Il ponte tra di noi, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(1221 visite )

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babyphan
view post Posted on 4/4/2008, 22:17 by: babyphan




Questa ff aveva già 1221 visite .

Care lettrici,
ho sempre avuto un debole per Meg...così eccomi a raccontarne l'immaginaria storia...


-Vengo con voi!-
-No,tu resta qui!-

Lo ha fatto di nuovo…di nuovo mi ha escluso dal suo segreto…
Stavolta almeno avrei potuto insistere,dire:ma perché mamma,perché no? Invece ho ubbidito,mi sono convinta che lo ha fatto solo per proteggermi…
Ma io non sono una creatura fragile e suggestionabile come lei crede.
Ho imparato ad essere forte e razionale per tutte e due.
…E’ forse per questo che nessun fantasma evocato dalla mia solitudine è mai comparso al di là del mio specchio?…


La folla finalmente si disperde,spaventata dalle fiamme.
Per fortuna il crollo del lampadario non ha fatto vittime;ed ora posso assumere una parte autonoma in questo melodramma…
Guiderò i gendarmi giù,nel sotterraneo:so come arrivarci…almeno credo!

-Da questa parte forza!...forse facciamo ancora in tempo!-
-Speriamo che la povera Christine Daaè sia viva…Non oso immaginare cosa quel mostro possa averle fatto…-

Perché la parola mostro mi fa sussultare? Una indignazione che non comprendo,una riluttanza strana…
Eccoci:siamo nel covo del Fantasma…Ma…è vuoto? Dove sono finiti tutti?
Cocci di vetro ovunque…ma non vediamo tracce di sangue…
-Laggiù,guardate:qualcosa si muove sull’acqua!-
Gli uomini della Suretè vanno da quella parte:sembra una specie di gondola…Ma è vuota!
Rimango improvvisamente da sola,mentre quelli corrono a seguire il corso della corrente sotterranea.
Su uno scrittoio c’è ancora la sua maschera bianca;la prendo tra le mani,fissando in quell’occhio senza luce…
Un rumore mi interrompe.E’ strano,viene da quella che apparentemente è solo una grande specchiera infranta.
Afferro una torcia:so cosa direbbe mia madre..No,non andare!...
Ma adesso lei non c’è…


Meg Giry si avventurò cauta e determinata insieme oltre lo specchio infranto.
Camminò lungo un corridoio di pietra scura,attraversato a tratti da folate di vento gelido:doveva esserci un’altra uscita,oltre quella del canale…
Era tentata di seguire le raffiche d’aria,ma a un tratto le parve di intravedere il barbaglio di una luce in un corridoio laterale.
Avanzò piano:giunse in una sala spoglia,ma perfettamente asciutta e apparentemente immune dalle fiamme, appena illuminata da un moccolo di candela morente sul braccio di un candelabro.
Su quello che appariva come uno scranno di pietra –residuo certo di qualche rappresentazione teatrale- sedeva un uomo,di schiena.
La fronte appoggiata ai pugni,i gomiti sui braccioli;lenti singhiozzi gli scuotevano le spalle ben disegnate.
La luce fioca gli illuminava il profilo sinistro.
Meg si avvicinò:così come appariva in quel momento,quell’uomo non le incuteva timore.
Accortosi della presenza di qualcuno l’uomo si volse;trattenne il respiro,come se per un attimo si fosse aspettato di veder sopraggiungere qualcun altro.
Meg vide il profilo destro,orribilmente sfigurato e soffocò a stento un verso di orrore e raccapriccio.
Allora lui,inaspettatamente,le indirizzò un ghigno ironico,che cozzava col bagliore di rabbia e umiliazione insieme che per un attimo gli aveva letto negli occhi:
-La piccola Giry!...Che sei venuta a cercare?-
-Voi…io…- stranamente le mancavano le parole.
Lui le volse le spalle,non degnandola più di un solo sguardo.
-Vattene…Tua madre sarà in pena…VATTENE,hai inteso?Non costringermi a farti del male…
Meg non voleva andarsene.
Ma sentì dei rumori e pensò che magari qualcuno avrebbe potuto seguirla e…
Ritornò sui suoi passi.
Appena in tempo per fermare un giovane ufficiale che si era messo sulle sue tracce:
-Oh madamoiselle…Tutto bene:il visconte e la Daaè sono in salvo!-
-Ah si?...- rispose Meg, imponendosi di sorridere come quando danzava davanti al pubblico annoiato delle matinèè.

Perché ho improvvisamente una stretta al cuore.
Se loro sono in salvo,lui piange…
Se mi ha lasciato andare così,lui…
Devo tornare da lui.Voglio tornare da lui.



-Cosa c’è da quella parte?- domandò il giovane gendarme.
Meg meditò su cosa rispondere,poi:
-Una uscita…ma non mi ci sono avventurata…-
-Avete fatto bene:vado a chiamare rinforzi…Lo staneremo,quel demonio!-
Senza riflettere l’ufficiale si precipitò verso i compagni rimasti indietro,senza nemmeno assicurarsi che la giovanetta gli stesse dietro.
Allora lei si inoltrò di nuovo nel corridoio buio e raggiunse la sala col trono…
Entrò col fiato sospeso,correndo:
-Presto!-
-Ancora qui?- fu la reazione brusca dell’uomo –Vuoi andartene o no.piccola intrigante?-
-Monsieur…stanno arrivando…se vi trovano…-
-Non mi troveranno vivo!- esclamò lui,stringendo tra le mani il micidiale laccio del punjab .
Meg intuì che se lo sarebbe infilato al collo…che voleva farla finita.
Sentì dei passi sopraggiungere.
Gettò via la torcia e contemporaneamente strappò di sorpresa il laccio dalle mani di quel derelitto.
-Dannata piccola impicciona!-
Nel buio lui le aveva afferrato un braccio e la strattonava con violenza.
-Fuggite…vi prego…-
Il sopraggiungere di passi mise in allarme anche lui.
Diede un ultimo spintone alla fanciulla mandandola a ruzzolare tra le gambe dei sopravvenuti e scomparve nel buio.
Mentre i gendarmi si chinavano solleciti su Meg,uno di loro tentò di inseguire il fuggitivo.
Esplosero alcuni spari.
Poi il silenzio.
-MEG!...Dio sia ringraziato! Vieni subito via…- era la voce inconfondibile di madame Giry,la maestra di danza.
-Mamma..sto bene…Non devi preoccuparti per me…-
-Vieni via,ho detto.-

Non sopporto quel suo tono pacato e perentorio insieme:controlla ogni emozione,anche quando si tratta di me,sua figlia.Come fossi una qualsiasi delle sue allieve…
Ma perché non riesco a ribellarmi.Perchè la seguo per le scale,mentre l’acqua nel covo continua a salire,cancellando ogni cosa…?
La maschera! Dove ho lasciato la sua maschera?...Debbo tornare a prenderla…non posso lasciarla così,non può scomparire ogni traccia di lui…


Madre e figlia risalivano insieme le scale,affiancate dagli ultimi gendarmi che vi si affaccendavano senza un preciso ordine:
-…L’incendio è quasi del tutto domato…per fortuna non ha toccato l’ala abitabile…In ogni caso stanotte alloggeremo in albergo…Voglio solo prendere il necessario…-
La donna elencava le cose da fare con lo stesso tono con cui impartiva le lezioni di danza:prima posizione,seconda,quinta,demipliez…
Meg si guardava intorno quasi senza ascoltarla:cercava disperatamente una scusa per tornare giù…
A un tratto,quando sembrava fossero meno al centro dell’attenzione,la madre le confidò con un inatteso entusiasmo:
-Sai Meg?...Christine è sana e salva,grazie a Dio…non mi sarei mai potuta perdonare se…-
Magdalene Giry pronunciò l’ultima frase piano,soffocandola tra le labbra.
Forte di quell’inaspettato momento di fragilità,la figlia protestò:
-Perché andare in albergo,mamma?...se è tutto finito…-
-Non sarà finito finchè non …- un’altra frase spezzata.
Meg chinò il capo:allora era finita…perché …quegli spari…il silenzio…le parole del gendarme:’Ho sentito un tonfo!è finito nel canale!’….
Erano finalmente nel backstage,ancora pieno di fumo e gente che si agitava,portando via dai camerini le ultime cose.
Carlotta Giudicelli era seduta come inebetita davanti alla porta chiusa del suo camerino.Suo marito lottava tra la vita e la morte,mezzo soffocato dal micidiale lazo del Fantasma.
La porta del camerino di Christine era socchiusa…

Se riuscissi a entrare nel camerino di Christine e calarmi di nuovo giù dal passaggio nello specchio?
Debbo solo riuscire a distogliere l’attenzione di maman..
E poi si tratterebbe di prendere la maschera dallo scrittoio…pochi minuti…-


-Meg cara,procura un po’ d’acqua per Carlotta…vuoi?-
-Certo maman…-
Era l’occasione giusta.Entrata nel proprio camerino Meg prese l’acqua e la consegnò alla cameriera personale della soprano.Quindi si fece precedere da quest’ultima e,un attimo prima di essere scoperta,si infilò da Christine…
Chiuse la porta a chiave alle sue spalle,schiuse piano la specchiera e –preso coraggio- affrontò il corridoio buio,tra lo squittiò frettoloso dei topi che cercavano ancora riparo all’incendio.
Non fu facile orientarsi in quel cunicolo squallido e maleodorante di muffa e fumo;ma finalmente l’aria sembrò aprirsi e con essa una scalinata che sembrava calarsi nelle viscere del teatro.
Meg rabbrividì:sembrava non esserci più nessuno,laggiù.

Forse sto commettendo una imprudenza;forse ho solo voluto dimostrare che posso sottrarmi al controllo di mia madre…

Intanto era giunta fin giù:la morsa fredda e inattesa dell’acqua le lambì le caviglie,facendola gridare di sorpresa.

Che sciocca…gridare per un po’ d’acqua…Non c’è nulla di cui aver paura ormai…
Eccola là sopra,la maschera:debbo fare presto,prima che l’acqua salendo la porti via.
…e questo? Che cos’è? Non l’avevo notato prima…


Sullo scrittoio del Fantasma,accanto alla maschera,un carillon infantile e grottesco insieme,sormontato da uno scimmiotto che suonava i piatti,attirò l’attenzione della giovanetta.
Lo prese e inavvertitamente innescò il meccanismo:una musica dolente nonostante il ritmo sincopato si diffuse nella grotta.
Una mano virile calando con violenza sullo scimmiotto stoppò bruscamente quella nenia,mentre una voce leggermente roca domandò sgarbata:
-Sei tornata un’altra volta,piccola guastafeste?...-
Meg tremò.
Ora era sola,in balia di quel povero folle…nessuno avrebbe potuto aiutarla…
Ma l’uomo sembrò vacillare,poi emise uno strano verso,una sorta di rantolo e rovinò sulla poltrona dello scrittoio,come un corpo morto.
Meg trattenne il fiato,sconvolta.
Pensò in fretta che a quel punto avrebbe potuto fuggire,ma gli vide socchiudere gli occhi,fissarli sul muro punteggiato di ritratti della sua amica Christine,mormorare a fior di labbra:
-Lasciami morire in pace…guardandola…-
La camicia immacolata dell’uomo si tingeva vistosamente di rosso.

E’ ferito…Morirà di certo…morirà qui,da solo come ha vissuto…
Che posso fare?Io…non posso lasciare che muoia,senza prestargli soccorso…





babyphan17/9/2007, 15:51
Dei passi lungo le scale avvertirono Meg del sopraggiungere di qualcun altro,ma troppo tardi:
-Meg!...perchè sei tornata qui?-
-Maman…io….- la ragazza stringeva tra le mani la maschera bianca,appoggiata di schiena allo scrittoio.
-Che cosa ti è venuto in mente,piccola mia?...- le domandò ancora la donna avvicinandosi e sottraendole la maschera dalle mani.

La guarda con dolore…rimpianto…perché?qual è il segreto che io non posso conoscere?

Un gemito alle spalle della giovanetta svelò la presenza del ferito.
Magdalene Giry scostò la figlia e lo osservò terrorizzata.
Poi afferrò Meg per un braccio,sospingendola:
-Dobbiamo andare via,immediatamente!-
-Mamma…ma…è vivo…-
-Lo vedo…- il sovraffiato sollevava il seno della insegnante di danza.
-Dobbiamo lasciarlo morire così?…- chiese supplichevole Meg.
Magdalene gli concesse un lungo sguardo addolorato,ma poi di nuovo si irrigidì:
-Non capisci che quest’uomo è un assassino,un folle? Vuoi forse che tua madre finisca con lui in carcere?-
-…E’ ferito,mamma…Lo credono morto,non lo cercano più…- insistè la ragazza.
-Ma potrebbero cercare noi due…- la resistenza di madame Giry scemava.
Alla fine,con un sospiro si avvicinò al ferito,ormai privo di sensi,gli aprì la camicia.
-Non è stata una pallottola…sembrerebbe un taglio…come una baionettata…-

…ci si è gettato lui sulla lama? O è stato un caso…alla cieca nel buio?

-Non sembra profonda…adesso cerchiamo di fasciarla …-
Così dicendo intanto madame Giry aveva sollevato la pesante gonna e strappato la sottoveste facendone alcune strisce di tela di lino.
–Dobbiamo sbrigarci…E tu mi devi promettere che –andate via di qua- dimenticherai ogni cosa e non ci tornerai più!-

Promesse,promesse…promettere e ubbidire…Certo mamma,posso promettere di dimenticare,ma tu sai bene che alla memoria non si comanda…vero?

La ferita fu medicata alla meglio e fasciata.Poi Magdalene disse ancora:
-Aiutami,cerchiamo di sollevarlo e stenderlo sul letto…là!-
Non era una impresa facile:era un uomo piuttosto alto,muscoloso.E Meg non voleva strattonarlo…
Finalmente riuscirono nell’intento.
-Ora abbiamo fatto quanto era umanamente giusto…non abbiamo niente da rimproverarci…-Concluse Magdalene dando un’ultima occhiata al ferito,che sembrava ora riposare..

Lo guardi ancora,mamma.Tu non lo odi,né lo disprezzi.Tu ne hai solo una strana,indefinibile,reverenziale paura…



-Vieni via,Meg!- il tono di madame era tornato quello pacatamente autoritario di sempre.
Meg lo accolse con un sorrisetto:in quel momento sentiva di poter essere più forte di lei.
Presto il segreto sarebbe stato svelato:e lei avrebbe avuto il coltello dalla parte del manico.
-Alloggeremo a villa de Chaigny,stanotte…-

Oh no…e perché? Io vorrei restare qui a teatro…Vorrei…

-Non mi sembra il caso,mamma…- Meg sentì la sua voce suonare stranamente determinata.
Madame stava per replicare,ma la fanciulla proseguì:
- …Lasciamo pure che Raoul e Christine abbiano la loro intimità…-
-Ma…Non ti ho chiesto una opinione,Meg:né voglio che tu…possa pensare a certe cose-

Nascondo a stento un sorrisetto:mia madre mi ritiene una bambina?possibile mai? Ancora?

- Restiamo nei nostri alloggi,maman…- chiese ancora con tono suadente la giovanetta -sai bene che non abbiamo niente da temere,noi due…- soggiunse significativamente.
Avevano raggiunto il camerino di Christine.
Si misurarono l’una con l’altra,ferme davanti allo specchio vuoto.
-Che cosa ti succede Meg?Stai discutendo le mie decisioni?-
-Non credi sia venuto il momento di trattarmi da figlia,maman…e non da allieva?-
-Come figlia,minorenne per giunta,hai un solo dovere:obbedire!-
-Ma ho il diritto di sapere,finalmente!- ribattè Meg,parandosi davanti alla porta.
Magdalene restò un attimo stupita da quella prova di forza inattesa.
Poi rispose,col solito tono distaccato e cortese di sempre:
-Non c’è niente che tu non sappia già…-
-No? Chi è quell’uomo?che ha a che fare con te? Perché mi hai sempre impedito di conoscerlo…mentre consentivi che lui e Christine…-
Un ceffone troncò le sue parole.
-Non ti permetto di insinuare…-
Meg si coprì la guancia arrossata,ma con mossa impertinente fece spallucce:
-Non ho bisogno di insinuare:è sotto gli occhi di tutti! Tu hai permesso che quell’uomo desse …’lezioni di canto’ alla tua pupilla…sapevi chi era…gli hai fatto da…’fattorina’…Perché?-
Magdalene aggrottò la fronte,prese fiato;quella raffica di accuse,da sua figlia poi…non se l’aspettava.
Abbassò il capo,riflettendo sulla risposta da dare;poi ammise:
-Mi ero ingannata su di lui…lo credevo solo un infelice…-
-Solo un infelice?...-
Magdalene rialzò la testa con forza:
-Si…un infelice che cercava conforto nella musica…un grande artista!- la donna fece una pausa,lo slancio difensivo perse energia -… che doveva nascondersi dietro una piccola soprano..-ora Magdalene sembrava commossa e stizzita insieme.
-Poi tutto è andato diversamente..-

Che cos’è mamma quella pena che non vuoi confidarmi,quel tormento che non osi confessare nemmeno a te stessa?

Ora Meg era meno aggressiva,più sollecita:
-Ma allora.. perché mi hai sempre tenuta lontana da lui…da…loro due…Se lo ritenevi solo un infelice?-
-Eri una bambina,Meg…lo sei ancora per me:non volevo che ti accadesse nulla di male…-
-Ma lui …quell’uomo,quell’infelice…perché avrebbe dovuto fare del male a me?Perchè avevi paura di lui,se…?-
Magdalene trattenne a stento l’emozione del ricordo:
-Io ti ho protetta…perché ti vedevo tanto simile a me,ma tanto più giovane e indifesa...-

Avevi paura che non sapessi tenergli testa,mamma,che subissi anch’io,come te…che…?

Meg non riuscì a formulare altre domande:sua madre l’aveva aggirata e,aperta la porta del camerino,le aveva fatto cenno di uscire:
-Basta…non voglio parlarne più…Ora è finita!-

Finita?...



babyphan21/9/2007, 16:25

Le due Giry erano rientrate nell’alloggio del teatro per prendere l’occorrente e trasferirsi a villa De Chaigny. La notte diradava ormai.
Meg indugiava,prendeva tempo.Non aveva nessuna voglia di andarvi;non aveva voglia di assistere alle smancerie naturali dei due innamorati…Né sopportava il compiacimento con cui vi assisteva sua madre…
-Sei pronta,finalmente?La carrozza è già qui…-


Che ne sarà di lui?...ed io? Che farò?Quasi quasi vorrei nascondermi laggiù…Ma non c’è nulla che possa fare:nulla…Ho tentato,ma è sempre lei ad avere il coltello dalla parte del manico…

Guardando sua madre con sordo,inespresso rancore,Meg sollevò la sua borsa da viaggio:
-Possiamo andare…-
In strada,prima di montare in carrozza,avvertirono ancora il crepitio sommesso delle ultime fiamme ormai sopite.
Aiutate dal vetturino,montarono finalmente:Meg lanciò ancora uno sguardo alla mole annerita dell’Opera…Quando un grido squarciò il silenzio dolente di quell’alba:
- I prussiani hanno preso l’Imperatore!...Marciano su Parigi!...allarmeee…-
A poco a poco le strade vuote si affollarono di una umanità che Meg non aveva mai visto prima:donne e bambini pallidi e smunti,vecchi…Il panico,il dolore,lo sgomento si diffondeva sui loro volti che poteva a stento intravedere,mentre sua madre la sollecitava a prendere posto e affrettarsi.
-Ma mamma…aspetta…-
Gli sguardi dapprima sbigottiti della folla,ora si fissavano straniti e via via aggressivi su quella bella carrozza e sulle due dame che si allontanavano con i loro bagagli.
-Bisogna fuggire prima che il nemico arrivi! Guardate quelle là…si sono già attrezzate…-
Il vetturino si rese presto conto che era necessario aprirsi la via prima che accadesse il peggio;frustò i cavalli,ma invano.
Da tutte le parti la vettura era aggredita;la folla si assiepava,gli occhi erano supplici e rancorosi insieme.
Qualcuno cominciò anche ad afferrarsi alle maniglie:Meg vedeva quelle mani annerite dalla fatica strisciare lungo i vetri.
-Mamma? Che succede?-
Ma madame Giry continuava a sollecitare il cocchiere:
-Fate presto,per carità..Fate presto…-
Finalmente con un guizzo inatteso,i due cavalli presero il trotto.
Quei poveracci erano troppo deboli per opporre una resistenza maggiore,troppo sgomenti essi stessi…Cedettero davanti alla determinazione mostrata dal vetturino.La carrozza si aprì la via verso Place Vendome.
Madame Giry sospirò sollevata e abbracciò senza una parola Meg.
Ma il sollievo durò poco.All’altezza della Senna,una voce gridò l’alt e la carrozza fu di nuovo fermata.
-Che succede capitano?- domandò il vetturino,con tutto il garbo di cui era capace.
-Chi siete e dove state andando?-
-Lavoro presso il visconte de Chaigny… conducevo delle ospiti alla sua villa…-
Il capitano si scambiò uno sguardo significativo con la sua soldataglia:erano militi della cosiddetta ‘Guardia nazionale’;le loro risate scomposte spaventarono inconsapevolmente Meg.
La portiera della vettura si aprì improvvisamente,mentre una voce richiamava la loro attenzione:
-Madame…madamoiselle…Scendete!-
Magdalene chinò il capo inducendo la figlia a fare altrettanto.Smontarono senza protestare e solo una volta giù Meg si accorse che all’uomo apostrofato come ‘capitano’ mancava un braccio;incuriosita sbirciò gli altri intorno e ne ebbe pena:fame e miseria si dipingevano sui loro volti,le divise erano logore e stinte,spesso ancora macchiate del sangue di ferite mal curate che avevano lasciato loro addosso tracce dolorose.
-Il vetturino non mentiva,capitano…eravamo dirette a villa Chaigny:non potremmo esservi condotte comunque?- domandò a voce bassa Magdalene.
L’uomo scosse il capo:
-Il vetturino è arruolato,la carrozza requisita…Dobbiamo evacuare al più presto donne e bambini,madame:il nemico marcia sulla città!-
Meg sollevò lo sguardo:lungo la Senna si accodavano sempre più numerose famiglie di sfollati che cercavano di mettersi in salvo prima dell’arrivo dei prussiani.
-Se volete unirvi a loro,madame…- propose,provocatoriamente l’uomo d’armi.
La maestra di danza serrò le mani sulla sua valigia;cinse le spalle della figlia e la sospinse nella fila accodandosi senza aggiungere altro.
Ripercorsero a ritroso il cammino già fatto in carrozza,superarono il teatro.
Quando lo ebbero alle spalle,Magdalene sussurrò alla figlia.
-Appena costeggeremo rue Scribe,ti infilerai nel vicoletto e raggiungerai l’Opera.-
-Ma…?-
-C’è un passaggio…ricordati il portone nr 8…Sali negli alloggi e aspettami.-
-E tu? Dove?-
-Fa’ come ti dico…Cercherò di mettermi in contatto con chi possa aiutarci…ma tu rimani nascosta,per carità!-

Mamma cara,ti guardo scomparire tra la folla...con ammirazione…Come sempre sai cosa fare,come sempre cerchi di proteggermi…Se solo avessi più fiducia in me,se potessi dimostrarti che so cavarmela…

Un cancelletto recingeva il portone nr 8.Meg lo riconobbe con facilità;entrando l’inferriata cigolò sinistramente;ma il portone di legno era ben oliato e si aprì senza nessuna difficoltà.
Una volta dentro,la fanciulla faticò un attimo ad abituarsi al buio;fuori la luce livida dell’alba era stata quasi accecante.
Intravide un corridoio davanti a sé e lo percorse,cercando di orientarsi;a un tratto la via si divideva in due;scelse di andare a destra,mentalmente ricostruendo che da quella parte dovesse trovarsi anche il teatro.
Ora il luogo le sembrava più familiare;cominciò a muovervisi con minore cautela.
Solo che improvvisamente ebbe la sensazione netta di non essere sola…
Era l’eco dei suoi passi che avvertiva,o erano altri passi che la seguivano..
Cominciò ad arretrare,a disorientarsi;una grata apriva la via verso una scala;i passi alle sue spalle ormai erano vicini:si inoltrò senza por tempo in mezzo per le scale e ben presto si ritrovò giù,nel covo del Fantasma.

Oddio…di nuovo qui…Com’è strano ora questo posto:vuoto e silenzioso.E buio…
Lui?dove sarà?...


Solo un morente tremolio di candele illuminava l’immensa cavità.
Fatalmente lo sguardo di Meg andò al giaciglio dove lei e la madre lo avevano lasciato poche ore prima:era vuoto!Non fece in tempo a riflettere sulla sensazione che ciò le provocava che una morsa la bloccò nel buio e una mano le chiuse la bocca,minacciosa.

Che stupida!...incauta:qualcuno mi ha seguita…e ora? Se riuscissi a liberarmi…forse potrei ancora salvarmi!

-Di nuovo qui,la piccola Giry…- La voce dello sconosciuto era inconfondibile,come il ghigno amaro della sua irrisione-sei tu vero che mi hai impedito di morire?Che mi hai restituito all’amabile vita…-
Così dicendo le si era parato davanti,lasciandola andare.
Meg aveva il capo basso, ruminava in silenzio la rabbia e la desolazione di tutta quella mattinata.
Inspirò,pensando a sua madre,mentre lo sentiva infierire:
-Proprio un regalo fantastico! Cos’è?volevi un gingillo diverso…da aggiungere alla tua collezione di bambole?-
Finalmente la rabbia esplose.
Senza pensarci sopra a pugni chiusi si avventò contro il suo petto:
-Finitela!...credete davvero di essere l’unico che abbia sofferto,soffre soffrirà…? Non sapete che a Parigi la gente muore per le strade,di fame,di soprusi…-
Il ‘fantasma’,rimasto sorpreso da quella reazione inattesa,domandò,sempre con arrogante disprezzo:
-Parigi?-
-Si…Parigi…la città che è qui sopra…il mondo non è questo covo,monsieur…Fuori,c’è il mondo con i suoi palpiti,le sue sofferenze…e le sue gioie…-
-Non vedo l’ora di apprezzarlo…certo aspetta solo me!- ribattè ancora lui,con sapida ironia.-Dunque ti ringrazio…mi schiudi le porte del mondo!-
La giovanetta scosse la testa.
Era furiosa,con lui ma anche con se stessa;le sembrava di non saper trovare mai le parole giuste…come con sua madre.
-E comunque monsieur…io non sono stata educata a lasciar morire qualcuno senza intervenire…fosse pure il peggiore degli uomini…-
Le verdi iridi dell’uomo emanarono un sinistro bagliore,poi sul suo volto si disegnò il solito compiaciuto sarcasmo:
-Meglio costringerlo a vivere,vero?...fosse pure la peggiore esistenza del mondo..-una fitta improvvisa gli troncò la battuta sulle labbra.
La giovanetta lo vide irrigidirsi,ripiegandosi su se stesso,con una smorfia di dolore.
-Lasciatemi vedere…- gli disse allora,con un tono determinato,costringendolo a sedere sulla poltrona dello scrittoio.
Sotto le fasciature,la ferita aveva ricominciato a sanguinare.
Meg inspirò.
Fece brevemente mente locale,quindi gli domandò:
-Avete un coltello?-
Ma non attese la risposta:si guardò intorno,aprì il cassetto della scrivania e vi trovò quello che cercava:un tagliacarte dal fine manico d’avorio incastonato in un’impugnatura d’oro sormontata da un macabro teschio…
Afferratolo,ne arroventò la lama sulla fiamma di una candela,che porse quindi all’uomo:
-Reggetela e fate luce sulla ferita…-
Prima di avvicinare la lama incandescente al taglio,Meg porse un fazzoletto al ‘fantasma’:
-Stringetelo tra i denti…-
Lui lo rifiutò con una mossa orgogliosa del mento.
La fanciulla prese coraggio e piano iniziò la penosa operazione.
Aveva quasi terminato quando avvertì la fiamma della candela quasi sfiorarle i capelli.
L’uomo,benché sofferente,la fissava con una luce di odio maligno negli occhi.
-Immagina che questa fiamma riduca il tuo grazioso faccino a un ammasso di piaghe…Saresti ancora così ‘solidale’ col mondo…’i suoi palpiti,le sue sofferenze,le sue gioie’…?- la scimmiottò concludendo con una risata crudele.
Meg ebbe paura.
Quell’uomo avrebbe potuto farle del male…aveva ragione sua madre…
Il ‘fantasma’ la scrutò:la vide impallidire,una stilla di sudore le imperlò la fronte.
Allontanò allora la fiamma dal suo viso,con compiaciuta soddisfazione:
-Concludi il tuo lavoro,piccola Giry…fai contenta la tua coscienza:salva la vita al peggiore degli uomini!-


babyphan25/9/2007, 21:42
Quando Meg ebbe finito di cauterizzare la ferita,la fasciò con delicatezza,quindi provò ad aiutare l’uomo a indossare la camicia.
-Ah via…lasciami perdere!- la respinse lui,ruvidamente.

Mi tratta come una importuna..Non conosce gratitudine né pietà.Ho capito perché mia madre lo ha rinnegato

-Cha cosa sei tornata a fare,qui?- le domandò lui,inaspettatamente.
-E’ stata mia madre a indicarmi il passaggio…-
-E dov’è lei,ora?-
Meg era agitata,temeva che a ricordare l’ultima volta che aveva visto sua madre le sarebbe venuto da piangere.E non voleva mostrare debolezza davanti a quell’individuo.
-Allora?-
-E’ andata a cercare…a cercare qualcuno che possa portarci via da Parigi!- rispose,tirando il fiato.
-Che cos’ha ‘Parigi’ che non va?...-
-Monsieur…c’è una guerra in corso e…e noi l’abbiamo persa:stanno arrivando i nemici e tutti cercano di mettersi in salvo…Mia madre ed io stavamo andando a villa De Chagny quando hanno requisito carrozza e cocchiere…e ci hanno accodato agli altri profughi…-
Meg aveva raccontato col cuore in mano quello che aveva vissuto poco prima;ma il suo interlocutore sembrava aver smesso di seguirla da tempo.Forse da quando aveva pronunziato il nome ‘de Chagny’?
-Mamma mi ha detto di aspettarla nel nostro appartamento, in teatro…-
-Va’ allora…cosa aspetti…Va’ via!-

Non si volta nemmeno a guardarmi.Non mi ascolta.Il suo pensiero è sempre altrove…

Meg risalì la scala e riemerse dai sotterranei.Era pomeriggio ormai;entrò nella sua stanza,chiuse la porta a chiave dietro di sé e si gettò sul letto,esausta.
La stanza era in penombra quando riaprì gli occhi:il fanale che pendeva davanti alla finestra la illuminava appena.
Si alzò dal letto,guardò l’orologio sul comò:segnava le nove..

Oh mamma…dove sei? Cosa è successo alla nostra vita in queste poche ore?E’ tutto cambiato?E’ tutto finito?

Meg si avvicinò al cassettone,si guardò nello specchio.Aveva i capelli scomposti,il viso pallido.Aprì il cassetto,cercando un pettine,per ravviarsi.
Poi,una insana curiosità la spinse a frugare tra le cose di sua madre;in fondo al cassetto trovò una scatola di legno,legato con del nastro di raso nero…
Il fiocco si sciolse,ma la scatola sembrava chiusa da tanto;Meg non riusciva ad aprirlo.
Finalmente forzandolo,cedette con violenza e tutto il contenuto schizzò fuori,come esplodendo.
C’erano delle lettere,un anello con una perla,un sonaglino…
Poi c’era un paio di scarpette da ballo,piccole e consumate…Meg pensò per un attimo fossero le sue,poi capì che dovevano essere le prime che sua madre aveva indossato.
Infine c’era una sorta di… di sacchetto di tela.Meg lo sollevò cercando di capire cosa fosse.Si accorse di due strani tagli che si aprivano paralleli su un lato…
Un rumore la distolse.Qualcuno saliva le scale.

Finalmente! Mamma è qui…


Frettolosamente infilò ogni cosa nella scatola,disordinatamente e richiuse il cassetto.Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni,dopo.
Schiuse quindi la porta e guardò verso l’ingresso del corridoio.I passi si avvicinavano:
-Mamma? Sei tu…- disse sollevando il lume a gas.
Una torcia brillò nel buio illuminando il volto poco rassicurante di uno sconosciuto.
Meg rabbrividì,si guardò intorno;l’uomo si accompagnava a qualcun altro.Doveva trattarsi di ladri,sciacalli che approfittavano dell’emergenza per entrare nelle case vuote e depredarle.
-Chi è là?-
Meg arretrò,spaventata.
-C’è una madamigella,Louis…sola e abbandonata…- Il tono di chi aveva parlato era maliziosamente irridente.
-Andate via!...qui non c’è niente da…-
I due si erano avvicinati intanto e la rimiravano.
-Perché vi agitate,madamoiselle… lasciate giudicare noi,no Louis?-
-Io direi che qualcosa di interessante c’è sempre,Jean…-
Così dicendo allungò una mano verso il viso di Meg,strappandole via uno degli orecchini.
La ragazza era spaventata,dolorante.Ma senza fiatare,sollevata la mano tolse l’altro orecchino e l’offrì ai ladri:
-Ecco,prendete allora…- e porse loro anche un bracciale.poi inavvedutamente aprì il colletto per estrarvi un ciondolo.
La vista della sua pelle rosea e intatta eccitò i due malandrini.
-Sicura che non vuoi darci nient’altro…magari se diamo un’occhiata noi,troviamo qualcosa…-
Meg tentò il tutto per tutto,gettò contro uno di loro il lume a gas,quindi cominciò a fuggire.
-Dannata bamboletta!- bestemmiò quello colpito,cadendo all’indietro.
Ma l’altro iniziò l’inseguimento.

Dio mio…dove vado? È buio…e loro non conoscono questo posto…Ma sono in due e…
Là,la scala che porta al back stage…se riuscissi a raggiungerla…
Oddio,sento il fiato di quella bestia sul collo…non ce la farò…mi è addosso…



Un sibilò scattò nell’aria.Meg si volse e vide l’uomo davanti a lei,pronto ad avventarsi,storcere gli occhi,impallidire,diventare cianotico…cadere a terra come un sacco vuoto.
La giovane donna lo guardò con raccapriccio,poi sollevò lo sguardo.
Nel buio,un’ombra possente si delineò.
La trasse via per un braccio.
-Voi…cosa avete fatto monsieur…?-

Mi ha salvato la vita…ecco cosa ha fatto…Allora,allora non è un demonio senza cuore…

-Ce..ce n’era un altro…- mormorò timidamente la fanciulla.
-Non hai da temere da nessuno dei due….- le rispose seccamente il provvidenziale salvatore. –Ora entra nella tua stanza e chiudi a chiave…-
-Io…ho paura…- confessò lei,timidamente.
-Rassicurati! Non entrerà più nessun importuno nel mio teatro…-
Meg aprì la porta del suo appartamento,accese il lume;un triangolo di luce illuminò il ‘fantasma’.
-Posso almeno ringraziarvi,monsieur?-
L’uomo ghignò.
-Saldo sempre i miei debiti,piccola Giry…- così dicendo,prima che la giovanetta potesse capire dove e come,disparve nel buio.


babyphan1/10/2007, 14:17
Meg non aveva nessuna voglia di mettersi a letto,dormire…
Sospirò,scoraggiata.
Quindi riaprì il cassetto e ne tirò fuori la scatola in legno,che conteneva i segreti di sua madre…
La sua attenzione fu attratta da un fascio di lettere;lo aprì,ne trasse fuori la prima.Era scritta in un francese non sempre graficamente corretto,inframezzato da parole straniere…Spagnolo forse?o Italiano…

‘Madame,
perdonate l’ardire.
Ma da quando vi ho visto danzare,il mio pensiero è solo per voi..Io stesso me ne rimprovero,ben altre dovrebbero essere le mie urgenze…Ma quella che più mi angustia è di potervi conoscere,parlare…
Concedetemi un incontro,dove e quando volete…
Mi firmo,servo vostro
G.M.


Chi sarà? Forse un ammiratore? La data manca…Ma certo mamma doveva essere molto giovane:danzava ancora…


‘Magdalene cara,
Ora che vi ho conosciuta meglio,sono ancora più irretito dal vostro fascino.Siete una donna sorprendente,così compassata in apparenza,così generosa e appassionata,invece…
Io purtroppo ho poco da offrirvi:sono …lo sapete cosa sono…
Ma vi prometto che tornerò a Parigi e,anche di lontano,penserò sempre a voi…Un pensiero che mi aiuterà,ne sono certo…
Mi firmo,sempre vostro

G.M.’


Meg cominciò ad appassionarsi a quella lettura,come fosse un romanzo,un viaggio all’interno di quella madre di cui sapeva così poco.Non si trattava delle lettere di un ammiratore qualsiasi:Magdalene le aveva conservate una per una,gelosamente.
Dunque qualcosa di più profondo la legava a quel G.M….

Mamma…come avrei voluto conoscere da te questa storia…Ma non appena ti ritroverò,tra di noi cambierà ogni cosa:non sono più una bambina,mamma.
Voglio essere la tua amica,la tua confidente…


‘Mia adorata…
Tornare e ritrovarvi,ritrovarvi e amarvi…E’ stato bellissimo.La mia vita s’è illuminata di una nuova luce:Dio,quanto vi amo,cara,cara,cara…!
Eppure debbo lasciarvi ancora…
Ora più che mai,debbo farlo:sono inseguito,perseguitato,braccato…
Non voglio coinvolgervi nella mia sorte.Ma vi prometto,amore mio,che tornerò.
Tornerò per sempre!
Vostro per tutta la vita
G.M.’

Amore mio…Lui amava mia madre,e ne era riamato.’Amore mio’..come suona bene,com’è bello…

.Il letto era ingombro di buste e fogli. Restava un’ultima lettera da leggere:era diversa dalle altre…
La carta era meno ingiallita,l’aspetto più ufficiale:sull’intestazione,una data.


Marsiglia,12 febbraio 1861


‘Signora Giry,
Parto,rientro definitivamente.
Credevo di poter andare via così,senza aggiungere altro al nostro ultimo incontro.
Tuttavia,poiché si tratta di un addio,qualcosa voglio dirvelo…
Quelle che avete accampato con me sono soltanto scuse:siete vedova,signora.
Potrei occuparmi di voi e della vostra bambina,se solo voleste lasciare quel teatro a cui sembrate affezionata più di ogni cosa al mondo…
Perché?
La verità è che voi non riuscite a staccarvi da…da quel povero infelice…
Peccato,madame…Avete rinunciato alla felicità.
Ma ve ne pentirete:egli vi trascinerà nella sua stessa rovina…e non ci sarò io,a fianco a voi,a salvarvi.
Addio,signora…Mi firmo sempre vostro

G.M.’


Ma cosa?...

Un rumore nel corridoio distolse Meg,spaventandola.
Si alzò dal letto cauta,guardandosi intorno in cerca di un’arma con cui difendersi.
Impugnò l’attizzatoio del camino e,col lume in mano,rimase schiacciata contro la porta in attesa.
Il rumore si avvicinava.A un tratto la maniglia prese a ruotare,abbassandosi…
La serratura scattò invano;la porta era chiusa a chiave.
-Aprite…aprite,per carità!- esclamò la voce di un uomo,visibilmente agitata.
-Chi va là?- rispose la fanciulla stringendo con determinazione l’attizzatoio.
-Madamoiselle Giry…sia ringraziato il cielo:sono Reyer,il maestro!-
-Maestro!- esclamò la giovanetta,con sollievo. Ed aprì la porta.
-Mia piccola Meg…-
I due si abbracciarono,entrambi impauriti e desiderosi di conforto.La giovanetta teneva ancora tra le mani l’attizzatoio:
-Cosa fate con …con quell’arnese in mano?-
-Dovevo pur difendermi…Ditemi:mia madre?-
Reyer tossì,schiarendosi la voce:
-Mi manda lei…dovete prendere la valigia e venir via..senza perdere altro tempo!-
-Ah…si…- Meg invece indugiava.
La valigia era già fatta,in realtà.Ma…dove stavano andando?
-Su,bambina…che aspettate!- disse il maestro,offrendosi di prendere il bagaglio.
-Nulla…solo…-
Meg si guardava intorno.
-Via,via…non c’è tempo…-


E se non tornassimo più,qui?..Un presentimento mi opprime…Qualcosa si sta spezzando per sempre:il passato è finito,il presente è così oscuro e minaccioso…La scatola! Non voglio lasciarla qui:la porterò con me…E’ l’unico legame,ormai…


Afferrata la scatola col suo prezioso contenuto,la fanciulla la pigiò nella sua borsa da viaggio,quindi si mise dietro al maestro che la precedeva verso l’uscita.


Un’ombra si mosse cauta dietro i due fuggiaschi,ne seguì non visto le mosse,i discorsi.
-Facciamo presto,Meg…- diceva apprensivo e spaventato il maestro - Non abbiamo molto tempo…-
-Ma perché,maestro…che succede?-
Ma l’uomo improvvisamente la zittì col cenno tremolante del dito;e le indicò la strada a ritroso.
Risalirono verso la parte abitabile,cercando di guadagnare l’uscita del backstage.
Arrancando,con un leggero affanno,Reyer rispondeva alle domande di Meg:
-Chi ci insegue,monsieur le directeur?perchè non possiamo uscire dall’ingresso principale?-
-La città è piena di esagitati…tutti cercano il capro espiatorio di questo disastro bellico…-
-Ma noi? Noi siamo artisti…cosa c’entriamo…?-
-Noi siamo …siamo più coinvolti di tutti…Il visconte …e poi vostra madre…-
Farfugliava frasi scomposte,scappando verso l’altra uscita.Ma anche qui,gli sembrò di essere stato preceduto.
Allora il pover'uomo si guardò intorno,disorientato.
-Venite con me!- gli disse determinata la fanciulla. –Vi porterò io,fuori di qui!-
Armatasi di torcia,lo precedette verso i sotterranei.


babyphan8/10/2007, 20:41
Raggiunsero il canale sotterraneo:la barca era lì,ma occorreva trovare anche il remo.
-Meg?...volete uscire di qui con..con quella?- domandava preoccupato Reyer.
-E’ l’unico modo,maestro…ma dobbiamo trovare il remo…aiutatemi a cercare…-
L’uomo si guardò intorno,allungò timidamente una mano in direzione dell’acqua,ma l’agitarsi frettoloso di un topo lo atterrì;ritirò la mano,si strinse nelle spallucce.
-Ehm…non saprei dove cercare…- si giustificò.
-D’accordo…allora mentre io mi guardo intorno…raccontatemi che cosa è accaduto a mia madre,dov’è ora?…-
Reyer strinse le mani,lisciandosele come incapace di rispondere.
Meg lo affrontò,lasciando da parte la ricerca del remo:
-Allora?-
-E’ …è stata…arrestata…- confessò finalmente,con una evidente reticenza.
-Cosa?...che dite?...e dov’è? Dobbiamo liberarla!-
-Calmatevi,calmatevi madamoiselle…in questo momento è alle Tuilleries…è riuscita fortunosamente a parlarmi,perché vi venissi a prendere e vi conducessi …-
-Dove?-
-A Versailles…il Visconte e sua moglie sono fuggiti là…-
Meg si strinse la testa tra le mani;ma ciò non le impedì di avvertire come l’eco di un sospiro.
Qualcuno li ascoltava.
-Spiegatemi perché..perchè mia madre è in prigione…-
-Madamoiselle….è stata trovata in compagnia di persone non gradite al …alle forze governative…sapete…anarchici,rivoluzionari…-
-Mia madre?-
-Era andata a cercare aiuto…-
-E voi?-
-Ero per strada…ho visto lei e un altro centinaio di donne e uomini…portati via…Mi ha riconosciuto e…-
La voce di Reyer sembrò spezzarsi.
-Maestro…voi…voi mi state nascondendo qualcosa…-
-E’ stata incauta…una guardia l’ha vista…l’ha colpita…-

Noooo! Non può essere così…non posso credere…Mamma,mamma…Non voglio immaginare di perderti in questo modo…

Un urlo di dolore sembrò lacerare il giovane petto di Meg.
Saltò sulla barca,ci si stese dentro e cominciò ad agitare inconsultamente le braccia,purchè si movesse.
-Che fatee?- Reyer aveva rialzato la testa e si rendeva solo ora conto di ciò che accadeva.
Una mano alle sue spalle lo sospinse sulla barca:era buio…Ancora più buio un attimo dopo,quando sospinta da una forza invisibile la barca finalmente si staccò dall’abbrivio e solcò le acque limacciose del canale…

Meg piangeva ancora disperata,quando finalmente si rese conto del movimento della barca.
Si volse;nel buio distinse appena la ridicola capigliatura del maestro.Ma pur senza vedere altro non ebbe dubbi.

Lui è qui

-Dove sarà maestro?-
-Vostra madre è…è caduta…ma si è rialzata,nonostante la ferita…e ha proseguito verso le Tuileries…Supplicandomi di venire qui,non dirvi nulla e portarvi via…Non mi perdonerà mai…
Io stesso non mi perdonerò…-
-Tacete…Guardate,laggiù…sembra …sembra la Senna!-
Il canale sbucava proprio sotto l’Ile de la citè:davanti agli occhi di Meg e di Reyer si erse spettrale la mole cupa di NotreDame.
Meg si volse,per scorgere finalmente il loro invisibile nocchiero.
Ma con un balzo,la sua ombra nera dileguò lungo le murate delle rive,prima che la fanciulla potesse davvero essere certa di non aver sognato.


Raggiunsero i giardini delle Tuilleries dopo una breve,affannosa corsa.I cancelli erano chiusi e i militari regolari impedivano il passaggio a chiunque.
Una piccola folla si era assiepata là davanti:i loro parenti,padri,madri,figli,fratelli;giovani,vecchi,donne,ragazzini;erano stati incatenati gli uni agli altri e pernottavano all’addiaccio nel cortile davanti all’ex reggia napoleonica.
Meg sbirciò tra le inferriate:c’era qualcuno steso a terra,soccorso appena dalla pietà dei compagni.
La giovanetta si accostò a una delle guardie:gli animi erano esacerbati dal senso di sconfitta ,dalla minaccia che avanzava verso la città:
-Vi prego…mia madre…potrebbe essere ferita…Permettetemi di vederla…-
-Vattene!...và,o arresto anche te!- fu la risposta.
-Allora arrestatemi!- stava per rispondere la fanciulla,ma il maestro la trasse indietro,con cautela.
-Venite…di qua…-
Aggirarono una parte delle inferriate:qualcuno aveva trovato un vecchio varco nascosto da una siepe di rovi:molti vi si erano infilati,almeno per accertarsi di come stessero i loro cari.
Di lì,strisciando sull’erba,incurante delle difficoltà,Meg si insinuò fino al ‘padiglione’ dei feriti.
Riconobbe subito sua madre.
-Mamma!-
-SSsssss…- le raccomandò Reyer.
Meg si avvicinò alla donna,le sollevò la testa,se la accolse in grembo,carezzandole i capelli.
-Meg..bambina mia…- sussurrò la donna.Era allo stremo…

Non così,non in questo luogo orribile…

Mentre pensava questo,qualcosa si agitò tra la folla;un vecchio gendarme che controllava quella zona sembrò afflosciarsi a terra,senza apparente motivo.
Quindi un’ombra si levò davanti a Meg;una mano ordinò loro col gesto il silenzio; due braccia forti sollevarono la donna,lasciata fortunatamente libera,date le sue disperate condizioni.
Tenendola tra le braccia,l’ombra nera avanzò verso il passaggio e,indifferente ai rovi,li affrontò di spalle,proteggendo col suo corpo la ferita;presto fu fuori,seguito dagli altri due…
I tre avanzarono nella notte:bisognava riguadagnare la barca.
Reyer guardava interrogativamente Meg,non capendo di chi e di cosa si trattasse;ma la giovanetta era intenta a guardarsi intorno,spiando che nessun malintenzionato intralciasse il loro cammino.
Scivolarono dalle scale delle murate verso il fiume;i loro passi risuonavano sinistri sul mantello stradale,amplificati dalle arcate dei ponti.
Finalmente furono in vista della barca;l’ombra vi adagiò con estrema delicatezza madame,quindi,un piede sulla barca,l’altro sulla riva fece cenno agli altri due di montarvi:e ripercorsero a ritroso il canale…Ma presto Meg si accorse che non era lo stesso di prima:

Dove stiamo andando?Egli è un salvatore o un infernale traghettatore?...forse tutto questo è solo un incubo atroce…forse anch’io sono agonizzante e questo è il mio viaggio verso il remoto aldilà..


La barca attraccò su una riva sconosciuta.Con la stessa delicatezza di prima,il ‘fantasma’ sollevò Magdalene:
-Sei tu,vero?...- sillabò in un sospiro la donna.
Lui chinò il capo verso di lei e pronunziò poche parole.
Meg le avvertì appena…
Guardandosi intorno,improvvisamente la fanciulla si accorse che davanti a lei si apriva il palcoscenico dell’Opera…
Qui,l’uomo adagiò Magdalene;Reyer si affrettò a coprirla con quello che rimaneva del sipario.
Meg la tenne ancora sul suo grembo, come cullandola con tenerezza indicibile.
-E’ l’unico posto dove avrei voluto morire...l’Opera,la mia casa…-Magdalene aveva gli occhi pieni di lacrime.
Il Fantasma si chinò appena su di lei,mormorò ancora qualcosa,poi disparve nel buio.
Reyer fece la mossa di seguirlo,fermarlo;nel buio il suo volto mostruoso lo atterrì,il suo sguardo inquieto e indomito lo dissuase.
Tornò indietro e con Meg vegliò la cara amica che pian piano moriva…



babyphan11/10/2007, 20:02
Il tocco lento e sincopato della campana si smorzava a poco a poco.
Tra i banchi della piccola cappella che aveva ospitato l’estremo addio a sua madre,Meg rimaneva seduta immobile,ferma in una rigidezza innaturale che malcelava una dolente spossatezza.
Fuori della cappella il maestro Reyer si intratteneva con gli Chagny,unici rimasti di un piccolo drappello di silenziosi e sfuggenti amici,giunti a rendere omaggio alla maestra di danza della più prestigiosa scuola di Francia…
-Non riesco a parlarle…è come impietrita…- confidava a bassa voce il direttore d’orchestra alla giovane coppia. –Eppure ho provato a spiegarle che il tempo e le circostanze…-
-Tempo non ce n’è più…- sentenziò Raoul,lapidario.Aveva il volto teso,lo sguardo lontano e triste.
-…Forse potrei parlarle io…- si offrì Christine.
I tre si scambiarono uno sguardo pensoso,poi col cenno del capo,il visconte diede il suo assenso,ma allentò di malavoglia la stretta intorno alle spalle della sua giovane moglie.


Christine entrò nella spoglia chiesetta e sedette silenziosamente accanto alla sua amica,quella con cui era cresciuta…

Meg sembrò scuotersi da una sorta di assenza dolorosa;i suoi occhi erano stranamente asciutti,ma il dolore e il vuoto della sua anima erano espressi con una evidenza che faceva quasi male…
-Meg…- Christine le prese una mano tra le sue,con tenerezza fraterna.
La giovane ballerina avrebbe voluto ritrarla;avrebbe voluto sottrarsi a qualsiasi contatto col mondo,soprattutto con quel mondo per lei ormai sepolto…
La soprano insistè,con dolcezza:
-Amica….Sorella…Credi che potrei lasciarti,ora? Proprio ora?..sarei un’ingrata,senza memoria…So bene che cosa stai provando…-

Già…tu conosci la perdita…peccato che a te è stato lasciato un ‘angelo custode’ che colmasse la tua solitudine…Quel tuo ‘angelo’ che ti ho invidiato tanto,ma nel quale io non riuscirei mai a credere…

-Piangi pure sulla mia spalla,lascia che io ti consoli,Meg:non tenere il dolore dentro…Vieni:durante il viaggio ti terrò la mano,ti terrò stretta…Avrò io cura di te..-

…Avrò cura di te:sono le uniche parole che avrei voluto dire a mia madre…Una bugia:non ho saputo farlo,non ho saputo dirle quanto l’amavo e l’ammiravo…E lei? Quante cose tra noi sono rimaste inespresse:quanti silenzi,quanto vuoto…Eppure so che mi ha amato:’Sei stata la cosa più bella della mia vita,Meg…volevo lo sapessi’…Lo ha detto:ed io sono rimasta muta,come sempre…

-Viaggio?- Meg si volse all’amica,come ritrovando improvvisamente la padronanza di sé –Dove andiamo?-
-Dobbiamo lasciare Parigi:Raoul qui è in pericolo…Gli investimenti dedicati al teatro,l’assenza dal fronte di guerra …lo hanno messo in cattiva luce tra i capi della guardia nazionale…Vogliono arrestarlo,farne un capro espiatorio per soddisfare la fame di riscatto del popolino…E noi siamo in pericolo con lui!-
Meg era incredula.Ma le passarono davanti agli occhi le immagini tristemente note delle rivoluzioni parigine,e di tutto il sangue innocente che avevano provocato nella storia.
-Sono pronta…La mia valigia?- domandò però improvvisamente agitata.
-L’ha presa il maestro:è già sulla carrozza…Vieni via,Meg…-
Lentamente,come sospinta da una corrente contro la quale era inutile lottare,la giovane Giry si lasciò sospingere dall’amica verso l’uscita.
Sulla soglia della chiesa però si volse improvvisamente indietro come richiamata da qualcosa:un vecchio affresco incrostato,su cui si riconoscevano appena schiere di angeli e demoni che lottavano tra loro.
Li scrutò,come cercando qualcosa o qualcuno:nessun volto le era familiare..

..A me non è rimasto né un angelo né un demonio…Solo l’ombra di un uomo,distante e ostile;eppure c’è qualcosa…qualcosa tra di noi…
Che sciocca..qualunque cosa sia…è tutto finito!Addio…Addio…


Finalmente una lacrima le inumidì gli occhi inariditi.
La asciugò in fretta,serbandone la consolante sensazione tra le dita,mentre –salita in carrozza –si lasciò alle spalle il suo passato senza voltarsi indietro.
-Via George…Lancia i cavalli al vento!- ordinò Raoul prendendo posto per ultimo sulla vettura,dopo aver anch’egli lanciato uno sguardo di congedo alla sua città – Dobbiamo essere a Marsiglia prima dell’alba di domani…!
Uno schiocco di frusta e le ruote si mossero d’apprima cigolando,poi macinando avide la strada.
All’ultimo momento Meg si volse indietro,guardando ancora una volta la chiesa e il piccolo cimitero dietro di loro:e non le sfuggì la vista di un landò nero che scivolava fuori dal cancello,alle loro spalle:a cassetta un uomo dalla pelle scura e grandi occhi levantini…


Il viaggio sarebbe stato lungo e scomodo:Raoul aveva pensato inizialmente di attraversare la valle della Loira,magari fermandosi presso la residenza di qualche amico;ma l’aria che tirava in giro era tesa e minacciosa. Si preferì dunque una via meno agevole,ma altrettanto poco frequentata,per evitare da una parte le avanguardie prussiane,che avanzavano a tappe forzate verso l’interno;dall’altra i ribelli della guardia nazionale che cominciavano a sollevarsi contro le truppe e lo stato regolare.
A Clermon Ferrand i fuggitivi pensarono di fermarsi a far riposare i cavalli e rifocillarsi anche loro.
Era già buio,anche se la giornata non era che a metà.L’autunno avanzava,nonostante un caldo strano che rendeva l’aria greve e carica di un sottile senso di oppressione.
Una lanterna faceva lume sull’insegna illeggibile d’una locanda:Raoul entrò a dare un’occhiata;gli avventori erano pochi e silenziosi:fece cenno alle due donne di entrare rimanendo sulla soglia ad accoglierle.
Meg era sul punto di entrare quando dalle scuderie -dove il cocchiere aveva portato i cavalli ad abbeverarsi e mangiare –si levò una serie di strepiti.La voce di un uomo che rimproverava aspramente qualcuno;quella di una donna che lo difendeva:
-Non deve stare qui…è un incapace e poi…mi spaventa le bestie…-
- …lo sai ,non è colpa sua…-
-Pòrtatelo in casa e fammi lavorare..che stia chiuso dentro…-
-Vieni Leandre…aiutami a servire ai tavoli…-
La donna uscì:era l’ostessa della locanda;la seguiva trotterellando rasente i muri un ragazzetto,la testa coperta da una sorta di sacchetto di tela,con due buchi:una maschera primordiale…
Meg rabbrividì.Inizialmente senza darsene una ragione.
Il padrone li rincorse fuori dalle scuderie,trafelato:
-Macchè tavoli? Mi vuoi spaventare i clienti?-
-E lascialo perdere…-
La donna troncò quel battibecco,rivolgendosi proprio alla piccola comitiva e impetrandone la attenzione e la magnanimità:
-Ha avuto un brutto male…povero Leandre …la Madonna del dolore me l’ha salvato…ma ne porta ancora i segni sul viso e si vergogna…- così dicendo se lo strinse contro il fianco abbondante celando dietro una risata bonaria tutta la paura di perderlo e il sollievo che ne aveva ricevuto.
I nuovi arrivati seguirono la donna all’interno e presero posto ai tavoli:
-Che vi servo,signori?...abbiamo del pesce pescato or ora …lo gradite? Queste belle signore si sentiranno subito meglio e…non è un cibo che appesantirà loro il viaggio…-
Era affabile madame Tourenne;e sapeva come trattare i clienti abituali e acquistarsene di nuovi.
Poco dopo Leandre recò loro i piatti ordinati e del vino,che versò abbondante nei bicchieri.
-Portane un po’ anche al mio cocchiere…- gli ordinò Raoul,allungandogli qualche moneta di mancia. Gli occhietti del ragazzino brillarono dietro la tela del sacco.
Poi Raoul prese la mano di Christine e vi intrecciò la sua,teneramente:si guardarono negli occhi,si sorrisero. E mentre si parlava del viaggio e del futuro,sembravano lontani da ogni cosa,come separati da tutti in un mondo di fragile vetro..
-Se non ripartiamo subito – disse Meg alzandosi da tavola – mi piacerebbe camminare un po’ lungo il fiume…-
Christine accennò il gesto di accompagnarla.
-Preferisco rimanere un po’ da sola..- la trattenne l’amica –Non datevi pensiero…- li rassicurò.


Passeggiava pensosa sull’erba delle rive quando avvertì avvicinarsi una carrozza dall’altro lato della strada.
C’era qualcosa di familiare in essa;rimase leggermente fuori dall’abitato;non ne scese nessuno,ma il cocchiere ne staccò i cavalli e si diresse alle scuderie della locanda;quindi entrò nel locale.La lucerna gli illuminò per pochi attimi il volto:aveva la pelle scura e gli occhi levantini…

Ho già visto quell’ometto…proprio stamane:che ci stia seguendo? E perché?..Forse dovrei avvertire Raoul,magari è una spia…un delatore…

Pochi minuti dopo trafelato lo straniero –un orientale di sicuro – uscì dalla locanda recando delle vettovaglie.
Si avvicinò al landò,bussando piano alla portiera.Questa si aprì e il vetturino vi entrò col suo carico di vivande.
-Meg?- la voce del visconte di Chagny la distolse – Siamo pronti…vogliamo ripartire?-
-Si…vi raggiungo subito… -disse la giovane donna.
In quel momento qualcuno smontò dalla vettura misteriosa.
Il vento stormì agitando i rami degli alberi:Meg intravide una figura alta e scura che,fatti pochi passi,si confuse nell’intrico degli alberi.
Di nuovo fu turbata,senza capire perché.


babyphan13/10/2007, 23:07

-Visconte…-
Raoul stava dando disposizioni al cocchiere quando Meg ne richiamò l’attenzione.
-Meg…Chiamatemi pure Raoul…sarei onorato di considerarmi vostro amico…-le rispose lui,cordialmente sincero.
-Grazie…- Meg chinò il capo,grata;poi abbassò istintivamente la voce e gli confidò -Raoul…ho l’impressione che ci stiano seguendo…-
L’uomo,scostandola un po’ dalla carrozza per evitare che Christine potesse ascoltare i loro discorsi,abbassò il tono e domandò:
-Ve ne siete accorta anche voi?-
La giovane donna rimase un attimo meravigliata dalla risposta;il visconte proseguì:
-Li ho notati subito…Si fingevano avventori usuali,ma il fisico,l’aria minacciosa…-
-Ma…di chi parlate?-
-Dei due uomini seduti al bancone…Sono sicuro di averli già visti a Parigi…-
-Due uomini?...- Meg non era sicura che si parlasse delle stesse persone;ma prima di poter indagare in tal senso,Raoul le stava esponendo le sue decisioni in proposito.
-Faremo finta di nulla per ora…Però io viaggerò a cavallo controllando la carrozza a distanza…-
-E…come lo spiegherete a Christine?-
-Dirò che è per lasciarvi più spazio…così potrete anche addormentarvi un po’…-
Meg annuì,quindi montò sulla vettura.
Era sicura che tutte le emozioni di quei giorni e la desolazione che portava dentro di sé avessero inaridito persino il suo bisogno di riposare;ma non fu così…
Poco dopo,cullate dal dondolio regolare delle ruote,lei e Christine dormivano entrambe.

Un orribile mondo in bianco e nero…il bianco lancinante e gelido dell’alba…il bianco del marmo delle lapidi…dell’intonaco squallido di una cappella in un cimitero di periferia..Il gelo della pietra bianca…
Il nero caldo e misterioso delle viscere scure del teatro…il buio tra le pieghe del sipario calato…il nero di un mantello…il nero di un’ombra fatta di carne…

Meg si agitò nel sonno.Quell’ombra fatta di carne la turbava:era attrazione e ripulsa,era fuga ed abbandono insieme.Il suo conscio diceva no,il suo inconscio insinuava ‘si’…Ma il suo conscio gridò: No!...No…-
-Meg…calmati…è solo un incubo…-
Christine era seduta accanto a lei e le carezzava con dolcezza il viso,cercando di calmarla.
-Ah si…scusami Christine….-
-Riprendi sonno cara…- le disse ancora suadente l’amica,quindi si stese anche lei.
E presto il sonno la assalì di nuovo;con nuovi incubi…

Un sacchetto di tela ruvida,due tagli paralleli…Un bimbo maltrattato…Povera creatura mia,dice sua madre…Ma qualcuno ride e lo prende in giro,tutti ridono con bocche aperte sguaiatamente…qualcuno gli strappa la maschera dal viso…
E quel volto…Oddio!...E’ quello d’un uomo dal profilo sfigurato!!!

-Mio Dio!- gridò ancora Meg.
E questa volta,con uno sforzo violento si sollevò a sedere,sottraendosi a quel sonno senza riposo.
Fuori albeggiava:sbirciò al di là delle cortine che riparavano l’interno della vettura da sguardi indiscreti e un raggio di luce debole si insinuò nella carrozza:Christine che dormiva ancora volse il capo dall’altro lato.
Meg guardò meglio:il paesaggio era diverso.
Non più la strada ripida che si inerpicava tra le alture del massiccio centrale,ma una strada che declinava dolcemente verso la pianura costiera,fiancheggiata da pini alti e resinosi;e sullo sfondo,addormentate tra i rigogliosi arbusti della macchia mediterranea,le casette chiare dei tipici paesetti provenzali.
L’aria era tersa e profumata insieme.
La luce del sole aveva svegliato completamente Christine,che si affiancò all’amica e con lei guardò fuori,aprendo completamente le cortine:e quando sul lato sinistro apparve in lontananza il mare,giù a valle,oltre la pianura,le due giovani donne sembrarono illuminarsi e risplendere,come se la giovinezza e l’energia che gli ultimi tristi eventi avevano tentato di sopire,esplodesse più forte di prima…
-George!...fermate un po’…- gridò Christine al vetturino.
Poi invitò Meg: –Scendiamo?...Raoul deve essere qui vicino…-
Smontarono insieme e si affacciarono dal muretto di pietra che dava verso la pianura sottostante: intravidero la strada che conduceva fino ad un paesino,abbarbicato su un colle,col suo castello.
E un ponte romano che scavalcava con tutte le sue luci un piccolo corso d’acqua.
-E’ bello qui…-esclamò Christine- Potremmo fermarci laggiù…-
Lo scalpiccio di un cavallo al galoppo alle loro spalle le riscosse;comparve Raoul.
-Perché vi siete fermate?- domandò,un po’ contrariato.
Ma poi smontò anche lui e,stringendo a sé la diletta sposa,guardò verso il paese.
-Quella è Beziers…Ancora poco e saremo a Marsiglia…-
-Non potremmo fermarci …è così bello…Solo un giorno…una notte?-
Il visconte celò con una smorfia appena percettibile il disappunto;ma non seppe dire di no.
-Dovremo essere molto prudenti…evitare di mostrarci vulnerabili…Meg,cosa ne dite?-
La giovane donna si riscosse:qualcuno chiedeva il suo parere?
-E’ un luogo incantevole,ma…-
-Oh ti prego Raoul…- si intromise Christine.
E tutto ciò che Meg avrebbe potuto dire o pensare per distoglierlo da quella iniziativa,divenne inutile,inascoltato.
-Andiamo allora:George!
-Aspettate Raoul!...posso cedervi il posto in carrozza? Mi piacerebbe procedere a cavallo…-
-Voi…montate a cavallo Meg?- chiese meravigliato l’uomo.
-Si…- ammise lei,un po’ confusa.
-Veramente …preferirei…-cominciò lui.
-Oh si Raoul,rientra nella carrozza….Hai cavalcato tutta la notte senza riposare…-interloquì Christine,sempre convincente.
-D’accordo…ma..Meg…mi raccomando!...-le intimò con uno sguardo che significava ben più di quello che Christine poteva intuire.
-Non preoccupatevi…-lo rassicurò lei.
Montando in carrozza il visconte sottovoce si raccomandò anche col cocchiere:
-George:occhi aperti!-

Meg montò sul palafreno fresco che aveva viaggiato attaccato alla carrozza.Era un baio giovane e agile,anche apparentemente mansueto.
Armeggiando con la gonna,non proprio adatta alla bisogna,riuscì a sistemarsi con discreta sicurezza;quindi afferrate le redini,spronò la sua cavalcatura verso valle,dietro la carrozza che si era già lentamente avviata.
Lungo la strada però l’animale che sembrava tranquillo iniziò ad aumentare l’andatura sempre di più:la fanciulla superò la carrozza e ...via giù per la discesa,che si insinuava in tornanti verso la vallata.
Meg era spaventata,ma non perse il controllo del cavallo.
Anzi a un certo punto,quando ebbe chiaro che l’animale subiva la sua presa,fu felice di poter godere di quella corsa contro il vento,via via al galoppo giù nella valle.
E presto eccola davanti al ponte di Beziers,pronta ad attraversarlo.
A quel punto frenò il cavallo che rizzò la bella testa e poi la scrollò,come divertito.
Meg lo riportò al trotto.
Il sole ormai era ben alto nel cielo:il ponte era assolutamente deserto.
Alle sue spalle sopraggiungeva la carrozza di Raoul e Christine:li precedette volentieri,sollevando il volto con fierezza,godendo dell’eco che l’acciottolio degli zoccoli creava nel silenzio del mezzodì.
Ma a un tratto avvertì qualcosa di strano nell’aria;l’odore amarognolo dell’insidia.Fermo all’estremità del ponte era un uomo,comparso dal nulla,in atteggiamento di minacciosa attesa:presto lo affiancò un secondo.E un terzo.
Meg guardò alla carrozza:aveva ormai imboccato anch’essa il ponte.
E si accorse con terrore che alle loro spalle era comparso un altro uomo a cavallo,che imbracciava con finta naturalezza un fucile da caccia.
Era una imboscata,ne era sicura. Come dare l’allarme? Tornare indietro?Ormai non c’era più tempo….
Improvvisamente un rumore assordante e violento atterrì tutti:correndo a precipizio sulle ruote sgangherate dalla irruenza dei cavalli,un landò nero imboccò a velocità irrefrenabile il ponte tanto che il ‘cacciatore’ a cavallo ne fu disarcionato.
La vettura proseguì affiancando e superando la carrozza di Raoul,costringendo il cocchiere a fermarsi,addossandosi pericolosamente al parapetto del ponte;intanto i cavalli imbizzarriti del landò proseguivano la loro folle corsa tra le grida del piccolo cocchiere incapace di trattenerli.Meg fece largo,osservando la scena.
Spaventati dalla possibilità di esserne travolti,gli uomini appostati all’altro capo del ponte si guardarono e fecero appena in tempo a disperdersi a destra e a sinistra;uno scivolò addirittura,cadendo in acqua.
Mentre la carrozza nera si allontanava verso la rovina,anche il cocchiere di Raoul –sollecitato prontamente da Meg- guadagnò l’estremità del ponte e a gran velocità entrò nel paese,mettendosi al sicuro sotto l’egida dei suoi ospitali e ignari abitanti.
Del landò nero e dei suoi sfortunati occupanti,però,per quel giorno non se ne seppe altro…

Edited by arielcips - 2/1/2009, 15:10
 
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