Il ponte tra di noi, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(1221 visite )

« Older   Newer »
  Share  
babyphan
view post Posted on 4/4/2008, 22:20 by: babyphan




babyphan16/10/2007, 20:22
Capitolo lungo....


Raoul,Christine e Meg trovarono alloggio nel dignitoso albergo della cittadina.
Gli unici commenti che si scambiarono,sollecitati anche dalle domande degli altri avventori e dei pochi paesani che avevano assistito alla scena,furono sull’incidente occorso all’altra carrozza,i cui cavalli imbizzarriti sembravano destinati a trascinare i malcapitati occupanti chissà dove,fino all’inferno.
Ritiratisi ciascuno nella propria stanza,Meg fu contenta di potersi concedere un bagno caldo e ristoratore;di cambiarsi d’abito e rinfrescare il volto e i capelli.
Ma tutto ciò non interruppe il corso dei suoi pensieri e dei suoi interrogativi.
Una volta pronta,qualcosa la spinse a trattenersi in camera e riaprire la scatola di sua madre:ebbe di nuovo tra le mani il fascio di lettere,ma la sua attenzione era concentrata sul sacchetto di tela,che –ignara- la prima volta non aveva nemmeno considerato.

…Una maschera,ecco cos’è…Chi si nascondeva dietro questo rudimentale schermo? E perché..perchè mia madre conservava questa tela come qualcosa di prezioso?...vorrei saperlo,vorrei che…chi la indossava mi raccontasse la verità…


Finalmente scese giù,per il pranzo.
Avrebbe voluto affrontare coi suoi commensali l’argomento relativo al pericolo scampato,ma sembrava che nessuno degli altri due si fosse reso conto di quanto realmente fosse successo;e quando tentò timidamente di alimentarne l’attenzione,larvatamente Raoul le fece intendere che non riteneva opportuno spaventare più del dovuto Christine.
Meg sospirò,un po’ spazientita.
Dopo pranzo,espresse l’intenzione di passeggiare un po’ per il paese.
Fu obbligata dalle convenienze a invitare anche Christine a farle compagnia;ma la giovane donna declinò l’invito.
Era stanca e desiderava ritirarsi con Raoul nelle loro stanze.
Così Meg rimase sola e padrona di se stessa…
Il paesino si inerpicava verso la vetta del colle,dove torreggiava un castello.Accanto ad esso la splendida cattedrale romanica:un po’ affaticata della salita,la giovane donna volle entrarvi.Lungo le spettacolari vetrate immagini della vita di Cristo,dalla natività alla passione.
Una Maddalena dal volto dignitoso,nonostante il dolore e i capelli sciolti,le ricordò sua madre;la madre dolorosa e sconfitta che aveva conosciuto solo gli ultimi giorni.
Sentiva che avrebbe dovuto piangere,piangere tutte le sue lacrime;invece solo poche stille di commozione le bagnavano le ciglia.
Si sentiva indurita,avvertiva dentro di sé una energia combattiva:la voglia di non subire…
Su una delle pareti delle navate,le apparve invece ritratta Santa Giovanna d’Arco,la santa guerriera…

Non sono fatta per l’attesa e la contemplazione mamma…e nemmeno per l’ubbidienza:forse tu lo avevi capito e per questo eri ancora più severa…Tentavi di controllare la mia natura…Ma io non accetto la vita per come viene:io combatto,combatterò…a costo di essere considerata una strega ribelle…

Uscì con passo determinato dalla Chiesa,si guardò intorno quindi si diresse verso le botteghe artigiane che si distribuivano lungo le vie interne.
Il primo fu un banco di pegni.
Ne uscì alleggerita della catenina d’oro che gli aggressori a teatro non avevano fatto in tempo a sottrarle;e una bella borsa di monete sonanti…
Quindi si diresse verso un’armeria.
-In cosa posso servirvi,bella signorina?- le andò incontro il commesso.
-Vorrei…vorrei un’arma per difendermi dai malintenzionati…-
L’uomo aggrottò un po’ la fronte:era così giovane quella acquirente e aveva un viso così gradevolmente infantile…
-Vediamo un po’..vediamo un po’ se posso accontentarvi…-le rispose,nicchiando.
Meg andò diretta verso le pistole in bella mostra su una parete e ne impugnò una:
-Questa per esempio- disse puntando davanti a sé.
-Ma…madamoiselle…è troppo pesante…io non so se…-
Il commesso si agitava a disarmarla,ma intanto l’attenzione della donna era stata attratta da qualcosa oltre i vetri.
Mentre il pover’uomo cercava tra le armi qualcosa di più adatto,lei troncò di netto la sua agitazione,posandogli la rivoltella bruscamente tra le sue mani:
-Torno subito….vogliate scusarmi…- e uscì come era entrata ,sparendo dietro l’angolo.

Un ometto non troppo alto,dall’aria discreta e tranquilla,camminava verso la fontana del mercato;si tolse il cappello e si chinò per bere l’acqua fresca e cristallina della fonte,quando una voce alle sue spalle lo fece sussultare:
-State bene!...come siete riuscito a fermarli,poi?-
L’uomo si volse:davanti a lui una graziosa giovane fanciulla dai biondi capelli legati a treccia.
-Come dite?- domandò,meravigliato.
-I cavalli…come siete riuscito a frenarli…Avevamo paura che voi e il vostro padrone vi foste sfracellati…-
-Non..non capisco a cosa alludete?..dovete avermi scambiato con qualcun altro…-
Così dicendo celò ancora il suo volto,chinandosi a bere.
Ma Meg lo aveva riconosciuto benissimo:era il piccolo mediorientale dagli occhi levantini che guidava il landò nero.
-Non eravate voi a cassetta del landò nero….prima del mezzogiorno?-
-Vi sbagliate,madamoiselle…-negò ancora lui.
Meg gli impediva il passo,osservandolo sospettosa.
Lui fece un piccolo inchino,poi,sgusciando come una serpe,la evitò e tentò di sgattaiolare via.
Meg lo vide che si allontanava senza che lei potesse saperne di più.
Si morse il labbro e poi lo apostrofò,giocando il tutto per tutto:
-Non mi sbaglio,invece monsieur…
L’ometto aveva già svoltato;Meg allora,dimentica di ogni cosa gli corse dietro,incurante dello stupore dei pochi passanti e dei bottegai fermi sulla soglia dei loro esercizi.
Svoltato l’angolo,la fanciulla ebbe davanti tre stradine,ma l’arabo sembrava essersi dileguato.Avanzò un po’,dubbiosa,con già sulle labbra il sapore della delusione,quando un nitrito soffocato attrasse la sua attenzione:alle sue spalle si apriva il cortile di un palazzo signorile.
All’interno un’aia e,un po’ discosta,una stalla.
La giovane con cautela scivolò alle spalle della scuderia e cercò di sbirciare all’interno attraverso una finestrella retrostante.
Nessun dubbio:ecco il landò nero.Ed ecco i cavalli,perfettamente mansueti,che si rifocillavano,sotto la sollecita vista dell’arabo.
A un tratto sulla soglia della stalla,in controluce, si profilò un’ombra scura:l’occupante del landò…
Alto,maestoso,avvolto in un mantello che ne amplificava l’arroganza dei gesti…
Lui e l’arabo parlottarono a lungo:probabilmente il domestico stava informando il padrone dell’incontro avvenuto in precedenza.La reazione dell’altro fu un gesto di stizza sprezzante;nel compierlo l’uomo rivolse per un attimo alla luce il suo volto…
-Ah!- fu l’esclamazione a stento strozzata di Meg.
Il latrare di un cane,il sopraggiungere di alcuni braccianti,le consentirono di allontanarsi,apparentemente indisturbata.
Ritornò sulla piazzetta,bevve anche lei alla fontana:turbata,si interrogava su quello che aveva scoperto…

Ci segue…Perché? E perché oggi ci ha salvato? È stato un caso fortuito?
No…niente è fortuito per lui.
Ma che intenzioni ha?...fino a quando veglierà,nell’ombra?


Un richiamo affettuoso la distolse dai suoi pensieri:
-Meg…eccoti finalmente…Posso unirmi a te?-
Era Christine…
Passeggiarono ancora insieme,intrattenendosi davanti alle vetrine di fiori e biancheria ricamata.
Il paesino si stava animando,anche per la presenza di un mercatino:nella folla Meg intravide di nuovo il piccolo arabo.
Soffermandosi tra il ciarpame di una bancarella,la fanciulla abbassò lo sguardo:vide dei vecchi giocattoli automatici,soldatini,ballerine…E improvvisamente le venne un’idea;approfittando della disattenzione di Christine,affiancò l’ometto e lo apostrofò:
-E’ difficile che io mi sbagli,signore…So bene che eravate voi…e so anche chi sia il vostro padrone…-
-Continuo a non capire di cosa volete parlarmi…- impallidì quello.
-Ebbene…ditegli che ho qualcosa che gli appartiene e…-
Ma nella folla l’uomo era di nuovo sparito;e intanto Christine la richiamava,sollecitandone la compagnia.


Era sera.
Rientrata nella sua stanza,Meg guardava giù il suggestivo panorama di Beziers,con quel ponte di marmo bianco che correva lungo un fiume di cristallo turchino.Ora il ponte era illuminato da tante torce quante le arcate che si rincorrevano da un ‘estremità all’altra.
Il cielo era terso e punteggiato di stelle:il paese avvolto in un alone di luce calda che lo separava dalle tenebre che pure lo circondavano.
La giovane donna sospirò,davanti alla malinconica bellezza dell’imbrunire.
Quindi si avvicinò alla cassettiera e iniziò a sciogliere i capelli.
-E cosa avresti di mio,piccola Giry?- una voce tagliente come una lama,ma profonda e inconfondibile la fece tremare.
Nello specchio davanti a sé si era materializzata improvvisa una figura familiare e ostile a un tempo.
Meg sussultò,voltandosi.
-Spaventata?...-la irrise lui – Così spavalda col mio servitore,ora tremi?-
Meg riprese il controllo,rispondendo:
-Il vostro servitore l’ho affrontato alla luce del giorno,guardandolo negli occhi…Voi mi apparite nelle tenebre,alle spalle..-
L’uomo ghignò;aprì il mantello e lo lasciò ricadere dietro di sè.Indossava un abito elegante;tutto nel suo aspetto era stranamente curato,molto diverso da quel loro primo incontro.
Quindi avanzò fermandosi davanti a lei a viso scoperto.

Che strano…quel suo volto non mi fa orrore più;c’è qualcosa in quegli occhi…un dolore infinito,un assoluto bisogno d’amore…che cancella ogni ripugnanza…

Su ripiano del mobile,appena visibile nell’alone del lume a gas,il nuovo venuto distinse la maschera bianca che aveva lasciato nel suo covo.
-Sarebbe quello…l’oggetto che mi apparteneva?- guardò il cimelio con disprezzo.
Meg si volse,come fingendo di guardarla,armeggiò abilmente,poi tirò fuori la maschera di tela di sacco:
-No…mi riferivo a questo,monsieur!-
Nella penombra la giovane donna lesse sul volto di lui una dolente sorpresa;nei suoi occhi passò come una tempesta di ricordi,rimpianti…
Colto all’improvviso,cercò di sottrarle l’oggetto dalle mani,ma lei le ritrasse,celandolo dietro le spalle.
-Hai ragione:mi appartiene…- sibilò lui,furente – E faresti bene a rendermelo!-
-Non prima di averne conosciuto la storia…e perché si trovava tra i segreti di mia madre…-
Lui la sfidò con lo sguardo,tornò irridente:
-Attenta,piccola ficcanaso…la curiosità uccise il gatto…
Meg sostenne il suo sguardo:
-Se aveste voluto farmi del male…ne avreste già avuto l’occasione …-
Lui arretrò scrutandola,sorpreso e quasi divertito.
-Se mi fossi d’ostacolo,non esiterei nemmeno un attimo…- la minacciò ancora.
-Intanto,mi avete salvato la vita…-
-Oh…non ho agito per te…- disse lui,infastidito,voltandole le spalle.
-…due volte,monsieur…monsieur? Come debbo chiamarvi,infine? Avrete un nome?-
L’uomo avanzò di nuovo verso di lei,misurandosi col suo sguardo;quindi le sollevò piano il volto con la mano.
-Non hai nulla di tua madre,piccola Giry….lei era bella e distante,discreta ma con un cuore generoso che schiudendosi rivelava un fuoco di passione insospettabile…Aveva classe,una classe inarrivabile…Eppure…-
Meg si sentiva ribollire il sangue:la stava volutamente mortificando.La provocava,umiliandola.
-…Eppure in te c’è una energia e una volitività che a lei mancavano.Sembri inarrestabile…non ti fermi finchè non ottieni quello che vuoi…non è così?- c’era una leggerissima sfumatura di ammirazione in quelle inattese parole;come un riconoscimento.
Meg chinò il capo.
L’emozione di quel colloquio la passava da parte a parte,proprio come lo sguardo di lui.

Qualcuno che legge dentro di me…che mi vede per come sono,e non per come dovrei o potrei essere.Mi prende in giro,lo so.Ma la sua mano sul mio viso è calda…e il suo sguardo magnetico potrebbe chiedermi qualunque cosa..



Quasi senza accorgersene la ballerina aveva smesso di tenere la maschera dietro la schiena;il braccio le era calato lungo il fianco,e lui con disinvolta naturalezza gliel’aveva tolta di mano,senza violenza.
Ora quell’assurdo sacchetto era tra le sue mani;l’uomo lo guardava,turbato…
-Vuoi sapere se ho un nome?...finchè ho indossato questa..no,non ho avuto un nome…ero un ‘fenomeno’…un’attrazione da circo…ero Il FIGLIO DEL DIAVOLO!-
Si volse verso di lei,pronunciando quest’ultima espressione con teatrale rabbioso compiacimento.
Meg deglutì.
L’uomo proseguì.
-Poi qualcuno…No,non qualcuno…Lei,solo lei,tua madre…indovinò che c’era un uomo,sotto questa maschera..un cuore,un’anima…per cui provare pietà…nonostante tutto…-
-Nonostante tutto?...- domandò Meg.
Egli la guardò;la sua voce aveva interrotto il filo dei suoi ricordi;gli era estranea,sgradevole.
Volle di nuovo spaventarla.
-Già…-disse sollevandosi e mostrandole tra le mani un cappio apparso come magicamente- Nonostante questo!- e glielo tese davanti agli occhi.
-Volete dire…che mia madre…?-
Lui tagliò corto:
-Tua madre mi tese la mano e mi aprì le porte di un reame…l’unico reame possibile per il figlio del diavolo,un reame buio,celato agli occhi di tutti,sottoterra,nelle viscere del regno della finzione e dell’arte!-
-…E’ mia madre che vi ha condotto all’Opera?...-
Egli annuì piano,poi soggiunse:
-Prima di allora,c’era solo degrado e abbrutimento nella mia vita….poi c’è stata l’arte,la musica…la Vera Bellezza!-

Hai fatto questo per lui,mamma…lo hai sottratto a un’esistenza indegna di un uomo…e ne hai fatto uno spettro,un’ombra…

-Dunque è lei che ha fatto di voi il…’Fantasma dell’Opera’?...- Meg non aspettò risposta,ma continuò : -Io..io vorrei sapere…se tra voi…-
L’uomo tornò a quel suo ghigno,sprezzante.
- Il legame tra noi…tu non potresti comprenderlo…Nessuno potrebbe!-
La giovanetta chinò il capo,non seppe insistere:
-E allora?...tutto quello che è accaduto poi?...voi e…Christine?-
Lui scosse il capo,ammonendola con l’indice:
-Ah no…ti ho detto la parte di storia che in qualche modo ti spettava…Il resto non ti appartiene!-
-Non mi avete raccontato proprio nulla,invece:voi,voi conoscete mia madre meglio di me…Ed io? Come,quando potrò conoscerla ? l’ho perduta monsieur…ho perduto tutto il mio mondo…-
Gli si era avvicinata lei,ora ;impetrava la sua attenzione,la sua comprensione.
L’uomo incrociò il suo sguardo...

In quella qualcuno bussò alla porta:
-Meg?...Perdonate,sono Raoul…posso parlarvi?-
-Raoul?-
Il ‘ fantasma’ sdegnato,commentò l’intrusione con una espressione irritata e sardonica.
Quindi si acquattò contro il muro e fece cenno a Meg di aprire:la giovane donna era indecisa:temeva che,distraendosi,l’uomo sarebbe nuovamente sparito.
Il gesto di lui fu imperioso:ubbidì.
-Si…cosa c’è?- disse schiudendo appena l’uscio.
-Perdonatemi:è senz’altro sconveniente bussare alla vostra porta…e a quest’ora…Ma volevo parlarvi di stamane…-
-Oh…alla buon’ora!- commentò lei,istintivamente,un po’ spazientita.
-E’ chiaro che ci siamo salvati per puro caso…ma ci seguono…e non credo che a Marsiglia sarà diverso…-
-E allora?-
-Ecco…io credo che…dovremo lasciare la Francia…-
-Lasciare la Francia? …per andare dove?-
Raoul sospirò,indeciso,avvilito.
-Ma intanto prenderemo la prima nave…Poi,in America…non so…Dovunque non possano raggiungerci…-
-Capisco…E quando ci congederemo?-
-No!...che congedarci? Già sottraggo Christine al suo mondo…così…poi farle perdere anche voi…Vi prego,non separiamoci…-
-Ma Raoul…io non posso permettermi di andare in America…Non ho…-
-Di questo non dovete preoccuparvi…il denaro è l’unica cosa che non mi manca!-
Meg sospirò,la fronte appoggiata alla mano:sarebbe stata quella dunque la sua sorte? Fare da dama di compagnia a Christine…?
-Meg…che sarebbe altrimenti di voi,qui da sola,in questo paese invaso,con la guerra civile…?-

Già…che sono io? Solo una ballerina senza lavoro,senza famiglia…Che cliche meschino mi hanno cucito addosso…


-Vi prego…siatemi amica:a Marsiglia dovremo essere ancora più prudenti…e imbarcarci senza lasciare tracce…-
Senza aspettare il suo assenso,Raoul si licenziò.
-Perdonatemi ancora l’intrusione e…mi raccomando:non una parola…-
La porta si chiuse piano;Meg tirò il piccolo catenaccio e poi si appoggiò con le spalle all’uscio,pensierosa.
-Quello sciocco bellimbusto ha trascinato Christine nel pericolo!- sbottò digrignando i denti l’ospite misterioso.
-Oh!-… esclamò Meg ,quasi dimentica della sua presenza.
-E’ dunque ancora per lei che siete qui?- domandò,conoscendo già la risposta.
-Veglierò su di lei sempre...- affermò lui,intenso.
Meg sorrise con amarezza.
Poi gli volse le spalle e,ripiegandola con lenta delicatezza,ripose la maschera di tela nella scatola.
-Credevo dovessi rendermela,piccola Giry…- c’era uno strano tono conciliante nella voce dell’uomo.
-No…appartiene a quel ragazzo che mia madre ha salvato…al quale era legata…-
Un piega attraversò la fronte di lui;rifletteva su quelle parole,né volle insistere ancora.
-Immagino non abbiamo altro da dirci,monsieur…- la voce di lei era dimessa,senza slanci.
-Ti sbagli…ho anch’io qualcosa da renderti…-
Così dicendo appoggiò sulla cassettiera i gioielli che i due ladruncoli le avevano strappato la sera dell’aggressione,la catenina d’oro che aveva impegnato quel giorno a Beziers e un libretto di risparmio intestato a lei con sopra una cifra abbastanza ragguardevole da permetterle una discreta autosufficienza economica.
Riavere i suoi preziosi le fece piacere,ma quel libretto di risparmio la irritò:
-E’ il prezzo del mio silenzio?- domandò provocatoriamente.
Lui la fulminò con lo sguardo.
-Sono risparmi di tua madre…Con quel denaro puoi sganciarti dai De Chagny e vivere la tua vita…-
Così dicendo l’uomo si avvolse nel suo mantello e fece per uscire.
Lei lo richiamò.
-E’…è un addio,monsieur…?- domandò.
Ma lui era di nuovo scomparso,lasciando solo l’eco del fruscio insinuante del suo mantello.




babyphan25/10/2007, 18:46
Meg si sporse dal balconcino della sua stanza e le sembrò di intuire la figura scura del 'fantasma'scendere per una scalinata interna e svoltare giù,verso la facciata dell’albergo.
Senza pensarci sopra,la giovane donna uscì dalla sua stanza e si precipitò in strada,nella speranza di sorprenderlo trovandoglisi di fronte.
Il piccolo spiazzo davanti all’ingresso era vuoto:la luna ne illuminava la pavimentazione grigiastra,con riflessi che sembravano quasi irriderla.
La fanciulla scosse la testa,delusa.
Poi avvertì dei passi,frettolosi.
Si volse,rianimata.
Le comparve davanti un uomo sulla quarantina,di aspetto gradevole,benché dimesso.
Era visibilmente agitato:
- Signorina!...- l’aveva apostrofata in italiano,probabilmente. –Madamoiselle!- si era poi corretto.
Meg non sapeva cosa fare.Intanto lui la raggiunse:
-Per favore…aspettate…non abbiate timore…-
La ragazza volle fidarsi.
Quell’uomo non sembrava malintenzionato.
-Ascoltate…Mia moglie ha un malore…Noi…Siamo attendati qui dietro,in carrozza:avrei bisogno di u medico…
-Mi spiace…non sono di qui,ma…Venite in albergo,monsieur…vi daranno una mano…-
L’uomo irrigidì amaramente la mascella:
-In albergo?...Non ci hanno voluti…-
-Ma…per quale motivo?- Meg non attese la risposta,ma generosamente insistè: -venite con me,monsieur…-
Quindi entrò nella hall e bussò prepotentemente al campanello.
-Madamoiselle…agli ordini…Posso fare qualcosa per voi?- rispose prontamente il banconista.
-Questo signore ha un’emergenza…Procurategli una stanza...e mandate subito qualcuno per un medico!-
L’albergatore sembrò contrariato;lanciò al nuovo venuto un’occhiata di disprezzo e stava per protestare;ma Meg insistè:
-Volete fare come vi dico?...O debbo disturbare il visconte di Chagny,per ottenere qualcosa?-
Il nome di Raoul sembrò essere una sufficiente garanzia;fu chiamato un inserviente e mandato dal medico del paese.
Intanto il nuovo venuto si inchinò grato a Meg,poi soggiunse:
-Grazie madamoiselle…ma non intendo approfittare della generosità di nessuno…Avevo solo bisogno di un medico…-
-Ma se vostra moglie non sta bene..non può rimanere una notte all’addiaccio…-
Prima che potesse terminare,il garzone era rientrato in compagnia di un signore anziano che bussava alla porta a vetri.
-Chi ha bisogno di me?- domandò.
-Oh,Dio sia ringraziato…seguitemi,vi prego…- rispose sospirando impaziente lo sconosciuto,sospingendo il medico via con sé,oltre la piazza.
Meg avrebbe voluto seguirli,insistere con lo sconosciuto perché accettasse l’ospitalità dell’albergo.
Ma non fece in tempo.
-Lasciateli andare,madamoiselle…- le consigliò,gratuitamente il padrone.
-Ma perché?...- domandò lei,senza capire.
-Sono stranieri…zingari!...E non hanno un soldo in tasca!-


Zingari?...

-Ma dove andate madamoiselle…!!!-

Lo sconosciuto viaggiava su un carrozzone chiuso,di quelli usati dagli artisti di circo;non era solo:strane figure di uomini e donne si aggiravano intorno.
Tutti pallidi,dimessi,ma al tempo stesso stranamente dignitosi.
Meg raggiunse il luogo dov’erano attendati in tempo per incrociare il dottore che ne ritornava,scuotendo la testa,seguito dallo sconosciuto marito a capo basso:
-Una donna in attesa non può ridursi così,per la fame…mi meraviglio di voi…-lo rimproverava.
-Monsieur…- li fermò la ballerina.
-Madamoiselle…-
-Come va?...-
Fu il medico a rispondere:
-Va bene..hanno solo bisogno di tenersi su,mangiare…Ho detto a questo signore di venire con me,gli darò qualcosa…-
L’uomo aveva un’espressione di profonda mortificazione sul volto.
Osservandolo meglio Meg ricordò di averlo già visto;poi finalmente lo identificò:
-Ma voi…Siete Ernesto Sillani…l’attore!-
Lui la guardò,gratificato.
-Mi…conoscete?- le domandò,accennando un sorriso.
-Vi ho visto recitare una volta…ero bambina…alla Comedie Italienne…-
Anche il medico si fermò,osservò meglio l’uomo,la giovane che gli parlava con tanto rispetto.
-Siete un attore,monsieur…?- domandò,un po’ a disagio.
-Un grande attore!- rispose per lui Meg -Mia madre lo riteneva insuperabile…-
-Vostra madre,madamoiselle…?Voi siete…?- domandò a questo punto Sillani.
-Mi chiamo Meg Giry…-
Il capocomico rimase a bocca aperta,per un attimo.
Poi si chinò,le prese la mano,accennò a baciargliela:
-La figlia di madame…Mia povera,cara...!-
Per un lungo momento rimasero significativamente in silenzio,mentre l’uomo le stringeva forte la destra e lei,a capo chino,tratteneva la commozione.
-Questo rovescio della sorte vi ha colpito tanto duramente…- commentò Meg,guardandolo.
-Non così tanto…Domani a Marsiglia ci imbarcheremo per Genova …Si tratta solo di arrivare in Italia,dove abbiamo già una scrittura !-
Fu il medico a richiamarli:
-Bene,allora…Non dimenticate monsieur la premura per la vostra signora…-
-Ah certo!- ribattè l’altro,scuotendosi. –Madamoiselle Giry…è stato un onore conoscervi:siete bella e generosa come vostra madre!- Disse ancora,congedandosi.
Si lasciarono davanti all’albergo.
Meg lentamente,rientrò;era pensosa,ma poi lo sguardo le si rischiarò.
Chiamò il garzone di prima,gli allungò una mancia e lo spedì di corsa al carrozzone con una cesta piena di generi di conforto.
-E se mi domandano chi li manda?-
-Dici…dici che è stato il tuo padrone:fila!-






Durante il viaggio in carrozza che li condusse a Marsiglia,Meg aveva a lungo riflettuto sul proprio futuro.
Finalmente credeva di aver preso la decisione giusta:non avrebbe seguito Christine e Raoul nel loro esilio senza meta:sarebbe rimasta in Francia,a rifarsi pian piano una vita.
Qualcosa sapeva fare,in fondo:e intendeva essere autonoma,a prescindere dal denaro che fortunatamente o fortunosamente era ora tra le sue mani.

Il passato…non mi apparterrà mai:mia madre me ne ha tenuta sempre fuori…Il futuro? Tutto quello che speravo è crollato…Vivrò nel presente,senza false illusioni:ma vivrò la ‘mia’ vita…Christine potrà ben farsene una ragione…E’ giunto il momento che impari a scontare anche lei le proprie scelte…

-Sei silenziosa più del solito,Meg…a cosa pensi?- la voce dell’amica interruppe il corso dei suoi pensieri.
-Penso a questi ultimi giorni,a come hanno cambiato la mia esistenza…-
-…Già…hanno cambiato le nostre vite…- ammise pensosa Christine.
Meg la guardò:era la stessa fragile Christine di sempre…una bambina smarrita,che passava da una mano all’altra,alla ricerca di qualcuno che potesse guidarla nell’intricata trappola dell’esistenza.
Quanto erano diverse loro due…Meg provava una sorta di insofferenza,ma al tempo stesso una istintiva tenerezza…Si aspettava che prima o poi Christine uscisse da quella sua acquiescenza infantile,una volta per tutte;e al tempo stesso era pronta lei stessa a sostenerla in questo difficile cammino.
La bella soprano guardava lontano,attraverso i vetri della carrozza,il mare:un mare cupo e limaccioso,quello del porto della città.
Per un attimo a Meg sembrò di cogliere nel suo sguardo un turbamento,un rimpianto.
Si sarebbe detto che Christine stesse cedendo a una fantasia oscura,deviante.
La ballerina soffocò un moto di geloso risentimento.
Era sicura,epidermicamente,che Christine stesse ricordando il suo ‘angelo della musica’…che aveva abbandonato laggiù,in quel suo lago oscuro nel fondo del Teatro…
-Mie belle signore,eccoci arrivati!- Raoul aveva un tono forzatamente allegro e rassicurante.
-Oh che bello…- esclamò sua moglie,gioiosa come una bambina alla fiera.
Smontarono davanti a un albergo dall’insegna marinaresca.
Il visconte si guardava guardingo intorno,temendo nuove insidie.
Meg cercò di catturare la sua attenzione.
-Dite Meg…-
-Vorrei parlarvi Raoul…-
-Entriamo in albergo…parleremo davanti a un buon piatto caldo…-
Sospirando leggermente spazientita,Meg accettò l’invito.
La locanda era calda e fumosa;attorno alla giovane ostessa una schiera di marinai,eccitati dal vino e dall’astinenza,gareggiavano sgomitando per ottenerne l’attenzione e i favori.
Una volta entrati Raoul si guardò intorno,circospetto; ma da un tavolo in un angolo poco visibile si alzò un gentiluomo e andò loro incontro.
-Felipe!- lo apostrofò il Visconte,sorpreso.
-Raoul,amico mio…-
I due si abbracciarono,calorosamente.
Poi Raoul fece le presentazioni:
-Mia moglie Christine,….Meg Giry,una cara amica…Il mio amico Felipe,duca di Lleyra…-
Il nuovo venuto non era molto alto di statura,ma aveva un aspetto altero e dignitoso che lo distingueva;aveva i capelli scuri,gli occhi grandi e dolci,una bocca piccola,quasi femminea,piegata in un cruccio sempre un po’ arrogante.
Accennò ad un galante baciamano alle due giovani donne,per poi trascurarle durante l’intera serata:a quanto pare per lui il ruolo femminile era di puro decoro.
Meg ascoltò parte dei suoi discorsi;si fece l’idea che Felipe fosse un aristocratico spagnolo,anche piuttosto reazionario:
-La situazione qui in Francia è insostenibile…la canaglia dilaga…pensano alle vendette personali,invece di fare fronte comune contro il nemico,alle porte….-
-Già…- fu il laconico commento di Raoul.
L’amico lo scrutò interrogativo,poi gli confidò:
-Il mio vascello è alla fonda…Aspetto un amico che mi ha chiesto di partire con me…-
-Dove siete diretti?- chiese interessato Raoul.
-A Ceuta….ma solo per un breve scalo…Ti vedo preoccupato,Raoul…Se posso esserti d’aiuto…-
- …Mia moglie,madamoiselle Giry ed io dobbiamo lasciare la Francia al più presto…pensavo di imbarcarmi domattina sul Vengeur…-
Felipè ghignò:
-Illuso…se ti stanno cercando,non riuscirai a imbarcarti su una nave di linea…- quindi abbassò la voce,soggiungendo qualcosa che Meg non riuscì a cogliere.
Qualcuno entrò spavaldo nella locanda;Felipe si fece notare,ma lo sconosciuto guardò con sospetto Raoul,ricambiato.
-Debbo andare…se vuoi approfittare,ricordati :’molo 113,ora sesta…-Disse lo Spagnolo e si congedò con la stessa falsa galanteria di prima dalle due donne,sparendo oltre la porta a vetri con il nuovo venuto.
Raoul aggrottò le sopracciglia,contrariato.
-Che c’è mio caro?-
-Ecco…Christine perdonami amor mio…ma credo tu debba sapere che…ormai la mia permanenza in Francia è ogni giorno più rischiosa:dobbiamo partire!-
-Non…non possiamoandare nella tua villa,a Chaix…?-
Il giovane aristocratico scosse la testa:
-Ci seguono…Credo tenteranno anche di impedirci di andare via…-
-Allora? Come faremo…?-
-Il duca,Felipe…mi ha offerto di imbarcarci sulla sua nave…-
-Oh…è gentile…-
Raoul non commentò.
Meg si accorse che qualcosa non lo convinceva.
-E’ gentile…ma c’è qualcosa che non va?- domandò Christine,timidamente.
-Ecco …può ospitare solo noi due…-
Il volto di Meg si rischiarò.
Era il momento di tirarsi indietro,l’occasione per sganciarsi dai due.
-A questo proposito,Raoul…io volevo appunto rassicurarvi che preferisco restare in Francia…-
-Dovremmo separarci da Meg?...oh no…- esclamò addolorata Christine stringendosi all’amica.
-Christine…non avrei potuto comunque seguirvi…- insistè la ballerina - E’ giusto invece che approfittiate voi due della generosa offerta del Duca…Io sarò serena che nulla più vi possa accadere…-
-Ma…Meg..- interloquì vanamente Christine.
-Un momento,Meg…non precipitiamo!...Non si tratta solo di questo…-
-C’è qualcos’altro che vi turba,Raoul?-
-Le persone a cui Felipe si accompagna…non mi piacciono:unirmi a loro sarebbe come dare conforto a chi mi perseguita…-
-E…dunque?-
Raoul stava per rispondere,quando la porta della locanda si aprì ed entrarono altri due uomini.
Non erano marinai,ma non sembravano nemmeno gentiluomini.
Avanzarono verso il loro tavolo e li fronteggiarono spavaldamente.
-Visconte Raoul di Chagny…che fortunata circostanza,incontrarsi a Marsiglia…-
Raoul si alzò in piedi,facendo scudo a Christine e nel contempo ponendo mano all’elsa della spada.
I presenti fecero largo e qualcuno,oculatamente,uscì alla chetichella.Altri,compresa la bella ostessa e i suoi affamati spasimanti,voltarono le spalle alla scena…



I nuovi venuti fronteggiavano Raoul spavaldamente,allungando nel contempo occhiate provocatorie alla donna che aveva con sé.
-Come mai qui nel sud,eccellenza? - lo apostrofò ancora uno dei due.
- Sono diretto alla mia villa,a Chaix…- mentì quello,temporeggiando.
-Davvero?...non sarete invece in partenza,eccellenza?- lo incalzò l’altro uomo.
Raoul si irrigidì,alterandosi:
-E se anche fosse?Cosa me lo proibirebbe?-
Uno dei due si volse a cercare la solidarietà degli altri avventori:
-Avete sentito?...parte! Il nemico invade la Francia e il nostro aristocratico ‘protettore delle arti’ scappa?...- gridò,ridendo sgangheratamente. Poi tornò serio e minaccioso:
-Ve lo impediremmo noi,vigliacco!- E così dicendo sguainò uno spadone che aveva al fianco,seguito a ruota dal compagno.
Raoul non si perse d’animo:rovesciò contro di loro il tavolo,dietro il quale si acquattarono Meg e Christine;poi,approfittando della sorpresa,ingaggiò il duello con i due.
-Non può farcela…è solo…- sussurrò Christine a Meg.
Questa scosse la testa,scoraggiata.
Il visconte era riuscito ad avere la meglio su uno dei due,ma l’altro,incalzandolo,lo aveva messo spalle al muro.Intanto il primo si era ripreso e indirizzava la sua attenzione verso la soprano:
-Venite fuori,pollastrella!Ce n’è anche per voi!-
Meg si sollevò piano,sostenendo l’amica,ma in quel momento un rumore inatteso e violento di vetri infranti atterrì tutti i presenti;una folata di vento gelido entrò dalla vetrata dell’ingresso e contemporaneamente il locale piombò in un buio inatteso.
Qualcuno soffiò all’orecchio di Raoul un richiamo appena percettibile: ‘Di qua!’ e contemporaneamente sospinse Meg e la sua amica verso un’inattesa via d’uscita.
Si ritrovarono fuori,sul retro della locanda.
George il cocchiere li aspettava con la carrozza già pronta.
-Il tuo intervento è stato provvidenziale,George…- lo ringraziò Raoul,convinto fosse stata un’iniziativa del fedele servitore a salvarli.
-Ho solo eseguito gli ordini di sua signoria…- rispose quello.
La risposta sorprese Raoul,che però non ebbe il tempo di approfondirla.

All’interno della locanda qualcuno aveva acceso una lanterna.
Riverso a terra,orribilmente cianotico per un cappio che gli stringeva il collo,giaceva quello dei due uomini che si era avventato sulle signore;l’altro si andava rialzando da terra,poi lo guardò inorridito e rabbioso;quindi investì l’ostessa:
-Da dove si esce,qui?-
La donna,osservando con raccapriccio il morto,indicò tremante una porticina che dava sul retro,verso la quale quello si precipitò senza aggiungere altro.
Raggiunse la strada in tempo per vedere la carrozza allontanarsi.
Con un gesto di stizza,ne maledisse gli occupanti,ma poi si guardò intorno,niente affatto intenzionato a desistere.


-Adesso …cosa faremo?- domandò Christine,ancora tremante per l’accaduto.
-L’unica è recarci all’appuntamento con Felipe…-
Christine guardò l’amica,con tenerezza e sollecitudine.
-Ti abbiamo trascinato nel pericolo,mia povera Meg…invece di darti protezione e sicurezza…-
-Non devi preoccuparti per me,Christine…e anche voi,Raoul …Non è me che cercano…-
Il Visconte non era convinto.
Meg insistè:
-Posso cavarmela…mia madre mi ha lasciato qualcosa…per fortuna…Resterò qui,in Provenza,intanto:poi,quando le acque si saranno calmate rientrerò a Parigi…-

La carrozza intanto aveva raggiunto i moli.
Si fermò.
Il visconte ne scese,guardingo.
-George,rimani nascosto qui…per ora!- si raccomandò col vetturino.
Quindi raggiunse il luogo dell’appuntamento.
Il silenzio e la solitudine lo accolsero,sinistri.
Si udiva solo lo sciabordio dell’acqua contro il legname scrostato di una vecchia barca abbandonata.
Raoul non capiva:l’ora era giusta…
A un tratto dalla barca si levò un gemito,appena percettibile.
Il visconte vi balzò dentro:un uomo vi giaceva riverso.
-Felipe!-
Il duca perdeva vistosamente sangue dal fianco.
-Raoul…ci..hanno..traditi…- disse con un filo di voce.
-Coraggio…ti porterò in salvo…-
Raoul sollevò l’amico sulle braccia e cercò di raggiungere la carrozza.
In quella una voce lo apostrofò:
-Inutile fuggire,Visconte:stavolta siete in trappola!-
Era di nuovo l’individuo che l’aveva affrontato nella locanda.
Raoul lo guardò,sudando freddo;poi cercò una via di fuga altrove.
Fece qualche passo indietreggiando verso il molo…
Sopraggiungeva qualcuno;lo sconosciuto persecutore ghignò:
-E’ finita per voi…Stanno arrivando rinforzi…-
Non finì di parlare che qualcosa si agitò,scura nell’oscurità e sembrò sopraffarlo.
Il visconte non stette a domandarsi di cosa si trattasse:approfittò per guadagnare la fuga.

Christine e Meg erano in trepida attesa nella carrozza;ma il tempo passava in un silenzio carico di tensione.
-Mio Dio…perché ancora niente?- domandò la soprano.
Meg rifletteva.Quindi decise:
-Aspetta qui…cercherò di saperne di più...-
-No…non andare…-
Ma la ballerina era determinata.
Qualcosa le diceva che Christine non avrebbe corso pericoli;qualcosa le suggeriva di sfidarli,per sapere la verità…
-Prestatemi il vostro berretto e il pastrano!- ordinò al vetturino.
Quindi intabarratasi alla meglio,cercò di scivolare lungo le pareti dei docks del porto silenzioso.
Aveva fatto pochi passi,quando inciampò in qualcosa:qualcosa di vivente…o almeno doveva esserlo stato.
La luna uscì da una nube e illuminò il volto contratto del malintenzionato che li aveva affrontati nella locanda:ma Meg non si soffermò a guardare quegli occhi sbarrati…osservò le sue mani che stringevano ancora inutilmente un laccio che gli serrava il collo…

‘-Veglierò sempre su di lei!-‘ E’ così che mi ha detto…
Dunque… E’ stato lui…E’ sempre alle nostre spalle…


Il rumore di un carro che avanzava lentamente cigolando con sforzo distolse la sua attenzione;sollevò lo sguardo preoccupata:era il carrozzone degli Italiani!...
-Per favore! Fermatevi!- invocò.
L’uomo alla guida non poteva riconoscerla,conciata com’era.
Tuttavia tirò le redini e smontò da cassetta,seguito da un altro giovanotto.
-…Che succede?...chi c’è?-
-Aiuto! Al soccorso!- gridò subito dopo la voce di Raoul.
I due smontati dal carro gli andarono incontro precipitosi e lo aiutarono.



Con il loro aiuto Raoul riuscì a portare il ferito sulla sua carrozza,mentre Christine si prodigava nelle poche cure possibili:appoggiargli il capo su un guanciale,bagnargli le labbra e la fronte con acqua…
Dal carrozzone era smontato anche Sillani.
Meg allora aveva tolto il berretto e si era fatta riconoscere.
Insieme avevano raggiunto la carrozza di Raoul.
Qui si erano significativamente scambiati uno sguardo mesto con gli altri presenti:Felipe era in fin di vita.
Fatalmente egli aprì gli occhi in quell’attimo e sorrise amaramente,come intuendo il tacito responso:
- Raoul… è…a te….che devi …pensare…Guermantes vi ha venduti!-
-Cosa? Che dici?-
Raoul si chinò sull’amico,che gli sussurrò,rantolando,quanto era successo: l’uomo a cui aveva offerto asilo sulla sua imbarcazione,aveva venduto ai rivoluzionari della guardia nazionale De Chagny e sua moglie,in cambio della impunità.
E quando Felipe aveva tentato di opporsi,lo aveva affrontato a tradimento,impossessandosi anche della sua nave.
-Dovete fuggire…salvatevi…e…vendicatemi!- detto questo,riversi gli occhi all’indietro,il giovane aristocratico spagnolo spirò.



babyphan6/11/2007, 20:47
Sillani si appartò brevemente con Raoul.
Meg li vide scambiarsi qualche parola,si avvicinò.
- …Da quello che ho capito siete in pericolo…Rimanete nascosti sul carrozzone…Manderò qualcuno dei miei colleghi a informarsi sull’imbarco e,se volete,farò fare tre carte di viaggio per voi…-
-Due,monsieur Sillani…- intervenne la giovane –Non è necessario che io…-
-Vedremo Meg!- la interruppe il visconte,piuttosto drasticamente.
-Ma non cercano me,Raoul…- tentò di ribattere lei.
Sillani scosse il capo preoccupato.
-Cercheremo di saperne di più…Mario,Nicola!...Adagiate il morto sul carretto del cibo e portatelo in centro…che almeno abbia una sepoltura….-


Christine,Raoul e Meg trovarono posto nel tepore un po’ soffocante del carrozzone che con estrema lentezza proseguì verso il porto di imbarco.
Raoul era molto provato dalle ore trascorse;non era ferito,ma i colpi sostenuti erano stati violenti.A poco a poco il lento dondolio del mezzo ebbe ragione delle sue resistenze e il giovane aristocratico si addormentò.
Christine gli reggeva il capo sul suo grembo e gli carezzava con dolcezza i capelli;quando fu sicura che dormisse,esclamò:
-Che terribile sciagura…per poco non ci prendevano in trappola!-
-Già…meno male che è intervenuto…- Meg si trattenne;aveva parlato senza riflettere,incautamente.
L’amica la guardò con una strana aria interrogativa:
-Chi?...a chi credi che dobbiamo la salvezza?..-
-A… al povero Felipe,certo…e ..ma anche a Sillani,che è intervenuto…-
La soprano scosse enigmatica il capo:
-No…Chi è intervenuto alla locanda?...-
Meg aggrottò le sopracciglia:

Perché me lo domandi,se pensi di saperlo benissimo?se desideri tu stessa che sia come immagini?

-Il vostro cocchiere,credo…- rispose,sfuggente.
Christine scuoteva ancora il capo,con un sorriso malinconicamente ambiguo sulle labbra.
-Perché?...- le domandò allora Meg ,inquisitoria – Tu chi credi che sia stato?-

Non ebbe mai la risposta.
Prima che l’amica trovasse le parole giuste,i due attori inviati in centro,rientrati,diedero conferma ai sospetti di entrambe.
-In città sono sulle tracce di uno o più assassini….due uomini sono stati strangolati,con uno strano laccio…E cercano anche il Visconte e le donne che lo accompagnavano:ritengono siano testimoni o addirittura complici del delitto!-
Meg e Christine si scambiarono uno sguardo significativo;in quella anche Raoul,destato dal trambusto,schiuse piano gli occhi.
La soprano impose col gesto all’amica di non fare parola del loro tacito,inconfessabile segreto.


-Le carte d’imbarco le abbiamo…ora dovete solo riuscire a farvi passare per attori…- disse scherzando con una leggera punta di amarezza Sillani.
-Christine ed io siamo gente di teatro…possiamo adattarci…-
-Visconte? Voi?-
Raoul era fin troppo riconoscibile.L’attore si scambiò un’occhiata con i suoi colleghi,quindi decisero di nasconderlo comunque;magari cambiandogli un po’ i connotati.
-Ci imbarcheremo di sera…Abbiamo tempo;speriamo di avere anche fortuna…-


Il sole era calato da poco e le ombre del crepuscolo si allungavano sul molo,quando la compagnia Sillani si presentò per passare la dogana e imbarcarsi sulla S.Michele,la nave che faceva la spola tra Marsiglia e Genova.
L’ufficiale era stanco,stracco e trasandato.
Aveva ricevuto però l’ordine di tenere gli occhi ben aperti,perché un noto aristocratico(traditore maledetto) tentava di prendere il largo…
Aristocratici? Quelli che aveva davanti erano solo dei pezzenti,guitti italiani…Che se ne tornassero al loro paese!
Fu comunque costretto a chiedere chi fossero :Sillani presentò se stesso;la sua signora,gravida e affaticata;l’attor giovane,l’attrice giovane;il vecchio; i caratteristi,e altre mascherine…
Gli occhi dell’anziano doganiere si ravvivarono alla piacevole vista di una ‘pierrottina’ che esponeva le sue belle gambe…
Meg arrossì imbarazzata,ma sorrise con falsa malizia all’uomo,sperando di ottenerne la benevolenza.
-E quello là?-
Steso su una lettiga,la gamba sinistra fasciata pesantemente,la fronte stempiata,il volto pallido,giaceva un irriconoscibile Raoul de Chagny.
-E’ mio fratello,monsieur…Antonio Sillani:poveretto,soffre tanto…-
Il doganiere non aveva intenzione di indagare oltre;il vecchio sulla lettiga era un bel pezzo di malaffare,meglio che morisse in patria...o sulla nave!
-Va bene,va bene…Avanti,avanti!-disse spazientito,restituendo i documenti ricevuti dopo averli timbrati senza nemmeno leggerli.





babyphan11/11/2007, 17:26
Il piroscafo San Michele era un vecchio veliero,riadattato a nave a vapore.
I passeggeri più ricchi e fortunati viaggiavano nelle cabine di ponte:niente di raffinato,ma almeno era garantita una certa riservatezza.
Tutti gli altri erano alloggiati in grandi cabine simili a camerate militari dove si stipavano –non senza qualche imbarazzo,nonostante fossero separati i maschi dalle donne – su esili letti a castello,piuttosto vicini l’uno all’altro:l’oblò era uno solo e non sempre era una fortuna capitarci vicino.
La compagnia Sillani naturalmente apparteneva a questo secondo tipo di passeggeri;e,per non destare sospetti,Raoul e Christine si adattarono all’idea di dormire separati,per la prima volta dopo tanto tempo…
Le due giovani amiche si ritrovarono a dormire vicine.
Dormire…Troppe cose erano successe,troppo incerto era il futuro perchè il sonno potesse accoglierle nel suo abbraccio rinfrancante…
Imbarazzate dalla ressa intorno,finsero di assopirsi,ma dopo poco Christine agitandosi nel letto attirò l’attenzione di Meg.
-Non dormi?- domandò questa.
-No…-bisbigliò l’altra.
Sbucarono da sotto le lenzuola e si guardarono intorno,con un sospiro.
-Mi fa pensare alla camerata della scuola di danza…-
-Già…Quelle poche volte che mamma mi ci ha lasciato dormire…- condivise Meg -Ti ricordi? Passavamo tutto il tempo a raccontarci i nostri segreti…-
-Quando succedeva ero felicissima…all’inizio mi sentivo così sola,all’Opera…-
-All’inizio…- ripetè pensosa Meg.
-Poi…- Christine volse il capo,turbata,malinconica – poi arrivò lui…-
-…il tuo ‘angelo della musica’?- le domandò l’amica,un po’ insinuante.
-Il fantasma!- rispose brusca,quasi sprezzante Christine.
-Perché lo chiami così?...lui…-
Christine preferì cambiare argomento;tornò ai ricordi belli…
-E ti ricordi quando rividi Raoul?…dopo tanto tempo:credevo non mi avesse riconosciuta,ma tu mi incoraggiasti…rammenti?-
-…già… C’eravamo ripromesse che ci saremmo raccontate ogni particolare della nostra vita amorosa……- Meg si lasciò trascinare nella conversazione -Al vostro primo appuntamento ero eccitata come si trattasse del mio…-
-Infatti…ti raccontai ogni cosa…il primo bacio..e poi…Il fidanzamento segreto!- Christine riviveva le ore liete con aria sognante. –Quei tre mesi di perfetta felicità…-
-Non pensavi ad altro che al matrimonio…a quando finalmente …- Meg arrossì appena. –Quanti sogni,quante fantasie…su come sarebbe stato…-
La soprano sospirò,con aria di accennato rimpianto.
L’amica avvertì una pena inespressa:istintivamente le domandò:
-E’ stato come ti aspettavi? Sei…felice?-
-Si…come potrei non esserlo?…Raoul è l’uomo che ho amato da sempre…E’ così dolce,sollecito,premuroso…-
Ma nel dir così Christine scosse la testa;sembrava rimproverarsi qualcosa.
Meg notò delle lacrime bagnarle le ciglia…
-Che cos’hai?- le domandò,abbracciandola.
-Oh Meg…sono una donna tutta sbagliata…sono dannata,ormai…-
-Ma…ma cosa dici,Christine?-
Ma l’altra invece di calmarsi pianse ancora di più,scuotendo la testa e farfugliando frasi sconnesse:
-Mi ha plagiata,avvelenata…il suo marchio demoniaco è qui…sulle mie labbra,sulla mia pelle…-
-FACCIAMO UN PO’ DI SILENZIO?-
Una voce nel buio le rimproverò.
Christine tremò,zittì.
Meg le suggerì:
-Usciamo a parlare sul ponte…vieni via…-
Si infilarono il soprabito e quatte quatte scivolarono nel buio,fino a raggiungere la murata esterna.


L’aria di mare era fresca;il salmastro sulla pelle sembrava restituire loro energia.
Si appoggiarono alla murata,osservando la scia bianca che la nave lasciava dietro di sé,illuminata dalla luna che a tratti usciva da cumuli di nubi.
-Ora…vuoi spiegarmi?-
Christine sollevò le spalle,come rassegnata.
-Si tratta di lui…del tuo ‘angelo’?..del..Fantasma?-
La giovane sposa annuì.
-Oh…se avessi immaginato il male che mi avrebbe fatto…io lo odio,lo ODIO!-esclamò,rabbiosa.
-Ma…che cosa ti ha fatto?...io credevo..Ti ha forse…?- Nella mente di Meg i pensieri più inaccettabili si affastellavano.Non osava credere che quell’uomo…
-No…non mi ha nemmeno sfiorata…ma …forse sarebbe stato meglio se…-
Un rumore inatteso di passi furtivi interruppe le sue confidenze.
Meg si guardò intorno:sul ponte superiore qualcuno le spiava,o almeno le sembrò.
-Vieni…- suggerì all’amica.
Arretrarono contro la parete dello scafo,sottraendosi alla vista altrui.Quando si sentirono abbastanza sicure,Meg domandò:
-Christine…io non capisco:vuoi spiegarmi?Che cosa accadde dopo che ti precipitò con sé giù nel suo covo?-
….

“ Fu terribile….Lui aveva mille ritratti miei,e statuine…persino una statua di cera:mi venerava,mi…mi voleva!
Mi costrinse a indossare un abito da sposa.
Non so bene cosa avesse in mente:almeno non lo seppi subito.
Temevo solo che avrebbe voluto prendermi,contro la mia volontà:tutto il bene che avevo provato per lui,tutta la pietà…Ora erano solo paura,ribrezzo…
E poi arrivò Raoul…
Allora compresi! Una trappola:quella era una trappola!
Erik lo aveva attirato apposta laggiù…gli serrò la gola col suo laccio assassino e mi ricattò:o la sua vita o il suo amore…
Capii…
Non voleva prendermi con la violenza;voleva che io stessa mi adattassi ad essere sua.
Perchè nella sua mente folle io gli appartenevo,da sempre…
Me ne convinsi io stessa.Accettai…E perché la mia resa fosse più evidente,infilai l’anello al dito e…lo baciai!”


Lo ha baciato…Mio Dio,perché rabbrividisco?...il cuore mi si agita nel petto…Vorrei che non fosse vero,vorrei non ascoltare oltre…

-E..e poi?-

“Poi…accadde l’inatteso…Lui…lui iniziò a piangere…pianse,mi respinse e…liberato Raoul gli disse di prendermi,portarmi in salvo…dimenticare,tacere,andare via…”

Lacrime irrefrenabili sgorgarono una dopo l’altra dalle ciglia di Meg,le solcarono il viso.

Pianse…Povero Erik!

-Allora prendeste la barca e fuggiste via?-
-No…prima tornai indietro…-
-Tornasti indietro? Allora ci ripensasti?...-
-Oh Meg!...io…in quel momento non seppi decidere nulla…Ma non volevo lasciarlo così:gli resi l’anello …e me ne andai,ma non mi risolvevo a …Lo guardai un’ultima volta…Aveva deciso per me,ancora una volta….-
Meg avvertì una sorda irritazione.Non poteva perdonare Christine per quella sua sprovveduta acquiescenza…
-Ma perché? Se no? Cosa avresti fatto?...Saresti rimasta con lui,per l’eternità sepolta nel suo covo?-
La soprano scosse la testa,con una espressione di spavento,raccapriccio.
-Oh no…non avrei mai potuto…-
-E allora?...Non capisco…-
-Tu non puoi capire…- Christine pronunciò queste parole col tono che Meg tante volte aveva sentito da sua madre.

Io…io non posso capire…perché?Io capisco che quell’uomo ti ha amata come tu non sarai mai capace di amare mai…E che tu lo hai ripagato volgendogli le spalle…

-Quel bacio,Meg…il calore del suo corpo,il fuoco amaro delle sue labbra…Io non riesco a dimenticarlo!...Soprattutto da quando ho intuito che lui ci ha seguito…-
-Ma…- Meg mentì – Non puoi esserne sicura…-
-No,ne sono sicurissima…riconoscerei quel laccio tra mille! E’ stato lui…Oh come vorrei che sparisse dalla mia vita…!’L’angelo della musica che canta nella mia testa,canta nella mia testa’…-
La ballerina provò un’istintiva compassione per l’amica,come sempre tentò di rassicurarla:
-Ormai siamo lontani dalla Francia…ce lo siamo lasciati alle spalle,Christine,sta’ tranquilla! Nessuno sa che ci siamo imbarcati con Sillani…-
La soprano sorrise,poco convinta.
O poco serena.
O incerta se augurarsi o meno che fosse vero…






babyphan15/11/2007, 17:50
-Madamoiselle Meg…venite…favorite con noi!-
Era mattina.
La ballerina passeggiava pensosa sul ponte inferiore della nave,quando si sentì apostrofare da Sillani.
L’attore le andò incontro,le fece posto a una improvvisata mensa che divideva con la moglie e i due figli maggiori.
-Ho procurato del latte e caffè e del pane…prego…-
-Grazie monsieur Sillani…io non so proprio…-
-Basta così,madamoiselle…-
-Chiamatemi Meg,almeno…-
-Basta così Meg…voi avreste fatto lo stesso…e forse già avete dimostrato quanto siete capace di generosità…-
La ragazza si sedette tra loro,avvertendo un calore e una familiarità che non conosceva;mentre assaporava il pane caldo inzuppato nel caffellatte,uno degli attori della compagnia –presa in mano una chitarra –intonò una canzone popolare,in una lingua che stentava a riconoscere.
La ballerina aveva sollevato il viso e ascoltava,rapita.
-Vi piace,Meg?- le domandò Sillani.
-E’ molto bella,ma…non ho capito cosa dice…-
L’attore che l’aveva intonata sedette accanto alla ballerina e provò a tradurgliela.
-Parla di un innamorato…un innamorato respinto che-raccolte le sue lacrime- le va vendendo come acqua sotto la finestra della sua innamorata…-
Intanto Meg aveva preso in mano la chitarra e ascoltando ne carezzava le corde.
-Sapete suonare anche voi?- domandò allora quello.
-Non so…ricordo che da bambina imparai una canzone…-
-Cantatecela,allora …-
-Ma non ne sono capace…Aspettiamo Christine è lei che…-
-Lasciate perdere…madame e suo marito sono sul ponte nobile…- soggiunse ammiccando un altro dei presenti.
-Bè…se riuscissi a ricordarla bene…-
La mano sulle corde era incerta,la voce appena accennata:

Plaisir d'amour ne dure qu'un moment
Chagrin d'amour dure toute la vie…



-Anche questa parla d’un amore impossibile…e di una innamorata respinta….- disse interrompendosi.
-Continuate…è così dolce…- la invitò il capocomico,prendendo posto accanto a lei,ignaro dello sguardo diffidente che la moglie aveva posato su quella avvenente ospite e sulla familiarità che la avvicinava a suo marito.
Meg cantò ancora un po’,ma vedendo avvicinarsi i suoi compagni di viaggio lasciò perdere la chitarra e andò loro incontro.
-Buon giorno Meg- la salutò cortese Raoul,che –pur continuando a fingersi un membro della compagnia- si era liberato però dell’improbabile travestimento usato per imbarcarsi.
-Buongiorno…-
I tre si appartarono,volutamente.
-Avete qualcosa da riferirmi?-
-Volevamo decidere sul da farsi,una volta sbarcati in Italia…Ho diversi amici da contattare,c’è solo l’imbarazzo della scelta…-dicendo questo sembrava volesse far partecipe la giovane amica delle future decisioni. –Potremmo recarci a Torino,a Firenze…a Roma!-

…mi sembra così strano pensare al futuro come a una scampagnata…Raoul sembra non avvertire il peso di quanto è successo alla vigilia dell’imbarco…la morte ingiusta di Felipe,la sua inascoltata sete di vendetta…

-A cosa pensi,Meg? – le domandò Christine,scrutandola.
-Penso …penso che è meglio sbarcare prima…sapersi davvero al sicuro…-
-Certo,avete ragione…- convenne Raoul,ma con un’occhiataccia sembrava voler richiamarla a quella complice omertà che avevano condiviso durante il viaggio.
-Credi ..credi che qualcuno possa averci seguito?- le chiese invece Christine.
Lo sguardo di Raoul si fece ancora più severo,più evidente fu il suo disappunto:
-Bè…ieri notte…- stava per rispondere.
Ma questa volta fu Christine a supplicarne con gli occhi il silenzio.

Non sopporto questa tensione,questi sotterfugi…Lui la tratta come una bambina,lei gli nasconde la verità…

Spazientita Meg,spaziò lo sguardo altrove,verso il ponte di prua.
Fu sicura che qualcuno li stesse osservando:un volto apparentemente innocuo,ma in realtà sfuggente,ambiguo.
Una spia?Un sicario?
-Là…c’è qualcuno…-
-Qualcuno che conoscete Meg?- le domandò Raoul.
Non rispose:preferì tacere,indagare da sola.
Si congedò frettolosamente dai due e,facendosi largo tra la ressa del ponte inferiore,guadagnò le scale che portavano alla prima classe.


I ponti erano affollati.
Difficile orientarsi,difficile individuare quell’uomo,così anonimo apparentemente.
Meg si accorse degli sguardi che i viaggiatori del ponte superiore le facevano;ne era irritata,imbarazzata.
In tutti,anche in quelli ammiccanti degli uomini,colpiti dalla sua ‘rustica’ avvenenza,c’era un sottile disprezzo…
Improvvisamente si sentì scoraggiata.
Si limitò ad attraversare il ponte,per ridiscendere dall’altra parte.Ma un’inattesa fortuna le si presentò:il desiderio di passare inosservata la spinse ad appiattirsi contro la murata interna;dall’oblò aperto di una cabina delle voci di uomini le giunsero.
-Ce l’ha fatta…praticamente sotto il naso:l’ho riconosciuto solo stamattina…-
-E’ a bordo anche lui?-
-Certo…-
-Ma…come?-
-…S’è infilato tra gli attori della Comedie Italienne…-
-Ah già…dovevo aspettarmelo…con madamoiselle Giry tra loro…Tale madre,tale figlia…-
Meg trattenne il fiato:parlavano di loro,anzi…di lei. E che cosa intendevano dire? Chi erano quegli uomini?
Si sporse un poco,cercando di distinguerne i volti:ma temeva di essere vista lei stessa.
Arretrò.
Decise di entrare nel settore delle cabine;magari dal numero sulla porta si sarebbe potuto risalire al nome degli occupanti…
Nella folla si era sentita a disagio,ma pur sempre protetta;ora il silenzio interrotto dal rumore dei suoi passi,che non riusciva ad attutire;il dedalo vuoto e opprimente dei corridoi;la consapevolezza della propria inadeguatezza,in caso di pericolo,la resero all’opposto imprudente.
A un tratto,sentì qualcuno avanzare nella sua direzione;le sembrò di riconoscere le voci dei due sconosciuti.
Si spaventò,arretrò:ma non c’erano vie di fuga…
L’avrebbero scovata…L’avevano ormai a portata di mano…
-Umpf!- una mano guantata di pelle nera le chiuse la bocca.
Un braccio la cinse come in una morsa:si sentì trascinata in uno stanzino buio,la cui porta si chiuse un attimo prima che gli sconosciuti sopraggiungessero.



babyphan16/11/2007, 23:29
Meg era atterrita,ma ,nonostante la mano che le serrava la bocca,non rinunciò a sbirciare attraverso le fenditure della porta di legno e scorse i volti dei due che aveva sentito parlare:uno era proprio quello che nella folla,benché anonimo,le aveva ispirato immediata diffidenza;l’altro era un gentiluomo,mai visto prima.
Quando la minaccia rappresentata dai due fu passata,Meg si divincolò cercando di sottrarsi alla presa dello sconosciuto.
Questi la girò verso di sé imponendole con lo sguardo il silenzio,quindi le liberò la bocca.
Nel buio Meg ne scorse solo il balenio degli occhi,sotto una maschera di raso nero che gli nascondeva la metà superiore del volto.
-Ma…voi?- domandò,nel dubbio.
Prima che lei continuasse,l’uomo –come indifferente alle sue parole- si limitò a sospingerla fuori del loro nascondiglio e guidarla nella semioscurità del corridoio verso l’esterno.
Poi,mentre Meg veniva assorbita nella folla,si dileguò...
La fanciulla non si perse d’animo:nonostante la brutta avventura precedente tornò indietro,lo seguì.
Questa volta con cautela e cercando di non commettere errori.
Ebbe l’impressione di vederlo precederla in un corridoio,vide una porta aprirsi e richiudersi.
Andò fino in fondo,lesse il numero sulla cabina,lo annotò nella sua mente;quindi tornò sui suoi passi e –trovatasi di fronte alla cabina degli altri due oscuri inseguitori –annotò anche quello.
Avrebbe scoperto chi li seguiva…avrebbe giocato lo stesso gioco contro di loro…
Ma come?

Rientrò al suo posto,sul ponte di terza classe.
Immaginò che ora avrebbe dovuto rispondere alle domande di Raoul e Christine…
Si finse stanca e,sedutasi su una panca col viso rivolto al sole,a occhi chiusi,aspettò che le ore passassero.
Al tramonto i passeggeri furono invitati a rientrare sottocoperta:il mare ingrossava…
Un marinaio le si avvicinò:
-Signorina?...Madamoiselle?-
-Si? Scusate…mi ero assopita…-
-E’ opportuno che rientriate – le disse,in francese;poi le sorrise:era evidentemente ammirato della sua bellezza.
Meg volle approfittarne:
-Voi…parlate la mia lingua?-
-Abbastanza…- la incoraggiò lui.
-Ecco…allora…io credo di aver visto sui ponti superiori delle persone che conosco,ma…Non saprei come …come esserne sicura…-
-Bè…esiste la lista d’imbarco…Ma i passeggeri non possono consultarla…-
-Oh!- Meg ebbe un’espressione mortificata.
-Se mi dite i loro nomi…posso provare a cercarveli io…-
-Ecco…non potrei dare un’occhiata alla lista?in realtà non ricordo bene quei nomi…magari leggendoli…-
-Madamoiselle…mi chiedete qualcosa di impossibile…-ribattè il giovanotto,probabilmente per alzare il prezzo di quella cortesia.
Meg civettò come meglio le riuscì:
-Vi prego…ve ne saprei essere assai grata e riconoscente…-
Negli occhi del marinaio una luce di eccitata euforia;si passò istintivamente la lingua sulle labbra,poi finse però serietà:
-Adesso rientrate…il mare sta ingrossando…e i ponti sono pericolosi!-
Ma nel dir così,con una certa familiarità complice la sospinse sottocoperta,ammiccando.

A sera la mareggiata crebbe.
L’imbarcazione beccheggiava:per i profani,muoversi era impossibile.
Christine e Meg si ritrovarono di nuovo vicino.
Ma la ballerina finse di dormire:non aveva voglia di confidenze,di condividere ambigui segreti…
Quando fu notte,assicuratasi che l’amica dormisse,Meg scivolò piano dalla sua branda e,un po’ incerta,cercò di guadagnare il ponte.
-Buona sera,madamoiselle…-
Il marinaio l’attendeva,con la stessa espressione ammiccante con cui si era congedato.
Si appartarono tra le paratie :l’uomo aveva un foglio tra le mani e lo sventolò davanti agli occhi della fanciulla.
-Oh…avete la lista?- disse Meg,piuttosto seria,cercando di prenderla.
Lui gliela sottrasse e,approfittando del beccheggio,attrasse la fanciulla a sé:
-Certo bellezza…e voi?mi sarete…grata?-
Meg sorrise,facendo buon viso a cattivo gioco.
-Ma…certo…- e tossicchiò,imbarazzata. –Ma prima fatemela vedere …-
Alla luce di una lampada a petrolio che illuminava malamente il ristretto spazio tra di loro,gli occhi di Meg scorsero l’elenco,cercando di scoprire i nomi dei viaggiatori nelle cabine di cui aveva memorizzato il numero:li lesse…le dicevano poco o niente…
Il marinaio,approfittando di un’altra onda,la strattonò,stringendosela contro.
Meg tossì di nuovo,per nascondere l’incertezza e l’imbarazzo.
-Ehi…ma stai poco bene?- le aveva tolto il foglio di mano e la osservava in maniera strana.
Meg pensò che magari poteva insistere con quella tosse,approfittando della evidente paura che l’uomo rivelava.
-No…cioè…- e tossì ancora - Non così male…-
-Un momento bellezza? Che vuol dire ‘non così male’? Sei malata o no?-
Lei finse di non poter più trattenersi;tossì ancora,irrefrenabilmente. L’uomo si staccò bruscamente dal contatto con lei,poi indietreggiando disse:
- Debbo rimettere a posto questo…-
Tossendo,Meg gli domandò:
-Vi aspetto?...tornerete,vero?-
L’uomo approfittò dell’urlo del vento per eclissarsi al più presto,quasi senza rispondere.
La ballerina non potè trattenere un sospiro di sollievo.
Poi ebbe la strana sensazione di essere osservata,come già la sera prima
Sporse la testa in fuori e le sembrò di intravedere una figura nel buio con una espressione di soddisfatta approvazione sul viso.
Poi l’ombra sparì.
Meg riflettè:sapeva chi era quell’uomo che la spiava…e conosceva anche il suo padrone.
Ora non aveva più dubbi!


-Fatemi entrare! Sono Meg Giry!-
Conosceva la strada ormai:e in quella notte di burrasca sapeva che non avrebbe incontrato ostacoli…
Così,senza esitare,era tornata alla porta della cabina dove aveva visto infilarsi il suo strano ‘salvatore’ e vi aveva bussato con sicurezza.
-Che succede?- le aprì il solito ometto,con la sua falsa bonaria cortesia – Come posso esservi utile,madamoiselle?-
-Fatemi entrare…voglio parlare col vostro padrone!-
-Nadir!- una voce richiamò autoritaria l’orientale,che stava già preparandosi a sostenere e respingere l’assalto dell’importuna.
-Padrone?...-
-Falla passare!-
Così l’uomo si fece da parte e Meg entrò nella cabina:piccola,ma accogliente.Abbastanza da contenere due poltroncine e uno scrittoio.
Seduto accanto ad esso,il misterioso occupante della cabina la scrutava con la solita arrogante aria di sfida.
-Oh…il signor ‘Dravic’…- esclamò lei,ironica.
-La nostra piccola Giry…- ribattè lui ,senza alzarsi .
-Dunque non mi sbagliavo…eravate voi?-
-E sei venuta fin qui a dirmelo?Potevi risparmiartelo..-
Era in gilet e maniche di camicia;la maschera nera gli pendeva a mò di foulard sotto la gola;i capelli leggermente scarmigliati…
Fermo tra loro due,Nadir osservava ora l’una ora l’altro senza proferir parola.
Il suo padrone gli fece cenno di lasciarli soli,con un’occhiata che sembrò essere anche un chiaro rimprovero.
Sospirando con rassegnata pazienza,l’ometto sembrò sparire

Rimasta sola davanti a lui,Meg lo aggredì:
-Perchè continuate a seguirci,a ossessionarci?...Avevate detto che era finita,li avevate lasciati liberi…-
La maschera ironica e ghignante sparì dal volto dell’uomo;si fece serio,gli occhi brillarono con veemente furore.
-Taci!...chi ti ha detto queste cose?-
Meg si morse le labbra,si trattenne.
Lui si alzò,le si parò davanti,la squadrò,le fissò le pupille inquisitorie negli occhi.
Non ebbe bisogno di risposte.
Poi la provocò ancora:
-E’ colpa tua,piccola Giry…hai voluto salvare la vita al peggiore degli uomini….ricordi?-
Meg ricordava bene il contatto con la sua pelle ferita…ricordava quella sua spalla nuda sotto le mani…
Bruscamente la voce di lui si fece solenne,come un giuramento:
-E…ed io,finchè sarò vivo,non permetterò che a Christine succeda nulla di male!-

Uno schiaffo mi farebbe meno male…ma perché?
Perché penso che non sarò mai amata così?


-Ah si?...E come?intendete forse strangolare tutti quelli che si metteranno tra di voi? E magari far ricadere la colpa su altri?-
Lui la afferrò per la gola,incollerito:
-Piccola sciocca…-
-Mi domando come mai non avete usato lo stesso metodo anche con me?- Meg sapeva bene di star dicendo solo sciocchezze,ma voleva attaccarlo,ferirlo.
-Non è stato ancora necessario…- ribattè lui. –Mi sei più utile da viva….-
La lasciò andare e le volse le spalle.
-Utile? Utile a cosa?...- domandò allora lei,preoccupata,seguendolo.
-Adesso anche tu conosci chi vi insegue…starai all’erta…e magari metterai sull’avviso quel..-
-Raoul è convinto che nessuno qui sappia di noi…-
-Appunto!-
Meg chinò il capo,rassegnata.

Dunque anche lui non vuole altro…Il mio ruolo sarà sempre quello del…servo di scena…

-Una volta in Italia…io mi separerò da loro due!- dichiarò allora,con forza.
-…Vedremo…- fu la risposta di lui.
Allora lei gli si parò davanti,a testa alta:
-Io non sono come mia madre,signor ‘Dravic’!...lo avete detto voi!-
Lui incrociò lo sguardo con quello di lei,non replicò.
-Nadir!-
Come comparendo dal nulla,il servo si materializzò di nuovo.
-Assicurati che madamoiselle torni sana e salva da dove è venuta…- così dicendo,girò sui tacchi,congedandola senza altre parole.



babyphan27/11/2007, 17:05
Al mattino il sole facendo capolino tra le nuvole illuminò la costa italiana in lontananza,così nitida che quasi si sarebbe potuta toccare:ma il mare era ancora ostile,tempestato di creste bianche su un’acqua verde livida e folate di vento freddo che facevano rabbrividire.Affacciata al parapetto,Christine si stringeva a Raoul…

Non resterò con loro,nessuno più può impormi cosa fare della mia vita…Il caro signor Dravic se ne cerchi un’altra di complice:forse tra lui e mia madre c’era qualcosa…qualunque cosa che poteva giustificare la remissività della mamma.Ma io no…

Meg passeggiò un po’ sul ponte,poi andò a sedere vicino a madame Sillani,che era intenta a lavorare a uncinetto il corredino per il piccolo nascituro.
-Siete brava,madame…- le disse,con spontanea freschezza.
-Oh…chiunque può esserne capace,mia cara…anche voi- rispose l’altra.
Meg non avvertì la nota di indispettita ironia che celavano quelle parole:le prese per un atto di modestia e anzi si mise a rimirare quelle calzine azzurre che l’italiana aveva già terminato.
-Che piccole…- disse giocherellandoci – Credete sarà un maschio?-
- Io…- stava per rispondere la donna.
-Un maschio bello come me,…o una femminuccia graziosa come voi,madamoiselle!- irruppe con generoso istrionismo Sillani.
L’aria della patria sembrava avergli restituito energia e anche quel pizzico di estrosa simpatia che ne aveva fatto un attore di successo,a Parigi.
-Ma che dite?- sorrise confusa Meg.
Indispettita madame Sillani raccolse le sue cose e si cambiò di posto.
-Dico che siete bella,oltre che generosa e coraggiosa…In Italia vi sentirete a casa!-
La giovane nicchiò.
-Già…non conosco nemmeno una parola d’italiano…-
-Dite davvero? Vostra madre non ve lo ha insegnato?…eppure…-
Meg non capì a cosa alludesse Sillani,né vi fu il tempo di parlarne oltre,perché si stava avvicinando Raoul.
-Oh visconte…stasera,se tutto va bene,metteremo piede sul suolo italico…-
-Oh …già…Speravo saremmo sbarcati prima…Avrei avuto modo di contattare qualcuno…-
-Raoul…-
-Dite Meg?-
-Approfitterei del fatto che siete solo,per…parlarvi di una cosa…-
-Si?...-
-Debbo lasciarvi parlare?- domandò Sillani.
-No,monsieur…restate anche voi…-
Meg riferì brevemente quanto visto e sentito il giorno prima –omettendo naturalmente i particolari dell’incontro con monsieur ‘Dravic’.
-Dunque…qualcuno ci segue? E chi?-
La fanciulla si guardò intorno.
-In questo momento non vedo nessuno…ma si tratta di un gentiluomo…ben informato su voi,su me…La cabina è intestata a monsieur Guermantes…-
-Guermantes? Ma se fosse lui,lo riconoscerei…Quando finirà questa storia?- sbuffò contrariato Raoul.
Sillani scuoteva il capo,senza commentare.
-Dove contavate di andare,visconte?- domandò poi,a Raoul.
-Alla fine avevo deciso per Roma….-
L’attore annuì.
-Io avrei un’idea,per disperdere le vostre tracce…ma…intanto dovete cambiare direzione di marcia…-
- E andare dove?..-domandò diffidente Raoul.
-La nostra scrittura è a Rimini…Dovremmo arrivare fino a Lucca e lì passare l’Appennino…
Sillani abbassò la voce e spiegò loro cosa aveva in mente…
-Fareste questo per noi?- domandò il visconte,colpito.
-Perché no?...i miei collaboratori sanno come trarsi di impiccio…e intanto voi sareste salvi!...che ne dite?-
Meg e Raoul si guardarono,riflettendo.


In serata la nave approdò sul molo di Genova.
I primi a scendere furono i viaggiatori dei ponti nobili.
Sotto intanto gli avventori di terza classe scalpitavano per essere finalmente sulla terra ferma.
Molti sfaccendati osservavano lo sbarco,curiosi.
E furono loro a notare tra gli altri un alto giovane elegante signore,dai capelli lunghi che,fermata ad uno schioccar di dita una carrozza,aveva aiutato a montarvi sopra una dama dalla folta chioma riccia,stranamente infreddolita e intabarrata in un pesante soprabito.
-Visconte de Chagny!- una voce chiamò il nobiluomo,un attimo prima che montasse anche lui in carrozza.
-Si?-
-Avete dimenticato la vostra spada!-
Con aria di sussiego l’aristocratico aveva impugnato la sua arma e,congedandosi dall’uomo che gliel’aveva tesa,aveva dato ordine al cocchiere di partire…
Meg vide la carrozza allontanarsi in fretta,né le sfuggì uno strano movimento tra i curiosi attardatisi a osservare la scena.


Speriamo che il piano funzioni…


Poi,benché pressata nella ressa,diede ancora un’occhiata verso i ponti alti,sperando di intravedere un’ultima volta il…signor Dravic.
Nessuna traccia di lui,né del suo ineffabile domestico.
Probabilmente erano già a terra.
Pronti a montare su un altro landò nero e a mettersi sulle tracce dei due innamorati…

Addio monsieur Dravic…o qualunque sia il vostro nome,fantasma dell’Opera…

Meg sospirò,disillusa…
Intanto la compagnia Sillani stava finalmente toccando il suolo natio:gli attori,improvvisatisi facchini,trasportavano su due carrozzoni –un po’ più ospitali di quelli su cui avevano viaggiato in Francia,tutto il materiale teatrale:abiti,scene,quinte…in pesanti casse di bambù.
Quando tutti i bagagli furono finalmente issati sui carri,madame Sillani prese posto coi figli nella carrozza più confortevole.Ernesto si mise a cassetta e,porta la mano a Meg,lasciò che sedesse accanto a lui.
La frusta schioccò nell’aria.La compagnia si mise lentamente in viaggio…



babyphan6/12/2007, 23:28
-Guardate,visconte:il campo dei Miracoli!-
Raoul sedeva accanto a Sillani,per quell’ultimo tratto di strada che avrebbero percorso insieme agli amici della Comedie Italienne.
Il giovane aristocratico aveva sollevato lo sguardo,rimanendo senza parole,estatico:davanti ai suoi occhi,bianca abbacinante contro il verde caldo di un prato sconfinato e l’azzurrità del cielo crepuscolare,si levava una torre di incantevole bellezza,enigmaticamente pendente da un lato. E accanto alla torre,come in un’aura di surreale distacco,il Battistero e il Duomo di Pisa.
-Christine!....vieni a vedere!-
Dall’interno del carro emerse il capo riccioluto della bella soprano.
-Anche voi,signorina Meg…Venite !- chiamò il capocomico,in italiano,scostandosi quel tanto per far posto anche al visetto della ballerina.
Erano stati dieci giorni di viaggio incantevole:liberi dall’incubo di essere inseguiti,da amici o nemici che fossero,avevano guardato incantati quel Paese così generoso di bellezze e di calore:
da Genova avevano percorso lungo la costa tutta la riviera e poi giù la Versilia,fino al Forte dei Marmi.
Tra città fiorenti e piccoli centri pieni di vitalità;tra l’odore del mare e dei mirteti che rifiorivano in quel maggio odoroso e suadente….e,soprattutto per Meg,nella serenità calorosa dell’amicizia degli Italiani,con cui aveva familiarizzato con istintivo e sincero slancio.
Lo stratagemma apparentemente elementare messo a segno da Sillani sembrava aver funzionato:due membri della Compagnia si erano prestati a quella messinscena di fingersi Raoul e Christine attirando su di sé l’attenzione degli inseguitori.
Per qualche giorno invece i De Chagny ,sbarcati nelle casse di imballaggio,erano rimasti nascosti sui carri da viaggio della Compagnia,per non dare nell’occhio.
Ma da quando si erano lasciati alle spalle la Liguria sembrò che tanta prudenza non fosse più necessaria:i due sposi avevano fatto sempre più frequentemente capolino,anche per cominciare a riallacciare quei contatti tramite i quali Raoul pensava di poter trovare a Roma una degna accoglienza per sé,la sua signora e Meg.
Quest’ultima,però,era sempre più decisa – benché a loro insaputa – a separarsi dalla giovane coppia e cercare la propria via e la propria strada.
Spesso si era attardata a scherzare con il giovane attore che suonava la chitarra,che le aveva insegnato alcune canzoni e col quale stava apprendendo un po’ alla volta a parlare quella lingua così calda e stranamente familiare,per lei…
Ma il vero maestro in questo era stato proprio Ernesto Sillani:viaggiando dopo il crepuscolo,mentre sul carro tutti dormivano,Meg sedeva a cassetta a fianco all’uomo e si imbeveva delle sue storie,delle sue conoscenze letterarie…
-Se imparassi bene la lingua,monsieur Sillani…potrei …chissà,potrei restare con voi? Esservi d’aiuto in qualcosa?- aveva timidamente provato a chiedergli una volta.
-Esserci d’aiuto?...ma Meg,voi siete un’artista dell’Opera Populaire…sareste voi ad onorarci della vostra presenza,nella compagnia…E poi,sono sicuro che potreste già ora imparare le parti da ‘attrice giovane’…alla vostra età si ha memoria ed entusiasmo da vendere!-
Lei gli aveva sorriso,inorgoglita da tutti quei complimenti gratuiti,dei quali –nella sua gioiosa ingenuità- non poteva cogliere che l’eco della devozione dovuta a sua madre,tutt’al più una traccia di bonarietà paterna,di benevolenza che l’attore maturo nutriva nei suoi confronti.
Da quando l’oscura presenza del signor ‘Dravic’ sembrava essere scomparsa,infatti,la giovanetta si era sentita come desiderosa di recuperare la solare spensieratezza della sua età:alle spalle i ricordi malinconici della Parigi assediata,alle spalle la magnetica malia del cupo signore dell’Opera,alle spalle il fragile simulacro di sua madre…

No…no,mamma:non riesco a gettarti alle spalle…Ma non voglio più ricordarti come negli ultimi giorni,mesi,anni…Vorrei scoprire la Magdalene gioiosa e innamorata che traspariva da quelle lettere…vorrei poter credere che,almeno in qualcosa,ci siamo assomigliate…

Spesso aveva tentato,in quelle conversazioni col capocomico,di tornare proprio sull’argomento;farsi raccontare come e quando aveva conosciuto sua madre,scoprire per quale motivo Magdalene custodiva quel legame così forte con gli Italiani,tanto da essere noto persino agli sconosciuti inseguitori che aveva sentito discorrere di lei sulla nave.
Ma stranamente,per un motivo o per un altro,non era mai riuscita a fare delle domande dirette.Tutto si esauriva in aneddoti,impastati di sorrisi e commozione. E ora,forse,non ci sarebbe stato più tempo.

No..non seguirò Christine a Raoul nel loro dorato esilio,in una vita che non mi appartiene.In un modo o nell’altro debbo scoprire chi eri,mamma…

-Questo è il luogo dell’incontro con Giacomo e Federico…- ricordò loro Sillani,dopo aver tirato le redini e fermato il suo carrozzone.-Tra poco li vedremo sbucare da dietro al Battistero…-
Il capocomico sembrava sicuro della riuscita dell’impresa.
Meg gli sorrise,rassicurata.
In quella anche madame Sillani,risvegliata dalla frenata del carro,aveva guardato fuori e di nuovo aveva colto quell’odiosa familiarità tra suo marito e la piccola Giry.
Indispettita aveva domandato,in un italiano stretto,con tono sgarbato:
-Hai detto loro che noi domani si prende la via di Porretta?-
-Ma certo…-aveva risposto l’uomo,redarguendola intanto con lo sguardo.
-Ricordaglielo bene: non siamo tenuti a fargli da balia,per quattro pagnotte che ci han dispensato!-
Questa volta Meg,che cominciava a capire la lingua,ma soprattutto aveva avvertito il tono della donna,la guardò:ne avvertì la totale ostilità,ma non seppe capirla…Volle comunque rimediare in qualche modo a quello strappo,esclamando:
-Madame Sillani…avete ragione:abbiamo approfittato anche troppo,di voi…Ma se questo può rasserenarvi,da domani faremo strade diverse!-
-…Non lo dite neppure,signorina…Io credevo che voi almeno sareste rimasta con noi!- si intromise Ernesto –Non si doveva lavorare insieme?-
Lucia Sillani guardò con ironico disprezzo il marito,scosse la testa e stava per rientrare,quando una voce richiamò l’attenzione sua e di tutti gli altri.
-Ola Ernesto!...sono qua!-
-Federico!...Venite!-
Un giovanotto bassino ed esile attraversò la grande spianata verde,raggiungendoli di corsa.
-Son solo…- rispose il nuovo venuto.Dalla tasca gli spuntava ancora la parrucca usata per fingersi ‘Christine’.
-E Giacomo?-
-S’è pensato di dividerci…per confondere ancora di più le acque…-
-Avete avuto problemi?-
-Bè…non è stata facile…Visconte,non so se vi converrà,andare a Roma…-
-Perché,che intendete dire?-
Il giovanotto fu fatto salire sul carro,dove brevemente raccontò le avventure sue e del compagno.
-E’ andata come avevamo deciso…e per un po’ tutto bene:siamo stati sempre sulla via maestra senza fermarci fino a Livorno,evitando di poter essere aggrediti…Ma sulla strada tra Livorno e Pisa,ci hanno raggiunto….Ovviamente han capito subito l’inganno…-
-Ma in quanti erano? Vi hanno fatto del male?...-
-Non hanno fatto in tempo,perché per nostra fortuna è sopraggiunta una pattuglia di Guardie a cavallo…ma Giacomo ha sentito i commenti che facevano,scappando via…-
-E?...che dicevano?-
-Bè…Uno diceva:’A quest’ora magari sono già sulla strada di Roma’ e l’altro gli ha risposto:’Magari…a Roma ci sono già pronti i nostri,a fermarli…’-
-Oh Raoul…-esclamò allora Christine –E adesso?-
Il Visconte ebbe un moto di rabbia:
-Andiamo lo stesso! Voglio affrontarli e farla finita:a Roma non saremo certo soli!-
Giacomo sembrò perplesso,si morse le labbra,insistè:
-Non è una buona idea,Visconte:sono agguerriti! Sono certo che se non fosse sopraggiunta gente,ci avrebbero comunque infilzato,non foss’altro per il dispetto!...-
Intervenne Sillani:
-Si,ma allora? Cosa consigliate…e dov’è ora Giacomo?-
-Ci siamo separati…lui girava un po’ a vuoto per confondere le tracce,poi ha detto che sarebbe andato alla Pieve di Lucca,sapete…dove abita la sua famiglia…Dice che ci si passa comunque per andare a Porretta…Io son qua con la vostra carrozza,Visconte…- e col gesto del capo indicò le spalle del Battistero.
Gli uomini erano pensierosi e incerti sul da fare.
Christine e Meg si guardavano e li guardavano.
La ballerina quindi smontò dal carro e avanzò verso la torre pendente.
Improvvisamente si volse verso Raoul e Sillani:ebbe l’impressione che avessero approfittato del suo allontanamento per parlare di qualcosa.Infatti vide il capocomico accennare verso di lei,brevemente,quindi parlare in tono concitato a Raoul,come a convincerlo di qualcosa.
Incuriosita Meg stava per riavvicinarsi,quando ancora qualcosa la distolse:un rumore sinistro e familiare insieme,un’ombra che si muoveva tra le volute della torre…un brivido…
-Meg!- Gli uomini avevano deciso.
Meg cercò di non pensare a quello strano sentore che aveva avvertito.Corse sull’erba verso Raoul e Christine che le venivano piano incontro.
-Meg…dobbiamo cambiare di nuovo direzione…Seguiamo la compagnia fino a Porretta,poi passiamo l’Appennino e andiamo a San Marino…-
-Dove?- quel posto non lo aveva mai sentito.
-San Marino…è una piccola repubblica indipendente,in territorio italiano…Ha spesso dato asilo a rifugiati,come noi…Sillani mi diceva che potrei incontrarvi degli amici…Antonio Della Porta,il Conte di Montecchio…- Raoul nel proferire questi nomi sembrava guardarla indagatorio.
La fanciulla ascoltava disorientata.
Persone e luoghi che non le appartenevano:l’unico pensiero era che ancora la sua strada avrebbe dovuto dividersi con quei due…
-E quando si parte?-
-Tra poco…il tempo di spostare i bagagli nostri e vostri sulla carrozza…Viaggeremo di nuovo comodi,almeno…-
Meg sorrise appena,molto poco convinta.

babyphan7/12/2007, 16:07
‘Quando carica d’anni e di castità
Tra i ricordi e le illusioni
Del bel tempo che non ritornerà
Sentirai le mie canzoni…’

La piccola carovana ripartiva.
A cassetta,a fianco di Sillani era seduto Michele e suonava alla chitarra una canzone che Meg non gli aveva mai sentito prima.
La giovane donna stava per salire rassegnata con la sua valigia nella carrozza dei Visconti,ma poi -come attratta magneticamente da quella musica malinconica – si volse indietro e corse affannata a montare accanto al vecchio amico.
-Posso viaggiare qui con voi,ancora una volta?-
-Ma certo…Michele:fa’ posto a Meg…! –
Il giovanotto aiutò la fanciulla col bagaglio e fece per cambiare di posto.
-Si,ma continuate a cantare..era così bella quella canzone…-

‘Ma non ti servirà il ricordo non ti servirà…
Che per piangere sui tuoi occhi che
Nessuno più bacerà…’


-A vostra madre piaceva tanto,ma non voleva più sentirla…dopo…-
-Dopo? Dopo quando?-
-Volevo dire…negli ultimi tempi…-
Michele aveva smesso di cantare.
Qualcuno lo aveva chiamato su un altro carro.
Sillani e Meg erano di nuovo soli.
-Monsieur Sillani…parlatemi ancora di lei,della mamma…Forse è l’ultima volta che ne avremo la possibilità…-
-Non pensate di rimanere con noi,signorina Meg?-
-Bè si…vorrei…Ma non so bene quale strada prendere…-
L’uomo la osservò,con paterna dolcezza.
La fanciulla pensò di potersi confidare:
-A volte penso che sia giusto separarmi dai miei amici e..cercare una via per me…Cercare di capire chi sono davvero,chi era davvero mia madre…-
-Vostra madre era una donna incapace di menzogne:era esattamente come la vedevate…-
-Ai miei occhi era spesso distante…distaccata…irrigidita in un ruolo che ci separava ,più che unirci…Vorrei averla conosciuta come l’avete conosciuta voi…-
L’uomo sembrò ricordare qualcosa di lontano,nel passato.
Meg credette di poter approfittare di quel momento per osare interrogarlo ancora.
-Io…Ho sempre sperato che qualcuno come voi,che l’aveva conosciuta da ragazza,potese parlarmi di lei…delle sue ore giovanili,delle performance in teatro…i successi,..ehm…gli ammiratori…-
Ernesto si volse a guardarla.
-Per esempio,tra gli Italiani che frequentava non c’era un…-
-Shhh…aspettate!-
Qualcosa aveva insospettito l’uomo,distogliendolo dalla conversazione.
Meg si guardava intorno.Erano giunti in prossimità di un’antica chiesa medievale.Sul sagrato una fontana il cui acchioccolìo sembrava coprire altri rumori,altri ancora crearne.
-E’ strano…Non c’è nessuno,eppure…
La luce di una torcia illuminò la carrozza dei De Chagny,davanti a loro:fu allora che Meg mise a fuoco un a sinistra immagine…
-Guardate…dalla cassetta posteriore!- gridò indicando a Sillani.
Era visibile una lunga scia di sangue che gocciolava dalla cassetta,lungo tutta la strada.
-Mio Dio!...mia moglie,i bambini…Michele!Attenti! è una trappolaaa!Ferma ferma…fermatee!-
Così gridando Sillani smontò dal carro e con veemenza riuscì a fargli cambiare direzione,affidandone le redini al suo collaboratore,prontamente balzato a cassetta:
-Andate via! Portate in salvo mia moglie….-
-Troppo tardi signori!-
Dal buio della piazza emersero alcune figure minacciose.
Nonostante ciò Michele proseguì nell’impresa,allontanandosi col carro della compagnia.
-Tenetevi forte,signorina…- aveva gridato a Meg.
Ma quest’ultima non era già più al suo fianco.I malintenzionati erano riusciti ad afferrarla prima che si mettesse in salvo e strattonandola davanti ai vetri della carrozza di Raoul,invitavano lui e la moglie a smontare:
-La corsa è finita,visconte…Il viaggio in Italia è già concluso.-
-Toglile le mani di dosso!- aveva gridato Sillani,alla vista di Meg così maltrattata.
Per tutta risposta la fanciulla lo aveva visto cadere,colpito con violenza da uno dei loro persecutori.
Raoul e Christine scesero lentamente dalla carrozza,guardando con odio Federico,che li aveva traditi.
-Quanto vi hanno pagato,Giuda?- sibilò Raoul,sprezzante.
Federico era pallido,avvilito.
Vedere Sillani cadere a terra così,lo aveva turbato.
-Che dovevo fare? Farmi ammazzare,come Giacomo?...- e così dicendo indicò il retrochassis della carrozza,da cui gocciolava macabro il sangue dell’amico ucciso.
Il visconte non si degnò di rispondergli;avanzò verso il sagrato,davanti alla luce.
-Posso guardare negli occhi il mio nemico,almeno?-
Dal buio si avanzò una figura alta,imponente:un uomo che si fermò a gambe aperte,in posa spavalda davanti al giovane aristocratico,con un ghigno strano sul volto.
-Eccomi,Visconte de Chagny…mi riconosci?-
-Guermantes?...Non eri fuggito in Spagna?-
-Ne avevo avuto l’idea,ma…dopo lo spiacevole incidente con Felipe mi è sembrato più redditizio restare sul carro dei nuovi vincitori….Ho promesso loro le teste di quanti più aristocratici vigliacchi riuscivo a catturare…e con te ho fatto en plein!Ben tre teste,in un colpo solo!-
Così dicendo,l’uomo sputò canagliescamente a terra.
-Mia moglie e Madamoiselle Giry non sono aristocratiche…Lasciale andare! – Raoul tratteneva a stento la rabbia,vestendola di un inane tono di supplica.
Guermantes iniziò a ridere,significativamente. E con lui risero minacciosi e selvaggi i suoi uomini.
Meg rabbrividì:ricordava bene quel tipo di risata,sulle labbra dei due sciacalli,all’Opera.
In quella,annunciati da un sibilo,due colpi sordi attraversarono l’aria.
Due uomini di Guermantes caddero a terra,prima ancora di capire di essere stati colpiti a morte.
Approfittando della concitazione che seguì,Raoul mise mano alla spada e affrontò il nemico,facendo scudo a Christine.
Dall’alto della loro carrozza,contemporaneamente un ‘ombra scura aprì il suo mantello a mo’ di ali gettandosi sugli assalitori.
Pochi attimi dopo il fracasso di una carrozza che avanzava a velocità dirompente attraversò il selciato,separando Christine e Meg dal luogo degli scontri:la portiera si aprì e qualcuno gridò.
-Montate dentro,in fretta!-
Christine non se lo fece ripetere due volte.La voce gridò ancora:
-Visconte,saltate dentro anche voi!-
Raoul tentò di infierire con qualche fendente ben assestato su Guermantes,poi rinculando,riconosciuta la sagoma di Christine all’interno e al sicuro,montò a cassetta anche lui.
E porse istintivamente il braccio all’inatteso soccorritore,perché saltato a bordo della vettura,potessero mettersi tutti in salvo.
-Vi devo la vita,signor….- stava anche dicendo a quello che gli appariva più simile a un brigante che a un gentiluomo,intabarrato in strani panni rustici,avvolto in un pesante mantello,mascherato il viso di nero…
Ma l’altro,ben poco interessato al galateo della cavalleria,voltandosi alle spalle si era accorto che Meg era rimasta per strada.
Con ammirata sorpresa,comprese che la giovanetta,invece di montare sulla carrozza,si era precipitata a prestare soccorso a Sillani.E accanto al capocomico aveva riconosciuto il corpo di Federico,nei tafferugli colpito a tradimento da quegli stessi che a tradire lo avevano indotto.
Il ‘brigante’ gridò qualcosa al suo collaboratore.
Entrambi si gettarono dalla carrozza come all’unisono,lasciandone le redini a Raoul,ancora incerto su chi e cosa fossero quei due diavoli scatenati,ma pronto a prendere il controllo del mezzo e portarsi il più lontano possibile dal luogo dell’agguato.
Meg intanto si rendeva conto di essere rimasta sola,tra i nemici:non erano rimasti in molti,ma la rabbia del fallimento sicuramente li aveva resi dieci volte più feroci.
-Lasciate perdere quel bastardo e alzatevi!- le stava gridando Guermantes,quando i soccorritori sopraggiunsero di nuovo,questa volta senza poter però contare sull’effetto sorpresa.
Di nuovo furono ingaggiati duelli tra i due nuovi venuti e i sopravvissuti persecutori di Raoul.
Meg si alzò piano da terra:qualcuno le gridò:
-Venite via,insomma!-
Lei era divisa:vedeva Sillani privo di vita,sentiva che anche i nuovi venuti stavano rischiando nuovamente per lei…
-Per Dio,salta sulla carrozza!- le ordinò,tra i denti,lo sconosciuto che si batteva con Guermantes.
Meg riconobbe quella voce:rabbrividì,doppiamente.
Ma non si risolse.
Allora quegli,approfittando di un momento in cui aveva avuto un insperato sopravvento sull’avversario,la afferrò per un gomito sospingendola verso la carrozza .
Nel far ciò,aveva abbassato la guardia:da terra l’avversario,armatosi di pistola,mirava contro di lui.
Fu Meg ad accorgersene,cogli occhi bassi ancora rivolti a Sillani.Ed ebbe finalmente un sussulto istintivo.
-No!- gridò e con la mano intromettendosi tra il suo salvatore e il proiettile fatale,ne deviò la traiettoria quel tanto da permettere all’uomo di salvarsi.
Un altro sparo esplose un attimo dopo.L’altro soccorritore aveva definitivamente neutralizzato Guermantes.
Meg si guardò la mano ,rossa di sangue scuro,irrefrenabile.
-Oh mio Dio…-
Questa volta lo sconosciuto salvatore la afferrò di peso,incurante delle sue insensate resistenze e,caricatala sulla carrozza,ordinò di spronare i cavalli al galoppo …
L’ultima cosa che Meg vide furono due occhi verdi fiammeggianti,poi finalmente svenne.
Buio e dolore si confusero in una sola desolata immagine...






Edited by arielcips - 2/1/2009, 22:09
 
Top
144 replies since 4/4/2008, 22:17   2205 views
  Share