donna sta per morire!-
Era un soldato giovanissimo,rigido nel rispetto delle regole,sprovveduto.Terry gli gridò in faccia di muoversi:le forze stavano abbandonando anche lui… Fortuna volle che in quel momento sopraggiungesse un’auto medica,con due ufficiali a bordo:
-Che succede?...-disse uno dei due;poi senza perdere tempo si prese cura di Mirelle,ordinando ai suoi collaboratori di portarla al più presto al pronto soccorso dell’ospedale militare.
Terry lasciò che prendessero Mirelle dalle sue braccia,accontentandosi di carezzarle i capelli teneramente.
L’altro medico che era sull’auto lo guardò;la fronte gli sanguinava vistosamente:
-Sarebbe il caso che andasse a farsi medicare anche lei…signor…?-
-Sono Terence Sheridan,tenente…-
A sentirgli pronunziare il suo nome,la sentinella armò il mitragliatore e glielo puntò contro,gridando:
-Allarme!!!-
Presto Terry si vide circondato da altri cinque o sei soldati.L’ufficiale medico, senza battere ciglio, gli si avvicinò,controllò le contusioni che aveva riportato.L’ex colonnello,sorridendogli con quel suo sorriso indefinibile,mentre i soldati intorno a lui lo prendevano in consegna,lo ringraziò,raccomandandogli Mirelle:
-La salvi,dottore…lasci perdere me e la salvi!-
Dopo poco,ammanettato,malconcio,disperato,Terry si ritrovò in una cella ad attendere che la sua sorte si compisse.Dopo un tempo incalcolabile, inaspettatamente sentì qualcuno raspare vicino alle inferriate della finestrella da cui la sua cella prendeva aria e luce.
L’uomo era talmente meravigliato all’idea che qualcuno potesse chiamarlo,che quasi non volle prestare ascolto.Ma il segnale continuò;allora lui rispose allo stesso modo.Una piccola mano lasciò scivolare a terra un bigliettino,il prigioniero lo prese,era piuttosto sgrammaticato,ma diceva press’a poco questo:
“Putri Thambay è viva;deve essere operata;domani un elicottero la porterà nella capitale”
Terry indovinò che quella doveva essere la mano di Li:probabilmente lei e Moussa erano ospiti degli Inglesi,insieme a Lara…Tuttavia l’uomo era troppo preoccupato per Mirelle:l’idea di non rivederla più gli toglieva il fiato.Voleva almeno dirle addio,prima che il destino separasse definitivamente le loro strade…ma come avrebbe potuto fare?
Una chiave girò nella toppa della cella;un soldato l’aprì e puntandogli il mitra contro,invitò Terry a uscire,tenendo bene le mani -già ammanettate- in vista sulla testa.
Il soldato lo condusse in una infermeria,dove incontrò il medico con cui aveva scambiato poche battute quella mattina.Questi gli medicò le ferite e le contusioni e gli chiese come se le era procurate:Terry raccontò della mina,brevemente. Intanto si guardava intorno,alla disperata ricerca di una via di fuga:ma il soldato non gli toglieva gli occhi di dosso nemmeno per un minuto;inoltre prima di portarlo in cella lo avevano opportunamente disarmato…il cilindro del mago era definitivamente svuotato…


Seguendo le tracce della jeep italiana,Lara aveva già intuito quale sarebbe stato l’itinerario di Terry:anche lei era a conoscenza dell’amico che avrebbe potuto procurargli l’aereo…Pensò così di precederlo,appostandosi sulla strada che avrebbe dovuto condurlo alla libertà,seguendo un altro percorso.Ma dopo averlo atteso invano per qualche ora,l’archeologa si domandò se forse non avesse commesso un errore di valutazione;decise di andare incontro al suo nemico,non tollerando di aspettare più oltre. Avanzando lungo la parallela che costeggiava il fiume,vide in lontananza un fumo nero,sinistro,alzarsi dalla strada;avvicinandosi il fumo prendeva corpo,si alzava dalla scocca bruciata di una jeep,saltata su una mina.
Lara ebbe un sussulto:no,non era possibile…Terry non avrebbe mai potuto permettersi una svista simile! Tuttavia,avvicinandosi,la donna dovette riconoscere che quella era proprio l’auto dei fuggitivi…ma dei due,non c’era alcuna traccia,tra i resti fumanti dell’auto.
L’archeologa si guardò intorno;individuò delle impronte,guardò in che direzione andavano;quindi capì e,rimontata velocemente sulla sua jeep,si diresse al quartier generale inglese.


Prima che il medico lo rimandasse nella sua cella,Terry gli domandò di Mirelle.
-Ha subito un trauma non indifferente;l’ematoma va rimosso,ma noi qui non abbiamo sufficienti attrezzature…domani la trasferiamo a Kabul…-
-Ha ripreso conoscenza?- chiese il prigioniero.
-Si…ma è abbastanza debole…-
-Dottore…non potrei vederla?-
-Mi chiede qualcosa che non dipende da me,Sheridan…per medicarla sono dovuto venire io in carcere…non la fanno uscire,la tengono in isolamento…- il medico fece un gesto eloquente con le mani,indicando il soldato col mitra puntato.
-Voglio vederla…potrebbe essere l’ultima volta…-chiese ancora Terry:non era abituato a chiedere le cose,ma a prendersele direttamente.Ora non sapeva proprio come fare.Il medico avvertì la sua disperazione,se ne sentì toccato,tentò di calmarlo,rispondendogli:
-Vedrò cosa posso fare…-
Ma l’ex colonnello sapeva che era una risposta di circostanza;ingoiò la rabbia amara che la sua condizione gli imponeva,lasciò che il soldato lo riconducesse in cella.Intanto cominciò a elaborare tutti i dati che aveva a disposizione per poter uscire da quell’impasse.
Durante la notte,che passò vegliando e rimuginando,sentì arrivare qualcuno,su una jeep.Non ci fece molto caso,non tanto quanto ne prestò al rombo di un elicottero che al sorgere del sole irruppe sul tetto del quartier generale britannico.
Improvvisamente il solito soldato entrò nella cella e,puntandogli il mitra contro,esclamò:
-Esci fuori con le mani alzate,Sheridan….è ora di partire!-
Terry mise le mani sulla testa e uscì dalla cella sullo spiazzo antistante l’edificio che faceva da ospedale;guardò in quella direzione,scrutando con gli occhi anche le crepe della costruzione,nella speranza di trovarvi lo spiraglio che lo conducesse fino a lei;poi si volse verso una camionetta blindata che immaginò aspettasse lui per riportarlo in patria In quel momento,qualcuno si precipitò verso di lui,abbracciandolo prima che il soldato potesse impedirlo:era Li! Terry non potè ricambiare l’abbraccio,costretto a tenere le mani sulla testa,tuttavia salutò con affetto la ragazza:
-Li…cara…stai bene?...-
-Signor Terry…quella donna cattiva ha ucciso mio padre…- rispose lei,piangendo. –E ora ti ha fatto arrestare…E’ colpa sua se ti portano via…-
La ragazza non gli diceva niente che già non sapesse:era sicuro che se Lara fosse riuscita a salvarsi lo avrebbe denunciato…
-Ascolta Li…putri Thambay …non so se me la fanno vedere…Ti prego:stalle vicino!-
Il soldato si intromise:
-Adesso basta,ragazzina…allontanati!-
Li guardò il soldato con astio,rivolse uno sguardo affettuoso e dolente a Terry e lo lasciò andare,seguendolo con gli occhi.
Il prigioniero si diresse verso la camionetta;ma il soldato,come se avesse ricevuto improvvisamene un altro ordine lo sospinse in direzione dell’ospedale:che il medico fosse riuscito a fargli vedere Mirelle?
Gli venne incontro una infermiera,che lo pregò di seguirla.Stranamente il militare rimase indietro,ma a discreta distanza;finalmente gli aprirono la porta di una stanza,e la rivide!
Era pallida,aveva gli occhi chiusi;sembrava estremamente piccola e indifesa in quel letto bianco,col braccio destro abbandonato su un fianco,e il sinistro violato da una vistosa flebo. Tuttavia aprì gli occhi e lo riconobbe.
-Terry…-
L’uomo le si avvicinò,sedette su una sedia al suo capezzale, e –dopo aver scambiato uno sguardo eloquente con l’uomo di guardia,fermo davanti alla soglia- abbassò le mani che aveva ancora sulla testa e prese la mano di lei:
-Si direbbe che riusciamo a incontrarci solo in camera da letto…- scherzò.
Lei sorrise debolmente,poi guardò le manette ai suoi polsi,si intristì:
-Mi dispiace…-
Lui le sorrise:
-La mia carriera di missionario è stata interrotta sul nascere…ma ora è importante che tu stia bene:voglio che tu guarisca,amore…- si portò la mano di lei alle labbra,gliela baciò con tenerezza
-Ascolta,Terry…prometti,promettimi che non farai imprudenze…aspetta che io stia bene:ti verrò a trovare ovunque ti metteranno…farò riaprire il processo…dirò a tutti quello che hai fatto….ma tu promettimelo,ti prego…-
Nel chiederglielo Mirelle era agitata,angosciata.L’infermiera,che era nei paraggi,si avvicinò,rimproverandoli:
-Mi dispiace,ma la signora Sheridan non deve assolutamente agitarsi…la prego,signore,adesso venga via…-
I loro sguardi si intrecciarono,gli occhi di entrambi brillarono di una luce particolare:
-Hai capito,signora Sheridan?...però…non suona male…- le sorrise lui.
Lei rispose al suo sorriso,arrosendo leggermente;poi lo supplicò di nuovo:
-Promettimelo,Terry….-
Lui fu costretto ad alzarsi,le mandò un bacio in punta di dita,le fece l’occhiolino,sorridendole:
-Guarisci presto,signora Sheridan…

Cap.XXVII
Il soldato lo fece salire su una camionetta,fissando le manette all’intelaiatura di metallo che reggeva il telone che ricopriva il mezzo;quindi si assicurò ancora che Terry fosse disarmato,abbassò la tenda che chiudeva il retro dell’abitacolo e,montato a fianco dell’autista,diede l’ordine di partire. Rimasto solo,nella penombra,Terry osservò come era stato legato e ghignò tra sé:uscire da quel mezzo sarebbe stato un gioco da ragazzi!
Un elicottero passò sulla camionetta,allontanandosi;l’ex marine pensò che fosse quello che portava Mirelle a Kabul,lo prese come un segnale per il suo piano…
Improvvisamente i due soldati nella cabina della camionetta sentirono bussare alle loro spalle,attraverso la grata che li separava dal prigioniero.
-Che cosa vuoi,Sheridan?...perchè non ti dai una calmata!-
I rumori continuarono,infastidendoli:
-La smetti là dietro…guarda che non abbiamo avuto nessuna limitazione,nei tuoi confronti…ci hanno detto di riportarti in cella,ma non hanno specificato se vivo o morto…
Calò il silenzio:i due risero…poi l’uno fece l’occhiolino all’altro:
-Divertiamoci un po’…-gli disse a bassa voce- Sei arrabbiato con noi perché hai dovuto lasciare la bella biondina?...hai ragione,sai:piaceva anche a noi!...ma forse l’andiamo a trovare,a Kabul!-
-Ehi Sheridan…non rispondi?-
Terry si era portato fino all’estremità esterna dell’abitacolo;facendo leva sull’intelaiatura a cui erano fissate le manette,si issò sul tetto dell’automezzo:i polsi erano ancora legati tra loro,ma tutti gli altri movimenti,sganciatosi dall’improprio fermo cui l’aveva legato il soldato,erano perfettamente liberi…
Messi in allarme dallo strano silenzio,i due si guardarono in faccia;quello alla guida consigliò all’altro,col gesto,di andare a dare un’occhiata e fermò il motore:
-Sheridan…non fare scherzi…meglio vivo,no?-
Nel dir questo,sollevò bruscamente il tendone e contemporaneamente esplose una raffica di mitra all’interno:ma non c’era nessuno!
Il suo compagno,sentendo sparare a quel modo si fiondò giù dall’automezzo:
-Ma che hai fatto,bestia!-
Terry,allora,che intanto si era portato sul tetto della cabina,si lasciò scivolare davanti al volante,mise in moto e,senza che loro potessero prevederlo,investì entrambi a marcia indietro;approfittando del loro temporaneo stordimento,sempre muovendosi con l’agilità di un ghepardo,li tramortì,li disarmò,cercò invano la chiave delle manette…poi sentì sopraggiungere una moto,la sentì frenare sgommando,ne vide scendere Lara Croft:
-Cercavi questa,Terry?- gli disse mostrandogli una piccola chiave appesa a un laccetto,legato alla sua cintola.
-Lara…mi erano sembrati troppo sprovveduti,anche per essere due inglesi…!-commentò lui,indicando i due soldati a terra. –…e poi,questa camionetta,non è la stessa di prima!..Così…è un piacere che vuoi prenderti tutto da sola,quello di rimettermi in galera…-
-Forse non è tutto come credi:ho una proposta da farti…-
Lui si passò le mani sui capelli:
-Oh…le tue proposte…sentiamo:che cosa ti serve,esattamente?-
-Un bravo elicotterista…-
-La gloriosa R.A.F. è stata smantellata?-
-Uno che conosca il Buddah di pietra…come arrivarci e come uscirne…-
-Non hai bisogno di me…lo sai da sola…-
-Uno che non abbia niente da perdere…-
Terry tacque,abbassando la testa;poi rispose,guardandola negli occhi:
-Anche su questo,cominci a non aver troppa ragione…-
-Niente da perdere e molto da guadagnare…-
-Quanto?-
-Questa volta solo la libertà,Terry…ti sei già giocato la tua seconda chance,non ricordi?ma essere libero ti permetterebbe di tornare da lei...se ancora lo volessi,no?- gli disse suadente Lara.
Terry scosse la testa,ghignando:
-Sei stata tu che mi hai permesso di rivederla,vero?...una perfetta regia,complimenti!...diciamo che potrei anche accettare…ma ho delle condizioni anch’io….-
-Non sei in grado di dettarne!-
Uno dei due soldati cominciava a dare segni di ripresa;Terry gli si rivolse:
-Ehi,amico…ci ho ripensato…metti in moto che ripartiamo!-e guardò significativamente Lara.Questa colpì nuovamente il malcapitato militare,guardò con malcelata ira il suo interlocutore,gli domandò rabbiosa:
-Quali sarebbero?-
-Le saprai a suo tempo…-
-Precedimi con la camionetta…e niente scherzi…- gli disse lei,senza togliergli le manette e rimontando sulla moto.
-Direzione?-
-Torniamo alla missione!-

Arrivarono verso sera.Scendendo dalla moto e andando incontro a Terry,Lara vide che aveva spezzato le manette.Probabilmente con un calcio.Gli si avvicinò e lo liberò del tutto.
La missione sembrava semideserta;forse in conseguenza del probabile conflitto con i guerriglieri,gli Italiani avevano provveduto ad evacuare le degenti che erano ancora ospiti nell’ospedale.Terry guardò verso il fabbricato uno,quando la porta finestra si aprì e ne uscirono Li e Moussa.Da quella che era stata l’infermeria emerse contemporaneamente Saphra e una piccola luce accesa nella chiesetta di legno indicò la presenza di qualcuno anche là.
I due giovani si avvicinarono a ‘Senzacuore’,per salutarlo;Saphra invece guardatasi intorno,non appena si accorse che mancava Mirelle,si rintanò nuovamente nella sua stanza,bofonchiando contro tutti loro.
-Ragazzi…siete tornati anche voi?- chiese loro Terry,pensando con rammarico che Li non era riuscita a rimanere vicino a Mirelle.
Moussa lo guardò in modo strano;sembrava volergli dire qualcosa,ma non davanti a tutti.
-Vieni Moussa…voglio salutare padre Peer…-gli disse l’uomo,interpretando così i suoi desideri.
Lara era tutta indaffarata nei preparativi delle sue prossime mosse,e li lasciò fare.
Salendo verso la missione,Moussa confidò tutta la storia di Mulligan,Li e Lara a quello che considerava un amico,ormai:
-Da quando è morto,Li non si dà pace…e dà dell’assassina a putri Croft…io credo che abbia in mente qualcosa,perché non si stacca mai da lei…-
Erano arrivati alla chiesetta;entrarono con discrezione e trovarono il vecchio pastore seduto su una poltrona,con le gambe avvolte in un plaid e l’immancabile breviario tra le mani:anche lui sembrò deluso dal fatto che tra loro mancasse qualcuna,ma aspettò che fossero loro a raccontargli come stavano le cose.
-I ragazzi sono tutti in salvo padre…e Mulligan non farà più male a nessuno…-gli disse Terry.
-Che cosa è successo?...-chiese il sacerdote.
Moussa allora raccontò tutta la loro avventura.E parlò dell’idea di Li di essere figlia di Mulligan.
-Ma lui,prima di morire ha detto solo ‘Ashela’…-
-Allora è proprio come avevo pensato…anch’io sospettavo fosse stato Mulligan ad abbandonare la piccola Li sulle scale della vecchia missione,tanto tempo fa,durante la rivolta dei talebani…Era davvero suo padre,anche se lo ha saputo solo prima di morire:Ashela non fece in tempo a raccontarglielo…-concluse il vecchio,chiudendo dolorosamente le pagine di quella storia amara.
-Ma Li non è con te,ora?...e …- e qui si rivolse a Terry- e la dottoressa Thambay dov’è?-
-Si,siamo tornati insieme…io e Li-rispose Moussa- ma lei è molto triste,molto…dopo quello che è successo a suo padre…-
Padre Peer si accorse di una certa reticenza di Sheridan e pensò bene di rimanere da solo con lui:
-Allora non lasciarla sola,Moussa…stalle sempre vicino:va ‘ da lei…- e gli fece un gesto eloquente.
Il ragazzo si allontanò,Terry era di spalle,guardava da una finestra giù,verso il portico del fabbricato uno.
-Dov’è Mirelle,colonnello Sheridan?-
-A Kabul….- rispose appena.
-A Kabul?...ma…-gli tremò un po’ la voce- E’ viva?-
Terry si voltò verso di lui,per rassicurarlo ed esserne rassicurato:
-…l’auto su cui viaggiavamo è saltata su una mina…Mirelle è rimasta ferita,padre…io l’ho portata all’ospedale militare inglese…ma loro hanno ritenuto opportuno trasferirla,per operarla…- il tono dell’uomo era alquanto amareggiato.
Padre Peer si accorgeva solo ora che Terry aveva al collo il suo tau:
-E quello?...perchè ce lo ha lei?-
Terry se ne era anche dimenticato…


-Quello lo avevo dato io a Mirelle…- disse padre Peer con rammarico.-Speravo la proteggesse…come mai lo indossa lei,colonnello?-
-Me lo ha dato lei…-disse Terry stringendolo in pugno-…Mirelle mi ha fatto passare per un pastore…-
Padre Peer sospirò.Terry gli chiese se lo rivolesse indietro:
-No,no…lo tenga…e ne faccia buon uso…forse lei ne ha bisogno più di Mirelle.E adesso mi lasci solo,colonnello…-Il vecchio sacerdote lo licenziò un po’ bruscamente;voleva pregare per la sua amica dottoressa,starle vicino almeno col pensiero.Terry non si offese:lo aveva capito e in cuor suo si augurava lo facesse.
Rientrato nella zona bassa del l’insediamento,trovò Lara seduta sul portico,che lo aspettava.
-Voglio raggiungere il Buddah in elicottero,per fotografarlo…altrimenti è impossibile vederlo:poi mi voglio calare di nuovo all’interno…debbo trovare una cosa…infine voglio minare la zona…nessuno più deve poterlo avvicinare…-
-Robetta da poco…-le rispose Terry. –Sei sicura di aver bisogno proprio di me?-
-Non posso pretendere che l’esercito britannico rischi qualcuno dei suoi uomini migliori in questo momento…tutta la zona è una polveriera:ieri hanno attaccato gli Italiani,oggi potrebbero attaccare i nostri…così,mi devo accontentare di un soldato di seconda mano…-gli disse,sprezzante.
-Bene…ma non mi muovo se prima non ho notizie di Mirelle…:voglio che tu vada a Kabul,ti assicuri che stia bene e la tranquillizzi su di me…-
-Ma non è possibile:perderemmo troppo tempo…dobbiamo agire subito!-
Terry si alzò,voltandole le spalle:
-Prendere o lasciare,Lara:queste sono le mie condizioni….Immagino che da qualche parte qui intorno ti sia fatta sistemare un elicottero:fanne buon uso…e buona notte!-
Lara lo inseguì,lo fermò.
-Aspetta…non è possibile…che lei,che nessuno sappia la verità…tu in questo momento risulti disperso…la storia che circolerà è che sull’elicottero che ti riportava in patria hai tentato di ribellarti,c’è stata una colluttazione e il pilota ha perso il controllo …vi siete schiantati contro una parete di roccia …-
-Quale parete?...quella del Buddah,immagino…perché l’elicottero ‘dovrà’ schiantarvisi necessariamente,vero?....ecco perché lo hai proposto a me…che amorevole pensiero,Lara!-
La donna si irrigidì:
-Prendere o lasciare,Sheridan!- poi ebbe una sorta di ripensamento- Però posso farti avere notizie della tua dottoressa…questo,sì!-
-E’ davvero generoso,da parte tua…- le rispose Terry,ritirandosi all’interno del fabbricato e sbattendosi la porta alle spalle.
Terry era istintivamente rientrato in quella che per lunghi giorni era stata la sua stanza;Saphra aveva rimesso tutto in ordine,ma rimaneva l’antina dell’armadietto sfondata dal pugno che l’uomo le aveva inferto rabbiosamente,dopo aver litigato con Mirelle…Sospirò,gettandosi stancamente sul letto;cercò di non pensare,si interrogò sul futuro. In realtà la proposta di Lara non gli era dispiaciuta affatto né lo spaventavano i rischi dell’impresa;l’unica cosa sgradevole era quella di dover dipendere ancora una volta da lei…E poi non riusciva a non pensare a Mirelle,sola,lontana…a quello che avrebbe provato sentendo la versione dei fatti che Lara aveva provveduto a mettere in giro.Chiuse gli occhi,cercò di riposare:non dormiva da due giorni…
Si risvegliò,avvertendo inconsciamente una presenza al suo capezzale;nel sonno aveva pensato fosse proprio lei,Mirelle,che carezzava il suo cuscino,come quella volta che l’aveva sorpresa a farlo…Aprì gli occhi:era Li.
gemini213/2/2006, 23:17
Com' è sempre tenero e sollecito Terry con Mirelle sono proprio una coppia perfetta
arielcips3/2/2006, 23:21
Cap.XXVIII
-Che succede Li…come mai?-
La ragazzina scoppiò in un pianto dirotto tra le sue braccia,facendo cadere a terra un’arma,insanguinata:
-Ma cosa hai fatto,piccola….cos’è quello?-
-L’ho uccisa…ho ucciso putri Croft!-
Approfittando della solitudine precedente,Li era entrata nell’infermeria e aveva preso un bisturi;poi,mentre Lara sembrava assopita,l’aveva colpita:voleva ucciderla,vendicare la morte di quel suo sciagurato genitore…Dopo il primo colpo,però,era rimasta spaventata anche lei,inorridita all’idea di quello che stava facendo,ed era corsa via,a cercare aiuto e conforto nelle braccia dell’uomo che avrebbe desiderato come padre…
Lara Croft entrò come una furia,spalancando la porta della stanza;sanguinava vistosamente da una spalla:
-Quella stupida,piccola pazza!...- gridò,slanciandosi contro Li.
Sopraggiunse anche Moussa,risvegliato dalle grida,che tentò,afferrando Lara alle spalle di trattenerla:la donna si liberò facilmente di lui,ma il gesto del ragazzo contribuì a creare un rallentamento di tutta l’azione.
Terry si era alzato in piedi e si era messo tra l’archeologa e Li:
-Calmati,adesso,Lara…è solo una ragazzina…e aspetta un bambino:non ti accanire contro di lei!-
-Una ragazzina che per poco non mi mandava all’altro mondo!...e ora,con questa ferita?- Si guardò la spalla sanguinante,imprecò tra i denti.
-Vai a farti medicare da Saphra…è sufficientemente esperta…-le consigliò Terry.
Rimasto solo con Li e Moussa,l’uomo si rivolse alla ragazzina:
-Che ti è saltato in mente di fare,Li?...cosa direbbe,putri Thambay,se sapesse che hai usato il suo bisturi(nel dire questo,intanto,lo raccolse da terra,ne ripulì la lama e se lo mise in tasca)?...e tu,ragazzo…devi imparare a tenerla a bada,questa signorina…Li,io non sono la persona migliore per dirti certe cose,ma vedi…tu adesso stai per diventare mamma…stai per dare la vita…- Terry si fermò:gli suonava davvero strano quello che stava dicendo.Credette opportuno rinunciare.
-Moussa,accompagnala da padre Peer…raccontategli quello che è successo…lui vi dirà…io vado a vedere come sta Croft…-
Saphra stava completando la fasciatura.La ferita non era sicuramente mortale,ma abbastanza profonda e sicuramente Lara aveva un braccio inutilizzabile…
-Dannazione,Terry..non ridere!...adesso rischiamo di mandare tutto a p******!...
-Se mi dici cosa c’è da fare…posso provarci da solo!- Rispose lui.
-Non se ne parla proprio…dovremo rimandare di almeno una settimana,ecco…Stanotte stessa torneremo a Kabul…-
A Terry brillarono gli occhi all’idea;Lara se ne accorse e pensò tra sé:
-(Non cantare vittoria troppo presto,Sheridan…)-
-Dov’è l’elicottero?-chiese l’uomo.
Lo raggiunsero insieme a piedi,era poco distante dalla chiesa.Terry si mise ai comandi e poche ore dopo atterravano su uno dei palazzi di Kabul,rimasto ancora in piedi nonostante i lunghi anni di guerra:la città stava finalmente rinascendo e alle antiche costruzioni se ne aggiungevano di nuove,in chiaro stile occidentale.L’uomo pensò che forse uno di quelli era il nuovo ospedale:una certa eccitazione lo prese,rendendolo incauto.
Lara aspettò che le volgesse le spalle per colpirlo alla testa e,subito dopo,iniettargli qualcosa,forse narcotico:sopraggiunsero poi i suoi due collaboratori,Hillary e Bryce,e col loro aiuto lo portarono all’interno del fabbricato.
-Mai abbassare la guardia,Sheridan…ho bisogno di te vivo,ma morto…-

Mirelle era convalescente ormai da qualche giorno:l’operazione era riuscita perfettamente,ma doveva ancora rimettersi del tutto.Era ancora in ospedale,immobilizzata nel suo letto,esclusa da ogni contatto:agitata all’idea di non avere nessuna notizia di Terry.
Entrò un’infermiera a portarle il pranzo;per un attimo Mirelle vide la confusione nel corridoio esterno e le parve di sentire parlare italiano:
-Che succede,infermiera?-domandò
La donna richiuse in fretta la porta,perché la paziente non fosse disturbata dal rumore,poi rispose:
-Ci sono alcuni soldati italiani che sono venuti a salutare un loro commilitone,ferito durante gli scontri recenti…-
Mirelle pregò l’infermiera di informarsi se tra loro non ci fosse stato per caso un certo capitano Damiani.
-Lei non può ricevere visite,dottoressa Thambay…-
-La prego…mi faccia solo sapere se c’è…-
L’infermiera si informò e questo bastò al capitano per capire che Mirelle era là e probabilmente voleva parlargli. Approfittando della confusione,entrò nella stanza:
-Dottoressa!...non vorrei disturbarla…che cosa è successo?-
-Capitano Damiani…abbiamo avuto una disavventura con una mina…Capitano,ascolti…io ho bisogno di chiederle qualcosa…-
L’uomo la guardò,paziente.
-Mi tengono isolata da tutto,non rispondono alle mie domande…non lo so,forse è un modo per tutelarmi…ma io debbo sapere …altrimenti mi sento peggio!-
-Cosa vuole sapere…se posso aiutarla…- Damiani era di una disponibilità che solo gli Italiani possedevano.
-Vorrei sapere notizie del..di quell’uomo che…si ..era con me al vostro campo…-domandò infine Mirelle,estremamente a disagio.
-L’ex colonnello Terence Sheridan?- le rispose Damiani.
Mirelle volse il viso da un lato,mortificata.
-Non faccia così,dottoressa…l’avevo capito già prima che montasse su tutta quella commedia…lei ha provato a salvarlo,no? Non la biasimo per questo:gli deve la vita…Vedrò di raccogliere informazioni,ma non posso assicurarle niente…neanche se e quando gliele potrò riferire!-
-La ringrazio comunque,capitano…lei è stato e sarà sempre un grande amico,per me!-
Mirelle gli tese la mano,l’uomo gliela strinse tra le sue:
-Mi prometta di farsi trovare in piedi,quando ci rivedremo!-
-Glielo prometto!- disse lei,congedandolo con un sorriso.

Pochi giorni dopo,Damiani si ritrovò davanti all’ospedale di Kabul:non sapeva se entrare o no:aveva sul cuore un peso che gli toglieva le parole.Salì le scale dell’ingresso e incrociò l’infermiera che a suo tempo Mirelle aveva mandato a chiedere notizie di lui.Si fece riconoscere,la fermò,le chiese della dottoressa:
-Ormai è fuori pericolo…si è alzata:vede…è là,nel cortile!...tra qualche giorno la dimettiamo…-gli disse sorridente.
Damiani la ringraziò,ma tentennava.Mirelle lo vide da lontano,gli fece cenno con la mano.
Sospirando,l’uomo la raggiunse.
-Capitano…è qui per me?-gli domandò ansiosa la donna.
-Purtroppo no…non ho notizie…-disse lui,abbassando il capo.
La Thambay lo guardò,seria:
-Forse non sono stata sempre sincera con lei,ma questo non l’autorizza …a nascondermi la verità…-
Damiani tossì,per mascherare il disagio.Poi si sedette al suo fianco,posandole una mano sulla spalla:
-Le notizie non sono buone,dottoressa…-
-E’…è successo qualcosa di brutto?- gli chiese lei,facendosi forza.-Terry è…-
-Risulta disperso,per ora:pare che il pilota dell’elicottero su cui viaggiava abbia perso il controllo…si sono schiantati contro una montagna….- L’ufficiale italiano distolse lo sguardo dalla donna;ne provava troppa pena.
Mirelle pensò che non fosse possibile quello che stava sentendo…non riusciva a credere che Terry…
Si mise il volto tra le mani,iniziò a piangere incontrollatamente;l’uomo tentò di infonderle un po’ di coraggio,toccandole la spalla,ma lei si irrigidì,riprese il possesso di sé,si alzò:
-Lei è stato molto sollecito con me…la ringrazio…ora,se permette…torno nella mia stanza…-
-Posso accompagnarla?- le domandò Damiani,che si sentiva stranamente impotente.
-Grazie,c’è l’infermiera…-
Appoggiandosi alla crocerossina,Mirelle si allontanò;salì piano le scale e intanto pensò a quello che l’italiano le aveva riferito.Non riusciva a credere che potesse essere tutto finito così,che Terry si fosse giocata la vita con tanta leggera imprudenza…dopo che lei lo aveva supplicato di non fare sciocchezze…Sospirò forte,per contenere il dolore che dilagava nel suo petto;l’infermiera si accorse del suo malessere,lo attribuì alla stanchezza convalescenziale.
-Perché non si siede qui…le vado a prendere qualcosa da bere…- Disse indicandole una panca in una saletta d’attesa.
Mirelle si sedette e cominciò a rimuginare;improvvisamente vide uscire da una porta Lara Croft;stava salutando un medico che aveva ancora tra le mani quello che restava di una fasciatura.
.La dottoressa si alzò,la affrontò,chiamandola:
-Signora Croft…le vorrei parlare un momento!-
Probabilmente l’archeologa non si sarebbe mai aspettata di trovare Mirelle proprio lì,in quel momento;ma a questo punto,pensò,meglio così:
-Ah…madamoiselle Thambay…avevo saputo che era rimasta ferita…come sta?-
-Meglio…fra qualche giorno dovrebbero dimettermi…ma non è di me,che le volevo parlare…-
Lara si finse marcatamente stupita.
-Non finga di non sapere…lei è sicuramente al corrente della sorte del colonnello Sheridan…-
L’archeologa abbassò gli occhi,mostrandosi ancora reticente;finalmente rispose:
-Lei sa benissimo come stanno i fatti…perché non vuole accettarli? Terry non avrebbe sopportato mai di tornare in cella…-
Mirelle si sentì gelare:”Allora è vero…” pensò,trattenendo le lacrime a stento.
-Come…come può parlarne con tanta indifferenza?...Non se ne sente responsabile?-
-Responsabile? Io?...credevo che il ‘colonnello’ fosse capace di intendere e di volere…?- Rispose con uno scatto di disprezzo Lara.
-Ma lei sa benissimo che non meritava affatto di tornare in prigione:un uomo che mette a rischio la propria vita e la propria libertà per salvare quella di una dozzina di bambini,senza pretendere nulla in cambio…forse meritava qualche parola di difesa,da parte sua!-
-Io lo conosco molto meglio di lei…e so che non è affatto diverso dall’uomo che era…-
-Dall’uomo a cui ha sparato a sangue freddo? E’ questo che vuol dire?...se soltanto il ghiaccio di cui è fatto il suo cuore potesse sciogliersi,signora Croft…proverebbe almeno un po’ di pietà…Ma i sentimenti non le appartengono,vero?-
-Come vede…anche in questo io e Terry siamo fatti per intenderci!-ribattè con sottile piacere Lara..
Mirelle tacque,poi a voce bassa e con glaciale disprezzo,le rispose:
-In tal caso,signora Croft,lo ha perso due volte….e non credo ce ne sarà una terza,per recuperarlo…-
-Lei ed io siamo pari,allora,madamoiselle Thambay!-
Mirelle accarezzò l’anello che portava ancora all’anulare;poi guardò l’interlocutrice con una luce di passione negli occhi,sconosciuta all’archeologa:
-Io non l’ho perso…io gli apparterrò per sempre…-
Poi senza aspettare la risposta di Lara,chiamò:
-Infermiera! …mi riaccompagni in camera,prego…-

Cap.XXIX
Tornata nella sua stanza,Mirelle si abbandonò completamente al dolore;pianse e pianse,finchè le sembrò di non avere più lacrime,ma solo un vuoto immenso che la lacerava,le toglieva il respiro.
Eppure da qualche parte,in fondo al suo cuore,rimaneva incredula.E questa incredulità la irritava terribilmente:era solo una illusione,e lei si disprezzava per la sua debolezza…La vita le aveva mostrato già più volte il suo volto amaro,inspiegabilmente crudele:perché ora avrebbe dovuto essere diverso?
Smise di piangere,ritornò in sé…in quella ‘sé’ che si era costruita giorno per giorno,all’indomani della tragedia di Arun.Credeva che non avrebbe più avuto bisogno di quella corazza:si sbagliava…Pandora i suoi mali li spargeva ancora e sempre,col gusto sadico di centellinarli!
Adesso cosa ne sarebbe stato della sua vita?...sarebbe tornata alla missione,da Saphra,da padre Peer…
Allora le venne in mente il discorso del vecchio pastore:- non inaridisca il suo cuore,me lo prometta!-Cosa sarebbe rimasto del suo amore per Terry,se ora avesse rimesso quella corazza…pensò Mirelle:aveva ragione,padre Peer..non doveva inaridirsi…non doveva tornare alla missione,quasi per punirsi e soffocare i suoi sentimenti…piuttosto sarebbe tornata in Francia,a casa:dove aveva i suoi affetti più profondi,dove avrebbe ritrovato le sue radici,forse anche un po’ della sua forza…



Terry riprese conoscenza in una sorta di cella,dalle pareti insonorizzate:era su un lettino,sul comodino c’era qualcosa da bere e la stanza sembrava abbastanza ospitale,anche se come al solito troppo stretta per lui.
Si domandò quanto tempo fosse passato:ricordava la botta in testa,ma non poteva sapere di essere stato narcotizzato…sul tavolino c’era anche del ghiaccio,se lo passò –anche se un po’ tardi,ormai- sulla testa.
Niente finestre,niente contatti con l’esterno…isolato nello spazio e nel tempo:Croft sapeva fare le cose per bene!
La porta si aprì ed entrò Hillary,uno degli assistenti di Lara,a portargli qualcosa da mangiare.
Terry allungò una mano nella tasca:il bisturi di Mirelle era ancora lì.In un attimo,il povero malcapitato si trovò l’arma puntata alla gola:
-Usciamo a far due passi,amico?-gli sibilò Sheridan all’orecchio.
-Aspetti…non possiamo uscire…-
L’ex marine aprì la porta con una pedata e tenendo sempre Hillary sotto la minaccia della lama,uscì dalla cella.
L’ambiente in cui si trovò sembrava a metà tra uno studio e una palestra;seduto davanti a un computer c’era l’altro assistente di Lara,che si alzò di scatto,con le mani alzate quando si rese conto di quello che stava succedendo:
-Aprimi la porta,Bryce…io e Hillary vorremmo fare due passi…-
Bryce aprì le mani con un gesto di impotenza:
-Non posso aprire…non …non posso uscire nemmeno io!-
-Vuoi dire che Lara tiene sequestrati anche voi?- Terry si avvicinò alla porta:era ermeticamente chiusa,senza maniglie né serrature:la porta di una cassaforte.E non c’erano finestre…
-Non siete che due ridicoli ometti!- disse l’ex soldato,spingendo con disprezzo Hillary contro Bryce.-Vorrà dire che aspetteremo la padrona di casa!-
I due si guardarono negli occhi,un po’ spaventati:
-Non verrà prima di due giorni!-
-Dannazione!- gridò Terry,esasperato.
Ebbe il desiderio di spaccare tutto quello che c’era intorno.Improvvisamente la voce di Lara,distorta dalla fonica del computer,invase la stanza:
-Calmati Terry…perché non approfitti di questi due giorni per rimetterti in forma:hai una palestra a disposizione…
-Croft…comincio a pensare che la prossima volta che ti avrò davanti di persona ti ucciderò…-le rispose lui,tra i denti.
-Ah Ah…ecco il vecchio Terry di sempre:cominciavi a mancarmi…sta’ tranquillo:se volevi notizie dell’angelo biondo,te le darò:è guarita!...-
Terry si avventò sul pc:
-Che cosa sa di me?...che cosa le hai detto?..-
Ma improvvisamente il collegamento si era interrotto.Per poco il computer non volava contro la parete..Poi Terry si calmò;andò agli attrezzi e sfogò la sua rabbia esercitando i muscoli.

Lara fu di parola:dopo due giorni la porta blindata scattò e lei entrò nella stanza.Non aveva più la fasciatura al braccio:era di nuovo in forma.I suoi collaboratori la salutarono con entusiasmo:la convivenza,in quei due giorni,non era stata facile…erano diventati entrambi claustrofobici.
Lara si voltò intorno,cercando Terry.
Era sdraiato sulla panca,ad allenarsi.
-Vedo che hai seguito il mio consiglio…-
-Già –le rispose lui,senza smettere. –Anche tu ti sei rimessa in forma,vedo?-
Lara gli sorrise,entusiasta:
-Pronta all’azione!...non hai ancora finito?-
-No…-disse lui,continuando a sollevare e abbassare alternativamente il bilanciere. –Perché,vuoi farti un giro ?-
-Bè…potrei verificare come sta la spalla…-
Terry si fermò,si mise seduto,strofinò via la polvere dalle mani,poi le cedette il posto.
-Con che peso vuoi cominciare?- disse,mettendosi alle spalle di Lara e armeggiando con l’attrezzo.
-Tu a quanto stavi?-
-Al massimo…-
-Va bene…cominciamo da lì,allora…-
Lara si stese tranquillamente e impugnò il bilanciere,guardando con aria di sfida il suo vecchio collaboratore:
-Non credi di essere imprudente?-le disse lui,con una strana sollecitudine nella voce.
-Ti preoccupi per me?-gli rispose lei,iniziando a lavorare.
Quando Terry fu sicuro che Lara era assolutamente concentrata sulla sua esibizione,d’un colpo col bisturi che aveva sempre in tasca,recise le corde dei contrappesi:la donna si ritrovò il bilanciere sul collo,improvvisamente,che le spezzava il fiato:non riusciva più nemmeno a parlare.
Bryce e Hillary non si erano accorti di niente,presi dal loro lavoro di topi del computer:erano convinti che Lara e l’ex colonnello stessero chiacchierando amabilmente.
Se Terry avesse lasciato l’ultimo fermo,Lara sarebbe morta all’istante,con l’osso del collo spezzato.
L’uomo si chinò su di lei,le sussurrò:
-Solo per dimostrarti,Lara,che potrei lasciarti qui sotto,…tagliare la gola a quei due inutili omuncoli …e andarmene via indisturbato…-
La donna non riusciva nemmeno a rispondergli,boccheggiava sotto il peso:
-Vuoi forse dirmi qualcosa?...-improvvisamente tra gli occhi di Terry e quelli di Lara si frappose l’immagine del tau,che l’uomo portava ancora al collo:Terry sollevò leggermente l’asse che premeva sul collo dell’archeologa;la donna respirò,poi sussurrò:
-Non durerebbe…Terry…fammi parlare:ho delle notizie per te…-
L’ex marine sollevò il bilanciere,con una mossa rabbiosa e la liberò.
Lara si rialzò,massaggiandosi il collo e riprendendo piano la regolare respirazione;poi si rivolse a lui:
-L’ho incontrata per caso in ospedale…sta bene…la dimettono in questi giorni…le ho fatto capire di non stare a preoccuparsi per te…-
Lui la fissò,interrogativamente:
-L’hai ..rassicurata?-
Lara tossì.
-In un certo senso…si…- gli disse,abbassando lo sguardo.-Adesso…vuoi ancora accettare la mia proposta?...-
-Ne possiamo riparlare…-rispose lui,un po’ più conciliante.

Mirelle era in partenza,ormai:attendeva solo che le recapitassero i bagagli di cui aveva fatto richiesta alla missione.Bussò la solita infermiera;aveva con sé una valigia e la invitò a seguirla.
Accompagnandola all’ingresso,dove era già in attesa un improbabile taxi,la giovane donna consegnò a Mirelle una busta:
-C’era anche questa lettera…-
La dottoressa la guardò di sfuggita,pensando dovesse essere di padre Peer;poi la infilò nella sua borsa da viaggio.Porse la mano alla sua ‘nurse’,si congedò:
-Grazie di tutto…e buon lavoro!-
-Mi raccomando…si riguardi!- Le raccomandò quella,salutandola.
Il taxi,una vecchia fiat che risaliva all’epoca dell’invasione sovietica,attraversò la città e lasciò la dottoressa davanti all’aeroporto.Dopo aver svolto le rituali operazioni di imbarco,Mirelle potè finalmente occupare il suo posto sull’aereo che l’avrebbe riportata a Parigi.Ci si lasciò andare,chiudendo gli occhi,per non pensare più a niente,in attesa del decollo…
-E’ la prima volta che vola?- le domandò una voce affianco a lei.Il suo vicino di posto forse l’aveva vista un po’ abbattuta e l’aveva attribuito alla paura di volare.Mirelle lo guardò:era un giovanotto glabro,dal viso radioso:aveva voglia di fare conversazione.
-No…non è la prima volta…ma sono molto stanca e,se permette,non ho molta voglia di conversare..-
Il giovanotto si scusò,un po’deluso.
“- Voleremo via da qui…dove ti piacerebbe andare?- “
Mirelle sospirò.L’aereo stava decollando,si sollevava lentamente dal suolo,si allontanava rapidamente prendendo quota,fino a superare l’altezza delle nuvole che quella mattina coprivano il cielo di Kabul.
La donna aprì la borsa da viaggio,alla ricerca di un paio di lenti da sole che la isolassero da qualsiasi contatto:si ritrovò tra le mani la busta che le aveva consegnato l’infermiera prima di partire.Sembrava contenere qualcosa,era piuttosto pesante:Mirelle la aprì;ne scivolò fuori quell’accendino che aveva sempre con sé nel camice,col quale giocherellava quando era nervosa:le scappò un sorrisetto…chissà se era stato padre Peer o Saphra a ricordarsene?
Lo mise in tasca,poi aprì la lettera:conteneva anche una busta più piccola,che scivolò nella borsa,senza che la donna potesse accorgersene:
“Cara Mirelle,
siamo tutti molto spiacenti di non averla potuta salutare di persona,ora che ha deciso di tornare a casa.Le inviamo quello che ci ha chiesto e anche qualcos’altro,di cui forse si era dimenticata:ma a Saphra non sfugge niente…
Siamo contenti che si sia rimessa:la notizia della vostra brutta disavventura ci aveva molto spaventati.
Qui alla missione non sono rimasto solo:oltre la vecchia e fedele Saphra ci sono Li e Moussa…
Hanno voluto che io li sposassi,ma aspettano lei per far nascere il loro bambino:e hanno ragione…questa è un’incombenza che le spetta,Mirelle…e sarebbe l’occasione per abbracciarci ancora!
Dio la benedica Mirelle…e lo farà senz’altro,anche se lei non vuole!
Con affetto,
Padre Peer

p.s. Li ha voluto scriverle personalmente per raccontarle le sue disavventure:sia indulgente con lei…e torni presto!”
Mirelle gradì le parole di padre Peer,ma nonostante tutto non riuscì a distogliere la sua mente dal pensiero che la tormentava.Anzi,guardando fuori avvertì ancora più forte il vuoto che covava dentro:
infilò la lettera nella borsa e non ci volle pensare più,non volle ricordare la missione,Li…
La letterina di quest’ultima rimase dimenticata sul fondo della borsa.

 
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Evilsisters
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...e leggi la letterinaaaa....
 
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XXX
Equipaggiati per affrontare la nuova impresa,Lara e Terry erano di nuovo a bordo dell’elicottero:l’uomo pilotava verso la valle del Buddah,in silenzio.Lara gli diede le ultime disposizioni:
-Mi calerò inizialmente per riprendere il Buddah con la telecamera;poi mi infilerò nella statua attraverso il viso…sono certa che c’è un passaggio…dopodichè ti calerai tu,liberandoti dell’elicottero,siamo intesi!-
L’uomo rispose con un grugnito ed un’espressione altrettanto significativi.
Infilarsi con l’elicottero nelle pieghe rocciose della montagna era già di per sé una impresa:ma furono premiati,quando finalmente davanti ai loro occhi,nella semioscurità della gola,apparve il volto di pietra dell’idolo…Una immagine spettacolare,che tolse loro ogni parola:dalla statua emanava l’arcana suggestione di una sacralità secolare,inviolabile.
Lara si lasciò calare ,imbracata a una fune e riprese ogni particolare della statua,zoommando sul volto,sull’addome,sugli arti che erano stati intagliati nella pietra con una maestria soprannaturale.
Quindi fece a Terry il segnale di avvicinarsi quanto più possibile al volto del Buddah e vi si calò dentro,scomparendo nella cavità dell’occhio.
Ora toccava a Terry!
L’uomo si imbracò in una fune,già predisposta;mirando con uno speciale espulsore ad aria compressa fissò la fune a un fermo contro la parete della montagna.Quindi si lanciò,abbandonando l’elicottero,che,schiantatosi contro la roccia,esplose in mille pezzi.Terry non potè evitare che lo spostamento d’aria facesse pericolosamente oscillare la fune a cui era tenuto,col rischio di andarsi a sfracellare contro la roccia anche lui:tuttavia riuscì a incassare l’effetto del contraccolpo.Prese fiato e si lasciò andare giù,verso la cavità dove aveva visto scivolare Lara.La donna aveva intuito bene:c’era un passaggio che portava all’interno della statua.Terry mise i piedi per terra,si liberò dell’imbracatura e si volse a cercare l’arheologa:lei lo stava aspettando,gli si avvicinò,gli mise le mani sulle spalle,chiedendogli:
-Tutto bene?-
-Qual è la prossima mossa?-domandò lui,prendendole le mani e liberandosi dal suo abbraccio





-Dobbiamo tornare alla sala dell’altare..-
-Impossibile:l’ingresso l’ho fatto saltare io stesso…-
Lara ebbe un gesto di stizza:
-Ce ne sarà un altro…quello da cui è passato Moussa…-
-Non so fino a che punto è praticabile…anche i guerriglieri hanno sparato un bel po’ di granate…-
-Ci sarà sicuramente un modo:DEVE esserci!!!...non ti ricordi cosa aveva detto la Thambay,c’erano due cavità gemelle,ma una senza uscite…apparenti…Dev’essere questa!...allora l’altra è sotto di noi!-
Terry era seduto su una sorta di panca di pietra e la guardava,piuttosto indifferente.
-Voglio ricordarti che dovremo anche uscire…da qui..e tornarcene da dove siamo venuti…se questo è l’inizio…!-
-Risparmiami la tua ironia…aiutami,invece:sono sicura che anche qui deve esserci un passaggio…-
-Noi siamo entrati dall’occhio…magari dal naso sarebbe stato meglio…se ricordo bene naso e bocca sono collegati,tra loro…-
Lara fece schioccare le dita:
-Hai ragione…vedi che quando vuoi sai far funzionare il cervello?...-
Terry fece una smorfia di impazienza.
-Allora usciamo e rientriamo…-disse Lara- e si calò nuovamente fuori dalla statua.
Ora il rischio era maggiore,perché nessuno dei due aveva l’imbracatura e potevano facilmente scivolare giù,dove scorreva vorticosamente il fiume.Ma erano entrambi agili come predatori e scivolarono facilmente nella cavità del naso;poi di lì,attraverso una strettoia che somigliava all’anello di pietra attraverso cui erano passati Moussa e Terry per accedere alla sala dell’altare,raggiunsero anche loro il centro della statua.
-Posso sapere cosa stiamo cercando?-
Lara non gli dava ascolto,presa dalla frenetica ricerca di qualcosa…non riuscendo nell’impresa si rivolse nuovamente all’uomo:
-In queste statue di pietra c’era generalmente una copia fatta in ambra o in onice,o in un’altra pietra dura…che i fedeli collocavano al posto del cuore:rappresentava l’anima.-
-Al posto del cuore…e perché la stai cercando proprio qui?-
-Perché questa caverna è il centro del Buddah…-
-Ma il cuore non sta al centro..generalmente è a sinistra,talvolta a destra…-Terry fece una risatina-
O forse questo Buddah è senza cuore…come me!-
-Impossibile…tu lo sei,ma il Buddah no:però forse mi hai dato un’idea…-
Lara si mise al centro della stanza,con gli occhi rivolti verso la parete esterna,quindi guardò alla sua sinistra.c’era una nicchia,seminascosta dall’oscurità,le si avvicinò,fece scattare una sorta di saliscendi primitivo,ed ecco emergere la statuetta pregiata…e non solo:sul piatto su cui poggiava il basamento della statua c’era un vero e proprio tesoro:anelli,collane,bracciali d’oro tempestato di pietre preziose.
Lara guardò Terry:era certa che quella visione l’avrebbe turbato.Ma l’ex marine non diede ad intendere nulla:
-Accidenti…deve esserci una fortuna…a occhio e croce…-
-A occhio e croce?ognuno di quei pezzi vale milioni,perché si tratta di rarità:è tutto ciò che rimane dell’antica civiltà che adorava questo idolo…-
Terry si avvicinò,prese una collana,la guardò in controluce:
-Fermo…non devi toccare niente!...finchè non ho inventariato ogni cosa!-
L’uomo fece ricadere la collana nel piatto e guardò con occhi di brace Lara.Ma non commentò.
L’archeologa mise il piccolo idolo e i gioielli in una sacca,la chiuse ermeticamente e poi guardandosi intorno vide l’imboccatura del pozzo,quella da cui erano usciti in occasione della prima ‘visita’ al Buddah:
-Usciremo di là…precedimi!-

XXXI
Mirelle era sbarcata a Orly e ora su un taxi stava viaggiando verso la Garde du Nord,dove avrebbe preso il treno che la riportava a casa.Non si era resa conto che a Parigi era iniziata l’estate e la città era straordinariamente più bella del solito:le strade erano semivuote,perché erano da poco passate
le sette del mattino ed era domenica…non faceva ancora il caldo torrido della mezza mattinata e il sole illuminava case tetti vetrine scintillando ovunque,fin sulla Senna che scorreva placidamente attraverso la città.Il quartiere latino,dove aveva passato tante ore spensierate,si stava appena risvegliando.E poi c’era l’ile de la citè,con la mole di NotreDame che si stagliava nell’azzurro più puro:la città luminosa…la ville lumiere…tornare a casa era sempre bello,anche se nel cuore un macigno nero soffocava ogni suo sorriso.
Finalmente raggiunse la stazione e salì sul suo treno:desiderava arrivare a casa,abbracciare sua madre,suo padre…sentiva che l’abbraccio di quest’ultimo era l’unico che ora avrebbe potuto darle un po’ di forza,come sempre.
La sua era una di quelle villette con un piccolo giardino davanti,circondata dal verde di una campagna lussureggiante,come se fosse fuori città:in realtà era la cittadina immersa in quel verde,poco popolosa,tranquilla,accogliente con la sua chiesa romanica che troneggiava nel centro e case e palazzi che si irradiavano tutt’intorno.
Aprì piano il cancello dello steccato ed entrò.Nessuno l’aveva sentita.Si avvicinò all’ingresso e bussò .La porta si aprì:ecco sua madre! Una donna ancora bella nonostante gli anni,dall’aria severa e dignitosa:Mirelle se la ricordava poco loquace,ma sempre efficace dal punto di vista decisionale;era pragmatica e Mirelle sapeva che una parte della tenacia e della volontà che avevano animato la sua vita le doveva proprio a quella madre.
-Mirelle!...ma…bussi?..è casa tua,questa!- le disse,aprendole le braccia.
-Mamma!!...è passato così tanto tempo….-le rispose,ricambiando il suo abbraccio- E papà?...-
Mirelle era entrata e si guardava intorno estatica:sembrava che quella casa fosse rimasta assolutamente intatta come il giorno della sua partenza.
-E’ nel suo studio…-la mamma richiuse la porta,le prese la valigia dalle mani.
Mirelle ritornò in sé:
-Lascia,mamma,che fai…la mia stanza?-
-E’ sempre lì dove l’hai lasciata!-
-Vado a posare la valigia e poi…vado da papà!-disse incamminandosi con slancio lungo la scala.
Salendo sentì la madre che le diceva:
-Mirelle…non è più l’uomo di una volta,sai?...sii cauta,con lui….-
La giovane donna si era fermata un attimo;disse solo:
-Si- e poi riprese a salire,in fretta.
Posò la valigia sul letto.L’aprì,cominciò a disfarla.Poi.guardandosi intorno,si accorse che quella era ancora la stanza di una bambina,piena di volant e teneri peluches sparsi ovunque:
“-Mi aspetto di veder spuntare il cappellaio matto …che magari ci offre una tazza di tè…Alice …-“
Immaginò per un momento cosa avrebbe potuto dirne Terry…Dio,Terry:perché continuava a pensare a lui,come fosse vivo?
“-Ricordo solo che mi piacevano molto le bambine….e questo mi è rimasto!-“
Mirelle si sedette mogia sul letto,come se improvvisamente fosse completamente svuotata.Poi si stese tra i cuscini e i peluche,si abbracciò un guanciale e ricominciò a piangere:
-Perché…perché amore mio non mi hai voluto ascoltare…-
La stanchezza del viaggio,l’amarezza,il vuoto ebbero il sopravvento:Mirelle finì per addormentarsi.E sognò:sognò di essere nella spiaggia sotterranea,di guardia accanto a Terry che dormiva;lo guardava,e non poteva fare a meno di chinarsi su di lui,a sfiorargli le labbra con un bacio.Sentiva allora il suo braccio che la tratteneva,le sue labbra che premevano contro quelle dell’uomo,la sua lingua che cercava di aprirsi un varco,di incontrare quella di Terry…e quando succedeva…
-Mirelle!...vieni,è pronto!-
La voce di sua madre la scosse,riportandola alla realtà.


Calatisi sulla spiaggia sotterranea,Lara e Terry approfittarono per fare una sosta.Lara voleva inventariare i gioielli trovati vicino alla statuetta del Buddah;un lavoro noioso,al quale l’ex colonnello preferì sottrarsi,stendendosi un po’ a riposare.Ma il suo pensiero riandava alle ore che aveva trascorso lì con un’altra donna,che ora gli mancava maledettamente.Chiuse gli occhi e gli tornò in mente Mirelle che giocava incautamente con la pistola in mano,facendo il verso a 007;immaginò di toglierle la pistola dalle mani,di afferrarla per quei capelli biondi e di baciarla …proprio come avrebbe voluto,se non fosse stato esausto…e anche un po’ arrabbiato,con lei,che poco prima si era sottratta alla sua carezza. Ora le sue labbra premevano contro quelle della donna,la sua lingua cercava di aprirsi un varco,di assaporare quella di Mirelle…e quando succedeva…
-Terry…ho finito…ma…che facevi?ti eri addormentato?-
La voce di Lara lo scosse,lo riportò alla realtà.
-Adesso dobbiamo uscire di qui…-
-A cosa hai pensato?- le domandò lui,incuriosito.
Lara tirò fuori dalla sua attrezzatura quelli che sembravano due normali giubbotti di salvataggio:
-Come te la cavi,nei tuffi?-gli domandò,con la solita aria di sfida.
L’ex marine non potè fare a meno di sorridere,divertito:quel diavolo di Lara una ne faceva e cento ne inventava:certo con lei non ci si sarebbe mai annoiati…
-Vuoi uscire di qui a nuoto?...saltando fuori dalla montagna,con quei cosi?-le domandò.
-Infatti…vieni:sarà divertente!-
-D’accordo…ma dai a me il materiale,saremo più sicuri di non perdere niente!-
-Mi credi così ingenua,Terry?-
L’uomo pensò: “ –Brava Lara,sai sempre rovinare tutto!-“ Ma non le disse niente,lasciò che come sempre lei conducesse il gioco a modo suo.
Percorsero a piedi tutta la lunghezza della caverna,fin dove l’acqua sbucava fuori dalle viscere della montagna;là,indossati i due giubbotti,si calarono in acqua,lasciando che la corrente li trascinasse fuori;poi,dandosi una spinta simultanea,si gettarono a pesce nelle rapide,tuffandosi nelle profondità del fiume.Il primo a riemergere fu Terry,che un attimo dopo si trovò Lara tra le braccia,che risaliva anche lei dal fondo:
-Ogni occasione è buona,Lara…-
-Ho perso la sacca!- gridò lei,per tutta risposta.
-Tranquilla…-la confortò lui,sollevando il braccio- E’ questa,credo:ora,se vuoi controllare che ci sia tutto…-
Lara abbassò lo sguardo,poi lo rialzò sorridendogli con una espressione radiosa:
-Cominci davvero a stupirmi,Terence Sheridan…!-
Lui scosse la testa,poi nuotarono agilmente verso la riva e guadagnarono la terra ferma.


Prima di andare a pranzo,Mirelle volle chiamare suo padre.Entrò nello studio:c’era una larga finestra che guardava verso il centro cittadino,attraverso i cui vetri si intravedeva la guglia del campanile;suo padre era nella grande poltrona di pelle rossa,come sempre.Ma non era intento ai suoi studi,alle sue letture,come Mirelle se lo sarebbe immaginato;la poltrona era rivolta verso la finestra e l’anziano pastore era assopito,con le mani appena giunte,sotto un plaid che gli copriva anche le gambe.
Mirelle ebbe un moto di profonda tenerezza:aveva lasciato un guerriero,ora trovava un vecchio bisognoso di cure.
-Papà…-lo chiamò-
Adrien Thambay aprì gli occhi,all’inizio disorientato;poi li alzò sulla figlia e a poco a poco mise a fuoco.Il suo sguardo ricordò per un attimo quello del vecchio leone che era stato:
-Mirelle…-
La donna si slanciò verso di lui,lo abbracciò aspettandosi che anche lui la stringesse con l’affetto di sempre:il padre invece rimase con le braccia aperte,mescolando riso e pianto:
-Mirelle…Mirelle cara…-
Quando la dottoressa riprese il controllo su di sé,si rialzò,carezzò la testa canuta del padre,disse:
-Vieni,papà…la mamma ci ha chiamato….- e dandogli il braccio,lo sostenne fino alla sala da pranzo.
Prima di mangiare,come sempre il vecchio Adrien benedisse il cibo;Mirelle si sforzò di non ricordare…ma le tornò alla mente istintivamente l’immagine assolutamente poco credibile di Terry Sheridan,mentre pronunciava la sua improbabile preghiera.
Durante il pranzo parlarono poco,tra loro:i suoi genitori le chiesero come avesse viaggiato,cosa preferiva fare nel pomeriggio,una serie di domande estremamente formali:sembravano intimiditi nei suoi confronti,ricordavano bene con quanta risolutezza Mirelle avesse varcato la soglia di casa,partendo per quell’assurda impresa ai confini del mondo.Sua madre si era accorta subito che non era la stessa,quella che tornava ora da loro:era cambiata,sembrava a un tempo arricchita,ma anche profondamente vulnerabile,alla ricerca di un riparo.La donna aveva avuto questa impressione,ma non osava cercare conferme:aspettava il momento in cui Mirelle si sarebbe finalmente confidata.
Rimaste sole a riassettare,madre e figlia si lasciarono finalmente andare;Mirelle chiese di suo padre:
-L’ho trovato estremamente invecchiato,mamma…è colpa mia?-
Inizialmente Madame Thambay non rispose,fingendosi impegnata a risciacquare le stoviglie.
-Da quando sei andata via,Mirelle,non ha voluto più lottare contro l’età…si è lasciato andare:hai visto anche tu,mangia poco,passa tutto il tempo seduto in poltrona,non esce…neanche in giardino,le sue rose ormai le curo solo io…e tu sai che il mio pollice è nero come la mezzanotte!-
Mirelle rise:sua madre aveva uno spirito brillante,che a malapena sapeva dominare:ogni tanto l’ironia spuntava fuori,anche nei momenti più inaspettati,innescando spesso una risata liberatoria.
La signora Thambay guardò sua figlia:
-E’ bello sentirti ridere…-poi si accorse che alla risata stava seguendo la commozione,infine il pianto. Si asciugò le mani e abbracciò la figlia,lasciando che sfogasse in silenzio la sua tensione in quelle lacrime.Poi la guardò in viso e le chiese:
-Come mai sei tornata,Mirelle?...cosa ti è successo,bambina mia?-
Mirelle raccontò della sua esperienza,dell’impresa di salvare i bambini,della ferita e dell’operazione;ma non parlò mai specificamente di Terry,per una sorta di pudore che da sempre aveva nutrito nei confronti di sua madre.
-Quando mi hanno dimessa,mamma,ho sentito che avevo bisogno di tornare qui…che dovevo ritornare…Ho dato tanto alla missione,ora devo ricaricarmi…e devo imparare a dare qualcosa anche ai miei…-
La madre si tolse il grembiule,si ravviò i capelli;poi le disse:
-A me dai già tanto solo per essere tornata…ma è a tuo padre che devi stare vicina…ha bisogno di sentirsi amato,soprattutto da te,per ricominciare ad amare se stesso…sono contenta che tu sia tornata,proprio ora!-
Mirelle tacque,assentendo.
Rientrata nella sua stanza finì di disfare le valigie,si cambiò e decise di fare un giro in centro:aveva bisogno di riflettere.
Inforcò la sua vecchia bici,che sembrava aspettarla proprio come l’aveva lasciata e si diresse verso quello che era il viale principale della città.Poi fece due passi,diede un’occhiata alle vetrine,ci si specchiò:ma non riusciva a riconoscersi…le sembrava così strano essere là,compiere azioni usuali che appartenevano a un’altra Mirelle,respirare l’aria leggermente irritante di una strada affollata,muoversi tra persone indaffarate e distratte…Eppure bisognava che ci si riabituasse:sarebbe rimasta a casa,almeno fino a quando non fosse riuscita a ritrovare in suo padre l’uomo che aveva lasciato partendo due anni addietro…Avrebbe cercato di lavorare:ecco,quella era una cosa che poteva fare…i bambini nascono ovunque e nella stessa maniera…
Camminando senza meta si era ritrovata davanti all’ingresso della chiesa protestante:lo fissò a lungo,domandandosi se entrare o no…Anthony doveva essere là,a quell’ora…Anthony…
Mirelle strinse i denti:doveva smettere di pensare a Terry…doveva smettere di ricordarlo…lui non esisteva più!...eppure…
Per distogliere la mente da quei pensieri,Mirelle non esitò oltre:entrò in chiesa.
gemini213/2/2006, 23:22
Sigh, tutto questo pezzo un po' mi rattrista vederli separati..sigh
arielcips3/2/2006, 23:26
XXXII
L’odore della cera che si scioglieva,quella strana sensazione di fresco e di silenzio tipica dei luoghi sacri la aggredirono;era tanto che non vi entrava…padre Peer non era riuscito una sola volta a convincerla,nonostante i buoni propositi:era stato solo quando aveva dovuto visitarlo,recentemente,che era passata di sfuggita davanti alla statuina della Vergine.Mirelle non andava più d’accordo con Dio da tanto tempo;ora aveva anche un motivo in più…ma stranamente avvertì un senso di dolce serenità tra quelle mura chiare,luminose, e quasi istintivamente si fece il segno della croce.
Si diresse poi alla sagrestia;Anthony stava leggendo,seduto alla scrivania.Aveva avvertito dei passi e aveva alzato lo sguardo,con una espressione accogliente sul viso:espressione che si tramutò in stupore e al tempo stesso malcelato entusiasmo nel vedere chi fosse entrato.
-Mirelle!- disse alzandosi precipitosamente dalla sedia e andandole incontro.Poi si fermò un attimo,come a chiederle il permesso di farlo,infine l’abbracciò:un abbraccio casto,amichevole,fraterno.
-Ciao Anthony…eccomi di ritorno…-
-Ti fermi a lungo?- le chiese lui,dando per certo che si trattasse solo di un ritorno temporaneo.
Mirelle ne rimase stupita,questa domanda la fece riflettere.
-Non so ancora per quanto tempo…o se per sempre…-
Anthony si sciolse dall’abbraccio e la guardò,con un sorriso interrogativo.
-Sei un po’ pallida,sciupata…che cosa è successo,Mirelle?-
-Tutto…Anthony…mi è successo tutto!- La giovane donna voleva finalmente aprirsi con qualcuno,fino in fondo.
Anthony prese una sedia,la accostò alla sua e le disse:
-Siediti vicino a me…ti va di parlarne?...-
Mirelle gli raccontò tutta la storia dall’inizio,da quando aveva iniziato a nascondere i bambini nel Buddah,all’arrivo del ferito nell’ospedale,alla disavventura con i guerriglieri…alla fuga,alla sua progressiva attrazione per Terry.Gli raccontò persino lo stratagemma utilizzato per sottrarlo all’arresto:
-Perdonami,Anthony…ho usato il tuo nome,i tuoi anelli…-
Anthony scuoteva la testa,incredulo.poi domandò:
-Ma questo Terry…cos’è che vi accomuna?cos’è che vi lega,Mirelle?-
Mirelle sospirò,riflettendo:
-Forse non ci accomuna niente…forse lui è tutto ciò che io non sono…ma io ne sono innamorata,perdutamente innamorata…non ho mai provato quello che provo per lui…-
Si pentì di avergli detto quelle parole,che probabilmente lo avrebbero ferito:ma ormai le aveva pronunciate ed erano la verità.
-Non temere,Mirelle-disse lui,come se avesse capito il suo pensiero- non mi sento offeso da quello che mi dici…il nostro rapporto è stato sempre diverso:noi eravamo due facce di una stessa medaglia:troppo simili…e due facce di una medaglia non si incontrano mai…-
Mirelle non si aspettava un discorso del genere:era convinta che Anthony l’avrebbe piuttosto biasimata,per quella scelta –scelta?- avventata.Invece lui la stava giustificando.
-E ora lui dov’è?-le chiese,dopo una pausa.
Mirelle scosse la testa,disperata:
-Non lo so…probabilmente è morto…sicuramente è morto!-si morse le labbra,(-perché non accettare la verita?-)
Anthony la guardò negli occhi:aveva uno sguardo indagatore molto personale,stringeva le palpebre e aggrottava le ciglia,come a voler vedere meglio:si aggiustava gli occhialetti sul naso sottile e sbuffava un po’:
-E’ morto o non lo è?...Mirelle…ne hai parlato finora come di un vivo…-
-Lara Croft mi ha confermato che…che,tentando di sfuggire all’arresto...c’è stata una colluttazione…non so:il suo elicottero si sarebbe schiantato…E’ disperso…- Mirelle ormai piangeva,irrefrenabilmente.
-Ne hai parlato finora come se fosse vivo…- le fece notare Anthony.
Mirelle si adirò:
-E’ vero…perché sono una sciocca…una sciocca illusa!!!-
Questa volta Anthony non commentò,preferì tacere:ma non sembrava d’accordo con lei.
-Ora che sei qui,Mirelle…che pensi di fare!-
Mirelle sollevò le spalle,piuttosto disincantata.
-Voglio rimanere un po’ vicino a mio padre,Anthony…però ho anche bisogno di lavorare…se no divento pazza!-
-Potrei trovare qualcosa per te nella clinica di Marcel,te lo ricordi?-
-In clinica?...non sarebbe meglio in ospedale…?- Mirelle immaginava l’utenza di una clinica:qualcosa da cui avrebbe assolutamente voluto fuggire.
-Vedrò cosa posso fare…ma credo che dovrai iniziare dalla clinica,Mirelle!..Ora,perché non resti a cena,qui? Voglio farti conoscere mia moglie..-
Mirelle rimase sorpresa:Anthony non la aveva aspettata…In realtà se ne sentì anche un po’ sollevata;però…però tutto era diverso da come aveva creduto,tornando.E si sentì di nuovo fuori posto…

La giovane signora Stolberg era molto diversa da Mirelle:alta,con la carnagione chiara e i capelli rossi,sembrava uscire da un quadro di scuola fiamminga:aveva la stessa severa semplicità delle modelle di Van Dyck.Ed era una donna estremamente pratica:era evidente che in quella famiglia lei ricopriva il ruolo di amministratrice,non solo dal punto di vista economico,ma anche per quel che riguarda le relazioni sociali.Era la donna giusta per Anthony,non c’è che dire:per quello che Anthony aveva voluto realizzare nella sua vita.E tutto sommato,ne sembrava anche sinceramente innamorata:un amore pacato,familiare…anche quello ben amministrato.
La cena servita fu impeccabile,quanto impeccabile fu il tempismo con cui Therese seppe intervenire nei loro discorsi.Alla fine si ritirò,pregando il marito di non fare troppo tardi.Mirelle non domandò come mai andasse a dormire così presto:aveva intuito,professionalmente,che la signora Stolberg era in dolce attesa:entro un anno dalle nozze avrebbe dato un erede ad Anthony…Tutto secondo la prassi.
Il giovane pastore volle riaccompagnare Mirelle al posteggio delle bici,per accomiatarsi da lei in un’atmosfera meno compassata di quella di casa sua.
Mirelle inforcò la sua bicicletta,ma prima si sfilò l’anello che aveva al dito:
-Io credo,Anthony che questo debba appartenere a tua moglie,ora…-
L’uomo lo guardò:all’interno l’incisione con il suo nome e una data,che per loro due non era mai scoccata.
-Sei sicura che non vuoi tenerlo?...è tuo,Mirelle,come l’altro…-
Mirelle si era sentita oppressa,durante tutta la serata;pensò per un attimo all’altro anello,alla mano che lo portava e rimpianse disperatamente l’assoluta imprevedibilità,la sconsideratezza della vita vissuta fino a pochi giorni prima…
Anthony si accorse di aver inavvertitamente riaperto una ferita che sanguinava.
-Scusami…scusami:sono un disastro di insensibilità…ma,Mirelle:poiché siamo a questo punto io devo dirtelo…per come mi hai descritto quest’uomo…io…io fossi in te non mi arrenderei…-
Mirelle alzò gli occhi su di lui,stupita.
-Proprio tu mi dici questo,Anthony….tu che sembri nato con i piedi per terra?-
-Si,proprio io :e per questo,non dovresti trascurare il mio consiglio…-
Mirelle sbuffò,piuttosto spazientita:
-Sono stanca,Anthony…fammi sapere al più presto per quel lavoro…e ringrazia ancora tua moglie per l’ottima cena!- quindi iniziò a pedalare,allontanandosi in fretta.


Terry e Lara si erano fermati sulla riva a riposare,dopo la nuotata. Il sole era piuttosto pallido e non bastava a riscaldarli,né tantomeno ad asciugare loro i panni fradici. Lara tremava impercettibilmente.La ferita alla spalla le doleva,forse il tuffo da quell’altezza l’aveva riaperta.La donna temeva che,se Terry se ne fosse accorto,ne avrebbe approfittato per liberarsi di lei e impossessarsi del tesoro.Si fece forza,lo provocò:
-Stanco,Sheridan?...non abbiamo ancora finito:adesso viene la parte più divertente…-
-Stanco?...comincio appena a scaldarmi…-fece lui,per tutta risposta,col viso rivolto al sole e gli occhi socchiusi.
-Allora muoviamoci!-disse ancora l’archeologa,alzandosi con uno scatto. –Voglio finire il lavoro prima di sera…
Ma,fatti pochi passi,Lara ebbe un capogiro e cadde a terra,priva di sensi.

XXXIII
Quando riaprì gli occhi il sole non c’era più.Si svegliò di soprassalto,spaventata:che cosa era successo? Si guardò intorno:era sola,nella foresta…Che stupida! Avrebbe dovuto prevederlo:Terry Sheridan non aspettava altro!...
Man mano che riacquistava lucidità,però,Lara scopriva che la ferita le era stata medicata e fasciata alla meglio;che aveva una sorta di stuoia intrecciata addosso a mo’ di coperta e che a poca distanza da lei un piccolo fuoco bruciava,asciugandole i vestiti bagnati e intrisi del sangue rappreso.Appesa a un ramo pendeva la sua preziosa sacca,apparentemente ancora piena.
-Il tuo problema,Lara…è che vuoi sempre strafare!-
La donna sussultò.Era la voce di Terry,quella che aveva sentito.Era apparso improvvisamente,materializzandosi tra gli alberi:aveva con sé quello strano cactus dalle cui foglie si estraeva l’acqua,così come gli aveva insegnato uno dei piccoli fuggitivi.
-Hai sete?- chiese a Lara.
-Dove eri andato?...che ne hai fatto della mia roba?...Guarda che questa volta non sono solo Bryce e Hillary a controllarci…-
-Lara..stai invecchiando:diventi ripetitiva! Tieni:prova a bere questa!-le allungò una foglia di cactus,poi si allontanò verso il fuoco.
-I tuoi abiti sono asciutti…se vuoi rivestirti…ma puoi anche rimanere così,per me!-le disse ancora.
Quel suo tono ironico e irridente la irritava terribilmente:ma intanto doveva ammettere che era ancora lì,non l’aveva lasciata morire nella foresta,non era fuggito..
Si alzò piano,coprendosi a mala pena con la stuoia improvvisata,prese i suoi abiti,si rivestì;poi si sedette vicino al fuoco,riscaldandosi le mani;rifletteva:
-Perché quella ragazzina ha tentato di uccidermi,Terry?-gli chiese a un tratto,seria.
-Perché le hai ucciso il padre,Lara…il padre che aveva appena ritrovato…e sotto i suoi occhi…-rispose lui,addentando distrattamente una sorta di mela.
-Ma lui aveva tentato di annegarmi…non ho avuto scelta!- disse lei,come a giustificarsi.
-Tu non hai mai scelta…- commentò lui,voltandosi appena a guardarla.
-E poi Mulligan…è come se avesse improvvisamente abbassato le difese…- Lara riviveva la scena della colluttazione col professore:anche lei era rimasta atterrita da quella fine impietosa,ma non se ne sentiva responsabile…o non voleva.
-Perché adesso non cerchi di dormire un po’…-le consigliò l’ex marine.
-Non possiamo permetterci di perdere altro tempo…e poi…-
Lui si irrigidì,strinse le mascelle.
-Allora muoviamoci…se c’è qualcuno che non vede l’ora di finirla con questa storia,sono io!-
E si incamminò di nuovo verso la valle del Buddah.
Lara faticò a stargli dietro.

Mirelle rientrò in casa piuttosto tardi,ma ciononostante trovò i suoi ancora svegli,che si intrattenevano nel soggiorno.
-Scusatemi…- disse- Sono rimasta a cena da Anthony…-
Il padre che sembrava assopito nell’ascolto di un disco di musica da camera,aprì gli occhi e pronunciò di nuovo quel nome:
-Anthony…un bravo ragazzo,Mirelle…-
La signora Thambay guardò intenerita e preoccupata suo marito.Forse il ritorno della figlia lo turbava,invece di restituirgli un po’ di equilibrio.
-Ma non credo che sia mai stato adatto a te…-concluse il vecchio pastore,lasciando meravigliate entrambe le donne.
Mirelle non potè trattenersi dal sorridere:ebbe l’impressione che il dialogo con suo padre potesse presto riaprirsi…e risolversi positivamente. Con questo pensiero si accomiatò dai suoi e andò a dormire.
Stentò a lungo a prendere sonno:una ridda di pensieri le affollava la mente,dominata dalle ultime parole di Anthony,da quell’assurdo consiglio.Mirelle non voleva illudersi,aveva troppa paura di rimanere doppiamente ferita.Si rigirò nel letto centinaia di volte e solo verso l’alba riuscì ad addormentarsi…e lo sognò di nuovo.
Sognò Terry che,dopo averla sottratta alla furia dei guerriglieri,l’adagiava sull’erba,si prendeva cura di lei.Le sbottonava la camicetta,per aiutarla a medicarsi;poi il suo massaggio si traformava in una carezza irresistibile.Lei tremava tra le sue braccia;l’uomo le sfiorava le labbra con un bacio,poi le baciava delicatamente il collo,si fermava sul seno,caldo e morbido,ancora imprigionato nella biancheria ricamata;poi scendeva ancora,a baciare quel povero fianco martoriato dal calcio del soldato. La gonna di Mirelle scivolava via,lui era steso su di lei,le sue labbra risalivano piano il suo corpo,indugiando ancora sul seno,sul collo:
-Dillo che lo vuoi anche tu…- le sussurrava all’orecchio,suadente.
-Lo voglio…-
-Gridamelo!-
-Lo voglio….Ti voglio…Terry,…TERRY!-


-TERRY!!- Lara arrancava dietro di lui. –Non correre,aspetta!-
L’ex soldato si voltò appena:
-Non eri tu che avevi fretta di concludere il lavoro?-le chiese,spazientito.
L’archeologa aveva un po’ di affanno.Lo rimproverò:
-Adesso che intendi fare…sfinirmi?...-
Terry non commentò.Si fermò ad aspettarla.
-Siamo quasi arrivati all’ingresso della caverna…dov’è l’esplosivo?-
-Nascosto … là,dove il fiume entra nella montagna…-
-Bene:diamoci da fare allora…E’ quasi l’alba!-
Prima che Lara potesse rispondergli,però,Terry l’aveva fermata e le aveva messo una mano sulla bocca,per zittirla;poi le aveva indicato la presenza di qualcuno:erano Li e Moussa,che uscivano dall’ingresso segreto e si allontanavano verso la missione.
-Accidenti…questa non ci voleva!-bisbigliò Lara.
-Non dirmi che vuoi ripensarci…sarebbe la prima volta!- commentò Terry.
Lara si sedette sull’erba,piuttosto accasciata.
-Non avevo pensato che … che se miniamo la zona,impediamo a tutti di passarci…anche a loro…-
Anche Terry sedette,la guardò:
- Dunque,Lara…non esiste solo il bianco e il nero?..cominci a veder altri colori?...E’ già qualcosa…-

XXXIV

-Io vorrei impedire che quei fanatici facciano saltare anche questa statua…- disse l’archeologa,con rammarico.
-Per poterlo impedire dovresti fare quello che aveva in mente Mulligan:smontarla un pezzo alla volta e portartela a casa… Davvero un grazioso soprammobile!- sogghignò lui.
-E’ chiaro che non è possibile,ora come ora,realizzare questa impresa…comunque dobbiamo recuperare l’esplosivo,prima di tornarcene…- disse la donna.
-Io non torno con te,Lara…ho finito!- le rispose Terry.
La donna lo fissò,interrogativa e dura:
-Ti sbagli:il tuo compito non è finito…i patti erano che mi aiutavi a minare la zona,prima di rientrare….-
-Ma tu hai deciso di non farlo…dunque,la nostra collaborazione finisce qui!-
Lara era disorientata:perché Terry aveva quell’atteggiamento?non gli interessava concludere fino in fondo l’operazione,presentare con lei il tesoro ai responsabili del British museum e all’ MI6?
Avrebbe così potuto definitivamente riabilitarsi…anche davanti ai suoi occhi…
La donna cominciò a sospettare che Terry avesse tanta fretta perché si era impossessato di qualcosa di prezioso:
-La nostra collaborazione finirà quando lo avrò deciso,Sheridan! E cioè quando saremo tornati a Londra,avremo consegnato i gioielli e la statuina e avremmo riferito ai miei superiori!-
-Altrimenti cosa?-domandò lui.
-Altrimenti sei punto e a capo:ricercato criminale…con una bella cella che ti aspetta a braccia aperte….-
Terry respirò a fondo,scosse la testa.Non aveva scelta…non se voleva tornare da Mirelle…ed era la cosa che gli premeva di più:tornare da lei da uomo libero…
-D’accordo…non ho alternative,Lara…voglio però passare dalla missione,prima di rientrare in Europa…-
-Dovremmo comunque passare di lì:è quello il luogo del check point,dove avremmo trovato il nostro aereo…e poi,prima di partire voglio ricontrollare pezzo per pezzo il tesoro!-
Dopo una pausa,Lara finalmente capì:
-Ma…non credere di trovarci la tua dottoressa,alla missione..-
-Perché no?...-Terry divenne diffidente,minaccioso- Avevi detto che l’avrebbero dimessa in pochi giorni!-
-L’hanno dimessa…ma se ne è tornata in Francia…-Lara sembrava indifferente,ma diceva queste cose con un sottile compiacimento.
Terry serrò la mascella,gli occhi gli fiammeggiarono;ma non fece commenti.

Mirelle si svegliò più stanca e disfatta di prima.Doveva smetterla di sognarlo…non era possibile sentirlo vivo accanto a sé e poi svegliarsi con la consapevolezza che non sarebbe mai più stato così…
Quella mattina scese in giardino per tempo e decise di occuparsi delle rose di suo padre,visti i magri risultati riscossi da sua madre. Ne potò alcuni rami,ne colse altre da portare in casa e in tutto quel frattempo riuscì a non pensare ad altro;riuscì persino a non pungersi,cosa per la quale aveva una vera e propria inclinazione.Dopo un po’,però si sentì osservata:guardò in basso e vide che dalla finestra che dava sul giardino suo padre la stava guardando con attenzione.Lo salutò con la mano,come avrebbe fatto fino a poco tempo prima,aspettandosi che lui uscisse poi a farle compagnia:Adrien Thambay rispose al suo saluto, poi però si ritirò nel suo studio,a passi lenti.
Mirelle abbassò la testa,un po’ delusa. Ecco un altro pensiero,che la avrebbe distolta da inutili fantasticherie,si disse.
Portò le rose in casa,le dispose in un bel vaso e le collocò sul tavolo dell’ingresso.Sua madre la guardava,compiaciuta.Lei riuscì persino a sorriderle.Squillò il telefono:
-Mirelle? Sono Anthony…Ho parlato con Marcel…in questo momento avrebbero bisogno proprio di una ginecologa,in clinica…potresti cominciare già domani,se prendi contatti con loro.-
-Grazie,Anthony…vado subito.-
Prima di recarsi alla clinica,Mirelle volle andare a salutare suo padre;portò con sé un vaso più piccolo,con alcune roselline lillipuziane che erano state il fiore all’occhiello del loro giardino ,fino a poco tempo fa.
Questa volta Adrien era ben sveglio e guardava fuori con un cipiglio acuto,che sembrava alludere a un rovello profondo.
-Papà?...dove posso metterle?- gli chiese Mirelle,alludendo alle rose.
-Il posto migliore,per i fiori….è dove crescono,dove hanno le loro radici…-
Mirelle si sentì a disagio,si passò una mano sulla fronte per scacciare via la voglia di rispondere alla provocazione di suo padre;in altri tempi non avrebbe esitato un attimo a valutarla come tale e ne sarebbe sorto un battibecco animato,uno dei tanti che li vedeva scontrarsi quotidianamente.
-Allora li appoggio qui,vicino al lume…-rispose invece.-Sai,papà…da domani vado a lavorare nella clinica di Marcel Claudel…-
Il padre la guardò:era rimasto stupito che Mirelle non avesse raccolto la sua malcelata polemica;ora le sentiva dire che sarebbe andata a lavorare in clinica…Mirelle in clinica! I suoi occhi ebbero un bagliore antico;ma come sua figlia,non volle raccogliere la sfida,non volle aprire una discussione.
-Una clinica dove su tre bambini,ne nasce uno solo…la conosco bene!-
-Perché manca una brava ginecologa…!-scherzò lei,cercando una larvata riconciliazione.
Il padre fece un risolino amaro,la guardò.Anche Mirelle lo guardò,sorridendogli in cerca della sua indulgenza.Il padre abbassò lo sguardo,con una espressione di virile dolcezza,che Mirelle pensava non gli avrebbe rivisto più sul volto.E invece,da qualche parte del suo cuore,Adrien era sempre lo stesso,vecchio leone innamorato di sua figlia.
In quel momento Mirelle capì anche perché si era innamorata di Terry…


Avevano recuperato l’esplosivo,neutralizzandolo;ora stavano raggiungendo la missione,ma Terry era di pessimo umore.Si era fidato troppo di Lara,che magari a proposito di Mirelle gli aveva raccontato solo bugie…oppure era Mirelle ad averlo deluso?In cuor suo aveva pensato che,qualunque cosa gli fosse accaduta,la avrebbe sempre ritrovata là,alla missione:era un tacito appuntamento che si erano dati e che Mirelle ora non manteneva…perché?
Lara stava approfittando della piccola scrivania dell’infermeria per ricontrollare l’inventario dei gioielli;Terry era seduto sulle scale del portico,a testa bassa.Alcuni passi lo distolsero dai suoi pensieri:appoggiandosi lentamente al suo bastone,avanzava padre Peer,desideroso di incontrarlo.
-Colonnello Sheridan…l’ho aspettata su,ma lei non è venuto a salutarmi…-gli disse il vecchio pastore,con rammarico.
Simulando una sprezzante indifferenza,Terry gli rispose:
- Se cerca notizie sulla dottoressa Thambay,non ne ho…-
Padre Peer si sedette con difficoltà sulle scale,ansimando un po’:
-Ma io si…ha deciso di tornare a casa per un po’…seguendo il mio consiglio…-
L’uomo aggrottò le sopracciglia:
-Il suo consiglio? L’ha rivista dopo l’operazione?-
Il vecchio sacerdote sorrise,bonariamente:sapeva di aver detto a Terry qualcosa che lui desiderava sentire…
-No..non l’ho rivista…ci siamo scritti…ma quest’idea di tornare a casa gliel’avevo suggerita tempo fa:il padre di Mirelle è vecchio quanto me…e lei,dopo la vostra brutta avventura non poteva non sentire il bisogno di rivederlo,di riconciliarsi con lui…non si può amare nessuno,se non si è in pace con se stessi…- Come al solito,padre Peer diceva una cosa,ma alludeva ad altre.E Terry lo capiva perfettamente.
Lara era ancora alle prese con l’inventario,quando Terry la raggiunse e cominciò a giocherellare con i gioielli:
-Sta’ un po’ fermo!-gli disse l’archeologa,come se si rivolgesse a un bambino.
Terry estrasse dal mucchio un anello di straordinaria bellezza:era una fascia d’oro sbalzato,tempestata di piccoli brillanti .
-Bello,questo!- disse
-Direi…forse è il pezzo più di valore dell’intera collezione…- rispose Lara.
-Che cos’è?...-domandò lui,incuriosito.
-E’ una fede nuziale… e lasciala stare!-ripetè la donna,tentando di togliergliela dalle mani.
-Una fede….fiiu…-fu il commento dell’uomo che continuava a giocherellare con l’anello.
Poi guardò Lara:
-Non ti viene voglia di farti un giro?...- e gliela porse.
Lara gli offrì l’anulare,lui fece per infilarle l’anello,poi riprese a giocarci:
-Non pensi mai,Lara di scherzare un po’…con tutti questi gioielli? Magari con le tue amiche più intime…divertirvi a indossarli…che cosa ci sarebbe di male?-
L’anello saltava da una mano dell’uomo all’altra,sempre più vertiginosamente.Lara si alzò e interruppe drasticamente il gioco:
-La ricreazione è finita!...ti comporti come un bambino,Terry…io no! Io non ho ‘amichette’ con cui giocare alle ‘principesse’…sono adulta ormai!-
L’uomo la guardò.Poi pensò a Mirelle,a quel suo essere sempre a metà tra donna e bambina:e gli mancò terribilmente.


Lara non potè fare a meno di stupirsi del fatto che dal tesoro non mancava niente:dunque Terry non aveva approfittato della sua mancanza di coscienza per impossessarsi di nulla.Ma che cosa aveva in mente,quel diavolo di uomo,allora?L’archeologa era sicura che non si sarebbe accontentato di aiutarla in quell’impresa,ottenendone solo la libertà;prima o poi le avrebbe presentato il conto, avrebbe commesso una mossa falsa…e lei lo aspettava al varco.Però era parzialmente delusa dal fatto che Terry ancora non avesse commesso un solo errore;ed era anche inconsciamente offesa dall’aver perso quasi ogni ascendenza su di lui.E per chi,poi? Per quella insulsa missionaria…anche se Lara doveva riconoscere che tanto insulsa non era stata,fino ad allora:chissà quale era il suo segreto…Lara storse il naso:mille moine con accento francese …
-Hai finito,Lara?...-La sagoma di Terry apparsa in controluce sulla soglia la distolse dai suoi pensieri.Lei lo guardò ed improvvisamente avvertì il desiderio di raccogliere la sfida che Mirelle le aveva lanciato,dicendole che lo aveva perso definitivamente:la parola ‘perdere’ non era mai appartenuta al suo vocabolario e lo avrebbe dimostrato anche quella volta!
Un aereo li aspettava in una radura poco distante dalla missione.
-Lascia pilotare me…-gli disse la donna.
-Come vuoi…mi riposerò volentieri!-rispose lui.
Lara rise:non aveva intenzione di farlo rilassare…cominciò a pilotare acrobaticamente,tracciando disegni spericolati nel cielo.Terry la guardò,poi le chiese:
-Non credi che così non arriveremo da nessuna parte?...la benzina potrebbe finire…-
-Volevo solo riprendere un po’ la mano…-gli rispose lei,di nuovo seria.
Il viaggio proseguì in maniera tranquilla.Ma era chiaro che la rotta non era più Kabul.Stavano puntando su Hong Kong…
Arrivarono col buio:la città brillava ai loro piedi,suggestiva nelle sue mille luci che si specchiavano nella baia.Lara guardò Terry,domandandosi se si ricordava dell’ultima volta che c’erano stati insieme…l’uomo,però,con gli occhiali da sole ancora calati sugli occhi,non dava particolari segni di interesse per quello che aveva intorno.
Atterrarono in un piccolo aeroporto militare.L’aereo che li avrebbe riportati in Europa sarebbe partito solo il mattino dopo:dovevano aspettare… Lara propose a Terry di cenare in città e cercarsi un alloggio per la notte:lui però le ricordò che ufficialmente era morto e che nessuno avrebbe dovuto vederlo in giro; ad Hong Kong sarebbe stato impossibile mantenere questa precauzione:era piuttosto conosciuto!
La donna allora andò a comprare qualcosa da mangiare per tutti e due;consumarono un pasto atipico,seduti per terra,in un hangar dell’aeroporto.E riuscirono anche a scambiare qualche battuta senza mordersi a vicenda.Poi Lara prese la sua borsa,la sistemò a mo’ di cuscino,per controllarla meglio e provò ad addormentarcisi sopra:era un rischio fidarsi di Terry,ma volle accordargli un po’ di fiducia,visto che finora non l’aveva delusa.Non appena l’ex marine fu sicuro che dormisse, scivolò via come un gatto,scomparendo nell’ombra.

XXXV

Erano alcuni giorni che Mirelle aveva preso servizio presso la clinica Claudel,che sorgeva un po’ fuori città,all’interno di un magnifico parco. Una posizione invidiabile,un ambiente di lavoro accogliente,confortevole;colleghi e collaboratori estremamente solerti e professionali…La giovane ginecologa non voleva confessarselo,ma le mancava Saphra,le mancavano le battaglie quotidiane della missione:qui la difficoltà più grossa era trovare posteggio all’ombra …e lei,con la sua bicicletta, non aveva nemmeno questo problema. Quello che la scontentava di più,poi,era l’utenza:giovani donne che volevano evitare gravidanze indesiderate o,magari,interromperle;donne ben avanti negli anni che cercavano a tutti i costi una maternità,naturalmente assistita. Ora capiva bene cosa aveva voluto dire suo padre,quando aveva commentato che,nella clinica Claudel,su tre bambini ne nasceva solo uno.
Che dire poi delle poche ore che aveva dedicato al reparto pedriatico:una rassegna di bambini obesi,imbottiti di televisione e merendine,avvelenati dall’opulenza e dal benessere…Mirelle sapeva che non avrebbe retto a lungo;che rimaneva solo perché sentiva che il filo del dialogo con suo padre si stava riannodando e non voleva strapparlo di nuovo,non lei,stavolta…Ma aveva bisogno di prendersi una pausa,assolutamente.
Decise,nel fine settimana,di raggiungere il circolo velico di ***** :avrebbe fatto un giro in barca,si sarebbe parzialmente ritrovata .
Una petulante signorina continuava a chiederle quale contraccettivo usare,che avesse il minor numero di effetti indesiderati,soprattutto che non la facesse troppo ingrassare:aveva voglia di risponderle male,ma preferì prescriverle quello che le serviva e liberarsene al più presto.Improvvisamente la penna non le scriveva più:ne cercò un’altra sulla scrivania,ma non ce n’erano.Decise di guardare in borsa,ma sotto le mani avvertì più che altro il caos:rovesciò il contenuto della borsa sulla scrivania,sotto gli occhi leggermente atterriti della paziente e finalmente ne piovve giù una penna,insieme a una certa quantità di ciarpame e a una piccola busta.Spostò momentaneamente tutto da una parte,per farsi spazio sulla scrivania,poi iniziò a scrivere:
-Allora…stavamo dicendo signora…?-disse come se nulla fosse alla malcapitata ragazza.
-Signorina…signorina Terriere…- le rispose quella.
-Signorina Terriere…mi dia tutti i suoi dati- continuò.piuttosto spazientita,Mirelle.
La signorina Terriere si stava alzando e guadagnava a passi indietro la porta:
-E’ che forse ci ho ripensato…magari torno quando c’è il dottor Claudel in persona….Bu..buongiorno,dottoressa Thambay…-
Mirelle la guardò uscire,senza riuscire a trovare le parole per fermarla.Quasi quasi le veniva da ridere,di fronte a quel grottesco episodio.Ma piuttosto volle rimettere in ordine le sue cose e soprattutto vedere meglio cos’era quella busta cui non aveva mai fatto caso.
La prese in mano e finalmente capì:era la letterina di Li…Sembrava proprio capitare al momento giusto:quanto le mancava ora Li,la sua tenera,innocente fragilità di fronte alla inattesa maternità,quelle lacrime silenziose,quell’amore disperato per Moussa…
Aprì la busta coll’elegante tagliacarte messole a disposizione dalla clinica e accomodandosi meglio sulla sua poltrona ergonomica,iniziò a leggere:
“Cara putri Thambay,
la tua Li ha combinato tante cose che non doveva…ma tu forse non sai che il signor Mulligan era mio padre…e quando l’ho scoperto putri Croft me lo ha ucciso sotto gli occhi….E’ una donna cattiva putri Croft e per questo ho cercato di ucciderla,quando sono venuti qui,lei e il signor Terry.
Il signor Terry invece è buono e io credo che mi vuole bene,anche se mi ha rimproverato perché ho preso il tuo bisturi….ma io ho visto che lui poi lo ha messo in tasca e se lo è tenuto per sè;e,sai putri?...io credo che vuole tanto tanto bene anche a te. Quando tornerai per far nascere il mio bambino,mi prometti che ci sarà anche lui,con te? Io vi aspetto tutti e due,siete le persone che amo di più,insieme a Moussa a al padre…
Li”

Mirelle aveva gli occhi pieni di lacrime,quando ebbe finito di leggere la lettera.Povera Li,anche lei avrebbe sofferto tanto,sapendo che il suo signor Terry…Qualcuno bussò in quel momento alla porta;era l’infermiera che le introduceva una ennesima visita.Mirelle cercò di riprendersi;mise a posto la borsa,che giaceva disfatta sulla scrivania,ma tenne la lettera stretta tra le mani ancora un momento,prima di infilarla nella tasca del suo camice.
Entrò un’altra paziente,questa volta desiderosa di programmare il suo prossimo parto entro e non oltre una certa data.Era un incontro di routine,che non imponeva a Mirelle particolare attenzione;cosicché la dottoressa inconsciamente ricominciò a pensare al contenuto della lettera,ad un passaggio che inizialmente aveva trascurato…’quando sono venuti qui,lei e il signor Terry’,’quando sono venuti qui lei e il signor Terry’ ‘quando sono venuti qui…’ Mirelle continuava a sentire questa frase ronzarle nella testa,come se avvertisse in essa qualcosa di oscuro,di improprio.
-Quando sono venuti qui?-sbottò improvvisamente a domandarsi ad alta voce.
La paziente per fortuna credette che la domanda fosse rivolta proprio a lei:
-Mio marito ed io?...l’ultima volta è stata una settimana fa,ma lei non c’era ancora,dottoressa…-
Mirelle si sforzò di prestare attenzione alla visita,mettendo da parte altri pensieri;non voleva far perdere alla clinica Claudel tutte le sue acquirenti…
Finalmente la sua giornata di lavoro terminò;più svelta del solito la ginecologa si allontanò dalla clinica,pedalando verso casa.Qui,gettata la bicicletta in un angolo,si sedette sul dondolo del giardino e aprì nuovamente la lettera,per rileggerla.
…Non c’erano dubbi:Li alludeva a un incontro con Terry,…avvenuto prima o dopo’ l’incontro di Mirelle con Lara Croft?…
A Mirelle mancava il fiato,girava la testa:cercò di calmarsi,di razionalizzare.Poteva non significare niente…e tutto.L’idea che l’uomo che amava fosse ancora vivo dilagava nel suo cuore con la forza di un fiume in piena che travolge ogni argine…ma lei tentò di porre riparo comunque a questa ondata.In realtà non c’era nessuna certezza che Terry fosse davvero vivo;e poi perché erano insieme lui e Lara?...Mirelle disprezzava quella donna,ma la temeva anche:non aveva mai potuto evitare di esserne gelosa,sapeva che era uguale a Terry…sapeva che lui l’aveva amata,a modo suo:e comunque Lara era una compagna pericolosa,che non avrebbe esitato a eliminarlo,quando lui non le fosse stato più utile…
Era questa la ridda di pensieri che le si agitava nella testa:la donna non riusciva a venirne a capo…aveva il disperato bisogno di parlarne con qualcuno,di confrontarsi…
Inforcò nuovamente la bici,si diresse verso il centro cittadino;arrivò trafelata davanti alla chiesa protestante e si precipitò all’interno,chiamando:
-Anthony!-
-Mirelle!...che succede,sei stravolta…calmati…- Anthony era davanti all’altare,che discuteva con il maestro di cappella:aveva visto entrare la giovane donna e precipitarsi verso la sagrestia,chiamandolo;le era andato incontro,per acquietarla,farle recuperare un po’ di contegno.Introducendola poi nel suo studio,con un gesto aveva congedato il suo precedente interlocutore,che li aveva seguiti con lo sguardo,piuttosto meravigliato.
-Mirelle…-le disse poi,una volta soli- tu mi metti in imbarazzo…spero ci sia un buon motivo per precipitarti così da me…-
-Scusami,scusami Anthony- La donna cominciava a rientrare in se stessa. –Forse non c’è nessun motivo reale…è solo che soltanto oggi ho letto una lettera che mi era stata spedita prima di partire per l’Europa…e ho creduto…scusa…forse mi sono solo illusa…-
-Siediti e raccontami le cose con ordine…ma prima,bevi qualcosa …ho appena messo a bollire l’acqua per il tè…-
Mirelle non riusciva a stare seduta,rimaneva in piedi,tamburellando nervosamente sui mobili della sagrestia,in attesa del tè.Anthony la prese per mano e la indusse ad accomodarsi:poi le offrì una tazza fumante,servendogliela di latte e zucchero.Quando Mirelle ne ebbe bevuto un paio di sorsi,si schiarì la voce e cercò,parlando con il giovane sacerdote,di schiarirsi le idee.
-Ho ricevuto una lettera in cui si parla di Terry…da vivo…ma …secondo quanto riferitomi da più di una persona…in quella data doveva già essere successa la disgrazia…-
Mirelle raccontò con calma come avesse saputo quello che era successo all’ex colonnello;chi gliene avesse parlato;raccontò anche dello scontro avuto con Lara Croft,spiegando brevemente chi fosse ad Anthony,che naturalmente non ne aveva idea.
-Perché tanto livore tra te e lei?...-domandò il giovanotto,incautamente.
Mirelle non voleva scendere in particolari,ma Anthony aveva toccato un tasto dolente;lui stesso se ne era reso conto,un po’ troppo tardi.
-Non importa,Mirelle,di questo parleremo poi…se vuoi….continua a ricostruire i fatti…-
Ma Mirelle invece si era soffermata a ricostruire parola per parola le battute scambiate con l’archeologa…e ripensandoci si rese conto che quella aveva semplicemente assecondato le sue convinzioni,senza mai confermarle apertamente…anzi:aveva sempre parlato di Terry al presente,come fosse ancora vivo…Che stupida era stata…perché se ne rendeva conto solo adesso?…
-Mirelle!...ma non mi ascolti?- Anthony richiamò la sua attenzione.- A cosa stai pensando,ora?-
-Sto pensando a quanto sono stata cieca…-rispose lei- quella infame mi ha deliberatamente fatto intendere una cosa per un’altra,Anthony…ma perché?...e Terry? Fino a che punto è coinvolto anche lui in tutto questo?..-
Anthony non sapeva cosa risponderle.Era davvero un intreccio che esulava dalla sua realtà quotidiana:sollevando gli occhi a guardarlo,Mirelle provò tenerezza per lui.Era affezionato a lei e cercava di starle vicino come poteva,ma appartenevano ormai a due mondi diversi.
Mirelle si alzò con un sospiro.Voleva congedarsi da lui.Ma Anthony volle comunque darle un parere:
-Ascolta Mirelle…non correre a conclusioni affrettate,non commettere due volte lo stesso errore…
Che il tuo uomo fosse morto io non ci avevo mai creduto,ti ricordi?...allora dammi un po’ di credito,stavolta:ti assicuro che,in ogni caso,essere tornata qui,a casa,dopo quello che ti è successo, era la cosa migliore che tu potessi fare!-
Mirelle tacque.Forse Anthony aveva ragione,dopotutto.Annuì con la testa e se ne andò,ancora un po’ confusa,ma già più consapevole di quando era entrata in chiesa.Prima di uscire,poi,non potè fare a meno di sollevare lo sguardo verso l’altare e,sospirando,ringraziare Dio in cuor suo…

Il sole non era ancora sorto quando Terry,invisibile come un animale predatore,rientrò in aeroporto,rioccupando il suo posto vicino a Lara.Quest’ultima sembrava profondamente addormentata,ma l’uomo non si faceva illusioni:era convinto che durante la notte avrebbe potuto accorgersi mille volte della sua assenza e che prima o poi gliene avrebbe chiesto spiegazioni.Ma aveva già pronta ogni risposta.
-Dove sei andato,Sheridan?-gli chiese infatti lei,improvvisamente.
-Non mi hai seguito,Croft?- rispose lui,piuttosto rudemente.
-Solo finchè non sei riuscito a seminarmi…non metterti di nuovo nei guai,Terry:hai qualcosa in tasca che appartiene a me!
Lui sospirò:
-Non ti si può proprio nascondere niente…-quindi tirò fuori dalla tasca l’anello,quello stesso anello con cui aveva giocherellato alla missione, e glielo lanciò:Lara lo prese al volo,scuotendo la testa:
-Vedi che faccio bene a non fidarmi…tu non cambierai mai,Terry Sheridan!-
L’uomo la guardò con uno sguardo divertito negli occhi:aveva una espressione stranamente soddisfatta,quando si voltò dall’altra parte,fingendo di voler recuperare un po’ di sonno.
Gli capitò di nuovo di sognare Mirelle;era steso accanto a lei e sentiva che si agitava nel sonno;la richiamava,dolcemente: -Svegliati,svegliati amore:è solo un incubo!- le diceva. –Terry!-le sentiva pronunciare il suo nome con una sfumatura di profondo rimpianto. Allora la baciava con dolcezza e se la stringeva sul cuore,lasciando che riprendesse a dormire accanto a lui,rasserenata.


Mirelle rientrò a casa più calma;non voleva che i suoi genitori si accorgessero del suo stato d’ansia,non voleva gravare su di loro.Ma entrambi avevano colto che la loro figlia covava nel suo cuore una pena silenziosa,che non aveva avuto il coraggio di rivelare a nessuno dei due.Cenarono in fretta,poi Mirelle si ritirò nella sua stanza e rilesse ancora,ripetutamente,la lettera di Li,cercando di immaginarne lo scenario preciso…Nel suo cuore era sempre più convinta che Lara le avesse mentito,le avesse mistificato la verità,il giorno di quel loro incontro…Damiani,però,era sinceramente addolorato per lei…Evidentemente c’erano due verità:una ufficiale e l’altra…? Che cosa facevano insieme alla missione Lara e Terry?
Anche quella notte prendere sonno fu una impresa e quando Mirelle riuscì naturalmente la aggredirono i sogni,anzi gli incubi:rivide la scena in cui era entrata nella stanza dell’ex marine e lo aveva accusato di aver sedotto Li;riprovò il terrore e la rabbia di essere sbattuta contro il muro da lui,poi improvvisamente si rendeva conto che contro quel muro non c’era più lei,ma Lara;e che lui,non si fermava,come aveva fatto con Mirelle,ma …ma….
Improvvisamente le sembrò di sentire la voce dell’uomo che la richiamava:-Svegliati,svegliati,amore…è solo un incubo- Era steso accanto a lei!Era ancora con lei! Pronunciò il suo nome,come a volerlo richiamare:-Terry!- e lui la baciò con quella straordinaria dolcezza che sembrava capace di esternare soltanto a lei…Allora si rasserenò e riprese a dormire più tranquilla.

La mattina del sabato Mirelle si alzò per tempo e cominciò a preparare la sua sacca da mare;non riusciva a trovare le chiavi della sua auto e andò a cercarle nello studio del padre:si stupì che l’uomo non fosse ancora nella sua poltrona,come ogni mattina…forse era ancora presto,pensò.Finalmente si ricordò che le chiavi le aveva lasciate proprio sotto il sedile della macchina,a portata di mano,e uscì in giardino per andare nel box. Inizialmente,distratta dai suoi pensieri e dal desiderio di mettersi in viaggio al più presto,la donna non si era accorta della presenza del vecchio Adrien:era intento a osservare le rose,forse controllava il lavoro di Mirelle.La donna a un tratto ebbe la sensazione di aver visto qualcuno,si accorse di lui.Ne fu piacevolmente stupita,lo salutò con calore:
-Buongiorno,papà…-
-Buongiorno,mia cara…stai andando…?- le chiese,senza distogliere la sua attenzione dai fiori.
-Sto andando a *******,papà….vorrei provare ad andare sulla barca…se ancora mi ricordo come si fa…-
-Sono cose che difficilmente si dimenticano…’Mon bateau’ è sempre ormeggiato là?...hai telefonato,per sapere se è in condizione di uscire?...-
Mirelle pensò che suo padre continuava a considerarla una piccola sprovveduta;la cosa la faceva sempre spazientire,così preferì non rispondergli.Adrien,dopo una pausa,riprese a parlare:
-Sai Mirelle?...a volte,perché un fiore sbocci al suo meglio,è necessario trapiantarlo da un posto all’altro…le roselline lillipuziane,per esempio…non fiorivano più:ho dovuto collocare la pianta al riparo di un albero,vedi?...- L’anziano pastore finalmente alzò gli occhi dal ramo di rose che stava osservando con così tanta attenzione e guardò negli occhi la figlia,indicandole la piantina di rose protetta da un alto fusto ombroso. Mirelle non faticò a capire che il padre indicando i fiori,stava alludendo a ben altro.Tacque,assorta nelle sue parole.L’uomo proseguì:
-Ti ricordi che prima era là,questa piantina…e alle sue spalle c’era quel vecchio platano che abbiamo dovuto abbattere, perché si era ammalato:anche gli alberi invecchiano e muoiono,Mirelle,e…il platano aveva lasciato le roselline senza difesa…- Adrien Thambay aveva smesso di guardare sua figlia negli occhi,continuava a osservare le sue piante,finchè,raggiunta Mirelle,le fece un piccolo sorriso e le diede un buffetto affettuoso:
-Sono stanco,marinaio…mi accompagneresti dentro,prima di salpare?-le domandò.
La donna pensò che per la prima volta,dopo anni,suo padre le si stava rivolgendo con quell’appellativo;e che per la prima volta,da sempre,le chiedeva un po’ di sostegno.
-Vieni,papà,appoggiati a me…-gli disse,e rientrarono insieme in casa.

XXXVI

Terry era abbastanza soddisfatto della piega che stavano prendendo gli eventi.Questa volta avrebbe ottenuto la sua ‘ricompensa’,senza correre rischi:sarebbe stata Lara in persona a dargliela,e questo avrebbe contribuito a rendergliela ancora più gradita…Non era una questione di denaro,ormai:era una questione di principio:con Lara bisognava giocare d’astuzia,questa era la verità,lasciando che cocesse a fuoco lento nel suo stesso brodo;voleva condurre il gioco?ne avrebbe avuto l’illusione,fino all’ultimo,fino in fondo! Naturalmente,si riservava per sé il momento in cui,finalmente e definitivamente, l’avrebbe liquidata…E sentiva che sarebbe stato estremamente gratificante anche quello,ora che Lara si era persino messa in testa che tra loro potesse rinascere qualcosa…Si era accorto benissimo che l’atteggiamento della donna nei suoi confronti era cambiato:la fredda ostilità era diventata una strana,bonaria,familiarità,come se l’archeologa volesse ‘marcare’ il proprio territorio…che si illudesse di riuscire anche in questo:perché no?
Il pensiero dell’uomo corse poi a Mirelle:cercò di immaginarsela nella sua città,nella sua casa…Terry pensò con rammarico che di lei sapeva poco o niente,nonostante gli sembrasse di conoscerla fin nelle pieghe più remote…Non voleva ammetterlo,ma rispetto a Mirelle si sentiva molto meno sicuro di quello che gli sarebbe potuto capitare:e se,tornata in Francia,la giovane donna avesse guardato con occhi diversi la loro avventura? Se,rincontrando i suoi familiari,reintegrandosi nel suo ambiente,avesse capito quanto fosse grande la distanza che la separava da lui…quasi incolmabile?...se avesse ritrovato…-come si chiamava?- Anthony?..
L’ex marine cominciò a giocherellare con l’anello che aveva al dito,facendolo ruotare tra pollice e indice:no,si disse,Mirelle apparteneva a lui…e non vi avrebbe rinunciato,per nessun motivo!


Mirelle raggiunse ****** in seconda mattinata:la giornata era splendida e l’aria dell’Atlantico straordinariamente pulita e fresca.Non si fermò in città,andò direttamente al porticciolo turistico,dove era ormeggiata ‘Mon Bateau’,una imbarcazione a vela che suo padre aveva acquistato in occasione del suo quindicesimo compleanno,sulla quale lei aveva imparato a regatare come un esperto marinaio…ed era stato proprio Adrien ad insegnarle tutti i segreti.
La barca era inutilizzata da almeno tre anni;i marinai del circolo avevano badato a tenerne la carena sempre pulita e pronta per ogni occasione,ma Mirelle volle innanzitutto metterne in ordine la cabina e la plancia.Si rimboccò le maniche e si mise alacremente al lavoro.Lavorare era la sua medicina per ogni cosa…e le serviva a riflettere senza torturarsi. La possibilità sempre più concreta che Terry fosse vivo ormai le aveva restituito energia,positività.Saperlo vivo era la cosa che la rassicurava di più,anche rispetto all’idea di non vederlo…No,non rivederlo più le sembrava abbastanza impossibile,presto o tardi si sarebbero incontrati,ne era certa...A meno che non vi fosse stata l’intrusione di un’altra tra loro – e Mirelle sapeva benissimo di chi altra-… ebbene in quel caso non avrebbe comunque ceduto:sapeva battersi anche lei,se ne valeva la pena!
Quando finalmente ebbe finito di sistemare la barca,il vento era calato e non conveniva più uscire.Mirelle decise di fare due passi,magari andare a mangiare qualcosa.
L’estate animava la cittadina di turisti provenienti un po’ da tutta l’Europa;all’edicola erano in vendita giornali italiani,spagnoli,inglesi.Chissà quale strana intuizione la invogliò ad acquistare il Daily telegraph:forse voleva spolverare l’inglese che da giorni non parlava più? O desiderava riavvicinarsi a quel mondo che sapeva di Terry?
Con una copia del quotidiano inglese sottobraccio,andò a sedersi al tavolino di un bistrot;ordinò un panino e del vino;poi cominciò a sfogliare il giornale.Improvvisamente la sua attenzione fu attratta da una ‘breve’ di cronaca: “La famosa archeologa Lara Croft è attesa nella capitale al rientro di una ennesima impresa:le prove dell’esistenza dell’ultimo grande Buddah di pietra.” L’articolista invitava gli appassionati a recarsi all’aeroporto di Eathrow il giorno dopo per accogliere come si conveniva l’ eroina britannica.
-‘Dunque…è tornata là!’- pensò tra sé Mirelle.Ebbe la sensazione fortissima che non ci fosse tornata da sola,che Terry fosse stato là con lei;e magari ora tornavano insieme,a raccogliere l’applauso del pubblico inglese….
Si alzò bruscamente dal tavolino,pagò e tornò al circolo velico;il vento era rinforzato e il mare si era anche ingrossato,ma Mirelle volle uscire lo stesso.Aveva bisogno di misurarsi di nuovo con la natura,con i suoi pericoli e le sue insidie:aveva bisogno di affilare le proprie armi…
Sentire la barca che fendeva le onde,di bolina,sfidando il maestrale fino a domarlo,fu una sensazione ritrovata,ma sempre nuova:il vento nei capelli,gli spruzzi d’acqua che salivano alti,fino a lei,la tensione delle sartie…tutto questo la ricaricava,le restituiva la parte indomita del suo carattere,quella parte che le aveva permesso di incassare tanti colpi,senza mai lasciarsi vincere…
Al rientro,alcuni soci del circolo e i marinai che vi lavoravano erano sul pontile ad attenderla:la sua era stata l’unica barca a uscire e tutti erano rimasti piuttosto in apprensione finchè non avevano visto rientrare quella affascinante,scontrosa velista.Fu costretta ad essere gentile e ringraziarli per la sollecitudine dimostrata,ma prima che a qualcuno di loro potesse venire in mente di familiarizzare ulteriormente con lei,si dileguò.
L’uscita su ‘Mon bateau’ aveva giovato al suo benessere fisico e mentale,ma rimaneva in lei l’ansia di sapere di più rispetto alla notiziola letta sul giornale:cosa fare?....aspettare il Daily del giorno dopo?..rimanere in città,bighellonando da sola fino a sera,a costo di intristirsi nuovamente? Finì col montare in macchina e andare via,lungo la litoranea,senza una meta precisa:forse a Le Havre avrebbe trovato altri giornali che parlavano dell’argomento…
La sera calava e Mirelle era ancora in auto,senza una meta precisa.Aveva percorso tutta la linea costiera,superando Le Havre e le altre cittadine della Normandia,una dopo l’altra…le era passata per la testa un’idea impossibile:imbarcarsi per Dover,raggiungere Londra e andare ad accogliere anche lei l’ ‘eroica archeologa’…ma la strada era davvero lunga,estenuante.E a casa,cosa avrebbero pensato di questa sua lunga assenza?
Si fermò a un autogrill,per prendere un caffè e telefonare.
-Mamma,sono Mirelle…volevo dirti…-
-Meno male che hai chiamato,cara!-la voce di sua madre era piuttosto trafelata. –Papà non sta bene:quando arrivi?-
Mirelle chiuse gli occhi,cancellò ogni altro pensiero:suo padre stava male e lei era lontanissima.
-Torno subito,mamma…-disse,scappando senza riagganciare la cornetta e precipitandosi in macchina.


L’aereo che li avrebbe riportati a Londra era finalmente arrivato.Terry e Lara vi presero posto,apprezzandone la comodità,dopo una ennesima nottata passata all’addiaccio.Si trattava di un volo destinato a poche persone,per lo più uomini d’affari:Lara lo aveva scelto per non dare troppo nell’occhio e aveva anche preteso che non sedessero vicini:ciascuno dei due potè continuare a seguire il corso dei suoi pensieri,davanti alla colazione che una graziosa hostess servì loro,insieme ai giornali.
Sfogliando il Daily,a Terry capitò di leggere la stessa notizia che aveva colpito l’attenzione di Mirelle e si domandò come mai fossero trapelate informazioni sul loro rientro:si domandò anche se Lara ne fosse al corrente,se fosse stata una sua idea…la cosa lo irritava decisamente,ma come al solito rimase in attesa degli eventi.
Lara stava controllando che la notizia che aveva dato ordine di diffondere fosse stata pubblicata.In realtà sapeva benissimo che loro non sarebbero atterrati a Eathrow…era una forma di depistaggio,per avere la possibilità di recarsi indisturbati a Croft Manor e poi …
La donna immaginò la lieta conclusione di quella avventura:avrebbero consegnato insieme,Terry e lei,i preziosi ritrovati;l’uomo si sarebbe riabilitato di fronte alle autorità(anche grazie al suo personale intervento)….poi sarebbero rientrati nel suo castello…e lì si sarebbero ritrovati,finalmente…L’archeologa era certa che questa impresa condivisa nella complicità reciproca li aveva di nuovo avvicinati:l’ambiente del suo castello,il ricordo dei bei vecchi tempi,avrebbero fatto il resto:Terry non poteva sfuggire alla sua seduzione…anche perché lei conosceva tutti i suoi trucchi…e glieli avrebbe smontati,uno ad uno..anche l’ultimo che forse lui credeva le fosse sfuggito:ah ah!...la sua rivincita sarebbe stata completa!


XXXVII
Mirelle rientrò a Rouen quando ormai albeggiava.Aveva corso in auto come una forsennata,anche a rischio di farsi male,pur di arrivare in tempo:lasciò la macchina in strada,e si precipitò in casa.Ma non c’era nessuno… Vicino al telefono trovò un biglietto di sua madre:aveva ritenuto opportuno far ricoverare Adrien in ospedale.Mirelle volò in centro,finalmente raggiunse la casa di cura:c’era una sorta di receptionist che,inizialmente,data l’ora, le fece mille difficoltà,prima di lasciarla salire al reparto.Quando finalmente riconobbe la sagoma di sua madre,di spalle davanti a una porta,le sembrava di non avere neppure più il fiato per chiamarla.Le mise una mano sulla spalla e quando la donna si volse,Mirelle le chiese con lo sguardo,supplicandola,come andavano le cose.
La madre la abbracciò,per rassicurarla.Ma la situazione era piuttosto stazionaria:Adrien aveva avuto un malore,perdendo conoscenza e madame Thambay aveva preferito ricoverarlo al più presto…Ora nella sua stanza sembrava addormentato:ma che sonno era il suo?
Mirelle chiese se poteva vederlo.In fondo anche lei era medico…La caposala le fece cenno di si e la giovane donna entrò silenziosamente e si mise a sedere su una sedia,al capezzale del padre,prendendogli una mano e aspettando.
Stava ancora aspettando,quando sopraggiunse il medico a visitare l’anziano pastore.Non la degnò di uno sguardo,inizialmente,tutto preso a controllare nella cartella le lastre,l’elettrocardiogramma e gli altri elementi che l’infermiera gli aveva consegnati.Poi la vide:
-Mirelle?...-
Lei lo fissò meglio,nella luce indefinita del mattino e riconobbe un ex compagno di studi:
-Renee?...-
Si alzò dalla sedia,gli si avvicinò.
-Non sapevo fosse tuo padre…o meglio…non pensavo di trovarti qui,vicino a lui…Credevo fossi da qualche parte,in Africa…-
-Sono tornata da un paio di settimane…-rispose lei,senza aggiungere altro- Come sta?-
-Il cuore comincia a perdere colpi…- Il medico le mostrò le lastre che aveva consultato prima- Ha avuto un’aritmia…comunque deve solo controllarsi meglio:vedi questo è un sonno indotto,per consentire ai farmaci di riequilibrare la situazione…
Mirelle cercava di capire quello che diceva il suo collega,osservando il referto,ma aveva delle difficoltà:
-Ma in una persona così anziana…un sonno indotto non può essere…pericoloso?-domandò perplessa- Scusa,ma perché le tieni così,le lastre…mettile dritte,no!-esclamò a un tratto,spazientita.
-Ma sono dritte,Mirelle….non sapevi che tuo padre ha il cuore a destra?...-Renee era meravigliato.
Ma ancora più meravigliata,senza parole anzi,rimase Mirelle…
-Mirelle?...non è un fatto grave…Mirelle?- il cardiologo si era accorto che la giovane donna era rimasta stranamente disorientata da quella scoperta.Fu lei,comunque, a riprendersi e riuscire a rispondergli:
-Sai…papà non ha mai avuto bisogno di cure mediche…finora…non potevo immaginare…-E si voltò a guardare suo padre,con un istintivo sorriso sulle labbra.
In quella una infermiera richiamò l’attenzione del medico,che uscì dalla stanza,non senza aver nuovamente rassicurato Mirelle che suo padre presto sarebbe ritornato a casa,non appena le sue condizioni si fossero stabilizzate.
Mirelle ritornò a sedersi vicino al vecchio,appoggiò il capo sul letto e iniziò a ridere sommessamente,ridere e piangere insieme…
A un tratto avvertì la mano di suo padre carezzarle i capelli:
-Mia cara….piangi o ridi?- le chiese.
Lei sollevò il viso,lo guardò felice:
-Scusami…ti ho svegliato…-
Anche Adrien sorrise:
-Meglio così,no?...-
Mirelle scoppiò in un pianto liberatore,lasciando che il padre la consolasse carezzandole amorevolmente la testa.
-Perché non mi racconti cosa ti tormenta?...credo sia venuto il momento di farlo,no?...-
Mirelle annuì.Ma non sapeva da dove cominciare:
-Si tratta di un uomo,papà…-
Il vecchio aggrottò le sopracciglia:
-Un uomo…che ti fa soffrire?-
-No…no…è l’uomo che amo…quando sono tornata qui,ero sicura che…che fosse morto…-
Adrien sorrise amaramente:
-E’ per questo…?-
Mirelle sollevò la testa,per difendersi:
-No…volevo già tornare…avevo tanto bisogno di stare con te,papà,di riabbracciarti…-
I due si strinsero la mano,riallacciando il filo di una complicità innata,istintiva.
Dopo una lunga pausa,l’uomo chiese:
-Parlami di lui…raccontami tutto…-
Finalmente Mirelle gli spalancò il suo cuore,raccontandogli la sua esperienza,esternandogli tutto l’entusiasmo per quella vita che aveva lasciato,confessandogli tutto il trasporto che nutriva per Terry,tutto l’infinito dolore che aveva provato all’idea di averlo perso per sempre.
-Solo che ora,papà…ho capito che…che è vivo…ed ho paura…-
-Paura di che,bambina mia?-
-Paura che…non torni da me…che un’altra donna ci possa separare!-
Adrien scosse la testa,pensieroso,guardando con bonaria indulgenza la figlia adorata.
-Quando ho telefonato ieri sera…-continuò Mirelle- io,io stavo per raggiungere Calais…volevo partire,andare a Londra…-
Il vecchio pastore sorrise:
-Allora ho fatto bene,a sentirmi male…!...Devi aspettarlo,Mirelle….semplicemente aspettarlo….e se ti ama,tornerà:ma non credi che te ne abbia già dato la prova ?...-
Mirelle abbassò la testa,pensò a Terry,che andava via ammanettato e la salutava gettandole un bacio con le dita;ma poi pensò a Lara,alla sua odiosa sicurezza,alla sua determinazione,a quella espressione vincente che aveva sempre sul viso…
-Non credo,Mirelle- la rassicurò il padre,come leggendole nei pensieri –non credo che un uomo innamorato di te,possa amare nessun’altra…-
Si guardarono negli occhi:suo padre le infondeva come sempre una forza interiore,una sicurezza…la sicurezza che le aveva fatto muovere i primi passi verso di lui,quando era una bambinetta di un anno;che le aveva fatto affrontare delusioni e incertezze nell’adolescenza;che l’aveva portata a scelte definitive,anche a costo di entrare in conflitto con lui,come era avvenuto prima di partire per la missione.
Entrò l’infermiera,interrompendo la loro conversazione:dietro di lei c’era Madeleine Thambay,ansiosa di riabbracciare il marito. Mirelle si allontanò.


Il viaggio estenuante da Hong Kong a Londra,senza scalo,finalmente volgeva al termine,almeno Terry così credeva;invece Lara aveva in serbo per lui un’ennesima sorpresa.Si alzò dal suo posto,fingendo di andare in bagno,facendogli cenno di seguirla;insieme scivolarono nel vano bagagli e di là –in questo Lara doveva essere evidentemente già d’accordo coi piloti- indossato il paracadute si lasciarono cadere giù,nella verde campagna inglese…
Atterrarono all’interno della tenuta che circondava Croft Manor,la splendida residenza appartenuta da generazioni alla famiglia dell’archeologa.Lara,liberatasi del paracadute,fischiò e uno splendido cavallo nero apparve,già sellato e pronto per condurla fino a casa.Anche Terry si era liberato del suo paracadute:Lara gli offrì il braccio,per aiutarlo a montare sul suo morello,ma l’uomo fece finta di niente e si incamminò verso l’ingresso della residenza.La donna comiciò a rigirargli intorno sulla sua cavalcatura,irridendolo,poi si fermò:
-Vuoi montare o no?- gli disse.
Finalmente Terry,senza bisogno d’aiuto salì a cavallo,dietro di lei e prima che la donna potesse accorgersene,premendo bruscamente sui fianchi della bestia,lo spinse al galoppo.Lara si lasciò andare al contraccolpo, appoggiando le spalle al petto dell’uomo e ridendo.Poi riprese le redini,e il cavallo recuperò la sua andatura normale.
Entrati nella sontuosa hall della tenuta,accolti dai servitori già pronti a prendersi cura di loro,liberandoli dei soprabiti e dei pochi bagagli,avvertirono entrambi una strana sensazione di deja vu. Lara si volse a domandargli:
-Allora…ti ricordavi della mia casa?-
-Come avrei potuto dimenticarmene…-rispose lui,con uno sguardo ironicamente allusivo.
-Accomodati…William ti mostrerà dove potrai sistemarti un po’….ci vediamo tra poco…-
Lara aveva lo sguardo che le brillava e un sorriso trionfante.Era divinamente bella.

Terry fu introdotto in una sorta di suite,con stanza da letto,bagno e salotto privato.Era tutto splendido,perfettamente accurato,perfettamente rispondente ad ogni esigenza di un ospite:era tutto troppo simile a Lara…In ogni caso lui volle approfittare di quei magnifici conforts,ne aveva decisamente bisogno,se voleva tornare a somigliare ad un uomo,piuttosto che ad un naufrago…Si lavò,si sbarbò,si guardò allo specchio con una certa soddisfazione.Poi senza pensarci sopra aprì un armadio:era sicuro di trovarci gli abiti necessari a cambiarsi.Optò per una camicia bianca e un paio di pantaloni scuri,sportivi.Stava per togliere l’accappatoio e rivestirsi quando qualcosa,forse la vista del laccetto col tau sul comodino,gli gettò addosso una incontrollabile ondata di nostalgia:si sedette sul letto,socchiuse gli occhi e gli tornò in mente la doccia fatta nel quartier generale italiano,quando Mirelle gli era scivolata tra le braccia…nuda…baciandolo come solo lei sapeva fare…Avevano fatto l’amore,per la prima volta…lo avrebbero rifatto ancora,tutta la notte,instancabilmente:Mirelle sembrava essere nata,per far l’amore con lui…Ancora pochi giorni,ancora poche ore…e l’avrebbe rivista…

XXXVIII
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
- Si?- disse l’uomo,distogliendo drasticamente la mente da quei pensieri.
-La signora le manda a dire che la attende in biblioteca,non appena sarà pronto…-
-Grazie,William…-
Bene.Si avvicinava la resa dei conti,pensò.Senza indugiare oltre si vestì,indossò il tau e scese in biblioteca.
Anche Lara aveva riacquistato un aspetto più confacente al luogo in cui si trovavano.I capelli erano di nuovo ordinati,il trucco impeccabile e aveva indossato un abito bianco,aderente,col colletto alla coreana e una vertiginosa scollatura che mettevano in evidenza tutta la sua bellezza.
Lo aspettava seduta comodamente in poltrona,davanti al camino spento.Si alzò in piedi,per andargli incontro e,di nuovo,gli mise le mani sulle spalle,sorridente:
-Sembra che siamo arrivati al capolinea,Terry…-
Lui mise le sue mani su quelle di Lara e le sorrise,seducente:
-Finalmente,Croft!...-
-Adesso andremo a consegnare la statuina e i gioielli al direttore del British museum…e lo faremo alla presenza di un pezzo grosso del MI6…credo che tu te lo sia meritato,Terence Patrick Sheridan…soprattutto se adesso mi ridai quello che è mio…-
Terry arretrò un attimo,come se Lara l’avesse preso in castagna:
-Ti ho già dato l’anello…-
-Mi prendi proprio per stupida?...davvero pensavi che io potessi bermela così?....-disse lei,guardandolo,divertita.-Sei tu,che stai invecchiando,Terry…-
Anche Terry si finse divertito e ammirato della perspicacia di Lara.
-E va bene…hai vinto anche stavolta…- Infilò una mano in tasca e ne tirò fuori il famoso anello d’oro.-…in fondo tutto quello che chiedo è vedertelo al dito…solo una volta…-disse con fare suadente.
-Possiamo anche farlo…dai,provamelo!- rispose Lara,stando al gioco.
Terry le infilò l’anello all’anulare,con una studiata gestualità,senza toglierle lo sguardo dal viso.Lara se lo rimirò,raggiante.
-Sai che la ricchezza non mi interessa…- gli disse poi,sfilandoselo e collocandolo nell’astuccio dove aveva raccolto tutti i preziosi trovati nel Buddah.Quindi prese la copia che le aveva rifilato Terry a suo tempo e gliela lanciò:
-Puoi sempre tenerti questa!...il bagno nell’oro l’ha avuto…ma ti avverto:una fede nuziale falsa compromette anche il legame tra l’uomo e la donna che l’ha indossata…-
-Allora…meno male che non ti ho provato questa…- disse lui,con lo sguardo carico di malizia.
Lara gli si avvicinò,sempre sorridente e.abbassando la voce in tono denso di promesse,gli suggerì:
-Andiamo a concludere questa faccenda…al ritorno poi,festeggeremo!-
-Andiamo!- assentì lui.


Il direttore del British,professor Archibald Stanley, non stava più nella pelle dalla curiosità:Lara e Terry,entrati da un ingresso secondario del Museo,lo trovarono nel suo studio che percorreva avanti e indietro la stanza,col rischio di lasciare un solco sul magnifico tappeto persiano che ne impreziosiva il pavimento.
-Signora Croft…colonnello Sheridan…-disse guardandoli entrare- non potete sapere quanto sono contento di vedervi…prego,prego….accomodatevi…-
- Ex colonnello…-lo corresse Terry,accomodandosi.
-Ancora per poco,ancora per poco…amico mio…- rincalzò l’altro – E’ chiaro che dopo aver collaborato con la signora Croft ad una impresa così rischiosa….lei deve esser riabilitato,pienamente!-
Terry sospirò,quasi sbuffando.Ma non aggiunse altro.
Lara mostrò al direttore le foto scattate e gli consegnò la pellicola che riprendeva dall’alto il Buddah.Poi aprì la sua sacca e tirò fuori la statuetta di onice.L’uomo non sapeva far altro che sospirare entusiasta,emettendo suoni inconsulti di ammirazione.
Infine Lara prese la custodia dei gioielli e la squadernò sulla scrivania del professore Stanley:la stanza risplendette della luce riflessa dell’oro e delle pietre preziose.Il direttore dovette sedersi nella sua poltrona,folgorato.
Terry spazientito da quelle smancerie,mordeva il freno.
-Naturalmente- concluse Lara – lei farà esaminare dai periti e dagli esperti del museo tutto questo materiale,per verificarne l’autenticità…-
Il professor Stanley si volse a Terry,stupito e divertito insieme,come a volerne conquistare la complicità:
-Periti? Esperti?....ma signora Croft:chi è più esperta di lei? Chi potrebbe vantare maggiore perizia,in questo campo???...no,da domani tutto questo materiale avrà il suo posto nelle sale d’esposizione…abbiamo già provveduto,installando i più agguerriti sistemi di sicurezza…Da domani,sarà inavvicinabile…se non dagli occhi ammirati di centinaia di migliaia di visitatori,che non aspettano altro da mesi!!!-
-Allora,se è così…mi permette di verificare questi impianti di sicurezza?...voglio presenziare al momento in cui i gioielli saranno sistemati nelle teche da esposizione…controllare che sia tutto a posto…-
-Ma certo,ma certo…prego:venite tutti e due…-
Terry stava già declinando l’invito,ma prima che potesse parlare,Lara gli rubò le parole di bocca:
-No..il colonnello Sheridan ci aspetterà qui,vero?-
L’uomo dovette voltarsi da un’altra parte per celare il bagliore del suo sguardo.Quando l’avrebbe finita Lara di decidere per lui?...
Mentre Lara e il direttore si allontanavano,una porta secondaria dello studio si aprì ed entrò un uomo di mezza età,che Terry riconobbe essere un dirigente del MI6.Come previsto,quest’ultimo,dopo avergli consegnato i suoi documenti,come attestazione della recuperata affidabilità sociale,gli propose di nuovo la restituzione dei gradi e la riammissione nell’esercito.
-Grazie,ma preferisco rimanere a spasso…-
-Allora lei risulterà messo a riposo…ma sappia che in qualsiasi momento potrà rientrare e che ci riserviamo la possibilità di richiamarla,se ne avessimo bisogno.-
-Riservatevi quello che volete…io potrò sempre dire di no!- ribattè il soldato,in tono determinato.
L’uomo del MI6 lo guardò negli occhi,studiandolo:
-Sembra che non rimpianga affatto la sua vita precedente…mi auguro però che non abbia rimpianti nemmeno per le sue scelte sbagliate!-
Anche Terry lo fissò,poi abbassò lo sguardo:
-Rimpiango solo la libertà…- rispose.
In quella Lara e il direttore del British rientrarono,fra mille convenevoli più o meno zuccherosi.L’ufficiale scivolò via,dalla stessa porta da cui era entrato.Terry non vedeva l’ora che tutta quella rappresentazione terminasse.Guardò impaziente Lara,che sembrò raccogliere la sua tacita istanza e finalmente iniziò a congedarsi dal logorroico professor Stanley.
A Croft Manor li attendeva una splendida cena,servita sontuosamente da William,che seppe sparire al momento giusto,lasciandoli liberi di festeggiare senza troppo rispetto per l’etichetta. Lara stappò una bottiglia di champagne e ne servì il suo ritrovato compagno,invitandolo a brindare come avevano sempre fatto,incrociando i calici;Terry si prestò divertito al gioco.
-Ai bei vecchi tempi,Terry…e ai nuovi:da domani,si ricomincia!-
-Che intendi dire,Lara?-
-Che sei tornato tra i nostri,no?-
-Ti sbagli…non ho accettato l’invito del tuo uomo…-
Lara rimase un attimo stordita,perplessa.Poi lo guardò e gli disse:
-Hai fatto bene…ho una proposta diversa…-
Terry sospirò,con indulgente pazienza.
-Sentiamo…-
-No…voglio parlartene dopo…adesso vieni con me…-
Lo prese per mano e lo condusse nella stanza da letto che già a suo tempo avevano condiviso.Terry notò che la sua roba era già stata traferita là:Lara doveva essere proprio sicura di sé…
-Non credi che qui,saremo più comodi…e potremo riprendere un discorso lasciato interrotto…-
Lui fece una risatina appena accennata,maliziosa ed enigmatica a un tempo.
Lei la prese per un si e lo attirò verso il letto.
-Spogliami,Terry!- gli suggerì.
Lui non se lo fece ripetere due volte.Le abbassò abilmente la cerniera tenendola tra le braccia;il vestito bianco scivolò a terra,svelando la perfetta nudità della donna.
Lara lo invitò a stendersi con lei tra i cuscini,iniziò ad accarezzargli il viso,le spalle;gli aprì lentamente la camicia e gli baciò voluttuosamente il petto.
Lui si schiarì la voce:
-Qual era la proposta di cui volevi parlarmi?-
-Sapevo che avresti voluto sentirla…-Lara si interruppe.Si sollevò un po’ e gli chiese:
-Trasferisciti qui da me…formeremo una coppia perfetta,senza vincoli né obblighi verso il governo britannico…e ogni giorno potremo tuffarci in una nuova avventura…-
Terry aveva appoggiato il gomito sul cuscino e il viso sulla mano:la guardava,interrogativamente.
-Immagino che tu già sappia l’avventura di domani…-
-Infatti!- rispose lei,raggiante. –Mi hanno appena chiamato dal triangolo delle Bermudas…pare che il mistero di Atlantide si celi proprio là….-
Senza aspettare la risposta di Terry,Lara riprese a carezzarlo,baciarlo,indugiando sulla cicatrice della ferita che lei stessa gli aveva procurato:
-Non credere che non ne abbia sofferto anch’io- disse,sfiorandogliela con le dita –Ma tu sai che era l’unico modo,per fermarti…-
-Già…l’unico che tu conosca…- ammise lui.
Lara non raccolse la velata provocazione,piuttosto volle a suo modo provocarlo:
-Ce le hai ancora,quelle manette?-
-Mmm mmm- rispose lui.
-Perché non vai a prenderle?....ho in mente una variante…-
Terry non aspettava altro.Si alzò dal letto e si allontanò.
-Ti fai aspettare,Terry?-
Lui le rispose distrattamente:
-No,Lara…sto andando via!-
La donna si sollevò bruscamente tra i cuscini,lo fissò senza capire:
-Via? Perché?...credevo …-
-Credevi di potermi tenere qui,nel tuo bel castello?...non sono un prezioso reperto archeologico,nemmeno un trofeo di caccia…-
-Ma Terry…non ti avrei mai considerato come tale…io ti ho appena offerto di condividere con me la mia vita…-Lara aveva un tono stranamente implorante.
-Lara…stando con te,finirei per tornare quello di prima:non sopporto le costrizioni,non sopporto di dipendere da nessuno….dovresti saperlo,invece non impari mai:non mi puoi tenere legato a lungo,nemmeno con un paio di braccialetti…-Nel dir così le restituì le manette;Lara le afferrò al volo,poi cambiando tono gli rinfacciò:
-Non ti si lega con i braccialetti,ma con un anellino si,vero?...E’ da lei,che vuoi tornare ?-
L’uomo non le rispose,aveva raccolto le sue cose in una sacca,l’aveva messa in spalla,se ne stava andando:Lara capì solo questo…stava andando via,l’unico uomo che avrebbe voluto per sempre…andava via…Volle trattenerlo ancora,ad ogni costo,anche colpendolo alle spalle:
-Lei non ti aspetta,Terry:lei ti crede morto…e ti ha già dimenticato!..se ne è tornata a casa,al sicuro…da mamma e papà!- e rise.
L’ex marine si fermò sulla soglia,trasalì:
-Come morto?...non le hai….?-
La donna,si alzò:era nuda, in tutta la sua bellezza statuaria;lo fissò con l’espressione trionfante di una dea pagana,bella e vendicativa.
-Resta con me,Terry…non te ne pentirai…so come fartela dimenticare…Sappiamo come divertirci insieme,no?- L’uomo la guardò,centimetro per centimetro;tornò sui suoi passi,lasciò che lei gli si avvicinasse,s’illudesse di potersi riappropriare di lui:poi le mise una mano intorno al collo,pronunziando con glaciale disprezzo questa parole:
-Vuoi la verità,Lara?…sei uno splendido attrezzo da palestra…con cui ogni tanto tenersi in allenamento:ma la partita vera,ormai,l’abbiamo giocata…e tu hai perso!- Così detto la respinse con violenza,mandandola a cadere tra i cuscini,e se ne andò per sempre.
gemini213/2/2006, 23:28
Croft....

http://imageshack.us
arielcips3/2/2006, 23:33
...o mammma.....come non ispirarsi guardando queste immagini?
....la creazione letteraria ne giova!!!
 
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Evilsisters
view post Posted on 3/4/2008, 18:01




...ultima tranche....
 
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view post Posted on 3/4/2008, 18:02
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XXXIX
Uscendo da Croft Manor senza rimpianti, Terry imprecava tra sé:-dannazione,Croft….riesci a rovinarmi sempre il finale…- Era così soddisfatto di come si era svolto a perfezione il suo piano ed ora la consapevolezza del fatto che Mirelle in tutto quel tempo aveva forse sofferto disperatamente a causa sua lo amareggiava terribilmente.
All’uscita del viale alberato lo aspettava un taxi.Diede un indirizzo privato e aspettò con ansia di portarsi a destinazione.Doveva sistemare alcune cose nella sua vita e fino a poco tempo prima pensava di avere abbastanza tempo per farlo:ma ora gli sembrava assolutamente necessario andare dalla sua donna,la donna che amava,rassicurarla…Terry ricordò con una punta di preoccupazione le ultime parole di Lara:”lei ti crede morto…e ti ha già dimenticato!...se ne è tornata a casa al sicuro…da mamma e papà!”.Lara aveva riso con cattiveria,piena di livore.E se avesse avuto ragione? Terry non volle crederlo,nemmeno per un minuto.Ma sapeva che il suo ritorno da Mirelle ora sarebbe stato comunque diverso da come lo aveva immaginato.O forse no?
Si fermò a Londra solo il tempo necessario a riordinare qualcosa nella sua vita;poi una mattina,fatti degli approssimativi bagagli,partì per Dover,a bordo di una rombante moto scura, e si imbarcò per la Francia.


Era passata già quasi una settimana;Mirelle rientrava dall’ospedale a piedi,spingendo lentamente la bicicletta:aveva bisogno di riflettere e,anche se non a piedi nudi,il contatto con la terra le giovava,insieme alla lentezza forzata di quella passeggiata.
Cosa le aveva detto,suo padre? ‘Devi aspettare…’ Lei si ripeteva quelle parole per darsi forza,ma era difficile per una persona attiva come era sempre stata limitarsi ad aspettare;le situazioni di impasse non le erano mai piaciute,mai…Solo che davvero non poteva fare altrimenti:ora come ora, finchè suo padre non fosse stato dimesso e lei non lo avesse rivisto ben sistemato al suo posto in casa non si sarebbe mossa da Rouen…Ma la tempesta che aveva nel cuore la agitava nonostante ogni tentativo di ragionare.
Se almeno avesse potuto procurarsi qualche altro giornale inglese,per sapere le ultime novità….
Si era fermata un attimo,si guardava intorno.Le strade erano pressocchè vuote,in quell’ora pomeridiana.Le famiglie erano ritirate in casa ,davanti alla mensa quotidiana;si avvertiva il rumore gradevole dell’acciottolio dei piatti,le voci allegre di chi condivide il pranzo in una giornata di ferie,nel calore dell’estate che avanza.Pensò che lei e Terry avevano sempre mangiato in condizioni piuttosto precarie…tranne quella sera che avevano cenato insieme a Damiani e agli altri ufficiali italiani…sorrise,pensando a quello che il suo uomo era stato costretto a improvvisarsi…Il suo uomo?..era ancora suo?lo era mai stato,completamente? Mirelle se ne sentiva certa in cuor suo,ma il buon senso,il solito buon senso sembrava diffidarla dall’illudersi troppo…Al diavolo,il buon senso,accidenti!
Si accorse che era tardi,sua madre la aspettava;si sarebbero date il cambio, come ogni giorno,per stare vicino ad Adrien tutta la giornata.Affrettò il passo,anzi inforcò la bici e raggiunse casa pedalando energicamente.
Arrivò piuttosto trafelata,notando appena con la coda dell’occhio una moto di grossa cilindrata parcheggiata in prossimità del loro villino.
La madre la aspettava sulla soglia,impaziente di andare.
-Scusa,mamma….mi sono un po’ attardata…-
-Va bene,va bene Mirelle…ah,ti ha cercato una persona…-
Mirelle si bloccò un attimo.La madre sembrava presa solamente dal pensiero del marito.
-Una persona…chi?-
-Un tale…ha lasciato una cosa per te,è sul tavolo dell’ingresso…-
Il cuore di Mirelle sembrava impazzito:la giovane donna cercò di calmarsi.Perchè tanta emozione,poteva trattarsi di chiunque:un paziente della clinica,un suo collaboratore…
-Ma…mamma,aspetta un attimo!...dov’è andato,adesso?-
-Ma deve essere qui intorno…ha detto che avrebbe aspettato,che sarebbe ripassato…Mirelle,cara,fammi andare…-
La madre si affrettò a girare l’angolo del viale;non era stato facile per lei recitare quella sorta di commedia con la figlia,ma aveva capito che quello straniero che era venuto a cercarla doveva avere un legame con lei piuttosto profondo;e dalla reazione emotiva di Mirelle,doveva essere anche abbondantemente ricambiato…allora meglio non rovinare la sorpresa…Anche se avrebbe dato molto,per assistervi!
Mirelle entrò in casa,disorientata e,senza nemmeno chiudere la porta dietro di sé,si precipitò ad aprire un piccolo involto che era sul tavolo;lo scartocciò…dentro c’era il laccetto col tau…Era Terry…era là…era tornato …pensò la donna,soffocando a stento un grido di gioia ,stringendo nel pugno il prezioso laccetto,portandosi le mani alle labbra e poi sul petto,quasi a frenare l’affanno incontrollabile che l’aveva presa.
Poi sentì una sensazione che già conosceva,che aveva provato almeno due volte nella sua vita:
la sera prima che Terry riprendesse coscienza,nella stanza di fronte alla sua,là,al fabbricato 1;e la sera che,entrando nella sua stanza,non lo aveva più trovato e non aveva saputo trattenersi dal rimpiangerlo. La sensazione calda di uno sguardo che ti accarezza,ti prende,ti lascia senza difese…
Mirelle si volse verso la porta;appoggiato allo stipite,che la fissava,proprio come allora,c’era Terry…
Si guardarono negli occhi per l’eternità di un attimo.Mirelle si appoggiò appena al tavolo alle sue spalle:dov’era finita la sua energia,dov’erano le sue forze,perché improvvisamente non riusciva nemmeno a parlare…a corrergli incontro…?
Fu Terry a muoversi verso di lei,per primo;allora anche la donna fece qualche passo e in un attimo sentì solo le mani di lui che afferravano le sue e la attiravano nella morsa di un abbraccio così forte da toglierle il respiro;solo un attimo,ancora,e poi le labbra di lui furono sulle sue,prima solo assaporandola,poi divorandola con una passione e un desiderio inarrestabili…
Terry la baciava e la stringeva senza fermarsi un attimo;poi la sollevò appena e la mise a sedere sul tavolo…e Mirelle sentì tutta la forza del suo desiderio irromperle contro.Si lasciò andare,come rapita,le sembrò di perdere i sensi;ma lui divenne improvvisamente più dolce,frenò il suo impeto;smise di baciarla un attimo,ma non smise di stringerla,di carezzarle i capelli:
-Lo sai…è vero?..non farmelo dire…-le disse,parlandole sulle labbra.
-Cosa,amore…-
Lui sospirò,di desiderio,di tenerezza,di gioia:
-Che ti amo,…-e la baciò- Che ti voglio..- E la baciò ancora. –Che sei mia…- e non si fermò più.
La sollevò sulle braccia,sempre baciandola:
-Andiamo….non c’è una stanza da letto in questa casa?-
Mirelle riuscì solo a indicare la scala.
Terry tirò il fiato.Salì i gradini non smettendo di baciarla,non appena Mirelle tentava di parlare.Spalancò la porta della sua stanza con una spallata,la adagiò sul suo letto,si inginocchiò vicino a lei. Poi si fermò,per guardarsi intorno:
-E’ qui che dormivi…?-
-Si…- gli rispose lei,tenendogli le braccia intorno al collo,come se temesse che potesse andare via.
Lui tornò a guardarla in viso.
-Cercavo di immaginarmela,questa stanza:e la vedevo proprio così…e pensavo che presto avremmo fatto l’amore,in mezzo ai cuscini,in mezzo ai tuoi peluches…-
-Oh Terry…-
Ricominciarono a baciarsi,perdutamente,spogliandosi reciprocamente.
-Ricordavo che eri bella…ma non così tanto …-disse lui,stendendosi su di lei.
Poi con una mano le carezzò i capelli,indugiò sul collo,sulle spalle,sul fianco;finalmente arrivò alle coscie…gliele aprì delicatamente ed entrò in lei ,dolce e irruento a un tempo.La sentì prima gemere,poi accoglierlo e lasciarsi andare al dolce ritmo della sua presa.Riprese a baciarla,sulle labbra,sul collo,sul seno e sentì crescere il suo desiderio di impazzire. Assecondò quel desiderio,che era anche il suo;era un amante esperto,ma fare l’amore non gli era sembrato mai così bello come in quel momento…voleva assaporarne ogni emozione,senza fretta,per non perderne un solo attimo in quel crescendo di piacere infinito…E Mirelle gli sapeva tenere testa con una femminilità istintiva,avvolgente…era un dare e un avere irrefrenabile,inarrestabile…fino al punto di non ritorno(!) che li sentì confondersi l’uno nell’altro,che annullò ogni barriera,che li lasciò fusi una carne sola l’ uno nell’altra….


- Scusa…mi sembrava…volevi dirmi qualcosa,amore?- le domandò col suo solito tono ironico,quando finalmente ci fu un po’ di calma tra di loro.
Lei lo guardò scuotendo la testa.Non le sembrava vero…le sembrava che fosse uno dei tanti sogni che aveva fatto su di lui,nei giorni dell’angoscia.Terry si accorse del velo di malinconia che per un attimo era calato sullo sguardo di lei.
-Sono stato uno stupido…Lara mi aveva detto che ti aveva rassicurata…- Le disse,carezzandole il viso. Mirelle si irrigidì.
-Lara,sempre Lara…credi che io abbia diritto a una spiegazione?...-
Lui la guardò:aveva dimenticato come sapeva essere altera e distaccata anche lei,quando voleva.
-Wow,dottoressa…- scherzò,fingendosi spaventato dal suo rimprovero,poi il suo tono tornò ardente e appassionato,quando le dichiarò:
-Tu hai diritto a ogni cosa che vuoi…-
Mirelle sospirò,passandosi una mano sul viso e guardandolo di nuovo con indulgenza:
-Che gran mascalzone che sei…adorabile mascalzone…Ma non ti credere che abbia rinunciato a sapere la verità!- e lo minacciò coll’indice.Terry le afferrò la mano e finsero di lottare,rotolandosi tra le lenzuola.Fu Mirelle ad avere apparentemente la meglio,trovandosi su di lui.Allora gli sorrise e lo guardò,soffermando lo sguardo sulla cicatrice della ferita.
-Chi è che ti ha ricucito così male,soldato?-gli disse,scherzando.E poi gli diede un bacino quasi puerile,con lo schiocco.Lo guardò di nuovo,sorridendo e si accorse che Terry la fissava un po’ enigmatico.L’uomo non ebbe bisogno di fare più confronti.Era di nuovo serio e assetato di lei,della sua freschezza,del suo essere così totalmente donna e bambina…La attirò a sé e la baciò di nuovo,con desiderio crescente…si sollevò un po’ sui cuscini in maniera da poterla prendere così,tenendosela stretta addosso,sentendo i suoi capelli carezzargli le spalle,percorrendole l’arco della schiena con le sue mani,con mille carezze,baciandole il seno e quella pelle di seta…
Stremati e appagati,rimasero in silenzio,stesi l’una nelle braccia dell’altro.
-Ma tu non hai fame?- le domandò a un tratto.
Mirelle ebbe uno scatto improvviso:
-Oddio…il pranzo!...mia madre ha lasciato tutto nel forno….-
-Non sento odore di bruciato…-
Mirelle si era infilata la camicia di lui(!) per fare prima e si era precipitata giù.Per fortuna sua madre non aveva ancora imparato come si usava il microonde e il timer non aveva funzionato.Improvvisamente anche lei avvertì un certo appetito.Apparecchiò la tavola per due e riscaldò le vivande che sua madre aveva preparato per lei.
Terry la raggiunse:quella casetta era calda e accogliente,e la cucina aveva una veranda luminosa che dava sul giardino.
-Se tua madre rientrasse…non credi che troverebbe sconveniente la mia mise…per non parlare della tua…-le disse,ironico.
-Sconveniente?....ci rincorrerebbe col forcone….-rise lei- Tu saresti definitivamente compromesso…e non potresti cavartela:l’esercito inglese rispetto a mia madre è un educandato…-
-Dovrei riparare?...-disse lui con uno strano sorriso.
Mirelle rise ancora:
-Inesorabilmente!- rispose.
Lui le prese la mano sinistra,osservando che non c’era più l’anello.
-Che ne hai fatto della fede?- le domandò,improvvisamente serio.
Mirelle tacque un attimo;sull’anulare dell’uomo brillava ancora la sua.
-L’ho restituita al suo legittimo proprietario…anzi,a sua moglie,direi…-disse,un po’ imbarazzata.
Terry abbassò lo sguardo,per celare l’espressione di soddisfazione che istintivamente animava i suoi occhi.Poi aggiunse,tenendole ancora la mano tra le sue:
-Hai fatto bene…ho qualcosa da darti…-
Tirò fuori un piccolo astuccio dalla tasca,lo aprì:la luce dell’oro e dei brillanti si rifrasse sulla parete della cucina…
-Terry…-esclamò Mirelle,estasiata ed esterrefatta- Ma è bellissimo…io,io non lo posso accettare…-
Mirelle se lo rimirava,ma non osava indossarlo.
-Ti sbagli,Mirelle…se osservi bene,capirai che… tu sei l’unica al mondo che lo può indossare…-
La donna guardò all’interno,accorgendosi che c’era inciso qualcosa.La lesse –‘From T.S. to his wife’- e lo guardò negli occhi,tremando per la commozione.
Terry glielo infilò all’anulare:calzava perfettamente.
-Che vuol dire,Terry?-
Lui la strinse e, prima di baciarla,le rispose:
-Che non ti lascio più,Mirelle…-

XL

Il telefonò squillò e Mirelle si allontanò per rispondere.Terry le vide alzare la cornetta,rimirandosi ancora l’anello che le aveva messo al dito.Il suo amico Jao aveva fatto davvero un’opera d’arte…Un conto è far sembrare vero un anello falso…un altro far sembrare falso un anello vero:un colpo di genio,che aveva dato i suoi frutti,sfruttando la testarda,ottusa diffidenza di Lara…La notte che avevano passato ad Hong Kong lui le aveva davvero restituito la fede trovata nel Buddah di pietra,contando che lei non ci avrebbe creduto e sarebbe andata a verificare…E per fortuna era andata davvero così…a Lara era rimasto un anello qualsiasi…d’oro,sì….ma fatto qualche giorno prima da un orafo cinese…
Si alzò e raggiunse la donna che continuava a discutere :
-Aspetta,Renè…voglio segnarmelo…ma non trovo la carta…- Mirelle sussultò:Terry le aveva cinto la vita da dietro e ora le baciava il collo,mormorando:
-Questa telefonata sta durando troppo…-
-(Aspetta…aspetta..ti prego…)-Lei cercò di divincolarsi,respingendolo.Dall’altra parte del filo l’interlocutore dovette accorgersi di qualcosa.
-No…è che…non trovo un po’ di carta…(passami il giornale!)-disse coprendo la cornetta-
C’era una copia del Figaro del giorno prima,sul tavolo:Terry gliela diede e rimase ad aspettarla appoggiato al muro,con le braccia conserte.
Mirelle segnò il nome di un farmaco che Rene le stava dettando,poi lo salutò e,prima che potesse farlo lei,Terry aveva preso e abbassato la cornetta,dicendo:
-Addio Renee!...ma chi è? Devo essere geloso?- Poi afferrò di nuovo Mirelle e la strinse a sé:
-Vieni un po’ qui…-
-Aspetta,amore…voglio riscrivermi per bene questo appunto…..solo un minuto…- Mirelle si allontanò in fretta verso lo studio del padre,per ricopiare su un taccuino quello che le aveva dettato Renee.A un tratto il suo sguardo cadde su una foto e un articolo del giornale:’Grande ressa ieri al British museum:una folla entusiasta ha atteso ore per ammirare i gioielli del tesoro del Buddah di pietra,ritrovati dalla nota archeologa inglese Lara Croft’.Nella foto,in una teca brillava,ben visibile e riconoscibile,un anello uguale a quello che Terry le aveva appena regalato!
Si girò di scatto,sentendolo arrivare:
-Qualcosa non va?-
Mirelle si guardò l’anello,guardò l’uomo negli occhi,poi gli domandò:
-Sembra molto antico…dove lo hai preso?-
Terry sorrise,la prese tra le braccia e,scorgendo al di sopra della sua spalla la foto del giornale,capì Mirelle a cosa voleva alludere.
-Non aver paura,amore…mi piaceva….e ne ho fatto fare una copia…-
Mirelle lo guardò nel profondo degli occhi;sapeva che non le stava dicendo esattamente la verità.Ma faceva parte di Terry essere così e lei lo amava,proprio per quello…
Gli cinse il collo con le braccia,divertendosi a carezzargli i capelli e la nuca,e lo guardò come si guarda un bambino incorreggibile.Lui ebbe una espressione compunta,come se aspettasse di vedere se lei gli avrebbe creduto o no…Mirelle rise e lo attirò a sé,per baciarlo.
-Va bene…-gli disse poi- però adesso ci rivestiamo e tu mi racconterai tutto…-
L’uomo sospirò,non solo perché dovevano rivestirsi,ma anche e soprattutto all’idea di dover raccontare:non era un gran narratore…
Il telefono squillò furiosamente nel cuore della notte,a Croft Manor.William,il maggiordomo,infilandosi la livrea sul pigiama,corse a rispondere;ma Lara,che era ancora sveglia,aveva già alzato il telefono dal suo studio:
-Si?-
-Miss Croft…sono sir Archibald Stanley….mi dispiace disturbarla nel cuore della notte,ma…-
-Cosa è successo?-
-C’è stato un tentativo di furto…vorremmo che lei ci raggiungesse al più presto a controllare…che tutto sia in ordine…-
-Arrivo subito!-
Approfittando della confusione che la mostra sui gioielli aveva prodotto,dei ladri erano rimasti all’interno del museo,sperando di eludere la sorveglianza,manipolando i monitor:ma poi i sistemi di sicurezza avevano funzionato,era scattato l’allarme e,presi dal panico,avevano buttato via tutto quello che avevano arraffato,disordinatamente.
Bisognava reinventariare ogni pezzo,per essere sicuri di non averne perso nessuno.
Lara si mise di buona lena a lavoro.E naturalmente le capitò di nuovo tra le mani il pezzo di maggior valore…
Dire a tutti che era falso sarebbe stato uno smacco troppo grande…
-Ma questa volta a quel bastardo gliela faccio pagare davvero!...-si disse l’archeologa,furente di rabbia e di amor proprio ferito.


-…è andata così…Lara mi ha dato la possibilità di riabilitarmi,aiutandola a recuperare il tesoro nascosto nel Buddah…Tutto qui!…- questo fu il lungo racconto dell’ex marine.
Erano seduti ancora nella piccola veranda della cucina,davanti a una fumante tazza di caffè:
Mirelle lo rimproverò:
-Piano…piano…Certo che hai il pregio della sintesi…non posso sapere altro?-
-Bè…le avevo chiesto di avvertirti,di tranquillizzarti…-
La donna fece un gesto sprezzante,al pensiero di come l’archeologa aveva provveduto .
-Ma cosa eravate andati a fare alla missione?...Li ha parlato di una ferita,di un bisturi…?-
-Li?-
Mirelle gli spiegò che Li le aveva scritto una lettera,ma che lei l’aveva letta solo pochi giorni prima,disperata come era;dal momento in cui aveva letto quella lettera,aveva cominciato a sperare di nuovo.
Terry sorrise:
-Benedetta piccola Li…- E guardò Mirelle,significativamente.
-Poi,sabato mattina sono andata a *****,per fare un giro in barca…ho comprato un giornale inglese che parlava del ritorno di Lara Croft da un’altra straordinaria avventura…Ero sicura che con lei ci saresti stato anche tu…se vuoi saperlo- e abbassò gli occhi- stavo per imbarcarmi a Calais…per accogliervi anch’io,al ritorno!-
Terry allungò una mano per carezzarle il viso,Mirelle si appoggiò al suo palmo,chiudendo gli occhi:ancora non le sembrava vero…
-E poi?...cosa ti ha fermato?-
La donna gli spiegò come erano andati i fatti;gli disse di suo padre,della sua paura ,del suo ritorno in piena notte.Terry pensò che,in quelle ore lui si trovava a casa di Lara…
Mirelle si accorse di qualcosa di strano nel suo sguardo;un dubbio,un brivido di gelosia le percorse la schiena:
-Mi hai raccontato proprio tutto…?-
-Non c’è nient’altro che valga la pena di conoscere…-le rispose lui. –Assolutamente niente!-
Poi le prese le mani,gliele baciò teneramente e provò a raccontarle qualche altro particolare della sua avventura,naturalmente a modo suo.Le disse di Li,di padre Peer;le raccontò di quanto aveva pensato a lei tornando all’interno del Buddah,di come ne erano usciti lui e Lara tuffandosi nelle rapide…
-Bè…quando vuoi sai raccontarle,le cose!-gli disse lei.Poi si accorse di quanto fosse tardi:tra poco sarebbe rientrata sua madre…
-In fondo,mi ha già conosciuto…- le disse Terry. –Mi aveva anche chiesto di fermarmi ad aspettarti qui…,ma io ancora non sapevo come mi avresti accolto…magari come un fantasma…come un estraneo..-
Mirelle si era alzata,intenta ad organizzarsi per il rientro di sua madre;si voltò stupita a guardarlo,sentendogli dire quelle ultime parole:
- Dici sul serio,Terry…?-
Lui era rimasto seduto,con la testa tra le mani.Mirelle tornò indietro,lo strinse a sé,gli sollevò piano il viso,guardandolo negli occhi.Lui la abbracciò ancora,socchiuse gli occhi aspettando di assaporare ancora la morbidezza delle sue labbra:la donna si chinò a baciarlo,sperando di riuscire a esprimergli tutto quello che provava per lui e Terry si sentì inondare di dolcezza,di abbandono,di un amore che non avrebbe mai immaginato di ricevere e di poter ricambiare.
Staccarsi da lei fu l’impresa più difficile.
-Tesoro…-riuscì finalmente a dirle- Mio tesoro…sento dei passi sul vialetto…-






XLI



L’incontro –il secondo- tra la signora Thambay e Terry fu abbastanza grottesco:a parte che nessuno dei due capiva la lingua dell’altro,sembrava che entrambi camminassero sulle uova…e parlassero con i sottotitoli.Mirelle fece una sorta di presentazioni:
-Mia madre,la signora Madaleine Thambay…ehm il colonnello..cioè ex colonnello Sheridan…un mio paziente…cioè…conoscente…volevo dire…ci siamo conosciuti in Afganisthan…Un amico…-
Ma alla signora Thambay non era sfuggito tutto quel baluginare al dito di sua figlia.Tuttavia fece finta di assecondarla.
-Molto piacere,monsieur…si ferma da noi a cena?...dove alloggia,di preciso?-
Quando Mirelle ebbe tradotto queste ultime battute,Terry rimase un attimo senza parole.La signora venne in aiuto di entrambi:
-Ma forse,Mirelle,il tuo amico non ha ancora trovato una sistemazione?...in tal caso,puoi offrirgli la nostra stanza degli ospiti…almeno temporaneamente e se il signore non si offende…-
Terry manifestò un evidente entusiasmo:non sapeva che la stanza degli ospiti era esterna alla casa,sopra il box!...
La signora Thambay andò a prendere la biancheria pulita per rifare il letto e consegnò a Mirelle le chiavi:
-Accompagnalo tu,cara…non ti ho detto che forse domani papà torna a casa?-
Mirelle si fermò:
-Davvero,mamma!...è meraviglioso! Ma…ho parlato con Reneè poco fa e non mi ha detto niente…-
Ci fu un attimo di silenzio:dalla telefonata di Reneè erano passate almeno due ore…L’imbarazzo fu interrotto da Terry che,schiarendosi la voce,invitò Mirelle ad indicargli la strada.
Si allontanarono ridendo;madame Thambay fece spallucce,pensando:’Mi prendono per una vecchia arteriosclerotica…’
Alla stanza si accedeva da una scaletta esterna;era spaziosa e discretamente arredata,con un piccolo bagno a disposizione.Mirelle aprì il divano e si mise a rifare il letto,mentre Terry andava a prendere la sua sacca nella moto.La trovò che guardava alla finestra,un po’ persa nei suoi pensieri;tossì,per non spaventarla,posò le sue cose e le si avvicinò.
-A cosa pensi?...-le domandò,dopo averla osservata ammirato.
Lei si voltò a guardarlo:
-Sei proprio sicuro di quello che stai facendo,Terry?…tu sei uno spirito libero…-
-E tu?...tu cosa sei,Mirelle?-
Lei sorrise.Abbassò lo sguardo,poi gli confidò:
-Appena mio padre sarà rientrato e mi sembrerà abbastanza in forma…voglio tornare alla missione…- Rialzò lo sguardo,come a domandargli se l’avrebbe seguita anche lì.
Lui non esitò,ma con una serietà inaspettata,le rispose:
- Ci torneremo insieme,signora Sheridan!-
- Mirelle!...la cena è pronta!-
Mirelle non potè rispondere…


-Lei sarà stanco,monsieur Sheridan- disse dopo cena Madaleine Thambay.
-Mi chiami pure Terry,signora-rispose lui.
-Alors,Terry…se vuole,può anche ritirarsi….mia figlia ed io ci occuperemo della cucina…-
L’antifona era chiara,anche se la signora aveva parlato francese…Mirelle lo accompagnò fino alla soglia di casa,ma lui la attirò fuori e,stringendola a sé,le intimò:
-Io stanotte voglio dormire con te…-
-Ma…non è possibile….-
-Vieni tu o devo venire io?-rispose lui,senza lasciarle scelta.
-Tesoro…mi metti in difficoltà…-
-Allora ti aspetto…ma ricorda…se non vieni,verrò io!- e dal tono non c’erano dubbi che l’avrebbe fatto.
Mirelle scappò dentro ridendo.Poi tornò seria:la aspettava un bel colloquio chiarificatore con sua madre…
-Allora,signorina…mi pare che nel tuo racconto questo monsieur Terry mancasse..come mai?-
Si ritrovavano come qualche settimana prima ad asciugare piatti e a confidarsi.La madre guardò Mirelle:era tornata a splendere di quella stessa luce che le aveva visto negli occhi prima che partisse,due anni addietro.
-Lo sai,mamma….trovo più facile parlare di certe cose con papà,che non con te…-
-Già,perché tuo padre te le dà tutte vinte,alla fine….vero?-
La ragazza abbassò lo sguardo,poi finalmente confessò:
-Sono innamorata…-
-Sei o siete?- chiese con una malcelata apprensione madame Thambay.
Mirelle sospirò,visibilmente soddisfatta:
-Siamo..-
La madre le prese la mano sinistra:
-Questo splendore?...cosa significa?...-
-Fa’ un po’ tu,mamma…- Mirelle cominciava a spazientirsi,a ritrovare la sua grinta-.per me significa che appartengo a lui,per sempre….-
-Che espressione melodrammatica….intendete sposarvi?-
La giovane donna si ritrovò,meravigliata lei stessa,a risponderle audacemente:
-In un certo senso,mamma….lo siamo già!-
La madre capì fin troppo bene il senso di quelle parole,levò istintivamente gli occhi al cielo,richiamandola all’ordine:
-Mirelle!...-
-Mi ritiro anch’io adesso,mamma….e ti prego,non passare la notte col fucile in mano davanti alla mia porta….anche perché non servirebbe,credo!
-Non usare quel tono con me,signorina:in questa casa le regole le detto ancora io…capito?...capito?-
Ma Mirelle, mentre scappava verso la sua stanza,aveva la sua tipica espressione impertinente.
La madre rimase a guardarla,piuttosto infuriata.Rimasta sola,scosse la testa e non potè impedirsi di sorridere:era preoccupata per sua figlia,ma ne era anche ammirata…

Terry cominciava a domandarsi se Mirelle avrebbe avuto o no il coraggio di raggiungerlo nella stanza sopra il garage.Steso tra le lenzuola fresche,in boxer(!),appoggiato alla testiera, guardava il cielo stellato oltre la finestra.Com’era diverso quell’alloggio dalla solenne sontuosità di Croft Manor….eppure non rimpiangeva nessuno di tutti quei confort,quei simboli di ricchezza che a suo tempo lo avevano irretito e corrotto…Strano come le esperienze cambiano gli uomini…come l’amore li cambia…Aveva socchiuso gli occhi,appoggiando la testa all’indietro sui gomiti incrociati:era appagato…
Un rumore alla porta ridestò la sua attenzione:si volse e la vide…eccola,appoggiata con le spalle alla porta,scalza,con addosso una leggera camicia da notte…Le sorrise e sollevò le lenzuola invitandola a prendere posto accanto a lui…Mirelle non se lo fece ripetere…era intirizzita e corse a infilarsi nel letto,cercando il calore del suo abbraccio…
Lui la strinse e cominciò a riscaldarla nel modo più dolce che esista…coprendola di baci e di carezze,preparandola ad un’altra meravigliosa notte di passione…Ma prima,baciandole delicatamente il collo,dietro l’orecchio,le sussurrò col suo inimitabile tono:
-Cosa dirà la mamma?-

XLII

-Terry….svegliati,amore….-
Era mattina e Mirelle doveva rientrare in casa;lo svegliò delicatamente,poi gli disse:
-Ascolta…oggi io debbo occuparmi del rientro di mio padre…perché non fai in questo modo:a ***** è ormeggiata la mia barca,si chiama ‘Mon bateau’…è in un piccolo circolo riservato…ti do le chiavi e mi aspetti là…Ti raggiungo appena possibile…-
Per tutta risposta lui la abbracciò e l’attirò di nuovo sotto le lenzuola.
-Tutta la giornata senza di te….sei sicura che non posso esserti utile…?ti faccio da autista,se vuoi…o da cuoco…ti faccio da giardiniere…-
-Puoi farmi quello che vuoi,ma…-disse Mirelle,incautamente.
Terry la guardò con malizia:
-Quello che voglio,honey?...non me lo faccio ripetere…- e fu di nuovo sopra di lei.
-No…non intendevo…non volevo…- Mirelle tentò,piuttosto debolmente,di difendersi.Ma finì per soccombere ancora…
-Tu sei matto,Terry…-gli disse,poi.
-E tu sei mia….-le rispose.
Era davvero tardi,ormai:Mirelle sgattaiolò in casa,infilandosi nella sua stanza approfittando che la madre era in cucina a preparare la colazione.
-Mirelle?!- si sentì chiamare,mentre stava vestendosi frettolosamente. –La colazione è pronta:vuoi chiamare anche il tuo ospite?-
-Si mamma!!!- le rispose dal bagno,con lo spazzolino tra i denti.
-Mirelle?- la madre la guardò,sospettosa –Hai dormito bene? Hai l’aria stanca…-
La donna tossì,un po’ a disagio.
-Comincia a far colazione…vado io a chiamare monsieur Terry…-

Terry si adattò al programma che gli aveva proposto Mirelle;dopo colazione inforcò la sua moto e si diresse a *****,sperando di rivederla la sera stessa.
La donna invece andò in ospedale,a prendere suo padre.
Quando il vecchio Adrien la vide,non ebbe bisogno di domandarle nulla.
-E’ tornato,vero?-
Mirelle abbassò lo sguardo.
-Papà…sono così contenta in questo momento…-
L’uomo ridacchiò:
-Così è tempo che anche tu trovi il tuo albero nuovo dietro cui ripararti….-
La ragazza,che lo sosteneva fino alla sedia su cui sarebbe stato dimesso,si fermò ad abbracciarlo,poggiando la testa sul suo petto scarno.Adrien la strinse e nei suoi occhi si sarebbe potuta leggere una profonda,inconsolabile malinconia;ma lui la ricacciò indietro e riuscì a sorridere a sua figlia,sciogliendosi da quel suo caldo abbraccio.
-Andiamo…tua madre sarà già domandandosi perché ritardiamo…-
Con l’aiuto di un prestante infermiere,il vecchio pastore fu sistemato sull’auto di Mirelle e mezz’ora dopo si insediava di nuovo nel suo studio,nella poltrona che sua moglie aveva già allestito con tutti i conforts per lui.
Per tutta la giornata poi,ci fu un viavai di persone che vennero a salutarlo:il dottor Renee,Anthony e sua moglie,altri suoi vecchi conoscenti…Le due donne ebbero un gran da fare;Mirelle nel pomeriggio continuava a guardare l’orologio,nervosamente:quando avrebbe potuto andare via?sperava proprio di raggiungere Terry quella sera stessa,ma si era all’imbrunire e ancora non ne aveva potuto parlare con i suoi…
A un tratto suo padre le fece cenno;
-Qualcosa non va,papà?-
-Sono stanco,Mirelle…non ho voglia di ricevere più nessuno:dì a tua madre di congedare gli ospiti e vieni qui,poi…-
Mentre la signora Thambay si liberava dei visitatori,la ragazza raggiunse suo padre.
-Lui dov’è?-le chiese questi,inaspettatamente.
-…è sulla barca…-
-Avrò almeno il piacere di conoscerlo?-
-Si…certamente papà…sono io che gli ho detto di aspettarmi là..- Mirelle si morse le labbra;forse aveva detto più di quanto avrebbe dovuto.
-Vuoi andare da lui…vero? Ho visto come controllavi l’ora,ogni momento…-
La giovane donna si sentì in colpa;stava trascurando suo padre,proprio nel giorno in cui rientrava a casa…
-Allora che aspetti!- la rimproverò lui,inaspettatamente.- Vuoi che tua madre ti blocchi qui fino a domani?-
Mirelle rimase a bocca aperta:non avrebbe mai creduto di sentire suo padre dire qualcosa di simile.
Lo abbracciò,promettendogli che il giorno dopo sarebbero tornati insieme,Terry e lei;e che gli avrebbero confidato i loro progetti e…
-Vai!...o non arriverai più!!!- La interruppe l’anziano padre,quasi cacciandola.Mirelle sfilò come un gatto alle spalle della madre;afferrò la borsa che aveva già preventivamente preparato e,entrata in auto,mise in moto allontanandosi alla svelta.

Trovò l’ex marine sdraiato con la schiena appoggiata all’albero, le gambe leggermente piegate,lo sguardo perso verso l’orizzonte.Gli fece un fischio,ma lui non si voltò nemmeno:
-Sali a bordo,marinaio…- le disse,fingendosi imbronciato.
Mirelle non se lo fece ripetere.Gettò prima la sua sacca sulla barca e poi lo raggiunse.Si sedette di fronte a lui,per guardarlo meglio in viso:
-Ti sei annoiato molto?...mi dispiace…-
Lui le carezzò i capelli che la leggera brezza della serata estiva le spettinava.
-Andiamo a cena?- le domandò.Poi senza aspettare risposta la prese per mano e la precedette giù,nella cambusa:aveva preparato per lei una cenetta simpatica,a base di pesce,gamberetti,ostriche…e tanto champagne!
-Ma…e se non fossi venuta?...se fossi arrivata domani?...-domandò lei,stupita.
-Ne avrebbero giovato i pesci!-rispose lui,con un tono che rivelava quanto sarebbe rimasto irritato da una cosa del genere.
Dopo cena tornarono a stendersi insieme sulla tolda della barca,lei con la testa appoggiata sul suo petto,circondata dal suo abbraccio protettivo.
-E’ molto bella questa barca…e tu,ci venivi spesso?-
-Da quando avevo quindici anni,tutte le domeniche…è stato un regalo di mio padre…veramente era per tutta la famiglia,ma mia madre col mare non va troppo d’accordo….lei vuole la terraferma sotto i piedi…-
-Oh..si….ho visto:mi sembra molto pratica e concreta,infatti…-
-Invece mio padre è…è diverso,è insieme forte e sognatore- Mirelle aveva una luce particolare nello sguardo quando ne parlava- …o almeno,lo era…- e qui abbassò gli occhi.
Lui la guardò con dolcezza:
-Ti mancava…ti mancherà sempre,vero?-
-Diciamo che è stato l’uomo più importante della mia vita…fino a poco tempo fa…- E lo guardò,con quella stessa luce.
-Non sarà facile sostituirlo…- ammise Terry.
Allora Mirelle rise e gli confidò:
-Tu non ci crederai…ma…sai che ho scoperto,in ospedale?...mio padre ha il cuore a destra…come te…-
Anche lui sorrise,poi però sospirò:
-Diventa sempre più impegnativo…-
Lei si voltò a guardarlo negli occhi:
-Ripensamenti,monsieur Sheridàn?...fai sempre in tempo a tornare indietro…-
Lui la afferrò per le braccia,quasi facendole male.
-Io non ho mai ripensamenti,putri Thambay…impara a conoscermi bene…-aveva uno sguardo deciso,implacabile nel pronunciare queste parole.Poi la baciò quasi con violenza:Mirelle tremò,ma non si tirò indietro,gli tenne testa…e finì per avere la meglio.Terry si addolcì e l’abbracciò,senza parlare,facendole solo sentire il suo respiro calmarsi a poco a poco.
-Ti amo,Mirelle…non rinuncerei a te per niente al mondo,mai…permettimi solo di stare con te…di averti … di sentirti…tutte le volte che lo desidero…-le disse poi- E riprese a baciarla,questa volta con maggiore dolcezza,ma con passione crescente.
-Andiamo di sotto…-gli sussurrò lei,appena potè parlare. E presolo per mano lo condusse nella cabina di prua.

XLIII
Quella notte Mirelle fu turbata da un incubo:uno di quegli incubi in cui la sensazione di paura prevale sulle immagini;un incubo in cui avvertiva una oscura minaccia incombere su di lei e sul suo uomo;le sembrava di correre,di scappare e nel tempo stesso di avere le gambe immobilizzate;avrebbe voluto gridare,ma la voce non usciva dalla gola…Terry la sentì agitarsi,dibattersi al suo fianco;provò a calmarla…ma la donna voleva uscire dall’incubo:finalmente riuscì a gridare e svegliarsi…
-E’ solo un brutto sogno…-le disse lui,abbracciandola.
Mirelle gli si strinse contro,abbracciandolo:non riusciva ancora a parlare,a calmarsi.
-E’ un brutto sogno,amore…-le ripetè lui-…Mirelle,ma tu stai piangendo…-
-Perdonami…è un sogno ricorrente….io…ne ho troppa paura…-
-Paura di un sogno?-
Mirelle gli si strinse ancora più vicino,appoggiando il viso al suo torace,quasi cercando forza in quel contatto:
-Tutte le volte che lo faccio…poi…oh,Terry..io non potrei più rinunciare a tutto questo…-
Lui sospirò con indulgenza,tenendola stretta e carezzandole i capelli:
-Ma perché dovresti rinunciare,amore?...va tutto bene…io sono un uomo libero,la mia fedina penale è più immacolata di quella di un bambino …appena tuo padre starà bene andremo dove vorrai…-
Mirelle sollevò la mano sinistra,l’anello brillò nel buio.Lui le prese la mano e lei gli domandò:
-E questo anello?...-
Lui si fece trascinare dai ricordi:
-L’ho visto subito,in mezzo a tutti gli altri gioielli del tesoro…era bellissimo:ho pensato a te,ai tuoi occhi,alle tue mani…mi sono detto che con quell’anello al dito tutti avrebbero saputo che eri mia…soltanto mia…-
-Allora dimmi la verità-domandò lei,timidamente- … è una copia o è l’originale?...-
Lui abbassò la testa,per guardarla in viso:
-Che importanza ha?...è la mia ricompensa!...-
Mirelle scosse la testa:
-Quando Lara Croft se ne accorgerà,ti verrà a cercare…e ricomincerà tutto d’accapo!-
Sul viso di Terry si disegnò la solita espressione implacabile:
-Che venga…così chiuderemo definitivamente la partita!-
Mirelle si sollevò,allontanandosi da lui:
-Finirà solo quando uno dei due eliminerà l’altro,Terry….e sai chi sarà,a perdere,in tutti e due i casi?...io…-
Lo sguardo dell’uomo si raddolcì,guardandola;le prese la testa tra le mani,appoggiò la fronte alla sua:
-Non lo scoprirà mai…Ha troppi impegni,troppe imprese da compiere….se mai succederà, saremo lontanissimi….-
-Noi non saremo mai abbastanza lontani,per quella donna!..-poi lo guardò,seria e preoccupata- Tu non sarai mai abbastanza lontano…
Lui l’abbracciò di nuovo,cercando di rabbonirla:
-Shhh…non fare la gelosa,Mirelle….ti assicuro che non è come pensi…-
-…sono stata gelosa di lei,Terry…quando non la conoscevo abbastanza:adesso mi fa paura e basta!-
Lui la guardò,incredulo:
-Mirelle Thambay che ha paura?...io non ci credo…-
Lei sorrise:
-Non scherzare,Terry…-
-Non sto scherzando,e lo sai…-
-Allora permettimi di agire secondo la mia coscienza,se dovessimo incontrarla di nuovo…e io non avrò paura…-gli chiese,con aria di sfida.Lui non le rispose,preferì glissare:
-adesso non ci pensare,amore…cerca di riaddormentarti,vieni qui,vicino a me…-
Le fece appoggiare la testa al suo petto,la cinse col braccio,carezzandole dolcemente la spalla:
-Sai cosa pensavo?...visto che tuo padre ti ha insegnato ad andare in barca,per essere alla sua altezza ti insegnerò a pilotare…-lui parlava,sperando che divagando lei avrebbe smesso di tormentarsi,si sarebbe addormentata. –Cosa ti piacerebbe,l’aereo o l’elicottero?...o tutti e due?...guarda che come istruttore sono estremamente esigente…- Sentì che lei,dopo una breve resistenza,si stava lasciando andare,forse riprendeva sonno:
-Dormi, angelo mio…-disse baciandole delicatamente la fronte,all’attaccatura dei capelli.I suoi occhi d’acciaio,però, rimasero a lungo aperti,nel buio.

Mirelle si svegliò di umore migliore.Accorgendosi che Terry dormiva,si sciolse dal suo abbraccio e risalì sulla plancia della barca:era una mattinata splendida! Per prima cosa andò a telefonare ai suoi,per rassicurarsi che stessero bene.Poi in caffetteria comprò l’occorrente per fare colazione.
Quindi rientrò sulla barca e scivolò di nuovo in cabina:si avvicinò a Terry e gli sussurrò:
-Svegliati,dormiglione…sul tavolo c’è il caffè e un croissant….stamattina ti porto a fare un giro in barca…- quindi risalì e si mise all’opera.
Era a prua,impegnata a mollare le cime,quando avvertì dei passi avvicinarsi sul pontile;si voltò a guardare,ma prima di riconoscere chi fosse,una voce di donna fin troppo conosciuta intimò:
- Esci di qui con le mani alzate,Terry Sheridan…ben in vista sulla testa…Hai finito,con i tuoi giochetti-
Era lei,era Lara Croft…
-Oh no…-pensò Mirelle-…adesso cosa sarebbe successo…-
Lara era saltata a bordo:aveva la pistola puntata contro la porta della cabina e aspettava;sembrava non essersi accorta della presenza di Mirelle,accecata com’era dalla rabbia e dal desiderio di vendetta.
Lentamente Terry emerse dall’interno,con le mani alzate sulla testa.Aveva indosso solo un boxer da bagno e sembrava del tutto disarmato.
-Eccomi Croft…- le disse:aveva uno sguardo di fuoco.
-Tu hai qualcosa che mi appartiene,credo…sono venuta a riprendermela….-gli rispose la donna.
Lui aprì le braccia,con aria arrendevole.
-Tieni su le mani!- gli gridò lei e non fare scherzi.
Mirelle non intendeva rimanere lì a guardare.Approfittando della disattenzione di Lara afferrò una cima alla quale era attaccato un verricello e gliela tirò addosso con tutta la sua forza;la pistola di Lara schizzò via,mentre sul viso della donna rimaneva una impronta violacea.
Terry si gettò sulla archeologa e iniziò una colluttazione tra loro senza esclusione di colpi.Mirelle diede un calcio alla pistola che finì in acqua,poi fischiò a più riprese per richiamare l’attenzione dei marinai e dei custodi del circolo.
Improvvisamente si accorse che Terry stava avendo la meglio,ma nella rabbia stava quasi per spezzare il collo a Lara:
-No,no Terry…non in questo modo!- gridò.
L’uomo si fermò in tempo,ma Lara ne approfitto per capovolgere la situazione in suo favore:e chi avrebbe potuto più fermarla,ora?
Sulla banchina davanti alla barca si erano finalmente assembrati i marinai e qualche socio,richiamati dall’allarme lanciato da Mirelle,ma non potevano intervenire perché la barca,liberata in precedenza da quest’ultima si era allontanata dall’approdo ed era ad almeno trenta metri di distanza,ormai.
Mirelle gridò:
-Si fermi,signora Croft…Quello che cerca l’ho io…!-
Lara prima di guardarla colpì con violenza Terry,tramortendolo,per essere sicura che non approfittasse della sua momentanea distrazione.Quindi si alzò e avanzò verso Mirelle:
-E’ questo che vuole,vero?...-le disse la francese,sfilandosi lentamente l’anello dal dito.
-Appartiene a me,signorina Thambay…-
-Di questo dubito…signora Croft…ma se è questo che vuole…e dopo ci lascerà finalmente in pace…Allora se lo vada a prendere!- così dicendo Mirelle scagliò l’anello con tutta la sua forza tra le onde.
-No!-gridarono quasi all’unisono Lara e Terry,che negli ultimi secondi si era ripreso.
-Che hai fatto,Mirelle?-
Lara alzò lo sguardo furente su di lei e sembrò quasi volerla colpire;Mirelle sostenne con disprezzo quello sguardo,tenendola a bada con un mezzomarinaio:
-Adesso,signora Croft…scenda immediatamente dalla mia barca,o la faccio arrestare!...quello che cercava è in fondo al mare…se si tuffa,magari…lo salva dall’assalto di qualche cefalo!-
Lara era disorientata;poi guardò Terry e vide che anche lui era rimasto stroncato da quel gesto.In quel momento il suo cerca-persone squillò:Bryce la invitava a raggiungere Bermudas,alla ricerca della mitica Atlantide.Si guardò intorno:dal molo qualcuno aveva raccolto una cima gettatagli da Mirelle e stava riavvicinando la barca alla riva.Guardò alternativamente Terry e poi la giovane dottoressa,con la sua impropria arma ancora puntata verso di lei;preferì finirla lì:
-D’accordo,Terry…adesso veditela con lei,allora…-
Quindi saltò a riva respingendo quanti tentavano di fermarla e si allontanò sparendo come era venuta.
Mirelle corse da Terry,che era piuttosto malconcio,lo aiutò a rimettersi in piedi.Lui era stordito da quello che le aveva visto fare;l’abbracciò,ma la donna lo sentì lontano,distaccato.
-Perdonami,Terry…ma ti avevo detto che avrei agito secondo la mia coscienza…-gli disse,guardandolo negli occhi e aspettando la sua risposta.
Lui invece tacque,continuando a guardare tra le onde,dove aveva visto sparire la sua’ ricompensa’.
Mirelle abbassò lo sguardo,ridiscese all’interno della barca;era molto triste,improvvisamente.

XLIV
Terry la raggiunse poco dopo,Mirelle aveva aperto una valigetta di pronto soccorso per medicarlo.
Senza dire una parola gli disinfettò le abrasioni e le ecchimosi che aveva riportato nella colluttazione:l’uomo ebbe una sensazione strana che lo riportava a molti mesi prima,quando Mirelle si prendeva quotidianamente cura di lui.Scacciò quei ricordi:era infuriato.
-Perché l’hai fatto,Mirelle?...- le domandò,aspramente.
Lei non alzò lo sguardo,continuando la sua opera.Poi,rispose amaramente ironica:
-Forse per vedere chi di voi due si sarebbe tuffato per primo?-
-Era la mia fede,Mirelle- le rinfacciò lui,interrompendola e sollevandole a forza il viso.
Allora lei lo guardò con sdegno,gli occhi che fiammeggiavano:
-Era la ‘mia’,fede….e la ‘tua’ ricompensa,n’est pa?-
-Comunque non ne avevi il diritto…-
Mirelle si alterò:
-Non avevo il diritto?..non avevo il diritto di salvaguardare quello che veramente conta per me?...il nostro amore?...allora che ruolo ho,in questo legame?quello di spettatrice…di comparsa?...sono solo decorativa?-
Aveva finito di medicargli le ferite;mise tutto a posto e comiciò a raccogliere le sue cose.
Terry non aveva saputo ribatterle niente,le aveva voltato le spalle e guardava fuori.Finalmente si accorse che lei stava andando via:
-Cosa stai facendo?-
-Me ne torno a casa…tu,se vuoi puoi rimanere qui…finchè non decidi dove andare…-
-Mirelle!...- la richiamò lui,imperativamente.
Ma Mirelle non si fermò:scesa dalla barca si allontanò verso l’uscita,senza voltarsi.
Lui la richiamò,indispettito da quel suo atteggiamento.Poi rientrò nella barca,infierì contro il tavolo,sferrandogli un pugno violento.
-Dannazione!-
Ritornò di sopra,mollò gli ormeggi e prese il largo:aveva bisogno di fare qualcosa,perché era furibondo.
La barca passò proprio sopra il punto in cui l’anello era stato ingoiato dall’acqua.Terry rivide tutta la scena e cominciò a maledire Lara Croft,che era riuscita a rovinargli ancora una volta la festa…
Poi iniziò a domandarsi come mai aveva rinunciato a infierire ed era andata via…dicendo?
‘D’accordo Terry…adesso veditela con lei,allora!’…
E’ chiaro…era convinta che avrebbero litigato…perché in fondo era questo che le premeva di più:dimostrargli che stava sbagliando,che non era Mirelle la donna per lui,perché lui non sarebbe mai cambiato…’Senzacuore’ era e lo sarebbe rimasto…
E quell’altra..cos’è che gli aveva detto: ‘allora che ruolo ho?....sono solo decorativa?’…accidenti alle donne…
Cercò di non pensarci per tutta la giornata.Rimase sul mare fino al calar delle tenebre,poi rientrò.
Senza cenare si buttò sul letto della cabina:voleva solo dormire…Ma rigirandosi si ritrovò con la testa sul cuscino di Mirelle,impregnato del profumo dei suoi capelli:l’avrebbe persa così?...avrebbe rinunciato a lei,per cosa,poi?...La verità era che ne era innamorato…l’idea di non poterla avere vicino,di non poter condividere la sua vita con lei non gli sorrideva proprio…e non era affatto solo una comparsa,altro chè…aveva un caratterino!...Lara se n’era andata tutta soddisfatta,vero?...e invece adesso Terry capiva davvero cosa voleva,capiva che se voleva essere un uomo diverso aveva bisogno di ‘quella’ donna affianco…’quella’ era la ‘sua’ donna…..Non potè fare a meno di ricordare adesso tutto quello che lo aveva legato a lei...Mirelle gli aveva salvato la vita,gli aveva trovato persino un cuore…E quando si era risvegliato dal coma e l’aveva vista…l’aveva desiderata prima ancora di conoscerla…Poi ripensò a come gli era sembrata di volta in volta indisponente,tenera,attraente….Quando gli medicava la ferita,aveva spesso dovuto far forza a se stesso per trattenersi dal tentare un approccio;e se lo aveva fatto,lei aveva sempre saputo rimetterlo a posto suo,con quella sua maniera che da una parte ti graffiava e dall’altra ti carezzava…
Terry cominciava a capire che cosa era davvero importante…non la sfida con Lara…no,era importante il suo legame con Mirelle…gli era proprio necessario…
Scese dalla barca e andò a telefonare.Naturalmente Mirelle si fece negare.Era furibonda…

Mirelle era tornata a casa ed era salita in camera sua senza dire una parola:i suoi genitori si erano guardati significativamente negli occhi.
-C’è stata burrasca,oggi,sul mare….-borbottò Madeleine tra i denti.
Il vecchio Adrien preferì non commentare.
Pochi minuti dopo la donna scendeva:
-Vado in clinica…ho dato la reperibilità…hanno bisogno di me!...-sembrava che ce l’avesse anche con loro,dal tono.Ma i due vecchi genitori la conoscevano bene ed erano abituati.
-Torni a pranzo?-chiese comunque la madre
-Non lo so,non so niente..come faccio a saperlo!- e se ne andò sbattendo la porta.
Rimase in clinica fino a tarda notte.Quando rientrò a casa,lesse un biglietto lasciatole dai suoi:
‘Ti ha cercata Terry”.Lo prese e lo appallottolò,gettandolo via…ma poi lo raccolse da terra e se lo infilò in tasca.
Naturalmente non dormì affatto.E la mattina dopo si rifugiò di nuovo nel lavoro;Terry la chiamò anche in clinica,ma senza ricevere mai risposta.
Tutte quelle telefonate cominciarono ad addolcirla un po’:però quell’uomo doveva imparare con chi aveva a che fare…Lei lo amava,amava anche quel suo lato di mascalzone incosciente,che sembrava non prendere mai niente sul serio,ma pretendeva rispetto:credeva forse che bastasse un anello a comprare la sua anima?a cambiare la sua indole più profonda?...

A ora di pranzo,uscendo dalla clinica e fermandosi a prendere la sua bicicletta,Mirelle raccolse per sbaglio lo scambio di battute tra due infermiere che erano in pausa pranzo:
-Accidenti,Danielle….sta aspettando te,quello là fuori?-
-Magari,Vanessa….hai visto com’è sexi?...guarda che bicipiti?-
-Veramente gli guardavo gli …adduttori:chi sarà?...non l’ho mai visto da queste parti?-
-Speriamo si fermi a lungo….-
Mirelle saltò in bici e uscendo alzò gli occhi:l’oggetto di tanta attenzione era proprio Terry,fermo ad aspettarla a cavallo della sua moto.
Lei lo guardò,ma non si fermò;l’uomo mise in moto e le si accostò:
-Durerà ancora molto questa commedia?-
Mirelle non voleva parlargli;allora Terry iniziò a ruotarle intorno con la moto,costringendola a rallentare:
-Non dipende da me…- rispose infine lei.
-No?...mi stai mettendo alla prova,madamoiselle Thambay?...-
Mirelle riprese a pedalare:
-Pensala come vuoi…- gli disse,poi,inaspettatamente,cambiò direzione,infilandosi in un vialetto privato,dove lui non avrebbe potuto seguirla.
Lui la seguì con lo sguardo;nei suoi occhi c’era di nuovo l’espressione di chi raccoglie la sfida.
Quando Mirelle rientrò a casa,ebbe la sorpresa di trovare suo padre in giardino,che leggeva qualcosa,comodamente seduto su una sdraio.Lo salutò con un bacio e gli chiese come si sentisse.
-Nonostante l’uragano di ieri,intendi?-
La ragazza abbassò gli occhi:
-Non…preferirei non parlarne…-
-Mmm mmm- le disse il padre.
-Visto che ho il pomeriggio libero….darò un’occhiata alle tue rose,va bene?- gli disse quindi,allontanandosi.
Il padre inarcò le sopracciglia,sospirando.


Mirelle aveva indossato dei comodi pantaloni da giardino e una camicetta bianca annodata sotto il seno;armata di forbici da poto,stava tentando di concentrarsi sulle rose di suo padre,quando ancora una volta avvertì il rombo di una moto che si fermava vicino alla sua casa.Finse di disinteressarsene.
Poco dopo suo padre richiamò la sua attenzione:
-Mirelle,credo ci sia qualcuno che ti cerchi…-
Ma Terry,dopo averla guardata negli occhi,si diresse invece verso il vecchio Adrien
-Il signor Adrien Thambay?...sono Terry Sheridan,signore….lei parla un po’ di inglese?Le vorrei chiedere una cosa importante…-
L’anziano pastore lo squadrò dalla testa ai piedi,misurandolo:
-Di che si tratta?-
-Sono venuto a chiederle il permesso di sposare sua figlia…-
Mirelle aveva sentito ogni parola e per poco non si era potata un dito!
-Viene a chiedermi…non dovrebbe chiederlo a lei?-
-Ci sono due motivi per cui lo chiedo a lei:il primo è che,secondo la tradizione…è così che si fa;il secondo è che sua figlia non vuole più rivolgermi la parola…-
Mirelle questa volta si punse e le scappò pure un ‘Ahi!’,ma continuò nel suo lavoro.
Adrien che l’aveva sentita ammiccò verso di lei,poi sospirò,bonariamente:
- Eh,caro ragazzo…la vuole sposare?...debbo avvertirla che ci si può ingannare facilmente sul conto di Mirelle…quei capelli biondi,quegli occhi…fanno pensare a un angelo delicato,bisognoso di protezione…ma lei sa essere ostinata e tenace fino in fondo,nelle cose che ritiene giuste… ha una forza…indomabile,glielo devo dire…-
Anche Terry si volse a guardarla,indirizzando le sue parole a lei,più che a suo padre:
-Me ne sono accorto…è difficile averla vinta con lei,ma è proprio questo che mi ha fatto perdere la testa…- disse,un po’ compunto.
-Lei che la conosce da tanto tempo…crede che sappia anche perdonare?-
Adrien sorrise di nuovo,pensò alle litigate che aveva avuto con sua figlia,furiose…pensò che non erano mai riusciti a tenersi il broncio:Mirelle non sapeva che cos’era il rancore…
-Io credo,monsieur,che non esista una ragazza più generosa di lei…-Adrien aveva un filo di commozione negli occhi;si riprese e con tono piuttosto brusco,gli consigliò:
-Ma perché non glielo va a chiedere di persona…così magari salva le mie rose…ed evita che mia figlia si dissangui…-
Terry lo guardò,interrogativamente;Adrien assentì e gli fece cenno di andare da Mirelle.
L’uomo si alzò lentamente e andò nel roseto,avvicinandosi a lei.
Mirelle si era punta per l’ennesima volta e stava tentando di succhiare via la spina dall’indice;Terry le prese la mano e se la portò alla bocca,portando a termine l’operazione.Mirelle tentò di riappropriarsi della mano,ma Terry le stava già baciando l’attaccatura del polso,attirandola lentamente,ma con determinazione a sé.Poi le mise una mano nei capelli e,senza più aspettare avvicinò la bocca alle sue labbra.
Le tronchesi caddero a terra.
Madaleine Thambay uscendo sulla porta,asciugando una pentola,assistè a uno spettacolo imprevisto:Mirelle e Terry si baciavano appassionatamente,senza un attimo di tregua….un bacio che sembrava infinito…
-Mirelle!....Adrien!....ma cosa sta succedendo qui!?!... Adrien?!?- Ma l’anziano pastore sembrava assolutamente immerso nella lettura.

XLV

-Perdonami,perdonami Mirelle…sono stato uno stupido…- le sussurrò ,tra un bacio e l’altro
-stupido,stupido…- ripetè lei,quando potè parlare
- sposami Mirelle,ora, subito….-
-Si…-

Fu una cerimonia semplice e sobria.Terry aveva acquistato due fedi tradizionali da un gioielliere in città,Mirelle aveva chiesto ad Anthony di occuparsi del resto:avrebbero fatto da testimoni la moglie di Anthony e l’amico Renè,improvvisamente coinvolto in un’avventura della quale era completamente all’oscuro.
Prima che Mirelle si recasse in chiesa,la madre la chiamò,invitandola a fermarsi nella sua stanza.
La ragazza la abbracciò,sorridente;poi capì che la donna voleva dirle qualcosa di importante.
-Mirelle…naturalmente,come ogni mamma,avevo immaginato per te il solito matrimonio tradizionale,con l’abito bianco,il bouquet…avevo sognato di tenerti sempre vicina,di vedere crescere la tua famiglia,sotto la mia protezione…-
-Oh,mamma…ti prego:io sono felice così…-
-Lo so,figlia mia…lo so:è in nome di questa felicità,che mi faccio da parte…che non pretendo niente…però,ho una cosa da darti:apparteneva a mia madre e a sua madre prima di lei…l’ho indossato anch’io,quando ho sposato tuo padre e vorrei che tu lo tenessi…- Così dicendo aveva tratto dal guardaroba uno scatolo piatto,un po’ consunto,che emanava il profumo della lavanda e dei merletti antichi;aprendolo,Mirelle vi trovò dentro un velo di pizzo di fiandra,sottile,morbido e delicato come i petali di un fiore…
-Oh,mamma…è bellissimo…!- aveva esclamato,commossa.
-Tu sei bellissima,figlia mia…-confessò finalmente Madaleine,con le lacrime agli occhi- E mi mancherai…mi mancherai tanto…- Prima che il pianto potesse dirompere senza freno,madame Thambay si volse da un lato,si irrigidì,recuperò la sua calma e il suo contegno posato.
-Va’ adesso…o farai tardi…vi aspettiamo qui…-
Così si scambiarono gli anelli e le reciproche promesse nuziali ; poi Terry sollevò il velo dal suo viso,sorridendole incantato e Anthony -che per tutta la cerimonia era stato abbastanza serio da non tradire nessuna emozione- gli diede il permesso di suggellare il rito con un bacio.E quello fu in assoluto il bacio più casto che si fossero mai scambiati...
Nel piccolo giardino di casa Thambay,Anthony a sorpresa aveva allestito un piccolo brindisi,con tanto di torta e champagne;poi si era appartato solo un minuto con Mirelle,abbracciandola affettuosamente:
-Cara,cara Mirelle…non ti ho mai visto così bella e felice….bisogna proprio ringraziare questo signor Sheridan,vero?-
-Sarai presto altrettanto felice anche tu,Anthony…te lo auguro con tutto il cuore…-gli rispose la donna.
Le si avvicinò Terry,le cinse le spalle con un gesto che sembrava sottolineare la sua volontà di riappropriarsene:
-Ehi,signora Sheridan…hai deciso dove passare la luna di miele?-
-Ti avevo promesso un giro in barca…andiamo?-
Così si congedarono da tutti;Mirelle montò sulla moto di Terry e si strinse a lui,mentre rombando sfrecciò via.

Al tramonto si ritrovarono di nuovo sulla barca;Mirelle era seduta tra le gambe di Terry,che la teneva stretta a sé,tra le braccia; a occhi socchiusi godevano entrambi il tepore del sole d’agosto che calava sul mare.
-Stai bene,signora Sheridan?-
-E tu,monsieur Sheridàn?- rispose lei,sapendo di stuzzicarlo.
Lui infatti non rispose,ma sospirò significativamente…
A un tratto si accorse che non aveva la fede e le domandò,piuttosto bruscamente:
-Ehi…ti sei già liberata della fede?-
-Eh?- Mirelle sembrò non capire,poi aggiunse-..faresti bene a farlo anche tu…sulla barca non si devono portare anelli,non lo sai?...la tengo qui,al collo…-
-E perché non al dito?-
Mirelle si girò verso di lui e gli spiegò:
-Può essere molto pericoloso,quando si regata…l’ho imparato a mie spese…ci stavo rimettendo un dito,nonostante mio padre me lo avesse raccomandato tantissimo…potevo avere sedici anni ed ero legatissima a un anellino che mi aveva regalato un’amica del cuore…così non volli levarlo e rimasi impigliata in una cima…Mio padre fu terribile,me lo ricordo ancora:prese l’anello e lo scaraventò a mare,nonostante io lo supplicassi di non farlo…-
Terry era rimasto in silenzio ad ascoltare:
-Avete un bel carattere,tu e tuo padre…-
Mirelle continuò:
-Smisi di piangere e non parlai più per tutto il giorno;non gli rivolsi più la parola e altrettanto fece lui con me…poi cominciai a riflettere che in fondo aveva avuto ragione,magari aveva un po’ ecceduto,ma nemmeno tanto…allora ricominciai a parlargli,timidamente:papà si comportò come se non fosse successo niente;tornati a casa,prima di andare a letto,sul comodino…mi fece trovare l’anellino!-
L’uomo era stupito e divertito.
-Ne aveva comprato un altro uguale?-
-No,no…non l’aveva mai gettato a mare…me l’aveva solo fatto credere…- così dicendo Mirelle ritornò nella posizione iniziale,appoggiata a lui,guardando il sole.Terry cominciò a pensarci su,ma inizialmente,si limitò a stringerla più forte,a solleticarsi il mento coi suoi capelli,poi disse,quasi tra sé:
-Ho idea,Mirelle,che non smetterai mai di sorprendermi…-
Lei lo sentì e non riuscì a trattenere una risatina,ma non rispose nulla.
Poco dopo,lui cambiò argomento:
-Sai cosa pensavo…forse non te l’ho mai detto,ma io non mi sono risvegliato dal coma quel giorno che Li ti venne a chiamare…-
-Ah no?...e quando?...-
-La sera prima…e sai cosa ho visto,svegliandomi?- l’aveva girata verso di sé,Mirelle credette di immaginarlo e arrossì un po’:
-Ho visto una donna che si spogliava…via la camicetta,giù la gonna,…-le passò una mano tra i capelli- giù i capelli legati a coda…mi sembrò un angelo…mi sentii in paradiso…-
-Ero io?-
Lui la guardò significativamente:
-Tu che ne dici?...-
Mirelle abbassò la testa,poi gli confessò:
-Improvvisamente,mentre mi svestivo,quella sera sentii di essere nuda e indifesa…spensi la luce e mi rifugiai a letto…-
-Se penso a quante notti abbiamo dormito vicini…quanto tempo ho perso,piccola…prima di trovare la strada della tua stanza…- Terry non aspettò che lei rispondesse;desiderò baciarla ancora,con dolcezza,sentire la morbidezza incantevole delle sue labbra sotto la lingua,sentire di avere tutto il tempo del mondo per assaporarla poco alla volta…
-Voglio rivederti,amore..voglio rivedere quella scena…vieni di sotto,spogliati per me..spogliati per tuo marito,signora Sheridan…-
La prese per mano e la condusse di sotto;quindi steso sul letto,con la testa appoggiata alla paratia della barca osservò Mirelle che ripeteva per lui i gesti di quella sera:via la camicetta,giù la gonna…
-Adesso sciogliti i capelli…-
Con un gesto naturale e seducente insieme,la donna si sciolse i capelli,poi si volse a guardarlo:
-Ti senti ancora nuda e indifesa?...-le domandò lui,carezzandola con lo sguardo.
-Mi sento protetta…e amata…- gli rispose- e anche un po’ infreddolita…!-disse infine,ridendo.
Lui le aprì le braccia e se la strinse addosso:
-Io invece cominciavo a sentire un po’ di caldo…-disse lui scherzando.-Devo proprio complimentarmi con mamma Madeleine…ti ha fatto proprio bene,sai?-
Lei lo guardò dall’alto e commentò:
-Anche tu non sei affatto male,soldato…-
-Io?...io sono quanto di meglio può offrire la piazza,piccola…-scherzò lui.
Mirelle lo zittì con un bacio.
-Mmmm….ma chi ti ha insegnato a baciare così bene,honey?-
-Bè…per noi Francesi è una sorta di orgoglio nazionale!-
-Ma tutte le altre ragazze francesi che ho avuto non baciavano come te…-disse lui,provocatoriamente.
-Ah…’tutte’ le altre…- Mirelle finse di arrabbiarsi.Lui la baciò e prima che lei potesse rendersene conto,le loro posizioni si capovolsero.
Lasciandole riprendere fiato,Terry le domandò:
-Sentiamo,adesso….quando hai intenzione di tirarlo fuori?-
Mirelle era meravigliata:
-Cosa?-
-…Sono un po’ lento a capire,è vero…ma adesso ci sono arrivato:dove lo hai nascosto? O me lo vuoi far trovare domani sul comodino?...-
-Non capisco di cosa parli?- Ma Mirelle aveva capito benissimo,perché non riusciva a trattenere la sua radiosa risatina.
-Tuo padre ha proprio ragione,…tu sembri un angioletto,ma ne sai una più del diavolo…-
-Prova a guardare nella cassetta del pronto soccorso…-finì per confessargli.
Terry si alzò,andò a verificare e tra ovatta e cerotti, vide risplendere l’anello.Lo prese e tornò da lei.
Mirelle lo guardava,un po’ sospesa.
-Non avrei mai potuto gettare via,il tuo anello…-gli disse,come a giustificarsi.
Ma lui le tornò vicino,si stese a fianco a lei,le infilò l’anello al dito,con gli occhi che gli brillavano di ammirazione e desiderio:
-Il ‘tuo’ anello,amore…è tuo,io ho già la mia ricompensa…-le sollevò il viso e prima che lei potesse aggiungere altro iniziò a baciarla come solo lui sapeva fare,togliendole il respiro e abbattendo ogni sua resistenza.

Epilogo

Era autunno quando tornarono alla missione.Un pomeriggio Saphra sentì avvicinarsi una jeep e uscendo sullo spiazzo antistante l’ospedale riconobbe la testa bionda di Mirelle…Le corse incontro e l’abbracciò come una figlia,ridendo e piangendo insieme.
-Putri…o putri sei tornata,finalmente…il bambino di Li non ha voluto nascere senza di te…-
Poi la donna buttò un occhio anche su Terry,grugnendogli una specie di saluto.Mirelle le disse:
-Saphra…è ora che tu e monsieur Sheridan facciate pace,non credi?...-
La vecchia indigena lo guardò con diffidenza,Terry invece fece la sua espressione più compita e pentita,guardandola un po’ da sotto in su:
-Non ho mai pensato di strangolarti davvero,Saphra…-le disse
Lei fece spallucce:
-Oh,quella è una vecchia storia…ma tu,Senzacuore,hai sempre avuto gli occhi sulla mia putri…e lo so,cosa volevano quegli occhi…-
L’uomo finse ingenuità e innocenza,poi ammise:
- …per avere quello che volevo,alla fine l’ho sposata,la tua putri…-
Saphra lo guardò incredula,poi si volse verso Mirelle,ma quest’ultima era già sparita all’interno dell’ospedale,alla ricerca di Li;allora la vecchia guardò di nuovo l’ex soldato,con sguardo diverso,sorridendogli quasi commossa…
-Vorrei salutare padre Peer,Saphra…- le disse poi Terry,dopo averla rassicurata con il suo sorriso.
La vecchia abbassò gli occhi,sospirò.
-Che c’è?..non sta bene?...non sta più alla missione?...-
Saphra scosse la testa,improvvisamente mogia:
-Non è come credi..lui non è mai andato via da qui…-
La voce di Mirelle che la richiamava dall’interno distolse entrambi dal continuare.Terry aveva intuito quello che la vecchia levatrice voleva dire;lentamente risalì verso la piccola chiesa,vi entrò,si segnò a modo suo e, fatti pochi passi,intravide una sagoma scura,che per un momento gli diede l’illusione di poter salutare il suo vecchio amico…
-Si?- era un giovane sacerdote orientale,dai capelli scuri e lisci,gli occhi celati da un paio di spesse lenti e il fisico nervoso e scattante.
-Sono Terry Sheridan,padre..cercavo padre Peer…-
-Padre Peer?...oh,capisco…prego,prego…mi segua…-
Il giovane sacerdote accompagnò Terry fuori,all’ombra di un albero maestoso,dalle radici che sembravano irradiarsi in tutte le direzioni e i rami che si distendevano verso il cielo:là il vecchio pastore aveva voluto che il suo corpo trovasse accoglienza,restando per sempre vicino ai protetti della sua missione,ricevendone per sempre l’affetto e la benevola riconoscenza.Una croce di legno col suo nome inciso e le date di nascita e di morte ne ricordava l’indimenticabile figura.
A Terry sfuggì un mesto sorriso,nell’accomiatarsi da lui;inaspettatamente lo raggiunse Mirelle,che gli si strinse vicino,cercando il suo conforto.L’uomo la abbracciò forte,baciandole teneramente i capelli,poi la sospinse via da quel luogo di tristezza…
-Che novità di Li…abbiamo fatto in tempo?-le chiese,cercando di distoglierla da pensieri malinconici.
Mirelle si riprese:
-Si….ci siamo quasi….tra stasera e domani dovrebbe nascere…-
-E il giovane papà?-
-Rientra tra poco…sta lavorando presso il contingente italiano….ora controllano tutta la zona…-
La donna poi gli prese la mano e lo condusse al fabbricato Uno.
-Dove mi vuoi portare?...-le chiese lui.
-A disfare i bagagli…e magari anche il letto,monsieur Sheridan!- gli rispose lei,scappando davanti per farsi inseguire. Lui scosse la testa,ma la seguì all’interno,piuttosto lestamente.

Li era sbocciata:della ragazzina in fiore dell’inizio di questa storia rimanevano gli occhi grandi e profondi e la risatina trattenuta,ma ormai la maternità l’aveva trasformata e la saggezza acquisita dall’esperienza si rispecchiavano nei tratti del suo volto e nella maturità del suo corpo.
Quando vide Mirelle,tuttavia,gli occhi le brillarono:
-Mia putri..non ti sei dimenticata di me?-
Mirelle la abbracciò con tenerezza,rimanendo qualche secondo in silenzio con lei:avevano condiviso tanto insieme,poi improvvisamente il filo che le univa si era assottigliato fin quasi a spezzarsi…eppure era stata proprio Li a ridare a Mirelle la speranza,con quella sua ingenua letterina….
-Come stai Li….il bimbo sembrerebbe già in posizione…cominci a sentire qualcosa…-
Li sorrise;si carezzò il ventre,annuendo con la testa:
-E’ contento di sapere che sei qui…ora può nascere…Ma,sei sola putri Thambay o c’è qualcuno con te…? -Le chiese,ansiosa.
Intervenne Saphra,con la sua spigolosa irruenza:
-Non è da sola,non è da sola…c’è anche il tuo ‘Senzacuore’….e chiamala putri Sheridan,adesso!-
Le due giovani donne si guardarono negli occhi e Li fece caso agli anelli che Mirelle portava all’anulare:una fede e una fascia tempestata di brillanti…
-Oh,putri Sheridan!!!..come sono contenta per tutti e due voi…Ah!- in quella una prima contrazione diede l’avvisaglia dell’inizio del travaglio…
Quella notte Moussa e Terry si ritrovarono ad aspettare insieme il compimento dell’evento:sotto il portico del fabbricato 1 fingevano reciproca calma,ma di volta in volta l’uno o l’altro si alzava e,nervosamente,passeggiava misurando l’esiguo spazio a disposizione in lungo e in largo.
Finalmente alle prime luci dell’alba un vagito ruppe il silenzio;i due uomini inizialmente stentarono a riconoscerlo,poi Moussa spalancò gli occhi eccitato e commosso e si precipitò verso l’ingresso dell’ospedale.Terry lo raggiunse dopo poco:Saphra li aspettava nell’infermeria,col suo fagottino in braccio,avvolto in un telo di lino bianco da cui sporgeva solo il faccino tondo e imbronciato.
Moussa,come tutti i giovani padri,stentava a prenderlo tra le braccia:Saphra gli disse:
-Avanti…è tua figlia…e non si spezza!-
Moussa la prese delicatamente,tenendola ancora con un certo disagio.
-E’ una femmina?- chiese timidamente.
-Proprio..-gli disse Saphra,sottintendendo un ‘qualcosa da dire?’…
Terry si avvicinò e la sbirciò,incuriosito e divertito,ma anche lui leggermente fuori ruolo.Saphra domandò:
-Li vuole sapere che nome vuoi darle…-
-Già…come vuoi chiamarla?-
Moussa guardò Saphra,poi Terry,poi la piccolina che sembrava improvvisamente sorridergli:
-Io ho pensato….Mirelle…come putri Tham…putri Sheridan…!-
Saphra ebbe un sorriso radioso e corse dentro a comunicare la bella notizia.Moussa rimase con la piccola in braccio,apparentemente spaventato,poi piano piano prese confidenza con la figlia e iniziò a sorriderle e scherzare con lei.
Saphra rientrò a riprendere la piccola;Terry ne approfittò per fare le sue congratulazioni a Moussa,che dopo poco sparì all’interno:finalmente poteva abbracciare Li.
Saphra e Terry rimasero soli;l’indigena ammiccò:
-E tu…quando lo regali un bambino alla tua putri?-
L’uomo la guardò.leggermente atterrito:
-Ahem…regalare?-
-Non sai che tutte le donne vogliono questo dal loro uomo…o magari già è in arrivo?-
Terry sentì improvvisamente caldo e ,nicchiando,si allontanò;aveva bisogno di una boccata d’aria…


Rientrò quando ormai era tutto calmo;trovò la piccola neonata che dormiva nella sua culletta e cominciò a osservarla,divertito e meravigliato.
-Ciao,piccola Mirelle…-
In quella,sentì sopravvenire qualcuno,si allontanò;era Mirelle,stanca e soddisfatta.Si sedette al suo tavolo e annotò alcune cose in una cartellina,poi si avvicinò anche lei alla culletta:la piccola si agitava…aveva bisogno di sentire un po’ di calore. Mirelle la prese delicatamente in braccio e,cullandola ,le canticchiò una ninna nanna ;Terry osservava questa scena,né potè impedirsi di intenerirsi.Come sempre,Mirelle si accorse di lui,del suo sguardo:
-Amore…perché sei sulla porta?entra..-
-Ti guardavo…sei straordinariamente bella,Mirelle…-
Mentre la donna,delicatamente deponeva la piccola nella sua culla,Terry la cinse alle spalle e le carezzò il ventre:
-C’è qualcosa che non so?- le domandò,con una certa trepidazione.
Mirelle rimase stupita,poi si volse verso di lui,che la abbracciava:
-Qualcosa?…oh vuoi dire un ‘petit Sheridàn’?...-
Terry all’inizio rimase stupito,poi rise:
-Un petit….o una petite..?-
Mirelle scosse il capo:
-Ma sai…bisogna impegnarsi per certe cose…-
-Non mi sono impegnato abbastanza? Credevo di aver fatto quanto era nelle mie facoltà…-
Mirelle rise ancora:
.-…Eh…non basta mai,sai?...bisogna provare e riprovare…-
-Vorrà dire,che mi impegnerò di più…non hai sonno,amore?...-
Così dicendo suggellò il suo impegno con un bacio,la sollevò tra le braccia e la portò là dove era iniziata la loro storia….

The end!







gemini213/2/2006, 23:40
CITAZIONE -C’è qualcosa che non so?- le domandò,con una certa trepidazione.
Mirelle rimase stupita,poi si volse verso di lui,che la abbracciava:
-Qualcosa?…oh vuoi dire un ‘petit Sheridàn’?...-
Terry all’inizio rimase stupito,poi rise:
-Un petit….o una petite..?-
Mirelle scosse il capo:
-Ma sai…bisogna impegnarsi per certe cose…-
-Non mi sono impegnato abbastanza? Credevo di aver fatto quanto era nelle mie facoltà…-

:lol: anche io pensavo che si fosse impegnato fin troppo
jiujiu4/2/2006, 10:50
CITAZIONE C’è qualcosa che non so?- le domandò,con una certa trepidazione.
Mirelle rimase stupita,poi si volse verso di lui,che la abbracciava:
-Qualcosa?…oh vuoi dire un ‘petit Sheridàn’?...-
Terry all’inizio rimase stupito,poi rise:
-Un petit….o una petite..?-
Mirelle scosse il capo:
-Ma sai…bisogna impegnarsi per certe cose…-
-Non mi sono impegnato abbastanza? Credevo di aver fatto quanto era nelle mie facoltà…-
Mirelle rise ancora:
.-…Eh…non basta mai,sai?...bisogna provare e riprovare…-
ahhh!! io adoro questo epilogo! davveroooo! lo adoro! :wub:
nemesis30028/2/2006, 21:37
Certo passare il Carnevale leggendo una ff...però devo dire che l'ho divorata:ne valeva la pena!!!
themanyoulove17/12/2006, 18:43
...ehm...
Approfitto per dire che questa ff è tra le mie preferite...anche se l'avevo letta altrove...
 
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Elfa Nihal
view post Posted on 24/4/2008, 13:27




Me la sono copiata tutta sul pc, questa notte l'ho letta quasi tutta e conto di finirla al più presto...
.... è FAVOLOSA, davvero davvero STREPITOSA ...

... E poi Terry ... oh Terry :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:
 
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boleroazul
view post Posted on 24/4/2008, 19:55




Ed eccone un'altra ...benvenuta nel gruppo delle fans di Senzacuore :lol:
 
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16 replies since 3/4/2008, 17:50   455 views
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