Timegate - Sulle tracce di Andrè Marek

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view post Posted on 5/4/2008, 16:44
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He's a lion that I am proud to hunt

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..Cari utenti,ho pensato che anche il personaggio di Marek meritava una sua fanfiction,così ho immaginato questa avventura dove,di Marek,ce ne sono addirittura....due!!!



Fiona Mackenzie era una donna sveglia,un tipo veramente in gamba,anche se il suo carattere ribelle le era costato spesso e volentieri porte in faccia.Appassionata al mistero,da sempre,nel suo mestiere di giornalista,non si fermava mai alle apparenze;il suo ultimo direttore,Robert Ramsey,un vecchio scozzese brontolone,le aveva tentate tutte per distoglierla dall’ansia da scoop,come la chiamava lui.
Le aveva affidato i settori più disparati:la moda,la cucina,il costume…ogni volta era riuscita a individuare un enigma da svelare e ci si era tuffata a pesce…Le vendite salivano e scendevano bruscamente per colpa sua;il trend disegnava una serie di onde,sul diagramma,tutte dovute ai suoi articoli che esulavano sempre dall’ambito da cui avrebbero dovuto attenersi.Gli altri suoi datori di lavoro non riuscivano a sopportarla per più di tre mesi;ma Ramsey,forse perché ne condivideva le origini ‘celtiche’, forse perché il suo aspetto burbero nascondeva un cuore d’oro,forse soprattutto perché sentiva che Fiona era dotata di un talento straordinario…aveva resistito più di tutti:ormai Fiona lavorava per lui da cinque anni.Tuttavia l’ultima volta che le aveva affidato un articolo di nera,cedendo alle sue suppliche,aveva dovuto farla recuperare dalle teste di cuoio…Per questo Bob aveva deciso di sospenderla dalle attività,con la scusa che una vacanza la avrebbe aiutata a dimenticare l’ultima brutta esperienza.
Dopo aver girovagato per l’Europa,senza meta,Fiona era tornata a Londra e ogni giorno andava a supplicare Ramsey,disperata:
-Robert…sono tre mesi che non lavoro…non ho mai fatto vacanze più lunghe…non ce la faccio più:ti prego,direttore,trovami uno straccio di articolo da scrivere!-
-Tesoro..hai una splendida cera..perchè non cerchi di mantenerla?...ma possibile che ti interessi solo il lavoro?non hai altri interessi?...alla tua età,un fidanzato non stonerebbe!-
Fiona sbuffò:
-Se è per questo l’età del fidanzato l’ho superata da parecchio…Robert,stai tergiversando!voglio uno straccio di lavoro!-
L’uomo diede una voluttuosa tirata alla sua pipa e la guardò con aria piuttosto indisponente:
-Ragazza mia,se avessi qualcosa te la darei…pur di liberarmi di te!-
In quella il telefono squillò:Fiona ci si buttò sopra,tenendo bloccata la conversazione e minacciò:
-Non ti ci faccio parlare,se non mi prometti che,di qualsiasi cosa si tratti,l’affiderai a me…-
-Ma è un ricatto..-tentò di difendersi lui.
Fiona finse di risponderealla chiamata:
-No,mi dispiace…non è il Morning…ha sbagliato…-
-Va bene!- gridò lui,esasperato. –Dammi qua la cornetta:sarà tuo,qualsiasi cosa sia…-Ma stava ovviamente bluffando.
-Si?...O Ed…tutto bene? Non ti sento da un sacco di tempo,vecchio mio!...una scoperta?in…Dordogna?...-
Robert fece un eloquente gesto a Fiona;lei gli suggerì:
-In Francia…Guerra dei 100 anni…-
-Ah si…qualcosa a che vedere con la guerra dei Cento anni?...una conferenza stampa?...al momento non ho…a si!c’è Fiona Mackenzie,una giornalista appena rientrata dalla Francia…si,si…cura sempre la pagina della cultura…l’archeologia?..è il suo forte!-
Fiona era troppo ansiosa di ritornare a lavoro,per dare peso a tutte le mistificazioni che Ramsey stava facendo su di lei.Quando l’uomo ebbe interrotto la telefonata,lo guardò con gli occhi che le brillavano:
-E’ proprio vero,Bob?...mi mandi in Francia?-
-Domani pomeriggio alle 15 in punto ci sarà una conferenza stampa…-
-Ho già le valigie pronte….-
Lui la inseguì con la voce oltre la porta a vetri:
-Ricordati di accreditartiii!- poi scosse la testa,ma soddisfatto:certo Fiona non avrebbe tirato fuori un giallo anche da una storia di settecento anni prima…


Fiona arrivò a NouvelleCastelgarde nella prima mattinata;la conferenza stampa si sarebbe tenuta nel pomeriggio,presso il Circolo Archeologico Nazionale…nell’attesa la giornalista pensò bene di andare a dare un’occhiata agli scavi,per documentarsi un po’ sull’argomento e ,il giorno dopo,saper fare le domande appropriate.
Naturalmente,per prima cosa ci voleva un buon caffè.Entrò in un grazioso bistrot e ordinò;poi si andò a sedere,ma prima di poter prendere posto,si sentì apostrofare:
-Che mi venga un colpo se quella non è Fiona Mackenzie!-
Fiona si girò:seduto a un tavolino,con davanti un bicchiere di bordeaux e un posacenere colmo di cicche,c’era un uomo sulla quarantina,un po’ trascurato nell’aspetto,ma dal viso simpatico e intrigante,che la guardava divertito:
-Rossa…non ti ricordi di me?-
-Didier…ma cosa fai quaggiù?- gli rispose lei,andandogli incontro,dapprima meravigliata,poi entusiasta di riabbracciare un vecchio amico.
-E tu?-
-No…te l’ho chiesto prima io!-
Questo era un vecchio gioco che facevano tutte le volte che si incontravano.Risero insieme,poi lei si unì a lui,allo stesso tavolo e sorbendo il suo caffè,gli spiegò come mai si trovasse là.
-Sono qui per lo stesso motivo..-
-Ma come..il fotoreporter d'assalto,finito in Dordogna?in mezzo alle rovine?-
Inizialmente lui si limitò a sorridere.Poi domandò:
-Non sono le stesse rovine dove sei finita tu?...ho pestato i calli di qualcuno troppo in alto,cherì...-
Fiona alzò la tazza di caffè a mo' di calice:
-Brindiamo alla nostra carriera...mancata!...diciamo che io ho supplicato Bob di trovarmi qualcosa da fare...avrei accettato anche i necrologi...e in effetti,ci sono andata vicina!-
Brindarono a denti stretti,poi lui chiese:
-E che programmi hai per la mattinata?...-
-Volevo andare agli scavi,dare un'occhiata in giro,documentarmi sulla spedizione...La guida un certo...-
-Professor Jonston!- concluse lui. -Ti pareva che un inglese doveva venire a scavare nel glorioso passato di noi Francesi?-
-Non essere sciovinista,Didier... e chi c'è con lui?-
-MMM....io ho due elenchi diversi:quello ufficiale che mi ha dato il comitato archeologico e un altro...-
Fiona cominciò a fiutare nell'aria qualcosa di strano,ma fece finta di non accorgersene.
-Un altro...dove lo hai preso?...-
-Dai giornali di qualche anno fa,quando la spedizione è partita...lì ci sono dei nomi che qui sono spariti...-
-Bè...si tratterà di gente che ha avuto altri contratti...o magari è stata licenziata...-
-Già probabile...vuoi dare un'occhiata alle due liste?-
-Dopo,magari....adesso andiamo a visitare gli scavi...-
Usciti dal bistrot,Fiona montò sulla sua fedele moto e prima di indossare il casco chiese a Didier se voleva un passaggio:
-Perchè no! come ai vecchi tempi,cherì?-
-Basta che tieni le mani a posto!- e sfrecciò via,verso il bosco.
Gli scavi si dividevano in due zone specifiche:una più in alto,dove sorgeva una antica abbazia.L'altra più in piano,dove un tempo sorgeva il maniero di Castelgarde,teatro di un famoso e sanguinosissimo assedio.Intorno all'abazia un cimitero dove la spedizione era riuscita a far riemergere un antico sarcofago.Fiona tentò di leggere,ma la scrittura antica inizialmente le sembrò ostica...Allora Didier l'aiutò:'Andrè Marek,signore e protettore di Castelgarde,con la sua beneamata moglie...genitori di Katherine,Chris e Francois...a quelli che mi sopravviveranno,ho scelto una vita meravigliosa...Morto nel 1382'
Fiona guardò il basssorilievo ritratto sul sarcofago:raffigurava un guerriero senza un orecchio che teneva per mano la sua donna.
-E' molto romantico...direi inusuale..vero,Didier?-
-Che un uomo ami la sua donna fino a che morte non li separi?..-disse il Francese - Dalle nostre parti è sempre stato così..-
Fiona fece spallucce:era piuttosto scettica.
-Ma sei proprio sicura che non vuoi dare un'occhiata alla lista che ho con me...-
-Avanti..fa' vedere...-Fiona aveva tentato di resistere alla curiosità,ma come sempre alla fine aveva ceduto: -Allora,si mancano un certo A.Marek e un Certo F.Dontelle...-
-A.Marek....non ti dice nulla?-
Fiona scosse la testa perplessa,poi gli occhi le caddero sull'iscrizione:
-Guarda..che strana omonimia...magari era qui per sapere se si trattava di un suo parente o no...Dai Didier,si è fatto tardi:abbiamo giusto il tempo per mangiare qualcosa,poi comincia la Conferenza stampa...-
Didier scosse la testa,sembrava rassegnato a non insistere.Così non vide la luce di curiosità che si era accesa negli splendidi occhi grigi di Fiona.


Pranzarono in un ristorantino apertosi in un vecchio mulino;le pale giravano nell'acqua come settecento anni addietro e si potevano degustare ottime trote.Didier era un intenditore e le sue ricerche più riuscite erano sempre state nel campo della gastronomia.Fumavano insieme una sigaretta,quando il cameriere portò il conto.
L'uomo iniziò a frugarsi nelle tasche,alla ricerca del portafoglio,ma anche quando l'ebbe trovato,il suo viso espresse un profondo disagio.
-Dia a me!- disse allora Fiona- Sei una frana Didier...capisco che non ti sia ancora sposato...-
-E la parità di diritti?...avete combattuto tanto per ottenerla,ma a quanto pare vale solo in un certo contesto,per voi donne...-
-Sei un vecchio macho conservatore e senza un soldo!-lo prese in giro lei.
-E tu...perchè non ti sei ancora sposata,miss Sofartuttodasola?-
Fiona scosse la testa,ma smise di ridere:
-Forse perchè,sotto sotto,anch'io continuo a sognare un uomo d'altri tempi,senza macchia e senza paura...che mi ceda il passo,mi sollevi sul suo bel cavallo bianco ...
insomma il tipo:-Non ti preoccupare,piccola...penso a tutto io!-
Anche Didier si finse serio,si fermò sulla porta,s'inchinò per farla uscire:
-Prego,madamigella...-
Poi le indicò la moto,porgendole la mano per salirvi.
-Peccato che non sia un cavallo...e soprattutto peccato che non sia tu,a portarla,vero?- lo prese in giro lei.

Venne finalmente l'ora della conferenza stampa.Didier e Fiona erano seduti un po' defilati,ma entrambi erano ben intenzionati a non limitarsi a fare numero.
Finalmente arrivarono il professor Jonston,suo figlio Cris,la dottoressa Ericson,altri due giovani archeologi,i signori Doniger e Gordon,dell'ITC del New Mexico,sponsor del progetto 'Dordogna'.A prendere la parola furono dapprima questi due,vantando col tipico linguaggio delle vendite commerciali,l'orgoglio della loro ditta nell'aver sostenuto la ricerca e la cultura.Quindi prese la parola il professor Jonston,che con l'aiuto di lucidi e diapositive illustrò tutto quello che gli scavi avevano permesso di ricostruire di un episodio marginale,ma affascinante del periodo intermedio della famosa Guerra dei 100 anni,tra Inglesi e Francesi per la conquista della corona e del legittimo titolo di re di Francia.
-Lord Oliver aveva minacciato di impiccare lady Claire...- stava spiegando il prof Jonston.
-Mi scusi...-domandò un giornalista,seduto nelle prime file- credevo di aver capito che non minacciò,ma lo fece;e questo scatenò la reazione violenta dei Francesi...-
-Così si è creduto finora...ma i nostri scavi hanno dimostrato che le cose sono andate diversamente...Lady Claire non fu impiccata,perchè intervenne a salvarla un cavaliere scozzese,...con un diversivo che permise a Lord Arnault,signode dei Francesi e fratello di Lady Claire, di guadagnare il tempo necessario per penetrare nella rocca da un passaggio segreto e prendere gli Inglesi di sorpresa...-
Didier alzò la mano e mentre formulava la sua domanda,gli occhi di Fiona caddero sull'espressione dei volti di Chris Jonston e Kate Ericson.Entrambi esprinevano disagio,insieme ad una evidente commozione,quando sentirono il giornalista amico di Fiona chiedere:
-Qual è il nome di questo cavaliere scozzese?-
Il professore mantenne intatto il suo aplomb:
-Marek,Andrè Marek...-
-...E come mai si trovava in Francia...il coinvolgimento degli Scozzesi nella Guerra dei Cento anni avverrà solo nell'ultima fase....-
-...Questo,purtroppo,non siamo riusciti a ricostruirlo con precisione...- disse finalmente il professore,abbassando la testa.
Anche Doniger e Gordon avevano improvvisamente perso il sorriso solare dell'esordio.Fiona li vide un po' oscuri in volto:dunque su quella strada ci si poteva avventurare...
Alzò la mano e fece la sua domanda:
-Cosa ne ha pensato il vostro più stretto collaboratore,nel rinvenire un avo con il suo stesso nome:se lo aspettava?-
A questo punto anche il professore Jonston smise di essere distaccato,perse la sua flemma,impallidì:
-A chi allude?...-
Fiona prese l'elenco dei componenti della spedizione e finse di cercare il nome dell'archeologo a cui alludeva:
-Il prof...mmmm...A. Marek?...come mai non è con voi,a proposito? era il numero Due della spedizione,secondo i giornali di qualche anno fa...-
Doniger e Gordon erano proprio entrati in fibrillazione;fosse stato per loro,la conferenza sarebbe stata sospesa lì,senza nemmeno i saluti e i convenevoli finali.Il professor Jonston,invece,credette necessario dare una spiegazione plausibile alla incongruenza trovata da quella giornalista:
-Purtroppo,durante la spedizione....abbiamo avuto degli incidenti di percorso...due nostri collaboratori mancano perchè...non sono più tra noi...-
E qui tacque,trattenendo a stento la commozione.
Fiona fece in tempo a chiedere:
-Intende dire che sono morti?...-
Ma Gordon,impossessandosi del microfono,stoppò altri interventi:
-La conferenza per ora chiude qui...siete tutti invitati domani alla inaugurazione della mostra e al party che l'associazione archeologica e l'ITC hanno voluto dedicare ai nostri grandi ricercatori....signore,signori...grazie a tutti...-
Con un gesto brusco spense il microfono,tra il brusio entusiasta dei giornalisti interessati a partecipare alla festa e la delusione repressa di Fiona e Didier.

All'uscita,naturalmente,si fermarono a commentare insieme.
-Che ne pensi,Didier?-
L'uomo si stava accendendo una sigaretta.La guardò significativamente,poi spense il cerino.
-Credo che ci sia abbastanza puzza di bruciato...per incuriosirti...-
-Incuriosire me?... e tu?-
-Io ho smesso ....non ho più voglia di cacciarmi nei guai...-
Fiona lo guardò furiosa:
-Invece nei guai metti gli altri,vero?-
-Io?...io ti ho solo fatto notare delle incongruenze...ma tu stessa mi hai detto che erano solo 'coincidenze'?-
La donna comiciò a battere nervosamente con la punta della scarpa sul gradino cui era appoggiata;si trattenne inizialmente dal rispondergli,poi girandosi di scatto verso di lui,lo afferrò per il bavero e gli disse,in punta di naso:
-Se davvero pensi di cavartela così,allora non mi rivolgere più la parola,monsieur Didier Arnault...- Poi gli diede uno spintone,respingendolo e si allontanò sulla sua moto.
Didier la guardò sollevare una nuvola di fumo sull'asfalto ghiaioso,poi scosse la testa,pestando svogliatamente il mozzicone della sua sigaretta.


Fiona telefonò al suo direttore:
-Ciao Bob...-
-Cara...sei sulla via del ritorno? o preferisci fermarti ancora e mandarmi l'articolo via fax?...-l'uomo si accorse che Fiona tardava a rispondere:un segnale che non gli piaceva affatto. -Qualcosa non va?-
-Bob...avrei bisogno di...ulteriori informazioni...-
-Non è a me,che devi chiederle...fatti passare l'ufficio ricerche,l'archivio...insomma:la prassi la conosci!- Era un meschino tentativo per deviare la conversazione.
-Lo so,lo so,qual è la prassi...ma Bob,tu non ci crederai,dirai che sono una pazza...eppure c'è qualcosa di molto strano anche quaggiù!...prima di muovermi,volevo parlartene...-
Bob aspirò affannosamente alla sua pipa,che andava spegnendosi;sembrava una locomotiva a vapore...
-Parliamone..ma a che scopo? tanto alla fine fai sempre di testa tua!-
-D'accordo...ma volevo almeno avvertirti che lo farò!- Quella dichiarazione di intenti di Fiona nascondeva una ricerca di conferme,ma Bob non volle assecondarla,anche stavolta.
-Fiona,se sei capace di tirare fuori un giallo anche tra quattro pietre dissepolte...allora c'è qualcosa di patologico,in te....Fatti curare!-
Era stato molto brusco e se ne pentì,più tardi,quando non ebbe più occasione di parlare con lei.
Fiona si mise in contatto con l'archivio e in poche ore ricevette informazioni sufficienti su tutti i membri della spedizione,anche sugli scomparsi.Si sdraiò sul letto,con l'evidenziatore tra i denti e cominciò a studiarsi tutti i profili che aveva ricevuto;Rhonda,la sua collega,era riuscita a reperire anche una foto del gruppo originario,così quei nomi per lei cominciarono ad acquistare un corpo e un volto.Francois Dontelle era un ricercatore giovanissimo,con la classica aria del secchione,alto,occhialini sul naso,la barbetta incolta...La testa un po' tra le nuvole,come se fosse sempre fuori posto:era l'unico francese del gruppo.Andrè Marek invece era Scozzese,e tutto sembrava fuorchè un professore universitario:alto,muscoloso,con dei capelli da figlio dei fiori,la barba...
-Avessi avuto io,dei professori così,all'università!-si disse Fiona,alzandosi dal letto,per guardare l'ora. Era tardissimo:doveva smettere di leggere e precipitarsi sotto la doccia:non voleva assolutamente mancare gli appuntamenti cui era stata invitata dall'ITC.

Aveva deciso che si sarebbe comportata in maniera ineccepibile,per non dare nell'occhio;ma avrebbe osservato da vicino i comportamenti dei vari membri della spedizione,per individuare l'anello debole della catena,quello su cui focalizzare le sue attenzioni,per riuscire a sciogliere l'enigma che avvertiva celato nella vicenda.
Indossò per il party un abito nero con scollo all'americana, che le lasciava scoperte le spalle;orecchine di perle,un trucco non esagerato,qualche centimetro di tacco per slanciare la figura e rendersi più femminile.Quando scese nella hall del suo albergo ebbe subito conferma di aver scelto bene;nè il lift,nè la receptionist l'avevano riconosciuta! Il party si teneva nel salone delle feste del circolo archeologico di Castelgarde,all'interno di un antico castello rimodernato per l'occasione.Fiona,muovendosi per i corridoi e facendo il suo ingresso nella sala si sentì accolta dall'ammirazione dei presenti;Didier la vide arrivare mentre,arrampicato su uno sgabello del bar,annegava il suo cinismo nell'ennesimo cointreau;per poco non si strozzava,per la sorpresa:era semplicemente splendida.
Alcune coppie stavano ballando in un settore della sala;il giornalista precedette tutti,le si avvicinò e la invitò a ballare con lui.
-Sei già ubriaco,Didier?- fu la risposta imbarazzata di Fiona,ma per evitare scene,accettò l'invito.
-Com'è che ti sei vestita da donna,stasera?-le domandò lui,ballando.
-Sai...ai party in genere si va eleganti..-poi lo guardò:aveva la solita giacca sgualcita di sempre. -Ma questo a quanto pare non vale,per te...
-Secondo me nascondi qualcosa...vero?-
Fiona non voleva complicazioni;aveva capito che Didier la stava provocando,per poi magari pianala in asso;finchè non fosse stata sicura della sua collaborazione,avrebbe fatto credere anche a lui di essere assolutamente innocua.
-Assolutamente...voglio un po' divertirmi,lasciarmi andare:insomma non sono una vecchia mummia ancora,no?sarebbe ora che la smettessi di accanirmi sul lavoro e mi guardassi un po' intorno...-
Didier si fermò improvvisamente e iniziò a fare larghi gesti per farsi notare:
-Qui..sono qui:guarda me!-
Per fortuna quella pietosa sceneggiata fu interrotta dall'arrivo degli ospiti più attesi,i membri della spedizione,scortati dai due sponsor.Un applauso discreto li accolse,quindi i due sponsor espressero il loro indirizzo di saluto ai presenti e poco dopo gli archeologi si mischiarono agli altri invitati...
Fiona mandò Didier a prenderle qualcosa da bere e iniziò a studiarsi i presenti;aveva già notato che il più solido e tranquillo,praticamenteinaccessibile,era il professor Jonston;il figlio Chris e la futura nuora Kate sembravano sostenersi a vicenda;i due sponsor erano invece estremamente diffidenti e formali con tutti.Rimaneva un po' isolato dagli altri un ricercatore più giovane,Nicholas Stern,biondo e segaligno,già con l'aria del professore snob,che però sembrava celare,a guardare meglio,una pena intima e insanabile.
Senza dare troppo nell'occhio,Fiona tentò di avvicinarlo.Lui era anche un po' spaesato,perchè non parlava molto bene il francese.Lo accostò mentre tentava di ordinare una bibita analcolica e gli diede una mano.Bevvero insieme,poi lei gli chiese di dove fosse:
-Sono di Ulms...tedesco...in realtà non sono un archeologo,sono un fisico...-
Fiona allora gli si rivolse in tedesco:
-Voglio mettere alla prova le mie vecchie conoscenze,ma..sono un po' arrugginite...-
-Non è vero...parla benissimo:è un piacere sentire parlare la mia lingua dopo tanto tempo...-
Così dicendo si erano allontanati insieme verso la terrazza panoramica del castello,creata dagli architetti che lo avevano ristrutturato,sopra gli antichi spalti.
-A proposito..io mi chiamo Fiona...-
-Io Nicholas Stern...Nicholas...-
Fiona si affacciò tra i merli e guardò la campagna sottostante,appena illuminata dalle fiaccole accese per l'occasione:
-Sembra di essere tornati indietro nel tempo,non le pare?- commentò lei,poi voltandosi si accorse che a questa battuta era impallidito.
-E' una sciocchezza...una cosa impossibile!-disse,piuttosto bruscamente.
-Bè..lei è uno scienziato e la vede così....io che scrivo sono più sognatrice...-aggiunse lei,cercando di smorzare i toni e riallacciare la familiarità che si stava creando tra loro.
-Quanto ancora vi tratterrete qui a CastelGarde?-
Nicholas riprese il controllo di sè:
-Poco,per fortuna..-disse facendo spallucce.
-Non le dispiace separarsi dai suoi amici?-
-No..non vedo l'ora di tornare a casa..è stato molto faticoso,molto più del previsto...-
-Capisco...-
A un tratto qualcuno da giù attirò l'attenzione di Nicholas,che rispose al suo cenno.
-Scusami Fiona...oh,posso darti del tu?-
-Ma certo...volevi dirmi?-
-Debbo allontanarmi...ti ritrovo,più tardi?...è così piacevole parlare la mia lingua con qualcuno...-
-Certo...se non è troppo tardi...-
Nicholas si congedò e sparì. Fiona finì di bere,appoggiò il bicchiere su uno dei merli e,senza battere ciglio,lo seguì.


Nicholas raggiunse il sarcofago di Marek;qui incontrò il professore,Chris e Kate che lo aspettavano.I quattro sembravano riuniti per una specie di rito:Fiona non poteva avvicinarsi troppo,ma vedeva chiaramente che ognuno di loro teneva la mano sulle mani di pietra dell'eroe e,con le lacrime agli occhi,pronunciava delle parole,come di congedo...Improvvisamente un trapestio alle sue spalle la fece sussultare:era Didier...Gli fece cenno di tacere ed entrambi attesero che i quattro completassero quella specie di rituale e si allontanassero;poi raggiunsero anche loro il sarcofago.Fiona guardò il viso di pietra:era un guerriero medievale,con lineamenti stereotipi;l'unico segno particolare era quell'orecchio mancante.Non era possibile capire nulla di lui da quel bassorilievo,se non il suo grande amore per la donna con la quale si era fatto ritrarre congiunto per l'eternità...
-Chi diavolo c'è sepolto qui sotto?- domandò Fiona,ad alta voce.
Didier fece spallucce:
-Non lo so..ma tu non eri venuta al party a divertirti?-
La giornalista gli fece una guardataccia:
-Non seccarmi Didier con la tua ironia:io voglio andare fino in fondo a questa storia....questi 'archeologi' ci stanno spacciando una verità che non mi convince assolutamente...e se fosse un falso colossale,questa tomba?...-
Fiona alzò gli occhi verso la terrazza del castello:le parve di vedere Nicholas;decise di riagguantarlo...era convinta che lui avrebbe potuto rivelarle molte cose.
-Ci vediamo,Didier...-
Il giornalista rimase un po' a pensare,quindi acceso il cellulare si mise in contatto con qualcuno,forse al suo giornale:
-Devi farmi una ricerca:trovami dove sono sepolte queste due persone...dovrebbero essere morte entro quest'anno...


-Oh,Herr Nicholas Stern...- Fiona rivolse al giovane studioso un sorriso radioso,incontrandolo sulla soglia del castello - Sta andando via?-
Nicholas non celò il suo piacevole stupore nel rivederla:
-Credevo fosse andata via....si,ormai non avevo più nessuno con cui parlare...-
-Perchè non facciamo due passi....magari può spiegarmi meglio il suo ruolo,nell'ambito di una spedizione archeologica...-
-D'accordo ma...non ci davamo del tu?...chiamami Nick...-
Camminarono insieme e Nick le indicò lo stato degli scavi,collegò tra loro i reperti ricostruendo per lei la storia dell'assedio di CastelGarde.A Fiona sembrò di vedere la battaglia notturna,la minacciosa protervia di lord Oliver,la sortita attraverso l'abbazia di Arnault...
-Ma....come facevano gli Inglesi a conoscere il 'fuoco greco'?...non è un'invenzione successiva...?-
Nicholas si morse le labbra.Non seppe inizialmente cosa rispondere:
-Ecco ....qui interviene il mio ruolo...capire effettivamente che tipo di armi sono state usate... verificare le informazioni alla luce delle nostre attuali competenze scientifiche....-
-Ah...-fece lei,ammirata.Ma non le era sfuggito il momento di defaillance del suo interlocutore.
Il racconto continuava;quando Nick iniziò a parlare di Marek e del suo intervento risolutivo,si emozionò fino alle lacrime.
-Perchè tanta emozione,Nick?...- gli chiese impietosita Fiona - Si direbbe che tu lo conosca personalmente...-
Nick tirò su col naso,si aggiustò gli occhiali irriggidendo la mascella:
-Quando abbiamo ricostruito la vicenda...un nostro compagno ha avuto un incidente...cadendo da un'impalcatura....ed è...morto!-
-Ooooh,capisco....forse Francois Dontelle?...-
-No,Dontelle è morto in un altro sciagurato incidente... Mi riferivo ad Andrè Marek...-disse Nicholas,abbassando la testa.
Fiona scosse il capo:
-Certo è strano....lo stesso nome...dell'eroe di CastelGarde...ti confesso,Nicholas che come giornalista tutto questo non mi passa inosservato..
Nicholas si irrigidì:
-Sei una giornalista?-
Fiona aveva deciso di scoprire almeno in parte il suo gioco,per vedere la reazione di Nicholas.All'inizio sembrò mettersi un po' sulla difensiva:
-Dovevo immaginarlo...voi giornalisti vedete misteri dappertutto,ricorrete a qualunque trucco per scoprire improbabili verità...-
La donna si mostrò un po' offesa:
-Non mi pare di aver usato nessun trucco...e quale 'improbabile verità' potrebbe nascondersi dietro queste vostre scoperte...???-
Nicholas si era chiuso in un mutismo ostile.
-Non vuoi rientrare...?-le chiese,con l'intento di troncare quella conversazione.
-Si,grazie..cominciavo ad avere un po' di freddo...-gli rispose lei,sorprendendolo.
Rientrati al castello,Fiona chiese al guardaroba il suo soprabito e fece per congedarsi.Nicholas tentò di riguadagnare il dialogo con lei:
-Aspetta...io parto per Ulms dopo domani...non potremmo rivederci?-
La donna celò a mala pena un'espressione trionfale nello sguardo:
-Dipende...non mi va di essere considerata una mistificatrice sleale...-
-Mi piace parlare con te,Fiona...- ammise lui.
-Allora...perchè non mi accompagni fino all'albergo?...-propose lei,conciliante.
Per la strada,Fiona tentò di riprendere il discorso interrotto:
-Capisco che tu voglia tornare a casa....perdere due amici,in un lavoro apparentemente innocuo...-
-Andrè era più di un amico....era il numero 2 della spedizione...era un uomo particolare...non mi rassegno a non rivederlo più...-
Fiona si accorse dal tono,dall'amarezza che Nicholas viveva quella separazione in misura profondamente tragica e personale.
-Ne parli quasi come se fosse colpa tua....-tentò di insinuare.
-No...anzi...quando è successo io..non c'ero!-disse ancora lui.
-Capisco....magari è per questo...-
Nicholas la fermò:
-Ti prego...non vorrei parlarne più...-
Fiona preferì adattarsi.L'albergo era vicino;Nicholas disse:
-Alloggio anch'io qui...-
-Credo sia l'unico albergo di Castelgarde...degno di questo nome almeno...-
-Già...- Nicholas rise,ma si avvertiva che c'era una forzatura nella sua risata.Fiona,comunque,per quella sera non volle insistere.


Alle otto del mattino l'interfono di Fiona gracchiò ruvidamente,svegliandola dal suo sonno.La donna si precipitò a rispondere,ma prima ancora sentì la voce di Didier alla porta:
-Aprimi,cherì...-
-Didier...lasciami in pace...fammi dormire!-disse lei,sgarbata.
-Apri!-
Era un ordine perentorio:lo eseguì,poi si andò a buttare di nuovo sul letto col cuscino in testa.
-Spero si tratti di qualcosa di importante...-
-Stranamente nè di Andrè Marek,nè di Francois Dontelle si sono recuperati i corpi....una lapide ricorda il povero Francois,ma la famiglia non ha mai saputo con precisione come e dove sia finito...Marek poi...praticamente non aveva nessuno...ma almeno gli amici,i colleghi avrebbero potuto fargli un funerale...portare un fiore sulla sua tomba vuota...non c'è niente!-
Fiona riemerse da sotto il cuscino e guardò un po' di sottecchi Didier:
-Quanta solerzia....e cosa deduci da tutto questo,maestro?-
-Deduco che c'è un grosso punto interrogativo sepolto sotto un sarcofago di settecento anni fa...-
-Vuoi dire...vuoi dire che è tutto un falso? che hanno spacciato per la tomba di un eroe quella che è la tomba di un amico...?-
Il giornalista scosse il capo,molto poco convinto:
-No...non avrebbe senso...e poi altri scienziati potrebbero dimostrare facilmente che si tratta di un falso...-
Fiona si alzò,sollevò la cornetta del telefono e chiese alla reception di avere la colazione in camera:poco dopo un cameriere bussò e sistemò un vassoio sul tavolo.
-Prendi qualcosa?..io se non mangio,la mattina connetto poco...-
Didier la stava osservando;aveva indosso un pigiama a gambe corte che la rendeva particolarmente graziosa;i capelli erano assurdamente spettinati e il viso,non truccato,rivelava una età giovanissima rispetto a quello che Fiona voleva dimostrare.Fiona stava inzuppando un croissant nel cappuccino,e lo addentava avidamente.
L'uomo preferì uscire da quella stanza al più presto.
-Ti aspetto nella hall.....se permetti...-
-Perchè?-
-E' meglio che tu ti vesta...-le disse ancora,con un tono quasi paterno.
La ragazza fece spallucce:non era in vena di civettare.Aprì il suo balcone per fare entrare un po' di luce e si accorse che di fronte se ne apriva un altro dal quale emergevano le voci piuttosto accalorate di persone che litigavano tra loro:
-Questa storia non può reggere ancora a lungo...dobbiamo andarcene,evitare ulteriore pubblicita...-
-Ma perchè...? ormai invece tutto ha preso la piega giusta...-qualcuno rispondeva con una vocetta un po' sgradevole,quasi in falsetto.Era la voce di Doniger,quando si alterava un po'.Ma Fiona non poteva saperlo.
-Io credo che se non stiamo attenti...Stern prima o poi cederà...-riprese il primo.
A questo punto Fiona capì chi erano i due interlocutori.E si mise in ascolto con più attenzione:
-Domani se ne rivà ad Ulms...e lui per primo non vuole far altro che dimenticare questa strana vicenda...Noi abbiamo avuto un ritorno di immagine e di soldi insperato....ma dobbiamo avere il coraggio di non cedere...-ripetè Doniger,questa volta più calmo.
-Non sono io,quello degli scrupoli,mi pare...-
Qualcuno bussò alla porta di Fiona,proprio in quel momento.La donna sbuffò,irritata da quella seccatura;ma aprendo si trovò sorprendentemente davanti proprio Nick.
-Nich...?-
Aveva un'espressione stravolta,sembrava quasi fuori di sè.
-Cosa c'è?Stai male?...-
Senza rispondere,si accasciò sulla moquette,esanime.
Fiona non si perse d'animo;raccolse le forze e lo trascinò fino a un divanetto,dove tentò di stenderlo e sollevargli le gambe,con l'intento di farlo rinvenire.
Il giovane finalmente riaprì gli occhi e cominciò a riprendersi.
-Ma che hai fatto...?- gli domandò la giornalista.
-Ho tentato di drogarmi...per dimenticare...per annegare la verità...Poi ho capito che se fossi morto,nessuno avrebbe avuto il coraggio di confessare...allora mi sono trascinato fin qui:voglio che tu sappia,che qualcuno sappia...- Sembrava più che altro che delirasse,intercalando il tedesco a frasi in inglese piuttosto sconclusionate e con gli occhi che strabuzzavano.L'alito sapeva di zafferano bruciato:Fiona pensò che si era fumato qualcosa...ma comunque lo lasciò dire.


Nicholas continuava a fare discorsi apparentemente sconclusionati,non sempre comprensibili perchè borbottati in un tedesco smozzicato.
-Hanno lasciato che Francois morisse,hanno lasciato che Andrè rimanesse là...e adesso speculano sulla sua tomba...Io non riesco più a sostenere tante menzogne...non riesco a sopportare la mancanza dei miei amici...-
Fiona lo lasciava parlare,limitandosi ad appoggiargli un fazzoletto bagnato sulla fronte,in attesa che a poco a poco si calmasse.Improvvisamente però lui si alzò di scatto,gettando via la benda:
-Tu pensi che io sia solo un matto che si è fatto una canna di troppo,vero?...E' tutto scritto,documentato...esistono le prove...-
La donna tentò di rabbonirlo.Gli parlò con calma,nella sua lingua:
-Di qualsiasi cosa si tratti,Nicholas...non è ora il momento di parlarne:sei sconvolto,calmati...-
Per fortuna il giovane studioso si acquietò un poco,stendendosi di nuovo,in silenzio.
Intanto la giornalista non sapeva come procedere:era curiosa di capire a cosa alludesse il tedesco nel suo delirio,perchè le sembrava tutto molto poco chiaro.
Ma aveva anche dei dubbi se coinvolgere o meno Didier in questa nuova piega presa dagli eventi.
-Acc.....Didier è giù nella hall che mi aspetta:cosa faccio,ora?-
Si fece passare la reception e chiese dell'amico:
-Allora? ti sei rifocillata? quando diamine scendi?- la rimproverò lui.
-Scusa,Didier..ho un problema...possiamo vederci più tardi?-
-Un problema con gli occhialini e la barbetta?..ho visto che avanzava verso la tua stanza!-
Fiona sbuffò;ci mancava solo una scenata di gelosia...però forse sarebbe stato meglio dargli corda in quella direzione...
-Ma sei mio padre,mio marito,il mio tutore,forse?...ogni tanto potrò anche lasciarmi andare:ho superato la maggiorennità,sai?-
Il giornalista si morse la lingua:
-E' solo che non mi sembra il momento più opportuno...-
-Questo lo lascerei decidere a me....ci vediamo a pranzo al Vieux Moulin....d'accordo?-
-D'accordo....- Didier chiuse,lasciandosi sfuggire una parolaccia.
Nicholas sembrava addormentato;veramente sembrava esanime.Ma un leggero ronfo dimostrava che era vivo.Fiona approfittò per lavarsi e vestirsi.
Poi si fece portare un'altra colazione abbondante,tra lo stupore della receptionist e del cameriere.Svegliò infine delicatamente Nicholas.
-Oddio...Fiona?...-Il giovanotto sembrava non ricordarsi nemmeno come fosse arrivato lì.
-Buongiorno,professor Stern...colazione?-
-Aspetta un momento...cosa... cosa è successo?..-
-Ne parliamo dopo:hai avuto un piccolo malore...-lo rassicurò lei- Adesso mangia qualcosa e poi mi dirai meglio...-
Nicholas non se lo fece ripetere;mangiò con appetito i cornetti e bevve il cappuccino.Quindi,evidentemente satollo,fece per alzarsi e levare il disturbo:
-Mi spiace averti disturbata così..ma ora...-
-Un momento!-lo bloccò lei- Non mi dovevi raccontare qualcosa?-
L'uomo sembrò molto a disagio,finse di non ricordare,poi aggiunse:
-Forse ieri,temendo di non dormire,ho mischiato un po' di farmaci....non devi pensare che io....non sono un dipendente....-
-Fermo Nich...so benissimo cosa ti è successo,stamane...ma...credevo ci fosse un motivo valido,no?- Fiona sentiva chiaramente che Nicholas si era già pentito delle precedenti confidenze.Allora decise che avrebbe bluffato.
L'uomo sembrava smarrito,disorientato.
-Un...motivo?-
-Dopo quello che mi hai detto di Marek....-
-Scusa,Fiona...non ricordo ...cosa ti ho detto?-
Fiona fece uno sforzo per mostrarsi sicura delle sue certezze,poi buttò là un:
-Che hanno lasciato che rimanesse ...-
Nicholas si lasciò ricadere sulla sedia,la testa tra le mani: aveva parlato,aveva raccontato a quella donna...!!!
-Adesso non fare così,Nich....non ho intenzione di tradire il tuo segreto...se non vuoi!-
Lui alzò gli occhi verso di lei;era bella e sembrava sincera...poteva fidarsi?
-Sai Fiona....io non ho voluto andare con loro...e ho fatto male:ho perso due amici,senza poter far niente per nessuno dei due..-
Fiona si sedette vicino a lui,gli carezzò affettuosamente la testa.
-Cosa è successo esattamente a Francois?...-
-Lo hanno ucciso...trapassato da parte a parte:lo hanno provocato,gli hanno fatto ammettere di essere una spia...-
Fiona ebbe un brivido:terribile! chi aveva fatto una cosa così spietata?
-...e...Marek...? -osò chiedere un po' spaventata della eventuale risposta.
- No,lui..lui ha voluto rimanere là...lo dice anche sulla tomba:'Ho scelto una vita meravigliosa'...ma avrei almeno voluto salutarlo...-
Fiona era atterrita:cosa stava dicendo Nich? 'Dove' aveva voluto rimanere Marek?...
Si schiarì la voce,finse ancora di sapere più di quello che realmente sapesse:
-Ma..come ci siete arrivati,là?...-
-Sfruttando la tecnologia quantistica...-
-Scusa?...-
-Hai presente il funzionamento del fax?si trasforma un testo in un fascio di elettroni e lo si trasmette via telefono...-
Fiona si alzò,cercò di calmarsi:aveva intuito che non si trattava del solito 'giallo'...C'era qualcosa di fantascientifico in quello che Nicholas le stava facendo balenare davanti...
-Vuoi forse dirmi che...un uomo può essere spedito...come un fax?...ma spedito dove,Nicholas?-
-In un altro tempo e in un altro spazio...-
Questa volta fu Fiona a lasciarsi cadere pesantemente su una poltrona.Quello che Nicholas stava dicendo era razionalmente inaccettabile.
Il giovanotto non si era accorto dello stato in cui versava la sua interlocutrice,infervorato dalla possibilità di raccontare tutto quello che c'era dietro quella storia:
-Non esiste un solo universo..tempo e spazio si alternano in un prisma che possiamo chiamare 'multiverso ortogonale';se noi cambiamo le coordinate di questo multiverso,direzionandoci in un senso o in un altro,possiamo viaggiare nel tempo...naturalmente sottoponendo il nostro fisico a trasformazioni che a lungo andare possono essere pericolose...Io ho avuto paura del pericolo,Fiona..e non ho viaggiato insieme ai miei amici....e li ho persi!-
La giovane donna non riusciva più a seguirlo;tutto quello che sentiva le sembrava francamente fuori della sua portata...al di là dell'umano rimpianto di Nicholas.
Poi si fece forza,recuperando la professionista che era in lei e gli domandò:
-Ma perchè siete andati proprio nel 1357?-
Il tedesco la guardò,poi abbassando il capo,rispose:
-Tutto comincia nel New Mexico,quando l'ITC scopre la tecnica per viaggiare nel tempo;occorreva coprire le ricerche in qualche modo,così pensarono di sponsorizzare gli studi di archeologia:quando tu sai esattamente dove sono i luoghi,puoi fornire moltissime informazioni agli archeologi,perchè riescano meglio nella loro opera di ricostruzione del passato...Quella di Jonston sembrava una ricerca interessante,perchè riguardava un episodio secondario della guerra del cento anni,su cui però si potevano trovare tantissime informazioni...solo che Jonston non è stupido;dopo un po' ha avvertito puzza di bruciato e ha voluto vederci chiaro...E' andato in New mexico e si è fatto spedire anche lui...-
-Via fax...- sfuggì detto a Fiona.
Nicholas si sentì offeso:
-Tu non ci credi?...tu pensi che io stia ancora delirando,vero?Allora te ne fornirò le prove,se è questo che vuoi...- Così dicendo si era alzato e stava avviandosi alla porta.
Fiona si ricordò della discussione tra Doniger e Gordon sentita prima,per caso:ebbe paura che il povero Nicholas potesse correre dei rischi,con quella gente senza scrupoli.
-Aspetta Nich...non voglio che tu faccia niente da solo....dici che ci sono delle prove?...le troveremo insieme! Adesso rientra nella tua stanza e fa' come se non ci fossimo detti niente...promesso?-
Nicholas non rispose,uscì chiudendosi lentamente la porta alle spalle.



Didier Arnault era seduto nella sua auto,fermo davanti al ristorante dove aveva appuntamento con Fiona:aspettava da un'ora...diciamo che bivaccava da un'ora,perchè la ragazza non era in ritardo;era lui in netto anticipo.Seduto al volante,fumava una sigaretta dopo l'altra,scrutando la strada con l'occhio feroce di un vecchio predatore;dalla radiolina dell'auto,si alternavano consigli per gli acquisti,informazioni sportive,vecchie canzoni.Ma lui non ascoltava.
Improvvisamente vide spuntare da dietro alla curva quello spilungone spocchioso con cui Fiona aveva chiaramente civettato la sera precedente.Camminava come stralunato,con la testa nelle nuvole e l'aria presuntuosa che lo rendeva antipatico a pelle;a un certo punto,però,qualcos'altro attirò l'attenzione di Didier.Un'auto seguiva il giovanotto,senza superarlo;come se lo pedinasse.Procedeva con una lentezza esasperante...Era una strada quella molto poco frequentata,che costeggiava il bosco da una parte e il fiume dall'altra.A poche centinaia di metri da Nicholas c'era uno strapiombo sul fiume,mal segnalato e poco protetto;il giovane studioso attraversò la strada per affacciarvisi e Didier notò allora che l'auto accelerava,puntando contro di lui.
Il giornalista non ci stette a pensare oltre,mise in moto e tagliò la strada all'auto appena un attimo prima che Stern potesse essere colpito e precipitasse giù.
L'urto tra le auto fu comunque violento.Sbandando Didier non potè fare a meno di colpire,sia pure solo di striscio Nich,che in ogni caso,avvertendo il fragore del cozzo si era già messo sulla difensiva.
Didier si finse un qualsiasi automobilista:scese dall'auto,pronto ad attaccar briga col proprietario dell'altra macchina,ma quest 'ultimo sembrava non voler nemmeno scendere dalla sua vettura;quando il giornalista si avvicinò al finestrino,per chiedergli di aiutarlo a soccorrere il pedone,approfittò per fare marcia indietro,sterzare e allontanarsi sgommando il più in fretta possibile.La targa dell'auto,piena di fango,era illeggibile:l'uomo al volante irriconoscibile.
Didier aiutò allora Nicholas ad alzarsi:
-Come sta?....accidenti ma che gente che circola per le strade....Ha visto quel tale..?-
Il tedesco era piuttosto stordito per l'accaduto.Chiese a Didier se fosse stato così gentile da portarlo ad un pronto soccorso e poi al suo albergo:il Francese si prodigò in tal senso.
Mentre i medici del Pronto soccorso visitavano Nicholas,Didier approfittò per telefonare a Fiona:
-Cheri...tarderò al nostro pranzo,cara...-
-Perchè? che succede?-
-Indovina un po' dove sono e con chi?..- sentendola sbuffare il giornalista pensò fosse meglio non girarci troppo intorno- Sono al pronto soccorso:il tuo bell'archeologo ariano ha avuto un incidente di macchina....-
-Oh no!....ti raggiungo subito...-


Mezz'ora dopo i tre si ritrovavano davanti a un tavolino del ristorante Au vieux moulin,a poca distanza dal luogo dell'incidente.Nich era stato rassicurato dai medici che non aveva riportato alcun danno grave dall'urto con l'auto di Didier.Ma ora che insieme avevano ricostruito la dinamica dei fatti,un silenzio carico di pregnanti significati gravava tra di loro.
-Hanno tentato di ucciderti,nick!...inutile negarselo...- disse infine Fiona.
-Quanto meno di spaventarla,giovanotto...-aggiunse Didier.
-Vogliono tapparmi la bocca!-concluse l'interessato.
Sopraggiunse il cameriere per le ordinazioni;mentre Didier ordinava anche per loro,Fiona prese la mano di Nick,per rincuorarlo e gli sorrise.
-Mi dispiace....ma ti avevo detto di stare attento...Adesso puoi dirmi dove sarebbero queste prove?...-
Il giornalista era tornato a sedersi e aveva afferrato una parte del discorso:
-Le prove di cosa?-
Nicholas si ritrasse;non sapeva se fidarsi o meno.Guardò Fiona,interrogativamente.In realtà spettava a quest'ultima garantire per il suo amico.
Ci fu un rapido scambio di sguardi tra loro tre e ,infine,Fiona propose:
-Nick....vorresti raccontare a me e Didier tutto dall'inizio?-
Ogni volta che la giovane donna ascoltava quella storia,le sembrava sempre meno credibile.L'unica cosa che sentiva autentica era il legame di forte amicizia tra Nicholas,Andrè,Francois e tutti gli altri.Il suo istinto avvertiva la verità solo nei forti sentimenti che in questa storia fantascientifica emergevano,in particolare nell'amore che aveva convinto Marek a rimanere vicino alla donna incontrata in un altro tempo e in un altro spazio...Ma era un po' poco,per poter credere anche a tutto il resto...
-Nicholas...che prove hai di tutto ciò?-
-Ho un memoriale,dove ho scritto come si sono svolti i fatti....e poi basterebbe confrontare il dna dell'uomo sepolto nel sarcofago con quello di Marek per scoprire che si tratta della stessa persona....-
-E chi ci permetterebbe di farlo?...non capisci che ci sono interessi tali da spingere qualcuno addirittura all'omicidio...-
Didier domandò:
-Ma questa sorta di 'macchina del tempo'...dove si trova?-
-Nel New Mexico,alla sede della ITC...se c'è ancora...-
Fiona chiese:
-Perchè non dovrebbe eserci più?-
-Perchè quella sede la stanno smantellando...stanno cancellando ogni traccia che possa ricondurre a loro...-
Arrivò il cameriere con i suoi piatti fumanti;l'agitazione aveva alimentato la fame di tutti e tre.Mangiarono avidamente,poi Fiona domandò:
-Nicholas....ma tu saresti in grado di costruire una macchina del genere?
-Bè...so come è fatta,potrei riprodurne il disegno...ma si tratta di uno strumento fatto di materiali altamente sofisticati e costosissimi....-
La ragazza sospirò:riflettè ancora,addentando un asparago,quindi chiese ancora:
-E la vecchia macchina.....magari esiste ancora,in disuso...ma esiste:sapresti farla funzionare?-
Nicholas fece una smorfia di superiorità:
-Naturalmente...-disse-
Didier si stava domandando con apprensione che cosa avesse in mente Fiona e la risposta non gli piaceva per niente.
-Allora andremo nel new Mexico...e poi...-
-Un momento cheri....frena un po'....chi'andremo', 'dove' andremo....???-
Ma la giovane giornalista stava già sognando la realizzazione del suo progetto:
-Per non dare nell'occhio,in due giorni ci allontaneremo di qui...ognuno diretto a casa...ci daremo appuntamento tra una settimana in new Mexico...e lì andremo ad ispezionare la vecchia sede dell'ITC...-
Didier intervenne,nella speranza di ridimensionare i progetti di Fiona:
-D'accordo...andremo ...alla ricerca di prove relative a questi viaggi straordinari....-
La donna lo interruppe:
-Poi ci lanceremo anche noi nel tempo....e andremo a cercare Andrè Marek!-
A Fiona brillavano gli occhi per l'eccitazione:non voleva confessarlo nemmeno a se stessa,ma pur trovando incredibili i racconti di Nick,non desiderava altro che vederli dimostrati....non desiderava altro che viaggiare anche lei,nel tempo!
-E tu,Nicholas....questa volta verrai con me!- disse poi,tornando per un attimo coi piedi sulla terra,per afferrare il suo compagno di viaggio e trascinarlo con sè nel suo entusiastico progetto.
I due uomini tentennavano:sembravano molto meno convinti di lei....ma come dire di no a quella sua travolgente esuberanza?


L'appuntamento era stato fissato fra tre giorni.Fiona rientrò a Londra e cominciò a pensare che cosa sarebbe stato opportuno portare con sè:non era molto sicura che avrebbe viaggiato davvero nel tempo,ma era sicurissima che quanto stava per fare avrebbe comportato dei rischi.Grossi rischi.Aveva imparato a maneggiare le armi in un corso di sopravvivenza,anni addietro;aveva anche appreso qualche tecnica basilare di autodifesa,ma sapeva benissimo che si trattava di pura teoria.Quando ci si trova in pericolo,non esistono regole,si combatte alla cieca:lei aveva rischiato già la vita un paio di volte e non le era mai piaciuto molto.Tuttavia prese dal cassetto una pistola da borsetta e uno spray immobilizzante...nella valigia inserì pochi capi sportivi,la chiuse e fece per uscire.Poi si fermò un attimo a guardare la sua casa:ebbe un presentimento strano,ne avvertì fortemente la mancanza,pur essendo ancora sulla soglia...Scosse la testa e si affrettò a uscire:voleva congedarsi da Bob,raccontargli quello che si apprestava a fare....
Il vecchio giornalista inizialmente finse indifferenza per lei e per il suo racconto.Finalmente si sedette ad ascoltarla,fumando piuttosto rabbiosamente la sua pipa;infine scuotendo la testa,sbottò:
-Ma come hai potuto credere a una serie di cialtronerie simili....ti credevo una professionista seria,Fiona!!! Viaggiare nel tempo....come i fax?-
Fiona era rimasta male,ma insistè:
-Io non so se questa storia è vera o no:so che stavano uccidendo Stern,so che c'è un mistero:so che voglio andare fino in fondo!-
-Come sempre....ma stavolta io non ti verrò dietro...non ci sarà nessuno a farti da balia,miss Mackenzie...E ti dico anche un'altra cosa:se non farai ritorno tra quindici giorni,considerati anche a spasso...-
-Ma....ma Bob...e se poi ho ragione?credevo ti interessasse sapere come va a finire....-
L'uomo scosse la testa,chiamò con l'interfono la segretaria e liquidò Fiona bruscamente:
-Non va a finire da nessuna parte,ragazza....questa volta non ti seguo....Miss Pritchie!Che ne è stato del mio bourbon on the rocks?stamattina siete tutti con la testa tra le nuvole???...-

Dopo un viaggio aereo apparentemente interminabile,Fiona raggiunse Phoenix e di là,noleggiata una jeep attraverso il deserto si portò nei pressi della vecchia sede abbandonata dell'ITC.Fece un giretto di ispezione,ma c'era ben poco da vedere all'esterno.Sentì sopraggiungere un'altra auto e da un taxi scese Nicholas:mancava ancora Didier....ma forse non sarebbe mai arrivato:Fiona dubitava che l'uomo l'avrebbe seguita in un'impresa così rischiosa e sensa senso...
-Dobbiamo cercare di entrare...ma come si farà?- domandò a Nicholas.
-Dovrebbe esserci un custode...e se tutto va bene non dovrebbe crearmi dei problemi:mi conosce...-
-No,Nick,meglio di no...aspettiamo il buio,intanto guardiamo un po' da dove passare....-
-Ascolta Fiona....io avrei un'idea...-
Una mezz'ora dopo Fiona bussò ad una specie di citofono,al cancello dell'edificio.Una luce si accese e una telecamera la riprese:la donna fece in modo da far apparire in primo piano la scollatura della camicetta,poi modulando la voce,domandò:
-Scusate...ho un problema con l'auto....qualcuno potrebbe aiutarmi?siamo in pieno deserto....-
-Attenda...- le rispose una voce metallica.
Sopraggiunse un giovanottone nerboruto,con tanto di divisa blu e lenti da sole in perfetto stile 'secure service'.Fiona tentò di tirare fuori tutte le sue arti seduttive:
-Che succede,signorina?-
-Non so....l'auto mi si è surriscaldata....ho paura che non possa andare oltre...può venire a darmi una mano?....-
-Non sono autorizzato a fare entrare nessuno....-ci tenne a precisare lui.
-No?...ma potrebbe uscire a dare un'occhiata?....magari se avesse anche qualcosa da bere?...pensavo di fermarmi più avanti,alla prossima pompa di benzina,ma....-
L'uomo la guardò:era una gran bella figliola...in pieno deserto,sola e bisognosa di attenzioni....Rientrò a prendere due lattine di birra,gelata:quindi aprì il cancello e andò verso l'auto 'in panne'.
Nicholas approfittò per usare il suo vecchio pass e introdursi nell'edificio;entrò nel gabbiotto della sicurezza e osservò i monitor;Fiona era stata ripresa,ma non in volto,per fortuna.....bisognava capire se quelle immagini rimanevano là oppure erano inviate altrove...Nicholas,per evitare problemi,bloccò le immagini e inserì una cassetta registrata il giorno prima....
Fiona era alle prese col suo cavaliere,che dopo averla rassicurata sullo stato dell'auto,le aveva offerto da bere e,probabilmente,si aspettava un 'caldo' ringraziamento.
La donna continuò a civettare,in attesa di un segnale di via libera;questo non tardò...il suo cellulare emise una leggerissima vibrazione:Ora doveva solo liberarsi del
giovanotto:
-Ma lei non si sente solo,qui...tutto il giorno?-
-Bè....molto solo:non capita quasi mai che passi una ragazza carina come te....- Il gorilla allungò una mano sulla coscia di Fiona.Lei non lo respinse,gli sorrise e poi,improvvisamente cambiò espressione,come se avesse visto qualcosa che la spaventasse:
-Oddiio....ma quello? che cos'è?...fumo?-
Effettivamente sembrava che una leggera spirale di fumo salisse dall'edificio.Il giovanotto piantò là la sua conquista e si prcipitò a vedere che stesse succedendo.Fiona ne approfittò per allontanarsi.

Bill,il guardiano,dopo aver appurato che non si trattava di un principio di incendio,ma di qualche scherzo idiota,tornò verso la jeep di Fiona,ma non la trovò più.Rimase un po' male,ma non si interrogò più di tanto su quello che stava succedendo.Rientrato nel suo gabbiotto,ricominciò ad osservare nei monitor lo sviluppo della giornata.Quando ormai il sole calava,era già stanchissimo;e qualcuno lo aiutò ad addormentarsi,colpendolo alla testa.
Nick aprì poi il cancello a Fiona e la introdusse nell'ITC.Durante le ore che si era potuto aggirare nell'edificio indisturbato,aveva dovuto constatare che la macchina era praticamente in disuso,coperta di polvere,abbandonata.
-Ma...potrebbe funzionare ancora?-gli chiese la giornalista.
-Non lo so...hai con te i risultati del prelievo?-
-Il dna?...si eccolo...-
-Proviamo intanto a inserirlo nel computer...il mio dovrebbe comunque essere in memoria....c'è stato un momento in cui pensavo di raggiungerli...-disse Nick,improvvisamente triste.
Inserirono i dati di Fiona e trovarono anche quelli di Nick:almeno il computer dava segni di vita...
Intanto Fiona si guardava intorno:quella macchina le ricordava gli 'specchi ustori' che aveva visto una volta da bambina in un vecchio film su Atlantide...un film che si intitolava guarda caso 'La macchina del tempo':ebbe un brivido....Forse era ancora in tempo a rinunciare...
-Nick....esattamente cosa dovremmo fare?-
-Ti devi posizionare al centro degli specchi...sentirai un dolore terribile e poi...-
-E tu...non sarai con me?...non vieni?-
-Serve qualcuno che azioni il comando da fuori...e poi dobbiamo ancora trovare i markers...se no non puoi tornare indietro...-
-No,Nick...da sola non vado...-
Il giovanotto non la ascoltava più,tutto preso dalla ricerca dei markers:ne serviva almeno uno...Finalmente in un cassetto trovò del materiale utile e si mise a lavoro .Forse avrebbe potuto recuperarne addirittura due.
Mentre lavorava estremamente concentrato,Fiona leggeva in una sorta di scatola nera la cronistoria delle ricerche effettuate dall'ITC.Improvvisamente avvertirono un rumore;qualcuno stava entrando furtivamente nel laboratorio....
Fiona fece segno a Nick di rimanere immobile,quindi si portò alle spalle dell'intruso e,puntandogli la pistola contro,lo apostrofò:
-Adesso fermati là con le mani bene in vista!-
Ci fu un attimo di silenzio angoscioso,poi lo sconosciuto sospirò:
-Cherì...?-


Fiona tirò un sospiro di sollievo,abbassando la pistola:
-Didier....cavolo!...-
-Ho trovato aperto e sono entrato...-disse lui,scherzando.
Nick continuava a lavorare sui markers.Fiona aggiornò il nuovo venuto:
-Proviamo a far funzionare questa baracca,Didier...ma abbiamo bisogno di questi braccialetti per rientrare...-
I due giornalisti si scambiarono uno sguardo piuttosto scettico.Poi il Francese disse:
-Hai davvero intenzione di andare,Fiona?-
-Si...e ora che sei qui,Nick potrà venire con me....sarai tu ad azionare la 'macchina del tempo'...-
-Io?....non ne sarei capace...-si tirò indietro lui.
-Invece devi!...-
-Ecco...sono riuscito:abbiamo il marker...!- li interruppe Nicholas.
Didier diede un'occhiata:
-E' uno solo....e voi siete due...basterà a riportarvi a casa?-
-Intanto dobbiamo vedere se questa trappola funziona ancora...- si lasciò sfuggire Fiona.
Nick guardò l'uomo e la donna;poi si lasciò sfuggire un'imprecazione:
-O maledizione...-
-Che c'è?-dissero i due,quasi all'unisono.
-Non possiamo andare vestiti così...non dobbiamo portarci niente di atipico...sarebbe un errore...-
-E dove prendiamo altri vestiti?-
-Debbono essere qui,da qualche parte...-
Fiona si mise alla ricerca degli abiti,mentre Nicholas spiegava a Didier cosa avrebbe dovuto fare per azionare gli strumenti.
Intanto Bill si riprendeva dalla botta in testa e cominciava a capire che qualcosa non funzionava...

-Non riesco a trovare niente,accidenti!-Fiona aveva guardato ovunque,anche nei bagni e negli spogliatoi.Nessuna traccia di abiti trecenteschi.
-Probabilmente li avranno fatti sparire...-
Una voce li interruppe spaventandoli:
-Cercate qualcosa,signori?...forse posso aiutarvi io!-
L'uomo della sicurezza li aveva trovati:e ora?
Fiona fu la più svelta a reagire,diede uno spintone all'uomo e chiuse a chiave la porta del laboratorio.
-Adesso non possiamo più aspettare Didier..Nicholas,vieni?-
Il giovanotto era titubante:andavano proprio alla ventura...
-Vuoi rivedere i tuoi amici o no?...-gli disse la giornalista,tendendogli la mano.
L'uomo della sicurezza tentava nel frattempo di abbattere la porta.
Nick prese la mano di Fiona ed entrarono nella postazione tra gli specchi.Didier li guardò,senza trovare le parole per fermarli.
-E cosa farò,io...?.-
-Torneremo...fra trentasei ore saremo di nuovo qui!-lo rassicurò Fiona,ma non sembrava convinta nemmeno lei.
Il Francese li guardò,sentì che quello della sicurezza ce l'aveva quasi fatta,strinse i denti e azionò la 'macchina'....
Bill fu sopra di lui e ingaggiarono una violenta colluttazione,mentre il timer arretrava velocemente verso il I357...
Prima che arrivasse a quella data, Bill aveva steso con un cazzotto definitivo Didier e aveva spento di nuovo tutta la strumentazione
.Quindi si era fiondato sulla postazione di partenza,l'aveva spalancata e aveva intimato ai due:
-Adesso uscite di qui con le mani in alto...-
Ma nella postazione non c'era più nessuno...


 
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Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 16:45





...mmmmm??? e dove sono andati???
 
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view post Posted on 5/4/2008, 16:46
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Fiona aveva avvertito un dolore terribile,ma istantaneo.Le sembrò poi di perdere i sensi.Riaprì gli occhi:sentiva confusamente il rumore dell'acqua di un ruscello scorrere vicino a lei.Si guardò intorno.Nicholas come lei era a terra e cercava di capire dove fossero.
-Questa è....è Castelgarde...!-le disse.
Per la donna non era così facile riconoscere i posti.Si alzò da terra,cercando di orientarsi.Quindi chiese a Nicholas secondo lui in che direzione avrebbero dovuto andare.Il giovane studioso pensò di risalire il corso del fiume.A un tratto Fiona ebbe un sussulto:davanti ai suoi occhi si ergeva la mole ormai conosciuta del vecchio mulino...La donna non capiva,non sapeva se credere o no a quello che vedeva.Certo aveva viaggiato...perchè dal New mexico si era ritrovata in Dordogna,ma...
Improvvisamente udirono uno scalpitio di cavalli.Fiona pensò bene di tenersi nascosta e disse al suo compagno di fare altrettanto.
Era un drappello di uomini armati.Cinque o sei al massimo.Indossavano abiti medievali,i cavalli avevano gualdrappe e schinieri.Fiona tremò.
Alla testa del drappello un cavaliere molto alto,imponente.I capelli erano scuri,un po' lunghi.L'espressione del viso assorta,intenta a cercare qualcosa,forse delle tracce.Sollevò un momento lo sguardo,volgendosi nella direzione della donna,come avesse avvertito una presenza.Aveva gli occhi del colore dello smeraldo,incredibilmente vividi.La donna pensò che le ricordava qualcuno,ma non fece in tempo a capire chi che Nicholas si slanciò davanti al cavallo dell'uomo,gridando:
-Andrè...Andrè!!!....-
Fiona pensò:Marek?possibile?
Il cavaliere calmò il suo cavallo che,davanti a quella improvvisa apparizione aveva impennato;gli uomini che erano con lui,scesi di sella bloccarono Nicholas,afferrandolo.
L'uomo chiamato Andrè smontò anche lui e guardò fisso Nicholas,con una strana espressione sul viso,curiosa.Poi gli si rivolse in quello che sembrava francese,dal suono;un francese piuttosto incomprensibile.Nicholas infatti non capiva,si guardava disorientato intorno.Ripetè ancora,con meno convinzione:
-Andrè,Andrè Marek....sono Nicholas,Stern...non mi riconosci...-
-Sei inglese,straniero?-gli chiese finalmente il cavaliere,con un tono intimidatorio,cupo.
Nicholas cercò di essere lucido,prudente:non voleva correre gli stessi pericoli in cui era incorso il suo povero amico Francois.
-Sono tedesco...- E lo ripetè anche nella sua lingua.
-Portiamolo al castello!- ordinò ai suoi uomini.Qualcuno issò Nicholas sul suo cavallo.Il ragazzo si guardò intorno,spaventato,riuscendo a scambiare solo uno sguardo disorientato con Fiona.
Quest'ultima ascoltò lo scalpitio dei cavalli che si allontanavano.Poi si lasciò andare,seduta ai piedi di un albero.Era sola,adesso,sperduta in un luogo di cui ignorava tutto....senza alcuna coordinata di spazio e di tempo....


Fiona rimase ferma lì per un tempo incalcolabile:Per la prima volta in vita sua si sentiva assolutamente disorientata:aveva paura...Voleva tornare a casa,ma l'unico modo per farlo era rappresentato da quel marker indecifrabile che aveva Nicholas con sè;e ora Nicholas era scomparso,in groppa ad un cavallo,nella foresta...
Finalmente si alzò,si diresse verso il mulino:aveva fame,freddo,sonno.La sera stava incominciando a calare.
Bussò al portoncino,a lungo.Finalmente da una finestrella al piano superiore si affacciò una donna rubizza e infarinata:
-Vi prego signora....-supplicò in francese- mi sono persa...non so dove andare per la notte...aprite...-
La vecchia rispose in una lingua che somigliava al francese,ma di cui Fiona afferrò più il senso che altro:
-Vattene via...non ne vogliamo zingari da queste parti....-
-Non sono una zingara...aiutatemi,per l'amor di Dio...-Fiona continuava a bussare e gemere sull'uscio chiuso. Finalmente un chiavistello girò e la porticina si aprì:apparve il mugnaio che le allungò un pezzo di pane e le ribadì:
-Adesso sparisci...!-
-Non so dove andare...dove posso passare la notte....- disse Fiona,dopo averlo ringraziato.
-Puoi ripararti laggiù,c'è un fienile...ma domani devi andartene,capito?...-Poi guardandola,diffidente e meravigliato del suo strano abbigliamento,le raccomandò:
-Stai attenta,copriti....ci sono dei disertori inglesi in giro...- Quindi chiuse definitivamente l'uscio.
Fiona si guardò intorno;forse il fienile era nella radura al di là del limitare del bosco;sentiva muggire in lontananza. Vi si avviò:paura,fame e stanchezza la resero del tutto imprudente...Non avvertì nemmeno sopraggiungere i tre:un uomo a cavallo e due a piedi.Quello a cavallo fu il primo a vederla e spronò gli altri due:
-Guardate che bella pollastrella francese è scappata dal recinto!!!- E la inseguì.
Fiona finalmente si scosse:vide sopraggiungere l'uomo a cavallo e,guardandosi intorno,si accorse che gli altri due le avevano chiuso ogni via di fuga.
-Non sono francese!- gridò,nella speranza di difendersi. -Sono inglese...scozzese...-
Quello a cavallo smontò e le si parò davanti:era massiccio,con la testa rasata e diverse cicatrici sul viso.
-Scozzese,ragazzi...una pu*******a scozzese...facciamola sentire un po' a casa sua...- Quindi tentò di afferrarla e baciarla:la giornalista si divincolò,gli allungò una ginocchiata mirata e,approfittando del suo momentaneo disagio,tentò di scappare.Gli altri due la bloccarono subito,la strattonarono e colpirono.Quindi la immobilizzarono contro una roccia,mani e gambe tenute legate a dei paletti.
'Dunque è questa la tua fine,Fiona...stuprata da tre disertori inglesi inuna foresta di chissà dove,in un tempo che non esiste?'....Fiona non volle rispondere a questo interrogativo;desiderò che la colpissero,desiderò perdere i sensi e non assistere al suo proprio scempio...
Il calvo le si avvicinò con un pugnale sguainato e cominciò a tagliarle gli abiti che indossava,una camicietta e un jeans...
-Sbucciamo questa bella arancia....ne vuoi uno spicchio,Rupert?-
Gli altri due risero con occhi feroci.Fiona sentì il coltello strappare il tessuto...
In quella un cavallo al galoppo interruppe le risate;un cavaliere colpì con la spada sguainata i due malintenzionati a piedi,che caddero nel loro sangue,senza poter battere ciglio.Il loro capo,però,tentò di difendersi,gettandosi col pugnale sul cavallo dell'ultimo arrivato e tentando di trascinare il cavaliere a terra:sopraggiunsero altri armati che,intervenuti sull'uomo,lo finirono.
Il cavaliere giunto per primo si avvicinò a Fiona e,tagliando le corde che la tenevano legata,le liberò braccia e gambe:la donna gli cadde tra le braccia.Lui la sostenne,quindi tentò di rincuorarla.Sollevando il viso Fiona lo riconobbe:era quello stesso che aveva portato via Nicholas.Anche l'uomo la guardò profondamente negli occhi,con quei suoi incredibili occhi verdi quindi,accennando a un sorriso,la rassicurò parlando un inglese antico:
-Non abbiate paura...siamo amici....venite!-
La aiutò quindi a montare sul suo cavallo,alla amazzone.Poi salito in groppa anche lui,prese la direzione del bosco.
La donna abbandonò il capo sul suo petto:non voleva più interrogarsi su niente,voleva solo sentire il calore di una persona amica.Gli disse:
-Grazie,Andrè...-
Gli sentì rispondere,serio:
-Non sono Andrè....io sono Francois...-
Poi la tensione si stemperò in una stanchezza inesorabile;cullata dal passo tranquillo del cavallo,Fiona si addormentò.


La giovane donna era ancora assopita quando sopraggiunse un altro piccolo drappello di uomini a cavallo;avvertivano Francois che gli Inglesi avevano chiuso l'accesso al castello da quella parte.
-Probabilmente stanno cercando i loro disertori....ma comunque è meglio non correre rischi!-disse l'uomo e con la mano indicò ai suoi la strada da seguire.
Quando Fiona riaprì gli occhi erano nei pressi di quella che appariva una locanda,una sorta di stazione di posta.
Aiutata dal cavaliere,smontò da cavallo ed entrò con lui in una sala dal tetto basso,a volta,fumosa per la presenza di un camino enorme,su cui la padrona cuoceva una sorta di zuppa - il piatto della casa!-pensò Fiona- L'odore era buono,l'atmosfera calda:la giornalista pensò che avrebbe mangiato qualunque cosa...
Al loro ingresso molti dei presenti si alzarono a salutare il suo accompagnatore;poi Fiona si accorse che posando gli occhi su di lei erano tutti piuttosto meravigliati e divertiti.Era ovvio che ogni cosa di lei fosse fuori posto:i capelli,l'abbigliamento,l'atteggiamento...
Guardò Francois e lui ricambiò lo sguardo incoraggiandola,quasi invitandola a non farci troppo caso.Andarono a sedersi a un tavolo e la donna si acquattò il più possibile contro il muro,tentando di passare inosservata.
Francois si fece portare della zuppa e del vino e invitò Fiona a mangiare.Lei non se lo fece ripetere e questo sembrò compiacerlo e divertirlo a un tempo.
Finalmente rifocillata,alzò lo sguardo e si accorse che il cavaliere la stava per l'appunto osservando con uno strano sorriso sulle labbra.
-Come mai siete vestita da uomo?...vi nascondevate?...fuggivate da qualcosa?...-
Prima che lei potesse rispondere,allungò una mano e giocherellò coi suoi capelli:
-E questi capelli?...sembrate un paggetto...-
Fiona tardava a rispondergli,perchè non sapeva davvero cosa raccontargli.Lui parlò ancora,ma questa volta il suo viso era tornato serio,pensoso:
-Potete parlare liberamente...anche mia madre,qualche volta è stata costretta a farsi passare per un ragazzo...-
-Vostra madre?...-Fiona moriva dal desiderio di capire chi fosse quel giovane.Somigliava incredibilmente al professor Marek,ma era più giovane di lui e i suoi lineamenti erano leggermente più fini,esprimevano una nobiltà innata.
-Si ...mia madre...E' una delle cose che ebbe il tempo di raccontarmi,tanto tempo fa...prima di morire...- Fiona vide il cavaliere abbassare lo sguardo,intristirsi profondamente.
La donna decise di inventarsi qualcosa:
-Ero in viaggio con un mio compagno..siamo pellegrini...ma per non dare nell'occhio io mi ero vestita come vedete...- Dallo sguardo dell'uomo Fiona capì subito che non aveva creduto una sola delle sue parole.Ma insistè.-Poi il mio compagno di viaggio è stato portato via...da uomini armati...forse i vostri...-
-Si...da me e dai miei uomini,infatti:è lui che ci ha mandato a cercarvi!-
Questa risposta spiazzò Fiona;ma insomma chi era quel Francois?aveva o no riconosciuto Nicholas? e Nick perchè non era con loro,allora?
-In ogni caso,se davvero non volete dare nell'occhio,dovrete cambiarvi:dirò alla padrona di procurarvi una stanza e degli abiti adatti...-
Si alzò bruscamente,prima che lei potesse fargli altre domande.
-Dove...dove andate,voi?- riuscì a chiedergli.
Come se non l'avesse nemmeno sentita,lui si avvicinò alla ostessa e le diede alcune disposizioni;quindi guadagnò l'uscita.
Fiona si sentì di nuovo sola.Avrebbe voluto corrergli dietro,ma sapeva di avere gli occhi di tutti gli avventori addosso.Rimase ferma al suo posto.Dopo poco sopraggiunse una giovanetta,che rivolgendole un richiamo in francese,la guidò in una stanza sopra la locanda.Le diede una lampada a olio e le indicò il letto.
-Domani la signora vi porterà gli abiti che monsieur le comte ha ordinato...Buona notte...- Fiona avvertì che la ragazza a stento tratteneva una risatina,guardandola.
-Aspetta...dove è andato...monsieur le comte?-
Ma la ragazza,ridacchiando,era sparita oltre la porta.Fiona imprecò.
-Fiona Mackenzie....se non ti dai una regolata...farai una pessima fine!...- si disse.
Presa la lanterna,aprì la finestra e si calò dal tetto giù.Nella scuderia c'erano ancora tutti i palafreni.Allora 'monsieur' era ancora in giro;non l'aveva abbandonata
in quello strano ostello.
Qualcuno la bloccò alle spalle:
-Che cosa state facendo?-
Fiona pensò: -Una gran figuraccia,ecco cosa sto facendo...-
Francois la guardava con severo cipiglio,diffidente:
-Scusatemi...non vi ho più veduto e temevo che foste andato via...-
-Tornate nella vostra stanza....e riposate...Domani andremo a Castelgarde...-le intimò lui,per tutta risposta. Poi volle rassicurarla. -Io e i miei uomini ci sistemeremo nel fienile...Buona notte!-
-Ahem...mi dareste una mano a tornare su,per la stessa strada da cui sono scesa?-
L'uomo la guardò,poi sospirò:con le mani le fece da appoggio,quindi la sospinse verso il tetto e le passò la lampada.La guardò rientrare nella sua stanza,quindi raggiunse i suoi e diede disposizioni per i turni di guardia.

Era l'alba e un raggio di sole,impietosamente colpì il viso di Fiona,svegliandola.La donna capì che era giorno,si voltò da un'altra parte tentando di coprirsi col cuscino.Poi si bloccò:quello non era il suo letto,nè la sua stanza...e nemmeno una stanza d'albergo! Purtroppo non aveva sognato:era proprio in una stazione di posta,in uno sconosciuto villaggio della Dordogna,intorno al 1360...
Qualcuno bussò alla porta.Come avrebbe voluto che fosse quell'antipatico di Didier,col suo 'cheri'...
-Madamoiselle?...gli abiti...-
Era quella domestica impertinente della sera prima.
-Entra e posali sulla sedia!- disse lei,bruscamente.
La ragazza entrò e uscì dalla stanza con una discrezione ammirevole.Fiona ne fu soddisfatta.
-Adesso vediamo...tzè...- si disse,ma poi stava di nuovo per cedere alla disperazione...Niente;decise di non abbattersi.Indossò quegli strani panni,nei quali rischiava di scomparire e pensò che il suo fascino non ne avrebbe giovato molto.Meglio:almeno non avrebbe subito altri tentativi di violenza...
Scese d'abbasso con un'aria diversa,più sicura.C'erano i cavalieri di Francois seduti ai tavolacci dell'osteria che sembrarono accorgersi per la prima volta di lei e della sua bellezza.Smisero un attimo di parlare e la osservarono,ammirati.Francois che era di spalle,a discutere con un villano,si voltò,accorgendosi del silenzio.Fiona assunse un atteggiamento più modesto,abbassò gli occhi;ma ebbe il tempo di cogliere nello sguardo del giovane cavaliere un lampo di ammirazione,subito controllato e nascosto.


Mentre Francois e i suoi erano andati a cercare Fiona,Nicholas era stato affidato a due uomini a cavallo che lo conducessero al castello.Il maniero di Castelgarde gli apparve dinanzi agli occhi nella luce crepuscolare del tramonto:sembrava molto più grande e solido di come glielo avevano descritto la prima volta i suoi amici;c'era qualcosa che non andava nel loro viaggio a ritroso nel tempo.Quello che credeva fosse il suo amico e professore Andrè Marek non lo aveva nemmeno riconosciuto;il castello aveva una mole e una possenza diversi...e ora,quegli uomini dove lo stavano conducendo?
Smontarono da cavallo e lo invitarono a seguirli;fu introdotto in una sala ampia,non lussuosa ma evidentemente destinata alle udienze concesse dal signore del castello ai nuovi venuti che si ritenessero degni di quell'onore.
Davanti a un camino colossale,la cui cappa era fregiata da stemmi in pietra,lo accolse un uomo di più di mezza età;aveva il viso magro,affilato;indossava una veste di tessuto pesante e portava la spada ai fianchi.I capelli erano piuttosto brizzolati.Gli andò incontro un po', si fermò e gli chiese in francese antico chi fosse.
-Il mio nome è Nicholas Stern...sono...sono un viaggiatore....tedesco...-
Andando incontro al suo ospite Nich si era accorto che non erano soli in quella stanza;dietro una cortina appena sollevata,seduto su uno scranno di legno,c'era qualcun altro;qualcuno che ebbe un lieve sussulto nel sentirgli pronunciare il suo nome.
-Io sono messer Arnault...con mio cognato governiamo su Castelgarde e le terre circostanti...siamo i signori di Castelgarde...-
Nich cercò di vedere meglio la figura celata dietro la cortina,spostandosi verso di lei,per rendergli il dovuto omaggio.Era un uomo imponente,o forse lo era stato;aveva lunghi capelli folti e bianchi,bianca anche la barba.Non sollevò il volto;gli occhi rimasero bassi.Nè emise alcun suono.Sollevò appena una mano,in segno di saluto.Nich ebbe un brivido...c'era qualcosa di familiare in quella figura,come l'ombra lontana,la foto sbiadita di un amico che non si vede da tanti anni.
-Vostro cognato...Andrè Marek?- domandò allora ad Arnault.
Arnault sembrò voler impedire che il contatto tra i due fosse più ravvicinato,forse rispondendo alla tacita richiesta dello stesso Andrè o forse agendo di propria iniziativa.Si avvicinò al Nicholas invitandolo a seguirlo e distogliendolo dalla vista dell'altro;lo condusse in una sala da pranzo e col gesto gli indicò la tavola.
-Accomodatevi e rifocillatevi:stanotte sarete nostro ospite...poi ci racconterete cosa vi porta qui...
Nich guardò ancora da sopra la spalla di Arnault verso l'altro uomo,ma la cortina era ricaduta completamente e non riuscì a vederlo più.
L'uomo dietro la cortina sollevò il viso;gli occhi erano quelli di un vecchio,ma ebbero un bagliore ardente.Ricordava.
Nicholas Stern...Tanti anni prima,quando era arrivato a Castelgarde ed aveva partecipato all'assedio...Secondo gli abitanti del villaggio ne era stato lui l'eroe che,facendo saltare le polveri,aveva finalmente sgominato la difesa inglese! Ma lui aveva agito solo per salvare la vita a Claire...la sua amata Claire...
Da ragazzo studiando quell'episodio aveva sempre cercato di immaginarsela,lady Claire...impiccata dall'odioso Oliver,sacrificata dalla legge del terrore e della prepotenza:incontrarla senza sapere che fosse lei...poi capirlo...era stato un tutt'uno con l'innamorarsene e desiderare di rimanere là per sempre....
...Claire,Claire....Era esattamente come la immaginava?No, era più bella...ed era stata la sua donna per oltre venti anni...
Poi...l'aveva persa.Improvvisamente...contro ogni aspettativa. Ed era morto anche lui insieme a lei.
-Arnault!- chiamò poi,imperiosamente.
Un domestico andò ad avvertire quest'ultimo.
-Volevi dirmi qualcosa,Andrè?-
-Cerca di sapere chi sia e cosa vuole...ma non trattenerlo a lungo:domani vada via!-
-Certo,Andrè...lo avevo già pensato....Voglio solo sincerarmi che non sia una spia e se abbia informazioni utili per noi...-




Fiona chiese di poter avere un cavallo.A un gesto di Francois lo stalliere rientrò e uscì con un alto palafreno già sellato e aiutò la donna a montarlo.Quindi il piccolo drappello si mise in marcia.
Attraversarono una parte della foresta costeggiando il fiume.Poi Francois disse:
-Dividiamoci...io attraverserò un po' più su....voi inoltratevi nel bosco...ma prudenza!- quindi fece segno a Fiona di seguirlo.
La donna aveva qualche difficoltà a stargli dietro,tra le asperità del terreno.Giunti al guado lui si fermò e prese per le redini il cavallo della giovane;la guardò negli occhi per incoraggiarla,quindi affrontò il passo.
-Tenetevi forte...-
Tra gli spruzzi e gli scarti del cavallo,riuscirono a guadagnare l'altra riva.
-Siete stanca?...volete fermarvi un po?- chiese lui con sollecitudine.
Ma in quel momento un nugolo di frecce piovve loro addosso.Proteggendola un po' col corpo,un po' col suo scudo,gridò:
-Via,scappiamo....non vi fermate per nessun motivo!-
Corsero a perdifiato per un tempo incalcolabile,secondo la donna.Finalmente si fermarono.Smontarono dai cavalli e cercarono rifugio nella foresta.Fiona guardava Francois senza parlare,chiedendogli con lo sguardo cosa fare.Lui la prese per mano e la condusse verso quella che sembrava una tana di orso.
-Dovremo rimanere nascosti....evidentemente gli Inglesi ci stavano aspettando...-
-C'è una guerra in corso...non è ancora finita?-
Francois abbassò lo sguardo:
-Non finirà mai,credo....Da che sono nato....si interrompe e ricomincia...e ogni volta porta con sè morte e distruzione...-
-Avete perso qualcuno di caro?-domandò timidamente Fiona.
Lui si voltò da una parte,poi rispose:
-Mia madre....e in un certo senso anche mio padre,con lei!-


Improvvisamente furono interrotti da un rumore inatteso;Francois le fece cenno di tacere.La donna trattenne il fiato.Due soldati attraversavano il bosco,visibilmente terrorizzati,guardandosi le spalle;l'uno sorreggeva l'altro.Fiona guardò in silenzio Francois.I due cercavano una via di fuga,a quanto pare,e finirono per inoltrarsi in un sentiero nella foresta.
-Poveretti...- si lasciò sfuggire il cavaliere.
-Sono dei vostri?- domandò la donna.
Lui la guardò stupito:
-Non avete riconosciuto le insegne?....sono inglesi...-
Questa volta fu Fiona a rimanere senza parole:
-Scusate...sono nemici e voi ne provate pietà?...credevo...-
-Credevate che poichè hanno ucciso mia madre ...No,non ce l'ho con loro...vedete quei due? non raggiungerano mai il loro campo...Le truppe scelte di mio zio Arnault taglieranno loro la strada....e non sono anche loro padri,fratelli o figli di qualcuno?...-
Fiona non smetteva di guardarlo,stupita e ammirata insieme.
-Non sono loro i responsabili della morte di mia madre....E' la guerra,questa stupida guerra...-
La giornalista si lasciò sfuggire:
-Accidenti...un pacifista ante litteram...'Fate l'amore e non la guerra...'-
Lui aveva afferrato qualcosa,e le domandò:
-Come avete detto? -
Fiona si morse un po' le labbra;era stata sprovveduta,a parlare così.Tentò di rimediare:
-Niente,pensavo ad alta voce...-
-E cosa sarei,'ante litteram'?-
Niente da fare,pensò la donna,....
-Un pacifista...-
-Sarebbe?...-
Come spiegarlo?
-Nel luogo da cui provengo si chiamano così tutti quelli che si battono contro la guerra...Tutti quelli che ritengono la guerra tutto il contrario che una soluzione...tutti quelli che la odiano...-
Francois si era voltato a guardarla.Rimase un attimo in silenzio:
-Non c'è bisogno di essere 'pacifisti' per odiarla...come dite voi,anche mio padre è un pacifista,mio fratello...persino mio zio Arnault a suo modo...Chiunque combatta e conservi un po' di cuore...è un 'pacifista'...-
Fiona pensò che quell'uomo ragionava davvero saggiamente...
-E poi....quell'altra cosa?- le domandò ancora lui,scuotendola dai suoi pensieri.
-Quale?-
Lui ripetè,in inglese:
-'Fate l'amore e non la guerra'....sarebbe a dire?-
La donna si sentì avvampare.Aveva sentito anche quello?...Poi si rimproverò:quando mai era arrossita davanti a un uomo?Provò a tradurgliela in francese:
-Amatevi...e non combattete...- Ma sapeva bene che aveva piuttosto edulcorato il concetto...
-'Amatevi'...come dice Nostro Signore?...-chiese lui.
Fiona voleva uscire da quell'impasse:
-Non esattamente... Credete che dovremo rimanere a lungo nascosti qui?-disse,cambiando argomento.
Lui scrutò la foresta;stava calando una fitta nebbia:
-No...tra poco ripartiremo...Non ho ancora capito da dove venite...e qual è il vostro nome?-
Fiona si schiarì la voce:
-Vengo dalla Scozia...mi chiamo Fiona...-
-Perchè viaggiavate con quell'uomo?...-
-E' stata una circostanza fortuita...andavamo nella stessa direzione...- cercò di spiegare lei.
Lui era diffidente:
-Siete una zingara,forse?...forse siete giudea?-
-No!...perchè me lo chiedete...-
-Parlate latino...conoscete la mia lingua...solo i giudei fanno studiare le loro figlie femmine...- Francois la fissava con quei suoi occhi colore erba e mare,la scrutava come fosse sicuro che in lei si celasse un qualche mistero inspiegabile.
Fiona abbassò lo sguardo:
-Vi ho detto da dove vengo...-
Lui distolse il viso:
-State attenta...le donne come voi sono malviste qui....fanno paura...-
-E vengono bruciate...- concluse ancora una volta Fiona,pensando ad alta voce.
Di nuovo lui si voltò a guardarla:
-Soprattutto quando sono un po' streghe.......-
Lei questa volta sostenne il suo sguardo,con fierezza:
-Credete che io sia una strega?-
Improvvisamente i loro sguardi si intrecciarono in maniera diversa;l'intimità forzata sembrò avvicinarli pericolosamente,ma il sopraggiungere di un drappello a cavallo interruppe l'incanto:
-Monsieur Francois!- chiamò uno dei cavalieri.
Francois prese per mano Fiona e la aiutò ad uscire con lui allo scoperto.I nuovi venuti avevano recuperato i loro cavalli,sui quali rimontarono in fretta.Poi,inoltrandosi nella nebbia,ripresero il cammino verso Castelgarde.


Andrè Marek avvolto in uno spesso mantello,col volto nascosto da un pesante cappuccio,uscì silenziosamente dal castello.Montato a cavallo,lasciò che l'animale lo conducesse ancora nell'unico luogo del suo 'regno' in cui usava recarsi,interrompendo l'isolamento forzato a cui si era votato.
Era nei pressi dell'abazia.Era la tomba sua e di Claire.
Si.Sua e di Claire.L'aveva fatta fare apposta;vi si era effigiato accanto alla sua donna,nel momento in cui il destino gliel'aveva strappata.Perchè quel giorno era morto anche lui;quel giorno la vita meravigliosa che aveva scelto si era interrotta,per sempre...
Smontato da cavallo,si avvicinò al sarcofago,si inginocchiò a lato di Claire e lasciò che i ricordi invadessero la sua mente...

Quella mattina avevano cavalcato l'uno a fianco dell'altra,senza fretta.Andrè era felice:la natura intorno a lui era incontaminata,come l'aveva sempre desiderata.Lo scalpiccio dei loro cavalli era un'armonia,che si confondeva con i richiami degli uccelli.La primavera trionfava...Dopo l'esito vincente del'assedio,la guerra aveva dato un po' di tregua alle due parti contendenti:anche le armi tacevano.D'appertutto la vita rifioriva...
Si erano fermati nei pressi del fiume,proprio là dove il loro amore era iniziato,dove avevano scambiato quel buffo dialogo...Aveva imparato presto Claire a capirlo:all'inizio parlavano lo stesso linguaggio,ma...quanti equivoci! Poi però più che le parole erano bastati gli sguardi,i sorrisi....e la sua intuizione femminile...
Andrè l'aveva aiutata a smontare da cavallo.E l'aveva trattenuta tra le sue braccia.In quei giorni si sarebbero celebrate le loro nozze:il piccolo paese si preparava a salutare in lui il nuovo signore di Castelgarde,lo sposo di Lady Claire.Ma l'intimità tra loro era una cosa che non apparteneva a nessun altro:nè al paese,nè alla storia,nè al tempo nè allo spazio.
Presala per mano l'aveva condotta ai margini di un prato,presso una quercia ombrosa.E lì avevano 'celebrato' il loro matrimonio...
Poi erano rimontati a cavallo:sul viso di lei una espressione nuova,il segno che ormai gli apparteneva per sempre.

Uno scalpiccio di cavalli interruppe il flusso dei ricordi.Andrè sollevò lo sguardo e per un attimo gli sembrò di avere davanti agli occhi la stessa scena:erano suo figlio Francois e una giovane donna che avanzavano verso di lui.Non ebbe il tempo di celarsi alla loro vista,di riscomparire nell'ombra.Francois l'aveva già riconosciuto.
-Padre!- aveva esclamato,scendendo di sella e correndo verso di lui.
Poi gli si era inchinato davanti,e a voce più bassa aveva ripetuto:
-Padre...-quasi chiedendogli un gesto di saluo.
Andrè fece per carezzargli la testa,ma la mano gli tremò,si fermò:il gesto rimase a metà.
-Francois...Dove sono i tuoi armigeri?perchè sei solo?....e quella donna,chi è?-
Anche Francois si irriggidì,riassumendo un atteggiamento formale e freddamente rispettoso.
-Questa donna era con lo straniero che abbiamo trovato ieri...-
-Ah...
Fiona avrebbe voluto avvicinarsi,incontrare il vecchio signore che Francois aveva chiamato padre.Ma questi si avvolse con un gesto sdegnoso nel mantello e disse al figlio:
-Aiutami a rimontare a cavallo...io rientro...-
Francois ubbidì senza aggiungere altro.Andrè si allontanò verso il maniero,senza aggiungere altro.
Il giovane lo vide allontanarsi ,poi guardò Fiona.Anche lei lo scrutò,interrogativamente.Ma Francois alzò una barriera di formale freddezza anche con lei,diventando impenetrabile.
-Scendete...lasciamo qui i cavalli e proseguiamo a piedi.-
Approfittando poi della distrazione della giovane,lui rivolse un amorevole sguardo al sarcofago,carezzandone la figura femminile devotamente.



I cavalli rimasero affidati ad uno scudiero;i due invece entrarono in una sorta di avamposto militare.C'era un ometto in abiti borghesi,seduto dietro uno scrittoio,che segnava i nomi di tutti coloro che entravano e uscivano dal castello,indicando giorno mese ed anno d'ingresso e d'uscita.Fiona declinò le proprie generalità e sentì l'uomo cantilenare,compitando:
-Anno domini 1392,mese di maggio,giorno 2o,martedì...
Non ebbe il tempo di domandarsi come e perchè si trattasse di quella data;era ancora convinta si fosse intorno al 1360...Francois la invitò a seguirlo lungo alte rampe scavate all'interno delle basi rocciose del maniero,che portavano nel cuore della cittadella fortificata.Passarono quindi su una prima fascia di spalti:qui Francois si fermò a parlare con quello che doveva essere una sorta di ufficiale di guardia.L'uomo indicò qualcosa al giovane cavaliere,che precedette ancora la donna lungo un'altra merlatura.
Fiona si guardava intorno.Era esattamente lo stesso panorama che aveva ammirato con Nick dagli spalti del castello ristrutturato...quando ancora non si era messa a giocare col tempo e lo spazio.Mentre pensava ciò,abbassando lo sguardo,riconobbe Nicholas che,scortato da due uomini a cavallo,veniva accompagnato fuori delle mura.Si volse a Francois,interrogativa e spaventata:
-Ma è Nicholas...-
-Nicholaaaas!-lo chiamò,senza aspettare la risposta del suo accompagnatore.
La sua voce giunse come un'eco familiare alle orecchie del ricercatore tedesco,che si volse a cercare con gli occhi da dove fosse provenuta.Era contro luce e non riusciva a capire.I due soldati con lui,forse perchè non avevano sentito nulla,forse perchè intenti a rispettare gli ordini,non si fermarono.
Fiona lo vedeva allontanarsi,senza poter fare niente per fermarlo.
-Vi prego...vi prego monsieur Francois....fermateli!-disse infine,disperata.
Ma Francois non era più al suo fianco.Al suo posto un alto ufficiale che la invitò a seguirlo.Fiona si guardò intorno,disorientata;su uno spalto più in alto riconobbe il suo accompagnatore:si inchinava davanti a una dama,mentre la damigella di quest'ultima lo salutava trepidante.Poi i tre sparivano all'interno di una torre.
Seguì contro voglia il nuovo venuto che la condusse nella medesima sala dove Nicholas aveva incontrato Arnault:anche questa volta l'uomo volle conoscere personalmente l'inattesa ospite,ma la cortina dietro la quale si celava il vecchio Marek non si sollevò.
-Che cosa vi porta a Castelgarde,madamigella?-
-Ero in viaggio con...con un giovane tedesco,Nicholas Stern...credevo di incontrarlo qui...ma ho visto dei soldati scortarlo fuori della cittadella...-
-Mi piacerebbe sapere che cosa state cercando,voi due...-disse piuttosto minaccioso Arnault. -Non mi piacciono le spie...-
Fiona lo guardò,spaventata e offesa:
-Non sono una spia...-
-Il vostro amico non ha saputo dirmi dove eravate diretti...e se era Castelgarde la vostra meta...posso sapere perchè siete qui?-insistè Arnault.
La giovane donna si morse le labbra;poi decise di giocare la carta della verità,o quasi:
-Il mio amico è venuto fin qui a cercare...una persona che...aveva conosciuto nel luogo dove viveva;questa persona poi...è venuta a Castelgarde e non è più tornata:Nicholas era dispiaciuto di non averla potuta salutare...-
-Sciocchezze...-iniziò a dire Arnault.- Se è così,perchè non me lo ha detto personalmente?...non ci sarebbe stato niente di male...-
Fiona stava per replicare,quando una voce salì dal buio:
-E voi,invece...cosa siete venuta a cercare?-
La ragazza si voltò,sussultando.La cortina si era sollevata improvvisamente ed era comparso un uomo canuto,imponente,dallo sguardo inquisitorio.Fiona notò una qualche somiglianza con Francois,ma non seppe capirla bene,non ne ebbe il tempo;incalzata dalle domande del nuovo venuto,scossa dalla sua improvvisa apparizione,abbassò lo sguardo cercando una via di fuga.
-Io...io ho pensato di accompagnarlo...mi sembrava che avesse bisogno di qualcuno ...-
-Voi state mentendo,..e lo sapete...-Disse di nuovo il vecchio,guardandola fisso negli occhi:i suoi occhi erano dello stesso colore di quelli di Francois...
-Se state mentendo- infierì Arnault- noi sappiamo come farvi dire la verità...-
Andrè si fermò,guardò il cognato con dispiaciuto disappunto:
-No Arnault...non con una donna...-gli impose,sollevando una mano censoria verso di lui,con un gesto esplicito.
In quella entrarono nella sala Francois preceduto dalle due dame.Fiona ebbe modo di valutarle da vicino:laprima,dall'abbigliamento,dall'atteggiamento,dall'espressione del viso sembrava una donna di rango leggermente più elevato dell'altra;più matura,probabilmente la sposa di uno dei signori del castello.L'altra rientrava nell'iconografia delle dame di compagnia:più giovane,visibilmente più spensierata,visibilmente attratta dal giovane uomo che le seguiva.
Al loro arrivo,Marek ,ricevutone il saluto,si congedò silenziosamente,sparendo dietro la tenda.
A Fiona cominciava a girare un po' la testa.Le due donne salutarono Arnault,inchinandosi;poi la guardarono,incuriosite.
-Posso domandarvi padre chi sia questa giovane...- chiese la più adulta.
-Non datevene cura,Isabella:è ...è un'ospite poco gradita,una intrusa....Ce ne libereremo al più presto...Francois!-
Arnault richiamò imperativamente il nipote,che celiava amabilmente con la damigella.
-Occupati di questa donna...-
L'uomo,visibilmente seccato per l'interruzione,la guardò spazientito.
-Seguitemi...-
Fiona non capiva come il suo atteggiamento fosse così stranamente cambiato.Credeva di aver trovato una specie di amico in quell'estraneo,ma forse si era sbagliata.
Comunque non le importava più di tanto.
Lo seguì di nuovo,attraverso i camminamenti del castello,senza scambiare una sola parola con lui.Giunsero all'avamposto:Francois la consegnò a due armigeri.
-Scortatela fuori della cittadella....-
-Un momento,monsieur...vorrei almeno sapere dove si trova il mio compagno...-
-I miei uomini vi ci accompagneranno...-
L'uomo stava girando sui tacchi,quando lei lo richiamò:
-Avete tanta fretta di ritornare dalla vostra bella...?-
(cosa le era saltato in mente di interloquire a quel modo,si disse:il viaggio nel tempo doveva averle spostato le rotelle cerebrali...)
Lui allora la stupì,lasciandola senza parole;fece un sorrisetto malizioso,poi disse in inglese:
-Sono un pacifista,no? Fate l'amore e non la guerra...-
Poi impartì pochi ordini silenziosi ai due soldati e si allontanò.

Fiona lo vide sparire all'interno del maniero,poi,prima di capire cosa stesse succedendo,venne sospinta dai due fuori della porta dell'avamposto e accompagnata nella stessa direzione in cui aveva visto procedere Nicholas.Si concentrò sul suo cammino;raggiunsero una sorta di stazione di posta,simile a quella dove avevano passato la notte precedente.Nicholas era seduto a un tavolo:sembrava aspettarla.
-Nicholas...-lei sospirò,andandosi a sedere di fronte a lui.Veramente si lasciò proprio cadere sulla sedia,affranta.Nick le prese le mani,gliele strinse:
-Fiona...mi dispiace...Ma che cosa ti è successo?-
La ragazza scosse la testa:
-Di tutto...ma Nick...lo sai in che anno siamo?-
Il tedesco annuì:
-Si...deve essere successo qualcosa mentre eravamo nella cabina...siamo fuori di circa trent'anni...-
-Lo hai sempre,quel marker...-chiese lei,esitante.
-Si...dobbiamo trovare uno spazio aperto,Fiona...tu...vuoi tornare?-
La donna era perplessa:niente di quello che si aspettava si era realizzato..domandò al suo compagno di viaggio:
-Sei riuscito a incontrare il tuo professore,il tuo amico Marek?-
Nick fece un sorrisetto amaro:
-Ho incontrato suo cognato...e lui l'ho intravisto dietro una tenda...-
La donna finalmente si illuminò:quello era Marek?...Il padre di Francois,certo...
-E non ti ha riconosciuto?non avete parlato?-
Nick scosse il capo,abbattuto.
Arrivarono dei piatti caldi e una caraffa di vino.Senza pensarci Nick iniziò a mangiare.
-Aspetta Nick...chi paga?Noi non abbiamo monete...non abbiamo niente!- riflettè la donna.
-I soldati mi hanno detto che potevo rifocillarmi un po'..e mi hanno invitato a sparire subito dopo:vedi quell'uomo dietro la colonna?E' uno di loro:ci sta controllando...-
Fiona fece una smorfia di disprezzo:
-Bene!-
Poi pensò:
-E se ci seguisse...e ci impedisse di rientrare?-
-Non può impedircelo...-
-Allora andiamo via,Nick...- disse Fiona:era esasperata e disillusa.
Si alzarono ed uscirono dal locale.Presero la direzione del fiume.


Francois si alzò dal letto.Guardò la giovanetta addormentata tra le lenzuola con un sorriso soddisfatto,ma distante.Era questo che volevano da lui;che facesse il padrone...Padrone di che?Padrone di amoreggiare con le dame di compagnia,senza poter aspirare alla mano di nessuna..,Padrone di comandare la guarnigione di Castelgarde,ma senza ereditarne mai il titolo di signore...Padrone ...Non era padrone della propria vita,e volevano che facesse il padrone con gli altri...
Si vestì,lasciando la stanza senza ripensamenti nè rimpianti.Sapeva di non poter dare altro di sè a quella giovanetta;sapeva che anche lei non aveva altro da dare...Era solo una delle tante damigelle,condannate a compiacere i signori presso le cui corti trovavano alloggio:almeno lei era stata fortunata ad incontrarlo...non aveva dovuto sacrificarsi troppo a condividere con lui quella stanza.
Uscì sugli spalti e si guardò intorno.Sulla torre più alta del maniero,nella finestra della stanza che suo padre aveva per anni condiviso con sua madre Claire gli parve di vedere un riflesso:pensò a sua madre,che li salutava quando insieme uscivano per cacciare...Andrè aveva voluto crescersi quel secondogenito con una sollecitudine particolare:approfittando del periodo di relativa pace,si era dedicato completamente alla sua educazione.Lo conduceva ogni giorno fuori con sè,gli parlava di tante cose:Francois sospirò...Suo padre conosceva mondi lontani...realtà straordinarie:gli aveva insegnato a essere uomo,ma non aveva trascurato di educare la sua anima...
Solo con lui aveva esercitato questa predilezione:non che amasse di meno Chretienne,suo fratello maggiore:ma Chretienne e Catherine erano gemelli,difficili da separare e da crescere.Andrè era incantato dalla figlia femmina e forse aveva lasciato che il maschio si legasse troppo a suo cognato Arnault,suo padrino.Entrambi erano cresciuti nella prospettiva di essere i primogeniti:Catherina avrebbe sposato un giovane signore delle terre confinanti,Chretienne sarebbe stato il futuro conte di Castelgarde.Era questa la loro realtà,la realtà che conoscevano e condividevano...
Per Francois invece s'era aperto uno spiraglio diverso.Anche il suo destino sarebbe stato segnato dalle consuetudini,ma suo padre gli aveva voluto far conoscere altro.E la loro complicità era tra i ricordi più belli che il giovane cavaliere serbasse nel suo cuore indurito...
Poi...poi l'incanto si era rotto.
-Monsieur!-qualcuno richiamò la sua attenzione.
Un armigero gli condusse davanti l'uomo che Nick aveva indicato a Fiona come una sorta di sbirro.
-Allora?-gli chiese Francois.
-Hanno preso la via del fiume...li ho visti oltrepassarlo e poi ne ho perso le tracce...-
-Non ti avevo detto di rimanergli alle costole?...adesso corriamo il rischio di non ritrovarli più...o di trovarli troppo tardi...-


Nick e Fiona avevano raggiunto una radura:sembrava il luogo adatto per rientrare alla base.Nick azionò il marker:ma non successe niente.Il giovanotto guardò la sua compagna con aria disorientata:
-Prova di nuovo,Nick!-lo sollecitò lei.
-C'è qualcosa che non va,Fiona...come se la macchina non rispondesse...-
-Che vuol dire,nick?-anche Fiona stava entrando in panico-
Nicholas cercò di essere chiaro e di calmarla:
-Deve essere successo qualcosa,laggiù...Fiona:la macchina è spenta...-
-E che cosa significa,Nick?- gli domandò ancora lei,esasperata.
-Significa...che non possiamo tornare...non ora..-
-Non ora?Non ora?...e quando?...le trentasei ore stanno per scadere,Nick...-La fanciulla era spaventata,sconvolta.
-Riproverò,Fiona....ma....- Anche Nicholas era atterrito dalla piega presa dagli avvenimenti.
Tentarono ancora e ancora;poi a poco a poco la resistenza del marker scemò,le pile si scaricarono....
-E' finita,Fiona....-disse Nick,senza espressione.
La donna si mise le mani nei capelli;sembrava disperata,ma in realtà stava tentando di riflettere,di trovare una soluzione.
-Se dobbiamo rimanere qui,Nick...allora dobbiamo assolutamente parlare con Marek:è per lui che siamo finiti in questo guaio...non può far finta di non saperlo,non può far finta di non vederci...-
Nick scuoteva la testa;si sentiva molto meno combattivo di lei.La vide riprendere il cammino nella direzione opposta a cui erano venuti,la seguì,la richiamò:
-Fiona...dove stai andando?-
-A castelgarde!- gli rispose,con una sicurezza che metteva quasi paura.
Nicholas la seguì.
Isabella non si accorse subito di Monique.Era intenta a sistemarsi le trecce che teneva raccolte sulla testa,fermate da un cerchio rivestito di raso;la figuretta della giovane dama di compagnia si delineò a un tratto nello specchio:sembrava stesse riassestandosi la veste;aveva il viso provato,leggermente triste.
-Che cosa è successo,Monique?-
-Niente,mia signora...- cercò di difendersi la fanciulla.
Isabella abbassò la testa,cercò sulla toeletta delle forcine,se le infilò nei capelli per fermarli meglio:
-Hai avuto quello che cercavi,vero?...non avere paura di confidarti con me...io non sono solo la 'padrona'...potrei essere tua sorella maggiore,non lo sai?-
Monique si girò da un lato,nascondendo il volto e le lacrime tra le mani delicate:
-Sono così infelice....-
Isabella smise di acconciarsi i capelli;si alzò con lenta grazia e le si avvicinò,abbracciandola:
-Francois?-ma sapeva di fare una domanda superflua:conosceva bene suo cugino...sapeva quanto poteva essere amabile e seducente e poi,di punto in bianco,sollevare un muro di gelo tra lui e gli altri.Certo,non era sempre stato così...Quando sua zia Claire era ancora viva,tra Francois,Chretien,Catherine e zio Andrè c'era una gara a chi sapeva essere più affettuoso,tenero,disponibile.Isabella,che non aveva fratelli e non aveva conosciuto sua madre, aveva trovato in quella famiglia tutto il calore che suo padre non era mai stato in grado di darle.Arnault era un uomo di stampo tremendamente tradizionale:onesto,leale e magnanimo,ma legato in maniera quasi soffocante alle convenienze,alle tradizioni,al rigido cerimoniale della vita d'armi...Crescere con Catherine,Chretien e il piccolo Francois invece era stato così bello e naturale:Claire era una donna piena di inventiva e iniziativa;suo marito Andrè non c'era sempre,impegnato nelle estenuanti trattative della tregua con gli Inglesi. Ma quando erano tutti riuniti, Isabella avvertiva un'armonia e un calore che la ripagavano quasi del tutto dell'assenza di una madre e della rigidità di suo padre.
La giovane castellana sospirò:quei giorni erano stati interrotti troppo bruscamente...Si rivolse quindi a Monique:
-Non vuoi raccontarmi,cosa è successo?-
Monique si lasciò dapprima andare a un pianto liberatorio;poi,calmatasi,raccontò:
-Monsieur Francois sembrava così,così...attratto da me... Ed è così bello,signora...che non ho saputo...non ho saputo dirgli di no...-
Isabella sospirò,paziente:
-Non sei la prima,Monique....e non sarai di certo l'ultima...-
-Oh signora...ma lui per me...è stato il primo...e sarà di certo l'unico!-
Isabella provò pena per la sua ingenua dama di compagnia.Ma aveva tentato inutilmente di metterla in guardia:sapeva che suo cugino ormai lo considerava un gioco obbligato quello di prendersi una ad una tutte le sue damigelle...Perchè lo facesse,ancora non lo aveva capito bene:forse perchè,secondo le regole,a lui non era dato sposare,visto che era solo il secondogenito e non avrebbe ereditato alcun titolo...Ma non era quello il vero Francois,Isabella lo sapeva;e immaginava la pena che lui stesso portava dentro il suo cuore,una pena così inconsolabile da infliggersi quella assurda punizione di non essere più se stesso.
-Non ci pensare,Monique....forse è meglio che torni un po' a casa tua,se vuoi?Tua madre avrà bisogno di te....-
Monique spalancò gli occhi nocciola,disperata:
-Andare via...e non vederlo più?-
Isabella la guardò con preoccupata sollecitudine:
-Non è meglio...piuttosto che incontrarlo tutti i giorni?...Monique,soffriresti...lui ti farebbe soffrire...-
Monique non seppe replicare;pensò che avrebbe ubbidito,come era nel suo ruolo...come aveva fatto sempre.
-E voi,signora...non avrete bisogno di me?-
-Non preoccuparti...quando sarà il momento,ti richiamerò...-
Le due donne si guardarono significativamente negli occhi,Isabella sorrise e riuscì a strappare un debole sorriso anche alla fanciulla,che la abbraciò con gratitudine.


-Cosa ti porta in questa ala del castello,cugina?..non sai che questa è la zona riservata ai reietti?-
Francois era con altri cavalieri seduto al tavolo di una specie di taverna,nella sezione del castello che ospitava la guarnigione.All'ingresso della cugina si era alzato e le era andato incontro sollecito:sapeva che Isabella era in attesa del primo figlio e nutriva,come tutti gli uomini del suo tempo,una sorta di venerazione mista ad apprensione per quello strano mistero che era la maternità.Tuttavia celò il suo sentimento,dietro una battuta ironica:
-Ero venuta a cercarti,Francois...-
Lui le porse il braccio,ma la sospinse fuori di quell'ambiente poco confacente alla delicatezza e alla dignità del rango di Isabella.
Si fermarono poco più avanti,in uno spiazzo verde;si accostarono a un pozzo di pietra.Appoggiandosi,la donna gettò uno sguardo all'interno:l'acqua ferma le rimandò una immagine lontana...

-Isabeau!..prendimi in braccio....voglio guardare nel pozzo!-
-No,Francois...lo sai che è pericoloso....e poi non ce la faccio!Sei diventato grande...-
-Grande?...certo:ho sei anni!!!-
Quel pozzo era stato uno dei centri intorno a cui avevano ruotato i loro giochi di bambini.Isabeau(così la chiamavano da piccola)che era la più grande faceva da mammina a Francois,mentre i gemelli Chretien e Catherine erano inseparabili,nel bene e nel male...
-Ti prego,fammi guardare nel pozzo...- ripetè il piccolo Francois. -Chretien ha detto che se uno riesce a specchiarsi,può esprimere un desiderio...e il pozzo lo avvera!-
Isabella aveva guardato nel pozzo;e insieme al suo viso improvvisamente aveva visto riflesso quello di Chretien,suo cugino più grande.Si erano sorrisi.Forse i loro destini si erano decisi in quel giorno.
Francois intanto si era arrampicato con le sue forze e,sporgendosi,aveva visto quel sorriso.Poi per poco non stava finendo a testa in giù nell'acqua.I ragazzi avevano gridato,spaventati:nessuno avrebbe potuto impedire quella caduta,quando due braccia forti avevano afferrato al volo il bambino:
-Dove credi di andare tu?...-una voce scherzosa aveva rasserenato gli animi.
-Padre!!!- avevano gridato all'unisono Chretien,Francois e Catherine.
-Zio Andrè...!- aveva esclamato entusiasta Isabella.
Poi tutti gli si erano fatti intorno,abbracciandolo.Andrè aveva una carezza e un abbraccio per tutti,ma i suoi occhi e il suo cuore erano soprattutto per Francois.Tenendolo in braccio,si era affacciato con lui al pozzo,mentre Isabeau gli teneva la mano e gli altri due gli correvano attorno.
-Padre...esprimete un desiderio...il pozzo lo avvererà...- avevano detto Chretien e Catherina.
Andrè li aveva guardati amorevolmente,sorridendo:
-I miei desideri sono stati tutti soddisfatti...-aveva confessato- Facciamo così:il mio desiderio lo cedo a quello di voi che ne esprimerà uno più bello di tutti...-
Ma non c'era stato il tempo di realizzare quel proposito.Lo squillo di una tromba diede il segnale di un attacco imprevisto;tutti i bambini furono sospinti all'interno del maniero e Andrè richiamato a combattere sugli spalti.
...Peccato,pensò Isabeau:era sicura di vincere.Aveva desiderato che la serenità tra loro non si interrompesse mai...


-Allora,signora Isabella...di cosa volevi parlarmi?- la voce di Francois la riscosse dai suoi pensieri.
-Perchè mi chiami signora,Francois...perchè ti ostini ad usare quel tono,che mi ferisce?-
L'uomo sembrò stupito,abbassò gli occhi e per un momento sembrò sinceramente contrito:
-Non vorrei mai ferirti...-
Ma fu solo un momento;Isabella non si aspettava che durasse di più.
-Sono qui per parlarti della mia dama di compagnia...-
Un sorriso malizioso e irridente si dipinse sul volto del cavaliere.
-Sei venuta a farmi la paternale?...lo sai come si usa,no?...mi sono adeguato alle tradizioni,come vuole tuo padre...-
-Monique era così giovane,innocente....non hai pensato che avresti potuto ferirla?-
Il giovane Marek indurì la mascella.
-Bisogna che impari a vivere...è questa la legge della vita,Isabeau...sottostare alle convenienze,adattarsi a quello che il mondo si aspetta da noi...-
La dama lo guardò;un brivido le percorse la schiena.
-Ti ricordi ancora come mi chiamo,Francois?...e quando dimenticherai anche il mio nome?- gli disse,rimproverandolo.
Lui la guardò;i suoi occhi sembravano chiedere disperatamente aiuto,ma la sua bocca non parlò.
-Stai tremando....lascia che ti riaccompagni...- disse dopo un poco e,avvoltala affettuosamente nel suo mantello,la ricondusse nelle sue stanze.


-Puoi dirmi esattamente cosa hai in mente,Fiona?- riuscì a chiedere Nicholas,dopo che l'ebbe raggiunta.
-Si..ho in mente di andare dal tuo amico e chiedergli aiuto...Nicholas è vero che siamo nel 1392..ma tu ed io apparteniamo al XXI secolo:te lo ricordi?-
Si erano fermati un attimo.Nicholas guardando Fiona in viso le riconobbe una determinazione quasi sprezzante.
-Allora...tu sei un fisico...con il materiale giusto a disposizione potresti persino fabbricare un altro marker...o per lo meno produrre l'energia giusta per farlo funzionare:no?-
Il giovanotto all'inizio stentava a orientarsi;poi sembrò convincersi lui stesso della logicità del ragionamento.Infine acquistò una consapevolezza nuova di sè e delle proprie potenzialità.
Ma un nuovo dubbio gli attraversò la mente:
-E come credi di potergli parlare?Andrè sembra inavvicinabile....-
-Lo aspetteremo vicino alla sua tomba...io credo che vi si rechi ogni giorno:vi è sepolta la moglie...Claire,credo si chiamasse...- Fiona sembrò un attimo addolcirsi;ma non se lo permise più di tanto.
Nicholas domandò ancora:
-Come entreremo a Castelgarde?ormai siamo schedati...non ricordi? probabilmente ci considerano 'indesiderabili'...-
-Qui interviene l'intelligenza,Nick:e noi l'abbiamo più sviluppata di loro...un modo lo troveremo...Useremo,l'astuzia,l'inganno, la frode...qualunque cosa:ma non intendo rimanere in questa barbarie...lo capisci,vero?-
Improvvisamente un rumore lontano dilagò nel bosco;sembrava una sorta di litania,ancora indistinguibile.Man mano che si avvicinava,i due viaggiatori del tempo riconobbero una processione di monaci,seguita da un gruppetto sparuto di fedeli:si scambiarono uno sguardo eloquente e si accodarono ai pellegrini.
Fiona si avvolse nei suoi panni,cercando di passare quanto più inosservata possibile:poi le venne in mente che Francois le aveva dato del 'paggio' e ritenne opportuno approfittare di quell'involontario consiglio.Usufruendo della lentezza della funzione,si liberò della veste femminile e rimase con indosso una tunica corta e i suoi vecchi jeans,così da poter passare per un ragazzino.Poi accostandosi a Nicholas gli sussurrò:
-Ricordati:siamo fratelli..io mi chiamo Erik e tu...? tu Bartol...d'accordo?-
-D'accordo...da Ulms...-

Era quasi l'alba:nel cortile dell'alloggio militare Francois addestrava i suoi uomini alla spada.L'atmosfera era cameratesca e scherzosa.A un tratto l'acciottolio delle ruote di una carrozza interruppe i loro giochi d'arme:il giovane cavaliere si affacciò verso la via carrabile e intuì che all'interno del veicolo doveva esserci Monique.
Tra le risatine e gli ammiccamenti degli altri soldati,interruppe l'addestramento e montò a cavallo:
-Torno subito...-disse con un sorriso volutamente complice.
La carrozza aveva già varcato la porta della cittadella e muoveva a ritmo lento,ma progressivamente sostenuto verso il bosco.Francois la raggiunse e la fece fermare.Poi,infilata la testa all'interno,si rivolse alla damina:
-Vai via senza salutarmi,madamigella?...-
Monique era rannicchiata in un angolo della carrozza;al sopraggiungere di un cavallo non si era neppure voltata;ma a sentire la sua voce,sussultò.
-Oh...Francois...signore...-dise confondendosi tutta.
Il giovane signore la aiutò a scendere e la invitò ad appartarsi presso un albero ombroso:Monique tentò di interloquire:
-Monsieur…io sarei rimasta,ma la signora Isabella…-
Per tutta risposta lui le indirizzò un sorriso solare e le disse:
-Almeno diciamoci addio…-.
Nel sentire questa espressione Monique iniziò a piangere,sommessamente:
-Non piangere Monique…non ne vale la pena…-la rimproverò lui,con dolcezza.
-O signore…perché deve finire così?Non potrei restare a castello?
Francois ebbe un sorriso amaro:
-Cara piccola Monique…ti sei offerta a me come una golosa primizia…ti ho colto volentieri ma…ora non ti desidero più…Io non ti amo…-
-Oh io lo so bene,signore…non mi illudevo che poteste innamorarvi di me…ma permettetemi di rimanervi vicino,lasciate che sia io ad amare voi…non vi darò fastidio…Mi basterà,per essere felice…
Questa volta l’amarezza di Francois divenne quasi rabbia:
-Lasciare che sia tu ad amarmi?Povera piccola sciocchina…che cosa ne sai,tu? Credi davvero che si possa essere felici aspettando tutta la vita un gesto di affetto,di riconciliazione da parte di qualcuno che forse non ti vede nemmeno più!...-
-Ma signore…- tentò di ribattere lei.
Lo sguardo dell'uomo si addolci,ma la sua decisione non ammetteva repliche:
-Sei fresca,dolce,innocente…finiresti per divenire dura,arida,cattiva:e io non lo voglio…-
La riaccompagnò alla carrozza e ,mentre vi risaliva sopra,credette giusto darle un bacio di commiato,dolcemente sensuale:
-E’ meglio che tu parta…dimenticami in fretta,Monique:e perdonami,se puoi…-
La fanciulla tentò ancora timidamente di insistere,ma Francois diede l’ordine al cocchiere di proseguire e lui stesso frustò i cavalli,per accelerarne lo scatto….
Rimasto da solo,si incupì;sua cugina Isabella poteva ritenersi soddisfatta...non si era mai curato di accomiatarsi dalle sue effimere conquiste,ma forse nel caso di Monique non aveva fatto male...
-Bravo Francois Marek!...che perfetto bastardo sei diventato....-si disse,con un'espressione di cinico disprezzo.
Mentre attraversava il bosco,il suo cammino fu interrotto dal sopraggiungere della processione dei monaci dell'abazia,che ogni giorno salutavano con quel rito il sorgere del sole.Si fermò,fece il segno della croce,poi i suoi occhi di predatore furono attirati da qualcosa...



Come ogni mattina,prima dell'alba,Andrè Marek si recò a rendere omaggio all'amata moglie.Come ogni mattina,inginocchiato davanti alla sua dura effigie di pietra,ne implorava silenziosamente il perdono:a lungo,finchè l'ondata dei ricordi non lo aveva sopraffatto,come una lenta marea.
Quel giorno però i suoi pensieri erano distratti dalla sensazione di fastidio e insofferenza che l'incontro con Nicholas e quella sua giovane 'amica' gli avevano procurato:che cosa erano venuti a cercare davvero,quei due?Di Nicholas si sarebbe anche fidato,ma la donna -con quel suo aspetto bello e sfuggente assieme- lo aveva irritato.Non apparteneva,non avrebbe mai potuto appartenere al mondo che lui aveva scelto,nonostante in lei,per un attimo,aveva creduto di riconoscere la stessa intraprendenza della sua adorata Claire...Come quando si travestiva da ragazzo,per passare inosservata...
Non era successo solo all'inizio della loro storia...

Le truppe di Marek e Arnault si erano attendate a trenta miglia da Castelgarde,lungo la strada che portava verso nord:avrebbero dovuto ricongiungersi di lì a poco con quelle di altri signori di Dordogna per riaccogliere Giovanni II,il re di Francia finalmente liberato dagli Inglesi. La guerra sembrava temporaneamente placata,ma i due schieramenti non nutrivano alcuna fiducia reciproca.Nel pensiero dei combattenti,tutto avrebbe potuto succedere:anche che gli Inglesi,all'ultimo momento,avrebbero approfittato per tentare una offensiva,usando come già successo,l'inganno.
Andrè cercava di prendere sonno nella sua tenda.Non aveva potuto congedarsi da Claire come avrebbe voluto.Arnault aveva insistito per affrettare la partenza e,come sempre,aveva fatto prevalere l'etichetta:una cerimonia lunga,solenne aveva salutato la partenza dei cavalieri.Le dame del castello,dagli spalti,solidarizzando con le donne del villaggio,le avevano incoraggiate ad imitarle nel dire ancora una volta addio ai loro uomini.
Lui e Claire si erano scambiati un bacio leggero,poi lui aveva sfiorato la fronte ai gemelli,che dormivano ignari di tutto quello che succedeva intorno a loro e,montato sul suo magnifico palafreno,era partito tra le acclamazioni del popolo che,dal lontano giorno dell'assedio,continuava a riconoscerlo suo signore e salvatore.
Rigirandosi nel suo giaciglio,ebbe l'impressione di una presenza estranea intorno alla sua tenda:finse di dormire,qualcuno si insinuò all'interno,accostandosi a lui.Afferrò l'estraneo,bloccandogli il braccio che quello aveva allungato verso di lui;lo sentiì gridare...Sollevata la lanterna,lo riconobbe:sotto i panni di un ragazzo,si nascondeva lei,Claire...
-Claire?...ma cosa?-
Prima che lui potesse rendersi davvero conto,lei gli aveva intrecciato le mani intorno al collo e lo aveva baciato:
-Volevo salutarti,Andrè Marek...salutare il mio sposo che va incontro all'ignoto...-
Lui aveva ricambiato quel bacio,trattenendola vicino a sè:avvolti nel suo mantello,si erano amati come se il mondo intorno a loro non esistesse,come se spazio e tempo non appartenessero alla loro realtà di tutti i giorni...
Quella notte fu concepito il loro secondogenito...Ma Andrè ne fu consapevole solo molti mesi dopo quando,rientrando finalmente dalla spedizione,Claire gli apparve più bella e dolce che mai,giovane madre in attesa...

Isabella si avvicinò alla tomba della zia Claire;aveva un incedere più lento,ma aggraziato;anche i suoi lineamenti erano distesi dall'avanzare della gravidanza.Quando riconobbe lo zio,inginocchiato sul sarcofago,si fermò,domandandosi se avvicinarsi o no:poi avvertì una spinta istintiva,gli si accostò e mise la sua mano sulle sue spalle curve,delicatamente.
Andrè sussultò;a prima vista gli sembrò di rivedere la stessa Claire,più bella e dolce che mai,giovane madre in attesa...Poi riconobbe la nipote,ma per un attimo avvertì il desiderio di abbracciarla e trovare conforto in lei.Si ritrasse:non aveva diritto di riversare il suo dolore su quella fanciulla,non aveva diritto di riversarlo su nessuno...
-Cara Isabella- le disse alzandosi,sfuggendo il suo sostegno con dignitoso orgoglio- Cosa vi porta fin qui?-
-Vengo a salutare mia madre- indicandogli una tomba più lontana - La madre che non ho mai conosciuto,zio...e quella che ho amato con tutta me stessa!- così dicendo fece una carezza al viso di pietra di Claire.
-Probabilmente siamo gli unici...-rispose Andrè con amarezza.
-Sapete che non è così...c'è qualcuno che soffre come voi,forse più di voi...- Isabella cercava lo sguardo dello zio,ma questi era sfuggente;si era riavvolto nel suo mantello e ora montava a cavallo.
-Nessuno più di me,Isabeau...-mormorò- Non è possibile...-
-E' possibile...quando in un sol giorno si perdono la madre...e il padre che si adorava!-Isabella aveva alzato la voce,sperando che Marek sentisse quest'ultima battuta,nonostante il suo cavallo si fosse già mosso.
Gli vide scuotere la testa,ma non potè ricevere alcuna risposta.La nebbia del mattino aveva già inghiottito il suo ritorno al castello.
Isabella guardò di nuovo l'effigie muta di Claire:
-Zia...so bene che tu non avresti voluto tutto questo...come fare,come fare ?...aiutami zia,da sola non ne sono capace...- Quindi si inginocchiò presso il sarcofago e iniziò a pregare sommessamente.



-Erik... fa attenzione,fratellino...qualcuno ci osserva!- Nicholas,mise sull'avviso Fiona.Un cavaliere spiava la processione con attenzione,dall'alto di una collinetta.
-E' Francois...-imprecò Fiona.- Speriamo che non ci riconosca...- Così dicendo assunse una camminata un po' ciondolante,cercando di sembrare quanto più simile a un ragazzotto.
-Dobbiamo distrarlo...creare un diversivo....Non è uno sciocco!- disse poi piano a 'Bartol'.
In quella una freccia sibilò nell'aria.'Erik' ne approfittò,per gridare:
-Allarme....! gli Inglesi!!!-
Ne seguì un momento di panico,durante il quale la processione si sciolse in tutte le direzioni.I due viaggiatori del tempo,però,si mantennero sempre dietro i monaci,tentando di confondersi in mezzo a loro.Il cavaliere sembrò coinvolto nella scaramuccia che ne era seguita,ma i due preferirono mimetizzarsi quanto più possibile tra le tuniche scure dei frati,finchè non sopraggiunsero nei pressi dell'abazia.
-Vi prego...-supplicò allora Erik - Mio fratello ed io non siamo di queste parti...concedeteci un giorno di riposo,vitto alloggio...non sappiamo dove andare...-
Nel dir così,la donna si era gettata ai piedi di quello che sembrava una sorta di superiore,gli baciava la croce sul cordiglio,supplicava.
Il frate lo invitò ad alzarsi e fece cenno a 'Bartol' che si era fermato un po' distante di avvicinarsi:
-Venite...noi accogliamo tutti i pellegrini...Non abbiate paura...-
I due entrarono all'interno dell'antica struttura,guardandosi spaventati le spalle.Fiona intravide il cavaliere attraversare il bosco,ma sembrava ormai interessato a inseguire gli arcieri inglesi,piuttosto che loro due.
Il pesante portone della struttura si richiuse quindi dietro di loro;la donna tirò un sospiro di sollievo.La prima parte del piano sembrava funzionare...


Una volta entrati nell'abbazia,Fiona scoprì che l'interno di essa era grande almeno come una cittadella;c'erano un chiostro enorme,un secondo più piccolo,cui si accedeva da un cancelletto apparentemente chiuso;attraverso un lungo porticato si aveva accesso ad un edificio spoglio,quasi squallido, che forse era l'equivalente dei 'centri d'accoglienza' di oggi:un lazzaretto,un ospizio per i poveri mendicanti...
La giovane donna ebbe un brivido,osservando la miseria mortale e senza speranza disegnata sui volti di uomoni,donne, vecchi e persino di qualche bambino,sopravvissuto a una mortalità dilagante:quale aspettativa di vita poteva avere quella infelice umanità?Molti erano storpi,ammalati,forse dementi...
Un frate suonando una campanella interna diede il segnale del pasto:quella folla si assiepò verso un enorme refettorio,presso i cui tavoli e le cui panche -unica essenziale forma di arredamento- tutti trovarono posto:anche lei e 'Bartol'...
Fu servita a ciascuno una ciotola di latte e un pezzo di pane:nell'abbazia c'erano stalle e orti,il mugnaio che lei stessa aveva conosciuto provvedeva a recare il pane ottenuto dalla segale coltivata dai frati.
'Eric' guardò nella sua tazza:il latte era denso,già un po' rappreso...ebbe una smorfia di disgusto,poi pensò con terrore che non era stato nemmeno pastorizzato...
Eppure se voleva passare inosservato doveva bere;suo 'fratello' Bartol,forse più affamato di lei,senz'altro meno schifiltoso,si era già avventato sulla ciotola e vi tocciava avidamente il suo pezzo di pane.Strinse i denti,bevve:quel latte aveva un sapore incredibilmente sano e genuino,un sapore che lei aveva solo minimamente intuito bevendo latte intero qualche volta,quando riusciva a fare colazione a casa.Casa?...No,Fiona,meglio non pensarci:anneghiamo in questo latte unico...

Poco tempo dopo anche Francois bussò al pesante portone dell'abbazia:il padre portinaio occhieggiò dallo sportello e quando l'ebbe riconosciuto gli aprì frettolosamente la porta,inchinandosi ripetutamente davanti a lui.
-Va bene,padre,va bene....ho bisogno di parlare con l'abate:è possibile?-
-Abbiate la carità di attendere nel parlatorio...vado a riferirgli...-
Il fraticello,benchè piuttosto avanti negli anni,si affrettò a contattare l'abate,col messaggio di Francois;questi se lo trovò di nuovo davanti,di lì a poco,tutto trafelato:
-L'abate ha detto di aspettarlo in biblioteca,vi raggiungerà non appena avrà completato i riti...Seguitemi monsieur...-
Francois lo seguì:ma conosceva fin troppo bene la strada che dal parlatorio conduceva alla biblioteca:suo padre ce lo aveva portato ogni giorno,per anni,quando,dopo avergli insegnato a leggere e scrivere,volle schiudergli le porte del sapere...
-Prego,monsieur...accomodatevi....- Il frate aveva dischiuso una imponente porta di legno di faggio,intagliata finemente...

-Padre mio...aspettate...-
Andrè stava schiudendo l'antica porta di faggio,finemente incisa,attraverso cui si accedeva alla biblioteca dell'abbazia.Guardò interrogativamente divertito suo figlio Francois:
-Non avere paura,Francois...i libri sono amici degli uomini...a volte possono essere i loro compagni più preziosi...-
Francois deglutì;ma lui aveva solo dieci anni,non era ancora un uomo...
-Volevo...volevo chiedervi cosa rappresentano quelle quattro dame effigiate sulla porta...-era una scusa per temporeggiare.
Una voce alle loro spalle intervenne:
-Quelle sono le quattro virtù teologali,Prudenza,Fortezza,Giustizia e Temperanza...-
Si erano voltati entrambi:chi aveva parlato era il giovane abate,padre Alessio,un uomo che in altri panni sarebbe sembrato anch'egli un cavaliere:alto,imponente,con profondi occhi scuri che incutevano rispetto,nonostante la sua giovane età.Era la sua dignitosa serietà a differenziarlo dagli altri uomini d'arme,e una gestualità così particolare:quando parlava,le sue mani si muovevano nell'aria,quasi più aeree di essa;il suo passo,quando camminava,sembrava non toccare terra...
I due si prostrarono a salutarlo,come era l'uso,baciandogli l'anello vescovile;lui li invitò ad alzarsi.
-Sono compiaciuto,Monsieur Andrè,che vogliate schiudere a vostro figlio la porta della nostra biblioteca...ma mi aspettavo di vedere qui anche il vostro primogemito,Chretien...-
Sollevandosi da terra,Andrè nascose un sorrisetto:non che non ci avesse provato,con Chretien....ma lui e i libri non erano mai andati molto d'accordo.Bastava lasciarlo un attimo da solo,per vederlo sognare ad occhi aperti con lo sguardo perso in un ritratto di cavaliere,in un quadro di caccia,in una scena di battaglia:e quando il padre gli diceva che,se voleva,poteva raggiungere zio Arnault per la lezione di scherma,non faceva mai in tempo a finire la frase:Chretien era già scappato via...
Andrè sospirò:probabilmente i libri avrebbero fatto lo stesso effetto anche sul suo diletto Francois...Non fu così;il giovanetto fu subito catturato da quell'odore strano della pergamena miniata e prima che suo padre potesse indicargli niente,aveva cominciato a sfogliare un grosso tomo aperto su un alto leggio di legno:il titolo recitava 'Divisament dou monde o Livre des merveilles.Raccontava i viaggi meravigliosi di un mercante italiano,che ragazzo aveva seguito suo padre e suo zio in paesi lontanissimi,il Cataio,il Chipang.
Andrè lasciò che Francois ne leggesse qualche pagina,facendosi rapire dal piacere di quel racconto.A un tratto Francois aveva sollevato gli occhi eccitati su suo padre:
-Scusatemi,padre...ma sono questi i libri che leggerò?-
Andrè sorrise,accomodante.
-Questi ...e altri...-
-Ma sono tutti così interessanti?-
-Qualcuno di più,qualcuno di meno...-
-Oh,padre:vorrei leggerli tutti!-
Eccolo,Francois:quando qualcosa gli piaceva non sapeva darsi una misura...
-Per leggerli tutti dovrai studiare,figlio mio...studiare il latino,il greco,il sassone...-
Questa prospettiva sembrava non spaventarlo.
-E voi li conoscete tutti,questi linguaggi,padre?-
-Ho dovuto studiarli anch'io...è importante conoscere tante lingue per entrare in contatto con mondi diversi...-
Francois era rapito da quello che suo padre conosceva;spesso si era domandato da quale paese provenisse,in realtà;e se in quel paese fossero tutti come lui,colti e intrepidi come lui.
-Ma ricordati una cosa,Francois...può succedere di parlare la stessa lingua...e non capirsi!- Andrè sorrise;pensava ai suoi primi dialoghi con Claire. -E può succedere di parlare lingue diverse,ma avere la capacità di comprendersi lo stesso...In questo i libri ti aiuteranno molto,ma solo ad educare il tuo cuore...-
Francois aveva bevuto dalle labbra del padre ogni parola,ogni consiglio:non avrebbe mai voluto deluderlo...


Entrato nella biblioteca,il giovane cavaliere risentì dopo anni quell'odore particolare della pergamena miniata;le sue narici gli trasmisero una sensazione struggente,che finse di non avvertire.Si avvicinò distratto al leggio,sul quale poggiava un pesante volume,chiuso.
L'intestazione recitava:Chronicon di Castelgarde,racconto degli eventi salienti della storia della contea di Castelgard.
Ne sfogliò distrattamente qualche pagina.
'Solenne investitura di monsieur Chretien Marek a futuro conte di Castelgarde...' Francois socchiuse gli occhi:l'ondata dei ricordi stava per assalirlo di nuovo.Voltò la pagina:'Morte e sepoltura dell'adorata lady Claire,signora di Castelgarde'...
L'uomo chiuse con violenza il tomo,volgendo il capo altrove,verso l'alto finestrone attraverso cui la biblioteca riceveva costantemente la luce del sole.Si avvicinò alle lastre,buttò un occhio verso il cortile interno,dove avevano accesso i pellegrini ospiti del convento.Riconobbe facilmente una figuretta che aveva imparato a conoscere...sorrise:quella donna gli aveva raccontato solo bugie,eppure era sicuro che loro due parlavano lo stesso linguaggio...
-Francois...è bello rivedervi tra queste pareti...- Una voce che aveva imparato a riconoscere lo distolse dai suoi pensieri.Si girò:padre Alessio aveva ora venti anni in più,ma a parte i capelli bianchi e una sempre maggiore ieraticità della sua santa persona,nulla era cambiato in lui.
Il cavaliere si inginocchiò,per baciargli l'anello,rialzandosi solo dopo aver ottemperato all'etichetta.
-Sapete che non tengo a questi omaggi,Francois...o non ve lo ricordate più?-
-E' questa la prassi,monsignore...ed io devo rispettarla...-
L'abate lo guardò:i suoi occhi scavavano nella profondità dell'anima,ma Francois si sottrasse abilmente a quello sguardo,volgendo la sua attenzione al tomo chiuso sul leggio:
-Come va il vostro Chronicon...avete trovato qualcuno che seguirà le vostre impronte,monsignore?-
-Forse...Cosa vi porta qui,monsieur Francois?- L'abate Alessio non voleva altri giri di parole.
Il giovane cavaliere ne apprezzò la diretta pragmaticità:
-Monsignore...ho agione di credere che qualcuno si è infiltrato nel vostro ospizio,approfittando della carità di voi monaci...-
-Qualcuno...spie?inglesi?-
-Non sono sicuro di cosa hanno in mente...ma vi chiederei di tenere gli occhi aperti,comunicandomi tempestivamente eventuali stranezze...-
-Ma...se sapete chi sono,perchè non li arrestate?-
-Perchè non ho ancora capito a cosa mirano...voglio prenderli sapendo esattamente di cosa accusarli:credo che intendano attentare alla vita di mio padre...-
-Ma...e a quale scopo?come potete dirlo?-
Francois era sulla porta,voleva congedarsi.Si fermò un attimo,ricambiando lo sguardo interrogativo dell'abate:
-E' solo un presentimento,ma...confido nella vostra discrezione...un mio uomo si infiltrerà tra i pellegrini e vi indicherà le persone sospette...- Il giovane aveva girato sui tacchi,ma padre Alessio lo fermò:
-Come sta vostro padre,Francois?-
Lui scosse la testa;sapeva che prima o poi glielo avrebbe domandato:
-Come sempre,monsignore....come sempre da dieci anni a questa parte...-
-E voi?...come state?- incalzò il prelato.
Francois fece un sorriso amaro:
-Come sempre,monsignore...come sempre da dieci anni a questa parte...-
Prima che l'abate potesse trattenerlo ancora,si allontanò con passo sicuro verso l'uscita.




Edited by arielcips - 2/1/2009, 12:29
 
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Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 16:48






....Questa storia è intrigante!
 
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view post Posted on 5/4/2008, 16:48
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3/2/2006, 17:27
Didier Arnault si stava riavendo dall'ultimo cazzotto preso;si sollevò e raggiunse Bill,l'uomo della sicurezza,condividendo con quest'ultimo lo stupore di trovare la cabina della macchina vuota.
Il primo a riprendersi purtroppo fu proprio Bill,che puntando la sua pistola contro Didier,lo immobilizzò definitivamente ammanettandolo.Ma il Francese continuava a guardare quello spazio vuoto e a domandarsi dove fossero finiti i suoi amici,dove fosse sparita Fiona..
Bill lo strattonò verso il suo ufficio.Lo mise a sedere su una sedia,sempre puntandogli l'arma.
-Dove sono andati i tuoi complici?-
Didier aprì le mani,sconfortato e disorientato.
-Ne so meno di te,amico...-
-Va bene...intanto tu adesso te ne vai dritto dritto in galera...Io chiamo la polizia...-
Didier non seppe difendersi.Era stato trovato con le mani nel sacco.Pensò che alla polizia almeno avrebbe potuto pagare la cauzione e cercare di chiarirsi poi le idee.
Una camionetta sopraggiunse di lì a poco.Il giornalista venne portato via,ma fece in tempo a vedere l'espressione mortificata di Bill che impallidiva al telefono,relazionando col capo della sicurezza della fabbrica.
Jeffrey Huges sopraggiunse poche ore dopo in elicottero,atterrando sul tetto dell'ITC.Capelli scuri,occhi invisibili dietro lenti rayban a specchio,un fisico asciutto,nervoso,scattante.Era il nuovo capo della safety,da quando il suo predecessore era misteriosamente scomparso.Misteriosamente...
Jeffrey aveva voluto essere messo al corrente della verità,prima di accettare di prendere il posto che era stato del suo vecchio amico.All'inizio stava mandando al diavolo Doniger e soci:non poteva credere a quella balla sui viaggi nel tempo...Dunque Frank Gordon era stato ucciso nel 1357...dopo che in Vietnam aveva condiviso con lui l'assedio di Saigon???
Poco alla volta lo avevano convinto.Convinto soprattutto della pericolosità di quell'iniziativa e dell'esigenza di smantellare il tutto senza lasciare tracce.
...Stava procedendo bene,l'impresa.Nessuno aveva più avuto voglia di giocare con la macchina del tempo:uno dopo l'altro impiegati e maestranze erano stati allontanati e reintegrati in lavori diversi;senza dare troppo nell'occhio la fabbrica era stata smantellata:a custodirla era rimasto Bill,un ragazzone in gamba, privo di curiosità e inventiva,ma niente affatto sprovveduto.Non indagò mai sulle attività di quella sede,limitandosi a fare sempre con lena il suo dovere.
E adesso...accidenti,cosa era andato storto? A chi era venuto in mente di giocare di nuovo?
Bill Morrison accolse il capo con una espressione mogia:braccia aperte senza energia...
-Capo...non so bene cosa sia successo....-
-Lascia perdere Bill...adesso mi racconti tutto dall'inizio...e fammi vedere dove li hai persi...- Jeffrey stringeva tra i denti un corto sigaro scuro,spento.
Bill lealmente confessò la sua debolezza verso la ragazza in panne.Poi spiegò come si erano svolte le cose;parlò del suo intervento,della colluttazione con lo straniero.
-straniero?perchè..da dove veniva?-
-Sembrava europeo...francese,credo:l''ho consegnato alla polizia...-disse fiero Bill.
Jeffrey perse il suo compassato aplomb:
-Cosa hai fatto?...maledetto idiota,l'hai lasciato andare?-
-No..no,capo...-si difese il ragazzo,impallidendo- l'ho consegnato ai poliziotti...-
Jeffrey gli diede uno spintone rabbioso:
-E' lo stesso,idiota....uscirà su cauzione...Dobbiamo andarcelo a riprendere...Ascolta :mettiti subito in comunicazione con Doniger:deve assolutamente raggiungerci...
Io mi occuperò del francese...-
Così,montato sull'auto della ditta,Huges sgommò verso il centro abitato;il sigaro tra le labbra era ormai smaciullato del tutto.


'Eric' e 'Bartol' erano seduti sulle scale dell'ingresso del lazzaretto.Sbocconcellavano del pane;Eric si alzò,per gettarne alcune briciole a delle tortorelle che svolazzavano con grazia nel giardino del chiosco.Il 'fratello' lo seguì.Raggiunsero, fingendo di inseguire i volatili, il cancelletto che introduceva all'altro chiostro.
Attraverso le sbarre,Eric riconobbe,in fondo,il piccolo cimitero dell'abbazia.Il cancelletto però era chiuso a chiave.
Un ragazzetto si unì a loro.
-Non avete fame?...gettate il pane agli uccelli?- disse a Bartol,raccogliendo le molliche gettate via e gettandosele avidamente in bocca.Poteva avere al massimo dodici anni:una testa bruna ricciuta,lineamenti affilati,carnagione chiara,occhi da zingaro.
-Anche loro sono creature di Dio...-rispose Eric.
-Allora,per loro ci pensi Dio!-disse ridendo il ragazzetto,e rubò ancora qualche briciola alle tortore.
'Eric' lo prese in giro:
-Tu invece devi avere proprio fame,vero?....tieni:ho ancora un po' di pane...- gli allungò mezza pagnotta.
Il ragazzetto allargò la bocca a un sorriso solare:
-Grazie...come vi chiamate? Io sono Etienne...-e si battè una mano sul petto.
-Io sono Eric...-disse Fiona- E lui è mio fratello Bartol...-
-Non siete di qui?...-domandò Etienne,addentando il pane e restituendo qualche briciola che gli sfuggiva alle tortore.
Questa volta fu 'Bartol' a rispondere:
-Veniamo da Ulms,dalla Germania...e tu ?che ci fai qui?-
Etienne fece spallucce:
-Vivo nell'abbazia da quando mi ricordo...i miei sono morti ...ma sono libero:posso entrare e uscire di qui,quando voglio!-
-Perchè...c'è anche chi non può?- domando incuriosito 'Eric'.
-I monaci...e quei poveretti là...-rispose Etienne,indicando un gruppo di poveri dementi,abbandonati su una panca.-Ma io sono sano...e presto diverrò lo scudiero di qualche cavaliere del castello...-
Fiona pensò che forse quel ragazzetto avrebbe potuto essere loro utile.
-Se vivi qui da tanto,chissà quante ne saprai allora:conoscerai tutti...-
-Certo....ma i miei preferiti sono l'abate Alessio e frate Jacob,quello che sta in cucina...-Etienne fece l'occhiolino ai due.
-E come si arriva alle cucine,da qua?-
-Venite,vi faccio fare un giro...-disse lui,tutto orgoglioso.-Questa dove stiamo noi è la parte meno interessante...-
I due lo seguirono attraverso un lungo porticato che conduceva nella chiesa maggiore:entrati,Etienne li attirò verso la cripta.L'odore delle candele e dell'incenzo era stagnante,mescolato a un calore strano,un calore di malattia e di morte.
-Qui seppelliscono i morti...volete vedere?-
Fiona ebbe un brivido:ricordava le pratiche agghiaccianti che aveva studiato da ragazza,il terribile 'memento mori' dei frati trappisti e delle clarisse,i cui cadaveri venivano lasciati esposti a putrefarsi perchè ai confratelli fosse sempre presente il pensiero della morte.Capì anche cosa avvertiva di raccapricciante nell'aria e,facendo qualche passo indietro,riguadagnò le scale,per uscire.
-Tuo fratello sembra una femminuccia,Bartol...guarda!-la prese in giro il ragazzo.- Bù...-le fece,spuntandole davanti con in mano un teschio di pietra.Fiona si lasciò sfuggire un grido,inequivocabilmente femminile. Etienne la guardò,beffardo e irridente.Ma non fece parola.
-Venite....adesso vi mostrò le cucine...-
-No...non voglio stare al chiuso,più...mi manca l'aria...-Confessò lei. -Cosa c'è laggiù?sento scorrere dell'acqua...-
-Là c'è una sorgente...la gente va a prendere l'acqua per bere e lavarsi...-
Lavarsi...che bella parola...-pensò Fiona.
-Venite...vi faccio vedere il mio nascondiglio preferito...-
Lo seguirono in direzione della fonte;poi Etienne deviò verso l'orto e li aiutò ad arrampicarsi su un noce che spingeva i suoi rami frondosi proprio sopra la piccola,trasparente polla tra le rocce che la sorgente veniva a formare.
-Da qui,mi diverto a vedere le donne che vengono a lavarsi....vengono di nascosto,quando è ancora buio...non sanno che io sono già sveglio...alle più carine le guardo solo....a quelle brutte,tiro le noci,così!- Afferrò una noce e la tirò nell'acqua,sollevando uno spruzzo,addosso ad un villano che stava in fila in attesa di prendere l'acqua.
-Etienne....canaglia!- gli gridò questi- Un giorno o l'altro le sconterai tutte!!!-
'Eric' lo guardò:
-Non lo sa proprio nessuno,vero,che ti nascondi qui....-
-Stai zitto,fifone!-gli disse il monello,spintonandolo.
-Stai fermo,mi farai cadere... Stai fermoooo- Tra spintoni,urti e strattoni,Fiona perse l'equilibrio e cadde,tirandosi dietro lo stesso Etienne.
Piombarono tutti e due pesantemente nell'acqua,alzando una montagna di spruzzi,tra gli improperi e le bestemmie dei presenti,che poi iniziarono ad infierire su di loro.Fiona temette che dopo quel tuffo il suo segreto sarebbe andato scoperto,ma per fortuna un frate tuonò con la sua voce poderosa bloccando i villani inviperiti;questo permise ai due malcapitati di uscire dall'acqua e riparare frettolosamente nelle cucine,ad asciugarsi.Fu così che conobbero frate Jacob.


-Etienne..cosa dirà il tuo buon protettore,quando vedrà quello che hai combinato?- padre Jacob aveva un vocione da baritono,ma nei suoi rimproveri c'era una sfumatura di dolcezza.
-E voi non raccontategli sempre tutto....-disse dispettoso il ragazzetto,che si era liberato dei suoi panni bagnati e si stava asciugando davanti al focolare,annusando il profumo che si levava dal paiolo di polenta.Il vecchio frate scosse la testa,pensando:-E' incorreggibile...-..
Quindi si rivolse a Eric:
-E tu,giovanotto...vuoi tenerti i panni bagnati addosso?-
Lei sussultò.Poi disse:
-Non ho altro da mettere...-tentando di giustificarsi.
-Si vergogna come una femminuccia...-La canzonò Etienne,però le diede una coperta in cui avvolgersi,dentro la quale lei riuscì a liberarsi dei suoi vestiti inzuppati,che il buon padre mise ad asciugare vicino al fuoco.
Anche il monello si era spogliato;Fiona vide con orrore che sulle scapole aveva dei visibili segni di maltrattamenti.Stava per chiedergli cosa fossero,ma lui -come se avesse avvertito che qualcuno lo osservasse-si coprì in fretta.
-Come ti chiami tu?...Mi sembri straniero...-
-Mi chiamo Eric,vengo da Ulms....-
-A...tedesco:e cosa fai qui?- gli domandò il frate,allungandogli una fetta di castagnaccio caldo.
-Sono qui con mio fratello Bartol...siamo pellegrini...Stamattina siamo rimasti coinvolti nell'assalto degli Inglesi...Abbiamo perso quel po' di danaro che avevamo...-
Aggiunse,aiutandosi a confondere la voce,parlando col boccone tra i denti.In quella sopraggiunse Nick.
-Oh,Bartol...eccoti! Stavo dicendo al buon padre che nella fuga di stamane abbiamo perso tutti i nostri pochi averi...-Gli disse,ammiccando.
-Non perdono occasione per fare sentire la loro presenza...colpiscono nel mucchio,con quelle dannate frecce...vecchi,donne bambini...-
-Ma non c'è modo di impedirlo?...-Chiese Nicholas. -Basterebbe stanarli....sono pochi:disarmarli...-
Padre Jacob lo guardò:quel ragazzo sembrava non rendersi conto di quello che diceva...Forse in Germania non c'erano guerre?certo che no,altrimenti avrebbe parlato diversamente.Quella che si combatteva da così tanto tempo era una guerra di sfinimento,per dimostrare la supremazia di una nazione sull'altra.Anche scovandoli tutte le volte,ogni giorno ce ne sarebbero stati altri e altri e altri...La guerra aveva avuto il sopravvento anche sull'amore...
-Povero ragazzo...niente li ferma,niente ci ferma...nemmeno tutti i morti innocenti...Quando morì Lady Claire,padre Alessio sperò che sarebbe stata l'ultima
vittima innocente,perchè ai suoi funerali presenziarono anche i capi dell'avamposto britannico...promisero che non ci sarebbero stati più episodi di guerriglia,scaramucce a tradimento...nessuno avrebbe voluto la sua morte...-
-Padre jacob,perchè non mi racconti la storia di Lady Claire e di Marek,il nostro signore...?- lo interruppe Etienne,con gli occhietti eccitati.
-Ma l'hai già sentita tante volte....-Il frate finse di volersi far pregare,ma non vedeva l'ora di raccontare quella storia d'amore che aveva vissuto da testimone oculare.
Infatti rivolgendosi ai due nuovi venuti,aggiunse:
-E' la storia di un grande amore...che dura ancora,sapete....?Povero monsieur Marek....Tutto è cominciato durante l'assedio della rocca,quando ci riprendemmo Castelgarde...-
Il frate aveva un voce che sembrava fatta per raccontare storie di guerra e d'amore;a poco a poco gli occhi dei tre si fissarono su di lui e, contemporaneamente,attraverso i suoi occhi Fiona e Nicholas rividero Marek battersi per salvare la vita a Claire:rividero il suo duello col perfido Dekere,il più temibile dei cavalieri inglesi;la scena in cui con un fendente il nemico gli staccò di netto l'orecchio destro...Ma questo sembrò dare nuovo vigore all'eroico combattente,fino al punto da sconfiggere definitivamente l'antagonista e correre ad abbracciare l'intrepida Claire...
-Poi disse addio ai suoi compagni di viaggio,abbracciò lady Claire e rimase al suo fianco,per sempre...-
Fiona sentì di avere gli occhi umidi;forse era il fumoso brontolio del paiolo sul fuoco.
-Si sposarono:un anno dopo nacquero i gemelli,Chretien e Catherine....e il loro amore era sempre lo stesso:glielo si leggeva negli occhi,nei gesti;nonostante la guerra,la lontananza forzata,a volte così lunga da sembrare non finire mai...-
-Maledetto quell'inglese che l'ha uccisa...-sibilò a un tratto Etienne,con odio feroce- Io vorrei che fosse impiccato e lasciato in pasto alle bestie...-
Fiona lo guardò,spaventata da tanta rabbia.
-Perchè padre non lo hanno cercato?perchè non lo hanno fatto a pezzi?-
Il vecchio frate sospirò.
-Il nostro signore sapeva bene che quella morte non aveva un solo responsabile...non si darà mai pace,mai...e non sarà infierendo su un arciere anonimo e incosciente che troverà sollievo....Ah,poverino:vederlo tutte le mattine che si piega accanto all'amata effigie della sua sposa...-
Eric -tornando coi piedi per terra-ammiccò a Bartol;questi domandò:
-Tutte le mattine?...ma perchè,dov'è la tomba di Lady Claire?-fingendo di ignorarlo.
Intervenne Etienne,con aria da saputello:
-Io la conosco...se volete ve la mostro...è nel giardino,al di là del chiostro piccolo...-
-Ma forse non si può andare...-disse Eric.
Etienne fece loro l'occhiolino:
-Io posso andare dove voglio...dopo vi faccio vedere...Ma tu non essere fifone,come prima!- raccomandò al suo nuovo giovane amico.
Questi si rivolse al frate:
-Padre,come possiamo recuperare i nostri soldi?...non c'è modo di guadagnarli ...non possiamo lavorare,mio fratello ed io?-
L'uomo sospirò:
-Noi frati non possediamo niente,dovresti saperlo....però potete chiedere al mugnaio di lavorare per lui,quando deve scaricare i sacchi;in genere lo fa Etienne,ma in tre la fatica si riduce...certo anche il guadagno.....Però se oltre a scaricare aiutaste sua moglie ad impastare...-
I due 'fratelli' si guardarono negli occhi,si intesero:
-D'accordo...quando potremmo cominciare?-
-Quando al tramonto verrà il figliastro del mugnaio,mettetevi d'accordo con lui...-
Eric ebbe l'impressione che Etienne,sentendo nominare quest'ultimo,avesse cambiato espressione;sentì serpeggiare un rancore,un odio insanabile e,intuitivamente,ebbe di nuovo la visione delle cinghiate sulla schiena del ragazzino....


La diffidenza che fin dalla mattina il figliastro del mugnaio aveva ispirato a Eric,trovò conferma nell'incontro che ebbero:disse subito che li avrebbe pagati solo a fine lavoro e dopo aver controllato che non fosse stato rubato niente.Era un uomo biondiccio e glabro,con occhi chiari,acquosi;sembrava disprezzare se stesso e gli altri.
-Se siete in combutta con quel ladruncolo di Etienne,sappiate che ve la farò pagare...a voi e a lui!- concluse,poi,con tono minaccioso.Quindi li caricò con sè sul carro e li portò al mulino.Il mugnaio e sua moglie erano tutto sommato due bravi villani:gretti,ignoranti,ma non specificamente cattivi.Gettarono un occhio indifferente sui due nuovi venuti,spiegandogli per sommi capi cosa avrebbero dovuto fare;ma poi lasciarono che a occuparsi del lavoro fosse il loro figliastro,Gustave.
Si trattava di insaccare la farina e caricarla poi sul carro;un lavoraccio che durò quasi tre ore.
Gustave contò per bene i sacchi prima della partenza.Controllando con quegli occhiacci da rapace che niente fosse stato manomesso,e che i due fossero avvisati che in ogni caso non gliel'avrebbero fatta sotto il naso.
Ripartirono lentamente;il carro ora pesava e il macilento ronzino che lo trainava non ce l'avrebbe fatta a correre.Ma Gustave infieriva con la sua frusta anche contro quelle povere spalle magre.Fiona rabbrividì:quell'uomo era cattivo,inspiegabilmente cattivo.
Finalmente raggiunsero l'ingresso dell'abbazia:il portone era spalancato e il carro lentamente raggiunse la zona dei magazzini e delle cucine:il cavallo sembrò sul punto di stramazzare per la fatica;alcuni sacchi caddero a terra.'Eric' tentò di trattenerli,ma non vi riuscì:
-Idiota...cosa aspetti a raccoglierli...che il tuo amico ladro arrivi prima di te!-inveì aspramente il mugnaio,spintonando la donna giù dal carro.
'Bartol' però smontò più in fretta e i due 'fratelli' iniziarono a passarsi i sacchi a catena:lei li prendeva e Bartol li portava dentro,dove un altro fraticello li andava a collocare in ordine in un'ampia dispensa.
A un certo punto sulla soglia del magazzino comparve Etienne,che addentando una mela li oservava in silenzio.
-Vi aspettavo...-disse all'indirizzo dei due. -Quando avrete finito...vi condurrò dove sapete...-
Il fraticello che lavorava insieme a loro,lo rimproverò:
-Se dessi una mano anche tu,faremmo prima...-
Etienne sembrava ostinato;poi guardando Fiona vide che era piuttosto affaticata,le mani le si erano graffiate e le unghie spezzate;allora volle aiutarla.
-Dai qua,faccio io...- disse.
Se non chè,mentre si caricava il sacco e lo portava dentro,Gustave lo abbrancò e gli fece perdere l'equilibrio:aveva una espressione crudelmente compiaviuta sul viso:
-Bastardo d'un ladro...avevi detto che non avresti mai più messo le mani sulla farina di mio padre...-
Eric vide il volto atterrito di Etienne;vide la mano dell'uomo,armata della frusta,alzarsi contro il ragazzino,abbattersi su di lui.
Non seppe frenarsi;si mise in mezzo:
-Lascialo...mi stava solo aiutando... lascialo...-
Ma l'uomo,per tutta risposta colpì lei,gettandola a terra.Per fortuna si intromise Nick e poi il fraticello:gli schiamazzi della rissa fecero accorrere anche padre Jacob.
Quando questi vide 'Eric' stramazzato al suolo,esangue,fulminò con lo sguardo Gustave:
-Cosa hai fatto,bestia?perchè l'hai colpito...l'hai ucciso?- quindi si chinò a guardare meglio la donna ferita:accanto a lei si era prostrato anche Nich,spaventato e addolorato.
-Questa volta la pagherai...ne parlerò con padre Alessio...ci libereremo di te,una volta per tutte...-
A quel punto,nello stupore generale,Etienne si autoaccusò:
-Non voleva colpirla,padre....è stata colpa mia:voleva colpire me...-
-Te?...e che stavi facendo...-
-Credevo volesse rubarmi la farina,come al solito...-interloquì Gustave,che aveva ritrovato la lingua e un'espressione volpigna del viso che lo rendeva ancora più ripugnante.
Padre Jacob li guardò entrambi negli occhi;ma più profondamente in quelli di Etienne:
-E' proprio così?...-
Il ragazzetto annuì col capo,ma le lacrime gli bruciavano gli occhi;poi scappò via,a nascondersi.
Anche il mugnaio si allontanò,fingendo di scusarsi.
Nick aveva attenzioni solo per Fiona,che giaceva ancora riversa per terra.Il tedesco si era guardato intorno per orientarsi,poi era corso alla fonte a prendere un po' d'acqua per lavarle la ferita e tentare di farla riprendere.
La fanciulla riaprì gli occhi,sussurrando:
-Etienne...-poi a poco a poco fu di nuovo padrona di sè. -Dov'è Etienne? sta bene?-
-Si,si...-la rassicurò padre Jacob,quindi insieme a Nich-Bartol la sorressero portandola all'interno.Qui la adagiarono su un mucchio di fieno,adattandolo a giaciglio.Nich si sistemò vicino a lei e attese che poco alla volta la fatica,il dolore e la tensione lasciassero spazio al sonno,un sonno dolce e ristoratore.


Fiona si svegliò,sobbalzando.Aveva avuto l'impressione che qualcuno,vicino a lei le bagnasse amorevolmente la ferita;poi aveva sentito come un singhiozzo.
Aprendo gli occhi non aveva visto nessuno,ma un fruscio come di un animaletto braccato che fugge nel buio le fece venire in mente Etienne.
Si alzò piano dal suo giaciglio di fortuna:la testa le doleva ancora,ma non in maniera insopportabile.Infilò la giubba di Nick,che dormiva sereno vicino a lei e seguì istintivamente una traccia,che la portò fuori delle cucine.
La notte sbiadiva lentamente.Fiona si diresse verso la fonte,voleva bagnarsi le labbra.Sentì di nuovo il singhiozzo,seguito da un pianto soffocato;si ricordò del nascondiglio di Etienne,lo chiamò:
-Ehi...Etienne? sei tu?-
-Vattene...lasciami in pace...-fu la risposta di quest'ultimo.
Fiona si arrampicò fino al noce e di lì si allungò sul ramo che pendeva sull'acqua.
-Non siamo più amici?...-domandò al ragazzetto.
Questi tirò su col naso,asciugandosi il moccolo col palmo della mano:
-E chi vorrebbe essere amico di un vigliacco ladro zingaro come me...-
Etienne non seppe trattenere più le lacrime;Fiona non seppe trattenersi dall'abbracciarlo,dargli il conforto di una stretta materna.
-Perdonami...ho lasciato che ti colpisse e rimanesse impunito,quel maledetto...-
-Ma perchè?perchè hai preso le sue difese?...-gli chiese lei,che confusamente risentiva il dialogo concitato avvenuto mentre era a terra.
-Lui...lui mi tiene in pugno...può accusarmi di qualsiasi cosa:io non potrò mai liberarmi di lui...se non uccidendolo!-
-Come può tenerti in pugno?conosce un tuo segreto?...-
Etienne fissò nel vuoto,poi ricominciò a piangere:
-Una cosa orribile,orribile...se la riferisse al mio protettore,lui mi scaccerebbe via per sempre...lui che è l'unico che si sia mai interessato a me...-
Fiona se lo strinse sul cuore,dimenticando ogni prudenza;quel povero monello maltrattato le metteva una pena infinita...
Improvvisamente si rese conto che ormai sarebbe stato difficile negare l'evidenza;lo allontanò istintivamente da sè.Il ragazzetto la guardò:
-Lo avevo già capito,sai?...fin da quando hai strillato nella cripta...-
Fiona arrossì,abbassando gli occhi.
-Ti capisco...essere una donna deve essere ancora più pericoloso... ma non credere di aver ingannato nessuno qui dentro...-
La donna lo guardò interogativamente:
-Dici che anche i frati l'hanno capito? ...e chi altro?-
Etienne fece spallucce:
-Che importa:la gente che sta qui è innocua...sono quelli di fuori,pericolosi...Forse l'unico che non l'ha capito è Gustave...Gustave è solo cattivo,non ha un briciolo di intelligenza...E' per questo che prima o poi riuscirò a ucciderlo...-
-Smettila Etienne...non voglio sentirti dire queste cose...mi devi promettere che non parlerai più di uccidere davanti a me!-
Lui fece un sorriso malandrino,promise e poi le chiese:
-Come ti chiami,davvero?-
-Il mio nome è Fiona...-
Etienne le si inchinò davanti e,smettendo di scherzare le disse:
-Grazie,madamigella Fiona...io vi devo la vita,non me ne dimenticherò...-
Fiona rise,ma per un momento quello zingaro le ricordò Francois...

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-Francois...-
-Zio?....-
-Vorrei parlarti a proposito di quei due intrusi...saputo più niente?-
I due uomini erano fermi sulla soglia della sala delle udienze.Arnault aveva incrociato il passo col nipote,in procinto di entrarvi.
-Vorrei parlarne con mio padre,se permettete,zio...-
Arnault divenne freddamente formale:
-Sapete bene che vostro padre ha lasciato a me buona parte dell'amministrazione di Castelgarde...lasciatelo stare,non disturbatelo inutilmente...-
Francois contrasse le mascelle:
-Permettetemi zio,ma trattandosi della sua persona,credo che dovrei parlarne direttamente con lui...-
-Arnault!- un richiamo imperioso si levò dall'interno della sala.
L'uomo rivolse uno sguardo soddisfatto e arrogante sul nipote,entrando nella sala:
-Fammi parlare con mio figlio!- disse ancora la voce dall'interno.
Questa volta fu Francois a guardare lo zio con aria compiaciuta;l'anziano signore gli cedette il passo:
-Lasciaci soli...-
Con disappunto,fu costretto ad abbandonare la stanza.
Francois aveva cambiato un po' espressione;il compiaciuto sguardo di prima ora lasciava trapelare una certa emozione:era tanto tempo che non aveva un colloquio personale con suo padre;dentro di sè avvertiva quasi un timore reverenziale.
-Entra Francois...-
-Padre...-il giovane cavaliere gli si inchinò davanti.
Andrè Marek gli parlò,guardando fisso oltre le grate della sua finestra.
-Non sono più ripartiti,quei due?-
-No...ma io so dove si trovano...li sto tenendo d'occhio...- disse il giovane,con l' entusiasmo di chi si aspetta un riconoscimento.Poi come ritornando con i piedi per terra,aggiunse con tono più serio:
-Naturalmente,eseguo solo gli ordini vostri e di zio Arnault...-
-Non voglio sia fatto loro del male,Francois...per nessun motivo...-
-Ma...padre,posso parlarvi sinceramente?- Francois trepidava:non si aspettava quelle parole dal padre.-Ho paura che cercheranno di avvicinarvi di nuovo...è voi che cercano!-
Andrè socchiuse gli occhi;era stanco.
-Come potrebbero raggiungermi...?-disse posando finalmente lo sguardo sul suo interlocutore.
Per un attimo Francois incrociò lo sguardo di suo padre,senza riuscire a rispondergli:perchè,perchè non sentiva il suo grido di aiuto?perchè non gli parlava più come una volta?quanto a lungo lo avrebbe tenuto ancora a distanza?
Ma fu un attimo;questa volta fu il giovane a distogliere lo sguardo,alzandosi e portandosi verso la finestra:
-Sanno dove vi recate ogni mattina:sono convinto che cercheranno di soprendervi là...-
Di spalle a suo figlio,Andrè ne ammirò la figura slanciata,prestante.I movimenti sicuri e aggraziati a un tempo:era bello,forte,esattamente come Claire aveva immaginato sarebbe diventato.Il vecchio combattente sospirò,abbassando di nuovo lo sguardo.


-E' il tuo ritratto,Andrè...-Claire guardava Francois adolescente esercitarsi con la spada insieme al padre e al fratello.
-Come dici?-Andrè si era staccato dal gruppo,per avvicinarsi alla moglie.
-Francois è uguale a te,e ti imita in ogni cosa....tra poco sarà difficile distinguervi...-
Andrè rise,orgoglioso e compiaciuto di quel suo figlio prediletto.Poi stringendosi alla sua donna,le disse:
-Presto prenderà il mio posto...quando sarò vecchio,sarà lui a prendersi cura di te...-
-Tu non sarai mai vecchio,amor mio...-gli aveva risposto lei,con occhi sognanti.


Quanto si sentiva vecchio,invece ora...
-Che cosa avresti in mente?-
Francois si volse verso di lui;gli occhi gli brillavano di nuovo:
-Pensavo...-Si abbassò verso suo padre,mettendogli con naturalezza la mano sulla destra.
Marek la ritrasse,irriggidendosi improvvisamente.
-Non importa che tu me lo dica...hai carta bianca...,ma adesso va'....lasciami da solo...-
Francois arretrò,quasi perdendo l'equilibrio.Poi si riprese,congedandosi con la solità formale rigidità.
Suo padre lo aveva di nuovo respinto...



-Etienne!...vieni,c'è una visita per te...- padre Jacob era uscito sulla soglia delle cucine;il suo richiamo potente arrivò fino al ramo dove il ragazzo stava ancora chiacchierando con Fiona.
Gli occhi gli brillarono,cambiò espressione;era di nuovo vispo ed entusiasta.
-Vengo padre...volo!!!- rispose,fiondandosi giù dal ramo,cadendo in piedi nell'acqua e precipitandosi verso il frate. -Ciao..Eric:a dopo!-
Fiona lo vide scomparire all'interno dell'edificio;anche lei rientrò,poi,incrociando sul suo cammino il frate:
-Come stai,ragazzo mio?- le chiese quest'ultimo,ammiccando. -Vieni dentro...ho una bella tazza di latte per te...-
'Eric' bevve avidamente il latte,quella mattina,già dimentica della ripugnanza del giorno precedente;e mangiò con appetito il castagnaccio che padre jacob aveva in serbo per lei.Il frate si agitava tra i fuochi,occhieggiandola di tanto in tanto,compiaciuto.
-Tuo fratello dorme ancora,lo sai?...-le disse poi. -Non siete abituati a lavorare...-
La donna decise di ammettere qualche verità:
-In realtà padre...no...non facevamo lavori manuali,in Germania...-
Lui annuì,ma non fece altre domande.
-Padre...quel Gustave ieri non ci ha nemmeno pagato...- si rammaricò invece lei.
-Si,si...non preoccuparti...prima di filarsela quell'animale ha lasciato il vostro compenso...eccolo qui!- l'uomo lasciò cadere sulla tavola quattro grosse monete.
Fiona si domandò che nome avessero e quale fosse il loro valore d'acquisto...Come intuendolo,il chierico disse:
-Quattro talenti...con queste potete fare poco...certo non potete rimettervi in viaggio...-
-Meglio di niente,padre...-

Etienne era a colloquio col suo protettore.
-Come procede la tua missione,Etienne?-
-Bene,signore...ma...-
L'uomo lo guardò negli occhi:
-Vuoi dirmi qualcosa?...parla pure,sai che mi fido di te...-
-Non mi sembrano spie,nè persone malvagie,signore...-
Lui scosse il capo,pensieroso:
-Però nascondono qualcosa...e questo non mi piace,lo sai...-
Il monello ebbe un brivido.
-Sei strano stamattina,Etienne...cosa c'è che non va?...-
-Niente signore...forse non mi va di fare la spia,tutto qui!-
Il giovane cavaliere gli sorrise:
-Sono orgoglioso di te,Etienne...stai venendo su astuto come la volpe e leale e coraggioso come un leone...Peccato che come studente,a quanto mi dice padre Maurice sei un po'...pigro!-
Etienne abbassò gli occhi:
-A uno che non sarà mai niente di più che uno scudiero,serve poco saper leggere e scrivere...-
-Chi un giorno sarà il mio,scudiero...-gli promise l'uomo- non può essere un caprone ignorante...-
Il monello alzò gli occhi;non seppe trattenersi dal gettargli le braccia al collo:
-Davvero signore,davvero dite???- poi però si ritrasse.
Il cavaliere socchiuse gli occhi:quell'abbraccio gratificò anche lui e non fece in tempo a rifiutarlo.Subito rientrò nel suo ruolo:
-Allora...quando credi che ci proveranno?-
-Forse stanotte...ieri non è stato possibile...-
L'uomo stava allontanandosi:
-Ah si....padre Jacob mi ha detto che c'è stata una scaramuccia con quella bestia di Gustave...Come sta la ragazza?- sembrava distratto.
-Credo bene...- Etienne si mordeva il labbro,preoccupato.
-Stai tranquillo,ragazzo...non faremo del male a nessuno dei due...Ora va'...E studia,mi raccomando!-
Il monello rispose al suo saluto,un po' mogio.Amava il suo signore,era l'unico che gli aveva mai dato una possibilità di rivalsa...e se avesse saputo...???



-Ben svegliato,Bartol...-
Il tedesco faceva la sua comparsa nelle cucine,con sguardo assonnato e perso più del solito.
-Ciao Fio.....Eric...Come ti senti?-
-Fa' colazione e raggiungimi nel chiostro...vorrei parlarti...-
-MMM...-mugolò lui,ancora intontito e spaventato dall'errore che stava per commettere.
Dopo poco si andò a sedere vicino a lei,sotto i portici:
-Che mi dici?-
-Niente...siamo qui da ieri e abbiamo rimediato quattro talenti e una botta in testa...non è un gran bilancio,non trovi?-
Il giovanotto sospirò:
-Già è tanto che siamo ancora vivi...-
-Si, Bartol...ma dobbiamo darci una mossa...Etienne ha detto che c'è un passaggio da qui al cimitero...dobbiamo farcelo mostrare:domattina devi assolutamente cercare di parlare col tuo amico professore...-
'Bartol' protestò:
-Parlarci..io?...-
Fiona lo guardà esterrefatta:
-Certo,tu...devi farti riconoscere,Nick...devi chiedergli aiuto...lo capisci o no che è la nostra sola speranza di tornare a casa?-
Nick era sconsolato:
-Ma...ma non ha voluto nemmeno vedermi...-
Fiona lo afferrò per il bavero della giubba:
-Nick!!!- gli disse scuotendolo.
-Che c'è...i fratelli litigano?-domandò una vocetta irridente.
I due si voltarono;dietro una colonna del porticato era comparso il faccino spiritoso di Etienne.
Nick gli si rivolse ostile:
-Ah...giusto tu...perchè diamine ieri hai coperto quell'individuo?lo sai che stava ammazzando mio fratello?-
Fiona tentò di trattenerlo:
-Lascia stare,Bartol....abbiamo già parlato...-
Etienne si morse il labbro e qualcosa tra le ciglia gli brillò.
-...io non ho difeso nessuno...ho detto la verità...- disse poi,spavaldo.
Nick voleva continuare,ma la ragazza riuscì a fargli cenno di tacere.Il tedesco la guardò meravigliato,incredulo.
-(Non te lo fare nemico...deve indicarci il passaggio...)-
-Ma sì,ma sì....non ne parliamo più.Etienne...io voglio solo dimenticarla,la serata di ieri...- aggiunse poi amichevolmente.
Il ragazzetto fece spallucce.
-Ehi...non avevi detto che ci avresti mostrato l'abbazia?...-
-Adesso non ne ho voglia...-disse imbronciato.
-Dai...-lo pregò Fiona- ti prometto che non mi comporterò da femminuccia...- e gli fece l'occhiolino.
Con un salto,Etienne scese dal portico:
-D'accordo...venite con me...ma...mi raccomando...- E gli fece segno col dito di andare cauti.


Entrarono nuovamente nella chiesa maggiore e poi,attraverso il solito cunicolo a gradini si ritrovarono nella cripta:Fiona trattenne il respiro,poi piano piano si adattò all'odore di morte che aleggiava nell'aria.
Etienne li portò dietro il piccolo altare della Chiesa minore e,di qui,attraverso una galleria:nelle nicchie ai lati del passaggio,i corpi semimummificati dei frati si susseguivano in macabra processione.
Alla fine della galleria,si intravedeva la luce;Fiona fissò quel puntino luminoso per tutto il tempo,cercando di non badare ad altro.Nick sembrava assolutamente indifferente a tutto quello che lo circondava;Etienne infine sembrava essere perfettamente a suo agio...
-Qui bisogna un po' arrampicarsi,perchè non è nata come uscita...- gli spiegò a un tratto,indicandogli la presa d'aria da cui sarebbero dovuti uscire.
-Etienne...ma...è giorno:ci vedranno...- riflettè a un tratto lei,preoccupata.
-A quest'ora non c'è nessuno...ma se preferisci rimanere qui,andremo soloBartol e io...-rise il monello.
-Stupido!...-commentò lei e lo seguì.
C'era un portico più piccolo,aperto da un lato verso un prato di un verde brillante,accecante. Nell'erba,disseminate a discreta distanza,alcune tombe,separate tra loro da cespugli di rose,il cui rosso picchiettava come macchie di sangue quell'uniformità verde.
Fiona riconobbe presto il luogo,benchè l'angolazione da cui provenivano fosse praticamente opposta a quella da cui l'aveva visto la prima volta,arrivando a cavallo con Francois.
-Venite,dai...-
I due seguirono il ragazzetto.
-Questa è la tomba di lady Elisabetta...la moglie di Monsieur Arnault...E' morta giovanissima,quando nacque la figlia,Isabella...-
-Isabella? una giovanetta graziosa,con grandi occhi neri?- chiese Fiona.
-Nooo...stai parlando di qualche sua dama di compagnia...Isabella è la signora del castello:la moglie di Chretien Marek,il futuro signore di Castelgarde...E' la donna più dolce che io abbia mai visto...bella e dolce...Ha lunghe trecce bionde,il viso di una madonna...occhi d'ambra...Tra qualche mese le nascerà un bambino...
Fiona non tardò ad identificarla con la dama che aveva brevemente incrociato nel suo veloce soggiorno al castello.
-Scusa Etienne...ma allora non è Francois il futuro signore di Castelgarde...- domandò poi.
-E tu come lo conosci,Francois?...l'hai mai visto?...- chiese indagatore il ragazzetto.Poi spiegò: -Lui è il secondogenito...comanda la guarnigione in assenza del fratello...che ha accompagnato lady Catherina in Linguadoca...-
Bartol domandò:
-Ma tu come fai a sapere tante cose?...-
Etienne rise:
-Ma le sanno tutti....Solo voi sembrate venuti da un altro mondo...-
I due tacquero:Etienne non poteva immaginare quanto era andato vicino alla verità.
-Attenti...venite via:arriva qualcuno!- li avvertì a un tratto.
Nel giardino avanzavano le figure di padre Alessio e della giovane Isabella.Si fermarono sulla tomba di Lady Claire:il religioso mise una mano sulla spalla della donna:sembrava confortarla.Ma lei scuoteva il capo,rassegnata.
Fiona avrebbe dato tantissimo per capire cosa si stessero dicendo.
-Dobbiamo cercare di rientrare...- le sussurrò la piccola guida.
Silenziosamente,si lasciarono scivolare giù nella galleria;senza parlare poi riemersero nella cripta e poi fuori,di nuovo nel corpo dell'abbazia.
-Mi dispiace...avrei voluto mostrarvi la tomba di Lady Claire...- disse Etienne,scusandosi.
-Ma...com'è morta Lady Claire?...chi l'ha uccisa?- domandò Fiona.
Etienne abbassò gli occhi,divenne sfuggente:
-Nessuno lo ha mai saputo...lo hanno cercato anche gli Inglesi,ma...Se lo sapessi,lo ucciderei io stesso!-
-Etienne!...te l'ho già detto non voglio sentirti dire queste cose...- Lo rimproverò lei.
-Odio quell'uomo,lo odio come odio Gustave!- ribadì il ragazzino,con occhi indemoniati.
-Ma Etienne...lui forse non sa nemmeno di aver ucciso...non hai sentito cosa ha detto padre Jacob?nemmeno il vecchio Marek ce l'ha con lui...e tu,perchè?-
Fiona gli allungò una carezza:non accettava di vedere quell'espressione feroce su quel viso ancora bambino.
Il monello abbassò gli occhi:
(-Sei buona,madamigella Fiona...- pensò tra sè -Sei buona e io ti sto ingannando...)
Le allontanò la mano con un gesto stizzoso.
-Lasciami...io non sono una femminuccia...- e scappò via,verso il suo nascondiglio.
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Fiona e Nick erano rimasti di nuovo soli.
-Cosa hai in mente?...-
-Stanotte ci caleremo di nuovo nel passaggio....e aspetteremo domani l'alba:lui sarà sulla tomba di Claire...-
-Va bene...- disse Nick abbassando gli occhi,triste e preoccupato: -Deve avere sofferto tanto,povero Andrè....-
-Ecco...ricordati che era tuo amico,Nick...cerca di parlargli col cuore...:tu ti avvicinerai,mentre io ti copro le spalle...e gli dirai perchè sei qui,gli dirai che hai bisogno di lui....-
Nick si allontanò,desideroso di fare chiarezza nei suoi pensieri.
Cigolando sulle ruote,si annunciò l'arrivo del carro di Gustave.L'uomo apostrofò Fiona:
-Ehi...mia madre ha bisogno di aiuto,per impastare...Mi pareva che tu e tuo fratello aveste bisogno di soldi...-
La donna gli lanciò uno sguardo che avrebbe incenerito un sasso;ma Gustave rimase indifferente,anzi le rise in faccia,guardando il segno del colpo infertole:
-Voi ragazzi avete una gran pellaccia...-
In quella si udirono dei passi attraversare il cortile:
-Gustave Deroy!-
Era una voce che Fiona non aveva mai sentito;un richiamo calmo,ma al tempo stesso difficile da sfuggire.
L'uomo aveva cambiato atteggiamento:ora era umile,untuoso,strisciante.
-O...signore...comandatemi....-
-Siete un uomo violento,Deroy...ieri lo avete dimostrato ancora una volta...-
Deroy si difese:
-E' vero,sono iracondo,violento...ma quel vostro zingaro...signore...è un ladro,un bugiardo:non fa che provocarmi!-
Fiona dall'interno sentiva ogni cosa.Voleva intervenire in difesa di Etienne,ma non sapeva a chi appartenesse quella voce.
-Chiedeteglielo...chiedete a lui se anche ieri non stava rubandomi un sacco di farina,con la scusa di aiutare i suoi amici...-
-Glielo chiederò...glielo chiederò davanti a voi,Deroy...Etienne!-
Il ragazzetto arrivò,asciugandosi il moccolo col palmo della mano.Sapeva già quello che sarebbe successo ora:avrebbe deluso padre Alessio,l'abate che gli aveva concesso ospitalità illimitata.
-Etienne:Gustave Duroy dice che ieri hai tentato di derubarlo,è vero?-
Il ragazzetto guardò il suo persecutore,implorandolo con gli occhi di non mortificarlo ancora.Gustave gli fece un ghigno crudele,pieno di disprezzo:
-Diglielo,Etienne...di' la verità,al padre santo,qui...-
Etienne guardò padre Alessio,disperato.Fiona non resisteva più,voleva uscire fuori e gridarla la verità...poi pensò a un diversivo.
Finse di gettare dell'acqua dall'interno e,inavvertitamente colpì Gustave;nello scompiglio che seguì,con l'attizzatoio colpì uno dei cavalli del carretto che impennò,buttando giù i sacchi e scappando all'impazzata ,rincorso dal padrone che gemeva ancora...
Frati e ospiti dell'abbazia intervennero,accalcandosi,creando ancora nuova confusione.Fiona,che si era gettata della farina addosso,per confodersi ancora di più,si precipitò su Etienne:
-Non mentire,Etienne...ti prego...-
Il ragazzetto la guardò ammirato,poi entrambi si girarono versol'abate,fermo al suo posto che li fissava.
-Aspetto una risposta,Etienne...-
Il monello guardò Fiona,scuotendo la testa.
-Mi dispiace,padre...- disse abbassando gli occhi,colpevole.
Fiona lo guardò.Non seppe aggiungere altro:era esterrefatta.
-Etienne,Etienne...ma che bisogno hai di rubare?- domandò meravigliato l'uomo di chiesa.
-Non ne posso fare a meno,padre...è nella mia natura,sono uno zingaro...- si lamentò il ragazzo.
-Vai...vai ad aiutare Gustave,adesso:....-
-Padre ...vi prometto...-tentò di giustificarsi Etienne.
Ma padre Alessio ora non lo guardava più; si era rivolto a 'Eric':
-Voi siete quel giovanotto tedesco giunto col fratello da Ulms?-
Etienne, rimasto inascoltato,fuggì via.
La giovane annuì.Lo sguardo dell'anziano religioso era penetrante,intenso:
-Perchè siete qui?- domandò con voce piana,una voce che sembrava quasi emergere dall'interiorità dell'interlocutore.
Fiona cercò di non farci caso,mentì ancora:
-Siamo capitati in un'imboscata degli Inglesi...abbiamo perso quel poco che avevamo e ora,prima di ripartire,volevamo guadagnare qualche soldo...-
-Certo...- fu la risposta dell'abate.
Poi Fiona volle aggiungere:
-Permettete...che dica la mia sull'episodio di ieri,padre?-
L'uomo si era già incamminato verso l'interno.Si fermò:
-Etienne...non è un ladro...mentre quel Gustave...-
Padre Alessio sollevò la mano,l'indice in segno di silenzio:
-Caro giovanotto...la verità va difesa dalla verità...- disse,un po' sibillino.Poi si volse appena a guardarla e si allontanò definitivamente.
Fiona capì:finchè non avesse detto la verità su se stessa e sul suo sedicente fratello,non avrebbe avuto il diritto di parlare...
Intanto Gustave Duroy ritornava sui suoi passi,più inferocito del solito:
-Bravo!...hai fatto succedere un disastro...- inveì alla volta di Eric- Vi siete bene appaiati tu e quell'altro pendaglio da forca...Dov'è?-
La donna fece spallucce:
-Non lo so...-
-Aspetto te,lui e tuo fratello:stasera impasterete insieme a mia madre...-
La donna annuì:non vedeva l'ora che quella faccia da galera scomparisse alla sua vista.


-Allora Francois...è tutto pronto?-
-Si zio....è per domani all'alba!-
Arnault annuì,serio.
-Lo comunicherete voi,a mio padre?- chiese il cavaliere.
-Andremo insieme...- rispose l'uomo,conciliante.
Entrarono insieme nella stanza delle udienze a conferire davanti a Marek.Questi approvò,ma ribadì:
-Non voglio sia fatto loro alcun male...mi rivolgo soprattutto a te,Arnault..-
-Io non ci sarò,Andrè...e nemmeno i miei....Questa operazione è tutta nelle mani di tuo figlio!-Così dicendo l'uomo aveva messo una mano paterna sulla spalla del nipote,che lo guardò leggermente incredulo.
Abbassando la voce,Arnault gli confessò:
-Ho sempre avuto stima delle tue capacità,ragazzo...-
Francois fece un sorriso leggermente cinico,amaro:
-(Già...purchè stessi al mio posto...).- pensò tra sè e sè.


Erano quasi le quattro del mattino e Fiona,Nick ed Etienne erano ancora al mulino.Fiona impastava con la mugnaia da ore,dimentica del tempo che passava.Man mano che i pani erano pronti,Etienne e Nick li infilavano nei sacchi e li passavano a Gustave e al padre,che li riponevano sul carro.
A un tratto il gallo cantò.Questo riscosse Fiona,che guardò la padrona,supplichevole.
-Ma,quando finiremo?-
-Ancora un'ora,bello mio...ma che mani che hai...sembrano quelle di una dama....???- disse la donna rubizza in volto,osservandola.
La giornalista si affrettò a infilarle di nuovo nell'impasto,per nasconderle.Poi chiamò:
-Bartol!-
Continuando a lavorare,questi le rispose:
-Eric? che c'è?-
-E' quasi l'alba....-
Etienne guardò interrogativamente il tedesco:
-Tuo fratello sembra avere fretta...resto io a impastare,voi rientrate...-
-Ma...Gustave non ha bisogno di scaricare?-
-Infatti...questa è l'ora del primo giro...andate con lui....vi porterà all'abazia...-
Si accomodarono in questa maniera,anche se la padrona era piuttosto immusonita:
-Guarda che unghiacce nere,questo monello!...non ti ci voglio a impastare il mio pane,mi piaceva più il tedeschino...-
-Devono rientrare,signora...Psss,Eric!- disse Etienne,richiamando l'attenzione di quest'ultimo.
-Che c'è?...-
-Stai attenta...guardati le spalle!- le disse,poi si morse la lingua e non parlò più.
Fiona pensò si riferisse a Gustave,ammiccò e si allontanò.
Lentamente,col suo carico di farina e pane,il carro entrò cigolando sulla strada maestra,verso l'abbazia.Iniziava ad albeggiare.
-Avviati,Nick....io aiuto Gustave:è tardi....-
-Ma...dobbiamo andare insieme:non voglio lasciarti con questo energumeno...-
-Parlate nella mia lingua,scellerati!...cosa state bisbigliando tra voi?-
I due si guardarono:quell'uomo era odioso...
-Niente di importante....-rispose Nick.
-Già... Scendete,via!...fatevi aprire...-
Nick scese dal carro,fece aprire il portone e,con la scusa di chiamare padre jacob dalle cucine,scomparve velocemente all'interno della struttura.
-Tuo fratello ci ha piantato in asso?- disse Gustave,accorgendosi presto che erano rimasti solo loro due.
Fiona continuò a scaricare in silenzio.
Sopraggiunse anche un fraticello che aiutava padre Jacob nelle cucine.Ben presto il lavoro fu terminato.
-Eccoti il compenso...-
Gustave lasciò scivolare dalle mani raspose i soliti quattro talenti:
-Ma...abbiamo lavorato in tre...il compenso per Etienne?-
-A quello penso io...-disse l'uomo,ghignando.
Fiona non ci fece molto caso;aveva premura di raggiungere il cimitero.
Lentamente,si allontanò dalle cucine e si introdusse nella chiesa madre.Poi discese nella cripta e scivolò nel corridoio,ora ancora più buio e sinistro.Scrichiolii inavvertiti quella mattina ora sibilavano nell'aria:topi,forse?...
Sforzandosi di non avvertire quello che i suoi sensi percepivano invece benissimo,la donna raggiunse la presa d'aria da cui si erano calati quella mattina.
Si arrampicò agilmente e si lasciò cadere dall'altra parte.
In lontananza le parve di distinguere la fiera figura di Marek inginocchiato sulla tomba della moglie;e Nick,che sembrava parlargli...
Lo scarto di un cavallo nel buio la mise sull'allerta.
Il posto era pieno di cavalieri armati:qualcuno li aveva traditi...era una trappola!!!





Edited by arielcips - 2/1/2009, 12:30
 
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Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 16:53





...Adesso li rispediscono nel 2000?
 
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Nick era scivolato silenziosamente dal corridoio sepolcrale nel chiostro aperto;tenendosi basso tra le tombe,si era lentamente avvicinato a quella di Lady Claire:
Marek era già lì,avvolto nel suo mantello,inginocchiato sulla lapide.Il giovane tedesco respirò profondamente,quindi cominciò a parlare:
-Andrè...professor Andrè Marek...sono Nick,Nicholas Stern....lo so che è passato tanto tempo,per te...ma invece per me sono passate solo poche settimane dall'ultima volta che ti vidi,che ti lasciai partire per...per questa avventura assurda...- Nick si interruppe,aspettò.L'uomo nel mantello non si mosse:sembrava volerlo ascoltare.
-Forse ho sbagliato a voler seguitare a cercarti...,ma ora sono qui:nel posto sbagliato,nell'anno sbagliato...sono qui e non c'è modo che io torni indietro...perchè non ne ho la possibilità,Marek...- Il vecchio signore continuava a restare fermo e in silenzio;Nick deglutì,quindi concluse il suo discorso:
-Andrè..io però non mi pento di essere tornato a salutarti,non mi pento di essere qui,a cercare il tuo caloroso abbraccio...:abbiamo varcato i confini dell'impossibile,amico mio,abbiamo cancellato ogni limite tra tempo e spazio...ma l'amicizia,quella non può essere cancellata... -così dicendo Nick si era avvicinato al vecchio e gli aveva timidamente posto la mano sulla spalla.
-Fermati!- una voce gli intimò. Il giovanotto si fermò spaventato,appena in tempo per rendersi conto che quello con cui aveva parlato sino allora era solo...un fantoccio,messo lì a bella posta,come esca.
-Ma cosa...?- alcuni uomini a cavallo gli furono intorno.Si sentì perduto,non tentò alcuna resistenza.
-Prendetelo...-disse ancora la voce di prima.
Ma dal roseto si mosse un'ombra,un'ombra imponente,maestosa;e una voce profonda,leggermente rotta dalla commozione, fermò gli armati:
-No...lasciatelo!...Nick!-
Il tedesco si volse;riconobbe il suo professore e amico;trepidante gli si avvicinò.Si guardarono negli occhi,poi si abbracciarono,tra lo stupore dei presenti.


Dalla sua posizione,Fiona aveva visto tutto,almeno fino al momento che il drappello a cavallo non le aveva impedito la vista;temendo di essere scoperta anche lei,decise di fuggire....
-Guardate!...la ragazza:sta scappando!- sentì qualcuno dare l'allarme,mentre con difficoltà rientrava nel corridoio.
Si fermò:avrebbero facilmente potuto bloccare l'uscita dall'altra parte.Aspettò che la confusione passasse:aveva riconosciuto Francois a cavallo,davanti agli altri.
Quando nel chiostro fu silenzio,quasi senza respirare Fiona si lasciò di nuovo scivolare fuori;si guardò intorno:il sole ormai era sorto,sarebbe stato difficile mimetizzarsi ancora a lungo.
Sentì un rumore indecifrabile,un fruscio che la insospettì;si volse:era ancora Francois,che la aspettava...Approfittò dell'attimo di distrazione dell'uomo,poi
prese a correre,correre nell'unica direzione libera possibile,verso il fiume;una corsa disperata.
Francois si accorse di lei con un attimo di ritardo:iniziò l'inseguimento.
Fiona a piedi era più lenta,ma riusciva a nascondersi meglio,intrufolandosi tra la vegetazione più bassa;l'uomo a cavallo però conosceva il territorio,anche se la perdeva di vista,riusciva a seguirne le tracce.
La donna non avrebbe potuto dire da quanto stava durando quell'inseguimento;sapeva che presto o tardi,se non avesse trovato un nascondiglio,una scappatoia qualsiasi,il cavaliere l'avrebbe raggiunta.Cercava di riflettere,di elaborare un piano:intanto la mole del vecchio mulino cominciò a profilarsi nella luce del mattino ancora densa di umidità e nebbia.
Fiona si ricordò che nei pressi del mulino aveva visto una barca;magari avrebbe potuto infilarsi lì e poi scivolare sull'altra sponda.
Sempre tentando di mimetizzarsi tra il fogliame,sapendo bene che l'abile segugio la tampinava come il gatto col topo,si allungò verso la riva,dove la ruota del mulino affondava vorticosamente.
La barca era ancora dove l'aveva vista;le si avvicinò,tentando di sciogliere i nodi.Quindi fece per saltarvi dentro,spingendola dall'altra parte.Ormai era quasi fatta:difficilmente Francois avrebbe potuto seguirla a cavallo:guadare era impossibile.
Ma improvvisamente la giornalista inorridì:nella barca,abbandonato esanime c'era il corpo di qualcuno,un piccolo corpo a stento visibile.Lo rivoltò piano:era Etienne...
-Aiutooo!...Dio,Etienne..-
Francois era fermo sulla riva,che la vedeva ormai sfuggita alla sua presa,quando lei cominciò a fargli segno di aiutarla;con le mani,con un remo arrugginito,riuscì ad avvicinarsi,mentre il cavaliere le gettava una cima;la afferrò,il cavallo di Francois tirò la barca sin quasi in secca.
L'uomo smontò,preoccupato,sorpreso;le si avvicinò.Fiona stringeva tra le braccia il monello,apparentemente privo di vita,pesto,sanguinante.
Lo stringeva a sè e piangeva,disperata.




Francois faticò a calmarla,tentando di capire quanto fosse grave lo stato del ragazzetto;finalmente lei allentò un po' quella stretta disperata:Etienne era stato colpito al viso e aveva perso i sensi.Ma doveva esserci stata una lotta furibonda tra lui e il suo aggressore,prima che il piccolo soccombesse.
-Venite,dobbiamo portarlo a Castelgarde...-le disse .Aveva gli occhi bassi,era anche lui profondamente turbato:chi aveva potuto fare questo al suo protetto?chiunque fosse stato,avrebbe pagato,pagato fino all'ultima goccia di sangue.
Il cavaliere aiutò Fiona a sistemarsi sul suo cavallo;quindi le passò il ragazzo,che lei tenne stretto tra le braccia;infine montò anche lui e tutti e tre partirono alla volta del castello.
-Non piangete più,adesso...vedrete che starà presto di nuovo bene...- tentò di rincuorarla,incoraggiando anche se stesso.
Fiona taceva,stringendo il suo piccolo amico.
-...e non abbiate paura,nessuno vi farà del male:mio padre ha riconosciuto il vostro...accompagnatore:ora sarete nostri ospiti!-
La donna sembrò capire queste parole in ritardo.Gli chiese:
-..ma,Nick?ho visto che i vostri uomini gli erano addosso...e voi?perchè mi avete inseguita?-
-Siete fuggita prima che potessi spiegarvelo...-
La luce del sole abbacinò a un tratto gli occhi della giovane,prontamente oscurata dalla mole del castello che si levava davanti a loro.
-Siamo quasi arrivati...ce l'abbiamo fatta!- le disse ancora il giovane cavaliere.
Ma la giornalista era sconfortata:chi avrebbe potuto fare niente per Etienne,in quell'epoca oscura,se il ragazzino avesse riportato una commozione cerebrale:non c'erano chirurghi,non c'era anestesia,non c'erano farmaci...Dio,pensare che avrebbe potuto morire,così... Rabbrividì:istintivamente Francois la strinse.
-Al castello abbiamo i migliori medici della contea...mio padre ha sempre protetto gli studiosi,gli scienziati:ha sempre voluto che la sua famiglia,i suoi soldati e tutti gli abitanti di Castelgarde e dei dintorni fossero curati da gente esperta...-
Fiona sorrise,poco convinta:sembrava che quell'uomo le leggesse nel pensiero.
Finalmente entrarono nella rocca;Francois le prese il ragazzo dalle braccia e lo portò,delicatamente ma in fretta all'interno dell'alloggio dei soldati,subito seguito da due uomini,che si incaricarono di avvertire il medico e accompagnarlo presso il capezzale di Etienne.
Rimasta sola, smontò da cavallo.Come sempre si sentì disorientata;non sapeva se poter seguire Francois all'interno degli alloggiamenti,se doveva aspettarlo.Era stanca,ma non riusciva a pensare ad altro che al piccolo amico ferito.
Un uomo le si avvicinò:
-Seguitemi,madamigella....la signora Isabella vi sta aspettando...-
Tentò una debole resistenza:avrebbe prima voluto sapere notizie di Etienne;ma l'uomo la precedette senza aspettare la sua replica e lei fu costretta a seguirlo.
Venne accompagnata nell'ala destra del castello,dov'erano le stanze dei proprietari;fu introdotta in una sorta di anticamera,dove l'attendeva la giovane dama che più volte aveva avuto modo di incrociare:
-Buon giorno,...sono Isabella,moglie di Chretien di Castelgarde:mio zio mi ha chiesto di prendermi cura di voi,non appena foste arrivata...- il tono inizialmente formale e solenne della dama si mutò ben presto in sollecitudine:- ma cosa vi è successo?mi sembrate sconvolta,disorientata...non abbiate paura...-
-Scusate,signora...ma sono disperatamente in ansia per qualcuno...un ragazzo...- le confidò Fiona.
-Un ragazzo?...ditemi!-
-Si chiama Etienne...l'ho conosciuto al convento:è stato selvaggiamente picchiato...-
Isabella socchiuse gli occhi e,istintivamente si carezzò il ventre;Fiona si morse le labbra;aveva dimenticato che la giovane dama era in attesa,non avrebbe voluto turbarla...
-Oh Dio...Etienne....E Francois lo sa?-chiese l'altra,preoccupata.
-Lo abbiamo portato qui,insieme...-le rispose la giornalista.
Isabella riprese la calma:
-Adesso pensate a mettervi a vostro agio:la mia dama vi accompagnerà nella vostra stanza,vi aiuterà a lavarvi e,dopo aver riposato,potrete rifocillarvi un po'...
Io vi farò avere al più presto notizie del piccolo Etienne...- quindi la licenziò
Fiona fece in tempo a vedere la dama chiamare in fretta lo stesso uomo che prima l'aveva accompagnata fin lì...


Didier aveva pagato la sua cauzione ed era uscito dall'ufficio dello sceriffo.Decise che avrebbe innazitutto bevuto qualcosa,per annegare l'angoscia che lo divorava da quando era sparita Fiona.Entrò in un bar e ordinò una bottiglia di cointreau;poi andò a sedersi a un tavolino con tre bicchierini e iniziò a versarne;quando i bicchierini furono pieni,li scolò,uno dopo l'altro,quasi con voluttà.Poi ricominciò;un secondo giro,un terzo,un quarto...
Aveva ormai perso il conto,quando una voce lo riscosse e una mano lo strattonò:
-Didier Arnault...allora eri tu,il francese!-
Didier aveva ormai il cervello completamente appannato:sollevò lo sguardo e intravide la sagoma di un uomo,dal fisico asciutto;si riflesse nei suoi occhiali specchiati:era ubriaco,ormai...
-Alzati,su...vieni con me!- gli disse l'uomo.
-Ma chi sseiii...-tentò di liberarsi lui.
-Jeffrey Huges...ti dice niente?- Quindi prima che il giornalista potesse rispondergli,se lo caricò quasi addosso e lo infilò nella sua jeep.


Qualcuno bussò piano alla porta di Fiona.La donna si era rinfrescata un po',aveva indossato della biancheria e degli abiti puliti,si era riposata.Quando aprì la porta la giovane dama che l'aveva accompagnata in precedenza quasi non la riconobbe:
-Signora...se volete seguirmi...-
La seguì,si ritrovò di nuovo nell'anticamera di Lady Isabella;qui c'era Francois che l'attendeva.Sentendola arrivare si voltò;anche lui rimase un attimo stupito,poi però le andò incontro:
-Etienne chiede di voi...- le disse prendendole le mani
Fiona non riusciva a capire perchè anche lui fosse così preso da quello che era successo al ragazzo.Ma lo seguì,negli alloggiamenti dei soldati.
Entrò in una grande stanza,poco illuminata nonostante alte finestre:era esposta a nord,un po' fredda.In un letto nel quale sembrava scomparire intravide Etienne;Francois ce l'aveva accompagnata tenendola per mano;ora lei si sciolse dalla sua stretta e corse al capezzale del ragazzino.
-Etienne...- lo guardò,con tenerezza.
Il ragazzetto aveva il viso scuro,per l'ecchimosi;la ferita sulla fronte,però,era suturata e pulita.Aprì gli occhi,la guardò:
-Chi sei?- le disse.
Fiona pensò che non la riconoscesse,perchè era in controluce;si sedette vicino a lui,gli carezzò il viso:
-Sono Fiona...sono il tuo amico Eric...-
Etienne tentò di sollevarsi leggermente sulle braccia,ma era ancora un po' debole.
-Fiona...madamigella Fiona....siete bellissima...-le disse,con un sorriso.
Fiona lo ricambiò.Lui le fece il gesto di avvicinarsi,per parlarle all'orecchio.
-Debbo chiedervi perdono,Fiona...voi mi avete salvato la vita,due volte...io..io vi ho tradita...- socchiuse gli occhi,una lacrima scivolò sul visetto sfigurato dai lividi.
Fiona si ritrasse un attimo,poi guardò Francois che aspettava,alle sue spalle.Capì che tra i due doveva esserci un rapporto precedente la loro recente amicizia.
-Monsieur Francois è il tuo...protettore?- gli domandò,per maggiore sicurezza.
-Si...-
Fiona annuì:
-Capisco....ti vuole molto bene...:ma perchè non gli dici di Gustave?-
Gli occhi di Etienne si riempirono di rabbia e terrore:
-No...non dirgli niente,hai capito!- le gridò,aggressivo -Guai!guai a te!!!-
La donna arretrò,spaventata.Intervenne Francois:
-Che succede,Etienne?...calmati...- Prese il posto di Fiona accanto al ragazzo,gli tenne la mano,gli inumidì la fronte con un panno bagnato.
-Giuralo..giuralo che non parlerai...-
-Si,si te lo giuro...te lo giuro,ma calmati,ti prego...-
Etienne diede un lungo respiro,lo sguardo da torvo si fece supplichevole,poi grato.Finalmente le sorrise,calmandosi.
-Riposa adesso ragazzo...- gli disse Francois,rimboccandogli la coperta.
Insieme uscirono dalla camerata.Fiona era incerta su quello che provava:era contenta per Etienne,che stava meglio,ma non riusciva a capire quell'ostinazione a non denunciare Gustave...
Si era fermata sugli spalti,con lo sguardo perso in lontananza,l'espressione pensierosa,un po' imbronciata.Sentì la presenza del giovane cavaliere affianco a lei.
-Una cosa giusta l'ha detta,quel piccolo matto...-
Lo guardò;lui la stava fissando con un sorriso dolce sulle labbra:
-Siete bellissima,Fiona....-
Le venne naturale abbassare il viso,con modestia.Lui glielo sollevò con una mano:
-Bellissima e generosa....Oggi avete salvato la vita a qualcuno che mi è molto caro...non lo dimenticherò.-
Le teneva ancora il viso sollevato verso il suo,quindi quasi senza pensarci,si chinò e le baciò delicatamente le labbra.



Fiona,contro ogni personale aspettativa,gradì quel contatto e ci si stava quasi abbandonando;l'uomo invece sembrò quasi respingerla,allontanarla da sè.
-C'è qualcuno che vi aspetta sugli spalti...- le disse,indicandoglielo con lo sguardo.
La giovane donna si volse:era Nicholas.
-Andate...- le disse ancora lui,incoraggiandola con la mano sul braccio.
Fiona andò,a poco a poco affrettandosi;arrivata davanti a Nick lo abbracciò,con calore.
-Fiona...che è successo? Etienne...?- le domandò l'amico,preoccupato.
-Adesso sta meglio...ma dimmi di te...hai parlato con Andrè Marek?-
-Si...

Dopo esersi abbracciati,Marek e Nicholas si erano allontanati insieme,verso la badia,verso quel punto in cui la loro incredibile avventura aveva avuto inizio.
-Ti ricordi,Nick...qui è dove abbiamo trovato gli occhiali del professore...Come sta...e Cate,Chris....?-
-Stanno bene...Cate e Chris si sono sposati...aspettano un bambino...-
Marek annuì lentamente col capo.
-Che cosa ti è successo Nick....perchè sei qui,adesso?- gli domandò poi,preoccupato.
-Andrè...io non sono un bravo bugiardo...avevamo deciso di raccontare la vicenda a modo nostro,mentre l' I.T.C.smantellava ogni cosa,cancellava le tracce dell'avventura...ma,io non potevo dimenticare...Alla fine ho confidato tutto ad una amica,una giornalista....Fiona MacKenzie...- Nick si guardò intorno,smarrito-
Dovrebbe essere qui intorno anche lei...?-
Marek lo tranquillizzò:
-Ci sta pensando mio figlio...ma tu,confidarti con una giornalista?...-
-Lei è diversa...è una donna coraggiosa...le debbo anche la vita,Marek:Doniger e co stavano tentando di...togliermi di mezzo...-
Marek ebbe uno sguardo di sdegno.
-Siamo tornati nel Nevada e ...abbiamo rimesso in funzione la macchina...ma:qualcosa è andato storto...-
-Storto?-
-Noi volevamo tornare al 1354....al giorno dell'assedio...o quasi...Invece siamo arrivati qui...e quel che è peggio...Non possiamo tornare indietro!-
Andrè lo guardò,aggrottando la fronte,per cercare di capire:
-Devono aver spento la macchina,Marek...il marker si è scaricato e...-
Nick abbassò la testa sconfortato;poi la risollevò,guardando quasi con tenerezza i capelli bianchi del suo ex professore:
-Ma tu?...che ti è successo?...-
Andrè ebbe una espressione sognante nello sguardo:
-Ho scelto la mia vita...ed è stata una vita appagante,Nick...generosa:ho avuto tutto quello che volevo....-
Poi però lo sguardo si annebbiò,un'onda di malinconia struggente lo velò:
-Almeno fino a quando...non ho perso la ragione stessa della mia vita,della mia scelta...-
Nick avrebbe voluto abbracciarlo,fargli sentire la sua solidarietà;ma dicendo quelle parole,Andrè si richiuse nel suo roccioso dolore.
-Vieni...sarai mio ospite,Nick...- Con un gesto,chiamò uno degli armati e gli affidò il giovane tedesco.Poi con l'aiuto di un altro uomo,montò sul suo cavallo e li precedette al castello.


-Sono contenta che vi siate ritrovati...Nick,ma...noi abbiamo bisogno dell'aiuto di Marek per tornare a casa!- gli disse Fiona.
Nick scosse la testa.
-Fiona...ma non hai capito che non possiamo tornare?che non c'è alcuna possibilità...?-
La donna si alterò:
-No!non l'ho capito e non voglio capirlo...Io non intendo rimanere qui,tra questi barbari!vuoi mettertelo in testa,si o no?-
Alle spalle di Nick,come uno spettro,si profilò in quel momento la figura di Francois:Fiona sussultò,mordendosi le labbra:aveva sentito?
Lo sguardo dell'uomo rimase indecifrabile.
-Seguitemi...Mio padre vuole parlare con entrambi...-
Furono nuovamente introdotti nella sala della tenda.Marek però li aspettava in piedi,davanti al camino.
Squadrò Fiona con occhi acuti.Pensò che era una donna bella e scaltra:per un attimo scambiò uno sguardo con suo figlio,ma poi si frenò.
Parlò a Nick:
-Ascolta Nick...tutto quello che posso fare per voi è ospitarvi qui:vi mostreremo il castello,vi daremo la libertà di muovervi...che non avete avuto finora...A poco a poco imparerete,vi ambienterete...-
-Grazie,Andrè...-
-Professor Marek!- interloquì Fiona-
Lui le si rivolse con occhi furenti:
-Non voglio parlare con voi...Non rivolgetevi più a me con quel tono,chiaro!- le disse,a meza voce,ma con una espressione imperativa.
Fiona moderò la voce:
-Signor Marek...io credo che,col vostro aiuto...noi potremmo tentare di tornare a casa...-
Il tono si era fatto supplichevole,ma Marek le aveva voltato le spalle e si era allontanato,dietro la tenda.Da lì,poi aveva chiamato:
-Francois!...accompagna la nostra ospite fuori...e lasciami solo con monsieur Stern.-
Francois le rivolse uno sguardo ironico,irridente.Fiona capì che prima aveva sentito tutto...
-Volete precedermi?-







- Siete così ansiosa di tornare a casa,madamigella Fiona?- le domandò,affiancandola sul camminamento sopra gli spalti. -Si direbbe che Castelgarde non è di vostro gusto...-
-Non è...non è come pensate- gli rispose lei,tentando di rendersi convincente.
Ma lui la guardò,con l'espressione ferita di chi è stato colpito un po' alle spalle:
-No?...perchè mentite?-
Si erano fermati a guardare la campagna dall'alto:una natura lussureggiante,incontaminata;un'aria tersa;un silenzio attraversato solo dai voli degli uccelli e dai loro richiami e poi,laggiù,dalle voci della piccola comunità intenta ai lavori quotidiani.
Quel mondo era di una bellezza inarrivabile,struggente:ma Fiona non gli apparteneva...Sospirò,con profonda tristezza.Allora l'atteggiamento di Francois cambiò:
-Perchè non me ne parlate...?- le chiese,con tenera sollecitudine.
Lei lo guardò,quasi senza capire:non si aspettava quell'attenzione improvvisa.
-Parlarvi?...- gli domandò.
-Raccontatemi di questa terra da cui venite...che vi manca così tanto...-
Fiona riflettè un attimo,in silenzio.
-E' difficile,parlarne...-
-Non volete?- domandò di nuovo lui.
Fu lei allora a domandargli:
-Avete mai pensato di andare via di qui,di viaggiare?-
Questa domanda lo colpì un po' alla sprovvista.Ci aveva pensato,come se ci aveva pensato...fin da bambino,fin da quando suo padre gli aveva schiuso le porte della Biblioteca...


-Francois?...siete ancora qui?- padre Alessio lo aveva scoperto,immerso nei libri. -Vostra madre vi sta cercando d'appertutto:è tornato Monsieur Marek,vostro padre!-
Lui aveva abbassato di scatto il grosso libro che teneva aperto davanti a sè,su un tavolo.
-Mio padre...è qui?-
-Si....ma non avete sentito la fanfara che ne annunciava il ritorno?- il giovane abate era stupito;per curiosità si avvicinò,a vedere meglio che libro leggesse.
-Le storie di Erodoto?...ancora...?Non ve ne stancate mai?-
Lui aveva confessato con entusiasmo:
-Non mi stanco mai di leggere di paesi lontani,irraggiungibili,di civiltà perdute....le ho tutte qui,davanti agli occhi,padre!-
Padre Alessio scuoteva il capo.
-Appena sarò abbastanza grande,partirò...andrò lontano,viaggerò!!!-
-Ne siete sicuro?...-
-Certo...che starei a fare qui?Mio fratello si prenderà cura di Castelgarde...-
-E i vostri genitori?....-
-Mio padre mi ha sempre insegnato che dobbiamo saper seguire le nostre inclinazioni,fare le nostre scelte....io ho scelto,padre!-
Sulla soglia,in quel momento era apparso Andrè:
-Padre!...- Francois corse ad abbracciarlo con calore ed entusiasmo.Non potè leggere nello sguardo del genitore un filo di smarrita preoccupazione...non potè neppure immaginarla...



Perchè parlarne con quella donna?perchè aprire una breccia nella sua corazza e farne venire fuori un po' di sè? Francois non fece in tempo a domandarselo;istintivamente le rispose:
-E' sempre stata una mia aspirazione....andare lontano,conoscere,incontrare...Non immaginavo altro da bambino:ho letto tutti i libri che parlano di viaggi:da Erodoto a Omero,da Marco Polo a...-
Fiona lo interruppe:
-Letto?..-
Lui si fermò:
-Certo!...nell'abbazia c'è una biblioteca di oltre dodicimila volumi....- disse,con un certo orgoglio.
-Davvero?...e...e potrei visitarla?- gli chiese Fiona,con gli occhi che le brillavano.
Francois non se lo fece ripetere due volte.
-Vi ci accompagnerò io stesso...-





COMMENTI





La porta di noce intarsiata finemente era appena accostata;Fiona ammirò le immagini di quattro donne,pensose;Francois le spiegò che nelle intenzioni dell'artigiano rappresentavano le quattro virtù teologali:
-Prudenza,Saggezza,Fortezza e Temperanza...- ripetè la donna,ricordando meccanicamente qualcosa che aveva imparato tanto tempo prima.(o dopo?)
- Ma brava!- le disse lui,ma era difficile capire se fosse un complimento sincero o una bonaria presa in giro.
Entrarono,in silenzio.Seduto a uno scrittoio,intento al suo lavoro di cronista,padre Alessio stava vergando nuovi capitoli del suo Chronicon;sembrò non averli sentiti arrivare...
Francois tossì.
-Entrate pure,Francois:state mostrando la nostra biblioteca alla vostra nuova ospite?- disse l'abate,senza sollevare gli occhi dal suo lavoro.
I due si guardarono negli occhi:la donna stupita,il giovane divertito.
-Ma come...?- gli chiese Fiona sottovoce.
-Padre Alessio non è un uomo come gli altri...-le rispose lui,a bassa voce.
L'abate finì di scrivere una parola,depose la lunga penna d'oca,facendo attenzione a non sporcare niente.Quindi si alzò e mosse qualche passo verso di loro.
In quel momento si avvertirono le ruote di una carrozza percorrere l'acciottolato rumorosamente.
Francois sembrò subito attento a quel rumore e,bruscamente,si congedò da Fiona,affidandola all'uomo di chiesa.Questi la fissò,con una dolce aria di indulgenza:
-Mi sembra di conoscervi già,madamigella....o sbaglio?-
-No,padre...non sbagliate...- e abbassò lo sguardo,sperando di non dover dire di più.Aggiunse solo: -A volte le circostanze ci portano ad adottare comportamenti poco chiari,padre...-
L'uomo annuì lentamente col capo.
-Il mio nome è Fiona Mackenzie...vengo da molto lontano..più lontano della Germania...-ammise ancora.
-Siete la benvenuta,Fiona...questa biblioteca è a vostra disposizione,se amate i libri...-
La giovane si guardò intorno:ce n'erano tantissimi...
-Non saprei da dove cominciare...- disse,aprendo le braccia in un gesto di resa. -Voi cosa state scrivendo?-
-Un Chronicon di Castelgarde...ma,di tutti i libri che sono qui,di certo è quello meno interssante e...peggio scritto!-rispose l'abate,con modestia.
-Potrei cominciare da quello?-fece Fiona,per tutta risposta.
L'uomo sorrise,e le indicò col gesto di accomodarsi pure al leggio.Quindi si allontanò
La giornalista sollevò il pesante tomo,lo collocò sul leggio e cominciò a sfogliarlo...



-Chi c'era in quella carrozza?-
-Monsieur,vostra cugina....Madame Isabella...-si affrettò a rispondere l'uomo di guardia.
-Usciva da sola,senza una scorta adeguata?...che succede:siete impazziti?- Francois era furibondo.
Gli uomini rimasero senza parole,senza scusanti.Anche perchè non ebbero il tempo di chiarire che Madame aveva ordinato loro il passo senza dare spiegazioni:montato a cavallo Francois si era precipitato dietro la carrozza;a un suo cenno altri quattro uomini lo avevano seguito.
Isabella stava già pensando che forse quella che stava commettendo era una imprudenza;ma l'atmosfera del castello la riempiva di malinconia,ora più che mai,ora che aveva bisogno di conforto...Le mancava Chretien,con la sua allegra spavalderia,con la sua simpatica superficialità;lui riusciva a rallegrarla sempre,con un sorriso che la trascinava.Probabilmente Isabeau non ne era innamorata,nel senso passionale del termini;ma in lui aveva sempre visto il suo destino che si compiva:un punto fermo,solare,intorno al quale ruotare serenamente.
Questi mesi passati da sola,con la gravidanza che avanzava,in quell'atmosfera di gelo,reticenza,dolore che regnava tra Andrè,Francois e Arnault l'avevano un po' sfiancata;Monique era stata una ventata di freschezza,ma era andata via anche lei...
Isabella aveva deciso di uscire da quella sorta di prigione,andare fuori.
Il movimento della carrozza la disturbò quasi subito.Avrebbe voluto chiedere di fermare,ma le mancarono le forze.
Per fortuna dopo un po' le parve di sentir sopraggiungere degli uomini a cavallo,che fermarono il mezzo.
Francois aprì la portiera e trovò sua cugina riversa sul sedile.
-Isabeau!-esclamò,spaventato. Le si avvicinò:la donna stava già riprendendosi.
-FRancois...aiutami a scendere...ho avuto un capogiro...-
-Vieni...-le disse lui,sollecito.-Camminiamo un po'...appoggiati a me...-
Camminarono nel bosco in silenzio;a poco a poco Isabella cominciò a sentirsi meglio,il colorito le tornò sulle guance.Francois cambiò espressione;ora si andava rasserenando.
-Cosa vi è saltato in mente cugina...?- la rimproverò poi.
Lei sorrise,con dolcezza,poi gli domandò:
-Non lo direte a mio padre,vero?-
Si guardarono negli occhi:quante volte da ragazzi questa formula si era ripetuta tra di loro...Isabella sapeva che i suoi cugini erano molto più liberi di lei,nell'educazione;e quando si univa ai loro giochi,e quando prendeva qualche iniziativa 'trasgressiva',la prima cosa che faceva era assicurarsi che nessuno lo avrebbe detto a suo padre.
-Isabeau?Ancora paura di papà Arnault?...tu sei la signora di Castelgarde,ora!- le rispose lui,incoraggiandola.
Isabella,per tutta risposta,cominciò a piangere,cercando il conforto della sua spalla.Francois non seppe allontanarla;la accolse tra le braccia,confortandola:
-Chretien tornerà presto,Isabeau...certo prima della nascita del suo erede,non devi avere paura:ti starà vicino!...lo sai come è fatto,è un po' fanfarone:ma ti ama,da quando lo conosco so che ti ama...-
-Oh,Francois....perchè me le dici solo ora,certe cose...perchè sei così ostile verso tutti noi?- gli chiese improvvisamente la cugina,sollevando il viso e guardandolo negli occhi.
-Ostile?...no,non è vero...- lui arretrò un po',scuotendo il capo.
-Che cosa ti tieni chiuso nel cuore da dieci anni,che cosa?- insistè Isabella.
Francois sembrò voler rispondere,fermo con le mani aperte in un gesto di difesa.Poi abbassò le mani,scosse ancora la testa.
-Non c'è nessun segreto,Isabella...io sto semplicemente al mio posto;mi vedete ostile?mi dispiace...ma non è come pensate! Ora,se vi sentite meglio,credo sia giusto che rientriate...lentamente...-
Isabella capì dal tono formale che la conversazione era chiusa.
-Se permettete,cugino,vorrei far tornare Monique al castello...-gli disse,con altrettanta freddezza.
Lui rise,con una certa cattiveria nello sguardo:
-Perchè chiedete il permesso a me?...-rispose,fingendo di non capire.
-Non vi chiedo il permesso,vi sollecito a lasciarla vivere tranquilla,quando tornerà...!-
Uno strano ghigno di sfida apparve sul volto dell'uomo:
-Non desidero altro,mia signora...- le disse.Poi la aiutò a montare in carrozza di nuovo,le sistemò dei guanciali dietro la schiena e ordinò al cocchiere di procedere a passo d'uomo fino a Castelgarde.


Era calata l'oscurità.Fiona,dimentica di tutto,anche della fame,stava divorando il famoso Chronicon di Castelgarde.Ora però la luce stava scomparendo e la donna si vide costretta a smettere.Peccato!
Era la storia della rocca dai giorni dell'assedio inglese;un racconto incredibile che fin dalle prime pagine aveva come protagonista il vecchio Marek,così come era apparso sempre agli occhi del popolo che lo aveva 'adottato':un benefattore...
La giornalista finalmente aveva chiare tutte le vicissitudini successive:il matrimonio,la nascita dei figli,la destinazione di ciascuno di loro...
Aveva capito quale relazione esistesse tra Marek e Arnault,cognati e amici a un tempo.Avevano condiviso insieme più di una battaglia,con lealtà di fratelli.
Il buio aveva interrotto la sua lettura sul doloroso capitolo dedicato alla morte di Lady Claire.
Fiona cercò intorno se vi fossero candele,torce,qualcosa per leggere nell'oscurità;ma non trovò nulla.Decise di uscire dalla biblioteca e rientrare nel castello.
Intorno a lei aleggiava uno strano silenzio;sapeva di non essere sola,ma avvertiva una sensazione sgradevole,di non appartenenza,che le pesava molto.
Uscì volentieri dall'abazia.Quindi si diresse verso il castello,facendo a ritroso il cammino insegnatole da Francois.Si ritrovò nelle vicinanze degli alloggi militari;si domandò se avrebbe potuto salutare Etienne.Senza aspettare il permesso di nessuno,si introdusse nella camerata,raggiunse il giaciglio del suo giovane amico.
Etienne dormiva,ma nel sonno si agitava.Fiona gli si sedette vicino,gli prese la mano,cercò di rasserenarlo:
-Maledetto,maledetto!- gridò a un tratto,sollevandosi.Poi ricadde giù,sul guanciale: -Ti odio,Gustave....se non ti ho ucciso oggi...ti ucciderò domani...!-
-Calmati,calmati Etienne...-
-Guai a te,maledetto!- gridò ancora,finalmente svegliandosi,strappandosi al suo incubo.Rimase un attimo intontito,con gli occhi sbarrati,senza riconoscere nessuno,accanto a sè;poi riconobbe Fiona e le sorrise.
-Etienne...come ti senti?- gli chiese lei.
-Meglio...domani torno da padre Jacob...- e le strizzò l'occhio. -il cuoco qui è un vero impiastro...-
-Domani?...ma devi rimetterti per bene...non puoi?-
-Ma sto bene!..in fondo cosa ho avuto:una botta in testa e basta!-
-Già....e chi è stato non si può sapere,vero...?-
Etienne fece spallucce,come al solito:
-Chi?...nessuno,sono caduto come uno scemo,mentre cercavo di scappare alle manacce di Gustave...tutto qui!-
La donna ebbe un moto di impazienza:
-Continua a coprirlo...quell'animale:se scopro che ti fa ancora del male,lo denuncio!-
Etienne la guardò,senza capirla.
-E' per questo,che devo tornare in piedi...devo finire un certo lavoro...-rispose,sibillino.
-Etienne...ti prego...-
-Vai adesso,madamigella:lo sai che le fanciulle non sono ammesse qui dentro....scappa,che se ti trovano i soldati...!!!-fece una espressione maliziosa,che non stonò su quel faccino di zingaro,ma tirò solo uno schiaffetto affettuoso da parte della ragazza,che si affrettò comunque ad andare via prima del rientro dei legittimi occupanti.




Edited by arielcips - 2/1/2009, 12:35
 
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Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 16:59






...Ne voglio ancoraaaaa!!!
 
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view post Posted on 5/4/2008, 16:59
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Era il secondo bricco di caffè che Didier consumava,nell'ufficio personale di Jeffrey Huges,all'ITC.Cominciava lentamente a riacquistare lucidità:ma quello che si faceva luce nella sua mente non gli piaceva,non gli piaceva affatto.
Qualcuno davanti a lui si appoggiò alla scrivania:
-Dunque ci ritroviamo,scribacchino...cominci a ricordarti di me?-
-Diciamo che sei la seconda brutta notizia della giornata,capitano Huges...-
Lo aveva riconosciuto già da un po',in realtà:lui e Huges avevano avuto a che fare in Indocina...diciamo che la loro era stata una leale inimicizia...
-Preferirei parlare della prima...e non chiamarmi capitano...ormai sono solo una 'guardia giurata' in pensione...- Huges tentò la carta della simpatia.
-Già...prima eri un criminale di stato,adesso ti sei messo in privato,vedo!- ribattè per tutta risposta Didier.
Huges addentò nervosamente il sigaro.
-Soprassediamo,Didier...anche tu,quanto a legalità avresti molto da spiegare,non trovi?...Puoi raccontarmi esattamente cosa è successo?-
-Non ti ha riferito il tuo tirapiedi?-
-Si...ma vorrei anche la tua versione:perchè siete venuti qua,cosa cercavate,dove sono finiti i tuoi complici?-
-Piano,piano....tu cosa sai di questa storia dei viaggi nel tempo?-
-Tutto...ci ho rimesso un amico,in questa storia...-
Questa volta Didier fu meno cinico,concesse a Huges il beneficio della solidarietà.Gli confidò:
-Io credo di aver perso una persona a cui tengo parecchio,capitano...-
-La ragazza,dici?Stavate assieme?-
Il francese sorrise,tra sè:
-No purtroppo....non potrebbe accadere mai- sospirò,poi riprese -
...in ogni caso lei è una giornalista d'assalto...Ha sentito puzza di bruciato all'inaugurazione del sito archeologico,ha conquistato la fiducia del professorino tedesco...e insieme hanno fatto questa bella pensata!-
-Già,proprio bella...non sappiamo più niente...il marker sarà esaurito,ormai...e soprattutto non sappiamo dove andarli a cercare:Bill ha spento la macchina,azzerando il timer...-
-Ma...Dio...non c'è la registrazione di un segnale,l'ultimo?-
-Dobbiamo chiamare il capo,purtroppo:e non so se preferirà lasciare tutto come sta o cercare di recuperare i due scomparsi...-
Didier si alzò,guardò Huges con aria di sfida:
-E tu,capitano?tu cosa preferisci?-
Huges strinse ancora più nervosamente il sigaro,ma non rispose.


Fiona si risvegliò di buon ora:oramai cominciava ad adattarsi ai ritmi di vita di quel mondo,dettati dal ciclo del sole,delle stagioni,della terra.Si alzò dal letto,provò a lavarsi con l'acqua del canterano,nel catino di porcellana appoggiato al pensile di ferro battuto,che le ricordava tanto quello che aveva visto anni prima nel castello di Glamis...
Come avrebbe voluto farsi una bella doccia...almeno un bagno:le mancavano le comodità,gli agi della sua vita normale..
Una donna di camera bussò delicatamente alla sua porta,chiedendole se avesse bisogno di aiuto per vestirsi.Fiona rise:l'ultima volta che qualcuno l'aveva aiutata a vestirsi aveva sei anni...era stata sua madre!
-Grazie,provo a fare da sola...-disse -
Ma la donna lo aveva chiesto solo per formalità:entrò e,secondo routine,passò una dopo l'altra le vesti a Fiona;quindi le si avvicinò per spazzolarle i capelli.
-Gradite una acconciatura particolare,madamigella?-
Fiona era spazientita.Piuttosto brusca,cercò di licenziare la donna:
-Grazie,basta...faccio da me...basta ora!-
-Come volete- disse quella inchinandosi,poi prese il catino con l'acqua usata per lavarsi e si allontanò.
Fiona si scompigliò i capelli che le sapienti mani della domestica avevano raccolto ordinatamente.Si alzò,con uno scatto e uscì dalla sua stanza.
Ma la donna stava rientrando con un vassoio:la prima colazione...
Fiona non poteva resistere:c'era pane,uova,frutta e latte...
Mentre consumava quel cibo dal gusto stranamente inusuale,pensò all'ultima colazione consumata nel XXI secolo,sotto gli occhi di Didier...
-Didier,mon ami...riuscirai a trarmi in salvo?- si domandò.
Le balenò in quel momento un'idea.Si alzò in fretta e andò a cercare Nicholas.
Si imbattè invece in Francois,che stava venendo a invitarla:
-Vi piacerebbe visitare i dintorni,madamigella?...vi propongo una passeggiata a cavallo...-
Fiona era indecisa:la mattinata era splendida,tutto sembrava invitarla a godersi un momento di relax;ma aveva anche bisogno di parlare con Nicholas...
Come leggendole nel pensiero,il giovane cavaliere aggiunse:
-Il vostro compagno di viaggio si intrattiene ancora con mio padre...vi rivedrete alla cena di stasera...-
Quindi le offrì il braccio.La giovane accettò.
Francois le fece montare un magnifico cavallo bianco.Insieme attraversarono la porta di ingresso del castello,tra gli sguardi ammirati di chi li incontrava:Etienne improvvisamente tagliò loro la strada,scappando via come un gatto.
-Etienne! - lo chiamò lei,incurante di quella che avrebbe forse dovuto essere l'etichetta.Poi si volse al suo accompagnatore che la guardava tra il divertito e un pizzico di disappunto.Abbassò lo sguardo,poi gli chiese:
-E' appena guarito...dove va?non sarebbe stato meglio tenerlo sotto controllo?-
-Provateci voi,se ne siete capace...- le rispose lui.
Fiona fece un gesto di impazienza e senza pensarci spronò il suo cavallo,che iniziò a correre nell'aria rarefatta di quella splendida mattinata.
Francois la vide allontanarsi,la seguì con lo sguardo.
'Da dove arrivate,Fiona MacKenzie...perchè il vostro modo di fare mi sembra così distante e familiare a un tempo?Perchè passerei le ore ad osservarvi mentre vi muovete,parlate,agitate le mani?Perchè ho tanta voglia di ascoltarvi,di parlare con voi?'
Per interrompere questa sequela di interrogativi la cui risposta lo irritava,Francois spronò finalmente anche il suo,di cavallo,all'inseguimento della fuggitiva.
Fiona correva senza pensare,ubriacandosi dell'aria;una corsa che le stava restituendo energia,sicurezza;che la conciliava con la natura e il mondo.Finalmente si guardò intorno:era in una radura,la cui sponda degradava dolcemente verso l'orlo di un laghetto,una conca naturale che prima non aveva mai notato.Frenò il suo destriero,osservò un salice frondoso le cui foglie andavano a baciare un'acqua tersa,nella quale l'azzurro del cielo si rifrangeva,in un trionfo di colori inebriante.
Francois le fu a fianco.
-Questa è la radura di Saint Marcel...d'estate e anche nelle ore più calde dei pomeriggi d'aprile e maggio è bellissimo bagnarsi nelle acque del lago...-
-Immagino...-
-Non vi piacerebbe provare?- domandò lui,con una punta di malizia- O avete paura dell'acqua?-
-Anzi...adoro l'acqua!- disse lei.
-Allora non sapete nuotare?- insistè l'uomo,che,smontato da cavallo,le offriva il braccio per scendere.
Fiona non raccolse l'invito:
-So nuotare benissimo,monsieur Francois...Ho solo voglia di visitare la vostra contea..è già finita la passeggiata?-
Francois sorrise.Abbassò la testa:
-Faccio abbeverare i cavalli,madamigella....poi ripartiamo!Ma questa volta,siate così gentile da rimanere al mio fianco,senza scattare avanti:il bosco è pieno d'insidie...-


Etienne era scivolato nella cucina di padre Jacob silenziosamente.Il frate a quell'ora era impegnato nei riti;il ragazzo aprì un cassetto del tavolo di cucina,dove c'erano diversi utensili:vide quello che cercava,lo sottrasse all'insieme,lo infilò in una delle tasche raffazzonate dei suoi calzoncini.
Quindi si allontanò.
Il rumore degli zoccoli dei cavalli di Francois e Fiona lo aveva fermato,per un attimo.Li aveva guardati di sottecchi:erano belli,insieme erano così belli da farlo commuovere.
Finse di non sentire il richiamo di Fiona:doveva finire il suo lavoro,doveva riuscire...
Ma perchè gli tornavano in mente le parole della fanciulla:-Non voglio più sentirti dire certe cose!-
Dirle?lui aveva proprio intenzione di farle...
Ma forse,dopo,lei non lo avrebbe più stretto sul cuore,come aveva fatto;forse avrebbe perso il suo affetto.
Il monello smise di correre.Si sedette ai margini della strada:guardò il coltello dalla lama aguzza che aveva visto usare da padre Jacob per trinciare la selvaggina...
Ci si specchiò un attimo dentro:e vide un bambino...
Allora cominciò a piangere,a quel suo modo da gattino selvatico.E quando si fu calmato tirò su col naso,si asciugò il viso colla manica della camicia e riprese la via dell'abbazia:doveva tornare prima di padre Jacob,per rimettere tutto a posto.



Fiona e Francois erano giunti sul limitare di una foresta.Prima di addentrarvisi l'uomo la guardò.
-Tenetevi vicina...Avete paura?-
Fiona era attratta da quella vegetazione ancora intoccata,ma si ricordò l'avventura con gli arcieri inglesi del primo giorno:
-E' prudente,monsieur?...non incontreremo gli Inglesi?-
Lui le sorrise,incoraggiandola:
-Gli Inglesi sono dall'altro lato,verso il confine occidentale;questa zona è tutta sotto il nostro controllo...Venite!-
Entrarono quindi per un sentiero appena visibile.Lo percorsero lentamente,attenti a tutto quello che succedeva loro intorno:Fiona osservava la piccola vita animale di uccelli,scoiattoli,altri piccoli roditori,che ferveva,nonostante la loro presenza.
A un tratto si voltò indietro:le sembrò che il bosco si fosse chiuso alle loro spalle:difficilmente avrebbe saputo ritrovare la strada per tornare a Castelgarde.
Leggermente spaventata si volse al suo accompagnatore,ma questi era sereno.
-Mio padre ed io venivamo di tanto in tanto a cacciare in questa selva...sapete?a volte gli animali feroci si spingono alle soglie del paese ed è necessario stanarli,per proteggere gli armenti,per sostenere i contadini...Mio padre uccise un lupo,laggiù...guardate...- Le indicò con la mano un anfratto roccioso;per un attimo sembrò inseguire quel ricordo.
-Da quanto tempo non succede?-
-Che cosa?- domandò lui,come interrotto nel suo fantasticare.
-Che voi e vostro padre cacciate insieme...-
Francois sospirò:
-Molti anni...-
-Forse ora che è anziano non ne ha più la forza?- domandò la donna.
Lui la guardò,con una espressione offesa.
-Credete che mio padre non ne abbia più la forza?...semplicemente non vuole più...- e abbassò la testa.
Fiona sospirò.
-E' successo qualcosa che...vi ha allontanati?-
-Si...- ammise stranamente l'uomo.
-Non volete parlarmene?...- Fiona istintivamente desiderava saperne di più:non era solo curiosità;forse era la sua deformazione professionale;forse la strana attrazione che sentiva per quell'uomo.
Ma lui scosse la testa:
-A cosa servirebbe?...-
-Ha a che fare con la morte di vostra madre?- riprese,incautamente.
Francois sembrò fulminarla col bagliore smeraldino dei suoi occhi incredibili.Fiona restò impressionata da quell'istantaneo cambiamento,tacque.
-Vi ripeto che parlarne non servirebbe a niente...-disse lui,apparentemente di nuovo calmo.
In quella una sorta di bramito attraversò l'aria.La donna rabbrividì.Francois le fece segno di tacere e le indicò col dito la direzione in cui guardare:ritto sulle zampe posteriori un orso gigantesco tentava di afferrare un favo di miele,a qualche centinaio di passi da loro.Silenziosamente Francois slegò l'arco che teneva fissato sotto la sella e lo armò;quindi puntò verso l'animale.
In quel momento ai piedi della belva apparvero sgambettando due orsacchiotti.Fiona capì che era un'orsa,ne ebbe pietà;nell'attimo stesso in cui la freccia fatale stava per essere spiccata,trattenne il braccio di Francois,sussurrando:
-No,vi prego....-

-No,padre...fermatelo!-
Il giovane Francois aveva trattenuto suo fratello,strattonandolo,nell'atto di colpire una splendida cerva,durante una battuta di caccia.
-Francois!- aveva gridato Chretien- Sei il solito impiastro!-
-Diteglielo anche voi,padre....- aveva implorato Francois. -Voi ci avete insegnato che non dobbiamo colpire alla cieca...-
-Non dobbiamo colpire alla cieca,ma se vogliamo mangiare qualcosa...- aveva ribattuto il primogenito,tendando di recuperare la posizione di vantaggio sull'animale.Invano:la cerva era già sparita,inseguita dal suo cerbiatto.
Andrè era intervenuto a mettere pace:
-Che succede ragazzi?...-
-Francois ha fatto fuggire la mia preda,padre...ecco cosa succede! E ovviamente ora voi gli darete anche ragione...Ma nostra cugina Isabeau ha bisogno di mangiare carne fresca...il medico ha detto che altrimenti non si rimetterà...-Chretien era infuriato,offeso,ferito.
Andrè dovette convenire col suo primogenito;rimproverò quindi Francois:
-Chretien ha ragione,Francois...siamo qui per procurarci del cibo...non possiamo sottilizzare...-
Era stata un'annata particolarmente arida.Al sopraggiungere dell'inverno,il cibo scarseggiava per tutti.Isabeau,che stava attraversando il delicato momento del passaggio dalla pubertà all'adolescenza era sempre più pallida e fragile;Arnault era disperato,era arrivato persino a piangere sulla spalla della cara sorella Claire,lui che riusciva a essere sempre così compassato e padrone di sè.
-Sta sfiorendo,Claire...morirà come sua madre....-
-No,Arnault...non lo permetteremo,vedrai ...-
Tutti i giorni erano usciti,nonostante il gelo e le intemperie,alla ricerca di selvaggina.E Chretien aveva voluto a tutti i costi partecipare alla caccia;con lui,anche Francois.
Ora il ragazzo si mordeva le labbra,per aver fermato la mano del fratello;ma l'idea della cerva che moriva,lasciando orfano il cerbiatto lo aveva spinto istintivamente a quel gesto.
Senza ribattere al rimprovero del padre,spronò il cavallo e si mise sulle tracce dell'animale fuggito.
-Francois!...torna indietro...Per oggi ne abbiamo a sufficienza...- gli avevano inutilmente gridato alle spalle:suo zio Arnault era riuscito a prendere un cinghiale.
Lui entrò nel bosco,all'inseguimento della preda.Ora doveva stanarla;ora doveva dimostrare di saper anche essere spietato,quando fosse necessario.
Ritornò a Castelgarde col suo prezioso trofeo.Ne offrì le carni pregiate all'adorata cugina.Ma poi pianse,per tutta quella notte.


-Che succede,perchè mi trattenete?- domandò spazientito a Fiona.
-E' solo una madre coi suoi piccoli...lasciatela vivere,vi prego?- la mano della donna era ancora salda sul suo braccio.
-Una madre che non esiterebbe a sbranarvi,mia bella signora...- ribattè lui,liberandosi della sua presa e tornando a puntare l'arco contro la belva.
Fiona sussurrò:
-Non fatelo...se non è necessario...-
Lui era sul punto di scoccare la freccia.Ma lentamente abbassò l'arma,la ripose.Senza fiatare,condusse i loro cavalli leggermente a ritroso,fino a riprendere il sentiero iniziale.
-Ora però merito una ricompensa..non credete?- le domandò,tra il serio e il faceto.-Cosa sareste disposta a darmi?-
Aveva fermato i cavalli e le era pericolosamente vicino.Fiona era piuttosto imbarazzata:
-Mi pare che abbiate tutto quello che desiderate,monsieur Francois...non vedo proprio cosa potrei darvi io?- disse,fingendo di non aver capito nessuna probabile allusione.
Per tutta risposta lui la afferrò per un braccio e l' attirò vicino a sè.La donna pensò che se avesse voluto baciarla,non avrebbe saputo dirgli di no.Lui le sussurrò:
-Siete sicura di quello che dite,Fiona Makenzie?-
Lei schiuse le labbra;lui sorrise,con una espressione trionfante sul viso.Non la baciò.Allentò la stretta,anzi e riprese il cammino:
-Per esempio potreste parlarmi del luogo da cui provenite...parlarmene sinceramente,una buona volta...-
La donna ingoiò la propria delusione.Lo guardò,raccogliendo la sua sfida:
-Cosa vorreste sapere?...-
-E' così lontano e irraggiungibile,questo luogo?-
-Purtroppo si...-
-Credevo proveniste dalla Scozia,come mio padre...-
-Infatti...ma vostro padre vi ha mai parlato della sua terra?Ogni tanto forse ne avrà sentito la mancanza anche lui,no?-
Francois tornò serio:
-No, finchè al suo fianco c'è stata la donna che amava...Però qualche volta parlava di città lontane,piene di torri altissime;parlava di navi che attraversavano il cielo...diceva che la vera grande avventura dell'uomo è la CONOSCENZA...- Francois aveva gli occhi che gli brillavano di passione,ricordando queste parole del padre.Poi citò dei versi sconosciuti a Fiona: 'Fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza...'
-Conoscete questi versi?-
-Veramente no....- ammise lei.
-Sono di un poeta fiorentino,Dante Alighieri...è il discorso di Ulisse ai suoi compagni,per convincerli a valicare le colonne d'Ercole...-
Erano ormai giunti nelle vicinanze della rocca.La loro passeggiata volgeva al termine.
-Le colonne d'Ercole...il limite invalicabile...- disse Fiona,quasi tra sè.
Francois la guardò,interrogativo:
-Voi vi fermereste,davanti a un limite?-
Fiona scosse la testa:
-Non mi sono mai fermata...- confessò a bassa voce.
Erano intanto scesi da cavallo.Ora si trovavano l'uno di fronte all'altra.
-...E neanch'io!-le disse lui.
Quindi,prima che lei potesse fermarlo,l'aveva abbracciata con passione,le aveva riverso il capo leggermente all'indietro e si era preso il bacio di cui lei era in debito.



Quello che era nato come un gioco malizioso si rivelò subito molto più pericoloso del previsto.Fiona rispose a quel bacio con l'intensità appassionata del suo carattere,e Francois sentì che quel calore avrebbe saputo facilmente sciogliere il muro di ghiaccio di cui aveva forzatamente cinto la sua anima...per un attimo pensò che non gli importava:era troppo tempo che desiderava scappare dalla prigione che si era costruito da solo e quella sembrava una insperata via di fuga;anche Fiona ebbe paura di quello che le stava succedendo,ma per un attimo non le importò:l'abbraccio di Francois era un'ancora di calore in quel mondo estraneo nel quale era finita...
Poi entrambi si riscossero,staccandosi:si guardarono senza parlare,quasi a cercare l'uno negli occhi dell'altra le parole che avevano ricacciato nel fondo del loro cuore.Troppo tardi:le reciproche barriere si erano sollevate nuovamente.
-Se permettete- disse Fiona- adesso vorrei rientrare ...-
Lui si limitò a scostarsi,per farla passare;e la guardò allontanarsi verso gli spalti.La seguì con lo sguardo finchè non la vide incrociare il suo amico Nicholas:stava parlando con lui,animatamente.Francois abbassò gli occhi e si allontanò nella direzione opposta.

-Fiona?...dove sei stata?sembri un po' agitata!-
-Nick...finalmente ti vedo...Ho bisogno di chiederti una cosa...- rispose la donna,glissando sulle domande del compagno di viaggio.
-Dimmi...-
-Quando è cominciata questa vostra avventura...come ha fatto il professore a...comunicarvi che era qui,che era in pericolo???-
Nick riflettè un po':
-Perchè me lo chiedi?hai in mente qualcosa?-
-Si...se Didier ci sta cercando...noi dobbiamo aiutarlo a capire dove siamo...-
-E' diverso:noi stavamo facendo degli scavi...Cate entrò nella cripta della abbazia,e in quel luogo che doveva essere rimasto intatto da secoli,trovò gli occhiali e il messaggio del professore...Ma?-
Fiona si mordicchiò le labbra,pensando.
-Metti caso che ci vengano a cercare a Castelgarde...dove si sono fermati gli scavi?-
-No...escludi di poter procedere in quella direzione:è stato portato tutto alla superficie,ormai...-
-Anche la biblioteca?-
-Si...anche se...ora che ci penso...stavano inventariando i volumi....Ma...non sappiamo dove sono arrivati!potresti lasciare un messaggio lì,ma in quale volume? e chi ti dice che lo leggeranno?...-
-Debbo provare,Nick...è la nostra sola chance,a quanto pare....a meno che...-
-A meno che?-
-A meno che nel frattempo non convinci Andrè ad aiutarci....-
Nick scosse la testa:
-Fiona,sei testarda...come potrebbe?-
Fiona invece annuì ripetutamente:
-Se volesse,sono sicura che potrebbe almeno permetterci di ricaricare il marker...e potremmo mandare un segnale...-
Nick la guardò:
-Fiona...e se dovessimo rimanere qui,per sempre?...non vuoi proprio adattarti a questa idea?-
La donna abbasò lo sguardo,lo rivolse lontano,verso la foresta e poi più vicino,verso gli alloggi militari.Sospirò:quella era una pazzia...
-No,Nick...non mi ci adatterò...almeno finchè non sarò sicura di averle tentate tutte...-
In quella si avvertì un confuso risuonare di fiati e cembali.
-Che succede?-
-Arnault ha organizzato una cena per stasera...per noi...Una specie di festa!-
-Ah...-rispose la donna,senza entusiasmo- Io però adesso vado in biblioteca...-gli comunicò,ammiccando.
-Vengo con te?-
-No..meglio di no....a stasera!-
Così dicendo,Fiona tornò sui suoi passi,dirigendosi verso l'abbazia.Il suo sguardo incontrò una scena che aveva già visto e che ora la amareggiò:Francois celiava con una giovane dama,la stessa che Fiona aveva incontrato il primo giorno a Castelgarde...

Monique era rigidamente immobilizzata,spalle al muro,contro la parete esterna del castello.Davanti a lei,col braccio appoggiato poco al di sopra della sua spalla,Francois le parlava,sorridendo:
-Bene,madamigella....siete tornata presto?-
-Si monsieur..- rispose la fanciulla,tenendo gli occhi bassi- Vostra cugina,signora Isabella aveva bisogno di me...-
Incurante delle raccomandazioni di Isabeau,Francois sollevò il volto della ragazza con la mano,per guardarla negli occhi e vederla arrossire:
-Le siete mancata molto....siete mancata a tutti noi...-
Monique svicolò,sottraendosi a quel gioco crudele e si allontanò verso le stanze di Isabeau,riuscendo appena a dirgli,con una sfumatura di rimprovero:
-Vi prego,signore...-
Lui la seguì col sorriso sornione del gatto che gioca con la sua preda.Poi il suo sguardo si incupì.Che senso aveva far soffrire quella creatura...?
Si allontanò stizzito,con se stesso e col mondo.Raggiunse a piedi il cimitero,si fermò presso la tomba di sua madre.Come ogni volta le carezzò il viso di pietra,poi allungò una carezza anche al volto scolpito del guerriero che le era raffigurato al fianco:
-Oh madre...vi ho perso entrambi...e ho perso anche me stesso:a che è valso...a che vale?...-disse,trattenendo a stento la commozione.
Una voce lo richiamò:
-Mio signore!-
Si voltò:era Etienne,che gli sorrideva.
-Ehi...monello...Che fai?-
-Ho finito la lezione con padre Maurice...Oggi ho fatto un dettato senza errori...-
Anche Francois sorrise,gli carezzò affettuosamente la testa.
-Meriti un premio,allora....vieni con me...voglio vedere come te la cavi a maneggiare una spada!-




Jeffrey Huges aveva finalmente parlato con Doniger.L'uomo era furibondo per quello che era successo e inizialmente aveva pensato di infischiarsene e lasciare tutto come stava:avevano voluto giocare col fuoco,quei due...Bene:si erano scottati,peggio per loro!E che rimanessero nel 3oo o nel 400 o in qualunque luogo del tempo non gli importava proprio nulla...
Quando poi Huges gli ebbe fatto presente che c'erano due testimoni ,di cui uno era un giornalista,che avevano assistito all'incauto 'trapasso',dall'altra parte del filo ci fu prima il gelo,poi un grugnito simile a una bestemma.
-Gli unici che vi possono aiutare nelle ricerche sono gli altri membri della spedizione archeologica...Chiamate il professore..e Huges:tenetemi costantemente informato!-
-Allora?- domandò Didier al suo ex nemico.
-Dobbiamo chiamare il professore...forse lui può aiutarci a capire dove sono finiti...Ma io ho un'idea,comunque:torniamo in Francia!-
I due uomini si guardarono negli occhi:erano d'accordo!




Fiona entrò nella biblioteca.Era vuota:a quell'ora i frati erano in refettorio,forse;o impegnati nei riti del mezzogiorno...
La donna si guardò intorno:20 000 volumi...da dove avrebbe potuto cominciare?Era una impresa titanica...e forse inutile...
-Non devo abbattermi....devo riflettere!- si disse .
Immaginò di essere Didier;immaginò come il giornalista di entrare nella biblioteca e guardarsi intorno.Cosa avrebbe cercato,per orientarsi?...
Sul leggio era ancora aperto il Chronicon di padre Alessio...Certo! Didier sarebbe andato a documentarsi su Castelgarde...e avrebbe aperto il libro...ma?
Forse si sarebbe fermato al 1357?...
Freneticamente sfogliò il volume,per capire fino a che data padre Alessio fosse arrivato...
Era fermo all'anno di grazia 1391:notre dame Isabella di Castelgarde annuncia,dopo lunghi anni di attesa,la prossima nascita del futuro signore di Castelgarde...
Probabilmente in occasione della nascita del bambino di Isabella,padre Alessio avrebbe scritto ancora...Ma intanto Fiona non poteva aspettare:tornò all'anno 1357 e inserì a fianco del testo una piccola glossa...Aiuto:1392....
...era un tentativo,pensò.Poi richiuse il volume,appoggiandocisi sopra.Stava per abbandonarsi di nuovo alla depressione,quando una pioggia di sassetti colpì improvvisamente la vetrata.Fiona si alzò,andò ad affacciarsi:era Etienne.Lei lo salutò con la mano e gli fece segno che lo avrebbe raggiunto.
-Ciao Etienne...come sapevi che ero in biblioteca?-
-Ti ho visto,quando sei salita:ma ti piace così tanto,leggere?-
-A te no?...-
Domanda superflua.Etienne ammiccò,facendole l'occhiolino:
-Diciamo che sono un po' lento...- poi soggiunse: -Stasera c'è una festa,al castello...-
-Ah..si....- disse lei,senza entusiasmo.
-Non dirmi che non ti piace ballare?speravo proprio di vedere te e monsieur Francois...-il ragazzo non fece in tempo a finire.
-Perchè proprio Monsieur Francois?- gli domandò lei,un po' risentita.
Lui abbassò lo sguardo,per nascondere una risatina:
-Insieme siete bellissimi:vi ho visto anche stamattina...-
-Ah si...stamattina:ti ho chiamato...dove correvi?-
Questa volta fu il ragazzo a mangiarsi le labbra:non seppe rispondere.
-La verità è che,secondo me,tu non sai ballare,madamigella!!!- se la cavò tornando all'argomento di prima,e prendendola in giro.
-Bè...forse hai ragione...- ammise lei- non credo di conoscere i vostri balli...-
-I nostri?....dì,vorresti imparare?- le chiese lui.
-Ma poi....-scherzò la donna- come potrei fare senza il mio cavaliere...? verrai anche tu,al ballo?-
Etienne scosse la testa:
-Ma non sai proprio niente,madamigella....io non posso partecipare...però vi vedrò,dal mio nascondiglio!...adesso vieni:ti insegno la bassadanza....-


Fiona rientrò nella sua stanza.Sul letto era stato adagiato un magnifico abito.Di lì a poco entrò la sua cameriera,chiedendole se volesse essere aiutata a prepararsi.
-Questo vestito?- le domandò Fiona.
-E' un omaggio di sua signoria,...- rispose la donna,aiutandola a spogliarsi.Aveva preparato una sorta di tinozza,nella quale Fiona avrebbe dovuto lavarsi.
-Di madama Isabella?- chiese,ancora.
-Certo...prego,accomodatevi e ditemi se l'acqua è abbastanza calda...-
La giornalista si sentiva poco a suo agio in quelle vesti di signora;era abituata a badare da sola a sè stessa...Ma entrata nella vasca,l'acqua piacevolmente calda la rinfrancò:si lasciò andare,permettendo all'inserviente di lavarla con delicatezza.
Uscita dall'acqua,la cameriera la avvolse in un asciugamano di lino,morbidissimo e leggermente tiepido.Poi la aiutò a indossare la biancheria fresca,infine l'abito che Isabella aveva saputo sceglierle con un gusto particolare:era di pesante velluto rosso,con l'attaccatura molto alta,sotto il seno,segnata da un rifinitura di raso scuro,impreziosito da fili dorati.
-Permettete che vi aggiusti i capelli,signora?- le chiese timidamente la cameriera.
Fiona si era guardata allo specchio,un alto specchio incassato nel muro.L'abito portava una generosa scollatura,che la rendeva seducente;ma lei faticava quasi a riconoscersi.Accettò che la cameriera le aggarbasse la pettinatura.La donna si limitò a spazzolarle i capelli,dividerli al centro e passare un laccio di raso intorno alla fronte,che richiamava il raso dell'abito.
-Siete splendida,mia signora...- non potè fare a meno di dirle la giovane.
Lei si sentì un po' emozionata,non seppe che rispondere'grazie'...
-Non credete che...la scollatura sia eccessiva?...forse potremmo...?-
La cameriera sorrise,incredula.Pensò che Fiona stesse scherzando:le si inchinò e uscì silenziosamente,congedandosi.



Andrè Marek era nella sua stanza,la fronte appoggiata al vetro dell'alta finestra.Sentiva la musica aleggiare nel castello e ricordava:lui e Francois rientravano insieme da una delle tante escursioni:si festeggiava un compleanno,forse quello dei gemelli...Entrati nel salone,ai suoi occhi apparvero Chretien e Isabeau,che danzavano insieme,sotto gli occhi amorevoli di Claire.Lei poi si volse,ma il suo sguardo che avrebbe voluto essere di severo rimprovero cedette ad un sorriso indulgente:
-Non siete ancora pronti?...-
Padre e figlio si erano guardati,come due sprovveduti,impotenti.Poi erano corsi a cambiarsi entrambi.E di nuovo avevano fatto il loro ingresso nel salone,insieme,nello stupore ammirato di tutti i presenti:sembravano fratelli...e la somiglianza tra di loro era impressionante.
Per farsi perdonare,Andrè si era avvicinato a Claire.Era bellissima,col suo abito di velluto rosso,i capelli fissati da un laccio di raso.Presala per mano,aveva aperto con lei la bassadanza...
Danzare e guardarsi negli occhi,guardarsi negli occhi e dirsi il proprio amore....quello era il ritmo della danza,per loro...
Il vecchio guerriero si staccò dal vetro,si volse verso l'interno della stanza,fece qualche passo verso la porta,la aprì.
Nel corridoio si disegnò la figura di una donna,che incedeva insicura,con un elegante abito di velluto rosso e i capelli legati da un laccio di raso.
Andrè ebbe un sussulto,si appoggiò alla porta;gli occhi gli brillarono,le sorrise.Poi riconobbe Fiona .La donna ricambiò quel primo,inatteso sorriso dell'ex professore,destinato a sparire presto.
-Scusate...non riesco ad orientarmi...come posso raggiungere il salone?- gli chiese,timidamente.
-Se permettete,vi ci accompagnerò io...- le rispose,inaspettatamente,offrendole il braccio.
-Grazie,monsieur....- disse lei,altrettanto stupita,appoggiando la sua mano sul destro dell'uomo.




Attraversando insieme a quell'uomo enigmatico il lungo corridoio che conduceva al salone,Fiona sollevò più volte lo sguardo a osservarlo,senza avere il coraggio di rivolgergli la parola.Una soggezione nuova,che non aveva mai avvertito,considerando anche il lavoro che faceva;una soggezione che forse nasceva dal timore che quell'insperata disponibilità potesse troncarsi da un momento all'altro.
Erano giunti in prossimità di un alto portale di legno,oltre il quale doveva esserci la festa.Marek si fermò,si sciolse dal braccio della giovane donna e le indicò col gesto la soglia:
-Prego...-
-Ma ...voi non entrate?-
Lui sorrise,mestamente.
-No...-
Fiona istintivamente arretrò.
-Non abbiate paura di entrare...siete bellissima,siatene certa....- la incoraggiò lui,intenerito nel vederla improvvisamente insicura,quasi intimidita.
Lei abbassò la testa,confusa:non era abituata ai complimenti,non era abituata a nulla di tutto quello che la circondava.
-Nicholas è dentro,che vi aspetta...Tutti vi staranno aspettando:andate!-
Fiona era ancora titubante.
-Monsieur Marek....-
Ma l'uomo era già rientrato nell'ombra dell'oscuro corridoio.
Fiona sospinse piano il battente del portale,respirò,ed entrò nella sala.
C'era un ampia tavolata,lungo la quale sedevano gli invitati:Fiona riconobbe il padrone di casa,Isabella,la sua damigella Monique...Davanti alla tavola un gruppo di ballerini saltimbanchi si esibiva,intrattenendo i convitati con danze e giochi di abilità.
Al suo incedere nella sala,le si avvicinò Nicholas,sorridendo a modo suo:
-Fiona?sei splendida...- le disse,guardandola ammirato.
Lei gli sorrise,quindi prese posto accanto a lui,a tavola.


Francois era steso su una branda dell'alloggio dei militari.Aveva gli occhi socchiusi,ma non dormiva.La musica della festa arrivava fino a lui,irritandolo.
Non amava più quel genere di intrattenimenti,sapeva che partecipandovi non faceva che recitare la solita parte impostagli:non c'era gioia nelle danze,non c'era condivisione nei brindisi. Suo padre per primo non vi partecipava mai,a meno che non vi fosse costretto dall'ufficialità dell'avvenimento festeggiato.Allora sedeva,come pietrificato al suo posto,per allontanarsene appena le convenzioni lo permettevano. A lui questa libertà non era concessa.Una volta entrato,poteva anche ubriacarsi,dare in escandescenza,molestare i presenti:ma doveva andare via solo dopo l'uscita di suo zio e,quando c'era,di suo fratello.
Sospirò,sorridendo con cinismo.
La musica continuava,indifferente alla sua rabbia.
Socchiuse gli occhi e ricordò anche lui,gli anni in cui tutto era diverso.Gli anni in cui sua madre,bella e dolce come non mai accoglieva lui e suo padre con un sorriso indulgente,quando si presentavano in ritardo,sporchi e trasandati alle feste;sua madre danzava con leggerezza insieme al marito,e Francois seguiva incantato i loro sguardi amorosi,immaginando che un giorno avrebbe avuto una donna che lo guardasse allo stesso modo...
-Padre,quando avete capito di esservi innamorato...?- domandò un giorno ad Andrè,mentre leggeva la storia impossibile di Ginevra e Lancillotto.
Andrè aveva sorriso:immaginava che suo figlio cominciasse a provare i primi turbamenti,ormai.
-...voglio dire,quando avete capito che quello sarebbe stato l'amore di tutta la vostra vita?-
-...quando per lei ho avuto la forza di scegliere...scegliere la mia vita...-
-Scegliere?...padre...-Francois non sapeva se continuare - Credete che anche a me,sarà dato di scegliere...?- aveva un tono umile,di chi conosce i propri limiti.
Andrè era rimasto ferito da quella domanda:
-Certo,figlio mio....perchè no?-
-Lo sapete bene,padre:io sono il terzogenito....- e abbassò la testa,un po' contrito.
Andrè lo aveva abbracciato,con una irruenza generosa che gli aveva riscaldato il cuore:
-Chi ti ha messo in testa queste idee,Francois?Cosa vuol dire che sei il terzogenito? I miei figli sono tutti uguali...tutti!-
Francois aveva intuito qualcosa in quell'affermazione;una promessa indefinita,la garanzia che la sua vita avrebbe potuto essere come quella paterna...anche se non aveva capito bene in che modo ciò avrebbe potuto realizzarsi.Ma lo aveva detto suo padre,e ciò gli bastava.
-Monsieur...la festa sta per cominciare..non vi preparate?- la voce di un suo sottoposto lo richiamò.
-Non ne ho la minima voglia!- rispose alzandosi.Aveva indosso ancora solo la camicia,senza farsetto e con gli stivali infangati dalla cavalcata del mattino.
-Ma monsieur...- gli disse il soldato,ammiccando- Se aveste visto...?-
-Visto cosa?-
L'uomo gli fece un occhiolino,cameratesco:
-Il vostro bocconcino...-
Anche Francois ebbe una espressione canagliesca:
-...C'era anche lei?-
-Si...accompagnava madama Isabella...-
-Bè...se il dovere mi chiama,Raoul...- disse sospirando,ironico. -Andrò ...-

Aveva indossato anche lui un abito di velluto nero,inframmezzato di impuntature dorate,che risaltava il suo fisico asciutto ed elegante.Non avrebbe fatto il suo ingresso al salone dal portale interno,ma -come era sua abitudine- sarebbe entrato dagli spalti,attraverso l'ampia vetrata del verone.Da lì,avrebbe avuto modo di osservare prima la festa,scegliendo accuratamente la preda che gli avrebbe potuto rendere meno fastidiose quelle ore.
Ora il suo sguardo si posava sui convitati:aveva già riconosciuto,al fianco di Isabella,la piccola Monique:graziosa nel suo abito color crema,coi capelli inanellati e il viso di pesca...Non voleva infierire su di lei,ma giocarci un po'...Avrebbero danzato assieme,riso insieme:niente di più...
Stava per entrare,quando il portale si aprì e Fiona apparve sulla soglia.Francois ebbe un sussulto,restò ammirato a guardarla incedere lentamente al centro della sala:era bella,dignitosa e modesta a un tempo;seducente e delicata...Francois sentì istintivamente la sua insicurezza,nell'affrontare quella sala;sentì che gli sguardi ammirati di chi la circondava la lusingavano e confondevano insieme.Rimase a osservarla mentre prendeva posto accanto a Nicholas...Doveva tenersi lontano da quella donna:sapeva di desiderarla in modo speciale,sapeva che starle troppo vicino sarebbe stato pericoloso,come giocare col fuoco...





Lo spettacolo dei saltimbanchi volgeva al termine.Anche il banchetto sembrava ormai scemare e presto si sarebbero aperte le danze.Seduta tra Nicholas e Monsieur Arnault,Fiona osservava la sala:aveva dovuto dividere il proprio bicchiere con il suo commensale più vicino,secondo l'usanza;aveva dovuto utilizzare le posate solo per servirsi,secondo gli usi dei tempi;ora si sciacquava le dita in acqua di rose e sbocconcellava nervosamente il 'piatto' in cui aveva desinato,che altro non era se non una tavola di pane non lievitato...Dall'altro lato del tavolo Francois aveva condiviso il suo bicchiere con la dama di compagnia di madonna Isabella.Scherzava leggiadramente con lei,sotto gli occhi leggermente preoccupati di Isabella,che temeva che la sua giovane accompagnatrice potesse illudersi di conquistare davvero l'attenzione del suo sfuggente cugino.La musica languida di un madrigale si alzò nella stanza:erano liuti,arpe,flauti,che effondevano la propria voce malinconica,invitando i convitati all'ascolto.Un giovinetto levò la sua voce,mentre il silenzio calava sulla mensa:un canto d'amore e d'abbandono,forse un'alba,nella quale i due amanti si congedavano,si dicevano addio.La musica era struggente,la voce pura del giovinetto sembrava carezzarne le note più malinconiche;Fiona guardò Nicholas,ma questi aveva gli occhi bassi.Li abbassò anche lei,poi,rialzandoli incontrò lo sguardo di un altro convitato,all'altro capo del tavolo:uno sguardo che sembrava interrogarla,chiederle aiuto,chiamarla a sè.Per un lungo attimo la giovane donna non seppe distogliere la sua attenzione;fu l'uomo a cambiare espressione,volgendosi alla compagna che aveva a lato,indirizzando a lei quel sorriso che avrebbe dovuto essere riservato solo alla sua tacita,lontana interlocutrice.
A sua volta Monique rimase piacevolmente interdetta,di fronte al sorriso di Francois:era senza malizia,finalmente:carico di una dolcezza inattesa,per la giovane dama.Lei lo ricambiò,abbassando ogni timida difesa che fino ad allora era riuscita a porre tra sè e il suo pericoloso commensale.
Francois se ne accorse,non capì bene a cosa fosse dovuta quella resa improvvisa,che si aspettava tuttavia dovesse prima o poi accadere.Ne approfittò,per sottrarsi alla tentazione di incrociare ancora il suo sguardo con quello della bella ospite,porse il braccio a Monique e la invitò ad aprire le danze con lui.
Arnault si sentì in dovere di invitare Fiona,ma questa declinò l'invito,cortesemente:altre coppie si formarono,creando una coreografia spettacolare all'interno dell'immenso salone.
Rimasta al suo posto,Fiona si trovò a scambiare qualche parola con madonna Isabella:
-Non ballate,madamigella?- le chiese quest'ultima.
-No...non credo di esserne molto capace...-
-Ma è una danza molto semplice,sapete,basta seguire il vostro cavaliere...,lasciate che chieda a mio cugino di insegnarvela...- Isabella era desiderosa di sottrarre Monique alle grinfie di Francois.
-Vi prego,madonna Isabella...- tentò di difendersi Fiona.
-Permettetemi di insistere..-rispose l'altra,con gentilezza,ma con una fermezza che sembrava incontrastabile.
Fiona si adeguò.Isabella ottenne l'attenzione del cugino,lo richiamò a sè:
-Francois,la nostra ospite non balla solo perchè teme di non esserne all'altezza...perchè non le fate voi da cavaliere:ricordo che sapete essere un ottimo maestro...Ah,Monique,per favore,ho bisogno di voi!- Così dicendo Isabeau ottenne di svincolare la sua dama e non permise a suo cugino di replicare.
-Ma...- stava infatti per ribattere il giovane uomo.Poi si volse verso Fiona:nel suo cuore non aveva desiderato altro per tutta la durata della festa che di prenderla per mano e danzare con lei...
Le porse il braccio:la donna vi appoggiò la sua mano,evitando di guardarlo negli occhi.Sentì la medesima forza che aveva avvertito appoggiandosi al braccio di Andrè Marek,ma sentì anche un vigore nervoso,una energia compressa che la spaventò quasi.
-Se mi seguirete,-le diceva intanto lui- vedrete che non troverete difficile questo ballo...-
Fiona in realtà non era poi così inesperta:scherzando con Etienne,nel pomeriggio,aveva appreso i rudimenti di quell'antica danza.Seppe così seguire i passi del suo cavaliere,che presto divennero più arditi;tenendola per mano,Francois le fece eseguire figurazioni lente e morbide,poi a poco a poco il ritmo sembrò incalzare,fondersi con quello di un ballo popolare.Poggiata la sua mano sinistra sul fianco di lei,il giovane cavaliere la trascinò in movenze che non avevano più la dignità del cerimoniale,ma svelavano invece tutte le sfumature del temperamento umano:arroganza e malizia,riserbo ed esuberanza,serietà e frivolezza....La giovane donna sembrava aver dimenticato dove fosse e perchè;si lasciava condurre nel vortice del ballo,ignara che intorno a loro due si era creato a poco a poco il vuoto.
L'intervento di Monsieur Arnault,che applaudendo ai musici ne interrompeva a un tempo l'esecuzione,la restituì improvvisamente alla realtà:si accorse della diffidenza sui volti di quanti la circondavano.Una dama che conosca l'etichetta non si lascia trascinare in un ballo popolare.Lei sollevò lo sguardo sul suo cavaliere:ma negli occhi di quest'ultimo non c'era diffidenza,non c'era rimprovero.C'era ancora l'ebbrezza di aver condiviso assieme a lei quella danza in piena libertà;c'era l'ammirazione,il desiderio...Fiona ne fu spaventata doppiamente.Perchè sentiva che nel suo cuore aveva provato la stessa emozione di Francois:una gioia quasi selvaggia,irrazionale...
-Scusatemi...- gli disse,sottraendosi alla stretta della sua mano - sono molto stanca...credo che mi ritirerò...-
Quindi congedandosi con un inchino dai padroni di casa,si allontanò,tra due ali di presenti che la guardavano interrogativamente,con leggero disappunto.

Era notte ormai.Una notte purissima,illuminata da una luna lattea.Una notte di maggio,profumata,calda.Francois era seduto sul davanzale della finestra della sua stanza;non era rientrato negli alloggi militari,quella sera.Non aveva voglia di scherzi camerateschi,nè di abbrutirsi tra vino e donnacce....Appoggiato il mento sulla mano,il gomito al ginocchio della gamba destra,piegata sul davanzale,mentre la sinistra toccava terra...sembrava aspettare qualcosa.I suoi occhi guardavano verso la foresta,che appariva quasi brillare sotto i raggi roridi della luna.
Un rumore lo distolse,appoggiò istintivamente la mano sullo stiletto che portava al fianco.La sua porta si schiuse.Francois scattò in piedi,aggrottando le sopracciglia,con una espressione ostile:sulla soglia apparve Monique...
Aveva i capelli sciolti,indossava una bianca camicia da notte:nelle mani un candelabro;tremava.
Francois socchiuse gli occhi,sorrise:il sorriso indulgente che si ha rivolgendosi a una bambina,che ha paura di dormire da sola.
-Monique?...cosa fate in giro,a quest'ora?nella stanza di un uomo?...- le disse,appena un po' ironico.
-Credevo signore...che vi avrebbe fatto piacere,un po' di compagnia...- la fanciulla aveva fatto ricorso a tutto il suo coraggio,alla sua incoscienza,pur di affrontare quel colloquio,pur di ottenere una seconda possibilità.
Lui le volse le spalle,scuotendo la testa:
-Tornate nella vostra stanza,Monique...mia cugina potrebbe avere bisogno di voi...-
Ma la fanciulla aveva appoggiato il candelabro su una scansia;gli si era avvicinata e,senza pensarci,lo aveva abbracciato,alle spalle,appoggiando la sua testa sulla schiena di lui e supplicandolo:
-Non mandatemi via,signore...lasciate che rimanga con voi....lo so che vi sentite solo...quando dormite qui,vuol dire che siete triste,che avete bisogno di compagnia...-
L'uomo sospirò,afferrò le mani della giovanetta,si fece forza:volgendosi verso di lei,guardandola dritta in viso,le dichiarò:
-No!...non voglio più,Monique...lo capisci?non voglio più....sarebbe soltanto approfittarsi della tua generosità...soffriremmo in due,rimarremmo entrambi insoddisfatti...-
Lasciò andare quelle mani,ma Monique le sollevò sul suo viso,lo carezzò:
-Voi rimarreste forse insoddisfatto,perchè non sono quella che vorreste...-
Gli occhi di Francois si incupirono,una sorda rabbia gli attraversò il cuore.Afferrò il viso di Monique e la baciò senza rispetto,quasi con cattiveria.Poi la spinse sopra il letto...

Un grido lacerò l'aria.Fiona si svegliò,improvvisamente.Chi era che si lamentava?...Si precipitò fuori:veniva dalle stanze di madonna Isabella.Corse a vedere cosa fosse accaduto:la donna era in preda ai dolori...forse il parto era prossimo...
Fiona la trovò sul letto,sudata,in lacrime:
-Aiutatemi...vi prego...-
-Certo...non abbiate paura....Chiamerò ...-
-Monique,chiamate Monique...lei sa cosa c'è da fare...-
-Non voglio lasciarvi sola...non se non vi calmate....respirate,madonna Isabella...respirate...a ogni contrazione....respirate...-
Quando fu sicura che Isabella avesse acquistato un po' di equilibrio,Fiona si precipitò fuori,alla ricerca di aiuto.Sulla soglia c'era una cameriera,giovane e ancora mezzo addormentata:
-Chiamate Monique,la dama di compagnia di madonna Isabella...-
-Si...ma nella sua stanza non c'è...- rispose la giovane,con aria impotente.
-Chiamate un medico,allora...avvertite Monsieur Arnault...-
Il grido,il trambusto che ne era seguito erano giunti anche alle orecchie di Francois e Monique.L'uomo era in ginocchio sul letto,le mani sulla delicata camicia della fanciulla.Si bloccò.
-Che succede?...- poi aveva guardato con freddo disappunto la giovane,che si ricopriva in fretta -Avete lasciato mia cugina da sola?Correte da lei,spicciatevi...-
La sospinse fuori della porta,quasi con violenza,uscendo anche lui.Si imbatterono in Fiona,che era alla ricerca della dama.Si guardarono tutti e tre,senza parole:Fiona guardò negli occhi Francois,rammaricata,offesa.
-Madonna Isabella ha bisogno di voi...- disse poi,fredda,a Monique;e la precedette nelle stanze della castellana.
Qui Fiona invece che un medico,trovò tre donne anziane;forse delle levatrici.Due di esse non facevano che biascicare formule di uno strano sincretismo religioso;l'altra era vicino a Isabella,e la invitava a pregare anche lei,armeggiandole intorno.
-Un momento...se pregherà non avrà la forza di respirare...- disse la giornalista,che non era affatto a digiuno di parti:sua madre era ginecologa.-Monique,statele vicino,tenetele la mano da quella parte,rassicuratela....-
Monique ubbidì;Isabella guardò Fiona con riconoscenza.Aveva bisogno di un volto conosciuto;quelle tre megere l'avevano solo spaventata,finora.
-Adesso,madonna Isabella...imparate a respirare,spingere e respirare....vedrete:il vostro bambino nascerà,senza fatica....-
Ma il travaglio durò ancora a lungo;Isabella sembrava ormai non avere più forze.Fiona sentiva che probabilmente anche la creatura stava cominciando a soffrire.
-Vi prego Isabella....solo un ultimo sforzo...fatelo per vostro figlio,vi prego....-
Isabella chiamò a raccolta tutte le sue forze,poi,lanciando un grido terribile,diede l'ultima fatidica spinta.Il piccolo uscì fuori,col suo gridolino soffocato.Una delle levatrici lo prese,per lavarlo e presentarlo poi agli uomini che aspettavano fuori.
Fiona lasciò che Isabella si riprendesse,tra le braccia amorevoli di Monique.Si alzò,occhieggiò la creaturina che era nata.Ma le tre megere,senza mostrargliela nemmeno, le dissero che era nata già morta...
-Non è la prima volta...madonna Isabella non riesce a partorire figli sani...-
-Cosa dite?- disse Fiona,angosciata. -Ho sentito io stessa la voce del bambino...fatemelo vedere!-
Così dicendo,afferrò il tenero involto dalle braccia di una delle tre.Effettivamente era prematuro,violaceo,sembrava privo di vita.Ma Fiona non intendeva arrendersi:cominciò a strofinargli il piccolo petto,piano,ma regolarmente,per dargli calore.Strofinò strofinò,senza stancarsi,finchè a poco a poco sentì che la vita ritornava a pulsare in quel corpicino;ecco che si muoveva,ecco che apriva la boccuccia...finalmente pianse di nuovo,il pianto di chi è vivo e vuole vivere,il pianto di chi ha fame.
Strinse la creaturina a sè,poi sentì la voce di madonna Isabella,appena un richiamo:
-Fiona...-
-Sono qui...-
-E' vivo,il mio bambino,vero?-
-Si,è vivo...ed è una bambina,madonna Isabella...una bella bambina affamata...tenetela vicino a voi...-
-Una bambina...- Isabella era incredula e sorridente;sollevò le braccia per accogliere la sua piccola nata.-Benvenuta...Claire...-
Fiona aveva le lacrime agli occhi:ricambiò il sorriso riconoscente che Isabella le rivolgeva,poi si allontanò,senza fare caso alla maligna diffidenza delle levatrici,che bisbigliavano alle sue spalle.
Madida di sudore,stanca,provata da mille emozioni,desiderò soltanto allontanarsi,riappropriarsi di se stessa:uscì dalla stanza e,approfittando della disattenzione di tutti,scese verso le scuderie,montò su un magnifico cavallo già sellato e scappò via....




arielcips28/2/2006, 11:16
-...Andrè?Andrè Marek?...-
Una voce,un'ombra svegliarono il vecchio signore di Castelgarde.Davanti ai suoi occhi un prato,una quercia,il rumore di un ruscello,le nebbie del mattino.
-Claire?...sei tu?- chiese l'uomo,con la voce che gli tremava.Accanto alla quercia,avvolta dalla bruma,aveva scorto una figura cara.
-Si Andrè...sono tornata...-
Era Claire,vestita di bianco,con i capelli sciolti e il sorriso dei giorni felici,che gli porgeva la mano.Andrè le andava incontro,ma il suo passo era lento,pesante,come se la terra inghiottisse il suo peso in una pania.Un'angoscia mortale gli opprimeva il cuore,guardando l'espressione rammaricata di lei:
-Ho bisogno del tuo aiuto Andrè Marek...Vieni...- continuava a dirgli,ma il sorriso era scomparso dalle sue labbra;ora sembrava impaurita,come se una forza inarrestabile la trattenesse,la respingesse nella nebbia da cui era riemersa.
-No,no Claire...questa volta non ti lascerò andare da sola...- disse Andrè,con uno sforzo sovrumano riuscendo ad afferrarle la mano,cogliendo ancora quel suo dolcissimo sorriso.
Poi qualcuno bussò alla porta,interrompendo il sogno,per annunciargli:
-Signore,vostra nipote e nuora madonna Isabella ha appena partorito il suo primogenito...E' una bambina...-
Andrè sembrava non credere alle sue orecchie:Isabella aveva tanto sofferto,prima di riuscire a portare avanti quella gravidanza.
-Una bambina?....- disse sollevandosi dal letto. -E...e sta bene?-
-Si,signore...sembra che stia bene...-
Indossando in fretta i suoi abiti,l'uomo accorse al capezzale della nipote.Davanti alla porta della sua stanza si fermò,con un certo riserbo.La porta però si aprì e comparve Monique:
-Oh,monsieur Marek...venivo a chiamarvi:venite...Vostra nipote desidera mostrarvi la piccola ...-
Nella stanza c'erano ancora le tre levatrici,che continuavano a borbottare le loro malignità,per fortuna inascoltate.Arnault era vicino a sua figlia,le teneva una mano sulla spalla e ammirava la nipote,con una espressione inaspettatamente intenerita sul viso.I due cognati si scambiarono uno sguardo commosso,poi Andrè si sedette al capezzale della nuora,che gli porse il delicato fagottino,perchè potesse stringerlo per primo tra le braccia.
Ad Andrè tremavano le mani,quando delicatamente aprì l'involto e scorse per la prima volta il visetto della nipote.Gli sembrò di riconoscere quegli occhi chiari,il sorriso accennato che per un attimo si disegnò sul volto della neonata.Sospirò,ma non seppe dire nulla.
-Zio...non vi dispiacerete se...la chiamerò Claire?- gli domandò Isabella.
Lui alzò verso la giovane puerpera uno sguardo commosso e riconoscente.Le restituì con cautela la creaturina,poi si allontanò.
-Zio?...-lo richiamò Isabella,con quel tono che sembrava collocarla naturalmente su un gradino al di sopra degli altri- Allontanate per favore queste tre prefiche...Claire deve la sua vita alla vostra ospite...a Fiona...-
Suo padre fece il timido tentativo di intervenire.Lei lo zittì col gesto.
-Che vadano via...zio,voglio che un medico di vostra fiducia visiti me e la mia bambina!-
Era la prima volta che Isabella si vestiva di autorità anche nei confronti di suo padre.Questi tacque,accettò.Guardò Andrè annuire e diede personalmente le disposizioni del caso.
Finalmente Marek potè uscire dalla stanza;percorse lentamente gli spalti,fino a raggiungere la torre da cui si dominava la vallata intera.Guardò giù,verso il prato,verso la quercia.Gli sembrò di vedere un'ombra lontana che lo salutava,ma forse era la nebbia...Appoggiò la testa tra le mani,e pianse.

Fiona aveva spinto il suo cavallo al galoppo,attraversando la vallata,a perdifiato.Aveva bisogno di aria,aveva bisogno di luce:era stata una notte terribile...Il sole stava finalmente sorgendo e i contorni delle cose prendevano le giuste dimensioni.Rallentò la corsa,proseguì al trotto;pensava...La nascita di quella bambina era stata una esperienza impensata per lei:ne era rimasta contenta...Ma che dire di tutta la cornice intorno?...Danzare con Francois era stato bellissimo,ma tutti l'avevano guardata con disappunto;restituire la vita alla neonata era stata una battaglia trionfale,ma le tre levatrici avevano avuto verso di lei solo sguardi di odio e paura...Dunque quel mondo incontaminato,il cui fascino cominciava ad essere indiscutibile,non era però fatto per il suo spirito libero...le era ostile,la costringeva,la soffocava...
Riflettendo su tutto ciò,era arrivata nei pressi del Lago di Saint Marcel:sollevò lo sguardo..l'acqua era una tavola,trasparente,invitante...Smontò da cavallo,si avvicinò alla riva:un prato disseminato di margherite e fiori di campo multicolori.Respirò:c'era silenzio e solitudine,e c'era l'acqua che la chiamava...Desiderò liberarsi dei panni pesanti che aveva indosso,desiderò il contatto con quell'acqua pura.Si guardò intorno,si sfilò gli stivali,le pesanti calze,entrò nel lago,sollevando leggermente la veste.Poi sfilò anche quella:ebbe la sensazione di un lavacro purificatore,immergendosi in quell'acqua cristallina,calma,calda...
Mentre tutti al castello erano in fervente agitazione per la nascita della piccola Claire,l'unico ad accorgersi dell'assenza di Fiona fu Francois:gli era sembrato di vederla,sgattaiolare via nella confusione.Aveva fatto appena in tempo a scorgerla,dagli spalti,spronare il cavallo al galoppo e scappare via...
Perchè quella fuga?Dove stava andando...?Desiderò seguirla,non pensò ad altro:aveva in mente lo sguardo di gelo con cui lo aveva fissato,sorprendendolo insieme a Monique.Quello sguardo valeva più di mille rimproveri...più di mille dichiarazioni....Incurante di tutto il resto,si allontanò anche lui,con cautela.Scese fino alle scuderie e montato sul suo cavallo,si allontanò sulle tracce della fuggitiva.
Corse a perdifiato per la vallata:il suo cuore intanto si allargava.Era nata una bambina a castello...Sorrise:era nata una bambina,per merito di Fiona!Sentì che quella nascita avrebbe restituito il sorriso forse persino a suo padre...Per un attimo gli parve di sentire la mano delicata di sua madre sulla sua fronte,che lo rassicurava...Era il vento fresco del mattino,era l'aria dolce di maggio,era la primavera che trionfava.Arrivato nei pressi del lago,il suo spirito era stranamente ebbro d'aria e della dolcezza dell'ora:l'acqua placida e cristallina lo attirò.Smontò dal suo destriero.Si liberò del farsetto,della camicia,dei pesanti stivali...entrò nel lago.
Fiona si era abbandonata sull'acqua,senza pensieri.A un tratto,il rumore di un cavallo che sopraggiungeva l'aveva distolta.Non c'era tempo per uscire dall'acqua e rivestirsi:cercò riparo tra le canne,rimanendo in allerta.
Aveva riconosciuto Francois...Lo osservò mentre si spogliava ed entrava in acqua:era un uomo magnifico,la turbava...ne era attratta incondizionatamente:inutile negarlo.
Incautamente dimenticò di tenersi nascosta.
Lui sapeva che era là e quando la vide lo sguardo di lei era così eloquente..non più il gelo della notte precedente,ma una fiamma di desiderio che lo invitava a non fermarsi...
Allora le si avvicinò:la donna sembrò tornare in sè,tentò una timida resistenza:
-Vi prego....-
Ma Francois l'aveva già presa tra le braccia,sollevata a sè afferrandola sotto le ascelle.
-Vi prego..- tentò ancora di dire lei.
Lui la baciò, poi si fermò a guardarla un attimo.
Fiona non seppe trattenersi:gli accarezzò il torace,gli sfiorò delicatamente i capezzoli.Le sue labbra lo supplicavano di fermarsi,ma le sue mani e tutto il suo corpo tremavano di desiderio.
-No...vi prego.
Francois insistè:
-Lo volete anche voi...- e la baciò di nuovo,sospingendola tra le canne,adagiandola su una zolla erbosa.
Fiona si abbandonò,dimenticò ogni cosa;gli prese la mano come a volergli schiudere i segreti della sua intimità,come a volerlo guidare.
Lui la fermò,si fermò:le sorrise, rassicurandola:
-Non temete...so bene quello che desiderate....-
Poi con lenta sensualità iniziò il suo gioco di seduzione.
Fiona sentì il fiato mancarle,sentì che stava per cedergli completamente.Poi la ragione squarciò il velo del sogno:pensò a Francois con Monique,pensò a se stessa,alla sua provenienza.Che cosa significava cedere alla passione?lei non aveva mai ceduto così...a nessuno.Non era quello il suo concetto di fare l'amore,non era così che si dava. Improvvisamente si irriggidì,e con forza riuscì a dirgli:
-Vi prego...Non voglio!-
Respinto,Francois la guardò,meravigliato:
-Ma perchè?-
Lei riprendeva fiato.Rispose:
-Nel paese da cui provengo la regola vuole che certe cose avvengano solo per amore…-
Lui la guardò:lo sguardo ironico,irridente gli tornò istintivamente sul viso:
-Adesso l’avete detta grossa.-ribattè,quasi ridendole in faccia-non esiste da nessuna parte un paese con queste regole…
-Allora…-ribattè puntandosi l'indice al petto-questa è la mia regola,la regola di Fiona Mackenzie…
L'espressione del viso dell'uomo cambiò:non c'era più ironia,c'era una seria ammirazione.Annuendo,riprese fiato anche lui,lasciandosi ricadere di fianco a lei:
-Siete una donna eccezionale,Fiona Mackenzie,bella,coraggiosa,appassionata…ma io non vi amo…Scusatemi se vi ho mancato di rispetto…-
Fiona abbassò gli occhi,sembrò delusa.Si rannicchiò in se stessa,cercando di coprirsi.
-Mi dispiace...- le disse lui,come per confortarla- ...io non sono più capace di amare:ho amato tanto,ma per colpa mia ho perso le due persone che amavo di più...Ora il mio cuore è come inaridito....-
Fiona gli rivolse uno sguardo compassionevole.
-Non è vero,Monsieur Francois...- gli disse con indulgenza.
Lui la guardò senza capire.poi pensò si riferisse all'episodio con Monique:
-Se pensate che sia per la dama di compagnia di mia cugina....vi sbagliate!- disse,quasi difendendosi.
Fiona scosse la testa,sorridendo:
-Non pensavo a lei....pensavo al bene che provate per il vostro protetto,il piccolo Etienne...
Lui la guardò negli occhi.Pensò che quella donna gli leggeva nel cuore.Le sorrise,incapace di negarlo:
-Etienne....- Francois socchiuse gli occhi,rivivendo il suo primo incontro con quel monello.



Edited by arielcips - 2/1/2009, 12:40
 
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Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 17:04





...decisamente caaaaldooo!!!
 
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view post Posted on 5/4/2008, 17:05
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-Dai Francois...ormai hai diciotto anni...sei pronto anche tu!- gli disse Chretien,con un tono a metà tra il comando e la preghiera.
-Pronto per cosa?...No,Chretien...non mi sembra una buona idea...- Francois era reticente.
-Tutti qui ci sono stati almeno una volta...e proprio noi,che dovremmo comandare su questi uomini,ne sappiamo meno di loro?...Accompagnami,dai!- Chretien insisteva.
Francois finì per adeguarsi;non tanto perchè desiderava fare quella esperienza,ma per non lasciare andare il fratello da solo,alla capanna ai margini della foresta,proprio sul confine tra la linea francese e quella inglese.
...Era là che viveva Chantal...una zingara,una strega...più semplicemente una donna che vendeva la sua bellezza...Chantal era davvero bellissima e sensuale:i capelli erano neri come la china,gli occhi lunghi,orientali,dalle sfumature viola;il suo corpo,nonostante la vita che portava avanti,sembrava non sfiorire mai:seni turgidi,fianchi sodi,asciutta e scattante come una cerva.Tutti gli uomini la desideravano,ma non era vero che tutti l'avevano avuta.Il suo prezzo era alto,e spesso non bastavano i soldi,se lei non ti voleva...
Chretien l'aveva notata più di una volta e ne era rimasto turbato.Era capace Chretien di separare la sua vita in scomparti:da sempre innamorato di Isabeau,destinato a lei,la amava con una delicatezza e un rispetto estremi,da sfiorare quasi la devozione;ma quando era soldato tra i soldati si trasformava,diventava assetato di esperienze,di sensazioni anche forti:sentiva che solo attraverso la carne e il sangue sarebbe stato un vero condottiero...
Il bosco era stranamente silenzioso.Francois si guardava intorno,cauto e attento;lui aveva lo spirito del predatore,che si cattura solo con l'astuzia;così era sempre guardingo,sapeva che a ogni angolo poteva nascondersi l'insidia.
-Guarda...siamo arrivati!- gli disse il fratello:non era più in sè dall'eccitazione.Davanti alla sua capanna,Chantal seduta,indossava con lenta indolenza delle lunghe calze di lana;ma il suo gesto era la lusinga di una sirena...
Chretien scese dal suo cavallo,precipitoso e si fermò con aria di sfida davanti a lei.
-Oh...monsieur Chretien...il giovane signore di Castelgarde....- lo salutò l'incantatrice,poi sollevò lo sguardò su suo fratello.-E' c'è anche il piccolo Francois...-a lui rivolse un'occhiata diversa:era chiaro che quel giovane bello e restio la intrigava...
-Si..- disse Chretien,impaziente.-Abbiamo il denaro,zingara...tu sai cosa vogliamo!- Concluse,cercando di essere sicuro e prepotente abbastanza.
-Certo...lo so..- Chantal abbassò lo sguardo sulle mani di Chretien che le porgevano un sacchetto colmo di monete sonanti;la sua espressione mutò,da sirena in volgare affarista.Allungò una mano ad afferrare il prezzo del suo corpo.
-E per lui?..-disse indicando Francois
Chretien fece apparire un altro sacchetto nell'altra mano;la donna fece per afferrarlo,ma lui lo tirò indietro.
-Uno alla volta,signora...-
I due si ritirarono nella capanna;Chretien lanciò a suo fratello uno sguardo ammiccante,vittorioso.
Francois scese dal suo cavallo.Camminò un poco:dalla capanna salivano sempre più insistenti le voci ferine dei due...In quel momento ebbe l'impressione di una presenza,là tra le foglie.Mise mano allo stiletto,aggirò il cespuglio,fece per avventarsi contro l'estraneo...
-Oh...ma?- riuscì a fermarsi in tempo.In una sorta di recinto,abbracciato a un improbabile pupazzetto di legno,c'era un bambino.Un bambino piccolo,di meno di un anno.Che guardava con i grandi occhi sbarrati la capanna,che sentiva...risentiva...ancora e ancora quella sequela di gemiti bestiali...
Era chiaro che,vedendo Francois si era spaventato;ma non pianse...come un uccellino si limitò a sbarrare gli occhi,tremante.
Allora il giovane cavaliere lo prese in braccio,lo cullò delicatamente...
-Ciao piccolino....che cos'è questo?il tuo giocattolo preferito?...me lo fai vedere?-
Il piccolo aprì piano la sua mano,ancora un po' diffidente:era un guerriero di legno.
-Oh...un guerriero...come me!- disse sorridendo Francois. Poi animò il pupazzo: -No,io sono più forte di te!In guardia...- E si mise a simulare un duello,nel quale ovviamente ebbe la peggio,finendo a gambe all'aria:il piccolo rise,battendo le manine...finalmente distratto da quello che avveniva nella capanna.
Francois gli diede un buffetto affettuoso.
Di lì a poco Chretien comparve sulla soglia,fischiando per richiamare suo fratello.Aveva una espressione sconvolta e soddisfatta insieme.
Francois si alzò.
-E' a tua disposizione...- gli disse Chretien,indicandogli l'entrata della capanna con il pollice.
Il giovane sbirciò all'interno.Chantal sembrava già pronta per darglisi,sembrava non attendere altro:era seducente più che mai...
Ma lo sguardo del terzogenito di Marek cadde sul piccolo,che lo stava osservando,con una strana attenzione.
-No,grazie...Non ne ho voglia...- disse. E montato a cavallo,lo spronò via.Chretien lo seguì,meravigliato.

-E poi...cosa avvenne?- domandò Fiona.
-Un giorno...mia madre era morta da poco...ero vuoto,disperato...Sulle tracce di un arciere inglese,mi ritrovai sul limitare della linea di confine,fui attratto dalla capanna di Chantal...Ma quando vi giunsi il silenzio che la circondava non era più quello dell'incanto e della seduzione:era un silenzio di morte...Avvertii subito qualcosa di angoscioso,inquietante.Mi avvicinai alla capanna,entrai...- Francois scosse la testa,addolorato,inorridito. -Chissà da quanto tempo giaceva così...povera creatura...la ricomposi un po',cercai di darle una sepoltura decente...poi pensai a Etienne...Lo cercai in casa:ero convinto che fosse stato ucciso anche lui...poi uscii fuori...Sembrava non ci fossero tracce...quando finalmente mi sembrò di scorgere qualcosa spuntare dietro un cespuglio...il suo pupazzetto di legno...Mi precipitai a raccoglierlo;lui era là...Era cresciuto un po',ma l'atteggiamento atterrito e tremante era lo stesso.Lo abbracciai...pensai che ora era solo come me,più di me,forse...
Lo condussi via...
Un accenno di commozione incrinò il racconto di Francois.Fiona gli pose una mano sulla spalla.Lui sussultò:
-La vostra mano è gelata..voi tremate...Vestitevi:vado a prendere qualcosa per asciugarvi....-Le disse,sollecito.
Tornò in fretta con una pesante coperta.La donna era semivenuta,tremava,come febbricitante.
-Fiona!...-
Francois la avvolse nella coperta,la sollevò sul suo cavallo,vi montò anche lui.Rientrò al galoppo a Castelgarde,ma prima di entrare nella rocca si chinò su di lei,la guardò con tenerezza,non seppe resistere...la baciò ancora.


Fiona riaprì gli occhi,a fatica.La testa le pesava,le labbra erano disidratate.Aveva la febbre.Guardò davanti a sè,riconobbe una presenza,ma non riuscì a identificarla,nella penombra.
-Francois...?-ebbe la forza di dire.
L'uomo si avvicinò,le sollevò il braccio,tastandole il polso:
-Sono Andrè...-le rispose. -Permettete..?.- si sedette al suo capezzale.
Fiona scosse la testa,sofferente.
-Oh...professor Marek...scusate...volevo dire,monsieur...-
Lui la guardò con indulgenza.
-Va bene...non pensateci,ora...Ero venuto a ringraziarvi,miss MacKenzie...-
Fiona si rese conto che le stava parlando in inglese,nell'inglese che entrambi conoscevano.Benchè intontita dalla febbre,se ne meravigliò,si domandò come mai quella improvvisa concessione.
-Se non fosse stato per la vostra tempestività,per la vostra tenacia,mia nipote ora non vivrebbe...-
-Ah...- sorrise debolmente -Come sta?...-
-Bene...ma attendiamo la visita di un medico che visiterà la piccola e sua madre...-
-Tenetela al caldo,la bimba...- raccomandò Fiona ,poi scosse la testa -Ma cosa ve lo dico a fare...voi queste cose dovreste saperle...professor Marek...nel XX secolo le conoscevano tutti...-
Andrè ebbe un moto di impazienza:
-Perchè vi ostinate a volermi riportare indietro...io la mia scelta l'ho fatta:appartengo a 'questa' vita...-
-Non voglio riportarvi indietro...è solo che non capisco perchè negate le vostre radici...non capisco come avete potuto adeguarvici a questa vita...Guardate qua:per una semplice febbre,sono immobilizzata in un letto!- Fiona si era iniziata ad agitare,sollevandosi sui guanciali.
Andrè le poggiò una mano sulla spalla:
-Calmatevi!...cosa vi manca,l'aspirina?o qualche altro farmaco chimico?...è di questo che sentite la mancanza?che dovrei sentire la mancanza?-
Dicendo questo si era rivolto a qualcuno,forse un domestico che attendeva fuori,sulla porta:
-Philippe!...chiamatemi messer Aristide...-
Fiona aveva ricacciato la testa indietro,sfibrata,sfiduciata.
-...E chi sarebbe,questo messer Aristide?l'alchimista?...chiamate direttamente mago Merlino!- disse,sarcastica.
Andrè si alzò,parlottò con il fantomatico messere e pochi minuti dopo le porse una coppa,con qualcosa da bere dentro.
-Oh...la pozione magica?-
-Smettetela!...-le disse,imperiosamente- E bevete!-
La giovane donna accostò le labbra alla coppa,guardando il suo interlocutore con un'aria a metà tra la sfida e l'ubbidienza forzata.
Bevve:il sapore le ricordò qualcosa.
-Tutto!...e poi restate sotto le coperte...-
Questa volta la donna ubbidì,senz'altro.
-Posso chiedervi cosa mi avete dato?...-
-Quello che in natura corrisponde a ciò che nel vostro XX secolo sintetizzano nei laboratori...- le rispose lui,allontanandosi
-Ma..ma...aspettate Monsieur,...glielo avete detto,voi...cosa prepararmi?-
L'uomo sospirò.
-Messer Aristide è uno scienziato,miss MacKenzie...al quale qualche volta io ho dato dei suggerimenti...-
Fiona si sollevò di nuovo sul letto,richiamandolo ansiosa:
-Fermatevi...vi prego...Allora questo messer Aristide potrebbe...potrebbe aiutarci a produrre l'energia,per il marker...-
Marek la guardò,cercando di capire esattamente che cosa ci fosse in lei.
-Siete così desiderosa di tornare al vostro XX secolo?...-
La donna si lasciò cadere tra i cuscini.Non seppe rispondergli:era spossata.
-Riposatevi,adesso...ne riparleremo più tardi,quando starete meglio.


Francois bussò piano alla porta di Isabella. Aprì Monique,ma lui sembrò non vederla neppure.
-Madame...c'è vostro cugino...- la giovane dama avvertì.
-Francois!- Isabella era ancora a letto: aveva la piccola tra le braccia,ma sollevò il sinistro con un gesto di invito. -Vieni,vieni a vedere....-
Monique abbassò il capo,allontanandosi discretamente.
L'uomo rimase rispettosamente in piedi,a fianco al letto;ma i suoi occhi avevano una luce calda,nel rimirare la nuova nata.
-Siediti,Francois...- lo invitò Isabeau.
Lui si liberò della spada che gli cingeva i fianchi,poi si sedette.La giovane madre scoprì un po' il visetto della neonata:una manina spuntò tra le fasce.Il giovane cavaliere non seppe resistere alla tentazione di offrire il suo dito a quella manina,che lo afferrò istintivamente.
I due cugini si guardarono negli occhi e sorrisero.
-E' bellissima,Isabeau....Chretien impazzirà dalla gioia,quando saprà...quando la vedrà...-
Un velo di tristezza passò negli occhi della donna,una punta di delusione.
-Non ha fatto in tempo ...-
Francois le mise le mani sulle spalle:
-Ho una sorpresa...Ho mandato un corriere veloce da lui...starà qui presto:vedrai!-
-Oh Francois!...-
Col braccio libero lei lo abbracciò,carezzandogli i capelli.Poi gli diede un bacio leggero sulla guancia.Francois non si ritrasse:gli sembrava che la piccola lo guardasse,con gli stessi occhi di sua madre,quando trepidava per lui,quando sembrava attendersi da lui che facesse la cosa giusta...
Isabella si sciolse dall'abbraccio,guardò anche lei la piccola:
-Le somiglia,vero?-
Francois annuì;ma stavolta non volle cedere alla commozione,si alzò dal letto,con uno scatto un po' forzato.
-Sono contento che state bene,tutte e due...- le disse infine congedandosi. Uscendo dalla stanza,sulla soglia,Monique lo aspettava,a occhi bassi.
-Monsieur....-
Ma lui sospirò,spazientito e,senza dire una parola,si allontanò.
Monique si nascose il viso tra le mani,pianse.Ora sapeva di averlo perso,per sempre.
Didier e Geffrey erano a Castelgarde da due giorni.Avevano girato tra le rovine,avevano cercato disperatamente tracce,indizi....ma naturalmente non avevano trovato nulla,nulla che li aiutasse a capire dove potessero essere finiti Fiona e Nicholas.
Appoggiato al parapetto del belvedere,quello stesso dal cui volo aveva salvato il giovane studioso tedesco,Didier guardava l'acqua scorrere vorticosamente,poi guardava il mulino.Quella costruzione era lì da seicento anni:magari da qualche parte,nel tempo,Fiona era proprio al mulino;o forse toccava l'acqua del torrente con le sue gambe agili...
L'uomo scosse la testa:era stato un idiota a permetterle di affrontare da sola un'avventura simile...
Lentamente prese la via del ritorno,poi qualcosa lo indusse a fermarsi all'abbazia.
Il padre guardiano sporse la sua faccia avvizzita dallo sportello del parlatorio:
-Prego?-
-Mi chiamo Didier Arnault,sono un giornalista....mi domandavo:è possibile visitare l'archivio dell'abbazia?-
-Bisogna procurarsi la malleveria dell'abate...se vuole le fisso un appuntamento...- sbirciando all'interno,il giornalista notò che nel gabbiotto dell'uomo c'era un monitor,una tastiera,due videocitofoni...gli venne da sorridere.
-Si per favore....- lasciò i suoi dati.Il frate li inserì nell'agenda elettronica del pc,poi gli disse di ritornare il pomeriggio seguente alle diciassette...
Didier alzò lo sguardo su quella costruzione annosa,imponente.Sospirò:se almeno avesse imbroccato la strada giusta....


Fiona si svegliò improvvisamente...Aveva sudato,ma ora sentiva di avere la fronte di nuovo fresca.Tentò di sollevarsi tra i cuscini:anche le forze le stavano tornando...
L'imposta della sua finestra sbatteva violentemente,continuamente:si alzò per chiuderla.Fuori era scoppiato un violento temporale:lampi squarciavano con la loro luce violenta le tenebre della notte,preceduti da un brontolio minaccioso di tuoni continui:la pioggia cominciò a cadere a scrosci...
Fiona indossò una sopravveste da camera e uscì dalla sua stanza.
I temporali primaverili l'avevano sempre affascinata:avvertiva un'energia forte esplodere intorno a sè,un'energia che da una parte la faceva sentire infinitamente piccola,ma dall'altra la inglobava in un tutto,dove spazio e tempo,dimensioni e confini non esistevano più...
A un tratto qualcosa attirò la sua attenzione:c'era agitazione giù,alla porta della rocca...ma non voleva esporsi,bagnandosi e magari riammalandosi,proprio ora.
Si spostò lungo un corridoio,raggiungendo una feritoia che consentiva di osservare meglio cosa stesse accadendo.
La porta della cittadella si stava aprendo,un piccolo drappello di uomini armati fece il suo ingresso.Ad accoglierli Fiona sembrò riconoscere la sagoma di Francois.
Uno degli uomini,dall'armatura scintillante,che si distingueva tra le altre,smontò da cavallo e fermatosi solo un momento davanti a Francois,lo abbracciò forte,ricambiato con la stessa intensità...
Solo allora Fiona si accorse di non essere sola,nell'osservare quella scena:fermo sugli spalti,proprio sotto la torre,c'era Arnault.Aveva il viso sorridente e malinconico allo stesso tempo:sembrava assorto...


-Guarda Claire....Chretien sta tornando....avrà vinto di nuovo...-
Dall'alto degli spalti Arnault ammirava il nipote prediletto,il suo futuro genero,incedere trionfante a cavallo,al rientro da un torneo.
Claire sorrise:
-Non sarebbe Chretien,se non vincesse...-
-Tuo figlio è nato per essere il primo!-
Claire si rabbuiò appena un poco.In quella il giovane cavaliere incrociò suo fratello,che tornava altrettanto fiero e soddisfatto dalla caccia ad un lupo feroce,che aveva seminato il panico nella vallata:i due fratelli si strinsero le destre poi,smontati da cavallo si abbracciarono,sorridendo.
-I miei figli,Arnault...guarda come sono belli e come vanno d'accordo...-
Arnault sospirò:
-Fai anche tu come Andrè,adesso?-
-Che intendi dire?-gli chiese la sorella,leggermente sulla difensiva.
-Andrè non fa che preferire Francois...e sai questo che produce?illusione nell'uno,malanimo nell'altro...-
-Ma...a cosa alludi,Arnault...non ti capisco...-
-Bene,allora ti parlerò chiaro...perchè è da un po' che questo discorso si doveva fare...Ho il sospetto che tuo marito non voglia rispettare la legge del maiorascato...
ma così mette in testa strane idee a Francois,che sarà sempre e solo il secondogenito!-
Claire abbassò la testa:quel discorso non le piaceva.
-Sai,forse quello che Andrè vuole è...giusto:perchè Francois dovrebbe essere diverso da Chretien?-
-Francois se vuole un titolo deve guadagnarselo,come tutti i secondogeniti!-
-Ma...Arnault....dovrebbe andare via...e forse questo Andrè non lo accetterebbe...-
-Ma se rimane alle condizioni che vuole suo padre,Claire...allora potrai scordarti di vederli così come oggi:diventeranno nemici,rivali...-
-Non riesco a darti ragione,Arnault....-
-Pensaci bene,Claire....vedrai che me la darai!-
Claire si allontanò di cattivo umore.
Il vecchio nobiluomo socchiuse gli occhi,poi li riaprì:il presente gli aveva dato ragione...forse!Ma a che prezzo?

-Francois!...-
-Chretien...-
I due fratelli si abbracciarono,commossi.
-Credi che posso salire da lei?-
-Credo che non aspetti altro.....vieni! Sei stato velocissimo...-
-Non mi hai ancora detto?...-
-Ti dirà tutto Isabeau...avrebbe voluto che tu fossi vicino a lei...-
Chretien abbassò gli occhi.Era rimasto lontano quasi di proposito:non avrebbe sopportato un'altra delusione,non avrebbe saputo trovare altre parole di conforto per la sua adorata sposa,se anche quella volta il loro bambino non fosse nato.Non era in grado di sopportare il dolore di chi gli stava vicino.
Fiona dalla sua feritoia vide i due salire verso l'interno del castello;ritenne più prudente ritirarsi.La luce di una torcia illuminò per un momento il volto del nuovo venuto:era un viso schietto,solare,e insieme portava i segni della tempra guerresca cui era avvezzo.Pensò si trattasse del primogenito di Andrè,anche se del padre non aveva molto,se non forse qualcosa nell' atteggiamento e nell'incedere,che esprimevano una forza e una sicurezza innate.
Bussando piano alla porta di Isabeau,Chretien si introdusse nella stanza .
Sua moglie dormiva,al suo fianco la piccola Claire.Il giovane fece qualche passo,poi si fermò:non sapeva se avanzare o lasciarle riposare...Erano così belle,entrambe.
Fece ancora qualche passo poi,raggiunto il capezzale del letto,vi si inginocchiò,in silenzioso omaggio,appoggiando la testa sulle coltri.
Isabeau si svegliò,riconobbe i biondi capelli del suo sposo,li carezzò delicatamente.
Chretien si sentiva inadeguato di fronte alla dolcezza,alla nobiltà della sua sposa,rimase in silenzio.
-Abbiamo avuto una figlia,mio signore...-gli disse lei,sorridendo.
-Grazie,mia signora...-le rispose lui,baciandole la mano.
-Vieni...siediti vicino a me,ora...lascia che ti racconti...-
Chretien si sollevò da terra e si sedette,guardando il piccolo involto che occupava il suo posto accanto a Isabeau;cercava di scorgerne il visetto,che il sonno rendeva ancora più bello.
Poi Isabella gli raccontò della notte precedente,del suo travaglio,dell'ansia...Gli disse che la tenacia e il coraggio di Fiona avevano salvato la vita della loro creatura.
-Fiona?chi è?...una tua damigella?-
-E' una strana ospite di tuo padre...forestiera...ma per quanto mi riguarda non le sarò mai abbastanza grata...-
-Ed io con te,Isabeau...ora,posso prenderla in braccio?-
-Si....- Chretien si alzò,fece il giro del letto e con sicurezza mise le sue mani forti sulla piccola;poi con delicatezza la sollevò,avvicinandosi alla torcia per vederla meglio.
-E'...è bellissima...-
La piccola Claire si agitò un poco,ma Chretien la cullò,con una naturalezza che incantò Isabeau.E a poco a poco Claire riprese sonno,tra le braccia di suo padre.
Tenendola tra le braccia,Chretien si stese nel letto,con una mano cinse le spalle a Isabella,stringendosela sul petto.


Al mattino Fiona si alzò con ritrovata energia.Aveva la sensazione che qualcosa di positivo stesse diffondendosi nell’aria,ma ancora non sapeva bene di cosa si trattasse:magari era solo la primavera che avanzava in quel tempo parallelo dove era andata a finire…chissà nel suo tempo che momento dell’anno stavano vivendo le persone che conosceva?Ricordò che era settembre,quando la sua avventura era iniziata…settembre 2005….ed ora la sua vita era tornata alla primavera del 1392…Che strano,in quel momento non avvertiva neppure il peso solito del rimpianto che l’aveva angosciata nei giorni precedenti….magari ormai si stava abituando….o magari,piuttosto,qualcosa le diceva che quella sua ‘spedizione’ nel tempo stava per trovare una soluzione.
Uscendo sugli spalti,incrociò Nicholas che discuteva animatamente con un buffo individuo,magro,attempato:poteva sembrare anche lui una sorta di Nicholas,invecchiato di quarant’anni.
-Oh,Fiona….posso presentarti messer Aristide…-le disse il giovanotto tedesco.
-Salve,messere….- alla donna brillarono gli occhi;dunque non era stata solo una sensazione,qualcosa cominciava a funzionare.Probabilmente se Nick e Aristide erano entrati in contatto era stato per volere di Andrè Marek,che finalmente le aveva voluto dare ascolto.
-Magnifica giornata,vero Nick…. – disse ancora,ammiccando.
Nick però sembrò non raccogliere i suoi taciti segnali.
In quella Monique si avvicinò loro:
-Madamigella Fiona…il mio signore Chretien vi aspetta,nella sala delle udienze….se volete seguirmi…-
Facendo ancora un rapido occhiolino a Nick,che continuò a non dare particolare seguito alla cosa,Fiona seguì la dama di compagnia,fino alla ben nota sala delle udienze:che strano! La famosa tenda era sollevata e nessuno vi si celava dietro.Era scomparso anche il pesante scranno di legno,dove Andrè fino a qualche giorno fa riceveva gli ospiti:una luce calda,un’aria fresca avevano riempito l’ambiente,rendendolo fortemente accogliente.In piedi,di fronte al camino,con le braccia appoggiate all’anta e il mento sulle mani,Chretien attendeva l’ospite,formulandosi nella mente le parole che le avrebbe pronunciato di lì a poco.
Quando Fiona timidamente tossì per annunciare la sua presenza e l’uomo si volse,per un attimo si limitò a guardarla con ammirazione,facendo col viso un eloquente gesto diretto alla sua bellezza.
-Siete voi,Fiona MacKenzie?- poi le domandò,tornando padrone di sé,e trasformando l’ammirazione dell’uomo in slancio generoso e fraterno.
-Si,signore…- disse Fiona,inchinando leggermente il capo.
-So che vi devo la vita di mia figlia…ve ne sarò sempre estremamente grato….-
-Ma signore…- disse lei,aprendo le braccia,disarmata.
-Voglio osare di chiedervi…domenica la piccola Claire sarà battezzata…mi fareste l’onore di farle da madrina?...-
-Ma…signore?non so,se posso accettare…voi sapete:sono forestiera e…-
Col gesto della mano,lui cercò di zittirla.In quella entrò Francois:
-Ah,ecco il padrino…Francois,aiutami a convincere madamigella Fiona a condividere con te l’onore che vi chiedo….essere il padrino e la madrina della mia piccola nata…-
Fiona alzò gli occhi su Francois;lui non parlò,la guardò semplicemente,ma con un ardore dal quale la donna non seppe difendersi.
-Non saprei parlarle meglio di te…- disse Francois,continuando a guardarla.
-Monsieur Chretien…sarà un onore per me,ma…-
-Basta,madamigella…niente ma…,vedete nel mio cuore mio fratello occupa un posto insostituibile,ma da oggi in poi questo varrà anche per voi!...e adesso,posso proporvi un brindisi?-
Così dicendo chiamò un domestico battendo le mani;questi sopraggiunse con una bottiglia e tre coppe.Chretien versò il vino nelle coppe e le servì ai due presenti,poi prese la sua e la sollevò:
-Che Claire possa sempre contare su persone coraggiose e tenaci come voi,Fiona…e come mio fratello Francois!-
Quindi toccò la coppa di Fiona e quella di Francois,e bevve.I due incrociarono anche le loro coppe e si guardarono negli occhi:Fiona sorrise debolmente,dubbiosa.Francois la incoraggiò col suo sorriso più caldo:bevvero entrambi,fino all’ultima goccia!
-Perbacco,fratello!...-commentò Chretien,senza malizia – Questa damigella sa tenerti davvero testa…Ora,se volete scusarmi:vado a salutare nostro padre…vieni con me,Francois?-
Il viso del giovane si incupì improvvisamente,ma lui seppe voltarsi da un lato,perché il fratello non se ne accorgesse.Anche se Chretien non voleva,accorgersene.Quello strano gelo che era calato tra suo padre e suo fratello,dopo la morte della mamma,lui non lo aveva mai voluto né recepire,né interpretare.Semplicemente lo ignorava,come se tutto fosse assolutamente normale…
-Preferisco dare le disposizioni per la festa di domenica,Chretien,se me lo permetti…- Francois disse,inventandosi la prima scusa possibile.
-Certamente,certamente….voglio che l’abate Alessio ufficii personalmente il battesimo…so bene che anche lui non attendeva altro che vergarne la data nel suo famoso Chronicon…a più tardi,madamigella…-
Francois lasciò uscire suo fratello,ma poi si attardò nella sala;si era avvicinato all’immensa vetrata che si affacciava sulla foresta,lontana.La guardava,come sospeso nei suoi pensieri.Fiona non sapeva come congedarsi,pensò di uscire indietreggiando discretamente…
-Andate via,Fiona?...- la fermò lui,senza voltarsi.
Lei si schiarì la voce,leggermente imbarazzata:
-Credevo che aveste delle cose a cui pensare…-
Lui si girò,un po’ all’improvviso:
-Pensavo a voi…c’è una cosa …riguardo quanto ci siamo detti giù al lago…-
L’imbarazzo di Fiona crebbe.Abbassò la testa,poi cercò di cavarsela:
-Non vi ho neanche ringraziato per…-
Lui le si era avvicinato,molto avvicinato;la sovrastava in altezza,ma chinandosi un po’ le loro teste erano pericolosamente vicine.
-Ringraziarmi?..Lasciate perdere...è un’altra la cosa che ho da dirvi…
-Si…- disse lei,sempre emozionata di fronte a quel suo sguardo ardente,a quella sua prestanza inarrestabile.
-…Se però vi amassi…io non potrei permettermi di perdervi,per nessun motivo!-
Rimase così,in silenzio,in attesa.Il cuore di lei ebbe un tremito:resistergli,dopo quanto aveva detto,sarebbe stato ancora più difficile,quasi impossibile…
Allora la donna sollevò il suo braccio verso di lui,gli carezzò il viso,i capelli,gli cinse il collo,attirandolo verso di sé:
-Mettete chiarezza,nel vostro cuore…monsieur….e aiutatemi a metterla nel mio…-gli disse,quindi gli sfiorò le labbra con le sue,soffermandosi solo un attimo ad assaporarne il bacio.
Lui socchiuse gli occhi:una dolcezza che aveva dimenticato gli si insinuò nel cuore…improvvisamente ricordò un bacio simile,un bacio che aveva spiato e a lungo invidiato,un bacio che per anni aveva pensato non avrebbe mai potuto assaporare…il bacio casto di Isabeau a Chretien,una mattina che erano andati tutti insieme a bagnarsi nel lago,all’insaputa dei rispettivi genitori…Mentre lui e Catherine si erano messi a giocare tra le canne a nascondino e lui l’aveva presa in giro,perché sua sorella si era bagnata con un lungo camicione,per non farsi vedere nuda,improvvisamente,Chretien e Isabeau erano scomparsi…
Catherine gli aveva detto:
-Vai da quella parte e io da questa:li staneremo….e ci divertiremo!!!...i piccioncini!-
Lui in principio non aveva capito:era un ragazzino e poche volte aveva avuto a che fare con l’amore…anzi,per la verità era un argomento che lo lasciava indifferente o imbarazzato.Però l’idea della caccia lo aveva sempre conquistato…Così,acquattato nell’acqua,aveva seguito le tracce dei due fuggitivi:il nastro dei capelli di lei,una canna spezzata dal passo di lui,le risate e l’affanno di un inseguimento…poi uno strano silenzio.
Era riemerso tra le canne per vedere che cose stesse succedendo.Isabeau era spalle al muro,contro un albero;Chretien l’aveva raggiunta e fermata.Ora la guardava….Il suo sorriso solare di bambino si stava trasformando,ora nella sua espressione c’era una nuova serietà di adulto,che Francois gli vedeva la prima volta:Chretien guardava Isabeau assorto,adorante…sospeso.Allora anche il sorriso di lei era cambiato:in quel momento Isabeau era diventata Isabella,la bambina lasciava il posto alla fanciulla.
Senza malizia,ma con una dolcezza e un candore di sposa,offrì le sue labbra a Chretien…di più:lo baciò lei stessa,come a voler cacciargli dal viso quella espresione quasi dolente che lo aveva tenuto sospeso a trattenere un desiderio più forte di lui…
Francois era rimasto incantato da quella immagine:nel suo cuore aveva avvertito dolcezza e una punta di invidia…ci sarebbe mai stato nella sua vita niente di simile?
Per niente al mondo avrebbe interrotto quella scena di idillio….se ne stava là,incantato,quasi ebbro di tanta delicata dolcezza,quando sua sorella Catherine,irrompendo dall’altro lato,ruppe fracassosamente l’incanto:
-tatan!....vi ho beccati!!!!....ahahahah!... Chretien è innamorato! Chretien è innamorato!...-
Mentre Chretien si mise a ridere e finì per inseguirla e simulare di affogarla nell’acqua;Francois rimase a guardare Isabeau,rammaricato.
Lei finalmente lo vide:
-Francois!...che fai,…vieni?-
Ma lui aveva scosso la testa,confuso.Girate le spalle, si era andato a nascondere tra le canne…perché nessuno vedesse le sue lacrime.

arielcips11/3/2006, 12:34
Fiona stava uscendo così dalla sala,ma lui le afferrò una mano,fermandola:
-Dove andate ora?-
-Volevo tornare in biblioteca…stavo leggendo il Chronicon di padre Alessio…-
Lui sembrava ben poco interessato alla risposta di lei,poi però ribattè:
-Il Chronicon di Castelgarde…una storia piuttosto triste…-
-Non direi….poi così imparo ad orientarmi meglio…-Fione si interruppe,forse stava dicendo più del dovuto.
Lui sembrò non farci caso:una energia quasi palpabile traspirava da tutta la sua persona.
-E’ una giornata splendida…se volete imparare ad orientarvi,perché non mi accompagnate di nuovo…-
-Un’altra passeggiata,monsieur…?-domandò lei,a metà tra la malizia e il dubbio.
-Vi mostrerò il villaggio,stavolta…e la zona del fiume:volete?-
Fiona non seppe dirgli di no.
Varcarono di nuovo insieme le porte della rocca e attraversarono il paese.Fiona osservava le mille attività del piccolo villaggio:rimirava il mercato dove come ogni giorno si ripetevano le contrattazioni più strane;uno stuolo di oche attraversò a un tratto la loro via,camminando a quel loro modo buffo.Un gruppetto di monelli stava invece giocando alla morra e si divertiva di tanto in tanto a infastidire le donne,impegnate a fare la spesa.Tra di loro non fu difficile riconoscere Etienne:Fiona sorrise divertita:era bello vederlo giocare come un bambino,uguale a tutti gli altri.La donna lo indicò a Francois e anche lui ebbe un sorriso divertito:
-E’ venuto su come un piccolo mascalzone…ma ha un gran cuore,generoso e leale…e fiuto!-
La donna guardò il suo interlocutore;andava fiero del suo piccolo protetto,come un padre del suo figlio prediletto.
-…Peccato che ogni tanto si fa beccare ancora a rubare.- aggiunse poi l’uomo,con disappunto.
A queste parole Fiona si sentì ferita per il piccolo Etienne:sapeva che spesso si faceva accusare,senza difendersi…
-Monsieur…non fermatevi alle apparenze…- tentò di dirgli.
Lui si volse a guardarla.
-Che intendete dire?...-
-Niente…solo che…-
In quella davanti a loro si fermò,untuoso e falsamente ossequioso,proprio Gustave Deroy,inchinandosi.
Fiona sbottò con rabbia a stento repressa:
-Odio quell’uomo…!-
Di nuovo Francois la osservò,interrogativamente:
-So che vi ha colpita,una volta:è un violento,una bestia…-
-Di più,monsieur…è cattivo:diffidate di lui….e non permettete più che Etienne ci abbia a che fare…-
Questo discorso allusivo incuriosì Francois:sembrava che Fiona fosse al corrente di qualcosa che a lui invece era ignoto…e questo lo irritava un po’.
-Che cosa intendete dire?...-
Ma Fiona non volle aggiungere altro:aveva fatto una promessa.
-Solo quello che ho detto…però vi sarei grata se…mi deste ascolto!-
Lui annuì,poi galantemente affermò:
-Quando posso fare qualcosa per soddisfare i vostri desideri…E’ solo che vorrei capire se lo dite perché sapete qualcosa che non so…o piuttosto per un istinto femminile…-
-Entrambe le cose,monsieur….-
-Ed io non posso saperne di più?-insistè lui,col suo sguardo più accattivante.
Lei rise,ma non cedette.
-Mi spiace,monsieur….ho fatto una promessa…
A un certo punto presero la via che risaliva il fiume,superando il mulino e inoltrandosi verso il confine occidentale:passando davanti al fienile del mugnaio,Fiona ebbe un brivido,ricordando la sua disavventura con i disertori inglesi:Francois le aveva salvato la vita,quella volta.Istintivamente alzò lo sguardo grato su di lui:il cavaliere però stava guardando lontano,verso un punto indefinito…aveva una espressione assorta e dolente;a un tratto,senza un motivo preciso,con un tono quasi perentorio,ordinò:
-Torniamo indietro!-
-Perché…cosa c’è laggiù Monsieur?-
-Niente…solo il confine della contea…-disse lui,abbassando la testa,piuttosto mogio.
Camminarono in silenzio,poi Fiona interloquì ancora:
-Posso domandarvi una cosa,Francois?...-
Lui sollevò la testa,cercando di distogliere la mente da altri pensieri:
-Ditemi…-
-Avete mai viaggiato?...voglio dire:mi sembrava che viaggiare fosse tra le cose che vi attirassero di più…-
-Già…- rispose lui,con amarezza.Poi sospirando,rispose:-No….se si escludono i viaggi della fantasia…-
-Posso chiedervi…perché?-insistè lei- Perché non vi siete allontanato da Castelgarde?...-


-Padre mio….ho preso una decisione!-
-Dimmi Francois…-
-Padre,voi mi avete sempre detto che…potevo scegliere,nonostante fossi il terzogenito…io ho scelto:voglio viaggiare,Padre….voglio conoscere il mondo oltre i confini di Castelgarde…Mi avete insegnato che la vera avventura dell’uomo è la conoscenza…allora sarà quella la mia ventura!-
Aveva quasi vent’anni,Francois;si era alla vigilia della solenne investitura di Chretien a erede della contea di Castelgarde e il ragazzo,col suo generoso entusiasmo viveva quelle ore,pensando anche al suo futuro:non portava invidia alcuna per suo fratello maggiore;anzi pensava che le responsabilità assunte da Chretien,se lo privilegiavano da una parte,non valevano affatto la possibilità che si schiudeva a lui,più giovane,di essere libero…libertà per lui era sinonimo di scoperta,di avventura,di evasione oltre tutti i confini…
-Padre…voglio raggiungere la costa e di lì viaggiare sul mare…arrivare anche al vostro paese d’origine,dove le navi attraversano il cielo e le torri lo carezzano con i loro pennoni…- era estatico,inarrestabile nel suo sogno entusiastico.
Ma contrariamente alle aspettative,suo padre ebbe uno sguardo strano,di rammarico,di disappunto:perché?
-Partire?...lasciare Chretien da solo,Francois?...-Andrè mentiva:Andrè non osava immaginare la sua vita senza quel figlio adorato…Una spina di egoismo si era insinuata nel suo cuore,al punto di suggerirgli qualsiasi strada,pur di trattenerlo là.
-Io pensavo,Francois…che non è giusto che il titolo sia solo di Chretien:voi due fratelli dovete condividere ogni cosa…questo significa essere uguali!-
Lusingando l’amor proprio di Francois,Andrè sperava di poterlo trattenere a Castelgarde,di soddisfare il suo bisogno di gratificazioni.
Il giovane abbassò la testa,come onorato:in realtà semplicemente non volle deludere suo padre.Ma nel suo cuore una nota stonata rovinò l’armonia che da sempre vi aveva regnato.
Andrè si accorse del suo errore con un attimo di ritardo;ma non seppe,o non volle ritornare sulla sua profferta:non voleva perdere Francois…

Fiona chiese ancora timidamente:
-Non volete rispondermi,monsieur…?-
-Perché,madamigella?....perchè ho fatto una promessa…-
Fiona era rosa dalla curiosità,ma Francois era ricaduto in un silenzio inaccessibile.Dopo un po’,non sopportandolo più,la donna parlò di nuovo:
-Dovete scusarmi se vi faccio tante domande…sarà deformazione professionale…-
Quell’espressione insolita riscosse l’uomo dai suoi pensieri:
-Che cosa?...-
-Dicevo che forse è per via del mio lavoro…oh!- Fiona avvertì con un attimo di ritardo che si era avventurata su un terreno pericoloso.
-Lavoro?...voi…lavorate?-
Lei sospirò:
-Vedete…nel luogo da cui provengo tutti lavorano…e non c’è niente di vergognoso,anzi…Lavorare consente di guadagnarsi onestamente da vivere…-
Lui la ascoltava attento,senza interromperla.Fiona prese fiato,si morse appena le labbra,poi si sentì costretta a continuare.
-Alcuni hanno la possibilità di scegliere il proprio lavoro…a seconda degli studi fatti,delle attitudini,delle capacità…altri magari sono meno fortunati…-
-Mmm mmm….-fu la risposta di Francois- E il vostro lavoro quale sarebbe?- chiese infine,senza fare altri commenti.
-Io ero giornalista…sono…-Fiona non sapeva bene che tempo usare.
-Giornalista?..sarebbe?-
-Nel luogo da cui provengo la gente ama essere informata di tutto quello che succede…in tempo reale…io cerco le notizie e le racconto…-
-Le raccontate?come un cantastorie?-
Fiona si passò una mano nei capelli:come spiegare?
-No…io scrivo,come padre Alessio…poi di quello che scrivo si fanno tante,tantissime copie..che si vendono,su dei fogli chiamati ‘giornali’ e…-
-E a voi piace il lavoro che fate?-la interruppe lui- O almeno vi piaceva?-
La donna abbassò la testa,poi la rialzò guardando avanti a sé:
-Si…mi piaceva molto…-
-E siete venuta fin qui…a caccia di notizie,vero?- la scrutò l’uomo,con un mezzo sorriso.
Lei scosse la testa,confermando:
-Inutile negarlo…-
Con un cambio di tono improvviso,che le suscitò inaspettati brividi,Francois le chiese ancora:
-Vi manca così tanto?-
Sollevò lo sguardo su di lui,senza riuscire a rispondere.Sentì che in quel loro cercarsi con gli occhi,guardarsi,capirsi tacitamente c’erano già tutte le parole…Entrambi avvertivano che erano vicinissimi e lontanissimi nello stesso tempo;entrambi sentivano che sarebbe bastato allungare una mano…ma poi…se si fosse aperto il baratro,sotto di loro?
Questa volta lui sembrò essere il più coraggioso dei due.Inaspettatamente le domandò:
-Ed io,nel luogo da cui provenite…che lavoro potrei fare?-
Lei lo guardò con un sorriso radioso:
-Bè,conoscete il greco,il latino,l’occitanico… potreste fare il professore,l’archeologo…-
Lui chiese di cosa si trattasse.Brevemente Fiona glielo spiegò:intanto erano smontati da cavallo,passeggiavano lungo il fiume.Lui si fermò,appoggiando una gamba a un sasso che spuntava dal terreno,una mano ai fianchi,l’altra sotto il mento:
-L’archeologo?...suona bene…forse mi piacerebbe…però so anche maneggiare bene l’arco e la spada…-
-Bè..quello servirebbe un po’ meno…al massimo potreste fare il maestro d’armi…l’istruttore…Nel luogo da cui provengo non si usano più,queste armi…se non per sport-
Anche Fiona si era fermata.Erano l’uno di fronte all’altra:lui aprì le braccia,stupito:
-Volete dire che nel vostro paese non si combatte?non ci sono guerre?...è bellissimo…-
Fiona scosse il capo:
-No..non volevo dire questo…purtroppo ci sono,e si combattono con armi molto più potenti…-
-Oh…-disse lui,deluso- Non fatene parola con nessuno,allora:l’idea di possedere un’arma più potente di quelle del proprio nemico ha sempre creato l’illusione di poter vincere…-
Fiona lo guardò con ammirazione:
-Siete molto saggio,Francois…sembrate non appartenere a questo tempo…a questo luogo,volevo dire…-
Lui le poggiò le mani sulle spalle.
-Sapete…non riesco a guardarvi senza desiderare di stringervi a me…E’ meglio che facciamo ritorno alla rocca…- ma pur dicendo queste parole,non si risolveva a muoversi.
Fiona sospirò.
-Stringetemi Francois…tenetemi stretta a voi…- gli sussurrò.
-Non chiedetemelo,vi prego…- Ma intanto già le sue braccia l’avevano avvinta,le sue labbra si erano tuffate sospirando nei suoi capelli.
Rimasero così per qualche attimo.Poi lo sbuffare dei cavalli richiamò in sé Francois,che senza parlare la invitò a rientrare.
Fecero ritorno a Castelgarde camminando affiancati,ogni tanto guardandosi e scambiandosi
furtivi sorrisi.


Alla fine della cavalcata,Francois accompagnò Fiona fino alla soglia della sua stanza,celiando con lei con la stessa grazia che la giornalista gli aveva ammirato altre volte,di lontano.
-Cosa farete ora?...- gli domandò la donna.
-Torno alle mie responsabilità…vi rivedrò stasera?-
-Si..credo di si…-rispose lei.Lui le baciò la mano e si allontanò
Fiona lo seguì con lo sguardo.Poi si ritirò nella sua stanza e,senza pensare,si adagiò davanti alla toeletta,specchiandosi.
Dal muro dietro a lei si staccò una figura femminile,che iniziò a pettinarle i capelli,silenziosamente.
Fiona sussultò,poi si scusò:
-Non vi avevo vista,Elisa…non vi preoccupate,stavo solo riposandomi…ma?-
-Non sono Elisa,madamigella…-
Fiona si voltò di scatto,sulla difensiva.Era Monique…
-Che fate nella mia stanza?-
-Sostituivo Elisa…-disse lei,tremando leggermente. –Non avete bisogno di aiuto?-
La giornalista ritornò a guardarsi allo specchio.I suoi capelli forse avrebbero avuto bisogno di una sistemata…senza fare troppo caso alla stranezza della presenza di Monique,si lasciò prendere dalla pigra voglia di lasciarsi curare da qualcuno.
-Siate gentile,allora…vorrei sistemare un po’ i capelli…-
Silenziosamente la fanciulla iniziò a districarglieli,attenta a non farle male.Fiona pensava all’incontro con Francois,aveva lo sguardo languido,un sorriso appena accennato sulle labbra.
Fu allora che Monique cominciò a parlare:
-Siete felice,ora…vero madamigella?vi sentite al centro delle sue attenzioni…-
Fiona si irrigidì,fece per voltarsi,ma con una presa stranamente energica la dama di compagnia la mantenne nella posizione originale:
-Non voltatevi,vi prego….altrimenti non avrò il coraggio di andare fino in fondo…-
-Non vedo perché dovrei ascoltarvi,non vedo come osate…-
-Monsieur Francois è così…quando si accorge che gli resistete,che tentate di resistergli…cambia gioco….diventa dolcissimo,appassionato:sembra un sole che ruoti intorno a voi…e voi…-
Monique abbassò la testa,ebbe un singulto.
-Allora pensate che un uomo così non può farvi del male,alcun male…Pensate che l’unica cosa che potete dargli sia il vostro cuore,tutta voi stessa…e lui vi fa felice…completamente,immensamente…ma solo per quella notte…poi è come se non vi vedesse più…-
Fiona era turbata.Si alzò,spazientita,si volse verso la giovane dama:le pose le mani sulle spalle:
-Calmatevi ora…vi ringrazio,se volevate avvertirmi…ma…-
Monique alzò il capo,con orgoglio.Non voleva essere commiserata,da quella donna:si credeva forse migliore di lei,più bella,più desiderabile?
-Non mi toccate!...State attenta,madamigella….state attenta a voi!-
Quindi si allontanò,spingendo con foga Elisa,che era comparsa sulla soglia.


Francois aveva fatto ritorno negli alloggi militari.Un sottoposto,aiutandolo a sfilarsi gli stivali,scherzava con lui:
-Monsieur…siete stato a caccia,stamane?-
L’uomo aveva lo sguardo assente e le labbra atteggiate in modo irridente insieme:non rispose,si limitò a ridere maliziosamente.
-…è andata bene?- domandò il sottoposto,abbassando la voce.
Francois aveva una espressione indefinibile,dubbiosa:
-Ho teso le mie insidie…-
-Non è una giovane pernice,vero,monsieur…?-ammiccò l’altro,alludendo a conquiste precedenti.
Il cavaliere scosse la testa,pensieroso:
-E’ una piccola,astuta volpe…-disse,con una sfumatura di desiderio nella voce…-ma tu sai che a me la caccia diverte solo quando è difficile!- concluse poi,schioccando le dita.
Non appena l’uomo lo ebbe lasciato solo,l’espressione di Francois cambiò.Non più quell’irrisione canagliesca,non più l’ironia.Eppure non aveva mentito un attimo prima…e non mentiva nemmeno ora,solo con se stesso.Aveva imparato a convivere con una parte di se’ che non gli apparteneva,era una maschera:ma a furia di indossarla,non riusciva più a svestirsene.
Avrebbe dato tanto per ritrovare il vero se stesso,per liberarsi del bastardo,del cinico,del predatore…Ma avrebbe avuto bisogno di qualcuno che conoscesse i suoi lati migliori,e li sapesse far emergere:c’erano state delle persone in grado di farlo…sua madre.suo padre,Isabella…
Di esse,Isabella adesso era la signora di Castelgarde:aveva responsabilità e affetti più profondi a cui dedicarsi…sua madre?sua madre era …oh,madre mia!-Francois si strinse il viso tra le mani,per ricacciare il dolore in gola. E poi c’era suo padre…Un sospiro profondo,una supplica silenziosa:il giovane cavaliere ingoiò anche quello.
Si alzò stancamente dal suo giaciglio.Guardò fuori:Etienne stava agitando una spada di legno,duellando con un invisibile avversario nel cortile dell’armeria.Francois lo guardò con tenerezza paterna…
Poi intravide Fiona:si era cambiata d’abito e si affrettava col suo passo inconfondibile verso l’abbazia.Forse andava in biblioteca:Francois desiderò istintivamente raggiungerla…
La voce di Chretien lo distolse:
-Hei fratello….vieni?voglio decidere con te le ultime cose…


Fiona era inquieta,dopo il colloquio con Monique.Entrò con irruenza nella biblioteca,dimenticando luogo e tempo.Si trovò improvvisamente davanti padre Alessio,in piedi,di spalle,davanti al leggio dove lei aveva ricollocato qualche giorno prima il suo Chronicon.L’uomo di chiesa si volse verso di lei,mostrando solo una leggera disapprovazione:
-Oh,scusate…- disse la donna.
-Qualcosa non va,madamigella…Fiona?-disse lui,fingendo di non ricordare bene il suo nome.
-No..no..-si affrettò a rispondere la donna,confusa.
L’uomo le volse di nuovo le spalle,Fiona tentò di ricomporsi;credeva che padre Alessio non avesse interesse a continuare quel colloquio,ma gli sentì sillabare,lentamente:
-Così non sembrerebbe…-
La giovane si schiarì la voce:
-Posso dare questa impressione,ma..-
-A voi non piace la verità,Fiona…perchè?ne avete paura?-le disse ancora l’uomo,senza alzare gli occhi dal suo lavoro.
Fiona abbassò la testa,turbata.
Finalmente padre Alessio la guardò di nuovo:uno sguardo che le infuse energia,coraggio.
-…eppure sono convinto,che voi ne siete attratta,dalla verità…- aggiunse ancora,fissandola con dolcezza.
-Sembra che voi abbiate il dono di leggere anche le parole non scritte,padre…-ammise la donna.
L’anziano abate sorrise,lusingato.
-Non saprei dirvi se è un dono…-
Fiona sospirò,gli andò incontro.
-Perché siete turbata?-
-Forse proprio perché mi sfuggono tante verità,padre…e qualcuna che conosco,non posso rivelarla…-gli confessò lei.
-Se vi rasserenasse,potreste sempre confidarla a chi sarebbe tenuto a serbarla nel silenzio del suo cuore…- le si offrì,l’uomo.
Fiona scosse la testa:
-Sono verità che non mi appartengono…non del tutto…-
Padre Alessio annuì.Non insistè,sembrò voler tornare al suo lavoro.Poi la sua voce si levò,di nuovo:
-Conoscete i numeri arabi,Fiona?-
La giornalista sospirò:perché negare?
-Si…- disse piano,aspettando che l’uomo le domandasse ragione di quella sua intrusione nelle sue carte.
Ma padre Alessio non domandò e non la rimproverò.Si volse di nuovo a guardarla,con un sorriso:
-Forse volevate continuare la vostra lettura del Chronicon?...ho quasi terminato…- le disse,cortesemente. –Sembra che vi sia piaciuto,il mio lavoro….-
-Si padre..siete troppo modesto:scrivete in maniera che chi legge possa vedere animarsi tutto ciò che descrivete davanti ai suoi occhi…-
-Siete gentile a dire questo,ma non lusingate troppo il mio amor proprio…mi sembrerebbe di scrivere solo per compiacere chi legge,e non soprattutto per lasciare testimonianza di quello che Castelgarde ha vissuto…-
Fiona lo sentì disponibile;pensò di potergli chiedere qualcosa,in proposito.
-E’ una storia alterna,quella di Castelgarde…momenti di luce,momenti d’ombra…stavo per leggere della morte della vostra amata Lady Claire…-
-Una pagina dolorosa…-
Fu Fiona ora a cercare lo sguardo dell’uomo di chiesa,per tentare di penetrarvi il mistero di quella morte.
-…Che ha lasciato molti strascichi,mi pare…-
Padre Alessio incrociò il suo sguardo;Fiona vi lesse però lo stesso interrogativo che avvertiva lei stessa.
-Molti…e nessuno sa bene come siano andati i fatti…vedete Fiona non sempre la verità è quella che noi crediamo di conoscere…-
-Su questo siamo d’accordo,padre…-la donna si schiarì timidamente la voce- Dunque neanche voi sapete…?-
L’abate le lasciò il suo posto,davanti al leggio,scuotendo la testa:
-Riprendete pure la vostra lettura,madamigella…per fortuna Castelgarde sta vivendo nuovi giorni…anche grazie a voi…-
-Alludete alla nascita della piccola Claire…?-
-Si…ma anche alla presenza vostra e del vostro amico Nicholas…sento un fermento nuovo,che sembrava sparito…e di questo voglio ringraziarvi…-
Stava accomiatandosi,le porse la mano,che Fiona avrebbe dovuto baciare,facendo il gesto di inginocchiarsi.Ma la donna,distrattamente,la strinse,con familiarità:e non capì lo stupore con cui padre Alessio reagì,tutto sommato divertito,a quel gesto.
- Ti benedico,figlia mia…- le disse invece,fendendo l’aria col segno di croce.Solo allora Fiona comprese l’improprietà del suo comportamento.Fece il gesto di fermarlo,scusarsi,ma l’uomo era già sparito,oltre la porta.

Fiona sfogliò il pesante volume all’indietro:voleva capire se padre Alessio avesse notato o meno la sua richiesta d’aiuto.Era ancora là,intatta…
Voltò allora le pagine,in fretta,per raggiungere le ultime,quelle relative alla nascita di Claire.Sotto quella data,avrebbe potuto scrivere una nuova richiesta:aveva capito che padre Alessio non l’avrebbe tradita…
Sfogliando il volume,l’occhio le cadde però su un altro episodio:La solenne investitura di Chretien Marek a signore di Castelgarde…
-Che strano...mi sembrava che fosse accaduto dopo la morte di Lady Claire…-pensò Fiona.
Lesse meglio,si accorse che l’episodio era riportato due volte,per l’appunto,prima e dopo quello della tragica fine della signora di Castelgarde:era narrato proprio con le stesse parole e la data era quella della seconda stesura.
Volle capirci di più.Guardò meglio le pagine e si accorse che,nella prima stesura,c’era come una differenza di spessore…la pagina sembrava più sottile…
tentò di guardare in controluce la scritta…era una sorta di palinsesto!sotto c’era scritto qualcos’altro!
Accidenti!... avrebbe pagato qualunque cifra per sapere cosa…
Si guardò intorno:c’era la penna di padre Alessio che si asciugava in un calamaio vuoto.A fianco alla penna del liquido biancastro:latte di capra?...Non seppe resistere:lo prese e,preso il volume,si andò a nascondere in fondo,tra gli scaffali più lontani,quasi al buio.
Intingendo la penna nel latte,Fiona bagnò la pergamena e intanto elaborava la maniera di rimettere poi tutto in ordine.Ma ora la curiosità la divorava…
Finalmente riuscì a leggere l’intestazione originale del capitolo: Solenne investitura di Chretien e Francois Marek a signori di Castelgarde…
-Oh!....allora…???-
-Che state facendo?-una voce dura,imperiosa;una voce che stentò a riconoscere per quella di Francois,la fece sussultare.
Chiuse immediatamente,istintivamente il volume,ben sapendo che era una mossa assolutamente inutile;si sollevò piano contro la parete di libri che aveva alle spalle e lo guardò.Era accigliato,deluso:una espressione che ferì Fiona.
-Non rispondete?-
-…e voi?Mi stavate spiando?- disse lei,attaccandolo.
Lo sguardo di lui si fece ancora più inquisitorio,una lama d’acciaio nella semioscurità della biblioteca.
-Non credete che siate voi,a dovermi una risposta?...o volete che risponda io?...Voi stavate spiando,curiosando alla ricerca di notizie,non è così?- e nel dirlo le tolse il volume di mano.-Questo restituitelo!-
Fiona rimaneva in silenzio.Con la testa bassa.Lui infierì:
-Sono deluso di voi…cosa siete,infine..solo una piccola donnetta curiosa!-
Lei rialzò la testa,fieramente.
-E voi,monsieur..cosa siete?...un uomo pieno di livore…per quello che avreste potuto fare e non avete fatto?un uomo che ha avuto paura di passare il confine?-
Lo sguardo di lui fiammeggiò nell’ombra:
-Mi state dando del vigliacco?...strano come cambia il vostro giudizio…poco fa ero un uomo saggio!-
-Poco fa voi…Ma cosa ne parlo a fare:noi siamo lontani anni luce,monsieur!...-
-Anni luce…?-
Fiona scosse la testa;aveva voglia di piangere…
-Vi prego:fatemi uscire…- gli disse.
Lui la guardò:
-Nessuno vi trattiene!- era fermo davanti a lei.Fiona fece qualche passo in avanti:qualcosa dentro di lei desiderava che lui la fermasse,che si spiegassero…Ma lui non si mosse.La donna si fermò a pochi passi da lui:
-Io…-
Francois sospirò:qualcosa dentro di lui voleva fermarla,sospingerla contro la parete e…era rabbia,desiderio?che cosa era?
-Se camminate sempre dritta davanti a voi…troverete l’uscita!- le disse senza voltarsi.
Fiona ubbidì.Lui sentì i suoi passi allontanarsi.Lentamente,la seguì;si fermò a mettere a posto il volume sul leggio;lo aprì alla pagina maledetta…a quel giorno maledetto.Ma con rabbia lo richiuse:non permise all’ondata di ricordi di sopraffarlo ancora.
Fu allora che si accorse che Fiona era ancora lì,addossata alla porta.
La guardò senza dire nulla.La rabbia,il dolore,il desiderio gli gonfiavano il petto:
-Fiona…-riuscì a dire,quasi una invocazione.
-Francois…-
Non seppero dirsi altro.Ma si allacciarono l’uno all’altra con una passione incontenibile,cercandosi le labbra con l’avidità di due assetati nel deserto.Il silenzio della biblioteca era violato dai loro respiri affannosi;nei loro baci sembravano mischiarsi il pianto e il riso,confondendosi in un sapore a cui nessuno dei due sembrava poter rinunciare.
-Dobbiamo uscire di qui…-sussurrò lui,ma subito dopo le cercò la bocca e ricominciò a baciarla senza interruzione…
-Ditemi che mi avete perdonato…ditemelo…-gli chiese lei,non sapendo nemmeno quel che diceva.
-...Si,si…ma dobbiamo uscire di qui…oh Fiona…-
Per fortuna,qualcuno aprì la porta,che cigolò annunciando il nuovo venuto.Francois e Fiona ripresero fiato.Lui le strinse forte la mano,chiedendole con quel gesto di assecondarlo:finsero di stare leggendo insieme il famoso Chronicon.
-Oh,monsieur Francois…-disse il nuovo venuto- Padre Alessio mi mandava a prendere il volume…sapete,spesso continua a scrivere nella sua cella…-
- Padre Marcel…state attento…forse l’umidità,forse il calore della candela hanno danneggiato questa pagina,vedete?- disse Francois.-Fate in modo da rimettere in ordine il libro,prima che l’abate possa accorgersene:non vorrete dargli un dispiacere,vero?-
-Oh!- esclamò il fraticello,coprendosi la bocca con la mano – Provvedo subito,provvedo subito!- disse affrettandosi a ripristinare il palinsesto.
Francois sempre tenendola per mano,condusse intanto Fiona fuori dell’abbazia.

Edited by arielcips - 2/1/2009, 12:51
 
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-Huges..novità?-
Didier era rientrato in albergo e aveva incrociato nella hall Jeffrey in compagnia di un ometto canuto,dall’aspetto familiare.Un attimo dopo si ricordò chi fosse:il professor Johnston.
-Vi conoscete?- disse Huges,presentandoli.
-Mah…io mi ricordo del professore,ma non credo…-
-Non ha importanza- tagliò corto il capo della sicurezza- Lui è un giornalista,Didier Arnault…ha accompagnato la ragazza e Stern in New Mexico…-
-Molto piacere…-disse il professore,ancora evidentemente frastornato.
-Dove sei sparito,Didier?- chiese poi l’ex marine.
-Speravo di poter visitare l’abbazia….la biblioteca…ma ci vuole la malleveria dell’abate…ho un appuntamento domani pomeriggio..-
Il professore domandò:
-Cosa volevate cercare,in biblioteca?-
-Non so..qualunque cosa:Fiona è sparita nel passato…un passato che non conosco:volevo documentarmi…e poi,quei libri sono là da più di settecento anni:magari anche Fiona,adesso li sta sfogliando…-
-Stupidaggini!-disse Huges.
-Invece no…-intervenne Johnston- Lo lasci dire…forse ha ragione:Nicholas potrebbe tentare di comunicare con noi,attraverso i libri…-
-Allora non aspettiamo a domani:andiamoci subito!-decise il sicureman,masticando nervosamente il sigaro.
-Ti ho detto che ci vuole la malleveria…- tentò di ricordargli Didier.
-Oh..non è necessaria…-disse Johnston,prevenendo Huges- Io sono amico dell’abate…solo…non vorrei smorzare il vostro entusiasmo…-
-Cosa?- domandarono quasi all’unisono i due uomini.
-I volumi da consultare sono…20.000…-



Fiona e Francois erano usciti dal corpo centrale dell’abazia;sempre tenendola per mano,lui la conduceva ora attraverso il porticato grande,verso il cancelletto che si apriva sul piccolo chiosco.
Il cancello non era chiuso a chiave;Francois lo aprì,lasciò passare Fiona,se lo richiuse alle spalle.La luce del crepuscolo rendeva indeterminati i contorni delle cose:la donna intuì in lontananza il giardino di rose,dove si allungavano le tombe di marmo della famiglia dei signori di Castelgarde.Lui non parlava,continuava a guidarla,fuori di quel luogo sacro.Davanti a loro si apriva ormai il cimitero,mentre in lontananza si sentiva scorrere il fiume.Lui guardò verso la tomba di sua madre,istintivamente,poi prese la direzione del fiume.Finalmente la donna gli domandò:
-Dove stiamo andando?-
-Fidatevi…-fu la risposta di lui.
L’uomo sembrava cercare un riparo…finalmente,in prossimità del torrente,si fermò.Si guardò intorno,ma scosse la testa,sconsolato.
-Cercavate qualcosa?-
-Tanto tempo fa,qui…c’era un tronco abbattuto,che guardava verso il tramonto:ci sedevamo a parlare,Chretien,Isabeau e io…Aspettate,eccolo:il muschio lo ha completamente coperto…
Erano di nuovo l’uno di fronte all’altra;lui le cercò ancora le labbra e si baciarono ancora,come prima:poi lui la fermò e la invitò a sedersi,rimanendo in piedi,ma non lasciandole la mano,anzi prendendole anche l’altra e fissandola:
-Voi sembrate sapere tante cose,Fiona…allora ditemi che cosa é…spiegatemi voi cosa c’è tra voi e me…-
Fiona scosse la testa:
-Vorrei saperlo anch’io…-
-Siate sincera…se lo sarete,lo sarò anch’io…-promise lui,accosciandosi davanti a lei. –Perché non siete andata via,prima…perché siete rimasta?-
La donna lo guardò,con tenerezza,poi gli passò la mano nei capelli.
-Eravate così indignato…così deluso…così addolorato...per colpa mia…-
Lui annuì.Le strinse le mani,quasi a farle male.
-E poi?...-le domandò,senza guardarla.
-E poi…cos’altro c’è da dire…mi avete baciata…- Fiona era leggermente imbarazzata.
Lui alzò lo sguardo:
-Anche voi,direi…-
L’imbarazzo della donna era palpabile:
-E voi perché lo avete fatto?...-
-Perché?...perchè eravate così…così -Francois stentava a trovare le parole- …eravate così vicina a me…Non solo fisicamente…non so se mi capite…-
Lei sospirò:c’era poco da capire.Si stava innamorando di lui…e forse era reciproco…
Sollevando lo sguardo su di lei,Francois comprese istintivamente quello che la donna stava pensando.
-…Ho paura anch’io…- le confessò.
-…dite davvero?...- Fiona era incredula:le era sembrato così sicuro,quasi sfacciato in alcuni momenti:eppure nel suo cuore sapeva bene che Francois ora era sincero.
-Ho paura di sbagliare…e di perdervi…Fiona ,io…- scosse la testa,senza parlare.
Lei gli cinse la testa con le braccia,lo attirò a sé,appoggiando la fronte tra i suoi capelli.
-Hai ragione,Francois…-
Lui la strinse tra le braccia,carezzandola.
- Vorrei provare…Oh…ti desidero tanto…ma non voglio prenderti…voglio rispettare quello che mi hai detto…-Però la baciò ancora,socchiudendo gli occhi,abbandonandosi.
Quindi si fermò.La fermò.
-Venite via,adesso…rientriamo…Avete freddo?- le domandò,sollecito.
Fiona gli sorrise.
-No…sto bene…-
Tenendosi stretti l’uno all’altra,rientrarono nella rocca.Si guardavano senza parlare e nessuno sospettò quante parole passavano in quegli sguardi.
Nessuno tranne Monique,che intravedendoli insieme,capì fino in fondo di aver perso ancora.


arielcips21/3/2006, 11:21
Didier aveva accompagnato il professor Johnston nella biblioteca del convento.Erano tre saloni a volta,che si inseguivano innestandosi l’uno nell’altro;ma gli scaffali di libri proseguivano in un paio di salette interne….davvero non si sapeva da dove cominciare…
Ricordando la modernità del gabbiotto in portineria,il giornalista si era domandato se magari i la biblioteca fosse stata informatizzata:in quel modo,magari usando il richiamo giusto,avrebbero potuto trovare qualcosa di interessante:cosa?...chi lo sa?
L’uomo sospirò.
-Da dove partiamo,professore?-
-Non saprei,giovanotto…Diamo un’occhiata all’archivio?-
-Faccia pure…io do un’occhiata intorno,se permette…-
Didier sapeva che quel luogo era rimasto pressocchè invariato nei secoli…non potè fare a meno di immaginare Fiona che vi si muoveva all’interno,che prendeva gli antichi codici…
Sul leggio era appoggiato Il milione,di Marco Polo. L’uomo lo sfogliò,distrattamente:poi sollevò gli occhi verso la luce che proveniva da un’ampia vetrata. Vi si affacciò:nel cortile i piccoli ospiti dell’orfanotrofio adiacente l’abbazia giocavano spensierati.
Didier scosse la testa,sconsolato. Buttò un occhio a una bacheca in vetro,che presentava un volume aperto;cercò di leggervi all’interno,ma la scrittura amanuense non era per lui…però dall’illustrazione pensò si trattasse dell’assedio di Castelgarde.
-Professore!-
-Dica…-
-Cos’è questo tomo…si può vedere?-
-E’ il Chronicon di Castelgarde,Didier…fu redatto dall’abate Alessio di Metz…-parlando il professore si rese conto di quanto quel libro avrebbe potuto essere importante per loro…Chiamò il bibliotecario e chiese se potevano consultarlo.
-Debbo chiederlo all’abate,monsieur…attendete,prego!-
Didier non stava nella pelle:forse quel manoscritto conteneva qualche traccia di Fiona…forse non era stata una intuizione sbagliata quella di andare in biblioteca…

-Fiona?...-
-Nicholas?...dimmi?- Fiona aveva il viso radioso:nemmeno a Nicholas potè sfuggire il suo aspetto diverso dal solito.
-Che ti succede? Ti vedo diversa…-
Lei sorrise,un po’ stupida.
-Forse è la primavera…forse…che mi dici di messer Aristide?- disse cambiando argomento,nel tentativo di tornare coi piedi per terra.
Nicholas fece spallucce:
-E’ uno scienziato,un alchimista…-
-Non avete parlato di…- domandò ancora lei,nuovamente seria.
-Di cosa?-
Fiona sospirò.Le interessava davvero,saperlo? Si…si le interessava!
-Se può aiutarci con il marker,Nick…o tu vuoi rimanere qui per sempre?-
-Veramente credevo che fossi tu…che ti ci stessi ambientando…- le ribattè lui,leggermente risentito.
La donna tacque, piccata.Poi rispose:
-Nicholas…per decidere della propria vita,bisogna avere delle alternative…e noi qui non ne abbiamo…- lo guardò,sperando che comprendesse il suo discorso.
Nick assentì.
-Forse hai ragione…ma vorrei sentire il parere di Andrè,prima di parlare a messer Aristide del marker…
-Domani ci sarà il battesimo…magari Andrè sarà di umore trattabile e..gliene parlerai,vero?
Me lo prometti,Nick?-
-Si,Fiona..te lo prometto…-



Padre Marcel bussò discretamente alla porta della cella dell’abate.
-Entrate,fratello…posate pure il libro sul mio tavolo…- gli disse questi.
-Ehm,padre…è successo un incidente…in biblioteca…-
-Incidente?-
Brevemente frate Marcel riferì il dialogo che aveva avuto con monsieur Francois poco prima.Padre Alessio lo fermò col gesto della mano.
-Ho inteso…era solo,monsieur Francois?- domandò
-No,padre…era con quella damigella straniera e…-
-Basta così,Marcel…lasciate pure il volume dove vi ho detto…Laudetur..-
-Semper!- disse il fraticello,allontanandosi in umile silenzio.
Rimasto solo,l’abate Alessio aprì il suo chronicon:aveva davanti agli occhi il palinsesto,violato…
Ne lesse l’originaria intestazione,socchiuse gli occhi,ricordò…


-Buon giorno,padre…già all’opera,stamattina!-
Andrè Marek lo aveva sorpreso nel proprio studiolo,intento a vergare l’intestazione del nuovo capitolo,dedicato al grande giorno della consacrazione di Chretien…
-Buon giorno,monsieur Andrè…mi piace anticiparmi il lavoro…domani sarò impegnato nel ruolo di vescovo,non potrò dedicarmi alle mie fatiche di letterato…-
-Allora ho fatto bene a venirvi a cercare per tempo…ho delle novità,padre…-
-Novità?- gli chiese leggermente stupito l’uomo di chiesa:temeva quello che stranamente credeva di leggere nello sguardo trionfante del suo interlocutore.
-Si,padre…ho preso una decisione:voi consacrerete entrambi i miei figli…che governeranno insieme Castelgarde,esattamente come abbiamo fatto mio cognato Arnault ed io…-
-Ma…- tentò di obiettare padre Alessio.
Marek lo aveva fulminato con lo sguardo,prevenendo la sua contestazione:
-…cosa c’è Padre?anche voi volete accampare quello stupido pregiudizio del maiorascato?..-
Padre Alessio scosse il capo.
-No…affatto…solo che…avete pensato bene a quello che fate,monsieur Marek?..voglio dire,avete pensato ai vostri figli?-
-Certo che ho pensato ai miei figli- Marek si era inalberato,sollevando il capo con superbia.
Padre Alessio non si era lasciato intimorire,lo aveva invece guardato negli occhi,severamente:
-Avete pensato …a Francois?-
L’uomo aveva distolto lo sguardo,fingendo di non capire bene la domanda dell’abate:
-Ho pensato a Francois…e a Chretien…loro…si completano a vicenda…condivideranno insieme il potere,come hanno condiviso tutte le esperienze della crescita…-
-Voi non volete rispondermi,monsieur Marek:strano,il vostro cuore non lo avrei mai immaginato sordo…-
Di nuovo il cavaliere lo aveva guardato con risentimento:
-Perché mi dite questo,padre?- domandò,ritornando umile,per un momento.
-Lo sapete bene,perché:il vostro secondogenito non ha mai aspirato a condividere il potere con suo fratello…sono altre le sue aspirazioni…perché volete precludergliele,monsieur Marek…-
-Pretendete di conoscere mio figlio meglio di me,padre Alessio?- Andrè era tornato a insuperbirsi.Padre Alessio capì che le sue erano parole perse…
-Mi dispiace,monsieur Andrè…mi dispiace che non vogliate vedere la verità…Ho paura che vi si mostrerà nel peggiore dei modi e allora…-
Andrè rabbrividì.Poi scacciò via i pensieri molesti:quello sarebbe stato un giorno di gioia,nemmeno l’abate Alessio con i suoi presentimenti lo avrebbe rovinato.
-Il nostro colloquio termina qui,padre…aggiornate il Chronicon correttamente e preparatevi a una doppia liturgia…- gli disse,congedandosi frettolosamente.

Invece le cose erano andate diversamente…Padre Alessio poteva solo immaginare cosa fosse successo,ma neppure lui sapeva bene l’esatto ordine dei fatti.Certo,all’ultimo momento Francois si era tirato indietro,poi…
L’anziano abate sospirò:la colpa forse era stata anche sua,non era riuscito a parlare al cuore indurito di Marek…indurito dall’egoismo di un amore smisurato…
E ora? Chi stava riportando a galla tutta quella storia dolorosa? E perché?

arielcips23/3/2006, 15:34
La sera del sabato,alla vigilia del battesimo della piccola Claire,nella rocca di Castelgarde pochi dormivano.
Nick nel suo letto si rivoltava,pensando quali parole avrebbe potuto usare per chiedere a Marek il permesso di …di cosa? Di tentare con messere Aristide di ridare carica al marker? E come avrebbe potuto spiegare allo studioso medievale di cosa si trattasse? Fiona non si rendeva conto che tutto quel progetto era…era assolutamente folle…
In un'altra ala del castello,invece,vegliavano Isabella e Chretien:si erano ripromessi di offrire quella notte di preghiera alla Vergine,che aveva loro concesso finalmente una creatura.Inginocchiati fianco a fianco nella cappella attigua alla loro stanza,pregavano intensamente perché la piccola Claire vivesse a lungo,sana e felice…
Ogni tanto uno dei due si alzava e andava ad assicurarsi che la bambina dormisse:a un tratto si ritrovarono tutti e due davanti alla culla,Chretien cinse Isabella col suo braccio,le baciò la fronte pura,sussurrandole:
-Grazie,grazie…mille volte grazie,mia adorata…-
Poi aveva carezzato la guancia rosea della piccola,teneramente.E aveva sospirato,stranamente.
Isabella si era voltata a guardarlo,leggermente incredula. Ma Chretien le aveva sorriso,rassicurante,come sempre.Aveva già scacciato via il tormento inespresso che per un attimo aveva covato nel suo cuore…
Anche Monique stentava a prendere sonno nella sua stanza:abbracciata al cuscino,aveva pianto,come tutte le sere,disperatamente,il suo amore infelice.Poi il sonno le aveva concesso un po’ di requie:ma un sogno irrealizzabile l’aveva nuovamente turbata…Francois non l’amava,non l’aveva mai amata…mai…
Nella sua stanza Fiona pensava al rito del giorno seguente:era emozionata del ruolo che avrebbe dovuto rivestire…madrina…lei?...cercava di ricordare la liturgia latina,le risposte da dare..se avesse sbagliato? Non sopportava di essere guardata come una sorta di …di strega:quegli occhi diffidenti e cattivi la spaventavano…e poi desiderava che tutto si svolgesse nel migliore dei modi…Era un giorno di gioia…per tutti…Il suo pensiero corse a Francois:si domandò quale segreta pena albergasse nel profondo del suo cuore,che gli impediva di essere felice e di amare…Immaginò di riuscire almeno quel giorno a vederlo sorridere spensierato,magari anche per merito suo…
Poi sospirò:che le succedeva? Si stava innamorando di un uomo vissuto settecento anni prima di lei?....oh…che follia stava vivendo…
Andrè era nella torre;con la fronte corrugata appoggiata alle lastre sentiva il sibilo delicato del vento di maggio;il suo sguardo era basso,stanco…

Tanto tempo fa una mano gentile si era posata sulla sua spalla.
-Cosa c’è,Andrè Marek? Domani è un grande giorno?-
Era la vigilia della consacrazione dei suoi figli a signori di Castelgarde.Marek era contento,ma una parte del suo cuore non era rimasta sorda al discorso di padre Alessio.
-Non riesci a dormire,vero?- aveva detto Claire,guardandolo maternamente.Immaginava la sua emozione e il suo orgoglio di padre.
-No…-
Ma nel suo sguardo la donna non vide orgoglio; in quella risposta c’era un velato senso di colpa.
-Che c’è mio signore?..non sei contento?-
Andrè l’aveva abbracciata e tenuta stretta a sé,sfuggendo al suo sguardo.Non voleva risponderle,non voleva discutere… Trasse forza da quell’abbraccio,si ricompose.No:aveva preso la decisone giusta…e basta!
-Certo che lo sono,Claire…e come non potrei con te vicino?-
-Allora vado a salutare i nostri figli,Andrè…e ti aspetterò nel nostro letto…-


Francois era ancora sugli spalti:il vento di maggio gli scorreva tra i capelli,i suoi occhi guardavano con un rimpianto infinito verso la torre...

-Non riesci a dormire,Francois?-Tanto tempo fa una mano delicata gli aveva carezzato la testa.
-Oh madre…no…-
-Sei agitato per domani?emozionato?-
Era la vigilia della consacrazione di Chretien e Francois a signori di Castelgarde.Claire immaginava che Francois fosse turbato dall’eccitazione,dalla gioia.
-Già …-ammise,ma nel suo sguardo la donna non lesse entusiasmo né gioia.
Gli sorrise,incoraggiandolo:
-Che cosa c’è,figlio mio?...-
Lo sguardo dolce e comprensivo di Claire vinse ogni difesa del giovane.La abbracciò,poggiò il capo sulla sua spalla. Sembrava così infelice.
-Francois..tu…non sei contento?-
La strinse forte,come a cercare forza in lei,poi si ricompose,irrigidendosi.Ricominciò a guardare lontano.
-No,madre…ma so che lui lo sarà…e mi basta…-
-Lui…tuo padre?-
-Certo!- disse il giovane,sorridendo.
-Ma lui crede di…di farti felice,con questa decisione…non sa che…-
-Non sa?...madre…non voglio che lo sappia…non dovrà mai saperlo…-
Claire si era irrigidita anche lei,anzi si stava inalberando:
-E perché,Francois?…tu DEVI dirglielo…tuo padre ed io vogliamo solo la felicità,per te,Chretien e Catherine…-
-Ma lui crede di farmi felice,così…e io non voglio deluderlo,madre:dovete promettermi di non dirgli nulla…-
-Nient’affatto,Francois…se non glielo saprai dire tu,glielo dirò io….Tuo padre non può essere così cieco…non con te che sei il suo…-
Claire non concluse il discorso,accorgendosi del peso che una parola sbagliata avrebbe potuto avere in quel momento.Ma era troppo tardi:Francois aveva capito il concetto e ciò rafforzava la sua decisione di non deludere quel padre che lo aveva sempre prediletto…
-Madre!promettetemi che non lo farete…non ve lo perdonerei mai,madre…mai!-
Claire sollevò la testa con fierezza e determinazione:
-Se non lo farai tu,Francois…sarò costretta a farlo io!- il suo tono non ammetteva repliche.
-Se lo farete,madre…non mi vedrete più!- ribattè Francois,altrettanto fiero.

arielcips27/3/2006, 21:08
- OMNIPOTENS sempiterne Deus, Pater cœlestis… -indossati I più solenni paramenti sacri,l’abate Alessio formulava le preghiere rituali del battesimo,supplicando il Signore di rigenerare con il suo Spirito Santo la nuova creatura che gli si offriva.
La chiesa madre di Castelgarde era stipata di una folla devota ed entusiasta;la famiglia dei castellani aveva attraversato il paese in corteo,acclamata da due ali di paesani festanti.Poi i maggiorenti del villaggio e molti altri ancora avevano occupato le navate laterali e parte della centrale,a seguito del corteo.
Fiona,Francois,Chretien e Isabella erano saliti sull’altare,nei pressi del fonte battesimale:Isabella aveva tra le braccia la piccola Clara,avvolta in una veste lattea,ricamata preziosamente,che si guardava intorno incuriosita da tanta confusione,senza indovinare che la protagonista di quella giornata sarebbe stata proprio lei.
L’abate aveva chiamato i genitori,il padrino e la madrina a segnarla col segno di croce;poi lui stesso l’aveva unta col chrisma.
Quindi aveva chiesto loro di fare pubblica dichiarazione di fede,rinunciando alle tentazioni del demonio.
Infine aveva imposto:
- Date nomen huic infanti.-
Isabella aveva pronunciato il nome della neonata:
-Claire Marie Grace…-
L’abate aveva ripetuto:
-Clara Maria Gratia, EGO te baptizo in Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen …- aspergendo con l’acqua santa la piccola,che dimostrò il suo disappunto con un grido di fastidio.
Socchiudendo gli occhi,Andrè ricordò la voce di padre Alessio pronunciare un nome simile…il giorno delle sue nozze con Claire…e il giorno del loro addio…
-Dio Onnipotente…ti ringraziamo per avere sottratto la nostra sorella Clara al male del mondo…-
Un singhiozzo irrefrenabile gli spezzò la preghiera in gola:Dio l’aveva sottratta al male del mondo…e lui?che cosa aveva fatto,invece?...Aveva permesso che lei andasse da sola incontro alla morte,accecato da un egoismo assurdo.
-Oh Claire…perdonami amore mio…- sussurrò inginocchiandosi,sollevando appena lo sguardo verso la piccola nipote,che sembrava fissarlo con stupita compassione.

La cerimonia si era poi conclusa con un altro gesto particolare,che Fiona vedeva per la prima volta:
padre Alessio collocava la piccola sull’altare,offrendola a Dio,mentre tutti si inginocchiavano per pregare per la nuova vita che la aspettava.

Osservando la creaturina guardarsi intorno un po’ spaurita,su quella lastra di marmo,Francois abbassò gli occhi,commosso:ricordò sua madre,composta nel sonno della morte su una lapide della chiesa minore.
-Oh madre mia…perdonami…perdonami se puoi…-sussurrò inginocchiandosi,pregando con una intensità straordinaria,sotto lo sguardo meravigliato e tenero di Clara.
Quindi padre Alessio aveva sollevato la piccola tra le sue braccia invitando la folla ad esprimere con l’applauso la sua gioia nell’accoglierla nella propria comunità.
Fiona aveva partecipato emozionata al battesimo.Era abbastanza digiuna da anni di vita religiosa,pur essendo di famiglia tradizionalmente cattolica;ma quel rito formulato nella solennità del latino,tra una folla che partecipava così devotamente, la aveva coinvolta nel profondo dei suoi sentimenti …quanti valori in quegli anni bui del Medio Evo erano così intimamente sentiti,creavano una appartenenza collettiva…una forza collettiva…che nell’età di Fiona si era dispersa completamente?
La famiglia del Castello riformò il corteo per uscire dalla Chiesa:ma fuori era già stata allestita una grande festa popolare,con la fiera,i giocolieri,un sontuoso banchetto elargito a tutti.
Tutta la giornata sarebbe stata destinata a festeggiare la nuova arrivata,con canti,balli,giochi..
Rientrati nelle mura della rocca,finalmente il corteo,nella sua formale rigidità potè sciogliersi.
Isabella si ritirò temporaneamente nelle sue stanze,Chretien intratteneva invece i suoi ospiti,invitandoli a brindare con lui a quella data festosa.
Fiona si sentì improvvisamente fuori parte.Si allontanò dalla folla,scoprì la testa che Elisa le aveva acconciato con una sorta di mantiglia.Si fermò a guardare dagli spalti.
Una figura le si affiancò,provando forse il suo stesso disagio:era padre Alessio.
-Non ho familiarità col mondo al di fuori dell’abbazia..- le confidò
-Vi capisco…anch’io mi sento un po’ fuori luogo…-confessò la giovane.
-Eppure sembrate già quasi una persona di famiglia,qui nella rocca…- sostenne l’uomo,guardandola.
Lei abbassò lo sguardo;credette di avvertire una allusione velata in quelle parole.Pensò di approfittarne:
-Non è una famiglia…facile…-voglio dire..-
Lui la fermò col gesto:
-Lo so bene,cosa avete voluto dire…nel passato ci sono state grandi sofferenze e…-
Questa volta fu Fiona a guardarlo,nel profondo degli occhi:
-Ci sono ancora adesso dei nodi irrisolti,padre…e voi lo sapete meglio di me…-
Lui annuì.
-Posso domandarvi cosa vi ha reso così curiosa da…-
Fiona concluse il suo discorso:
-Cercare di leggere il vostro palinsesto?...purtroppo è nella mia natura,padre…è più forte di me,cercare di far venire a galla la verità,quanto più nascosta si tenti di tenerla…-
-Il vostro rapporto con la verità è strano…lo sapete vero?-
-Già…- Fiona lo guardò,supplichevole.
-Se domani verrete in biblioteca,vi racconterò quello che volete sapere…-le promise lui,con un sorriso.
-Padre Alessio…!-una voce squillante richiamò entrambi:era Chretien- Avete finito di fare il galante con la nostra ospite?-
Solare come sempre,il signore di Castelgarde scherzava anche con la santità dell’abate.
-Venite alla nostra tavola,abate…lasciate che madamigella Fiona si diverta un po’…Musica!-
Al suo ordine un gruppo di danzatori e giocolieri iniziò ad allietare la mensa,imbandita all’esterno, grazie alla pura aria di quel maggio odoroso.
Fiona familiarizzò con gli altri convitati,tutti amabilmente intrattenuti da Chretien,che alternava il racconto delle sue avventure recenti,con l’ascolto accordato a questo o a quell'altro dei presenti;ogni tanto poi il suo sguardo si posava su Isabella,e allora la parola sembrava morirgli sulle labbra,trasformata in un sorriso ammirato.
Finalmente la coppia si alzò dalla tavola,consentendo agli invitati di fare altrettanto.
Prima che Fiona potesse decidere cosa fare,Francois fu alle sue spalle e le sussurrò:
-Volete venire con me…giù al villaggio?-
Lei si voltò con un sorriso:
-Perché no…?-
Francois le guardò i capelli sciolti,divertito e attratto come il primo giorno.Fu tentato di carezzarli,ma preferì sottrarsi prima alla vista degli altri.Anche se non potè fare a meno di scambiare con Chretien un’occhiata complice…
Nel villaggio la festa era al suo culmine:le coppie giovani e meno giovani del paese si cimentavano nella danza,sulla piccola piazza della fiera.Francois porse il braccio a Fiona e la invitò a ballare con lui,come qualche sera prima.
Una danza frenetica,sanguigna.Una danza a cui abbandonarsi senza pensare a nulla,senza badare all’etichetta,senza ricordare,senza prevedere…
-Credo di non avere più il fiato per seguirvi…-disse lei,a un tratto.
-Davvero?..vi arrendete già?- domandò lui,trascinandola contemporaneamente fuori della piazza.
Quando furono fuori della visuale di tutti,lui si fermò:
-Ho voglia di baciarvi…mi piace il vostro respiro affannato…-
Poi si chinò su di lei,senza aspettarne la risposta.
-Oggi mi sembrate contento,Francois…- gli domandò la donna,guardandolo amorevolmente.
- Vicino a voi lo sono sempre…- rispose lui.
Fiona ne era altrettanto soddisfatta,ma improvvisamente le tornarono a mente le parole di Monique:
-Monsieur Francois è così…quando si accorge che gli resistete,che tentate di resistergli…cambia gioco….diventa dolcissimo,appassionato:sembra un sole che ruoti intorno a voi…e voi…-
…E se fosse stato vero? Se stesse mentendole?...La giornalista si ritrovò improvvisamente meno lucida e sicura di quello che avrebbe creduto di poter essere:ebbe paura…paura di lasciarsi andare.
Francois se ne accorse:
-Che vi succede?-
Lei cercò di nascondere la sua preoccupazione.
-Nulla…vorrei rientrare…se permettete-
L’uomo si incupì.Ma non ribattè.
-Va bene…vi riaccompagno,allora…-
Risalendo verso la rocca,Fiona,un po’ mortificata, tentò di riprendere la conversazione,ma non trovò le parole.Ogni discorso,di fronte all’impassibilità di lui,le moriva in gola.
Finalmente,arrivati sopra incrociarono Chretien e Isabella,con la piccola festeggiata.
-Guarda Claire…- disse Chretien andando loro incontro con un sorriso –Ci sono il tuo padrino e la tua madrina…
La teneva sulle braccia,sollevata verso di loro.
-Vuoi salutarli?...-
Prima che Fiona potesse impedirlo,il giovane signore di Castelgarde le aveva consegnato nelle braccia la sua piccola.Lei la tenne,dapprima un po’ incerta,poi con una istintiva femminile disinvoltura.
-E’ proprio una bella bambina…- disse.
-Già…Che dite fratello mio?non è uno splendore?...-disse Chretien nicchiando.
-Davvero…-rispose Francois,uscendo finalmente dal mutismo precedente.Quindi accarezzò dolcemente la manina della neonata,sfiorando nel contempo le dita di Fiona,che non potè fare a meno di guardarlo negli occhi.
Isabella in quel momento ritenne opportuno occuparsi della piccola:
-Comincia a imbrunire…diventa fresco…Credo sia ora di portare Claire dentro…-
E scusandosi,si congedò dai due,seguita sollecitamente dal marito.
Francois non aveva smesso di carezzare la mano di Fiona:
-…Perché mi avete respinto,prima?...- le chiese,con dolcezza.
-…Francois…vorrei conoscervi meglio…- riuscì a rispondere lei
-Non vi fidate di me?...è questo che intendete?..Vi ho promesso che vi avrei rispettato,Fiona…io mantengo sempre le mie promesse…- così dicendo un sospiro profondo gli salì alle labbra.
La giovane donna si sentì stringere il cuore.Che sciocca…pensò.Ma la sua mano si strinse intorno a quella di Francois,istintivamente.
-Venite…vi accompagno alla vostra stanza –disse lui,con un tono pacato,ma stranamente distante.
Lei lo trattenne.
-No…-gli disse,con una determinazione che lo meravigliò piacevolmente-
-Non volete ritirarvi?-
-No…voglio restare ancora…voglio restare con voi,Francois…-
Lui la guardò,sorridendo incredulo,raggiante.Poi le cinse la spalla col braccio e la condusse con sé,lungo gli spalti…

arielcips29/3/2006, 18:18
Didier aveva finalmente tra le mani il prezioso volume del Chronicon di Castelgarde.Il professor Johnston era riuscito ad ottenerne il permesso dall’abate:ora mentre lo ringraziava,perdendosi in accurate spiegazioni filologiche,il giornalista cominciava a sfogliarlo,ansioso… Gli sembrava quasi di riconoscere il profumo di Fiona,tra quelle pagine:che illusione…
Aveva cercato il capitolo dedicato all’assedio di Castelgarde,lo aveva letto in fretta,poi aveva continuato a cercare,cercare…Ma cercare cosa?
Il professore si era liberato dell’anziano,pedante abate.Raggiunto Didier,con gentilezza gli chiese di condividere la ricerca.
Ripresero insieme a leggere pagina per pagina:a un tratto Didier si accorse che una delle pagine risultava meno spessa delle altre e lo fece notare al professore.Questi sorrise,rassicurante:
-Si tratta di un palinsesto…vecchi trucchi dell’epoca per riciclare una pagina…Andiamo avanti…-
-Aspettate professore..sarà pure un palinsesto,ma…qui ripete due volte la stessa storia…-
Didier aveva notato,come Fiona,la stranezza del doppio racconto della consacrazione di Chretien.
Intanto il professore si era soffermato a leggere il capitolo dedicato alla morte di Lady Claire…
-Oh Dio…povero Andrè…- aveva mormorato,commosso.-Dunque lui non è morto nel 1382…è morta Claire,uccisa dagli arcieri inglesi…-
Il professore dovette interrompere la lettura.Una tristezza infinita gli aveva toccato il cuore.Si alzò,allontanandosi verso la finestra.
Didier sfogliò ancora il volume,poi lo lasciò aperto,con un gesto di stizza…
Fu allora che il professore notò qualcosa in contro luce:una annotazione appena visibile.
-Aiuto…1392…-
-Guardate Didier…eccola!....ecco la richiesta di aiuto della vostra amica:guardate! E’ scritta in numeri arabi…
Il giornalista francese tornò in fretta sui suoi passi:il viso gli si illuminò.
-Fiona…sei grande ragazza mia!...Adesso ti veniamo a tirare fuori dai guai!-


-Guardate Fiona…oggi tutta Castelgarde è in festa…come non lo era da tanto…- Francois si era fermato sul punto più panoramico della rocca e tenendola stretta a sé,mostrava alla donna il villaggio . Poi l’aveva guardata,teneramente: -E’ anche merito vostro…-
La giovane abbassò lo sguardo lusingata.Poi il suo occhio corse alla torre,dove per un momento le era parso ci fosse qualcuno che li osservasse.
-Chi c’è nella torre?-
Francois distolse lo sguardo:
-Mio padre…-
-Non volete dirmi cosa è successo tra voi,Francois?...-
Lui la guardò,scuotendo il capo.
-Non adesso…forse un altro giorno…forse…-
Lei allungò la mano sul suo viso,carezzandolo delicatamente:
-Che pena c’è nel vostro cuore?...- Poi avvicinò le sue alle labbra di lui e lo baciò con dolcezza.
Due persone assistevano a quella scena,due persone distolsero insieme lo sguardo per non vedere oltre.
Andrè dall’alto della torre osservava suo figlio con la bella viaggiatrice del tempo.Erano una coppia incantevole…L’uomo sospirò:che futuro riservava loro la sorte? La vita meravigliosa che lui stesso aveva avuto? O una separazione dolorosa,definitiva,inaccettabile? Provò una pena infinita per il suo Francois,una pena che sembrò contemporaneamente scaldargli quel cuore impietrito che gli batteva in petto.Come uno squarcio improvviso,un attimo di luce in una tenebra opprimente.Marek ne ebbe quasi paura,si ritrasse,non guardò più.
Monique aveva invano atteso che Francois rimanesse da solo,per avvicinarlo:voleva congedarsi da lui,in un ultimo,estremo tentativo di impietosirlo.Aveva sperato che anche Fiona non fosse altro che una preda passeggera,una delle tante conquiste del suo carniere.Ma il modo con cui la guardava,le parlava,la sfiorava,non le aveva lasciato troppi dubbi…
Ora sembrava che la stesse riaccompagnando in camera,finalmente…ma,no…erano rimasti insieme,innamorati come nessuno avrebbe potuto negare.
La giovane non tollerò oltre quella vista.Volle fuggire.Iniziò a correre lungo gli spalti,come una forsennata.
-Cosa fate?- qualcuno cercò di trattenerla.
-Lasciatemi,lasciatemi…-
-Attenti!- una voce diede l’allarme.Sembrava indemoniata.
Fiona e Francois si volsero a capire cosa stesse succedendo:Francois disse:
-E’ Monique…-quindi corse all’inseguimento.
Ma la fanciulla,con la forza della disperazione propria di chi ha perso la ragione,respinse chi cercava di trattenerla e scappò via,facendo perdere le sue tracce.
-Dobbiamo ritrovarla…è capace di commettere qualsiasi pazzia…- ordinò Francois ai suoi uomini,partendo all’inseguimento.
Fiona rimase un attimo atterrita da quello che era successo.Poi si domandò dove avrebbe potuto dirigersi la damigella,nella sua improvvisa follia.
Uscì dalla rocca,a piedi.Si fermò un attimo a pensare.Poi ebbe una sorta di intuizione:
-Al fiume…quella poverina sarà andata al fiume…-
Così entrò nelle scuderie,montò su un cavallo e partì anche lei alla ricerca della fuggitiva.


arielcips30/3/2006, 14:06
-Fiona!- una voce la richiamò:era Etienne,che per poco non si faceva travolgere dagli zoccoli del cavallo.
-Etienne…-
-Dove andate?-
-Al fiume…sono sicura che Monique sia andata in quella direzione…-
-E avete ragione,ma…non potete andare da sola:portatemi con Voi!-Fiona rimase indecisa un attimo,poi allungò la mano verso il ragazzo e l’aiutò a montare sul suo cavallo.
Quindi riprese la corsa.
Sopraggiunsero nei pressi del mulino,ma contrariamente alle aspettativa,invece di Monique trovarono Gustave…
-Accidenti,questa non ci voleva…- disse tra i denti Fiona.
-Per questo sono venuto con voi…per difendervi…-
Gustave si avvicinò,all’apparenza umile,ma col suo solito sguardo cattivo negli occhi:
-Vi posso aiutare,madamigella?-
Fiona smontò,imprudentemente.
-Non avete visto una dama…la dama di compagnia della signora Isabella…?-
-No…siete la prima dama che vedo,stasera…-
Fiona si guardò intorno,disorientata. Poi intravide la barca,quella stessa barca in cui aveva trovato a suo tempo Etienne ferito. Le venne il dubbio che Monique potesse essersi nascosta là e stava per slanciarsi in quella direzione,quando l’uomo la bloccò col suo braccio.
-Io non andrei di là….signora…-
Nel dire questo,però,dalle mani gli scivolò un ciondolo,che pendeva da una catenina.Fiona ebbe l’impressione di averlo già visto.
-E questo?...dove l’avete preso?-
-…lasciate stare…- disse l’uomo riprendendoselo,bruscamente.
-Quello è un monile di Monique…perché l’avete voi?- insistè Fiona.
L’uomo le diede uno spintone e la guardò minaccioso:
-Non sono affari vostri!-
Etienne era sceso da cavallo anche lui.Si era avvicinato a Gustave e gli aveva sferrato contemporaneamente un calcio negli stinchi e un cazzotto nella schiena:
-Non ti permettere,con lei…- aveva detto,stringendo i pugnetti,con gli occhi che gli bruciavano di rabbia.
Gustave aveva già alzato la sua mano per colpirli.
In quella sopraggiunse Francois ;i suoi uomini stavano ispezionando la riva palmo a palmo.
-Che succede qui,Duroy!-
Fiona si volse verso di lui,sollevata.
-Quest’uomo ha un monile di Monique,tra le mani…e nega di averla vista…-
-Mio signore…l’ho trovato per terra…ve ne avrei parlato se…-
-Bugiardo!- gli gridò istintivamente Etienne.
Gustave Lo guardò con quella luce compiaciuta di odio negli occhi di chi sa di poter tenere in pugno un debole…
-A me,piccola serpe…a me bugiardo?-
Una voce gridò,dai cespugli:
-Guardate!...è sulla barca…-
Fiona si voltò in tempo per vedere Monique liberare l’ormeggio della piccola imbarcazione e allontanarsi dalla riva.
La donna corse istintivamente verso l’acqua.
Francois intimò a Gustave:
-Aspettatemi qui:noi due dobbiamo parlare…una volta per tutte…-
Poi corse anche lui verso l’acqua;si tuffò e raggiunse a nuoto la barca di Monique.Quindi tentò di salirvi.
-Andatevene…andate via!- gridava lei.
-Smettila Monique…torna in tè…-diceva lui,tentando di salire a bordo.Lei si agitava impedendogli di issarsi,nel gioco delle correnti.
Allora Francois tentò di spingere la barca nuotando.
Monique sembrava davvero una menade,forsennata…Alzò il remo e sferrò dei colpi,ripetutamente.
Fiona avrebbe voluto tuffarsi anche lei. Era una situazione assurda.
Francois passando sotto la barca,approfittò della distrazione di Monique per prendere una cima e tirare l’imbarcazione a riva.
-Fiona…- le gridò- Vi getto la cima…-
Sembrava stremato,Monique doveva averlo colpito.
-Francois…oh Dio…-
La donna tirò,ma non era abbastanza forte.Finalmente sopraggiunse un uomo a cavallo e l’aiutò.
Allora Monique si gettò in acqua,come un corpo morto.Fiona non resistè:si tuffò anche lei e i tre si ritrovarono a lottare tra la corrente.
-Tiratela a riva…- le disse il giovane – andate…-e le sospinse in maniera che la corrente stessa le avvicinasse all’ansa del fiume,dove il cavaliere le aiutò a prendere terra.
Monique aveva perso i sensi,avvinghiata a Fiona;quest’ultima non aveva più forza rimase prona sul greto del fiume,a riprendere fiato.
Poi si volse verso l’acqua,cercando con lo sguardo Francois…
Ma di quest’ultimo non c’era traccia…
-Francois!...Mio Dio…-
La sua invocazione risvegliò Monique,che dapprima sembrò disorientata,poi improvvisamente,gelidamente lucida,la guardò con odio,dicendo:
-E’ annegato…ed è stata colpa vostra…Io vi ho vista,tutti vi hanno vista:voi lo avete stregato…e volevate uccidere anche me…-
Così dicendo si guardò intorno,cercando sostegno.
Il cavaliere che aveva aiutato Fiona,era arrivato tardi e non aveva visto granchè,nell’ombra.Ne approfittò Gustave,per dare manforte alla pazza:
-E’ vero…è una straniera,che ne sappiamo di lei?...Anche la levatrice lo aveva detto:è una strega!-
Altri curiosi che si erano avvicinati alla riva,cominciarono a guardare con diffidenza e odio proprio Fiona.
Etienne guardava l’acqua scorrere vorticosa,pensando che forse quell’acqua aveva ingoiato l’unica persona che mai gli avesse voluto bene.Poi si accorse di cosa stesse succedendo,del gioco malvagio di Gustave. Allora si mise tra lui e la sua amica:
-Ma siete impazziti?...è stata Monique a uccidere Francois…io ho visto tutto…Fiona tentava di salvarlo…-
Gustave tentò come al solito di costringerlo a mentire:
-Ma sentilo…il bastardo!...vogliamo ricordare da dove arrivi tu?-
-Dillo,dillo se vuoi…ormai non mi importa più niente…il mio signore e padrone è morto…morto…-
Duroy digrignò i denti:aveva perso la sua vittima…ebbene avrebbe infierito anche su di lui:
-E’ d’accordo con la strega!...del resto è il figlio di Chantal,la puttana!il figlio di Chantal e dell’arciere inglese…-
La folla rabbiosa,agitata dall’arringa del figliastro del mugnaio,avanzava minacciosa verso Fiona ed Etienne.
Il ragazzo si parò davanti a lei,dicendole tra i denti:
-Saltate sulla barca…-
-Con te!- rispose la donna. E presolo per mano lo trascinò con sé sull’imbarcazione,spingendola quanto più in fretta possibile nell’acqua,oltre la corrente.
Una gragnuola di pietre lanciate dalla riva,li colpì:ma ormai erano irraggiungibili…

arielcips31/3/2006, 19:52
A un tratto la piccola folla malvagia adunata sulla riva venne dispersa da un tumultuoso irrompere di cavalli e cavalieri.
Chretien smontò dal suo palafreno:gli occhi gli fiammeggiavano di rabbia.
-Che cosa debbo vedere?...è il mio popolo,questo,che infierisce su una donna e un ragazzo?...Cosa vi è successo?- gridò
Molti tacquero,mortificati.Si erano lasciati plagiare dalle parole di Gustave,accecati dalla rabbia e dal dolore per la scomparsa di Francois.
Gustave Duroy invece non fece una piega:
-E’ una strega…e quell’altro un bastardo!- e sputò per terra con disprezzo.
Chretien gli mollò un manrovescio che lo mandò a cadere con la faccia nella ghiaia della riva.
-Portate via quest’uomo…e anche questa povera demente…- disse guardando Monique; commiserandola,ma senza perdonarla.
-Raoul…ditemi cosa è successo esattamente…-
-Signore…era buio e noi eravamo dispersi lungo la riva,alla ricerca di madamigella Monique…C’è stata una lotta nell’acqua,non ho capito bene…ne sono uscite le due donne e…-
-Mio fratello dov’è?- Lo sguardo di Chretien raggelava:lo sguardo di chi esclude una risposta non accettabile.
-Rispondete! Dov’è mio fratello?-
-…è…è…è rimasto in acqua…- rispose Raoul,cercando le parole meno spiacevoli.
Chretien sembrò spezzarsi in due,con lo sguardo perso nell’acqua nera.
-Dobbiamo trovarlo…-mormorò a mezza voce- DOBBIAMO RITROVARLOO!!-gridò,come invasato.
-Procurate altre barche…setacciamo le rive,seguiamo la corrente…Non c’è tempo da perdere!-


Fiona ed Etienne,nel fondo della barca si tenevano stretti,per evitare le pietre,ma anche perché in quel momento provavano entrambi lo stesso profondo,inaccettabile dolore.
Fuggivano verso l’ignoto,con la barca che si lasciava trascinare dalla corrente;e piangevano,silenziosamente,abbracciati fino a farsi male.
Sembrò a un tratto che il dolore fosse così grande,da annientarli,ammutolirli.Entrambi era come se si fossero abbandonati,come la barca,al corso travolgente dei flutti.
Improvvisamente però la prua toccò un’ansa,si arenò.Costringendoli a prendere coscienza di quello che gli stava capitando.
-Dove…dove credi che siamo finiti?- domandò la donna.
Il ragazzo si guardò intorno,un po’ disorientato:
-Non so…questa è l’altra riva…non ci sono mai stato…- disse,rabbrividendo.
-E’…è territorio inglese?- chiese Fiona,spaventata.
-…non saprei dirlo…Venite,vi aiuto a scendere!-
Fiona aveva freddo:l’abito che indossava era tutto bagnato.Etienne ne ebbe premura:
-Siete bagnata,tremate…Cercate di trovare un riparo vicino a quell’albero…proverò ad accendere un fuoco…
La donna si raggomitolò sotto un salice;Etienne accese un piccolo falò con facilità.Il fuoco restituì un po’ di calore a Fiona,che stremata dagli avvenimenti finì per addormentarsi.
Etienne la osservò,come un cucciolo.Poi si accoccolò ai suoi piedi,tentando di dormire.
Il mattino li trovò di nuovo abbracciati…


-Sei sicuro di quello che fai,amico?- Jeffrey Huges guardò negli occhi Didier,che –opportunamente vestito per l’impresa- si preparava a raggiungere Fiona nel 1392…
-Non sono mai stato più convinto…in fondo vado a casa,amico mio…-
-Non vuoi che venga con te?....-
-No,tu devi controllare le cose di qui…-
-Mi spiace giovanotto…io sono già stato nel passato…alla mia età un secondo viaggio potrebbe essere l’ultimo…
-Per carità,professore….è giusto che voi stiate qui…Adesso non perdiamo altro tempo!-
La porta della macchina fu richiusa pesantemente;Didier diede un profondo respiro,chiuse gli occhi.
Un dolore lancinante gli attraversò violentemente il corpo.Poi più nulla.
Aprì gli occhi:il rumore dell’acqua che scorreva era assordante.
Di fatto si trovava proprio sul ciglio del torrente,le cui acque impetuose gli lambivano le estremità.
Stava per rialzarsi,quando improvvisamente il fiume restituì sulla riva,quasi addosso a lui,un corpo
esanime…
-M**** de Diable …cominciamo bene!-disse il francese,tra i denti.
Poi rivoltò l’uomo,e iniziò a praticargli la respirazione artificiale…

Edited by arielcips - 2/1/2009, 12:56
 
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Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 17:15




....Come andrà a finireee???
 
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view post Posted on 5/4/2008, 17:22
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Chretien aveva dolore al viso,per quanto strette aveva tenuto le mascelle,impedendosi di piangere.
Di Francois si erano perse le tracce.Era scomparso. E questo voleva dire una cosa sola…terribile…
Ma perché Dio avrebbe voluto dargli un dolore così immenso,dopo avergli concesso la gioia infinita di avere una figlia?...la sua famiglia non aveva sofferto abbastanza…cosa doveva espiare,di così terribile,il suo povero padre?
All’idea di Andrè,Chretien non riuscì a trattenere un’esclamazione di dolore e impotenza…
-Oh…come glielo dirò…che cosa gli dirò?-
-Calmatevi,signore…non è ancora detta l’ultima parola…- tentò di confortarlo Philippe,uno dei suoi uomini più fidati.
-Tacete,Philippe…è finita…finita…-
-Aspettate,arriviamo fino alle rapide …dopo c’è il lago…magari…-
Il signore di Castelgarde lo guardò,con uno sguardo vuoto.Lo assecondò,meccanicamente.Sentiva che sarebbe stato un tentativo inutile.

-Guardate!...sono là!-
Questa voce e il galoppo di alcuni cavalli risvegliò Fiona;Etienne le dormiva ancora tra le braccia,ma si riscosse dopo un attimo.
I due rimasero fermi,stretti l’uno all’altra;chi li cercava?e a quale scopo?
Nella luce del mattino si stagliò la figura di Raoul,uno dei cavalieri della guardia della rocca.
-Non abbiate paura,madamigella…veniamo da amici!Denise!...prendi il ragazzo con te…Venite,ho portato il vostro cavallo…- disse poi,rivolgendosi alla donna.
Fiona si sentiva annichilita dagli eventi della sera prima.
-Stiamo setacciando le rive…alla ricerca di monsieur Francois…- le spiegò l’uomo.
Lei sollevò lo sguardo,dolente:
-E…non l’avete trovato?-
L’uomo scosse il capo,addolorato.Ma non rispose.
Fiona si morse le labbra a sangue,per non piangere.
-Vi riconduciamo a Castello…-
-Non posso aiutarvi a cercarlo anch’io?- domandò lei.Lo sguardo stupito con cui l’uomo le rispose valse più delle sue parole:
-Non è il caso,direi…-
Abbassò la testa.Era fuori luogo…fuori tempo…Oddio,fa’ che non sia morto! Pregò tra sé.
Etienne restava zitto.I suoi occhi lambivano silenziosi ogni ansa,ogni anfratto.Dove era finito Francois,il suo unico amico,il suo unico affetto?
Sollevò lo sguardo verso Fiona;ma lei proseguiva a occhi bassi…
Arrivarono finalmente alla porta della rocca.Mentre smontavano da cavallo,Etienne,con un guizzo fulmineo,si impossessò delle redini del palafreno su cui aveva montato e premendo sugli arcioni lo spinse via,al galoppo.
-Fermati…fermati!- gridò inutilmente Denise.
Raoul lo guardò,scuotendo con disappunto la testa.
Fiona sollevò finalmente il viso,seguì con gli occhi il ragazzo e sorrise,istintivamente.
Sugli spalti del castello,Isabellala attendeva;le andò incontro,abbracciandola affettuosamente.
-Venite…avete bisogno di calore,di rifocillarvi un po’..
Fiona scosse la testa.
-Non voglio niente…vorrei solo fare qualcosa…qualcosa per Francois…-
La dama la guardò,assentendo.
-Allora venite con me…faremo l’unica cosa che serva in questo momento…-
La condusse nella piccola cappella dove lei e Chretien avevano passato a vegliare la notte prima del battesimo.La invitò a inginocchiarsi,quindi lo fece lei stessa.
Fiona rimase un attimo in piedi,quasi senza capire.Poi piano si piegò in ginocchio e unì la sua alla voce supplice di Isabeau:
-Ave Maria,gratia plena…-

Francois sembrava ancora privo di vita,nonostante gli sforzi di Didier per rianimarlo;il giornalista tentò un’ultima volta di restituirgli il respiro;finalmente un fiotto violento d’acqua gli uscì dalla gola.Il suo corpo sussultò;i polmoni si contrassero…a poco a poco ricominciò a respirare.
-Accidenti,amico…stavate svuotando il torrente?- gli disse Didier, rassicurandolo .
Il giovane Marek aprì gli occhi,piano,riprendendo coscienza.Poi lo guardò,senza conoscerlo.
-Adesso state calmo…accenderò un fuoco,siete gelato…-
-Grazie…ma,chi siete?...non vi ho mai visto prima…-domandò allo sconosciuto salvatore,quasi sillabando le parole.
-Shhhh….- gli rispose l’altro,facendogli l’occhiolino.-C’è tempo,per le presentazioni…-
Francois sorrise,si lasciò andare.Dopo poco dormiva,stremato.

j

-...Nunc et in hora mortis nostrae,amen…-Fiona pregava ancora assieme a Isabeau,quando un’ombra si proiettò davanti all’inginocchiatoio.Una figura imponente si affiancò a loro due,unendo la sua voce bassa e profonda alla loro:Andrè Marek..
Fiona non potè fare a meno di osservarlo,sepure con la coda dell’occhio.
Pregava con tutta la forza del suo corpo granitico,pregava con la voce strozzata dal dolore,pregava quasi senza accordarsi alle due donne:intensamente,in colloquio univoco con Dio,o con la Vergine Maria che gli sorrideva misericordiosa dalla piccola pala della cappella.
Fiona sentì in quel momento quanto Andrè dovesse amare suo figlio:un amore quasi ancestrale,radicato nel profondo dell’animo,un amore che stava avendo il sopravvento su tutto,anche sul dolore,sull’incomprensione,sul silenzio di dieci anni.
La donna si commosse e pregò ancora più intensamente:se Francois avesse potuto vedere suo padre,ora…non avrebbe avuto più bisogno di conferme…mai più…
A un tratto qualcuno si avvicinò a Isabella,mormorandole qualcosa all’orecchio.La castellana si alzò,allontanandosi discretamente.
Entrò nella sua camera:
-Chretien!...allora?-
Il marito la aspettava sconfitto,annichilito:
-Niente,Isabeau…non l’abbiamo trovato…- con la spalle al davanzale,Chretien piangeva.
Isabella lo abbracciò,stringendolo come un bambino,consolandolo e piangendo lei stessa,disperata.

Didier avvertì in lontananza il sopraggiungere di cavalli.Il professor Johnston gli aveva raccomandato prudenza;così spense in fretta il fuoco e, sollevato per le spalle Francois, lo trascinò verso l’interno,tra il fogliame.Quindi lo adagiò di nuovo sull’erba:il giovane dormiva ancora.
Passò un’altra ora,prima che si svegliasse.
Si allungò sul fianco,si guardò intorno disorientato e sospettoso:poi vide Didier.
-Allora,amico…vi sentite meglio?-
Il cavaliere si passò una mano dietro la nuca,dove Monique l’aveva colpito.
-A parte il bernoccolo..direi di si…- e sorrise al suo salvatore. –Ora posso sapere il nome di chi mi ha salvato la vita?- disse,sollevandosi a sedere e porgendo la mano al giornalista.
Anche questi sorrise,affabilmente,e gli porse la mano:
-Didier….Didier Arnault…-
-Francois Marek…-
Didier stette un attimo a pensare:Francois….uno dei figli di Marek…secondo quanto aveva letto nel Chronicon…ecco dove aveva già visto quel viso…
-Che c’è?- gli domandò il giovane – Si direbbe che il mio nome vi dica qualcosa…-
-Mah…credo di aver sentito parlare di vostro padre…E’ il signore di Castelgarde?l’eroe dell’assedio?-
Francois era in piedi adesso.
-Proprio lui…- disse guardandosi intorno e cercando di orientarsi
-Sono arrivati degli uomini a cavallo…ma io non sapevo che cosa cercassero…Ho ritenuto più prudente rimanere nascosto..-Si scusò Didier.
-Cercavano me…e adesso penseranno che sono annegato…Dobbiamo tornare …-
-Aspettate…appoggiatevi,Francois…se ne avete bisogno…-
I due uomini si inoltrarono insieme nella radura;l’erba alta li teneva celati alla vista altrui.
-Da dove venite, Didier…?- chiese a un tratto Francois.
-Da…dalla capitale…-rispose quello.
-Ah!...Notizie?-
-Sapete…non mi intendo molto di…guerra…sono uno scrivano…- rispose il giornalista,glissando.
-E come mai siete a Castelgarde?-
Didier taceva,fingendosi più affannato di quanto non fosse.
-Potete parlare liberamente…- lo incoraggiò Francois.
Il giornalista lo guardò negli occhi:quel giovane gli infondeva fiducia,ma …
-Sono venuto a cercare degli amici…- e tacque.
Francois rispettò il suo silenzio,ma sentì istintivamente che lui e quell’uomo avrebbero incrociato ancora il loro cammino.


Etienne aveva vagato come un pazzo sul suo cavallo,seguendo da lontano le ricerche che la guardia del castello faceva lungo la riva.
Ricerche disperate,inutili:Francois sembrava dissolto nel nulla.
Anche le ultime ronde tornarono scuotendo tristemente la testa. Niente…
Il ragazzo,con le lacrime agli occhi,spronò il cavallo con rabbia.Correva senza meta per i campi assolati,correva col vento sul viso che quasi gli faceva male,bevendo il suo pianto che nessuno avrebbe consolato ormai…
Poi qualcosa,nell’erba attirò la sua attenzione.Qualcuno si muoveva nella radura.Etienne cercò di raggiungere quell’ombra indefinita,procedendo piano,per non spaventare chiunque fosse.
Avvicinandosi,a poco a poco i suoi occhi distinsero due figure;un uomo alto che camminava appoggiandosi ad un altro,meno imponente.Il ragazzo strinse le palpebre per vedere meglio,nel sole:intanto il suo cavallo proseguiva ora al passo.
Quando fu abbastanza vicino,proteggendosi gli occhi con la mano,Etienne guardò di nuovo:il suo viso si illuminò,il cavallo corse precipitoso verso i due:
-Monsieur….monsieur Francois!....-
Ma più precipitoso del cavallo,fu Etienne stesso,che arrivato a poca distanza da i due uomini,si gettò quasi a volo dall’ animale e si slanciò ad abbracciare Francois.
-Mio signore! Siete vivo!- gli disse tra il riso e il pianto,nascondendo la testa nel fianco del suo amato protettore e stringendolo forte.
Francois non potè fare a meno di ricambiare quell’abbraccio,con altrettanto affetto.
-Etienne!...-
-Oh signore..ci avete fatto penare tanto…se sapeste…-
-Sono vivo,Etienne…e adesso torneremo a Castelgarde…-
-Madamigella Fiona e io ce la siamo vista brutta…ma non mi sarebbe importato niente di morire,monsieur…- confessò con slancio il ragazzo.
Francois lo abbracciò ancora,ma intanto si domandò con rabbia chi aveva tentato di far del male a lui e a Fiona.
Anche Didier aveva drizzato le orecchie sentendo quel nome.Moriva dalla voglia di domandare dove fosse ora la sua amica,se stesse bene.Ma si morse le labbra,attese.
-Prendete il mio cavallo…tornate a Castelgarde…-
-E tu…e il mio amico Didier?- rispose Francois.
Questi ne approfittò,per dire:
-Andate voi…io mi fermerò al villaggio…-
-Non volete essere mio ospite?...-gli chiese meravigliato il giovane cavaliere.
-Un onore eccessivo,monsieur…e poi vi ho detto:debbo cercare delle persone…Ma ci rivedremo,ci rivedremo senz’altro!-
I due si guardarono negli occhi,studiandosi ora diversamente,rispetto al primo incontro.
Poi Francois montò a cavallo,porse il braccio a Etienne,aiutandolo a salire con lui e si allontanò verso il castello.



C’era silenzio e mestizia nella rocca.C’era silenzio e mestizia in tutto il villaggio. I rumori soliti delle piccole attività quotidiane tacevano. Quasi tutta la popolazione si era riunita nella chiesa grande dell’abbazia,a pregare. Ma la speranza sembrava ormai perduta:le preghiere per ritrovare Francois si stavano trasformando in raccomandazioni a Dio,che lo accogliesse nelle sue braccia misericordiose.
Nel villaggio deserto,si udì il passo lento di un cavallo,procedere piano,ma senza fermarsi verso la rocca.Qualcuno rimasto a casa occhieggiò dalla porta,sconsolato:poi i visi cominciarono ad illuminarsi.
Due ragazzetti,compagni di giochi di Etienne giocherellavano senza voglia sui gradini della chiesa:riconobbero il loro compagno,riconobbero il loro signore e,istintivamente,si precipitarono in chiesa:
-E’ tornato..è tornato!!!...E’ qui!...Etienne l’ha trovato!!!-
Ci fu un momento di confusione,disappunto:qualcuno si rivolse duramente ai due disturbatori.Ma quando la folla di fedeli si rese conto di quello che i due andavano dicendo,l’entusiasmo traboccò:padre Alessio chiamò allora a raccolta le sue forze,per tenere calma e compatta la sua gente,chiedendo loro di ringraziare Dio,ancora,con la preghiera collettiva. Poi,mentre si intonava il ‘Gloria…’, diede furtivamente ordine al frate campanaro di avvertire Castelgarde tutta del ritorno di Francois.
Fiona e Andrè erano ancora intenti a pregare fianco a fianco nella cappella,nonostante avessero inteso che Chretien era tornato deluso dalle ricerche. Non si erano alzati dall’inginocchiatoio,le mani giunte quasi a graffiarsi le nocche,gli occhi fissi sul volto della Vergine;lacrime silenziose scorrevano sui visi di entrambi,ma la preghiera non si arrestava…
Improvvisamente giunse il primo rintocco,poi il secondo,il terzo:l’annuncio di una novità.
I due si riscossero,si guardarono negli occhi:Fiona si alzò in fretta e corse ad affacciarsi dagli spalti.
-E’ lui!...E’ Francois!- si precipitò di nuovo dentro,a rassicurare Andrè.
-Dio sia ringraziato…- disse il vecchio signore,con un sospiro ineffabile e un sorriso umido ancora del pianto precedente.
-Andiamogli incontro…Venite?- lo invitò di slancio Fiona.
Andrè si bloccò,irrigidendosi di nuovo nell’antico atteggiamento di chiusura che Fiona sperava non dovergli più vedere.
Col gesto della mano,l’accompagnò:
-Andate avanti voi…io…lo farò più tardi…-
Fiona sospirò,guardandolo addolorata:avrebbe voluto parlargli,rimproverarlo,gridargli di smetterla con quell’ostinazione….poi il pensiero di andare incontro a Francois prevalse.Rimase un attimo sospesa tra i due,quindi corse ancora agli spalti.
Anche Chretien e Isabeau erano stati riscossi dal suono insistente della campana.Dall’alto della torre di guardia,individuando suo fratello,Chretien si era poi gettato a correre,senza più ritegno per il suo ruolo,desideroso solo di riabbracciarlo.
I soldati all’ingresso della rocca,intanto avevano aiutato Etienne e il suo protettore a smontare da cavallo e li stavano festeggiando a modo loro.
Francois era ancora un po’ frastornato,quando si accorse che suo fratello era là,dietro di lui,col fiato grosso,che ancora non riusciva a credere di rivederlo vivo:
-Chretien…-
-Ah…piccolo Francois!- gli rispose l’altro,afferrandolo per le spalle e stringendoselo al petto,con forza.-Non fare mai più scherzi simili…-
Poi Chretien si volse a quello che riteneva essere stato il salvatore di suo fratello,il piccolo Etienne:lo prese in braccio come un fuscello,lo sollevò in alto,ridendo:
-E tu,piccolo furfante…da oggi sei dei nostri!...voglio averti qui,tra i miei cavalieri più fidati!!!...
Philippe,intanto preparagli una doppia razione di zuppa…-
Lo depose a terra;gli porse la mano:
-Grazie,Etienne Du Lac…-
Il ragazzo lo guardò,meravigliato e felice:aveva un nome,finalmente….
-Da oggi questo sarà il vostro nome,giovanotto…e questa – disse di nuovo Chretien allargando le braccia a indicare la rocca- La vostra casa!-
Etienne guardò con gli occhi che gli brillavano,ancora incredulo,Francois;lui ricambiò il suo sguardo,con altrettanta dolcezza e gli carezzò la testa,scompigliandogli i capelli.
Poi i due fratelli risalirono verso il castello vero e proprio,tenendosi stretti.
In cima alle scale,sulla prima rampa c’era Isabella.Gli occhi le luccicavano,ma conservava anche in quel momento la sua dolce dignità.Lei e il cugino si abbracciarono senza una parola:poi Francois le sussurrò:
-…e Monique?...-
Isabella scosse la testa:
-Non pensare più a lei…- gli sorrise,confortandolo – Hai fatto tutto quello che potevi….-
Lui sospirò.Poi il suo sguardo salì verso la torre.Ma la finestra era chiusa…
-Vieni a cambiarti e riposarti un po’,fratello…- lo distrasse Chretien –Sei abbastanza impresentabile…
Francois si guardò.I suoi panni erano umidi ancora,e aveva bisogno di lavarsi.
Sollevò di nuovo lo sguardo. Un po’ discosta dagli altri,leggermente a disagio,c’era Fiona.
Lui la guardò:aveva il viso segnato dal pianto,i capelli in disordine,il fiato grosso. Era bellissima…
-Vieni adesso..- ripetè Chretien,incurante di tutto,e prima che la giovane donna potesse avvicinarglisi,accompagnò Francois nella sua stanza.
Isabella invece aveva colto quello sguardo e guardava Fiona con dolcezza.
-Chretien è un irruento,madamigella…- disse,quasi scusandosi per lui.-Un adorabile irruento…-
Le due donne si sorrisero.Erano entrambe felici…


Francois si era immerso nella vasca e aveva goduto della carezza calda dell’acqua che un servitore vi stava versando con sollecitudine.
Dopo il bagno,lo stesso servitore lo aveva aiutato ad asciugarsi,con un ampio telo di lino,appena riscaldato.Ora la stanchezza lo stava riprendendo:il servitore lo invitò a stendersi nel letto…
Era calata la sera,e il giovane dormiva ancora.
Qualcuno silenziosamente era entrato già da un po’ nella stanza e,seduto al suo capezzale,lo aveva vegliato amorevolmente:Andrè Marek.
Guardandolo dormire con quell’espressione serena sul viso,gli tornavano alla mente quelle poche volte che da bambino Francois era stato malato:lui stesso non accettava di non stare bene,di dover rimanere a letto,mentre c’erano tante cose belle da fare. E spesso il padre,per tranquillizzarlo,rimaneva al suo capezzale,gli teneva la mano,gli raccontava storie di mondi lontani…
L’uomo scosse la testa…avrebbe voluto prendere la mano di suo figlio anche ora,carezzargli la testa,rassicurarlo.Riuscì solo a sfiorargli il braccio,per aggiustargli meglio il lenzuolo:
-Madre…- disse piano il giovane,con un sorriso.
Gli occhi di Andrè ebbero un bagliore,la sua mano si ritrasse.Lentamente si allontanò dalla stanza,uscì.

Fiona lo vide uscire silenziosamente.Addossata al muro,per non farsi scorgere,attese che si fosse allontanato.Poi entrò anche lei.
Francois era nel dormiveglia:la carezza involontaria del padre lo aveva riscosso dal sonno.
Aprì gli occhi:davanti a lui,nella penombra Fiona lo osservava.
-Fiona!- disse sollevandosi tra i guanciali-…eravate voi?...ho creduto fosse mia madre…-
Le aveva teso le braccia,lei fece altrettanto;presele le mani la attirò a sedere sul letto.
-..non ero io…- confessò lei.
Ma lui sembrava aver già dimenticato quanto era successo poco fa.La guardava,le carezzava le braccia:sentiva che presto…
-Etienne mi ha raccontato tutto….avete corso un grosso rischio anche voi…- la strinse a sé,le carezzò i capelli. Sentì il seno di lei sollevarsi contro il suo petto:non resistè,le cercò le labbra,la baciò.
Poi si staccò da lei,sospirando.
-Non dovevate venire qui…voi mi tentate continuamente…-
Fiona abbassò la testa.
-Come vi ha trovato,Etienne?- gli chiese,cambiando argomento,volgendo la testa da un’altra parte.
-Quando mi ha trovato camminavo nella radura,insieme all’uomo che mi ha salvato…-
Lei lo guardò,interrogativa.
-Un uomo?...chi?-
-Uno sconosciuto…straniero …Didier Arnault…-
Fiona sussultò.Didier…Aveva letto il suo messaggio…era venuto a riprenderla…
Poi guardò Francois.Dunque il loro tempo stava per finire.
-Che avete?...lo conoscete?-
All’idea che presto sarebbe partita,Fiona ebbe un brivido.
-Forse…-
Francois stava per domandarle altro,ma lei gli si strinse contro,con forza:
-Oh,Francois…tenetemi stretta…-
Lui la strinse tra le braccia,senza farselo ripetere.Poi si chinò di nuovo a cercarle la bocca e iniziò a baciarla dolcemente,ma sempre più intensamente.La attirò tra le lenzuola,slacciandole piano le stringhe che tenevano chiuso il suo abito.Rallentò guardandola,cercando la sua approvazione.
-Non fermarti…- gli sussurrò lei.
-Oh…amor mio…- proruppe allora lui,sfilandole tra carezze e baci il vestito.- Mia…vuoi essere mia?-
-Si…- rispose lei,restituendogli le carezze,cercandogli le labbra,avvinghiandosi al suo collo.
Si amarono,con passione,desiderio;lui la prese e sentì che lei gli si arrendeva incondizionatamente.Ora gli apparteneva,ora si appartenevano…
-Dimmi ancora di si…dimmelo tutta la notte…e domani..e sempre…-
Fiona rispose di sì,sì,sì…ma il suo cuore covava una pena profonda,che lei cercò di scacciare rispondendo appassionatamente alla passione di lui…
Sembravano insaziabili,sembravano istancabili:carezze,baci e poi l’uno dentro l’altra ancora,uniti in un’unica carne vibrante di piacere...
Solo al sorgere del sole,il canto lontano di un gallo risuonò nel silenzio.Appagati,entrambi dormivano l’una nelle braccia dell’altro.



La barca che si allontanava rapida sull’acqua…il viso di lui tra le onde,la sua mano che cercava aiuto…il suo sguardo che la invocava…e lei che supplicava Didier di tornare indietro…
-Oh no!..nooo…-Fiona si svegliò improvvisamente,aveva le lacrime agli occhi.
Ma Francois era lì,vicino a lei,che la stringeva tra le sue braccia,la rassicurava:
-Che hai,amor mio?...vieni…stringiti a me…-Le sussurrò,con dolcezza.
Lei appoggiò il capo sul suo petto,socchiudendo gli occhi.
-Non devi avere paura…ora so bene cosa provo per te…-le disse ancora,per confortarla.-Tu sei l’amore della vita….quello che ti fa scegliere…-
-Scegliere?...-
-Scegliere la mia vita…E’ quello che mi ha insegnato mio padre,una volta…tanto tempo fa…-
Fiona si sollevò a guardarlo,gli carezzò il viso:
-Tuo padre era qui…prima di me…-
Lui la guardò,incredulo.
-Dici davvero?...-
-E ha pregato per tutto il tempo al mio fianco,Francois…Lui ti adora…-
Francois sospirò,profondamente.
-Perché allora…perché mi nega un gesto,un solo gesto d’amore?...-
Fiona lo abbracciò,per confortarlo:
-Non credi sia venuto il momento di raccontarmelo?...cosa è avvenuto tra voi?...-

Era sorto da poco il sole su Castelgarde:quello sarebbe stato il giorno della consacrazione dei due fratelli,eredi del titolo di signore della rocca,secondo la volontà di Andrè Marek.
Claire era ferma sul piccolo balcone della torre:aspettava che Francois venisse a parlare con suo padre,ma sapeva che difficilmente sarebbe accaduto.
Andrè uscì,accanto a lei;la guardò,sorridendole.Colse subito qualcosa che non andava e gline domandò il motivo:
-Che c’è Claire?...mi sembri in ansia…-
-Si…si tratta di Francois…credo debba parlarti,Andrè…-
L’uomo si irrigidì,insospettendosi:
-A me?...bè,avremo tempo di parlare,dopo la cerimonia…-
-Credo che debba dirti qualcosa,prima…-
-Cosa?- domandò lui,indispettito. Tu lo sai?-
Lei rimase calma,ma il presentimento della catastrofe la pervase.
-Si,io credo di saperlo…ma credo debba essere lui,a parlartene…perché non lo mandi a chiamare?-
L’uomo girò sui tacchi,rientrando bruscamente:
-Credo debba venire spontaneamente…non posso forzarlo a dirmi qualcosa di cui non conosco nemmeno l’argomento…-
Anche Claire rientrò,gli andò dietro,cambiando tono:
-Andrè…io credo che anche tu sappia cosa vorrebbe dirti…per questo non ne vuoi parlare…-
L’uomo scosse la testa;aveva un’espressione contrariata,afflitta.
-Davvero?...d’accordo allora…- le si rivoltò contro –Mandiamolo a chiamare:vediamo se ho ragione o no?-
Detto questo,ordinò a un servitore di riferire a Francois di presentarglisi.
Claire attese che il servitore si allontanasse,per ribattere,gelida:
-Non ti riconosco,Andrè…tu ti stai nascondendo dietro un dito…Si tratta di Francois,Andrè…il tuo prediletto…-
-Ebbene?...Claire,io gli sto dando gli stessi diritti di Chretien,lo capisci,vero?-
-No…io capisco che tu stai cercando di trattenerlo qui…Gli hai chiesto se è quello che vuole?-
-Certo che è quello che vuole,Claire…Me lo avrebbe detto,altrimenti…-Marek sentiva un affanno indicibile sopraffargli il cuore.
-Forse non te lo ha detto,perché non vuole deluderti…-
L’uomo aveva rivolto lo sguardo altrove,a cercare nuova forza per ribattere.Quindi la affrontò di nuovo,quasi aggredendola:
-Cosa non mi ha detto,Claire…vuoi dirmelo una buona volta???-
Claire non seppe resistergli:
-Che non vuole rimanere a Castelgarde,che non è questa la vita che desidera..no,non lo è!- glielo aveva quasi gridato in viso,ed ora respirava,come sopraffatta dalla fatica.
-Madre!-
Claire si voltò:ritto sulla soglia,con lo sguardo che sembrava una gelida lama di acciaio,il tono di voce carico di rabbia repressa,c’era Francois.
-Francois…- Claire lo guardò addolorata,impotente.
Anche Andrè guardò il figlio,guardò lei.Un silenzio di pietra cadde fra i tre.Fu il signore di Castelgarde a romperlo:
-Tua madre ha detto la verità,Francois?-chiese,voltando le spalle a entrambi.Ma sapeva benissimo di si…
-Padre…io…-tentò di tergiversare Francois,fissando gli occhi sull’uomo.
-Ha detto la verità?-
Il ragazzo abbassò la testa e quasi in un singulto rispose: -Si…-
Marek respirò intensamente.
-Avresti potuto dirlo prima,non credi?...-commentò,con astio.
Francois allora guardò sua madre,con l’espressione di chi non può perdonare.
-Se non vuoi rimanere qui…sei libero di andartene,Francois…-aggiunse poi Marek,calcando sulle parole con una cattiveria che non gli apparteneva.
-Andrè…-intervenne Claire,con voce supplice.
-Per favore,madre!...-la interruppe Francois- Voi lo sapevate che sarebbe finita così…lo avete voluto voi…- le disse con la voce rotta dal rancore.
Poi gettando un ultimo sguardo verso Andrè,che si ostinava a non guardarlo,girò sui tacchi e se ne andò.
Claire supplicò ancora Marek:
-Andrè…mio Dio…fai qualcosa!...sta andando via…-
Andrè si volse a guardarla,con gli occhi pieni di lacrime:
-Non posso fare niente…- disse,ricacciandole in gola –Non posso più fare niente…
-Devi fermarlo!...non puoi farlo andare via così..-
Ma l’uomo le volse ancora le spalle,scuotendo ostinato la testa.
-Allora…allora lo fermerò io!...-
Così dicendo Claire corse fuori,montò su un cavallo e si gettò all’inseguimento del figlio,incurante di tutto,con quello slancio che da sempre l’aveva resa unica…
-Era una donna unica,Fiona…-esclamò Francois- e né io,né lui abbiamo saputo pensare a lei…-
Fiona strinse forte l’uomo contro di sé,lasciò che le sue lacrime bagnassero i suoi capelli,lasciò che la baciasse in cerca di conforto a quella pena immensa…
- Io ero corso via,lasciandomi tutto alle spalle…senza pensare a nulla:il mio cavallo spronato al galoppo verso il confine…poi,l’abitudine prese il sopravvento:mi feci cauto,rallentai…era pieno di Inglesi…Lei no,non pensò ad altro che a raggiungermi…L’agguato scattò…un nugolo di frecce si disperse tra gli alberi…ebbi un sesto senso…tornai indietro:vidi il cavallo,sentii il richiamo di lei…-
-Aiuto…Francois…-
Smontai da cavallo,corsi a prestarle soccorso:
-Madre…che avete fatto…che vi ho fatto?-
Lei mi sorrise,mi chiese perdono.La strinsi contro di me,il suo sangue sul mio cuore…
-Francois…promettimi che non te ne andrai via…spezzeresti il cuore a tuo padre…ora più che mai:restagli vicino!-
-Oh si,madre…ve lo prometto…ma perdonatemi voi…madre…-
Intanto a Castelgarde era arrivato il segnale di pericolo;scosso,anche Andrè aveva capito che cosa stesse succedendo e prima di tutti gli altri si era precipitato sul suo cavallo,sulle tracce di Claire.
Sopraggiunse in tempo per raccogliere il suo congedo…
-Andrè…-e il suo ultimo sorriso.
I due uomini si erano guardati poi negli occhi.Ma Andrè era ormai impietrito da un dolore inaccettabile:sollevò Claire tra le braccia e la portò così,fino a Castelgarde,senza dire una parola,per giorni e giorni e giorni…
-Credetti di impazzire…mia madre era morta,mio padre…come se lo fosse…Non mi ha perdonato,Fiona….non mi perdonerà mai,mai!-
Fiona lo abbracciò ancora,lo confortò:
-Ho vissuto dieci anni di inferno,in attesa di una sua parola…ma lui per anni ha parlato solo tramite mio zio,cui ha conferito poteri quasi completi,adattandosi a tutte le sue scelte…-
-Ascolta Francois…non capisci?...non è te,che non perdona:è se stesso…Non è te,ma è se stesso che si ostina a punire…Lui ti adora,ma non si perdona più il bene eccessivo che ha avuto per te,quell’atto di egoismo che ha scatenato tutto ciò…non vuol più concedersi la gioia di amarti,come prima…
Francois scosse la testa,poco convinto.Poi la guardò,teneramente:
-Grazie,amor mio…ora però almeno ho te…-
Fiona abbassò gli occhi,colpevole.Ma tacque,abbandonandosi di nuovo al suo caldo abbraccio appassionato.

arielcips14/4/2006, 11:51

Seduto su una panca,al tavolo della locanda,Didier si guardava intorno,silenzioso.L’orecchio era teso ad ascoltare i discorsi degli altri avventori,che comprendeva con una certa facilità. Aveva ricostruito un paio di avvenimenti accaduti in paese in quei giorni;aveva intuito che la popolazione di Castelgarde si riferiva alla sua amica Fiona con l’appellativo di ‘La bella straniera’…e a quanto pare ‘la bella straniera’ si era data molto da fare,ultimamente…Sorrise,scuotendo la testa:quella ragazza era incorreggibile…
Mentre a testa bassa finiva la sua zuppa,vide entrare una faccia conosciuta:Nicholas!
Era in compagnia di uno strano ‘messere’,abbigliato un po’ alla mago Merlino…Didier cercò di passare inosservato,ma al tempo stesso tentò di carpire anche i discorsi degli ultimi arrivati.
-Vedete,messer Nicholas…se a voi serve l’energia…questa energia strana di cui parlate…perché non procurarsela con l’acqua?-
-Con l’acqua?...Avete ragione,Aristide…che sciocco!...potremmo usare proprio il meccanismo del mulino…-
-Infatti…-
Didier aveva inteso:Nicholas stava tentando di ricaricare il marker…e a quanto pare aveva trovato un collaboratore…Ma ormai non ne avrebbe avuto più bisogno:all’indomani lui li avrebbe riportati a casa!
Approfittando del momentaneo allontanamento dell’interlocutore di Nicholas,Didier finse involontariamente di urtare il giovanotto,alzandosi e uscendo dal locale.Questi alzò lo sguardo,leggermente infastidito:per un attimo incrociò il volto noto del giornalista,che però lo zittì col gesto,proseguendo verso l’esterno.
Nicholas si liberò del suo accompagnatore con una scusa,quindi seguì Didier fuori.Raggiunto uno spazio riparato alle spalle delle povere case del villaggio,i due si fermarono.
-Stern!-
-Arnault!-
I due uomini si abbracciarono,senza altri commenti.
-Abbiamo poco tempo…domattina dobbiamo andare via…Bisogna avvertire Fiona!- intimò il giornalista.
-Va bene…ma stabiliamo già da ora dove trovarci…-
Didier si guardò intorno:intravide uno spazio aperto in prossimità del fiume.Lo indicò con il gesto del capo al giovane fisico.Non aggiunsero altro:erano d’accordo,si separarono…
Ma qualcuno li aveva visti e ascoltati. E ora,mogio,si domandava cosa fare…



-Vorrei tenerti qui con me tutto il giorno,amore…Ma conviene che tu ti vesta…- Francois si strinse ancora una volta a sé Fiona,poi la aiutò a indossare il suo vestito.
-Più tardi ci rivedremo…- la accompagnò sulla soglia della stanza,le prese il volto tra le mani,fissandola innamorato. –Presto…prestissimo…-
La donna annuì,rispondendo sorridente al suo ultimo bacio,poi uscì cautamente e ripercorse il corridoio silenzioso fino alla sua stanza.
Entrò,si appoggiò con le spalle alla porta,socchiudendo gli occhi. ... Li riaprì immediatamente.Fermo davanti a lei,che la fissava inquisitorio,era Andrè Marek.
-Bu..buon giorno,monsieur Marek…- disse,un po’ spaventata,da quella apparizione inaspettata.
-A che gioco state giocando,Fiona ?- disse lui,senza mezzi termini.
La giovane respirò profondamente,staccandosi dalla porta a fatica:
-Nessun gioco,monsieur…- ribattè guardandolo in viso.
-So bene che non avete rinunciato a ritornarvene nel 2006…Aristide sta collaborando con Nicholas,per ricaricare il vostro marker…-
-…e allora?- domandò Fiona,volgendo lo sguardo altrove.
- Credete che Francois non ne soffrirà?...- Andrè aveva un tono così tenero,nel profferire quel nome.
Ma Fiona sollevò il capo,con orgoglio:
-Venite a chiedermi se vostro figlio soffrirà per colpa mia?...voi,che lo state privando da dieci anni del vostro amore di padre,del vostro abbraccio…del vostro perdono!-
Andrè fece un passo all’indietro,come se quelle accuse fossero altrettante sferzate sul suo volto.
-Cosa…cosa ne sapete?...Lui,lui non sente affatto questa mancanza…era pronto a partire,andare lontano…Non ha bisogno di me…-
Fiona scosse la testa,la rabbia le montava dentro:
-Ma come potete essere così cieco?...E’ rimasto al vostro fianco,rinunciando a tutto,anche a se stesso,per non spezzarvi il cuore…-
Marek si volse verso la finestra,scuotendo la testa,con un sorriso dolente:
-Il mio cuore è già spezzato….ha smesso di battere quando Claire mi ha lasciato…-
La giovane donna tratteneva a stento le lacrime:
-Lei ha pensato a voi,fino all’ultimo…a voi due,al vostro legame…ha tentato di tenervi uniti,sapendo quanto eravate importanti l’uno per l’altro….ma voi,Andrè…- Alla giornalista morirono le parole sulle labbra.
-Cosa intendete dire?- le domandò Andrè,ignaro.
-Avete mai parlato con vostro figlio,di quello che accadde,nella foresta?...avete mai pianto insieme,il vostro comune dolore?...Credete che Claire potrebbe ancora amarvi,vedendo che uomo di pietra siete diventato?...Voi non appartenete a questa epoca,monsieur Marek…e lei amava l’uomo che eravate,non questo vecchio arido feudatario medievale che siete diventato!-
Fiona tacque.Aveva il sopraffiato,si domandava come avrebbe reagito ora Andrè.
Lui la guardò,ma come se non la vedesse più:i suoi occhi corsero al di là di lei,della porta,delle mura….fino al fiume,fino a una botte che galleggiava nell’acqua,a una giovane,splendida sconosciuta che gli sorrideva,dandogli del matto…
Socchiuse gli occhi,respirò profondamente:
-Scusatemi se…vi ho ferito…- disse piano Fiona.
L’uomo si riscosse,sembrò vederla di nuovo,la osservò come incredulo.Poi le chiese:
-Voi amate Francois…?-
Fu Fiona questa volta ad abbassare lo sguardo,mentre il pianto le montava nel cuore:
-Si…lo amo…disperatamente…-
-Tornerete comunque nel vostro mondo?...-
-Non posso fare altrimenti,monsieur…Io non appartengo a questo mondo,lo sapete!-
Marek annuì piano,con la testa;poi le mise una mano sulla spalla e la strinse,comprensivo.
Senza aggiungere altro,uscì dalla stanza.








Etienne era seduto su un muricciolo,lungo la massicciata.A testa bassa,giocherellava con delle pietre,pensieroso.
Qualcuno gli infilò scherzosamente una mano tra i capelli:
-Di cattivo umore,figliolo?-
Un’altra mano si unì alla prima:una mano delicata,che gli carezzò maternamente la spalla.Erano Fiona e Francois:istintivamente lui sorrise loro,poi guardando Fiona,sembrò intristirsi di nuovo.
Francois era troppo felice per soffermarcisi.Si sedette al fianco del ragazzetto,sul muretto e lo strinse sotto il suo braccio forte:
-Come va la tua nuova vita,Etienne du Lac?...Sei contento di vivere nella rocca?-
Etienne gli sorrise:quel naturale suo gesto d’affetto gli riscaldava il cuore.
-Si,mio signore…-
In quella il cigolio di un carro che si muoveva lento dalla porta della rocca distolse la loro attenzione:era una sorta di gabbia di legno,con all’interno un prigioniero…Gustave Duroy…
I tre lo fissarono,mentre si avvicinava,inesorabilmente.
-Che ne sarà di lui?- chiese Fiona.
-Mio fratello lo ha bandito dalla contea…lo stanno portando al confine…-rispose Francois,lanciando all’uomo uno sguardo disgustato e distratto.
Ma Duroy avvicinandosi,cominciò a gridare al loro indirizzo:
-Eccolo..il bastardo…la serpe che vi covate in seno…-
Etienne impallidì.Strinse tra le mani una delle pietre con cui giocava,la più grossa e guardò con odio minaccioso il suo aguzzino.
-Coraggio…tiramela quella pietra…tirala …ma fa’ presto o stavolta parlerò,dirò chi sei al tuo amato monsiuer…- lo provocò Gustave.
Etienne aveva le fiamme negli occhi,tese il braccio all’indietro,per scagliare la pietra contro l’uomo e farla finita;ma Fiona lo fermò,usando tutta la sua forza.
-No…non farlo Etienne…-
-Adesso basta Duroy!...-disse Francois levandosi in piedi,con sguardo severo.
Etienne si dimenava come un diavolo per liberarsi della stretta di Fiona.
-Lasciami,lasciami…glielo dirà…-
-Ma cosa,cosa può dirgli?-
Intanto una piccola folla di curiosi si era assiepata intorno al carro,che aveva visibilmente rallentato.
-Il vostro protetto,monsieur….lo sapete a chi è figlio?-
Etienne con la forza della disperazione respinse Fiona,finalmente,riagguantò la pietra.
Francois lo fermò col gesto della mano.
-Lo so bene,Duroy…-
-Forse conoscevate sua madre…- Duroy si guardò intorno,cercando la solidarietà dei presenti- E chi non la conosceva…- disse,ridendo con volgare compiacimento.
Fiona guardò con odio quell’uomo.Desiderò colpirlo lei stessa.
-Ma non sapete che quella puttana lo ha fatto con un inglese!...un arciere inglese!Io stesso l’ho visto uscire dalla sua capanna,…- gridò poi,con la forza di un odio ingiustificato e represso.
-Nooooo…- gridò Etienne.
I presenti guardarono Etienne dapprima meravigliati,poi con una sfumatura di disprezzo.
Il ragazzo voleva scappare a nascondersi,tra le lacrime di rabbia e di vergogna. Ma Francois lo fermò,lo strinse a sé.
-Cosa credete di avere scoperto,Duroy?..era per questo che infierivate su di lui?..era per questo che lo avete quasi ammazzato di botte?...- poi,abbassando la voce- Non hai niente di cui vergognarti con me,Etienne…- quindi lo sospinse tra le braccia di Fiona e si avvicinò al carro,per guardare negli occhi Duroy.
Etienne era sorpreso,incredulo.Fiona lo rassicurò:
-Francois sa ogni cosa di te…e ti ama come un figlio…-
Intanto il giovane cavaliere apostrofò di nuovo il mugnaio:
-Mio fratello vi ha bandito dalla contea,Duroy…ma per quello che avete fatto,la pena sarebbe la morte!-
L’uomo si guardò intorno,cercando ancora la solidarietà dei presenti.Ma questi pendevano dalle labbra del giovane signore,sentivano che rappresentava la giustizia,contro la violenza ferina del mugnaio:
-Io?...e cosa ho fatto io?-
Francois aveva infilato la mano tra le sbarre del carro e aveva preso l’uomo per il collo,digrignandogli in faccia:
-Chi ha ucciso Chantal?...non ne sai niente tu,sporco bastardo?-
Negli occhi di Duroy ora si leggeva il terrore:lo stesso terrore con cui Chantal lo aveva guardato quando lui aveva infierito su di lei,non sopportando più di esserne respinto…
-Non…non so cosa dite,monsieur…viveva ai margini del bosco…chiunque….- mentre tentava di giustificarsi,allungò una mano per sottrarre a Francois lo stiletto che portava alla vita.Glielo sfilò,osando poi puntarglielo contro:e questo segnò la sua fine.Francois lo strattonò violentemente contro le sbarre del carro,Duroy fece resistenza ancora,ma un sobbalzo del carro inaspettato lo sospinse violentemente contro l’altro lato.Irritato dal colpo,disperato per la situazione,l’uomo si gettò di nuovo contro Francois,che ora gli dava le spalle,ordinando alle guardie di riportare il prigioniero nella rocca.
Ma Duroy,scagliandosi contro di lui perse l’equilibrio e cadde con tutto il peso del corpo sullo stiletto.
-Aaaaaah….- la lama gli trapassò la gola,uccidendolo all’istante.
-Oh mio Dio…- esclamò Fiona,davanti a quella scena agghiacciante,abbracciando Etienne.
Francois si riavvicinò a loro due,li strinse entrambi,amorevolmente:
-E’ finito,…è tutto finito….-
-Oh mio signore…-disse Etienne- potrete mai perdonarmi?-
Francois si era inginocchiato davanti a lui,gli teneva la testa tra le mani:
-Etienne…mio piccolo zingaro… tu sei stato il mio affetto più caro,per anni…il mio piccolo fratello nel dolore…- poi si strinse a sé Fiona. –E ora sarai il mio fratello nella gioia!-
Etienne sorrise,ancora incredulo che ogni suo incubo fosse definitivamente finito.Poi però guardò Fiona…e si intristì di nuovo…

Con un sorriso rassicurante,Francois li lasciò assieme:
-Ora aspettatemi…debbo occuparmi di quanto è accaduto…-
Quindi rientrò alla rocca.
Rimasti soli,Fiona si accorse che Etienne la guardava amareggiato.
-Cosa c’è?...Hai avuto paura?- chiese lei,meravigliata.
Lui scosse la testa.
-La morte e il sangue non mi fanno paura…- disse,sfrontato,poi finalmente l’aggredì: -Perché andate via…perché volete lasciarlo?-
Fiona d’apprima arretrò,sorpresa. Poi ebbe un brivido…
-Che cosa dici,Etienne?-
-Non mentite:ho sentito il vostro amico e quello sconosciuto parlare…domani all’alba partirete!-
Fiona distolse lo sguardo,disorientata anche lei,angosciata:
-Domani?...così presto?...-
Il ragazzo si accorse del dolore della donna. Esitò:dunque anche lei non avrebbe voluto?...
-Perché non restate qui,Fiona?...ditemi chi è che vi porta via…io lo fermerò!-
La giornalista scosse il capo,con un sorriso amaro:
-Non è possibile Etienne…non puoi fermarlo…è il destino,il tempo…-
Etienne aggrottò le sopracciglia,si irrigidì di nuovo,ostile verso di lei:
-Francois vi ama…partirete senza dirgli addio?senza dargli la possibilità di venire con voi?-
-Con me?...e poi? Tu rimarresti solo?- disse lei con sollecita dolcezza.Ma il suo tono non piacque a Etienne:
-Non trattatemi come un bambino!...io non sono solo,non più…Ma monsieur senza di voi…-
-Oh basta,basta,ti prego!- anche Fiona cedette;con la testa tra le mani pianse,disperatamente.
Etienne le mise una mano sulla spalla:
-Non partite Fiona…voi non volete andare via…-
La donna smise di piangere,prese fiato e con calma spiegò:
-Etienne,tu dici che non debbo trattarti da bambino…allora ti parlo come a un uomo…Amo Francois…ma questo non è il mio posto…non posso rimanere qui:debbo tornare da dove vengo,anche se è una decisione che mi spezza il cuore…Ti prego:lasciami passare queste ultime ore serenamente:dividi con me questo segreto…e aiutami a non pensarci fino a domani:vuoi?-
Il ragazzo la guardò:i suoi occhi erano carichi di tristezza e amore.Tacque,ma l’abbracciò forte,quasi da farle male.E lasciò che lei piangesse sul suo giovane torace,trovando il delicato conforto del suo cuore generoso.

Con un sorriso rassicurante,Francois li lasciò assieme:
-Ora aspettatemi…debbo occuparmi di quanto è accaduto…-
Quindi rientrò alla rocca.
Rimasti soli,Fiona si accorse che Etienne la guardava amareggiato.
-Cosa c’è?...Hai avuto paura?- chiese lei,meravigliata.
Lui scosse la testa.
-La morte e il sangue non mi fanno paura…- disse,sfrontato,poi finalmente l’aggredì: -Perché andate via…perché volete lasciarlo?-
Fiona d’apprima arretrò,sorpresa. Poi ebbe un brivido…
-Che cosa dici,Etienne?-
-Non mentite:ho sentito il vostro amico e quello sconosciuto parlare…domani all’alba partirete!-
Fiona distolse lo sguardo,disorientata anche lei,angosciata:
-Domani?...così presto?...-
Il ragazzo si accorse del dolore della donna. Esitò:dunque anche lei non avrebbe voluto?...
-Perché non restate qui,Fiona?...ditemi chi è che vi porta via…io lo fermerò!-
La giornalista scosse il capo,con un sorriso amaro:
-Non è possibile Etienne…non puoi fermarlo…è il destino,il tempo…-
Etienne aggrottò le sopracciglia,si irrigidì di nuovo,ostile verso di lei:
-Francois vi ama…partirete senza dirgli addio?senza dargli la possibilità di venire con voi?-
-Con me?...e poi? Tu rimarresti solo?- disse lei con sollecita dolcezza.Ma il suo tono non piacque a Etienne:
-Non trattatemi come un bambino!...io non sono solo,non più…Ma monsieur senza di voi…-
-Oh basta,basta,ti prego!- anche Fiona cedette;con la testa tra le mani pianse,disperatamente.
Etienne le mise una mano sulla spalla:
-Non partite Fiona…voi non volete andare via…-
La donna smise di piangere,prese fiato e con calma spiegò:
-Etienne,tu dici che non debbo trattarti da bambino…allora ti parlo come a un uomo…Amo Francois…ma questo non è il mio posto…non posso rimanere qui:debbo tornare da dove vengo,anche se è una decisione che mi spezza il cuore…Ti prego:lasciami passare queste ultime ore serenamente:dividi con me questo segreto…e aiutami a non pensarci fino a domani:vuoi?-
Il ragazzo la guardò:i suoi occhi erano carichi di tristezza e amore.Tacque,ma l’abbracciò forte,quasi da farle male.E lasciò che lei piangesse sul suo giovane torace,trovando il delicato conforto del suo cuore generoso.


Francois,espletati i suoi doveri,stava tornando in fretta da Fiona,quando qualcosa istintivamente attirò la sua attenzione.Sollevò lo sguardo:su padre era intento a osservarlo,dall’alto degli spalti.
I loro occhi si incontrarono:il giovane cavaliere riconobbe nell’espressione del padre un antico,familiare richiamo.
Incredulo,fermò la sua corsa,tornò sui suoi passi:risalì verso gli spalti.
Andrè attese un attimo,poi lo precedette all’interno.Vedendolo sparire,inizialmente Francois si arrestò di nuovo,temendo di essersi ancora una volta sbagliato;poi qualcosa in lui sembrò spronarlo a non arrendersi,a procedere.
Risalì fino al primo livello degli spalti,quindi seguì Andrè,che era rientrato.
Quando Francois fu dentro,suo padre sembrava già sparito.Tuttavia
davanti a lui una porta era rimasta socchiusa, sembrava attenderlo.
Ancora trepidante,il giovane la aprì,entrò:nella penombra riconobbe il vecchio Marek,leggermente chino sulla culla della piccola Claire.
Senza dire una parola,Andrè si volse,gli porse la mano,invitandolo ad avvicinarsi.I loro sguardi si incrociarono di nuovo,e Francois non riusciva a credere a ciò che leggeva in quelli di Andrè;e Andrè non osava credere a quello che leggeva negli occhi di Francois.
-Padre…-
-Vieni…vieni a vedere come è bella,figlio mio…-
Il giovane si avvicinò,guardò un attimo la creaturina nella culla,che stranamente gli sorrise.
Entrambi riconobbero quel sorriso.Ne riassaporarono un’ultima volta la dolcezza.Era il sorriso supplichevole con cui Claire aveva detto loro addio.
-E’ davvero….straordinaria…padre…- la commozione gli bloccava la gola:suo padre ora gli toccava amorevolmente la spalla,lo stringeva a sé…
Abbracciati,l’uno disperatamente bisognoso dell’altro,i due uomini piansero in silenzio.In silenzio,sottovoce,si confortarono a vicenda,ritrovandosi finalmente,dopo dieci lunghissimi gelidi anni.

Fiona ed Etienne avevano atteso il ritorno di Francois:il suo ritardo li costrinse ad andargli incontro.Percorrevano la strada insieme,quando dalla rocca una voce richiamò autoritaria il ragazzino:
-Etienne!-
-Oh…debbo andare:stamane avevo una esercitazione con l’arco..- disse lui,scusandosi.Quindi affrettò il passo e sparì in fretta verso gli acquartieramenti militari.
La giovane donna rallentò ulteriormente,si guardò intorno. Da qualche parte,tra le mura delle povere case del villaggio,qualcuno la aspettava…
Decise di andare a cercare Didier,di sentire da lui se quella immediata scadenza era proprio vera.
Entrò nel villaggio:uno stuolo di oche le attraversò la via;le lavandaie si affrettavano a stendere i panni appena strizzati dall’acqua gelida e purissima degli acquari;un piccolo mercato offriva agli allegri avventori quotidiani i suoi prodotti…Fiona volle fissare bene nella memoria quelle immagini,la genuinità irripetibile di un tempo superato…per un attimo un dubbio le attraversò la mente,ma lo scacciò via:non era il suo tempo,non avrebbe mai potuto adattarvisi completamente,nemmeno per amore…
-Cherì?- qualcuno richiamò la sua attenzione.
Si volse:Didier era davanti a lei,che le sorrideva,con tenerezza.
-Oh…Didier!- Fiona non seppe trattenersi dall’abbracciarlo;fu lui a respingerla,sperando di non destare l’attenzione degli astanti.Grazie a Dio,ognuno era preso dalle sue faccende quotidiane e il gesto istintivo di Fiona passò inosservato.
-Sei sempre la solita incauta testa matta…- le sussurrò.
-Proprio così…- ammise lei,sorridendogli a sua volta.
-Nicholas ti ha avvertito?- le domandò il giornalista,affiancandosi a lei distrattamente,lungo i banchi dei mercanti.
-No…qualcun altro…-
L’uomo aggrottò le sopracciglia,preoccupato.
-Non aver paura…nessuno ci impedirà di tornare a casa…- lo rassicurò,sospirando.
A Didier quel sospiro non sfuggì:
-La consideri ancora ‘casa’,quella che hai lasciato?- le chiese,apprensivo.
-Lo è…non è così?- ammise lei.
Lui la osservò:c’era in Fiona qualcosa di diverso,una dolcezza nuova,una insicurezza che la rendeva teneramente più femminile.
-Cosa ti è capitato,cherì?Hai incontrato il cavaliere senza macchia e senza paura?-
Lei non rispose,lo guardò semplicemente.
Didier sospirò:ora lui avrebbe voluto abbracciarla,confortarla….ma non era possibile.
Lei ritornò padrona di sé:
-E’ per domani?-
-Si,amica mia…domattina,al sorgere del sole…Il posto è laggiù…-
A Fiona si strinse di nuovo il cuore:era proprio là,in prossimità del tronco coperto di muschio…
-Bene…a domani,allora…-
-Ci sarai davvero?- le domandò Didier.
-Ci sarò!-
I due si separarono,quindi,e la donna riprese lentamente la via verso la rocca:una campana dava l’annuncio del mezzogiorno,i bambini correvano a casa,i mariti rientravano dai campi…
Fiona si incamminò all’interno,lungo gli spalti;continuava a riempirsi gli occhi di quella campagna serena e incontaminata,i polmoni di quell’aria purissima.Sollevò lo sguardo:in controluce distinse due figure di uomini che si congedavano con un abbraccio intenso:Francois e Andrè…
Dapprima incredula,poi Fiona sorrise:dunque i due si erano ritrovati…almeno qualcosa di buono avrebbe lasciato,dietro di sé…
Vedendola Francois le andò incontro,con gli occhi che gli brillavano e un sorriso solare sulle labbra.
-Amor mio…- le disse raggiungendola e la strinse appassionatamente a sé. –Oggi è il giorno più bello della mia vita…
La baciò,senza darle il tempo di rispondere.Lei si abbandonò tra le sue braccia,rispondendo appassionata al suo bacio.Fu lui ad allontanarla piano da sé,per guardarla,felice e ancora sorpreso di tanto inaspettato slancio.
-Vieni…ti prometto che oggi non ti lascerò più da sola…-
Lei si appoggiò al suo petto,lasciandosi proteggere dal suo braccio forte,ancora per quell’ora,ancora per quel giorno…

arielcips21/4/2006, 16:51
-E’ tutto il giorno che abbassi gli occhi,amore mio…e non sostieni il mio sguardo…Che cosa succede?cosa ti tormenta?...-
Erano di nuovo insieme,stretti l’una all’altro nella stanza di lui.Un raggio di luna attraversava la stanza,magicamente:Fiona ne inseguiva la luce bizzarra e fatata con lo sguardo,pensosa,malinconica.
-Non vuoi dirmelo?- insistè lui,sollevandole il mento e volgendole il volto verso il suo.
Fiona sospirò,gli occhi le si riempirono di lacrime:
-Debbo andare via,Francois…debbo tornare da dove sono venuta…-
Lui la guardò interrogativamente,come non capisse quanto stava dicendo.
-Devi?...perchè? cosa è successo?-
-Il mio tempo…è finito…è ora che rientri a casa…- ripetè lei,senza saper trovare altre parole.
Lui si allontanò un attimo da lei,abbassò lo sguardo,pensoso.
-Non puoi restare qui?...-le domandò,incerto.
Lei non seppe rispondergli,scoppiò a piangere scuotendo la testa e nascondendosi contro il suo petto.
Piano lui la abbracciò,tentando di calmarla.
-Se non puoi restare…verrò io con te…non piangere,amor mio…-
Ma a queste parole la donna sembrò disperarsi ancora di più.
Lui le sentì farfugliare qualcosa,nel pianto.Poi lei sollevò il viso,lo guardò negli occhi:
-Non è possibile…tu…tu non puoi venire con me…-
-Fiona?!? Ma perché???- questa volta lui sembrava adombrarsi,di fronte a quel mistero,a quel rifiuto inspiegabile.
-Oh Francois…come posso spiegarlo?...sono stata una sciocca,una stupida …Non dovevo innamorarmi,non dovevo abbandonarmi…Ma non sono riuscita…-
Francois si irrigidì: si distaccò da lei,improvvisamente freddo.
-Sapevi già che non saresti rimasta,che non avrei potuto seguirti?Hai voluto giocare con i miei sentimenti?-
Lei lo guardò,dapprima incredula di fronte a quella accusa,poi disperatamente addolorata per lui…
-Oh,amor mio…nessun gioco…il destino ci ha fatto incontrare in un momento,in un luogo…che non sarà mai più…-
Il suo dolore era così sincero,che il giovane le si riavvicinò,la strinse forte,quasi la confortò
-Fiona…perché non posso venire con te,anima mia…io ho sempre desiderato una donna come te,non ne troverò mai più un’altra…-
-Francois…anche tu per me sei e resterai unico…quello che ho provato per te,è un sentimento assoluto…irresistibile…irripetibile…-
Così dicendo,Fiona gli baciava delicatamente le labbra,offrendoglisi ancora,forse per l’ultima volta.
Lui serrò le mascelle,sospirò:la strinse con forza,rispose al suo richiamo con l’intensità di chi vuole possedere per sempre…

Era ancora scuro quando Fiona iniziò a rivestirsi,piano.Francois sembrava addormentato,ma in realtà ne seguiva ogni gesto,nella semioscurità.
Lasciò che lei si chinasse a baciarlo,un ‘ultima volta,sfiorandogli le labbra per non destarlo.Rimase immobile,ingoiando le lacrime che gli strozzavano il respiro.
Come lei fu uscita,si alzò,la seguì con lo sguardo dagli spalti,rassegnato e impotente.
Una mano si posò sulla sua spalla:
-Francois!-
Era suo padre.Il giovane si volse a lui,senza parole,ammutolito dal dolore:
-E’ andata via,padre….e non posso seguirla….- disse,tra le lacrime.
-Non è detto,Francois…montiamo a cavallo,figlio mio…inseguiamola!-
Di fronte a lui,energico,impetuoso,forte…c’era di nuovo il padre in cui aveva sempre riposto la sua cieca fiducia.Cosa importava se i capelli erano divenuti bianchi,se il passo era meno elastico di un tempo?quell’uomo era Andrè Marek…
L’anziano signore di Castelgarde lo precedette nelle scuderie,montò il suo cavallo senza bisogno d’aiuto e col gesto imperativo del capo gli ordinò di seguirlo,spronando la sua montatura al galoppo.

Chretien sussultò.Qualcosa nel riposo lo aveva turbato.Guardò Isabella:dormiva serena accanto a lui.
Allora si alzò piano,si avvicinò alla culla:la piccola Claire sembrava un angioletto,nel sonno che la rendeva ancora più sacra e innocente.Sorrise istintivamente,guardandola. Poi si volse verso l’uscio:i rumori che lo avevano svegliato provenivano da fuori.
Uscì dalla stanza,vestendosi in fretta e indossando la spada:dagli spalti intravide due uomini a cavallo precipitarsi fuori della rocca.
Senza por freni in mezzo,decise di seguirli. Montò a cavallo e stava per uscire,quando una voce lo richiamò:
-Monsieur Chretien!-
-Etienne?!?-
Il ragazzetto si era fermato davanti al cavallo:
-Portatemi con voi….so dove stanno andando!-
-Monta…- gli disse l’uomo,aiutandolo a salire.Quindi si slanciò all’inseguimento.


Francois era piuttosto sorpreso circa quanto stava accadendo intorno a sé.
-Padre…Fiona a detto che non posso andare con lei…voi mi dite di sì…Perché non mi spiegate!-
-Risparmia il fiato,Francois e corri….-
-Ma almeno posso sapere dove stiamo andando?-
Andrè lo guardo,con l’antico sorriso paterno e divertito:
-Non volevi viaggiare?conoscere?...preparati a un viaggio inimmaginabile verso la conoscenza …-
-E voi?....verrete con me?- gli chiese ancora il giovane,speranzoso.
Marek guardò avanti a sé,sorridendo di nuovo,un sorriso dolce,arrendevole di chi riconosce nel proprio sacrificio il prezzo della felicità di chi ama…
Didier Nicholas e Fiona erano di nuovo insieme,nel luogo dell’incontro.
-Ci ritroviamo,amici…-disse il francese,sorridendo loro.Fiona evitò di guardarlo.
-Già..-rispose Nicholas,restituendogli il sorriso.
-Allora…ho qui il marker….lo aziono…- Didier continuava a guardare Fiona,a cercarne le conferme.
La donna si limitò ad annuire.
Anche il giornalista annuì,rispettando il suo silenzio.
Poi innescò il marker….davanti ai loro occhi,sull’erba si materializzò una specie di piattaforma metallica:
-Saliamo,forza…- disse ancora il francese,porgendo la mano alla donna.
Fiona appoggiò la sua nella mano dell’uomo,ma in quella il rumore di cavalli al galoppo,che si avvicinavano,la trattenne,si volse.
-Sali,Fiona…dai!- la sollecitò Nicholas.
Lei ubbidì,lentamente,sempre fissando i due uomini che si avvicinavano e che ormai si riconoscevano.
I cavalli ebbero un’impennata,frenandosi.Francois guardava serio ed esterrefatto quella strana struttura metallica,comparsa dal nulla.Poi guardò interrogativo Fiona,suo padre e ancora Fiona.
-Montaci anche tu,Francois…insieme a me…-gli ordinò il padre.
-Ma…-
-Forza..non esitare…Tu sei parte di me,Francois…ed io è di là,che vengo!- disse Marek,indicando la piattaforma.
Fiona cominciava a capire:sperò che potesse essere vero,guardò Francois con occhi supplichevoli,sperando che si lasciasse persuadere…ma intanto anche lei non sapeva cosa credere…
In quella il sistema entrò in funzione e come la prima volta una energia violenta e dolorosissima la colpì,togliendole i sensi….

-Sono laggiù,monsieur…vicino al fiume!-
Anche Chretien sopraggiungeva ora a cavallo,col piccolo Etienne.
Davanti ai loro occhi,improvvisamente una luce abbagliante aveva annullato ogni vista.Poi era tornato il buio,nel quale sembravano essere rimasti inghiottiti tutti i presenti.
Nel silenzio spettrale,Chretien gridò,invano:
-Padre! Francois!...-…un timor panico si era impossessato per un attimo di lui.
Anche il piccolo Etienne aveva tremato,stringendosi a lui.
Allora il cavaliere,investito di nuovo del suo ruolo protettivo,lo aveva abbracciato,rassicurato:
-Non aver paura,Etienne….è tutto finito,tutto…-
-Monsiuer Francois?...-
Il novello signore di Castelgarde deglutì l’amaro sapore del pianto,ne asciugò le tracce tra i capelli ricciuti del suo piccolo compagno,lo strinse ancora e avvertì per un momento il calore familiare di un abbraccio fraterno che –in quel preciso attimo lo aveva capito- non avrebbe riprovato mai più…
-…questo sarà il nostro segreto,Etienne…vero?-
Anche lo zingaro ingoiò le sue lacrime:fiero del suo nuovo ruolo sollevò il capo,riprese energia:
-Si,monsieur…il nostro segreto!...-
Poi Chretien diede d’arcione nei fianchi del cavallo,che girò su se stesso e riprese la strada di Castelgarde,lentamente.





Il segnalatore audio della macchina cominciò a vibrare sensibilmente.Jeffrey Huges e il professor Johnston si guardarono:
-Ci siamo…stanno tornando!- si dissero.
Quindi si avvicinarono al monitor,per osservare le fasi del rientro,piuttosto trepidanti.Avevano fatto in tempo? Didier era riuscito a ritrovarli entrambi,sani e salvi?
-Guardate professore,si stanno materializzando…eccoli!-
-Sono in tre!...ce l’ha fatta!- ribattè l’altro,affrettandosi verso il meccanismo di apertura della cella.
Piuttosto storditi dall’innaturale violenza di quel viaggio nel tempo,Nicholas,Didier e Fiona si stavano riprendendo lentamente.
-Venite fuori…- disse loro Huges ,dando una affettuosa pacca sulla spalla a Didier. –Complimenti amico mio…-
Johnston abbracciò Nicholas:
-Ragazzo…adesso ci racconterai…Ci hai fatto stare così in pena!- lo rimproverò.
Il giovane fisico tedesco sorrise.
Fiona guardava la macchina:aveva sperato fino all’ultimo che le avrebbe restituito Francois…lo aveva visto salire con suo padre sulla piattaforma…Ma forse non ce l’avevano fatta…forse,sarebbe finito tutto così…
La giovane donna scoppiò in un pianto dirotto.Didier le fu vicino,tra lo stupore degli altri presenti.
-Che succede miss MacKenzie?- domandò sollecito Johnston.
Didier la protesse dalla curiosità degli altri.
-E’ la tensione,signori…lasciatela riposare un po’…Vieni via,cherì…- e così dicendo la conduceva fuori della sala comandi,lontano dal luogo dove tutto era cominciato…

Gli altri lasciarono fare:Johnston era troppo desideroso di sapere come erano andate le cose e trattenne Nicholas accanto a sé,mentre Huges si attardava a spegnere definitivamente tutta la strumentazione.
Improvvisamente l’allarme scattò di nuovo:i tre si guardarono spaventati e sorpresi:che stava succedendo?
Si precipitarono sui monitor:qualcun altro stava arrivando dal passato…
-E’ Andrè!- esclamò Johnston,felicemente meravigliato.
-No…non è lui…-lo disilluse Nicholas.- Ma…si,c’è anche lui!-
Di nuovo si precipitarono ad aprire il portello d’acciaio:Francois stordito si guardava intorno.Steso sulle sue gambe,col capo appoggiato alla sua spalla,il vecchio Andrè aveva gli occhi socchiusi…


-Andrè…Andrè Marek?-
Il richiamo della sua voce ora sembrava vicino,vicinissimo.Il vecchio cavaliere lasciò per un attimo la presa,si volse indietro:
-Lady Claire…!- esclamò
Lei gli sorrise,irresistibilmente dolce,come sempre:
-Claire…-
Allora lui fece qualche passo:le sue gambe erano di nuovo agili ed elastiche,nulla gli impediva di avvicinarsi a lei.
Claire gli porse la sua mano,Andrè ne sentì la delicata tenerezza ,la strinse.
-Vieni Andrè…è tanto che ti aspettavo…-
-Oh Claire…è tanto che lo desideravo…- poi però guardò Francois,spaventato e incredulo al suo fianco. Claire lo rassicurò,con un sorriso:
-Hai fatto la scelta giusta,Andrè…ma ora lascia che cammini da solo per la sua strada…E’ tuo figlio:saprà essere alla tua altezza…
Andrè guardò fiero il giovane,rimpiangendo di averlo ritrovato solo per perderlo di nuovo,per sempre;ma Claire era lì,vicino a lui e gli sorrideva…

-Padre mio!?!- lo invocò addolorato Francois.
-Andrè…amico mio!- esclamò Johnston,inginocchiandosi accanto a lui.
L’uomo sorrise,rassicurando per l’ultima volta suo figlio,poi in un sospiro chiese:
-Lasciatemi riposare accanto a lei…-

La donna lo prese per mano,guidandolo lungo un sentiero,oltre il fiume,al di là della radura,sotto una quercia ombrosa…
Ora era difficile distinguerli:le loro sagome sembravano fondersi in un unico spirito…poi disparvero al di là di ogni tempo e ogni spazio…





..
arielcips26/4/2006, 16:41
Ignara di tutto,Fiona piangeva ancora,inconsolabile,tra le braccia di Didier.
-Oh Didier…che sciocca! L’ho perso,l’ho perso per sempre….avrei dovuto rimanere laggiù…-
-Fiona,calmati amica mia:hai fatto la scelta più ragionevole…pensa a quella vita e alla TUA vita…-
La donna sembrava non ascoltarlo:andava col pensiero all’ultimo sguardo che si era scambiata con Francois:lui era allibito,disorientato…
-Voglio tornare indietro,Didier!- disse,improvvisamente risoluta. –Voglio tornare da lui,spiegargli…-
Si era alzata e stava dirigendosi decisa verso la sala comandi.Lui tentò di trattenerla:
-Aspetta Fiona..è una pazzia…-
-Voglio almeno spiegarglielo….- disse lei,entrando nella zona di manovra.
Solo allora Didier e lei si accorsero che doveva essere successo qualcosa.Si avvicinarono al gruppo rimasto dentro:un capannello si era stretto intorno ad Andrè Marek,adagiato su un piano,con Francois che ancora gli teneva una mano sotto la testa,incredulo e dolente.
-Francois!...- esclamò Fiona,lanciandosi verso di lui.
Il giovane cavaliere ebbe un sorriso distante per lei,che gli si era stretta addosso:
-Francois…amor mio!-
L’uomo si lasciò abbracciare,ma non ricambiò il gesto,come bloccato da un imbarazzo ancestrale.
-Fiona…mio padre…è morto…- le disse solo.
Il suo tono compassato,la sua strana estraneità gelarono la giornalista:era chiaro che Francois si sentiva fuori luogo,assolutamente incapace di capire che cosa succedesse intorno a lui.L’unica cosa certa era il sacrificio di suo padre…anche riabbracciare la donna che amava,in quel momento gli risultava innaturale,impossibile.
Guardò la sala attorno a sé,come smarrito:riconobbe se stesso e gli altri riflessi,moltiplicati,nei cento monitor che lo circondavano.Continuava a non capire:guardò suo padre,guardò Johnston che piangeva,col capo appoggiato al torace del suo ex collaboratore. A lui si rivolse quando domandò:
-Chi era mio padre,signore?...-
Johnston sollevò lo sguardo su di lui,lo guardò con l’affetto e la sollecitudine che avrebbe avuto per il suo proprio figlio,stese una mano verso di lui,poggiandogliela sulla spalla:
-E’ una storia lunga,ragazzo mio….e tu hai ragione,se vuoi conoscerla…vieni…Potremmo cominciare proprio dal tuo nome,Francois…-
Fiona li vide appartarsi più in là,guardò gli altri presenti,smarrita,interrogativa.
-Lasciamoli soli…- disse Huges – Occupiamoci piuttosto di sistemare il…-così dicendo indicò nella direzione di Andrè.
-Ha chiesto di essere sepolto accanto a sua moglie…dobbiamo tornare tutti là,credo…- ribattè Nicholas.
-Bene..vi organizzerò il rientro..ma io non verrò con voi…credo anzi che dopo questa storia darò le dimissioni da questo famigerato I.T.C. e mi ritirerò in un ranch ai confini del mondo…-disse,sfogando la sua tensione sul solito,immancabile sigaro.
Fiona guardò Didier,che le ammiccò,facendole l’occhiolino.Lei abbassò la testa,sconfortata.
-Non dirmi che sei ancora disperata…-lui la rimproverò- Il tuo cavaliere senza macchia e senza paura è qui…-
Fiona scosse la testa:
-Hai visto come mi ha…respinta…-
Didier sorrise,sospirando.
-Certo che quando si è innamorati,si è proprio ciechi…e impazienti…Lascia che si renda conto di quello che gli è successo…dagli un po’ di tempo…deve trovare una sua collocazione in questo marasma indefinito in cui lo hai trascinato…-
-Tu credi…che vorrà rimanere qui?- domandò lei,trepida.
Didier scosse la testa,sospirando di nuovo:
-Se ricordo bene…dovresti avere degli argomenti convincenti…o no?-
Fiona avrebbe voluto arrabbiarsi,contro quel suo spirito irridente…ma sapeva che Didier le parlava con sincerità;sapeva che era suo amico e la conosceva bene…
Il giornalista si allontanò.Lei invece rimase in silenzio,osservando da lontano Johnston e Francois parlare fittamente,a voce bassa.


Un aereo privato della ditta avrebbe riportato i sei viaggiatori del tempo in Francia,a Castelgarde.
Francois aveva indossato un jeans e una maglietta bianca,forse appartenuti a suo padre.Aveva ancora sul viso quello sguardo perso,distante;anche se ora osservava con attenzione ogni cosa,sforzandosi di capirne il mistero.
Ecco l’aereo…la nave che viaggiava nel cielo:dunque suo padre era stato su un mostro metallico simile?e non ne aveva avuto paura?...
Seguì Johnston che lo aveva preceduto e che continuava a fargli da Mentore,esattamente come forse avrebbe saputo fare suo padre Andrè…suo padre che non aveva saputo dimenticare i suoi amici,anche in quel tempo lontano,e aveva voluto ricordarli sempre nei nomi che aveva assegnato ai suoi amati figli…
Sedette vicino all’oblò,guardò fuori l’ala di quello strano uccello d’acciaio,poi guardò a fianco a sé;due sedili più avanti era Fiona,che lo seguiva col suo sguardo.
…Fiona:era per lei che si trovava là,esattamente come suo padre aveva scelto di rimanere a fianco a Claire,in un’altra epoca…
La fissò,non si sottrasse al suo sguardo che lo interrogava,silenzioso.
-…non ancora,amor mio…non ancora…lasciami capire ancora che cosa mi sta succedendo…-le disse con gli occhi,o pensò di dirle.
Poi l’aereo decollò.Improvvisamente,superato il primo momento di incredulità,Francois spalancò gli occhi,estatico.Volava:stava volando…sorvolava territori sconfinati,sempre più in alto,sempre più lontani…fin sopra le nuvole:e sotto le nuvole ecco intuire una distesa d’immenso turchino…l’oceano!
Oltre l’Oceano,ancora terre,e città straordinarie…Ora stavano atterrando:una miriade di case illuminate da luci multicolori sembrava un ricamo nel buio sotto di loro…Parigi,la ville lumiere…
Risentì le parole di suo padre,la sua voce dirgli con un sorriso:’Non volevi viaggiare?Preparati a un viaggio inimmaginabile verso la conoscenza…’
A poco a poco sentì nel suo cuore germinare di nuovo il seme dell’entusiasmo,l’ansia di sapere,conoscere,incontrare…Ma si frenò:voleva prima soddisfare l’ultimo desiderio di Andrè Marek…e sapeva che quello sarebbe stato il momento della sua vita più doloroso in assoluto.




Doloroso.Forse non era l’aggettivo giusto.Assoluto si,era esatto.Dolore ne aveva provato già tanto,nella sua vita;ora avvertiva come uno strappo,uno strappo che gli strozzava il respiro in gola…Calando nella tomba,il corpo di suo padre,seppelliva con lui tutta la sua vita precedente,i suoi affetti…e dov’era infatti quella vita?dov’erano i suoi affetti,Etienne che svicolava tra le gambe di frate Jacob,Chretien e Isabella…la piccola Claire?
Mentre il funebre rito si compiva,nella luce calante del tramonto,sfuggendo all’attenzione degli altri presenti,Francois si allontanò piano dal sarcofago di pietra…si guardò intorno:dov’era la sua Castelgarde? Il castello era silenzioso,buio;le mura di pietra della rocca non esistevano più…né gli acquartieramenti militari:nessun nitrito dalle scuderie,le lame delle spade tacevano nell’armeria…
In lontananza il ruscello scorreva ancora,rumoreggiando.Arretrando piano, Francois prese quella direzione,incurante dei fari delle auto che,sfrecciando sulla strada,gli lampeggiavano ostili contro.
Inutile cercare il vecchio tronco coperto di muschio…o c’era ancora?forse si,pietrificato dai secoli.
Il giovane non se lo domandò più di tanto.Si sedette sulla riva,rimanendo a osservare la corrente vorticosa del fiume scorrere sotto i suoi occhi tragicamente asciutti …
Un passo alle sue spalle lo distolse.Qualcuno,senza parlare gli si avvicinò:
-Salve,amico mio…- gli disse il nuovo arrivato,ammiccando verso il fiume- Ti offrirei una sigaretta,ma per tua fortuna tu non sai nemmeno di cosa sto parlando…-Così dicendo,Didier si sedette,tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e se l’accese,con gusto.
Francois lo guardò incuriosito,ma ancora diffidente.
-Sono molte le cose che non conosco….- ammise poi,quasi tra sé.
-E’ vero…e non tutte ti piaceranno…ma intanto posso dirti che in questo nuovo mondo hai già un amico…-
Così dicendo il giornalista porse la destra all’ex cavaliere;questi rimase un attimo in sospeso,poi apprezzò quel gesto,che creava una sorta di ponte tra la vecchia e la nuova vita,e strinse con vigore la mano che gli veniva porta.
-A questo punto,offrimi anche la..come si chiama?...sigaretta?-
Didier sorrise:Fiona non glielo avrebbe mai perdonato.Francois fece un tiro,e tossì,come tutti i principianti….ma poi condivise quello strano modo di rilassarsi del suo nuovo amico,si lasciò un po’ andare assaporando quello sconosciuto,amaro gusto di carta bruciata e tabacco…
Didier indicò lo spazio intorno a loro:
-Qui è ancora come allora…e anche più su,sai:c’è ancora il Vecchio mulino…solo che è diventato un ristorante…-
-Ristorante?- ripetè,interrogativamente Francois,espirando.
-Bè…come una locanda…ma,molto più elegante..e costosa…- spiegò Didier.
-Oh…costosa…Fiona mi diceva che nel suo mondo si lavorava per vivere…per guadagnarsi da vivere…-
Improvvisamente Francois si rese conto di aver trascurato Fiona,di essersela lasciata alle spalle,quasi dimentico di lei. Didier capì dal suo sguardo disorientato a cosa stesse pensando.
-Sai che voleva tornare indietro a cercarti…? Era decisa…-
Francois aggrottò le sopracciglia,interrogativamente. Didier gli raccontò brevemente della disperazione della giornalista e della sua estrema determinazione.Il giovane sogghignò,senza aggiungere una parola.Ma dentro di lui la consapevolezza di quel pianto gli riscaldò il cuore.
-…e invece sei venuto tu qua…come tuo padre,al posto di tuo padre…-
Francois abbassò lo sguardo,addolorato.Scosse la testa…
-Mio padre era molto più consapevole di me…quando ha scelto di restare…-
-Ma tu,amico mio…puoi sempre tornare a casa,se lo vuoi…- gli disse Didier.
-Davvero?...- Inaspettatamente gli occhi gli si erano spalancati,per lo schiudersi di uno spiraglio inatteso.
Didier sapeva che stava giocando col fuoco,ma era giusto che Francois potesse davvero scegliere,consapevolmente,proprio come aveva fatto Andrè.Il giovane viaggiatore del tempo doveva avere la certezza di poter ritornare,se lo avesse voluto,a casa:solo così la sua decisione sarebbe stata convinta,senza rimpianti,come quella di suo padre…
-Sicuro…la macchina è ancora funzionante e…-lo stava rassicurando,ma si accorse che qualcosa già cominciava a evolvere dentro di lui.Francois si guardava intorno con occhi diversi,seguiva con lo sguardo la scia di un jet che attraversava il cielo…pensava…
Allora tacque,celando il sorriso dietro il fumo.


Fiona gli andò incontro ansiosa:
-Lo hai trovato? Come sta?…portami da lui…-
-Calma,cherì..calma…-le rispose,prendendola per il gomito e indirizzandola di nuovo verso gli scavi.
-Perché torniamo indietro…voglio andare da lui…-
-Ascolta Fiona…-
La donna impallidì,spaventata.
-Ha detto che vuole tornare a casa? È così…O Didier…io gli conosco bene quello sguardo triste,disincantato,amaro…quello che aveva prima,quando abbiamo sepolto suo padre…-
-Ti ho detto di calmarti…vuoi ascoltarmi un attimo?-
Fiona respirò profondamente.Sembrò trovare un momento di requie.
-Abbiamo parlato un po’…- le riferì il giornalista.
-Si?-
-Io credo che non abbia ancora deciso cosa fare,ma che cominci a propendere…-
-tu credi? Che vuol dire ‘credi’???...Didier tu mi stai prendendo in giro!...-
Didier stava per rinunciarci:Fiona era davvero incorreggibile,nella sua irruenza.
-….e va bene! Pensala come vuoi!- le disse – Ma se vuoi un consiglio,aspetterei ancora un giorno…vedrai che vi incontrerete,Fiona;vi incontrerete nel momento giusto.
Fiona lo guardò,già pronta a replicare;ma la sicurezza dell’amico,che aveva poi girato sui tacchi,lasciandola a decidere da sola,le troncò le parola sulle labbra.
Tacque,abbassò la testa,riflettè.Poi guardò verso il fiume.


Francois aveva vagato per tutta quella notte,alla ricerca dei luoghi in cui aveva vissuto.Ogni tanto i suoi occhi avevano riconosciuto qualcosa di lontanamente familiare,ma anche le novità incontrate erano state tante.
A Nouvelle Castelgarde,come in tante altre cittadine di provincia dei nostri giorni,i giovani si riunivano davanti a un pub:uno stuolo di motorini rumorosi lo aveva superato più volte,montati indifferentemente da ragazzi e ragazze che ciarlavano poi animatamente,al suono di una musica ritmica,anche un po’ assordante…Francois li aveva osservati,un po’ divertito,domandandosi se anche suo padre si fosse mai intrattenuto a quel modo,da giovane…A un tratto si era accorto che alcune di quelle ragazzine lo avevano notato e ora scherzavano,ridendo tra di loro con aria furbetta.Sorrise anche lui,istintivamente,accennando col capo a un saluto.
Le ragazzine si erano guardate tra loro stupite,spalancando la bocca,tra le risate.Una di loro,più sfrontata,gli aveva fatto cenno di avvicinarsi,sollevando verso di lui una lattina rossastra.Lui fece no,con la testa:capiva poco o niente di quello che dicevano,probabilmente in uno slang giovanile molto diverso dal francese che parlava lui…
Si allontanò dalla piazzetta rumorosa infestata di scooter. Dietro un angolo,sotto a un portone,intravide due adolescenti che si baciavano,ancora un po’ di nascosto….Una imposta si aprì,e qualcuno da sopra chiamò:
-Monique! Vieni sopra…Tuo padre sta per rientrare!-
E come assomigliava alla bionda giovane Monique quella ragazzina che,infilando il portone in fretta,non riusciva a staccare la sua dalla mano del giovane innamorato.
Guardando nei volti dei passanti,Francois ebbe l’impressione di riconoscerli,come se in fondo fossero sempre gli stessi,e solo il tempo intorno a loro avesse ruotato vorticosamente…
Al mattino,egli si ritrovò per una strana combinazione davanti al portone dell’abbazia. Quel portone in cui pochi giorni prima era entrato,salutato come un’autorità.
Una campana annunciava l’inizio dei riti mattutini della comunità:almeno questo era rimasto uguale a tanti secoli prima.
Francois andò verso il portone,bussò.Il solito guardiano, che aveva aperto a Didier,gli schiuse la porta,guardandolo con una strana curiosità:
-Prego?-
-Volevo…c’è ancora la biblioteca?-
-Naturalmente monsieur…- il frate lo osservò un po’ spaventato.
-Potrei…vorrei visitarla…-
-…Ha un documento?qual è il suo nome,monsieur?-
-Marek,Francois…-
Ma prima che potesse finire la frase,il fraticello sussultando contento,aveva detto:
-Ma certo,professor Marek…come non l’ho riconosciuta?..non la vedevo più,forse è stato poco bene???- e intanto aveva aperto il suo gabbiotto e lasciato accedere Francois all’interno.
-Venga,le faccio strada….oh,ma lei la conosce bene!!!-
Francois gli sorrise,leggermente divertito.La conosceva davvero bene,quella strada.
…Che sensazione di benessere…Là,tra quelle mura,tutto sembrava essere rimasto intatto:Francois risentiva l’odore della cera misto a quello dei fiori;avvertiva l’ovattato silenzio della preghiera;poi,davanti a lui comparve di nuovo la porta di legno,con le quattro figure di donna scolpite…

…-Padre mio...aspettate...-
Suo padre stava schiudendo l'antica porta di faggio,finemente incisa,attraverso cui si accedeva alla biblioteca dell'abbazia.Lo aveva guardato interrogativamente divertito:
-Non avere paura,Francois...i libri sono amici degli uomini...a volte possono essere i loro compagni più preziosi...-
Lui aveva deglutito; aveva solo dieci anni,non era ancora un uomo...
-Volevo...volevo chiedervi cosa rappresentano quelle quattro dame effigiate sulla porta...-era una scusa per temporeggiare.
Una voce alle loro spalle era intervenuta:
-Quelle sono le quattro virtù teologali,Prudenza,Fortezza,Giustizia e Temperanza...-

'…Caro padre Alessio,chissà cosa ne era stato di lui?'
-Prego professor Marek…vado a prendere le chiavi della bacheca…- gli disse il frate,allontanandosi.
Francois entrò. Davanti ai suoi occhi la grande vetrata effondeva la sua luce pulita sui volumi.
Sul leggio,ancora aperto,c’era qualcosa di familiare…Il Milione,di Marco Polo! Che strana combinazione…Il frate guardiano era rientrato e gli stava aprendo le diverse bacheche,quelle che contenevano i volumi più antichi.
In una di esse qualcosa attirò i suoi occhi: l’antico Chronicon di Castelgarde,l’opera di padre Alessio…
Aspettò che il religioso si allontanasse,poi prese il volume carezzandone la copertina ormai consumata dal tempo:le sue mani quasi non osavano aprirlo.
Lo appoggiò sul leggio,sfogliandolo lentamente…



‘Battesimo e presentazione ufficiale di Clara,primogenita di Chretien e Isabella Marek…’
Fu il primo titolo che Francois lesse:sorrise,socchiudendo gli occhi.Era ancora lì con loro:ne aveva condiviso la gioia,anzi ne era stato chiamato a testimone,in qualità di padrino della piccola nata. E Fiona era al suo fianco…
‘Monsieur Francois Marek creduto morto e salvato dal suo giovane protetto,Etienne du Lac…’
Francois rivide se stesso rientrare tra le ovazioni della folla,sulla cavalcatura di Etienne;e suo fratello Chretien che premiava il piccolo zingaro,attribuendogli finalmente un riconoscimento nella comunità…Rivide Fiona,scarmigliata e col viso segnato dal pianto,che non osava andargli incontro…
‘Il mugnaio Gustave Deroy paga con la vita i suoi indegni peccati…’
Francois serrò le mascelle:quell’uomo aveva infierito sul suo piccolo protetto tante volte…e lui lo aveva lasciato fare…Se Fiona non gli avesse aperto gli occhi…
Di seguito c’erano delle pagine sbiadite,a mala pena leggibili:episodi della guerra che aveva ripreso,l’investitura di Etienne…già,il piccolo Etienne diventava paladino di Chretien,difensore della rocca…
Francois si accorse che mancavano delle pagine.Si domandò perché,quando erano andate perdute…
Stava per richiudere il pesante tomo,che non poteva dirgli di più,ma si accorse che nelle ultime pagine si leggeva di nuovo bene.Lo riaprì,scorse il titolo.
‘Lo straordinario racconto di Chretien Marek,in punto di morire…’
-Chretien…fratello mio!- Francois sentì un brivido lungo la schiena:suo fratello moriva…?

“Io,padre Alessio,abate del tempio di Castelgarde,riferisco quanto in confessione il signore della rocca Chretien Marek mi ha confidato,consegnandomi l’ordine di tramandarlo ai posteri solo alla fine del mio Chronicon…”
Francois lesse avidamente,e come per magia,davanti ai suoi occhi le parole di padre Alessio diventarono immagini:
…La guerra aveva avuto una terribile recrudescenza.Gli scontri erano ricominciati,senza interruzione,con una violenza che sembrava esplosa in maniera irrefrenabile.
Chiusi nella rocca,gli abitanti di Castelgarde passavano le ore in preghiera:monsieur Chretien difendeva da giorni il passo che apriva agli Inglesi l’accesso alla contea,in attesa dei rinforzi dalle altre contee alleate.
Lo scontro si concluse a favore dei Francesi,ma quante perdite…
Una notte,quello che rimaneva della piccola armata di Castelgarde,finalmente rientrò.Alla loro testa,Chretien;al suo fianco Etienne…
Il ragazzo,ormai diventato un giovane uomo,smontato da cavallo,si precipitò ad aiutare il suo signore.Chretien si piegò su se stesso,visibilmente ferito.
I suoi uomini lo sollevarono e lo portarono così fino al suo letto.Qui lui sorrise a Isabella,allungò il braccio per sfiorare con una carezza Claire,la bella Claire,che ora aveva già dodici anni.
Le forze poi lo abbandonarono e rimase a lungo tra la vita e la morte…
Una sera,tornato in sè, chiese del confessore;anzi chiese espressamente di Padre Alessio.
-Padre…ho bisogno di confidarvi qualcosa…-
-Si monsieur…sono a vostra disposizione …-
-Quello che sto per narrarvi vi sembrerà incredibile…ma voglio che un giorno lo annotiate nel vostro Chronicon…Forse questa volta me la scamperò,ma la prossima potrebbe essere quella definitiva…Non voglio morire portandomi con me questo segreto…-
-Vi ascolto,monsieur Chretien…-
-Vedete padre…io so,io ho visto dove sono spariti mio padre e mio fratello…Ho mentito per anni,dicendo che erano partiti per scortare madamigella Fiona in Scozia…E’ inutile attenderne il ritorno,padre:essi non torneranno più…
Li ho visti con questi occhi salire su una strana piattaforma luminosa,argentea,insieme a madamigella Fiona,al suo compagno di viaggio Nicholas,e a uno sconosciuto.
Quella piattaforma sembrava essere nata dal nulla…
Quando vi furono saliti,come se un fulmine…che dico? cento fulmini si abbattessero su di loro,una luce immensa,abbagliante,insostenibile mi ferì gli occhi…ma io non smisi di tenerli fissi su Francois,mio fratello…e su mio padre…Mi parve allora che,come una pittura umida si disfa sotto il getto dell’acqua,così prima mio padre,poi mio fratello si disfacessero…sotto i miei occhi…
Invano chiamai…Nessuno mi rispose più:la luce si spense,un buio di morte coprì ogni cosa.-
Con me c’era Etienne:rabbrividimmo entrambi,stringendoci l’uno all’altro.E ci ripromettemmo di tenere questo segreto nel cuore…-
Chretien tacque,riprese un po’ di fiato.Chiuse gli occhi,per trattenere la commozione.

Francois respirò,riprese fiato,chiuse gli occhi per trattenere la commozione;poi riprese a leggere:

‘-Ora però ve lo sto raccontando,padre,perché c’è una cosa di cui sono sicuro…
Mio padre sapeva cosa stava facendo;e portando con sé Francois sembrava quasi volergli permettere qualcosa…qualcosa di cui solo mio fratello fosse all’altezza…-
-No…non mi interrompete…non c’è mai stata invidia tra me e Francois…ma che mio padre e lui avessero un rapporto diverso era sotto gli occhi di tutti:so bene che mio padre stesso era ‘diverso’ da tutti gli uomini della sua età,ma l’unico che riusciva a star dietro ai suoi voli,alle sue passioni…a parte mia madre…era solo Francois…-
Qui Chretien tacque.Padre Alessio gli domandò:
-Perché volete che racconti tutto ciò?...-
L’uomo respirò,incerto,poi aggiunse:
-Ho sofferto a separarmi così da loro,padre…ma al tempo stesso sono stato felice quando li ho visti ripartire insieme. Quando ho visto Francois varcare finalmente il confine,con suo padre che adorava…e con la donna che amava…-

Anche Fiona non aveva chiuso occhio,quella notte.Era rimasta a lungo seduta nel patio esterno del piccolo albergo di Castegarde,sperando di vedere rientrare Francois.
Intanto si era interrogata sul futuro.Sapeva che il suo ex direttore,Bob Ramsey,nonostante le minacce di licenziarla,sarebbe stato molto contento di risentirla;e ansioso di conoscere la sua storia…
Ma,a parte la diffida che aveva ricevuto da quelli dell’ ITC a rendere di dominio pubblico la sua recente avventura,non sentiva nessuna voglia di raccontarla,come se improvvisamente si trattasse di un segreto suo;una sorta di sogno,di immersione in un altrove dal quale era riemersa diversa;una esperienza di formazione che non avrebbe potuto condividere con nessuno.
Nessuno mai avrebbe potuto capire i legami d’affetto che sentiva fortemente per un mondo sepolto dal tempo:la sua tenerezza per una bimba appena nata…e morta già donna;la sua ammirazione per un uomo che scriveva una storia di cui lei lettrice già conosceva la fine…;l’amicizia per uno zingaro bambino,dagli occhi e dal cuore di principe…;l’amore per un figlio del tempo…per un uomo che aveva superato ogni confine,pur di seguire lei,o la conoscenza…
Fiona sospirò:era l’alba ormai e Francois non era rientrato.
Che ne sarebbe stato di lui,in quel mondo nuovo? Per quanto fosse sollecitamente preoccupata,la donna era certa che Francois se la sarebbe cavata bene,perché nel suo cuore –forse anche grazie all’educazione ricevuta da Andrè- egli apparteneva anche al futuro…Era sempre stato ansioso di conoscere,ed ora avrebbe soddisfatto quasi tutte le sue curiosità.L’ITC gli avrebbe fornito i documenti che lo accreditavano anagraficamente :poteva riassumere le sembianze di suo padre,se avesse voluto,o semplicemente risultare se stesso,Francois Marek,ultimo discendente della casata:una multinazionale potente come quella di Doniger non si sarebbe persa per così poco…
E poi?...
Fiona ricordò un loro dialogo precedente:avrebbe potuto fare il professore,l’archeologo…se avesse voluto.
Per un attimo la donna immaginò la loro vita in comune…poi sospirò,scacciando quelle immagini dagli occhi:non voleva illudersi…
Gli ultimi sguardi che aveva scambiato con lui riflettevano una lontananza e un distacco che l’avevano fatta rabbrividire…
E se avesse voluto tornare a casa,invece?
….Sarebbe andata con lui…ora lo sapeva con certezza:l’idea di non vederlo più le era assolutamente insostenibile;sarebbe tornata a casa con lui,da Isabella,Chretien,Claire…Etienne…
Ah se avesse potuto sapere che ne sarebbe stato di loro…!
A un tratto,un’idea le balenò in testa:il Chronicon…doveva esserci ancora il Chronicon,nella biblioteca dell’abbazia…era là che Didier aveva letto il suo messaggio!
Si sciacquò in fretta il viso,ravviò i corti capelli:aveva indossato di nuovo i jeans di sempre e una
t shirt colorata molto simile a quella che indossava quando era stata aggredita dai tre disertori inglesi…



Francois smise di leggere.Carezzò appena le pagine vergate dal buon padre,soffermandosi sulla parole che,attraverso il tempo,suo fratello gli indirizzava…
Poi si alzò:dalla ampia vetrata una luce accecante ora penetrava nella biblioteca,illuminando le pareti della sala di lettura.Sul lungo tavolo di quercia campeggiava un oggetto nuovo,Francois si alzò per osservarlo:era un antico mappamondo in legno.
Vi lesse sopra alcuni nomi familiari:Alemannia,Burgundia,Dordonne…Altri invece gli erano del tutto sconosciuti:America,Antille…Terra del Fuoco.Lo faceva girare lentamente e a poco a poco si rendeva conto di cosa si trattasse:la Terra…la Terra non era un disco piatto nel cielo,era una sfera?
Quante altre meravigliose novità gli riservava l’essere stato catapultato là,nell’anno 2005?
Lungo le pareti dell’antico luogo di lettura c’erano ancora nuovi tomi,tanti di più: e immagini,immagini che si rincorrevano.Grandi uomini,condottieri,santi,papi…
Camminando per i corridoi silenziosi,il giovane si addentrò verso il luogo più riservato della biblioteca,quello stesso in cui aveva sorpreso Fiona .
Che stupido…era lì per lei,per amore suo…e dov’era ora?l’aveva trascurata,volutamente:aveva avuto bisogno di capire esattamente che cosa gli fosse successo,che cosa volesse davvero.
Ora cominciava a saperlo:tutto quello che aveva intorno era troppo affascinante e complesso per potersene tornare indietro senza averlo conosciuto.E voleva conoscerlo avendo lei al suo fianco:ora gli mancava: era l’unica che avrebbe potuto prenderlo per mano e introdurlo nel mondo a cui lei apparteneva,quel mondo di cui tante volte le era istintivamente capitato di parlare,e che, sulle sue labbra,Francois aveva visto bellissimo.
Girò sui suoi passi:desiderava andarla a cercare,parlare finalmente con lei,chiederle se a questo punto c’era niente altro che potesse ostacolare il loro bisogno di stare insieme.
Alzò gli occhi verso la porta ,allungando la mano verso la pesante maniglia e solo allora si accorse che,addossata allo stipite,proprio come allora,con gli stessi occhi adoranti,con lo stesso respiro sospeso,con tutto il suo corpo che sembrava tendere verso di lui,lo aspettava in silenzio Fiona.
Come allora,lui seppe solo sospirare il suo nome:
-Fiona!...- poi l’attirò contro di sé,sentì le braccia di lei intrecciarsi intorno al suo collo,avvertì il richiamo caldo delle sue labbra…
Come allora,iniziarono a baciarsi perdutamente.Ed entrambi avvertirono il reciproco,totale abbandono:non c’erano più la paura e l’incertezza di quel primo bacio,che l’istinto aveva rubato loro,contro ogni ragione;quel bacio dettato da un desiderio irrefrenabile,che aveva forzato ogni prescrizione della mente e li aveva avvicinati,nonostante le reciproche incolmabili distanze.Ora quelle distanze erano state abolite,non c’erano più:il desiderio di essere una sola cosa,di appartenersi per sempre era invece rimasto,sostenuto ora dalla certezza che nulla più avrebbe potuto ostacolarlo.
-Amor mio…ora sono come un bambino in una terra di adulti…- le disse,stringendola.
-Oh Francois…presto questo mondo ti apparterrà totalmente…tu non lo sai,ma dentro di te il seme della scoperta non covava a vuoto…tu sei figlio anche di questa epoca…-
Lui scosse la testa,quasi incredulo,ma felice:
-Prendimi per mano e accompagnami,Fiona…non desidero altro…-poi la guardò nel profondo degli occhi e l’antica malizia risorse in lui.
-Anzi…desidero innanzitutto averti- disse stringendosela contro,improvvisamente affamato di lei.
Lei lo fermò:
-Attento…- disse ridendo – Ci stanno riprendendo…-
Lui si guardò intorno,stupito:
-Riprendendo? Chi?...non c‘è nessuno…-
Allora Fiona gli indicò col dito l’occhio vitreo di una telecamera a circuito chiuso:
-Vieni via,poi ti spiegherò…-disse prendendolo per mano e uscendo in fretta…. .


Epilogo

La sabbia dell’isola era di un bianco avorio abbagliante;in fondo,una striscia d’acqua dapprima trasparente,poi sempre più intensamente verde.E laggiù,oltre il verde,l’orizzonte solcato da una nave lontana.
Si erano fermati,incantati dal magnifico spettacolo offerto da quella lingua di terra mediterranea,ancora incontaminata,di una bellezza ancestrale.
Il loro viaggio durava da più di un anno:avevano visitato la Francia,la Spagna,la Germania,tutta la mitteleuropa;poi la Russia,l’India,l’Oriente;avevano sorvolato il Pacifico,attraversato le praterie nordamericane,e le Ande,l’Amazonia…Poi ancora un oceano,e l’Africa,l’Africa amara e bellissima,il Nilo su,fino all’Egitto;poi la Turchia,infine la Grecia,la gran madre mediterranea…
Francois era instancabilmente avido:avevano viaggiato con ogni mezzo,l’aereo,la nave,l’auto…
E quando non viaggiavano,quando si fermavano a soggiornare in qualche luogo,voleva conoscerne la lingua,gustarne i sapori gli odori…e leggeva,leggeva tantissimo,sempre.
-Non puoi imparare tutto…non basterebbe una vita..-lo rimproverava Fiona,scherzando.
Lui le sorrideva,ma non sapeva farne a meno:era sempre stato assetato di conoscenza e ora ne beveva fin quasi da ubriacarsene.
Avevano attraversato la Turchia e la Grecia in moto,una potente moto rombante sulla quale l’ex cavaliere si muoveva con una agilità inimmaginabile,quasi fosse il magnifico baio nero che montava fino a un anno prima.
La moto ora era ferma sull’asfalto.
Loro si erano sdraiati su una duna di sabbia;Fiona distesa col capo protetto dall’ombra di un palmizio.Francois col torso eretto appoggiato ai gomiti,che guardava lontano.
La donna lo guardava:il viso abbronzato,l’espressione raggiante,lo sguardo che sconfinava lontano,dove il colore dei suoi occhi e quello del mare erano una cosa sola.
Sentendosi osservato,l’uomo si volse verso di lei,leggermente interrogativo.
La donna gli sorrise.Lui si chinò un po’ sul suo viso e la baciò,intensamente.
-Volevi domandarmi qualcosa?- le chiese poi,rimanendole al fianco,col capo appoggiato alla mano e l’altra mano che giocava coi suoi capelli.
Lo guardò negli occhi,poi gli chiese:
-Non sei ancora stanco?...Non vuoi andare a casa?-
All’inizio lui sembrò non capire:
-A casa?...- poi aggiunse –Vuoi dire la tua casa?
Fiona pensò al suo appartamentino a Londra,ingombro di mille cose inutili,nel quale aveva trascorso a stento sei mesi della sua vita.
-Forse volevo dire…la nostra casa…- poi prima che lui la interrompesse,un po’ emozionata gli domandò – Non hai ancora trovato un luogo dove ti piacerebbe fermarti?-
Lui le sorrise,poi guardò di nuovo lontano.
-Se ti ho vicina…ogni luogo è casa…-rispose quasi tra sè,poi si riscosse,la prese per mano,si alzò. –Vieni a fare il bagno! – le disse
E prima di ascoltare la sua risposta si era liberato dei jeans e della t shirt e la attirava correndo nell’acqua.
Fiona fu costretta a seguirlo;si spogliò,si tuffò e nuotò verso il largo.
L’acqua era calda e trasparente.Come quella di un lago.Erano soli,nell’infinita bellezza senza tempo della natura.
Francois la raggiunse a nuoto,la attirò a sé e la baciò ancora;poi senza parlare,scivolò con lei sul bagnasciuga e fecero l’amore.Appassionatamente,come il primo uomo e la prima donna…
Era ancora su di lei,che le carezzava i capelli e le sfiorava dolcemente le labbra:
-Allora vuoi tornare a casa,vero?-
Lei non seppe dire di no.
-Tu a fare la giornalista d’assalto…e io?l’archeologo,il professore…lo scienziato pazzo?-
Fiona rise,a quella battuta;ma desiderava davvero fermarsi,almeno un po’,mettere radici.
Lui la guardò,con amore.Poi la rassicurò:
-In tutto questo tempo,ho capito una cosa…-
-Che cosa,Francois?-
-Ho capito cos’è che si ripete sempre uguale…nello spazio,nel tempo…l’ho imparato,l’ho visto coi miei occhi…- Fece una pausa,poi continuò-succede di tanto in tanto, quando un uomo e una donna si incontrano…per caso le loro strade si incrociano…potrebbero proseguire ognuno per la sua,ma invece si prendono per mano,le loro due strade diventano una sola e… percorrono insieme il loro cammino…-
La prese per mano,si rivestirono,montarono sulla moto e sparirono lontano..
….percorrendo insieme il loro cammino.

THE END!



Edited by arielcips - 2/1/2009, 13:10
 
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