Il ponte tra di noi, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(1221 visite )

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babyphan
view post Posted on 4/4/2008, 22:36 by: babyphan




babyphan3/1/2008, 20:26
Meg aveva preso sonno molto tardi.
Fu risvegliata dallo scalpiccio degli zoccoli di un cavallo che sopraggiungeva,dal suo nitrire spazientito alla tirata di cavezza.
Dall’interno della carrozza sbirciò fuori:il sole era già alto.
Nadir era rientrato dal suo giro di perlustrazione e ora riferiva le notizie al padrone.
-Ho appurato molte cose nuove,signore…La prima è che la strada riaprirà domani stesso..-
Erik gli volgeva le spalle,ritto in piedi,intento a radersi come ogni mattina.
-Prosegui…-
-La seconda è che…l’ultima carrozza a passare,prima della frana è stata quella della Commedie Italienne…- Questa informazione sembrò lasciare indifferente l’ascoltatore,tuttavia Nadir proseguì. –Pare si siano fermati in paese qualche tempo…il capocomico era convalescente,ma vivo…Hanno ritenuto opportuno non affaticarlo…-
-Dite davvero? Sillani sta bene?- proruppe Meg,uscendo dalla carrozza.
Nadir tacque,piuttosto disorientato.
Erik scrutò Meg attraverso lo specchio,poi gli ordinò:
-Rispondile,che aspetti…? –
Il servo si schiarì la voce e proseguì:
-Aveva riportato ferite gravi…ma per fortuna fu soccorso in tempo…-
Parlando tra sé,Meg concluse:
-Ora saranno a Rimini…chissà se potranno onorare il contratto…-
A voce bassa,Nadir soggiunse rivolto al padrone:
-Ho ancora qualcosa da riferirvi…- così dicendo tirò fuori dalla tasca interna del soprabito una piccola custodia. –Guardate cosa ho trovato nella vetrina dell’unico magazzino del paese?-
Erik si volse,dimentico di ogni cosa,prese la custodia tra le mani,la aprì quasi devotamente,ne estrasse con la delicatezza di un amante il prezioso strumento:
-Il mio violino…- esclamò,carezzandone la cassa.
-Già…-
Aggrottando le sopracciglia,contrariato,Erik richiuse bruscamente la custodia;guardò interrogativamente Nadir.
-Nella fuga scambiammo carrozza,se ricordate…Pare abbiano impegnato lo strumento,per procurarsi denaro liquido…-
-Da quanto tempo?-
-Hanno un vantaggio di almeno dieci giorni…-
L’uomo imprecò,il violino parve gemere tra le sue mani.
-…Ha impegnato il mio violino…- commentò,con dolente rammarico.
-Permettete,padrone:la contessa non si è mai vista…l’unico a comparire è stato il visconte...-tentò di confortarlo il servo.
Allora gli occhi di Erik si accesero di furibonda rabbia:
-Quell’incapace…ha svenduto il mio violino!- ripetè,questa volta con un tono di violento disprezzo.
Quindi porse lo strumento al servo,soggiungendo:
-Riponilo! Ormai non può più servirmi…-

Nadir ubbidì.
Si imbattè di nuovo in Meg che aveva seguito senza commentare parte dei loro discorsi,appoggiata alle scale della vettura.
-Permettete?- le chiese e fece per arrampicarsi sul portabagagli.In quella qualcosa spaventò il cavallo rimasto brado a pascolare,forse una vipera.Il servitore si precipitò all’inseguimento,lasciando il violino nelle mani della giovanetta.
Fu più forte di lei schiuderne la custodia e osservarlo,facendone vibrare le corde.
-Quello strumento non deve suonare…-
La voce di Erik la richiamò,con un tono inatteso:dolente e pacato,insieme.
La giovanetta alzò gli occhi su di lui.
-Perché?...-
Lui la guardò,senza rispondere.
Allora Meg insistè:
-Suona solo per lei,per Christine?...-
Gli occhi di lui si accesero del solito bagliore;le parole sembrarono mancargli.
-Io sono lo spirito e lei la voce…uniti in un’unica musica…-
Meg abbassò lo sguardo.
-Credete che lei non sappia…che la state seguendo,che le siete sempre sul collo?-
L’uomo si inalberò:
-Deve saperlo! Voglio che lo sappia!...lei deve sapere che sono sempre vicino…che quando vorrà potrà tornare da me…-
-Ha già fatto la sua scelta…-
-No…non ha scelto…Era troppo confusa per capire davvero cosa faceva…Ma lo capirà,capirà che non può vivere senza il suo spirito…E tornerà da me!- così dicendo prese il violino tra le mani e lo sollevò,trionfante: -E solo allora questo violino suonerà di nuovo…-
-E siete disposto ad aspettare…?-
-Tutta la vita,piccola Giry…e anche oltre!- e così dicendo le restituì lo strumento,che lei depose nella custodia,chiudendola.
Ma per un attimo in quello scambio le loro mani si sfiorarono.
E Meg tremò…e le sembrò che tremasse anche lui…

Nadir rientrò trafelato.
Li trovò entrambi turbati e silenziosi. Erik,assicuratosi con uno sguardo che il cavallo era stato recuperato,si allontanò come suo solito.
Rimasti soli,il servo si avvicinò a Meg:
-Sapete,madamoiselle?...Ho scoperto la sorgente di un qualche fiume…poco più giù…Forma dei piccoli salti e uno specchio d’acqua…E’ molto bella…-
-Dite davvero?...Credete sia prudente andarci?-
-Vi accompagnerò fino a un certo punto e vigilerò che nessuno si avvicini:fidatevi!-

Era davvero un posto da favola:l’acqua rispecchiava l’azzurro del cielo e saltava trasparente tra massi levigati.
Apparve come d’incanto davanti agli occhi di Meg,rallegrandole la vista.
Piano la giovanetta ne guadagnò le sponde,rese vellutate da una tenera erbetta.
Sedette a osservare l’acqua,poi più forte di tutto desiderò bagnarsi…Era tanto che non lo faceva…
Si guardò cauta intorno:Nadir era fermo a cinquanta metri,di spalle,che controllava che nessuno si avvicinasse…
Si sarebbe spogliata in fretta e sarebbe entrata in acqua:nemmeno il servo a quella distanza l’avrebbe notata…
Sfilò via piano le calze,sollevò la veste:la temperatura del torrente era fresca…
Slacciò la pesante gonna e se ne liberò,rimanendo con una leggera sottoveste.
Sfilò anche quella,abbassandone le spalline,coprendosi timidamente il seno nudo;poi sciolse i capelli e finalmente si immerse nell’acqua…

Aspettare,aspettare…Fino alla morte,e oltre…Ma la vita non è attesa:la vita io vorrei coglierla,come un frutto maturo e assaporarla…e gioirne…e condividere la gioia con…
con chi possa apprezzarne il sapore,insieme a me…


Così pensando Meg giocava nell’acqua,ruotava su se stessa,si abbandonava,nuotava e poi di nuovo piroettava,sollevando con le mani altri spruzzi che brillavano nel sole.
Poi cominciò istintivamente a cantare:

Plaisir d'amour ne dure Q'un moment
Chagrin d'amour dure tout la vie




Cantava con la sua voce appena accennata,lieve;e danzava nell’acqua,leggera e aggraziata.
Volteggiando,improvvisamente lo vide!
Erik era fermo tra gli alberi,a pochi metri da lei,e la osservava…
Istintivamente Meg si coprì,risultando paradossalmente ancora più desiderabile:i capelli le ricadevano sul seno e il sole alle sue spalle vi creava una sorta di aureola dorata.
La giovanetta rimase immobile in quel gesto di difesa;ma vi era anche attesa in lei,che –a occhi bassi- non si risolveva a muoversi né a parlare.
Erik continuò a scrutare,senza una parola,senza battere ciglio,tutti i muscoli tesi a contenere il desiderio che tutti e cinque i suoi sensi alimentavano ,come tizzoni in un camino…
Con un gesto improvviso,poi,l’uomo le volse le spalle e si allontanò,alla stregua di un lupo che rinunci senza apparente motivo alla sua preda…


L’esigua comitiva si ritrovò a cena.L’aria era calda e profumata.In lontananza di paese in paese si inseguivano rintocchi di campane,come le lucciole si inseguivano tra i cespugli e i rami meno alti degli alberi.
Presto le colline brulicarono di fuochi lontani.
-Che succede,Nadir?- domandò Erik,sorpreso dall’animazione che sembrava fervere nelle valli intorno.
-E’ la notte di San Giovanni,signore…nei paesi cattolici è una festa importante…-
-Ah…la notte di San Giovanni…! – esclamò Meg.
Ricordava:da bambina le avevano insegnato tante cose,in proposito.I falò accesi,le danze,e poi…ogni fanciulla da marito si consacrava quella notte al santo,confidando di essere presto sposa…
- Spegni il fuoco al più presto…sarà prudente.E tu,ritirati nella carrozza,appena finito di cenare!- commentò invece secco Erik.
-Ma…- tentò di obiettare la fanciulla.
Tuttavia tacque:sapeva che sarebbe stato inutile protestare.
-Aspettiamo che sia buio…-suggerì Nadir- Il nostro falò non darà nell’occhio più degli altri…-
Il suo padrone sembrava spazientito,ma non ribattè.
Così,finito di desinare,Meg approfittò per allontanarsi fino al ciglio della radura e guardare il brillìo della festa,laggiù,lontano.
Dopo poco,Erik le si accostò.
- …A volte mi piacerebbe restare quassù,per sempre…- gli confidò lei.
-Ti credevo ansiosa di raggiungere i tuoi amici guitti…Anzi:mi domandavo perché tanta fretta…-
-Ero preoccupata per monsieur Sillani…-
-Si?..-
-E’ stato molto buono con me,sempre…Non mi sarei mai perdonata se…a causa mia…-
Erik la interruppe:
-No:c’è dell’altro…non tergiversare!-
Meg sollevò la testa.
Era irritante il modo con cui quell’uomo presumeva di leggere nei suoi pensieri.Gli rispose con energia:
-Si…è proprio così! Quell’uomo conosceva mia madre,monsieur…l’aveva conosciuta da ragazza,quando ancora era una ballerina…Speravo che mi avrebbe aiutato a conoscerla meglio…- concluse,con una sfumatura di rimpianto verso quello che aveva perduto.
Poi si volse verso Erik,guardandolo:
-Quello che ho invano sperato anche da voi…-
L’uomo le restituì lo sguardo e per un lungo momento tacquero entrambi.
Meg era certa che lui stesse come lei pensando a quella mattina,a quando l’aveva scoperta a bagnarsi…Arrossì,senza poterlo evitare:ma si impose di sostenere quel suo sguardo cocente.
-Va’ a dormire,piccola Giry…! - le intimò allora lui,ma quasi istintivamente la sua mano aveva afferrato una ciocca dei biondi capelli della ragazza, fragranti e serici come l’erba.
Allora Meg appoggiò piano la mano sul suo torace,avvicinandoglisi pericolosamente,le labbra appena dischiuse.
Anche lui chinò la testa verso di lei,sospirando:sarebbe bastato così poco…
Ma si ritrasse,ripetendole con violenza,col proposito feroce di spaventarla:
-Va’ via… Torna nella carrozza e serra l’uscio a chiave…!-

Anche quella notte Meg,fuggita sulla carrozza,dormì un sonno agitato.
Poi,a un certo punto,non poteva dirlo con certezza,ma nell’aria le parve di avvertire un suono,una musica…un richiamo.
Le sembrava il suono di un violino che ripeteva l’antico ritornello:

… Plaisir d'amour ne dure qu'un moment
Chagrin d'amour dure toute la vie…



Si svegliò del tutto:il suono era sparito.Forse lo aveva solo sognato…o forse…
Schiuse piano l’uscio della carrozza e scivolò fuori:nel buio il bagliore alterno della brace illuminava le sagome dei suoi due compagni di viaggio.
Tutto taceva.
Si,era stato solo un sogno…
A piedi nudi,con indosso solo la sottoveste,la giovanetta raggiunse nuovamente il ciglio della radura,che declinava dolcemente verso la valle.
I fuochi pian piano si spegnevano.Anche le lucciole diradavano:ma l’aria era un effluvio di essenze e i grilli sembravano accompagnare col loro eterno reiterato canto il lento volgere delle stelle lassù,nel firmamento.
Una stella cadente attraversò il cielo,con un sibilo cosmico.
Meg aveva tanti desideri…Ma gliene venne in mente uno solo…

Che strana malia mia ha preso? Io ne ho paura,ma anche desiderio… potermi stringere a lui,anche solo una volta…anche solo stanotte…

-Meg!- la sua voce inconfondibile la fece sussultare.E la confuse:Erik non l’aveva mai chiamata per nome.
- S si…Sono qui…- gli rispose.
Era apparso come sempre dal nulla.
-Ti avevo detto di rimanere in carrozza…-
-Io…non …non riuscivo a dormire e…-
Lui avanzò fino a lei.
Nei suoi occhi un dolente desiderio,che sembrava destinato a prorompere contro ogni ragione…
-Amo un’altra donna,Meg…- le dichiarò.
La ragazza abbassò la testa,gli volse le spalle,triste.Lo ascoltò rassegnata ripeterle:
-L’ho amata da sempre…voluta per sempre…aspettata per sempre…-
Né potè cogliere lo sguardo di lui sulle sue spalle nude,sui capelli sciolti,sui fianchi..Non poteva aspettarsi che lui soggiungesse improvvisamente:
-Ma per Dio …stanotte voglio solo te!-afferrandole il braccio,rivoltandola verso di sé.
Meg allora gemette,di paura e desiderio insieme.
Poi,dopo un attimo in cui i suoi occhi sembrarono scavarle dentro l’anima,egli la attirò a sé e la baciò…

Tremo.Dovrei respingerlo.Dovrei sottrarmi a lui…Ma ora so che cos’è il fuoco amaro delle sue labbra… non voglio smettere,oh no…

Quel primo bacio caldo,intenso,inarrestabile sembrava destinato a non fermarsi mai. Ma improvvisamente Erik si ritrasse,scuotendo il capo,furente a testa bassa,come un toro che sta per caricare.
-Vattene bambina,tornatene nella carrozza….-
-No…-
-Oh… …-la afferrò di nuovo,ricominciò a baciarla,fatalmente la attirò sull’erba…

E’ su di me,sento il peso caldo del suo corpo ,sento la sua stretta e …mi manca il respiro,ma non riesco a smettere di baciarlo…


-Perché non mi fermi?…-
-Perché non voglio….-

Poi…poi nessun’altra parola,ma il suo respiro e il mio,fusi insieme…Le sue mani che mi scoprono la pelle…Tremo e lo desidero insieme.Sento che presto mi farà sua…

-Io…non ho mai …-gli sussurrò piano Meg.
Egli allora sollevò il capo e la guardò con una dolcezza che non gli aveva mai vista…
-Sei ancora in tempo…poi,non ci sarà più ritorno…-
Per tutta risposta,la giovane donna gli cinse il collo,vi si avvinghiò e gli cercò le labbra con le sue:non ci furono altre parole.
L’uomo iniziò a carezzarle piano i capelli,e con un languore caldo la coprì di baci.Le sue mani la sfiorarono con delicata sensualità accendendo in lei il desiderio di lui,di essere presa.Meg si lasciò andare a poco a poco:il suo corpo con naturale abbandono si aprì sotto di lui,che progressivamente tornava ad essere incalzante,focoso come prima.

…Dio,è dentro di me!...Sto soffrendo,ma lui mi stringe con forza…mi prende piano piano,poi sempre più forte ..sono spinte ritmate,costanti,lente e prolungate…ed io le seguo,io e lui,siamo solo una cosa,mi aggrappo al suo collo,sento che sto per impazzire…MI afferro a lui,lo bacio,per non gridare ….gridargli che è bellissimo e che sono sua e che lo amo e che sarà ora e per sempre….



babyphan8/1/2008, 12:45
La notte sembrava essersi cristallizzata,come per un inquietante incantesimo.
Presto al gemito irrefrenabile di Meg fece eco l’urlo roco di Erik,che lacerò l’aria come una staffilata.Il limite era stato valicato,la porta del piacere spalancata per entrambi…
Si strinsero febbrilmente l’uno all’altra,come alla ricerca di un appiglio reciproco in quell’abisso vorticoso, estremo,assoluto.
Poi a poco a poco il parossistico ritmo dei loro respiri si calmò.
A entrambi sembrò di approdare a una riva di pace,di dolce abbandono.La stretta tra loro si allentò:Meg pregustò il momento della delicata intimità…
Col fiato che si andava placando,Erik steso di fianco a lei,cingendola ancora,domandò:
-Era questo che volevi, piccola Giry?-
-Io…credo di sì…- gli sorrise,stringendoglisi vicino -Non sapevo molto dell’amore,ma ora…-
La reazione di lui la ferì.
Ritraendosi la investì con una sferzata di sarcasmo:
-Amore? Credi che questo sia amore?…Se confondi il desiderio con l’amore…davvero tua madre non ti ha trasmesso nulla!-
Meg si irrigidì,inizialmente tacque.Poi,offesa da quel tono provocatorio, reagì inalberandosi:
-Tu…Voi…voi vi riempite la bocca quando parlate di mia madre,di Christine…Come fossero non donne,ma dee,degne di un piedistallo di marmo…-
Lo vide corrucciarsi,annuire.Proseguì:
-Davvero?E cosa vi hanno dato?Rinunciatarie,irresolute…sappiate che una vera donna sa quello che vuole! Una vera donna non rinuncia!-
Il fuoco brillò di nuovo negli occhi di Erik.Tentò di smorzarlo ancora con l’arma dell’ironia:
-E chi sarebbe,la vera donna?...tu,piccola Giry?-
Lei sostenne la sua provocazione,ribattendo con uno sfrontato sorrisetto di sfida:
-Lo sto diventando…Il vostro…’desiderio’ mi ha indicato la strada…-
Erik emise di nuovo un sospiro inequivocabile.Meg non poteva saperlo,ma era proprio quella sua spavalda,ribelle,naturale volitività a fargli ribollire il sangue nelle vene,insieme alla virginale grazia della sua bellezza…Guardandola ora,l’uomo dovette impedirsi di ubbidire all’istinto che lo spingeva ad afferrarla di nuovo e di nuovo farla sua…
Il buio andava diradando.L’alba avanzava.
Si sollevò da lei,bruscamente.Si ricompose in silenzio.Poi una doccia fredda le sue parole,scarne:
-Dirò a Nadir di scortarti fino a valle…raggiungerai finalmente i tuoi amici Italiani,a Rimini.
Meg provò dentro di sé un gelo assoluto,ma seppe assentire,ammutolita.
Poi,chinando il capo,nascose le lacrime che irrefrenabili,ma tacite avevano cominciato a rigarle le guance.
Non potè vedere il volto di Erik,mentre la scrutava tormentato e dolente, né la sua mano che accennava a una carezza per consolarla.
Meg rialzò la testa,sfidandolo ancora:
-Potete mandarmi in capo al mondo,monsieur Dravic:io da stanotte appartengo a voi!-
Con rabbia il gesto dell’uomo si trasformò in un pugno serrato nel vuoto:poi egli indietreggiò,chiamando:
-Nadir!-
Infine si allontanò,sparendo nella foresta.

Non ci fu altro congedo,tra loro.
Allontanandosi a cavallo a fianco di Nadir,Meg sentiva chiaramente che nascosto da qualche parte egli la stava osservando.Magari dietro le cortine della carrozza,o nel fitto degli alberi.Lei aveva lanciato un ultimo sguardo verso il bivacco dove la brace ormai fumava a vuoto,quindi con la solita ribelle energia era montata a cavallo senza più voltarsi indietro.
Avevano percorso in silenzio tanta strada:paesi,vallate,pianori.
La giovane donna però non aveva visto nulla,se non l’acciottolato sotto gli zoccoli della sua cavalcatura.
Finalmente Nadir cercò di richiamare la sua attenzione:davanti a loro era comparso l’Adriatico…
Meg sollevò il capo e lo sguardo:era una lunga striscia di sabbia bianca ad allungarsi infinita davanti a lei,laggiù…battuta da un mare verde cupo,selvaggio,aperto…
-Ancora poca strada,madamoiselle,e saremo a Rimini…Vedete? Dovrebbe essere laggiù…-
-Non occorre che mi scortiate fin là,Nadir…ritornate dal vostro padrone:so badare a me stessa…-
L’orientale,nonostante il carattere avvezzo a simulare ogni espressione sul viso,sembrava rammaricato;né si decideva a rientrare…
-Preferirei invece…-
-Non credo che il vostro signor Dravic vi abbia dato disposizioni diverse dalle mie…Non contravvenite,dunque…-
L’orientale sospirò.
Quindi trattenuto il suo cavallo,estrasse dalla tasca interna della giacca un involto di banconote.
-Tenete queste,possono servirvi…-
Meg osservò il danaro con aria quasi incredula e poi,con un gesto quasi di ripugnanza,lo restituì.
-Dite al vostro padrone che può tenersele!-
-Vi prego,madamoiselle….capisco che può sembrare offensivo…ma davvero vi necessiteranno…-
-Riprendeteveli! …o li getterò a mare!-
Nadir sospirò,rassegnato.
-E ora andatevene…- gli disse ancora lei,con la voce leggermente spezzata.
-Aspettate…ho ancora un’altra cosa…se permettete…- Così dicendo tirò fuori un astuccio di raso,all’interno del quale erano due guanti ricamati finemente in merletto ecrù. –Li ho trovati su,in montagna…Mi pareva che li avreste graditi…-
Meg aveva le ciglia umide.
Prese i guanti,li indossò;le sembrò che la mano fosse tornata quella di prima…
-Ma vedrete che non ne avrete bisogno a lungo…- soggiunse con un sorriso appena accennato l’ometto.- La ferità si rimarginerà,sparirà la cicatrice,senza lasciare traccia…-
Meg seguiva altri pensieri.
-Siete gentile,Nadir….ma debbo contraddirvi…La mia non è una ferita che si rimargina…- gli sorrise con dolce malinconia.
Quindi lo congedò: -Andate e non datevi altra pena per me…per fortuna credo di avere ancora degli amici…-
L’ometto annuì e,voltata la testa al suo cavallo,riprese la via del ritorno.
Improvvisamente lei lo richiamò:
-Nadir!-
-Si?-
-State attento a lui…- mormorò,quasi pentita del suo pensiero.
Quindi sollevò il braccio,fingendo semplicemente di salutarlo.
Ma Nadir capì perfettamente…



babyphan9/1/2008, 18:00
Gli edifici di Rimini biancheggiavano a poche centinaia di miglia ormai.
Bastava attraversare la foce di un piccolo corso d’acqua,valicando un antico ponte romano e si sarebbe entrati in città.
Meg era rimasta un attimo a guardare il sito da lontano,poi dando di speroni al cavallo,affrontò l’ultimo tratto di strada.
All’imboccatura del ponte,il cavallo ebbe uno scarto inspiegabile;Meg lo trattenne,ma un contadino che le si era affiancato col suo carro trainato da buoi ridacchiò tra i denti.
-Atenta signiureina quasch'è l'è al pont dal dievel!- borbottò,nel suo dialetto,incomprensibile alla ballerina.
-Prego?-
-Il ponte del diavolo!- ripetè quello a voce alta e scandendo meglio,ma sempre in italiano,le parole.
Questa volta Meg aveva compreso,ma la frase non le disse molto.
Sollevate le spalle,piuttosto spazientita,lanciò il suo morello al galoppo,lasciandosi dietro il vecchio e le sue battute insensate.
La cittadina conservava il fascino dell’antico splendore,anche se ormai non era più da secoli una signoria,ma solo un ameno sito di villeggiatura per i pochi che potevano permetterselo e un centro di scambi commerciali,tra la pianura e il mare.
La ballerina venne attratta dalla lunga striscia di sabbia battuta dalle onde e dalle casette colorate di un quartiere caratteristico,che seppe poi chiamarsi San Giuliano.
Il mare mugghiava,agitato da un vento di ponente carico di effluvi salmastri.Era verde,cupo,nonostante la luminosità del cielo.

Verde e selvaggio…come i suoi occhi..

Smontata da cavallo,sotto gli sguardi incuriositi dei passanti e di chi si intratteneva sul lungo mare,la giovane donna si fermò,guardandosi intorno.
Quindi si avvicinò a due militi dall’aspetto rassicurante e domandò loro nel suo italiano ancora incerto,dove fosse il teatro comunale.
-Prego signorina…è da quella parte:permettete che vi accompagniamo?-
-No…non importa…grazie…- rispose lei,imbarazzata dall’eccessivo interessamento dei due uomini.
Quindi tenendo ancora il cavallo per la cavezza,osservata con una certa aria divertita un po’ da tutti,si diresse verso il luogo indicato.
Camminava lungo il corso principale,quando un incontro insperato la confortò:
-Madamoiselle? Vi ricordate di me?-
-Michele?...-
Si trattava del giovane attore che spesso le aveva allietato il viaggio cantando e accompagnandosi con la chitarra.
-Che piacere incontrarvi…-
Michele le strinse la mano,con calore,sorridendole.
Eppure Meg ebbe l’impressione che l’antica familiarità avesse subito una incrinatura,e si domandò se quell’uomo non le leggesse per caso sul viso i segni del recente passato…
-Venivo a cercarvi in teatro…-
-Teatro?...ah già…Aspettate,lasciate che mi occupi io della vostra cavalcatura…-
Così dicendo le prese di mano le redini e,affiancatala,condivise la strada con lei.
Camminarono a lungo,finchè non si trovarono nei pressi di un palazzo signorile.
Qui Michele emise un sibilo lungo e prolungato e dopo poco comparve un giovanissimo stalliere che sparì come era apparso portando via l’animale nelle scuderie.
-Ecco…è qui che alloggiamo,per ora…-
Meg si guardò intorno.C’era qualcosa di strano e un presentimento negativo la fece rabbrividire.
-Non è un teatro..-
-Venite…E’ la campana che annuncia il pranzo…-
Precedendola,Michele la introdusse in una grande sala,una sorta di refettorio dove persone sconosciute si accomodavano su altrettanti tavoli.
Finalmente si avvicinarono ad una tavolata più rumorosa e allegra delle altre.
Michele richiamò l’attenzione degli astanti:
- Amici…guardate chi ho con me?-
I presenti,intenti a distribuirsi il pane,si voltarono,finalmente.
E con lo stesso calore frenato del loro compagno la salutarono.
-Madamoiselle Giry! Come state?...prego prego…accomodatevi tra noi:una sedia ..una sedia!-
Nella confusione un po’ fracassona creatasi,Meg cercò disperatamente di incontrare il volto di Sillani,ma incrociò innanzitutto lo sguardo della sua signora.
-Madame Lucia…- le sorrise,incerta.
A sua volta quella le sembrò sfuggire il suo sguardo e piuttosto rivolgerne uno carico di rammarico e disappunto al malcapitato Michele.
-Ben arrivata,madamoiselle…- disse finalmente la donna,sedendo e facendole cenno di prendere posto.
Quando entrambe furono sedute,anche tutti gli altri finalmente si sistemarono e sopraggiunse una sorta di cameriere a servire la minestra.
Meg sorbiva piano un cucchiaio dopo l’altro,guardandosi intorno.
Finalmente vide che a un capo del tavolo sedeva,un po’ in disparte un uomo che faceva dondolare piano una piccola culla di legno:Ernesto Sillani…
Stava per richiamarne l’attenzione,col gesto,con la voce;ma uno sguardo eloquente della signora Lucia la frenò.
Consumò il pasto senza parlare oltre.
Del resto nessuno le chiese nulla,al di là dei primi convenevoli.
Terminato il desinare,madame Sillani si alzò da tavola e le fece cenno di imitarla.
Meg –chiedendo permesso agli altri,che si scambiavano occhiate enigmatiche- con un sorriso imbarazzato la seguì.
La donna salì a quelli che sembravano appartamenti superiori e la invitò ad entrare nel suo alloggio.
Qui,chiusasi la porta alle spalle,restò momentaneamente in silenzio.
Meg riflettè,a capo basso,poi si schiarì la voce:
-Madame..mi accorgo che il mio arrivo qui…vi ha colto un po’ di sorpresa…E’..è strano,perché in tutto questo tempo io non ho fatto che domandarmi di voi…della sorte toccata a vostro marito…del vostro bimbo…-
L’Italiana le fece cenno con la mano di abbassare i toni.
-Basta così,madamoiselle…Ernesto aveva ragione,in questo:siete un’ottima attrice…sapete toccare le corde giuste…al momento giusto!-
-Non capisco…-
-Non capite cosa? Che a causa vostra per poco mio marito non ci rimetteva la pelle? Lo abbiamo salvato per i capelli..ma…Non permetterò che gli facciate ancora del male!-
-Io non …-
-Sentiamo:cosa vi aspettate ancora da lui?...Ridotto com’è a stento vi riconoscerà...-
-Madame..vi prego…Spiegatemi!-
La donna sospirò,con sussiego.Poi,come rassegnata,raccontò.
-Ernesto è stato a lungo tra la vita e la morte…Ed io ho potuto assisterlo solo in parte,perché poi è nato Mario…Grazie a Dio il patron che ci aveva contattati ha preso a cuore la nostra sorte e ci ha alloggiati qui…in questa Opera Pia…-
-E la vostra scrittura?-
-Scrittura? Ora come ora quello sciocco rubagonnelle non è in grado di sostenere nemmeno un atto…Mi spiace bella signorina:Ernesto Sillani ha perso tutto il po’ di smalto che ancora gli rimaneva…-
Meg finalmente comprendeva:quella donna covava verso di lei un rancore ben più profondo di quello che poteva immaginare.Sollevò la testa,guardandola schietta negli occhi ed esclamò:
-Mi spiace che pensiate questo di me,madame.Ma mi spiace ancora di più che abbiate una così povera considerazione di vostro marito.Quando si accorse dell’imboscata,egli non ebbe un solo momento di esitazione e pensò immediatamente a salvare voi e i vostri figli!...Se ha avuto attenzioni particolari nei miei confronti,fu solo per l’amicizia che lo legava a mia madre…e quanto a me..-
Le parole pronunciate da Meg infastidirono la signora Lucia.La irritarono.
-Quanto a voi…vi ho già conosciuta e valutata,mia piccola gatta morta!-
-Quanto a me…mi ero illusa di aver trovato presso la vostra Compagnia una sorta di seconda famiglia…ma evidentemente non è così.Gradirei solo riavere le mie cose…se è possibile.-
-Certo che le riavrete:non siamo ladri,né zingari!- ribattè piccata e invelenita quella,sparendo nell’interno delle stanze.
Ne rientrò dopo poco con la borsa da viaggio di Meg.
Quest’ultima si asciugava in fretta gli occhi,ricomponendosi.
Poi presa la borsa,la aprì,cercandone febbrilmente il prezioso contenuto.
-Controllate…controllate pure…C’è proprio tutto!- esclamò dispettosa madame Sillani.
La scatola della mamma era ancora lì,sigillata come l’aveva lasciata.In una tasca c’erano poi le credenziali bancarie che le aveva consegnato Erik.Le trasse fuori:
-Vorrei in qualche modo sdebitarmi con voi,madame….Vedete,mia madre aveva pensato già al mio futuro…e se mi ero legata a voi,non era certo per secondi fini…Ditemi come posso…-
La Sillani la osservò,incredula.
Quindi cominciò a ridere,cattiva.
-Non ditemi che fate sul serio,signorina Giry…O debbo pensare che siete molto meno furba di quanto sembravate…-
Meg la fissò contrariata e offesa.
La donna cominciò a dubitare della mala fede della giovanetta.
Smise di ridere,ma con tono sprezzante le comunicò:
-Quel denaro non vale un fico,né in Italia né altrove…Non sapete che la Francia è nel caos?-
A questa notizia,la poverina sussultò,emise un’esclamazione di sgomento e impotenza insieme.No,a questo proprio non aveva pensato…
Tuttavia,raccolte le sue cose e la dignità,fece per prendere la porta.
Madame Sillani le volgeva le spalle,mordendosi nervosamente le labbra.Inaspettatamente la richiamò:
-Un momento…-
-Si?- si fermò l’altra,con un filo di speranza nel cuore.
-Il visconte? Ne sapete nulla?..- chiese allora madame Sillani,con affettato sgarbo.
-No..-
-Potreste raggiungerli:sono a San Marino,mi pare…-
Meg riprese la valigia,aprì la porta:
-Si….ci penserò….-
-Signorina!- la fermò ancora donna Lucia.
Quindi la raggiunse:Meg per un attimo sperò che ci avesse ripensato,che la accogliesse nella compagnia.
Ma madame Sillani,benché molto meno invelenita,non arrivò a tanto:
-Se avete voglia di lavorare…posso indicarvi un posto,dove andare…- così dicendo si avvicinò allo scrittoio e appuntò un indirizzo su un foglietto che consegnò alla fanciulla.
-Grazie…- disse quest’ultima,dandogli una occhiata veloce. –Credete che potrei…salutare vostro marito,prima di andare via?-
La donna aggrottò le sopracciglia.
Ma alla fine annuì,congedando la ragazza con un gesto spazientito della mano.
-Lo troverete nel cortile…-


Ernesto Sillani era pallido e sulla fronte recava ancora la profonda cicatrice della ferita infertagli.
Sembrava improvvisamente vecchio e lontano,il nonno del bimbo che dormiva sereno nella culla,a cui attendeva con sollecitudine e con un sorriso dolcissimo sulle labbra.
Meg si domandò se fosse stato davvero opportuno fermarsi…E stava quasi per tornare sui suoi passi,quando fu proprio lui a richiamarla.
-Andate già via,madamoiselle Giry?-
Lei si schiarì la voce.
-Si…io…-
-Senza salutare il vostro amico?-
Con slancio gli si avvicinò,sedette accanto a lui,gli si strinse vicino.
L’uomo l’accolse sotto il suo braccio.
-Ora che so che state bene…ora sono sicuro che guarirò…-
-Oh monsieur…- Meg era tentata di lasciarsi andare finalmente,sfogare tra quelle braccia paterne il suo bisogno di calore,la sua delusione,la sua fragilità.
Ma si accorse per tempo che quello non era più il Sillani di prima,che era un uomo indebolito,che stava riacquistando a fatica le forze e l’equilibrio necessari almeno per riprendere il suo ruolo di artista…
La fanciulla si limitò ad abbracciarlo:
-Il vostro bambino è proprio bello…Rimettetevi presto in forze,monsieur,promettetemelo:lo dovete a lui!- si raccomandò,quindi presa la sua borsa,ritrovato il cavallo nella scuderia,montò in groppa e si allontanò al galoppo.



babyphan10/1/2008, 13:50
Meg aveva tra le mani il biglietto di madame Sillani.Ferma sulla sua cavalcatura si guardava intorno,pensosa:davanti a lei di nuovo il ponte romano….Poteva uscire dalla città e tentare di raggiungere San Marino:là avrebbe trovato i De Chagny,avrebbe risolto i suoi problemi…ma …a che prezzo? Non osava confessarselo,ma sapeva bene che dov’era Christine avrebbe trovato prima o poi anche ‘lui’…

Non potrei sopportare più quella loro tacita intesa…no,quell’amore esclusivo.Quell’amore da cui mi ha escluso,senza pietà…

Si volse indietro:alle sue spalle il quartiere di San Giuliano…Era là che si trovava il locale cui l’aveva indirizzata l’ineffabile donna Lucia…Un locale nel quale?cosa le avrebbero chiesto di fare? Servire ai tavoli…o…

Star qui a domandarselo non serve…Meglio andare a constatare di persona…

Ritornando sui suoi passi certo la fanciulla non immaginava di essere attentamente seguita dallo sguardo di qualcuno,là,proprio sul ponte.Qualcuno convinto che lei avrebbe ripreso la via di San Marino e che –senza che se ne accorgesse- aveva l’incarico di vegliare su di lei e la sua incolumità…
Contrariato per l’inatteso cambio di programma,l’ignoto angelo custode montò a cavallo e valicò il ponte del diavolo…


La contrada di san Giuliano era vivace e accogliente;tante piccole botteghe vi si affacciavano,un viavai di folla indaffarata l’animava.
Meg era scesa da cavallo e, conducendo l’animale per la cavezza, si guardava intorno.
A un tratto,dal piano rialzato di un palazzotto le giunse ben distinto il clangore di lame che cozzavano,furiosamente.
-Avanti avanti…attaccami…puoi riuscirci!- sentì tuonare da un vocione maschio –En guard!-
-Non ce la faccio…no…- gridava una vocetta giovanile.
Col suo solito spirito combattivo Meg cercò con gli occhi il portone che conducesse al salone soprastante.
Non fu difficile.Le apparve una grande sala,sulle cui pareti risplendevano armi di ogni tipo,scudi,elmi,corazze.
In quella armeria un uomo piuttosto imponente duellava con un ragazzetto,incalzandolo a ritmo sostenuto.
Meg si fermò a osservarli;incredibilmente a un tratto il piccolo,che sembrava destinato a soccombere ebbe un guizzo e rovesciò le sorti della sfida,mettendo l’altro spalle al muro…
-Touchè!...hai visto che ce l’avresti fatta?che ti dicevo…Oh buona sera..-
I due si erano interrotti,scherzando affabilmente;e ora si rendevano conto della presenza della nuova arrivata.
-Buona…sera…- disse Meg,nel suo italiano impreciso.
-Cercate qualcuno,madamoiselle? – le domandò l’omone,in un francese piuttosto grossolano.
-Io…-
- I tiratori sono andati già tutti via…-
-E’…è una scuola di scherma,questa?-
-Certo…la migliore della riviera!-
-Mi piacerebbe prendere delle lezioni…-
L’uomo la guardava stupito,un po’ incredulo,bonariamente divertito.
Osservava la pesante borsa che Meg aveva trascinato con sé fin lassù.
-Sembrate appena arrivata…Dove alloggiate? Da queste parti non ci sono alberghi…-
-Io…ehm…cerco una sistemazione…mi hanno dato questo indirizzo…-
Così dicendo allungò il foglietto all’uomo che lesse,un po’ diffidente.
-Ah…Il gallo d’oro…E’ qui vicino,magari vi accompagno..Permettete che mi presenti:Andrea Bonfanti,maestro d’arme…e questi è il mio allievo migliore,Enrico,mio figlio…-
-Molto lieta… Marguerite Giry…-
Al sentirle fare il suo nome,l’uomo sembrò colpito,come se non fosse la prima volta che lo udisse.
Impossibile,si disse Meg;Parigi e l’Opera erano così lontane…
-Avete detto?- le domandò,per essere certo di quanto aveva sentito.
-Marguerite..anzi Meg Giry…- e gli porse la mano.
Lui non mostrò più nessuna emozione particolare.
Si limitò ad abbozzare un baciamano,quindi fece cenno al figlio di prenderle la borsa e insieme la accompagnarono alla locanda,poco distante.
Lungo la strada,Meg tornò a domandare:
-Voi…sareste disposto a darmi qualche lezione,monsieur…di scherma dico…-
L’uomo grugnì qualcosa di poco chiaro.
-Vi pagherei…naturalmente…se solo voleste dirmi quanto e…se …-
-Eccoci arrivati!- fu l’unica risposta di Bonfanti,come se sfuggisse di proposito al discorso.
Meg lo osservò,indispettita.Quindi lo precedette al di là dell’ingresso che quegli le aveva aperto.


Entrando in quel ritrovo Meg ebbe l’impressione di qualcosa di sgradevolmente familiare.
Le tornò in mente la taverna di Marsiglia,dove avevano incontrato il povero Felipe…rabbrividì;ricordò anche il volto cianotico del morto,con il plasso serrato intorno alla gola.
Arretrò istintivamente:quel luogo non le piaceva affatto…
-Che vi succede?- le domandò il maestro d’armi.
Qualcuno entrò intabarrato in un mantellaccio e andò a gettarsi in un angolo oscuro della locanda.
-Non immaginavo un ambiente simile…-rispose Meg.
-Non fatevi una cattiva opinione…Il padrone,Sebastiano,è un brav’uomo…Venite,ve lo presento…-
Istintivamentela ragazza sarebbe voluta andar via.Ma si fece forza e seguì lo spadaccino..
Lo vide avvicinarsi a un uomo di mezza età,alto,piuttosto segaligno,dal colorito chiaro,come dovevano essere stati i capelli,che teneva legati a codino dietro la testa,alla maniera repubblicana.
I due parlottarono un po’,poi col movimento del capo Bonfanti la additò al suo interlocutore;le sembrò che impallidisse leggermente.Quindi venne avanti tendendole la mano:
-Madamoiselle Giry?-
-Si…-
-Andrea mi diceva che cercavate alloggio…chi vi ha indicato la mia locanda?- c’era una strana diffidenza nella sua voce.
-Me l’ha indicata madame Sillani,sapete…e,veramente mi ha detto di rivolgermi a voi…per un lavoro…-
-Lavoro? Qui?-
-Si…ehm..sfortunatamente ho assoluto bisogno di lavorare…L’unico denaro di cui dispongo sono franchi..depositati a Parigi…-
I due uomini si scambiarono un’occhiata di intesa.
-Ecco…non saprei che lavoro offrirvi…-
-Posso…posso provare a servire ai tavoli…se credete,potete mettermi a lavare i piatti…-
Le guardarono le mani,delicate,avvolte nei guanti ricamati.
-Va bene,va bene…ne parleremo più tardi …adesso magari vi faccio vedere la vostra camera:Maria!-
Comparve una ragazzina dal viso ridente e solare,incorniciato da una treccia di capelli neri legati a crocchia sul capo.Si inchinò con un sorriso davanti a Meg dicendo:
-A servirvi…-
-Accompagna la signorina di sopra…mostrale la stanza accanto alla tua...Rivolgetevi pure a lei,se avete bisogno di qualcosa…-
-Prego!- la invitò Maria.Meg la seguì per una scaletta esigua,che le ricordò chissà perché quella di legno del backstage dell’Opera.

Bonfanti e Sebastiano rimasero a confabulare anche animatamente.Poi furono interrotti dall’acquirente rintanatosi nell’angolo più oscuro della locanda.Questi sembrò far loro una proposta piuttosto energica,allungando una borsa di denaro al padrone;ma Sebastiano inizialmente la rifiutò,come offeso.
Il nuovo venuto insistè;alla fine l’uomo la prese con riluttanza.E annuì rassegnato all’ultima disposizione che il nuovo venuto gli stava dando.
Si sentirono dei passi sulle scale e lo strano consesso si sciolse,prima che Meg potesse averne sentore.



babyphan12/1/2008, 18:30
La stanza sulla locanda era piuttosto piccola.
L’unica finestrella dava sui tetti bassi delle case adiacenti:si sentiva di lontano il rumore della risacca,ma il mare non si vedeva.
Era un ambiente pulito,ma chiuso,claustrofobico.
Meg non potè fare a meno di pensare agli spazi aperti che si era lasciata alle spalle sull’Appennino…
Per quella sera Sebastiano le offrì la sua ospitalità.
Avrebbero discusso il giorno dopo sul da farsi.
Meg non insistè,ma avvertiva chiaramente intorno a sé una attenzione strana,mista di diffidenza e di attesa.Da quando aveva detto il suo nome,era come se gli Italiani fossero impacciati nei suoi confronti;privi di quella calorosa spontaneità che invece li contraddistingueva…
Era stanca,non aveva voglia di trovare spiegazioni in quel momento.
Si stese ancora vestita sul letto e cadde in un sonno profondo.

Il bosco è avvolto in una nebbiolina leggera…è l’alba…gli alti fusti degli alberi si stagliano scuri,in un intricato dedalo…Cerco un sentiero,i miei occhi sembrano confondersi tra questa nebbia,il marrone rugoso delle cortecce,il verde dell’erba alta,delle fronde…
Un’ombra laggiù:è lui…riconosco il passo,riconosco la sagoma inconfondibile delle sue spalle,disegnata dal mantello nero…cerco di raggiungerlo…ma…ora non lo vedo più…
Il suono di un violino…mi chiama in un’altra direzione:è un canto d’amore,dolce,familiare…
‘Plaisir d’amour ne dure q’un moment…’
-Erik!- vorrei chiamarlo,ma la voce è strozzata.-Aspettami Erik!-


Altrove,Meg non poteva saperlo,ma qualcuno suonava davvero il violino;e sempre quella musica,quella canzonetta popolare,come se lo strumento fosse stregato e non sapesse produrre altro suono..
-Padrone!-
-Alla buon’ ora!quanto tempo ci hai messo?-
-Perdonatemi…sono qui da un po’ e…non volevo interrompervi…-
Erik aggrottò le sopracciglia,sdegnato.
-Che è successo,allora?- domandò spazientito.
Brevemente Nadir lo ragguagliò sui movimenti di Meg.
-…E ora è alla locanda detta del Gallo d’oro,presso un certo Sebastiano Accorsi…-
L’altro aveva ascoltato riflettendo,pensieroso;poi,quasi meccanicamente aveva di nuovo impugnato il violino,ripetendo per l’ennesima volta lo stesso motivo.
-Mi auguro che madamoiselle non corra pericoli…- insinuò sottovoce Nadir.
-Che diamine!...ti ho mandato a posta a sincerartene,pezzo di…- sbottò il padrone,rabbioso.
-Credevo vi interessasse solo sapere se avrebbe raggiunto o meno i De Chagny…- ribattè con falsa sprovvedutezza il servitore.
-Tornerai là e la terrai d’occhio:ogni movimento…ogni incontro…E’ una mina vagante,e la sua presenza non sfuggirà a nessuno…-
-E voi?...-
-Io …so già dove andare.Mi terrai informato e quando lo riterrò utile ti raggiungerò…-

Plaisir d’amour ne dure q’un moment…
Chagrin d’amour dure tout la vie…
-Erik!-
Si ferma,si volta….mi guarda:con quello sguardo che mi devasta il cuore…
-Erik!-


Meg si svegliò nello sforzo di gridare.
E capì con rammarico che si era trattato di un sogno.
Ora riprendere sonno sarebbe stato impensabile.
Si rigirò nella piccola stanza,poi schiuse piano l’uscio:non sapeva bene che fare…
Le giunsero dal basso delle voci.
Qualcuno si era attardato a parlare col padrone.
-Non avrei mai pensato che la figlia di madame Giry un giorno sarebbe stata mia ospite…-
-Cosa ti fa essere così orgoglioso? Così soddisfatto?Non sappiamo niente di lei:potrebbe anche essere una spia..!-
-Una spia? E di chi?Ma come ti può passare per la testa un’idea simile?-
-Intanto Sillani è finito in un’imboscata per colpa sua!-
-Oh…tu stai a credere a donna Lucia…quella vede col fumo negli occhi ogni gonnella che si avvicini a suo marito…-
-Lucia non mi è mai stata simpatica.Però la storia che ci han raccontata è vera…Loro si diedero alla fuga,ma la ragazza scomparve…Dov’è stata finora?magari Guermantes l’ha tirata dalla sua…-
Meg aveva fatto qualche passo fuori,per cercare di distinguere meglio quelle voci:aveva capito chiaramente che parlavano di lei,aveva sentito pronunciare il nome di sua madre,di Sillani,di sua moglie Lucia,di Guermantes!
…Ma i due uomini discutevano fitto fitto,e la sua conoscenza dell’italiano non era tale da consentirle di comprendere…
Sebastiano sbadigliò.
-Che pensi di fare?..credi che dovremmo avvertire anche lui?-
- mah…forse è la cosa migliore..E nel frattempo?-
-Nel frattempo…bè,tratteniamola…-
-E dei soldi di quel tale? Che ne faccio?-
-Assegnale un lavoro qualsiasi…e la paghi…Tanto danni non ne avrai…-
-Già…andam a dormir,Andrea…è tardi,e sono stanco…-
-Buona notte Sebastiano…-


babyphan15/1/2008, 15:26
Meg era rientrata nella sua stanza;ma quelle quattro pareti le sembrarono ancora più strette e soffocanti.
Aprì un cassetto e ne trasse la scatola dei segreti di sua madre.
Sciolse il nastro che teneva legate le lettere e ricominciò a leggerle,cercando di ricostruire almeno con l’immaginazione quello che esse non raccontavano…
Una storia d’amore..Una storia iniziata in sordina ed esplosa poi,in tutto il suo caldo entusiasmo…ma poi interrotta,senza un apparente motivo…’Amore mio’,la chiamava:era italiano!
Ma…chi era? G.M…

Fuori finalmente sorgeva il sole.
Spossata da quell’angoscia insonne,la ragazza si vestì e silenziosamente uscì dalla stanza;si guardò intorno e finalmente individuò il portone del retrobottega.Ne sollevò con cautela il paletto che lo teneva serrato e scivolò nella strada.
Richiamata dalla voce del mare,cercò la spiaggia…
Era sconfinata e il sole sorgendovi rendeva il bianco della sabbia accecante.
Meg la attraversò tutta,dirigendosi verso l’acqua.Il vento le scompigliava i capelli biondi,trattenuti solo da un nastro.L’aria salata sul viso le aprì il respiro.Ora sarebbe stato più facile riflettere,decidere cosa fare…
Una barca di pescatori giaceva semi sepolta nella rena.Meg si sedette a osservare il mare.

Quanti segreti intorno a me…Possibile che io sia a un tempo nota ed estranea a tutti?
Quali sono gli amici?quali i nemici?...
E il segreto che ho dentro di me?Il segreto di un amore impossibile,di un amore rifiutato...il segreto di due solitudini che si rincorrono,senza incontrarsi…?


Una profonda malinconia le opprimeva il cuore.
Una voglia sconsolata di lasciarsi andare e piangere la sua umiliazione,la sua sconfitta…
Appoggiò la testa sulla mano,in un gesto di sconforto,chiuse gli occhi,rinunciando a guardare avanti come aveva sempre fatto…
In quella sentì una mano carezzarle una spalla,un braccio cingerla,con tenero affetto.
-Erik?- pensò,sapendo già che non poteva essere vero.
Sollevò il viso:
-Ernesto?...voi?-
Era Sillani!
Senza parlare sedette accanto a lei e la tenne stretta,paternamente.
-Mia povera signorina…-
-Monsieur Ernesto…sono così confusa…-
-Vi capisco…lo sono stato a lungo anch’io…La ferita,la perdita di coscienza…la lotta per vivere…E poi il ricordo di quella creatura …mio Dio!-
-Di chi parlate?-
-Di colui che mi ha salvato…Un angelo dall’aspetto di demone..ricordo solo due occhi come tizzoni ardenti e un viso senza volto…-
Meg rabbrividì…
-Ho faticato a riprendermi:ma –credetemi- sto molto meno male di ciò che può sembrare…-
Meg lo osservò meglio.
Lo sguardo non era più così assente come quando s’erano incontrati l’ultima volta..
-Che volete dirmi?-
-Che per proteggere l’incolumità mia e dei miei…mi sono rassegnato a un nuovo ruolo…-
-Ma allora?-
L’uomo le fece cenno col dito di non rivelare nemmeno alla sabbia e al mare il suo segreto…
La fanciulla chinò il capo.
Tacque.
Lui le domandò:
-Che cosa ne è stato di voi?Vi hanno trattenuta quei manigoldi?vi han fatto del male?-
Meg scosse il capo:
-No…grazie a Dio degli sconosciuti salvatori … lo hanno impedito…-
-E perché non siete andata dai visconti?perchè siete qui a Rimini?-
-Volevo assicurarmi che stavate bene…e…speravo vi ricordaste di avermi offerto un posto nella compagnia…-
Il viso dell’uomo si oscurò:
-Ora come ora,la compagnia non esiste più!Giacomo,Federico…morti...Credevo che non avrei più dovuto temere per i miei cari…invece…-
-Mi spiace…- si scusò con slancio Meg – è stata colpa nostra…-
L’uomo scosse la testa.
-E’ una storia molto più lunga,madamoiselle…-
-Quanto …quanto più lunga?- osò finalmente domandare Meg.
-Risale a venti anni fa…quando in Italia si combatteva ancora per l’Unità…E’ una storia di esilio,di latitanza,di fughe…-
-E..voi che parte avevate in tutto questo?-
-Io ero e sono soltanto un attore:ma sono Italiano! E quando i miei compatrioti mi han chiesto di aiutarli,non mi sono tirato indietro!...ho garantito loro una copertura,a Parigi…Mettendomi contro quel maledetto Guermantes,il capo della polizia…-
-Monsieur Sillani...ditemi:come c’entra mia madre in tutto questo?-
-Vostra madre era un’amica…e aveva un cuore generoso,appassionato…E’ stata sempre pronta ad aiutare me e i miei amici e….-
Qui l’uomo tacque,rivelando una lieve reticenza;poi soggiunse:
-…e noi eravamo pronti a ricambiarla,non appena ne avesse avuto bisogno… Come siamo pronti ad aiutare voi,sua figlia!-
Meg lo guardò,cercando di interpretare anche quello che non diceva.Allora l’uomo le chiese:
-Che cosa avete deciso,di raggiungere i vostri amici o restare qui,da Accorsi?-
-Sapete anche questo? Che vostra moglie mi ha mandato da lui?-
Sillani guardò lontano,con un sorriso stanco:
-Abbiamo discusso molto:amo Lucia e la sola idea di farla soffrire è il mio più grande rammarico…ma lei è esageratamente gelosa…Alla fine mandarvi da Sebastiano è stato un compromesso…-
-Capisco…Per ora mi sembra ben disposto…ma:ditemi la verità..Conosceva anche lui mia madre?-
Sillani annuì.
-E quel Bonfanti,il maestro d’armi…-
L’attore fece ancora cenno di sì.
-…E perché allora non si fidano di me?-
Sillani corrugò il viso,contrariato.
-Ne siete sicura?-
Meg scosse il capo,con un sorriso rassegnato:
-Nessuno di loro si fida di me,Monsieur Sillani…Non sono sicura di aver compreso,ma dubitano che io possa essere una spia…-
-Una spia?... Voi?-
Meg annuì più volte,col capo.
-…Non lasciate che lo pensino…confidatevi,raccontate loro ogni cosa:sono gente di cuore…Hanno avuto tanta devozione per vostra madre:a voi non potranno che volere bene…- le consigliò Sillani,infervorandosi.-Nessuno che abbia un cuore può evitare di volervi bene,signorina…-
Il suo slancio fu così convincente,il suo abbraccio così caldo e disinteressato,che Meg si sentì confortata;si sentì più forte.Si sentì coraggiosa,vincente…


babyphan16/1/2008, 17:51
-En guard!-
Riflessi nelle lame lucenti delle spade i volti di un uomo e di una donna si fronteggiavano;poi cominciarono i primi tentativi di affondo,simili a una danza rituale,quasi un corteggiamento.Poi le spade si incrociarono,sprigionando clangore e luce;infine la donna tentò di colpire,ma –come sempre accadeva- si scoprì:
-No,madamoiselle!...E’ sempre lo stesso errore!...dovete colpire quando siete sicura…non dovete mai scoprirvi!..Ripetiamo!-
Meg sbuffò,furiosa con se stessa;ma non si arrese.Entrò di nuovo in posizione,si tirò indietro il braccio,si concentrò,come quando doveva provare un balletto.
E la lezione ricominciò…

Tutto aveva avuto inizio due settimane prima,quando Meg era rientrata dalla passeggiata in spiaggia.
Entrando nel locale aveva trovato il signor Sebastiano intento a ripulire il bancone;si era schiarita la voce per avvertirlo della sua presenza.
-Permettete che vi dia una mano?- e senza aspettare risposta aveva indossato un grembiule e si era messa a spazzare tra i tavoli.
L’uomo si era fermato ad osservarla,tentato di intervenire.Poi aveva lasciato fare,seguendo con indulgente attenzione i movimenti della ballerina…
Alla fine le si era avvicinato e,levatale la ramazza si mano,aveva detto:
-No,signorina…non è questo il lavoro per voi…-
Meg si era morsa le labbra,indispettita.E un po’ delusa.
-Posso imparare,monsieur…- aveva tentato di insistere.
-Certo…ma se poi vi mettete a fare la cameriera che faccio della povera Maria?...Per questo c’è lei…Maria!-
La giovane arrivò,solerte e sorridente come sempre;impugnò la scopa e in quattro e quattr’otto rimise in ordine la sala…
Meg s’era seduta a un tavolo.
Non aveva interloquito più per molto tempo,riflettendo su cosa e come dirlo.
Più tardi s’era fatto vedere di nuovo Bonfanti.
I due avevano confabulato un po’,quindi Sebastiano l’aveva chiamata e le aveva proposto di pagarle un tot al giorno se avesse ricopiato l’inventario della merce che aveva in cantina.
Meg aveva guardato entrambi,poi aveva detto loro:
-Vorrei mostrarvi una cosa,signori…A tutti e due…-
Così dicendo,anche se le costava dolore e vergogna,sfilò piano il guanto dalla mano sinistra e mostrò loro la cicatrice…
-Dio mio…chi vi ha fatto questo,signorina?- domandò inorridito Bonfanti.
-…Un uomo…un uomo che non avevo mai visto prima,che ha tentato di rapire me e i miei due compagni di viaggio,per riportarci in Francia…forse…o per riportare in Francia le nostre teste…-
I due Italiani si guardarono negli occhi,toccati profondamente,inorriditi e al tempo stesso furenti.
-Il suo nome…credo sia…Guermantes…- soggiunse poi Meg,rimettendosi il guanto e chinando la testa,con un sospiro.
-Guermantes! Maledetto assassino!-sbottò allora Sebastiano,tenendo fra le sue la mano di Meg.
-Dannata canaglia…vigliacco!- aggiunse rabbiosamente Bonfanti.
-Voi…lo conoscete?-
I due si scambiarono un’occhiata,quindi risposero con schiettezza:
-Si!-
-Io…credo che voi possiate aiutarmi quando vi chiedo di lavorare…quando vi chiedo di insegnarmi a maneggiare una spada…- riprese le giovanetta guardando l’uno e l’altro uomo.- Voglio imparare a difendermi signori…voglio imparare a badare a me stessa!-
Allora i due uomini le avevano sorriso,stringendola nel loro complice abbraccio,incoraggiandola


Aveva cominciato subito le lezioni con Bonfanti:questi aveva notato che era dotata di un talento straordinario,ma pure –essendo una principiante e forse a causa di una naturale impulsività- Meg non era mai riuscita,neppure una volta a batterlo…
-Questa volta ci riuscirò…- si disse la ballerina.
-En guard!- ne richiamò l’attenzione il maestro d’armi.
Meg non sprecò energie in assalti inutili;attese,come le era stato insegnato.E intanto meditò la mossa con cui contrattaccare…
Andrea fu costretto a scoprirsi,per incrociare le lame;meg era tentata di affondare subito,ma temporeggiò,perché lo spadaccino avanzasse di più,si sentisse sicuro.
E finalmente,al momento opportuno,Meg si lanciò in avanti e lo colpì:
-Toucheè!...Brava!...Bravissima!...ora dovete continuare:freddezza e ragionamento,signorina…e cuore al momento giusto:è questo il segreto!-
Meg era entusiasta!
-Per oggi basta così…- le disse il maestro – E’ ora di rientrare al Gallo d’oro…-
-Ma è presto?...possiamo continuare?Per una volta che stavo riuscendo…-
Bonfanti fece cenno di no col capo.
-E’ proprio per questo…voglio che riflettiate su come siete riuscita…e domani lo rifacciate!-
Un po’ delusa la giovane donna si andò a cambiare e poi prese la strada verso la locanda.
A un tratto si accorse di aver dimenticato i suoi guanti.Tornò indietro a cercarli.
Li trovò nello spogliatoio e stava andando a salutare il maestro,quando si accorse che parlava con qualcuno…E parlava in francese!
-Complimenti…ho assistito alla lezione:siete un ottimo maestro!- disse una voce che le sembrò familiare.
-E’ madamoiselle Giry che ha talento…Ma veniamo a noi:posso sapere perché avete cercato questo incontro?-
-Al Gallo d’oro non potevo farmi vedere…E volevo notizie ulteriori…-
-Qual è il motivo di tutta questa attenzione?- domandò sospettoso Andrea. –Chi siete,chi vi manda?-
-Vi ho già detto che non posso riverlarvelo,ma vi assicuro che tutto quello che faccio è a fin di bene…Ho portato altro denaro,immagino che ne abbiate bisogno…Che lavoro sta facendo?-
-Aiuta Sebastiano…serve ai tavoli,dà una mano nelle pulizie:ma non è cosa per lei…è chiaro!diciamo che è più quello che disfa…Ma perché questi soldi non glieli date direttamente?-
-Non li accetterebbe…-
-Non potrete continuare a pagare per lei in eterno…-
-Certo…merita di più che servire ai tavoli di una locanda di provincia…senza offesa per il vostro amico…Ma il quanto e il fino a quando non costituiscono un problema per chi mi manda…-
Meg si acquattò contro il muro.Aveva riconosciuto quella voce:era Nadir!
Aspettò che i due uomini si congedassero.Che Nadir sparisse come era apparso,da qualche porta laterale.Che anche Bonfanti si ritirasse e la precedesse al Gallo d’Oro.Quindi,entrata nel locale,cercò i due uomini nel retrobottega e li affrontò:
-Credevo di potermi fidare di voi!-
-Signorina Giry!...- i due stavano riponendo il denaro ricevuto in cassa.
-Non voglio quei soldi,capite! …vi restituirò lira su lira!- e così dicendo aprì il suo portamonete e cominciò a sistemare sul ripiano i soldi avuti.
Bonfanti e Accorsi si guardarono,poi la trattennero:
-Ferma,signorina..quelli sono vostri!-
-Non è vero: è con quel denaro che mi avete pagato!...non lo voglio!-
Accorsi prese due involti di banconote dal cassetto e glieli mostrò:
-Questo è il denaro che abbiamo ricevuto,madamoiselle…E’ qui dentro….-
Meg aggrottò le sopracciglia.Sebastiano si spiegò meglio.
-Dopo quello che ci avete raccontato,credevate davvero che Andrea potesse farsi pagare le sue lezioni?...vi passavo quei soldi per darvi la soddisfazione di pagare…e lui me li riportava qui:ecco!
Lo mettevamo da parte per darvelo tuto insieme,quando davvero ne avreste avuto bisogno!-
La fanciulla rifletteva;era ancora contrariata e piena di disappunto per quello che aveva scoperto.
Ma comprendeva che i due uomini non la stavano tradendo.
-Io non lo userò mai!...tenetelo voi…-disse,rifiutando anche solo di sfiorarlo col gesto della mano.
-Ma…signorina…-
-Tenetelo…-ripetè imbronciata – vi ripagherà dei guai che combino come cameriera…- così dicendo uscì dalla stanza.
Accorsi la inseguì.In quella un avventore provò a fermarla,allungando anche le mani.
-Mi spiace…ma non posso servirla- disse lei respingendolo- Sono solo una ballerina senza lavoro!-
-Una ballerina? E facci vedere,bela fiola!Balla un po’…- ribattè quello,sospingendola nel centro della sala,prima che Accorsi potesse intervenire.
-Balla si…balla!-
Meg si vide circondata da sguardi affamati e da mani che battevano il tempo,incitate dal tipo che s’era alzato in piedi e sembrava capeggiare quegli scalmanati. La giovane donna deglutì:finora i suoi anfitrioni l’avevano tenuta protetta da tutto ciò. Ma si rese conto che se voleva davvero dimostrare di sapersela cavare da sola,doveva affrontare quella situazione:anzi…era un’occasione che le veniva offerta!
-Ballerò…Si,ma qualcuno deve suonare per me!- così dicendo afferrò una chitarra e si guardò intorno.
Un giovanotto afferrò lo strumento e si propose:
-Lo farò io!- era Michele…
Le fece l’occhiolino e cominciò a cantare una vecchia ballata popolare che Meg conosceva.
Su quelle note la giovanetta improvvisò prima dei passi un po’ incerti,poi continuò con sempre maggiore sicurezza:i presenti –incantati dalla grazia delle sue movenze,si ammansirono uno dopo l’altro.
Ed alla fine dell’esibizione applaudirono con calore.
Meg si inchinò,sorrise loro e poi,come solo una vera artista sa fare,disparve prima che l’incanto potesse essere spezzato.



Edited by arielcips - 4/1/2009, 22:05
 
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