XXX
Equipaggiati per affrontare la nuova impresa,Lara e Terry erano di nuovo a bordo dell’elicottero:l’uomo pilotava verso la valle del Buddah,in silenzio.Lara gli diede le ultime disposizioni:
-Mi calerò inizialmente per riprendere il Buddah con la telecamera;poi mi infilerò nella statua attraverso il viso…sono certa che c’è un passaggio…dopodichè ti calerai tu,liberandoti dell’elicottero,siamo intesi!-
L’uomo rispose con un grugnito ed un’espressione altrettanto significativi.
Infilarsi con l’elicottero nelle pieghe rocciose della montagna era già di per sé una impresa:ma furono premiati,quando finalmente davanti ai loro occhi,nella semioscurità della gola,apparve il volto di pietra dell’idolo…Una immagine spettacolare,che tolse loro ogni parola:dalla statua emanava l’arcana suggestione di una sacralità secolare,inviolabile.
Lara si lasciò calare ,imbracata a una fune e riprese ogni particolare della statua,zoommando sul volto,sull’addome,sugli arti che erano stati intagliati nella pietra con una maestria soprannaturale.
Quindi fece a Terry il segnale di avvicinarsi quanto più possibile al volto del Buddah e vi si calò dentro,scomparendo nella cavità dell’occhio.
Ora toccava a Terry!
L’uomo si imbracò in una fune,già predisposta;mirando con uno speciale espulsore ad aria compressa fissò la fune a un fermo contro la parete della montagna.Quindi si lanciò,abbandonando l’elicottero,che,schiantatosi contro la roccia,esplose in mille pezzi.Terry non potè evitare che lo spostamento d’aria facesse pericolosamente oscillare la fune a cui era tenuto,col rischio di andarsi a sfracellare contro la roccia anche lui:tuttavia riuscì a incassare l’effetto del contraccolpo.Prese fiato e si lasciò andare giù,verso la cavità dove aveva visto scivolare Lara.La donna aveva intuito bene:c’era un passaggio che portava all’interno della statua.Terry mise i piedi per terra,si liberò dell’imbracatura e si volse a cercare l’arheologa:lei lo stava aspettando,gli si avvicinò,gli mise le mani sulle spalle,chiedendogli:
-Tutto bene?-
-Qual è la prossima mossa?-domandò lui,prendendole le mani e liberandosi dal suo abbraccio
-Dobbiamo tornare alla sala dell’altare..-
-Impossibile:l’ingresso l’ho fatto saltare io stesso…-
Lara ebbe un gesto di stizza:
-Ce ne sarà un altro…quello da cui è passato Moussa…-
-Non so fino a che punto è praticabile…anche i guerriglieri hanno sparato un bel po’ di granate…-
-Ci sarà sicuramente un modo:DEVE esserci!!!...non ti ricordi cosa aveva detto la Thambay,c’erano due cavità gemelle,ma una senza uscite…apparenti…Dev’essere questa!...allora l’altra è sotto di noi!-
Terry era seduto su una sorta di panca di pietra e la guardava,piuttosto indifferente.
-Voglio ricordarti che dovremo anche uscire…da qui..e tornarcene da dove siamo venuti…se questo è l’inizio…!-
-Risparmiami la tua ironia…aiutami,invece:sono sicura che anche qui deve esserci un passaggio…-
-Noi siamo entrati dall’occhio…magari dal naso sarebbe stato meglio…se ricordo bene naso e bocca sono collegati,tra loro…-
Lara fece schioccare le dita:
-Hai ragione…vedi che quando vuoi sai far funzionare il cervello?...-
Terry fece una smorfia di impazienza.
-Allora usciamo e rientriamo…-disse Lara- e si calò nuovamente fuori dalla statua.
Ora il rischio era maggiore,perché nessuno dei due aveva l’imbracatura e potevano facilmente scivolare giù,dove scorreva vorticosamente il fiume.Ma erano entrambi agili come predatori e scivolarono facilmente nella cavità del naso;poi di lì,attraverso una strettoia che somigliava all’anello di pietra attraverso cui erano passati Moussa e Terry per accedere alla sala dell’altare,raggiunsero anche loro il centro della statua.
-Posso sapere cosa stiamo cercando?-
Lara non gli dava ascolto,presa dalla frenetica ricerca di qualcosa…non riuscendo nell’impresa si rivolse nuovamente all’uomo:
-In queste statue di pietra c’era generalmente una copia fatta in ambra o in onice,o in un’altra pietra dura…che i fedeli collocavano al posto del cuore:rappresentava l’anima.-
-Al posto del cuore…e perché la stai cercando proprio qui?-
-Perché questa caverna è il centro del Buddah…-
-Ma il cuore non sta al centro..generalmente è a sinistra,talvolta a destra…-Terry fece una risatina-
O forse questo Buddah è senza cuore…come me!-
-Impossibile…tu lo sei,ma il Buddah no:però forse mi hai dato un’idea…-
Lara si mise al centro della stanza,con gli occhi rivolti verso la parete esterna,quindi guardò alla sua sinistra.c’era una nicchia,seminascosta dall’oscurità,le si avvicinò,fece scattare una sorta di saliscendi primitivo,ed ecco emergere la statuetta pregiata…e non solo:sul piatto su cui poggiava il basamento della statua c’era un vero e proprio tesoro:anelli,collane,bracciali d’oro tempestato di pietre preziose.
Lara guardò Terry:era certa che quella visione l’avrebbe turbato.Ma l’ex marine non diede ad intendere nulla:
-Accidenti…deve esserci una fortuna…a occhio e croce…-
-A occhio e croce?ognuno di quei pezzi vale milioni,perché si tratta di rarità:è tutto ciò che rimane dell’antica civiltà che adorava questo idolo…-
Terry si avvicinò,prese una collana,la guardò in controluce:
-Fermo…non devi toccare niente!...finchè non ho inventariato ogni cosa!-
L’uomo fece ricadere la collana nel piatto e guardò con occhi di brace Lara.Ma non commentò.
L’archeologa mise il piccolo idolo e i gioielli in una sacca,la chiuse ermeticamente e poi guardandosi intorno vide l’imboccatura del pozzo,quella da cui erano usciti in occasione della prima ‘visita’ al Buddah:
-Usciremo di là…precedimi!-
XXXI
Mirelle era sbarcata a Orly e ora su un taxi stava viaggiando verso la Garde du Nord,dove avrebbe preso il treno che la riportava a casa.Non si era resa conto che a Parigi era iniziata l’estate e la città era straordinariamente più bella del solito:le strade erano semivuote,perché erano da poco passate
le sette del mattino ed era domenica…non faceva ancora il caldo torrido della mezza mattinata e il sole illuminava case tetti vetrine scintillando ovunque,fin sulla Senna che scorreva placidamente attraverso la città.Il quartiere latino,dove aveva passato tante ore spensierate,si stava appena risvegliando.E poi c’era l’ile de la citè,con la mole di NotreDame che si stagliava nell’azzurro più puro:la città luminosa…la ville lumiere…tornare a casa era sempre bello,anche se nel cuore un macigno nero soffocava ogni suo sorriso.
Finalmente raggiunse la stazione e salì sul suo treno:desiderava arrivare a casa,abbracciare sua madre,suo padre…sentiva che l’abbraccio di quest’ultimo era l’unico che ora avrebbe potuto darle un po’ di forza,come sempre.
La sua era una di quelle villette con un piccolo giardino davanti,circondata dal verde di una campagna lussureggiante,come se fosse fuori città:in realtà era la cittadina immersa in quel verde,poco popolosa,tranquilla,accogliente con la sua chiesa romanica che troneggiava nel centro e case e palazzi che si irradiavano tutt’intorno.
Aprì piano il cancello dello steccato ed entrò.Nessuno l’aveva sentita.Si avvicinò all’ingresso e bussò .La porta si aprì:ecco sua madre! Una donna ancora bella nonostante gli anni,dall’aria severa e dignitosa:Mirelle se la ricordava poco loquace,ma sempre efficace dal punto di vista decisionale;era pragmatica e Mirelle sapeva che una parte della tenacia e della volontà che avevano animato la sua vita le doveva proprio a quella madre.
-Mirelle!...ma…bussi?..è casa tua,questa!- le disse,aprendole le braccia.
-Mamma!!...è passato così tanto tempo….-le rispose,ricambiando il suo abbraccio- E papà?...-
Mirelle era entrata e si guardava intorno estatica:sembrava che quella casa fosse rimasta assolutamente intatta come il giorno della sua partenza.
-E’ nel suo studio…-la mamma richiuse la porta,le prese la valigia dalle mani.
Mirelle ritornò in sé:
-Lascia,mamma,che fai…la mia stanza?-
-E’ sempre lì dove l’hai lasciata!-
-Vado a posare la valigia e poi…vado da papà!-disse incamminandosi con slancio lungo la scala.
Salendo sentì la madre che le diceva:
-Mirelle…non è più l’uomo di una volta,sai?...sii cauta,con lui….-
La giovane donna si era fermata un attimo;disse solo:
-Si- e poi riprese a salire,in fretta.
Posò la valigia sul letto.L’aprì,cominciò a disfarla.Poi.guardandosi intorno,si accorse che quella era ancora la stanza di una bambina,piena di volant e teneri peluches sparsi ovunque:
“-Mi aspetto di veder spuntare il cappellaio matto …che magari ci offre una tazza di tè…Alice …-“
Immaginò per un momento cosa avrebbe potuto dirne Terry…Dio,Terry:perché continuava a pensare a lui,come fosse vivo?
“-Ricordo solo che mi piacevano molto le bambine….e questo mi è rimasto!-“
Mirelle si sedette mogia sul letto,come se improvvisamente fosse completamente svuotata.Poi si stese tra i cuscini e i peluche,si abbracciò un guanciale e ricominciò a piangere:
-Perché…perché amore mio non mi hai voluto ascoltare…-
La stanchezza del viaggio,l’amarezza,il vuoto ebbero il sopravvento:Mirelle finì per addormentarsi.E sognò:sognò di essere nella spiaggia sotterranea,di guardia accanto a Terry che dormiva;lo guardava,e non poteva fare a meno di chinarsi su di lui,a sfiorargli le labbra con un bacio.Sentiva allora il suo braccio che la tratteneva,le sue labbra che premevano contro quelle dell’uomo,la sua lingua che cercava di aprirsi un varco,di incontrare quella di Terry…e quando succedeva…
-Mirelle!...vieni,è pronto!-
La voce di sua madre la scosse,riportandola alla realtà.
Calatisi sulla spiaggia sotterranea,Lara e Terry approfittarono per fare una sosta.Lara voleva inventariare i gioielli trovati vicino alla statuetta del Buddah;un lavoro noioso,al quale l’ex colonnello preferì sottrarsi,stendendosi un po’ a riposare.Ma il suo pensiero riandava alle ore che aveva trascorso lì con un’altra donna,che ora gli mancava maledettamente.Chiuse gli occhi e gli tornò in mente Mirelle che giocava incautamente con la pistola in mano,facendo il verso a 007;immaginò di toglierle la pistola dalle mani,di afferrarla per quei capelli biondi e di baciarla …proprio come avrebbe voluto,se non fosse stato esausto…e anche un po’ arrabbiato,con lei,che poco prima si era sottratta alla sua carezza. Ora le sue labbra premevano contro quelle della donna,la sua lingua cercava di aprirsi un varco,di assaporare quella di Mirelle…e quando succedeva…
-Terry…ho finito…ma…che facevi?ti eri addormentato?-
La voce di Lara lo scosse,lo riportò alla realtà.
-Adesso dobbiamo uscire di qui…-
-A cosa hai pensato?- le domandò lui,incuriosito.
Lara tirò fuori dalla sua attrezzatura quelli che sembravano due normali giubbotti di salvataggio:
-Come te la cavi,nei tuffi?-gli domandò,con la solita aria di sfida.
L’ex marine non potè fare a meno di sorridere,divertito:quel diavolo di Lara una ne faceva e cento ne inventava:certo con lei non ci si sarebbe mai annoiati…
-Vuoi uscire di qui a nuoto?...saltando fuori dalla montagna,con quei cosi?-le domandò.
-Infatti…vieni:sarà divertente!-
-D’accordo…ma dai a me il materiale,saremo più sicuri di non perdere niente!-
-Mi credi così ingenua,Terry?-
L’uomo pensò: “ –Brava Lara,sai sempre rovinare tutto!-“ Ma non le disse niente,lasciò che come sempre lei conducesse il gioco a modo suo.
Percorsero a piedi tutta la lunghezza della caverna,fin dove l’acqua sbucava fuori dalle viscere della montagna;là,indossati i due giubbotti,si calarono in acqua,lasciando che la corrente li trascinasse fuori;poi,dandosi una spinta simultanea,si gettarono a pesce nelle rapide,tuffandosi nelle profondità del fiume.Il primo a riemergere fu Terry,che un attimo dopo si trovò Lara tra le braccia,che risaliva anche lei dal fondo:
-Ogni occasione è buona,Lara…-
-Ho perso la sacca!- gridò lei,per tutta risposta.
-Tranquilla…-la confortò lui,sollevando il braccio- E’ questa,credo:ora,se vuoi controllare che ci sia tutto…-
Lara abbassò lo sguardo,poi lo rialzò sorridendogli con una espressione radiosa:
-Cominci davvero a stupirmi,Terence Sheridan…!-
Lui scosse la testa,poi nuotarono agilmente verso la riva e guadagnarono la terra ferma.
Prima di andare a pranzo,Mirelle volle chiamare suo padre.Entrò nello studio:c’era una larga finestra che guardava verso il centro cittadino,attraverso i cui vetri si intravedeva la guglia del campanile;suo padre era nella grande poltrona di pelle rossa,come sempre.Ma non era intento ai suoi studi,alle sue letture,come Mirelle se lo sarebbe immaginato;la poltrona era rivolta verso la finestra e l’anziano pastore era assopito,con le mani appena giunte,sotto un plaid che gli copriva anche le gambe.
Mirelle ebbe un moto di profonda tenerezza:aveva lasciato un guerriero,ora trovava un vecchio bisognoso di cure.
-Papà…-lo chiamò-
Adrien Thambay aprì gli occhi,all’inizio disorientato;poi li alzò sulla figlia e a poco a poco mise a fuoco.Il suo sguardo ricordò per un attimo quello del vecchio leone che era stato:
-Mirelle…-
La donna si slanciò verso di lui,lo abbracciò aspettandosi che anche lui la stringesse con l’affetto di sempre:il padre invece rimase con le braccia aperte,mescolando riso e pianto:
-Mirelle…Mirelle cara…-
Quando la dottoressa riprese il controllo su di sé,si rialzò,carezzò la testa canuta del padre,disse:
-Vieni,papà…la mamma ci ha chiamato….- e dandogli il braccio,lo sostenne fino alla sala da pranzo.
Prima di mangiare,come sempre il vecchio Adrien benedisse il cibo;Mirelle si sforzò di non ricordare…ma le tornò alla mente istintivamente l’immagine assolutamente poco credibile di Terry Sheridan,mentre pronunciava la sua improbabile preghiera.
Durante il pranzo parlarono poco,tra loro:i suoi genitori le chiesero come avesse viaggiato,cosa preferiva fare nel pomeriggio,una serie di domande estremamente formali:sembravano intimiditi nei suoi confronti,ricordavano bene con quanta risolutezza Mirelle avesse varcato la soglia di casa,partendo per quell’assurda impresa ai confini del mondo.Sua madre si era accorta subito che non era la stessa,quella che tornava ora da loro:era cambiata,sembrava a un tempo arricchita,ma anche profondamente vulnerabile,alla ricerca di un riparo.La donna aveva avuto questa impressione,ma non osava cercare conferme:aspettava il momento in cui Mirelle si sarebbe finalmente confidata.
Rimaste sole a riassettare,madre e figlia si lasciarono finalmente andare;Mirelle chiese di suo padre:
-L’ho trovato estremamente invecchiato,mamma…è colpa mia?-
Inizialmente Madame Thambay non rispose,fingendosi impegnata a risciacquare le stoviglie.
-Da quando sei andata via,Mirelle,non ha voluto più lottare contro l’età…si è lasciato andare:hai visto anche tu,mangia poco,passa tutto il tempo seduto in poltrona,non esce…neanche in giardino,le sue rose ormai le curo solo io…e tu sai che il mio pollice è nero come la mezzanotte!-
Mirelle rise:sua madre aveva uno spirito brillante,che a malapena sapeva dominare:ogni tanto l’ironia spuntava fuori,anche nei momenti più inaspettati,innescando spesso una risata liberatoria.
La signora Thambay guardò sua figlia:
-E’ bello sentirti ridere…-poi si accorse che alla risata stava seguendo la commozione,infine il pianto. Si asciugò le mani e abbracciò la figlia,lasciando che sfogasse in silenzio la sua tensione in quelle lacrime.Poi la guardò in viso e le chiese:
-Come mai sei tornata,Mirelle?...cosa ti è successo,bambina mia?-
Mirelle raccontò della sua esperienza,dell’impresa di salvare i bambini,della ferita e dell’operazione;ma non parlò mai specificamente di Terry,per una sorta di pudore che da sempre aveva nutrito nei confronti di sua madre.
-Quando mi hanno dimessa,mamma,ho sentito che avevo bisogno di tornare qui…che dovevo ritornare…Ho dato tanto alla missione,ora devo ricaricarmi…e devo imparare a dare qualcosa anche ai miei…-
La madre si tolse il grembiule,si ravviò i capelli;poi le disse:
-A me dai già tanto solo per essere tornata…ma è a tuo padre che devi stare vicina…ha bisogno di sentirsi amato,soprattutto da te,per ricominciare ad amare se stesso…sono contenta che tu sia tornata,proprio ora!-
Mirelle tacque,assentendo.
Rientrata nella sua stanza finì di disfare le valigie,si cambiò e decise di fare un giro in centro:aveva bisogno di riflettere.
Inforcò la sua vecchia bici,che sembrava aspettarla proprio come l’aveva lasciata e si diresse verso quello che era il viale principale della città.Poi fece due passi,diede un’occhiata alle vetrine,ci si specchiò:ma non riusciva a riconoscersi…le sembrava così strano essere là,compiere azioni usuali che appartenevano a un’altra Mirelle,respirare l’aria leggermente irritante di una strada affollata,muoversi tra persone indaffarate e distratte…Eppure bisognava che ci si riabituasse:sarebbe rimasta a casa,almeno fino a quando non fosse riuscita a ritrovare in suo padre l’uomo che aveva lasciato partendo due anni addietro…Avrebbe cercato di lavorare:ecco,quella era una cosa che poteva fare…i bambini nascono ovunque e nella stessa maniera…
Camminando senza meta si era ritrovata davanti all’ingresso della chiesa protestante:lo fissò a lungo,domandandosi se entrare o no…Anthony doveva essere là,a quell’ora…Anthony…
Mirelle strinse i denti:doveva smettere di pensare a Terry…doveva smettere di ricordarlo…lui non esisteva più!...eppure…
Per distogliere la mente da quei pensieri,Mirelle non esitò oltre:entrò in chiesa.
gemini213/2/2006, 23:22
Sigh, tutto questo pezzo un po' mi rattrista vederli separati..sigh
arielcips3/2/2006, 23:26
XXXII
L’odore della cera che si scioglieva,quella strana sensazione di fresco e di silenzio tipica dei luoghi sacri la aggredirono;era tanto che non vi entrava…padre Peer non era riuscito una sola volta a convincerla,nonostante i buoni propositi:era stato solo quando aveva dovuto visitarlo,recentemente,che era passata di sfuggita davanti alla statuina della Vergine.Mirelle non andava più d’accordo con Dio da tanto tempo;ora aveva anche un motivo in più…ma stranamente avvertì un senso di dolce serenità tra quelle mura chiare,luminose, e quasi istintivamente si fece il segno della croce.
Si diresse poi alla sagrestia;Anthony stava leggendo,seduto alla scrivania.Aveva avvertito dei passi e aveva alzato lo sguardo,con una espressione accogliente sul viso:espressione che si tramutò in stupore e al tempo stesso malcelato entusiasmo nel vedere chi fosse entrato.
-Mirelle!- disse alzandosi precipitosamente dalla sedia e andandole incontro.Poi si fermò un attimo,come a chiederle il permesso di farlo,infine l’abbracciò:un abbraccio casto,amichevole,fraterno.
-Ciao Anthony…eccomi di ritorno…-
-Ti fermi a lungo?- le chiese lui,dando per certo che si trattasse solo di un ritorno temporaneo.
Mirelle ne rimase stupita,questa domanda la fece riflettere.
-Non so ancora per quanto tempo…o se per sempre…-
Anthony si sciolse dall’abbraccio e la guardò,con un sorriso interrogativo.
-Sei un po’ pallida,sciupata…che cosa è successo,Mirelle?-
-Tutto…Anthony…mi è successo tutto!- La giovane donna voleva finalmente aprirsi con qualcuno,fino in fondo.
Anthony prese una sedia,la accostò alla sua e le disse:
-Siediti vicino a me…ti va di parlarne?...-
Mirelle gli raccontò tutta la storia dall’inizio,da quando aveva iniziato a nascondere i bambini nel Buddah,all’arrivo del ferito nell’ospedale,alla disavventura con i guerriglieri…alla fuga,alla sua progressiva attrazione per Terry.Gli raccontò persino lo stratagemma utilizzato per sottrarlo all’arresto:
-Perdonami,Anthony…ho usato il tuo nome,i tuoi anelli…-
Anthony scuoteva la testa,incredulo.poi domandò:
-Ma questo Terry…cos’è che vi accomuna?cos’è che vi lega,Mirelle?-
Mirelle sospirò,riflettendo:
-Forse non ci accomuna niente…forse lui è tutto ciò che io non sono…ma io ne sono innamorata,perdutamente innamorata…non ho mai provato quello che provo per lui…-
Si pentì di avergli detto quelle parole,che probabilmente lo avrebbero ferito:ma ormai le aveva pronunciate ed erano la verità.
-Non temere,Mirelle-disse lui,come se avesse capito il suo pensiero- non mi sento offeso da quello che mi dici…il nostro rapporto è stato sempre diverso:noi eravamo due facce di una stessa medaglia:troppo simili…e due facce di una medaglia non si incontrano mai…-
Mirelle non si aspettava un discorso del genere:era convinta che Anthony l’avrebbe piuttosto biasimata,per quella scelta –scelta?- avventata.Invece lui la stava giustificando.
-E ora lui dov’è?-le chiese,dopo una pausa.
Mirelle scosse la testa,disperata:
-Non lo so…probabilmente è morto…sicuramente è morto!-si morse le labbra,(-perché non accettare la verita?-)
Anthony la guardò negli occhi:aveva uno sguardo indagatore molto personale,stringeva le palpebre e aggrottava le ciglia,come a voler vedere meglio:si aggiustava gli occhialetti sul naso sottile e sbuffava un po’:
-E’ morto o non lo è?...Mirelle…ne hai parlato finora come di un vivo…-
-Lara Croft mi ha confermato che…che,tentando di sfuggire all’arresto...c’è stata una colluttazione…non so:il suo elicottero si sarebbe schiantato…E’ disperso…- Mirelle ormai piangeva,irrefrenabilmente.
-Ne hai parlato finora come se fosse vivo…- le fece notare Anthony.
Mirelle si adirò:
-E’ vero…perché sono una sciocca…una sciocca illusa!!!-
Questa volta Anthony non commentò,preferì tacere:ma non sembrava d’accordo con lei.
-Ora che sei qui,Mirelle…che pensi di fare!-
Mirelle sollevò le spalle,piuttosto disincantata.
-Voglio rimanere un po’ vicino a mio padre,Anthony…però ho anche bisogno di lavorare…se no divento pazza!-
-Potrei trovare qualcosa per te nella clinica di Marcel,te lo ricordi?-
-In clinica?...non sarebbe meglio in ospedale…?- Mirelle immaginava l’utenza di una clinica:qualcosa da cui avrebbe assolutamente voluto fuggire.
-Vedrò cosa posso fare…ma credo che dovrai iniziare dalla clinica,Mirelle!..Ora,perché non resti a cena,qui? Voglio farti conoscere mia moglie..-
Mirelle rimase sorpresa:Anthony non la aveva aspettata…In realtà se ne sentì anche un po’ sollevata;però…però tutto era diverso da come aveva creduto,tornando.E si sentì di nuovo fuori posto…
La giovane signora Stolberg era molto diversa da Mirelle:alta,con la carnagione chiara e i capelli rossi,sembrava uscire da un quadro di scuola fiamminga:aveva la stessa severa semplicità delle modelle di Van Dyck.Ed era una donna estremamente pratica:era evidente che in quella famiglia lei ricopriva il ruolo di amministratrice,non solo dal punto di vista economico,ma anche per quel che riguarda le relazioni sociali.Era la donna giusta per Anthony,non c’è che dire:per quello che Anthony aveva voluto realizzare nella sua vita.E tutto sommato,ne sembrava anche sinceramente innamorata:un amore pacato,familiare…anche quello ben amministrato.
La cena servita fu impeccabile,quanto impeccabile fu il tempismo con cui Therese seppe intervenire nei loro discorsi.Alla fine si ritirò,pregando il marito di non fare troppo tardi.Mirelle non domandò come mai andasse a dormire così presto:aveva intuito,professionalmente,che la signora Stolberg era in dolce attesa:entro un anno dalle nozze avrebbe dato un erede ad Anthony…Tutto secondo la prassi.
Il giovane pastore volle riaccompagnare Mirelle al posteggio delle bici,per accomiatarsi da lei in un’atmosfera meno compassata di quella di casa sua.
Mirelle inforcò la sua bicicletta,ma prima si sfilò l’anello che aveva al dito:
-Io credo,Anthony che questo debba appartenere a tua moglie,ora…-
L’uomo lo guardò:all’interno l’incisione con il suo nome e una data,che per loro due non era mai scoccata.
-Sei sicura che non vuoi tenerlo?...è tuo,Mirelle,come l’altro…-
Mirelle si era sentita oppressa,durante tutta la serata;pensò per un attimo all’altro anello,alla mano che lo portava e rimpianse disperatamente l’assoluta imprevedibilità,la sconsideratezza della vita vissuta fino a pochi giorni prima…
Anthony si accorse di aver inavvertitamente riaperto una ferita che sanguinava.
-Scusami…scusami:sono un disastro di insensibilità…ma,Mirelle:poiché siamo a questo punto io devo dirtelo…per come mi hai descritto quest’uomo…io…io fossi in te non mi arrenderei…-
Mirelle alzò gli occhi su di lui,stupita.
-Proprio tu mi dici questo,Anthony….tu che sembri nato con i piedi per terra?-
-Si,proprio io :e per questo,non dovresti trascurare il mio consiglio…-
Mirelle sbuffò,piuttosto spazientita:
-Sono stanca,Anthony…fammi sapere al più presto per quel lavoro…e ringrazia ancora tua moglie per l’ottima cena!- quindi iniziò a pedalare,allontanandosi in fretta.
Terry e Lara si erano fermati sulla riva a riposare,dopo la nuotata. Il sole era piuttosto pallido e non bastava a riscaldarli,né tantomeno ad asciugare loro i panni fradici. Lara tremava impercettibilmente.La ferita alla spalla le doleva,forse il tuffo da quell’altezza l’aveva riaperta.La donna temeva che,se Terry se ne fosse accorto,ne avrebbe approfittato per liberarsi di lei e impossessarsi del tesoro.Si fece forza,lo provocò:
-Stanco,Sheridan?...non abbiamo ancora finito:adesso viene la parte più divertente…-
-Stanco?...comincio appena a scaldarmi…-fece lui,per tutta risposta,col viso rivolto al sole e gli occhi socchiusi.
-Allora muoviamoci!-disse ancora l’archeologa,alzandosi con uno scatto. –Voglio finire il lavoro prima di sera…
Ma,fatti pochi passi,Lara ebbe un capogiro e cadde a terra,priva di sensi.
XXXIII
Quando riaprì gli occhi il sole non c’era più.Si svegliò di soprassalto,spaventata:che cosa era successo? Si guardò intorno:era sola,nella foresta…Che stupida! Avrebbe dovuto prevederlo:Terry Sheridan non aspettava altro!...
Man mano che riacquistava lucidità,però,Lara scopriva che la ferita le era stata medicata e fasciata alla meglio;che aveva una sorta di stuoia intrecciata addosso a mo’ di coperta e che a poca distanza da lei un piccolo fuoco bruciava,asciugandole i vestiti bagnati e intrisi del sangue rappreso.Appesa a un ramo pendeva la sua preziosa sacca,apparentemente ancora piena.
-Il tuo problema,Lara…è che vuoi sempre strafare!-
La donna sussultò.Era la voce di Terry,quella che aveva sentito.Era apparso improvvisamente,materializzandosi tra gli alberi:aveva con sé quello strano cactus dalle cui foglie si estraeva l’acqua,così come gli aveva insegnato uno dei piccoli fuggitivi.
-Hai sete?- chiese a Lara.
-Dove eri andato?...che ne hai fatto della mia roba?...Guarda che questa volta non sono solo Bryce e Hillary a controllarci…-
-Lara..stai invecchiando:diventi ripetitiva! Tieni:prova a bere questa!-le allungò una foglia di cactus,poi si allontanò verso il fuoco.
-I tuoi abiti sono asciutti…se vuoi rivestirti…ma puoi anche rimanere così,per me!-le disse ancora.
Quel suo tono ironico e irridente la irritava terribilmente:ma intanto doveva ammettere che era ancora lì,non l’aveva lasciata morire nella foresta,non era fuggito..
Si alzò piano,coprendosi a mala pena con la stuoia improvvisata,prese i suoi abiti,si rivestì;poi si sedette vicino al fuoco,riscaldandosi le mani;rifletteva:
-Perché quella ragazzina ha tentato di uccidermi,Terry?-gli chiese a un tratto,seria.
-Perché le hai ucciso il padre,Lara…il padre che aveva appena ritrovato…e sotto i suoi occhi…-rispose lui,addentando distrattamente una sorta di mela.
-Ma lui aveva tentato di annegarmi…non ho avuto scelta!- disse lei,come a giustificarsi.
-Tu non hai mai scelta…- commentò lui,voltandosi appena a guardarla.
-E poi Mulligan…è come se avesse improvvisamente abbassato le difese…- Lara riviveva la scena della colluttazione col professore:anche lei era rimasta atterrita da quella fine impietosa,ma non se ne sentiva responsabile…o non voleva.
-Perché adesso non cerchi di dormire un po’…-le consigliò l’ex marine.
-Non possiamo permetterci di perdere altro tempo…e poi…-
Lui si irrigidì,strinse le mascelle.
-Allora muoviamoci…se c’è qualcuno che non vede l’ora di finirla con questa storia,sono io!-
E si incamminò di nuovo verso la valle del Buddah.
Lara faticò a stargli dietro.
Mirelle rientrò in casa piuttosto tardi,ma ciononostante trovò i suoi ancora svegli,che si intrattenevano nel soggiorno.
-Scusatemi…- disse- Sono rimasta a cena da Anthony…-
Il padre che sembrava assopito nell’ascolto di un disco di musica da camera,aprì gli occhi e pronunciò di nuovo quel nome:
-Anthony…un bravo ragazzo,Mirelle…-
La signora Thambay guardò intenerita e preoccupata suo marito.Forse il ritorno della figlia lo turbava,invece di restituirgli un po’ di equilibrio.
-Ma non credo che sia mai stato adatto a te…-concluse il vecchio pastore,lasciando meravigliate entrambe le donne.
Mirelle non potè trattenersi dal sorridere:ebbe l’impressione che il dialogo con suo padre potesse presto riaprirsi…e risolversi positivamente. Con questo pensiero si accomiatò dai suoi e andò a dormire.
Stentò a lungo a prendere sonno:una ridda di pensieri le affollava la mente,dominata dalle ultime parole di Anthony,da quell’assurdo consiglio.Mirelle non voleva illudersi,aveva troppa paura di rimanere doppiamente ferita.Si rigirò nel letto centinaia di volte e solo verso l’alba riuscì ad addormentarsi…e lo sognò di nuovo.
Sognò Terry che,dopo averla sottratta alla furia dei guerriglieri,l’adagiava sull’erba,si prendeva cura di lei.Le sbottonava la camicetta,per aiutarla a medicarsi;poi il suo massaggio si traformava in una carezza irresistibile.Lei tremava tra le sue braccia;l’uomo le sfiorava le labbra con un bacio,poi le baciava delicatamente il collo,si fermava sul seno,caldo e morbido,ancora imprigionato nella biancheria ricamata;poi scendeva ancora,a baciare quel povero fianco martoriato dal calcio del soldato. La gonna di Mirelle scivolava via,lui era steso su di lei,le sue labbra risalivano piano il suo corpo,indugiando ancora sul seno,sul collo:
-Dillo che lo vuoi anche tu…- le sussurrava all’orecchio,suadente.
-Lo voglio…-
-Gridamelo!-
-Lo voglio….Ti voglio…Terry,…TERRY!-
-TERRY!!- Lara arrancava dietro di lui. –Non correre,aspetta!-
L’ex soldato si voltò appena:
-Non eri tu che avevi fretta di concludere il lavoro?-le chiese,spazientito.
L’archeologa aveva un po’ di affanno.Lo rimproverò:
-Adesso che intendi fare…sfinirmi?...-
Terry non commentò.Si fermò ad aspettarla.
-Siamo quasi arrivati all’ingresso della caverna…dov’è l’esplosivo?-
-Nascosto … là,dove il fiume entra nella montagna…-
-Bene:diamoci da fare allora…E’ quasi l’alba!-
Prima che Lara potesse rispondergli,però,Terry l’aveva fermata e le aveva messo una mano sulla bocca,per zittirla;poi le aveva indicato la presenza di qualcuno:erano Li e Moussa,che uscivano dall’ingresso segreto e si allontanavano verso la missione.
-Accidenti…questa non ci voleva!-bisbigliò Lara.
-Non dirmi che vuoi ripensarci…sarebbe la prima volta!- commentò Terry.
Lara si sedette sull’erba,piuttosto accasciata.
-Non avevo pensato che … che se miniamo la zona,impediamo a tutti di passarci…anche a loro…-
Anche Terry sedette,la guardò:
- Dunque,Lara…non esiste solo il bianco e il nero?..cominci a veder altri colori?...E’ già qualcosa…-
XXXIV
-Io vorrei impedire che quei fanatici facciano saltare anche questa statua…- disse l’archeologa,con rammarico.
-Per poterlo impedire dovresti fare quello che aveva in mente Mulligan:smontarla un pezzo alla volta e portartela a casa… Davvero un grazioso soprammobile!- sogghignò lui.
-E’ chiaro che non è possibile,ora come ora,realizzare questa impresa…comunque dobbiamo recuperare l’esplosivo,prima di tornarcene…- disse la donna.
-Io non torno con te,Lara…ho finito!- le rispose Terry.
La donna lo fissò,interrogativa e dura:
-Ti sbagli:il tuo compito non è finito…i patti erano che mi aiutavi a minare la zona,prima di rientrare….-
-Ma tu hai deciso di non farlo…dunque,la nostra collaborazione finisce qui!-
Lara era disorientata:perché Terry aveva quell’atteggiamento?non gli interessava concludere fino in fondo l’operazione,presentare con lei il tesoro ai responsabili del British museum e all’ MI6?
Avrebbe così potuto definitivamente riabilitarsi…anche davanti ai suoi occhi…
La donna cominciò a sospettare che Terry avesse tanta fretta perché si era impossessato di qualcosa di prezioso:
-La nostra collaborazione finirà quando lo avrò deciso,Sheridan! E cioè quando saremo tornati a Londra,avremo consegnato i gioielli e la statuina e avremmo riferito ai miei superiori!-
-Altrimenti cosa?-domandò lui.
-Altrimenti sei punto e a capo:ricercato criminale…con una bella cella che ti aspetta a braccia aperte….-
Terry respirò a fondo,scosse la testa.Non aveva scelta…non se voleva tornare da Mirelle…ed era la cosa che gli premeva di più:tornare da lei da uomo libero…
-D’accordo…non ho alternative,Lara…voglio però passare dalla missione,prima di rientrare in Europa…-
-Dovremmo comunque passare di lì:è quello il luogo del check point,dove avremmo trovato il nostro aereo…e poi,prima di partire voglio ricontrollare pezzo per pezzo il tesoro!-
Dopo una pausa,Lara finalmente capì:
-Ma…non credere di trovarci la tua dottoressa,alla missione..-
-Perché no?...-Terry divenne diffidente,minaccioso- Avevi detto che l’avrebbero dimessa in pochi giorni!-
-L’hanno dimessa…ma se ne è tornata in Francia…-Lara sembrava indifferente,ma diceva queste cose con un sottile compiacimento.
Terry serrò la mascella,gli occhi gli fiammeggiarono;ma non fece commenti.
Mirelle si svegliò più stanca e disfatta di prima.Doveva smetterla di sognarlo…non era possibile sentirlo vivo accanto a sé e poi svegliarsi con la consapevolezza che non sarebbe mai più stato così…
Quella mattina scese in giardino per tempo e decise di occuparsi delle rose di suo padre,visti i magri risultati riscossi da sua madre. Ne potò alcuni rami,ne colse altre da portare in casa e in tutto quel frattempo riuscì a non pensare ad altro;riuscì persino a non pungersi,cosa per la quale aveva una vera e propria inclinazione.Dopo un po’,però si sentì osservata:guardò in basso e vide che dalla finestra che dava sul giardino suo padre la stava guardando con attenzione.Lo salutò con la mano,come avrebbe fatto fino a poco tempo prima,aspettandosi che lui uscisse poi a farle compagnia:Adrien Thambay rispose al suo saluto, poi però si ritirò nel suo studio,a passi lenti.
Mirelle abbassò la testa,un po’ delusa. Ecco un altro pensiero,che la avrebbe distolta da inutili fantasticherie,si disse.
Portò le rose in casa,le dispose in un bel vaso e le collocò sul tavolo dell’ingresso.Sua madre la guardava,compiaciuta.Lei riuscì persino a sorriderle.Squillò il telefono:
-Mirelle? Sono Anthony…Ho parlato con Marcel…in questo momento avrebbero bisogno proprio di una ginecologa,in clinica…potresti cominciare già domani,se prendi contatti con loro.-
-Grazie,Anthony…vado subito.-
Prima di recarsi alla clinica,Mirelle volle andare a salutare suo padre;portò con sé un vaso più piccolo,con alcune roselline lillipuziane che erano state il fiore all’occhiello del loro giardino ,fino a poco tempo fa.
Questa volta Adrien era ben sveglio e guardava fuori con un cipiglio acuto,che sembrava alludere a un rovello profondo.
-Papà?...dove posso metterle?- gli chiese Mirelle,alludendo alle rose.
-Il posto migliore,per i fiori….è dove crescono,dove hanno le loro radici…-
Mirelle si sentì a disagio,si passò una mano sulla fronte per scacciare via la voglia di rispondere alla provocazione di suo padre;in altri tempi non avrebbe esitato un attimo a valutarla come tale e ne sarebbe sorto un battibecco animato,uno dei tanti che li vedeva scontrarsi quotidianamente.
-Allora li appoggio qui,vicino al lume…-rispose invece.-Sai,papà…da domani vado a lavorare nella clinica di Marcel Claudel…-
Il padre la guardò:era rimasto stupito che Mirelle non avesse raccolto la sua malcelata polemica;ora le sentiva dire che sarebbe andata a lavorare in clinica…Mirelle in clinica! I suoi occhi ebbero un bagliore antico;ma come sua figlia,non volle raccogliere la sfida,non volle aprire una discussione.
-Una clinica dove su tre bambini,ne nasce uno solo…la conosco bene!-
-Perché manca una brava ginecologa…!-scherzò lei,cercando una larvata riconciliazione.
Il padre fece un risolino amaro,la guardò.Anche Mirelle lo guardò,sorridendogli in cerca della sua indulgenza.Il padre abbassò lo sguardo,con una espressione di virile dolcezza,che Mirelle pensava non gli avrebbe rivisto più sul volto.E invece,da qualche parte del suo cuore,Adrien era sempre lo stesso,vecchio leone innamorato di sua figlia.
In quel momento Mirelle capì anche perché si era innamorata di Terry…
Avevano recuperato l’esplosivo,neutralizzandolo;ora stavano raggiungendo la missione,ma Terry era di pessimo umore.Si era fidato troppo di Lara,che magari a proposito di Mirelle gli aveva raccontato solo bugie…oppure era Mirelle ad averlo deluso?In cuor suo aveva pensato che,qualunque cosa gli fosse accaduta,la avrebbe sempre ritrovata là,alla missione:era un tacito appuntamento che si erano dati e che Mirelle ora non manteneva…perché?
Lara stava approfittando della piccola scrivania dell’infermeria per ricontrollare l’inventario dei gioielli;Terry era seduto sulle scale del portico,a testa bassa.Alcuni passi lo distolsero dai suoi pensieri:appoggiandosi lentamente al suo bastone,avanzava padre Peer,desideroso di incontrarlo.
-Colonnello Sheridan…l’ho aspettata su,ma lei non è venuto a salutarmi…-gli disse il vecchio pastore,con rammarico.
Simulando una sprezzante indifferenza,Terry gli rispose:
- Se cerca notizie sulla dottoressa Thambay,non ne ho…-
Padre Peer si sedette con difficoltà sulle scale,ansimando un po’:
-Ma io si…ha deciso di tornare a casa per un po’…seguendo il mio consiglio…-
L’uomo aggrottò le sopracciglia:
-Il suo consiglio? L’ha rivista dopo l’operazione?-
Il vecchio sacerdote sorrise,bonariamente:sapeva di aver detto a Terry qualcosa che lui desiderava sentire…
-No..non l’ho rivista…ci siamo scritti…ma quest’idea di tornare a casa gliel’avevo suggerita tempo fa:il padre di Mirelle è vecchio quanto me…e lei,dopo la vostra brutta avventura non poteva non sentire il bisogno di rivederlo,di riconciliarsi con lui…non si può amare nessuno,se non si è in pace con se stessi…- Come al solito,padre Peer diceva una cosa,ma alludeva ad altre.E Terry lo capiva perfettamente.
Lara era ancora alle prese con l’inventario,quando Terry la raggiunse e cominciò a giocherellare con i gioielli:
-Sta’ un po’ fermo!-gli disse l’archeologa,come se si rivolgesse a un bambino.
Terry estrasse dal mucchio un anello di straordinaria bellezza:era una fascia d’oro sbalzato,tempestata di piccoli brillanti .
-Bello,questo!- disse
-Direi…forse è il pezzo più di valore dell’intera collezione…- rispose Lara.
-Che cos’è?...-domandò lui,incuriosito.
-E’ una fede nuziale… e lasciala stare!-ripetè la donna,tentando di togliergliela dalle mani.
-Una fede….fiiu…-fu il commento dell’uomo che continuava a giocherellare con l’anello.
Poi guardò Lara:
-Non ti viene voglia di farti un giro?...- e gliela porse.
Lara gli offrì l’anulare,lui fece per infilarle l’anello,poi riprese a giocarci:
-Non pensi mai,Lara di scherzare un po’…con tutti questi gioielli? Magari con le tue amiche più intime…divertirvi a indossarli…che cosa ci sarebbe di male?-
L’anello saltava da una mano dell’uomo all’altra,sempre più vertiginosamente.Lara si alzò e interruppe drasticamente il gioco:
-La ricreazione è finita!...ti comporti come un bambino,Terry…io no! Io non ho ‘amichette’ con cui giocare alle ‘principesse’…sono adulta ormai!-
L’uomo la guardò.Poi pensò a Mirelle,a quel suo essere sempre a metà tra donna e bambina:e gli mancò terribilmente.
Lara non potè fare a meno di stupirsi del fatto che dal tesoro non mancava niente:dunque Terry non aveva approfittato della sua mancanza di coscienza per impossessarsi di nulla.Ma che cosa aveva in mente,quel diavolo di uomo,allora?L’archeologa era sicura che non si sarebbe accontentato di aiutarla in quell’impresa,ottenendone solo la libertà;prima o poi le avrebbe presentato il conto, avrebbe commesso una mossa falsa…e lei lo aspettava al varco.Però era parzialmente delusa dal fatto che Terry ancora non avesse commesso un solo errore;ed era anche inconsciamente offesa dall’aver perso quasi ogni ascendenza su di lui.E per chi,poi? Per quella insulsa missionaria…anche se Lara doveva riconoscere che tanto insulsa non era stata,fino ad allora:chissà quale era il suo segreto…Lara storse il naso:mille moine con accento francese …
-Hai finito,Lara?...-La sagoma di Terry apparsa in controluce sulla soglia la distolse dai suoi pensieri.Lei lo guardò ed improvvisamente avvertì il desiderio di raccogliere la sfida che Mirelle le aveva lanciato,dicendole che lo aveva perso definitivamente:la parola ‘perdere’ non era mai appartenuta al suo vocabolario e lo avrebbe dimostrato anche quella volta!
Un aereo li aspettava in una radura poco distante dalla missione.
-Lascia pilotare me…-gli disse la donna.
-Come vuoi…mi riposerò volentieri!-rispose lui.
Lara rise:non aveva intenzione di farlo rilassare…cominciò a pilotare acrobaticamente,tracciando disegni spericolati nel cielo.Terry la guardò,poi le chiese:
-Non credi che così non arriveremo da nessuna parte?...la benzina potrebbe finire…-
-Volevo solo riprendere un po’ la mano…-gli rispose lei,di nuovo seria.
Il viaggio proseguì in maniera tranquilla.Ma era chiaro che la rotta non era più Kabul.Stavano puntando su Hong Kong…
Arrivarono col buio:la città brillava ai loro piedi,suggestiva nelle sue mille luci che si specchiavano nella baia.Lara guardò Terry,domandandosi se si ricordava dell’ultima volta che c’erano stati insieme…l’uomo,però,con gli occhiali da sole ancora calati sugli occhi,non dava particolari segni di interesse per quello che aveva intorno.
Atterrarono in un piccolo aeroporto militare.L’aereo che li avrebbe riportati in Europa sarebbe partito solo il mattino dopo:dovevano aspettare… Lara propose a Terry di cenare in città e cercarsi un alloggio per la notte:lui però le ricordò che ufficialmente era morto e che nessuno avrebbe dovuto vederlo in giro; ad Hong Kong sarebbe stato impossibile mantenere questa precauzione:era piuttosto conosciuto!
La donna allora andò a comprare qualcosa da mangiare per tutti e due;consumarono un pasto atipico,seduti per terra,in un hangar dell’aeroporto.E riuscirono anche a scambiare qualche battuta senza mordersi a vicenda.Poi Lara prese la sua borsa,la sistemò a mo’ di cuscino,per controllarla meglio e provò ad addormentarcisi sopra:era un rischio fidarsi di Terry,ma volle accordargli un po’ di fiducia,visto che finora non l’aveva delusa.Non appena l’ex marine fu sicuro che dormisse, scivolò via come un gatto,scomparendo nell’ombra.
XXXV
Erano alcuni giorni che Mirelle aveva preso servizio presso la clinica Claudel,che sorgeva un po’ fuori città,all’interno di un magnifico parco. Una posizione invidiabile,un ambiente di lavoro accogliente,confortevole;colleghi e collaboratori estremamente solerti e professionali…La giovane ginecologa non voleva confessarselo,ma le mancava Saphra,le mancavano le battaglie quotidiane della missione:qui la difficoltà più grossa era trovare posteggio all’ombra …e lei,con la sua bicicletta, non aveva nemmeno questo problema. Quello che la scontentava di più,poi,era l’utenza:giovani donne che volevano evitare gravidanze indesiderate o,magari,interromperle;donne ben avanti negli anni che cercavano a tutti i costi una maternità,naturalmente assistita. Ora capiva bene cosa aveva voluto dire suo padre,quando aveva commentato che,nella clinica Claudel,su tre bambini ne nasceva solo uno.
Che dire poi delle poche ore che aveva dedicato al reparto pedriatico:una rassegna di bambini obesi,imbottiti di televisione e merendine,avvelenati dall’opulenza e dal benessere…Mirelle sapeva che non avrebbe retto a lungo;che rimaneva solo perché sentiva che il filo del dialogo con suo padre si stava riannodando e non voleva strapparlo di nuovo,non lei,stavolta…Ma aveva bisogno di prendersi una pausa,assolutamente.
Decise,nel fine settimana,di raggiungere il circolo velico di ***** :avrebbe fatto un giro in barca,si sarebbe parzialmente ritrovata .
Una petulante signorina continuava a chiederle quale contraccettivo usare,che avesse il minor numero di effetti indesiderati,soprattutto che non la facesse troppo ingrassare:aveva voglia di risponderle male,ma preferì prescriverle quello che le serviva e liberarsene al più presto.Improvvisamente la penna non le scriveva più:ne cercò un’altra sulla scrivania,ma non ce n’erano.Decise di guardare in borsa,ma sotto le mani avvertì più che altro il caos:rovesciò il contenuto della borsa sulla scrivania,sotto gli occhi leggermente atterriti della paziente e finalmente ne piovve giù una penna,insieme a una certa quantità di ciarpame e a una piccola busta.Spostò momentaneamente tutto da una parte,per farsi spazio sulla scrivania,poi iniziò a scrivere:
-Allora…stavamo dicendo signora…?-disse come se nulla fosse alla malcapitata ragazza.
-Signorina…signorina Terriere…- le rispose quella.
-Signorina Terriere…mi dia tutti i suoi dati- continuò.piuttosto spazientita,Mirelle.
La signorina Terriere si stava alzando e guadagnava a passi indietro la porta:
-E’ che forse ci ho ripensato…magari torno quando c’è il dottor Claudel in persona….Bu..buongiorno,dottoressa Thambay…-
Mirelle la guardò uscire,senza riuscire a trovare le parole per fermarla.Quasi quasi le veniva da ridere,di fronte a quel grottesco episodio.Ma piuttosto volle rimettere in ordine le sue cose e soprattutto vedere meglio cos’era quella busta cui non aveva mai fatto caso.
La prese in mano e finalmente capì:era la letterina di Li…Sembrava proprio capitare al momento giusto:quanto le mancava ora Li,la sua tenera,innocente fragilità di fronte alla inattesa maternità,quelle lacrime silenziose,quell’amore disperato per Moussa…
Aprì la busta coll’elegante tagliacarte messole a disposizione dalla clinica e accomodandosi meglio sulla sua poltrona ergonomica,iniziò a leggere:
“Cara putri Thambay,
la tua Li ha combinato tante cose che non doveva…ma tu forse non sai che il signor Mulligan era mio padre…e quando l’ho scoperto putri Croft me lo ha ucciso sotto gli occhi….E’ una donna cattiva putri Croft e per questo ho cercato di ucciderla,quando sono venuti qui,lei e il signor Terry.
Il signor Terry invece è buono e io credo che mi vuole bene,anche se mi ha rimproverato perché ho preso il tuo bisturi….ma io ho visto che lui poi lo ha messo in tasca e se lo è tenuto per sè;e,sai putri?...io credo che vuole tanto tanto bene anche a te. Quando tornerai per far nascere il mio bambino,mi prometti che ci sarà anche lui,con te? Io vi aspetto tutti e due,siete le persone che amo di più,insieme a Moussa a al padre…
Li”
Mirelle aveva gli occhi pieni di lacrime,quando ebbe finito di leggere la lettera.Povera Li,anche lei avrebbe sofferto tanto,sapendo che il suo signor Terry…Qualcuno bussò in quel momento alla porta;era l’infermiera che le introduceva una ennesima visita.Mirelle cercò di riprendersi;mise a posto la borsa,che giaceva disfatta sulla scrivania,ma tenne la lettera stretta tra le mani ancora un momento,prima di infilarla nella tasca del suo camice.
Entrò un’altra paziente,questa volta desiderosa di programmare il suo prossimo parto entro e non oltre una certa data.Era un incontro di routine,che non imponeva a Mirelle particolare attenzione;cosicché la dottoressa inconsciamente ricominciò a pensare al contenuto della lettera,ad un passaggio che inizialmente aveva trascurato…’quando sono venuti qui,lei e il signor Terry’,’quando sono venuti qui lei e il signor Terry’ ‘quando sono venuti qui…’ Mirelle continuava a sentire questa frase ronzarle nella testa,come se avvertisse in essa qualcosa di oscuro,di improprio.
-Quando sono venuti qui?-sbottò improvvisamente a domandarsi ad alta voce.
La paziente per fortuna credette che la domanda fosse rivolta proprio a lei:
-Mio marito ed io?...l’ultima volta è stata una settimana fa,ma lei non c’era ancora,dottoressa…-
Mirelle si sforzò di prestare attenzione alla visita,mettendo da parte altri pensieri;non voleva far perdere alla clinica Claudel tutte le sue acquirenti…
Finalmente la sua giornata di lavoro terminò;più svelta del solito la ginecologa si allontanò dalla clinica,pedalando verso casa.Qui,gettata la bicicletta in un angolo,si sedette sul dondolo del giardino e aprì nuovamente la lettera,per rileggerla.
…Non c’erano dubbi:Li alludeva a un incontro con Terry,…avvenuto prima o dopo’ l’incontro di Mirelle con Lara Croft?…
A Mirelle mancava il fiato,girava la testa:cercò di calmarsi,di razionalizzare.Poteva non significare niente…e tutto.L’idea che l’uomo che amava fosse ancora vivo dilagava nel suo cuore con la forza di un fiume in piena che travolge ogni argine…ma lei tentò di porre riparo comunque a questa ondata.In realtà non c’era nessuna certezza che Terry fosse davvero vivo;e poi perché erano insieme lui e Lara?...Mirelle disprezzava quella donna,ma la temeva anche:non aveva mai potuto evitare di esserne gelosa,sapeva che era uguale a Terry…sapeva che lui l’aveva amata,a modo suo:e comunque Lara era una compagna pericolosa,che non avrebbe esitato a eliminarlo,quando lui non le fosse stato più utile…
Era questa la ridda di pensieri che le si agitava nella testa:la donna non riusciva a venirne a capo…aveva il disperato bisogno di parlarne con qualcuno,di confrontarsi…
Inforcò nuovamente la bici,si diresse verso il centro cittadino;arrivò trafelata davanti alla chiesa protestante e si precipitò all’interno,chiamando:
-Anthony!-
-Mirelle!...che succede,sei stravolta…calmati…- Anthony era davanti all’altare,che discuteva con il maestro di cappella:aveva visto entrare la giovane donna e precipitarsi verso la sagrestia,chiamandolo;le era andato incontro,per acquietarla,farle recuperare un po’ di contegno.Introducendola poi nel suo studio,con un gesto aveva congedato il suo precedente interlocutore,che li aveva seguiti con lo sguardo,piuttosto meravigliato.
-Mirelle…-le disse poi,una volta soli- tu mi metti in imbarazzo…spero ci sia un buon motivo per precipitarti così da me…-
-Scusami,scusami Anthony- La donna cominciava a rientrare in se stessa. –Forse non c’è nessun motivo reale…è solo che soltanto oggi ho letto una lettera che mi era stata spedita prima di partire per l’Europa…e ho creduto…scusa…forse mi sono solo illusa…-
-Siediti e raccontami le cose con ordine…ma prima,bevi qualcosa …ho appena messo a bollire l’acqua per il tè…-
Mirelle non riusciva a stare seduta,rimaneva in piedi,tamburellando nervosamente sui mobili della sagrestia,in attesa del tè.Anthony la prese per mano e la indusse ad accomodarsi:poi le offrì una tazza fumante,servendogliela di latte e zucchero.Quando Mirelle ne ebbe bevuto un paio di sorsi,si schiarì la voce e cercò,parlando con il giovane sacerdote,di schiarirsi le idee.
-Ho ricevuto una lettera in cui si parla di Terry…da vivo…ma …secondo quanto riferitomi da più di una persona…in quella data doveva già essere successa la disgrazia…-
Mirelle raccontò con calma come avesse saputo quello che era successo all’ex colonnello;chi gliene avesse parlato;raccontò anche dello scontro avuto con Lara Croft,spiegando brevemente chi fosse ad Anthony,che naturalmente non ne aveva idea.
-Perché tanto livore tra te e lei?...-domandò il giovanotto,incautamente.
Mirelle non voleva scendere in particolari,ma Anthony aveva toccato un tasto dolente;lui stesso se ne era reso conto,un po’ troppo tardi.
-Non importa,Mirelle,di questo parleremo poi…se vuoi….continua a ricostruire i fatti…-
Ma Mirelle invece si era soffermata a ricostruire parola per parola le battute scambiate con l’archeologa…e ripensandoci si rese conto che quella aveva semplicemente assecondato le sue convinzioni,senza mai confermarle apertamente…anzi:aveva sempre parlato di Terry al presente,come fosse ancora vivo…Che stupida era stata…perché se ne rendeva conto solo adesso?…
-Mirelle!...ma non mi ascolti?- Anthony richiamò la sua attenzione.- A cosa stai pensando,ora?-
-Sto pensando a quanto sono stata cieca…-rispose lei- quella infame mi ha deliberatamente fatto intendere una cosa per un’altra,Anthony…ma perché?...e Terry? Fino a che punto è coinvolto anche lui in tutto questo?..-
Anthony non sapeva cosa risponderle.Era davvero un intreccio che esulava dalla sua realtà quotidiana:sollevando gli occhi a guardarlo,Mirelle provò tenerezza per lui.Era affezionato a lei e cercava di starle vicino come poteva,ma appartenevano ormai a due mondi diversi.
Mirelle si alzò con un sospiro.Voleva congedarsi da lui.Ma Anthony volle comunque darle un parere:
-Ascolta Mirelle…non correre a conclusioni affrettate,non commettere due volte lo stesso errore…
Che il tuo uomo fosse morto io non ci avevo mai creduto,ti ricordi?...allora dammi un po’ di credito,stavolta:ti assicuro che,in ogni caso,essere tornata qui,a casa,dopo quello che ti è successo, era la cosa migliore che tu potessi fare!-
Mirelle tacque.Forse Anthony aveva ragione,dopotutto.Annuì con la testa e se ne andò,ancora un po’ confusa,ma già più consapevole di quando era entrata in chiesa.Prima di uscire,poi,non potè fare a meno di sollevare lo sguardo verso l’altare e,sospirando,ringraziare Dio in cuor suo…
Il sole non era ancora sorto quando Terry,invisibile come un animale predatore,rientrò in aeroporto,rioccupando il suo posto vicino a Lara.Quest’ultima sembrava profondamente addormentata,ma l’uomo non si faceva illusioni:era convinto che durante la notte avrebbe potuto accorgersi mille volte della sua assenza e che prima o poi gliene avrebbe chiesto spiegazioni.Ma aveva già pronta ogni risposta.
-Dove sei andato,Sheridan?-gli chiese infatti lei,improvvisamente.
-Non mi hai seguito,Croft?- rispose lui,piuttosto rudemente.
-Solo finchè non sei riuscito a seminarmi…non metterti di nuovo nei guai,Terry:hai qualcosa in tasca che appartiene a me!
Lui sospirò:
-Non ti si può proprio nascondere niente…-quindi tirò fuori dalla tasca l’anello,quello stesso anello con cui aveva giocherellato alla missione, e glielo lanciò:Lara lo prese al volo,scuotendo la testa:
-Vedi che faccio bene a non fidarmi…tu non cambierai mai,Terry Sheridan!-
L’uomo la guardò con uno sguardo divertito negli occhi:aveva una espressione stranamente soddisfatta,quando si voltò dall’altra parte,fingendo di voler recuperare un po’ di sonno.
Gli capitò di nuovo di sognare Mirelle;era steso accanto a lei e sentiva che si agitava nel sonno;la richiamava,dolcemente: -Svegliati,svegliati amore:è solo un incubo!- le diceva. –Terry!-le sentiva pronunciare il suo nome con una sfumatura di profondo rimpianto. Allora la baciava con dolcezza e se la stringeva sul cuore,lasciando che riprendesse a dormire accanto a lui,rasserenata.
Mirelle rientrò a casa più calma;non voleva che i suoi genitori si accorgessero del suo stato d’ansia,non voleva gravare su di loro.Ma entrambi avevano colto che la loro figlia covava nel suo cuore una pena silenziosa,che non aveva avuto il coraggio di rivelare a nessuno dei due.Cenarono in fretta,poi Mirelle si ritirò nella sua stanza e rilesse ancora,ripetutamente,la lettera di Li,cercando di immaginarne lo scenario preciso…Nel suo cuore era sempre più convinta che Lara le avesse mentito,le avesse mistificato la verità,il giorno di quel loro incontro…Damiani,però,era sinceramente addolorato per lei…Evidentemente c’erano due verità:una ufficiale e l’altra…? Che cosa facevano insieme alla missione Lara e Terry?
Anche quella notte prendere sonno fu una impresa e quando Mirelle riuscì naturalmente la aggredirono i sogni,anzi gli incubi:rivide la scena in cui era entrata nella stanza dell’ex marine e lo aveva accusato di aver sedotto Li;riprovò il terrore e la rabbia di essere sbattuta contro il muro da lui,poi improvvisamente si rendeva conto che contro quel muro non c’era più lei,ma Lara;e che lui,non si fermava,come aveva fatto con Mirelle,ma …ma….
Improvvisamente le sembrò di sentire la voce dell’uomo che la richiamava:-Svegliati,svegliati,amore…è solo un incubo- Era steso accanto a lei!Era ancora con lei! Pronunciò il suo nome,come a volerlo richiamare:-Terry!- e lui la baciò con quella straordinaria dolcezza che sembrava capace di esternare soltanto a lei…Allora si rasserenò e riprese a dormire più tranquilla.
La mattina del sabato Mirelle si alzò per tempo e cominciò a preparare la sua sacca da mare;non riusciva a trovare le chiavi della sua auto e andò a cercarle nello studio del padre:si stupì che l’uomo non fosse ancora nella sua poltrona,come ogni mattina…forse era ancora presto,pensò.Finalmente si ricordò che le chiavi le aveva lasciate proprio sotto il sedile della macchina,a portata di mano,e uscì in giardino per andare nel box. Inizialmente,distratta dai suoi pensieri e dal desiderio di mettersi in viaggio al più presto,la donna non si era accorta della presenza del vecchio Adrien:era intento a osservare le rose,forse controllava il lavoro di Mirelle.La donna a un tratto ebbe la sensazione di aver visto qualcuno,si accorse di lui.Ne fu piacevolmente stupita,lo salutò con calore:
-Buongiorno,papà…-
-Buongiorno,mia cara…stai andando…?- le chiese,senza distogliere la sua attenzione dai fiori.
-Sto andando a *******,papà….vorrei provare ad andare sulla barca…se ancora mi ricordo come si fa…-
-Sono cose che difficilmente si dimenticano…’Mon bateau’ è sempre ormeggiato là?...hai telefonato,per sapere se è in condizione di uscire?...-
Mirelle pensò che suo padre continuava a considerarla una piccola sprovveduta;la cosa la faceva sempre spazientire,così preferì non rispondergli.Adrien,dopo una pausa,riprese a parlare:
-Sai Mirelle?...a volte,perché un fiore sbocci al suo meglio,è necessario trapiantarlo da un posto all’altro…le roselline lillipuziane,per esempio…non fiorivano più:ho dovuto collocare la pianta al riparo di un albero,vedi?...- L’anziano pastore finalmente alzò gli occhi dal ramo di rose che stava osservando con così tanta attenzione e guardò negli occhi la figlia,indicandole la piantina di rose protetta da un alto fusto ombroso. Mirelle non faticò a capire che il padre indicando i fiori,stava alludendo a ben altro.Tacque,assorta nelle sue parole.L’uomo proseguì:
-Ti ricordi che prima era là,questa piantina…e alle sue spalle c’era quel vecchio platano che abbiamo dovuto abbattere, perché si era ammalato:anche gli alberi invecchiano e muoiono,Mirelle,e…il platano aveva lasciato le roselline senza difesa…- Adrien Thambay aveva smesso di guardare sua figlia negli occhi,continuava a osservare le sue piante,finchè,raggiunta Mirelle,le fece un piccolo sorriso e le diede un buffetto affettuoso:
-Sono stanco,marinaio…mi accompagneresti dentro,prima di salpare?-le domandò.
La donna pensò che per la prima volta,dopo anni,suo padre le si stava rivolgendo con quell’appellativo;e che per la prima volta,da sempre,le chiedeva un po’ di sostegno.
-Vieni,papà,appoggiati a me…-gli disse,e rientrarono insieme in casa.
XXXVI
Terry era abbastanza soddisfatto della piega che stavano prendendo gli eventi.Questa volta avrebbe ottenuto la sua ‘ricompensa’,senza correre rischi:sarebbe stata Lara in persona a dargliela,e questo avrebbe contribuito a rendergliela ancora più gradita…Non era una questione di denaro,ormai:era una questione di principio:con Lara bisognava giocare d’astuzia,questa era la verità,lasciando che cocesse a fuoco lento nel suo stesso brodo;voleva condurre il gioco?ne avrebbe avuto l’illusione,fino all’ultimo,fino in fondo! Naturalmente,si riservava per sé il momento in cui,finalmente e definitivamente, l’avrebbe liquidata…E sentiva che sarebbe stato estremamente gratificante anche quello,ora che Lara si era persino messa in testa che tra loro potesse rinascere qualcosa…Si era accorto benissimo che l’atteggiamento della donna nei suoi confronti era cambiato:la fredda ostilità era diventata una strana,bonaria,familiarità,come se l’archeologa volesse ‘marcare’ il proprio territorio…che si illudesse di riuscire anche in questo:perché no?
Il pensiero dell’uomo corse poi a Mirelle:cercò di immaginarsela nella sua città,nella sua casa…Terry pensò con rammarico che di lei sapeva poco o niente,nonostante gli sembrasse di conoscerla fin nelle pieghe più remote…Non voleva ammetterlo,ma rispetto a Mirelle si sentiva molto meno sicuro di quello che gli sarebbe potuto capitare:e se,tornata in Francia,la giovane donna avesse guardato con occhi diversi la loro avventura? Se,rincontrando i suoi familiari,reintegrandosi nel suo ambiente,avesse capito quanto fosse grande la distanza che la separava da lui…quasi incolmabile?...se avesse ritrovato…-come si chiamava?- Anthony?..
L’ex marine cominciò a giocherellare con l’anello che aveva al dito,facendolo ruotare tra pollice e indice:no,si disse,Mirelle apparteneva a lui…e non vi avrebbe rinunciato,per nessun motivo!
Mirelle raggiunse ****** in seconda mattinata:la giornata era splendida e l’aria dell’Atlantico straordinariamente pulita e fresca.Non si fermò in città,andò direttamente al porticciolo turistico,dove era ormeggiata ‘Mon Bateau’,una imbarcazione a vela che suo padre aveva acquistato in occasione del suo quindicesimo compleanno,sulla quale lei aveva imparato a regatare come un esperto marinaio…ed era stato proprio Adrien ad insegnarle tutti i segreti.
La barca era inutilizzata da almeno tre anni;i marinai del circolo avevano badato a tenerne la carena sempre pulita e pronta per ogni occasione,ma Mirelle volle innanzitutto metterne in ordine la cabina e la plancia.Si rimboccò le maniche e si mise alacremente al lavoro.Lavorare era la sua medicina per ogni cosa…e le serviva a riflettere senza torturarsi. La possibilità sempre più concreta che Terry fosse vivo ormai le aveva restituito energia,positività.Saperlo vivo era la cosa che la rassicurava di più,anche rispetto all’idea di non vederlo…No,non rivederlo più le sembrava abbastanza impossibile,presto o tardi si sarebbero incontrati,ne era certa...A meno che non vi fosse stata l’intrusione di un’altra tra loro – e Mirelle sapeva benissimo di chi altra-… ebbene in quel caso non avrebbe comunque ceduto:sapeva battersi anche lei,se ne valeva la pena!
Quando finalmente ebbe finito di sistemare la barca,il vento era calato e non conveniva più uscire.Mirelle decise di fare due passi,magari andare a mangiare qualcosa.
L’estate animava la cittadina di turisti provenienti un po’ da tutta l’Europa;all’edicola erano in vendita giornali italiani,spagnoli,inglesi.Chissà quale strana intuizione la invogliò ad acquistare il Daily telegraph:forse voleva spolverare l’inglese che da giorni non parlava più? O desiderava riavvicinarsi a quel mondo che sapeva di Terry?
Con una copia del quotidiano inglese sottobraccio,andò a sedersi al tavolino di un bistrot;ordinò un panino e del vino;poi cominciò a sfogliare il giornale.Improvvisamente la sua attenzione fu attratta da una ‘breve’ di cronaca: “La famosa archeologa Lara Croft è attesa nella capitale al rientro di una ennesima impresa:le prove dell’esistenza dell’ultimo grande Buddah di pietra.” L’articolista invitava gli appassionati a recarsi all’aeroporto di Eathrow il giorno dopo per accogliere come si conveniva l’ eroina britannica.
-‘Dunque…è tornata là!’- pensò tra sé Mirelle.Ebbe la sensazione fortissima che non ci fosse tornata da sola,che Terry fosse stato là con lei;e magari ora tornavano insieme,a raccogliere l’applauso del pubblico inglese….
Si alzò bruscamente dal tavolino,pagò e tornò al circolo velico;il vento era rinforzato e il mare si era anche ingrossato,ma Mirelle volle uscire lo stesso.Aveva bisogno di misurarsi di nuovo con la natura,con i suoi pericoli e le sue insidie:aveva bisogno di affilare le proprie armi…
Sentire la barca che fendeva le onde,di bolina,sfidando il maestrale fino a domarlo,fu una sensazione ritrovata,ma sempre nuova:il vento nei capelli,gli spruzzi d’acqua che salivano alti,fino a lei,la tensione delle sartie…tutto questo la ricaricava,le restituiva la parte indomita del suo carattere,quella parte che le aveva permesso di incassare tanti colpi,senza mai lasciarsi vincere…
Al rientro,alcuni soci del circolo e i marinai che vi lavoravano erano sul pontile ad attenderla:la sua era stata l’unica barca a uscire e tutti erano rimasti piuttosto in apprensione finchè non avevano visto rientrare quella affascinante,scontrosa velista.Fu costretta ad essere gentile e ringraziarli per la sollecitudine dimostrata,ma prima che a qualcuno di loro potesse venire in mente di familiarizzare ulteriormente con lei,si dileguò.
L’uscita su ‘Mon bateau’ aveva giovato al suo benessere fisico e mentale,ma rimaneva in lei l’ansia di sapere di più rispetto alla notiziola letta sul giornale:cosa fare?....aspettare il Daily del giorno dopo?..rimanere in città,bighellonando da sola fino a sera,a costo di intristirsi nuovamente? Finì col montare in macchina e andare via,lungo la litoranea,senza una meta precisa:forse a Le Havre avrebbe trovato altri giornali che parlavano dell’argomento…
La sera calava e Mirelle era ancora in auto,senza una meta precisa.Aveva percorso tutta la linea costiera,superando Le Havre e le altre cittadine della Normandia,una dopo l’altra…le era passata per la testa un’idea impossibile:imbarcarsi per Dover,raggiungere Londra e andare ad accogliere anche lei l’ ‘eroica archeologa’…ma la strada era davvero lunga,estenuante.E a casa,cosa avrebbero pensato di questa sua lunga assenza?
Si fermò a un autogrill,per prendere un caffè e telefonare.
-Mamma,sono Mirelle…volevo dirti…-
-Meno male che hai chiamato,cara!-la voce di sua madre era piuttosto trafelata. –Papà non sta bene:quando arrivi?-
Mirelle chiuse gli occhi,cancellò ogni altro pensiero:suo padre stava male e lei era lontanissima.
-Torno subito,mamma…-disse,scappando senza riagganciare la cornetta e precipitandosi in macchina.
L’aereo che li avrebbe riportati a Londra era finalmente arrivato.Terry e Lara vi presero posto,apprezzandone la comodità,dopo una ennesima nottata passata all’addiaccio.Si trattava di un volo destinato a poche persone,per lo più uomini d’affari:Lara lo aveva scelto per non dare troppo nell’occhio e aveva anche preteso che non sedessero vicini:ciascuno dei due potè continuare a seguire il corso dei suoi pensieri,davanti alla colazione che una graziosa hostess servì loro,insieme ai giornali.
Sfogliando il Daily,a Terry capitò di leggere la stessa notizia che aveva colpito l’attenzione di Mirelle e si domandò come mai fossero trapelate informazioni sul loro rientro:si domandò anche se Lara ne fosse al corrente,se fosse stata una sua idea…la cosa lo irritava decisamente,ma come al solito rimase in attesa degli eventi.
Lara stava controllando che la notizia che aveva dato ordine di diffondere fosse stata pubblicata.In realtà sapeva benissimo che loro non sarebbero atterrati a Eathrow…era una forma di depistaggio,per avere la possibilità di recarsi indisturbati a Croft Manor e poi …
La donna immaginò la lieta conclusione di quella avventura:avrebbero consegnato insieme,Terry e lei,i preziosi ritrovati;l’uomo si sarebbe riabilitato di fronte alle autorità(anche grazie al suo personale intervento)….poi sarebbero rientrati nel suo castello…e lì si sarebbero ritrovati,finalmente…L’archeologa era certa che questa impresa condivisa nella complicità reciproca li aveva di nuovo avvicinati:l’ambiente del suo castello,il ricordo dei bei vecchi tempi,avrebbero fatto il resto:Terry non poteva sfuggire alla sua seduzione…anche perché lei conosceva tutti i suoi trucchi…e glieli avrebbe smontati,uno ad uno..anche l’ultimo che forse lui credeva le fosse sfuggito:ah ah!...la sua rivincita sarebbe stata completa!
XXXVII
Mirelle rientrò a Rouen quando ormai albeggiava.Aveva corso in auto come una forsennata,anche a rischio di farsi male,pur di arrivare in tempo:lasciò la macchina in strada,e si precipitò in casa.Ma non c’era nessuno… Vicino al telefono trovò un biglietto di sua madre:aveva ritenuto opportuno far ricoverare Adrien in ospedale.Mirelle volò in centro,finalmente raggiunse la casa di cura:c’era una sorta di receptionist che,inizialmente,data l’ora, le fece mille difficoltà,prima di lasciarla salire al reparto.Quando finalmente riconobbe la sagoma di sua madre,di spalle davanti a una porta,le sembrava di non avere neppure più il fiato per chiamarla.Le mise una mano sulla spalla e quando la donna si volse,Mirelle le chiese con lo sguardo,supplicandola,come andavano le cose.
La madre la abbracciò,per rassicurarla.Ma la situazione era piuttosto stazionaria:Adrien aveva avuto un malore,perdendo conoscenza e madame Thambay aveva preferito ricoverarlo al più presto…Ora nella sua stanza sembrava addormentato:ma che sonno era il suo?
Mirelle chiese se poteva vederlo.In fondo anche lei era medico…La caposala le fece cenno di si e la giovane donna entrò silenziosamente e si mise a sedere su una sedia,al capezzale del padre,prendendogli una mano e aspettando.
Stava ancora aspettando,quando sopraggiunse il medico a visitare l’anziano pastore.Non la degnò di uno sguardo,inizialmente,tutto preso a controllare nella cartella le lastre,l’elettrocardiogramma e gli altri elementi che l’infermiera gli aveva consegnati.Poi la vide:
-Mirelle?...-
Lei lo fissò meglio,nella luce indefinita del mattino e riconobbe un ex compagno di studi:
-Renee?...-
Si alzò dalla sedia,gli si avvicinò.
-Non sapevo fosse tuo padre…o meglio…non pensavo di trovarti qui,vicino a lui…Credevo fossi da qualche parte,in Africa…-
-Sono tornata da un paio di settimane…-rispose lei,senza aggiungere altro- Come sta?-
-Il cuore comincia a perdere colpi…- Il medico le mostrò le lastre che aveva consultato prima- Ha avuto un’aritmia…comunque deve solo controllarsi meglio:vedi questo è un sonno indotto,per consentire ai farmaci di riequilibrare la situazione…
Mirelle cercava di capire quello che diceva il suo collega,osservando il referto,ma aveva delle difficoltà:
-Ma in una persona così anziana…un sonno indotto non può essere…pericoloso?-domandò perplessa- Scusa,ma perché le tieni così,le lastre…mettile dritte,no!-esclamò a un tratto,spazientita.
-Ma sono dritte,Mirelle….non sapevi che tuo padre ha il cuore a destra?...-Renee era meravigliato.
Ma ancora più meravigliata,senza parole anzi,rimase Mirelle…
-Mirelle?...non è un fatto grave…Mirelle?- il cardiologo si era accorto che la giovane donna era rimasta stranamente disorientata da quella scoperta.Fu lei,comunque, a riprendersi e riuscire a rispondergli:
-Sai…papà non ha mai avuto bisogno di cure mediche…finora…non potevo immaginare…-E si voltò a guardare suo padre,con un istintivo sorriso sulle labbra.
In quella una infermiera richiamò l’attenzione del medico,che uscì dalla stanza,non senza aver nuovamente rassicurato Mirelle che suo padre presto sarebbe ritornato a casa,non appena le sue condizioni si fossero stabilizzate.
Mirelle ritornò a sedersi vicino al vecchio,appoggiò il capo sul letto e iniziò a ridere sommessamente,ridere e piangere insieme…
A un tratto avvertì la mano di suo padre carezzarle i capelli:
-Mia cara….piangi o ridi?- le chiese.
Lei sollevò il viso,lo guardò felice:
-Scusami…ti ho svegliato…-
Anche Adrien sorrise:
-Meglio così,no?...-
Mirelle scoppiò in un pianto liberatore,lasciando che il padre la consolasse carezzandole amorevolmente la testa.
-Perché non mi racconti cosa ti tormenta?...credo sia venuto il momento di farlo,no?...-
Mirelle annuì.Ma non sapeva da dove cominciare:
-Si tratta di un uomo,papà…-
Il vecchio aggrottò le sopracciglia:
-Un uomo…che ti fa soffrire?-
-No…no…è l’uomo che amo…quando sono tornata qui,ero sicura che…che fosse morto…-
Adrien sorrise amaramente:
-E’ per questo…?-
Mirelle sollevò la testa,per difendersi:
-No…volevo già tornare…avevo tanto bisogno di stare con te,papà,di riabbracciarti…-
I due si strinsero la mano,riallacciando il filo di una complicità innata,istintiva.
Dopo una lunga pausa,l’uomo chiese:
-Parlami di lui…raccontami tutto…-
Finalmente Mirelle gli spalancò il suo cuore,raccontandogli la sua esperienza,esternandogli tutto l’entusiasmo per quella vita che aveva lasciato,confessandogli tutto il trasporto che nutriva per Terry,tutto l’infinito dolore che aveva provato all’idea di averlo perso per sempre.
-Solo che ora,papà…ho capito che…che è vivo…ed ho paura…-
-Paura di che,bambina mia?-
-Paura che…non torni da me…che un’altra donna ci possa separare!-
Adrien scosse la testa,pensieroso,guardando con bonaria indulgenza la figlia adorata.
-Quando ho telefonato ieri sera…-continuò Mirelle- io,io stavo per raggiungere Calais…volevo partire,andare a Londra…-
Il vecchio pastore sorrise:
-Allora ho fatto bene,a sentirmi male…!...Devi aspettarlo,Mirelle….semplicemente aspettarlo….e se ti ama,tornerà:ma non credi che te ne abbia già dato la prova ?...-
Mirelle abbassò la testa,pensò a Terry,che andava via ammanettato e la salutava gettandole un bacio con le dita;ma poi pensò a Lara,alla sua odiosa sicurezza,alla sua determinazione,a quella espressione vincente che aveva sempre sul viso…
-Non credo,Mirelle- la rassicurò il padre,come leggendole nei pensieri –non credo che un uomo innamorato di te,possa amare nessun’altra…-
Si guardarono negli occhi:suo padre le infondeva come sempre una forza interiore,una sicurezza…la sicurezza che le aveva fatto muovere i primi passi verso di lui,quando era una bambinetta di un anno;che le aveva fatto affrontare delusioni e incertezze nell’adolescenza;che l’aveva portata a scelte definitive,anche a costo di entrare in conflitto con lui,come era avvenuto prima di partire per la missione.
Entrò l’infermiera,interrompendo la loro conversazione:dietro di lei c’era Madeleine Thambay,ansiosa di riabbracciare il marito. Mirelle si allontanò.
Il viaggio estenuante da Hong Kong a Londra,senza scalo,finalmente volgeva al termine,almeno Terry così credeva;invece Lara aveva in serbo per lui un’ennesima sorpresa.Si alzò dal suo posto,fingendo di andare in bagno,facendogli cenno di seguirla;insieme scivolarono nel vano bagagli e di là –in questo Lara doveva essere evidentemente già d’accordo coi piloti- indossato il paracadute si lasciarono cadere giù,nella verde campagna inglese…
Atterrarono all’interno della tenuta che circondava Croft Manor,la splendida residenza appartenuta da generazioni alla famiglia dell’archeologa.Lara,liberatasi del paracadute,fischiò e uno splendido cavallo nero apparve,già sellato e pronto per condurla fino a casa.Anche Terry si era liberato del suo paracadute:Lara gli offrì il braccio,per aiutarlo a montare sul suo morello,ma l’uomo fece finta di niente e si incamminò verso l’ingresso della residenza.La donna comiciò a rigirargli intorno sulla sua cavalcatura,irridendolo,poi si fermò:
-Vuoi montare o no?- gli disse.
Finalmente Terry,senza bisogno d’aiuto salì a cavallo,dietro di lei e prima che la donna potesse accorgersene,premendo bruscamente sui fianchi della bestia,lo spinse al galoppo.Lara si lasciò andare al contraccolpo, appoggiando le spalle al petto dell’uomo e ridendo.Poi riprese le redini,e il cavallo recuperò la sua andatura normale.
Entrati nella sontuosa hall della tenuta,accolti dai servitori già pronti a prendersi cura di loro,liberandoli dei soprabiti e dei pochi bagagli,avvertirono entrambi una strana sensazione di deja vu. Lara si volse a domandargli:
-Allora…ti ricordavi della mia casa?-
-Come avrei potuto dimenticarmene…-rispose lui,con uno sguardo ironicamente allusivo.
-Accomodati…William ti mostrerà dove potrai sistemarti un po’….ci vediamo tra poco…-
Lara aveva lo sguardo che le brillava e un sorriso trionfante.Era divinamente bella.
Terry fu introdotto in una sorta di suite,con stanza da letto,bagno e salotto privato.Era tutto splendido,perfettamente accurato,perfettamente rispondente ad ogni esigenza di un ospite:era tutto troppo simile a Lara…In ogni caso lui volle approfittare di quei magnifici conforts,ne aveva decisamente bisogno,se voleva tornare a somigliare ad un uomo,piuttosto che ad un naufrago…Si lavò,si sbarbò,si guardò allo specchio con una certa soddisfazione.Poi senza pensarci sopra aprì un armadio:era sicuro di trovarci gli abiti necessari a cambiarsi.Optò per una camicia bianca e un paio di pantaloni scuri,sportivi.Stava per togliere l’accappatoio e rivestirsi quando qualcosa,forse la vista del laccetto col tau sul comodino,gli gettò addosso una incontrollabile ondata di nostalgia:si sedette sul letto,socchiuse gli occhi e gli tornò in mente la doccia fatta nel quartier generale italiano,quando Mirelle gli era scivolata tra le braccia…nuda…baciandolo come solo lei sapeva fare…Avevano fatto l’amore,per la prima volta…lo avrebbero rifatto ancora,tutta la notte,instancabilmente:Mirelle sembrava essere nata,per far l’amore con lui…Ancora pochi giorni,ancora poche ore…e l’avrebbe rivista…
XXXVIII
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
- Si?- disse l’uomo,distogliendo drasticamente la mente da quei pensieri.
-La signora le manda a dire che la attende in biblioteca,non appena sarà pronto…-
-Grazie,William…-
Bene.Si avvicinava la resa dei conti,pensò.Senza indugiare oltre si vestì,indossò il tau e scese in biblioteca.
Anche Lara aveva riacquistato un aspetto più confacente al luogo in cui si trovavano.I capelli erano di nuovo ordinati,il trucco impeccabile e aveva indossato un abito bianco,aderente,col colletto alla coreana e una vertiginosa scollatura che mettevano in evidenza tutta la sua bellezza.
Lo aspettava seduta comodamente in poltrona,davanti al camino spento.Si alzò in piedi,per andargli incontro e,di nuovo,gli mise le mani sulle spalle,sorridente:
-Sembra che siamo arrivati al capolinea,Terry…-
Lui mise le sue mani su quelle di Lara e le sorrise,seducente:
-Finalmente,Croft!...-
-Adesso andremo a consegnare la statuina e i gioielli al direttore del British museum…e lo faremo alla presenza di un pezzo grosso del MI6…credo che tu te lo sia meritato,Terence Patrick Sheridan…soprattutto se adesso mi ridai quello che è mio…-
Terry arretrò un attimo,come se Lara l’avesse preso in castagna:
-Ti ho già dato l’anello…-
-Mi prendi proprio per stupida?...davvero pensavi che io potessi bermela così?....-disse lei,guardandolo,divertita.-Sei tu,che stai invecchiando,Terry…-
Anche Terry si finse divertito e ammirato della perspicacia di Lara.
-E va bene…hai vinto anche stavolta…- Infilò una mano in tasca e ne tirò fuori il famoso anello d’oro.-…in fondo tutto quello che chiedo è vedertelo al dito…solo una volta…-disse con fare suadente.
-Possiamo anche farlo…dai,provamelo!- rispose Lara,stando al gioco.
Terry le infilò l’anello all’anulare,con una studiata gestualità,senza toglierle lo sguardo dal viso.Lara se lo rimirò,raggiante.
-Sai che la ricchezza non mi interessa…- gli disse poi,sfilandoselo e collocandolo nell’astuccio dove aveva raccolto tutti i preziosi trovati nel Buddah.Quindi prese la copia che le aveva rifilato Terry a suo tempo e gliela lanciò:
-Puoi sempre tenerti questa!...il bagno nell’oro l’ha avuto…ma ti avverto:una fede nuziale falsa compromette anche il legame tra l’uomo e la donna che l’ha indossata…-
-Allora…meno male che non ti ho provato questa…- disse lui,con lo sguardo carico di malizia.
Lara gli si avvicinò,sempre sorridente e.abbassando la voce in tono denso di promesse,gli suggerì:
-Andiamo a concludere questa faccenda…al ritorno poi,festeggeremo!-
-Andiamo!- assentì lui.
Il direttore del British,professor Archibald Stanley, non stava più nella pelle dalla curiosità:Lara e Terry,entrati da un ingresso secondario del Museo,lo trovarono nel suo studio che percorreva avanti e indietro la stanza,col rischio di lasciare un solco sul magnifico tappeto persiano che ne impreziosiva il pavimento.
-Signora Croft…colonnello Sheridan…-disse guardandoli entrare- non potete sapere quanto sono contento di vedervi…prego,prego….accomodatevi…-
- Ex colonnello…-lo corresse Terry,accomodandosi.
-Ancora per poco,ancora per poco…amico mio…- rincalzò l’altro – E’ chiaro che dopo aver collaborato con la signora Croft ad una impresa così rischiosa….lei deve esser riabilitato,pienamente!-
Terry sospirò,quasi sbuffando.Ma non aggiunse altro.
Lara mostrò al direttore le foto scattate e gli consegnò la pellicola che riprendeva dall’alto il Buddah.Poi aprì la sua sacca e tirò fuori la statuetta di onice.L’uomo non sapeva far altro che sospirare entusiasta,emettendo suoni inconsulti di ammirazione.
Infine Lara prese la custodia dei gioielli e la squadernò sulla scrivania del professore Stanley:la stanza risplendette della luce riflessa dell’oro e delle pietre preziose.Il direttore dovette sedersi nella sua poltrona,folgorato.
Terry spazientito da quelle smancerie,mordeva il freno.
-Naturalmente- concluse Lara – lei farà esaminare dai periti e dagli esperti del museo tutto questo materiale,per verificarne l’autenticità…-
Il professor Stanley si volse a Terry,stupito e divertito insieme,come a volerne conquistare la complicità:
-Periti? Esperti?....ma signora Croft:chi è più esperta di lei? Chi potrebbe vantare maggiore perizia,in questo campo???...no,da domani tutto questo materiale avrà il suo posto nelle sale d’esposizione…abbiamo già provveduto,installando i più agguerriti sistemi di sicurezza…Da domani,sarà inavvicinabile…se non dagli occhi ammirati di centinaia di migliaia di visitatori,che non aspettano altro da mesi!!!-
-Allora,se è così…mi permette di verificare questi impianti di sicurezza?...voglio presenziare al momento in cui i gioielli saranno sistemati nelle teche da esposizione…controllare che sia tutto a posto…-
-Ma certo,ma certo…prego:venite tutti e due…-
Terry stava già declinando l’invito,ma prima che potesse parlare,Lara gli rubò le parole di bocca:
-No..il colonnello Sheridan ci aspetterà qui,vero?-
L’uomo dovette voltarsi da un’altra parte per celare il bagliore del suo sguardo.Quando l’avrebbe finita Lara di decidere per lui?...
Mentre Lara e il direttore si allontanavano,una porta secondaria dello studio si aprì ed entrò un uomo di mezza età,che Terry riconobbe essere un dirigente del MI6.Come previsto,quest’ultimo,dopo avergli consegnato i suoi documenti,come attestazione della recuperata affidabilità sociale,gli propose di nuovo la restituzione dei gradi e la riammissione nell’esercito.
-Grazie,ma preferisco rimanere a spasso…-
-Allora lei risulterà messo a riposo…ma sappia che in qualsiasi momento potrà rientrare e che ci riserviamo la possibilità di richiamarla,se ne avessimo bisogno.-
-Riservatevi quello che volete…io potrò sempre dire di no!- ribattè il soldato,in tono determinato.
L’uomo del MI6 lo guardò negli occhi,studiandolo:
-Sembra che non rimpianga affatto la sua vita precedente…mi auguro però che non abbia rimpianti nemmeno per le sue scelte sbagliate!-
Anche Terry lo fissò,poi abbassò lo sguardo:
-Rimpiango solo la libertà…- rispose.
In quella Lara e il direttore del British rientrarono,fra mille convenevoli più o meno zuccherosi.L’ufficiale scivolò via,dalla stessa porta da cui era entrato.Terry non vedeva l’ora che tutta quella rappresentazione terminasse.Guardò impaziente Lara,che sembrò raccogliere la sua tacita istanza e finalmente iniziò a congedarsi dal logorroico professor Stanley.
A Croft Manor li attendeva una splendida cena,servita sontuosamente da William,che seppe sparire al momento giusto,lasciandoli liberi di festeggiare senza troppo rispetto per l’etichetta. Lara stappò una bottiglia di champagne e ne servì il suo ritrovato compagno,invitandolo a brindare come avevano sempre fatto,incrociando i calici;Terry si prestò divertito al gioco.
-Ai bei vecchi tempi,Terry…e ai nuovi:da domani,si ricomincia!-
-Che intendi dire,Lara?-
-Che sei tornato tra i nostri,no?-
-Ti sbagli…non ho accettato l’invito del tuo uomo…-
Lara rimase un attimo stordita,perplessa.Poi lo guardò e gli disse:
-Hai fatto bene…ho una proposta diversa…-
Terry sospirò,con indulgente pazienza.
-Sentiamo…-
-No…voglio parlartene dopo…adesso vieni con me…-
Lo prese per mano e lo condusse nella stanza da letto che già a suo tempo avevano condiviso.Terry notò che la sua roba era già stata traferita là:Lara doveva essere proprio sicura di sé…
-Non credi che qui,saremo più comodi…e potremo riprendere un discorso lasciato interrotto…-
Lui fece una risatina appena accennata,maliziosa ed enigmatica a un tempo.
Lei la prese per un si e lo attirò verso il letto.
-Spogliami,Terry!- gli suggerì.
Lui non se lo fece ripetere due volte.Le abbassò abilmente la cerniera tenendola tra le braccia;il vestito bianco scivolò a terra,svelando la perfetta nudità della donna.
Lara lo invitò a stendersi con lei tra i cuscini,iniziò ad accarezzargli il viso,le spalle;gli aprì lentamente la camicia e gli baciò voluttuosamente il petto.
Lui si schiarì la voce:
-Qual era la proposta di cui volevi parlarmi?-
-Sapevo che avresti voluto sentirla…-Lara si interruppe.Si sollevò un po’ e gli chiese:
-Trasferisciti qui da me…formeremo una coppia perfetta,senza vincoli né obblighi verso il governo britannico…e ogni giorno potremo tuffarci in una nuova avventura…-
Terry aveva appoggiato il gomito sul cuscino e il viso sulla mano:la guardava,interrogativamente.
-Immagino che tu già sappia l’avventura di domani…-
-Infatti!- rispose lei,raggiante. –Mi hanno appena chiamato dal triangolo delle Bermudas…pare che il mistero di Atlantide si celi proprio là….-
Senza aspettare la risposta di Terry,Lara riprese a carezzarlo,baciarlo,indugiando sulla cicatrice della ferita che lei stessa gli aveva procurato:
-Non credere che non ne abbia sofferto anch’io- disse,sfiorandogliela con le dita –Ma tu sai che era l’unico modo,per fermarti…-
-Già…l’unico che tu conosca…- ammise lui.
Lara non raccolse la velata provocazione,piuttosto volle a suo modo provocarlo:
-Ce le hai ancora,quelle manette?-
-Mmm mmm- rispose lui.
-Perché non vai a prenderle?....ho in mente una variante…-
Terry non aspettava altro.Si alzò dal letto e si allontanò.
-Ti fai aspettare,Terry?-
Lui le rispose distrattamente:
-No,Lara…sto andando via!-
La donna si sollevò bruscamente tra i cuscini,lo fissò senza capire:
-Via? Perché?...credevo …-
-Credevi di potermi tenere qui,nel tuo bel castello?...non sono un prezioso reperto archeologico,nemmeno un trofeo di caccia…-
-Ma Terry…non ti avrei mai considerato come tale…io ti ho appena offerto di condividere con me la mia vita…-Lara aveva un tono stranamente implorante.
-Lara…stando con te,finirei per tornare quello di prima:non sopporto le costrizioni,non sopporto di dipendere da nessuno….dovresti saperlo,invece non impari mai:non mi puoi tenere legato a lungo,nemmeno con un paio di braccialetti…-Nel dir così le restituì le manette;Lara le afferrò al volo,poi cambiando tono gli rinfacciò:
-Non ti si lega con i braccialetti,ma con un anellino si,vero?...E’ da lei,che vuoi tornare ?-
L’uomo non le rispose,aveva raccolto le sue cose in una sacca,l’aveva messa in spalla,se ne stava andando:Lara capì solo questo…stava andando via,l’unico uomo che avrebbe voluto per sempre…andava via…Volle trattenerlo ancora,ad ogni costo,anche colpendolo alle spalle:
-Lei non ti aspetta,Terry:lei ti crede morto…e ti ha già dimenticato!..se ne è tornata a casa,al sicuro…da mamma e papà!- e rise.
L’ex marine si fermò sulla soglia,trasalì:
-Come morto?...non le hai….?-
La donna,si alzò:era nuda, in tutta la sua bellezza statuaria;lo fissò con l’espressione trionfante di una dea pagana,bella e vendicativa.
-Resta con me,Terry…non te ne pentirai…so come fartela dimenticare…Sappiamo come divertirci insieme,no?- L’uomo la guardò,centimetro per centimetro;tornò sui suoi passi,lasciò che lei gli si avvicinasse,s’illudesse di potersi riappropriare di lui:poi le mise una mano intorno al collo,pronunziando con glaciale disprezzo questa parole:
-Vuoi la verità,Lara?…sei uno splendido attrezzo da palestra…con cui ogni tanto tenersi in allenamento:ma la partita vera,ormai,l’abbiamo giocata…e tu hai perso!- Così detto la respinse con violenza,mandandola a cadere tra i cuscini,e se ne andò per sempre.
gemini213/2/2006, 23:28
Croft....
http://imageshack.usarielcips3/2/2006, 23:33
...o mammma.....come non ispirarsi guardando queste immagini?
....la creazione letteraria ne giova!!!