Dear Frankie - Recensioni della stampa

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gemini21
view post Posted on 4/4/2008, 21:42 by: gemini21




Apro un topic anche per le recensioni di Dear Frankie, per raccogliere i vari commenti che sono stati fatti su questo bellissimo film

http://www.cinema4stelle.it/PortaleRecensioneDear.htm

Il silenzio fa bene al cinema. Negli ultimi anni Hollywood ci ha abituato a effetti sonori scoppiettanti, dialoghi "gridati", musiche assordanti e spesso il tutto serve a coprire vuoti di sceneggiatura e mancanza di idee. "Dear Frankie" è invece un film dove gli sguardi, le pause, le immagini parlano da soli e delineano una storia diversa dal solito, una storia che il pubblico segue con interesse dall'inizio alla fine, senza un attimo di stanchezza o di distrazione. I racconti che vedono protagonisti bambini corrono sempre il rischio di essere leziosi, volutamente "strappalacrime", sdolcinati e ricchi di un sentimentalismo francamente insopportabile. La regista Shona Auerbach accortamente evita il pericolo con uno stile asciutto al massimo e avendo sempre presente l'intelligenza dello spettatore. Certo, a volte è impossibile non commuoversi
ma il lavoro è condotto con tale equilibrio, con tale sottigliezza che la reazione appare del tutto spontanea e coerente. Sobrietà e delicatezza, semplicità e naturalezza nel descrivere le varie situazioni sono la caratteristica saliente del film. La fotografia, dalle tinte armoniose e dalla luce morbida, contribuisce non poco al risultato positivo dell'intera opera (si nota come la regista abbia alle spalle una lunga carriera di fotografa e di realizzatrice di spot pubblicitari). Risultato positivo che naturalmente vede protagonista l'intero cast, formato da attori dalle molteplici esperienze (tutti hanno fatto cinema, televisione, teatro). Jack Mcelhone, il bambino, è accattivante senza essere lezioso e di una spontaneità veramente sorprendente. Bravissima Emily Mortimer, la madre: una vera donna (non la solita bellezza mozzafiato), espressiva e dalla recitazione sottile e intensa nello stesso tempo. Un encomio a Gerry Butler, lo sconosciuto, che ne "Il fantasma dell'opera", era parso poco convincente: qui mostra le sue notevole doti di attore in un ruolo tutt'altro che facile. In definitiva, un film dolce e delicato, una storia di gente comune alle prese con i grandi e piccoli problemi della vita, un racconto di sentimenti profondi che non cade mai nel patetico e nel retorico.

(di Leo Pellegrini )

CITAZIONE
Un encomio a Gerry Butler, lo sconosciuto, qui mostra le sue notevole doti di attore in un ruolo tutt'altro che facile

Forse qualcuno comincia ad accorgersi che è veramente bravo! :wub:


arielcips5/3/2006, 12:54
Lizzie (Mortimer) vive con il figlio sordo Frankie (McElhone). Il bambino crede di avere uno scambio epistolare con il padre marinaio di cui non ha nessun ricordo, ma in realtà è Lizzie che risponde alle sue lettere. Quando viene annunciato il rientro della nave su cui lavorerebbe l’uomo, lei ingaggia il misterioso fratello di un’amica perché per un giorno posi da papà con Frankie. Nel frattempo arrivano notizie del vero padre. Un film nato per scaldare il cuore delle signore (si palpita durante una silenziosa scena di sguardi), interpretato con misura da Emily Mortimer (Young Adam) e Gerard Buttler che, smessi i panni del Fantasma dell’Opera, buca lo schermo con la sua solida, malinconica presenza virile. Farà strada il giovane Jack McElhone, che recita in modo molto convincente e per di più senza aprir bocca (doppio giovamento per il pubblico italiano, visto che sarebbe stato, prevedibilmente, doppiato in romanesco). Si sono visti film più onesti (non che la classe operaia scozzese debba essere sempre disperata come quella di Ken Loach), ma se ne son visti anche di ben più ricattatori.
Da Ciak, Luglio 2005

gemini215/3/2006, 12:57
CITAZIONE
(arielcips @ 5/3/2006, 11:54) Farà strada il giovane Jack McElhone, che recita in modo molto convincente e per di più senza aprir bocca (doppio giovamento per il pubblico italiano, visto che sarebbe stato, prevedibilmente, doppiato in romanesco).

Non riesco a capire perchè avrebbero dovuto doppiarlo in romanesco, a parte che le scene in cui si sente la sua voce hanno un accento normalissimo.

CITAZIONE
Si sono visti film più onesti (non che la classe operaia scozzese debba essere sempre disperata come quella di Ken Loach), ma se ne son visti anche di ben più ricattatori.

<_< Non mi convince del tutto questa recensione, troppo ambigua!

jiujiu5/3/2006, 12:57
CITAZIONE
Un encomio a Gerry Butler, lo sconosciuto

qui mi sono detta " che bravo giornalista! "

CITAZIONE
che ne "Il fantasma dell'opera", era parso poco convincente:

qui lo stavo ammazzando.. :angry:
CITAZIONE
qui mostra le sue notevole doti di attore in un ruolo tutt'altro che facile

qui non posso fare altro che concordare.. :wub:

arielcips5/3/2006, 12:57
http://filmup.leonardo.it/dearfrankie.htm

Dear Frankie

"Caro Frankie,
ti scrivo da…"
è così che iniziano le lettere del papà marinaio di Frankie, un ragazzino scozzese di nove anni sordo che vive di trasferimento in trasferimento con mamma e nonna al seguito. Ed è questo continuo scambio epistolare col papà, abile descrittore di posti esotici e di gesta mirabolanti in giro per i mari sulla nave "Accra", che dà forza al piccolo per affrontare con forza una vita che di certo non l' ha messo nelle migliori condizioni. Peccato che in realtà questo padre così affettuoso e lontano non esista e che a scrivere le lettere sia, sotto mentite spoglie, mamma Lizzie. La bugia non può continuare ancora per molto, la vera nave Accra sta per attraccare sul porto della nuova residenza di Frankie. Lui si attende che il padre lo venga finalmente a trovare…

Potrebbe sembrare il classico film strappalacrime: c'è il dramma familiare, c'è un bambino verso il quale bene o male si prova un naturale senso di pietà, c'è una mamma sola e forte e una nonna saggia e arzilla. Il racconto invece dopo una presentazione abbastanza stereotipata dei personaggi, incede coinvolgendo con delicatezza sempre più lo spettatore, lasciando che questo si appassioni alle storie e alle speranze dei propri protagonisti.
Rispetto ai soliti canoni di questo genere di film, qui non abbiamo il dramma strutturato in tre atti, ovvero equibrio-tragedia-nuovo equilibrio, non c'è voglia di infierire sui protagonisti (non sono tutti Ken Loach nel regno Unito), ma una realtà che si avvicina a poco a poco con la fantasia fino a prenderne il posto. I cuori si scaldano, la mente va a toccare temi come la violenza domestica, la solitudine, il rapporto paterno, gli occhi vanno ad acquietarsi sul malinconico mare scozzese dove il sole lo si può vedere luccicare solo salendo su di una collina. Non sempre la realtà è splendente come vorremmo, ma qualcosa per renderla tale si può sempre fare.
Ottimo il cast, dal giovanissimo Jack McElhone(Young Adam) a Emily Mortimer ( che vedremo presto con il bel "Matchpoint" di Woody Allen) fino al sempre più convincente Gerard Butler (Il fantasma dell'opera) in continua ascesa sul borsino di Hollywood.

arielcips6/3/2006, 14:38
Dear Frankie", di Shona Auerbach Francesco Maggi

Altalenante nel raccontare un passato nascosto nei silenzi dei personaggi e costretto a forza a rimanere nelle pieghe della sceneggiatura, la Auerbach distende un presente lineare, a tratti divertente, sovraccarico però di musiche, e virato stilisticamente ad un automatismo dei sentimenti a volte troppo denso


La vita dei protagonisti di Dear Frankie è come i sassi che Frankie (Jack McElhone – Young Adam) non riesce a far rimbalzare sull’acqua, ma al primo contatto cadono sul fondo aprendo infiniti cerchi sulle calme acque del porto di Glasgow. Chiusa in queste perfette circonferenze di incomunicabilità la vita della famiglia del ragazzo è un microcosmo contratto su se stesso. A partire dal giovane Frankie, il cui confine del mondo è la lunga distesa d’oceano che lo separa ad un padre lontano. La madre Lizzy (Emily Mortimer - Young Adam, Notting Hill, Scream3 ) diffidente nei confronti del e in una fuga ostinata dal vero padre di Frankie. Un amabile nonna angelo del focolare. Un insolito racconto inglese, nell’ irriconoscibile Glasgow lontana anni luce dai Sweet Sixteen di Ken Loach. Altalenante nel raccontare un passato nascosto nei silenzi dei personaggi e costretto a forza a rimanere nelle pieghe della sceneggiatura, la Auerbach distende un presente lineare, a tratti divertente, sovraccarico però di musiche, e virato stilisticamente ad un automatismo dei sentimenti a volte troppo denso. Frankie è costretto ad uscire dalla sua stanza-castello, grazie ad una scommessa con il bullo della scuola, ad incontrare finalmente il padre marinaio in arrivo nel porto di Glasgow. Ancora un mondo inventato: fatto di lettere scritte dalla madre, di francobolli introvabili. Immagini della sostituzioni: un padre marinaio che non esiste, storie esotiche di un universo costruito. Fatalmente a riparo dalla verità Frankie aspetta una nave che non arriverà mai. La scommessa non è altro che un’apertura, una possibilità di iniziare a interagire con ciò che per anni è rimasto fuori della porta, passare dal mondo delle lettere, delle cartine geografiche appese sul muro della stanza, alla realtà, a ciò che esiste al di là di noi stessi. Una voragine dei sentimenti che tira dentro tutto. Prima Frankie, poi Lizzy, infine l’uomo misterioso (Gerard Butler- Timeline, Tomb Raider), come se ad uscire da quel castello fossero tutti. Abbandonati gli steccati, i personaggi si amalgamo si rafforzano a vicenda, il passato esce pian piano alla luce, come se non potesse più far paura. Frankie scopre la verità, affronta la morte del padre, si riunisce con quel passato che fatalmente gli aveva portato via la possibilità di sentire. Ora il sasso che Frankie lancia vola veloce sull’acqua, i cerchi non esistono più.

Regia: Shona Auerbach

Interpreti: Emily Mortimer, Gerard Butler, Sharon Small, Jack Mcelhone, Mary Riggans, Sean Brown

Distribuzione: Buena Vista International Italia

Durata: 105’

Origine: Gran Bretagna, 2004


(da sito 'Sentieri selvaggi')

gemini216/3/2006, 16:45
Bella questa recensione, molto profonda, quasi poetica. Esistono ancora i critici capaci di fare il loro mestiere.

jiujiu6/3/2006, 21:27
concordo..una recensione che scava in profondità ed è davvero poetica... :wub:

arielcips12/3/2006, 15:17
http://www.reflections.it/film/D/dearfrankie/recensione.htm

Dear Frankie


Cercasi padre disperatamente



Finalmente tempo di tenerezza per questa stagione estiva. Tra un Tom Cruise impegnato a combattere alieni intenzionati a conquistare il nostro pianeta ed il ritorno dell'eroe mascherato di Gotham City, si inserisce una pellicola scozzese che, nonostante sia stata presentata al Festival di Cannes, al Toronto International Film Festival, al Los Angeles Film Festival ed al Tribeca, rischierà con grande facilità di passare inosservata tra tanti combattimenti del terzo tipo ed una ritrovata atmosfera fumettistica. Certo Dear Frankie di Shona Auerbach potrebbe essere accusato di un eccessivo sentimentalismo, adatto ad un pubblico incapace di assistere ad una visione senza il sostegno ed il supporto di una quantità industriale di clinex, ma è pur vero che la vicenda di Frankie, bambino sordomuto che scrive ad un padre imbarcato senza conoscerne la vera identità e curarsi della sua effettiva esistenza, è stata dotata di una particolare onestà che libera l'intera storia di pesanti atmosfere ricattatorie. A rendere ancora più tangibile la vicenda si aggiunge il ruolo di una madre, Lizzie (Emily Mortimer), divisa tra la consapevolezza di dover rivelare la verità ed il desiderio di regalare un'ultima illusione al figlio, e l'arrivo dello sconosciuto (Gerry Butler) che, con il suo volto capace di palesare rughe e carattere a sufficienza, incarna il sogno paterno di Frankie.



Per finire, ecco alle loro spalle lo scenario sporco, plumbeo di una Glasgow certo non da cartolina ma che rappresenta perfettamente la condizione precaria e di passaggio della classe operaia scozzese. Dunque, in fin dei conti, un film dalle atmosfere ben dosate all'interno del quale il sentimento non si trasforma in sentimentalismo e l'aspetto sociale è mostrato solo attraverso uno sguardo in apparenza distratto e frettoloso, tanto per appurare una realtà senza attribuire ad essa un importanza narrativa che non ha. Un debutto promettente per la regista Shona Auerbach, dedicatasi fino a questo momento alla fotografia ed agli spot pubblicitari ed autrice di un solo corto, Seven. Un'opera prima che certo porta il segno dell'inesperienza ma che è riuscita comunque a mantenere una sua dignità grazie a delle scelte ben precise, come avere il coraggio di portare sullo schermo una vicenda a suo modo ordinaria e quotidiana, arricchirla con l'elemento dell'handicap della sordità quasi a renderla più sensazionale per poi utilizzare una tecnica di ripresa così pulita e priva di qualsiasi orpello visivo ed emozionale non solo ridimensionando il tutto ma attribuendo alla Auerbach dei meriti autoriali e stilistici, caratteristiche che sicuramente le garantiranno una futura attenzione.


Tiziana Morganti

N.B.Bisogna dire che i critici sembrano per una volta concordi...


nemesis30014/3/2006, 13:39
...io purtroppo non ho ancora visto questo film...speravo di procurarmi il dvd,ma dove abito non è ancora arrivato...Dalle recensioni sembra davvero un piccolo capolavoro...

gemini2127/3/2006, 21:00
http://www.icine.it/fmm/articoli.php?id=17282

La nave del melenso

di Massimo Pierozzi


Frankie è un bambino sordo di nove anni che vive con la madre Lizzie e con la nonna. I tre non hanno mai avuto una dimora stabile: si spostano di città in città per sfuggire al marito di Lizzie, dal quale la donna si è bruscamente separata quando Frankie aveva pochi mesi. Per proteggere il figlio dalla verità, Lizzie ha inventato una storia che soddisfa la curiosità di Frankie sulla sua paternità: regolarmente scrive delle lettere da parte di un padre immaginario che lavora a bordo di una nave che tocca mete esotiche. Tuttavia Lizzie scopre presto che proprio la nave del "papà" è in arrivo entro pochi giorni. A questo punto Lizzie deve decidere se dire a Frankie la verità o se organizzare un piano disperato per trovare il perfetto sconosciuto che interpreti il padre ideale.

"Dear Frankie" a prima vista può ricordare certe atmosfere e situazioni alla Ken Loach: l'estrazione proletaria dei personaggi, l'ambientazione in una Glascow livida e squallida, i problemi quotidiani affrontati con grande dignità. E certe cose funzionano pure. Ma è solo un'apparenza: il film fin da subito cala in tavola le sue carte virando decisamente sul dramma sentimentale di un bambino sordo che non conosce il padre e di una mamma che strenuamente gli nasconde l'amara verità. Ma ecco profilarsi all'orizzonte la solita saga della sfiga, con la nave del fantomatico padre che va a fare tappa (ma guarda l'amaro destino...) proprio nella città in cui si trovano Lizzie e Frankie, autentici girovaghi scozzesi. Il piano di fare interpretare ad uno sconosciuto (che ovviamente si affezionerà a Frankie) il ruolo del "falso padre" riesce perfettamente ma la sfiga non perdona ed ecco che il vero padre, malato terminale, reclama dopo anni di assenza i suoi diritti di genitore che Lizzie, in barba ai desideri del figlio, non prende affatto in considerazione. Ed è così costretta a raccontare la verità a Frankie.

Insomma un film riuscito solo a metà, con buoni interpreti e personaggi abbastanza caratterizzati, ma con un accompagnamento musicale ridondante e fastidioso (basta coi baci accompagnati dai violini...) e con un grande assente: il linguaggio dei muti che Frankie utilizza ma che la madre Lizzie pare ignorare. Poteva essere almeno l'occasione per un bel film sul mondo dei sordomuti, magari non proprio "Lezioni di piano", ma l'occasione è andata in parte sprecata.


arielcips27/3/2006, 21:41
...ah Pierozzi...ma perchè non ti butti a fiume???

gemini2127/3/2006, 21:46
:malol: :malol: :malol: vaiiii ARiel, così si fa!!

boleroazul27/3/2006, 22:15
gehradddddd vaaiiiiiiiiii :setepijo: :setepijo:

jiujiu28/3/2006, 11:16
CITAZIONE
...ah Pierozzi...ma perchè non ti butti a fiume???

mr. P: ma neanche morto!non ci penso nemmeno, visto che non so nuotARGHHHHH!!!
* scivola casualmente nelle acque e ne viene inghiottito*
jiu:ops....( :malol: )

sabry_aminta28/3/2006, 12:05
ma guarda stò tipo.... :bash: :ninjia:

CITAZIONE
mr. P: ma neanche morto!non ci penso nemmeno, visto che non so nuotARGHHHHH!!!
* scivola casualmente nelle acque e ne viene inghiottito*
jiu:ops....( )

:malol: :clap: :malol:

gemini2128/3/2006, 16:20
CITAZIONE
(jiujiu @ 28/3/2006, 11:16)
...ah Pierozzi...ma perchè non ti butti a fiume???

mr. P: ma neanche morto!non ci penso nemmeno, visto che non so nuotARGHHHHH!!!
* scivola casualmente nelle acque e ne viene inghiottito*
jiu:ops....( :malol: )

:malol: :malol: :malol:

nemesis30030/3/2006, 10:52
...io al contrario ho trovato il film bello,intenso,dolce...esattamente come lo definisce Gerry...little ed epic...
Ma si sa,i critici italiani sono spocchiosi e servili,in genere!

recensione by Cher Smith:

La dolcezza del film proviene dalla Auerbach, che è anche dirattore della fotografia, e infonde ogni scena di luce e bellezza, permettendo al pubblico di conoscere la città e i suoi abitanti più attraverso le immagini che attraverso i pochi dialoghi.
Anche la storia d'amore è trattata con abilità (e potrebbe essere una sorpresa per chi si aspetta il tradizionale finale hollywoodiano). Il modo in cui si sviluppa il legame tra Lizzie e lo Straniero è fatto di timidi sguardi, e il bacio che si scambiano ricorda più la realtà di un imbarazzato primo appuntamento che la classica spacconeria hollywoodiana. Il film ha un ritmo splendido, anche se potrà sembrare un po' lento per gli amanti del genere d'azione.
La parte più d'impatto è costituita dalla relazione tra Frankie e lo Straniero. McElhone interpreta Frankie con astuzia e humor, senza mai cadere nel facile sentimentalismo o nella pietà. Frankie è affascinato dal mondo dell'oceano, il mondo che crede essere quello a cui suo padre appartiene. Passa ore a guardare l'acquario della città, e la sua creatura preferita è il cavalluccio marino.
Il Cavalluccio, naturalmente, è una delle rare specie animali in cui è il maschio a covare ed allevare i piccoli. La Auerbach mette la figura del cavalluccio qua e là nel film, per indicare il bisogno di Frankie di una figura paterna.
Quello che rende Dear Frankie una bella storia è l'umanità dei persnaggi.
La disperazione e il desiderio di Lizzie sono palpabili, mentre canta il suo sogno di un uomo su un cavallo bianco che la porti via - e ha molto da cui voler essere portata via. La Auerbach non si ritrae dai difetti dei personaggi, e in questo modo, mostrandoceli, li rende personaggi che vorremmo davvero conoscere.

arielcips23/1/2008, 11:04
Una breve recensione da un blog in cui si dimostra che -tutti coloro che scoprono Dear Frankie,ancorchè tardi- non possono fare a meno di amarlo come 'una piccola gemma'...


Article Date: January 21, 2008 | Publication: thriller-movies-blog.net | Author: Editor
Source: http://thriller-movies-blog.net/?p=8
Posted by: stagewomanjen

Devout Frankie is one of those rare gems (somehow actually written and filmed) that come along occasionally and restore your trust in motion pictures as an art form. First off it’s just a unrepentant tear-jerker, and by the end of it I’d leaked enough duct juice to make a margarita.
I practically had a migraine. I imagine there are those critics who would attack it as being overly sentimental or a button pusher, but the thing is, it’s nice to have those buttons pushed once in a while and this film is so lovely and uplifting that anyone who could baby-sit through it without losing a drop or two, I wouldn’t trust in public with a plastic fork. I’ve been a great admirer of Emily Mortimer for some time and I’d looked forward to the film (having only scene a few trailers) just because of her. One of those actresses blessed with that depend of inner strength, she chews up the Scottish scenery. Years before, her character, Lizzy left her abusive husband, bringing along her son Frankie as a toddler and her curmudgeonly, chain-smoking mother. As the boy reached school age she invented him a father - a merchandiser mariner bound to sail the high seas.
As the claim suggests, Frankie begins writing letters to him and Lizzie would answer them using doctored stamp. Something she did out of a bit of selfishness, as Frankie is deaf and the letters were her chance to hear her son’s thoughts. The three are forced to move from town to town whenever Frankie’s real don (who looked for them endlessly via newspaper missing persons adverts) would get too close. The story begins as they start anew in Glasgow, but things take a tricky turn when the fictitious ship Lizzie had used in her letters turns out to be real and soon after turns up in port. Desperate not to make her sons illusions crushed, Lizzie goes on a hunt for a man willing to mystify as the boys father for a day in exchange for money. The trailer suggested that the film would become something of a screwball comedy at this point, but thankfully it plays out much differently.
So fond am I of this film, I’m abominate to give away any more plot points. Jack McLehone is perfect as Frankie as are the measured and restrained performances by Mary Riggans, Sharon Small and Gerard Butler as the would-be Dad. While the picture show is a tear-jerker, it’s never specious and only one scene is calculated (but it was inevitable) and it is laced with a good bit of humor, warmth and hope. And blesses us with one of the most imaginative and devout endings I’ve seen in a film for I don’t recognise how long. There will be those who won’t quite grasp the great profoundness of the ending - in fact it took me a few moments thought to figure out who the last letter was written to.
 
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8 replies since 4/4/2008, 21:42   619 views
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