| Chretien aveva dolore al viso,per quanto strette aveva tenuto le mascelle,impedendosi di piangere. Di Francois si erano perse le tracce.Era scomparso. E questo voleva dire una cosa sola…terribile… Ma perché Dio avrebbe voluto dargli un dolore così immenso,dopo avergli concesso la gioia infinita di avere una figlia?...la sua famiglia non aveva sofferto abbastanza…cosa doveva espiare,di così terribile,il suo povero padre? All’idea di Andrè,Chretien non riuscì a trattenere un’esclamazione di dolore e impotenza… -Oh…come glielo dirò…che cosa gli dirò?- -Calmatevi,signore…non è ancora detta l’ultima parola…- tentò di confortarlo Philippe,uno dei suoi uomini più fidati. -Tacete,Philippe…è finita…finita…- -Aspettate,arriviamo fino alle rapide …dopo c’è il lago…magari…- Il signore di Castelgarde lo guardò,con uno sguardo vuoto.Lo assecondò,meccanicamente.Sentiva che sarebbe stato un tentativo inutile.
-Guardate!...sono là!- Questa voce e il galoppo di alcuni cavalli risvegliò Fiona;Etienne le dormiva ancora tra le braccia,ma si riscosse dopo un attimo. I due rimasero fermi,stretti l’uno all’altra;chi li cercava?e a quale scopo? Nella luce del mattino si stagliò la figura di Raoul,uno dei cavalieri della guardia della rocca. -Non abbiate paura,madamigella…veniamo da amici!Denise!...prendi il ragazzo con te…Venite,ho portato il vostro cavallo…- disse poi,rivolgendosi alla donna. Fiona si sentiva annichilita dagli eventi della sera prima. -Stiamo setacciando le rive…alla ricerca di monsieur Francois…- le spiegò l’uomo. Lei sollevò lo sguardo,dolente: -E…non l’avete trovato?- L’uomo scosse il capo,addolorato.Ma non rispose. Fiona si morse le labbra a sangue,per non piangere. -Vi riconduciamo a Castello…- -Non posso aiutarvi a cercarlo anch’io?- domandò lei.Lo sguardo stupito con cui l’uomo le rispose valse più delle sue parole: -Non è il caso,direi…- Abbassò la testa.Era fuori luogo…fuori tempo…Oddio,fa’ che non sia morto! Pregò tra sé. Etienne restava zitto.I suoi occhi lambivano silenziosi ogni ansa,ogni anfratto.Dove era finito Francois,il suo unico amico,il suo unico affetto? Sollevò lo sguardo verso Fiona;ma lei proseguiva a occhi bassi… Arrivarono finalmente alla porta della rocca.Mentre smontavano da cavallo,Etienne,con un guizzo fulmineo,si impossessò delle redini del palafreno su cui aveva montato e premendo sugli arcioni lo spinse via,al galoppo. -Fermati…fermati!- gridò inutilmente Denise. Raoul lo guardò,scuotendo con disappunto la testa. Fiona sollevò finalmente il viso,seguì con gli occhi il ragazzo e sorrise,istintivamente. Sugli spalti del castello,Isabellala attendeva;le andò incontro,abbracciandola affettuosamente. -Venite…avete bisogno di calore,di rifocillarvi un po’.. Fiona scosse la testa. -Non voglio niente…vorrei solo fare qualcosa…qualcosa per Francois…- La dama la guardò,assentendo. -Allora venite con me…faremo l’unica cosa che serva in questo momento…- La condusse nella piccola cappella dove lei e Chretien avevano passato a vegliare la notte prima del battesimo.La invitò a inginocchiarsi,quindi lo fece lei stessa. Fiona rimase un attimo in piedi,quasi senza capire.Poi piano si piegò in ginocchio e unì la sua alla voce supplice di Isabeau: -Ave Maria,gratia plena…-
Francois sembrava ancora privo di vita,nonostante gli sforzi di Didier per rianimarlo;il giornalista tentò un’ultima volta di restituirgli il respiro;finalmente un fiotto violento d’acqua gli uscì dalla gola.Il suo corpo sussultò;i polmoni si contrassero…a poco a poco ricominciò a respirare. -Accidenti,amico…stavate svuotando il torrente?- gli disse Didier, rassicurandolo . Il giovane Marek aprì gli occhi,piano,riprendendo coscienza.Poi lo guardò,senza conoscerlo. -Adesso state calmo…accenderò un fuoco,siete gelato…- -Grazie…ma,chi siete?...non vi ho mai visto prima…-domandò allo sconosciuto salvatore,quasi sillabando le parole. -Shhhh….- gli rispose l’altro,facendogli l’occhiolino.-C’è tempo,per le presentazioni…- Francois sorrise,si lasciò andare.Dopo poco dormiva,stremato.
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-...Nunc et in hora mortis nostrae,amen…-Fiona pregava ancora assieme a Isabeau,quando un’ombra si proiettò davanti all’inginocchiatoio.Una figura imponente si affiancò a loro due,unendo la sua voce bassa e profonda alla loro:Andrè Marek.. Fiona non potè fare a meno di osservarlo,sepure con la coda dell’occhio. Pregava con tutta la forza del suo corpo granitico,pregava con la voce strozzata dal dolore,pregava quasi senza accordarsi alle due donne:intensamente,in colloquio univoco con Dio,o con la Vergine Maria che gli sorrideva misericordiosa dalla piccola pala della cappella. Fiona sentì in quel momento quanto Andrè dovesse amare suo figlio:un amore quasi ancestrale,radicato nel profondo dell’animo,un amore che stava avendo il sopravvento su tutto,anche sul dolore,sull’incomprensione,sul silenzio di dieci anni. La donna si commosse e pregò ancora più intensamente:se Francois avesse potuto vedere suo padre,ora…non avrebbe avuto più bisogno di conferme…mai più… A un tratto qualcuno si avvicinò a Isabella,mormorandole qualcosa all’orecchio.La castellana si alzò,allontanandosi discretamente. Entrò nella sua camera: -Chretien!...allora?- Il marito la aspettava sconfitto,annichilito: -Niente,Isabeau…non l’abbiamo trovato…- con la spalle al davanzale,Chretien piangeva. Isabella lo abbracciò,stringendolo come un bambino,consolandolo e piangendo lei stessa,disperata.
Didier avvertì in lontananza il sopraggiungere di cavalli.Il professor Johnston gli aveva raccomandato prudenza;così spense in fretta il fuoco e, sollevato per le spalle Francois, lo trascinò verso l’interno,tra il fogliame.Quindi lo adagiò di nuovo sull’erba:il giovane dormiva ancora. Passò un’altra ora,prima che si svegliasse. Si allungò sul fianco,si guardò intorno disorientato e sospettoso:poi vide Didier. -Allora,amico…vi sentite meglio?- Il cavaliere si passò una mano dietro la nuca,dove Monique l’aveva colpito. -A parte il bernoccolo..direi di si…- e sorrise al suo salvatore. –Ora posso sapere il nome di chi mi ha salvato la vita?- disse,sollevandosi a sedere e porgendo la mano al giornalista. Anche questi sorrise,affabilmente,e gli porse la mano: -Didier….Didier Arnault…- -Francois Marek…- Didier stette un attimo a pensare:Francois….uno dei figli di Marek…secondo quanto aveva letto nel Chronicon…ecco dove aveva già visto quel viso… -Che c’è?- gli domandò il giovane – Si direbbe che il mio nome vi dica qualcosa…- -Mah…credo di aver sentito parlare di vostro padre…E’ il signore di Castelgarde?l’eroe dell’assedio?- Francois era in piedi adesso. -Proprio lui…- disse guardandosi intorno e cercando di orientarsi -Sono arrivati degli uomini a cavallo…ma io non sapevo che cosa cercassero…Ho ritenuto più prudente rimanere nascosto..-Si scusò Didier. -Cercavano me…e adesso penseranno che sono annegato…Dobbiamo tornare …- -Aspettate…appoggiatevi,Francois…se ne avete bisogno…- I due uomini si inoltrarono insieme nella radura;l’erba alta li teneva celati alla vista altrui. -Da dove venite, Didier…?- chiese a un tratto Francois. -Da…dalla capitale…-rispose quello. -Ah!...Notizie?- -Sapete…non mi intendo molto di…guerra…sono uno scrivano…- rispose il giornalista,glissando. -E come mai siete a Castelgarde?- Didier taceva,fingendosi più affannato di quanto non fosse. -Potete parlare liberamente…- lo incoraggiò Francois. Il giornalista lo guardò negli occhi:quel giovane gli infondeva fiducia,ma … -Sono venuto a cercare degli amici…- e tacque. Francois rispettò il suo silenzio,ma sentì istintivamente che lui e quell’uomo avrebbero incrociato ancora il loro cammino.
Etienne aveva vagato come un pazzo sul suo cavallo,seguendo da lontano le ricerche che la guardia del castello faceva lungo la riva. Ricerche disperate,inutili:Francois sembrava dissolto nel nulla. Anche le ultime ronde tornarono scuotendo tristemente la testa. Niente… Il ragazzo,con le lacrime agli occhi,spronò il cavallo con rabbia.Correva senza meta per i campi assolati,correva col vento sul viso che quasi gli faceva male,bevendo il suo pianto che nessuno avrebbe consolato ormai… Poi qualcosa,nell’erba attirò la sua attenzione.Qualcuno si muoveva nella radura.Etienne cercò di raggiungere quell’ombra indefinita,procedendo piano,per non spaventare chiunque fosse. Avvicinandosi,a poco a poco i suoi occhi distinsero due figure;un uomo alto che camminava appoggiandosi ad un altro,meno imponente.Il ragazzo strinse le palpebre per vedere meglio,nel sole:intanto il suo cavallo proseguiva ora al passo. Quando fu abbastanza vicino,proteggendosi gli occhi con la mano,Etienne guardò di nuovo:il suo viso si illuminò,il cavallo corse precipitoso verso i due: -Monsieur….monsieur Francois!....- Ma più precipitoso del cavallo,fu Etienne stesso,che arrivato a poca distanza da i due uomini,si gettò quasi a volo dall’ animale e si slanciò ad abbracciare Francois. -Mio signore! Siete vivo!- gli disse tra il riso e il pianto,nascondendo la testa nel fianco del suo amato protettore e stringendolo forte. Francois non potè fare a meno di ricambiare quell’abbraccio,con altrettanto affetto. -Etienne!...- -Oh signore..ci avete fatto penare tanto…se sapeste…- -Sono vivo,Etienne…e adesso torneremo a Castelgarde…- -Madamigella Fiona e io ce la siamo vista brutta…ma non mi sarebbe importato niente di morire,monsieur…- confessò con slancio il ragazzo. Francois lo abbracciò ancora,ma intanto si domandò con rabbia chi aveva tentato di far del male a lui e a Fiona. Anche Didier aveva drizzato le orecchie sentendo quel nome.Moriva dalla voglia di domandare dove fosse ora la sua amica,se stesse bene.Ma si morse le labbra,attese. -Prendete il mio cavallo…tornate a Castelgarde…- -E tu…e il mio amico Didier?- rispose Francois. Questi ne approfittò,per dire: -Andate voi…io mi fermerò al villaggio…- -Non volete essere mio ospite?...-gli chiese meravigliato il giovane cavaliere. -Un onore eccessivo,monsieur…e poi vi ho detto:debbo cercare delle persone…Ma ci rivedremo,ci rivedremo senz’altro!- I due si guardarono negli occhi,studiandosi ora diversamente,rispetto al primo incontro. Poi Francois montò a cavallo,porse il braccio a Etienne,aiutandolo a salire con lui e si allontanò verso il castello.
C’era silenzio e mestizia nella rocca.C’era silenzio e mestizia in tutto il villaggio. I rumori soliti delle piccole attività quotidiane tacevano. Quasi tutta la popolazione si era riunita nella chiesa grande dell’abbazia,a pregare. Ma la speranza sembrava ormai perduta:le preghiere per ritrovare Francois si stavano trasformando in raccomandazioni a Dio,che lo accogliesse nelle sue braccia misericordiose. Nel villaggio deserto,si udì il passo lento di un cavallo,procedere piano,ma senza fermarsi verso la rocca.Qualcuno rimasto a casa occhieggiò dalla porta,sconsolato:poi i visi cominciarono ad illuminarsi. Due ragazzetti,compagni di giochi di Etienne giocherellavano senza voglia sui gradini della chiesa:riconobbero il loro compagno,riconobbero il loro signore e,istintivamente,si precipitarono in chiesa: -E’ tornato..è tornato!!!...E’ qui!...Etienne l’ha trovato!!!- Ci fu un momento di confusione,disappunto:qualcuno si rivolse duramente ai due disturbatori.Ma quando la folla di fedeli si rese conto di quello che i due andavano dicendo,l’entusiasmo traboccò:padre Alessio chiamò allora a raccolta le sue forze,per tenere calma e compatta la sua gente,chiedendo loro di ringraziare Dio,ancora,con la preghiera collettiva. Poi,mentre si intonava il ‘Gloria…’, diede furtivamente ordine al frate campanaro di avvertire Castelgarde tutta del ritorno di Francois. Fiona e Andrè erano ancora intenti a pregare fianco a fianco nella cappella,nonostante avessero inteso che Chretien era tornato deluso dalle ricerche. Non si erano alzati dall’inginocchiatoio,le mani giunte quasi a graffiarsi le nocche,gli occhi fissi sul volto della Vergine;lacrime silenziose scorrevano sui visi di entrambi,ma la preghiera non si arrestava… Improvvisamente giunse il primo rintocco,poi il secondo,il terzo:l’annuncio di una novità. I due si riscossero,si guardarono negli occhi:Fiona si alzò in fretta e corse ad affacciarsi dagli spalti. -E’ lui!...E’ Francois!- si precipitò di nuovo dentro,a rassicurare Andrè. -Dio sia ringraziato…- disse il vecchio signore,con un sospiro ineffabile e un sorriso umido ancora del pianto precedente. -Andiamogli incontro…Venite?- lo invitò di slancio Fiona. Andrè si bloccò,irrigidendosi di nuovo nell’antico atteggiamento di chiusura che Fiona sperava non dovergli più vedere. Col gesto della mano,l’accompagnò: -Andate avanti voi…io…lo farò più tardi…- Fiona sospirò,guardandolo addolorata:avrebbe voluto parlargli,rimproverarlo,gridargli di smetterla con quell’ostinazione….poi il pensiero di andare incontro a Francois prevalse.Rimase un attimo sospesa tra i due,quindi corse ancora agli spalti. Anche Chretien e Isabeau erano stati riscossi dal suono insistente della campana.Dall’alto della torre di guardia,individuando suo fratello,Chretien si era poi gettato a correre,senza più ritegno per il suo ruolo,desideroso solo di riabbracciarlo. I soldati all’ingresso della rocca,intanto avevano aiutato Etienne e il suo protettore a smontare da cavallo e li stavano festeggiando a modo loro. Francois era ancora un po’ frastornato,quando si accorse che suo fratello era là,dietro di lui,col fiato grosso,che ancora non riusciva a credere di rivederlo vivo: -Chretien…- -Ah…piccolo Francois!- gli rispose l’altro,afferrandolo per le spalle e stringendoselo al petto,con forza.-Non fare mai più scherzi simili…- Poi Chretien si volse a quello che riteneva essere stato il salvatore di suo fratello,il piccolo Etienne:lo prese in braccio come un fuscello,lo sollevò in alto,ridendo: -E tu,piccolo furfante…da oggi sei dei nostri!...voglio averti qui,tra i miei cavalieri più fidati!!!... Philippe,intanto preparagli una doppia razione di zuppa…- Lo depose a terra;gli porse la mano: -Grazie,Etienne Du Lac…- Il ragazzo lo guardò,meravigliato e felice:aveva un nome,finalmente…. -Da oggi questo sarà il vostro nome,giovanotto…e questa – disse di nuovo Chretien allargando le braccia a indicare la rocca- La vostra casa!- Etienne guardò con gli occhi che gli brillavano,ancora incredulo,Francois;lui ricambiò il suo sguardo,con altrettanta dolcezza e gli carezzò la testa,scompigliandogli i capelli. Poi i due fratelli risalirono verso il castello vero e proprio,tenendosi stretti. In cima alle scale,sulla prima rampa c’era Isabella.Gli occhi le luccicavano,ma conservava anche in quel momento la sua dolce dignità.Lei e il cugino si abbracciarono senza una parola:poi Francois le sussurrò: -…e Monique?...- Isabella scosse la testa: -Non pensare più a lei…- gli sorrise,confortandolo – Hai fatto tutto quello che potevi….- Lui sospirò.Poi il suo sguardo salì verso la torre.Ma la finestra era chiusa… -Vieni a cambiarti e riposarti un po’,fratello…- lo distrasse Chretien –Sei abbastanza impresentabile… Francois si guardò.I suoi panni erano umidi ancora,e aveva bisogno di lavarsi. Sollevò di nuovo lo sguardo. Un po’ discosta dagli altri,leggermente a disagio,c’era Fiona. Lui la guardò:aveva il viso segnato dal pianto,i capelli in disordine,il fiato grosso. Era bellissima… -Vieni adesso..- ripetè Chretien,incurante di tutto,e prima che la giovane donna potesse avvicinarglisi,accompagnò Francois nella sua stanza. Isabella invece aveva colto quello sguardo e guardava Fiona con dolcezza. -Chretien è un irruento,madamigella…- disse,quasi scusandosi per lui.-Un adorabile irruento…- Le due donne si sorrisero.Erano entrambe felici…
Francois si era immerso nella vasca e aveva goduto della carezza calda dell’acqua che un servitore vi stava versando con sollecitudine. Dopo il bagno,lo stesso servitore lo aveva aiutato ad asciugarsi,con un ampio telo di lino,appena riscaldato.Ora la stanchezza lo stava riprendendo:il servitore lo invitò a stendersi nel letto… Era calata la sera,e il giovane dormiva ancora. Qualcuno silenziosamente era entrato già da un po’ nella stanza e,seduto al suo capezzale,lo aveva vegliato amorevolmente:Andrè Marek. Guardandolo dormire con quell’espressione serena sul viso,gli tornavano alla mente quelle poche volte che da bambino Francois era stato malato:lui stesso non accettava di non stare bene,di dover rimanere a letto,mentre c’erano tante cose belle da fare. E spesso il padre,per tranquillizzarlo,rimaneva al suo capezzale,gli teneva la mano,gli raccontava storie di mondi lontani… L’uomo scosse la testa…avrebbe voluto prendere la mano di suo figlio anche ora,carezzargli la testa,rassicurarlo.Riuscì solo a sfiorargli il braccio,per aggiustargli meglio il lenzuolo: -Madre…- disse piano il giovane,con un sorriso. Gli occhi di Andrè ebbero un bagliore,la sua mano si ritrasse.Lentamente si allontanò dalla stanza,uscì.
Fiona lo vide uscire silenziosamente.Addossata al muro,per non farsi scorgere,attese che si fosse allontanato.Poi entrò anche lei. Francois era nel dormiveglia:la carezza involontaria del padre lo aveva riscosso dal sonno. Aprì gli occhi:davanti a lui,nella penombra Fiona lo osservava. -Fiona!- disse sollevandosi tra i guanciali-…eravate voi?...ho creduto fosse mia madre…- Le aveva teso le braccia,lei fece altrettanto;presele le mani la attirò a sedere sul letto. -..non ero io…- confessò lei. Ma lui sembrava aver già dimenticato quanto era successo poco fa.La guardava,le carezzava le braccia:sentiva che presto… -Etienne mi ha raccontato tutto….avete corso un grosso rischio anche voi…- la strinse a sé,le carezzò i capelli. Sentì il seno di lei sollevarsi contro il suo petto:non resistè,le cercò le labbra,la baciò. Poi si staccò da lei,sospirando. -Non dovevate venire qui…voi mi tentate continuamente…- Fiona abbassò la testa. -Come vi ha trovato,Etienne?- gli chiese,cambiando argomento,volgendo la testa da un’altra parte. -Quando mi ha trovato camminavo nella radura,insieme all’uomo che mi ha salvato…- Lei lo guardò,interrogativa. -Un uomo?...chi?- -Uno sconosciuto…straniero …Didier Arnault…- Fiona sussultò.Didier…Aveva letto il suo messaggio…era venuto a riprenderla… Poi guardò Francois.Dunque il loro tempo stava per finire. -Che avete?...lo conoscete?- All’idea che presto sarebbe partita,Fiona ebbe un brivido. -Forse…- Francois stava per domandarle altro,ma lei gli si strinse contro,con forza: -Oh,Francois…tenetemi stretta…- Lui la strinse tra le braccia,senza farselo ripetere.Poi si chinò di nuovo a cercarle la bocca e iniziò a baciarla dolcemente,ma sempre più intensamente.La attirò tra le lenzuola,slacciandole piano le stringhe che tenevano chiuso il suo abito.Rallentò guardandola,cercando la sua approvazione. -Non fermarti…- gli sussurrò lei. -Oh…amor mio…- proruppe allora lui,sfilandole tra carezze e baci il vestito.- Mia…vuoi essere mia?- -Si…- rispose lei,restituendogli le carezze,cercandogli le labbra,avvinghiandosi al suo collo. Si amarono,con passione,desiderio;lui la prese e sentì che lei gli si arrendeva incondizionatamente.Ora gli apparteneva,ora si appartenevano… -Dimmi ancora di si…dimmelo tutta la notte…e domani..e sempre…- Fiona rispose di sì,sì,sì…ma il suo cuore covava una pena profonda,che lei cercò di scacciare rispondendo appassionatamente alla passione di lui… Sembravano insaziabili,sembravano istancabili:carezze,baci e poi l’uno dentro l’altra ancora,uniti in un’unica carne vibrante di piacere... Solo al sorgere del sole,il canto lontano di un gallo risuonò nel silenzio.Appagati,entrambi dormivano l’una nelle braccia dell’altro.
La barca che si allontanava rapida sull’acqua…il viso di lui tra le onde,la sua mano che cercava aiuto…il suo sguardo che la invocava…e lei che supplicava Didier di tornare indietro… -Oh no!..nooo…-Fiona si svegliò improvvisamente,aveva le lacrime agli occhi. Ma Francois era lì,vicino a lei,che la stringeva tra le sue braccia,la rassicurava: -Che hai,amor mio?...vieni…stringiti a me…-Le sussurrò,con dolcezza. Lei appoggiò il capo sul suo petto,socchiudendo gli occhi. -Non devi avere paura…ora so bene cosa provo per te…-le disse ancora,per confortarla.-Tu sei l’amore della vita….quello che ti fa scegliere…- -Scegliere?...- -Scegliere la mia vita…E’ quello che mi ha insegnato mio padre,una volta…tanto tempo fa…- Fiona si sollevò a guardarlo,gli carezzò il viso: -Tuo padre era qui…prima di me…- Lui la guardò,incredulo. -Dici davvero?...- -E ha pregato per tutto il tempo al mio fianco,Francois…Lui ti adora…- Francois sospirò,profondamente. -Perché allora…perché mi nega un gesto,un solo gesto d’amore?...- Fiona lo abbracciò,per confortarlo: -Non credi sia venuto il momento di raccontarmelo?...cosa è avvenuto tra voi?...-
Era sorto da poco il sole su Castelgarde:quello sarebbe stato il giorno della consacrazione dei due fratelli,eredi del titolo di signore della rocca,secondo la volontà di Andrè Marek. Claire era ferma sul piccolo balcone della torre:aspettava che Francois venisse a parlare con suo padre,ma sapeva che difficilmente sarebbe accaduto. Andrè uscì,accanto a lei;la guardò,sorridendole.Colse subito qualcosa che non andava e gline domandò il motivo: -Che c’è Claire?...mi sembri in ansia…- -Si…si tratta di Francois…credo debba parlarti,Andrè…- L’uomo si irrigidì,insospettendosi: -A me?...bè,avremo tempo di parlare,dopo la cerimonia…- -Credo che debba dirti qualcosa,prima…- -Cosa?- domandò lui,indispettito. Tu lo sai?- Lei rimase calma,ma il presentimento della catastrofe la pervase. -Si,io credo di saperlo…ma credo debba essere lui,a parlartene…perché non lo mandi a chiamare?- L’uomo girò sui tacchi,rientrando bruscamente: -Credo debba venire spontaneamente…non posso forzarlo a dirmi qualcosa di cui non conosco nemmeno l’argomento…- Anche Claire rientrò,gli andò dietro,cambiando tono: -Andrè…io credo che anche tu sappia cosa vorrebbe dirti…per questo non ne vuoi parlare…- L’uomo scosse la testa;aveva un’espressione contrariata,afflitta. -Davvero?...d’accordo allora…- le si rivoltò contro –Mandiamolo a chiamare:vediamo se ho ragione o no?- Detto questo,ordinò a un servitore di riferire a Francois di presentarglisi. Claire attese che il servitore si allontanasse,per ribattere,gelida: -Non ti riconosco,Andrè…tu ti stai nascondendo dietro un dito…Si tratta di Francois,Andrè…il tuo prediletto…- -Ebbene?...Claire,io gli sto dando gli stessi diritti di Chretien,lo capisci,vero?- -No…io capisco che tu stai cercando di trattenerlo qui…Gli hai chiesto se è quello che vuole?- -Certo che è quello che vuole,Claire…Me lo avrebbe detto,altrimenti…-Marek sentiva un affanno indicibile sopraffargli il cuore. -Forse non te lo ha detto,perché non vuole deluderti…- L’uomo aveva rivolto lo sguardo altrove,a cercare nuova forza per ribattere.Quindi la affrontò di nuovo,quasi aggredendola: -Cosa non mi ha detto,Claire…vuoi dirmelo una buona volta???- Claire non seppe resistergli: -Che non vuole rimanere a Castelgarde,che non è questa la vita che desidera..no,non lo è!- glielo aveva quasi gridato in viso,ed ora respirava,come sopraffatta dalla fatica. -Madre!- Claire si voltò:ritto sulla soglia,con lo sguardo che sembrava una gelida lama di acciaio,il tono di voce carico di rabbia repressa,c’era Francois. -Francois…- Claire lo guardò addolorata,impotente. Anche Andrè guardò il figlio,guardò lei.Un silenzio di pietra cadde fra i tre.Fu il signore di Castelgarde a romperlo: -Tua madre ha detto la verità,Francois?-chiese,voltando le spalle a entrambi.Ma sapeva benissimo di si… -Padre…io…-tentò di tergiversare Francois,fissando gli occhi sull’uomo. -Ha detto la verità?- Il ragazzo abbassò la testa e quasi in un singulto rispose: -Si…- Marek respirò intensamente. -Avresti potuto dirlo prima,non credi?...-commentò,con astio. Francois allora guardò sua madre,con l’espressione di chi non può perdonare. -Se non vuoi rimanere qui…sei libero di andartene,Francois…-aggiunse poi Marek,calcando sulle parole con una cattiveria che non gli apparteneva. -Andrè…-intervenne Claire,con voce supplice. -Per favore,madre!...-la interruppe Francois- Voi lo sapevate che sarebbe finita così…lo avete voluto voi…- le disse con la voce rotta dal rancore. Poi gettando un ultimo sguardo verso Andrè,che si ostinava a non guardarlo,girò sui tacchi e se ne andò. Claire supplicò ancora Marek: -Andrè…mio Dio…fai qualcosa!...sta andando via…- Andrè si volse a guardarla,con gli occhi pieni di lacrime: -Non posso fare niente…- disse,ricacciandole in gola –Non posso più fare niente… -Devi fermarlo!...non puoi farlo andare via così..- Ma l’uomo le volse ancora le spalle,scuotendo ostinato la testa. -Allora…allora lo fermerò io!...- Così dicendo Claire corse fuori,montò su un cavallo e si gettò all’inseguimento del figlio,incurante di tutto,con quello slancio che da sempre l’aveva resa unica… -Era una donna unica,Fiona…-esclamò Francois- e né io,né lui abbiamo saputo pensare a lei…- Fiona strinse forte l’uomo contro di sé,lasciò che le sue lacrime bagnassero i suoi capelli,lasciò che la baciasse in cerca di conforto a quella pena immensa… - Io ero corso via,lasciandomi tutto alle spalle…senza pensare a nulla:il mio cavallo spronato al galoppo verso il confine…poi,l’abitudine prese il sopravvento:mi feci cauto,rallentai…era pieno di Inglesi…Lei no,non pensò ad altro che a raggiungermi…L’agguato scattò…un nugolo di frecce si disperse tra gli alberi…ebbi un sesto senso…tornai indietro:vidi il cavallo,sentii il richiamo di lei…- -Aiuto…Francois…- Smontai da cavallo,corsi a prestarle soccorso: -Madre…che avete fatto…che vi ho fatto?- Lei mi sorrise,mi chiese perdono.La strinsi contro di me,il suo sangue sul mio cuore… -Francois…promettimi che non te ne andrai via…spezzeresti il cuore a tuo padre…ora più che mai:restagli vicino!- -Oh si,madre…ve lo prometto…ma perdonatemi voi…madre…- Intanto a Castelgarde era arrivato il segnale di pericolo;scosso,anche Andrè aveva capito che cosa stesse succedendo e prima di tutti gli altri si era precipitato sul suo cavallo,sulle tracce di Claire. Sopraggiunse in tempo per raccogliere il suo congedo… -Andrè…-e il suo ultimo sorriso. I due uomini si erano guardati poi negli occhi.Ma Andrè era ormai impietrito da un dolore inaccettabile:sollevò Claire tra le braccia e la portò così,fino a Castelgarde,senza dire una parola,per giorni e giorni e giorni… -Credetti di impazzire…mia madre era morta,mio padre…come se lo fosse…Non mi ha perdonato,Fiona….non mi perdonerà mai,mai!- Fiona lo abbracciò ancora,lo confortò: -Ho vissuto dieci anni di inferno,in attesa di una sua parola…ma lui per anni ha parlato solo tramite mio zio,cui ha conferito poteri quasi completi,adattandosi a tutte le sue scelte…- -Ascolta Francois…non capisci?...non è te,che non perdona:è se stesso…Non è te,ma è se stesso che si ostina a punire…Lui ti adora,ma non si perdona più il bene eccessivo che ha avuto per te,quell’atto di egoismo che ha scatenato tutto ciò…non vuol più concedersi la gioia di amarti,come prima… Francois scosse la testa,poco convinto.Poi la guardò,teneramente: -Grazie,amor mio…ora però almeno ho te…- Fiona abbassò gli occhi,colpevole.Ma tacque,abbandonandosi di nuovo al suo caldo abbraccio appassionato.
arielcips14/4/2006, 11:51
Seduto su una panca,al tavolo della locanda,Didier si guardava intorno,silenzioso.L’orecchio era teso ad ascoltare i discorsi degli altri avventori,che comprendeva con una certa facilità. Aveva ricostruito un paio di avvenimenti accaduti in paese in quei giorni;aveva intuito che la popolazione di Castelgarde si riferiva alla sua amica Fiona con l’appellativo di ‘La bella straniera’…e a quanto pare ‘la bella straniera’ si era data molto da fare,ultimamente…Sorrise,scuotendo la testa:quella ragazza era incorreggibile… Mentre a testa bassa finiva la sua zuppa,vide entrare una faccia conosciuta:Nicholas! Era in compagnia di uno strano ‘messere’,abbigliato un po’ alla mago Merlino…Didier cercò di passare inosservato,ma al tempo stesso tentò di carpire anche i discorsi degli ultimi arrivati. -Vedete,messer Nicholas…se a voi serve l’energia…questa energia strana di cui parlate…perché non procurarsela con l’acqua?- -Con l’acqua?...Avete ragione,Aristide…che sciocco!...potremmo usare proprio il meccanismo del mulino…- -Infatti…- Didier aveva inteso:Nicholas stava tentando di ricaricare il marker…e a quanto pare aveva trovato un collaboratore…Ma ormai non ne avrebbe avuto più bisogno:all’indomani lui li avrebbe riportati a casa! Approfittando del momentaneo allontanamento dell’interlocutore di Nicholas,Didier finse involontariamente di urtare il giovanotto,alzandosi e uscendo dal locale.Questi alzò lo sguardo,leggermente infastidito:per un attimo incrociò il volto noto del giornalista,che però lo zittì col gesto,proseguendo verso l’esterno. Nicholas si liberò del suo accompagnatore con una scusa,quindi seguì Didier fuori.Raggiunto uno spazio riparato alle spalle delle povere case del villaggio,i due si fermarono. -Stern!- -Arnault!- I due uomini si abbracciarono,senza altri commenti. -Abbiamo poco tempo…domattina dobbiamo andare via…Bisogna avvertire Fiona!- intimò il giornalista. -Va bene…ma stabiliamo già da ora dove trovarci…- Didier si guardò intorno:intravide uno spazio aperto in prossimità del fiume.Lo indicò con il gesto del capo al giovane fisico.Non aggiunsero altro:erano d’accordo,si separarono… Ma qualcuno li aveva visti e ascoltati. E ora,mogio,si domandava cosa fare…
-Vorrei tenerti qui con me tutto il giorno,amore…Ma conviene che tu ti vesta…- Francois si strinse ancora una volta a sé Fiona,poi la aiutò a indossare il suo vestito. -Più tardi ci rivedremo…- la accompagnò sulla soglia della stanza,le prese il volto tra le mani,fissandola innamorato. –Presto…prestissimo…- La donna annuì,rispondendo sorridente al suo ultimo bacio,poi uscì cautamente e ripercorse il corridoio silenzioso fino alla sua stanza. Entrò,si appoggiò con le spalle alla porta,socchiudendo gli occhi. ... Li riaprì immediatamente.Fermo davanti a lei,che la fissava inquisitorio,era Andrè Marek. -Bu..buon giorno,monsieur Marek…- disse,un po’ spaventata,da quella apparizione inaspettata. -A che gioco state giocando,Fiona ?- disse lui,senza mezzi termini. La giovane respirò profondamente,staccandosi dalla porta a fatica: -Nessun gioco,monsieur…- ribattè guardandolo in viso. -So bene che non avete rinunciato a ritornarvene nel 2006…Aristide sta collaborando con Nicholas,per ricaricare il vostro marker…- -…e allora?- domandò Fiona,volgendo lo sguardo altrove. - Credete che Francois non ne soffrirà?...- Andrè aveva un tono così tenero,nel profferire quel nome. Ma Fiona sollevò il capo,con orgoglio: -Venite a chiedermi se vostro figlio soffrirà per colpa mia?...voi,che lo state privando da dieci anni del vostro amore di padre,del vostro abbraccio…del vostro perdono!- Andrè fece un passo all’indietro,come se quelle accuse fossero altrettante sferzate sul suo volto. -Cosa…cosa ne sapete?...Lui,lui non sente affatto questa mancanza…era pronto a partire,andare lontano…Non ha bisogno di me…- Fiona scosse la testa,la rabbia le montava dentro: -Ma come potete essere così cieco?...E’ rimasto al vostro fianco,rinunciando a tutto,anche a se stesso,per non spezzarvi il cuore…- Marek si volse verso la finestra,scuotendo la testa,con un sorriso dolente: -Il mio cuore è già spezzato….ha smesso di battere quando Claire mi ha lasciato…- La giovane donna tratteneva a stento le lacrime: -Lei ha pensato a voi,fino all’ultimo…a voi due,al vostro legame…ha tentato di tenervi uniti,sapendo quanto eravate importanti l’uno per l’altro….ma voi,Andrè…- Alla giornalista morirono le parole sulle labbra. -Cosa intendete dire?- le domandò Andrè,ignaro. -Avete mai parlato con vostro figlio,di quello che accadde,nella foresta?...avete mai pianto insieme,il vostro comune dolore?...Credete che Claire potrebbe ancora amarvi,vedendo che uomo di pietra siete diventato?...Voi non appartenete a questa epoca,monsieur Marek…e lei amava l’uomo che eravate,non questo vecchio arido feudatario medievale che siete diventato!- Fiona tacque.Aveva il sopraffiato,si domandava come avrebbe reagito ora Andrè. Lui la guardò,ma come se non la vedesse più:i suoi occhi corsero al di là di lei,della porta,delle mura….fino al fiume,fino a una botte che galleggiava nell’acqua,a una giovane,splendida sconosciuta che gli sorrideva,dandogli del matto… Socchiuse gli occhi,respirò profondamente: -Scusatemi se…vi ho ferito…- disse piano Fiona. L’uomo si riscosse,sembrò vederla di nuovo,la osservò come incredulo.Poi le chiese: -Voi amate Francois…?- Fu Fiona questa volta ad abbassare lo sguardo,mentre il pianto le montava nel cuore: -Si…lo amo…disperatamente…- -Tornerete comunque nel vostro mondo?...- -Non posso fare altrimenti,monsieur…Io non appartengo a questo mondo,lo sapete!- Marek annuì piano,con la testa;poi le mise una mano sulla spalla e la strinse,comprensivo. Senza aggiungere altro,uscì dalla stanza.
Etienne era seduto su un muricciolo,lungo la massicciata.A testa bassa,giocherellava con delle pietre,pensieroso. Qualcuno gli infilò scherzosamente una mano tra i capelli: -Di cattivo umore,figliolo?- Un’altra mano si unì alla prima:una mano delicata,che gli carezzò maternamente la spalla.Erano Fiona e Francois:istintivamente lui sorrise loro,poi guardando Fiona,sembrò intristirsi di nuovo. Francois era troppo felice per soffermarcisi.Si sedette al fianco del ragazzetto,sul muretto e lo strinse sotto il suo braccio forte: -Come va la tua nuova vita,Etienne du Lac?...Sei contento di vivere nella rocca?- Etienne gli sorrise:quel naturale suo gesto d’affetto gli riscaldava il cuore. -Si,mio signore…- In quella il cigolio di un carro che si muoveva lento dalla porta della rocca distolse la loro attenzione:era una sorta di gabbia di legno,con all’interno un prigioniero…Gustave Duroy… I tre lo fissarono,mentre si avvicinava,inesorabilmente. -Che ne sarà di lui?- chiese Fiona. -Mio fratello lo ha bandito dalla contea…lo stanno portando al confine…-rispose Francois,lanciando all’uomo uno sguardo disgustato e distratto. Ma Duroy avvicinandosi,cominciò a gridare al loro indirizzo: -Eccolo..il bastardo…la serpe che vi covate in seno…- Etienne impallidì.Strinse tra le mani una delle pietre con cui giocava,la più grossa e guardò con odio minaccioso il suo aguzzino. -Coraggio…tiramela quella pietra…tirala …ma fa’ presto o stavolta parlerò,dirò chi sei al tuo amato monsiuer…- lo provocò Gustave. Etienne aveva le fiamme negli occhi,tese il braccio all’indietro,per scagliare la pietra contro l’uomo e farla finita;ma Fiona lo fermò,usando tutta la sua forza. -No…non farlo Etienne…- -Adesso basta Duroy!...-disse Francois levandosi in piedi,con sguardo severo. Etienne si dimenava come un diavolo per liberarsi della stretta di Fiona. -Lasciami,lasciami…glielo dirà…- -Ma cosa,cosa può dirgli?- Intanto una piccola folla di curiosi si era assiepata intorno al carro,che aveva visibilmente rallentato. -Il vostro protetto,monsieur….lo sapete a chi è figlio?- Etienne con la forza della disperazione respinse Fiona,finalmente,riagguantò la pietra. Francois lo fermò col gesto della mano. -Lo so bene,Duroy…- -Forse conoscevate sua madre…- Duroy si guardò intorno,cercando la solidarietà dei presenti- E chi non la conosceva…- disse,ridendo con volgare compiacimento. Fiona guardò con odio quell’uomo.Desiderò colpirlo lei stessa. -Ma non sapete che quella puttana lo ha fatto con un inglese!...un arciere inglese!Io stesso l’ho visto uscire dalla sua capanna,…- gridò poi,con la forza di un odio ingiustificato e represso. -Nooooo…- gridò Etienne. I presenti guardarono Etienne dapprima meravigliati,poi con una sfumatura di disprezzo. Il ragazzo voleva scappare a nascondersi,tra le lacrime di rabbia e di vergogna. Ma Francois lo fermò,lo strinse a sé. -Cosa credete di avere scoperto,Duroy?..era per questo che infierivate su di lui?..era per questo che lo avete quasi ammazzato di botte?...- poi,abbassando la voce- Non hai niente di cui vergognarti con me,Etienne…- quindi lo sospinse tra le braccia di Fiona e si avvicinò al carro,per guardare negli occhi Duroy. Etienne era sorpreso,incredulo.Fiona lo rassicurò: -Francois sa ogni cosa di te…e ti ama come un figlio…- Intanto il giovane cavaliere apostrofò di nuovo il mugnaio: -Mio fratello vi ha bandito dalla contea,Duroy…ma per quello che avete fatto,la pena sarebbe la morte!- L’uomo si guardò intorno,cercando ancora la solidarietà dei presenti.Ma questi pendevano dalle labbra del giovane signore,sentivano che rappresentava la giustizia,contro la violenza ferina del mugnaio: -Io?...e cosa ho fatto io?- Francois aveva infilato la mano tra le sbarre del carro e aveva preso l’uomo per il collo,digrignandogli in faccia: -Chi ha ucciso Chantal?...non ne sai niente tu,sporco bastardo?- Negli occhi di Duroy ora si leggeva il terrore:lo stesso terrore con cui Chantal lo aveva guardato quando lui aveva infierito su di lei,non sopportando più di esserne respinto… -Non…non so cosa dite,monsieur…viveva ai margini del bosco…chiunque….- mentre tentava di giustificarsi,allungò una mano per sottrarre a Francois lo stiletto che portava alla vita.Glielo sfilò,osando poi puntarglielo contro:e questo segnò la sua fine.Francois lo strattonò violentemente contro le sbarre del carro,Duroy fece resistenza ancora,ma un sobbalzo del carro inaspettato lo sospinse violentemente contro l’altro lato.Irritato dal colpo,disperato per la situazione,l’uomo si gettò di nuovo contro Francois,che ora gli dava le spalle,ordinando alle guardie di riportare il prigioniero nella rocca. Ma Duroy,scagliandosi contro di lui perse l’equilibrio e cadde con tutto il peso del corpo sullo stiletto. -Aaaaaah….- la lama gli trapassò la gola,uccidendolo all’istante. -Oh mio Dio…- esclamò Fiona,davanti a quella scena agghiacciante,abbracciando Etienne. Francois si riavvicinò a loro due,li strinse entrambi,amorevolmente: -E’ finito,…è tutto finito….- -Oh mio signore…-disse Etienne- potrete mai perdonarmi?- Francois si era inginocchiato davanti a lui,gli teneva la testa tra le mani: -Etienne…mio piccolo zingaro… tu sei stato il mio affetto più caro,per anni…il mio piccolo fratello nel dolore…- poi si strinse a sé Fiona. –E ora sarai il mio fratello nella gioia!- Etienne sorrise,ancora incredulo che ogni suo incubo fosse definitivamente finito.Poi però guardò Fiona…e si intristì di nuovo…
Con un sorriso rassicurante,Francois li lasciò assieme: -Ora aspettatemi…debbo occuparmi di quanto è accaduto…- Quindi rientrò alla rocca. Rimasti soli,Fiona si accorse che Etienne la guardava amareggiato. -Cosa c’è?...Hai avuto paura?- chiese lei,meravigliata. Lui scosse la testa. -La morte e il sangue non mi fanno paura…- disse,sfrontato,poi finalmente l’aggredì: -Perché andate via…perché volete lasciarlo?- Fiona d’apprima arretrò,sorpresa. Poi ebbe un brivido… -Che cosa dici,Etienne?- -Non mentite:ho sentito il vostro amico e quello sconosciuto parlare…domani all’alba partirete!- Fiona distolse lo sguardo,disorientata anche lei,angosciata: -Domani?...così presto?...- Il ragazzo si accorse del dolore della donna. Esitò:dunque anche lei non avrebbe voluto?... -Perché non restate qui,Fiona?...ditemi chi è che vi porta via…io lo fermerò!- La giornalista scosse il capo,con un sorriso amaro: -Non è possibile Etienne…non puoi fermarlo…è il destino,il tempo…- Etienne aggrottò le sopracciglia,si irrigidì di nuovo,ostile verso di lei: -Francois vi ama…partirete senza dirgli addio?senza dargli la possibilità di venire con voi?- -Con me?...e poi? Tu rimarresti solo?- disse lei con sollecita dolcezza.Ma il suo tono non piacque a Etienne: -Non trattatemi come un bambino!...io non sono solo,non più…Ma monsieur senza di voi…- -Oh basta,basta,ti prego!- anche Fiona cedette;con la testa tra le mani pianse,disperatamente. Etienne le mise una mano sulla spalla: -Non partite Fiona…voi non volete andare via…- La donna smise di piangere,prese fiato e con calma spiegò: -Etienne,tu dici che non debbo trattarti da bambino…allora ti parlo come a un uomo…Amo Francois…ma questo non è il mio posto…non posso rimanere qui:debbo tornare da dove vengo,anche se è una decisione che mi spezza il cuore…Ti prego:lasciami passare queste ultime ore serenamente:dividi con me questo segreto…e aiutami a non pensarci fino a domani:vuoi?- Il ragazzo la guardò:i suoi occhi erano carichi di tristezza e amore.Tacque,ma l’abbracciò forte,quasi da farle male.E lasciò che lei piangesse sul suo giovane torace,trovando il delicato conforto del suo cuore generoso.
Con un sorriso rassicurante,Francois li lasciò assieme: -Ora aspettatemi…debbo occuparmi di quanto è accaduto…- Quindi rientrò alla rocca. Rimasti soli,Fiona si accorse che Etienne la guardava amareggiato. -Cosa c’è?...Hai avuto paura?- chiese lei,meravigliata. Lui scosse la testa. -La morte e il sangue non mi fanno paura…- disse,sfrontato,poi finalmente l’aggredì: -Perché andate via…perché volete lasciarlo?- Fiona d’apprima arretrò,sorpresa. Poi ebbe un brivido… -Che cosa dici,Etienne?- -Non mentite:ho sentito il vostro amico e quello sconosciuto parlare…domani all’alba partirete!- Fiona distolse lo sguardo,disorientata anche lei,angosciata: -Domani?...così presto?...- Il ragazzo si accorse del dolore della donna. Esitò:dunque anche lei non avrebbe voluto?... -Perché non restate qui,Fiona?...ditemi chi è che vi porta via…io lo fermerò!- La giornalista scosse il capo,con un sorriso amaro: -Non è possibile Etienne…non puoi fermarlo…è il destino,il tempo…- Etienne aggrottò le sopracciglia,si irrigidì di nuovo,ostile verso di lei: -Francois vi ama…partirete senza dirgli addio?senza dargli la possibilità di venire con voi?- -Con me?...e poi? Tu rimarresti solo?- disse lei con sollecita dolcezza.Ma il suo tono non piacque a Etienne: -Non trattatemi come un bambino!...io non sono solo,non più…Ma monsieur senza di voi…- -Oh basta,basta,ti prego!- anche Fiona cedette;con la testa tra le mani pianse,disperatamente. Etienne le mise una mano sulla spalla: -Non partite Fiona…voi non volete andare via…- La donna smise di piangere,prese fiato e con calma spiegò: -Etienne,tu dici che non debbo trattarti da bambino…allora ti parlo come a un uomo…Amo Francois…ma questo non è il mio posto…non posso rimanere qui:debbo tornare da dove vengo,anche se è una decisione che mi spezza il cuore…Ti prego:lasciami passare queste ultime ore serenamente:dividi con me questo segreto…e aiutami a non pensarci fino a domani:vuoi?- Il ragazzo la guardò:i suoi occhi erano carichi di tristezza e amore.Tacque,ma l’abbracciò forte,quasi da farle male.E lasciò che lei piangesse sul suo giovane torace,trovando il delicato conforto del suo cuore generoso.
Francois,espletati i suoi doveri,stava tornando in fretta da Fiona,quando qualcosa istintivamente attirò la sua attenzione.Sollevò lo sguardo:su padre era intento a osservarlo,dall’alto degli spalti. I loro occhi si incontrarono:il giovane cavaliere riconobbe nell’espressione del padre un antico,familiare richiamo. Incredulo,fermò la sua corsa,tornò sui suoi passi:risalì verso gli spalti. Andrè attese un attimo,poi lo precedette all’interno.Vedendolo sparire,inizialmente Francois si arrestò di nuovo,temendo di essersi ancora una volta sbagliato;poi qualcosa in lui sembrò spronarlo a non arrendersi,a procedere. Risalì fino al primo livello degli spalti,quindi seguì Andrè,che era rientrato. Quando Francois fu dentro,suo padre sembrava già sparito.Tuttavia davanti a lui una porta era rimasta socchiusa, sembrava attenderlo. Ancora trepidante,il giovane la aprì,entrò:nella penombra riconobbe il vecchio Marek,leggermente chino sulla culla della piccola Claire. Senza dire una parola,Andrè si volse,gli porse la mano,invitandolo ad avvicinarsi.I loro sguardi si incrociarono di nuovo,e Francois non riusciva a credere a ciò che leggeva in quelli di Andrè;e Andrè non osava credere a quello che leggeva negli occhi di Francois. -Padre…- -Vieni…vieni a vedere come è bella,figlio mio…- Il giovane si avvicinò,guardò un attimo la creaturina nella culla,che stranamente gli sorrise. Entrambi riconobbero quel sorriso.Ne riassaporarono un’ultima volta la dolcezza.Era il sorriso supplichevole con cui Claire aveva detto loro addio. -E’ davvero….straordinaria…padre…- la commozione gli bloccava la gola:suo padre ora gli toccava amorevolmente la spalla,lo stringeva a sé… Abbracciati,l’uno disperatamente bisognoso dell’altro,i due uomini piansero in silenzio.In silenzio,sottovoce,si confortarono a vicenda,ritrovandosi finalmente,dopo dieci lunghissimi gelidi anni.
Fiona ed Etienne avevano atteso il ritorno di Francois:il suo ritardo li costrinse ad andargli incontro.Percorrevano la strada insieme,quando dalla rocca una voce richiamò autoritaria il ragazzino: -Etienne!- -Oh…debbo andare:stamane avevo una esercitazione con l’arco..- disse lui,scusandosi.Quindi affrettò il passo e sparì in fretta verso gli acquartieramenti militari. La giovane donna rallentò ulteriormente,si guardò intorno. Da qualche parte,tra le mura delle povere case del villaggio,qualcuno la aspettava… Decise di andare a cercare Didier,di sentire da lui se quella immediata scadenza era proprio vera. Entrò nel villaggio:uno stuolo di oche le attraversò la via;le lavandaie si affrettavano a stendere i panni appena strizzati dall’acqua gelida e purissima degli acquari;un piccolo mercato offriva agli allegri avventori quotidiani i suoi prodotti…Fiona volle fissare bene nella memoria quelle immagini,la genuinità irripetibile di un tempo superato…per un attimo un dubbio le attraversò la mente,ma lo scacciò via:non era il suo tempo,non avrebbe mai potuto adattarvisi completamente,nemmeno per amore… -Cherì?- qualcuno richiamò la sua attenzione. Si volse:Didier era davanti a lei,che le sorrideva,con tenerezza. -Oh…Didier!- Fiona non seppe trattenersi dall’abbracciarlo;fu lui a respingerla,sperando di non destare l’attenzione degli astanti.Grazie a Dio,ognuno era preso dalle sue faccende quotidiane e il gesto istintivo di Fiona passò inosservato. -Sei sempre la solita incauta testa matta…- le sussurrò. -Proprio così…- ammise lei,sorridendogli a sua volta. -Nicholas ti ha avvertito?- le domandò il giornalista,affiancandosi a lei distrattamente,lungo i banchi dei mercanti. -No…qualcun altro…- L’uomo aggrottò le sopracciglia,preoccupato. -Non aver paura…nessuno ci impedirà di tornare a casa…- lo rassicurò,sospirando. A Didier quel sospiro non sfuggì: -La consideri ancora ‘casa’,quella che hai lasciato?- le chiese,apprensivo. -Lo è…non è così?- ammise lei. Lui la osservò:c’era in Fiona qualcosa di diverso,una dolcezza nuova,una insicurezza che la rendeva teneramente più femminile. -Cosa ti è capitato,cherì?Hai incontrato il cavaliere senza macchia e senza paura?- Lei non rispose,lo guardò semplicemente. Didier sospirò:ora lui avrebbe voluto abbracciarla,confortarla….ma non era possibile. Lei ritornò padrona di sé: -E’ per domani?- -Si,amica mia…domattina,al sorgere del sole…Il posto è laggiù…- A Fiona si strinse di nuovo il cuore:era proprio là,in prossimità del tronco coperto di muschio… -Bene…a domani,allora…- -Ci sarai davvero?- le domandò Didier. -Ci sarò!- I due si separarono,quindi,e la donna riprese lentamente la via verso la rocca:una campana dava l’annuncio del mezzogiorno,i bambini correvano a casa,i mariti rientravano dai campi… Fiona si incamminò all’interno,lungo gli spalti;continuava a riempirsi gli occhi di quella campagna serena e incontaminata,i polmoni di quell’aria purissima.Sollevò lo sguardo:in controluce distinse due figure di uomini che si congedavano con un abbraccio intenso:Francois e Andrè… Dapprima incredula,poi Fiona sorrise:dunque i due si erano ritrovati…almeno qualcosa di buono avrebbe lasciato,dietro di sé… Vedendola Francois le andò incontro,con gli occhi che gli brillavano e un sorriso solare sulle labbra. -Amor mio…- le disse raggiungendola e la strinse appassionatamente a sé. –Oggi è il giorno più bello della mia vita… La baciò,senza darle il tempo di rispondere.Lei si abbandonò tra le sue braccia,rispondendo appassionata al suo bacio.Fu lui ad allontanarla piano da sé,per guardarla,felice e ancora sorpreso di tanto inaspettato slancio. -Vieni…ti prometto che oggi non ti lascerò più da sola…- Lei si appoggiò al suo petto,lasciandosi proteggere dal suo braccio forte,ancora per quell’ora,ancora per quel giorno…
arielcips21/4/2006, 16:51 -E’ tutto il giorno che abbassi gli occhi,amore mio…e non sostieni il mio sguardo…Che cosa succede?cosa ti tormenta?...- Erano di nuovo insieme,stretti l’una all’altro nella stanza di lui.Un raggio di luna attraversava la stanza,magicamente:Fiona ne inseguiva la luce bizzarra e fatata con lo sguardo,pensosa,malinconica. -Non vuoi dirmelo?- insistè lui,sollevandole il mento e volgendole il volto verso il suo. Fiona sospirò,gli occhi le si riempirono di lacrime: -Debbo andare via,Francois…debbo tornare da dove sono venuta…- Lui la guardò interrogativamente,come non capisse quanto stava dicendo. -Devi?...perchè? cosa è successo?- -Il mio tempo…è finito…è ora che rientri a casa…- ripetè lei,senza saper trovare altre parole. Lui si allontanò un attimo da lei,abbassò lo sguardo,pensoso. -Non puoi restare qui?...-le domandò,incerto. Lei non seppe rispondergli,scoppiò a piangere scuotendo la testa e nascondendosi contro il suo petto. Piano lui la abbracciò,tentando di calmarla. -Se non puoi restare…verrò io con te…non piangere,amor mio…- Ma a queste parole la donna sembrò disperarsi ancora di più. Lui le sentì farfugliare qualcosa,nel pianto.Poi lei sollevò il viso,lo guardò negli occhi: -Non è possibile…tu…tu non puoi venire con me…- -Fiona?!? Ma perché???- questa volta lui sembrava adombrarsi,di fronte a quel mistero,a quel rifiuto inspiegabile. -Oh Francois…come posso spiegarlo?...sono stata una sciocca,una stupida …Non dovevo innamorarmi,non dovevo abbandonarmi…Ma non sono riuscita…- Francois si irrigidì: si distaccò da lei,improvvisamente freddo. -Sapevi già che non saresti rimasta,che non avrei potuto seguirti?Hai voluto giocare con i miei sentimenti?- Lei lo guardò,dapprima incredula di fronte a quella accusa,poi disperatamente addolorata per lui… -Oh,amor mio…nessun gioco…il destino ci ha fatto incontrare in un momento,in un luogo…che non sarà mai più…- Il suo dolore era così sincero,che il giovane le si riavvicinò,la strinse forte,quasi la confortò -Fiona…perché non posso venire con te,anima mia…io ho sempre desiderato una donna come te,non ne troverò mai più un’altra…- -Francois…anche tu per me sei e resterai unico…quello che ho provato per te,è un sentimento assoluto…irresistibile…irripetibile…- Così dicendo,Fiona gli baciava delicatamente le labbra,offrendoglisi ancora,forse per l’ultima volta. Lui serrò le mascelle,sospirò:la strinse con forza,rispose al suo richiamo con l’intensità di chi vuole possedere per sempre…
Era ancora scuro quando Fiona iniziò a rivestirsi,piano.Francois sembrava addormentato,ma in realtà ne seguiva ogni gesto,nella semioscurità. Lasciò che lei si chinasse a baciarlo,un ‘ultima volta,sfiorandogli le labbra per non destarlo.Rimase immobile,ingoiando le lacrime che gli strozzavano il respiro. Come lei fu uscita,si alzò,la seguì con lo sguardo dagli spalti,rassegnato e impotente. Una mano si posò sulla sua spalla: -Francois!- Era suo padre.Il giovane si volse a lui,senza parole,ammutolito dal dolore: -E’ andata via,padre….e non posso seguirla….- disse,tra le lacrime. -Non è detto,Francois…montiamo a cavallo,figlio mio…inseguiamola!- Di fronte a lui,energico,impetuoso,forte…c’era di nuovo il padre in cui aveva sempre riposto la sua cieca fiducia.Cosa importava se i capelli erano divenuti bianchi,se il passo era meno elastico di un tempo?quell’uomo era Andrè Marek… L’anziano signore di Castelgarde lo precedette nelle scuderie,montò il suo cavallo senza bisogno d’aiuto e col gesto imperativo del capo gli ordinò di seguirlo,spronando la sua montatura al galoppo.
Chretien sussultò.Qualcosa nel riposo lo aveva turbato.Guardò Isabella:dormiva serena accanto a lui. Allora si alzò piano,si avvicinò alla culla:la piccola Claire sembrava un angioletto,nel sonno che la rendeva ancora più sacra e innocente.Sorrise istintivamente,guardandola. Poi si volse verso l’uscio:i rumori che lo avevano svegliato provenivano da fuori. Uscì dalla stanza,vestendosi in fretta e indossando la spada:dagli spalti intravide due uomini a cavallo precipitarsi fuori della rocca. Senza por freni in mezzo,decise di seguirli. Montò a cavallo e stava per uscire,quando una voce lo richiamò: -Monsieur Chretien!- -Etienne?!?- Il ragazzetto si era fermato davanti al cavallo: -Portatemi con voi….so dove stanno andando!- -Monta…- gli disse l’uomo,aiutandolo a salire.Quindi si slanciò all’inseguimento.
Francois era piuttosto sorpreso circa quanto stava accadendo intorno a sé. -Padre…Fiona a detto che non posso andare con lei…voi mi dite di sì…Perché non mi spiegate!- -Risparmia il fiato,Francois e corri….- -Ma almeno posso sapere dove stiamo andando?- Andrè lo guardo,con l’antico sorriso paterno e divertito: -Non volevi viaggiare?conoscere?...preparati a un viaggio inimmaginabile verso la conoscenza …- -E voi?....verrete con me?- gli chiese ancora il giovane,speranzoso. Marek guardò avanti a sé,sorridendo di nuovo,un sorriso dolce,arrendevole di chi riconosce nel proprio sacrificio il prezzo della felicità di chi ama… Didier Nicholas e Fiona erano di nuovo insieme,nel luogo dell’incontro. -Ci ritroviamo,amici…-disse il francese,sorridendo loro.Fiona evitò di guardarlo. -Già..-rispose Nicholas,restituendogli il sorriso. -Allora…ho qui il marker….lo aziono…- Didier continuava a guardare Fiona,a cercarne le conferme. La donna si limitò ad annuire. Anche il giornalista annuì,rispettando il suo silenzio. Poi innescò il marker….davanti ai loro occhi,sull’erba si materializzò una specie di piattaforma metallica: -Saliamo,forza…- disse ancora il francese,porgendo la mano alla donna. Fiona appoggiò la sua nella mano dell’uomo,ma in quella il rumore di cavalli al galoppo,che si avvicinavano,la trattenne,si volse. -Sali,Fiona…dai!- la sollecitò Nicholas. Lei ubbidì,lentamente,sempre fissando i due uomini che si avvicinavano e che ormai si riconoscevano. I cavalli ebbero un’impennata,frenandosi.Francois guardava serio ed esterrefatto quella strana struttura metallica,comparsa dal nulla.Poi guardò interrogativo Fiona,suo padre e ancora Fiona. -Montaci anche tu,Francois…insieme a me…-gli ordinò il padre. -Ma…- -Forza..non esitare…Tu sei parte di me,Francois…ed io è di là,che vengo!- disse Marek,indicando la piattaforma. Fiona cominciava a capire:sperò che potesse essere vero,guardò Francois con occhi supplichevoli,sperando che si lasciasse persuadere…ma intanto anche lei non sapeva cosa credere… In quella il sistema entrò in funzione e come la prima volta una energia violenta e dolorosissima la colpì,togliendole i sensi….
-Sono laggiù,monsieur…vicino al fiume!- Anche Chretien sopraggiungeva ora a cavallo,col piccolo Etienne. Davanti ai loro occhi,improvvisamente una luce abbagliante aveva annullato ogni vista.Poi era tornato il buio,nel quale sembravano essere rimasti inghiottiti tutti i presenti. Nel silenzio spettrale,Chretien gridò,invano: -Padre! Francois!...-…un timor panico si era impossessato per un attimo di lui. Anche il piccolo Etienne aveva tremato,stringendosi a lui. Allora il cavaliere,investito di nuovo del suo ruolo protettivo,lo aveva abbracciato,rassicurato: -Non aver paura,Etienne….è tutto finito,tutto…- -Monsiuer Francois?...- Il novello signore di Castelgarde deglutì l’amaro sapore del pianto,ne asciugò le tracce tra i capelli ricciuti del suo piccolo compagno,lo strinse ancora e avvertì per un momento il calore familiare di un abbraccio fraterno che –in quel preciso attimo lo aveva capito- non avrebbe riprovato mai più… -…questo sarà il nostro segreto,Etienne…vero?- Anche lo zingaro ingoiò le sue lacrime:fiero del suo nuovo ruolo sollevò il capo,riprese energia: -Si,monsieur…il nostro segreto!...- Poi Chretien diede d’arcione nei fianchi del cavallo,che girò su se stesso e riprese la strada di Castelgarde,lentamente.
Il segnalatore audio della macchina cominciò a vibrare sensibilmente.Jeffrey Huges e il professor Johnston si guardarono: -Ci siamo…stanno tornando!- si dissero. Quindi si avvicinarono al monitor,per osservare le fasi del rientro,piuttosto trepidanti.Avevano fatto in tempo? Didier era riuscito a ritrovarli entrambi,sani e salvi? -Guardate professore,si stanno materializzando…eccoli!- -Sono in tre!...ce l’ha fatta!- ribattè l’altro,affrettandosi verso il meccanismo di apertura della cella. Piuttosto storditi dall’innaturale violenza di quel viaggio nel tempo,Nicholas,Didier e Fiona si stavano riprendendo lentamente. -Venite fuori…- disse loro Huges ,dando una affettuosa pacca sulla spalla a Didier. –Complimenti amico mio…- Johnston abbracciò Nicholas: -Ragazzo…adesso ci racconterai…Ci hai fatto stare così in pena!- lo rimproverò. Il giovane fisico tedesco sorrise. Fiona guardava la macchina:aveva sperato fino all’ultimo che le avrebbe restituito Francois…lo aveva visto salire con suo padre sulla piattaforma…Ma forse non ce l’avevano fatta…forse,sarebbe finito tutto così… La giovane donna scoppiò in un pianto dirotto.Didier le fu vicino,tra lo stupore degli altri presenti. -Che succede miss MacKenzie?- domandò sollecito Johnston. Didier la protesse dalla curiosità degli altri. -E’ la tensione,signori…lasciatela riposare un po’…Vieni via,cherì…- e così dicendo la conduceva fuori della sala comandi,lontano dal luogo dove tutto era cominciato…
Gli altri lasciarono fare:Johnston era troppo desideroso di sapere come erano andate le cose e trattenne Nicholas accanto a sé,mentre Huges si attardava a spegnere definitivamente tutta la strumentazione. Improvvisamente l’allarme scattò di nuovo:i tre si guardarono spaventati e sorpresi:che stava succedendo? Si precipitarono sui monitor:qualcun altro stava arrivando dal passato… -E’ Andrè!- esclamò Johnston,felicemente meravigliato. -No…non è lui…-lo disilluse Nicholas.- Ma…si,c’è anche lui!- Di nuovo si precipitarono ad aprire il portello d’acciaio:Francois stordito si guardava intorno.Steso sulle sue gambe,col capo appoggiato alla sua spalla,il vecchio Andrè aveva gli occhi socchiusi…
-Andrè…Andrè Marek?- Il richiamo della sua voce ora sembrava vicino,vicinissimo.Il vecchio cavaliere lasciò per un attimo la presa,si volse indietro: -Lady Claire…!- esclamò Lei gli sorrise,irresistibilmente dolce,come sempre: -Claire…- Allora lui fece qualche passo:le sue gambe erano di nuovo agili ed elastiche,nulla gli impediva di avvicinarsi a lei. Claire gli porse la sua mano,Andrè ne sentì la delicata tenerezza ,la strinse. -Vieni Andrè…è tanto che ti aspettavo…- -Oh Claire…è tanto che lo desideravo…- poi però guardò Francois,spaventato e incredulo al suo fianco. Claire lo rassicurò,con un sorriso: -Hai fatto la scelta giusta,Andrè…ma ora lascia che cammini da solo per la sua strada…E’ tuo figlio:saprà essere alla tua altezza… Andrè guardò fiero il giovane,rimpiangendo di averlo ritrovato solo per perderlo di nuovo,per sempre;ma Claire era lì,vicino a lui e gli sorrideva…
-Padre mio!?!- lo invocò addolorato Francois. -Andrè…amico mio!- esclamò Johnston,inginocchiandosi accanto a lui. L’uomo sorrise,rassicurando per l’ultima volta suo figlio,poi in un sospiro chiese: -Lasciatemi riposare accanto a lei…-
La donna lo prese per mano,guidandolo lungo un sentiero,oltre il fiume,al di là della radura,sotto una quercia ombrosa… Ora era difficile distinguerli:le loro sagome sembravano fondersi in un unico spirito…poi disparvero al di là di ogni tempo e ogni spazio…
.. arielcips26/4/2006, 16:41 Ignara di tutto,Fiona piangeva ancora,inconsolabile,tra le braccia di Didier. -Oh Didier…che sciocca! L’ho perso,l’ho perso per sempre….avrei dovuto rimanere laggiù…- -Fiona,calmati amica mia:hai fatto la scelta più ragionevole…pensa a quella vita e alla TUA vita…- La donna sembrava non ascoltarlo:andava col pensiero all’ultimo sguardo che si era scambiata con Francois:lui era allibito,disorientato… -Voglio tornare indietro,Didier!- disse,improvvisamente risoluta. –Voglio tornare da lui,spiegargli…- Si era alzata e stava dirigendosi decisa verso la sala comandi.Lui tentò di trattenerla: -Aspetta Fiona..è una pazzia…- -Voglio almeno spiegarglielo….- disse lei,entrando nella zona di manovra. Solo allora Didier e lei si accorsero che doveva essere successo qualcosa.Si avvicinarono al gruppo rimasto dentro:un capannello si era stretto intorno ad Andrè Marek,adagiato su un piano,con Francois che ancora gli teneva una mano sotto la testa,incredulo e dolente. -Francois!...- esclamò Fiona,lanciandosi verso di lui. Il giovane cavaliere ebbe un sorriso distante per lei,che gli si era stretta addosso: -Francois…amor mio!- L’uomo si lasciò abbracciare,ma non ricambiò il gesto,come bloccato da un imbarazzo ancestrale. -Fiona…mio padre…è morto…- le disse solo. Il suo tono compassato,la sua strana estraneità gelarono la giornalista:era chiaro che Francois si sentiva fuori luogo,assolutamente incapace di capire che cosa succedesse intorno a lui.L’unica cosa certa era il sacrificio di suo padre…anche riabbracciare la donna che amava,in quel momento gli risultava innaturale,impossibile. Guardò la sala attorno a sé,come smarrito:riconobbe se stesso e gli altri riflessi,moltiplicati,nei cento monitor che lo circondavano.Continuava a non capire:guardò suo padre,guardò Johnston che piangeva,col capo appoggiato al torace del suo ex collaboratore. A lui si rivolse quando domandò: -Chi era mio padre,signore?...- Johnston sollevò lo sguardo su di lui,lo guardò con l’affetto e la sollecitudine che avrebbe avuto per il suo proprio figlio,stese una mano verso di lui,poggiandogliela sulla spalla: -E’ una storia lunga,ragazzo mio….e tu hai ragione,se vuoi conoscerla…vieni…Potremmo cominciare proprio dal tuo nome,Francois…- Fiona li vide appartarsi più in là,guardò gli altri presenti,smarrita,interrogativa. -Lasciamoli soli…- disse Huges – Occupiamoci piuttosto di sistemare il…-così dicendo indicò nella direzione di Andrè. -Ha chiesto di essere sepolto accanto a sua moglie…dobbiamo tornare tutti là,credo…- ribattè Nicholas. -Bene..vi organizzerò il rientro..ma io non verrò con voi…credo anzi che dopo questa storia darò le dimissioni da questo famigerato I.T.C. e mi ritirerò in un ranch ai confini del mondo…-disse,sfogando la sua tensione sul solito,immancabile sigaro. Fiona guardò Didier,che le ammiccò,facendole l’occhiolino.Lei abbassò la testa,sconfortata. -Non dirmi che sei ancora disperata…-lui la rimproverò- Il tuo cavaliere senza macchia e senza paura è qui…- Fiona scosse la testa: -Hai visto come mi ha…respinta…- Didier sorrise,sospirando. -Certo che quando si è innamorati,si è proprio ciechi…e impazienti…Lascia che si renda conto di quello che gli è successo…dagli un po’ di tempo…deve trovare una sua collocazione in questo marasma indefinito in cui lo hai trascinato…- -Tu credi…che vorrà rimanere qui?- domandò lei,trepida. Didier scosse la testa,sospirando di nuovo: -Se ricordo bene…dovresti avere degli argomenti convincenti…o no?- Fiona avrebbe voluto arrabbiarsi,contro quel suo spirito irridente…ma sapeva che Didier le parlava con sincerità;sapeva che era suo amico e la conosceva bene… Il giornalista si allontanò.Lei invece rimase in silenzio,osservando da lontano Johnston e Francois parlare fittamente,a voce bassa.
Un aereo privato della ditta avrebbe riportato i sei viaggiatori del tempo in Francia,a Castelgarde. Francois aveva indossato un jeans e una maglietta bianca,forse appartenuti a suo padre.Aveva ancora sul viso quello sguardo perso,distante;anche se ora osservava con attenzione ogni cosa,sforzandosi di capirne il mistero. Ecco l’aereo…la nave che viaggiava nel cielo:dunque suo padre era stato su un mostro metallico simile?e non ne aveva avuto paura?... Seguì Johnston che lo aveva preceduto e che continuava a fargli da Mentore,esattamente come forse avrebbe saputo fare suo padre Andrè…suo padre che non aveva saputo dimenticare i suoi amici,anche in quel tempo lontano,e aveva voluto ricordarli sempre nei nomi che aveva assegnato ai suoi amati figli… Sedette vicino all’oblò,guardò fuori l’ala di quello strano uccello d’acciaio,poi guardò a fianco a sé;due sedili più avanti era Fiona,che lo seguiva col suo sguardo. …Fiona:era per lei che si trovava là,esattamente come suo padre aveva scelto di rimanere a fianco a Claire,in un’altra epoca… La fissò,non si sottrasse al suo sguardo che lo interrogava,silenzioso. -…non ancora,amor mio…non ancora…lasciami capire ancora che cosa mi sta succedendo…-le disse con gli occhi,o pensò di dirle. Poi l’aereo decollò.Improvvisamente,superato il primo momento di incredulità,Francois spalancò gli occhi,estatico.Volava:stava volando…sorvolava territori sconfinati,sempre più in alto,sempre più lontani…fin sopra le nuvole:e sotto le nuvole ecco intuire una distesa d’immenso turchino…l’oceano! Oltre l’Oceano,ancora terre,e città straordinarie…Ora stavano atterrando:una miriade di case illuminate da luci multicolori sembrava un ricamo nel buio sotto di loro…Parigi,la ville lumiere… Risentì le parole di suo padre,la sua voce dirgli con un sorriso:’Non volevi viaggiare?Preparati a un viaggio inimmaginabile verso la conoscenza…’ A poco a poco sentì nel suo cuore germinare di nuovo il seme dell’entusiasmo,l’ansia di sapere,conoscere,incontrare…Ma si frenò:voleva prima soddisfare l’ultimo desiderio di Andrè Marek…e sapeva che quello sarebbe stato il momento della sua vita più doloroso in assoluto.
Doloroso.Forse non era l’aggettivo giusto.Assoluto si,era esatto.Dolore ne aveva provato già tanto,nella sua vita;ora avvertiva come uno strappo,uno strappo che gli strozzava il respiro in gola…Calando nella tomba,il corpo di suo padre,seppelliva con lui tutta la sua vita precedente,i suoi affetti…e dov’era infatti quella vita?dov’erano i suoi affetti,Etienne che svicolava tra le gambe di frate Jacob,Chretien e Isabella…la piccola Claire? Mentre il funebre rito si compiva,nella luce calante del tramonto,sfuggendo all’attenzione degli altri presenti,Francois si allontanò piano dal sarcofago di pietra…si guardò intorno:dov’era la sua Castelgarde? Il castello era silenzioso,buio;le mura di pietra della rocca non esistevano più…né gli acquartieramenti militari:nessun nitrito dalle scuderie,le lame delle spade tacevano nell’armeria… In lontananza il ruscello scorreva ancora,rumoreggiando.Arretrando piano, Francois prese quella direzione,incurante dei fari delle auto che,sfrecciando sulla strada,gli lampeggiavano ostili contro. Inutile cercare il vecchio tronco coperto di muschio…o c’era ancora?forse si,pietrificato dai secoli. Il giovane non se lo domandò più di tanto.Si sedette sulla riva,rimanendo a osservare la corrente vorticosa del fiume scorrere sotto i suoi occhi tragicamente asciutti … Un passo alle sue spalle lo distolse.Qualcuno,senza parlare gli si avvicinò: -Salve,amico mio…- gli disse il nuovo arrivato,ammiccando verso il fiume- Ti offrirei una sigaretta,ma per tua fortuna tu non sai nemmeno di cosa sto parlando…-Così dicendo,Didier si sedette,tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e se l’accese,con gusto. Francois lo guardò incuriosito,ma ancora diffidente. -Sono molte le cose che non conosco….- ammise poi,quasi tra sé. -E’ vero…e non tutte ti piaceranno…ma intanto posso dirti che in questo nuovo mondo hai già un amico…- Così dicendo il giornalista porse la destra all’ex cavaliere;questi rimase un attimo in sospeso,poi apprezzò quel gesto,che creava una sorta di ponte tra la vecchia e la nuova vita,e strinse con vigore la mano che gli veniva porta. -A questo punto,offrimi anche la..come si chiama?...sigaretta?- Didier sorrise:Fiona non glielo avrebbe mai perdonato.Francois fece un tiro,e tossì,come tutti i principianti….ma poi condivise quello strano modo di rilassarsi del suo nuovo amico,si lasciò un po’ andare assaporando quello sconosciuto,amaro gusto di carta bruciata e tabacco… Didier indicò lo spazio intorno a loro: -Qui è ancora come allora…e anche più su,sai:c’è ancora il Vecchio mulino…solo che è diventato un ristorante…- -Ristorante?- ripetè,interrogativamente Francois,espirando. -Bè…come una locanda…ma,molto più elegante..e costosa…- spiegò Didier. -Oh…costosa…Fiona mi diceva che nel suo mondo si lavorava per vivere…per guadagnarsi da vivere…- Improvvisamente Francois si rese conto di aver trascurato Fiona,di essersela lasciata alle spalle,quasi dimentico di lei. Didier capì dal suo sguardo disorientato a cosa stesse pensando. -Sai che voleva tornare indietro a cercarti…? Era decisa…- Francois aggrottò le sopracciglia,interrogativamente. Didier gli raccontò brevemente della disperazione della giornalista e della sua estrema determinazione.Il giovane sogghignò,senza aggiungere una parola.Ma dentro di lui la consapevolezza di quel pianto gli riscaldò il cuore. -…e invece sei venuto tu qua…come tuo padre,al posto di tuo padre…- Francois abbassò lo sguardo,addolorato.Scosse la testa… -Mio padre era molto più consapevole di me…quando ha scelto di restare…- -Ma tu,amico mio…puoi sempre tornare a casa,se lo vuoi…- gli disse Didier. -Davvero?...- Inaspettatamente gli occhi gli si erano spalancati,per lo schiudersi di uno spiraglio inatteso. Didier sapeva che stava giocando col fuoco,ma era giusto che Francois potesse davvero scegliere,consapevolmente,proprio come aveva fatto Andrè.Il giovane viaggiatore del tempo doveva avere la certezza di poter ritornare,se lo avesse voluto,a casa:solo così la sua decisione sarebbe stata convinta,senza rimpianti,come quella di suo padre… -Sicuro…la macchina è ancora funzionante e…-lo stava rassicurando,ma si accorse che qualcosa già cominciava a evolvere dentro di lui.Francois si guardava intorno con occhi diversi,seguiva con lo sguardo la scia di un jet che attraversava il cielo…pensava… Allora tacque,celando il sorriso dietro il fumo.
Fiona gli andò incontro ansiosa: -Lo hai trovato? Come sta?…portami da lui…- -Calma,cherì..calma…-le rispose,prendendola per il gomito e indirizzandola di nuovo verso gli scavi. -Perché torniamo indietro…voglio andare da lui…- -Ascolta Fiona…- La donna impallidì,spaventata. -Ha detto che vuole tornare a casa? È così…O Didier…io gli conosco bene quello sguardo triste,disincantato,amaro…quello che aveva prima,quando abbiamo sepolto suo padre…- -Ti ho detto di calmarti…vuoi ascoltarmi un attimo?- Fiona respirò profondamente.Sembrò trovare un momento di requie. -Abbiamo parlato un po’…- le riferì il giornalista. -Si?- -Io credo che non abbia ancora deciso cosa fare,ma che cominci a propendere…- -tu credi? Che vuol dire ‘credi’???...Didier tu mi stai prendendo in giro!...- Didier stava per rinunciarci:Fiona era davvero incorreggibile,nella sua irruenza. -….e va bene! Pensala come vuoi!- le disse – Ma se vuoi un consiglio,aspetterei ancora un giorno…vedrai che vi incontrerete,Fiona;vi incontrerete nel momento giusto. Fiona lo guardò,già pronta a replicare;ma la sicurezza dell’amico,che aveva poi girato sui tacchi,lasciandola a decidere da sola,le troncò le parola sulle labbra. Tacque,abbassò la testa,riflettè.Poi guardò verso il fiume.
Francois aveva vagato per tutta quella notte,alla ricerca dei luoghi in cui aveva vissuto.Ogni tanto i suoi occhi avevano riconosciuto qualcosa di lontanamente familiare,ma anche le novità incontrate erano state tante. A Nouvelle Castelgarde,come in tante altre cittadine di provincia dei nostri giorni,i giovani si riunivano davanti a un pub:uno stuolo di motorini rumorosi lo aveva superato più volte,montati indifferentemente da ragazzi e ragazze che ciarlavano poi animatamente,al suono di una musica ritmica,anche un po’ assordante…Francois li aveva osservati,un po’ divertito,domandandosi se anche suo padre si fosse mai intrattenuto a quel modo,da giovane…A un tratto si era accorto che alcune di quelle ragazzine lo avevano notato e ora scherzavano,ridendo tra di loro con aria furbetta.Sorrise anche lui,istintivamente,accennando col capo a un saluto. Le ragazzine si erano guardate tra loro stupite,spalancando la bocca,tra le risate.Una di loro,più sfrontata,gli aveva fatto cenno di avvicinarsi,sollevando verso di lui una lattina rossastra.Lui fece no,con la testa:capiva poco o niente di quello che dicevano,probabilmente in uno slang giovanile molto diverso dal francese che parlava lui… Si allontanò dalla piazzetta rumorosa infestata di scooter. Dietro un angolo,sotto a un portone,intravide due adolescenti che si baciavano,ancora un po’ di nascosto….Una imposta si aprì,e qualcuno da sopra chiamò: -Monique! Vieni sopra…Tuo padre sta per rientrare!- E come assomigliava alla bionda giovane Monique quella ragazzina che,infilando il portone in fretta,non riusciva a staccare la sua dalla mano del giovane innamorato. Guardando nei volti dei passanti,Francois ebbe l’impressione di riconoscerli,come se in fondo fossero sempre gli stessi,e solo il tempo intorno a loro avesse ruotato vorticosamente… Al mattino,egli si ritrovò per una strana combinazione davanti al portone dell’abbazia. Quel portone in cui pochi giorni prima era entrato,salutato come un’autorità. Una campana annunciava l’inizio dei riti mattutini della comunità:almeno questo era rimasto uguale a tanti secoli prima. Francois andò verso il portone,bussò.Il solito guardiano, che aveva aperto a Didier,gli schiuse la porta,guardandolo con una strana curiosità: -Prego?- -Volevo…c’è ancora la biblioteca?- -Naturalmente monsieur…- il frate lo osservò un po’ spaventato. -Potrei…vorrei visitarla…- -…Ha un documento?qual è il suo nome,monsieur?- -Marek,Francois…- Ma prima che potesse finire la frase,il fraticello sussultando contento,aveva detto: -Ma certo,professor Marek…come non l’ho riconosciuta?..non la vedevo più,forse è stato poco bene???- e intanto aveva aperto il suo gabbiotto e lasciato accedere Francois all’interno. -Venga,le faccio strada….oh,ma lei la conosce bene!!!- Francois gli sorrise,leggermente divertito.La conosceva davvero bene,quella strada. …Che sensazione di benessere…Là,tra quelle mura,tutto sembrava essere rimasto intatto:Francois risentiva l’odore della cera misto a quello dei fiori;avvertiva l’ovattato silenzio della preghiera;poi,davanti a lui comparve di nuovo la porta di legno,con le quattro figure di donna scolpite…
…-Padre mio...aspettate...- Suo padre stava schiudendo l'antica porta di faggio,finemente incisa,attraverso cui si accedeva alla biblioteca dell'abbazia.Lo aveva guardato interrogativamente divertito: -Non avere paura,Francois...i libri sono amici degli uomini...a volte possono essere i loro compagni più preziosi...- Lui aveva deglutito; aveva solo dieci anni,non era ancora un uomo... -Volevo...volevo chiedervi cosa rappresentano quelle quattro dame effigiate sulla porta...-era una scusa per temporeggiare. Una voce alle loro spalle era intervenuta: -Quelle sono le quattro virtù teologali,Prudenza,Fortezza,Giustizia e Temperanza...-
'…Caro padre Alessio,chissà cosa ne era stato di lui?' -Prego professor Marek…vado a prendere le chiavi della bacheca…- gli disse il frate,allontanandosi. Francois entrò. Davanti ai suoi occhi la grande vetrata effondeva la sua luce pulita sui volumi. Sul leggio,ancora aperto,c’era qualcosa di familiare…Il Milione,di Marco Polo! Che strana combinazione…Il frate guardiano era rientrato e gli stava aprendo le diverse bacheche,quelle che contenevano i volumi più antichi. In una di esse qualcosa attirò i suoi occhi: l’antico Chronicon di Castelgarde,l’opera di padre Alessio… Aspettò che il religioso si allontanasse,poi prese il volume carezzandone la copertina ormai consumata dal tempo:le sue mani quasi non osavano aprirlo. Lo appoggiò sul leggio,sfogliandolo lentamente…
‘Battesimo e presentazione ufficiale di Clara,primogenita di Chretien e Isabella Marek…’ Fu il primo titolo che Francois lesse:sorrise,socchiudendo gli occhi.Era ancora lì con loro:ne aveva condiviso la gioia,anzi ne era stato chiamato a testimone,in qualità di padrino della piccola nata. E Fiona era al suo fianco… ‘Monsieur Francois Marek creduto morto e salvato dal suo giovane protetto,Etienne du Lac…’ Francois rivide se stesso rientrare tra le ovazioni della folla,sulla cavalcatura di Etienne;e suo fratello Chretien che premiava il piccolo zingaro,attribuendogli finalmente un riconoscimento nella comunità…Rivide Fiona,scarmigliata e col viso segnato dal pianto,che non osava andargli incontro… ‘Il mugnaio Gustave Deroy paga con la vita i suoi indegni peccati…’ Francois serrò le mascelle:quell’uomo aveva infierito sul suo piccolo protetto tante volte…e lui lo aveva lasciato fare…Se Fiona non gli avesse aperto gli occhi… Di seguito c’erano delle pagine sbiadite,a mala pena leggibili:episodi della guerra che aveva ripreso,l’investitura di Etienne…già,il piccolo Etienne diventava paladino di Chretien,difensore della rocca… Francois si accorse che mancavano delle pagine.Si domandò perché,quando erano andate perdute… Stava per richiudere il pesante tomo,che non poteva dirgli di più,ma si accorse che nelle ultime pagine si leggeva di nuovo bene.Lo riaprì,scorse il titolo. ‘Lo straordinario racconto di Chretien Marek,in punto di morire…’ -Chretien…fratello mio!- Francois sentì un brivido lungo la schiena:suo fratello moriva…?
“Io,padre Alessio,abate del tempio di Castelgarde,riferisco quanto in confessione il signore della rocca Chretien Marek mi ha confidato,consegnandomi l’ordine di tramandarlo ai posteri solo alla fine del mio Chronicon…” Francois lesse avidamente,e come per magia,davanti ai suoi occhi le parole di padre Alessio diventarono immagini: …La guerra aveva avuto una terribile recrudescenza.Gli scontri erano ricominciati,senza interruzione,con una violenza che sembrava esplosa in maniera irrefrenabile. Chiusi nella rocca,gli abitanti di Castelgarde passavano le ore in preghiera:monsieur Chretien difendeva da giorni il passo che apriva agli Inglesi l’accesso alla contea,in attesa dei rinforzi dalle altre contee alleate. Lo scontro si concluse a favore dei Francesi,ma quante perdite… Una notte,quello che rimaneva della piccola armata di Castelgarde,finalmente rientrò.Alla loro testa,Chretien;al suo fianco Etienne… Il ragazzo,ormai diventato un giovane uomo,smontato da cavallo,si precipitò ad aiutare il suo signore.Chretien si piegò su se stesso,visibilmente ferito. I suoi uomini lo sollevarono e lo portarono così fino al suo letto.Qui lui sorrise a Isabella,allungò il braccio per sfiorare con una carezza Claire,la bella Claire,che ora aveva già dodici anni. Le forze poi lo abbandonarono e rimase a lungo tra la vita e la morte… Una sera,tornato in sè, chiese del confessore;anzi chiese espressamente di Padre Alessio. -Padre…ho bisogno di confidarvi qualcosa…- -Si monsieur…sono a vostra disposizione …- -Quello che sto per narrarvi vi sembrerà incredibile…ma voglio che un giorno lo annotiate nel vostro Chronicon…Forse questa volta me la scamperò,ma la prossima potrebbe essere quella definitiva…Non voglio morire portandomi con me questo segreto…- -Vi ascolto,monsieur Chretien…- -Vedete padre…io so,io ho visto dove sono spariti mio padre e mio fratello…Ho mentito per anni,dicendo che erano partiti per scortare madamigella Fiona in Scozia…E’ inutile attenderne il ritorno,padre:essi non torneranno più… Li ho visti con questi occhi salire su una strana piattaforma luminosa,argentea,insieme a madamigella Fiona,al suo compagno di viaggio Nicholas,e a uno sconosciuto. Quella piattaforma sembrava essere nata dal nulla… Quando vi furono saliti,come se un fulmine…che dico? cento fulmini si abbattessero su di loro,una luce immensa,abbagliante,insostenibile mi ferì gli occhi…ma io non smisi di tenerli fissi su Francois,mio fratello…e su mio padre…Mi parve allora che,come una pittura umida si disfa sotto il getto dell’acqua,così prima mio padre,poi mio fratello si disfacessero…sotto i miei occhi… Invano chiamai…Nessuno mi rispose più:la luce si spense,un buio di morte coprì ogni cosa.- Con me c’era Etienne:rabbrividimmo entrambi,stringendoci l’uno all’altro.E ci ripromettemmo di tenere questo segreto nel cuore…- Chretien tacque,riprese un po’ di fiato.Chiuse gli occhi,per trattenere la commozione.
Francois respirò,riprese fiato,chiuse gli occhi per trattenere la commozione;poi riprese a leggere:
‘-Ora però ve lo sto raccontando,padre,perché c’è una cosa di cui sono sicuro… Mio padre sapeva cosa stava facendo;e portando con sé Francois sembrava quasi volergli permettere qualcosa…qualcosa di cui solo mio fratello fosse all’altezza…- -No…non mi interrompete…non c’è mai stata invidia tra me e Francois…ma che mio padre e lui avessero un rapporto diverso era sotto gli occhi di tutti:so bene che mio padre stesso era ‘diverso’ da tutti gli uomini della sua età,ma l’unico che riusciva a star dietro ai suoi voli,alle sue passioni…a parte mia madre…era solo Francois…- Qui Chretien tacque.Padre Alessio gli domandò: -Perché volete che racconti tutto ciò?...- L’uomo respirò,incerto,poi aggiunse: -Ho sofferto a separarmi così da loro,padre…ma al tempo stesso sono stato felice quando li ho visti ripartire insieme. Quando ho visto Francois varcare finalmente il confine,con suo padre che adorava…e con la donna che amava…-
Anche Fiona non aveva chiuso occhio,quella notte.Era rimasta a lungo seduta nel patio esterno del piccolo albergo di Castegarde,sperando di vedere rientrare Francois. Intanto si era interrogata sul futuro.Sapeva che il suo ex direttore,Bob Ramsey,nonostante le minacce di licenziarla,sarebbe stato molto contento di risentirla;e ansioso di conoscere la sua storia… Ma,a parte la diffida che aveva ricevuto da quelli dell’ ITC a rendere di dominio pubblico la sua recente avventura,non sentiva nessuna voglia di raccontarla,come se improvvisamente si trattasse di un segreto suo;una sorta di sogno,di immersione in un altrove dal quale era riemersa diversa;una esperienza di formazione che non avrebbe potuto condividere con nessuno. Nessuno mai avrebbe potuto capire i legami d’affetto che sentiva fortemente per un mondo sepolto dal tempo:la sua tenerezza per una bimba appena nata…e morta già donna;la sua ammirazione per un uomo che scriveva una storia di cui lei lettrice già conosceva la fine…;l’amicizia per uno zingaro bambino,dagli occhi e dal cuore di principe…;l’amore per un figlio del tempo…per un uomo che aveva superato ogni confine,pur di seguire lei,o la conoscenza… Fiona sospirò:era l’alba ormai e Francois non era rientrato. Che ne sarebbe stato di lui,in quel mondo nuovo? Per quanto fosse sollecitamente preoccupata,la donna era certa che Francois se la sarebbe cavata bene,perché nel suo cuore –forse anche grazie all’educazione ricevuta da Andrè- egli apparteneva anche al futuro…Era sempre stato ansioso di conoscere,ed ora avrebbe soddisfatto quasi tutte le sue curiosità.L’ITC gli avrebbe fornito i documenti che lo accreditavano anagraficamente :poteva riassumere le sembianze di suo padre,se avesse voluto,o semplicemente risultare se stesso,Francois Marek,ultimo discendente della casata:una multinazionale potente come quella di Doniger non si sarebbe persa per così poco… E poi?... Fiona ricordò un loro dialogo precedente:avrebbe potuto fare il professore,l’archeologo…se avesse voluto. Per un attimo la donna immaginò la loro vita in comune…poi sospirò,scacciando quelle immagini dagli occhi:non voleva illudersi… Gli ultimi sguardi che aveva scambiato con lui riflettevano una lontananza e un distacco che l’avevano fatta rabbrividire… E se avesse voluto tornare a casa,invece? ….Sarebbe andata con lui…ora lo sapeva con certezza:l’idea di non vederlo più le era assolutamente insostenibile;sarebbe tornata a casa con lui,da Isabella,Chretien,Claire…Etienne… Ah se avesse potuto sapere che ne sarebbe stato di loro…! A un tratto,un’idea le balenò in testa:il Chronicon…doveva esserci ancora il Chronicon,nella biblioteca dell’abbazia…era là che Didier aveva letto il suo messaggio! Si sciacquò in fretta il viso,ravviò i corti capelli:aveva indossato di nuovo i jeans di sempre e una t shirt colorata molto simile a quella che indossava quando era stata aggredita dai tre disertori inglesi…
Francois smise di leggere.Carezzò appena le pagine vergate dal buon padre,soffermandosi sulla parole che,attraverso il tempo,suo fratello gli indirizzava… Poi si alzò:dalla ampia vetrata una luce accecante ora penetrava nella biblioteca,illuminando le pareti della sala di lettura.Sul lungo tavolo di quercia campeggiava un oggetto nuovo,Francois si alzò per osservarlo:era un antico mappamondo in legno. Vi lesse sopra alcuni nomi familiari:Alemannia,Burgundia,Dordonne…Altri invece gli erano del tutto sconosciuti:America,Antille…Terra del Fuoco.Lo faceva girare lentamente e a poco a poco si rendeva conto di cosa si trattasse:la Terra…la Terra non era un disco piatto nel cielo,era una sfera? Quante altre meravigliose novità gli riservava l’essere stato catapultato là,nell’anno 2005? Lungo le pareti dell’antico luogo di lettura c’erano ancora nuovi tomi,tanti di più: e immagini,immagini che si rincorrevano.Grandi uomini,condottieri,santi,papi… Camminando per i corridoi silenziosi,il giovane si addentrò verso il luogo più riservato della biblioteca,quello stesso in cui aveva sorpreso Fiona . Che stupido…era lì per lei,per amore suo…e dov’era ora?l’aveva trascurata,volutamente:aveva avuto bisogno di capire esattamente che cosa gli fosse successo,che cosa volesse davvero. Ora cominciava a saperlo:tutto quello che aveva intorno era troppo affascinante e complesso per potersene tornare indietro senza averlo conosciuto.E voleva conoscerlo avendo lei al suo fianco:ora gli mancava: era l’unica che avrebbe potuto prenderlo per mano e introdurlo nel mondo a cui lei apparteneva,quel mondo di cui tante volte le era istintivamente capitato di parlare,e che, sulle sue labbra,Francois aveva visto bellissimo. Girò sui suoi passi:desiderava andarla a cercare,parlare finalmente con lei,chiederle se a questo punto c’era niente altro che potesse ostacolare il loro bisogno di stare insieme. Alzò gli occhi verso la porta ,allungando la mano verso la pesante maniglia e solo allora si accorse che,addossata allo stipite,proprio come allora,con gli stessi occhi adoranti,con lo stesso respiro sospeso,con tutto il suo corpo che sembrava tendere verso di lui,lo aspettava in silenzio Fiona. Come allora,lui seppe solo sospirare il suo nome: -Fiona!...- poi l’attirò contro di sé,sentì le braccia di lei intrecciarsi intorno al suo collo,avvertì il richiamo caldo delle sue labbra… Come allora,iniziarono a baciarsi perdutamente.Ed entrambi avvertirono il reciproco,totale abbandono:non c’erano più la paura e l’incertezza di quel primo bacio,che l’istinto aveva rubato loro,contro ogni ragione;quel bacio dettato da un desiderio irrefrenabile,che aveva forzato ogni prescrizione della mente e li aveva avvicinati,nonostante le reciproche incolmabili distanze.Ora quelle distanze erano state abolite,non c’erano più:il desiderio di essere una sola cosa,di appartenersi per sempre era invece rimasto,sostenuto ora dalla certezza che nulla più avrebbe potuto ostacolarlo. -Amor mio…ora sono come un bambino in una terra di adulti…- le disse,stringendola. -Oh Francois…presto questo mondo ti apparterrà totalmente…tu non lo sai,ma dentro di te il seme della scoperta non covava a vuoto…tu sei figlio anche di questa epoca…- Lui scosse la testa,quasi incredulo,ma felice: -Prendimi per mano e accompagnami,Fiona…non desidero altro…-poi la guardò nel profondo degli occhi e l’antica malizia risorse in lui. -Anzi…desidero innanzitutto averti- disse stringendosela contro,improvvisamente affamato di lei. Lei lo fermò: -Attento…- disse ridendo – Ci stanno riprendendo…- Lui si guardò intorno,stupito: -Riprendendo? Chi?...non c‘è nessuno…- Allora Fiona gli indicò col dito l’occhio vitreo di una telecamera a circuito chiuso: -Vieni via,poi ti spiegherò…-disse prendendolo per mano e uscendo in fretta…. .
Epilogo
La sabbia dell’isola era di un bianco avorio abbagliante;in fondo,una striscia d’acqua dapprima trasparente,poi sempre più intensamente verde.E laggiù,oltre il verde,l’orizzonte solcato da una nave lontana. Si erano fermati,incantati dal magnifico spettacolo offerto da quella lingua di terra mediterranea,ancora incontaminata,di una bellezza ancestrale. Il loro viaggio durava da più di un anno:avevano visitato la Francia,la Spagna,la Germania,tutta la mitteleuropa;poi la Russia,l’India,l’Oriente;avevano sorvolato il Pacifico,attraversato le praterie nordamericane,e le Ande,l’Amazonia…Poi ancora un oceano,e l’Africa,l’Africa amara e bellissima,il Nilo su,fino all’Egitto;poi la Turchia,infine la Grecia,la gran madre mediterranea… Francois era instancabilmente avido:avevano viaggiato con ogni mezzo,l’aereo,la nave,l’auto… E quando non viaggiavano,quando si fermavano a soggiornare in qualche luogo,voleva conoscerne la lingua,gustarne i sapori gli odori…e leggeva,leggeva tantissimo,sempre. -Non puoi imparare tutto…non basterebbe una vita..-lo rimproverava Fiona,scherzando. Lui le sorrideva,ma non sapeva farne a meno:era sempre stato assetato di conoscenza e ora ne beveva fin quasi da ubriacarsene. Avevano attraversato la Turchia e la Grecia in moto,una potente moto rombante sulla quale l’ex cavaliere si muoveva con una agilità inimmaginabile,quasi fosse il magnifico baio nero che montava fino a un anno prima. La moto ora era ferma sull’asfalto. Loro si erano sdraiati su una duna di sabbia;Fiona distesa col capo protetto dall’ombra di un palmizio.Francois col torso eretto appoggiato ai gomiti,che guardava lontano. La donna lo guardava:il viso abbronzato,l’espressione raggiante,lo sguardo che sconfinava lontano,dove il colore dei suoi occhi e quello del mare erano una cosa sola. Sentendosi osservato,l’uomo si volse verso di lei,leggermente interrogativo. La donna gli sorrise.Lui si chinò un po’ sul suo viso e la baciò,intensamente. -Volevi domandarmi qualcosa?- le chiese poi,rimanendole al fianco,col capo appoggiato alla mano e l’altra mano che giocava coi suoi capelli. Lo guardò negli occhi,poi gli chiese: -Non sei ancora stanco?...Non vuoi andare a casa?- All’inizio lui sembrò non capire: -A casa?...- poi aggiunse –Vuoi dire la tua casa? Fiona pensò al suo appartamentino a Londra,ingombro di mille cose inutili,nel quale aveva trascorso a stento sei mesi della sua vita. -Forse volevo dire…la nostra casa…- poi prima che lui la interrompesse,un po’ emozionata gli domandò – Non hai ancora trovato un luogo dove ti piacerebbe fermarti?- Lui le sorrise,poi guardò di nuovo lontano. -Se ti ho vicina…ogni luogo è casa…-rispose quasi tra sè,poi si riscosse,la prese per mano,si alzò. –Vieni a fare il bagno! – le disse E prima di ascoltare la sua risposta si era liberato dei jeans e della t shirt e la attirava correndo nell’acqua. Fiona fu costretta a seguirlo;si spogliò,si tuffò e nuotò verso il largo. L’acqua era calda e trasparente.Come quella di un lago.Erano soli,nell’infinita bellezza senza tempo della natura. Francois la raggiunse a nuoto,la attirò a sé e la baciò ancora;poi senza parlare,scivolò con lei sul bagnasciuga e fecero l’amore.Appassionatamente,come il primo uomo e la prima donna… Era ancora su di lei,che le carezzava i capelli e le sfiorava dolcemente le labbra: -Allora vuoi tornare a casa,vero?- Lei non seppe dire di no. -Tu a fare la giornalista d’assalto…e io?l’archeologo,il professore…lo scienziato pazzo?- Fiona rise,a quella battuta;ma desiderava davvero fermarsi,almeno un po’,mettere radici. Lui la guardò,con amore.Poi la rassicurò: -In tutto questo tempo,ho capito una cosa…- -Che cosa,Francois?- -Ho capito cos’è che si ripete sempre uguale…nello spazio,nel tempo…l’ho imparato,l’ho visto coi miei occhi…- Fece una pausa,poi continuò-succede di tanto in tanto, quando un uomo e una donna si incontrano…per caso le loro strade si incrociano…potrebbero proseguire ognuno per la sua,ma invece si prendono per mano,le loro due strade diventano una sola e… percorrono insieme il loro cammino…- La prese per mano,si rivestirono,montarono sulla moto e sparirono lontano.. ….percorrendo insieme il loro cammino.
THE END!
Edited by arielcips - 2/1/2009, 13:10
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