Il ponte tra di noi, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(1221 visite )

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babyphan
view post Posted on 4/4/2008, 22:41 by: babyphan




babyphan26/2/2008, 16:18
Meg rientrò alla rocca senza dar conto a nessuno dei suoi movimenti.
Corse nella sua stanza,agitata,ansiosa.
Aprì la scatola,ne tirò fuori le lettere,cercò l’ultima:

Marsiglia,12 febbraio 1861
‘Signora Giry,
Parto,rientro finalmente in Italia.
Credevo di poter andare via così,senza aggiungere altro al nostro ultimo incontro.
Tuttavia,poiché si tratta di un addio,qualcosa voglio dirvelo…
Quelle che avete accampato con me sono soltanto scuse:siete vedova,signora.
Potrei occuparmi di voi e della vostra bambina,se solo voleste lasciare quel teatro a cui sembrate affezionata più di ogni cosa al mondo…
Perché?
La verità è che voi non riuscite a staccarvi da…da quel povero infelice…
Ed ora credo di saperne il perché…
Peccato,madame…Avete rinunciato.
Ma ve ne pentirete:egli vi trascinerà nella sua stessa rovina…e non ci sarò io,a fianco a voi,a salvarvi.
Addio,signora…
Mi firmo sempre vostro

G.M.’


Potrei occuparmi di voi e della vostra bambina,se solo voleste lasciare quel teatro a cui sembrate affezionata più di ogni cosa al mondo…
Perché?
La verità è che voi non riuscite a staccarvi da…da quel povero infelice…
Ed ora credo di saperne il perché…
Peccato,madame…Avete rinunciato.
Ma ve ne pentirete:egli vi trascinerà nella sua stessa rovina…e non ci sarò io,a fianco a voi,a salvarvi…Che cosa intendeva dire? Perché questa fine così triste?...

Qualcuno bussò alla porta.
-Meg? Va tutto bene?-
Christine!...
-Si certo…tutto bene…ti raggiungo in giardino tra poco…- se ne liberò in fretta.
Iniziò a spogliarsi di quei ridicoli abiti maschili.Poi si interruppe:non aveva voglia di trascorrere un’ altra giornata a dipingere copie di copie…
Aveva bisogno d’altro…
Scese nell’armeria:aveva legato i capelli e indossato la camicia e il gilet .Impugnò un sottile fioretto e cominciò a sfidarsi davanti allo specchio.La lama fendeva l’aria sibilando con violenza,più simile a uno staffile che a una spada.
-Vi avevo cercata,signorina…eccovi finalmente!-
Una voce l’aveva fatta sussultare;si volse impugnando l’arma pronta all’offesa.
-Si direbbe che vogliate infilzarmi!- era il conte di Scandiano,che le si rivolgeva sempre con un tono tra il diffidente e l’ironico.
Meg ritirò la spada:
-Vogliate scusarmi…sono solo un po’ agitata e il vostro arrivo di sorpresa…-
-Dove siete stata,stamane?-
Meg nicchiò.
-A fare una passeggiata a cavallo…-
-Sapete bene che è imprudente,vero?-
-Ho preso le mie precauzioni…nessuno mi ha vista e se anche fosse…ero abbastanza poco riconoscibile…-
-E la meta della cavalcata?-
-…Senza meta…- rispose,abbassando lo sguardo.
Lui finse di crederle.Almeno non ribattè.
Aveva intanto impugnato anch’egli una lama e col gesto invitò Meg a incrociarla con lui:
-Volete…?-
-Certo! – e si mise in guardia.
Questa volta non aggredì l’avversario,ma iniziò a studiarlo,scambiando solo pochi colpi mirati.
-Avete fatto tesoro del mio consiglio,a quanto pare…-
-Già…Cerco sempre di correggermi,laddove sbaglio…Me lo ha insegnato mia madre…-
Si scambiarono ancora delle stoccate,ma nessuno dei due affondava.
-Immagino sappiate di chi sto parlando…E sappiate anche il mio vero nome…- continuò lei,tendando di sorprenderlo nel contempo con un assalto indiretto.
Lui sembrava concentrato nella difesa.Però poi rispose:
-Naturalmente…-
Meg si interruppe.Si fermò improvvisamente,tenendo la spada tra le mani.
-Ebbene?-
-Ebbene…Per me è penoso tutto questo silenzio,questo nascondersi,questo non poterne parlare!-
-A quanto pare,quella che ha dei segreti siete proprio voi,signorina!- la redarguì lui.
-Non…non è come pensate…- Meg aveva ripreso il falso combattimento.Ma l’emozione l’aveva resa di nuovo incauta.L’uomo stava per avere la meglio su di lei.
In quella entrò nell’armeria Raimondo:
-Ah Guido…eccoti,finalmente!-
L’uomo si distrasse.
Meg istintivamente ne approfittò,per toccare.E al tempo stesso trasalì:’Quello era Guido?’
Scandiano subì la sconfitta piuttosto contrariato:si scambiò con Meg il solito sguardo fugace,di disappunto impastato a una strana forma di ammirazione.
-Dimmi Raimondo…novità?-
-Si…mi è stato recapitato questo biglietto da visita da parte di quel Piangi…Chiede di essere ricevuto…-
-Bene…Voi che ne dite signorina? Avete piacere di incontrare un vecchio amico?...signorina?-
La ballerina sembrava rapita e imbarazzata insieme;certo non aveva prestato attenzione allo scambio di battute tra i due ospiti…
-Allora? Qualcosa non va?- chiese sempre piuttosto diffidente il conte di Scandiano.
-No..perdonatemi…Dicevate?-


Nel pomeriggio annunciato dall’acciottolio della carrozza sul lastricato del cortile,arrivò dunque il tenore Piangi.
Indossava eleganti abiti borghesi ,ma intorno alla gola portava una bianca sciarpa di seta a difendere non la voce –che ormai non gli serviva più– quanto le cicatrici che ancora gli rimanevano vistose dalla triste avventura di Parigi…
Era tronfio e borioso più del solito,almeno con le maestranze che gli ruotavano intorno.
Davanti al padrone di casa,tuttavia si profuse in un grottesco inchino che lo rassomigliò molto a un pinguino.
-Maestro…sono lieto di conoscervi…-
-Grazie,grazie mille…- disse salendo la scalinata,in cima alla quale lo attendevano Christine e Meg.
-Viscontessa…- altro inchino con baciamano. –Oh…anche voi qui,madamoiselle?- disse poi rivolgendosi a Meg,piuttosto frettoloso e arrogante.
Quindi finalmente entrò nel salone e mentre i domestici servivano il tè,dopo ancora qualche convenevole di rito,finalmente la conversazione si fece interessante.
-Eeeh…la situazione in Francia è ancora molto tesa,incandescente…-
-Davvero? Da quanto tempo siete rientrato?-
-Poco meno di tre giorni…-
-La nostra ospite ci diceva che vi avete incontrato suo marito,il visconte…-
-Già…- aveva un’aria abbattuta,ora;l’aria falsamente abbattuta che Meg gli conosceva bene,avendolo visto ‘recitare’ sulla scena.
-Che cosa c’è?- gli chiese Raimondo.
-Ecco…Non so se la Viscontessa mi autorizza a…-
Christine lo guardo interrogativa.
-Ecco…non conosco il contenuto della lettera,ma immagino che abbia accennato al…bisogno di denaro che…-
La soprano aggrottò le sopracciglia.No,Raoul non le diceva nulla di ciò…
-Oh…forse non dovrei,magari il Visconte avrebbe preferito che…- recitava male,Piangi;eppure tutti sembravano dargli credito.E più di ogni altro Christine:
-Dite,invece…parlate,dunque!-
-Lui ha assoluto bisogno di denaro…Ormai nel caos in cui si trova la Francia,solo la moneta sonante può ottenere qualcosa:non c’è legge,non c’è stato…non c’è nulla!-
-Oh…E come possiamo fare? Cosa?...noi qui siamo solo ospiti,non possediamo nulla…-
-Si potrebbe provare a raccogliere qualcosa tra gli ex patrioti…-pensò Raimondo ad alta voce.
- Certo…sarebbe già un aiuto…ma…-
-Ma? Parlate…magari avete un’altra idea?-
-Io non oso…però,viscontessa…voi potreste fare molto di più!voi siete Christine Daaè!-
La battuta era stata pronunziata ad effetto;ma in quel momento entrava nella stanza il conte di Scandiano a rovinare la scena a Piangi che lo guardò torvo.
-Buona sera…-
-Oh…il signor conte…-
-Molto lieto…-
-Non vi ricordate di me? Ci siamo già incontrati a…-
-Ho incontrato tante persone nella mia vita,perdonatemi ma…Cosa avete fatto al collo?-
Nell’enfasi la sciarpa di seta era scivolata via esibendo le tracce indelebili del plasso sulla carotide del povero tenore.
-Non ne siete al corrente?...sono vivo per miracolo!-
-La guerra civile?-
-Macchè,peggio…quel demonio…il Fantasma dell’Opera!-
La discussione fu dunque deviata sul racconto della vicenda dell’oscuro abitatore del teatro,responsabile di delitti assurdi,dell’incendio dell’Opera stesso e del rapimento di…
Chistine aveva gli occhi bassi,turbata.Li sollevò guardando con rimprovero il tenore,che seppe omettere quei particolari più scabrosi della storia che la riguardavano di persona.
Meg invece osservava –cercando di non farsi notare- la reazione di Scandiano.
Questi aveva trasalito appena al racconto della morte di Bouquet;poi aveva domandato che ne era stato del fantomatico personaggio.
-Non era affatto un fantasma…se è questo che volete sapere…era un folle,un mostro…E aveva anche dei complici…-
Così dicendo Piangi guardò con cattiveria verso Meg:alludeva a sua madre…
La giovanetta arrossì,turbata e mortificata insieme.Fece per alzarsi,guadagnò la finestra.
Il conte si rivolse aggressivo a Piangi:
-Sembra che alludiate a qualcuno in particolare…siate più chiaro!-
-Oh…per questo ve lo può confermare anche madame de Chagny…Non è forse vero che qualcuno era ben al corrente di tutto,a teatro?E mi riferisco alla vostra maestra di danza,madame…-
-Vi proibisco di continuare!- intervenne secco Scandiano,tra lo stupore dei più.
Meg gli elargì uno sguardo carico di gratitudine,poi finalmente interloquì:
-Forse quell’uomo agì da folle…ma non era un mostro…era solo un infelice…Si può rimproverare qualcuno se ha pietà di un infelice?-
Il conte Guido la ascoltava fissandola con uno sguardo stranamente intenso.Piangi invece sollevò le spalle,con sdegno sprezzante.
Christine,che era rimasta fino ad allora stranamente zitta,prese la parola:
-Perdonatemi,monsieur Piangi…ma voi,prima che si parlasse di..di quell’increscioso passato..stavate dicendo qualcosa circa la possibilità di raccogliere denaro per …per Raoul?-
Il tenore stava prendendo soprabito,cappello e bastone e con un certo sussieguo stava congedandosi.
-Ah si,madame…ma ho come l’impressione di non essere compreso,in questa casa…e preferirei parlarvene in altra sede…se mi onorerete di una visita…Conte Raimondo,signore,signori…-
Così dicendo,sistematosi il cappello sulla testa e inchinandosi appena,infilò l’uscita.

babyphan4/3/2008, 13:51
Approfittando della disattenzione generale,Meg era andata ad affacciarsi al solito belvedere:le parole di Piangi l’avevano ferita,amareggiata.
Come l’aveva delusa il silenzio acquiescente di Christine nei confronti di Erik…
Qualcuno le si affiancò,in silenzio.
-Vi sentite bene?-
Era Guido da Scandiano…
-Oh voi,signor conte…- Meg accennò un sorriso amaro – Come volete che mi senta? Disorientata,imbarazzata….sradicata…-
L’uomo la osservò,interrogativo.
Poi distolse lo sguardo,soggiunse:
-Eppure poco fa avete saputo tenere testa a quel cialtrone…-
-…Debbo ringraziare voi piuttosto,che intervenendo me ne avete dato la possibilità…-
L’anziano gentiluomo la guardò negli occhi.
Meg li abbassò,arrossì.
-Credevo che…non conservaste un buon ricordo…di lei…-
-Di lei?...intendete,vostra madre?-
-Si…-
Il conte sembrò inalberarsi:
-Cosa ve lo fa pensare?-
Meg riflettè;era tentata di aprirsi,di parlargli delle lettere.
Ma…a che titolo?
Non era ancora sicura che fosse lui,quel G.M .che firmava le missive che aveva trovato.
Inoltre i rapporti tra loro due erano stati fino ad allora così alterni…
-…Non so…forse il modo con cui…a volte…mi trattate…-
-Vi ho forse offeso?...ferito,involontariamente?-
-No!...no,ma…a volte …è come se…diffidaste di me…-
L’uomo inspirò,profondamente.
Era grave il peso che sembrava portare sul cuore.
Meg pensò alle parole in quell’ultima lettera:quanta delusione in esse,quanto rammarico…quanto forzato distacco…
-Perdonatemi…le vicissitudini della vita mi hanno temprato a questo modo…Indagare e comprendere le azioni di chi mi circonda mi aiuta a prevenirne i colpi…-
-Come a scherma?- gli domandò lei,con un istintivo sorriso.
Anche l’uomo le sorrise:
-Esatto…è quella la lezione…- e rimase a guardarla un attimo,come rapito.
Lei lo interrogò con lo sguardo,col cenno del viso.
-…Le somigliate molto…-
-Grazie…- La giovane si sentì un po’ confusa.
Lui seguitò:
-Eppure in voi c’è anche qualcos’altro…Qualcosa che…mi sfugge…- soggiunse queste ultime parole come se parlasse a sé stesso.
Come se riconoscesse che solo rispondendo a quel dubbio,avrebbe potuto stabilire con Meg un rapporto più schietto e aperto.


Meg desiderava ritirarsi dopo cena e riposare.
Ma la giornata non era ancora finita,per lei.
Come spesso accadeva,ultimamente,ricevette la visita di Christine.
-Meg?....ti posso parlare?-
Come dirle di no?
La soprano entrò :la ballerina era davanti allo specchio che spazzolava i capelli.
-Che ne pensi,Meg?-
-Di cosa?-
-Di quello che ha detto Piangi…di Raoul…dei soldi?-
-A me Piangi non piace…-
-Avanti…non ti sarai offesa per…-
-Non mi piace e basta!..non mi fiderei di lui…-
Calò il silenzio.
Meg riprese a spazzolare i capelli,piuttosto energicamente.
Christine si alzò,andò verso la finestra.
-Ho appuntamento a casa sua,domani pomeriggio…-
-Che hai detto?-
-Ho il suo biglietto…voglio sapere che cosa mi propone…voglio aiutare Raoul,Meg:non intendo starmene con le mani in mano,mentre lui è lì…-
-D’accordo…se hai deciso così…-
-Vorrei che tu mi accompagnassi…-
Meg sospirò spazientita. Aveva deciso? Allora andasse fino in fondo da sola…
-E perché?-
-Ma… mi fa piacere avere qualcuno a fianco…-
La ballerina aveva finito di spazzolare i capelli;si avvicinò all’amica,davanti alla finestra:lontano lontano,il profilo della rocca di San Leo …
Christine si voltò verso di lei,le prese le mani:
-Dimmi che verrai…-
-Non ti prometto nulla…-
-So che lo farai…-


Ubaldo Piangi aveva affittato un villino nella zona periferica della piccola repubblica:era una casa graziosa,circondata da un giardino all’inglese,molto ben curato.
Meg e Christine smontarono dalla carrozza che le aveva accompagnate fin lì e,guardandosi intorno con cautela,spinsero piano il cancello d’ingresso.
Un giardiniere era chino di spalle a potare una siepe:
-Scusate…è in casa il maestro?- gli domandò Christine.
-Entrate…vi aspetta…- rispose quello.
A Meg la sua voce suonò stranamente familiare,ma non ci fece caso più di tanto.
Piangi era seduto al piano:un giovanotto non esattamente dotato si esercitava con le scale,sotto lo sguardo del maestro,rassegnatamente inespressivo.
-Maestro….- lo chiamò Christine
-Oh…mia cara Viscontessa…vi aspettavo…- disse l’omone alzandosi e licenziando con evidente sollievo l’alunno.
Quindi si rese conto che la soprano non era sola e accennò un saluto un po’ sprezzante verso Meg.
-Madamoiselle Giry…-
Quindi invitò le due signore ad accomodarsi nel suo elegante salotto e –battendo le mani- fece comparire una cameriera a cui comandò di servire il tè.
-Sono molto onorato,viscontessa,che abbiate accettato il mio invito…-
-Chiamatemi pure Christine…come sempre…-
-Già…cara Christine…abbiamo condiviso molto,voi ed io….- e teatralmente l’uomo sospirò,toccandosi con falso imbarazzo il collo segnato dal ruvido plasso.
Meg sorseggiò il suo tè,senza parlare.Ma non smise di osservare il tenore che guardando con tenera bonomia la sua interlocutrice,intingeva un biscotto nel tè per divorarlo subito dopo.
Ancora con la bocca piena,Piangi soggiunse: -La vostra visita mi conferma la stima che ho di voi…una donna innamorata sa sempre ascoltare la voce del cuore…-
-Ecco…è proprio la voce del cuore che mi ha spinto ad agire un po’ di testa mia …Vedete,i miei ospiti non sanno che sono qui…-
-Oh? Davvero? E perché mai?- si scandalizzò l’uomo.
Meg spazientita esclamò:
-Forse perché non si fidano di voi,monsieur!-
Piangi la guardò a stento velando l’espressione di odio furente negli occhi;invece rise,in maniera offensiva:
-Detto da voi…madamoiselle…perdonatemi,ma lo trovo grottesco!-
-Mi spiegherete cosa vi fa così ridere…-
Ma l’uomo continuò,in maniera teatrale,grossolana,fino alle lacrime.Quindi,disdegnando la risposta,si rivolse direttamente a Christine:
-Viscontessa…non voglio crearvi imbarazzo con i vostri ospiti…ma..credevo che ci conoscessimo bene,noi…-
-Certo monsieur Piangi..certo! io …so che potete e volete davvero aiutare me e Raoul… altrimenti mio marito non vi avrebbe affidato quella lettera…-
L’uomo chinò il capo,in segno di ringraziamento.
-Ma..spiegatemi cosa ancora si potrebbe fare?-
-E’ presto detto…voi siete Christine Daaè,l’usignuolo dell’Opera…e qui siamo in Italia,la culla del melodramma! Permettetemi di organizzarvi dei concerti…raccoglieremo denaro a centinaia di migliaia…-
-Concerti? ma..è così tanto che non canto,non mi esercito…-
-Magari cominceremo con un piccolo evento,qui,tra intimi …almeno finchè non siate sicura delle vostre possibilità:e poi andremo a Rimini,a Parma,…anche alla Scala…-
Meg guardò Christine:era esaltata,come quel primo giorno che venne chiamata a sostituire Carlotta e timidamente intonò la sua romanza…timida,incerta,ma negli occhi l’eccitazione del successo!
-Christine!...forse il maestro non è al corrente del fatto che noi qui siamo in incognito!- cercò di ricordarle.
La soprano guardò sconsolata,delusa il tenore:
-E’ vero…-
-In incognito? Ma perché?...posso capire che come viscontessa aveste da temere..ma il vostro nome è quello di una artista,l’orgoglio di tutti i Francesi! Nessuno potrebbe farvi del male:soprattutto se vi esibirete…se vi esporrete …l’opinione pubblica sarà dalla vostra parte sempre!-
Aveva degli argomenti convincenti,quell’uomo.Meg si meravigliava:lo aveva sempre stimato un pupazzone manovrabile da chiunque avesse un po’ di personalità in più…
Christine era già convinta,ma volle comunque prendere tempo.
-Rifletterò sulla vostra proposta,maestro…-
-Certo,ma….ricordatevi che vostro marito non ha molto agio,viscontessa…- insinuò l’uomo,forzandola larvatamente.
-Datemi almeno modo di…- ribadì,agitata.
-Ma certo,ma certo…- Piangi tornò alla solita falsa bonomia. –E contate su di me…- disse indicandole il piano.
Le due donne si congedarono,quindi.
Ma Meg,con una scusa tornò indietro;e Piangi,con una scusa la trattenne…


-Perdonate..debbo aver dimenticato qui i guanti…-
-Già:un guanto,per l’esattezza…Che strano,l’altro non lo levate mai?-
La ballerina rabbrividì.Quell’uomo era un nemico:ora ne aveva la certezza.
Ebbene? Lo avrebbe affrontato subito…
-Monsieur…ho due cose da dirvi:la prima è che non sono ingenua come la mia amica Christine..-
Il padone di casa ridacchiò.
-Che non siate ingenua…è cosa nota,madamigella…Del resto,tale madre…-
Gli occhi di Meg divennero fiamme che lo avrebbero incenerito;ma soggiunse controllandosi:
-E secondo: non tollererò un momento di più queste vostre continue basse insinuazioni sul conto di mia madre!-
-Ah Ah! Insinuazioni?...Le chiama insinuazioni????...Non è forse vero che vostra madre ha deliberatamente coperto le azioni scellerate del cosiddetto ‘fantasma dell’Opera’?...era sua complice,era pronta a schierarsi sempre col più forte…-
-Ma cosa dite? Come vi permettete…?-
-Oh…come se non la conoscessimo…Una banderuola,sempre pronta a stigmatizzare con quell’aria da santa e martire…E poi? Una figlia senza padre!-
-Ma…come vi permettete?…Mio padre è morto …- Me g si morse le labbra.
-Vostro padre? Ecco,si…magari è un fantasma anche lui…La verità è che nemmeno lei poteva essere certa di chi fosse!!!…-
Meg lo guardò con odio.Ma non poteva ribattere.
Arretrò sgomenta verso la porta,quindi come respingendo quelle parole assurde,offensive,laceranti fuggì verso il cancello;urtò il giardiniere,lo vide in volto,non comprese…Desiderava solo scappare!
-Meg!- Christine la chiamò dalla carrozza.
Ma la giovane donna,disorientata e addolorata fuggì a piedi,incurante delle prime gocce di pioggia del temporale lungamente annunciato da sinistri tuoni.


babyphan6/3/2008, 11:26
-Meg….ti prego,sali sulla carrozza!-
La pioggia ormai cadeva copiosa;la ballerina però sembrava non avvertirla nemmeno,benché ormai tutto il soprabito ne fosse intriso,e i capelli,e il volto…Ma forse lei confondeva ormai pioggia e lacrime?
-Lasciami stare Christine…Lasciami!- le gridò,proseguendo per le strade sdrucciolevoli e deserte della cittadina,con una vaga determinazione nell’anima.
-Vi prego…- chiese allora la soprano al vetturino – Stiamole dietro…è fuori di sé!-
La seguirono,impotenti fino alla residenza dei Santacroce.
Qui Christine smontò dalla vettura,tranquillizzata.E congedò il cocchiere.
Ma Meg -entrata nell’armeria- aveva afferrato una spada,l’aveva infilata nella cintola e ora usciva di nuovo,più disperata e determinata di prima.
-Ma…cosa vuoi fare? Aspetta Meg…Oh mio Dio…Aiuto!- Christine non riuscì a fermarla,né in casa c’era nessuno che potesse aiutarla a trattenere Meg dagli insani propositi che sembrava decisa a realizzare.


Ubaldo Piangi sedeva a tavola,davanti a un succulento manicaretto preparatogli dalla devota cuoca:si apprestava ad intingervi il cucchiaio,quando la porta finestra si spalancò e,tra pioggia e vento,apparve Meg Giry.
-Madamoiselle?...Avete dimenticato l’educazione?- la rimproverò l’omone,col suo fare sprezzante.Quindi allungò la mano per tirare il campanello che chiamava il maggiordomo.
Con un taglio netto,Meg ne recise la corda.
Piangi arretrò:
-Ch..che cccosa fffate?-
Un fendente violento mandò il piatto col prezioso contenuto in frantumi.
-Oh mio Diooo…è impazzita!- nonostante la sua mole,Piangi cominciò a tremare e raggomitolarsi come un bambino spaventato.
-Avete fame,monsieur Piangi:allora …rimangiatevi quello che avete detto di mia madre,qui,ora!-
L’uomo era basito,impietrito dalla paura,ammutolito come una statua di sale.
-Ebbene?- lo sollecitò la ragazza.
-…Mi spiace,madamoiselle….-
Di fronte alla sua acquiescenza,Meg si fece più aggressiva;gli puntò la lama sotto la gola,minacciosa.
-…Io posso anche rimangiarmele…ma…non erano illazioni…-
-Che cosa dite?...-
-Lo avete sentito…non morirò da spergiuro…- tremava come una foglia,ma sembrava sincero.
-Che prove avete per infamare così la memoria di mia madre?- gli gridò in faccia la giovane.
-Una prova,madamoiselle che è sotto i vostri occhi da sempre…e non volete vederla!-
Meg si guardò intorno,disorientata.
L’uomo la aiutò a capire:
-Non è strano che voi e vostra madre portiate lo stesso cognome?..-
La ballerina abbassò la testa.
Ma la rialzò e lo guardò negli occhi.
-Questo non significa che mia madre non fosse una donna onesta…A volte le circostanze della vita…-
-Non arrampicatevi sugli specchi,madamoiselle…-
Di nuovo la lama della spada gli raggelò la gola:
-Dovrete provarmi quello che dite,dannato pallone gonfiato!-
-…Levatemi quest’arma di dosso…e parliamo con calma…- propose lui.
Lei era titubante:
-Non provatevi a fare scherzi…-
L’uomo aprì le braccia con aria disarmante.
-Certo…è successo molti anni fa…Vostra madre era giovane…e piuttosto…ardente..-
-Misurate le vostre parole!-
-Suvvia,madamoiselle…non siate anche voi ipocrita!...Era una ballerina celeberrima,aveva tanti ammiratori….Peccato che poi,tra i tanti abbia scelto quello sbagliato!...anzi,quelli…-
-A chi state alludendo?-
-Oh bè…i sotterranei dell’Opera erano diventati una garconniere…-
-Mia madre…ha aiutato dei perseguitati politici!-
-Già…Vostra madre aveva un cuor d’oro…prima quel mostro,poi il patriota…e poi,quando è stato necessario anche qualcun altro…-
Meg aggrottò la fronte.Che intendeva dire,ancora?
-Qualcun altro chi?-
-Oh…un uomo potente…la cui protezione le servì quando avrebbe potuto essere messa alla porta dal direttore dell’Operà…Peccato che tra l’uno e l’altro non sia stata sufficientemente prudente…e così eccovi qua,madamoiselle!-
Una rabbia cieca le gonfiò il petto;si gettò sul tenore e infierì con violenza contro di lui,che a stento riusciva a difendersi dai colpi selvaggi coprendosi il corpo con le braccia e un cuscino afferrato nel trambusto.
-Bugiardo…siete un bugiardo! Siete voi che vi arrampicate sugli specchi,maledetto!Se siete così informato…ditemi il nome! Ditemelo!-
-Fermatevi per carità….- uggiolava quello.
Finalmente qualcuno udì all’interno della casa;sopraggiunse la cuoca,spaventata.E dietro di lei,il giardiniere…
-Fermatevi,madamoiselle…volete commettere uno sproposito…-
Ma niente sembrava poterla tenere:
-Il nome!...ditemelo!-
-Armand…Armand De Guermantès…- rispose con una sorta di rantolo Piangimprima di svenire dalla paura.
Meg sentì un grido salirle dalle viscere dell’anima.

No…non è possibile...Non figlia a quell’assassino…Una bastarda,una bastarda…

Sconvolta,lasciò cadere l’arma,respingendo chi cercava di trattenerla:
-Lasciatemi andare,non impicciatevi!- gridò,divincolandosi con la forza della disperazione.
Quindi uscì dalla porta finestra e sparì tra i lampi e la pioggia battente.


Dove andò in quella notte Meg?dove vagò,con la mente dilaniata dai sinistri bagliori dei lampi?
Non potè certo vedere,sconvolta com’era ,che il giardiniere di Piangi,dopo aver cercato invano di fermarla,armeggiando con una lanterna,non potendo fare altro,s’era precipitato a inviare strani segnali al di là della rocca;né poteva sapere che al ritorno di Raimondo,Christine aveva avvertito gli amici italiani della sua scomparsa e che ora tutti la cercavano,preoccupati.E primo fra tutti il conte di Scandiano…


Non si parlava mai di papà,vero mamma?sembrava una figura lontana,m’ero figurata fosse un capitano di nave…certo,non c’era..ma non potevo sapere che non ci fosse mai stato…
E quando arrivò Christine,finii per affezionarmi al suo,di padre:e mi sembrò usuale a quel punto,che i padri fossero destinati a soccombere alle loro figlie…
Peccato che il suo,generosamente,le avesse lasciato un..angelo…
A me,invece,il mio non lasciò nulla…nemmeno il nome…
Bastarda,bastarda,bastarda...ecco cosa sono!


Piangeva Meg;e tremava di freddo.Ormai il dolore si confondeva con il tremito della febbre che le bruciava la pelle e le labbra.Non ne poteva più di correre sotto la pioggia,nel buio,in quella città sconosciuta…
Si lasciò cadere sui gradini davanti a un cancello:la spettrale porta di un camposanto.Si rincantucciò contro le grate,raggomitolandosi per cercare un po’ di calore…
Le sembrò a un tratto di avvertire il galoppo selvaggio di un cavallo;sollevò appena lo sguardo:la pioggia era violenta e il buio appena rischiarato dai lampi e dalle fioche,macabre luci del cimitero:un cavaliere apparve davanti a lei,smontò dal suo cavallo nero,avvolto in un mantello.
-Meg!...-
Erik?...non è possibile,sto sognando.
Eppure gli tese le braccia,speranzosa…
In quella il rumore di una carrozza,sull’acciottolato della strada;quindi una voce che gridava:
-Fermati…eccola!-
Qualcuno smontò dalla vettura;gli si affiancò il cocchiere,con la sua lanterna.
Erik arretrò nel buio,non così in fretta da non essere intravisto,per un attimo dal nuovo arrivato:
-E’ la signorina che cercavamo?- domandò il vetturino,richiamando l’attenzione del suo padrone,Guido da Scandiano.
-Ah…si! Aiutami,portiamola in carrozza…è svenuta!-
Erik!...



-Erik!-
-Calmatevi,madamoiselle….bevete questo,vi farà bene!
Era di nuovo nella sua stanza,a palazzo Santacroce.La riconosceva nonostante l’unica luce provenisse dalla brace che rosseggiava nel suo camino.
La voce che le parlava era quella di un medico,sollecitamente chiamato dal padrone di casa.
Ma le sembrò che vi fossero anche altre persone,intorno:forse Raimondo,forse Guido…
Bevve il farmaco che il dottore le porgeva,poi la testa le ricadde pesantemente sui cuscini…
-Come sta,dottore?- domandò una voce.
-Ha solo una forte infreddatura…non credo ci saranno complicazioni:è una ragazza sana…-


…sana…i purosangue sono sani…io sono una bastarda…


-Si agita ancora…- fece notare un’altra voce.
-Già…-confermò il medico,che le appoggiò una benda fresca sulla fronte- Non temete,è la febbre alta…Stanotte sarà opportuno starle vicino…-
-Resterò io…-

…Quella voce…sembrava quella del conte Guido…

-Non è necessario,conte…posso rimanere io,sono sua amica e…-

Christine….c’era anche lei…

-Preferisco restare io!- ribadì piuttosto deciso Scandiano.

Oh se fosse stato solo un incubo…se avesse solo immaginato di tornare da Piangi…se quelle parole gliele avesse attribuite là,nel delirio…

-Non agitatevi,Margherita…ora siete a casa,tra amici…Riposate…- la voce dell’uomo al suo capezzale era calma,rassicurante. –La febbre passerà e tutto vi sembrerà meno terribile…-
Le sembrò che quelle parole lenissero un po’ il suo dolore.Si abbandonò alla stanchezza,al sonno.

Scandiano andò a sedere in una poltrona,accanto al fuoco.
Meg ne intravide la bella figura,nel dormiveglia.Era rassicurata dalla sua presenza,ma desiderava tanto anche lui,l’altro che l’aveva trovata per primo,che per primo si sarebbe preso cura di lei…

-Erik…-

Tra sogno e realtà,quando la notte era al culmine della tenebra e il temporale ormai lontano,ebbe l’impressione che qualcun altro fosse entrato nella sua stanza.Una mano le si posò sui capelli,quindi sul viso.
Era lui…ne era certa!

-Dunque eccovi…non mi ero sbagliato,quando ci siamo incrociati davanti al cimitero!-
-No…non vi eravate sbagliato…-
-Le nostre strade si ritrovano…
-Già…-
-Mi auguro non eserciterete anche sulla figlia l’insana influenza che ha trascinato sua madre nella vostra stessa rovina!-
-Sempre della stessa idea,conte Guido?...possibile che siate così lontano dalla verità?O vi piace credere che sia come dite?-
-Ostinato siete voi! Cieco e ostinato…a non vedere quanto Magdalene vi era devota…-
-A rovinarla siete stato voi! E i vostri compatrioti!-

Era un sogno? O realtà? Erik e Scandiano si misuravano l’un l’altro,si affrontavano davanti al suo letto…

-Intanto voi siete qui,vivo e vegeto…E lei…è morta…-
-E’ morta,già…E voi dove eravate quando ha avuto bisogno di aiuto?-
Silenzio.
-Le avevo offerto di venire via con me…non ha voluto!..e non ha voluto a causa vostra!-
-Sciocchezze! Se l’amavate dovevate convincerla,dovevate portarla via…o rimanere accanto a lei!-


Erik!


L’ombra scura si riavvicinò al letto.
-Comunque…non vi permetterò di rovinare anche la vita di sua figlia…-Scandiano si frappose tra di loro,con determinazione.
Erik sogghignò:
-Non conoscete Meg…Non è come sua madre:se vuole qualcosa,nulla la può fermare…-c’era ammirazione nel suo tono.Ma subito dopo la voce cambiò,e di nuovo l’asprezza del rifiuto affiorò sulle sue labbra: -Ma non preoccupatevi:non è per lei che sono qui!-
Scandiano non sembrò interessato a indagare.Piuttosto soggiunse:
-Abbiamo tuttavia un nemico in comune…-
-Già…State in guardia,conte! E’ accanito come un cane da ferma…e velenoso come una serpe!-




babyphan11/3/2008, 20:59
...e va bene,accontento l'amministratrice(avida)...ma questo mi impone degli escamotage nel registro stilistico che avevo scelto...chiedo venia alle letterate che mi seguono!


La febbre chiuse gli occhi di Meg;un sonno che era torpido rifiuto della luce del giorno le si insinuò nell’animo.
Del resto,anche sveglia sarebbe stato meglio per lei non vedere quanto accadeva intorno …

Non vedere Erik scivolare fuori della sua stanza e restare fermo sulla attigua porta finestra,a fissare Christine che,sciolti i lunghi capelli se li spazzolava mollemente,seduta in camicia da notte davanti allo specchio.
Eccola la sua chimera….
Forse era il momento di mostrarlesi…di offrirle una nuova scelta.
Egli si fermò una frazione di secondo in più,giusto l’attimo che Christine,sollevando lo sguardo ne riconobbe la sagoma familiare nello specchio.
La soprano si voltò,di scatto;balzò ad aprire il balcone,incurante del vento e della pioggia.
Avrebbe voluto chiamarlo,ma non conosceva il suo nome…
-Angelo!-

Meglio per Meg non vedere sul volto di Erik balenare la sinistra luce della determinazione.
E nelle sue mani arrotolarsi la corda maledetta del suo plasso.

Era stata una giornata davvero lunga quella per il tenore Ubaldo Piangi.
Benché turbato dalla visita inattesa di Meg Giry,l’uomo ritenne essere arrivato il momento giusto per ritirarsi nelle sue stanze.
Ordinò al giardiniere di chiudere bene tutti gli ingressi,raccomandandogli di vegliare con maggiore attenzione sulla incolumità della casa.
Salì nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle a doppia mandata.
Controllò che le finestre fossero ben serrate;accostò le pesanti tende di broccato.
Infilò quindi il lungo camicione da notte e sui capelli una reticella che li mantenesse in piega:così pomposamente ridicolo,fece un breve segno di croce,controllò che nel cassetto del comodino vi fosse la rivoltella e finalmente aprì il letto…
-Ma cosa???- inorridì,balzando, nonostante la mole,all’indietro.
Appoggiata al cuscino una corda serrata da un nodo scorsoio…una corda che conosceva bene…
Si passò le mani intorno al collo,sfiorandosi le cicatrici;deglutì a fatica.
Arretrò guardandosi dietro le spalle,allungò la mano alla rivoltella.
-Non hai bisogno di quella,Ubaldo…- una voce sinistra si materializzò tra le quattro pareti.-Vedi…la corda è solo il mio biglietto da visita…Mi riceverai,prossimamente:spero vorrai accogliermi come si conviene a un vecchio amico…-



-Meg…Meg,come stai?-
-Chi …o Christine….-
-Mi spiace Meg…non so bene cosa sia successo,ma vederti così,mia povera amica…-
-Così?...- Meg si umettò le labbra;erano inaridite,ma non bruciavano. –Ho la febbre?-
- … hai preso tanto freddo…ma che cosa ti è saltato in testa? E che cosa hai fatto al povero Piangi?-
-Il…povero Piangi?...-
-Sollevati un po’…ti ho portato del latte caldo col miele…vedrai,ti farà bene…-
Meg si volse su un fianco,mugolando.
-Non voglio niente,lasciami stare…-
Christine insistè.
Le impose di voltarsi e cominciò a imboccarla,con sollecitudine materna.E intanto continuava a parlare.
-Per fortuna che non se l’è presa…almeno non con me…Anzi,mi ha informato che presto riuscirà ad allestire un primo recital…Ha detto che ha trovato anche un finanziatore!-
-Ha trovato…? Ma… quanto tempo è che…?-disse la ballerina,riscuotendosi finalmente.
-Bè,sono tre giorni,ormai…hai avuto una febbre violentissima,ma finalmente adesso sta scemando…Io ti sono stata spesso vicina,quando me lo hanno permesso…povera Meg…ma,chi è Erik?-
La ballerina arrossì.Poi cercò di dissimulare il suo imbarazzo.
-Ti prego Meg…sono tua amica…Ho capito che questo è il nome di qualcuno che ti fa soffrire…-
-Ma no…non è come pensi…-
-Vorrei tanto che tu mi raccontassi…Promettimi che lo farai!- così dicendo però Christine si alzava dal capezzale dell’amica,riponeva nel vassoio la tazza di latte e liberandosi di un grembiulino con cui si era improvvisata infermiera,sembrava affrettarsi ad uscire.
-Dove…dove vai,ora?- Meg non intendeva trattenerla,soprattutto dopo la piega che avevano preso i loro discorsi,ma era anche curiosa di sapere cosa la rendesse così sollecita.
-Te l’ho detto…Attendiamo la visita di Piangi…forse oggi ci presenterà anche il misterioso mecenate…-



Meg la vide allontanarsi e sparire dietro la porta;per un attimo le sembrò che una minima energia la animasse;ma durò poco.
Era stanca,debole;soprattutto demotivata.
No,non aveva ancora voglia di guarire,di svegliarsi.
Il torpore le velò ancora gli occhi.
E non vide lo spettacolo di quel nuovo giorno

Christine accolse come sempre Ubaldo Piangi sullo scalone del palazzo Santacroce.
-Accomodatevi,maestro…che novità?-
-Viscontessa…siete davvero splendida…- le rispose lezioso l’ex tenore. –Ma..siete sola?-
-Il conte è a caccia…ma gli ho parlato dei nostri progetti…naturalmente:sono tutti molto disponibili,qui…-
Piangi fece un sorriso falso.
La viscontessa lo fece accomodare in salotto.Quindi rimase sospesa in attesa di qualche notizia.
-Ecco,madame De Chagny….quel finanziatore….
-Quando potrò conoscerlo?-
-Probabilmente questa sera o domani,al più…Ma mi ha chiesto…ecco,mi ha posto una piccola condizione…-
-Di che si tratta?-
Il tenore aprì una cartellina,ne trasse uno spartito.
-Vorrebbe che…che inseriste nella vostra esibizione…questa…- così dicendo porse a Christine lo spartito. –Credo sia sua…-ridacchiò,celiando.
Christine lesse l’intestazione: ‘Plaisir d’amour’…
-No,si tratta di una vecchia canzone popolare francese…-disse- Non ho problemi a…oh!?-
-Qualcosa non va?-
Lo spartito si era aperto e la soprano distrattamente ne aveva letto le note.Ora impallidiva,evidentemente turbata.
-Questa…questa musica…dite che è sua?- riuscì a domandare.
-Bè…me l’ha data di sua mano…magari sono delle variazioni sul tema?-
-Come…come avete detto che si chiama,questo signore?-
-Dravic…monsieur Erik Dravic…a servirvi,madame De Chagny!-
Sulla porta,impeccabile nel suo abito scuro,il mantello appoggiato disinvoltamente su una spalla,il profilo destro coperto da una maschera di raso nero,era apparso lui…
Aveva poggiato il biglietto da visita nel vassoio che gli porgeva il domestico quindi,sfilatosi il guanto si chinò appena sulla mano che Christine,tremando visibilmente emozionata ,gli porgeva.
-Oh…siete già qui!- diceva intanto Piangi,con affettata familiarità.-Permettete che vi presenti allora…-
Il tenore era in leggero ritardo sugli eventi.Eventi che avrebbero preso una strana,inimmaginabile piega se non fosse sopraggiunto anche il padrone di casa,conte di Santacroce.
-Benvenuti signori…Con chi ho il piacere?-
I convenevoli di rito costrinsero Christine a ritornare in sé;smise di fissare negli occhi il nuovo venuto,anzi cominciò proprio ad evitarne lo sguardo e si sforzò di tenere sempre la conversazione entro i limiti della formalità.
Dopo le presentazioni,Santacroce chiese se non avesse già sentito quel nome,Dravic…
-Non è forse suo il baule che conserviamo nella stanza sopra?-
-Può essere…il caso ha voluto che la viscontessa ed io incrociassimo già le nostre strade…-
Christine finse stupore:
-Oh…ma certo monsieur…voi siete ‘quel’ Dravic…Meg ci aveva fatto il vostro nome,e Raoul,mio marito,avrebbe tanto voluto sdebitarsi per…abbiamo conservato il vostro bagaglio a posta…-
-Dove alloggiate,monsieur Dravic?- domandò Santacroce –Siete ospite del signor Piangi?-
-Avrei voluto…ma…il villino non consente…-si giustificò il tenore.
-Allora ..accettate pure di rimanere qui…La vostra stanza vi aspetta già da settimane…-
Erik guardò Christine;di nuovo nel suo sguardo una luce sinistra.Di nuovo in lui l’arroganza di chi ha il coltello dalla parte del manico.Christine rabbrividì:le sembrò di rivederlo la sera della Masquerade,vestito da Morte rossa…
-Siete gentile,conte…Credo che accetterò il vostro invito…-



babyphan17/3/2008, 23:39
Meg fu svegliata da un brusio,una strana agitazione.Sulle scale si rincorrevano i passi della servitù;porte si aprivano e chiudevano;il maggiordomo e la governante si scambiavano battute e ordini…
Poi finalmente regnò il silenzio.Uno strano silenzio…
Teso.Carico di impalpabile attesa.
La giovane donna si alzò piano dal letto.Nonostante lo sconforto che covava dentro di sé,la curiosità fu più forte.Ancora scalza,in punta di piedi schiuse piano la porta della sua stanza.
Da giù provenivano i caldi rumori di una tavolata che terminava:l’acciottolio di piatti e posate,lo scambio discreto di battute,qualche risata sommessa…
Il corridoio era però buio e silenzioso.
Meg abbassò la testa,un po’ mogia.

Rieccomi a osservare la vita degli altri…come se non ne facessi parte,come se ne fossi separata da un vetro…

Si accorse però che dall’ultima stanza in fondo al corridoio filtrava una luce…Strano…
In punta di piedi,si avvicinò all’uscio…Si,c’era un ospite in quella stanza...La porta era appena accostata:forse attendeva qualcuno…
Meg si rese conto che avrebbe fatto meglio a rientrare nella sua camera,discinta com’era e a rischio di fare la figura della sciocca curiosa;era sul punto di farlo, quando una voce dall’interno la chiamò:
-Sei arrivata fino alla soglia…perché non entri?-

Erik?...lui,possibile?
” Ma non preoccupatevi:non è per lei che sono qui!”
…già,proprio lui…


Meg si fermò,poi arretrò.
La porta allora si aprì,quasi magicamente.
Erik era in piedi davanti al camino,nella mano sinistra uno spartito,la destra porta in avanti,lo sguardo ardente di chi attende che finalmente un sogno si materializzi.
-Meg?- esclamò con una punta di delusione.
Lei sollevò la testa,provocatoriamente:
-Mi spiace…a quanto pare signor Dravic non è me che aspettavate…- c’era amarezza e disincanto nella sua voce,a stento nascoste dal tono di sfida.
Lui la fissò con una strana rabbia,poi abbassò le braccia come arrendendosi,sconfortato,disilluso.
La giovane donna gli girò le spalle e rientrò nella sua stanza.
Ma le sorprese per quella notte non erano finite…
Addossata contro la parete,dietro la porta,l’attendeva Christine!
-Meg!-
-Christine… mio Dio…che cosa fai qui?- la ballerina sussultò.
-Da dove vieni?dove sei stata?- l’aggredì quella per tutta risposta.
Aveva gli occhi come spiritati:era eccitata,aggressiva,fuori di sé.
Meg la respinse,reagendo anche lei con altrettanta sprezzante fierezza:
-Calmati?...e perché usi questo tono?-
La soprano le volse allora le spalle,scosse la testa,sconvolta:
-Lui è qui!...lui è tornato!-
-Lui? Di chi parli?-
Christine la guardò con incredula rabbia:
-Non fingere di non saperlo…il signor Dravic,l’uomo che ti ha salvato la vita…o,come lo invocavi nel delirio…ERIK!...ecco chi era…E ora dovrai dirmi tutto!-
Meg abbassò la testa:non negò,non aveva senso più,ormai.
Sedette alla sua toletta e,senza un apparente motivo,iniziò a ravviarsi i capelli,quindi smise,appoggiò la testa sulle mani,emise un profondo,dolente sospiro…
-Che cosa vuoi sapere?-
-La verità…-
La ballerina si volse verso di lei,con un sorriso amaro:
-la verità? Quale?...quella che conosci e non vuoi vedere?-
-Non divagare:la verità tra voi! Quella che ti tieni dentro da mesi,quella che rimugini…contro di me!-
-La verità…tra noi? Vuoi sapere che cosa c’è stato tra noi…?E perché? Che cosa ti importa?-
Christine non sostenne quelle domande…celavano un’accusa che la sua coscienza si ostinava ad occultare dietro mille menzogne…
-Oh Meg!- scoppiò a piangere,disperata,gettandosi sul letto.
La ballerina ne provò un’istintiva compassione,la solita istintiva compassione in nome della quale aveva sempre messo da parte se stessa per quella sua insperata piccola amica,sola come lei,orfana come lei…


Io non sono orfana…io sono solo una bastarda senza padre!


-Smettila di piangere! Vuoi reagire,finalmente? Vuoi comportarti da donna?- la rimproverò,con asprezza,scuotendola.
Christine la guardò quasi senza riconoscerla.
Meg continuò:
-Vuoi sapere cosa c’è stato tra noi?...nulla,nulla più del desiderio…e di una notte d’estate…-
-Vuoi dire che tu…?-
Meg chinò il capo,arrossendo nel buio.
-L’estate è finita...è finita molto in fretta…- soggiunse poi.
-Allora perché lui ora è qui?...e tu,da dove venivi poco fa?-
-Perché?...te lo domandi ancora,Christine?...-
-Io sono così confusa…Ho riconosciuto la sua musica…ho sentito il suo richiamo e…ero tentata di andare da lui,stanotte stessa…Ma,ma ne ho anche paura,Meg:quell’uomo uccide,quell’uomo ha sul volto il segno della sua anima nera…E’ un angelo e un demonio…-
-Ebbene? Che sei venuta a fare,da me?- Meg le aveva di nuovo voltato le spalle:improvvisamente si accorse che un’ombra si celava nel buio.Stava per dare l’allarme,ma l’ombra le fece cenno di tacere…
-Non so Meg…forse a chiederti cosa fare..a chiederti se tu. …-
Meg ricominciò a spazzolarsi i capelli.
-Hai saputo quello che volevi:se lui è qui,Christine,è solo per te…Fai la tua scelta,ora…-
-Ho paura.Meg…so che se andassi da lui,me ne pentirei,rimpiangerei per sempre il mio gesto:io ho paura di lui,ho orrore,pietà…E’ stata una fortuna che l’aver visto te me lo abbia impedito…-
-Già…una vera fortuna…-sottolineò Meg,a bassa voce.
-Ora..torno nella mia stanza…e chiuderò a chiave la porta…-
Meg non le rispose.Voleva solo che uscisse al più presto;voleva finire quel colloquio tormentoso.Era sicura che Erik le sarebbe andato dietro e che i buoni propositi di quest’ultima si sarebbero presto infranti…
La porta si aprì e richiuse.
Poi sentì l’impercettibile fruscio del passo di lui,si volse di lato;sentì ancora la porta aprirsi.
Aveva voglia di piangere.
Un sospiro misto a un singulto le attraversò il petto,quindi si mosse verso l’uscio per chiuderlo.
Erik era ancora là,fermo davanti a lei.
-Vi siete fermato a posta per ringraziarmi,signor Dravic?...- lo affrontò la giovane,un attimo dopo essersi riavuta dalla sorpresa.
Lui chiuse la porta alle sue spalle e avanzò verso di lei.
Meg aveva tra le mani la lunga coda di capelli che senza motivo aveva cominciato a intrecciare:Erik allungò la mano e glieli sciolse;d’un colpo le ricaddero sulle spalle.L’uomo sospirò.
-E’ stato solo desiderio…e una notte d’estate…è così che hai detto,vero?-
-E non è la verità?- gli rispose,tremando di paura ed eccitazione insieme.
-Credevo mi avessi detto che…mi saresti appartenuta per sempre…-
Meg rise nervosamente,incredula.
-Questo riguarda me…non te!-
Lui la afferrò:le sue mani calde sulla pelle morbida delle spalle seminude le provocarono un brivido irrefrenabile.
-No piccola Giry:riguarda anche me…Il desiderio si esaurisce in fretta,se viene soddisfatto…-
-Che significa?-
-Significa che tu…tu sei la mia dannazione!...Non capisci che da quando ti ho conosciuta,da quando ti ho avuta…io sono scisso in due…Perché ti sei messa sulla mia strada,piccola Giry,perché?-
Meg scuoteva la testa,apriva le braccia:era disorientata…
-Christine ed io…noi siamo una cosa sola:lo spirito e la voce…Ma tu,per Dio…Tu sei carne della mia carne…-
La stringeva appassionato.A un tratto,con rabbia si strappò la maschera dal volto e la provocò:
-Respingimi…dimmi che ti faccio orrore…dimmi che hai paura di me…-
Ma Meg sconvolta dal calore del suo abbraccio,dalla passione folle di quella dichiarazione inattesa,manifestò ben altri sentimenti:gli cinse di getto le braccia intorno al collo,gemendo:
-No!..no…-
Lui ricambiò il suo abbraccio,poi –serrando le mascelle -appoggiò la fronte alla sua.
-Io ti desidero ancora…-
-Io…ti appartengo…-

Qualcuno si avvicinò alla porta,bussò con discrezione:
-Signorina Meg?...va tutto bene?-
Erik si scostò,indossò velocemente la maschera,si strinse contro la parete.
-Si conte…-
Meg si avvicinò alla porta,la schiuse piano.
-Non volevo disturbarla signorina…ma mi era sembrato di sentire…-
-Ehm…mi ero alzata per bere…Sto…sto meglio,molto meglio…- si giustificò.
-Buona notte allora ?-
-Buona notte conte…-


Attesero che l’uomo si fosse ritirato nella sua stanza,poi anche Erik si dispose a tornare nella sua.Prima si fermò ancora a rimirarla,carezzandole i capelli,sfiorandole i lineamenti con la mano;quindi soggiunse.
-Non prestare credito alle malignità di quell’inutile pallone gonfiato…-
-Vorrei potervi riuscire…ma…- gli rispose lei,poi lo guardò,interrogativa. -C’è ancora qualcosa di lei che non mi hai detto?-
-No…-rispose lui piano.
-Che..che ne sarà di noi…Erik?- gli domandò ancora lei.
-Tu sai bene che cosa voglio…Non ti frapporre più tra me e il mio destino…- così dicendo,con il gesto della mano sembrò respingerla di nuovo,ancora,definitivamente.



Edited by arielcips - 4/1/2009, 22:31
 
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