Il ponte tra di noi, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(1221 visite )

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babyphan
view post Posted on 4/4/2008, 22:39 by: babyphan




babyphan17/1/2008, 18:25
Approfittando dell’inatteso rapimento del suo uditorio,Meg era scappata su per le scale –quelle scale che le avevano ricordato profeticamente il backstage dell’Opera’ –verso la sua stanza.
-Aspettate signorina…- la inseguì Michele,cercando di aprirsi un passaggio,contemporaneamente a Sebastiano;entrambi la raggiunsero a breve distanza.
Accorsi era mortificato:
-Mi dispiace madamoiselle Giry…non accadrà mai più…io non permetterò che…-
Michele entusiasta;e sorpreso:
-Non accadrà mai più? Ma la signorina è stata bravissima!Deve invece accadere…e tutte le sere!-
Disorientata la ballerina guardava ora l’uno ora l’altro cercando di capire che cosa dicessero.
Fu Michele a prendere il sopravvento:
-Signorina Meg…noi dobbiamo rifarlo! …certo provando un repertorio…senza improvvisare come stasera,ma…Riempiremo il locale tutte le notti!...Vedrete:ci faremo stilare un contratto e…-
-Ma…ma cosa state dicendo?- domandò,pur cominciando a capire;e soprattutto cominciando anche a piacerle l’idea.-Intendete parlare di…una scrittura?-
Michele le sorrise,ammiccò verso di lei,poi verso Sebastiano.
Questi tentò di obiettare:
-Ma madamoiselle Giry è…è un’artista;voi non sapete che scuola ha fatto,da quale teatro proviene…-
-Meg…Non eravate disposta a entrare nella compagnia di Sillani,forse?Diteglielo anche voi…-
-Bè…si…Si, Sebastiano!almeno farei una cosa che so fare…Non dovreste pagarmi inutilmente…-
-Ecco..Brava signorina!- ripetè Michele,compiaciuto.
-Però…però dovete garantirmi…-
-State tranquilla Meg:vi proteggerò io…il rispetto non vi mancherà!- si intromise ancora il giovanotto,prevenendola.
Sebastiano sospirò,rassegnato.E finì per cedere.
Ma Michele pretese che si stendesse un preciso contratto,parandosi anche ad ‘agente teatrale’ della sprovveduta partner.E solo quando tutti e tre i contraenti l’ebbero firmato,rafforzando l’intesa con un amichevole brindisi,si congedò da entrambi,lasciandoli finalmente liberi.
Sebastiano riponeva bottiglia e bicchieri,quando Meg ne richiamò l’attenzione:
-C’è un’ultima cosa,monsieur Accorsi…-
-Ditemi signorina…-
-Se e quando quella persona tornerà a chiedere di me o vi porterà altro denaro…voglio che mi avvertiate:voglio che mi ci facciate parlare personalmente!-
L’Italiano assentì,poco convinto.

I giorni successivi Meg fu presa da una strana euforia:le sembrava di essere finalmente padrona di sé,delle sue scelte.
Lavorava,tirava di scherma…e il passato era come sbiadito all’orizzonte….Sbiadito,non cancellato.Il tempo che dedicava all’azione era così intenso che non le consentiva di riflettere,di ricordare.
Ma dentro di lei permaneva il segreto di una notte d’estate e di un amore negato.
Si era accorta da piccoli ammiccamenti,sorrisi,occhiate che le attenzioni di Michele non erano solo di natura lavorativa;il giovane le si era affiancato con entusiasmo e –se solo lei gli avesse offerto un piccolo incoraggiamento –probabilmente le avrebbe dichiarato anche la propria devozione….
Ma in quei momenti lei si tirava indietro;improvvisamente avvertiva delle fitte inattese alla mano che si rimarginava… e la ferita nel suo animo sembrava riaprirsi.
Non osava confessarlo nemmeno a se stessa.Ma aveva chiesto di incontrare Nadir da una parte per poter sfidare ancora il suo padrone,ma dall’altra per poterne avere sia pur minime notizie…
E finalmente,una sera che si allenava nella scuola di scherma con il figlio di Bonfanti,quest’ultimo entrando le fece un cenno con il capo.
Meg sospese l’allenamento e lo seguì.
L’orientale attendeva diffidente in una stanzetta;avvertiva che c’era qualcosa di diverso dal solito.La porta si aprì,Andrea entrò poi,spostandosi di lato,mostrò alle sue spalle la giovane donna.
-Buona sera,Nadir!- lo salutò lei,un po’ sfrontata.
Quegli aggrottò impercettibilmente la fronte,ma non battè ulteriormente ciglio.Rimase in attesa.
Meg prese due fasci di banconote e glieli porse:
-Potete riportare questi al vostro padrone…io non ne ho bisogno!-
L’uomo li prese.Ma non parlò.Si limitò a guardarla,in atteggiamento di ascolto.
-Ditegli pure che sto lavorando…anzi,vi prego:stasera siate nostro ospite al Gallo d’oro...-
L’uomo allora guardò alternativamente la fanciulla e Bonfanti,senza capire.
-Tutte le sere c’è spettacolo…Non avete letto?-
-Ma..madamoiselle…voi…- l’uomo non riuscì a trattenersi.
-Io ho imparato a badare a me stessa!...- ribattè lei,fiera.Quindi gli volse le spalle.

Ora …ora lui saprà…E che cosa potrà accadere? …Nulla:non sono io quella che gli interessa…
Anzi…Questo mio gesto ha sancito la nostra definitiva separazione…Ah mio Dio Erik…Il pensiero di non rivederti più,di non sapere…perché?perchè?


Non poteva certo sapere Meg che Erik era molto più vicino di quanto immaginasse…


Quella sera l’esibizione fu più intensa del solito.Michele era riuscito a convincere Meg a duettare con lui anche nel canto,nonostante la giovanetta continuasse a dire che non ne era all’altezza:
-Non ho la voce impostata…non so cantare…-
-Ma via…avete una voce particolare,fresca…lasciatevi persuadere…-
E così Meg aveva danzato e cantato insieme al giovane,nell’entusiasmo della folla.
Il Gallo d’oro non era mai stato così pieno.Nel buio quella sera c’erano tanti volti sconosciuti.Ma anche qualcuno noto…
Mentre piroettava graziosa intorno a Michele,scambiandosi con lui strofe amorose,Meg credette di riconoscere Nadir;ma lo vide sparire improvvisamente.

Corri,corri a riferire…

Col tormento riacceso dal pensiero di Erik la giovane donna aveva danzato con uno strano slancio…e a un tratto qualcosa l’aveva turbata…
Non poteva sbagliare;là nel buio,tra tanti occhi…
Li avrebbe riconosciuti ovunque…Gli occhi color verde selvaggio come il mare,che la fissavano proprio come quel giorno,alla sorgente;di più,ora erano come offuscati da un fremito nuovo;sembravano dirle:attenta,tu appartieni a me…

No…non è possibile sia lui…Non è lui che può pensare questo…

Turbata la ballerina s’arrestò,sembrò dimenticare i passi,tremò disorientata.
Michele le fu vicino,la sostenne.
E la fiamma negli occhi di smeraldo avvampò…
-Va tutto bene,Meg?-
-Io…non so…-
-Fate largo!Fate largo…lasciatela respirare!-
Si creò una strana confusione nel locale;qualcuno si avvolse nel mantello e uscì;qualcun altro invece si avanzò per vederci chiaro.
Anche Nadir fece per uscire,seguire il suo padrone,attenderne disposizioni;ma si scontrò con un uomo e,sollevando gli occhi su di lui,sussultò.
I nemici erano di nuovo in caccia…


Ritiratasi nella sua stanza,Meg si era stesa sul letto e aveva preso sonno.
Ma era un sonno agitato.
Rivide la scena di quella sera,giù nel locale;e alla realtà si sovrappose una strana visione da dormiveglia;Erik che si materializzava davanti a lei,nel suo mantello nero;che la fissava con quegli occhi che avvampavano di desiderio…Che l’afferrava e stringendola contro di sé la baciava appassionato:
-Stanotte per Dio io voglio solo te!-
Poi la sollevava e la portava via,per le scalette di legno,su nella stanza.E qui nel suo letto,l’amava con tutto l’ardore di cui era capace:
-Appartieni a me…!-

La giovanetta si svegliò di soprassalto.C’era qualcuno nella sua stanza,ne era sicura.
Alla luce fioca che filtrava dalla finestrella,vide infatti un’ombra nel buio:
-Erik!-
Le rispose un gemito:
-Madamoiselle…- poi l’ombra sembrò accartocciarsi,piegarsi su se stessa.
Meg balzò dal letto e sostenne l’ignoto ospite.
-…Nadir?...che vi succede?-
L’uomo tossì piano.Meg lo aiutò a stendersi sul letto.
-Avvertitelo…-balbettò.-Avvertite il padrone…-
-Che vi è successo Nadir?-
Ma ritraendo le mani,si accorse che erano sporche di sangue:l’uomo era ferito e perdeva conoscenza rapidamente.
-Dove…dove lo trovo?-
-Al ponte…- Dicendo questo con uno scatto inatteso il ferito si rialzò.
-Ma…dove andate?-
Quasi rantolando,le disse:
-Andate da lui…lui saprà dove trovarmi…ma fate presto!-

La notte era buia,senza luna.Uno strano silenzio avvolgeva le cose:persino il fiume sembrava sussurrare il suo eterno lamento e il mare,laggiù,era stranamente piatto e inerte.
Erik fissava le acque del fiume che a malapena si intravedevano nella tenebra,quando il silenzio fu interrotto dal galoppo di un cavallo che avanzava.
L’uomo sollevò lo sguardo:doveva essere Nadir,finalmente.
Ma invece vide sopraggiungere lei…Lei che non poteva saperlo,ma quella sera gli aveva fatto provare qualcosa che credeva rimosso…destinato solo a una donna,una soltanto…. il morso velenoso della gelosia che stringe il cuore e accende il desiderio….
-Dannata bambina!-
Meg lo aveva visto;aveva trattenuto la sua montatura,fermandosi,quindi gli andava incontro,incerta.
-Ebbene? Dov’è Nadir?- le domandò,con forzato sgarbo.
-Lui…è ferito:mi manda a cercarvi…-
-Ferito?-
-Si…e gravemente…ha detto che voi saprete dove trovarlo,ma….dobbiamo far presto-
Erik aggrottò un attimo le sopracciglia,pensoso. Meg si aspettava che sarebbe montato a cavallo e via,in città.
Invece l’uomo le fece cenno di smontare e,prese le redini del morello,lo legò a fianco al suo.
-Ma…dobbiamo affrettarci…-provò a dire la fanciulla.
-Vieni!- le intimò lui e,presala per mano,la precedette giù verso la riva,al di sotto del ponte.
Qui Meg si accorse che si aprivano delle arcate sotterranee.Erik vi si addentrò,sicuro.
All’interno un dedalo di corridoi,umidi di acque che scorrevano sonore.
-Come…come potete essere sicuro di…-
L’uomo tirò fuori da una tasca interna una cartina della città;vi buttò un rapido sguardo,quindi presala ancora per mano avanzò nel buio…
-Dammi una carta di qualsiasi città ed io ne imparerò tutti i segreti…il ventre oscuro del sottosuolo non è mai stato un enigma,per me…anzi!-
-Allora è così che ...-
-Ssssh…ora taci!...-
In quel momento si avvertirono dei passi al di sopra delle loro teste;Erik attirò Meg in uno stretto andito,coprendole la bocca per zittirla e stringendosela contro.
Il cuore della giovanetta batteva come impazzito;abbassò gli occhi,temendo di incrociarli con quelli di lui.Ma poi non potè farne a meno,lo guardò:lui aveva tutti i muscoli tesi nello sforzo di percepire il minimo pericolo,la testa sollevata di lato,col bel profilo che l’ombra ridisegnava contro il muro.
Si volse anche lui,le disse:
-Andiamo!-
E di nuovo,le prese la mano e la guidò.
Finalmente si fermarono davanti a una scaletta in metallo;vi si arrampicarono e un cancelletto schiuse loro l’accesso a quella che doveva essere la cantina di un edificio.
-Dove..dove siamo?-
-Non ha importanza…- Erik si guardava intorno,ansioso.
Un gemito appena percettibile si levò nel buio.
-E’ qui!- disse Meg,indicando il ferito.
Erik si chinò sul servitore:era esanime.Ma in qualche modo aveva tamponato la ferita da solo,fasciandosi con strappi di lenzuola.Le lenzuola di Meg.
-Nadir…- esclamò Erik,addolorato.
Lo sollevò sulla braccia con una delicatezza insospettabile e fece cenno a Meg di riaprirgli il cancelletto.
Quindi,con la fanciulla che lo assisteva alla meglio e quel corpo senza vita che gli pesava addosso,egli ripercorse tutto il cammino fino al ponte.
-Aiutami:dobbiamo metterlo sul cavallo!Montaci tu prima…-
-Si…-
Così lo sistemarono alla meglio,poi Erik legò il fedele collaboratore al collo dell’animale,fissandolo alla meno peggio.
-Ce la farà?- domandò Meg.
-Lo deve.Non mi perdonerei mai se morisse!- fu la risposta angosciata di lui.
Erano fermi l’una davanti all’altro,si fissavano:nessuno dei due sapeva trovare le parole né si risolveva ad andare.
Lei sollevò il viso,lo guardò quasi implorandolo con gli occhi,schiuse piano le labbra;e lui ricordò che quelle labbra avevano il sapore delle fragole mature…
Meg sentì le mani calde di lui posarsi sulle sue braccia;tremò.
Poi l’uomo l’attrasse a sé e,stringendola quasi da farle male, la baciò.
La baciò come se non dovesse fermarsi mai…
Invece bruscamente la allontanò da sé,sospirando.
Meg gli disse:
-Non è solo desiderio…non ci credo …-
Lui strinse i denti,deglutì,espirò piano.
-Bada a te piccola Giry…Addio!-
E montato sul suo cavallo nero,sparì trascinandosi via il compagno morente.

babyphan23/1/2008, 11:32
Meg rientrò in punta di piedi nella locanda;tuttavia si accorse che c’era qualcuno nel retrobottega che parlava…
Erano le solite voci di Andrea e Sebastiano;ma c’era anche qualcun altro con loro.
-Lo so anch’io che l’idea dello spettacolo è stata un’imprudenza…ma tu non conosci quella ragazza…-
-In ogni caso ora non può più stare qui…è troppo pericoloso:per tutti!-
-E allora? Che consigli?-
-Deve venire anche lei su…Sperando che non la seguano…-
-Chi la ospiterà? Tu?...-
Vi fu una pausa.La voce sembrò tremare appena.
-No…io….Andrà da Raimondo,dove sono anche gli altri…-
-Prima o poi la incontrerai…-
-Accadrà quando dovrà accadere!- rispose l’altra voce,energicamente.-Adesso vado via…Fate a modo!-

Chi c’è laggiù? Ancora parlano di me,decidono di me…Di me chi? La figlia di madame Giry,la piccola Giry…Io sono Meg,io sono una persona!Perchè non riesco a dimostrarlo?Perchè?

Finalmente rientrò nella sua stanza;e cominciò a fare i bagagli…

-Signorina..ma..cosa sono queste valigie?-
-Non lo sapete Michele?...Vado via…-
Michele guardò lei,poi Sebastiano che sopraggiungeva.Anche questi rimase sorpreso.
-Che succede?-
-La signorina dice che parte…-
-Come?-
-Non è così,Sebastiano? Non avete già deciso per me,l’altra notte?-
-Shhh…silenzio,per carità!- i primi avventori del mattino entravano già.
Sebastiano invitò i due giovani a seguirlo nel retrobottega.
Rimasti soli,Meg lo investì:
-Non è forse vero che stanotte avete ricevuto visite,monsieur Accorsi?-
-Signorina,per carità…calmatevi!Michele,diteglielo anche voi…-
Ma Michele era abbastanza impotente;e mortificato,all’idea di perdere quel fortunato sodalizio.
-Non saprei…di cosa parlate…-
-A quanto pare sono un’ospite indesiderata…della quale dopo un po’ è meglio sbarazzarsi,come di un pacco postale…-
-Non siate precipitosa,signorina:qui si tratta di pericoli gravi…dai quali vogliamo essere sicuri di potervi proteggere:quell’uomo…è di nuovo sulle vostre tracce!-
Meg aveva il viso contrariato e sembrava non volere sentire ragioni:
-Quell’uomo? Quale?- domandò indispettita.
-Guermantes!- rivelò Sebastiano,a bassa voce.
-Ebbene? Non esistono leggi in questo paese che mi possono tutelare? Non posso ricorrere alla giustizia?-
-Madamoiselle….voi…non avete più documenti,niente di valido,davanti alla legge italiana…Siete una fuoriuscita…e lui può accusarvi di qualunque cosa!-
-E voi? Non potete testimoniare che io…?-
La risposta dei loro sguardi fu eloquente.
-Dannazione!- la fanciulla imprecò,tra lo stupore e il disagio dei due uomini.-Va bene,allora speditemi pure altrove,come una zavorra…- e così dicendo riprese le sue valigie.
-Calmatevi ora…Andrete via,ma stanotte,durante lo spettacolo!-
-Durante?-
-Durante?- domandarono i due giovani all’unisono.
-Si…Maria prenderà il vostro posto,così potrete uscire indisturbata,senza che nessuno vi segua…Andrea vi scorterà fino a destinazione…-
La giovane restò un attimo a pensare,poi annuì lentamente.
-E sia…posso almeno sapere qual è questa destinazione?-
-Meglio di no…anche le mura hanno orecchie…ma posso dirvi che non resterete sola…vi troverete degli amici!-

Meg sospirò,rassegnata.Lei e Michele rimasero da soli.
Il giovanotto le si avvicinò,le prese timidamente una mano.
-Mi dispiace,madamoiselle…-
-Michele,posso chiedervi un favore?vi prego è qualcosa di riservatissimo…-
-Chiedetemi quel che volete…ormai avrete capito che vi sono devoto e..-
-Portereste una lettera a Sillani?ma dovete assicurarmi che la consegnerete a lui,lui solo…che non passi da altre mani!-
-Io gliela porterò…ma,sapete bene che ormai…con la testa…- e fece il segno con le mani intorno alle tempie.
-Non importa:voi dategliela nelle mani!...Promettetemelo!..-
-Se…se mi promettete che…potrò venirvi a trovare…appena possibile…-
Meg gli sorrise,indulgente.Quel giovane la inteneriva,ma non avrebbe mai potuto contraccambiare i suoi sentimenti.
-Come vorrete…- gli rispose.
Quindi,prese carta e penna e scrisse brevemente un biglietto;fece in tempo a chiuderlo e a consegnarlo al suo compagno,prima che Sebastiano o altri potessero accorgersene.E sperò che almeno quella impresa giungesse a buon fine.


Lo spettacolo iniziava alle nove;Michele aveva già la chitarra in mano;Maria aveva indossato una parrucca bionda e si preparava a ingannare la folla…
Meg aveva indossato invece abiti maschili e un cappello che le coprisse la treccia bionda;il giovanotto stentò a riconoscerla,poi le si avvicinò e le fece scivolare tra le mani un altro biglietto,sussurrandole: -Au revoir…!-
La ragazza gli sorrise,poi uscita dal retrobottega,raggiunse Bonfanti che aveva già caricato i suoi bagagli su un muletto e l’attendeva con i cavalli.
Il viaggio non fu molto lungo,ma la strada era impervia;fu solo alle prime luci dell’alba che i due giunsero in vista delle mura della piccola repubblica.
-Eccoci…è quella San Marino…Ora attendete un attimo qui…-



Mentre l’uomo si allontanava,Meg trasse dalla tasca il biglietto di Sillani e lo lesse avidamente:

“Mia cara,
le decisioni prese dai miei amici non devono indispettirvi.
San Marino è sicuramente il posto più sicuro per voi…Vi ritroverete i vostri compagni di viaggio e …sarete tra amici.Vedrete che anche gli altri assilli che vi tormentano,forse troveranno una risposta proprio tra le mura della vecchia città…Vi prometto che verrò io stesso a trovarvi,appena possibile.
Badate a voi!
Con affetto,Ernesto.”

-Signorina?...seguitemi!- Bonfanti era già tornato.
Entrarono in città dalla porta settentrionale.Era una rocca cinta di mura,all’interno della quale però si aprivano in ordine le strade fino alla piazza che sovrastava tutta la vallata sottostante.
I due si fermarono davanti a un palazzo sul cui portone campeggiava un fregio nobiliare.
Smontati da cavallo entrarono,attraversarono una corte spaziosa e si diressero verso un’ampia scalea che conduceva all’ala abitata.
Sulla scala veniva loro incontro un uomo sui cinquant’anni,sobrio nella sua eleganza,non particolarmente alto,stempiato,con la barba argentea.
-Andrea!- disse,aprendo le braccia all’amico.
-Raimondo!- rispose quello,ricambiando fraternamente l’abbraccio.
Meg era rimasta ferma,qualche gradino più in basso.Il padrone di casa domandò di lei con gli occhi all’ospite,che li presentò:
-Madamoiselle Marguerite Giry… Il conte Raimondo Santacroce…-
-Onoratissimo,madamoiselle…-disse quello,chinandosi e sfiorandole la mano con le labbra.
Meg si sentì un po’ a disagio a ricevere quel gesto d’omaggio così,in quelle sue vesti maschili.
Ma prima di poter dire nulla,sulle scale apparvero Raoul e Christine;e quest’ultima –senza riuscire a trattenersi- corse per le scale e abbracciò l’amica ritrovata con slancio fraterno.
-MEG…oh mia piccola Meg…che gioia,che gioia!-


I primi momenti insieme furono occupati dai reciproci convenevoli,spesso concitati,interrotti da abbracci e incredulità.Poi a Meg venne consentito di ritirarsi,per prendere possesso delle stanze che il conte le aveva destinate.
La giovanetta si ritrovò di nuovo sola: questa volta le era toccato un alloggio nobiliare,con un camino immenso alla parete,il letto a baldacchino, armadi finemente intarsiati in legno pregiato…Una sala da bagno personale…
La stanza guardava a nord ovest attraverso un alto verone:per prima cosa Meg scostò le cortine che lo velavano e guardò giù,nella vallata.
I suoi occhi scrutavano ogni anfratto di quella sconfinata pianura che si apriva sotto di loro,ogni piega delle rare colline,fino a fermarsi ad ammirare un picco ripidissimo,su cui sembrava arroccarsi un castello minaccioso…

Dove sarai,ora…Erik,amor mio? Che ne sarà di Nadir…e di te,solo,senza il suo prezioso sostegno?...

Una cameriera bussò alla porta mettendosi a disposizione della fanciulla;l’aiutò a disfare e sistemare il guardaroba; a rinfrescarsi,a cambiarsi per il pranzo.



Il pranzo,cui presenziò anche Bonfanti,fu sostanzioso e piacevole;ma Meg sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto rispondere alle domande dei suo commensali.
-Siamo stati così in pena per voi,Meg…- esordì Raoul -Eravamo già in salvo,quando ci rendemmo conto che eravate rimasta là…-
-Io…non potevo accettare che Sillani…-
-E poi?...che cosa successe? Vidi bene che i nostri ‘salvatori’ tornarono indietro per voi…-
Meg si deterse piano la bocca,quindi rispose:
-Ci fu uno scontro a fuoco…nel quale…rimasi io stessa ferita e…persi i sensi…-
-Ferita?...o mia povera Meg…-
La giovanetta tentò di minimizzare.
-Niente di mortale…ma…-
-Quell’assassino le ha squarciato la mano…-
Chistine tremava di raccapriccio:
-Oh…-
-Diteci…e poi?- la incalzò invece Raoul.
-Mi risvegliai…ospite sulla carrozza dei nostri salvatori…Ero stata salvata,curata…-
-Ma…chi erano?-
Meg si schiarì la voce,riflettendo:
-Un uomo d’affari slavo…e il suo servitore…Il signor Dravic…-
-Ma…Come mai…?-
Meg cominciava a spazientirsi.Ma ritenne opportuno mantenere la calma e dare risposte credibili,per chiudere definitivamente quel discorso.
-E’ stato per ammirazione…Credo che il signor Dravic abbia riconosciuto Christine sulla nave…dove viaggiava anche lui…Non saprei dire altro…-
-Non vi ha dato altre spiegazioni?-
Meg chinò il capo,facendo segno di no.
-E ora? Dove sono?-
-Mi scortarono fino a Rimini…ma poi hanno ripreso la loro strada:forse dovevano imbarcarsi di nuovo…-
Raoul scuoteva la testa.
-Mi spiace non averlo potuto ringraziare a dovere…-
Christine fissava enigmatica Meg,senza commentare.
A fine pranzo il conte prese la parola:
-Signorina…ora che siete qui,vorrei pregarvi di usare –come già fanno i vostri amici –alcuni piccoli accorgimenti …Fuori da queste mura nessuno deve conoscere la vostra reale identità:per prima cosa adotterete un nome italiano…e imparerete a rivolgervi ai vostri amici coi loro nuovi nomi: Renato Visconti,Cristiana sua moglie e…?-
-Margherita…? Margherita …Desideri.-
-Margherita Desideri?...va bene!-



babyphan24/1/2008, 15:49
I convitati si alzarono da tavola,ma prima di potersi ritirare nella sua stanza,Meg si trattenne con Raoul e Christine ancora un po’.
-Sapete Meg…io vorrei rintracciare quel signor Dravic…Anche perché debbo rendergli il suo bagaglio..-
-Oh…lo avete voi?- domandò la giovane,fingendosi sorpresa.
-Si…-
-Davvero caro? Non ne sapevo nulla…- si intromise Christine.
-Era sulla carrozza su cui siamo fuggiti:ho fatto conservare tutto in una stanza,sopra…speravo che ci avrebbe raggiunti insieme a voi,Meg…Anche perché…-La voce gli si abbassò in un tono mortificato. –Purtroppo…debbo anche scusarmi con lui …io…-
-Cosa caro?-
-Ero a corto di liquido…sono stato costretto a impegnare qualcosa di suo…-
-Non ne sapevo niente…perché non me lo hai detto? Avremmo potuto vendere un mio gioiello…-
Raoul prese il viso della moglie tra le mani,appoggiò la fronte sui suoi capelli;non sopportava di vederne quello sguardo.Si sentiva umiliato,inadeguato,inutile…Dov’era finito il patron dell’Opera,solare e vincente?
Senza aggiungere una parola,si allontanò dalla sposa,ritirandosi nel giardino.
Christine guardò Meg,poi guardò lui.
Sembrava incerta sul da farsi:l’amica immaginò che si sarebbe precipitata a raggiungere il marito,bisognoso di conforto.
E in quell’impasse,approfittò per congedarsi e rientrare nella sua stanza.

Era lì che guardava lontano,verso quella rocca avvolta nelle nebbie,di fronte alla sua finestra,quando dopo un flebile bussare la porta si aprì ed entrò Christine.
-Meg!-
-Oh…Christine…dimmi…-
-Io…io vorrei sapere la verità…a me puoi dirla,sai?-
-La verità?- domandò la ballerina,apparentemente senza capire.
-Si…era lui,vero?...il fantomatico signor Dravic!-
Meg si mostrò sorpresa.
-Lui?...non saprei…-
-Era …il fantasma…!- affermò più chiaramente la soprano.
-Mi ha detto di chiamarsi Dravic…e non so altro!- ribattè allora indispettita Meg.
Christine si volse su se stessa,guardò anche lei fuori:
-Tu certo…non lo hai mai visto...Ma…non hai mai dubitato?-
-Non capisco,Christine? Sembra quasi che tu…tu ti stia augurando che sia lui:perché?-
-Perché?...ma,Meg…io….credevo avessi capito…- rispose l’altra,quasi cercando un appiglio nell’amica,incapace lei stessa di comprendere.
-No…davvero…- Meg si sforzò di essere rigida.
-Io…- Christine chinò il capo,poi ammise: -Sapere che lui veglia su di me...-
-Tu…hai un marito..che veglia su di te!-
La soprano stava per ribattere,giustificarsi. Poi guardò l’amica,con sospetto:
-Perché mi rispondi così?...non…non ti riconosco…-
Meg girò la testa dall’altra parte.Non voleva che Christine scoprisse il suo segreto,non lei…
-Dimmi… che aspetto aveva?-
-Non saprei…alto,scuro di capelli…-poi tossì appena – Porta spesso il volto coperto da una maschera nera,perché …ha il profilo destro sfigurato…-
Christine l’abbracciò di slancio:
-Dici davvero?...allora è lui!- esclamò,entusiasta. Poi domandò subito dopo: -E ora? Dov’è?-
Meg sospirò:
-Non lo so…Non so più nulla! Sono lieta che le mie parole ti abbiano restituito entusiasmo…ora però,se permetti,gradirei stare un po’ da sola e riposare…- c’era amara ironia e insofferenza profonda,nel suo tono,mentre indicava la porta all’amica.


In realtà non aveva nessuna voglia di restare chiusa in quella stanza…Si affacciò e scorse nel giardino il suo ospite parlottare con Bonfanti:quest’ultimo sollevando lo sguardo la vide e la salutò.
Meg allora scese giù e li raggiunse.
-Cara Margherita…stavo appunto congedandomi…Ma non mi risolvevo a partire senza salutarvi…-
-Siete gentile…-
Raimondo si ritirò discretamente,lasciandoli soli.
Passeggiarono un po’ nel giardino inglese,guardando il paesaggio.Meg era malinconica.
-Vi vedo turbata,Margherita…che cosa c’è?-
La ragazza sospirò:
-Mi mancheranno i nostri allenamenti…mi mancherete tutti voi,Andrea…-
-…Anche a me,se può confortarvi…-

Perché ogni volta che mi sembra di aver trovato una collocazione,debbo andar via,spezzare i legami,ricominciare…?Mi piacerebbe essere come quella rocca laggiù:solida,forte,turrita,irraggiungibile…


-Che cos’è laggiù,quella rocca?-
-E’ San Leo…Un antico fortilizio…secondo la leggenda fu la prigione di Cagliostro…-
-Cagliostro?-
-Si…il ‘mago’…vi rimase rinchiuso fino alla morte…ma quando la cella fu aperta,non vi trovarono nessuno,nemmeno le sue spoglie…Una vera magia!-
Bonfanti rise,strappandole un sorriso un po’ forzato.Poi le strinse la mano nelle sue e la incoraggiò:
-I momenti brutti passano,signorina…e voi siete forte! E potete contare su tanti amici…-
Questa volta il sorriso di Meg fu più convinto.
Ma poi lo vide andar via e provò ancora l’amarezza della separazione…



Dall’altro capo del giardino le giunsero delle risatine inconfondibili;sollevò lo sguardo…Eccola là,Christine che piroettava leggiadra intorno a Raoul,sollecitandolo a uscire dal suo torpore;si abbracciavano,celiavano,lui la inseguiva,lei si lasciava raggiungere…Per poi stringerla sotto il suo braccio e andar via con lei.


Ipocrita!Ipocrita!Ipocrita!...


Meg covava una rabbia sorda.
Rientrò in casa da una porta laterale e si trovò inaspettatamente in una sala d’armi:sulla parete rilucevano le migliori lame di Toledo…
La fanciulla ne impugnò una e vi si specchiò;poi sollevò lo sguardo:la vetrata rifletteva la sua bella sagoma.
Allora si pose in guardia e finse di duellare con se stessa.
-Davvero elegante come stile…ma non è meglio affrontare un avversario in carne ed ossa?-
Una voce maschile risuonò alle sue spalle;si volse,per un attimo sperando…
Era un uomo meno alto di Erik,robusto;indossava sul viso la maschera da scherma.
Delusa nelle aspettative,ma eccitata dalla sfida,Meg-credendo si trattasse del padrone di casa-
sollevato il braccio sinistro,le gambe ben piantate in terra,chiamò:
-En guard!-
E i due cominciarono a battersi.
Il tiratore era esperto,non aggressivo;parava ogni colpo di Meg,senza affondare a sua volta;questo irritava ancora di più la giovane che continuava a infierire irrefrenabile,scoprendosi ogni volta di più.
-Questa,signorina…è rabbia!- disse infine l’uomo,disarmandola a mandando la sua spada a cadere lontano.
Meg si fermò,le braccia aperte,indispettita ma ignara sul da farsi.
-Non..non vi sbagliate…signor ..Raimondo!-
L’altro si era fermato,le fece cenno con la testa di raccogliere l’arma e intanto sollevò la maschera:
-Non sono Raimondo…- disse.
Era un uomo sui sessanta anni,il viso circondato da bianchi e folti capelli raccolti in codino,alla maniera di Sebastiano;la barba curata,gli occhi nerissimi e splendenti.
-Sono il conte di Scandiano…Signorina?-
Meg fece qualche passo indietro,poi gli porse la destra:
-Margherita…Margherita Desideri…-
L’uomo la guardò,esitando a prenderle la mano.
In quella entrò nell’armeria il padrone di casa:
-Oh…siete qui signorina…I vostri amici vi attendevano per mostrarvi la città…-
-Oh…perdonatemi –disse allora Meg,congedandosi.
Ma prima che uscisse dalla sala,il nuovo venuto le consigliò:
-Mai con rabbia,signorina…



La vita nella piccola città arroccata si rivelò presto noiosa per Meg:la sua condizione di ospite,la convivenza con la coppia De Chagny,l’inattività,l’attesa,tutto la rendeva insofferente.
La notte,la lunga notte estiva,calda,afosa,lucente la trovava spesso desta,affacciata alla grande finestra della sua stanza,a osservare insonne la vallata;a scrutare nell’ombra nella speranza di scoprire un volto amico…Che ne era stato di Nadir? Era salvo? Ed Erik?
Si era rassegnata a quel domicilio coatto con l’inconfessabile speranza che,almeno,dov’era Christine,presto o tardi,sarebbe stato anche lui…
Ma nessuna traccia vi era dell’uomo che aveva acceso il suo acerbo desiderio,che aveva colto il fiore del suo primo turbamento,che aveva sciolto il nodo della sua segreta femminilità …

Cosa provo davvero per lui?...io non lo so! Il desiderio,la forza invincibile del suo magnetismo si fondono con una compassione profonda:annegherei nei suoi occhi,per riemergere negli abissi del suo dolore,per toccargli quelle ferite inconfessabili di cui porta le cicatrici,curargliele,lenirne la pena…Ma poi penso che mi ha rifiutato,e una rabbia sorda sale e vorrei gridargliela in faccia…Ma lui non c’è…non c’è…non c’è…

Raimondo Santacroce era un ospite discreto e sollecito a un tempo:Meg poteva circolare nella sua residenza senza limitazioni.Spesso aveva trovato un po’ di svago nell’armeria,dove il padrone di casa non aveva disdegnato di misurarsi con lei;ma la fanciulla avvertiva che era solo un passatempo,per quell’uomo.
Avrebbe voluto incontrare ancora quel conte di Scandiano con cui aveva incrociato le lame il primo giorno;invece nelle settimane che seguirono anche lui sembrò sparito,dileguato…
Chi la cercava invece era Christine;ma Meg temeva di rimanere sola con l’amica,ben sapendo dove il discorso tra loro sarebbe andato a parare…
E’ pur vero che la coppia faceva una vita piuttosto ritirata,ultimamente;e non era raro assistere di lontano a battibecchi e tensioni tra i due.

Proprio una di quelle notti di veglia capitò a Meg di cercare frescura in giardino e imbattersi,senza volerlo e per fortuna non vista,nei due coniugi.
-Vuoi per favore dirmi dove stavi andando,Raoul?...-
Sbuffando,spazientito il giovane rispose:
-Da nessuna parte,Christine…cercavo la stanza di quel Dravic…i suoi bagagli…-
-E perché,se è lecito?-
Nessuna risposta.Il visconte scuoteva la testa,amareggiato.
-Che cosa succede?perchè non puoi parlarmene?sono tua moglie!-
-Abbiamo bisogno di denaro,Christine…- sillabò infine lui,con evidente reticenza. -Mi domandavo se…-
-Raoul! Tu..tu non vorrai derubare ancora il nostro salvatore!-
-Io…non l’ho mai derubato!-
-No?...credevo avessi approfittato di qualche suo prezioso per…-
-Non era un oggetto prezioso…era un violino…-
-Un violino? Raoul!...hai rubato il suo violino?-
-Christine..perchè parli così?...sono io,quello a cui stai dando del ladro…-
-Ma…non capisci che per un artista la musica è il bene più prezioso?come puoi essere così così…-
Raoul si irrigidì,sollevò il capo con fierezza:
-Non potevo lasciare scoperto il conto di quell’alberghetto…-
-Ma certo…che disonore,per il visconte di Chagny!- ribattè la soprano,sprezzante.
Il visconte strinse le mascelle,ferito;quindi soggiunse:
-Non potevo far morire di fame mia moglie…-
-..in fondo per un aristocratico è solo l’onore che conta…Morire di fame?Che intendi dire?-
-Intendo dire che non abbiamo più niente,Christine:gioielli,denaro,crediti…Niente!-
-Raoul!...e…e come?-
-Non lo so…ma non sopporto questa situazione…Non la tollero più!-
-E…cosa intendi fare?-
-Prima o poi debbo tornare in Francia!-
-Tornare…-
-Tornare,si…ma da solo!...è venuto il momento di farlo…-
-Ma…Raoul! …e se riprendessi a cantare? Magari potremmo recuperare del denaro,quanto basta per…-
-No!...no…Volevo dirtelo in un momento migliore,purtroppo l’occasione si è presentata ora:debbo partire…-
Gli occhi di Christine si riempirono di lacrime:
-Non lasciarmi sola…-supplicò.
-Ma non sei sola…c’è madamoiselle Giry con te! Ora che finalmente ci siamo riuniti,parto …sereno..
Meg si era addossata alla parete:quello che aveva sentito le apriva davanti agli occhi scenari odiosi e prevedibili…Raoul lontano,Christine sola ...e lei chiamata ancora a quell’insopportabile ruolo di comprimaria!

Il visconte aveva abbracciato la moglie,teneramente,confortandola;quindi l’aveva sospinta verso la loro stanza;prima che potessero accorgersi della sua presenza,Meg fu costretta a nascondersi:aprì una porta a caso ed entrò in un’ennesima camera degli ospiti.
Cercò di abituarsi al buio;dalle pesanti tende filtrava un leggerissimo raggio che le consentì di avvicinarsi e aprirle;ora la stanza era investita dall’alone lunare.
Davanti al letto Meg riconobbe la sagoma di un baule da viaggio…
Si avvicinò:sapeva bene che era quello di Erik.Lo sfiorò appena,titubante;poi sempre più convinta ne cercò la serratura…Riuscì inaspettatamente a farla scattare,aprì piano:un odore che le era epidermicamente familiare la investì….Camicie di seta,giacche finemente lavorate,foulards…La sua mano carezzava ogni cosa,le sue dita stringevano ,il suo viso ,le sue labbra assaporavano quella desiderata assenza.
Poi,dalla tasca di una giacca spuntò un foglietto.Lo prese,ma era troppo buio per leggervi cosa vi fosse scritto.
Si fece forza:avrebbe volentieri sottratto una di quelle camicie per tenerla con sé…Ma richiuse piano il baule e,silenziosamente,rientrò nella sua stanza.





babyphan6/2/2008, 10:24
Rientrata in camera,Meg osservò il foglietto alla luce della sua lampada.Era solo un appunto,benché vergato in una grafia elegante:erano indicate diverse località in Italia;poi era stata cerchiata San Marino.E c’erano dei nomi,collegati tra loro…Anche il suo,Giry;collegato con una freccia a una serie di iniziali,tra le quali non le sfuggì una G.M. e accanto alla G. M ,era leggibile il nome San Leo …

Sapeva già che saremmo venuti qui…Aveva fatto i suoi calcoli,perché lui conosceva i legami tra mia madre e…e questi italiani.Dunque G. M. potrebbe essere qui,a San Marino..O forse è lassù,a San Leo…lo potrei incontrare…Perché Erik non mi ha mai detto una parola,perché?

Sollevò lo sguardo.
Di fronte a lei,come sempre l’ombrosa sagoma della rocca di San Leo.E tutto intorno la vallata rigogliosa che si allungava a perdita d’occhio.
Non ne poteva più di quella gabbia dorata,voleva uscire,fuggire via…



Qualche mattino dopo, a colazione, Meg avvertì una certa animazione.
Raoul e Raimondo parlottavano tra loro.Christine sembrava più svagata del solito.Di lì a poco sopraggiunse –ospite atteso a quanto pare – quel conte di Scandiano .Gli uomini sembravano intenti a scambiarsi più di un parere.Poi Raoul guardò Christine;e il conte di Scandiano osservò brevemente Meg.
-Care signore- disse Raimondo,finalmente – Non crediate che vi stiamo trascurando…-
Si scambiarono diversi convenevoli.
Quindi il padrone di casa soggiunse:
-Probabilmente il soggiorno forzato vi comincia ad annoiare…Domani,come di consueto,apre la stagione di caccia…Ed è buona abitudine iniziarla con una scampagnata collettiva…vedrete i dintorni,sono bellissimi!-
-Oh…è un invito insolito…-
-Certo…non tutte le dame sono ammesse a condividere le passioni di noi uomini,ma come vi dicevo,ad apertura di stagione è quasi un rituale…avervi per compagne…-
L’idea di andare a caccia francamente ripugnava a Meg;ma il pensiero di uscire da quelle mura anguste,magari di allontanarsi,chissà raggiungere quella rocca maestosa e lontana le aprì uno spiraglio nel cuore.
-…Io accetto volentieri!- disse infatti con slancio.
Poi guardò Christine;ma Christine guardava Raoul.
Sapeva bene che il giorno dopo lui non ci sarebbe stato;stavano organizzando la sua partenza,il rientro in Francia…Per questo era arrivato il conte;era lui a manovrare buona parte dei collegamenti,in quel pericoloso frangente.
Meg lo intuì e si ritrovò a osservare quel nobiluomo,piuttosto schivo,quasi da sembrare arrogante;eppure così coinvolto e sollecito verso le loro disavventure.
Scandiano sembrava notarla appena;il suo sguardo si soffermava solo impercettibilmente su di lei,tanto che quando le capitò di intercettarlo,inaspettatamente Meg si sentì arrossire e chinò subito i suoi occhi.

Christine e Raoul si congedarono quella sera;nonostante la sorda irritazione che da giorni Meg covava nel suo cuore verso l’amica,non potè non avvertire lo strazio di quella separazione.Raoul amava teneramente la sua sposa,e la sua devozione era ricambiata con altrettanto slancio:in quell’occasione Meg fu sicura che Christine non aveva altri pensieri,se non quello angoscioso di veder andar via l’uomo che amava,vederlo partire verso l’ignoto…e non poter far nulla per lui…
Fu straziante sciogliere quel loro abbraccio;fu desolante adattarsi all’idea che quel puntino laggiù,che ormai scompariva tra le ombre del crepuscolo era proprio Raoul…
Ora Christine era di nuovo sola;più che mai…

Forse finalmente questo la indurrà a crescere…Ora non c’è nessuno che le faccia da padre,fratello,maestro…angelo…sposo…


Erano pensieri cattivi i suoi,Meg lo sapeva.
Ma nutriva verso quella sua amica un sentimento contrastante,da sempre…E ora più che mai:perché adesso,senza poterselo nemmeno confessare,ne era gelosa…Fatalmente.

Debbo smettere di pensare a questo…Io ho la mia ricerca da seguire...Magari G. M. è proprio lassù…

L’ apertura della caccia era un evento per la piccola repubblica,cui partecipavano tutti i maggiorenti.
Tuttavia presto nell’immensa vallata i gruppi si disperdevano.
Così,dopo poco,Christine e Meg si ritrovarono in una piccola comitiva,costituita dal loro ospite e poche altre coppie,nonché diversi gentiluomini armati che non avevano visto prima.
La soprano indossava un’ampia gonna sportiva e montava all’amazzone su una mansueta cavalla che procedeva lentamente dietro agli altri.
Meg invece ,vestiva dei pantaloni e portava i capelli legati;montava un cavallo nero agile e nervoso e spesso si inoltrava nei boschi,avanti agli altri.
Aspettava il momento in cui nessuno avrebbe più fatto caso a lei….per poter inerpicarsi verso la sua meta.
A un tratto i cani sembrarono fiutare una preda:forse un cinghiale.
Tutta l’attenzione si spostò sull’inseguimento…
A Meg sembrò arrivato il momento giusto.Diede di sprone al suo nero morello e via,in direzione della rocca.
Il percorso era piuttosto intricato:in realtà la giovane donna non seguiva un sentiero,ma solo una direzione,tra alberi sempre più fitti.
A un tratto le parve di avvertire lo scroscio di un corso d’acqua.Cercò di avvicinarsi alla fonte di quel rumore…
E finalmente si ritrovò davanti a un torrente,piuttosto inaridito.
Era chiaro che scendesse proprio dai fianchi acuminati della rocca:allora lo seguì.
Improvvisamente cominciò a delinearsi un sentiero; e alla fine di esso,un ponte.
Un vecchio ponte in pietra,oltre il quale si apriva una salita.Finivano gli alberi e la roccia minacciosamente sembrava pendere sugli incauti visitatori.Era quella la strada verso la cupa prigione …
Il cavallo ebbe uno scarto,si sollevò sulle zampe di dietro,come avvertendo un arcano ostacolo.Ma Meg non si lasciò intimorire e,valicato il ponte,si avventurò lungo la ripida erta.

In cima alla salita,si trovò di fronte alla mole ostile di una sorta di fortezza;tuttavia intorno ad essa c’erano due o tre casupole:un fabbro con la sua bottega aperta sulla stradina;alcune donne dall’aspetto contadino che rientravano nelle loro abitazioni.Meg ebbe l’impressione di un tuffo nel passato medievale e alzò gli occhi alle torri del maschio immaginando di vedere qualche armigero…
Ma la fortezza sembrava vuota.
La fanciulla smontò da cavallo e proseguì a piedi.Il fabbro la chiamò:
-Ehi…signorina…chi cercate?-
Cercando di neutralizzare il suo accento,la ragazza provò a rispondere in italiano:
-E’ possibile visitare…la fortezza?-
L’uomo guardò verso la torre.
-Se vi fanno entrare…-
-E’…abitata?-
-Sissignora…Ma se cercate il cardinale di questi tempi…non lo troverete…-
-Il cardinale?-
-Si,Montefeltro…ormai non viene più…-
-Montefeltro?-
-I signori Montefeltro,signorina…ma della famiglia è vivo solo il cardinale Giovanni,che sta a Roma…Ormai la rocca la danno agli ospiti,per quanto ne so…-
-Giovanni Montefeltro…G.M….- pensava intanto emozionata Meg.
Si era affacciata sulla soglia una donna,forse la moglie del fabbro.
-Vieni a mangiare,Checco!...-
Meg salutò la nuova venuta,cercando di ingraziarsela.
-Buon giorno,signora…Voi non sapete se…il castello sia abitato?Vorrei visitarlo…-
-Qualcuno l’abbiam visto,ma stamattina è uscito …provate …-rispose quella,guardandola con diffidenza.
Quindi si ritirò dentro il marito.

Meg rimontò a cavallo e si incamminò verso il pesante portone che introduceva alla corte interna del castello.
Era solo accostato.Allora la giovane donna entrò.
Smontò poi da cavallo e legò l’animale ad uno degli anelli sulle pareti di pietra.C’era uno strano silenzio,intorno.Però in fondo alla corte si apriva un arco e un ingresso.
Vi entrò.Alle pareti alcune nicchie spoglie;altre invece ospitavano ritratti in marmo degli antichi proprietari.La giovane donna osservava quei volti di pietra,domandandosi se qualcuno di essi rassomigliasse a quello dell’uomo il cui cuore aveva palpitato per sua madre.
La dimora sembrava deserta;però nessuno le impediva di entrare,salire verso l’ala abitabile,sincerarsene…
Così Meg si inoltrò per le antiche scale,raggiungendo il camminamento che dava verso la torre di guardia.
Le sembrò di intravedere finalmente qualcuno.Sedeva di spalle su una panca di pietra ,intento ad osservare con un cannocchiale qualcosa laggiù.
-E’ permesso…posso?...- domandò timidamente la giovane donna.
-Così siete arrivata,finalmente…- le disse una voce familiare.
Meg non capiva ancora,girò intorno al sedile di pietra e lo sconosciuto si volse verso di lei,posando il cannocchiale e rivolgendole un accenno di sorriso …
-Nadir?...-
-Vi ho seguita dalla vallata…-soggiunse quello,sollevando il cannocchiale.
Meg guardò in giù:da quel punto era possibile vedere ogni cosa.
In fondo riconosceva le mura di San Marino e persino il palazzo di Raimondo e le sue finestre…Giù a valle,i gruppi di cacciatori,come formiche ordinate si disperdevano dietro invisibili prede…E poi c’erano le comitive di dame,raggruppate nelle radure,in attesa…
Meg si volse all’uomo:
-Come state?-
- Ancora un po’ impedito -disse,facendo il gesto di alzarsi.
-Non fate sforzi…- lo rassicurò lei,trattenendolo. –Io,non immaginavo di trovarvi qui…- ammise poi.
-Davvero?...cercavate il mio padrone,immagino…-
Meg arrossì,ma confessò:
-No…neanche lui…Credevo di …- era tentata di confidarsi,ma si morse le labbra,tacque.
Poi,dopo un pausa di silenzio,domandò:
-Lui…? Dov’è?-
Nadir accennò alla valle:
-E’ giù…Vedete,da qui si controlla tutto il territorio…ogni movimento,ogni passaggio:per ora posso fare solo questo….Il padrone invece esce all’alba e …-
-..E si mette in caccia,vero?- concluse Meg.
-Lui sa che siete in pericolo,madamoiselle…-
-Che intendete dire?-
-Che i vostri nemici sono ancora in agguato…-
-Se vi riferite a quel Guermantes…non è me,che cerca…Io…non ho nemici…-rispose la fanciulla,un po’ sprezzante.
-Ne siete sicura?- ribattè l’orientale.
Poi sollevò il cannocchiale e osservò la scena di caccia.
-Oh!...- gli sfuggì.
Meg cercò di mettere a fuoco,dall’alto.Poi gli ingiunse:
-Fatemi vedere!-

Erik era in groppa al suo cavallo nero:il vento gli allargava il mantello come ali sulle spalle,il volto era coperto dalla maschera nera.Si muoveva nella valle con sicurezza,attraversando balze e salti,giù,verso la radura.
A un tratto,fu palese che qualcosa lo aveva attirato.Il cavallo ebbe uno scartò,si fermò. A poche centinaia di metri da lui,sola a piedi,sul ciglio di un sentiero,Christine stringeva tra le mani dei fiori di campo,pensosa.
Poi la giovane donna sollevò lo sguardo.Meg non poteva vederlo,ma seppe immediatamente che i loro occhi si stavano incontrando,in quel momento.
Il cuore le tremò…
Il cavallo di Erik ora avanzava lentamente verso Christine.
Erano soli,l’uno davanti all’altra,dopo tanti mesi…Era il momento! Nulla avrebbe distolto l’attenzione di lui dalla sua chimera che si materializzava ora davanti a lui,là….

Eppure,improvvisamente,inaspettatamente qualcosa distolse l’uomo.
Meg puntò il suo cannocchiale in direzione di quel ‘qualcosa’:non riusciva a veder bene,poi finalmente lo distinse…
…Una cerva col suo piccolo…
…La canna di un fucile brillò tra i rami.
Meg gridò: No!
Contemporaneamente,un attimo prima del colpo fatale,Erik aveva spinto il cavallo in direzione del cacciatore,spaventando la preda…
Quando Meg ebbe di nuovo il coraggio di guardare,non c’era più traccia della cerva…




babyphan8/2/2008, 23:16
Meg aveva posato il cannocchiale,visibilmente turbata.
-Ora…voglio andar via!- esclamò
-Perché? –le domandò meravigliato Nadir.
La giovane donna scosse la testa,quasi in lacrime.
-Non voglio incontrarlo…io non….non sopporto quello che sta succedendo…- confessò finalmente.
Nadir si alzò a fatica per andarle dietro.
-Permettetemi di dirvelo:voi madamoiselle non sapete attendere…- la redarguì. –Non bisogna farsi prendere dalla rabbia,dalla furia…mai!-


Mai con rabbia,signorina…


Lei si fermò un attimo.
-Siete..la seconda persona che me lo dice…- riflettè.
Ma poi ribattè,agitata,proseguendo verso l’uscita: -Ma purtroppo io sono così…-
Nadir accennò un sorriso enigmatico:
-Già..-
-Addio Nadir…riguardatevi…-
-A presto,madamoiselle…-
Meg non stette a interrogarsi sul senso di quel congedo;montò sul suo cavallo e diede di sprone giù,per la ripida discesa,verso la valle.
Il sentiero era davvero scosceso e Meg lo affrontò con la sua solita irruenza.
Fatalmente nell’ultima curva il cavallo ebbe uno scarto più violento degli altri e la disarcionò.
Non fu una caduta grave;la giovane si rialzò,un po’ malconcia e a piedi guadagnò il ruscello per lavarsi i graffi dalle mani e sciacquarsi il viso.
Ma in realtà ferma sulla riva ne approfittò per dare sfogo alla sua pena:aveva voglia di piangere per la cerva e per il suo piccolo,aveva voglia di piangere per sé,per il suo sogno d’amore spezzato…per il dono rifiutato della sua innocenza…
Ma la rabbia amara sembrava trattenere persino le lacrime…
Poi sollevò il volto…e lui era là,a cavallo ,avvolto nel suo mantello nero,dall’altra parte del torrente,e la osservava.
-Che cosa fai qui…?-
Lei sollevò le spalle:
-Il cavallo mi ha disarcionata…-
Erik attraversò il torrente e smontò vicino a lei.
-Sei stata su alla rocca?- le domandò,sollevandole il viso con la mano.
-Si…- ammise lei.
-A cercare cosa?- le domandò ,brusco.
-Oh…non temere…non avevo idea di trovarvi Nadir… o te,signor Dravic…-
-Il mio nome è Erik!- la corresse lui,piccato.
-E il mio è Meg!- ribattè lei,indispettita.
Si misurarono come sempre,con gli sguardi.
Ma in quella un fruscio distolse entrambi:istintivamente lei si strinse a lui e guardò.
Veloci e spaventati per l’inarrestabile fuga passarono la cerva col suo piccolo e disparvero nella foresta…
-E’ salva?!- esclamò allora Meg -…ma…come?-
Poi lo guardò: era stato lui…aveva messo a rischio la vita,aveva messo da parte Christine,per impedire che il cacciatore colpisse…
Lui prevenne ogni suo gesto di gratitudine,voltandosi,respingendola. Sul viso un’espressione disorientata e dolente.
-…E’ stato più forte di me…- sillabò,quasi giustificandosi.Poi si irrigidì e domandò:-Perché Christine era sola?-
Meg avrebbe voluto ribattere,come al solito,che non faceva la spia.
Ma le sembrò inopportuno,e inutile.
A voce bassa,senza entusiasmo,rispose:
-Raoul è rientrato in Francia…-
Lui prese fiato,come volesse domandare oltre.Ma tacque.
-Del resto..qui Christine è al sicuro..- insinuò con malizia lei.
-No…non lo è…- rispose invece schiettamente Erik. –E nemmeno tu…-
-Perché dici questo?- domandò lei guardandolo negli occhi.
-Perché il vostro inseguitore è di nuovo sulle vostre tracce… E’ lui che ha quasi ucciso Nadir…-
-Guermantes?...ma gli Italiani…-
-Gli Italiani…-ghignò,un po’ sprezzante.- Ciechi,illusi idealisti….combattono solo a volto scoperto..-
Meg lo scrutò,interrogativa.
-Guermantes è …come me…infame,traditore…Non è il nemico adatto,per quei…’patrioti’!-
-Erik…- Meg pronunciò il suo nome con dolcezza;dolcemente provò a rimproverarlo –Tu…non sei quello che dici..-
Lui la fissò,con gli occhi di brace:
-No?...credevo di essere il peggiore degli uomini,piccola Giry!-
Lei gli sfiorò piano il torace,con un mesto sorriso.Poi,disarmante,dichiarò:
-Io…ti amo…-
Lui non riuscì a trattenersi;le prese la testa tra le mani,carezzandole piano i capelli.Poi le disse:
-Sai che non è possibile,Meg…Ora più che mai,non lo è…-
Ma intanto le baciava piano la fronte,gli occhi.Come se due persone si dibattessero in lui.
Quindi si chinò a cercarle anche le labbra.

Voi non sapete attendere,madamoiselle…

Meg sospirò profondamente.Ma si tirò indietro,gli sfuggì.
-Non è possibile?…allora...- Così dicendo arretrò,corse via ,raggiunse il suo cavallo e vi montò in groppa.
Erik fece il gesto di inseguirla,fermarla.
Ma poi la lasciò correre via al galoppo sul piccolo ponte di pietra.
E le sentì gridare,nel vento:
-Ma non rinuncerò!-


Dopo poco Meg si riuniva alla comitiva dei cacciatori.
Qualcuno di loro imprecava ancora.
-Se quel demonio non mi fosse comparso davanti,ora avremmo di che banchettare!-
-Tonio…smettila…Abbiamo preso il cinghiale!-
-…A rischio di farsi accoppare…e poi? Pouf! Scomparso…bel tipo!-
Raimondo le andò incontro:
-Oh..Margherita…eccovi…Stiamo rientrando….-
Meg gli sorrise,poi sbirciò verso Christine.L’amica era visibilmente turbata.Ma silenziosa,chiusa.
Mentre rientravano a Meg si affiancò il conte di Scandiano:
-Dove siete stata,durante la caccia?Non vi ho vista…-
-Ho preferito allontanarmi…non sopporto la vista di..delle prede…Sono stata alla rocca di San Leo…-
-A San Leo? A che fare?- le domandò l’uomo,con sospetto.
-La vedo sempre dalle mie finestre…speravo di poterla visitare…-
Quello le rispose con durezza,non smettendo di guardarla con ostile diffidenza:
-Non c’è niente da vedere a San Leo….ed è pericoloso che vi allontaniate così,signorina…Spero non debba ripetersi più…-
La fanciulla si sentì mortificata da quel rimprovero.Abbassò la testa,contrariata:
-Non accadrà…se lo ritenete così pericoloso…-
Poi però non attese risposta e,dato di sprone al suo cavallo,si distanziò da quell’uomo che le incuteva sempre una sensazione di disagio e soggezione insieme.


Ci fu un ricco banchetto allietato da innumerevoli portate di carne.Confusione,chiacchiere,convenevoli.Poi finalmente ognuno si ritirò nella sua stanza,a conclusione di quella lunga,stancante giornata.
Meg era seduta davanti alla sua toletta:sciolti i capelli,li ravviava stancamente,prima di andare a letto.
Un bussare leggero annunciò una visita.
-Chi è?-
-Meg…sono Christine…posso entrare?-
Così dicendo la soprano schiuse la porta e,fatti pochi passi,si venne a sedere ai piedi del letto,di fronte all’amica.
-Che cosa c’è Christine?...ti senti sola,ora che Raoul…-
La nuova arrivata volse la testa di lato,come colpita da un rimprovero.
Gli occhi le si riempirono di lacrime,ma le ricacciò indietro.
-Meg….Raoul non c’entra…-
-Allora…?-
-Meg…ma perché stamattina mi hai lasciata sola?-
-Ma…veramente ti sapevo in compagnia dei nostri ospiti…-rispose con indifferenza la ballerina.
-Gli ospiti erano intenti a cacciare…Io ero così triste…impacciata su quel cavallo…sola…A un certo punto ho preferito proseguire a piedi…-
-Si?-
-Camminavo al limitare della foresta,avevo raccolto dei fiori…Poi…-
-Poi?-
-Ho sollevato lo sguardo:lui era là!-
-Lui?...-
-Lui,Meg:il fantasma!-
Meg si alzò,guardò oltre la finestra:
-Non siamo più all’Opera,Christine…non ci sono fantasmi!-
-Allora…chiamalo nel modo che preferisci…il signor Dravic,se vuoi…Ma era lui:il mio angelo!-
La ballerina avvertì una fitta al cuore.Strinse i pugni e i denti,cercò di resistere.
-Angelo?....non era un demonio,qualche tempo fa?-
-Angelo o demonio…lui era là..mi guardava con quei suoi occhi ardenti come la brace…veniva verso di me…-
Meg prese fiato,le domandò:
-E tu?...che hai fatto?-
Christine si tenne il viso tra le mani,affranta:
-E’ una malia Meg…lui mi guarda ed io dimentico tutto ciò che è intorno a me…penso a lui,vedo solo lui,sento la sua musica che suona nella mia testa….Gli sono andata incontro- concluse,ammise.
-Oh…e..che cosa è accaduto?-
-Anche lui veniva verso di me…Non so cosa sarebbe potuto accadere…So che a un tratto,però,qualcosa lo ha distolto:è come se una forza opposta lo tirasse via…Ha spronato il cavallo al galoppo ed è sparito!...-
Meg chinò il capo;anche lei aveva gli occhi pieni di lacrime…Ma si fece forza,e disse all’amica:
-Tu dici che senti la sua musica…quale Christine? Da quando lo hai lasciato,lui…non ha scritto più un rigo!-
-E tu cosa ne sai?- ribattè l’altra,come scottata.
-Me lo disse lui stesso…quando riebbe tra le mani il suo violino…-
-Il violino? Quello che gli ha impegnato Raoul?- domandò lieta e incredula la soprano.
-Si…proprio quello…- ammise con falsa indifferenza Meg.
Christine stette un po’ a riflettere.
-Ma allora tu…tu lo sapevi chi era…che non era il signor Dravic?-
Meg non negò e non ammise.Celò il volto ,appoggiandolo alla mano ferita.Attese.
-Lo sapevi…lo hai sempre saputo…- si rispose Christine.
Poi le domandò: -Non disapprovarmi Meg…aiutami..dimmi che cosa debbo fare?-
La giovane Giry scosse la testa,con un sorriso amaro.
-Non lo so,Christine…non lo so…Probabilmente aspettare…-


babyphan15/2/2008, 21:31
L’attesa di novità fu piuttosto lunga.
Le due giovani donne trascorsero giorni inani,mentre l’autunno a poco a poco dorava la natura prosperosa,là in quel giardino profumato di villa Santacroce.
Per ingannare il tempo,Meg non aveva più nemmeno il piacere di tirare di scherma;mentre il padrone di casa andava spesso a caccia,lei e Christine avevano cominciato a dipingere,sollecitate proprio da Raimondo.
Copiavano dei quadretti un po’ stereotipati dei paesaggi circostanti,o provavano a riprodurre la natura che trascolorava intorno a loro.
Ma Meg quando doveva lavorare d’estro,non faceva che ripetere le stesse immagini:la rocca,il bosco,un’ombra a cavallo…
-Che vita inutile!...io non ne posso più!- sbottò una mattina la ballerina,buttando all’aria pennello e tavolozza.
-Meg!...che vuoi fare?-
-Uscire di qui…andare via…Non capisci che mi sento prigioniera!-
-Non è prudente Meg…- cercò di trattenerla l’amica.
Ma lei aveva chiamato uno dei servitori e gli aveva chiesto di sellarle un cavallo.
-Aspetta…-
Montata a cavallo,invece,la ragazza aveva dato di sprone ed era uscita dalla corte,via,più veloce che potesse…
Era arrivata così fino alle porte della città,al galoppo.Voleva uscire,andare via.Poi però aveva trattenuto il cavallo.Qualcuno stava entrando nella rocca.
Era smontata in fretta,andando incontro al nuovo venuto,che procedeva su un carro scoperto,con a fianco Bonfanti.
-Monsieur…Signor Sillani! Ernesto!-
-Signorina Gi…- stava per risponderle,sorridente,l’attore.Ma una gomitata dell’amico lo trattenne in tempo – Margherita!-
Smontato anch’egli da cassetta,mentre Andrea si occupava del disbrigo delle pratiche d’ingresso,il capocomico abbracciò con slancio la sua giovane amica.Erano entrambi felici di rivedersi e per qualche secondo,rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi,senza parlare.
Non fecero caso ad un’altra carrozza scura che poco dopo entrò in città.
-Sono così felice di vedervi,Ernesto! State bene,ora? E il vostro piccolo?-
-Piano,piano…Margherita…Sono ancora…frastornato…- le rispose quello,ammiccando appena.
-Scusatemi…avete ragione…-
Li raggiunse anche Bonfanti e scambiarono qualche convenevole.
Poi si recarono insieme a villa Santacroce.
Meg non vedeva l’ora di potersi isolare un po’ con l’amico di sempre,raccontargli,domandargli…
-Raimondo?-
-E’ uscito a caccia…Ma voi,trattenetevi qui…- chiese,quasi supplichevole.
Con stupore,però,si accorsero che una carrozza scura era ospitata all’interno della corte.Si guardarono interrogativamente,ma prima di spiegarsi di cosa si trattasse,videro un individuo piuttosto corpulento,vestito da gentiluomo,montarvi a bordo,dopo aver salutato da lontano con teatrali movimenti Christine,ferma sullo scalone d’ingresso.
Dopo di chè,il suo cocchiere aveva girato la carrozza e si erano allontanati,senza degnarli di un’occhiata.
-Chi era quello?- domandò sospettoso Bonfanti.
-Non saprei…- rispose Meg – Eppure vi è in lui qualcosa di familiare…Christine ci spiegherà!-
Ma Andrea preferì sincerarsi da solo,forse,di quella inattesa presenza e,lasciati i due all’ingresso della villa,si allontanò senza spiegazioni.
Christine faceva loro segno di avvicinarsi.E nel contempo andava loro incontro:
-Meg…non lo hai riconosciuto?-
-Mi sembrava…ma…?-
-Era Piangi,il tenore! Ti ricorderai di lui…Oh monsieur Sillani…ma voi?-
-Sono vivo,già…- ammise quello con un sorrisetto che solo Meg comprese.
-Ma dimmi cosa è venuto a fare qui Piangi?...non sapevo più nulla di lui…-
-Mi ha portato una lettera di Raoul…eccola…Io…vorrei leggerla,se permettete…- disse,chiedendo con gli occhi di potersi ritirare.
-Fa’ pure…-
-Prego,madame…ci mancherebbe…-
Meg era perplessa:Piangi lì? …a fare amichevolmente da postino? E sua moglie,Carlotta? C’era anche lei?..Un brivido le percorse la schiena:ricordò l’ultima volta che li aveva visti…ricordò…
-Avete freddo,Meg? Volete che rientriamo anche noi?-le domandò sollecito il capocomico.
-No…non è nulla Ernesto…- Lo guardò:era davvero felice di vederlo,di avere finalmente il tempo di parlare con lui. –venite,anzi…voglio mostrarvi il mio angolo preferito…-
E così si ritirarono su una panca di pietra,dalla quale si poteva ammirare uno scorcio della vallata baciati dal sole fino al tramonto.
-Sapete?....sono stata a San Leo!- gli confidò,sperando che in qualche modo lui potesse confermarle la buona intuizione.
-A che fare?- le chiese quello,stupito.
-Bè…è l’antico feudo dei Montefeltro…- insistè,sperando ancora in un minimo accenno.
-Ah…lo so…ma se volevate visitare qualcosa di bello,allora meglio il Castello di Gradara…-rispose lui,indifferente.
Meg era delusa.Ma forse,se avesse parlato con chiarezza…
-So che l’ultimo discendente dei Montefeltro,Guido…è ancora vivo…-
Sillani era sempre più estraneo a quella conversazione:
-Il cardinale? Avrà novant’anni…-
Meg sospirò.Era un buco nell’acqua,ancora una volta…
-Ma non riesco a capire tutto questo vostro interesse?...San Leo è una rocca inospitale,una prigione..L’amministratore del cardinale di tanto in tanto,e con estrema difficoltà,l’affitta a qualche viaggiatore eccentrico…Ho sentito dire che di recente la abita un…misantropo…Nessuno lo ha mai visto…uno spettro!-
Alla fanciulla il cuore si strinse in un pugno.


Già… Un fantasma…


-Invece Gradara…-Sillani cominciò a magnificare le bellezze di quest’altro castello,meta di tanti visitatori.
Meg lo interruppe,bruscamente.
-Vi prego! Non ho nessuna velleità turistica! Io voglio sapere chi era l’uomo con cui mia madre….-
-Ernesto!...- una voce li interruppe,prima che Meg potesse concludere la frase.Si volsero a guardare i nuovi arrivati:Raimondo,il conte di Scandiano e Bonfanti.
Il capocomico si alzò;si strinsero le mani ,si guardarono negli occhi.A Meg vennero in mente le parole di Erik - ‘Gli Italiani,ciechi,illusi,idealisti…combattono solo a volto scoperto’-…
Era chiaro che fra tutti loro esisteva un’amicizia profonda,radicata nella condivisione di ideali,nella partecipazione alla stessa lotta.


Rientrarono tutti insieme,ma presto gli uomini,in vista della cena,la congedarono.Li vide sparire nella biblioteca,immaginò avrebbero parlato di cose da cui ritenevano opportuno escluderla.
Si ritirò allora nella sua stanza.Ma pochi minuti dopo Christine venne a cercarla.
-Meg….-
-Christine? Che c’è? Brutte notizie?-
-No…cioè…Raoul è piuttosto telegrafico…Ci teneva a dirmi che sta bene e mi pensa…E che farà di tutto per tornare quanto prima…-
-E allora?-
-Non so…Mi manca…e mi sento così inutile…-
-Ti capisco...-
-Sai,rivedere Piangi…mi ha fatto uno strano effetto…-
-Già…ma come mai è qui? E sua moglie?-
-Hanno divorziato…Lui non può più cantare…però adesso allestisce spettacoli,scopre e sostiene giovani talenti…-

Sorridi,Christine.Stai pensando al teatro,al tuo esordio…alla tua carriera.Tu amavi il canto.E amavi l’Opera…E forse amavi Erik.Per questo.


-Perché mi guardi così?- le domandò l’amica. –Meg,sei così turbata e triste a volte…Che cosa c’è? Perché non me ne parli? Io…ti sono amica,lo sai…-
Meg sospirò,pensando che cosa sarebbe potuto succedere se avesse confidato a Christine tutti i suoi segreti… Ma prima che potesse darsi una risposta,furono avvertite che la cena era servita.


babyphan19/2/2008, 18:58
-Ho saputo,viscontessa,che avete ricevuto una visita,nel pomeriggio…-
La cena sembrava dover procedere tra i soliti convenevoli,quando era risuonata la voce del conte di Scandiano,isolata in uno strano silenzio.
-Ah si…un caro vecchio amico…abbiamo lavorato insieme all’Opera di Parigi:il tenore Piangi…-
-Già…Era da tempo che non se ne sentiva parlare…-commentò Raimondo.
-E’ stato a lungo male…sapete,quando vi fu l’incendio…- Christine era piuttosto in difficoltà a riparlare di quell’episodio,che l’aveva vista protagonista…Lanciò un’occhiata significativa a meg,sperando che le fosse solidale.La ballerina abbassò gli occhi e non soggiunse nulla.
-…Infatti non canta più…Però allestisce feste e sostiene giovani artisti…-
-Splendido.- commentò senza entusiasmo il conte di Scandiano.Meg sollevò lo sguardo su di lui,ma continuò a non parlare.
-Ho saputo che vi ha portato una lettera di vostro marito…-
-Oh si!...ne avevo tanto bisogno…-
-Strano che vi abbia scritto…gli avevo raccomandato personalmente di evitarlo…- proseguì quello – Siete sicurissima si tratti di una lettera autentica?-
Christine era impallidita e disorientata:
-Ma…io…-
Finalmente Meg si intromise:
-A quale scopo pensate che Piangi possa averle mentito,conte?-
-Ma..non può avermi mentito!- ribattè la soprano.
Raimondo aveva rivolto un’occhiataccia all’amico;il Visconte si era raccomandato di non mettere in agitazione la giovane moglie,di proteggerla senza turbarla…
Scandiano finse di non aver notato né l’occhiataccia,né la difesa di Christine e si rivolse a Meg.
-…Per farla venire allo scoperto…C’è qualcuno che vi cerca,signorina:non dimenticate che siete qui proprio per nascondervi!-
-Ma Piangi è un amico,monsieur…E’ stato Raoul a dirgli che eravamo qui:Raoul si è fidato di lui!-
L’uomo tacque,benché avesse ancora da ribattere.


-Non vi trattenete Ernesto,per stanotte?-
-No…preferisco rientrare..-
-Allora aspettate:indosso un soprabito e vi accompagno almeno all’ingresso della città…-
Meg corse su per le scale:voleva restare ancora qualche minuto da sola con il suo amico,l’unico che oltre a confortarla poteva finalmente svelarle qualche mistero.
Si precipitò quindi giù,per raggiungerlo,ma passando dalla biblioteca,la cui porta era appena socchiusa,non potè fare a meno di sentire due voci discutere animatamente.
-Non è detto che quel Piangi debba essere una spia…-
-No? E se invece lo fosse?...Ormai quella canaglia sarà già sicuro che sono entrambe qui…E magari pensa di prendere con loro due piccioni con una fava…-
-Guido…ormai noi ne siamo fuori…-
-No! Non ne siamo fuori…non io:con quel serpente ho un conto in sospeso da tempo…E sai cosa ti dico? Ebbene,che venga:così lo saldiamo una volta per tutte!-
Meg scappò fuori appena un attimo prima che la porta si aprisse e ne uscisse furente chi aveva parlato.
Sillani la aspettava affacciato al belvedere.La sentì arrivare di corsa.
-Tutto bene?-
Meg prese fiato.
-Si…monsieur Sillani,voglio la verità:chi è questo Guermantes,che cosa cerca?-
L’attore sospirò.
-Quello che sapevo,ve l’ho già detto,Meg…-
-No…voi non mi avete detto nulla.Io sono circondata da reticenze,silenzi…Io voglio sapere da chi mi debbo difendere,una volta per tutte!-
-Guermantes è uno sbirro..un maledetto sbirro che comandava la polizia di Parigi negli anni delle guerre di indipendenza in Italia…Lui…aveva compreso che molti patrioti si appoggiavano alla Commedie Italienne per rifugiarsi in Francia…E uno ad uno ci stava facendo arrestare tutti:sono convinto che riscuotesse del danaro,per questo…Grazie a Dio,qualcuno…che voi conoscete molto bene ci fornì la possibilità di salvarci…-
-Mia madre?-
-Si….lei ci aiutò,nascondendo molti di noi nell’Opera…-
-Oh…-
-Successe tre,quattro volte…Poi…Guermantes cominciò ad avere dei sospetti:e inserì le sue spie anche nel Teatro Populaire…Lui cercava in particolare uno di noi,convinto che fosse il perno della lotta di liberazione italiana…Per fortuna non riuscì mai a prenderlo…-
-Capisco…-
-Ma a pagarne il prezzo fu proprio vostra madre…Lui la teneva costantemente sotto controllo:sperava in un suo sia pur minimo errore,per poter sfogare contro di lei la frustrazione del fallimento…-
-Oh…-
-Fino all’ultimo,anche quando ormai erano passati dieci anni da allora,non aveva dimenticato…E…e quando vostra madre venne a cercare aiuto per voi e per lei presso i nostri circoli,all’indomani di Sedan…lui la fece seguire e…l’arrestò,come una delinquente comune!-
-Che cosa? Volete dire che questo Guermantes è il responsabile dell’arresto di mia madre?-
Sillani chinò il capo,assentendo.
-E’ un uomo senza scrupoli…avido,ambizioso,vendicativo…E’ passato da un padrone all’altro,ma ora è un cane sciolto,che vuole impossessarsi delle ricchezze del Visconte,possibilmente senza lasciare testimoni…-
Meg sentì la rabbia montarle nel cuore.Una rabbia che le faceva desiderare di incontrare quell’assassino e fronteggiarlo…si!
-Ora debbo andare…forse vi ho raccontato più di quanto avrei dovuto:state attenta,madamoiselle…badate a voi! E ricordatevi che qui siete tra amici…-


Il teatro è gremito come ogni sera…ma c’è una strana tensione...I gendarmi! Sono d’appertutto!Chi cercano?...
Ecco ci chiamano sulla scena…dobbiamo eseguire il nostro numero…prima fila petit- pas,seconda petit-pas …Une –deux- trois..
Piroetta…serpentina…inchino e…
Ma che accade?
La musica è assordante,l’aria sembra intrisa di terrore…
Un uomo! Un uomo cade giù e rimane a penzolare con una corda al collo…E’ orribileeee




Meg si strappò a quell’incubo con forza.Il cuore le batteva ancora,come impazzito.
Era da tanto che non sognava più Parigi,l’Opera…
I discorsi di Ernesto forse le avevano rievocato quel mondo…
E non solo.
Meg si alzò dal letto.Albeggiava.
Di fronte a lei,dalla bruma emergeva la rocca di San Leo.

Tu lo sapevi,vero? Sapevi di mia madre…
Asserragliato nel tuo castello…credi di essere irraggiungibile?No,questa volta mi dovrai raccontare la verità,Erik!


Si vestì in fretta:indossò dei calzoni da uomo e una giacca di foggia maschile,si avvolse in un pastrano;legò i capelli e li nascose sotto a un cappello da cacciatore.
Diede ancora uno sguardo alla rocca,quindi uscì dalla stanza.
Scivolò silenziosa di piano in piano,quindi raggiunse l’androne con le scuderie;sellò il suo morello e cautamente lo condusse al di fuori del palazzo.
Sempre senza montarvi in groppa si allungò verso la fila di carri che uscivano dalla città,confondendosi con essi.
E poco dopo,finalmente,fu fuori dalle mura della repubblica.
Montò finalmente a cavallo e via,al galoppo,per il pendio scosceso lungo il fianco del monte Titano,giù giù,tra i boschi per sfuggire all’occhio dello sparviero che controllava ogni cosa da lassù…
Finalmente arrivata a valle,cercò il ruscello:era ingrossato dall’ultima volta che lo aveva visto,ma questo non la spaventò.
Spronò il suo cavallo e lo guadò con facilità; poi via,lungo la salita di pietra.Eccola di nuovo davanti alla rocca,eccola fermarsi davanti al pesante portone.
Qui,smontò e –tenendo la sua cavalcatura per le briglie – si accostò all’uscio,provò ad aprirlo.
Era chiuso!
Meg iniziò a bussare,sollevando l’anello di ferro,ormai corroso dalla ruggine.
Man mano,un’energia strana le faceva infondere sempre più forza a quel gesto,insistente,estenuante;sentì la sua voce chiamare,gridare: -Aprimi! Fammi entrare! Apri!-
Inutile…
La giovane donna scosse la testa,incredula e disperata.

Lui solo può decidere se e quando accogliermi?perchè,perché mi fa questo?

Graffiò con la mano contro il legno scuro del portone,poi arretrò fino al suo cavallo.
Sconfitta vi rimontò,ma in quella si accorse che Erik a cavallo del suo baio stava risalendo verso la fortezza dalla parte opposta alla sua.
L’uomo non l’aveva notata.Procedeva piano,guardandosi appena intorno con quel suo cipiglio superbo;più spesso teneva lo sguardo distante.
Meg gli andò incontro,gli tagliò addirittura la strada.
-Che diamine!- imprecò lui,all’inizio senza riconoscerla.
-Sorpreso,signor Dravic?...Sono proprio io…-
-Che cosa vuoi?- le domandò lasciando che gli si affiancasse e precedendola verso un ingresso laterale che alla fanciulla era ignoto.
Qui l’uomo smontò dal suo cavallo,che si ritirò verso l’abbeveratoio;Meg imitò il padrone di casa.
Gli si fermò di fronte.
-Voglio sapere la verità! La verità su mia madre,una volta per tutte!-
Lui cercò di evitarla,proseguendo in una serie di piccoli gesti irritanti,volgendole le spalle.Meg gli afferrò un gomito e provò a strattonarlo.
Erik si volse furente.
-Non permetterti di toccarmi…-
La sua voce e il suo sguardo la ferirono e spaventarono insieme.Chi era quell’estraneo che la trattava così?
Prese fiato,cercò di controllare il fremito nella voce.
-No certo…non mi permetterò…Che diritto ne avrei,poi?- gli ribattè,con amarezza.
Lui la afferrò per le spalle indispettito,la scosse;il cappellaccio le cadde scoprendo i capelli biondi che ricaddero fluenti sulle spalle e le braccia.Allora lo sguardo di Erik da gelido sembrò avvampare;la stretta delle mani si fece più forte e intensa;e al tempo stesso con quella morsa la teneva disperatamente a distanza.
-Che cosa vuoi,da me,Meg Giry?-
Per un attimo Meg ebbe l’impercettibile intuizione che in quel momento avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa…Ma fu un attimo,e non seppe o non volle approfittarne.
Anzi,improvvisamente docile,gli rispose:
-Solo…che tu mi dica la verità su mia madre…Tu la conosci…-
Erik la lasciò libera;le mani gli ricaddero lungo i fianchi,la testa si chinò.
-Vieni…- le disse poi,sospingendola verso l’interno della fortezza.



babyphan25/2/2008, 12:13
Attraverso un corridoio di pietra,Erik introdusse Meg in un ambiente che forse,in passato,era stato destinato alle udienze con gli ospiti:era grande e spoglio in gran parte;su una parete un alto camino di travertino,in cui appena appena fumava della brace.
La ballerina ebbe freddo:quel luogo le incuteva una sensazione di squallore e desolazione.
Mancava la vita palpitante della natura,come l’avevano condivisa nel viaggio attraverso l’Appennino…
-Siedi,se sei stanca…- le disse lui,indicandole una severa poltrona di legno,davanti al camino.
Quindi riattizzò appena il fuoco che moriva.
-No…io resto in piedi…-rifiutò lei,in attesa.
Allora lui guardando le faville rincorrersi salendo verso la cappa,riprese il discorso interrotto nelle scuderie:
-La verità su tua madre… credi sia facile dire la verità di una persona?Una persona non comune,come era lei?-
-Prova…almeno- ammise lei. –Che cosa è accaduto tra lei e gli Italiani,tanti anni fa?-

Erik tornò indietro nel tempo;la memoria lo riportò ai suoi primi anni nascosto nel ventre scuro dell’Opera,spaventato da un mondo a cui faceva spavento,nemico di un mondo che lo additava come nemico.
Ridotto a un fantasma,che non ha corpo né volto,ma solo spirito…
Erano gli anni in cui febbrilmente aveva costruito il suo regno di tenebre,là,nel cuore del teatro,proprio sotto il palcoscenico:in cui aveva imbevuto la sua mente di tutto ciò che gli era negato,la vera bellezza:musica,arte,letteratura…Gli anni in cui al suo disperato efflato di umanità rispondeva unicamente il pensiero della sua cara amica…Solo solo solo…tra fantasmi come lui!
Una notte,intento a comporre sul suo organo,avvertì qualcuno avvicinarsi al suo rifugio.
Impugnò la torcia e avanzò nel buio:intravide due sagome,poi udì un tonfo e un grido…
-Erik!...aspettate,sono io!-
Era Magdalene,in compagnia di qualcuno;un malcapitato intruso che per poco non sarebbe annegato nella Senna…
Madame Giry gli andò incontro,agitata e trepidante:
-Erik!-
-Voi?...Non vi vedevo qui da anni…-
-Ascoltate…io ho bisogno del vostro aiuto…-
Aveva gettato un occhio all’intruso,era arretrato riluttante.
-Non dovete fare nulla,Erik…solo permettere che si nasconda qui,per qualche giorno…Me ne occuperò io stessa!E’ un’emergenza…-
Con un gesto di stizza,più che di assenso,aveva concesso che la cosa accadesse;ma si era rintanato nei recessi più oscuri del suo covo,per non vedere,per non incontrare…Solo solo solo…

-Tua madre mi chiese di aiutarla a nascondere un rifugiato nei sotterranei...
-E poi…che accadde?- gli domandò timida Meg.
-Dopo quell’uomo,ve ne furono altri,credo…Tua madre mise a rischio la sua incolumità,più d’una volta.Ma era sicura …- Erik non concluse la frase.
Forse alludeva al fatto che Magdaleine era sicura che nessuno si sarebbe addentrato nel covo del Fantasma…
-Tra…tra quei signori…c’era anche …qualcuno le cui iniziali erano…G.M.?-


Di nuovo Erik sembrò distante.
I suoi occhi attratti dallo stormire degli alberi,oltre l’alta finestra della sala.
Aveva evitato ogni contatto con quei ‘rifugiati’.Ma…era là.Assisteva alle loro discussioni,ascoltava i loro discorsi di pazzi idealisti…E una notte vide anche qualcos’altro…
Quella notte la voce di m.me Giry aveva una sfumatura di trepidante eccitazione;un tono che Erik non le aveva mai sentito;che nessuno mai gli aveva rivolto….Un richiamo carico di promesse e di attese insieme.
-Guido!....sono Magdaleine…-
-Magdalene…cara! Amor mio….Sei venuta,dunque…-
-Si…-
E poi quel silenzio carico di sospiri,e l’aria tetra del covo impregnarsi di incandescenti vibrazioni…come se tutto il buio di fronte a lui ansimasse di passione…
-Vorrei portarti via con me,Magdaleine…verresti?-
-Ah Guido…e me lo chiedi?...-
-Ora però è troppo pericoloso,amor mio…Ma tornerò,tornerò e verrai via con me!-


Dopo un lungo silenzio Erik rispose:
-Già,Guido…-
-Guido? Era questo il suo nome?...-lo incalzò Meg.
-Si...- sillabò lui:dentro il suo petto di nuovo la tempesta di odio,dolore,disperazione che gli aveva lacerato il cuore quando ebbe compreso che anche l’unica sua amica,un giorno o l’altro sarebbe andata via…Sarebbe successo,lo sapeva…prima o poi sarebbe accaduto:meglio staccarsi da lei,meglio distanziarla,separarsene,tenerla il più lontano possibile…
Meg intanto faceva mente locale domandandosi chi tra i suoi ospiti si chiamasse Guido;no,era un nome che non aveva mai sentito fare…anzi no! La sera prima…
-E chi è?- gli domandò allora,incurante della dolorosa reticenza di lui.-E’ qui?-
Erik sollevò lo sguardo su di lei;quella conversazione lo addolorava…Ma Meg era così ansiosa;la sua voce sembrò scuoterlo.Restituirgli il controllo di sé.
-E’ qui,certo…- disse in tono pacato,distante.
Meg si interrogava su chi potesse essere;ma poi tornò a farsi domande sul passato e incalzò di nuovo Erik.
-Che cosa..che cosa accadde tra lui e mia madre?...Perchè finì?-
-Lo ignoro.- fu la secca risposta di lui. –Egli partì e per anni non si vide più…Intanto Guermantes aveva intuito qualcosa e seminò le sue spie nel teatro- qui egli ghignò,con crudele compiacimento;Meg rabbrividì.
-…Tua madre fu costretta ad andare via,per sfuggire a quello sbirro maledetto…Tornò dopo qualche anno:aveva cambiato cognome e aveva una bambina con sé…Tu.- la guardò,con una sfumatura di inaspettata tenerezza e rimpianto.
-Già…ricordo quando mi portò all’Opera…Mi sembrò così bello e al tempo stesso così opprimente…Venivamo dalla campagna e quando varcammo la prima volta il palcoscenico e il sipario calò sulla scena,ebbi la sensazione che la porta di una prigione si chiudesse dietro di me…E fu proprio così:a teatro mia madre cambiò…Divenne severa,occhiuta,rigida…Non mi permetteva nulla…Mi trattava come una delle sue alunne…Per fortuna poi arrivò Christine…-
Ognuno di loro inseguì allora le sue memorie,le memorie di quegli anni lontani…
Erik aveva riversato su quella bambina dalla voce d’angelo tutta la sua attenzione:l’aveva coltivata come un fiore nella sua serra e s’era illuso che lei non lo avrebbe mai lasciato…no,erano uno spirito e una voce,legati insieme…
Meg s’era vista poco alla volta restituire la libertà;ma quella madre che amava le era sembrata sempre più distante,quasi più legata alla nuova venuta che a lei…
-…E quel Guido? Non tornò più?- domandò a un tratto la giovane donna,cercando di distogliere il pensiero dai ricordi dolorosi vissuti sulla propria pelle.
-Si.Come aveva promesso,tornò.Ma tua madre non volle seguirlo.- anche Erik cercò di concentrarsi su quest’altra storia.
-Perché? Perché non volle andare con lui?- domandò allora incredula,delusa Meg.
L’uomo sollevò le spalle,indifferente:
-Era troppo legata al teatro:quella era la sua vita,la sua casa…Sciocco lui che aveva creduto di poterle offrire qualsiasi alternativa…-

Il teatro,l’Opera…Possibile che mia madre lo anteponesse all’amore di un uomo,un uomo per cui aveva combattuto e rischiato?...Mia madre come Christine?anche lei,rimpiange l’Opera…Alla vista di Piangi,al ricordo del palcoscenico,il suo cuore ha rimosso ogni altro pensiero…L’Operà…quella odiosa prigione d’oro e orpelli…
No,io non posso credere a questa spiegazione…


-No!...mia madre non è rimasta per il teatro…Se ha rinunciato all’uomo che amava…è stato…è stato per te,Erik!-
-Ma che dici? Che ne vuoi sapere tu,che non eri nemmeno nata…!-
-Lo so…lo so perché lo dice proprio lui,G.M!Mia madre non ti avrebbe mai lasciato solo…mai…-
-Taci!...Magdalene era generosa,ma per me provava solo pietà…-
-E invece io ti dico che c’è ancora qualcosa che non sappiamo…e che mia madre ti ha voluto bene,Erik…e non ti ha mai lasciato solo!-
Meg gli si era avvicinata,gli aveva afferrato il braccio e cercava di persuaderlo con la forza del suo slancio appassionato,ancora una volta ignara dei pensieri che riusciva a suscitare nell’animo combattuto,lacerato di lui.
…Ah…se Magdalene fosse stata come lei…Ma Magdalene non c’era più:e invece Meg era là,davanti a lui…bella,viva,pulsante di passione…
Ora i loro sguardi si erano incontrati…e Meg intuiva che la tempesta negli occhi di lui la riguardava…
-…Ti ha voluto bene…( come te ne saprei volere io…-avrebbe soggiunto)-
Lui l’abbracciò quasi con violenza e nascondendo il viso nei suoi capelli,cercò di placare la sua sete di conforto,di certezze in quella stretta convulsa...
Poi a poco a poco si calmò.Con distacco pacato le parlò di nuovo:
- Volevi la verità su tua madre?...eccola piccola Giry…Da una parte il coraggio di sfidare le ingiustizie,dall’altro la paura di vivere al di fuori del suo piccolo mondo:lei volle morire là,te ne ricordi?...-

…si,me lo ricordo.Eppure…

-Ora che hai saputo quello che volevi,credo che questo penoso colloquio possa terminare qui.-
La giovane donna indossò di nuovo il suo soprabito e il cappellaccio e con un profondo sospiro si preparò ad andare via.
Ma prima lasciò scivolare queste ultime parole:
-Piangi è a San Marino…-

Ecco…ho fatto la spia…In fondo è tutto quello che lui vuole da me:informazione per informazione…

-Che hai detto?- l’uomo la trattenne sulla soglia.
-Piangi,l’ex tenore…E’ arrivato ieri…con una lettera di Raoul per Christine…-
-Nadir!- il tono autoritario,l’energia dominata da un oscuro disegno,l’espressione del volto enigmatica e terribile:Erik era tornato nelle vesti di sempre.


Edited by arielcips - 4/1/2009, 22:21
 
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