| Mirelle finì di consumare la colazione quindi,sospinta dalla sua carceriera,uscì dalla cella. Si guardò intorno:l’ambiente non era particolarmente accogliente…Acciaio vetro luci glaciali:sembrava di essere all’interno di un bunker fantascientifico.Attraverso un corridoio deserto e silenzioso,unidirezionale,la dottoressa si venne a trovare in un ampio salone,nel quale si aprivano più porte metalliche.La donna rimase ferma in attesa,finchè una voce distorta dall’amplificatore si diffuse nell’ambiente: -Si accomodi pure,dottoressa Sheridan…e osservi…- Una delle aperture metalliche scattò davanti a lei.Mirelle la attraversò:ora le sembrava di essere in una sorta di acquario:il corridoio su cui camminava era fiancheggiato da immense lastre di vetro attraverso cui si poteva osservare il lavoro instancabile di quello che sembrava un laboratorio chimico-ingegneristico. Decine di ricercatori in camice bianco si muovevano come formiche attraverso i reparti:erano tutti sinistramente uguali tra loro… La voce gracchiante risuonò ancora,facendola sussultare: -Nota qualcosa di strano,dottoressa?...ha ragione:sono proprio tutti uguali….Cammini più svelta,ora:il mistero le sarà svelato più avanti…- Mirelle avanzò il passo,ma dentro di sé era atterrita:le sembrava di vivere un incubo… Un incubo agghiacciante! La sala successiva era paragonabile ad una sorta di catena di montaggio,dove si assemblavano pezzi molto simili a quelli di un corpo umano…Erano proprio corpi umani,infatti:la robotica giapponese lavorava da anni sulla possibilità di creare creature meccaniche simili anche fisicamente all’uomo…Mirelle cercò di rimanere calma,ma sentiva che c’era qualcosa di ancor più terribile che presto le sarebbe stato svelato… Una volta assemblato il corpo,gli veniva assegnato un volto,un tessuto epidermico…Mirelle si sentì svenire:tutti i nuovi robots erano identici tra loro e identici al ricercatore che li stava assemblando… -Non arriva a capirlo,dottoressa?- domandò la voce –Non sono semplici robot:sono ‘uomini-robot’…abbiamo fuso insieme due scienze: robotica e genetica…Mai sentito parlare di clonazione?mai sentito parlare della velocità con cui si riproducono le cellule staminali?...- -Oh mio Dioo!- Mirelle era terrorizzata e incredula. Alla fine del corridoio si trovò in uno studio:seduto in una imponente poltrona in pelle rivide l’anonimo suo rapitore,che la osservava con uno sguardo indecifrabile. -Si accomodi,signora Sheridan…Vede,durante la seconda guerra mondiale noi Giapponesi eravamo arrivati già a realizzare clonazioni umane...Certo avevamo molto più materiale disponibile per i nostri esperimenti:Coreani,Cinesi…Adesso abbiamo dovuto ripiegare sui maori…che sono molti di meno…ed anche piuttosto bellicosi…- -Io…continuo a non capire,signore…- La donna lo guardava inorridita. -Ha presente quei dati che non le tornavano?persone ricoverate con certe sintomatologie e poi improvvisamente guarite?...- Mirelle spalancò la bocca,scosse la testa:non era sempre la stessa persona,ma il suo clone-robot… -Ma…a che scopo?- le venne di domandare. -A che scopo?...Lei è una ingenua…Noi possiamo riprodurre chi vogliamo:vedete quei cloni non sono solo fisicamente uguali all’originale:ne condividono anche le caratteristiche genetiche:un ingegnere genetico moltiplicato per mille…Potremmo avere mille Beethoven,ad esempio…Mille Leonardo…o anche semplicemente mille animali da lavoro…-La fissò,ghignante: -Mille signore Sheridan,per il suo caro marito…- Mirelle si mise una mano sulla bocca.Sentiva che l’angoscia e l’orrore erano intollerabili. -Ma da lui che cosa volete?- riuscì a domandare. -Vogliamo che ci porti un archetipo!...Lei è graziosa e intelligente,signora Sheridan…ma a noi serve qualcosa di meglio,qualcosa che solo suo marito ci può procurare…Una vostra vecchia amica!- La donna aggrottò le sopracciglia,cercando di capire: -…Lara Croft….Volete che Terry… la rapisca per voi…- sillabò,quasi tra sé. -Lei è splendidamente perspicace…ora,voglio mostrarle ancora una cosa…- Accese il pc sulla scrivania,voltò il monitor verso di lei:le apparve una cella,più piccola e spoglia della sua;e una prigioniera,seduta sul letto…identica a lei!!! -Oh no…no…come avete fatto?anche con me?- - Signora Sheridan…potevamo infierire su di lei?sarà sul suo povero doppio che infieriremo,per sollecitare suo marito…Sempre che lei non commetta qualche imprudente sciocchezza…In quel caso…- La voce del vecchio orientale divenne sottile come una lama –In quel caso saremo costretti ad agire su di lei..e dare a suo marito…il pezzo di ricambio!- Mirelle si tenne il viso tra le mani. -Ora vada,mia cara…la strada la conosce…- Era tutto così assurdo e inaccettabile… La dottoressa ripercorse i corridoi,rinunciando a guardare oltre i vetri,a rivedere quelle scene agghiaccianti.Le porte si aprivano meccanicamente al suo passaggio e niente,niente sembrava dare adito ad alcuna possibilità di fuga… Entrò nella sua cella. La carceriera era lì,in piedi vicino al vassoio della colazione,rimasto così come l’aveva lasciato. Mirelle guardò la donna,senza capire.Questa le diede un manrovescio violento,mandandola a finire per terra. e poi la osservò di nuovo,tendendole l’ossuta mano aperta… La prigioniera le consegnò il coltellino,che aveva ancora nella manica:tanto,che cosa avrebbe potuto fare contro tutto quello… L’orientale lo prese e,per colmo di ironia,le si inchinò,uscendo silenziosa col vassoio. Mirelle si gettò sul letto e pianse,disperata.
Terry aveva lasciato Selena al computer e si era messo a giocherellare con Adrian.Sapeva che il bambino non era insensibile a quanto stava accadendo;sapeva che presto avrebbe dovuto lasciarlo anche lui e voleva trasmettergli quanta più forza e amore riuscisse.Ma a guardarli bene, era il più piccolo quello che sembrava in grado di riversare forza e amore,energia e coraggio,sull’adulto. -Mister Sheridan?- la voce di Selena lo richiamò. L’uomo diede un bacino sul nasetto al figlio e lo rimise nel box. -Novità?- -Credo di aver individuato la zona da cui provengono le email:è qui,nell’area nord di Aukland…- -Perfetto! Che ci vuole a trovare un uomo senza nome in un’area di duecentomila abitanti…In fondo abbiamo tutto il tempo!- il tono era ironico,ma Selena ebbe un brivido alla schiena. -Se lei me ne fornisse una descrizione,forse potrei fare di più…- Terry le si sedette a fianco e lavorarono insieme ad un identikit. Poi Selena inserì i dati in uno schedario fotografico:lavorò così per ore….mentre tutti i file segnaletici passavano al vaglio dello scanner e venivano riletti dal programma ‘identikit’. Terry scuoteva la testa,sempre più furioso.Il tempo passava.Avrebbe volentieri preso l’elicottero per raggiungere l’isola e liberare Mirelle.Ma doveva mordere il freno… Mentre l’agente Efford era a lavoro,squillò di nuovo il cellulare di Mirelle.Selena sembrava non essersene accorta.Terry si allontanò nel patio e lesse l’ultimo messaggio: -Mr Sheridan…lei sta perdendo tempo…e sua moglie gioca a fare la furba…questo non mi piace…- Era la solita voce odiosa:e le immagini non erano da meno.Terry guardò con occhi di brace la carceriera che colpiva Mirelle e quest’ultima renderle il coltellino nascosto nella manica. -Dannazione…-si lasciò sfuggire dalle labbra serrate. Rientrò infuriato nello studio: -Allora…perdiamo ancora tempo?- -No,no…ci sono mr Sheridan:guardi….stavo venendola a chiamare!- L’ex marine si avvicinò allo schermo del pc,davanti al quale era seduta Selena con espressione trionfante:la foto del sedicente Hastings,con nome cognome e indirizzo appariva sul monitor… -Gran bel lavoro,piccola!...- disse l’uomo,con un inattesa affabilità nella voce – Ora però…è meglio riposarsi…- Così dicendo,inaspettatamente,la colpì dietro la nuca,assicurandosi di averla neutralizzata:voleva tenerla fuori da quella storia… Quindi cancellata dal pc ogni traccia del sedicente Hastings,uscì dalla stanza. -Athina…miss Efford riposa nello studio…assicurati che stia bene,più tardi…- Adrian stava facendo il sonnellino pomeridiano.Terry gli lanciò un’occhiata intensa dalla soglia,dicendo tra sé: -Tra poco tornerà con noi,cucciolo…papà sta andando a prenderla!- Quindi montò sulla moto e indossando il casco,con un ‘espressione ferocemente implacabile sul viso disse: -A noi due,Smith la canaglia...
Lewis Smith abitava in un quartiere sudicio e popolare di Auckland,tra immigrati orientali dalle facce poco raccomandabili; era appena uscito dal supermercato;aveva due cassette di birra e una serie di riviste pornografiche sotto il braccio:doveva annoiarsi particolarmente,in quei giorni… Terry lo aveva già individuato.Calzato il casco lo seguiva con la moto,a passo d’uomo. Capì che stava dirigendosi a casa.Lo precedette,aspettandolo appoggiato al muro del suo palazzo. -Salve Smith…bella giornata,vero?- gli disse,mentre questi armeggiava con le chiavi,le cassette e i giornali. -Salve…- disse quello,senza alzare gli occhi. -E come sta il dottor Hastings?...- Finalmente Smith guardò chi stava parlando:impallidì,gettò a terra tutta la spesa e tentò di fuggire. Con un balzo Terry gli fu dietro.Smith sarà stato anche abile come attore,ma come fuggitivo era lento e appannato.Si infilò in un vicolo,ma sentiva il fiato di terry sul collo;allora si arrampicò su una scala antincendio,ma l’inseguitore gli tagliò la strada saltando dal cornicione di un palazzo di fronte;tornò ancora indietro,cadendo,quasi rotolando per le scale;poi si mise a correre verso la litoranea. La fuga durò molto poco:presto si ritrovò spalle al muro contro una rete protettiva,con l’ex marine che avanzava verso di lui minaccioso,glaciale,terribile. -Non…non farmi del male…- lo supplicò. -Perché dovrei,mollusco?..hai qualche motivo per credere che ti debba fare male?- Così dicendo lo aveva agguantato per la carotide e lo teneva stretto alla rete. -…- Smith farfugliò,affannosamente. -Vuoi dirmi qualcosa?- gli domandò Terry,lasciandolo respirare giusto quel tanto perché sillabasse. -No…- -Ah,credevo…- e riprese a stringere,guardandolo con disprezzo. Questa volta l’omuncolo dimenò le mani,disperatamente. Di nuovo Terry lasciò che respirasse appena: -Dirò quello che so…- -Ne ero certo…- gli disse,liberandogli la gola e nel contempo sferrandogli una ginocchiata nel basso ventre che enfatizzava la sua determinazione. L’ometto cadde a terra contorcendosi.Si avvicinò qualche curioso. Terry lo apostrofò con aria ironica,ma feroce: -Il mio amico ha fatto indigestione di riviste pornografiche…e di birra…Prendete pure quelle che gli sono cadute e…levatevi dai piedi!- Raccolse poi Hastings-Smith da terra,come un sacco di patate e lo caricò sulla sua moto. -Se non ti reggi Smith, farai una pessima fine..- gli raccomandò,mettendo in moto. Per fortuna del lestofante,l’eliporto non distava molto dalla zona dove si trovavano. -Paul!- chiamò l’ex marine non appena giunti a destinazione. -Capo!- disse solerte il suoi aiutante. -Quell’elicottero….può volare?- -Bè…in teoria….- -D’accordo:trasforma la teoria in pratica….Io intanto ho qualcosa da discutere col nostro prossimo cliente…- Così detto,trascinò Smith nel suo ufficio,mettendolo a sedere su una seggiola. -Sto aspettando,Smith…- appoggiandosi alla scrivania davanti a lui,a braccia conserte. -…mi hanno contattato sei mesi fa…Dovevo fingermi un certo dottor Hastings e,in un certo volo,conoscere una certa signora Sheridan…- -Chi ti ha contattato? Chi sono?- - Asiatici…Giapponesi,credo.Una organizzazione perfetta…che paga profumatamente…- -Non direi,da come te la passi…- commentò Sheridan -….l’idiota sono io…me li sono sputtanati in poco tempo…e dopo..- -Chi sono,dove stanno cosa hanno in mente?- domandò impassibile Terry -Non lo so…quello che sapevo l’ho detto…- Questa volta Terry gli mollò un manrovescio per risvegliargli la memoria: -Tu hai tentato di ricattarli,vero?...e loro ti hanno lasciato a terra…Allora sai chi sono!- -So solo che sono Giapponesi….e che si tratta di fantascienza pura…- -Come fantascienza?- chiese aggrottando le ciglia Terry -….clonazione,robot…cose folli….Mi accorsi che erano tutti uguali quelli che parlavano con me…ma non era sempre la stessa persona…perché non ricordava alcuni particolari dei nostri incontri precedenti…Gemelli?...non era possibile…Cloni,Sheridan!- - Ca***!- si lasciò sfuggire l’ex colonnello. -Dov’è lei?- chiese poi,gelido. Smith fece spallucce.Terry gli mollò un altro ceffone. -…sull’isola,credo…Ma lì non ci si può arrivare…- -Lo dici tu,amico…E’ proprio dove stiamo per andare!- Così dicendo,lo prese con sé e andò a vedere a che punto era Paul. -Ci siamo quasi capo…- -Bravo Paul…io e il signor Smith staremo fuori qualche giorno:abbi cura dell’eliporto…-
Il viaggio verso l’isola di ***** durò poco.Terry aveva sistemato il sedicente Hastings nel posto del secondo pilota,spiegandogli cosa avrebbe dovuto fare. -Ora ci avvicineremo al vulcano e planeremo…Tu devi soltanto tenere il mezzo in quota…- -Ma..non ho mai portato un elicottero,non sono capace…- -C’è sempre una prima volta,Smith…- -E…se mi sparano addosso?- -Mi spiace:non è colpa mia se frequenti cattive compagnie…- Intanto l’ex ufficiale aveva indossato una sorta di giubbotto di salvataggio. -Pronto,Smith?- Così dicendo,aveva spalancato il portellone dell’elicottero e si era fiondato nell’oceano. -Sheridan!- gridò il rosso,accorgendosi solo in quel momento di cosa stesse succedendo. In quella partì il primo colpo,di avvertimento.Esattamente come la volta precedente,quando Terry e Selena erano stati colpiti di striscio. -Oddiooo…- gridò il malcapitato Smith,senza sapere cosa fare. Tenne la quota,ma i colpi si ripetettero.Doveva andarsene.Iniziò ad agitare i comandi,come un forsennato: -Dannazione…non voglio morire! NON VOGLIO MORIREEEE…- Perse il controllo e l’elicottero andò a infilarsi nella foresta…Una fiammata violenta:poi tornò il silenzio.
Terry era invece entrato in acqua:un impatto violento,che l’uomo seppe incassare grazie all’esperienza e alla rabbia che covava dentro di sé. Riemerse e si guardò intorno.L’isola sembrava assolutamente deserta;tuttavia decise di attendere le tenebre,prima di agire. Nuotò lentamente verso la riva osservando centimetro per centimetro le anse e gli anfratti che avrebbero potuto accoglierlo,celandolo ad occhi indiscreti finchè non fosse giunta l’ora di andare a cercare Mirelle… Il pensiero di lei improvvisamente gli attanagliò il cuore.Doveva assolutamente distogliere la mente dalle ultime immagini che aveva avuto…ma anche dal ricordo delle ore felici passate con lei.Tutto queto gli levava il fiato,gli offuscava la mente:e invece lui aveva bisogno di essere lucido,spietatamente lucido,per affrontare i suoi temibili nemici…
Quando Selena riprese i sensi era già buio.Il pc era staccato e,presumibilmente,i dati che potevano interessarle erano stati cancellati. Ma questo non era un problema:il problema sarebbe stato spiegare al capo che Sheridan le era sfuggito per l’ennesima volta…E Selena sapeva bene che questa volta riacciuffarlo sarebbe stato impossibile. Montò sulla sua jeep. Dove andare ora? Prese la via dell’eliporto,ma non c’era più nessuno ormai.Si aggirò un po’ tra l’ufficio e l’hangar:mancava un elicottero…Era chiaro che Terry sarebbe tornato su quella maledetta isola:ora lei cosa avrebbe potuto fare? Raggiungerlo? Ebbe un’idea.Rimise in moto l’auto e partì verso la baia di Auraki… Black Magic,la barca che aveva vinto l’ultima Coppa America,era nella rada.La sua prua fendeva le onde silenziosa e imbattibile.Nel buio della sera sarebbe stato difficile distinguerla:e avrebbe potuto avvicinare l’isola passando abbastanza inosservata…C’era una cosa sola da fare,ora.Sfoderare il suo migliore fascino e ottenere di fare da ‘diciassettesima donna’ a bordo.
Era calata finalmente la notte.Terry nuotò verso la riva e strisciando sulla sabbia guadagnò la striscia di vegetazione in cui più facilmente si sarebbe mimetizzato. Da lì acquattato nell’erba si guardò intorno:non molto distante si sentiva ancora l’ultimo crepitio dell’acciaio dell’elicottero distorto dal fuoco che ormai si spegneva. L’uomo si mosse silenzioso in quella direzione. A un tratto sentì un flebile lamento.Si guardò intorno:sorretto dai rami di una mangrovia il corpo di Smith,fortunosamente espulso dall’elicottero prima dello scoppio,pendeva scomposto a pochi metri sopra di lui. -Aiuto…-gemette il ferito. Terry imprecò:non era lì per aiutarlo…ma ,accidenti a lei,pensò che Mirelle lo avrebbe fatto…E stava quasi per intervenire in suo soccorso,quando un rumore lo fermò:si appiattì nel buio e osservò un piccolo plotone di uomini vestiti di nero avvicinarsi e,individuato Smith,prenderlo e sistemarlo su una lettiga. -Bravo Smith…hai fatto bene a non morire….- pensò l’ex marine.Quindi strisciò dietro all’ultimo dei nuovi venuti,lo neutralizzò e prese silenzioso il suo posto. Il percorso nella foresta non durò molto:improvvisamente il terreno cominciò a declinare fino a incunearsi in una galleria artificiale.Terry pensò che stava andando tutto troppo facilmente e questo non gli piaceva… La galleria portava ad un ingresso metallico:gli uomini si posizionarono uno per uno,in fila davanti a una fotocellula per farsi riconoscere.Erano sette in tutto:due portavano la lettiga con Smith,gli altri coprivano loro le spalle. Ed erano tutti e sette uguali…Naturalmente Terry non poteva mostrarsi alla fotocellula,ma a quanto pare il portello si sarebbe aperto solo quando anche l’ottavo uomo,quello rimasto a dormire nella foresta fosse comparso. -Ecco….ci siamo…-si disse,preparandosi allo scontro. Il primo della fila si guardò intorno e domandò con gli occhi agli altri cosa stesse succedendo.Quindi si accorsero dell’intruso e ingaggiarono con lui una colluttazione:tutti,tranne i due con la lettiga,che sembravano non sapere cosa fare.Intanto Smith si lamentava… Erano cinque,ma nonostante sembrassero altrettanti Bruce Lee il loro avversario non era da meno:in più era animato da una determinazione inarrestabile. Non appena i due barellieri si resero conto che l’intruso poteva avere la meglio,sollecitati da un cenno di quello che sembrava il capo,pigiarono i tasti di allarme del portello che si aprì consentendo loro di entrare e si richiuse immediatamente. Tutto questo in un silenzio inquietante…Terry ebbe il tempo di domandarsi,mentre sistemava il collo a uno di loro,perché non fiatavano.Ma non ebbe il tempo di rispondersi,perché un l’ottavo uomo era sopraggiunto dalla foresta e lo aggrediva alle spalle.Armato di uno stiletto. Questa volta Sheridan non ebbe pietà:tirò fuori il suo pugnale ed eliminò il nuovo venuto,poi si volse agli altri con uno sguardo eloquente. Il più svelto di loro si fiondò sulla tastiera di apertura del portello e cercò di salvarsi fuggendo all’interno.Terry avrebbe voluto seguirlo,per entrare finalmente nel covo,prima che l’allarme,ormai scattato,desse i suoi frutti.Tentò il tutto per tutto,liberandosi con un’ ultima pugnalata di uno dei sopravvissuti,ma la porta si richiuse prima che potesse bloccarla. E quando si riaprì,gli uomini contro di lui erano almeno venti,stavolta.E armati.
Mirelle era stata sveglia a lungo quella notte.Tutto quello che aveva visto era inquietante;la sua situazione era disperata;l’idea del suo bambino lontano e bisognoso di lei era angosciante…Niente le consentiva di dormire:tutto le imponeva di tentare qualcosa,qualunque cosa per uscire di là… Il pensiero che le attanagliava di più il cuore era l’immagine del suo doppio,là,in una cella:che uso ne avrebbero fatto? L’avrebbero consegnata a Terry al suo posto? E lui?...Dio era tutto un incubo allucinante. Inutile rimanere a letto.Non avrebbe mai dormito. Si alzò,andò in bagno a sciacquarsi la faccia e,guardandosi allo specchio,le venne da piangere. -No…devo smetterla….devo assolutamente agire…- Era chiaro che la sua carceriera avrebbe avuto sempre la meglio su di lei:era addestrata perfettamente…e soltanto prendendola di sorpresa,forse,Mirelle avrebbe potuto tentare di sfuggirle. Il mattino dopo la donna sarebbe arrivata con la colazione…E se non l’avesse trovata? La dottoressa misurò la stanza palmo a palmo:dove avrebbe potuto nascondersi? E poi? Rientrò in bagno e vide il box della doccia.Una idea assurda,ma la sola possibile le balenò nella testa… Ritornò a letto e stesa a occhi spalancati immaginò tutte le possibili conseguenze dei suoi gesti futuri.Certo:avrebbe potuto fallire,avrebbe potuto essere inutile,ma non poteva restare con le mani in mano.Tutto le imponeva di reagire!
arielcips17/7/2006, 11:59 Quella mattina la silenziosa carceriera di Mirelle entrò puntuale nella stanza col vassoio della colazione.In quella circostanza lasciava momentaneamente la porta aperta dietro di sé,poggiava le vettovaglie e poi si affrettava a richiudere. Questa volta non ne ebbe il tempo:guardandosi intorno si accorse che la stanza era vuota,il letto intatto…Presa di sorpresa,si affrettò a cercare la prigioniera:aprì piano la porta del bagno,ma sembrava vuoto anche lì.Non un rumore,non un fiato… Qualcosa ondeggiò dietro la tenda della doccia.La donna si avvicinò silenziosa e,credendo di colpire di sorpresa,tiro via la tenda bruscamente…Ma la sorpresa fu sua:un violento getto di acqua bollente le colpì il volto,disorientandola momentaneamente.Mirelle poi,sempre utilizzando il telefono della doccia,la colpì alla testa,sperando di neutralizzarla definitivamente. La carceriera cadde a terra e la giovane donna ne approfittò per tentare di fuggire:ma quella le aveva afferrato una caviglia e la trascinava a terra. Senza riflettere oltre sul bene o sul male,Mirelle la colpì ancora alla testa con violenza,con la forza della disperazione,poi agguantò la doccia e tentò di soffocare l’orientale,tenendole il tubo flessibile premuto contro il collo per qualche secondo,finchè non la vide diventare cianotica. Credette che potesse bastare:non poteva,non voleva ucciderla…Ma doveva essere sicura che non l’avrebbe più fermata.Allungò una mano a cercare un corpo contundente,agguantò una bottiglia di sapone liquido e la colpì sotto il mento…Finalmente quella perse i sensi. Mirelle si alzò e scappò via.Ma prima afferrò il solito coltellino da burro.Quindi uscì dalla sua cella e iniziò a correre in un corridoio deserto.I suoi passi risuonavano sul pavimento metallico,rimbombavano in quello spazio vuoto e glaciale. Ma nessuno sembrava interessato a rincorrerla. A poco a poco la dottoressa smise di correre,cominciò a scoraggiarsi:a cosa era servita quella sua sciocca fuga? Era in trappola…tutto quel mondo sotterraneo era una maledetta prigione…da cui sarebbe stato impossibile uscire…
All’ingresso della base segreta,intanto,Terry aveva ingaggiato una lotta senza quartiere con i nuovi aggressori.Anche lui era sufficientemente armato;in più era animato da una volontà di acciaio.Doveva entrare là dentro,in un modo o nell’altro. Invece,la porta continuava ad aprirsi vomitando nuovi nemici da affrontare. Terry pensò che quello scontro non avrebbe portato a niente di buono.Doveva usare l’intelligenza:così finse di cedere,di tentare la fuga. Fu più facile liberarsi degli inseguitori e tornare all’ingresso per tentare un colpo di fortuna. La foresta era piena di quegli strani uomini tutti uguali che gli davano la caccia.Molti di loro sarebbero rimasti nel fogliame,insepolti. Un piccolo gruppo era rimasto di guardia alla porta. Terry riuscì a far perdere le sue tracce:strisciò nell’erba aggirando un paio di loro e si presentò minaccioso come non mai davanti alla porta metallica. Uno dei guardiani fece fuoco. L’ex marine lo osservò un po’,senza capire.Poi roteò gli occhi e cadde a terra,con la testa nella polvere. L’uomo che aveva sparato estrasse una sorta di fischietto a ultrasuoni e richiamò gli altri.In quella suonò ancora un allarme:la porta si aprì ed apparve un ennesimo personaggio,questa volta diverso dagli altri.Anche lui orientale,bellissimo e glaciale,con indosso una sorta di divisa che ne indicava la superiorità rispetto agli altri. Col gesto ordinò loro di raccogliere il malcapitato ospite e,su una lettiga,portarlo all’interno:se fosse stato ancora vivo,poteva sempre tornare utile…
Mirelle sentì risuonare l’allarme.Pensò che stessero cercando lei.Si guardò intorno,cercando di capire in quale direzione fuggire. Sentì sopraggiungere qualcuno e,allora,non ebbe dubbi:corse nella direzione opposta. A un tratto vide una porta aprirsi davanti a lei. Cercò di appiattirsi contro la parete:entrarono una decina di uomini vestiti di nero,tutti uguali.Correvano concitati verso un altro corridoio e non fecero caso a lei:Mirelle pensò di seguirli. L’allarme continuava a suonare:a quegli uomini se ne aggiunsero altri,armati.La donna si domandò cosa stesse accadendo.Sembravano assolutamente indifferenti a lei,programmati per colpire un obiettivo preciso,al di là di una ennesima porta. Era angosciante il silenzio di quelle creature,contro il gracidio odioso della sirena d’allarme. La dottoressa seguì il gruppo e si accorse che la porta da cui uscivano dava verso l’esterno:se fosse riuscita a guadagnarla…nella concitazione,sarebbe potuta sgattaiolare fuori. Tentò di realizzare il suo piano.Ma fuori era in corso una battaglia:sarebbe stato pericoloso esporsi,in mezzo a quella pioggia di fuoco… A un tratto,ecco calare la confusione. Mirelle si avvicinò alla porta,ma uno sparo nel silenzio,la spaventò:qualcuno era stato colpito! In quella apparve come materializzandosi nel corridoio d’acciaio una sorta di ufficiale nipponico della seconda guerra mondiale;alto,elegante,dall’espressione imperscrutabile. A cenni comandò agli uomini di rientrare recando con sé…un ferito? La signora Sheridan riconobbe immediatamente suo marito si quella lettiga.Che fare? Avrebbe potuto fuggire,ma…lasciare Terry ferito non era pensabile:cosa sarebbero stati capaci di fargli? Sempre approfittando della concitazione e dell’indifferenza nei suoi confonti mostrata dai guardiani,Mirelle seguì il piccolo corteo nei corridoi metallici.
Le porte di cristallo si aprivano una dopo l’altra,davanti al giapponese:dietro di lui passavano i quattro guardiani rimasti a sostenere la lettiga:gli altri erano scomparsi man mano che si passava da un’area all’altra. A qualche passo da loro si teneva Mirelle,osservando ogni cosa,piuttosto trepidante. Non era possibile entrare nella sala a vetri,la zona del laboratorio.L’avrebbero notata sicuramente,perché i ricercatori erano programmati diversamente dai guardiani:e poi il capo…quello non era un clone:era un uomo vero e proprio! La donna rimase a osservare al di là della vetrata.I due guardiani presero Terry e lo stesero su una sorta di tavolo operatorio. Al suo occhio clinico non sfuggì che l’uomo fosse molto più sano di quanto non volesse fare sembrare…Si domandò cosa avesse in mente:lo capì subito dopo,non appena l’ufficiale invitò uno dei ricercatori ad avvicinarglisi e .. Terry era apparentemente senza vita sul tavolo operatorio.Capì che l’ufficiale aveva richiamato qualcuno,intimandogli di prendere visione di lui. Uno dei tanti ricercatori tutti uguali si era avvicinato e aveva tagliato la blusa dell’ex marine per constatare l’eventuale ferita. -Difficile trovarla…-mormorò Terry,colpendo il biologo con il ginocchio all’addome e sollevandosi dal letto improvvisamente. Quindi,armato del bisturi del ricercatore e cogliendolo di sorpresa aveva agguantato l’ufficiale e gli aveva puntato la lama al collo. -Ordina ai tuoi amichetti di stare calmi…e portami da mia moglie!-lo aveva minacciato tra i denti. Quello non aveva fatto una piega.Altrettanto i ricercatori,che continuavano a lavorare all’assemblaggio dei cloni,anche loro programmati solo per quello. -Non hai nessuna possibilità di uscirne vivo…né tu né lei!- -No?...la vedremo…- così dicendo lo scozzese lo aveva trascinato verso la porta a vetri. -Apri!- -Provaci da solo,Sheridan!- -Dannazione apri questa maledetta porta!- gli disse ancora:la lama del bisturi aveva ferito la pelle del giapponese e qualche goccia di sangue cominciava a stillarne. -Stai perdendo la calma,colonnello Sheridan?- domandò quello,per tutta risposta. Terry lo avrebbe trucidato su due piedi.Invece lo gettò a terra con violenza e mollò un calcio alla porta,colpendola con tutta la sua forza proprio nel punto di rottura:mille frammenti esplosero in tutte le direzioni. Incurante delle schegge impazzite,l’ex royal marine si fiondò nel corridoio,guardandosi intorno. Allora il giapponese gli fu addosso. -Attento Terry!- gridò Mirelle e contemporaneamente si gettò tra il marito e il nipponico,armata della forza della disperazione e del suo coltellino. Incredibilmente,forse perché inaspettata,l’uomo non riuscì a pararsi dalla coltellata,che lo colse a un fianco. Il dolore e la sopresa divennero rabbia,che naturalmente diresse sulla donna.Ma Terry intervenne prima che Mirelle soccombesse.I due uomini ingaggiarono una violenta colluttazione,con gli allarmi che suonavano ovunque nel silenzio e nella desolazione agghiacciante di quei corridoi artificiali. Finalmente Terry sembrò aver neutralizzato il nipponico,con un ultimo colpo definitivo.Quindi afferrò la moglie per un braccio,fulminandola con uno sguardo eloquente: -Sei ferita?- le domandò -n..no…-rispose lei,un po’ disorientata dalla sua espressione. -Andiamo!- Così dicendo la sospinse a ritroso lungo i corridoi percorsi insieme,verso l’uscita della base.
La vecchia Black Magic scivolava sulle onde del pacifico,silenziosa.Era un pomeriggio di vento perfetto e l’equipaggio si allenava sulla gloriosa imbarcazione,ex vincitrice della coppa America,tra battute silenziose e lavoro di muscoli. Lo skipper manovrava il timone canticchiando a bocca chiusa una vecchia canzone marinara;buona parte dei ragazzi era seduta nel pozzetto e sulle fiancate,lavorando appena ai winch,di tanto in tanto. A un tratto la voce del timoniere ruppe l’incanto: -Ma cosa?...Porc:attenzione…Acqua,Acquaaaa!.... – -Che succede Bud?- -C’è un canotto lì…lo stiamo prendendo in pieno…orzaaaa!- Mentre si manovrava convulsamente per evitare l’impatto,qualcuno si accorse che sul canotto c’era una donna. -Aiuto…vi prego…aiutatemi!- -C****,signorina…questa non è una scialuppa della guardia costiera…- risposero dalla barca. -Vi prego…è questione di vita o di morte!- In qualche modo manovrarono per issarla a bordo.Il tender venne legato dietro…Una scena davvero buffa e insolita! -Allora? A quanto pare vi è capitata una brutta avventura…- -Si…e non è finita…Vi prego:ho assoluto bisogno di riavvicinarmi a quell’isola laggiù…- I velisti si guardarono tra loro:la naufraga era piuttosto attraente e si finiva per credere alle sue richieste d’aiuto,ma…Se c’era un problema,perché non chiamare via radio la guardia costiera,appunto?- -Non c’è tempo da perdere…- -Ma miss…- -Selena…mi chiamo Selena Efford:mio fratello è ferito,là sull’isola….debbo assolutamente tornare da lui…- stava bevendo un sorso di mineral juice,con aria ammiccante. -Ma miss Selena…è opportuno chiamare la guardia costiera…- -No vi prego…Non posso rivolgermi alle autorità…Se non potete aiutarmi,vorrà dire che tornerò indietro col canotto…- Gli uomini si guardarono tra di loro,perplessi e preoccupati. -Vi prego…vi chiedo solo di avvicinarvi all’isola…poi io …provvederò al resto:vi assicuro…Siete la mia ultima possibilità…- Il sole cominciava a calare dietro le dolci colline della baia di Auraki.Selena sperava di averli convinti:con l’aiuto delle tenebre la barca si sarebbe potuta avvicinare indisturbata alla costa… L’equipaggio parlottò un po’ in disparte,sul da farsi;lo skipper lanciò un’occhiata in tralice alla bella naufraga che,accortasene,tentò di sedurlo con i suoi grandi occhi da cerbiatta.L’uomo sbuffò un poco,quindi prese una decisione. -D’accordo…Accostiamo fin dove è possibile…- Selena tirò un grosso sospiro.Forse quell’idea balzana avrebbe funzionato…almeno quella!
Senza parlare,Mirelle e Terry avevano corso lungo i corridoi metallici della base,riguadagnando la zona dell’uscita. Qui però,ad attenderli c’erano due guardiani,armati e programmati per fermarli ad ogni costo. Terry intimò alla donna di restare al riparo contro la parete e li affrontò.La sua determinazione ebbe la meglio sui malcapitati,che presto finirono per soccombergli.Allora lui agguantò uno dei due e lo usò per aprire quella dannata scatoletta in cui erano chiusi,esponendolo davanti alla fotocellula. Lentamente la porta si aprì: -Esci…Presto!- comandò l’uomo. Lei lo guardò,senza parlare,ma domandandogli con lo sguardo se l’avrebbe seguita. -Vai…non fare domande!- le disse ancora,brusco,coprendole la fuga. Mirelle uscì da quella trappola:la luce accecante del sole la investì,stordendola. Sentì ancora degli spari,poi Terry le fu vicino e,sostenendola col suo braccio,la trascinò in fuga nel folto della foresta. -Di qua…presto!- L’uomo pensò di raggiungere la grotta che gli aveva fatto da riparo la notte precedente. Era naturalmente un rifugio provvisorio.Ma non c’erano altre possibilità. -Infilati qui…-le disse. Poi la seguì.Per il momento non li avevano ancora localizzati. Mirelle non fiatava.Erano stesi l’uno contro l’altro nell’esiguo spazio dell’imboccatura della grotta. Entrambi probabilmente ricordavano…Ma lei sapeva che Terry era infuriato e non osava guardarlo:quel suo sguardo implacabile le faceva paura… Anche l’uomo stava riflettendo:l’aveva ritrovata,era là vicino a lui e,finchè le fosse stato vicino,nessuno le avrebbe fatto del male…I suoi capelli biondi gli carezzavano il mento e la sentiva tremare,appoggiarsi a lui.Ma era furioso verso di lei:l’aveva fatta troppo grossa,perché lui potesse perdonarglielo.Si era messa ostinatamente nei guai,senza ascoltarlo… Mirelle capiva dalla tensione dei suoi muscoli cosa gli stesse passando per la testa.Ma erano così vicini… Sollevò piano la testa verso di lui,incrociando il suo sguardo.Lui scosse il capo,contrariato,irrigidendo la mascella in un’espressione che le era così familiare. -Terry…- L’uomo sospirò,socchiudendo gli occhi:perché diamine quella donna doveva prenderlo a quel modo… Poi,senza parlare,ancora furente,ma incapace di resistere oltre,le cercò le labbra,e la baciò avidamente. Lei rispose al suo bacio con la stessa calda dolce passione di sempre.E i loro corpi,che lo spazio e la necessità costringevano a restare stretti l’uno contro l’altro,aderirono sinuosamente nel reciproco desiderio. Un rumore li interruppe.Terry,ancora visibilmente accigliato,le fece cenno di tacere e si allungò silenzioso fuori della tana. -Nessuna iniziativa piccola…fino al mio ritorno!- Lei assentì,andandosi ad accucciare sul fondo della grotta,in silenzio.
La foresta pullulava di guardiani.Strisciando nel fogliame l’ex marine si rese facilmente conto che uscire dall’isola sarebbe stato ancora più difficile che approdarvi. Intanto non avevano nulla su cui viaggiare:l’oceano non era traversabile a nuoto… Si domandava su che mezzi si muovessero i suoi ospiti.Era chiaro che da qualche parte ci fosse un approdo,delle imbarcazioni…Oppure?Elicotteri? In quel momento non avrebbe potuto scoprirlo,certamente.Doveva aspettare il calar delle tenebre. Lentamente,evitando accuratamente di essere individuato,l’uomo si calò nuovamente nel rifugio di fortuna. Mirelle sollevò lo sguardo su di lui,ma nelle mani stringeva già una pietra per difendersi da eventuali intrusi. -Posala quella…- le disse. –Siamo nei guai,bambina…fino al collo…- Lei sembrò volerglisi avvicinare. -Resta dove sei!- le ordinò,scontroso.Stava cercando di riflettere. -Come sei arrivata qui?ti ricordi?- -Mi hanno narcotizzata…ho aperto gli occhi ed ero in una cella…- rispose lei. -Cerca di concentrarti…non ricordi altro?- -Bè,mi hanno infilato in un camioncino…e là…- -Ti hanno fatto del male?- le domandò,con sguardo inquisitorio. -…niente di particolare…per fortuna….Terry:c’è una cosa che devi sapere…- -Shhh..-la zittì lui,scrutando verso l’esterno. –Me la dirai con calma…adesso cerca di riposare un po’…- Il suo tono non ammetteva repliche.Mirelle si acquattò di nuovo nel fondo della grotta e chiuse gli occhi,tentando di riposare. La spossatezza,unita alla sensazione di protezione che la presenza del marito le infondeva nonostante tutto,la vinsero e si addormentò. Ma fece un sogno orribile:vide la sua famiglia,Terry,il piccolo Adrian e lei giocare felici nella casa nuova,…ma quella donna non era lei,era il suo mostruoso clone che aveva preso il suo posto…e Terry la stringeva amorevole tra le braccia;Adrian la chiamava ‘mamma’….nessuno la riconosceva dietro le lastre,nessuno sentiva più la sua mancanza…- -Terry!Adrian!...Adrian!- gridò,scuotendosi da quell’incubo. L’uomo le si avvicinò,tentò di rassicurarla,un po’ rudemente . -Shhh…sono qui…calma!- La abbracciò e lei gli si strinse addosso,spaventata. -Come sta Adrian?- gli chiese. -E’ in buone mani…sta tranquilla…E,a parte la mancanza della mamma…sta bene…Abbiamo rispettato l’agenda punto per punto,dottoressa…- Mirelle sentì nel suo tono un leggerissimo cedimento.Forse,prima o poi,avrebbe finito per perdonarla…Sollevò lo sguardo verso di lui.Terry stava annuendole,piuttosto spazientito. -E’ proprio come pensi…ma non subito,honey…Stavolta l’hai fatta troppo grossa!- le disse,come se le avesse letto nel pensiero. -Ascoltami…..tra poco sarà buio:voglio guardarmi un po’ intorno…-aveva l’indice sollevato:lei sarebbe rimasta lì,evitando di rimettersi nei guai. Mirelle annuì. -Voglio venire con te…- gli disse. -Allora non hai capito…- -Ho capito….Infuriati quanto vuoi,ma io verrò con te…!- -Sei incorreggibilmente ostinata…sto perdendo la pazienza,Mirelle!- -Allora perdila! Rimproverami,rinfacciami le mie colpe,sputa …Quando saprai cosa succede qui dentro,capirai che…- -Non mi interessa cosa succede qui!...Io voglio soltanto riportarti a casa…!- Lei scosse la testa,fremente. -Tu DEVI saperlo…- -Ah…sta’ zitta…- L’uomo stava davvero perdendo la pazienza. –Nostro figlio ha bisogno di te…Smettila di fare la benefattrice e fai la madre!- Un fruscio li zittì:avevano dimenticato ogni prudenza…Tacquero.Mirelle ingoiò la sua replica ,ma non tornò nell’angolino in cui lui l’aveva relegata.Aveva il sopraffiato per la rabbia,si sentiva incompresa e umiliata. E non si perdonava l’idea che in fondo Terry potesse avere in parte ragione...
arielcips24/8/2006, 11:37
L’uomo strisciò piano verso l’imboccatura della caverna e saettò il suo sguardo intorno.Gli sembrò di individuare un’ombra che si allontanava tra i cespugli.Fece cenno alla moglie di avvicinarsi e le sussurrò: -I casi sono due:o non si è accorto che siamo qui e sta cercandoci altrove…oppure ci ha individuati ed è andato a chiamare rinforzi…Dunque dobbiamo lasciare il rifugio e cercare di guadagnare terreno nell’altra direzione…- Lei annuì.Lo imitò mentre,appiattito nell’erba,sgusciò tra la vegetazione .Poi Terry la prese per mano e,sempre tenendosi bassi,corsero velocemente nella direzione da cui più forte si avvertiva il ruggito dei marosi contro la scogliera. Furono costretti a fermarsi,poi,perché si ritrovarono su uno strapiombo,che dava direttamente su una piccola rada disseminata di scogli a pelo d’acqua,su cui le onde si infrangevano minacciosamente rabbiose. -Qui non stiamo bene…dovremmo provare a calarci…-Mirelle lo guardò,stupita e trepidante.Ma si fidava di lui e non protestò. Rientrarono nella vegetazione e lui le disse di rimanere temporaneamente nascosta,mentre si procurava una fune… Ritornò con delle liane,che Mirelle, con mani esperte da velista, lo aiutò a legare insieme.Lavoravano febbrilmente,in silenzio,ogni tanto sbirciandosi senza volutamente incontrare il reciproco sguardo.Quando ebbero finito,però,lei si lasciò sfuggire un ‘Perfetto!’ e fu fatale guardarsi negli occhi.Lo sguardo dell’uomo non era più quello glaciale di prima;Mirelle arrossì,abbassando il suo.Terry assicurò la fune ad una mangrovia,poi la passò intorno ai fianchi della donna e intorno ai suoi. -Reggiti forte…- le disse e cominciò a calarsi lentamente lungo la parete,con lei stretta addosso. Il rumore della risacca era fortissimo e copriva le loro voci.Mirelle approfittò della vicinanza,per tornare alla carica: -Ti prometto che …che non mi occuperò di niente altro più…ma ti prego,lascia che ti dica…- lo supplicò. -Non ho voglia di ascoltarti…anzi:non ti sento!- ribattè lui. -E invece devi ascoltarmi…accidenti,ma cosa vuoi? Una moglie o una bambola,al tuo fianco? Se vuoi una bambola,allora …questo è il posto che fa per te!- Si erano calati fino a un primo terrazzamento.Terry sciolse i legami che li tenevano uniti e la guardò interrogativo,con le mani sui fianchi: -Va avanti!- le disse spazientito. -Hai notato che sono tutti uguali?hai notato che stavano per manipolare anche te,credendoti morto? Hanno messo insieme robotica e clonazione…Clonazione,Terry! Creano delle copie perfette delle persone!...- -Copie?...vorresti farmi credere?..- -Copie!...avevano già pronta la mia…- disse lei,rabbrividendo. Intanto lui proseguiva la discesa a piedi,aiutandola laddove risultasse più difficile.A un tratto,trovandosela tra le braccia le disse,riacquistando il suo solito fare irridente: -Quante se ne possono ordinare?..avrei bisogno di uno stock da dodici…- Lei lo respinse,battendogli infuriata le palme sul petto.Ma lui le afferrò le mani e la attirò a sé,guardandola negli occhi:Mirelle deglutì,poi disse: -Ascolta…io non ho mai preteso che tu cambiassi,Terry…- -Ma io sono,cambiato…Se torno ad occuparmi di cose del genere,piccola…se rientro in contatto con un certo mondo…chissà,potrei provarci di nuovo gusto…- -Mi stai dicendo che…Adrian ed io potremmo passare in secondo piano?- -Non è quello che succede a te,honey?...decidi tu:se questa storia è più importante di ogni altra cosa,per te…- Mirelle scosse la testa.Non le riusciva facile credere che Terry la stesse mettendo di fronte ad un aut-aut. -Terry…ti prometto che sarà l’ultima volta…Farò la mamma,farò la moglie…non mi occuperò più d’altro…non lavorerò…ma…- Lui la guardò senza concessioni. -No…se davvero per te è così importante impegnarsi in questa impresa,allora devi sapere cosa rischi.Tu vuoi che io rientri nei ranghi…Tu rivuoi il vecchio Terry Sheridan…Lo riavrai,dottoressa Thambay!- Mirelle prese fiato.Riflettè.Se avrebbe dovuto pagare quel prezzo,in cambio della fine di quell’orribile incubo….ebbene,lo avrebbe pagato.Era la sua vita privata contro la vita stessa,la vita di migliaia di persone…centinaia di migliaia se quel progetto orrendo fosse andato avanti. Lui la fissava,impassibile,aspettando la risposta. In quella un sibilo sottile attraversò l’aria.Terry si volse,pronto a difendersi.Da un cespuglio emerse Selena,salutandolo appena con la mano.
Sospirando di sollievo,il gruppetto si ricompose.Nascosti tra i cespugli,si scambiarono qualche battuta. -Come ha fatto ad arrivare qui?- l’ex colonnello era piacevolmente stupito.Mirelle ingoiò la sua amarezza. -Ho intercettato Black Magic…ho un canotto…ma bisogna nuotare oltre le secche…- -La seguiamo!- Comunicando solo a gesti,con estrema cautela,il piccolo gruppo si calò ancora più giù,verso la costa. Il mare era notevolmente mosso e le rocce a picco piuttosto minacciose.Terry si volse a Mirelle: -Te la senti?- Lei disse di sì,col capo. Selena aveva nascosto tra i massi della riva due giubbotti di salvataggio.L’uomo li fece indossare alle due donne. -E lei come farà,mr Sheridan?- -Me la caverò…- poi guardò significativamente la moglie – Sto ancora aspettando una risposta…- -La conosci già,Terry…Non è in gioco solo la mia vita…- Lui annuì. -Andiamo!...e mi chiami pure colonnello,agente Efford!- poi attese che le due donne si tuffassero e le seguì di lì a poco.
Uno dopo l’altro i tre fuggitivi si tuffarono:le due donne riemersero presto,ma Mirelle si attardava a cercare Terry tra le onde.Selena la sollecitò: -Venga…non abbiamo un minuto da perdere…Il colonnello se la caverà…- Così nuotarono con tutte le loro energie per portarsi fuori della rada,in mare aperto. -Il più è fatto…adesso dobbiamo solo raggiungere il gommone…- La dottoressa sospirò,di stanchezza e di ansia:non c’erano tracce dell’uomo che amava… Ripresero a nuotare cercando di assumere una certa regolarità nella bracciata,quando un’ombra minacciosamente silenziosa si allungò sotto di loro. Le due donne si guardarono,spaventate.Il mare era infestato di squali… L’ombra prese corpo,per riemergere finalmente davanti a loro: -Qualcuna di voi è ferita?- era Terry Sheridan! -Terry!...- -Paura per me,dottoressa Thambay?...temi che non possa portare a termine l’impresa per cui tieni tanto?- La donna non rispose.Non c’era niente da dire,per ora:incassò in silenzio,ringraziando tacitamente Dio per averlo rivisto sano e salvo. -Il sangue attira gli squali…se siete ferite,dobbiamo stare attenti…- -No..- disse Selena,rassicurandolo. Poi ripresero a nuotare,in silenzio. Presto raggiunsero il gommone.Il marine aiutò prima Selena,poi Mirelle a salirvi.Vi si issò anche lui,tirando su l’ancorotto .Quindi accese il motore e si diresse verso la sagoma scura di una barca a vela che cominciava a delinearsi in lontananza. Rannicchiata in un angoletto del natante,Mirelle osservava corrucciata l’agente Efford discutere a voce bassa con suo marito.Stavano pianificando il da farsi:e lei naturalmente ne era stata esclusa… A un tratto riuscì a catturare una rapida occhiata di Terry.Sostenne il suo sguardo,ma non riuscì a trattenerlo.Sentiva che tra poco avrebbe pianto…Sapeva essere spietato,il colonnello Sheridan! Quando finalmente raggiunsero Black Magic,dalla imbarcazione si sollevò qualche protesta,a vedere che il numero dei naufraghi era diverso da quello cui aveva alluso inizialmente Selena.Terry si accreditò: -Sono il colonnello Sheridan,in missione per il servizio segreto britannico…Le due signore che sono con me,approfitteranno della vostra cortesia per rientrare a Aukland!- L’equipaggio intanto stava accogliendo le nuove venute,visibilmente provate e infreddolite;lo skipper offrì loro una coperta,avvolgendola personalmente intorno alle spalle di Mirelle,che sembrava la più sofferente del gruppo. A Terry quel gesto protettivo del velista non sfuggì:si diede dell’idiota,diede del damerino al velista che faceva il cascamorto con sua moglie;ma non recedette dalla sua decisione. -E lei? Pensa di rientrare sul gommone?...chiamiamo la guardia costiera?- gli chiese intanto lo sportivo. -No… -rispose il marine,laconico. Lo skipper lo guardò interrogativamente,poi immaginando che l’incarico del colonnello prevedesse l’assoluta segretezza,fece spallucce disinteressandosi. La dottoressa Thambay invece sussultò.Lei aveva capito bene:Terry sarebbe rientrato sull’isola… Prima che l’uomo ritornasse sul gommone,lo apostrofò: -Colonnello Sheridan…- Terry si fermò davanti a lei.Mirelle gli sfiorò il torace,gli accarezzò il braccio,lo guardò: -Tuo figlio ha bisogno di te,signora Sheridan…- le disse,a denti stretti. -Nostro figlio…- corresse lei,eloquentemente.-Ha bisogno di entrambi…- Lui le sfiorò appena i capelli biondi,restituendole la carezza. - Agente Efford…si occupi di lei…!- Dopo aver profferito quest’ultima battuta,Terry si sciolse dal timido contatto con la moglie e rientrò sul gommone.Rimise in moto e si allontanò sollevando il braccio in segno di saluto.Poi sfrecciò via tra le onde,scomparendo in fretta all’orizzonte.
Lacrime amare rigarono silenziose il volto della dottoressa Thambay,che rimase zitta per il resto del viaggio,lasciando a Selena ogni iniziativa,secondo gli ordini impartiti da Terry. Sbarcarono da Black magic,inutilmente sfiorate con rimpianto dagli sguardi dei marinai.Lo skipper strinse a lungo la mano di Mirelle,sperando di potere scambiare con lei qualche parola che gettasse un ponte tra loro,ma la donna era evidentemente muta e inaccessibile. L’agente Efford la fece salire sulla sua auto e la accompagnò a casa. Per tutto il viaggio la giovane donna bionda tenne il capo basso;si rese conto che erano a casa solo quando infilarono il vialetto e in lontananza riconobbe il patio della villa che era stata sua e di Terry. -Ha lasciato Adrian qui?...da solo?- esclamò,piuttosto contrariata,parlando del marito. -Suo marito non è uno sprovveduto,madame Sheridan…lo ha affidato ad Athina- Selena sembrava quasi rimproverarla. Mirelle la guardò,come se non riuscisse a capire. -Athina? La governante?...è giovanissima e…- Selena la interruppe,lasciandola a bocca aperta: -Athina Melissa Ashtonwood…è la figlia di un ex agente maori,collaboratore di suo marito…E’ perfettamente addestrata alla difesa personale…e non solo!- Quindi aprì la portiera della jeep e ne fece scendere Mirelle,ancora incredula per quanto aveva sentito. Intanto la porta di casa si era aperta e sul limitare era apparsa proprio la giovane governante: -Signora…Bentornata a casa… Adrian aspetta…- Mirelle la guardò coi grandi occhi spalancati,sorridendole appena. Poi però corse da Adrian,senza riflettere più su nulla. Il piccolo era nel box,visibilmente emozionato.Le porgeva le braccine aperte,ridendo: -Maman!...- -Adrian…piccolo amore mio…-Mirelle lo strinse a sé,lo coprì di baci…anche quei baci che avrebbe voluto dare a suo padre,prima di vederlo scomparire tra le onde…e finalmente le lacrime ingoiate sgorgarono tutte,miste alla gioia di riabbracciare il suo bambino adorato.
Dayu Fushima era fermo sulla riva;sulla fronte una vistosa medicazione,sul viso una espressione di gelido odio.Il suo sguardo scrutava le onde,come un falco predatore scruta la prateria per individuare la sua preda…ma questa sembrava essergli sfuggita dagli artigli,inspiegabilmente. Improvvisamente qualcuno alle sue spalle emise un caratteristico suono di disapprovazione,poi una voce canzonatoria esclamò: -Non essere di cattivo umore,amico..se era me,che cercavi…sono qua!- Il giapponese si volto,con gli occhi che schizzavano rabbia repressa e si fiondò su Terry senza riflettere.Quest’ultimo,approfittando della mancanza di lucidità dell’avversario,bloccò facilmente il suo attacco,immobilizzandolo nella morsa del suo braccio sinistro;poi,puntandogli una pistola nel fianco e cambiando tono,sibilò: -Desidero conoscere chi ti paga…Farai bene a portarmi da lui,senza crearmi altri ostacoli…- L’uomo non fiatò.Era la seconda volta che quel maledetto lo coglieva di sorpresa,ma non poteva permettersi di perderlo ancora.Decise di assecondarlo,sicuro che –una volta dentro la base- non sarebbe più stato tanto facile uscirne. E così avrebbe salvato la faccia con Settan Shiba… Il colonnello si rese conto della decisione presa dal suo malcapitato inseguitore e,lentamente,allentò la stretta:avrebbero camminato affiancati,per procedere più celermente. Un passo dopo l’altro,raggiunsero in silenzio l’ingresso del bunker.Dayu mostrò al lettore foto il suo volto e la porta metallica scattò,aprendosi:i due uomini entrarono e attraversarono una serie di corridoi apparentemente deserti. A un tratto,l’orientale emise uno strano sibilo modulato;come insetti dai muri,venti uomini neri aggredirono Terry da ogni parte ,disarmandolo e bloccandogli le mani dietro la schiena.Quando fu immobilizzato Fushima lo fissò con odio,poi ordinò: -Voi due,con me…- e proseguì verso lo studio del suo capo,mentre i due strattonavano Terry nella stessa direzione. Una porta a vetri specchiati si aprì davanti a loro e finalmente entrarono nel grande studio nel quale Mirelle aveva incontrato il misterioso criminale a capo di quella inquietante base. Il vecchio orientale era seduto nella sua poltrona,di spalle alla porta e osservava su una serie di monitor allineati sulla parete le diverse attività che si svolgevano sull’isola. Terry lo apostrofò: -Settan,vecchio mio…hai uno strano modo di rispettare le leggi dell’ospitalità…- Il vecchio fece ruotare lentamente la sua poltrona,e fissò l’interlocutore con un sorriso enigmatico da buddah. Senza batter ciglio,ordinò: -Liberatelo…Vieni a sederti,colonnello…- Benchè indispettito,Dayu diede ordine ai due automi di liberare il prigioniero,che si accomodò tranquillo,massaggiandosi appena i polsi,con un mugolio di approvazione. -Tu puoi andare…- disse ancora l’uomo chiamato Settan,congedando il suo luogotenente,che si allontanò a stento reprimendo la rabbia per quella inattesa esclusione. Terry lo guardò,sogghignando: -Una volta sceglievi meglio i tuoi tirapiedi,vecchio…- -Dayu è un ottimo elemento,colonnello…opportunamente educato darà il meglio di sé…Non lo hai maltrattato abbastanza,oggi?- Terry aveva appoggiato i gomiti sulla scrivania e guardava dritto negli occhi l’interlocutore: -Direi che di lui abbiamo parlato anche troppo…veniamo a noi due…- Settan aveva sostenuto lo sguardo profondo del marine,poi si era lasciato andare nella sua poltrona,con un sorrisetto: -Bella prodezza,tornare qui…potrei farti a pezzetti e rimontarti a mio piacere,lo sai?- L’uomo osservò gli schermi alle spalle del giapponese;su uno di quelli appariva in una cella quella che a prima vista poteva essere Mirelle… -Si…ho saputo che ti sei messo a fabbricare bambole…- disse,con un tono evidentemente sprezzante. -Già…- il vecchio sembrava guardarlo ora interrogativamente.-Sembra che l’affare ti interessi…non lo avrei creduto,fino a poco tempo fa…- -Stai invecchiando e ti fermi alle apparenze…Senza contare che hai dimenticato le buone maniere:me lo hai chiesto nel modo peggiore!- la voce di Terry,apparentemente canzonatoria,era in realtà una lama d’acciaio. Settan aprì le mani,in un gesto di resa e di conciliazione insieme: -Non prendertela…prima di proportelo come si deve,dovevo rendermi conto se sei ancora un socio valido o se la bella mogliettina ti ha del tutto rammollito…- Il mercenario sogghignò,carezzandosi la bocca con la sinistra,in una smorfia sorniona: -Ci vuole ben altro,non credi…Quante me ne puoi fornire,di quella?- domandò,indicando il clone di Mirelle nel monitor. -Non scherzare…Se ti interessa davvero,allora sai cosa voglio da te…- -Lara Croft?- Dietro le lenti in tartaruga del vecchio,balenò una luce crudele: -Esatto…- -Ma…a cosa ti serve?- domandò con falsa ingenuità Terry. -Ho un conto in sospeso con lei…- replicò l’altro gelido. -Bè…ne hai di killer ha disposizione:falla fuori…- -No:la voglio qui…e viva…Vedi la tua mogliettina è graziosa,ma …io voglio clonare la Croft e riprendermi Tutto quello che mi ha tolto…- Lo scozzese grugnì,con strafottenza: -Bene:se te la porto,cosa ci guadagno esattamente?- -Se me la porti…entri nell’affare…- -Le Bambole non mi interessano:voglio un’offerta congrua…- -Sei il solito mercenario gretto e senza cervello,Sheridan:non hai capito che l’affare è il segreto della vita? È il possesso della formula…la gestione del potere…- lo sguardo di Settan ora era eccitato,come quello di un invasato. -Sono il solito mercenario e parlo in termini di prezzo…Quanto mi toccherebbe?- rispose indifferente Terry. -Intanto un milione di dollari,cinquecentomila subito e cinquecento a missione conclusa…Poi tutto l’oro di Lara…- -Mmmm mmm…e niente bambolina premio? A proposito:come se la cavano a letto,le tue bambole?- Con un gesto spazientito,Settan spense i monitor alle sue spalle e gli intimò: -Non fare lo spiritoso e rispondi:accetti?- -L’affare mi sembra interessante…I cinquecento milioni li voglio versati in euro a questo nome.(e scribacchiò qualcosa su un post it) in una banca di Ginevra…gli altri me li darai in contanti a missione compiuta…- L’orientale aveva riassunto la sua espressione imperturbabile.Sorrise gelido e premette su un pulsante. -Meriti un po’ di riposo,prima di metterti a lavoro…Ecco la tua bambola:provala tu stesso…- Una porta metallica si aprì ed entrò la sosia di Mirelle: -Terry…!- lo chiamò,con la stessa inflessione inconfondibile di lei. Un brivido gli attraversò la schiena:-Dannazione!- imprecò tra sé. -Non c’è che dire…una copia perfetta…- sorrise,divertito. -Ti puoi ritirare con lei, se vuoi…ma…non affezionartici troppo…- -Non hai niente di meglio? Questo prodotto lo conosco fin troppo bene…Non ci sarebbe una Nicole Kidman? …- -Sei sempre lo stesso buffone…- disse il vecchio orientale,guardandolo con disprezzo.Poi si avvicinò alla clone e,tirata fuori una rivoltella,puntandogliela alla nuca,disse: -Se non ti interessa,la eliminiamo subito…- e fece fuoco. Terry irrigidì i muscoli e serrò le mascelle. Sapeva bene quel gesto cosa significava realmente…Ripetè il suo verso di disapprovazione e,con un ghigno,commentò: -Settan Shiba…sei il solito vecchio malato di onnipotenza…Prepara il denaro,che non vedo l’ora di tornare alla civiltà!-
All’alba,lavato,sbarbato e rivestito,Terence Patrick Sheridan ,preceduto da Dayu Fushima,dopo essere stato introdotto in una sorta di molo sotterraneo,si imbarcava su un natante dall’aspetto aerodinamico:una sorta di sottomarino,dalla plancia però allungata e presumibilmente apribile… L’ex marine non si sbagliava:l’imbarcazione d’apprima si inabissò per un tratto medio,attraversando un cunicolo che presumibilmente correva sotto l’isola,quindi riemerse;una volta in superficie,assunse l’aspetto di un qualsiasi motoscafo da gran turismo. Di lì a poco il natante approdava nel porto privato più esclusivo di Aukland: -Mi domandavo da dove diamine vi muoveste con tanta facilità…- commentò Terry a Dayu che lo osservava,orgoglioso della perfezione tecnica dei suoi mezzi. -Abbiamo più di una freccia al nostro arco,non dimenticartelo…amico!- rispose l’orientale,con aria sprezzante. -Mmm mmm…- fece distratto l’altro,senza dargli ulteriore soddisfazione.Quindi fece per sbarcare,quando da un monitor emerse il volto sgradevole di Settan: -Allora colonnello…è stato confortevole il viaggio?- -…abbastanza…Non posso dire lo stesso della compagnia…- -Quali saranno le tue prossime mosse?- -Liberarmi dei seccatori…O mi lasci lavorare in pace o considero chiuso il nostro rapporto di lavoro…- Il vecchio giapponese abbassò la testa,come riflettendo: -Dayu,lascialo sbarcare e torna sull’isola…- disse poi,senza fare commenti. -Ma Shiba-san…non deve far altro che ritirare i suoi soldi e sparire…- -Fa’ come dico…Conosco quell’uomo…Cinquecentomila dollari non gli bastano,se può guadagnarne un milione…- Terry intanto aveva indossato le lenti da sole e fissava sorridendo irridente il luogotenente di Settan,che sbuffava spazientito. -Non mi piace discutere gli ordini…fallo sbarcare e rientra subito!- disse ancora il vecchio,alzando appena la voce. Rassegnato Dayu indicò all’ospite la passerella di sbarco,poi diede ordine agli uomini dell’equipaggio di prendere di nuovo il largo. Non appena il mercenario mise piede a terra,Settan disse: -Non dimenticarti che lascia qui due ostaggi preziosi…-c’era una luce gelida negli occhi appena visibili dietro la montatura in tartaruga. -Già…-rispose Dayu,apparentemente convinto;spento finalmente il collegamento con Shiba,però,accese il cellulare e diede ordini concitati a qualcuno a terra. Intanto l’ex marine era entrato in un rent a car e aveva noleggiato un auto.Salito al volante era schizzato via sgommando,non abbastanza in fretta da non essere individuato e seguito da un giovane centauro nascosto da un casco nero.
Era calata la sera.Terry,cercando di passare inosservato,si era trattenuto alla periferia della città,nei sobborghi dove aveva identificato a suo tempo il sedicente dottor Hastings;era stato in un’anonima agenzia di viaggi e aveva prenotato un volo in classe economica per Londra;sarebbe partito il mattino dopo. Quindi aveva preparato una ventiquattrore con biglietto e pochi effetti personali e l’aveva lasciata al deposito dell’aeroporto,insieme alle chiavi dell’auto noleggiata. Aveva poi bighellonato per l’aeroporto,mangiando qualcosa allo snack bar e scherzando a suo modo con la banconista di turno. Finalmente dopo aver dato un’occhiata nello specchio del bancone,si era alzato ed era andato in sala d’attesa,apparentemente a riposare un po’. Poco prima delle undici si era alzato e aveva cercato una toilette,sempre importunando qualcuna delle hostess più graziose. Entrato nei bagni,chi avesse visto il suo viso riflesso nello specchio macchiato e corroso avrebbe notato che la sua espressione non aveva più nulla di allegro e strafottente. Entrò in uno dei bagni e salì in piedi sul water,in attesa. Qualche minuto dopo,un giovanotto entrò nei bagni:era tutto vestito di nero,ma aveva lasciato il casco nella sala d’aspetto… Il nuovo venuto finse di lavarsi le mani,in attesa di veder ricomparire l’uomo alle cui calcagna era stato tutto il giorno,secondo l’ordine ricevuto da Fushima. Passarono dei lunghi minuti.Tutto era silenzio.Un uomo dall’aspetto stanco entrò,servendosi dei servizi in vista: -Non so perché..- disse,cercando di giustificarsi col giovanotto – Mi sento più a mio agio qui…- Di fronte al mutismo dell’interlocutore,lavatesi in fretta le mani,il tizio se ne andò fischiettando. Il giovane cominciò a spazientirsi;abbassandosi guardò da sotto le porte quale potesse essere la latrina in cui fosse entrato Terry… Ovviamente risultavano tutte vuote… -Dannazione…-imprecò quello – quindi puntando la pistola contro la prima porta ,minacciò di far fuoco,sparò quindi con un calcio aprì il locale,senza trovarvi nessuno… La scena si ripetè ancora,mentre l’inseguito calcolava a mente quanti colpi ancora rimanessero nella pistola del maldestro inseguitore. Questi,furibondo,ormai aveva quasi esaurito il caricatore,ma non ebbe il tempo di inserirne uno nuovo,che la sua preda gli si parò davanti,col viso di chi ha già vinto: -Se vuoi usarla contro di me,quella…avresti fatto meglio a non scaricarla…- Preso dal panico il tipo tirò senza lucidità contro Terry,che schivò abilmente il colpo;poi gli fu sopra e senza batter ciglio stava per spezzargli l’osso del collo…ma si fermò. -Ho un messaggio per Dayu,glielo ridarai al risveglio:…ricordagli di ubbidire agli ordini di Settan e non sprecare energie inutilmente…- Quello tremante si affannò a dire di sì con la testa,grato di essere ancora vivo.Un attimo dopo un immancabile colpo alla nuca lo spediva nel mondo dei sogni fino al giorno dopo. Indossati i suoi abiti e recuperato il suo casco,il colonnello Sheridan si allontanò poi indisturbato su una potente moto,ovviamente giapponese.
Era notte,ormai.Nella villetta silenziosa le luci andavano spegnendosi una ad una. Athina già dormiva-o almeno così sembrava- nel corridoio,su un letto sistemato davanti alla porta della nursery,subito prima della camera matrimoniale. Mirelle aveva addormentato Adrian cullandolo dolcemente tra le braccia,per poi adagiarlo delicatamente nella sua culletta.Sollevando lo sguardo sulla veranda,aveva riconosciuto l’auto su cui i soliti agenti vegliavano ormai da una settimana,per proteggere lei e il suo bambino da eventuali ignote minacce.Era stata una decisione dell’ M16,forse sollecitata da Selena,forse suggerita da Terry…Terry:chissà dov’era,ora? Inutile cercare una risposta… La giovane donna usciva dalla doccia:solo un asciugamano le copriva il corpo ancora umido,e i capelli appena lavati le ricadevano morbidi e vaporosi sulle spalle. A un tratto ogni luce si spense.Mirelle ebbe paura… Nel buio,le era sembrato che un’ombra si movesse.La donna si precipitò verso la stanza del bimbo:qui la lampada notturna era ancora stranamente accesa e disegnava sul muro una fantasmagoria di delfini azzurri che si inseguivano sulle onde.Adrian dormiva con un sorriso sereno sulle labbra,balbettando qualcosa di tenero nel sonno. Guardandolo,Mirelle pensò a una sciocca suggestione.Del resto Athina anche dormiva… La donna indietreggiando piano,si appoggiò con la schiena alla porta della camera matrimoniale,schiudendola. In quella di nuovo il buio si materializzò:un’ombra la cinse immobilizzandola,una mano le coprì la bocca. Tentò di opporre resistenza,ma qualcosa nell’odore,nel calore di quella presa le era stranamente familiare.La porta intanto si era richiusa senza alcun rumore e l’ombra la avvolgeva completamente nel suo abbraccio. Con un gesto mirato,una mano fece cadere a terra l’asciugamano che la copriva,poi Mirelle si sentì sospingere sul letto.Mugolò,tentando ancora di liberarsi.Allora l’ombra su di lei sollevò la destra che le teneva chiusa la bocca,ma prima che lei potesse gridare due labbra calde glielo impedirono premendo contro le sue e schiudendole,avide… Conosceva quella bocca,conosceva quel sapore…Ma:era un sogno? Forse si…Mirelle non seppe opporre più resistenza,si abbandonò,anzi abbracciò l’ombra nel buio ,gli cinse il collo,gli carezzò disperatamente i capelli e rispose affamata al suo bacio infinito… L’ombra l’accarezzò dappertutto,come se volesse riappropriarsi di ogni centimetro della sua pelle:quando non la baciava,le sue labbra le punteggiavano i capelli,il collo;ora le sue mani,grandi e calde erano sul suo seno,poi scendevano sui fianchi,giù giù, le sentiva sulle cosce e sentiva il suo respiro confondersi col respiro di lui,i sospiri di lui confondersi coi suoi gemiti… Le mani della donna cercarono la pelle dell’uomo,infilandosi sotto i suoi vestiti:la blusa cadde a terra e di lì a poco anche i pantaloni…poi Mirelle lo sentì entrare dentro di lei,con lo stesso desiderio di chi la prendesse per la prima volta, con la calda voluttà di chi avesse tutto il tempo del mondo, con la stessa intensità di chi l’amasse per l’ultima volta … -Tutto bene,signora?- Athina bussò piano alla porta. -Ss si Athina…- rispose con un sospiro la padrona di casa. -Se ha bisogno di me…- -Nno…non ho bisogno di niente…- L’ombra si lasciò sfuggire,col suo tono inconfondibile: -Ci puoi scommettere…- Poi riprese a baciarla con famelica passione,rotolandosi con lei sul letto,cadendo sul pavimento e ricominciando ad amarla senza stancarsi mai… Poi,prima che la luce fosse tornata,l’ombra si sciolse dal caldo abbraccio della sua donna addormentata;si rivestì e scivolò via,com’era apparsa. Mirelle fu risvegliata da Athina che poggiava il vassoio con la colazione sul letto e apriva le tende. -Ha poi ripreso sonno,signora?- domandò. La giovane donna si rannicchiò su se stessa,chiedendosi se la domestica non sapesse molte più verità di quanto volesse mostrare.Quello che lei sapeva è che quella notte era stata di Terry,completamente,disperatamente…Ma che alla luce di quel nuovo giorno quell’uomo non le apparteneva più…Sul comodino le aveva lasciato l’anello che si era scambiato con lei il giorno delle nozze,con inciso all’interno to my love,forever…
Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:28
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