Doppio inganno, Sheridan's return!!!

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 5/4/2008, 18:15
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


...non chiamatemi pazza...si vede che Gerry e i suoi personaggi è così...intrigante che mi ispira due o tr storie alla volta...Questa per esempio è ispirata a Terry Sheridan...

Al volante di una range rover decapottata, una bruna mozzafiato sfrecciava per le strade polverose della litoranea,verso un piccolo eliporto privato che si affacciava sulla azzurra baia di Auraki.
La donna frenò,sgommando.Smontò dall’auto,con sicurezza quasi indisponente.Si guardò intorno,poi fece per entrare nell’ufficio adiacente al campo di volo. La porta era chiusa a chiave,all’interno sembrava non esserci nessuno.La donna bussò energicamente,poi,con espressione irritata si guardò intorno.
Non attese molto:rumori di officina,provenienti da un hangar adiacente la indussero a muoversi decisa in quella direzione.
Anche l’ingresso dell’hangar sembrava chiuso,ma lei fece scivolare con forza il pesante portello scorrevole ed entrò.
Intravide qualcuno steso a lavorare sotto un elicottero.Si avvicinò,muovendosi con passo felino sui vistosi tacchi a spillo.
-Colonnello Sheridan?- domandò fermandosi davanti a due lunghe gambe i cui muscoli tesi si indovinavano attraverso la tela di una tuta.
L’uomo sotto l’elicottero si lasciò scivolare fuori,lentamente,sull’apposito carrellino.Da quella posizione ebbe una visione piuttosto privilegiata della donna,che indossava peraltro una minigonna inguinale.
-Quando ha finito di osservare il panorama…potrei parlarle?-
Senza batter ciglio,l’uomo disse:
-Oggi la ditta è chiusa…torni tra dieci giorni- quindi se ne ritornò sotto l’elicottero con una mossa immediata.
La donna battè infastidita il piede per terra.Poi si inginocchiò verso l’interlocutore e tentò di mostrargli un pacco di banconote di grosso taglio.
- Posso pagarla molto bene,colonnello…-
Terry Sheridan uscì di nuovo,sbuffando spazientito.
-Le ho già risposto:la ditta è chiusa…- quindi si sollevò da terra.
-Ma io non ho bisogno di un elicottero…ho bisogno di lei…- disse ancora la donna,cambiando opportunamente tono di voce.
-Di me?...-l’uomo fece un mezzo sorriso ironico. –Debbo dissuaderla di nuovo…sono un onesto padre di famiglia…-
La donna finse di non aver sentito e,assumendo un tono informale,aggiunse:
-Abbiamo un incarico da affidarle,colonnello T.P.Sheridan…-
Quel tono non piacque affatto a Terry,che cambiò anche lui espressione del viso e atteggiamento.
-Ho smesso di dedicarmi a certi incarichi…- rispose,con un tono gelido e scostante.
-Nemmeno per un milione di dollari,colonnello Sheridan?-
A quel punto Terry sogghignò:
-Accidenti…sono ancora così quotato?...-
La donna pensò di aver fatto breccia,gli si avvicinò sfoderando di nuovo le sue armi migliori.
-Abbiamo molta fiducia nelle sue capacità…colonnello…- disse ammiccando con malizia.
Lui si mostrò compiaciuto,per un attimo,mentre si asciugava le mani sporche di grasso;quindi gettò via lo straccio con un gesto eloquente e poi la freddò:
- Peccato,miss:la risposta è NO!..ho smesso di occuparmi di ‘certi’ incarichi ed in più sto partendo..-disse,cominciando a liberarsi della tuta e rimanendo a torso nudo davanti agli occhi piuttosto ammirati della donna.
-Parte colonnello?...e per dove?- gli chiese,avanzando seducente verso di lui.
-Vado in Europa…- disse lui,osservandola divertito e indifferente. –Un impegno assolutamente inderogabile…e ora,se vuole scusarmi…- senza aspettare risposta,finì di liberarsi della tuta ed entrò nello spogliatoio a fare una doccia.
La giovane donna espirò,piuttosto accaldata.Scosse la testa e disse tra sé:
-Sarà bene che la faccia anch’io,una doccia…ma fredda!-
Quindi,senza aggiungere una parola,uscì.

-Forza madame Sheridàn…spinga…manca poco!-
Mirelle era allo stremo delle forze,respirò profondamente,pensò intensamente a Terry e al loro bambino,quindi diede l’ultima decisiva spinta per farlo nascere.
Il suo primo, maschio,prepotente gridolino lacerò l’aria,intorno.
Era finalmente venuto al mondo!
La levatrice glielo mostrò,con orgoglio:eccolo!Poi,lavatolo,pesatolo ed esaminatolo secondo la prassi,glielo avvicinò,avvolto in un lino candido,per il primo bacio.
-Che nome gli diamo,a questo giovanotto?-
Mirelle era stremata.Scosse la testa,con un sorriso.
-Se suo padre è arrivato,lasciate decidere a lui…-
Terry Sheridan era arrivato a Rouen da un’ora. Appena in città si era precipitato in clinica e ora misurava nervosamente a passi regolari il corridoio del reparto maternità.Ogni tanto si fermava a osservare attraverso i vetri della nursery i neonati nelle loro cullette metalliche:piangevano tutti disperatamente…L’uomo si massaggiò il collo,sospirando:dannazione,ma dove la trovavano tutta quella voce e quell’energia?Eccone arrivare un altro…
Una graziosa infermiera,scambiato uno sguardo estatico con l’ex colonnello, aprì la porta del nido e spinse all’interno una ennesima culla.Quindi si fermò, la posizionò davanti al vetro,e scrisse qualcosa su un cartellino.
‘Sheridan’…
Dio…quello era il suo cucciolo?
Terry schiacciò il viso contro il vetro per guardarlo meglio,piegando la testa da un lato e dall’altro:l’ultimo arrivato non piangeva,si guardava intorno con una faccetta curiosa,addentandosi famelico le piccole dita.
Terry bussò contro il vetro.La infermiera si volse verso di lui,interrogativa. Quindi uscì fuori.
-Perché mio figlio è senza nome?- le domandò,col suo tono superiore.
-Mi spiace signore…- disse la giovane nurse,imbarazzata.
In quella sopravvenne la levatrice che aveva parlato con Mirelle:
-Monsieur Sheridan?... è arrivato finalmente?...-
L’uomo la guardò irritato:con chi credeva di parlare,con quel tono da badessa?
-Sua moglie aspettava lei per scegliere il nome del bambino…-
Senza risponderle,Terry guardò il piccolo,poi sentenziò:
-Adrian Terence Sheridan…benvenuto,cucciolo…!-
-Ora voglio vedere mia moglie…- disse in tono perentorio
La giovane infermiera, a un gesto della levatrice, gli fece strada.
Mirelle aveva gli occhi socchiusi:era stanca,provata…ma bella,come sempre.Terry ricordò quella mattina all’ospedale da campo inglese,in cui per la prima volta qualcuno l’aveva chiamata ‘signora Sheridan’…Qualcosa,nel suo cuore ritrovato,gli aveva detto che sì,quella sarebbe stata la sua signora,per sempre. E così era stato.
Le si avvicinò,col suo passo di felino.Si fermò vicino a lei.
-Terry!...- lei aprì gli occhi e sorrise.
-Angelo…- poi si chinò a baciarla dolcemente,intensamente.Pensare che quella donna fosse innamorata di lui non gli sembrava mai completamente vero…ma era proprio così!
-Lo hai visto?- gli domandò lei,sollevandosi un po’ a sedere.
-Si…- disse lui,senza aggiungere altro.
-E…?- chiese lei,con un mezzo sorriso,mordendosi interrogativa le labbra.
Lui attese un attimo,poi ammise,facendole l’occhiolino:
-…direi che mi somiglia…E’ il più bello di tutti,no?-

Mirelle rise,scuotendo il capo:
-Che nome gli hai dato?- chiese poi,trepida.
Lui le stava carezzando i capelli biondi,e la guardava con dolce tenerezza:
-Adrian Terence Sheridan…-
-Oh Terry…Adrian?come mio padre?-
Terry la abbracciò,sorridendole indulgente.
-Certo,Mirelle…come lui…-
Rimasero un attimo in silenzio,Terry la strinse forte:il vecchio leone non avrebbe mai conosciuto il suo nipotino.
Mirelle si riprese,lentamente.Guardò negli occhi il suo uomo e gli disse:
-Ti amo,Terry…-
-Ah Mirelle…non sai quanto ti amo io…- esclamò lui,poi la baciò di nuovo. –E non sai quanto mi manchi…- le sussurrò,con desiderio. –Quando mi potrete raggiungere,tu e il cucciolo?-
-…Tra qualche mese?...-
-Così tanto amore?- Terry era deluso.
-…voglio restare per tanti motivi,tesoro…per mia madre,per il piccolo..e anche per te!-
-Per me?- chiese lui,stupito.
-Non ti ci vedo,colonnello, alle prese con latte e pannolini…- scherzò lei.
Lui sembrò tirare un sorriso di sollievo.In effetti le dava ragione.Era partito qualche settimana prima per la Nuova Zelanda,rilevando una impresa di elitrasporto che avrebbe coperto buona parte delle isole intorno. Gli inizi erano importanti…Poi avrebbe cercato una casa accogliente per loro tre e …
-E tu…cosa farai?- le domandò.
-Per ora voglio fare solo la mamma,amore…per questo ho voluto che Adrian nascesse in Francia…voglio dimenticare le cose che ho visto in Afghanistan…dimenticare tutto…-
Lui le sollevò il mento,sdrammatizzando:
-Proprio tutto,dottoressa Thambay?Anche quell’affascinante ferito a cui hai salvato la vita?- le chiese,malizioso.
-Soprattutto lui!- disse lei,scherzando,quindi aggiunse -Poi ho già contattato una O.N.G.che lavora presso i Maori…-
Terry contenne il suo disappunto.Sperava proprio che sua moglie avrebbe smesso di fare la missionaria,ora che c’era un bimbo da accudire.
In quella,qualcuno bussò alla porta.Era l’infermiera che portava il nuovo nato alla madre.
-Hey…- disse Terry guardandolo,tra le braccia di Mirelle- Hai già preso il mio posto,piccolo usurpatore?-
-Quanto ti fermerai qui?- gli domandò la giovane madre,giocherellando con le manine del nuovo nato.
-Una settimana al più…-
La vide annuire con la bella testa bionda.Sospirò.
-Vuoi tenerlo?...-gli chiese lei improvvisamente,porgendogli il fagottino tra le mani.
Lui la guardò negli occhi,poi afferrò con delicatezza il piccolo,che scompariva quasi tra le sue mani:lo osservò meglio,negli occhi una luce di orgoglio appena attenuata dal solito velo di ironia inconfondibile.
-Ciao cucciolo…stai attento alla mamma,mentre non ci sono…lo hai notato anche tu quanto è carina?...-
Poi la fissò,preoccupato.
-Ma non è che tra sei mesi parlerà solo francese?...-
Lei rise.
-Dai!...a parte che non parlerà affatto…ma non te ne intendi proprio,di bambini,monsieur Sheridàn?!?
-…lo sai che ho sempre preferito le…bambine..- le disse con la sua espressione da impunito,facendo l’occhiolino al piccolo Adrian che sembrava proprio lo stesse ascoltando con attenzione…

arielcips28/3/2006, 22:52
Quei sei mesi passarono più presto del previsto.
Una mattina Mirelle e il piccolo Adrian sbarcarono all’aeroporto di Auckland .
Mirelle si stava congedando dal suo vicino di posto,un giovanotto segaligno,dai capelli rossicci e il viso glabro.
-Allora a presto,Harry…è stata una bella combinazione conoscerti…-
-Quando pensi di cominciare a lavorare,Mirelle?-
-Bè..dammi il tempo di ambientarmi…credo che avrò bisogno di qualche settimana,almeno..-
-D’accordo…per qualunque cosa,eccoti la mia email…sai,qui si comunica in questo modo:le distanze sono piuttosto …diverse da quelle dell’Europa…!-
Mirelle prese dalle mani dell’uomo un foglietto con l’annotazione,quindi gli tese la mano per salutarlo ancora.
-A presto….oh,guarda! C’è mio marito…aspetta che vi presento…-
Terry sopraggiungeva dall’ingresso.Aveva riconosciuto Mirelle subito e seguiva a distanza il suo dialogo con lo sconosciuto.
Si avvicinò,rapido.
-Salve…- disse,osservando meglio quell’insignificante giovanotto.
-Terry! – disse lei,sorridente – Il signore è il dottor Hosting…collaboreremo prossimamente nella ONG di cui ti parlavo…-
‘Ecco perché mi è stato subito cordialmente antipatico’- pensò l’uomo,rivolgendo un sorriso di circostanza al rosso.
Finalmente questi ,forse accorgendosi dell’inopportunità della propria presenza lì,pensò bene di allontanarsi.
Terry intanto si era affacciato nel carrozzino del piccolo,che sembrava assopito.
-Salve cucciolo….-
Il bimbo aprì gli occhi e sorrise.
L’uomo si volse a Mirelle,entusiasta:
-E’ cresciuto tantissimo..tra poco sarà più alto di me…-
Lei non commentò.Gli disse solo:
-E me…non mi saluti?-
Lui scosse la testa.Conosceva bene quel suo tono provocatorio,che adorava.Le mise una mano nei capelli e l’attirò a sé,baciandola come lei desiderava.
-Benvenuta in Nuova Zelanda,signora Sheridan…-
Stava per baciarla di nuovo,ma il piccolo si intromise,reclamando a modo suo attenzione.
-Che c’è?- domandò il padre,preoccupato.
-Si è già stufato di stare qui…dobbiamo camminare…-
Con un gesto eloquente,Terry si compiacque della personalità di Adrian. Quindi uscirono dall’aeroporto.
-Vuoi vedere prima la casa o l’eliporto?- domandò a Mirelle,montati sull’auto.
-Ti dispiace se andiamo a casa…Adrian ha le sue esigenze…-
L’uomo rimase un momento deluso.Si morse il labbro,poi disse:
-Ah…okay…-
Mise in moto,guardando sconsolato verso la baia.

La casa era a un piano,di stile coloniale,circondata da un ampio parco.Tutt’intorno all’abitazione correva un porticato ombreggiato,lastricato in cotto.Fiori dappertutto e una silenziosa giovane domestica pronta a prendersi cura dei nuovi arrivati.
Terry liberò Adrian dal passeggino e,presolo in braccio,con Mirelle cominciò a fare il giro del fabbricato,per mostrarlo ai nuovi arrivati.
-Allora cucciolo…ti piace la tua nuova casa?- gli domandò poi,sollevandolo davanti ai suoi occhi.
La risposta di Adrian tardò ad arrivare.
-(Siamo sicuri che capisca la mia lingua?)- sussurrò Terry a Mirelle.
-Ancora con questa storia???...gli ho parlato inglese tutti i giorni…-
-Tu parli inglese,amore?- disse lui,con espressione interrogativa.
Nel pomeriggio,Terry decise di concedere un po’ di riposo a Mirelle,occupandosi lui del piccolo.
Si trattava in realtà di riuscire a fargli prendere sonno:e non fu difficile…dopo mezz’ora di chiacchiere,forse istintivamente consapevole di essere tra le braccia più sicure del mondo,per lui,Adrian socchiuse gli occhietti e si addormentò.
Con cautela,l’uomo si alzò dalla sua sdraio e delicatamente adagiò il piccolo nel suo lettino,assicurandosi che il suo sonno continuasse.Quindi indietreggiando furtivo,uscì dalla stanzetta e richiuse piano la porta.
Poi entrò altrettanto silenziosamente nella stanza sua e di Mirelle,richiudendosi la porta alle spalle.
La giovane donna sembrava assopita;era stesa su un fianco,con indosso una leggera sottoveste.Terry pensò che la maternità l’aveva resa ancora più attraente.Un sospiro di desiderio sfuggì all’uomo,che si avvicinò al letto e,sedutosi,le percorse con una lunga carezza il corpo,dalle caviglie alla vita,all’ attaccatura del seno fino alla spalla.
Lei aprì gli occhi,e sospirò,schiudendo le labbra,allo stesso modo.
Senza parlare lui si chinò su di lei,cercando affamato la sua bocca.Lei allungò le braccia,cingendogli il collo.
-…e Adrian?- domandò prima di abbandonarsi del tutto.
-…dorme…- rispose lui,poi l’ansia di averla coprì ogni altro pensiero.-…mi sei mancata da morire…mi mancano i tuoi sospiri…le tue grida…-
Così dicendo le carezzava la pelle nuda,le baciava con sensuale voluttà il collo,scendendo fino alla curva del seno.
-Oh …- Mirelle gemeva di piacere.
-Dimmelo….amore…dimmi ‘encore’…dimmi ‘ne t’arrete pas…’…voglio sentirti gridare sotto di me…-
Benché inibita dalla presenza del bambino,Mirelle desiderava questo momento quanto Terry…Allora si lasciò andare,rispose con passione e abbandono ai suoi baci,assecondò il ritmo lento e irresistibile della sua presa,senza riuscire a trattenere i propri gemiti;poi gridò,come ogni volta,al culmine del piacere:
-Ah…que je t’aime…-
Ma un minuto dopo al suo grido si sovrappose quello del piccolo Adrian…che reclamava attenzione.
Mirelle fece un’espressione contrita,come per scusarsi con Terry;poi si affrettò al capezzale del piccolo.
L’uomo non potè trattenere il suo disappunto,voltandosi di lato piuttosto spazientito:
-Che tempismo,cucciolo…-

arielcips4/4/2006, 22:23
Un mese era passato da quando Mirelle e Adrian erano venuti a vivere con Terry.Un mese in cui la tensione fra i tre era cresciuta,soprattutto da quando Mirelle aveva incominciato a lavorare per la O.G.M.
Gli orari di lui e di lei sembravano non doversi mai armonizzare e se qualche volta succedeva,allora era il bambino a creare problemi,col suo bisogno naturale di attenzioni.
Per il momento il lavoro della pediatra consisteva nella schedatura di informazioni al computer:questo le permetteva di passare tanto tempo in casa.Ma non le lasciava abbastanza spazio da dedicare ai due suoi uomini. E naturalmente quando ne privilegiava uno,era sempre il più piccolo.
Una mattina,mentre era nel suo ufficio,Terry ricevette una visita inattesa:la bruna acquirente che lo aveva contattato proprio alla partenza per Rouen…
-Buon giorno,colonnello Sheridan…si ricorda di me?-
L’uomo la guardò,con un broncio stranamente malizioso.
-La prospettiva dell’ultima volta era migliore,…-
-Allora si ricorda…permette che mi presenti? Sono Selena Efford…- gli disse porgendogli la mano.
-Molto lieto…-disse lui,senza stringergliela- Le anticipo subito che se è per lo stesso incarico dell’altra volta,non è cambiato niente..-
La donna gli sorrise,accattivante:
-No,mr Sheridan…ho proprio bisogno di qualcuno che mi porti sulle isole…debbo fare un servizio fotografico…-
Lui la osservò,con diffidenza:
-E’ fotografa,lei?-
-Mi adatto ad ogni prestazione…- rispose la bruna,maliziosa.
Lui annuì,ammiccando.
-Bene…ogni uscita costa *** sterline + le spese…per le uscite notturne si raddoppia…-e le ricambiò lo sguardo malizioso.
-E’ giusto…-
-Quando cominciamo?- le domandò l’uomo.
-Ora…e c’è un’altra cosa…vorrei la sua disponibilità..completa!-
-Prego?- chiese lui,inarcando il sopracciglio.
-Che posso aver bisogno di lei a qualunque ora…-
-Mmmm- Terry era perplesso.
-Ma non si preoccupi…- lo rassicurò lei con un sorriso – Non intendo distruggere la sua vita privata…-

Mirelle lo sentì rientrare tardi,anche quella sera.Era al pc,che tentava di mettere ordine in alcune informazioni che le sembravano poco convincenti…
Lo chiamò:
-Terry?-
-Si…sono io…- rispose,senza andare da lei.
Mirelle fece per alzarsi,andargli incontro.Poi si disse che forse a lui non sarebbe importato parlare di quel lavoro:era chiaro che non gli interessasse…fin dal principio.
Poi però vinse il suo amor proprio.Lo trovò in cucina che beveva una birra dalla lattina.
La guardò di sfuggita.
-Com’è andata la giornata?- gli domandò lei,per rompere il ghiaccio.
Lui posò la birra sul frigo,la attirò a sé.
-Bene…e mi piacerebbe finirla meglio…- mormorò,prima di iniziare a baciarla,piuttosto avidamente.
Lei cercò di frenarlo.Lui smise,bruscamente:
-Che cosa c’è,signora?-le domandò,senza ironia.
-Volevo parlarti di una cosa…-rispose lei,timidamente.
-Una cosa che non può aspettare?...Adrian dorme,ho appena controllato…- la attirò di nuovo contro di sé. –Mirelle…ti fai pregare?-
-Terry…lo sai che …oh…- lui la interruppe ancora,chiudendole la bocca con la sua.
Fecero l’amore sul divano,in silenzio per non svegliare il bambino.Ma Terry sentiva che lei era distante…e se ne irritava…
- Da stanotte dormirò fuori,piccola…- le disse,gelido.
-…Terry…perché? Che ci sta succedendo?-
-Che TI sta succedendo…tu non mi appartieni più,Mirelle…- disse,prendendo il giubbotto e infilando la porta.
-No…non è vero…- mormorò lei,mogia. Ma non fece nulla per fermarlo.
Si alzò lentamente e andò al pc.Chiuse il file su cui stava lavorando e aprì la casella di posta:aspettava una risposta a una lettera che aveva spedito tempo fa,ma che ancora non arrivava.
Controllò i messaggi:eccolo,finalmente!
Il sorriso le si illuminò sul viso


arielcips14/4/2006, 19:19
L’elicottero sorvolava già da un’oretta l’arcipelago.Selena di tanto in tanto si sporgeva a scattare delle foto,poi rientrava e indicava a Terry la prossima isola su cui puntare.L’uomo era visibilmente di cattivo umore:eseguiva i comandi della cliente,rispondendole raramente,a mono sillabi.
-Che succede,mr Sheridan? E’ caduto dalla parte sbagliata del letto,stamane?- gli domandò la splendida Selena,quando finalmente rientrarono da questa prima ricognizione e il rombo assordante del mezzo si era finalmente placato.
-A quanto pare…- fu la risposta di lui.
-Ha voglia di parlarne,davanti a un bicchiere di birra?...offro io!-
Lui la osservò:in fondo,perché no? Si disse.
-E’ una decisione così difficile?- insistè lei.
-Andiamo!...Paul!- ribattè lui.
Un giovanotto biondo e sorridente spuntò dall’hangar.
-Mi allontano per un paio d’ore…-
-Si,mr Sheridan…Stia tranquillo:è tutto sotto controllo!- lo rassicurò quello.
Selena lo invitò a montare sulla sua jeep,facendo scattare la serratura della portiera;l’auto si allontanò,sollevando una nuvola di polvere.
Seduti al tavolo di un caffè,sul porto,i due sorbivano una birra gelata,osservando le barche dell’America’s cup passare silenziose lungo la linea dell’orizzonte. Terry penso a ‘mon bateau’,la piccola iole di Mirelle:aveva una espressione cupa,inaccessibile.
-E’ strano,mr Sheridan…quando l’ho conosciuta mi sembrava una persona molto diversa…così sicuro di sé,così arrogante…eppure solare…-
Finalmente l’uomo si volse a parlare con la sua interlocutrice:
-Invece lei corrisponde perfettamente alla mia prima impressione,miss:arrogante,sicura…invadente e…-
-Indiscreta?Rompiscatole?...voleva aggiungere questo?-
-No:bugiarda…Per fotografare da quell’altezza,miss Selena,lei avrebbe dovuto utilizzare zoom e grandangolo…e soprattutto svitare l’otturatore della macchina…-
-Oh..no!...Non mi dica…Altro che bugiarda,mr Sheridan:maldestra…- disse la donna,cambiando improvvisamente espressione.
Lui la osservò:davvero era stata solo sprovveduta?Buttò giù una gran sorsata di birra,si volse di nuovo verso di lei.
- Era troppo intenta a osservare me,miss Selena?-le chiese malizioso.-A quanto pare le faccio un brutto effetto…- così dicendo urtò il bicchiere della donna,a mò di brindisi.
-…Lei sa bene che effetto mi fa,mr Sheridan…- gli rispose Selena,maliziosa,e ricambiò il brindisi,sollevando il bicchiere verso di lui.
In quella un auto sgommò rabbiosamente nei paraggi,allontanandosi in fretta.Terry riconobbe la bella testa bionda al volante,ma abbassò il capo,fingendo indifferenza.
-Chi era quella matta?...- sbottò Selena,irritata.
-Mia moglie….- rispose lui e,svuotato con un ultimo sorso il bicchiere,si alzò dal tavolino.
Selena lo guardò:era contro luce,e i suoi occhi socchiusi sembravano ammiccare,insieme al sorriso delle sue labbra ben disegnate:
-Adesso le andrà dietro,per spiegarle che ero solo una cliente?-
-…No:adesso lei mi riaccompagna all’eliporto,mi paga per l’uscita di oggi e da domani,se vuole ancora usufruire del servizio,incomincia a dire la verità!- ribattè lui,duro.
-Ma…le ho detto la verità,mr Sheridan…sono stata maldestra,ho sbagliato:domani torneremo sulle stesse isole e ricominceremo d’accapo…La prego:non mi pianti in asso…-
-Andiamo?- fu l’unica battuta di lui.
Lei gli andò dietro,continuando a rassicurarlo e supplicarlo.Alla fine,pur di zittirla,lui le disse ancora di si.

Mirelle era tornata a casa,furente.Terry non aveva perso tempo…Una settimana lontano da lei e già aveva trovato qualcuna che la rimpiazzasse.
Del resto la colpa era stata sua.La dottoressa lo sapeva bene. E non riusciva a perdonarselo…Ma da quando c’era Adrian la sua vita era cambiata,lei stessa si sentiva cambiata.Sentiva che la sua personalità era come soggiogata dal nuovo ruolo di madre.Aveva sperato che raggiungendo Terry dopo sei mesi ,intanto,sarebbe riuscita a superare questa sua impasse;aveva sperato che tornando a lavoro,avrebbe ritrovato se stessa…Ma non era stato così.Anzi,la distanza tra lei e suo marito si era fatta quasi abissale…Che sciocca…Aveva ragione Terry quando le aveva detto che non gli apparteneva più…in effetti lei non apparteneva più nemmeno a se stessa…
Entrò in cucina.Athina,la domestica stava preparando la cena.Era giovane e silenziosa,troppo silenziosa.Mirelle rimpianse Saphra,rimpianse la sua schiettezza e le litigate che avevano quasi ogni giorno:aveva bisogno di una presenza come quella,accanto a lei.Forse le avrebbe fatto bene,ora,scontrarsi con la vecchia levatrice.
-Mr Sheridan è stato qui,signora…- le comunicò la giovane.
Mirelle ne fu stupita.
-E’ stato qui?..-
-Si…-
-Ha preso qualcosa?- chiese preoccupata Mirelle.
-No signora….è stato con bambino…fuori,su terrazza…-
-Oh….- Mirelle si accasciò su una sedia,intenerita,senza parole.Poi ebbe un’idea.
-Athina…?Hai avuto problemi a tenere Adrian,queste due ore?-
-No,signora…-
-Credi che potresti…potresti tenerlo ancora? Lui…non ha bisogno di molto…più tardi deve cenare,poi io te lo addormento e…-
-Si,signora…tu puoi lasciarlo….io ho quattro fratelli più piccoli,cresciuti da me…- la rassicurò la ragazza.
Mirelle corse dentro,a farsi bella.

Terry era nell’hangar,osservava uno degli elicotteri;il vetro della carlinga gli restituiva la sua immagine,pensierosa e scontenta.
Avrebbe passato un’altra notte nel suo ufficio,a pensare a sua moglie,a domandarsi come mai gli stesse sfuggendo dalle mani,senza motivo.
Scosse la testa,distogliendola dal vetro specchiato.Non vide la nuova arrivata,ne sentì solo i passi avvicinarsi,poi la voce inconfondibile:
-Buona sera,monsieur Sheridàn….-
Socchiuse gli occhi.Sospirò:fino a poco tempo fa gli sarebbe bastato guardarla,per capire cosa fosse venuta a fare.Ora si augurava di non sbagliare.
-Buona sera,Mirelle…- le disse,voltandosi a fissarla
Indossava una camicetta e una gonna:un filo di perle le sottolineava la curva perfetta del collo.I capelli biondi erano raccolti in una coda. Esattamente come la prima volta che l’aveva vista…mancava solo il camice….
-Non ci vediamo da qualche giorno…- disse lei,guardandolo in viso.
-Ho avuto molto da fare…- rispose lui,fissandola centimetro per centimetro.No,non si sarebbe potuto sbagliare.Mirelle era lì per un unico,splendido,inconfondibile motivo.
-Una cliente esigente,a quanto pare…- si lasciò sfuggire lei,piuttosto rabbiosa.
Terry sorrise:la gelosia di lei non faceva che accendere oltremisura il suo desiderio.Per tutta risposta,infatti le disse:
-Levati quelle perle,Mirelle…-
-Perché?...-
-Levatele e mettile al sicuro…
-Terry…
Lui le si avvicinò,domandandosi perché soltanto lei riuscisse a pronunziare il suo nome a quel modo,come un richiamo…La osservò sollevare i capelli e sfilarsi la collana,lentamente.Le sue mani le cinsero la vita,mentre le domandava,in un sussurro:
-Che cosa sei venuta a fare qui…dimmelo…-
-A gridarti…quanto ti amo,Terry…-
Le mise una mano nei capelli,l’attirò contro di sé,baciandola a perdifiato.Poi la sollevò piano e la mise a sedere su un tavolo da lavoro.
-…Lasciamelo fare,honey…-sussurrò,poi tenendola stretta a sé con una mano,liberò il piano del tavolo con l’altra,buttando a terra ogni cosa….quindi,ce la stese sopra e la prese così.Ma non gli bastava:era solo l’inizio…Quella notte voleva riprendersela fino nell’anima…E lei sembrava volerlo seguire oltre ogni limite.
La sollevò sulle braccia e la adagiò sulla paglia di imballaggio.
Lei lo guardò,gli cinse il collo con le braccia nude e lo baciò,poi gli sussurrò:
-Non smettere…-
Lui non se lo fece ripetere.




Stretti l’uno all’altra,nella semioscurità dell’hangar,Terry e Mirelle riprendevano fiato,a fatica.Perchè le loro labbra sembravano incapaci di staccarsi.Mirelle tentò finalmente di parlare:
-Non credevo più…-
-Cosa?- la interruppe lui:le sue mani scorrevano tra i capelli e le spalle di lei,irrefrenabili.E i suoi occhi erano carichi di amore e desiderio.
-Sono stata così sciocca,amore…-
Lui le sorrise.
-Continui a sorprendermi…arrivare qui,a quel modo…-si interruppe per baciarla.- Monsieur Sheridàn!.-imitò scherzosamente la voce di lei- vestita come la prima volta che ti vidi…- si interruppe di nuovo – Tu sei nata per me,Mirelle Thambay…per essere mia…- E qui il suo bacio sembrò interminabile.
Mirelle riuscì a parlare di nuovo:
-…Sei stato lontano sei mesi…pensavo…-
-Che cosa? Che non ti desiderassi più?...-
-E’ bastata una settimana,per trovare…di meglio…- gli disse,imbronciata.
Lui scosse il capo,con un ghigno divertito.
-Che sciocca…Credi davvero che possa trovare di meglio?Non sai che tu sei il mio meglio? In sei mesi non ho fatto altro che pensare al tuo arrivo…-
Lei scherzò:
-Non ci credo…- con una espressione birichina irresistibile.
Lui la guardò,dapprima stando allo scherzo;poi la sua espressione cambiò,divenne seria,appassionata.
Fu di nuovo su di lei,le labbra sulle labbra,sul viso,sul collo:
-Non ci credi che ti desidero come il primo giorno che ti ho vista?-
Rotolavano sulla paglia:lui la prendeva di nuovo, incalzandola con un’energia incontenibile
-Non ci credi che come sei entrata ho pensato solo che ti avrei avuta?…-
-Non ci credi che sei diventata mia carne e mio sangue? Che sei l’aria che respiro…..piccola strega francese?...
-Non ci credi?Non ci credi?- continuava a ripeterle,sottolineando con le parole il ritmo della sua presa,fino a che lei gemette,al culmine del piacere:
-Ci credo….-
-Gridalo!-
-Ci credooo….-
Finalmente si fermò,gli ritornò sulle labbra il solito incorreggibile sorrisetto,e commentò:
-Sapevo che ti avrei convinta….-
Lei sospirò,stremata,e scosse la testa.Poi ebbe finalmente la calma di guardarsi intorno.
-Hai dormito qui,in questi giorni?-
-No,in ufficio…c’è una branda…-
-…Tornerai ?-
-A dormire sulla branda?...è un po’ scomoda!- scherzò lui
-Hai capito benissimo!Tornerai a casa?-
- Tu che dici?...-
-..e io,posso tornare qui,di tanto in tanto?-gli chiese,dolcemente maliziosa.
Lui le rispose abbracciandola.
-Promettimi che non ti perderò mai…- le disse.
Mirelle sorrise,turbata.
-Non pensarlo neppure,Terry…ma tu non essere impaziente…non essere geloso di Adrian…-
-Non lo sono,piccola…lo sai bene…-
-E nemmeno del mio lavoro…-
Qui lui non rispose,imbronciandosi un po’.
-Se ami me,devi amare anche quello che faccio…-
-Si,ma odio tutto quello che ci divide…-
-Ho avuto una notizia che forse ti farà piacere…-
-Cosa?-
-Ho il permesso di aprire un piccolo ambulatorio…a casa…Non dovrò più lavorare al computer:sarò sempre vicino ad Adrian…e a te….-
Lui la guardò,non del tutto convinto;ma le sorrise,incoraggiandola:
-Bene…un ambulatorio per bambini o anche per adulti?-
-Perché?- chiese lei
-Perché improvvisamente non mi sento bene…-disse,mettendosi una mano sul petto-avrei bisogno di una visita accurata,dottoressa!-
Così dicendo rise,poi riprese a baciarla,giocando teneramente con lei.
Alla fine di quella nottata di passione,Mirelle aveva preso sonno.Improvvisamente si svegliò,con un sussulto.
-Adrian!..-
Fuori era ormai giorno:Terry non era vicino a lei…
Ci mise qualche minuto a orientarsi.Si alzò,indossò qualcosa,fece qualche passo.Sentì qualcuno parlare piano,ma non riuscì subito a capire da dove arrivasse la voce:
- Vedrai come sarà contenta la mamma,della sorpresa…-
Mirelle si voltò.Terry era su uno degli elicotteri:aveva in braccio Adrian e gli stava dando il biberon,mentre il piccolo giocherellava tra i comandi,incuriosito e divertito.
Terry la vide,le sorrise e ammiccò al bimbo:
-Stanotte papà se l’è ripresa,cucciolo…-
-Amore…stai facendo la pappa?- domandò lei,apprensiva.
-Si…però avrebbe preferito il metodo tradizionale…-
-Terry!- lo richiamò lei,arrossendo.
-Adrian! Certe cose alla mamma…la fai arrossire!...nemmeno papà può dirle…- sottolineò lui,poi la guardò,intensamente- Può solo farle…-
Così dicendo la attirò a sé e la baciò con l’avida dolce passione di sempre.


Non passò molto tempo che il rumore di una Jeep che si avvicinava rombando all’hangar,ricordò a Terry il suo impegno di quella mattina.
-Oh…- si rammaricò Mirelle- La tua cliente esigente è già qui….
Così dicendo lo scrutò attentamente.La gelosia non le era affatto passata.
Selena si era affacciata sulla porta dell’hangar e sbirciava all’interno.
-Mr Sheridan?...è qui?-
- Si Selena…venga avanti…- rispose l’uomo,a voce alta,poi.rivolgendosi a Mirelle – E’ meglio che tu e Adrian torniate a casa…
-Ma no? –ribattè lei,dispettosa- Ed io che credevo che saremmo venuti con voi…-
-Vieni…ti accompagno alla tua auto…così potrò presentarti la mia cliente..-
-Muoio dal desiderio di conoscerla…-
-Ne ero certo…-ironizzò lui.
La giovane bella bruna se lo trovò davanti in versione ‘daddy’,col piccolo Adrian in braccio.
-Oh..ma che carino….-disse,sfoderando un improbabile senso materno.
Il bimbo la guardò sospettoso.
Alle spalle dei due,poi comparve Mirelle.Nonostante avesse indossato gli abiti della sera prima,recuperato le perle e riavviato i capelli,l’espressione sul suo viso non dava adito a molti dubbi…Selena guardò lei,poi Terry ed ebbe la sicurezza che quella notte nell’hangar doveva essere successo qualcosa di…esplosivo.
-Posso presentarle mia moglie Mirelle?- disse Terry,attirando quest’ultima sotto il suo braccio vigoroso.
-Molto piacere signora Sheridan,Selena Efford…- disse stringendole senza entusiasmo la destra.
-Signorina Efford….- disse a sua volta Mirelle,con fredda cortesia.
-Sistemo la famiglia e sono da lei,Selena…-disse poi Terry,avviandosi verso l’auto.
La nuova venuta si guardò intorno,sospirando un po’ delusa.
Terry sistemò Adrian sul seggiolino,assicurandosi che fosse tutto a posto.
-(Cucciolo,non trovarti mai in mezzo a due donne…) –raccomandò a l piccolo,che sembrava davvero dargli retta.Infatti sorrise,rispondendo all’occhiolino del padre.
Poi si volse a salutare Mirelle.Questa gli strinse le braccia intorno al collo e lo attirò verso di sé,dandogli un bacio di quelli che solo lei sapeva dare…Intanto,aperti gli occhi,indirizzò a Selena una guardata che significava:Guai a chi invade il mio territorio…!
A stento Terry riuscì a interrompere quella dolce tortura.
-Fiuuu…accidenti….se continui così,avrò bisogno della tenda ad ossigeno…- scherzò.
Lei ribattè,maliziosa:
-Non sai quante cose si possono fare,sotto una tenda…-
Lui sospirò,sorridendole intrigato:
-Dottoressa Thambay!...-la rimproverò.fintamente scandalizzato.
-Signora Sheridan,prego!- lo corresse lei,significativamente. Quindi balzò sull’auto e mise in moto.
Lui la seguì con lo sguardo.A lungo:quasi incapace di distogliere gli occhi dalla massa bionda dei suoi adorabili capelli.

Sospirando,ma soddisfatto,Terry volse la testa verso Selena che cominciava a dare segni di impazienza.
Scuotendo il capo,l’uomo le andò incontro,bofonchiando:
-Dura la vita…non si finisce mai…-
-Ma che bel quadretto familiare,mr Sheridan….- disse con un sorriso acido la cliente.
-Bello vero?- ribattè lui,dando un ultimo sguardo alla nuvola di polvere sollevata dall’auto di Mirelle. –E lei,miss Selena,non lo ha ancora trovato,un fidanzato?
Aveva un sorriso irridente.Selena lo fulminò con lo sguardo:
-Purtroppo non sono stata fortunata come la signora Sheridan,colonnello!-
-Ah ah…-la richiamò lui- aveva promesso di non usare più questo appellativo…Che isola fingerà di fotografare,stamani,miss Pinocchio?-
Così dicendo monto agilmente sull’elicottero e avviò le procedure di decollo.
Senza parlare,dato l’assordante rombo del mezzo,la donna gli toccò una spalla e gli mostrò la macchina fotografica:tolse l’otturatore,azionò zoom e grandangolo.
Marcando il movimento delle labbra,perché lei lo intendesse,Terry gridò:
-E la PELLICOLA?-
Selena sbuffò:gli indicò il led della pellicola,poi sospirò,spazientita.
Lui rise,di gusto.Poi l’elicottero decollò.


Tornata a casa,Mirelle si mise al pc:doveva completare il caricamento del data base,prima di aprire l’ambulatorio.
Continuava a trovare delle stranezze,però,che non la convincevano.
Alzò il telefono,formulò un numero.
-Harry?....sono Mirelle…posso disturbarti un minuto?-
-Ciao Mirelle…dimmi?-
-Senti io non mi raccapezzo tra i dati…ci sono troppe stranezze…-
-Puoi accennarmi di cosa si tratta?-
-Preferirei parlartene di persona:vieni a cena da noi,stasera?...-
-Grazie,vengo con piacere….-
Mirelle mise giù la cornetta,riprese a controllare le schede.Inutile più di una volta risultava che lo stesso paziente un giorno presentava una certa patologia;una settimana dopo non la presentava più…E non si trattava di raffreddori…
Mirelle sospirò,appoggiandosi allo schienale:chissà Terry come avrebbe preso l’invito a cena di Harry?...




L’elicottero volteggiava su un’isoletta poco visibile dal mare.perchè riparata da un cordone di isolotti più o meno alti che sembravano farle da cortina.
La vegetazione fitta sembrava assolutamente incontaminata:Terry planò leggermente per permettere a Selena di scattare delle foto più ravvicinate,quando improvvisamente qualcosa esplose nell’aria a pochi cm dall’elicottero.
-Dannazione…pare che sull’isola tengano molto alla privacy!- disse il pilota.
Lo spostamento d’aria aveva portato l’elicottero leggermente fuori quota.
-Cos’è stato?- gridò Selena,preoccupata.
-Ci hanno sparato addosso!- le rispose l’uomo.
-Oddio…ci hanno colpiti???- gridò,impallidendo
-Non ancora…era solo un avvertimento…La prossima volta non sbaglieranno…-
-Torniamo indietro!- gridò lei,ormai in preda al panico.
-Non sia mai detto…proprio ora che cominciavo a divertirmi?- così dicendo Terry cambiò bruscamente direzione,virando verso la vetta di quello che sembrava un vulcano spento.
-Mr Sheridaaan!- gridò Selena,convinta che si sarebbero sfracellati di lì a poco.
-Non doveva fare delle foto?- rispose lui,risalendo improvvisamente ad alta quota- Al prossimo giro…si prepari…Le piacciono le montagne russe,miss?-
Con una seconda virata,ancora più inclinata della precedente,quasi in looping,Terry sfiorò di nuovo la parete del vulcano,poi si risollevò:Selena aveva fatto qualche decina di scatti…
-Adesso filiamo….!-
Sembravano essersi sufficientemente allontanati dal pericolo,quando qualcosa balenò lungo i fianchi del mezzo.
Selena gridò di nuovo:
-Che succedeee!!!-
-Questa volta ci hanno preso…abbiamo perso gli skift…(e qui aggiunse un’imprecazione)-
-Possiamo rientrare?- chiese sempre più spaventata la ragazza.
-Certo!...peccato che per atterrare dovremo inventarci qualcosa…-
Il viaggio proseguì molto più lentamente:era sera quando avvistarono di nuovo la costa.
Man mano che rientravano verso la terra ferma,l’elicottero perdeva colpi.Selena ora taceva,guardando di tanto in tanto Terry Sheridan,per capire dalla sua espressione se c’era da stare tranquilli.
-P…perché va così,adesso?-
-….Oh…niente:dobbiamo avere anche una piccola perdita nel serbatoio…- Le rispose lui,senza guardarla,con una espressione stranamente seria e concentrata.
Intanto era entrato in contatto radio con l’eliporto,scambiando poche battute secche con il suo assistente,Paul.
-Adesso,miss..mi avvicinerò quanto più possibile all’asfalto:lei scenda…il mio assistente le faciliterà il compito.-
Selena si slacciò la cintura e,quando ne ebbe l’ordine dall’ex royal marine,si calò giù,cadendo a metà tra le braccia di Paul e una sorta di materasso gonfiabile.
Terry quindi si alzò di nuovo in volo,tentando di atterrare sul fondo dell’eliporto,dove era rimasta,per ogni evenienza,una conca di dune sabbiose.
Riuscì quasi a far arenare l’elicottero nella sabbia,senza peggiorarne le precarie condizioni.
Quindi ne discese,con un’espressione piuttosto spazientita.
Selena gli andò incontro:
-Mi spiace…i danni sono molti?-
Lui le porse la macchina fotografica con una espressione eloquente:
-Queste foto sembrano proprio l’ultima cosa che le interessi,miss Pinocchio…-
Selena prese la macchina,senza dire nulla,ma covando una sorda rabbia,che esplose,poco dopo,quando furono soli nell’ufficio di Terry:
-Mi sembra un po’ turbata,miss Selena…-le disse questi,provocatoriamente,intascando il compenso per quella giornata.
-Si,mr Sheridan…-
-Ma qui ci sono dei soldi in più…come mai?-
-E’ la sua liquidazione,mr Sheridan…non intendo più usufruire dei suoi servigi…-
Terry scosse la testa,fingendo il tipico disappunto che si indirizza ai bambini che non si comportano bene:
-………….e perché mai,miss ?-
Questa volta la ragazza sbottò come una furia:
-Perché?...perchè oggi ho rischiato di morire in quattro modi diversi…sparata,sfracellata su una roccia,annegata…precipitata da un elicottero… -
Lui le fece un sorrisetto ironico:
-Per così poco?...ah,non le fanno più le spie di una volta…-
Lei lo avrebbe volentieri strozzato.Per poco non gli tirò la macchina fotografica contro.
-Io non sono una spia!-
-Miss Pinocchio…ma perché non vuol dirmi la verità,una volta per tutte?- le disse guardandola negli occhi,a una distanza pericolosamente ravvicinata,porgendole i soldi in più.
Lei deglutì,sospirando.Non sostenne il suo sguardo:gli prese le banconote dalle mani,con un gesto brusco e uscì sbattendo la porta.

Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:08
 
Top
Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 18:16




...divertente ritorno!
 
Top
view post Posted on 5/4/2008, 18:16
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Era tardi ormai.Mirelle e Harry avevano rinunciato ad aspettare Terry e avevano cenato da soli.
-Tutto ottimo,grazie…- le aveva detto Harry,gentilmente,tentando di allentare la tensione di quella lunga attesa.
Mirelle decise di parlargli ormai del suo problema:avrebbe voluto informarne anche suo marito,ma se lui preferiva attardarsi con le clienti esigenti…
Introdusse il collega nel suo studio e gli mostrò al computer tutti i documenti schedati che presentavano delle incongruenze:
-Guarda questo…***** ******,ricoverato il giorno 6/7/O3…cardiopatia congenita…dimesso l’8/7…;rientra per un controllo il giorno 11…e non ha più la cardiopatia?-
-Non so cosa dirti…- Harry sembrava visibilmente agitato.
Mirelle lo guardò:
-Mi stai nascondendo qualcosa,Harry?-
L’uomo si schiarì la voce,negò.
Mirelle continuò a mostrargli altri casi simili;dieci,venti casi come il primo,tutti relativi a pazienti della stessa fascia d’età,maschi,di etnia maori.
Harry sudava,si aggiustava continuamente gli occhiali sul naso,si agitava.
-Vuoi dirmi cosa ne sai,Harry!- gli domandò la donna,spegnendo bruscamente il pc e aggredendolo direttamente.-
-E’ una brutta storia Mirelle..-
In quella il rombo della moto di Terry che finalmente rientrava,li interruppe.
Mirelle rimase un attimo sospesa..:proprio ora che Harry stava per raccontarle la verità…ma intanto era stata abbastanza in pensiero per il ritardo del marito.
-Scusami..- disse al collega,e andò incontro al nuovo venuto.
L’uomo era visibilmente stanco,ma quando la vide andargli incontro,d’apprima correndo,poi fermandosi con le mani sui fianchi,che lo guardava leggermente inquisitoria,la afferrò per i fianchi,sollevandola per darle un bacio rassicurante.
-Mi spiace,honey…ho avuto una giornata piuttosto pesante…Ma chi c’è con te?- chiese poi,improvvisamente diffidente.
-E’…è Harry…quel collega che ti ho presentato all’aeroporto…te ne ricordi?-
La risposta fu una sorta di grugnito,senza entusiasmo.
-Lo avevo invitato a cena,per parlargli di una cosa….ne volevo parlare anche a te…-
Terry sospirò,deciso ad essere conciliante.
I due rientrarono;Harry stava prendendo il soprabito,approfittando per andarsene.
-Tanta fretta di andar via,amico?- gli disse Terry,vagamente sospettoso.
-Bè..si è fatto tardi e…-
Mirelle fu molto decisa:
-Non puoi andare via ora….Voglio sapere quanto ne sai,davvero?-
Il medico posò il soprabito,sospirando.Poi chiese:
-Tuo marito è informato?-
-No..ma si fa presto a…-
-No,meglio di no…meno persone sanno di questa storia,meglio è.Anche tu Mirelle:dimenticala…-
-Ma perché?...-
-Dammi tutte le schede..domani le porto alla sede centrale di Aukland:che se la sbrighino loro!-
-Mi vuoi dire perché?-
-Perché l’ultimo che si è occupato di questa storia…è stato fatto sparire…!- confessò finalmente il giovane,cadendo affranto su una sedia.
-Allora c’è sotto qualcosa?- domandò Mirelle,per niente scoraggiata dalla dichiarazione del collega.
Terry continuava a guardare ora l’uno ora l’altro degli interlocutori,come a una partita di tennis,cominciando francamente a spazientirsi.
-Posso sapere di cosa state parlando?- domandò,ma sembrava più un ordine,che una richiesta.
-Non dirglielo..- supplicò Harry,tacendo a un’occhiata eloquente dell’ex colonnello.
-E’ una storia strana,…persone malate che guariscono improvvisamente e…-Mirelle rispondeva affastellando le informazioni.
-Piano…-le disse lui- Adesso ci sediamo,e mi dite tutto con calma…-indicò col gesto e lo sguardo il tavolo e le sedie.
Harry sedette,ormai succubo.Anche il padrone di casa sedette,stringendo Mirelle a sé.
La donna lo informò delle sue perplessità,dello scambio avuto con Harry,del turbamento di quest’ultimo;finalmente cedette la parola al medico,che raccontò:
-Il dottor Rushmore,che ti ha preceduta…aveva trovato le stesse incongruenze…Volle saperne di più:andò a cercare queste persone,casa per casa,isola per isola…Una sera mi chiamò:era agitatissimo…’Harry,dietro c’è qualcosa di incredibile…domattina vado a Aukland a raccontargli tutto!..’ Non volle dirmi niente,però:c’era paura nella sua voce…-
L’uomo interruppe il suo racconto,visibilmente emozionato.Mirelle si strinse a Terry,che chiese:
-E come è finita?-
-….Lui…non è mai arrivato a Aukland…Ebbe uno strano incidente d’auto…-
-Bè, -disse Terry- Mi sembra sufficiente per escludere che tu debba occuparti della faccenda,piccola…
-Ma…- Mirelle non era esattamente d’accordo.
-Nessun ma…-
-Tuo marito ha ragione…Lascia perdere:dammi tutto,che lo porto a Aukland..-
Mirelle cinse il collo di Terry,sperando di convincerlo:
-Potrei almeno andare a Aukland con Harry…parlarne in direzione…-
-Le dica di no…- suggeriva il medico.
Terry sospirava:non era facile convincere quella donna…nient’affatto facile.
-Allora verrò anch’io…- disse.
-No…e Adrian?..Athina domani non c’è…lo sai…Del resto: che rischio corriamo?io non ne ho parlato con nessuno..Harry nemmeno…E’ un normale briefing…Se tu venissi,daremmo solo di più nell’occhio…-
Incontenibile Mirelle…come sempre!
Terry guardò interrogativamente Harry,il quale sembrò convenirne.
-Bè..forse Mirelle ha ragione…Allora,andiamoci insieme!-
Così detto,prese il soprabito e si congedò,ancora un po’ scombussolato.
Terry si stringeva al petto la giovane moglie,guardandolo andare via.
-Non mi piace quel tipo,bambina…Non mi piace nemmeno questa storia…-Le disse solleticandosi il mento coi suoi capelli.
-Domani sera ne sarò fuori,amore:te lo prometto!-lo rassicurò lei,stringendoglisi forte.




Il cicalino del cordless sul comodino vibrava con insistenza.
Spazientito,finalmente Terry lo alzò,rispondendo piuttosto controvoglia:
-Si!...-
-Mr Sheridan…sono all’eliporto da mezz’ora…-
L’uomo sbuffò,sollevandosi dalle lenzuola con indolenza e avvicinandosi alla culletta di Adrian,che fortunatamente dormiva ancora.
-Desolato,miss Efford…oggi le giostre sono chiuse,per manutenzione…- bofonchiò,sbadigliando.
-Ma c’è l’altro elicottero,mr Sheridan…-
-Si?...allora vada con Paul..e mi lasci in pace…-
Era entrato in cucina,dove Mirelle stava approntando la colazione,piuttosto in fretta.
-Ci risentiamo domani,miss…- disse poi brusco,chiudendo la comunicazione e poggiando il telefono sul tavolo.
Allungò una mano verso una fetta di pane imburrato e si avvicinò alla moglie,per condividerla con lei.Mirelle ne addentò un pezzetto,salutandolo con un sorriso.
-Sei già in partenza…-le disse,osservandola.La donna aveva indossato dei pantaloni coloniali e una giacca sportiva,mentre lui era ancora in boxer.Gli lanciò un’occhiata di rimprovero.
-Si…guarda:ti ho preparato un promemoria…c’è scritto tutto quello che devi fare…- gli porse un foglietto su cui aveva enumerato tutti gli impegni da rispettare col piccolo.
L’uomo ci diede una rapida occhiata:
-Accidenti…ha una agenda più fitta di quella della Rice,questo bambino…- commentò lui,posando il post it piuttosto in fretta sul tavolo e afferrando lei per la vita.
-Non sono ancora sicuro se faccio bene a lasciarti andare,honey…- le disse,serio.
-Non sarai un pochino geloso di Harry?- gli domandò lei,maliziosa.
-Di chi?- domandò lui,significativamente.
Risero insieme.Poi si baciarono,con tenerezza e desiderio insieme.
-Mi raccomando,…stai attento ad Adrian… - gli ricordò ancora lei,andando via.
-Stai attenta a te…- le ripetè lui,stranamente apprensivo.
La voce del piccolo che reclamava attenzioni lo costrinse a rientrare.
-Bene…petit Sheridan…Da dove cominciamo? –gli disse,tirandolo fuori dalla culla e andando con lui a recuperare il promemoria rimasto sul tavolo di cucina.
-….mmmm,colazione,lavarsi,vestirsi,…fare una passeggiatina…-Aveva messo il piccolo a sedere nel seggiolone e lo guardava,complice.
-Una passeggiatina?...preparati Adrian…le passeggiatine con papà sono … diverse!- gli fece l’occhiolino,come sempre,suscitando la risatina entusiasta del piccolo.

Così quello per il piccolo Adrian fu un giorno di grandi novità,di grandi emozioni.
Sistematolo saldamente nel marsupio,suo padre decise che fosse venuto il momento di fare un giro in moto,assieme.
-Allora,ti piace?- gli domandava procedendo a velocità appena sostenuta per le larghe volute della litoranea.
Terry non poteva immaginare quanto…Appena fermò la moto,Adrian proruppe in un grido inequivocabile:come…era già finito?
L’uomo fu costretto a riprendere la corsa…domandandosi piuttosto preoccupato se avrebbe ceduto prima il bambino…o il serbatoio della moto…
Per fortuna,l’idea di tornare tra gli elicotteri sembrò interessare il volitivo Adrian abbastanza da permettere a suo padre di interrompere quel carosello continuo.
-Sai cucciolo…- commentò l’uomo,entrando nell’hangar- Da quanto sembri ostinato non so se somigli più a me o a tua madre…?-
Paul andò incontro al suo principale,sorridendo affabilmente al nuovo piccolo arrivato.
-Accidenti,boss…non la immaginavo neppure in versione baby sitter…- si lasciò scappare.
L’altro gli rispose con un’occhiata eloquente,poi domandò:
-Miss Efford non si è vista,stamattina?-
-No,boss…venga a vedere…ho tirato dentro l’elicottero in avaria…-
I due uomini si misero all’opera per cercare di capire se e quando il mezzo avrebbe potuto essere di nuovo funzionante.
Adrian fu messo a giocare tra i comandi,ma a turno i due controllavano che non combinasse troppi guai…Quello scavezzacollo era capace di decollare…a momenti!
-Boss…lasci pure che ci lavori io…tanto finchè non arrivano i ricambi…?-
Terry sembrava assorto in qualcosa:sulla fiancata dell’elicottero era visibile la traccia del proiettile con cui erano stati colpiti…proiettile?non si capiva bene di cosa si trattasse…
-Alta tecnologia,Paul….sembrerebbe un laser…Ci è andata bene!- commentò piuttosto serio e contrariato. Poi andò a recuperare Adrian,che gattonava tra la paglia di imballaggio e delle taniche di benzina:
-Ehi ehi ehi…se ti vedesse tua madre…! Andiamo…- ma il piccolo protestava – Andiamo:un altro giro in moto..d’accordo?...D’ACCORDO?.. Paul,noi andiamo…-
L’ex marine si risistemò col piccolo sulla moto,ma prima provò a chiamare Mirelle.Naturalmente senza ottenere risposta…Il cellulare non era raggiungibile…
-Strano che non chiami lei…- pensò l’uomo,ma scacciò via i pensieri molesti,almeno per quel momento.
Nel pomeriggio Mirelle gli mandò un sms,in cui lo rassicurava che andava tutto bene,ma aveva avuto problemi di campo.
L’uomo non era affatto tranquillo…
Era sera quando lui e il piccolo rientrarono a casa.
Era rientrata anche Athina,che preparò la cena e il bagnetto per Adrian.
Ora cominciava ad essere seriamente preoccupato.Affidò il bambino alla solerte governante e se ne andò fuori,nel patio,ad aspettare…
Ormai era sicuro…qualcosa non andava per il verso giusto…
Di lontano,vide avvicinarsi un’auto della polizia stradale.Ne scese un poliziotto,piuttosto imbarazzato,che si schiarì appena la voce,domandandogli:
-Il signor Sheridan?...potrebbe seguirci,signore…c’è stato un incidente…

L’auto della polizia si fermò in prossimità di un canale:un argano stava tirando fuori dall’acqua la jeep;i lampeggianti delle auto e dell’ambulanza creavano ombre psichedeliche dappertutto.
-Mi spiace,mr Sheridan…l’auto deve essere uscita di strada…siamo riusciti a recuperare il ferito,ma del corpo di sua moglie…-
Gli occhi di Terry sembravano due lame di acciaio incandescente,la sua mascella era contratta;a un tratto,come una tigre che fiuta la preda guardò verso l’ambulanza,dove,su una lettiga,pesto,con una flebo nel braccio e la maschera dell’ossigeno sul volto,stavano caricando Harry Hastings.Come una furia fu su di lui,afferrandolo per il petto,senza nessuna pietà:
-Che cosa ne è stato di lei Hastings????...che cosa hai fatto,dannato…- Accorsero i poliziotti,in aiuto al personale medico,per fermarlo:sembrava un indemoniato,la sua presa sembrava inarrestabile e avrebbe sicuramente ucciso il povero Harry se non fossero riusciti in qualche modo a trattenerlo abbastanza,da richiudere le porte dell’ambulanza e farla partire in fretta.
-Si calmi…si calmi…- cercavano di trattenerlo i poliziotti,subendone ovviamente la reazione violenta.Ne mandò uno a ruzzolare sulla riva e stava per infierire su un altro,poi si limitò a urtarlo,per inerzia.
I due lasciarono che si avvicinasse all’auto,guardandosi tra loro preoccupati.
Terry riconobbe la borsa di Mirelle e il suo cellulare.Li prese.
-Signore…aspetti…le indagini..- tentò di interloquire uno dei poliziotti.
L’ex colonnello lo incenerì con lo sguardo,poi osservò il canale…Non l’avrebbero trovata lì…Dio,era pieno di caimani…Sferrò un pugno violento contro il cofano dell’auto,ammaccandolo.
Avrebbe distrutto qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro…doveva farlo…Non era possibile accettare quello che stava succedendo…
Poi il gelo si impossessò di lui.Improvvisamente quella rabbia ferina sembrò smorzarsi,covare sotto una cenere minacciosa:
-Qualunque cosa le abbiano fatto,pagheranno fino all’ultima goccia di sangue…Malediranno il giorno che l’hanno sfiorata…-una espressione terribile,un odio implacabile era tutto ciò che si leggeva sul suo viso,indurito come il marmo.
Schiarendosi la voce,il poliziotto che aveva parlato con lui all’inizio –vistolo più calmo – gli si avvicinò:
-Venga….la riaccompagnamo a casa… -e gli toccò appena il gomito.
Lui scattò,respingendo ogni contatto con un gesto di rifiuto.Poi lentamente rientrò nell’auto della polizia…




Si fece lasciare all’imboccatura del vialetto di casa.Lo percorse a piedi,lentamente.
Entrò in casa:Athina gli andò incontro,per avvertirlo che qualcuno lo aspettava…lui la allontanò,scostandosela davanti;entrò nella stanza di Adrian,prese una sedia,vi ci sedette a gambe larghe,appoggiando le braccia conserte sulla spalliera,e fissò il bimbo che dormiva per un tempo indeterminato…
Una voce dall’interno lo riscosse:
-Signor Sheridan…ho qualcosa da farle vedere…-
Finalmente voltò lo sguardo,si alzò e andò nel soggiorno,dove lo aspettava Selena Effort.
-Che cosa è venuta a fare qui…?- la aggredì
Lei si schiarì la voce:
-Le ho portato delle foto…sviluppate…- rispose tenendosi a discreta distanza.
-Se le tenga,le sue foto!- disse lui;la rabbia nel suo petto stava rimontando.
La donna tossì di nuovo,poi insistè:
-Io credo che farebbe meglio a guardarle,mr Sheridan….-
Tenendo gli occhi fissi su di lei,lui allungò una mano al plico,poi cominciò a guardare:una sequenza di pose…in cui si distinguevano degli uomini mascherati,fermare l’auto su cui viaggiavano Mirelle e Hasting;fare scendere la donna,puntandole un mitra contro;legarle le mani dietro la schiena e caricarla su un furgoncino scuro.
Terry guardò le diapositive con maggiore attenzione,poi guardò Selena…e prima che la ragazza potesse difendersi le mollò un manrovescio così violento da farla stramazzare a terra.
-Ah!...- si lamentò lei,poi vide il sangue sporcarle il dorso della mano che aveva portato alla bocca e stava per indirizzargli qualche improperio,ma pensò bene di rimangiarselo di fronte allo sguardo di odio inequivocabile di lui.
-Non..non deve prendersela con me..- tentò di difendersi –Non ne sono responsabile….-
-No?...-sibilò lui,minaccioso.
-Se lei avesse accettato dall’inizio la nostra proposta,colonnello Sheridan…-
Lui la aveva afferrata per il bavero della camicetta:Selena tremava…
-Di cosa sta parlando?-
-Si ricorda…un milione di dollari, …-
Con violenza lui la strattonò,mandandola a cadere su un divano,alle sue spalle.
-Dove l’avete portata?...Dov’è mia moglie?-domandò seccamente.
-Non l’abbiamo rapita noi…- riuscì a rispondergli Selena.
-Che cosa?-
-.Mr Sheridan…l’organizzazione per cui lavoro era al corrente dei misteri in cui si è imbattuta sua moglie,e non solo…eravamo venuti a proporle di infiltrarsi in questo racket di cui non conosciamo esattamente gli intenti…Lei però ha risposto picche…-
-E voi…avete permesso che rapissero Mirelle….-
-Le chiederanno qualcosa,colonnello:lei deve assecondarli…noi la aiuteremo…-
Lo sguardo di Terry era insoffribile,le sue parole suonarono spaventose:
-Si tolga davanti a me,Selena…potrei ucciderla con le mie stesse mani…-
-Io non ne ho nessuna colpa…-tentò di dire la ragazza,ma lui la colpì quasi con la stessa violenza di prima.
-Athina…- disse poi – porta del ghiaccio a miss Effort…-
La giovane governante entrò e si coprì con la mano la bocca spalancata:ma non disse nulla e corse dentro a prendere del ghiaccio e una pezzetta bagnata per medicare la malcapitata Selena.
-E chi è l’organizzazione per cui lavora lei,miss ?-
-..non sono autorizzata a dirlo…-rispose lei,tamponandosi le labbra e le guance,contuse.Poi lo guardò,terrorizzata.
Lui ghignò,cattivo e minaccioso.
-La prego…non vorrà continuare a picchiarmi?- supplicò
-Preghi che non stiano facendo niente di male a mia moglie…-digrignò lui.
-Noi crediamo che vogliano solo indurla a collaborare…-rispose lei.
-Noi?...ah,stia zitta!...-le intimò,quindi riprese in mano le foto e cominciò ad esaminarne i particolari.
-Dove sono i negativi?- le chiese.
- …non li ho qui…-
-Andiamo a prenderli.- Così dicendo la afferrò per un braccio e la costrinse a montare in auto con lui.
Athina gli corse dietro:
-Mr Sheridan???-
Lui fece bruscamente retromarcia.
-Athina…ti affido Adrian…- le disse puntando semplicemente l’indice verso di lei.
La donna incrociò il suo sguardo e assentì,rispettosa.


Selena era ancora dolorante e cercava sollievo nell’impacco di ghiaccio che la governante di Terry le aveva procurato.
-Dove l’hanno portata…sull’isola?-
-Non lo so,colonnello…glielo assicuro…-
-Poco male:andremo a cercarla insieme,miss Pinocchio…- non c’era la solita irridente ironia nella voce dell’uomo,ma solo una feroce determinazione.
-Io…il mio incarico è finito….- tentò di dire lei.
-Credo che sia appena iniziato,invece… Allora:dove vado? Alloggia al Carlton,mi sembra…-
Lei lo guardò,leggermente stupita.
-Ss sì…- ammise.
L’uomo frenò bruscamente e,riafferratala,se la trascinò in hotel.
-La chiave della signorina…- ordinò alla receptionist che,pur notando la stranezza della situazione,non osò replicare.
-Eccola…-
-Saliamo…-
L’ascensore li depositò al piano.Ne uscirono,ma Terry divenne improvvisamente cauto.Il suo istinto aveva fiutato qualcosa di strano.
Osservò la porta della stanza di Selena e,facendo cenno alla donna di tacere, si avvicinò strisciando silenzioso lungo il muro.
In prossimità della porta si fermò,teso ad avvertire anche il più infinitesimale rumore.Inserì quindi la scheda nell’apposito lettore,poi con un calcio ben assestato e puntando la pistola davanti a sé spalancò la porta ed entrò.
La stanza sembrava apparentemente vuota.Lui fece a Selena il gesto di entrare ;la donna si avvicinò,indecisa.Poi entrò,precedendolo.Tutto sembrava in ordine.
-I negativi…- sussurrò lui.
Lei si avvicinò a uno scrittoio,ne aprì un cassetto:
-Niente scherzi,Selena…- le consigliò lui. La donna aveva occhieggiato una pistola,ma poi la sua mano prese una busta e la porse a Terry.
Sempre puntandole l’arma contro,l’uomo fece cadere la busta afferrando i negativi e verificando in controluce che fossero quelli che cercava.
-Possiamo andare…- le disse,riagguantandole il braccio.
In quella,entrambi avvertirono come un tonfo smorzato.Proveniva dal bagno.





Selena guardò interrogativamente Terry,che le fece segno di aspettare.L’uomo si avvicinò alla porta del bagno e,puntando l’arma contro eventuali aggressori la schiuse,lentamente.
Una sorta di bilia grigio scuro rotolò piano sulla moquette,emettendo un sinistro sibilo.
-Dannazione!- imprecò l’uomo,che-afferrata Selena- se la trascinò fuori della stanza,sul terrazzo.
In una frazione di secondo aveva deciso quale sarebbe stata l’unica via di fuga possibile.
-Che ne dice di un tuffo?- le domandò,poi senza aspettare risposta si fiondò con lei giù dal terrazzo,nella piscina sottostante.
In quel momento la stanza di Selena rimbombò,esplodendo.
Caddero in acqua assieme sollevando una torre di spruzzi.Poi,con poche bracciate,sempre tenendola stretta,l’uomo risalì in superficie:
-E’ tutta intera?-
-Credo…credo di sì…- disse,guardandolo incredula.
-Bene…-guadagnarono la scaletta e uscirono dall’acqua,tra lo stupore degli addetti alle pulizie dell’hotel,che avevano appena cominciato la manutenzione del parco.
L’uomo si volse verso Selena,aiutandola a sollevarsi sulla scaletta.
In quella una voce alle sue spalle lo bloccò:
-Adesso alzi le mani sulla testa,Sheridan….e cerchi di stare calmo!-
Lo sguardo del’ex marine tornò feroce.Selena tentò di rassicurarlo.
-Sono amici…- gli disse.-Non reagisca…la prego…-
L’uomo la assecondò.
Il nuovo venuto gli si avvicinò e lo disarmò in fretta.Poi si rivolse a Selena:
-Come va agente?...sta bene?-
-Si…tutto a posto…-
-Allora andiamo…-
L’uomo indossava la divisa dell’esercito britannico.Al suo fianco un graduato minore copriva loro le spalle.
Insieme il gruppetto montò su un’auto dai vetri fumè,e si allontanò dall’hotel in fretta,incrociando i mezzi dei pompieri e le ambulanze che arrivavano a sirene spiegate per verificare i danni di quella insolita esplosione.


L’auto li fermò in prossimità di un caseggiato anonimo.
All’interno,però,ferveva una attività di monitoraggio del territorio,a cui lavoravano decine di agenti silenziosi ed efficienti.
Attraversarono insieme due sale perfettamente attrezzate con maxischermi e monitor,nelle quali gli agenti si muovevano indaffarati e solerti.
-Di qua…- disse poi loro l’ufficiale,introducendoli in un ambiente riscaldato,una sorta di palestra.
-Cambiatevi…siete entrambi fradici…-ordinò,indicandogli degli spogliatoi adiacenti e allontanandosi apparentemente.
Terry era caduto in un mutismo inquietante.Dentro di sé pensava solo che Mirelle era stata rapita e che ogni minuto perso era un minuto che lo separava da lei…
Indossò in fretta gli abiti asciutti che gli erano stati procurati,ma i suoi occhi non smettevano di studiare l’ambiente intorno.
Selena bussò alla sua porta:
-E’ pronto,colonnello?-
Anche la donna aveva indossato la divisa regolamentare.Lui la guardò con un ghigno niente affatto rassicurante:
-…Agente Efford…-
-Già…- ammise lei – Ma non è come sembra,colonnello…Deve credermi:mi dispiace tanto…-
Lo fissò con i grandi occhi scuri,che ne impetravano la comprensione,la simpatia.
-Mi racconterà un’altra volta la sua triste storia,miss Pinocchio…Il tempo passa e mia moglie è nelle mani di qualcuno che ha appena tentato di farla esplodere in mille pezzettini,ben poco attraenti…Quella non era una bomba qualsiasi…-
-Esatto!- una voce interloquì,tra le loro.Era un ometto in borghese,anziano,con pochi capelli e gli occhiali.Terry lo riconobbe facilmente:una delle eminenze grigie dell’M16…
-Volete seguirmi?- disse questi,introducendoli nel suo studio.
Si accomodò alla sua scrivania,invitando Terry e Selena a fare altrettanto.Quindi prese un sigaro e lo accese.
-Colonnello Sheridan…mi spiace rincontrarla in questa dolorosa circostanza…-
-..A me spiace rincontrarla e basta…- ribattè quello.
-Risparmi la sua ironia:non abbiamo molto tempo…-
-Non abbiamo molto tempo? Lei viene a dirlo a me?-
-Noi vogliamo informarla di chi si trova davanti,…come l’agente Efford le avrà detto,siamo pronti a fornirle ogni appoggio....-
-Come l’agente Efford avrà capito…non so che farmene del vostro aiuto…-
-Ne è così sicuro?...intanto le abbiamo fornito le prove che si tratta di un rapimento…e che la signora Sheridan è ancora viva…-
-Era viva quando l’avete fotografata…permettendo che la rapissero senza intervenire con un solo dito!- ruggì lui – Ma davvero credete di poter passare per dei filantropi con me?...conosco bene come manipolate le esistenze altrui,ho personalmente collaborato a rovinarne parecchie,di vite!-
Qundi l’uomo si alzò,continuando a parlare:
-Adesso io uscirò di qui,signor x…e non voglio essere fermato…Non collaborerò con voi,sia chiaro:vado a riprendermi mia moglie da solo…e GUAI se tenterete ancora di intralciarmi…-
La sua voce,il suo tono,la sua espressione non ammettevano repliche.
Aprì la porta di scatto e con un sol colpo preciso alla nuca,neutralizzò l’ufficiale fermo sulla soglia.
-Mi dispiace,amico…ho un po’ di esperienza in più…- quindi si impossessò delle sue armi e puntandole sull’ometto,ribadì: -Dica ai suoi di starsene quieti…Non ho altro tempo da perdere..-
-Aspetti…- tentò di dire Selena.
-Addio agente Efford…- rispose l’uomo,scomparendo aldilà della porta.
Il signor x guardò crucciato la ragazza.
-Vado con lui?- domandò questa.
-Sta ancora aspettando?- sibilò quello.

Terry era balzato su una moto lasciata apparentemente incustodita e stava rientrando a casa.
Aveva i negativi delle foto in tasca,su cui lavorare.Non sarebbe stato difficile risalire da quelli agli esecutori materiali dell’operazione. Se li avesse trovati ancora in vita…avrebbe potuto ottenere da loro le informazioni che gli servivano…altrimenti sarebbe andato direttamente sull’isola,a riprendersi Mirelle…
Trovò Athina che cercava di calmare il piccolo Adrian:anche lui aveva percepito qualcosa di strano…e ora pretendeva la sua mamma,piangendo disperatamente.
Terry si sentì stringere il cuore…quello stupido cuore che purtroppo gli batteva nel petto,proprio per merito di Mirelle…
Prese il piccolo dalle mani della domestica e gli parlò piano,stringendolo con delicatezza:
-Calmati cucciolo…anche papà è arrabbiato e avrebbe voglia di strillare come te…-
La voce calda e rassicurante di suo padre sembrò restituire al bimbo un po’ di tranquillità.
-Ecco…adesso va meglio vero?...- così dicendo entrò nello studio di Mirelle e accese il pc,sedendosi col piccolo in braccio davanti al monitor. –Dobbiamo ritrovare la mamma,Adrian…-
Intanto infilò le foto nello scanner e cominciò ad osservarle,ingrandite.
Il piccolo cominciò a giocherellare col mouse,e senza immaginarselo,aprì il file su cui Mirelle aveva lavorato recentemente.
-Ehi…- disse Terry – Ma sei un fenomeno! Ora però stai un po’ fermo…-
Un telefono squillò.Era un suono lontano…proveniva dalla borsa di Mirelle:era il suo cellulare.
-Ci siamo…- pensò l’ex marine.
Era un mms. Prima di aprirlo,l’uomo ritenne opportuno che il bimbo proseguisse la sua regolare giornata.
-Athina?...forse Adrian adesso deve mangiare…- gli venne in mente il promemoria che la moglie gli aveva lasciato la mattina prima. Chissà dov’era finito? Mirelle aveva elencato punto per punto tutte le cose da fare.E al punto 10 aveva scritto…’n’obliè pas que je t’aime’.


Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:11
 
Top
Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 18:18





...accidenti,altro che divertimento!!!
 
Top
view post Posted on 5/4/2008, 18:18
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Terry collegò il cellulare al monitor del pc,per guardare bene l’mms;poi finalmente lo aprì.
Inizialmente si distingueva solo uno sfondo grigio,ma una voce fuori campo parlava:
‘Salve colonnello Sheridan:noi non ci conosciamo,con mio grande rammarico,ma io sono entrato in possesso di qualcosa che le è molto caro…’
A questo punto sullo sfondo prendeva corpo una immagine:Mirelle,con le mani legate e un bavaglio sulla bocca,tenuta sotto minaccia da un uomo armato e mascherato.
‘..sfortunatamente colonnello sono stato abituato a restituire sempre quello che non è mio:dunque le restituirò volentieri la sua bella signora.Deve solo decidere se la rivuole intera o un pezzo alla volta?’
Terry digrignò i denti,imprecando con rabbia.
‘Non ci sono dubbi che lei la rivoglia tutta intera:allora rimanga in attesa,le dirò a suo tempo cosa voglio in cambio…Si ricordi che io non minaccio mai a vuoto:chieda che ne è stato della bella ficcanaso a cui ha dato lezioni di volo….’
L’ex marine aggrottò le sopracciglia:forse chi parlava non era al corrente che Selena era sfuggita all’attentato?
‘Ed ora,colonnello,lascio che le parli direttamente sua moglie.’
Sul monitor,Terry vide l’uomo armato togliere con mala grazia il bavaglio a Mirelle.I suoi muscoli erano così contratti che avrebbe sentito dolore fisico,se la rabbia e l’odio dentro di lui non avessero anestetizzato ogni altra sensazione.
Mirelle aveva tra le mani un quotidiano con la data di quel giorno;fu costretta ad alzarlo,mostrandolo alla telecamera.
‘Dica anche qualcosa a suo marito,signora…lo inviti a venire presto a riprendersela…’ la invitò con melliflua cortesia la voce fuori campo.
Mirelle guardava l’obiettivo,ma non parlava:
‘Parli,per dio!’ gridò stridula la voce,mentre contemporaneamente l’uomo armato strattonava minaccioso la dottoressa.
L’ex marine pregò che Mirelle parlasse:non tollerava che le facessero del male sotto i suoi occhi impotenti.
Finalmente la donna disse qualcosa:
-Terry…perdonami,amore…e stai attento…stai attento a Adrian…-

Il video si interrompeva così,bruscamente.
Perché l’avevano presa? Cosa volevano da lui? C’era qualcosa di strano,di improprio in quella storia che non lo convinceva…
Poco male.Si sarebbe comunque dato da fare.Intanto non sarebbe stato difficile,con le foto che aveva per le mani,risalire agli esecutori materiali.
Alzò la cornetta del telefono e prese appuntamento con una concessionaria d’auto e furgoni.
Infilò la pistola nella cintola ;poi entrò in cucina,dove il piccolo Adrian stava finendo di mangiare.
Si avvicinò al bambino e lo guardò negli occhi,serio:
-Adrian…papà deve andare…mi fido di te,cucciolo…- e gli diede un buffetto sulla guancia,senza cambiare espressione.
Il bambino sembrava davvero ascoltarlo.Anche lui rimase serio,con gli occhi fissi sul padre,poi accennò a un timido sorrisetto.
Terry glielo ricambiò appena,poi si rivolse alla governante:
-Athina…se non mi vedessi tornare…prendi il bambino e portalo da te:tieni,qui c’è abbastanza denaro per occuparti di lui…-
-Va bene signore:Adrian è mio fratellino piccolo…-lo rassicurò la giovane donna.
-Brava,Athina…- la ringraziò lui,senza sorridere.
Quindi uscì dalla casa e,montato sulla moto,iniziò la sua caccia.


Per prima cosa,Terry volle tentare di parlare col dottor Hastings,per cercare di capire cosa avesse visto la sera del rapimento.
Raggiunse l’ospedale dove presumibilmente doveva essere stato ricoverato.Senza dare troppo nell’occhio.scivolò nel reparto pronto soccorso e,indossato un camice,abbordò una graziosa infermiera,per carpirle informazioni.
-Signorina …scusi,può passarmi la cartella clinica di Hastings…-
La giovane infermiera,disorientata dall’aspetto seducente dello sconosciuto interlocutore,inizialmente non mise a fuoco se si trattasse o meno di un medico o no.
-Ma..veramente..dottor?-
-Sheridan…cardiologia….- disse l’uomo,senza batter ciglio.
-Oh…- l’infermiera era veramente imbarazzata:quell’uomo sembrava così sicuro,ma indossava un camice da infermiere e…-
-Vuole rispondermi?- insistè Terry ,attirandosela contro in maniera piuttosto persuasiva.
-Ss si…non l’abbiamo qui:il paziente è in terapia intensiva….e…-
-Peccato:la sua conversazione è interessante,ma devo lasciarla…-
Così dicendo,l’uomo sparì alla vista della infermiera che,finalmente,spaventata,diede l’allarme.
-C’è un intruso…in ospedale c’è un intruso….- comunicò al servizio d’ordine – Ha un camice da infermiere e si spaccia per dottor Sheridan…Credo stia andando al reparto rianimazione…
Terry si era già liberato del camice:ora aveva una tuta da addetto alle pulizie e procedeva lungo il corridoio della rianimazione,cercando di individuare la stanza dove fosse ricoverato il dottor Hastings.
Un uomo del servizio d’ordine lo incrociò,urtandolo.
-E stia attento!...è il secondo che passa come un treno!- brontolò
Il policeman si fermò a domandargli:
-Hai visto com’era vestito? Dove è andato?-
-Era in camice,ma non aveva le scarpe regolamentari…sarà andato a cambiarsi…di là…-
Così aveva depistato l’uomo della sicurezza e poteva continuare la sua ricerca indisturbato.
Finalmente lesse il nome del povero Hastings all’ingresso di una stanza:una donna era ferma fuori e lo osservava da dietro ai vetri.L’uomo era intubato,irriconoscibile tra mille collegamenti e medicazioni:sembrava dormire,immobile.
-Dannazione…- pensò Terry.
Si avvicinò alla donna,che con la fronte contro il vetro piangeva silenziosamente.
-Come va,oggi,signora?- chiese,con tono affettuoso.
- Sempre uguale…non vuole risvegliarsi povero Harry…E’ stato un incidente terribile…-
-Non si perda d’animo,signora Hastings…- le disse,quasi sincero,poi si allontanò imprecando:sarebbe stato difficile avere informazioni da quel poveretto.
Entrò nello spogliatoio e,liberatosi della tuta,uscì dal reparto e si diresse verso l’ingresso.
-Un momento,dottor Sheridan!- lo fermò una voce femminile.
Si voltò:era un’addetta alla sicurezza…un’addetta di nome Selena Efford.
La giovane donna gli si avvicinò,,con aria seria e professionale e gli chiese di seguirla un momento nel suo ufficio.
Terry stava già per contravvenire a quell’invito/ordine,grugnendo:
-Mi lasci in pace,agente Efford…-
Ma la donna insistè:
-La prego…-
La seguì nell’ufficio.
-Dunque è qui che lavora,in realtà?- le domandò ironico.
-Sa benissimo di no…sto facendo i salti mortali per starle dietro,colonnello…Può dirmi se i rapitori di sua moglie si sono fatti vivi?-
-No- rispose secco l’uomo.
La donna sospirò:
-Può dirmi cosa le hanno chiesto come contropartita?-
-No…e adesso me ne vado,miss….i quiz non fanno per me!-
-Aspetti…debbo avvertirla di una cosa….-
Lui era estremamente impaziente e spazientito:
-Che c’è ancora?-
-Io sono ufficialmente morta nell’attentato al Carlton…così,se avesse bisogno di me…-
Lui la osservò,un risolino sarcastico gli piegò le labbra:
-Ma dove l’hanno addestrata?...non ho mai conosciuto una spia più sprovveduta di lei…- poi tornato di nuovo serio,si congedò-Addio Selena…spero di non incontrarla più…-
E questa volta si dileguò prima che la ragazza potesse rendersene conto.
sabry_aminta18/5/2006, 17:53

arielcips23/5/2006, 10:07
Il direttore della concessionaria lo accolse entusiasta:conosceva già l’intraprendenza del signor Sheridan,il cui piccolo eliporto funzionava con successo da diversi mesi. Era convinto che avrebbe facilmente piazzato qualcuno dei suoi furgoncini,magari anche più di uno.
-Mr Sheridan…è un piacere conoscerla di persona…- gli disse,fermo sulla soglia del suo esercizio.
-Grazie…- rispose Terry,con minor entusiasmo.
Quindi si fece mostrare le auto in esposizione.Il furgone del modello che aveva in mente lui non c’era…
-Vede…quello che ho in mente è qualcosa di più agile,dal motore potente…-
-E’ difficile che un furgone monti un motore potente,lei lo saprà di certo…è la solidità quella che il cliente cerca…-
-E’ chiaro…ma ci sono dei modelli che,pur non montandolo,magari ne prevedono la possibilità…-
-Non saprei…consulto il catalogo…-
In quel momento,una delle commesse intervenne nella discussione.
-E’ strano…il signor?- domandò,guardandolo con un sorriso smagliante.
-Sheridan,Terry Sheridan…- si presentò lui.
-Il signor Sheridan è il secondo che ci fa una richiesta del genere…non si ricorda mister Connors?-
Connors impallidì appena,cercando di rimanere disinvolto.
-No…sa che non ricordo,miss Parker?… Ah,ma guardi:credo sia entrato qualcuno che…- Le fece quindi un’occhiataccia,allontanandola.
Terry alzò lo sguardo dal catalogo che stava consultando e scrutò in volto il concessionario. Quindi si alzò,con aria delusa e gli porse la mano,come per congedarsi:
-Mi spiace,Connors,ma…-
-Eppure signor Sheridan- ribadì quello- qui c’è una vasta scelta…guardi ancora…magari…-
-Ho visto abbastanza,Connors…- la sua voce era diventata un sibilo.Prima che il rivenditore potesse capire cosa stesse succedendo,afferratagli la destra Terry lo rivoltò faccia al muro,minacciandolo:
-Cosa fa,signor Sheridan???? E’ impazzito???-
-Le spezzo il braccio,Connors…e anche di più:a chi ha venduto il furgone che avevo in mente io?-
-Non capisco a cosa si riferisca…aaah!-
-Le rinfresco la memoria?...ne parlava prima la sua collaboratrice,miss Parker…-
-Ghhh…- Connors stringeva i denti,sudando freddo – Signor Sheridan,mi mette in gravi difficoltà…
La stretta dell’ex marine divenne insopportabile.
-Mi lasci…le prometto che cercherò di aiutarla…- finì per supplicarlo Connors.
Terry allentò un poco:
-Dunque?...-
-Stranieri,signor Sheridan…-Giapponesi,credo.-
Terry allentò del tutto,liberandolo con cautela:
-Continui a parlare…e niente scherzi:la avverto che sono armato…-
-E’ successo molti mesi fa…Mi chiesero se era possibile apportare delle modifiche a un furgone normale…tra queste anche un motore più potente…Gente strana,minacciosa…ebbi piacere di accontentarli e liberarmi di loro…- disse ancora Connors.
- Strana?...perchè strana?…e perché li accontentò?-
-La prego…non mi chieda altro…-
-Lei non mi convince affatto,Connors…c’è una gran puzza di marcio,qui…-
Terry aveva uno sguardo che incuteva terrore. Si avvicinò al telefono,estraendo la pistola.
-Chi vuole chiamare?...-
-Mi dica lei:preferisce la tributaria o la polizia?-
Connors bestemmiò.
-E va bene…quelli sapevano che ho un commercio in nero di auto usate…-
-Usate o rubate?...va bene…questo non mi interessa…-
-Mi chiesero di procurargli il furgone e apportargli le modifiche…il tutto gratis…e con la minaccia di denunciarmi se avessi parlato! –
-Si…-
-Signor Sheridan…è brutta gente:tutti uguali tra loro…come fatti in serie…e sono stato contento quando i nostri rapporti d’affari si sono conclusi…-
Terry stava riflettendo.
-Che cosa ne sa la sua collaboratrice?-
-Nulla….perchè quando si rivolsero a lei,la prima volta,lei gli rispose che purtroppo non avevamo niente di quello che cercavano…Crede che si siano fermati alla sua risposta…-
-Connors…quando e dove è avvenuta la consegna?-
L’uomo si era seduto alla sua scrivania.La testa bassa,come un toro che vuol caricare.
-Non posso dirle altro…-
L'ex marine con uno scatto si proiettò verso di lui,puntandogli la pistola proprio al centro della fronte:
-Dove e quando?-
L’uomo scribacchiò qualcosa su un foglietto,Terry ci diede un’occhiata,poi la infilò in tasca.
-Bene…è stato davvero di una disponibilità squisita,amico..-Disse uscendo dall’ufficio.
Connors aprì uno sportellino della sua scrivania,ne tirò fuori una bottiglia di bourbon e se ne versò un abbondante razione.
Uscendo,Terry incrociò miss Parker.
-Allora va via,mister…?-
-Sheridan…-
-Oh si…coi nomi sono una frana,mi scusi….però per i volti ho una memoria fotografica..-
-Brava,miss…-Terry voleva allontanarsi il più in fretta possibile,sorrise meccanicamente alla donna e rimontò sulla moto.
Stava per indossare il casco,quando il cellulare di Mirelle,che aveva portato con sé,diede ancora l’avviso di un messaggio.
L’uomo aprì e lesse:
-Torni a riposare a casa,mr Sheridan e risparmi la sua energia…Troverà qualcosa di interessante nel pc!-
-Dannazione!- fu la sua reazione.Infilato il casco,mise in moto e rientrò a casa.

Athina fu contenta di vederlo rientrare.
-Sta bene,mr Sheridan?-
-Ancora si…Adrian?-
-E’ dentro…con quella sua amica…-
-Cosa?- Terry era sorpreso e infuriato.
Aprì bruscamente la porta del soggiorno e trovò Selena alle prese con suo figlio…
Quest’ultimo si era fatto liberare dal box in cui in genere era tenuto sotto controllo dalla saggia Athina e gattonando si era andato a infilare sotto un mobile,dal quale la ragazza,costretta anche lei a quattro zampe,stava cercando di farlo uscire.
-Ti prego,piccolino….zia Selena ti dà quello che vuoi…guarda:ti piacciono le caramelle?-
-Le detesta…- le rispose una voce alle spalle. Selena sussultò,dando una bella testata contro il fondo del mobile sotto il quale era andato a cacciarsi il piccolo.Si alzò,strofinandosi la fronte,sotto gli occhi del padrone di casa,che la osservava con totale disapprovazione.
-Oh…ohi…colonnello Sheridan,mi perdoni…ma suo figlio…-
Terry sospirò spazientito:se non ci fosse stato da infuriarsi come una belva per tutta quella situazione,avrebbe certo riso dei maldestri tentativi di Selena di improvvisarsi baby sitter.
_miss Selena..in che lingua vuole che glielo dica? Esca di qui,si dilegui,sparisca:non vi voglio tra i piedi,né lei,né i suoi amabili capi!- Le intimò,una volta recuperato Adrian e ricollocatolo nel box.
-Veramente ero qui per…per rendermi utile,colonnello…-
-La finisca…e non mi chiami colonnello,gliel’ho già detto…Su raccolga le sue cose,si riassetti un po’ e sposti il suo grazioso personale altrove…-
-Aspetti…Terry..la prego…-
-Senta Selena:lo so che lei ha degli ordini…mi spiace se la sua carriera di agente si concluderà a causa mia…ma se non se ne va subito…-
-Perché rifiuta il mio aiuto a scatola chiusa…?-
-Per diversi motivi:il primo è che a me di questa storia interessa una sola cosa:riprendermi mia moglie…poi per quanto mi riguarda questa organizzazione può continuare a occuparsi dei suoi traffici…non aiuterò l’M16…non voglio più avere rapporti con loro…Non voglio quindi esserne aiutato e soprattutto non da lei,miss…-
-Crede che sia un impiastro,vero?- gli chiese lei,mortificata.
Lui non rispose,le voltò le spalle ,scuotendo la testa piuttosto seccato.
Fu allora che Selena decise di dimostrargli quanto valeva.
Con una mossa fulminea e inaspettata,lo colpì ed atterrò:rimanendo in piedi davanti a lui,colla punta della scarpa poggiata sul suo torace e un’espressione di sfida sul volto.
Adrian rise,divertito.
Terry guardò prima il bimbo,poi la donna,senza capire.Poi reagì,provando a invertire le posizioni:ma Selena era un osso duro inaspettato.La colluttazione durò abbastanza perché Terry potesse misurarne fino in fondo le capacità e fu la donna a decidere quando sospendere le ostilità.
-Come vede,’signor’ Sheridan…qualche punto posso darglielo anch’io…E’ stato faticosissimo l’altra sera tenermi le sue sberle,senza reagire…-
L’uomo si rialzò da terra,con gli occhi che fiammeggiavano e la mano che si tamponava il mento contuso.
-Davvero…devo proprio ricredermi,miss Pinocchio…- ma nel dirlo,le sferrò un paio di mosse,che la stesero a tappeto.
Adrian li osservava,in silenzio.Poi rise di nuovo,battendo le manine.
Terry aiutò Selena a rialzarsi.Il suo sguardo verso la donna ora,era però diverso.
-Brava…l’ho apprezzata molto…Adesso però – disse restituendole la borsetta e la giacca- Sparisca!-


Rimasto finalmente solo,Terry scaricò il secondo messaggio nel pc e lo lesse.
Questa volta era ripresa una piccola cella,illuminata solo artificialmente:nuda,essenziale,informale.
Su una brandina era seduta Mirelle,che guardava il muro di fronte a lei.
‘Rieccoci mr Sheridan…sua moglie comincia ad annoiarsi,signore:non vorrei mi costringesse a renderle le giornate meno interminabili…conosco molti simpatici modi di intrattenerla…’ –era la solita voce melliflua a parlare.
‘Noi le chiediamo solo un piccolo scambio,mr Sheridan:c’è una sua vecchia amica che ci interessa molto.Ce la consegni al più presto,e noi le restituiremo la sua signora.’
Mentre Terry osservava attento il video,qualcuno si arrampicò alla sua gamba.L’uomo si rese conto che era Adrian e lo prese in braccio,ma non fece in tempo a oscurare l’immagine.
Indicando col ditino sul monitor,il piccolo chiamò:
-maman…?-
Probabilmente era la prima volta che pronunziava quella parola…Il padre se lo strinse a sé,cercando di sublimare la sua furia in affetto e protezione.
-Athina!- chiamò poi.
La governante arrivò,sollecita.
-Portalo di là…- le disse,ma il piccolo si teneva stretto al suo collo,bisognoso più che mai di amore.
Terry lo cullò con dolcezza,cercando di calmarlo,poi gli disse:
-Adrian…papà deve andare a riprendere la mamma…Fai l’ometto,adesso!- quindi lo consegnò ad Athina,che li guardava intenerita e triste.
C’era un file protetto da scaricare:l’uomo lo aprì e gli fu chiaro,se ancora avesse avuto qualche dubbio,a chi alludesse la voce quando parlava di una sua amica…
Le immagini mostravano Lara Croft nella sua residenza londinese!
In sovra impressione emergeva una scheda con tutti i dati relativi a dove trovare in quel momento la archeologa.
Terry chiuse con un pugno sul mouse file e computer.
Aveva già deciso.Sarebbe andato a riprendersi Mirelle:e senza scambi di sorta!
Si cercò in tasca il foglietto che gli aveva dato Connors,ma con disappunto non lo trovò.
-Che idiota….Selena!- si disse,intuendo che glielo aveva sottratto la giovane agente,durante la colluttazione. –Poco male…so dove andare…-
Montò sulla sua moto e si diresse verso la costa.
Di lì a poco raggiunse un piccolo porto mercantile,nelle adiacenze di Auckland.
Iniziò a guardarsi intorno:Connors aveva parlato di giapponesi,non sarebbe stato difficile notarne qualcuno.
Entrò in una tavola calda e ordinò una birra.C’erano tanti brutti ceffi,per lo più maori e aborigeni ‘occidentalizzati’….ma di orientali nemmeno l’ombra.
-Conoscete qualcuno che disponga di un furgoncino,per trasporti veloci?..tempo fa ne avevo visto uno qui intorno?- domandò al barman
Quello fece una smorfia negativa con la testa,senza degnarsi di rispondere.
-Bè…-pensò Terry- c’era da aspettarselo…-
Uscì dal locale,guardò verso i traghetti,poi sulla strada.Su un camion era caricato un cumulo di auto da rottamare…
-Ehi,amico…dove le portano quelle?-chiese a un vecchio pescatore che fumava assorto la sua pipa.
Anche questi non aprì bocca,ma gli indicò una collinetta poco distante.
-Grazie,nonno..-disse Terry e,montato sulla moto,provò a raggiungere il camion e seguirlo.
Dietro la collinetta c’era un cimitero d’auto.Un luogo squallido,dove una gru ammonticchiava una sull’altra quello che rimaneva delle vecchie scocche e una pressa,emettendo una sorta di verso disumano,le compattava.
Terry fermò la moto,tolse il casco.Cominciò ad aggirarsi tra i rottami.Difficile riconoscere un furgone,in quel pattume.Più facile individuare una bella ragazza mora,che come lui si aggirava tra gli scheletri delle auto. Tutto sommato quella Selena si stava rivelando più in gamba delle aspettative…
Le fu abilmente alle spalle e la immobilizzò.
-Non le avevo chiesto di levarsi dai piedi,miss Pinocchio?- le sibilò all’orecchio.
Selena sospirò di sollievo,quando ebbe capito che si trattava di lui.
-Sto facendo il mio dovere,signor Sheridan…-
-Già…-le rispose,liberandola – Adesso vada a fare la pausa pranzo,però…- le intimò,col gesto della testa.
Spazientita,Selena guardò da un’altra parte,sbuffando:e fu allora che lo vide..
-Aspetti…guardi là!-
La gru stava sollevando proprio in quel momento,da un cumulo di rottami alle spalle della pressa,un furgoncino,bruciato,dal colore indefinibile.
-O…mio Diooo..- gridò Selena,rabbrividendo –
Da un finestrino rotto pendeva il braccio senza vita di un uomo.
La giovane si volse,nascondendo il viso sulla spalla di Terry.
-Quello là non potrà più dirci nulla…Andiamo!...e per favore,non mi vomiti sulla spalla…non ho tempo per cambiarmi…-
Selena si riprese,con un po’ di difficoltà.
-Come è arrivata fin qui? Con la sua auto?- le domandò
-Si…la jeep…- rispose,riprendendo fiato.
-E’ quella,per caso?-
Selena spalancò la bocca e gli occhi:stavano rottamando anche la sua auto…
-Oh no….aspettate! fermi!...- disse correndo verso il proprietario della ditta,che aveva già staccato la targa dalla jeep.
Approfittando della sua solita sprovvedutezza,Terry era già montato in moto e schizzato via con un rombo furioso.

Mirelle aprì gli occhi e a poco a poco,abituandosi alla semioscurità,cercò di orientarsi.
Era in una stanza da letto accogliente e confortevole…la stessa dove era stata introdotta la sera prima:dunque non era un incubo…l’avevano rapita sul serio! Ma chi…e perché?
Si alzò dal letto:aveva ancora indosso gli abiti che portava due giorni prima,nonostante una solerte cameriera(ma forse sarebbe stato più giusto chiamarla carceriera) le avesse portato abiti e biancheria pulita e le avesse indicato la doccia nella sala da bagno acclusa nella stanza.
Entrò nel bagno e si guardò allo specchio,scuotendo la testa.
Chissà Adrian…chissà Terry…Oh,Terry:avrebbe commesso qualche sciocchezza?
Mirelle si odiò,per la superficialità con cui era finita in trappola…
Era indecisa se approfittare dei comforts che le erano offerti:aveva paura di mostrarsi ancora più disarmata agli occhi dei suoi rapitori.Non poteva chiudersi a chiave nel bagno e quell’inquietante guardiana entrava e usciva a piacimento dalla sua cella,con la scusa di mostrarsi sollecita nei suoi confronti.
….ecco,aveva bussato di nuovo.Da uno spiraglio Mirelle la vide posare sul tavolo una abbondante colazione e cercarla con lo sguardo…
Si lavò in fretta e uscì dal bagno.Senza proferire parola la donna,una piccola orientale ossuta e sfuggente,si inchinò e le mostrò il vassoio ancora fumante.
Mirelle finse di non vederlo e si andò a sedere sul letto,con lo sguardo fisso a terra.
La donna si inchinò e uscì.
La dottoressa si alzò dal letto,osservò cosa c’era nel vassoio.Si domandò cosa fare:cosa avrebbe fatto Terry al suo posto? Avrebbe finto di adattarsi? O avrebbe optato per il rifiuto a oltranza?
Si sarebbe guardato intorno,alla ricerca di una via di fuga.Ma quella stanza sembrava assolutamente priva di vie di fuga…
La carceriera bussò ed entrò di nuovo,introducendo qualcuno…
Mirelle non si era accorta del nuovo venuto. Questi si avvicinò al tavolo,osservando che la colazione era rimasta intatta e manifestò il suo disappunto:
-Ah ah ah….così non va bene,madame Sheridan…-
La donna sussultò.Era un uomo alto,per essere un orientale;probabilmente un giapponese.Aveva i capelli bianchi e degli spessi occhiali di tartaruge; vestiva alla occidentale,con quel tipico look indistinto degli impiegati che affollano le metropolitane di Tokio.
-Chi è lei?- gli domandò,piuttosto aggressiva Mirelle.
-Il mio nome non le direbbe molto,madame…Avanti:mangi qualcosa…Ho promesso a suo marito che la avrei restituita tutta intera…-
-Mio marito?..ma che cosa volete da noi?...-
L’uomo accennò a un sorriso niente affatto rassicurante.
-Bella signora…Non è lei quella che si è messa a ficcare il naso dove non doveva?...quando si gioca col fuoco- sentenziò tornando serio e glaciale – ci si brucia…-
-…Comunque,non si dia pena…Noi le abbiamo teso un’esca:ma è di suo marito che avevamo bisogno…E se quel testone farà quello che gli chiederemo,presto la vostra gioiosa famigliola si ricongiungerà!-
Mirelle aveva abbassato il capo,preoccupata.
-Mangi qualcosa…poi le mostrerò qualcosa che le interesserà…E’ giusto che lei soddisfi finalmente la sua curiosità…-

L’uomo uscì,lasciandosi alle spalle la piccola guardiana.
Mirelle sedette al tavolo,come rassegnata.Stancamente iniziò a spalmare del burro su una tartina,con un coltellino affilato.Le venne un’idea,forse sciocca,forse inconcludente…Sperando di non essere notata dalla guardiana,a cui aveva chiesto di procurarle dell’acqua da bere,lasciò scivolare il coltellino nella manica…Non se ne sarebbe rimasta passiva ad aspettare…Questo era certo!


Selena Efford era a rapporto col suo superiore.Più che a rapporto,ne stava subendo angherie e improperi,per la pessima riuscita del suo incarico:
-Non è possibile che lei non riesca a sapere nulla di più di quanto non sappiamo già!...Agente Efford:ha voluto dimostrare di poter lavorare fuori di un ufficio…se continua così,la mando a dirigere il traffico sull’isola di Mann!-
-…io…io sto cercando di guadagnarmi la fiducia del colonnello,capo…-
-Si? Facendo la sprovveduta?...a proposito:ma ci fa o ci è,miss Efford?-
La giovane donna si schiarì la voce,imbarazzata.
Finalmente l’uomo sedette alla sua scrivania,apparentemente più calmo.
-Abbiamo un’altra cattiva notizia…- disse stancamente
-Cosa?-
-Hastings…è deceduto stanotte…-
-Hastings?....credevo fossimo intervenuti a tempo…almeno con lui…-
-Niente da fare…oggi dovrebbero esserci i funerali…-
Selena si sentì molto in colpa…
-Vada adesso….e stasera ci porti finalmente qualche informazione!-
Uscita dall’ufficio,la giovane agente decise di andare in ospedale.Entrò nella cappella e nel silenzio, interrotto solo da un pianto soffocato, distinse una donna inginocchiata accanto a una bara.
-Signora Hastings…- disse piano.
La donna sollevò il viso,la guardò.
-Mi dispiace molto…- disse ancora Selena.
La signora Hastings si alzò,la abbracciò.
-E’ stato meglio così…sono stati sei mesi di sofferenze inutili,povero Harry…-
Selena si irrigidì:sei mesi?come sei mesi?
-Già…- aggiunse,assecondando la povera vedova. –Ma dove è accaduto esattamente…?
- Sulla carrozzabile per l’aeroporto:Harry stava partendo per l’Europa…-
L’agente Efford ebbe una intuizione folgorante.Abbracciò la povera signora Hastings e scappò via..
-Ma lei?..come lo conosceva?- domandò la donna,ormai troppo tardi.


Cercò Terry dappertutto …
Ritornò al cimitero d’auto,rabbrividendo ancora al ricordo di quanto aveva visto.C’erano ancora le tracce della sua moto,ma di lui nemmenol’ombra. A casa sua,all’eliporto,dal concessionario;lo cercò presso i locali più sordidi,dove sapeva che ci si poteva procurare armi ,persino in una fumeria d’oppio…Niente:sparito,volatilizzato….
Eppure doveva trovarlo,maledizione!
Ritornò alla villa.Questa volta Athina non la fece entrare nemmeno,secondo le ultime direttive.
Allora Selena si sedette a braccia conserte nella sua jeep e aspettò…
Quando l’uomo rientrò,Selena dormiva profondamente.Lui la guardò,scuotendo la testa.
Forse l’agente Efford si sentì osservare,forse avvertì il rumore della porta che si schiudeva alle sue spalle.Insomma:aprì gli occhi e si rese conto che era l’alba…e che il colonnello Sheridan era tornato.
Smontò dalla sua auto e bussò insistentemente alla porta.
-Se ne vada,miss Pinocchio…- le rispose una voce seccata dall’interno.
-Col…hem…signor Sheridan,la prego:ho una notizia importante da darle…la prego…Si tratta di Harris!...-
-Se vuol comunicarmi che è morto,lo so già da ieri…- Terry aveva parlato dalla porta finestra,che ora stava richiudendo con decisione.
-E sa anche che era ricoverato da sei mesi?- riuscì a dirgli da uno spiraglio,prima che l’uomo le chiudesse una mano nella porta a scivolo,facendo scattare la chiusura esterna.
Si guardarono attraverso il vetro.
Poi lui senza dire niente fece scattare di nuovo la serratura.
Selena entrò e lo seguì nello studio.
-Ripeta quello che ha detto…-
-E’ semplice:’quell’ Hastings che è morto,poverino,era in ospedale da sei mesi.E’ rimasto coinvolto in un incidente,mentre stava per partire per l’Europa…-
-Dunque…?- Terry stava rielaborando l’informazione e cercando di trarne una conclusione.
-Dunque era tutto predisposto…l’organizzazione aveva deciso di rapire sua moglie già da tempo…L’hanno contattata e poi un ‘sedicente’ dottor Hastings,collega nella stessa O.N.G… guarda un po’!.. era proprio sul suo stesso aereo…-
-Hastings… …o comunque si chiamasse…Non l’ho mai digerito..- imprecò lui tra i denti.
L’ex marine era assorto,preoccupato:rifletteva sulla scena dell’incidente,quando era saltato addosso al sedicente dottore…
-Sono in gamba…l’ambulanza…la rianimazione…Tutto predisposto…Dannazione!-
Selena osservava il pc acceso.
-Posso consultare la sua posta elettronica?-
-A che scopo?-domandò lui,diffidente.
-Magari,dall’email di quell’Hastings…potremmo capire qualcosa…Sono brava al computer,sa?-
Lui la guardò,un po’ in tralice:
-Meglio che come pedinatrice?-
Selena sorrise,e si mise a lavoro.


Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:18
 
Top
Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 18:23





...Cosa si nasconde nell'isola del dottor Settan?
 
Top
view post Posted on 5/4/2008, 18:24
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Mirelle finì di consumare la colazione quindi,sospinta dalla sua carceriera,uscì dalla cella.
Si guardò intorno:l’ambiente non era particolarmente accogliente…Acciaio vetro luci glaciali:sembrava di essere all’interno di un bunker fantascientifico.Attraverso un corridoio deserto e silenzioso,unidirezionale,la dottoressa si venne a trovare in un ampio salone,nel quale si aprivano più porte metalliche.La donna rimase ferma in attesa,finchè una voce distorta dall’amplificatore si diffuse nell’ambiente:
-Si accomodi pure,dottoressa Sheridan…e osservi…-
Una delle aperture metalliche scattò davanti a lei.Mirelle la attraversò:ora le sembrava di essere in una sorta di acquario:il corridoio su cui camminava era fiancheggiato da immense lastre di vetro attraverso cui si poteva osservare il lavoro instancabile di quello che sembrava un laboratorio chimico-ingegneristico.
Decine di ricercatori in camice bianco si muovevano come formiche attraverso i reparti:erano tutti sinistramente uguali tra loro…
La voce gracchiante risuonò ancora,facendola sussultare:
-Nota qualcosa di strano,dottoressa?...ha ragione:sono proprio tutti uguali….Cammini più svelta,ora:il mistero le sarà svelato più avanti…-
Mirelle avanzò il passo,ma dentro di sé era atterrita:le sembrava di vivere un incubo…
Un incubo agghiacciante! La sala successiva era paragonabile ad una sorta di catena di montaggio,dove si assemblavano pezzi molto simili a quelli di un corpo umano…Erano proprio corpi umani,infatti:la robotica giapponese lavorava da anni sulla possibilità di creare creature meccaniche simili anche fisicamente all’uomo…Mirelle cercò di rimanere calma,ma sentiva che c’era qualcosa di ancor più terribile che presto le sarebbe stato svelato…
Una volta assemblato il corpo,gli veniva assegnato un volto,un tessuto epidermico…Mirelle si sentì svenire:tutti i nuovi robots erano identici tra loro e identici al ricercatore che li stava assemblando…
-Non arriva a capirlo,dottoressa?- domandò la voce –Non sono semplici robot:sono ‘uomini-robot’…abbiamo fuso insieme due scienze: robotica e genetica…Mai sentito parlare di clonazione?mai sentito parlare della velocità con cui si riproducono le cellule staminali?...-
-Oh mio Dioo!- Mirelle era terrorizzata e incredula.
Alla fine del corridoio si trovò in uno studio:seduto in una imponente poltrona in pelle rivide l’anonimo suo rapitore,che la osservava con uno sguardo indecifrabile.
-Si accomodi,signora Sheridan…Vede,durante la seconda guerra mondiale noi Giapponesi eravamo arrivati già a realizzare clonazioni umane...Certo avevamo molto più materiale disponibile per i nostri esperimenti:Coreani,Cinesi…Adesso abbiamo dovuto ripiegare sui maori…che sono molti di meno…ed anche piuttosto bellicosi…-
-Io…continuo a non capire,signore…- La donna lo guardava inorridita.
-Ha presente quei dati che non le tornavano?persone ricoverate con certe sintomatologie e poi improvvisamente guarite?...-
Mirelle spalancò la bocca,scosse la testa:non era sempre la stessa persona,ma il suo clone-robot…
-Ma…a che scopo?- le venne di domandare.
-A che scopo?...Lei è una ingenua…Noi possiamo riprodurre chi vogliamo:vedete quei cloni non sono solo fisicamente uguali all’originale:ne condividono anche le caratteristiche genetiche:un ingegnere genetico moltiplicato per mille…Potremmo avere mille Beethoven,ad esempio…Mille Leonardo…o anche semplicemente mille animali da lavoro…-La fissò,ghignante: -Mille signore Sheridan,per il suo caro marito…-
Mirelle si mise una mano sulla bocca.Sentiva che l’angoscia e l’orrore erano intollerabili.
-Ma da lui che cosa volete?- riuscì a domandare.
-Vogliamo che ci porti un archetipo!...Lei è graziosa e intelligente,signora Sheridan…ma a noi serve qualcosa di meglio,qualcosa che solo suo marito ci può procurare…Una vostra vecchia amica!-
La donna aggrottò le sopracciglia,cercando di capire:
-…Lara Croft….Volete che Terry… la rapisca per voi…- sillabò,quasi tra sé.
-Lei è splendidamente perspicace…ora,voglio mostrarle ancora una cosa…-
Accese il pc sulla scrivania,voltò il monitor verso di lei:le apparve una cella,più piccola e spoglia della sua;e una prigioniera,seduta sul letto…identica a lei!!!
-Oh no…no…come avete fatto?anche con me?-
- Signora Sheridan…potevamo infierire su di lei?sarà sul suo povero doppio che infieriremo,per sollecitare suo marito…Sempre che lei non commetta qualche imprudente sciocchezza…In quel caso…- La voce del vecchio orientale divenne sottile come una lama –In quel caso saremo costretti ad agire su di lei..e dare a suo marito…il pezzo di ricambio!-
Mirelle si tenne il viso tra le mani.
-Ora vada,mia cara…la strada la conosce…-
Era tutto così assurdo e inaccettabile…
La dottoressa ripercorse i corridoi,rinunciando a guardare oltre i vetri,a rivedere quelle scene agghiaccianti.Le porte si aprivano meccanicamente al suo passaggio e niente,niente sembrava dare adito ad alcuna possibilità di fuga…
Entrò nella sua cella.
La carceriera era lì,in piedi vicino al vassoio della colazione,rimasto così come l’aveva lasciato.
Mirelle guardò la donna,senza capire.Questa le diede un manrovescio violento,mandandola a finire per terra. e poi la osservò di nuovo,tendendole l’ossuta mano aperta…
La prigioniera le consegnò il coltellino,che aveva ancora nella manica:tanto,che cosa avrebbe potuto fare contro tutto quello…
L’orientale lo prese e,per colmo di ironia,le si inchinò,uscendo silenziosa col vassoio.
Mirelle si gettò sul letto e pianse,disperata.

Terry aveva lasciato Selena al computer e si era messo a giocherellare con Adrian.Sapeva che il bambino non era insensibile a quanto stava accadendo;sapeva che presto avrebbe dovuto lasciarlo anche lui e voleva trasmettergli quanta più forza e amore riuscisse.Ma a guardarli bene, era il più piccolo quello che sembrava in grado di riversare forza e amore,energia e coraggio,sull’adulto.
-Mister Sheridan?- la voce di Selena lo richiamò.
L’uomo diede un bacino sul nasetto al figlio e lo rimise nel box.
-Novità?-
-Credo di aver individuato la zona da cui provengono le email:è qui,nell’area nord di Aukland…-
-Perfetto! Che ci vuole a trovare un uomo senza nome in un’area di duecentomila abitanti…In fondo abbiamo tutto il tempo!- il tono era ironico,ma Selena ebbe un brivido alla schiena.
-Se lei me ne fornisse una descrizione,forse potrei fare di più…-
Terry le si sedette a fianco e lavorarono insieme ad un identikit.
Poi Selena inserì i dati in uno schedario fotografico:lavorò così per ore….mentre tutti i file segnaletici passavano al vaglio dello scanner e venivano riletti dal programma ‘identikit’.
Terry scuoteva la testa,sempre più furioso.Il tempo passava.Avrebbe volentieri preso l’elicottero per raggiungere l’isola e liberare Mirelle.Ma doveva mordere il freno…
Mentre l’agente Efford era a lavoro,squillò di nuovo il cellulare di Mirelle.Selena sembrava non essersene accorta.Terry si allontanò nel patio e lesse l’ultimo messaggio:
-Mr Sheridan…lei sta perdendo tempo…e sua moglie gioca a fare la furba…questo non mi piace…-
Era la solita voce odiosa:e le immagini non erano da meno.Terry guardò con occhi di brace la carceriera che colpiva Mirelle e quest’ultima renderle il coltellino nascosto nella manica.
-Dannazione…-si lasciò sfuggire dalle labbra serrate.
Rientrò infuriato nello studio:
-Allora…perdiamo ancora tempo?-
-No,no…ci sono mr Sheridan:guardi….stavo venendola a chiamare!-
L’ex marine si avvicinò allo schermo del pc,davanti al quale era seduta Selena con espressione trionfante:la foto del sedicente Hastings,con nome cognome e indirizzo appariva sul monitor…
-Gran bel lavoro,piccola!...- disse l’uomo,con un inattesa affabilità nella voce – Ora però…è meglio riposarsi…-
Così dicendo,inaspettatamente,la colpì dietro la nuca,assicurandosi di averla neutralizzata:voleva tenerla fuori da quella storia…
Quindi cancellata dal pc ogni traccia del sedicente Hastings,uscì dalla stanza.
-Athina…miss Efford riposa nello studio…assicurati che stia bene,più tardi…-
Adrian stava facendo il sonnellino pomeridiano.Terry gli lanciò un’occhiata intensa dalla soglia,dicendo tra sé:
-Tra poco tornerà con noi,cucciolo…papà sta andando a prenderla!-
Quindi montò sulla moto e indossando il casco,con un ‘espressione ferocemente implacabile sul viso disse:
-A noi due,Smith la canaglia...

Lewis Smith abitava in un quartiere sudicio e popolare di Auckland,tra immigrati orientali dalle facce poco raccomandabili; era appena uscito dal supermercato;aveva due cassette di birra e una serie di riviste pornografiche sotto il braccio:doveva annoiarsi particolarmente,in quei giorni…
Terry lo aveva già individuato.Calzato il casco lo seguiva con la moto,a passo d’uomo.
Capì che stava dirigendosi a casa.Lo precedette,aspettandolo appoggiato al muro del suo palazzo.
-Salve Smith…bella giornata,vero?- gli disse,mentre questi armeggiava con le chiavi,le cassette e i giornali.
-Salve…- disse quello,senza alzare gli occhi.
-E come sta il dottor Hastings?...-
Finalmente Smith guardò chi stava parlando:impallidì,gettò a terra tutta la spesa e tentò di fuggire.
Con un balzo Terry gli fu dietro.Smith sarà stato anche abile come attore,ma come fuggitivo era lento e appannato.Si infilò in un vicolo,ma sentiva il fiato di terry sul collo;allora si arrampicò su una scala antincendio,ma l’inseguitore gli tagliò la strada saltando dal cornicione di un palazzo di fronte;tornò ancora indietro,cadendo,quasi rotolando per le scale;poi si mise a correre verso la litoranea.
La fuga durò molto poco:presto si ritrovò spalle al muro contro una rete protettiva,con l’ex marine che avanzava verso di lui minaccioso,glaciale,terribile.
-Non…non farmi del male…- lo supplicò.
-Perché dovrei,mollusco?..hai qualche motivo per credere che ti debba fare male?-
Così dicendo lo aveva agguantato per la carotide e lo teneva stretto alla rete.
-…- Smith farfugliò,affannosamente.
-Vuoi dirmi qualcosa?- gli domandò Terry,lasciandolo respirare giusto quel tanto perché sillabasse.
-No…-
-Ah,credevo…- e riprese a stringere,guardandolo con disprezzo.
Questa volta l’omuncolo dimenò le mani,disperatamente.
Di nuovo Terry lasciò che respirasse appena:
-Dirò quello che so…-
-Ne ero certo…- gli disse,liberandogli la gola e nel contempo sferrandogli una ginocchiata nel basso ventre che enfatizzava la sua determinazione.
L’ometto cadde a terra contorcendosi.Si avvicinò qualche curioso.
Terry lo apostrofò con aria ironica,ma feroce:
-Il mio amico ha fatto indigestione di riviste pornografiche…e di birra…Prendete pure quelle che gli sono cadute e…levatevi dai piedi!-
Raccolse poi Hastings-Smith da terra,come un sacco di patate e lo caricò sulla sua moto.
-Se non ti reggi Smith, farai una pessima fine..- gli raccomandò,mettendo in moto.
Per fortuna del lestofante,l’eliporto non distava molto dalla zona dove si trovavano.
-Paul!- chiamò l’ex marine non appena giunti a destinazione.
-Capo!- disse solerte il suoi aiutante.
-Quell’elicottero….può volare?-
-Bè…in teoria….-
-D’accordo:trasforma la teoria in pratica….Io intanto ho qualcosa da discutere col nostro prossimo cliente…-
Così detto,trascinò Smith nel suo ufficio,mettendolo a sedere su una seggiola.
-Sto aspettando,Smith…- appoggiandosi alla scrivania davanti a lui,a braccia conserte.
-…mi hanno contattato sei mesi fa…Dovevo fingermi un certo dottor Hastings e,in un certo volo,conoscere una certa signora Sheridan…-
-Chi ti ha contattato? Chi sono?-
- Asiatici…Giapponesi,credo.Una organizzazione perfetta…che paga profumatamente…-
-Non direi,da come te la passi…- commentò Sheridan
-….l’idiota sono io…me li sono sputtanati in poco tempo…e dopo..-
-Chi sono,dove stanno cosa hanno in mente?- domandò impassibile Terry
-Non lo so…quello che sapevo l’ho detto…-
Questa volta Terry gli mollò un manrovescio per risvegliargli la memoria:
-Tu hai tentato di ricattarli,vero?...e loro ti hanno lasciato a terra…Allora sai chi sono!-
-So solo che sono Giapponesi….e che si tratta di fantascienza pura…-
-Come fantascienza?- chiese aggrottando le ciglia Terry
-….clonazione,robot…cose folli….Mi accorsi che erano tutti uguali quelli che parlavano con me…ma non era sempre la stessa persona…perché non ricordava alcuni particolari dei nostri incontri precedenti…Gemelli?...non era possibile…Cloni,Sheridan!-
- Ca***!- si lasciò sfuggire l’ex colonnello.
-Dov’è lei?- chiese poi,gelido.
Smith fece spallucce.Terry gli mollò un altro ceffone.
-…sull’isola,credo…Ma lì non ci si può arrivare…-
-Lo dici tu,amico…E’ proprio dove stiamo per andare!-
Così dicendo,lo prese con sé e andò a vedere a che punto era Paul.
-Ci siamo quasi capo…-
-Bravo Paul…io e il signor Smith staremo fuori qualche giorno:abbi cura dell’eliporto…-


Il viaggio verso l’isola di ***** durò poco.Terry aveva sistemato il sedicente Hastings nel posto del secondo pilota,spiegandogli cosa avrebbe dovuto fare.
-Ora ci avvicineremo al vulcano e planeremo…Tu devi soltanto tenere il mezzo in quota…-
-Ma..non ho mai portato un elicottero,non sono capace…-
-C’è sempre una prima volta,Smith…-
-E…se mi sparano addosso?-
-Mi spiace:non è colpa mia se frequenti cattive compagnie…-
Intanto l’ex ufficiale aveva indossato una sorta di giubbotto di salvataggio.
-Pronto,Smith?-
Così dicendo,aveva spalancato il portellone dell’elicottero e si era fiondato nell’oceano.
-Sheridan!- gridò il rosso,accorgendosi solo in quel momento di cosa stesse succedendo.
In quella partì il primo colpo,di avvertimento.Esattamente come la volta precedente,quando Terry e Selena erano stati colpiti di striscio.
-Oddiooo…- gridò il malcapitato Smith,senza sapere cosa fare.
Tenne la quota,ma i colpi si ripetettero.Doveva andarsene.Iniziò ad agitare i comandi,come un forsennato:
-Dannazione…non voglio morire! NON VOGLIO MORIREEEE…-
Perse il controllo e l’elicottero andò a infilarsi nella foresta…Una fiammata violenta:poi tornò il silenzio.

Terry era invece entrato in acqua:un impatto violento,che l’uomo seppe incassare grazie all’esperienza e alla rabbia che covava dentro di sé.
Riemerse e si guardò intorno.L’isola sembrava assolutamente deserta;tuttavia decise di attendere le tenebre,prima di agire.
Nuotò lentamente verso la riva osservando centimetro per centimetro le anse e gli anfratti che avrebbero potuto accoglierlo,celandolo ad occhi indiscreti finchè non fosse giunta l’ora di andare a cercare Mirelle…
Il pensiero di lei improvvisamente gli attanagliò il cuore.Doveva assolutamente distogliere la mente dalle ultime immagini che aveva avuto…ma anche dal ricordo delle ore felici passate con lei.Tutto queto gli levava il fiato,gli offuscava la mente:e invece lui aveva bisogno di essere lucido,spietatamente lucido,per affrontare i suoi temibili nemici…

Quando Selena riprese i sensi era già buio.Il pc era staccato e,presumibilmente,i dati che potevano interessarle erano stati cancellati. Ma questo non era un problema:il problema sarebbe stato spiegare al capo che Sheridan le era sfuggito per l’ennesima volta…E Selena sapeva bene che questa volta riacciuffarlo sarebbe stato impossibile.
Montò sulla sua jeep. Dove andare ora? Prese la via dell’eliporto,ma non c’era più nessuno ormai.Si aggirò un po’ tra l’ufficio e l’hangar:mancava un elicottero…Era chiaro che Terry sarebbe tornato su quella maledetta isola:ora lei cosa avrebbe potuto fare? Raggiungerlo?
Ebbe un’idea.Rimise in moto l’auto e partì verso la baia di Auraki…
Black Magic,la barca che aveva vinto l’ultima Coppa America,era nella rada.La sua prua fendeva le onde silenziosa e imbattibile.Nel buio della sera sarebbe stato difficile distinguerla:e avrebbe potuto avvicinare l’isola passando abbastanza inosservata…C’era una cosa sola da fare,ora.Sfoderare il suo migliore fascino e ottenere di fare da ‘diciassettesima donna’ a bordo.


Era calata finalmente la notte.Terry nuotò verso la riva e strisciando sulla sabbia guadagnò la striscia di vegetazione in cui più facilmente si sarebbe mimetizzato.
Da lì acquattato nell’erba si guardò intorno:non molto distante si sentiva ancora l’ultimo crepitio dell’acciaio dell’elicottero distorto dal fuoco che ormai si spegneva.
L’uomo si mosse silenzioso in quella direzione. A un tratto sentì un flebile lamento.Si guardò intorno:sorretto dai rami di una mangrovia il corpo di Smith,fortunosamente espulso dall’elicottero prima dello scoppio,pendeva scomposto a pochi metri sopra di lui.
-Aiuto…-gemette il ferito.
Terry imprecò:non era lì per aiutarlo…ma ,accidenti a lei,pensò che Mirelle lo avrebbe fatto…E stava quasi per intervenire in suo soccorso,quando un rumore lo fermò:si appiattì nel buio e osservò un piccolo plotone di uomini vestiti di nero avvicinarsi e,individuato Smith,prenderlo e sistemarlo su una lettiga.
-Bravo Smith…hai fatto bene a non morire….- pensò l’ex marine.Quindi strisciò dietro all’ultimo dei nuovi venuti,lo neutralizzò e prese silenzioso il suo posto.
Il percorso nella foresta non durò molto:improvvisamente il terreno cominciò a declinare fino a incunearsi in una galleria artificiale.Terry pensò che stava andando tutto troppo facilmente e questo non gli piaceva…
La galleria portava ad un ingresso metallico:gli uomini si posizionarono uno per uno,in fila davanti a una fotocellula per farsi riconoscere.Erano sette in tutto:due portavano la lettiga con Smith,gli altri coprivano loro le spalle. Ed erano tutti e sette uguali…Naturalmente Terry non poteva mostrarsi alla fotocellula,ma a quanto pare il portello si sarebbe aperto solo quando anche l’ottavo uomo,quello rimasto a dormire nella foresta fosse comparso.
-Ecco….ci siamo…-si disse,preparandosi allo scontro.
Il primo della fila si guardò intorno e domandò con gli occhi agli altri cosa stesse succedendo.Quindi si accorsero dell’intruso e ingaggiarono con lui una colluttazione:tutti,tranne i due con la lettiga,che sembravano non sapere cosa fare.Intanto Smith si lamentava…
Erano cinque,ma nonostante sembrassero altrettanti Bruce Lee il loro avversario non era da meno:in più era animato da una determinazione inarrestabile.
Non appena i due barellieri si resero conto che l’intruso poteva avere la meglio,sollecitati da un cenno di quello che sembrava il capo,pigiarono i tasti di allarme del portello che si aprì consentendo loro di entrare e si richiuse immediatamente.
Tutto questo in un silenzio inquietante…Terry ebbe il tempo di domandarsi,mentre sistemava il collo a uno di loro,perché non fiatavano.Ma non ebbe il tempo di rispondersi,perché un l’ottavo uomo era sopraggiunto dalla foresta e lo aggrediva alle spalle.Armato di uno stiletto.
Questa volta Sheridan non ebbe pietà:tirò fuori il suo pugnale ed eliminò il nuovo venuto,poi si volse agli altri con uno sguardo eloquente.
Il più svelto di loro si fiondò sulla tastiera di apertura del portello e cercò di salvarsi fuggendo all’interno.Terry avrebbe voluto seguirlo,per entrare finalmente nel covo,prima che l’allarme,ormai scattato,desse i suoi frutti.Tentò il tutto per tutto,liberandosi con un’ ultima pugnalata di uno dei sopravvissuti,ma la porta si richiuse prima che potesse bloccarla.
E quando si riaprì,gli uomini contro di lui erano almeno venti,stavolta.E armati.


Mirelle era stata sveglia a lungo quella notte.Tutto quello che aveva visto era inquietante;la sua situazione era disperata;l’idea del suo bambino lontano e bisognoso di lei era angosciante…Niente le consentiva di dormire:tutto le imponeva di tentare qualcosa,qualunque cosa per uscire di là…
Il pensiero che le attanagliava di più il cuore era l’immagine del suo doppio,là,in una cella:che uso ne avrebbero fatto? L’avrebbero consegnata a Terry al suo posto? E lui?...Dio era tutto un incubo allucinante.
Inutile rimanere a letto.Non avrebbe mai dormito. Si alzò,andò in bagno a sciacquarsi la faccia e,guardandosi allo specchio,le venne da piangere.
-No…devo smetterla….devo assolutamente agire…-
Era chiaro che la sua carceriera avrebbe avuto sempre la meglio su di lei:era addestrata perfettamente…e soltanto prendendola di sorpresa,forse,Mirelle avrebbe potuto tentare di sfuggirle.
Il mattino dopo la donna sarebbe arrivata con la colazione…E se non l’avesse trovata?
La dottoressa misurò la stanza palmo a palmo:dove avrebbe potuto nascondersi? E poi?
Rientrò in bagno e vide il box della doccia.Una idea assurda,ma la sola possibile le balenò nella testa…
Ritornò a letto e stesa a occhi spalancati immaginò tutte le possibili conseguenze dei suoi gesti futuri.Certo:avrebbe potuto fallire,avrebbe potuto essere inutile,ma non poteva restare con le mani in mano.Tutto le imponeva di reagire!

arielcips17/7/2006, 11:59
Quella mattina la silenziosa carceriera di Mirelle entrò puntuale nella stanza col vassoio della colazione.In quella circostanza lasciava momentaneamente la porta aperta dietro di sé,poggiava le vettovaglie e poi si affrettava a richiudere. Questa volta non ne ebbe il tempo:guardandosi intorno si accorse che la stanza era vuota,il letto intatto…Presa di sorpresa,si affrettò a cercare la prigioniera:aprì piano la porta del bagno,ma sembrava vuoto anche lì.Non un rumore,non un fiato…
Qualcosa ondeggiò dietro la tenda della doccia.La donna si avvicinò silenziosa e,credendo di colpire di sorpresa,tiro via la tenda bruscamente…Ma la sorpresa fu sua:un violento getto di acqua bollente le colpì il volto,disorientandola momentaneamente.Mirelle poi,sempre utilizzando il telefono della doccia,la colpì alla testa,sperando di neutralizzarla definitivamente.
La carceriera cadde a terra e la giovane donna ne approfittò per tentare di fuggire:ma quella le aveva afferrato una caviglia e la trascinava a terra.
Senza riflettere oltre sul bene o sul male,Mirelle la colpì ancora alla testa con violenza,con la forza della disperazione,poi agguantò la doccia e tentò di soffocare l’orientale,tenendole il tubo flessibile premuto contro il collo per qualche secondo,finchè non la vide diventare cianotica. Credette che potesse bastare:non poteva,non voleva ucciderla…Ma doveva essere sicura che non l’avrebbe più fermata.Allungò una mano a cercare un corpo contundente,agguantò una bottiglia di sapone liquido e la colpì sotto il mento…Finalmente quella perse i sensi.
Mirelle si alzò e scappò via.Ma prima afferrò il solito coltellino da burro.Quindi uscì dalla sua cella e iniziò a correre in un corridoio deserto.I suoi passi risuonavano sul pavimento metallico,rimbombavano in quello spazio vuoto e glaciale. Ma nessuno sembrava interessato a rincorrerla.
A poco a poco la dottoressa smise di correre,cominciò a scoraggiarsi:a cosa era servita quella sua sciocca fuga? Era in trappola…tutto quel mondo sotterraneo era una maledetta prigione…da cui sarebbe stato impossibile uscire…


All’ingresso della base segreta,intanto,Terry aveva ingaggiato una lotta senza quartiere con i nuovi aggressori.Anche lui era sufficientemente armato;in più era animato da una volontà di acciaio.Doveva entrare là dentro,in un modo o nell’altro.
Invece,la porta continuava ad aprirsi vomitando nuovi nemici da affrontare.
Terry pensò che quello scontro non avrebbe portato a niente di buono.Doveva usare l’intelligenza:così finse di cedere,di tentare la fuga. Fu più facile liberarsi degli inseguitori e tornare all’ingresso per tentare un colpo di fortuna.
La foresta era piena di quegli strani uomini tutti uguali che gli davano la caccia.Molti di loro sarebbero rimasti nel fogliame,insepolti.
Un piccolo gruppo era rimasto di guardia alla porta.
Terry riuscì a far perdere le sue tracce:strisciò nell’erba aggirando un paio di loro e si presentò minaccioso come non mai davanti alla porta metallica.
Uno dei guardiani fece fuoco.
L’ex marine lo osservò un po’,senza capire.Poi roteò gli occhi e cadde a terra,con la testa nella polvere.
L’uomo che aveva sparato estrasse una sorta di fischietto a ultrasuoni e richiamò gli altri.In quella suonò ancora un allarme:la porta si aprì ed apparve un ennesimo personaggio,questa volta diverso dagli altri.Anche lui orientale,bellissimo e glaciale,con indosso una sorta di divisa che ne indicava la superiorità rispetto agli altri.
Col gesto ordinò loro di raccogliere il malcapitato ospite e,su una lettiga,portarlo all’interno:se fosse stato ancora vivo,poteva sempre tornare utile…


Mirelle sentì risuonare l’allarme.Pensò che stessero cercando lei.Si guardò intorno,cercando di capire in quale direzione fuggire.
Sentì sopraggiungere qualcuno e,allora,non ebbe dubbi:corse nella direzione opposta.
A un tratto vide una porta aprirsi davanti a lei.
Cercò di appiattirsi contro la parete:entrarono una decina di uomini vestiti di nero,tutti uguali.Correvano concitati verso un altro corridoio e non fecero caso a lei:Mirelle pensò di seguirli.
L’allarme continuava a suonare:a quegli uomini se ne aggiunsero altri,armati.La donna si domandò cosa stesse accadendo.Sembravano assolutamente indifferenti a lei,programmati per colpire un obiettivo preciso,al di là di una ennesima porta.
Era angosciante il silenzio di quelle creature,contro il gracidio odioso della sirena d’allarme.
La dottoressa seguì il gruppo e si accorse che la porta da cui uscivano dava verso l’esterno:se fosse riuscita a guadagnarla…nella concitazione,sarebbe potuta sgattaiolare fuori.
Tentò di realizzare il suo piano.Ma fuori era in corso una battaglia:sarebbe stato pericoloso esporsi,in mezzo a quella pioggia di fuoco…
A un tratto,ecco calare la confusione.
Mirelle si avvicinò alla porta,ma uno sparo nel silenzio,la spaventò:qualcuno era stato colpito!
In quella apparve come materializzandosi nel corridoio d’acciaio una sorta di ufficiale nipponico della seconda guerra mondiale;alto,elegante,dall’espressione imperscrutabile.
A cenni comandò agli uomini di rientrare recando con sé…un ferito?
La signora Sheridan riconobbe immediatamente suo marito si quella lettiga.Che fare? Avrebbe potuto fuggire,ma…lasciare Terry ferito non era pensabile:cosa sarebbero stati capaci di fargli?
Sempre approfittando della concitazione e dell’indifferenza nei suoi confonti mostrata dai guardiani,Mirelle seguì il piccolo corteo nei corridoi metallici.

Le porte di cristallo si aprivano una dopo l’altra,davanti al giapponese:dietro di lui passavano i quattro guardiani rimasti a sostenere la lettiga:gli altri erano scomparsi man mano che si passava da un’area all’altra.
A qualche passo da loro si teneva Mirelle,osservando ogni cosa,piuttosto trepidante.
Non era possibile entrare nella sala a vetri,la zona del laboratorio.L’avrebbero notata sicuramente,perché i ricercatori erano programmati diversamente dai guardiani:e poi il capo…quello non era un clone:era un uomo vero e proprio!
La donna rimase a osservare al di là della vetrata.I due guardiani presero Terry e lo stesero su una sorta di tavolo operatorio.
Al suo occhio clinico non sfuggì che l’uomo fosse molto più sano di quanto non volesse fare sembrare…Si domandò cosa avesse in mente:lo capì subito dopo,non appena l’ufficiale invitò uno dei ricercatori ad avvicinarglisi e ..
Terry era apparentemente senza vita sul tavolo operatorio.Capì che l’ufficiale aveva richiamato qualcuno,intimandogli di prendere visione di lui.
Uno dei tanti ricercatori tutti uguali si era avvicinato e aveva tagliato la blusa dell’ex marine per constatare l’eventuale ferita.
-Difficile trovarla…-mormorò Terry,colpendo il biologo con il ginocchio all’addome e sollevandosi dal letto improvvisamente.
Quindi,armato del bisturi del ricercatore e cogliendolo di sorpresa aveva agguantato l’ufficiale e gli aveva puntato la lama al collo.
-Ordina ai tuoi amichetti di stare calmi…e portami da mia moglie!-lo aveva minacciato tra i denti.
Quello non aveva fatto una piega.Altrettanto i ricercatori,che continuavano a lavorare all’assemblaggio dei cloni,anche loro programmati solo per quello.
-Non hai nessuna possibilità di uscirne vivo…né tu né lei!-
-No?...la vedremo…- così dicendo lo scozzese lo aveva trascinato verso la porta a vetri.
-Apri!-
-Provaci da solo,Sheridan!-
-Dannazione apri questa maledetta porta!- gli disse ancora:la lama del bisturi aveva ferito la pelle del giapponese e qualche goccia di sangue cominciava a stillarne.
-Stai perdendo la calma,colonnello Sheridan?- domandò quello,per tutta risposta.
Terry lo avrebbe trucidato su due piedi.Invece lo gettò a terra con violenza e mollò un calcio alla porta,colpendola con tutta la sua forza proprio nel punto di rottura:mille frammenti esplosero in tutte le direzioni.
Incurante delle schegge impazzite,l’ex royal marine si fiondò nel corridoio,guardandosi intorno.
Allora il giapponese gli fu addosso.
-Attento Terry!- gridò Mirelle e contemporaneamente si gettò tra il marito e il nipponico,armata della forza della disperazione e del suo coltellino.
Incredibilmente,forse perché inaspettata,l’uomo non riuscì a pararsi dalla coltellata,che lo colse a un fianco. Il dolore e la sopresa divennero rabbia,che naturalmente diresse sulla donna.Ma Terry intervenne prima che Mirelle soccombesse.I due uomini ingaggiarono una violenta colluttazione,con gli allarmi che suonavano ovunque nel silenzio e nella desolazione agghiacciante di quei corridoi artificiali.
Finalmente Terry sembrò aver neutralizzato il nipponico,con un ultimo colpo definitivo.Quindi afferrò la moglie per un braccio,fulminandola con uno sguardo eloquente:
-Sei ferita?- le domandò
-n..no…-rispose lei,un po’ disorientata dalla sua espressione.
-Andiamo!- Così dicendo la sospinse a ritroso lungo i corridoi percorsi insieme,verso l’uscita della base.



La vecchia Black Magic scivolava sulle onde del pacifico,silenziosa.Era un pomeriggio di vento perfetto e l’equipaggio si allenava sulla gloriosa imbarcazione,ex vincitrice della coppa America,tra battute silenziose e lavoro di muscoli.
Lo skipper manovrava il timone canticchiando a bocca chiusa una vecchia canzone marinara;buona parte dei ragazzi era seduta nel pozzetto e sulle fiancate,lavorando appena ai winch,di tanto in tanto.
A un tratto la voce del timoniere ruppe l’incanto:
-Ma cosa?...Porc:attenzione…Acqua,Acquaaaa!.... –
-Che succede Bud?-
-C’è un canotto lì…lo stiamo prendendo in pieno…orzaaaa!-
Mentre si manovrava convulsamente per evitare l’impatto,qualcuno si accorse che sul canotto c’era una donna.
-Aiuto…vi prego…aiutatemi!-
-C****,signorina…questa non è una scialuppa della guardia costiera…- risposero dalla barca.
-Vi prego…è questione di vita o di morte!-
In qualche modo manovrarono per issarla a bordo.Il tender venne legato dietro…Una scena davvero buffa e insolita!
-Allora? A quanto pare vi è capitata una brutta avventura…-
-Si…e non è finita…Vi prego:ho assoluto bisogno di riavvicinarmi a quell’isola laggiù…-
I velisti si guardarono tra loro:la naufraga era piuttosto attraente e si finiva per credere alle sue richieste d’aiuto,ma…Se c’era un problema,perché non chiamare via radio la guardia costiera,appunto?-
-Non c’è tempo da perdere…-
-Ma miss…-
-Selena…mi chiamo Selena Efford:mio fratello è ferito,là sull’isola….debbo assolutamente tornare da lui…- stava bevendo un sorso di mineral juice,con aria ammiccante.
-Ma miss Selena…è opportuno chiamare la guardia costiera…-
-No vi prego…Non posso rivolgermi alle autorità…Se non potete aiutarmi,vorrà dire che tornerò indietro col canotto…-
Gli uomini si guardarono tra di loro,perplessi e preoccupati.
-Vi prego…vi chiedo solo di avvicinarvi all’isola…poi io …provvederò al resto:vi assicuro…Siete la mia ultima possibilità…-
Il sole cominciava a calare dietro le dolci colline della baia di Auraki.Selena sperava di averli convinti:con l’aiuto delle tenebre la barca si sarebbe potuta avvicinare indisturbata alla costa…
L’equipaggio parlottò un po’ in disparte,sul da farsi;lo skipper lanciò un’occhiata in tralice alla bella naufraga che,accortasene,tentò di sedurlo con i suoi grandi occhi da cerbiatta.L’uomo sbuffò un poco,quindi prese una decisione.
-D’accordo…Accostiamo fin dove è possibile…-
Selena tirò un grosso sospiro.Forse quell’idea balzana avrebbe funzionato…almeno quella!



Senza parlare,Mirelle e Terry avevano corso lungo i corridoi metallici della base,riguadagnando la zona dell’uscita.
Qui però,ad attenderli c’erano due guardiani,armati e programmati per fermarli ad ogni costo.
Terry intimò alla donna di restare al riparo contro la parete e li affrontò.La sua determinazione ebbe la meglio sui malcapitati,che presto finirono per soccombergli.Allora lui agguantò uno dei due e lo usò per aprire quella dannata scatoletta in cui erano chiusi,esponendolo davanti alla fotocellula.
Lentamente la porta si aprì:
-Esci…Presto!- comandò l’uomo.
Lei lo guardò,senza parlare,ma domandandogli con lo sguardo se l’avrebbe seguita.
-Vai…non fare domande!- le disse ancora,brusco,coprendole la fuga.
Mirelle uscì da quella trappola:la luce accecante del sole la investì,stordendola.
Sentì ancora degli spari,poi Terry le fu vicino e,sostenendola col suo braccio,la trascinò in fuga nel folto della foresta.
-Di qua…presto!-
L’uomo pensò di raggiungere la grotta che gli aveva fatto da riparo la notte precedente.
Era naturalmente un rifugio provvisorio.Ma non c’erano altre possibilità.
-Infilati qui…-le disse. Poi la seguì.Per il momento non li avevano ancora localizzati.
Mirelle non fiatava.Erano stesi l’uno contro l’altro nell’esiguo spazio dell’imboccatura della grotta.
Entrambi probabilmente ricordavano…Ma lei sapeva che Terry era infuriato e non osava guardarlo:quel suo sguardo implacabile le faceva paura…
Anche l’uomo stava riflettendo:l’aveva ritrovata,era là vicino a lui e,finchè le fosse stato vicino,nessuno le avrebbe fatto del male…I suoi capelli biondi gli carezzavano il mento e la sentiva tremare,appoggiarsi a lui.Ma era furioso verso di lei:l’aveva fatta troppo grossa,perché lui potesse perdonarglielo.Si era messa ostinatamente nei guai,senza ascoltarlo…
Mirelle capiva dalla tensione dei suoi muscoli cosa gli stesse passando per la testa.Ma erano così vicini…
Sollevò piano la testa verso di lui,incrociando il suo sguardo.Lui scosse il capo,contrariato,irrigidendo la mascella in un’espressione che le era così familiare.
-Terry…-
L’uomo sospirò,socchiudendo gli occhi:perché diamine quella donna doveva prenderlo a quel modo…
Poi,senza parlare,ancora furente,ma incapace di resistere oltre,le cercò le labbra,e la baciò avidamente.
Lei rispose al suo bacio con la stessa calda dolce passione di sempre.E i loro corpi,che lo spazio e la necessità costringevano a restare stretti l’uno contro l’altro,aderirono sinuosamente nel reciproco desiderio.
Un rumore li interruppe.Terry,ancora visibilmente accigliato,le fece cenno di tacere e si allungò silenzioso fuori della tana.
-Nessuna iniziativa piccola…fino al mio ritorno!-
Lei assentì,andandosi ad accucciare sul fondo della grotta,in silenzio.


La foresta pullulava di guardiani.Strisciando nel fogliame l’ex marine si rese facilmente conto che uscire dall’isola sarebbe stato ancora più difficile che approdarvi. Intanto non avevano nulla su cui viaggiare:l’oceano non era traversabile a nuoto…
Si domandava su che mezzi si muovessero i suoi ospiti.Era chiaro che da qualche parte ci fosse un approdo,delle imbarcazioni…Oppure?Elicotteri?
In quel momento non avrebbe potuto scoprirlo,certamente.Doveva aspettare il calar delle tenebre.
Lentamente,evitando accuratamente di essere individuato,l’uomo si calò nuovamente nel rifugio di fortuna.
Mirelle sollevò lo sguardo su di lui,ma nelle mani stringeva già una pietra per difendersi da eventuali intrusi.
-Posala quella…- le disse. –Siamo nei guai,bambina…fino al collo…-
Lei sembrò volerglisi avvicinare.
-Resta dove sei!- le ordinò,scontroso.Stava cercando di riflettere.
-Come sei arrivata qui?ti ricordi?-
-Mi hanno narcotizzata…ho aperto gli occhi ed ero in una cella…- rispose lei.
-Cerca di concentrarti…non ricordi altro?-
-Bè,mi hanno infilato in un camioncino…e là…-
-Ti hanno fatto del male?- le domandò,con sguardo inquisitorio.
-…niente di particolare…per fortuna….Terry:c’è una cosa che devi sapere…-
-Shhh..-la zittì lui,scrutando verso l’esterno. –Me la dirai con calma…adesso cerca di riposare un po’…-
Il suo tono non ammetteva repliche.Mirelle si acquattò di nuovo nel fondo della grotta e chiuse gli occhi,tentando di riposare.
La spossatezza,unita alla sensazione di protezione che la presenza del marito le infondeva nonostante tutto,la vinsero e si addormentò.
Ma fece un sogno orribile:vide la sua famiglia,Terry,il piccolo Adrian e lei giocare felici nella casa nuova,…ma quella donna non era lei,era il suo mostruoso clone che aveva preso il suo posto…e Terry la stringeva amorevole tra le braccia;Adrian la chiamava ‘mamma’….nessuno la riconosceva dietro le lastre,nessuno sentiva più la sua mancanza…-
-Terry!Adrian!...Adrian!- gridò,scuotendosi da quell’incubo.
L’uomo le si avvicinò,tentò di rassicurarla,un po’ rudemente .
-Shhh…sono qui…calma!-
La abbracciò e lei gli si strinse addosso,spaventata.
-Come sta Adrian?- gli chiese.
-E’ in buone mani…sta tranquilla…E,a parte la mancanza della mamma…sta bene…Abbiamo rispettato l’agenda punto per punto,dottoressa…-
Mirelle sentì nel suo tono un leggerissimo cedimento.Forse,prima o poi,avrebbe finito per perdonarla…Sollevò lo sguardo verso di lui.Terry stava annuendole,piuttosto spazientito.
-E’ proprio come pensi…ma non subito,honey…Stavolta l’hai fatta troppo grossa!- le disse,come se le avesse letto nel pensiero.
-Ascoltami…..tra poco sarà buio:voglio guardarmi un po’ intorno…-aveva l’indice sollevato:lei sarebbe rimasta lì,evitando di rimettersi nei guai.
Mirelle annuì.
-Voglio venire con te…- gli disse.
-Allora non hai capito…-
-Ho capito….Infuriati quanto vuoi,ma io verrò con te…!-
-Sei incorreggibilmente ostinata…sto perdendo la pazienza,Mirelle!-
-Allora perdila! Rimproverami,rinfacciami le mie colpe,sputa …Quando saprai cosa succede qui dentro,capirai che…-
-Non mi interessa cosa succede qui!...Io voglio soltanto riportarti a casa…!-
Lei scosse la testa,fremente.
-Tu DEVI saperlo…-
-Ah…sta’ zitta…- L’uomo stava davvero perdendo la pazienza. –Nostro figlio ha bisogno di te…Smettila di fare la benefattrice e fai la madre!-
Un fruscio li zittì:avevano dimenticato ogni prudenza…Tacquero.Mirelle ingoiò la sua replica ,ma non tornò nell’angolino in cui lui l’aveva relegata.Aveva il sopraffiato per la rabbia,si sentiva incompresa e umiliata. E non si perdonava l’idea che in fondo Terry potesse avere in parte ragione...

arielcips24/8/2006, 11:37

L’uomo strisciò piano verso l’imboccatura della caverna e saettò il suo sguardo intorno.Gli sembrò di individuare un’ombra che si allontanava tra i cespugli.Fece cenno alla moglie di avvicinarsi e le sussurrò:
-I casi sono due:o non si è accorto che siamo qui e sta cercandoci altrove…oppure ci ha individuati ed è andato a chiamare rinforzi…Dunque dobbiamo lasciare il rifugio e cercare di guadagnare terreno nell’altra direzione…-
Lei annuì.Lo imitò mentre,appiattito nell’erba,sgusciò tra la vegetazione .Poi Terry la prese per mano e,sempre tenendosi bassi,corsero velocemente nella direzione da cui più forte si avvertiva il ruggito dei marosi contro la scogliera. Furono costretti a fermarsi,poi,perché si ritrovarono su uno strapiombo,che dava direttamente su una piccola rada disseminata di scogli a pelo d’acqua,su cui le onde si infrangevano minacciosamente rabbiose.
-Qui non stiamo bene…dovremmo provare a calarci…-Mirelle lo guardò,stupita e trepidante.Ma si fidava di lui e non protestò.
Rientrarono nella vegetazione e lui le disse di rimanere temporaneamente nascosta,mentre si procurava una fune…
Ritornò con delle liane,che Mirelle, con mani esperte da velista, lo aiutò a legare insieme.Lavoravano febbrilmente,in silenzio,ogni tanto sbirciandosi senza volutamente incontrare il reciproco sguardo.Quando ebbero finito,però,lei si lasciò sfuggire un ‘Perfetto!’ e fu fatale guardarsi negli occhi.Lo sguardo dell’uomo non era più quello glaciale di prima;Mirelle arrossì,abbassando il suo.Terry assicurò la fune ad una mangrovia,poi la passò intorno ai fianchi della donna e intorno ai suoi.
-Reggiti forte…- le disse e cominciò a calarsi lentamente lungo la parete,con lei stretta addosso.
Il rumore della risacca era fortissimo e copriva le loro voci.Mirelle approfittò della vicinanza,per tornare alla carica:
-Ti prometto che …che non mi occuperò di niente altro più…ma ti prego,lascia che ti dica…- lo supplicò.
-Non ho voglia di ascoltarti…anzi:non ti sento!- ribattè lui.
-E invece devi ascoltarmi…accidenti,ma cosa vuoi? Una moglie o una bambola,al tuo fianco? Se vuoi una bambola,allora …questo è il posto che fa per te!-
Si erano calati fino a un primo terrazzamento.Terry sciolse i legami che li tenevano uniti e la guardò interrogativo,con le mani sui fianchi:
-Va avanti!- le disse spazientito.
-Hai notato che sono tutti uguali?hai notato che stavano per manipolare anche te,credendoti morto? Hanno messo insieme robotica e clonazione…Clonazione,Terry! Creano delle copie perfette delle persone!...-
-Copie?...vorresti farmi credere?..-
-Copie!...avevano già pronta la mia…- disse lei,rabbrividendo.
Intanto lui proseguiva la discesa a piedi,aiutandola laddove risultasse più difficile.A un tratto,trovandosela tra le braccia le disse,riacquistando il suo solito fare irridente:
-Quante se ne possono ordinare?..avrei bisogno di uno stock da dodici…-
Lei lo respinse,battendogli infuriata le palme sul petto.Ma lui le afferrò le mani e la attirò a sé,guardandola negli occhi:Mirelle deglutì,poi disse:
-Ascolta…io non ho mai preteso che tu cambiassi,Terry…-
-Ma io sono,cambiato…Se torno ad occuparmi di cose del genere,piccola…se rientro in contatto con un certo mondo…chissà,potrei provarci di nuovo gusto…-
-Mi stai dicendo che…Adrian ed io potremmo passare in secondo piano?-
-Non è quello che succede a te,honey?...decidi tu:se questa storia è più importante di ogni altra cosa,per te…-
Mirelle scosse la testa.Non le riusciva facile credere che Terry la stesse mettendo di fronte ad un aut-aut.
-Terry…ti prometto che sarà l’ultima volta…Farò la mamma,farò la moglie…non mi occuperò più d’altro…non lavorerò…ma…-
Lui la guardò senza concessioni.
-No…se davvero per te è così importante impegnarsi in questa impresa,allora devi sapere cosa rischi.Tu vuoi che io rientri nei ranghi…Tu rivuoi il vecchio Terry Sheridan…Lo riavrai,dottoressa Thambay!-
Mirelle prese fiato.Riflettè.Se avrebbe dovuto pagare quel prezzo,in cambio della fine di quell’orribile incubo….ebbene,lo avrebbe pagato.Era la sua vita privata contro la vita stessa,la vita di migliaia di persone…centinaia di migliaia se quel progetto orrendo fosse andato avanti.
Lui la fissava,impassibile,aspettando la risposta.
In quella un sibilo sottile attraversò l’aria.Terry si volse,pronto a difendersi.Da un cespuglio emerse Selena,salutandolo appena con la mano.

Sospirando di sollievo,il gruppetto si ricompose.Nascosti tra i cespugli,si scambiarono qualche battuta.
-Come ha fatto ad arrivare qui?- l’ex colonnello era piacevolmente stupito.Mirelle ingoiò la sua amarezza.
-Ho intercettato Black Magic…ho un canotto…ma bisogna nuotare oltre le secche…-
-La seguiamo!-
Comunicando solo a gesti,con estrema cautela,il piccolo gruppo si calò ancora più giù,verso la costa.
Il mare era notevolmente mosso e le rocce a picco piuttosto minacciose.Terry si volse a Mirelle:
-Te la senti?-
Lei disse di sì,col capo. Selena aveva nascosto tra i massi della riva due giubbotti di salvataggio.L’uomo li fece indossare alle due donne.
-E lei come farà,mr Sheridan?-
-Me la caverò…- poi guardò significativamente la moglie – Sto ancora aspettando una risposta…-
-La conosci già,Terry…Non è in gioco solo la mia vita…-
Lui annuì.
-Andiamo!...e mi chiami pure colonnello,agente Efford!- poi attese che le due donne si tuffassero e le seguì di lì a poco.



Uno dopo l’altro i tre fuggitivi si tuffarono:le due donne riemersero presto,ma Mirelle si attardava a cercare Terry tra le onde.Selena la sollecitò:
-Venga…non abbiamo un minuto da perdere…Il colonnello se la caverà…-
Così nuotarono con tutte le loro energie per portarsi fuori della rada,in mare aperto.
-Il più è fatto…adesso dobbiamo solo raggiungere il gommone…-
La dottoressa sospirò,di stanchezza e di ansia:non c’erano tracce dell’uomo che amava…
Ripresero a nuotare cercando di assumere una certa regolarità nella bracciata,quando un’ombra minacciosamente silenziosa si allungò sotto di loro.
Le due donne si guardarono,spaventate.Il mare era infestato di squali…
L’ombra prese corpo,per riemergere finalmente davanti a loro:
-Qualcuna di voi è ferita?- era Terry Sheridan!
-Terry!...-
-Paura per me,dottoressa Thambay?...temi che non possa portare a termine l’impresa per cui tieni tanto?-
La donna non rispose.Non c’era niente da dire,per ora:incassò in silenzio,ringraziando tacitamente Dio per averlo rivisto sano e salvo.
-Il sangue attira gli squali…se siete ferite,dobbiamo stare attenti…-
-No..- disse Selena,rassicurandolo.
Poi ripresero a nuotare,in silenzio.
Presto raggiunsero il gommone.Il marine aiutò prima Selena,poi Mirelle a salirvi.Vi si issò anche lui,tirando su l’ancorotto .Quindi accese il motore e si diresse verso la sagoma scura di una barca a vela che cominciava a delinearsi in lontananza.
Rannicchiata in un angoletto del natante,Mirelle osservava corrucciata l’agente Efford discutere a voce bassa con suo marito.Stavano pianificando il da farsi:e lei naturalmente ne era stata esclusa…
A un tratto riuscì a catturare una rapida occhiata di Terry.Sostenne il suo sguardo,ma non riuscì a trattenerlo.Sentiva che tra poco avrebbe pianto…Sapeva essere spietato,il colonnello Sheridan!
Quando finalmente raggiunsero Black Magic,dalla imbarcazione si sollevò qualche protesta,a vedere che il numero dei naufraghi era diverso da quello cui aveva alluso inizialmente Selena.Terry si accreditò:
-Sono il colonnello Sheridan,in missione per il servizio segreto britannico…Le due signore che sono con me,approfitteranno della vostra cortesia per rientrare a Aukland!-
L’equipaggio intanto stava accogliendo le nuove venute,visibilmente provate e infreddolite;lo skipper offrì loro una coperta,avvolgendola personalmente intorno alle spalle di Mirelle,che sembrava la più sofferente del gruppo.
A Terry quel gesto protettivo del velista non sfuggì:si diede dell’idiota,diede del damerino al velista che faceva il cascamorto con sua moglie;ma non recedette dalla sua decisione.
-E lei? Pensa di rientrare sul gommone?...chiamiamo la guardia costiera?- gli chiese intanto lo sportivo.
-No… -rispose il marine,laconico.
Lo skipper lo guardò interrogativamente,poi immaginando che l’incarico del colonnello prevedesse l’assoluta segretezza,fece spallucce disinteressandosi.
La dottoressa Thambay invece sussultò.Lei aveva capito bene:Terry sarebbe rientrato sull’isola…
Prima che l’uomo ritornasse sul gommone,lo apostrofò:
-Colonnello Sheridan…-
Terry si fermò davanti a lei.Mirelle gli sfiorò il torace,gli accarezzò il braccio,lo guardò:
-Tuo figlio ha bisogno di te,signora Sheridan…- le disse,a denti stretti.
-Nostro figlio…- corresse lei,eloquentemente.-Ha bisogno di entrambi…-
Lui le sfiorò appena i capelli biondi,restituendole la carezza.
- Agente Efford…si occupi di lei…!-
Dopo aver profferito quest’ultima battuta,Terry si sciolse dal timido contatto con la moglie e rientrò sul gommone.Rimise in moto e si allontanò sollevando il braccio in segno di saluto.Poi sfrecciò via tra le onde,scomparendo in fretta all’orizzonte.


Lacrime amare rigarono silenziose il volto della dottoressa Thambay,che rimase zitta per il resto del viaggio,lasciando a Selena ogni iniziativa,secondo gli ordini impartiti da Terry.
Sbarcarono da Black magic,inutilmente sfiorate con rimpianto dagli sguardi dei marinai.Lo skipper strinse a lungo la mano di Mirelle,sperando di potere scambiare con lei qualche parola che gettasse un ponte tra loro,ma la donna era evidentemente muta e inaccessibile.
L’agente Efford la fece salire sulla sua auto e la accompagnò a casa.
Per tutto il viaggio la giovane donna bionda tenne il capo basso;si rese conto che erano a casa solo quando infilarono il vialetto e in lontananza riconobbe il patio della villa che era stata sua e di Terry.
-Ha lasciato Adrian qui?...da solo?- esclamò,piuttosto contrariata,parlando del marito.
-Suo marito non è uno sprovveduto,madame Sheridan…lo ha affidato ad Athina- Selena sembrava quasi rimproverarla.
Mirelle la guardò,come se non riuscisse a capire.
-Athina? La governante?...è giovanissima e…-
Selena la interruppe,lasciandola a bocca aperta:
-Athina Melissa Ashtonwood…è la figlia di un ex agente maori,collaboratore di suo marito…E’ perfettamente addestrata alla difesa personale…e non solo!-
Quindi aprì la portiera della jeep e ne fece scendere Mirelle,ancora incredula per quanto aveva sentito.
Intanto la porta di casa si era aperta e sul limitare era apparsa proprio la giovane governante:
-Signora…Bentornata a casa… Adrian aspetta…-
Mirelle la guardò coi grandi occhi spalancati,sorridendole appena. Poi però corse da Adrian,senza riflettere più su nulla.
Il piccolo era nel box,visibilmente emozionato.Le porgeva le braccine aperte,ridendo:
-Maman!...-
-Adrian…piccolo amore mio…-Mirelle lo strinse a sé,lo coprì di baci…anche quei baci che avrebbe voluto dare a suo padre,prima di vederlo scomparire tra le onde…e finalmente le lacrime ingoiate sgorgarono tutte,miste alla gioia di riabbracciare il suo bambino adorato.



Dayu Fushima era fermo sulla riva;sulla fronte una vistosa medicazione,sul viso una espressione di gelido odio.Il suo sguardo scrutava le onde,come un falco predatore scruta la prateria per individuare la sua preda…ma questa sembrava essergli sfuggita dagli artigli,inspiegabilmente.
Improvvisamente qualcuno alle sue spalle emise un caratteristico suono di disapprovazione,poi una voce canzonatoria esclamò:
-Non essere di cattivo umore,amico..se era me,che cercavi…sono qua!-
Il giapponese si volto,con gli occhi che schizzavano rabbia repressa e si fiondò su Terry senza riflettere.Quest’ultimo,approfittando della mancanza di lucidità dell’avversario,bloccò facilmente il suo attacco,immobilizzandolo nella morsa del suo braccio sinistro;poi,puntandogli una pistola nel fianco e cambiando tono,sibilò:
-Desidero conoscere chi ti paga…Farai bene a portarmi da lui,senza crearmi altri ostacoli…-
L’uomo non fiatò.Era la seconda volta che quel maledetto lo coglieva di sorpresa,ma non poteva permettersi di perderlo ancora.Decise di assecondarlo,sicuro che –una volta dentro la base- non sarebbe più stato tanto facile uscirne. E così avrebbe salvato la faccia con Settan Shiba…
Il colonnello si rese conto della decisione presa dal suo malcapitato inseguitore e,lentamente,allentò la stretta:avrebbero camminato affiancati,per procedere più celermente.
Un passo dopo l’altro,raggiunsero in silenzio l’ingresso del bunker.Dayu mostrò al lettore foto il suo volto e la porta metallica scattò,aprendosi:i due uomini entrarono e attraversarono una serie di corridoi apparentemente deserti.
A un tratto,l’orientale emise uno strano sibilo modulato;come insetti dai muri,venti uomini neri aggredirono Terry da ogni parte ,disarmandolo e bloccandogli le mani dietro la schiena.Quando fu immobilizzato Fushima lo fissò con odio,poi ordinò:
-Voi due,con me…- e proseguì verso lo studio del suo capo,mentre i due strattonavano Terry nella stessa direzione.
Una porta a vetri specchiati si aprì davanti a loro e finalmente entrarono nel grande studio nel quale Mirelle aveva incontrato il misterioso criminale a capo di quella inquietante base.
Il vecchio orientale era seduto nella sua poltrona,di spalle alla porta e osservava su una serie di monitor allineati sulla parete le diverse attività che si svolgevano sull’isola.
Terry lo apostrofò:
-Settan,vecchio mio…hai uno strano modo di rispettare le leggi dell’ospitalità…-
Il vecchio fece ruotare lentamente la sua poltrona,e fissò l’interlocutore con un sorriso enigmatico da buddah.
Senza batter ciglio,ordinò:
-Liberatelo…Vieni a sederti,colonnello…-
Benchè indispettito,Dayu diede ordine ai due automi di liberare il prigioniero,che si accomodò tranquillo,massaggiandosi appena i polsi,con un mugolio di approvazione.
-Tu puoi andare…- disse ancora l’uomo chiamato Settan,congedando il suo luogotenente,che si allontanò a stento reprimendo la rabbia per quella inattesa esclusione.
Terry lo guardò,sogghignando:
-Una volta sceglievi meglio i tuoi tirapiedi,vecchio…-
-Dayu è un ottimo elemento,colonnello…opportunamente educato darà il meglio di sé…Non lo hai maltrattato abbastanza,oggi?-
Terry aveva appoggiato i gomiti sulla scrivania e guardava dritto negli occhi l’interlocutore:
-Direi che di lui abbiamo parlato anche troppo…veniamo a noi due…-
Settan aveva sostenuto lo sguardo profondo del marine,poi si era lasciato andare nella sua poltrona,con un sorrisetto:
-Bella prodezza,tornare qui…potrei farti a pezzetti e rimontarti a mio piacere,lo sai?-
L’uomo osservò gli schermi alle spalle del giapponese;su uno di quelli appariva in una cella quella che a prima vista poteva essere Mirelle…
-Si…ho saputo che ti sei messo a fabbricare bambole…- disse,con un tono evidentemente sprezzante.
-Già…- il vecchio sembrava guardarlo ora interrogativamente.-Sembra che l’affare ti interessi…non lo avrei creduto,fino a poco tempo fa…-
-Stai invecchiando e ti fermi alle apparenze…Senza contare che hai dimenticato le buone maniere:me lo hai chiesto nel modo peggiore!- la voce di Terry,apparentemente canzonatoria,era in realtà una lama d’acciaio.
Settan aprì le mani,in un gesto di resa e di conciliazione insieme:
-Non prendertela…prima di proportelo come si deve,dovevo rendermi conto se sei ancora un socio valido o se la bella mogliettina ti ha del tutto rammollito…-
Il mercenario sogghignò,carezzandosi la bocca con la sinistra,in una smorfia sorniona:
-Ci vuole ben altro,non credi…Quante me ne puoi fornire,di quella?- domandò,indicando il clone di Mirelle nel monitor.
-Non scherzare…Se ti interessa davvero,allora sai cosa voglio da te…-
-Lara Croft?-
Dietro le lenti in tartaruga del vecchio,balenò una luce crudele:
-Esatto…-
-Ma…a cosa ti serve?- domandò con falsa ingenuità Terry.
-Ho un conto in sospeso con lei…- replicò l’altro gelido.
-Bè…ne hai di killer ha disposizione:falla fuori…-
-No:la voglio qui…e viva…Vedi la tua mogliettina è graziosa,ma …io voglio clonare la Croft e riprendermi Tutto quello che mi ha tolto…-
Lo scozzese grugnì,con strafottenza:
-Bene:se te la porto,cosa ci guadagno esattamente?-
-Se me la porti…entri nell’affare…-
-Le Bambole non mi interessano:voglio un’offerta congrua…-
-Sei il solito mercenario gretto e senza cervello,Sheridan:non hai capito che l’affare è il segreto della vita? È il possesso della formula…la gestione del potere…- lo sguardo di Settan ora era eccitato,come quello di un invasato.
-Sono il solito mercenario e parlo in termini di prezzo…Quanto mi toccherebbe?- rispose indifferente Terry.
-Intanto un milione di dollari,cinquecentomila subito e cinquecento a missione conclusa…Poi tutto l’oro di Lara…-
-Mmmm mmm…e niente bambolina premio? A proposito:come se la cavano a letto,le tue bambole?-
Con un gesto spazientito,Settan spense i monitor alle sue spalle e gli intimò:
-Non fare lo spiritoso e rispondi:accetti?-
-L’affare mi sembra interessante…I cinquecento milioni li voglio versati in euro a questo nome.(e scribacchiò qualcosa su un post it) in una banca di Ginevra…gli altri me li darai in contanti a missione compiuta…-
L’orientale aveva riassunto la sua espressione imperturbabile.Sorrise gelido e premette su un pulsante.
-Meriti un po’ di riposo,prima di metterti a lavoro…Ecco la tua bambola:provala tu stesso…-
Una porta metallica si aprì ed entrò la sosia di Mirelle:
-Terry…!- lo chiamò,con la stessa inflessione inconfondibile di lei.
Un brivido gli attraversò la schiena:-Dannazione!- imprecò tra sé.
-Non c’è che dire…una copia perfetta…- sorrise,divertito.
-Ti puoi ritirare con lei, se vuoi…ma…non affezionartici troppo…-
-Non hai niente di meglio? Questo prodotto lo conosco fin troppo bene…Non ci sarebbe una Nicole Kidman? …-
-Sei sempre lo stesso buffone…- disse il vecchio orientale,guardandolo con disprezzo.Poi si avvicinò alla clone e,tirata fuori una rivoltella,puntandogliela alla nuca,disse: -Se non ti interessa,la eliminiamo subito…- e fece fuoco.
Terry irrigidì i muscoli e serrò le mascelle. Sapeva bene quel gesto cosa significava realmente…Ripetè il suo verso di disapprovazione e,con un ghigno,commentò:
-Settan Shiba…sei il solito vecchio malato di onnipotenza…Prepara il denaro,che non vedo l’ora di tornare alla civiltà!-



All’alba,lavato,sbarbato e rivestito,Terence Patrick Sheridan ,preceduto da Dayu Fushima,dopo essere stato introdotto in una sorta di molo sotterraneo,si imbarcava su un natante dall’aspetto aerodinamico:una sorta di sottomarino,dalla plancia però allungata e presumibilmente apribile…
L’ex marine non si sbagliava:l’imbarcazione d’apprima si inabissò per un tratto medio,attraversando un cunicolo che presumibilmente correva sotto l’isola,quindi riemerse;una volta in superficie,assunse l’aspetto di un qualsiasi motoscafo da gran turismo.
Di lì a poco il natante approdava nel porto privato più esclusivo di Aukland:
-Mi domandavo da dove diamine vi muoveste con tanta facilità…- commentò Terry a Dayu che lo osservava,orgoglioso della perfezione tecnica dei suoi mezzi.
-Abbiamo più di una freccia al nostro arco,non dimenticartelo…amico!- rispose l’orientale,con aria sprezzante.
-Mmm mmm…- fece distratto l’altro,senza dargli ulteriore soddisfazione.Quindi fece per sbarcare,quando da un monitor emerse il volto sgradevole di Settan:
-Allora colonnello…è stato confortevole il viaggio?-
-…abbastanza…Non posso dire lo stesso della compagnia…-
-Quali saranno le tue prossime mosse?-
-Liberarmi dei seccatori…O mi lasci lavorare in pace o considero chiuso il nostro rapporto di lavoro…-
Il vecchio giapponese abbassò la testa,come riflettendo:
-Dayu,lascialo sbarcare e torna sull’isola…- disse poi,senza fare commenti.
-Ma Shiba-san…non deve far altro che ritirare i suoi soldi e sparire…-
-Fa’ come dico…Conosco quell’uomo…Cinquecentomila dollari non gli bastano,se può guadagnarne un milione…-
Terry intanto aveva indossato le lenti da sole e fissava sorridendo irridente il luogotenente di Settan,che sbuffava spazientito.
-Non mi piace discutere gli ordini…fallo sbarcare e rientra subito!- disse ancora il vecchio,alzando appena la voce.
Rassegnato Dayu indicò all’ospite la passerella di sbarco,poi diede ordine agli uomini dell’equipaggio di prendere di nuovo il largo.
Non appena il mercenario mise piede a terra,Settan disse:
-Non dimenticarti che lascia qui due ostaggi preziosi…-c’era una luce gelida negli occhi appena visibili dietro la montatura in tartaruga.
-Già…-rispose Dayu,apparentemente convinto;spento finalmente il collegamento con Shiba,però,accese il cellulare e diede ordini concitati a qualcuno a terra.
Intanto l’ex marine era entrato in un rent a car e aveva noleggiato un auto.Salito al volante era schizzato via sgommando,non abbastanza in fretta da non essere individuato e seguito da un giovane centauro nascosto da un casco nero.

Era calata la sera.Terry,cercando di passare inosservato,si era trattenuto alla periferia della città,nei sobborghi dove aveva identificato a suo tempo il sedicente dottor Hastings;era stato in un’anonima agenzia di viaggi e aveva prenotato un volo in classe economica per Londra;sarebbe partito il mattino dopo. Quindi aveva preparato una ventiquattrore con biglietto e pochi effetti personali e l’aveva lasciata al deposito dell’aeroporto,insieme alle chiavi dell’auto noleggiata.
Aveva poi bighellonato per l’aeroporto,mangiando qualcosa allo snack bar e scherzando a suo modo con la banconista di turno.
Finalmente dopo aver dato un’occhiata nello specchio del bancone,si era alzato ed era andato in sala d’attesa,apparentemente a riposare un po’.
Poco prima delle undici si era alzato e aveva cercato una toilette,sempre importunando qualcuna delle hostess più graziose.
Entrato nei bagni,chi avesse visto il suo viso riflesso nello specchio macchiato e corroso avrebbe notato che la sua espressione non aveva più nulla di allegro e strafottente.
Entrò in uno dei bagni e salì in piedi sul water,in attesa.
Qualche minuto dopo,un giovanotto entrò nei bagni:era tutto vestito di nero,ma aveva lasciato il casco nella sala d’aspetto…
Il nuovo venuto finse di lavarsi le mani,in attesa di veder ricomparire l’uomo alle cui calcagna era stato tutto il giorno,secondo l’ordine ricevuto da Fushima.
Passarono dei lunghi minuti.Tutto era silenzio.Un uomo dall’aspetto stanco entrò,servendosi dei servizi in vista:
-Non so perché..- disse,cercando di giustificarsi col giovanotto – Mi sento più a mio agio qui…-
Di fronte al mutismo dell’interlocutore,lavatesi in fretta le mani,il tizio se ne andò fischiettando.
Il giovane cominciò a spazientirsi;abbassandosi guardò da sotto le porte quale potesse essere la latrina in cui fosse entrato Terry…
Ovviamente risultavano tutte vuote…
-Dannazione…-imprecò quello – quindi puntando la pistola contro la prima porta ,minacciò di far fuoco,sparò quindi con un calcio aprì il locale,senza trovarvi nessuno…
La scena si ripetè ancora,mentre l’inseguito calcolava a mente quanti colpi ancora rimanessero nella pistola del maldestro inseguitore.
Questi,furibondo,ormai aveva quasi esaurito il caricatore,ma non ebbe il tempo di inserirne uno nuovo,che la sua preda gli si parò davanti,col viso di chi ha già vinto:
-Se vuoi usarla contro di me,quella…avresti fatto meglio a non scaricarla…-
Preso dal panico il tipo tirò senza lucidità contro Terry,che schivò abilmente il colpo;poi gli fu sopra e senza batter ciglio stava per spezzargli l’osso del collo…ma si fermò.
-Ho un messaggio per Dayu,glielo ridarai al risveglio:…ricordagli di ubbidire agli ordini di Settan e non sprecare energie inutilmente…-
Quello tremante si affannò a dire di sì con la testa,grato di essere ancora vivo.Un attimo dopo un immancabile colpo alla nuca lo spediva nel mondo dei sogni fino al giorno dopo.
Indossati i suoi abiti e recuperato il suo casco,il colonnello Sheridan si allontanò poi indisturbato su una potente moto,ovviamente giapponese.


Era notte,ormai.Nella villetta silenziosa le luci andavano spegnendosi una ad una.
Athina già dormiva-o almeno così sembrava- nel corridoio,su un letto sistemato davanti alla porta della nursery,subito prima della camera matrimoniale.
Mirelle aveva addormentato Adrian cullandolo dolcemente tra le braccia,per poi adagiarlo delicatamente nella sua culletta.Sollevando lo sguardo sulla veranda,aveva riconosciuto l’auto su cui i soliti agenti vegliavano ormai da una settimana,per proteggere lei e il suo bambino da eventuali ignote minacce.Era stata una decisione dell’ M16,forse sollecitata da Selena,forse suggerita da Terry…Terry:chissà dov’era,ora?
Inutile cercare una risposta…
La giovane donna usciva dalla doccia:solo un asciugamano le copriva il corpo ancora umido,e i capelli appena lavati le ricadevano morbidi e vaporosi sulle spalle.
A un tratto ogni luce si spense.Mirelle ebbe paura…
Nel buio,le era sembrato che un’ombra si movesse.La donna si precipitò verso la stanza del bimbo:qui la lampada notturna era ancora stranamente accesa e disegnava sul muro una fantasmagoria di delfini azzurri che si inseguivano sulle onde.Adrian dormiva con un sorriso sereno sulle labbra,balbettando qualcosa di tenero nel sonno.
Guardandolo,Mirelle pensò a una sciocca suggestione.Del resto Athina anche dormiva…
La donna indietreggiando piano,si appoggiò con la schiena alla porta della camera matrimoniale,schiudendola.
In quella di nuovo il buio si materializzò:un’ombra la cinse immobilizzandola,una mano le coprì la bocca.
Tentò di opporre resistenza,ma qualcosa nell’odore,nel calore di quella presa le era stranamente familiare.La porta intanto si era richiusa senza alcun rumore e l’ombra la avvolgeva completamente nel suo abbraccio.
Con un gesto mirato,una mano fece cadere a terra l’asciugamano che la copriva,poi Mirelle si sentì sospingere sul letto.Mugolò,tentando ancora di liberarsi.Allora l’ombra su di lei sollevò la destra che le teneva chiusa la bocca,ma prima che lei potesse gridare due labbra calde glielo impedirono premendo contro le sue e schiudendole,avide…
Conosceva quella bocca,conosceva quel sapore…Ma:era un sogno? Forse si…Mirelle non seppe opporre più resistenza,si abbandonò,anzi abbracciò l’ombra nel buio ,gli cinse il collo,gli carezzò disperatamente i capelli e rispose affamata al suo bacio infinito…
L’ombra l’accarezzò dappertutto,come se volesse riappropriarsi di ogni centimetro della sua pelle:quando non la baciava,le sue labbra le punteggiavano i capelli,il collo;ora le sue mani,grandi e calde erano sul suo seno,poi scendevano sui fianchi,giù giù, le sentiva sulle cosce e sentiva il suo respiro confondersi col respiro di lui,i sospiri di lui confondersi coi suoi gemiti…
Le mani della donna cercarono la pelle dell’uomo,infilandosi sotto i suoi vestiti:la blusa cadde a terra e di lì a poco anche i pantaloni…poi Mirelle lo sentì entrare dentro di lei,con lo stesso desiderio di chi la prendesse per la prima volta, con la calda voluttà di chi avesse tutto il tempo del mondo, con la stessa intensità di chi l’amasse per l’ultima volta …
-Tutto bene,signora?- Athina bussò piano alla porta.
-Ss si Athina…- rispose con un sospiro la padrona di casa.
-Se ha bisogno di me…-
-Nno…non ho bisogno di niente…-
L’ombra si lasciò sfuggire,col suo tono inconfondibile:
-Ci puoi scommettere…-
Poi riprese a baciarla con famelica passione,rotolandosi con lei sul letto,cadendo sul pavimento e ricominciando ad amarla senza stancarsi mai…
Poi,prima che la luce fosse tornata,l’ombra si sciolse dal caldo abbraccio della sua donna addormentata;si rivestì e scivolò via,com’era apparsa.
Mirelle fu risvegliata da Athina che poggiava il vassoio con la colazione sul letto e apriva le tende.
-Ha poi ripreso sonno,signora?- domandò.
La giovane donna si rannicchiò su se stessa,chiedendosi se la domestica non sapesse molte più verità di quanto volesse mostrare.Quello che lei sapeva è che quella notte era stata di Terry,completamente,disperatamente…Ma che alla luce di quel nuovo giorno quell’uomo non le apparteneva più…Sul comodino le aveva lasciato l’anello che si era scambiato con lei il giorno delle nozze,con inciso all’interno to my love,forever…

Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:28
 
Top
Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 18:25





ed ora? cosa combinerà il doppiogiochista???
 
Top
view post Posted on 5/4/2008, 18:29
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Il castello di Edinburgo era parato a festa. Un gran pavese spettacolare adornava le torri,con mille bandiere che si rincorrevano nel gelido vento di tramontana,illuminate da caldi riflettori sistemati lungo le merlature con gusto e colpo d’occhio.Non era la prima volta che le Black watch festeggiavano l’annuale del reggimento in Scozia,ma questa si annunciava già dalla sede prescelta come una festa in grande stile.
Dalla finestra della suite in cui alloggiava,Lara Croft guardò affascinata il maestoso edificio.Aveva ricevuto come ogni anno l’invito al prestigioso party:spesso ne era stata informata solo tardi,al rientro da qualche missione.Ma questa volta a recarle il prezioso biglietto era stato sir Reginald in persona,il capo dell’M16…
-Come mai così interessati alla mia vita sociale?- gli aveva domandato Lara,accogliendolo nel sontuoso salone di Croft Manor.
-Vogliamo che in quella occasione tu abbia modo di incontrare la squadra con cui collaborerai:si tratta di una missione spinosa,Lara…-
-Mmmm…segretezza nella segretezza…Va bene:ho proprio il desiderio di vestirmi da donna per una sera…-
Aveva scelto un abito nero con scollo all’americana,che le lasciava interamente scoperta la schiena,al limite dei glutei.Le piaceva vestire da donna ed essere sexi;le piaceva stupire,in ogni caso.
Aveva legato i capelli nella leggendaria treccia,avvolgendoli in una rete appena visibile,trapunta di piccoli strass.Portava perle e diamanti ai lobi,ma nessun anello sulle mani.Se le guardò: erano curate,eleganti,affusolate.E armate di artigli da pantera…
Lara sorrise,con una punta di rammarico.Nessun anello…
Indossò delle scarpe dal tacco a spillo vertiginoso e camminò davanti allo specchio:uno spacco mozzafiato si apriva malizioso ad ogni suo passo.
Trasse dal guardaroba la sua pelliccia di volpe azzurra,quindi la indossò e scese nella hall.Una limousine nera la attendeva per portarla alla festa.
All’ingresso,ferma nella sua garitta,una sentinella nel proverbiale kilt di rappresentanza presentava le armi a quanti entravano,non appena la voce del maestro di festa ne annunciavano il nome:
-Madame Lara Croft!-
Il rumore metallico della baionetta scattata sull’attenti sembrò confondersi con una voce familiare:
-Ciao Croft!-
Lara non aveva dubbi:era la voce di Terry Sheridan!
Che ci faceva là?vestito da sentinella?...No,era impossibile…
Non ebbe tempo di controllare,perché subito la folla degli invitati la sospinse verso l’interno del castello.C’erano amici,ammiratori,gentildonne:tutti avevano occhi solo per lei…
Sorridendo a destra e a manca,Lara cercò di guadagnare il buffet:aveva bisogno di bere qualcosa.Anche il servizio era affidato a personale in divisa,giovani cadetti del reggimento,desiderosi di servire la gloriosa bandiera in una serata così atipica.
Lara si rivolse ad uno di loro,di spalle,in giacca bianca e chiese un ponche.Poi si volse a rispondere a un convitato che le aveva chiesto qualcosa di poco importante:un braccio teso,fasciato di bianco;una mano inguantata le porse il bicchiere,ma prima che lei potesse portarlo alle labbra,la solita voce familiare gliene fece andare di traverso il contenuto:
-Alla tua,Lara Croft!-
Si volse ancora,ma questa volta la voce che aveva parlato corrispondeva a un uomo in uniforme di gala che si allontanava,mimetizzandosi tra la folla.
Lara bevve il suo ponche,poi cominciò a seguirlo.
Lui si muoveva disinvolto nella folla,sicura di averla seminata.Era alto,spalle imponenti,passo elastico...
L’archeologa l’aveva quasi raggiunto e stava per fermarlo,quando le luci si abbassarono in sala e sul piccolo palco dell’orchestra un occhio di bue illuminò la sagoma affascinante della cantante Lara Fabian che,inchinatasi al pubblico,esordì con la sua voce sensuale intonando ‘As time goes by’
Lara sbuffò.L’aveva perso di nuovo.Ma forse…
In fondo al salone luci soffuse premettevano agli ospiti di defilarsi verso gli spalti.Alla donna parve di riconoscere ancora la giacca bianca allontanarsi in quella direzione.Facendosi largo tra il pubblico,la archeologa guadagnò quella zona.e si ritrovò in un camminamento del castello nel quale si aprivano alte nicchie a vetri,verso l’esterno.
-Eccolo!-
Appoggiato allo stipite di un finestrone,un uomo in giacca bianca e kilt parlottava con qualcuno,presumibilmente una ragazza.Lara gli piantò una mano sulla spalla,costringendolo a voltarsi:
-Cercavi me,Terry?-
Ma il sorriso trionfale le si smorzò sulle labbra:rosso di capelli e con un’ispida barbaccia quell’ufficiale non era affatto Terry Sheridan.. Lara fece un gesto di rabbia e,chiedendo scusa,rinculò verso l’uscita di quel passaggio.
Stava per ritirarsi in buon ordine,quando una risata inconfondibile la richiamò.
Seduto a gambe maliziosamente accavallate sul davanzale di un finestrone,il colonnello Sheridan in divisa di gala delle Black Watchs ammiccava verso di lei:
-Non riesci a trovarmi,Croft? Sono qui!- così dicendo,scese d’un balzo dal suo posto e le andò incontro.
-Come stai? Chi non muore si rivede…-
Lara riprese il suo autocontrollo e –tenendolo leggermente a distanza- gli chiese:
-Che ci fai vestito così?carnevale è tra due mesi…-
-Croft? Offenderei la gloriosa divisa delle Black watchs?...Non sapevi che mi hanno reintegrato?-
-Credevo fossi un Royal Marine…- disse lei,con aria sussiegosa.
-Il mio sangue scozzese urlava…hanno voluto tacitarlo!-
-E come mai sei qui?- disse lei,sospirando come spazientita.
-Per incontrare te…Sei in gran forma!- così dicendo la fece roteare tenendola per una mano.-Fiuuu…hai esposto la migliore mercanzia! Cerchi marito?-
-Chissà…forse…- ribattè lei,stando allo scherzo.- Un marito celibe…non un bigamo! A proposito dov’è la tua ineffabile biondina?-
-Croft!...dalla prigione mi hai tirato fuori tu…dalle catene sono uscito da solo…- replicò lui,mostrandole le mani nude,senza anelli.
-Stai scherzando? Vuoi prendermi in giro?-
Lui rise.
-Non capisco se la cosa ti dispiace o…ti sembra troppo bella per essere vera…- le domandò,sospettoso.
-Sei uno stupido!- concluse lei. –Bè,ora che ci siamo visti,tante belle cose…e addio!- lo liquidò,andandosene nella folla.
Di lì a poco,da uno dei tavolini si alzò discretamente un uomo anziano,elegante,leggermente pingue.Con un cenno di intesa,ordinò a due uomini della security di rintracciare i due agenti convocati per il check in di quella sera,poi precedette il gruppo ai piani superiori,in un antico studio predisposto all’incontro.
L’agente accompagnò Lara ai piedi di una scalinata,dove li raggiunse l’altro poliziotto,in compagnia di Terry.
-Saliamo?- disse la donna,con lo sguardo furibondo:cominciava a temere che Sheridan non era là per caso.
-Dopo di te,mia cara…non vorrei ne approfittassi per sbirciare sotto il mio gonnellino…- rispose con la sua proverbiale ironia l’uomo,cedendole il passo.
arielcips25/9/2006, 19:11
Lo studio era appena illuminato da una lampada Churchill,che creava un alone di luce sulla scrivania alla quale sedeva in attesa nella poltrona in legno di palissandro rilegata finemente in pelle l’uomo anziano che poco prima aveva lasciato il salone.
Questi tamburellava con le dita su una cartellina,anch’essa rilegata in pelle,e probabilmente articolava nella sua testa il discorso che avrebbe dovuto fare ai due convocati.
La porta si aprì e una lama di luce attraversò la stanza in penombra:Terry e Lara entrarono quasi insieme:
-Buona sera,sir Reginald…- disse la donna.
-Buona sera,miei cari….entrate,accomodatevi….Non avrei mai creduto di potervi rivedere insieme…- la voce era amichevole,ma non era possibile conoscere l’espressione sul volto dell’uomo,che rimaneva in ombra,dietro la scrivania.
Mentre Lara si accomodava,Terry rimaneva un passo indietro.
-Lei non si siede,colonnello?-
-Non amo conversare senza poter guardare in faccia il mio interlocutore…dovrebbe ricordarselo,sir…-
Il vecchio funzionario sospirò;se lo ricordava bene… Maneggiò la lampada e fece in modo che illuminasse meglio il suo viso e quello dei suoi ospiti,una volta seduti.
Finalmente anche il colonnello Sheridan prese posto.
-Eccoci qua…come ai vecchi tempi…- commentò,guardando sornione i suoi interlocutori.
- Colonnello,signora Croft…il caso che abbiamo di fronte è spaventoso,inimmaginabile…Lei colonnello in parte ne è già informato,e ci dispiace che purtroppo sia stato colpito da vicino…-
Terry lo fermò con la mano.
-Gradirei che la mia vita privata non fosse oggetto di discussione…-
-Mi scusi…non posso nemmeno chiederle se la signora Sheridan ora sta bene?-
-Mia madre? Gode di ottima salute..considerata l’età…Non vedo però cosa c’entri con il nostro lavoro..-
Sir Reginald sospirò di nuovo;Lara invece cominciava a spazientirsi.
-Sir,non potremmo venire al dunque?-
-Il dunque?...signora Croft lei ha mai sentito parlare di un certo Settan Shiba?-
La donna ebbe un’espressione di gelo negli occhi,si irrigidì.Ma nella sua voce non trapelò nulla,quando rispose:
-Ho avuto a che fare con lui,tempo fa...è un uomo pericoloso-
-Pericoloso? Dica pure un criminale,invasato,pazzo…Ha acquistato un’isola nel Pacifico e,dopo una serie di esperimenti su umani…è arrivato a realizzare una sorta di robot-cloni,perfettamente identici all’originale…-
Lara rabbrividì:era proprio da Settan una cosa del genere…un uomo spietato,impastato di cultura nazista,malato di onnipotenza e avido,avido come non mai.
-Tempo fa noi abbiamo chiesto al colonnello Sheridan di aiutarci a incastrare Shiba…finalmente lui ha detto di sì…-
-Quanto gli avete offerto?- commentò cinica Lara.
-Poco,in effetti….- ribattè lui – considerando che io già sono stato sull’isola e so come tornarci…Ma tant’è:il valore non è mai apprezzato a sufficienza!-
Sir Reginald era rimasto zitto,durante la schermaglia.Quindi aveva precisato:
-Il colonnello ha chiesto di essere reintegrato a tempo pieno…-
La donna fece una smorfia:non si fidava della generosità improvvisa di Terry,nemmeno un poco.
-…e ha anche chiesto di averla al suo fianco in questa impresa…-
Questa volta rimase davvero meravigliata:
-Hai chiesto me?- e le venne da ridere,quasi con imbarazzo.
-Non essere modesta,Croft:sei la migliore,per certe cose…Dove occorre fegato,astuzia e sana brutalità…-
Il sorriso le morì sulle labbra.
-Io però non ho nessuna voglia di collaborare col ‘colonnello’ Sheridan…- rispose allora,velenosa.
-Mi spiace,signora Croft…ma,data la gravità dell’avversario che avrete di fronte,non glielo sto chiedendo:è un ordine…-
Lei incassò,irrigidendo la mascella.
-Un ordine?...e a chi dovrò ubbidire,durante la missione?-
-Il vostro rapporto sarà paritetico…DOVRETE COLLABORARE!...chiaro?- sir Reginaldguardò entrambi negli occhi,con autorevole serietà.
Terry alzò la mano alla fronte:
-Signorsì,sir…-
Lara Croft annuì.Poi si alzò con uno scatto:
-Se ora mi scusate…-
Quindi uscì dalla stanza,indispettita.
-E’ entusiasta!- commentò Terry,uscendo.


La festa nel salone continuava.La cantante aveva sciolto il ghiaccio e diverse coppie ballavano animando il centro dell’ambiente.
Lara era andata di nuovo a servirsi al buffet:questa volta chiese whisky puro e lo scolò tutto insieme,con rabbia.
Che diamine stava succedendo? Shiba avrebbe dovuto essere morto,Terry Sheridan avrebbe dovuto fare il marito felice in Nuova Zelanda,lei avrebbe…Già:lei era l’unica che si trovava sempre e solo al suo posto…
-Posso unirmi a te,Croft?- Terry le si era affiancato e beveva.Aveva una voce meno ironica e l’archeologa,invece di allontanarlo,rimase un po’ disorientata.
Passarono dei momenti in silenzio.
-Non essermi ostile Croft…abbiamo un problema comune,non credi?- la voce dell’uomo che si era girato con affabile intimità verso di lei era conciliante.
-E’ difficile non esserlo,dopo il modo con cui ci siamo salutati…- ribattè lei,ripensando a quanto si erano pestati sulla barca di Mirelle,ripensando soprattutto al modo in cui lui l’aveva umiliata,rifiutandola.
Lui annuì,con fare un po’ colpevole.
La solista aveva preso a cantare un vecchio successo,’Save the last dance for me’:
-Ti va di ballare?...questa canzone mi ricorda tanto com’è cominciata…-
-Com’è cominciata cosa?-chiese lei,diffidente e risentita insieme.Non l’avevano mai ballata prima…
-La mia avventura nell’esercito…- le disse lui,con un’aria stranamente nostalgica.Poi la prese per mano e la fece ballare con una elegante disinvoltura,come se non avesse fatto altro nella vita sua.
-Accidenti,non mi aspettavo tanto da un ragazzaccio scozzese!- rise lei – Da quando ti dai al cha cha cha?-
-Da quando ho una partner inglese…- ribattè lui,sorridendo galante.
La canzone finì,tra gli applausi dei ballerini divertiti.I due agenti stavano per tornare al banco delle bibite,quando partì un ritmo caldo,una voce roca e fumosa e una canzone dall’inequivocabile sensualità.
-Questa non puoi negarmela…credo la ricordi anche tu…- sussurrò Terry.
Lara abbassò lo sguardo.’Come on baby,light my fire….’ Cantava il solista con una voce calda,ardente.E lei ricordò i mesi vissuti a Croft Manor…
Si strinse a lui e ballò a tempo di rumba una danza morbida e seducente.Le sembrò che il tempo si fosse fermato…
Si ritrovarono avvinghiati.Lui la guardò serio nel fondo degli occhi,accennando con la testa un gesto che sembrava volesse esprimere ammirazione,rimpianto,stupore compiaciuto.
La musica finì e tra loro sembrava essersi ricreato un clima meno teso.
-Andiamo sugli spalti,Croft? qui fa un po’ caldo…-
Lei lo precedette.Quando le fu vicino,aveva portato due flutes e una bottiglia di vino ghiacciato.
Bevvero in silenzio,dopo aver fatto tintinnare i calici,poi si volsero a guardare Edinburgo,splendida nelle luci della sera.
-Da quanto sei rientrato?- domandò lei.
-Due giorni…- le rispose,respirando profondamente l’aria della sua terra.
-Non lo avrei mai detto,Terry…non vuoi spiegarmi nulla?-
Lui si volse,come se finora avesse seguito altri pensieri;la guardò:
-Vuoi sapere di Mirelle?...Non è andata…tutto qui:non è durata,Croft:forse non sono fatto per fare il marito e il padre di famiglia…- l’uomo fece spallucce,un po’ mogio.
Alla donna brillarono gli occhi nel buio,poi lentamente la sua mano sfiorò la schiena di lui,con un gesto consolatorio e di possesso insieme.
-Mi spiace…ma io te lo avevo detto…-
Anche gli occhi di Terry,brillarono nel buio:un balenio d’acciaio indecifrabile.
-Partiremo domattina…Ti aspetto in aeroporto!- le disse poi,allontanandosi senza aggiungere altro.

arielcips30/9/2006, 17:24
La serratura dell’alloggio che gli era stato assegnato scattò e Terry rientrò in camera.Passando davanti allo specchio dell’ingresso faticò un attimo a riconoscersi,in quella insolita divisa.
Si guardò compiaciuto:faceva la sua figura,così paludato. Quindi iniziò a spogliarsi del blazer bianco;sganciò il colletto e i polsini,allentò la cravatta e piano la sfilò.Non si guardava più,arrotolava la cravatta serio e pensieroso.Si tolse la camicia e lasciatala cadere insieme al kilt sul letto entrò nella stanza da bagno. Pochi secondi dopo era sotto la doccia.
Uscì dal bagno:aveva indossato un paio di boxer e con un asciugamano si strofinava i capelli ancora umidi.Si fermò di nuovo davanti allo specchio:niente da dire,era di nuovo in forma…i capelli corti,un leggero filo di barba…si passò la mano lungo la mascella…magari andava fatta?...meglio l’indomani.
I muscoli erano asciutti e tonici;nemmeno un filo di pancia…si battè le mani sul torace,soddisfatto,ma avvertì sotto le dita,a sinistra,il segno di una cicatrice,che –quasi sbiadita- la poca luce aveva finora nascosto.
Cambiò espressione.Un flash back violento lo riportò indietro di qualche anno;sentì la canna fredda del revolver di Lara puntato contro il suo petto,lo sparo inatteso,devastante…Socchiuse gli occhi:un ricordo più dolce si materializzò …una testa bionda reclinata sul suo petto che ne auscultava i battiti,la carezza di quei capelli fragranti sulla pelle…-Alors monsieur Sheridàn…La situazione è questa:di buono c’è che lei è vivo…e non è poco,vista la ferita che riportava…-
-Dannazione!- mormorò a denti stretti,tornando al presente.Ma non pensare a lei era stramaledettamente difficile;soprattutto se ricordava l’ultima volta…
Era entrato in casa per salutare Adrian e lasciare sul comodino la fede.Ma lei aveva sentito qualcosa ed era apparsa nel buio…
-Dannazione…-ripetè,con meno rabbia,anzi con un sospiro di rimpianto sulle labbra.Poi andò a stendersi nel suo letto.
Dopo poco la mano corse ancora alla cicatrice:quel segno era indelebile…doppiamente indelebile…
Si addormentò:il giorno dopo l’avventura avrebbe preso inizio…


Mirelle aveva infilato l’anello lasciatole da Terry in una catenina e lo teneva al collo,sempre:non se ne sarebbe staccata mai.
Era passata quasi una settimana da quella notte.Era rimasta due giorni senza parlare con nessuno,intenta solo ad accudire Adrian,a rasserenarlo dopo gli ultimi eventi.Ma intanto aveva cercato di elaborare il dolore e l’angoscia che,risvegliandosi dopo una notte di passione assoluta,quell’anello sul comodino le aveva provocato.
Era chiaro…Terry si era sganciato da lei e da Adrian.Lo aveva detto;lo aveva fatto…
E lei? Che cosa avrebbe dovuto fare?...aveva pianto a lungo,silenziosamente.Poi,asciugate le lacrime,aveva riflettuto. Così lui aveva deciso di farla soffrire,di farle pagare la sua ostinazione con altrettanta testardaggine…E va bene! Accettava la sfida…
-D’accordo,monsieur Sheridàn…- aveva detto ad alta voce e Adrian aveva riso.
-Da dà…- aveva sillabato.
-Già,proprio lui!...- aveva ripetuto Mirelle. –Adesso noi due gli faremo vedere che sappiamo fare,vero?-
Dopo due giorni di silenzio e apatia,aveva indossato gonna e camicetta.Aveva vestito il bimbo e,infilatolo nel marsupio,era uscita sulla porta di casa,con l’intenzione di riappropriarsi della sua vita.
I due agenti l’avevano vista comparire come una apparizione e si erano guardati eloquentemente negli occhi.Che spettacolo,accidenti! Ma mentre si riprendevano dallo stupore,la donna era salita sulla sua auto sportiva, aveva sistemato il piccolo nel seggiolino e si preparava a mettere in moto.
-Un momento,signora Sheridan!- aveva tentato di fermarla quello dei due che aveva maggiore autorità.-Non può andare via…-
-No? E perché? –
Così dicendo aveva ingranato la marcia indietro ed era sgusciata via,sgommando poi in avanti verso l’uscita del vialetto.
I due uomini si guardarono meravigliati.Poi si precipitarono a mettere in moto la loro autocivetta e la seguirono fino in centro.
Mentre l’uno guidava,l’altro chiamò via radio un superiore:
-Sono Turner…si,lmrs Sheridan è uscita di casa improvvisamente…No,non siamo riusciti a…E’ entrata in un centro commerciale…Si? Ok..-
Dopo aver posteggiato,quello dei due uomini che si chiamava Turner pedinò Mirelle fino a un tavolino di un bar,mentre l’altro andò ai telefoni pubblici ed effettuò una chiamata. Poi i due si eclissarono,pur rimanendo di guardia e pronti ad ogni evenienza.
Mirelle condivideva con Adrian un gustoso gelato di frutta,quando sopraggiunse Selena.Aveva tagliato i capelli a caschetto,cambiando anche colore in un rosso fulvo;portava larghi occhiali neri e indossava la solita minigonna mozzafiato.Mirelle la riconobbe dalla falcata.Selena aveva con sé una serie di pacchetti e si sedette al tavolino come fosse una vecchia amica della dottoressa,aprendole i suoi acquisti davanti tutta entusiasta.
-Mi assecondi…- le suggerì sorridendo.
Mirelle osservò un baby doll rosa schoking con attenzione e fece a Selena i suoi complimenti.
Con un falso e gioviale sorriso,quella sibilò tra i denti:
-Come le è saltato in mente di uscire,mrs Sheridan?-
-Debbo rimanere reclusa?credevo di essere stata ‘liberata’…- rispose l’altra altrettanto sapida.
-Noi dobbiamo vigilare su di lei…-
-Vigilare? Credete sia più facile vigilare tenendomi chiusa in casa?...qualche sera fa,sotto i vostri occhio un estraneo si è introdotto in casa mia,sotto gli occhi dei vostri solerti agenti…-
Selena era a bocca aperta:
-Un estraneo…perché non ci ha avvertiti…non ha dato l’allarme…-
Mirelle giocherellò con l’anello che pendeva dalla sua catenina:
-Non era un malintenzionato,per fortuna…- rispose enigmatica.Non abbastanza perché l’altra non capisse,mordendosi le labbra.
-Forse vuol dirmi qualcosa,miss Selena?-
L’agente si finse distratta.
-Ma…signora Sheridan,lei potrebbe ancora essere in pericolo…-
-Ha ragione forse..e forse no:comunque non posso permettere che la vita della mia famiglia (o di quello che ne rimane) vada a rotoli…
-E che intende fare?-
Mirelle aprì una ennesima scatola:c’era un foulard blu,con dei delfini bianchi…
In quella riconobbe Paul,l’assistente di Terry all’eliporto.
-Mah…qualche idea ce l’ho….-
-Madame…noi dobbiamo vegliare sulla sua incolumità e su quella del bimbo…- così dicendo Selena tentò di familiarizzare con Adrian,che per tutta risposta le sputò sul viso il gelato che aveva in bocca,con un grazioso pernacchietto.
-Adrian!...- lo rimproverò Mirelle.
Selena si pulì gli occhiali,con malcelato disappunto.
-Voi vegliate,io non ho intenzione di fare nulla di particolare…Semplicemente impedire che il mio mondo vada completamente in pezzi..e ora,se mi scusa…- Così dicendo aveva sganciato il freno del passeggino e lo sospingeva via dal bar.
-D’accordo,signora Sheridan…faccia come crede…- disse dispettosa Selena –Tanto…-
MIrelle non volle raccogliere la provocazione.Ma quel ‘tanto…’ le rimase nel cuore come una spina:tanto ha già perso…tanto non ha più niente da perdere…Ah,se fosse stato davvero così?
-Paul!-
-Mirelle!....come va? State bene?-
-Si…insomma…-
-Io non ho più notizie di Mr Sheridan,Mirelle…e non so come comportarmi... i clienti vengono ,ma se li accompagno in giro,poi chi si occupa del lavoro d’ufficio?…e se mi occupo del lavoro d’ufficio,l’officina va a rotoli? …Forse avrei fatto meglio a chiudere e aspettare il ritorno del capo?-
-Hai fatto bene a parlarmene Paul…Da domani non sarai più solo:mi occuperò io del lavoro d’ufficio…intanto..Poi provvederemo a trovare una segretaria…Così potrò darti una mano coi clienti…-
-Voi…sapete pilotare un elicottero?-
-Mmm mmm…ho avuto un ottimo maestro…


Una camionetta aveva accompagnato Terry e Lara all’aeroporto militare.Indossati tuta,casco e mascherina,erano saliti su uno spitfire ultra moderno che li avrebbe rapidamente condotti fino a Saigon,primo scalo del loro viaggio.
-Credi che scopriremo qualcosa?- domandò Lara a Terry,prima di salire sull’aereo.
L’uomo aveva già indossato il respiratore e non rispose.
Durante il viaggio l’archeologa ricordò il suo primo incontro con Settan Shiba.Era convinta che sarebbe stato l’ultimo…
Settan era a capo di una organizzazione che compravendeva schiavi.La merce umana era sempre stata il suo forte….Ma poi investiva le sue ricchezze nell’acquisto di opere d’arte:opere d’arte non in vendita.
Aveva nella sua casa di Saigon un tesoro di valore incommensurabile,sottratto al bene comune.In quel periodo aveva messo gli occhi sull’armata di terracotta,l'inestimabile raccolta cinese e,pur di averla,non aveva esitato a collaborare con dei nuclei di fanatici integralisti.
Aveva fornito loro uomini per una serie di attentati kamikaze,per poi –con un abile doppio gioco – svenderli alle autorità di Pechino:svenderli? Il suo ricatto aveva un prezzo troppo alto…
Così Lara era intervenuta,lo aveva stanato,aveva distrutto la sua organizzazione,neutralizzato le sue difese:messo le mani sul suo tesoro.
L'eroina ricordava ancora quando se lo era trovato alle spalle,ancora vivo nonostante il conflitto a fuoco sostenuto contro lei e gli uomini dei servizi segreti cinesi.Soli l’uno di fronte all’altro,armati entrambi,entrambi senza pietà.
-Mi hai tolto tutto..ma non avrai il piacere di goderti il mio tesoro…- aveva minacciato il giapponese,tirando una cordicella che aveva addosso.
Lara aveva compreso con un attimo di ritardo:un’esplosione tremenda,uno spostamento d’aria violento,e si era ritrovata sbattuta contro una parete…
Così Settan era uscito di scena:distruggendo se stesso e le meraviglie che era riuscito a mettere da parte.
Tornare a Saigon,dove lo aveva visto l’ultima volta,poteva essere un punto di partenza.Non bastava eliminare Settan ormai:bisognava assicurarsi che niente di lui potesse più sopravvivere e cancellare ogni traccia della sua follia distruttrice.


Saigon li accolse con la sua tipica atmosfera nebbiosa e umida,nella quale odori di cibo si mischiavano a vapori d’oppi e spezie varie.
Lara propose di tornare in ciò che rimaneva della villa di Settan,per capire magari esattamente cosa fosse successo davvero,quel giorno…
Montarono su una jeep e raggiunsero la zona residenziale sulle colline.Qui l’aria si rarefaceva,l’atmosfera era più ospitale:una natura rigogliosa e vergine li accoglieva nelle prime luci di un mattino che andava diventando di ora in ora più nitido.
La villa era circondata da un alto muro di cinta,che i due scavalcarono senza problemi:tutto sembrava abbandonato,inabitato da anni…
Sulla parete di fondo era ancora visibile lo squarcio provocato dall’esplosione con cui Settan era uscito di scena. Lara non riusciva a capire…Era convinta fosse morto:non poteva non esserlo!
-A cosa stai pensando?- le domandò Terry,guardandosi intorno distratto.
-Come ha fatto a sopravvivere all’esplosione?-
-Bah…un vecchio trucco io credo:non era addosso a lui,la carica,ma probabilmente altrove..Ha creato un putiferio ed è riuscito a dileguarsi…-
-Ma abbiamo trovato un cadavere dilaniato…- Lara ebbe un moto di disgusto.
Terry scosse la testa.
-Lo volevate morto,lo avete creduto morto…chissà chi era,quel cadavere…Piuttosto vorrei capire come è uscito…Deve esserci un passaggio,da qualche parte…-
L’uomo entrò in casa attraverso la parete annerita dal fumo.
-Croft!- chiamò dopo poco.
La donna lo raggiunse.All’interno delle rovine,appariva una seconda parete,in perfette condizioni:la casa era stata ristrutturata…
-Deve essere tornato a vivere qui…sicuro che nessuno lo avrebbe più cercato…Proviamo a entrare dalla porta…-
Ora i due si muovevano con maggiore cautela.Quel luogo non sembrava più vuoto e disabitato,ma insidioso come una trappola.
Con un calcio ben assestato,Terry spalancò la porta e puntando la pistola davanti a sé,entrò;Lara lo seguiva,coprendogli le spalle e osservando minutamente in ogni direzione.
Non trovarono granchè:un appartamento abitabile,un televisore,un computer.Nulla rimaneva del tesoro di Settan.Quello era davvero andato distrutto.
L’archeologa si avvicinò al pc e lo accese.Digitò un po’ a caso,cercando di aprire le cartelle dei documenti. Finalmente riuscì.Ma rabbrividì.Erano foto sue,che ritraevano ogni particolare del suo viso,in maniera quasi ossessiva,con ingrandimenti spaventosamente inquietanti.Eppure Lara sapeva che quel viso non era il suo…
-Che succede Lara?- Terry si avvicinò al monitor. –Ah…la tua bambola è già pronta?-
-Quell’uomo è un pazzo criminale Terry…che cosa ha in mente?tu lo sai?-
- La vendetta Lara…- rispose glaciale il colonnello,guardandosi intorno.Qualcosa sul soffitto aveva attirato la sua attenzione,ma non disse niente.

Dalla sua postazione sull’isola,Settan mostrò a Dayu il monitor collegato alla videocamera installata nella villa di Saigon:
-Eccoli là…Come vedi,Dayu,Terry Sheridan mantiene il suo impegno…-
Dayu osservò le immagini.
- A me sembra piuttosto che stia collaborando con la Croft…-
-Sei uno stupido,Dayu:non capisci che ce la sta portando su un piatto d’argento?-
-Uhmm…io non mi fido di quell’individuo…-
-E fai bene:ma non dimenticare che noi abbiamo la nostra garanzia…Come procede l’altro programma?-
-Il nostro contatto ha la situazione sotto controllo,per ogni evenienza…-
-Benissimo. Se Sheridan tenta di giocarci,sapremo domarlo a dovere!- una luce sinistra si accese nello sguardo del vecchio giapponese.
Intanto Terry rivolse un occhiolino al soffitto e uscì con aria strafottente dalla stanza monitorata.

-Secondo me qui non c’è nulla che possa illuminarci,Lara..-
-Io vorrei capire chi collabora con lui,Terry…e chi possiede la formula..-
-Formula?-
-Non capisci che è quella che dobbiamo distruggere?la formula della vita che lui ha tra le mani…-
Terry stava cautamente inoltrandosi per una scala interna.
-Ma mi stai a sentire?...- lo rincorse spazientita Lara.
-Mmm? Certo…la formula:chissà chi gliel’ha procurata e se è ancora vivo…-
L’ufficiale era giunto in un seminterrato.Qui aveva individuato facilmente una botola e la stava aprendo:
-Vogliamo vedere questa dove porta?- aveva domandato alla sua compagna.
I due si erano calati all’interno della botola:dopo poco davanti a loro si aprì un cunicolo abbastanza agevole,scavato nella terra.
Lo percorsero tutto:sembrava non finire mai…Finalmente un odore dolciastro li avvertì che erano giunti al capolinea. Attraverso una tenda damascata si percepiva una luce fioca:in una stanza,su alcuni lettini giacevano stesi degli uomini anziani:una fumeria d’oppio…
I due agenti sbirciarono attraverso la tendina,senza uscire dal cunicolo:
-Dunque si è nascosto qui…-
-Andiamo Terry…ritorniamo su…- propose Lara
L’uomo era incerto se adeguarsi o no. Finì per risalire il cunicolo anche lui.
-Andiamo sull’isola…non vedo l’ora di mettergli le mani addosso e farla finita!- digrignò tra i denti l’archeologa.
-Non è un impresa facile…-
Lei lo guardò,sprezzante. Sarebbe stato un gioco da ragazzi,con i mezzi adatti…


Lara avrebbe voluto ripartire subito per Aukland,ma Terry volle fermarsi in città.
-A che serve questa pausa?...non mi fido di te Terry..-
-Non vuoi cercare di sapere chi lo ha aiutato?...Restiamo a cena qui e tastiamo un po’ il terreno…Settan è un criminale,non uno scienziato:deve per forza avere – o avere avuto – dei complici…
-Vacci pure da solo a cena…Io preferisco riposare,a questo punto!-
Lui scosse la testa,con una smorfia.
Si sistemarono in un hotel a cinque stelle,prendendo una suite e facendosi passare per marito e moglie.Il signore e la signora Smith…
-Nome originale…ti sei sforzato molto!- scherzò lei.
-Evidentemente non stimoli abbastanza la mia fantasia,honey…- ribattè lui.
Lei rise a denti stretti:
-Sia chiaro che io dormirò nella stanza matrimoniale..da sola! Tu arrangiati sul divano…- Ciò detto,senza aspettare risposta,si chiuse nel suo bagno.
Terry sospirò,paziente.
Spalancò le persiane e si affacciò al balcone.Saigon si aprì sotto di lui,un brulicare di palazzi,vie,persone:dove si nascondeva la mente che aveva sostenuto Settan nei suoi progetti di rivalsa?
Lara uscì dalla doccia coi capelli avvolti a turbante nell’asciugamano. Aprì la porta scorrevole che separava la stanza matrimoniale dal salottino e si affacciò:
-Terry?...sei sul balcone? TERRY!-
L’uomo era uscito.L’archeologa si morse le labbra,con disappunto.
Era ormai calata la sera quando la chiave scattò nella serratura e il colonnello Sheridan fece il suo rientro nella suite: Lara Croft era ancora in accappatoio,pensierosa e di pessimo umore.
-Gioia…non sei ancora pronta?- le disse lui,sollevandole il viso con una carezza.
-Dove diamine sei finito? Non ricordi che dovremmo COLLABORARE?...-
-Tesoro..eri così desiderosa di stare sola …- continuò lui,col suo tono.
-Vuoi rispondermi?- disse lei alterandosi.
Lui la osservò:
-Ceniamo in camera o scendi vestita così?-
Lei sbuffò di rabbia.
-A cena ti dirò le novità…Sono tornato nella fumeria - la calmò lui,che intanto si era sfilato la blusa sportiva e indossava una camicia bianca,più adatta alla sera.Poi cercò una cravatta,piuttosto indispettito –…Odio mettere la cravatta!-
Lei scosse la testa,ma andò a vestirsi e in pochi minuti,entrambi pronti,entrarono nell’ascensore.
-Stai bene vestita da donna…- le disse,dopo averla osservata attentamente.
-Grazie…- rispose lei,stranamente remissiva.
Lui le mise il braccio intorno alla spalla e le prese la mano.
-Che ti sei messo in testa?-
-Siamo una coppia di sposi,no?..dimostriamolo…- In quella si aprirono le porte dell’ascensore e agli occhi di tutti i due nuovi arrivati apparvero per due sposini affettuosi.

arielcips9/10/2006, 15:54
Un tavolino apparecchiato con cura e buon gusto nella splendida sala da pranzo del Saigon Astoria Hotel era stato loro riservato.
Discretamente il cameriere aiutò Lara a sedere e poi si mise a loro disposizione,non senza aver porto con i complimenti della direzione una rosa rossa alla ‘sposa’ e offerto una bottiglia di champagne ben ghiacciato alla ‘giovane’ coppia.
-Ci hanno preso per sposini in luna di miele?- domandò sottovoce Lara.
-Già…che spiacevole equivoco…- ghignò lui,che ne era stato l’artefice- Perché deluderli,però?-
La donna trattò con fredda cortesia il cameriere,ma si adattò alla situazione.
Ordinarono e,nell’attesa degli aperitivi,Lara domandò:
-Che cosa hai scoperto di nuovo,nella fumeria?-
-…solo che da due settimane uno dei clienti abituali manca…-
-E allora?-
-Allora? Può essere tutto e niente:potrebbe essere il nostro uomo,oppure solo un vecchio aficionado che magari…è passato a miglior vita…Ho mandato un mio uomo di fiducia a domandare un po’ in giro,per saperne di più…Abbiamo appuntamento qui,in serata…-
Furono serviti con sollecita discrezione e per un po’ rimasero in silenzio.
-Bè…non si può dire che non si stia bene,qui..non trovi?- domandò lui,per rompere il ghiaccio.
Lara si guardò intorno,distrattamente.Poi qualcosa attirò la sua attenzione:possibile?aveva visto un uomo tra i tavolini,un uomo che conosceva bene….Ritornò indietro con lo sguardo,ma quella sagoma familiare era già sparita.Magari era stata solo suggestione.
Finirono di cenare e si intrattennero sulla terrazza,dove un’orchestrina suonava musica occidentale in maniera piuttosto approssimativa. Si guardarono negli occhi e ne risero:finalmente la tensione tra di loro sembrava allentarsi.
-Mister Smith?...c’è una persona che chiede di lei…?- qualcuno richiamò l’attenzione di Terry.
L’uomo guardò nella direzione indicata dal cameriere:era il contatto che aspettava.
Diede il braccio a Lara e avvicinatosi,finse di fare delle normali presentazioni.
-Forse ho identificato Sun Hi…è vivo…abita nella bidonville…-
-Bene…quando puoi portarmi da lui?-
-Anche ora…-
-Un momento- si intromise l’archeologa – Vengo anch’io!-
Terry si mostrò accomodante:
-Certo…andiamo?-
-Si- disse il vietnamita- però non usciamo insieme… Allontanatevi voi due:ci incontreremo tra mezz’ora al BlackChina…-
I due agenti si guardarono negli occhi e accettarono insieme l’appuntamento.
Poco dopo in ricsciò si fecero fermare davanti al locale indicato dal contatto.
Era forse il lounge più in di Saigon: gli occidentali ricchi lo frequentavano,spesso nella speranza di incontrare entreneuse d’alto bordo con cui concludere le serate d’affari e intrallazzi trascorse nella capitale vietnamita.
Le luci erano soffuse e le sale si incastravano una nell’altra,come scatole cinesi:una musica new age si diffondeva ovunque,proteggendo da orecchi indiscreti le conversazioni e le contrattazioni che si svolgevano nella penombra.
Terry e Lara sedettero su un divanetto e ordinarono da bere.
-Ci prenderanno per degli sposini un po’ annoiati…- commentò Lara – Già in vena di scambi…-
-Bè…è quello che succede a tutti gli sposi,prima o poi…Diciamo che siamo previdenti!- ribattè Terry.
Di lì a poco l’orientale che li aveva contattati sopraggiunse e sedette con loro.Finsero di parlare fitto di chissà quali argomenti e si alzarono per uscire.
In quella Lara ebbe di nuovo l’impressione di distinguere qualcuno nel buio:nessun dubbio..era Settan!...Che ci faceva lì? Non avrebbe dovuto essere sull’isola?
La donna guardò di nuovo nella penombra,poi guardò Terry,ignaro di tutto. E se Terry invece fosse al corrente di quello che stava capitando? Come faceva Settan a sapere di loro?
-Salite in auto…- diceva intanto Quyhen,aprendo lo sportello di una vecchia berlina nera.
Terry fece segno a Lara di entrare,ma lei si tirò indietro.
-Forse è meglio che tu vada da solo…vestita così darei troppo nell’occhio e non mi sentirei a mio agio..- mentì.
-Sicura?- l’uomo era piuttosto diffidente.
-Vai…Ti aspetto in albergo!-
Così dicendo aspettò che fosse salito sull’auto e chiuse con forza la portiera.
I due si scambiarono appena uno sguardo:poi le loro strade si divisero.
Lara rientrò nel locale e cercò Settan.Invano:ovviamente sembrava essersi dileguato.
La donna si sentì impotente:aveva perso Shiba e anche Terry…
Uscì di nuovo dal locale e chiamò un taxi che lentamente costeggiava la strada.
-Prego…- le disse l’autista.
-Saigonville…- ordinò lei,gelida.
L’uomo avrebbe voluto replicare,ma il tono dell’archeologa non ammetteva repliche.
Mise in moto e procedette con cautela fino ai confini della città ‘nera’.Qui accostò e,senza aggiungere nulla,dopo essersi fatto pagare,fece scendere la cliente e sgommò via,in fretta.


-Vieni Terrysan…è qui..-
Quhyen aveva sollevato una cortina sudicia ,per introdurre Terry in una sorta di baracca.Odore di sporcizia e di vecchiaia si levava nell’ambiente,caldo,soffocante,claustrfobico.
Nel buio il colonnello intravide qualcuno steso su un pagliericcio.Quel che rimaneva di un uomo,dopo che gli anni e l’oppio lo avevano consumato fino al midollo.Gli si accostò,chiamandolo piano:
-Sun hi?-
In principio il corpo non diede segni di vita.Poi qualcosa si mosse:gli occhi si erano aperti piano,ma ora si richiudevano.
-Sun hi…Ingegnere Sun Hi?-
-Ho conosciuto qualcuno con questo nome…in un’altra vita…- rispose una voce flebile,come di un burattino meccanico.
-Non è lei,l’ingegnere Sun Hi?...- insistè Terry.
Quello ebbe un sussulto e con uno scatto si alzò a sedere sul pagliericcio:
-Chi sei? Perché sei venuto a risvegliare i miei incubi,maledetto?-
-Sono un amico di Settan…- rispose Terry.
-Maledetto!....- replicò l’altro per tutta risposta. –Maledetto…- sussurrò ancora tornando a stendersi sul misero giaciglio.
-SunHi,perché dici questo?-
Il vecchio si sollevò su un gomito,afferrò il polso di Terry con le magre dita adunche,rivelandogli:
-Settan distruggerà anche te…- poi lo guardò negli occhi – Se sei un uomo…-
-Certo che lo sono:cosa credi che sia?-
Una risata folle fu la risposta.Una risata che sembrò spossare il vecchio,quasi fino all’estremo.Invece improvvisamente si rialzò.
-Fatti guardare…Sembri proprio un uomo vero…- sussurrò guardandolo con occhiacci gialli,spaventosi.Poi senza che il marine se lo aspettasse,fece il gesto di sputargli in faccia.
-Che fai,vecchio ?- disse Terry evitando lo sputo col braccio e guardandolo tra il ribrezzo e lo stupore.
Quello ebbe una espressione soddisfatta.
-Sei un uomo…sei un uomo…-
-Bene,ora che lo abbiamo accertato…- era difficile essere ironico come sempre,in quell’ambiente –Ora voglio sapere anche chi sei tu e cosa ne sai di Settan…-



Lara si guardò intorno,disorientata. Che cosa avrebbe potuto cercare in quel brulicame di umanità e immondizia,che la circondava minaccioso? Nonostante questo pensiero si inoltrò nella bidonville,cauta ma decisa.
Una vecchia sollevò la testa dal suo giaciglio di fortuna sul lastricato stradale:
-Cerco Sun Hi…dov’è?- le chiese Lara.
La vecchia rise,come una demente.L’eco di quella risata rimbombò per la squallida città nera,in modo sinistro.
Lara si incamminò laddove sembrava esserci un passaggio.Tutto sembrava dormire e marcire;invece palpitava di una vita inquietante.Già due ombre si muovevano minacciose alle sue spalle;la pedinavano,aspettavano il momento per piombare su di lei,come falchi.
La donna sembrava non accorgersene.Quando poteva cercava notizie di Sun Hi,ma spesso non aveva risposta alcuna.
Finalmente un ragazzetto le indicò col dito un insieme di catapecchie addossate al canale di scolo.
L’archeologa si mosse in quella direzione;esalazioni maleodoranti prendevano corpo davanti a lei,che si coprì il volto per difendersene.Allora un’ombra minacciosa giganteggiò sul muro e si avventò sulla preda. Ebbe inizio una violenta colluttazione.
L’archeologa era naturalmente capace di badare a se stessa.Ma l’aggressione l’aveva colta di sorpresa e nonostante tutto stava per soccombere.Un secondo e un terzo uomo si erano uniti al primo,prima che lei potesse riprendersi.Ora due la tenevano e il terzo,le stava strappando di dosso tutto ciò che di prezioso potesse avere.Anche il vestito.Poi la colpì violentemente.
-Filiamo!- suggerì uno dei tre.
-E perché?...divertiamoci un po’- disse quello,che ora ne ammirava la perfetta bellezza. –l’avete vista?-
Si chinò su di lei,untuoso e animalesco.E fu il suo più grande errore.Con un calcio violento Lara lo colpì inaspettatamente al basso ventre,mandandolo a mugolare per terra,come un manzo castrato.
Gli altri due tentarono di porre rimedio,avventandosi su di lei.nessuna prudenza,ormai:le grida e la confusione riecheggiavano nel silenzio indifferente della bidonville.
Spuntò una lama. Lara ne avvertì il gelo contro la gola…
Ma in quella qualcuno intervenne,rapido,diretto,implacabile come un giustiziere.
-Terry!- esclamò lei,senza poter nascondere la gratitudine.
-Decisamente senza quel vestito dai meno nell’occhio,Croft!- sibilò lui,nel silenzio.

Lara tremava di paura e di freddo.Terry si sfilò il giubbotto e glielo mise addosso:quindi tenendola stretta sotto il braccio si allontanò con lei fuori dal perimetro della città nera.Sulla strada principale c’era la berlina di Quhyen che aspettava a motore acceso e che in breve li riportò in albergo.
-Sistemati meglio Croft…abbiamo dato abbastanza nell’occhio…-
La donna aveva indossato il giubbotto e sembrava sufficientemente coperta,anche se l’abbigliamento risultava abbastanza eccentrico.
Lui la osservò,poi scosse il capo rassegnato:
-Avevo dimenticato quanto fossi maldestra…-
Così dicendo scese dall’auto tenendosela visibilmente stretta addosso,come un innamorato impaziente.Le sue smancerie attirarono l’attenzione su di lui e la mìse di Lara passò in secondo piano.
In ascensore la donna lo trattenne:
-Non è necessario continuare la commedia….-
Lui non replicò.
Entrati in camera l’archeologa si preparò a una resa dei conti.
-Prima che tu mi chieda nulla..Terry…io ..-
-Non preferisci farti una doccia e metterti a tuo agio?…Non abbiamo fretta!- la tranquillizzò lui.
Lei lo guardò,grata e stranamente dolce sussurrò:
-Intanto grazie…-
Poi,prima che lui potesse impedirglielo gli cinse il collo e lo baciò delicatamente su una guancia.
Lui ammiccò,facendole l’occhiolino,ma si sciolse dall’abbraccio indicandole la stanza da bagno.
Lara rimase a lungo sotto la doccia,per levarsi di dosso la sgradevole sensazione di sporco che il bruto le aveva lasciato.Poi si attardò ad asciugare i capelli e a sistemarli in una morbida treccia;infine indossò una corta veste da notte e uscì.
Terry -c’era da aspettarselo – aveva contravvenuto al patto ed era steso nel letto,in boxer;Lara ne riconobbe la sagoma,le lunghe gambe muscolose leggermente sollevate,il torace e le spalle .
-Ah ah…sapevo che ne avresti approfittato…- lo rimproverò,ma mollemente si infilò accanto a lui.
-Non erano questi gli accordi…Credi che basti salvarmi da un paio di bruti per assicurarti il posto nel mio letto?- così dicendo,contraddicendo a quanto affermava,gli si avvicinò pericolosamente,fino a trovarsi con la testa sopra la sua.
Terry non reagì;Lara allora gli sfiorò le labbra con un bacio… e solo allora si accorse della regolarità del suo respiro. Dormiva.
Sorrise,appena un po’ delusa.Quindi appoggiò la testa alla sua spalla e si addormentò sfinita accanto a lui.


Mirelle aveva raggiunto l’eliporto sulla sua jeep,sempre in compagnia di Adrian.Non intendeva separarsene più fino a che quella storia non si fosse conclusa,definitivamente.
-Paul!- chiamò,poi si diresse verso l’ufficio.La porta a vetri era aperta e lei entrò,guardandosi intorno.
Mise Adrian a sedere sulla scrivania,mentre lei tentava di orientarsi.C’era un discreto ordine intorno a sé.Pensò che rispecchiava bene il modo di essere di Terry…Lui aveva una mente razionale e organizzata,ma al tempo stesso sapeva capovolgere tutto col suo senso dell’umorismo e con la sua intuitività.
Aprì un cassetto,senza troppa voglia.C’erano solo registri contabili…Alle pareti carte di volo e nautiche.Mirelle si appoggiò allo schienale della poltrona girevole,sospirando un po’ sconfortata.
Il piccolo Sheridan,sfuggendo al suo controllo infilò le manine nel cassetto,tirandone fuori tesori impensabili.
Intanto una foto incorniciata che ritraeva Mirelle seduta sulla prua della sua barca a vela,coi capelli al vento e il piccolo Adrian nato da pochi giorni. Nel vederla la donna sospirò ancora di più,ricordando il momento in cui era stata scattata. Quel matto di Terry aveva voluto assolutamente portare il piccolo sulla barca,per ‘dargli il battesimo dell’acqua’…
-L’aria di mare gli farà bene…e poi così potrà guardare verso la Scozia…la terra avita!-
-Ma Terry…non vede oltre il suo nasino…- gli aveva spiegato.
-Da come ti guarda,non direi angelo…- le aveva sussurrato. –Sembra che veda perfettamente quanto sei bella…
La donna stava abbandonandosi ai ricordi,quando Adrian tirò fuori qualcos’altro dal cassetto e cominciò a giocherellarci tutto soddisfatto:
-Dadà….bum…-
-Oddio…- Mirelle gli tolse di mano appena in tempo una 44 magnum,nera e lucida,riponendola con cautela al suo posto e chiudendo subito a chiave,proprio un attimo prima che Paul bussasse ed entrasse nella stanza.
-Mrs Sheridan… ehi…c’è anche Adrian! Ciao!-
-Buon pomeriggio Paul…- lo salutò la donna,espirando con sollievo.- Se mi aggiorni un po’,potrei mettermi subito a lavoro…-
-Certo!...Qui mi sembra si sia già ambientata..comunque abbiamo due linee telefoniche,una privata e una per l’ufficio…il pc con l’archivio dati… e i libri mastri,che sono la cosa più seccante…-
-…ehm,Paul?-
-Dica…-
-Mio marito mi diceva che …c’era una brandina qui,da qualche parte…-
Il tecnico si grattò un po’ la testa,poi le indicò una porta.
-Forse è di là…dove è scritto ‘Privato’…-
-Ah….oh si,bien… magari ci torno dopo…- rispose lei,un po’ imbarazzata.Quindi prese il marsupio,vi infilò Adrian a faccia avanti e andò a supervisionare l’hangar.
Non appena il bimbo riconobbe la sagoma dell’elicottero,cominciò ad agitarsi,in preda a una euforia incontrollabile.
-Dadààà…- era convinto che seduto ai comandi avrebbe trovato il papà,di cui cominciava a sentire la mancanza.
Per calmarlo Paul gli si mise a fianco e lo lasciò giocare tra tasti,cloche e quadro.
-Questo qui imparerà a pilotare prima ancora di camminare…!- aveva commentato.
-Paul,ma abbiamo solo un elicottero?- chiedeva intanto la donna,un po’ contrariata.
-Quello su cui è partito il principale…non è più tornato…-
-Bè,dobbiamo averne due…Contatta il fornitore…-
-Si,signora…-
-Dobbiamo assumere una segretaria…
-Si…-
-A questo penserò io:tu occupati del secondo mezzo e…-
-Domani abbiamo già dei clienti…-
-Li accompagno io…-
-Ma è sicura?...-
Mirelle sorrise un po’ ironica.
-Stai pur certo…-
Quella sera di nuovo i ricordi la assalirono. Ripensò a quando Terry le aveva dato lezioni di volo.All’inizio aveva gridato,perché lei era volutamente distratta e imprudente:
-Per Dio,Mirelle…vorrei uscire vivo di qui…-
-Ma ce la sto mettendo tutta!-
-Guarda,guarda dove stai andando:non guardare me!-
Lei per tutta risposta gli aveva dato un bacio:e per poco non andavano davvero a schiantarsi…Per fortuna lui aveva salvato la situazione all’ultimo momento e poi le aveva ruggito all’orecchio:
-Me le sconterai tutte queste prodezze...-
La donna si morse le labbra,sorridendo.Era bellissimo scontarle con lui…
Si addormentò cullata da queste dolci immagini.Ma a metà notte si svegliò,di soprassalto,senza un motivo preciso,solo con la sgradevole sensazione che qualcuna le stesse per sottrarre l’uomo che amava.


Terry riaprì gli occhi svegliato dal richiamo dolce di Lara e dall’odore del caffè.La cameriera aveva appena portato il vassoio con la colazione e stava per servirla,ma ‘Mrs Smith’ l’aveva licenziata per dedicarsi personalmente al suo ‘maritino’.
-Sveglia Terry…la colazione è pronta…-
Lui sospirò,stiracchiandosi.Poi si guardò intorno tra il meravigliato e il deluso.
-Non sono più quello di prima…Sono crollato come un vecchio marito annoiato…-
-Eravamo stanchi entrambi- lo scusò lei,conciliante.
Lui allungò una mano per afferrarla e attirarla vicino a sé:
-Possiamo sempre recuperare…-
Lara lo respinse,ma affabile.
-No Terry…stamattina non ne abbiamo il tempo:devi raccontarmi di ieri…e anch’io!-
-Ah già… Com’è che ti sei messa a giocare ad acchiapperello con quei tre?- domandò lui bevendo un sorso di caffè e guardandola indagatore.
- Ero alla ricerca di Settan…-
-Settan? Piccola,il fuso ti ha un po’ stordita? Qui siamo a Saigon…-
-Terry,ti giuro che l’ho visto coi miei occhi…-
Il colonnello aggrottò le sopracciglia,irrigidì la mascella:quella novità gli piaceva poco…


Terry uscì dalla stanza da bagno:aveva fatto la doccia e si era sbarbato.Ora si vestiva serio,senza parlare.Seduta sul letto,Lara attendeva .
-Perché non vuoi credere a quello che ti dico?- lo apostrofò.
Lui si stava allacciando una scarpa,la fissò da sopra al ginocchio:
-Io dico che tu non hai potuto vedere Settan,Lara…ma non nego che tu abbia visto qualcosa che gli assomigli molto…-
La donna si concentrò un attimo,poi sembrò illuminarsi:
-Una copia?...un replicante!-
-Già…ma per assicurarcene dobbiamo trovarlo…o trovarli…-
-E poi?...li facciamo a pezzi,per essere sicuri?-
Terry le sollevò la testa,prendendola scherzosamente per la lunga treccia:
-Che bimba sanguinaria…-finse di morderle appena le labbra.,sorridendo enigmatico. –Forse non sarà necessario arrivare a tanto…Ieri ho conosciuto un vecchio che sembra poterci aiutare…-
-E dov’è ora?-
-Ci stiamo andando…sei pronta?- così dicendo aveva afferrato il suo giubbotto e,aperta la porta,le aveva ceduto il passo.
Questa volta l’uomo si mise al volante di un’auto sportiva decappottabile,dopo aver fatto accomodare la sua partner e,sgommando,si immise nel traffico della capitale indocinese.
Dopo un po’ raggiunsero la zona residenziale,la stessa dove il giorno prima avevano visitato l’ex villa di Shiba.Lungo la strada,Terry prese improvvisamente una deviazione.
-Hei? C’era scritto strada dissestata?....dove mi stai portando?-
-Non lo hai capito ancora?...nel bosco,per abusare di te!- ribattè l’ufficiale,con un tono leggermente spazientito.
Lara abbassò il capo:
-Scusami…ti devo la vita…-
-Come?- fece lui,in tono falsamente sorpreso.Intanto aveva accostato ad una costruzione che sembrava una sorta di casa cantoniera.
–Siamo arrivati…-
L’uomo bussò in un certo modo alla porta,che si aprì:Quyhen li aspettava e li introdusse col suo sorriso cortese ed enigmatico,come ogni buon orientale.
-Entrate…è quasi completamente in sé…-
Lara ebbe una espressione ironica:- Quasi? Bene…-



Il vecchio Sun hi era steso in un letto,con le spalle appoggiate alla testiera:ripulito,disintossicato.I capelli bianchi ravviati dietro la testa,le mani incrociate sul cuore.Con gli occhi socchiusi,sembrava assopito.
-Sun Hi san?...Ci sono i miei amici…?- gli disse piano,in tono quasi devoto l’agente vietnamita.
L’anziano aprì gli occhi e guardò Terry.Lo riconobbe,ma non battè ciglio.Solo la sua espressione divenne vagamente complice.Poi il suo sguardo cadde su Lara:
- una donna?....perchè?-
-Calma vecchio…non è una donna qualsiasi…E’ Lara Croft!- si affrettò a rispondergli Terry.
Il vecchio sogghignò:
-Oh….la famosa Lara Croft…- il ghigno divenne un riso disteso,a labbra chiuse- Ti ha saputo giocare ben bene,il vecchio Settan…-
L’archeologa aggrottò le sopracciglia:
-Che intendi dire? Che ne sai…-
Quyhien guardò Terry,eloquentemente. Sun Hi,aveva voltato il capo da una parte,sprezzante.
-Pare che nell’educazione tradizionale in cui il nostro amico è stato tirato su,alle donne non è consentito interloquire né fare domande..- spiegò lo scozzese,vagamente gongolante.-Però abbiamo ottenuto che tu fossi presente…-
Lara si spazientì,ma si rassegnò:
-Vogliate scusarmi…- disse,impetrando di nuovo l’attenzione del nipponico.Questi allora continuò:
-All’epoca ero solo agli inizi…non si trattava di un vero clone,ma semplicemente di trapianto di volto…diciamo…Niente di programmato…Settan si tenne nascosto nella fumeria,mentre il suo sosia si faceva saltare in aria al suo posto….
Lara guardò Terry,rabbrividendo.Lui si limitò ad annuire.
- Si…sono stato io a creare i giocattoli di Settan… - disse il vecchio,che aveva colto la domanda negli occhi della donna ed ora aveva uno sguardo esaltato. –Io,l’ingegner Sun Hi,il Mengele della Manciuria…Durante l’occupazione della Cina avevo sperimentato in tutte le direzioni…avevo sufficiente materiale…Hi hi!...Poi,la guerra finì.Non ebbi più fondi per le ricerche…dovetti fuggire,nascondermi…Ma Settan mi conosceva bene e mi ritrovò.Ora era ricco,ricchissimo:poteva fornirmi soldi e merce…-
‘Merce’…il nome con cui i Nazisti qualificavano gli ebrei diretti ai campi…pensarono senza parlare Lara,Terry e Quyhien.
-Che stupido sono stato a fidarmi di quel maledetto!...- Sun Hi sembrava ora smaniare,in preda nuovamente al delirio.
-Calmati Hi san…- disse il giovane agente,costringendolo con dolce prepotenza a sorbire un sedativo da un bicchiere sul comodino.
Il vecchio lo scartò,con una forza inattesa e il bicchiere si infranse sul pavimento.
-Fammi parlare,miserabile!Merce immonda,tu e quelli come te!...non ne ho per molto,lo so bene…Settan deve pagare la sua infamità:mi ha sottratto la formula finale,ripagandomi con l’oppio….e l’oblio…Ora sono un relitto d’uomo:e lui ha in mano il potere…-
Lara si alzò,nauseata. Prese la porta e uscì a respirare un po’.ne sapeva abbastanza…
Il vecchio afferrò la mano di Terry:
-Io però so,come distinguere un uomo da un clone…-
-Dillo….e falla finita!- rispose il marine,sottraendosi al tocco ripugnante di quella mano ossuta.
-E’ una questione di riflessi…- Con l’indice il vecchio chiese all’uomo di abbassarsi e gli biascicò qualcosa all’orecchio .
-Che dici,vecchio?...-
Sun Hi aveva il respiro affannato e non riusciva a parlare.L’ufficiale fece un gesto del capo a Quyhien,che si riavvicinò e questa volta gli iniettò direttamente qualcosa sotto pelle.
A poco a poco il respiro si placò,fino a ridursi a un soffio appena.I due agenti si guardarono eloquentemente:il vecchio non avrebbe potuto dir loro di più.Quyhien si allontanò e Terry stava per fare lo stesso,quando ancora una volta,scattando come una molla impazzita,Sun Hi lo arpionò di nuovo.
-Ricordati! Riflessi e sputi in faccia…Maledetto Settan…-
Quindi si accasciò,accartocciandosi come una foglia riarsa.Era morto.
L’ufficiale alzò lo sguardo su Quyhien,interrogativo.Questi sembrava covare un dolore sordo,cocente.
-Che hai fatto,ragazzo?..lo hai ucciso?-
Il vietnamita annuì:
-Perdonami Terry-san…non sopportavo di sentirgli dire certe cose della mia gente…Ho cominciato ad avvelenarlo da ieri,mi spiace…Non credevo sarebbe finita così presto…- Quindi mise il volto tra le mani e iniziò a piangere,con la testa rivolta alla finestra.
Terry lo guardo con una strana luce negli occhi.Poi imprecò e uscì dalla stanza,incrociando Lara che vi rientrava.Anche lei aveva assistito alla scena. Si avvicinò al giovane orientale e gli diede un paio di pacche amichevoli sulla spalla:
-Ti capisco…- disse,consolandolo.


Lara montò sulla decappottabile e,senza parlare,Terry mise in moto e tornò in città.
-A cosa pensi,Sheridan?- gli chiese dopo un po’ l’archeologa.
Lui si volse,come se si ricordasse solo ora della sua presenza:
-MMM?...sto pensando che non siamo affatto al sicuro qui…-
-Bè….mi sembra che hai scoperto l’acqua calda…-
-Quyhien è dalla loro parte…- ribattè Terry,lasciandola di sale.
-No?...ci ha trovato Sun Hi…ci ha…-
-Ce lo ha imbavagliato sotto il naso…proprio quando…-
-Proprio quando?- Ora Lara era diffidente,doppiamente.
Ma lui sembrò del tutto assorto nel traffico caotico e la discussione rimase in sospeso.
-Non torniamo in albergo…Andiamo in aeroporto e raggiungiamo Aukland…-
-Mah…non capisco…-
Ma prima che potesse aggiungere altro,l’uomo aveva fermato l’auto ,l’aveva presa per mano e,fermato un taxi,vi era salito con lei:
-All’ aeroporto!-
E per evitare che lei replicasse,l’aveva abbracciata e baciata,sussurrando:
-Assecondami,honey…-



Il bacio di Terry colse Lara impreparata.Lo subì in parte e quando stava per restituirlo,erano già saliti nel taxi e lui si era sciolto dal suo abbraccio per guardarsi intorno sospettoso.
La donna lo guardò un po’ delusa,ma lui le indicò nella folla sul marciapiede Quyhien che parlava animatamente al cellulare con qualcuno,guardandosi intorno:probabilmente li stava pedinando ed ora li aveva persi…
-Perché ritieni che faccia il doppio gioco?...mi sembrava un ragazzo fidato…-disse pensierosa.
-..non mi è piaciuto il suo modo di comportarsi…-
-E adesso? Come procediamo?-
-All’aeroporto ci separiamo…purtroppo c’è uno scalo …Io scenderò a Sidney,apparentemente…-
-Ed io?-
-Tu proseguirai per Aukland. Prendi una stanza all’Hilton e aspettami…solo,…non cacciarti in altri guai…Non ho il dono della bilocazione…!-
Lei sorrise appena. Il taxi intanto accostava davanti all’ingresso del piccolo scalo di Saigon e i due ne scendevano in fretta,dileguandosi in direzioni diverse.
Una mezz’ora dopo fu annunciata la partenza del volo per Aukland,con scalo a Sidney e i passeggeri furono sollecitati ad imbarcarsi.
Lara si ritrovò seduta accanto all’oblò,ma non ebbe modo di vedere dove fosse capitato il suo compagno. Riparata da larghi occhiali scuri,tentò di riposare,nonostante il suo vicino di posto continuasse a divorare nervosamente e rumorosamente delle patatine. Quando smise,finalmente,l’uomo –un grosso affarista nord americano –tentò un approccio.Gelato dal fare di lei,preferì addormentarsi e dopo pochi secondi russava sonoramente. L’archeologa sospirò,rassegnata.
Nel pomeriggio atterrarono a Sidney.Il comandante avvisò i passeggeri che l’aereo avrebbe fatto una sosta di un paio d’ore e invitò tutti,anche coloro che proseguivano per Aukland a scendere in aeroporto,per uno spuntino e qualche acquisto al duty free…Dall’oblò Lara riconobbe la sagoma aitante di Terry allontanarsi fra i primi a scendere;poco dopo anche lei vagava nel terminal senza troppo entusiasmo. Ma del suo partner si erano già perse le tracce.
Terry appena a Sidney noleggiò una moto e si allontanò verso il centro.Qui,fermò davanti a un ristorante giapponese esclusivo ed entrò direttamente nelle cucine,a stento trattenuto da un paio di camerieri cortesi ed agitati.
Il capo cuoco era intento a preparare,secondo il rituale,il pesce per il sushi.Intorno a lui silenzio e concentrazione:la mano esperta dell’uomo stava calandosi energica per sferrare il colpo iniziale,quando una voce interruppe il rito:
-Perdonami Harukyro san…prima di occuparti del pesce,dovrai prestarmi un po’ di attenzione…-
L’uomo sollevò con disappunto il sopracciglio e con estrema lentezza si volse a incenerire con lo sguardo chi aveva osato interromperlo. Quando riconobbe Terry il suo viso cambiò espressione:
-Terry san?...(e giù una serie di appellativi intraducibili)..vecchio mio!...accomodati alla mia tavola…-
Sferrati pochi colpi sicuri alla grossa cernia che aveva davanti,quindi,diede disposizione ai suoi aiutanti di proseguire e andò incontro al nuovo venuto a braccia aperte.
A questa calda accoglienza seguì un altrettanto gradito invito a condividere i manicaretti innaffiati di ottimo sakè della ricca mensa dello chef.
Dopo i convenevoli,sazi e soddisfatti,finalmente si venne al dunque:
- Cosa posso fare per te,Terry san?- domandò Harukyro,scegliendo un sigaro da un vassoio portogli da una silenziosa quanto affascinante giovane cameriera in kimono.Cogliendo lo sguardo ammirato che il suo convitato aveva riservato alla donna,lo chef fece un cenno col capo:
-Sei venuto fin qui solo per lei?...prendila pure,se ti interessa…ma non credo tu abbia bisogno della mia intermediazione,in certe faccende… - E rise.
Il marine scosse il capo,ammiccando:
-No…avrei bisogno di un aereo…e di contattare un certo Dayu Fushima…-
Hirukyro alla prima richiesta sorrise,sicuro di sé;alla seconda impallidì:
-Non dirmi che frequenti ancora cattive compagnie…-
-Tu no?- ribattè Terry,serio.
Lo chef abbassò la testa,volse lo sguardo.
-Se hai già avuto contatti con Dayu,allora lui sa dove trovarti…-
-Bene…per l’aereo?-
-Quando ti serve?-
-Domani devo essere a Aukland…-
-D’accordo:alle sei recati in aeroporto e raggiungi l’area della scuola di volo…Ora,se vuoi scusarmi..- il cuoco sollevò l’opulenta mole a fatica e si allontanò verso la cucina.
-Aspetterò Dayu all’Open Bar …- non era una proposta,suonava piuttosto come un ordine.
Terry si alzò e guardò il mare dalle ampie vetrate del ristorante;pochi minuti dopo gli si avvicinò la aspirante ‘geisha’ di prima:
-Terry san…Il padrone dice che l’appuntamento è tra un’ora…se intanto vuoi rilassarti un po’? Puoi fare un bagno aromatico e usufruire dei confortevoli massaggi di Fumiky…-
-E chi sarebbe,Fumiky? Tu?-
-Si Terry san…- disse la giovane,chinando graziosamente il capo.
L’uomo la guardò con aria maliziosamente divertita.
-Perché no?...-
Quindi la seguì nelle stanze interne.


Era sera.Terry non era di buon umore:il colloquio avuto con Fushima gli aveva chiarito solo in parte come mai Lara fosse stata così sicura di aver visto Settan:significava qualcosa? Erano pedinati? E perché?
Non si era trattato di un vero e proprio incontro,ma di una videotelefonata. A dire di Dayu, né lui né Settan si erano mai mossi dall’isola;tuttavia l’uomo aveva ammesso che la sua organizzazione stava creando qualche diversivo per aiutare Terry,in modo che Lara non si insospettisse;a loro volta erano infuriati con lui perché si era separato dalla donna,proprio sul punto di arrivare a destinazione,perdendone il controllo.L’ufficiale scozzese allora aveva interrotto la comunicazione,mandandoli al diavolo:
-Mi avete incaricato di portarvela,si o no?...allora parliamone ad operazione conclusa!-
Non si sentiva in pace con se stesso:qualcosa gli ribolliva dentro,magari faceva a cazzotti col mascalzone che troppo spesso emergeva dal suo animo.
Ora si aggirava in aeroporto,annoiato,quando una voce annunciò in francese l’arrivo di un volo dell’Air France.
-Dannazione…-
Gli venne in mente l’arrivo di Mirelle e Adrian;si domandò ora cosa stessero facendo,se sentivano la sua mancanza,se la sentiva il cucciolo…se la sentiva lei.
Lei forse no:aveva fatto una scelta,in fondo…Era responsabilità di Mirelle se le cose stavano ora così,se avevano preso questa piega.
- Terrì…?-
La voce di una donna,una voce matura,ma dall’inconfondibile accento,lo richiamò dai suoi pensieri.
-madame?...voi qui?-
Una bella signora dai capelli corti e bianchi era di fronte a lui,che lo studiava un po’ interrogativa:
-Sei venuto a prendermi,figliolo?...credevo fossi fuori casa…- così dicendo la signora gli aveva aperto le braccia e Terry fatalmente aveva corrisposto il suo saluto affettuoso.
-Non esattamente,madame…State bene?-
-Io si…Mirelle mi ha telefonato due giorni fa…dicendomi che ha problemi a tenere Adrian,ora che il lavoro la prende tanto…-
-Lavoro?- questa notizia provocò un certo disappunto nell’uomo.
-Non ne eri al corrente?...-
Terry era un po’ spazientito.Incontrare la suocera nell’aeroporto di Sidney era l’ultima cosa che si aspettasse…
Naturalmente il suo disagio trapelò agli occhi esperti della donna:
-Che succede? Qualcosa non va con l’impresa di elicotteri?-
-…bè,qualche problema madame Thambay…Nulla che non si possa risolvere prima o poi…- Quindi,divagando,le indicò l’orario.
-Guardi,hanno appena chiamato il suo volo per Aukland…Ha poco tempo,se deve fare degli acquisti…Io purtroppo debbo andare nella direzione opposta…-
Madame Thambay lo arpionò:
-Non starai facendo soffrire la mia bambina,vero? Guarda che prendo lei e il piccolo e li riporto a casa,signor Sheridan!-
L’uomo serrò la mascella,con un moto d’orgoglio:
-La loro casa è a Aukland,signora….-
Si misurarono con lo sguardo,poi la donna annuì:
-Bene…mi ha fatto piacere sentirtelo dire…Allora spero di rivederti presto,caro genero…-
Lui fece il gesto di aiutarla col piccolo trolley che portava con sé,ma madame Thambay lo prevenne e,con altrettanta fierezza dimostrata dalla risposta di lui,si congedò allontanandosi verso l’uscita del suo volo.


Come promesso dall’amico chef,sulla pista della scuola di volo un agile bimotore da turismo lo aspettava,pronto al decollo.
Terry volò durante la notte,con sicurezza e all’alba chiese il permesso di atterrare a Aukland.
Nel diurno dell’aeroporto si lavò,aggiustò un po’il taglio della barba e levò i baffi;quindi aprì una valigetta che aveva con sé dal giorno prima e ne trasse degli abiti che si era procurato a Sidney.
Li indossò e si guardò allo specchio divertito.Quindi mise in testa il cappello adatto alla nuova mise e uscì a fermare un taxi:
-Dove,padre?- gli domandò l’autista.
- Hilton hotel,figliolo…senza fretta…-

Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:37
 
Top
Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 18:30




Padre Stollllllberggggggggggggggggggggggg??????
 
Top
view post Posted on 5/4/2008, 18:32
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Il taxi procedeva ad andatura comoda verso la città.A bordo,l’ineffabile ‘padre’ si guardava intorno,attento.A un tratto chiese all’autista di fare una breve sosta,davanti alla piccola chiesa di Saint Mary,mother of Church:
-Mi aspetti…vado a rendere grazie al Signore del buon viaggio…- disse calcando appena il tono ieratico assunto.
Entrato nella chiesetta con passo sicuro si portò nella sacrestia.Un anziano parroco stava riponendo i paramenti:
-Posso aiutarla,padre?-
-Chi è?...oh…non credo di conoscerla…il nuovo pastore dell’ east end,forse?-
-Oh no…sono un missionario…il mio nome è…-e qui si schiarì la voce-… Stolberg…sto per imbarcarmi per le isole…-
-Aaaah…si certo…-il vecchietto annuiva quasi per inerzia.Era già avanti negli anni,ormai l’età incalzante gli aveva resi immacolati i capelli,e l’anima più innocente di quella di un bambino.
-Volevate confessarvi,forse?-
-No..mi sono fermato un momento a ringraziare il Signore…ho fatto un viaggio piuttosto lungo…-
-Restate pure,allora…io stavo andando a desinare,su…nelle mie stanze:se volete favorire…-
-Vi ringrazio…Resto solo qualche minuto ancora…-
Così dicendo,lasciò il passo al vecchio sacerdote e lo vide arrampicarsi su per le scalette che conducevano alla casa canonica.
Non appena l’uomo fu abbastanza lontano,il sedicente padre Stolberg prese posto alla sua scrivania,accese una piccola Churchill che concentrava la sua luce su un breviario che teneva aperto tra le mani e finse di perdersi in meditazioni spirituali.
Dopo poco la chiesetta fu attraversata da un passo falcato ed elegante,sostenuto da due tacchi a spillo che evidenziavano le gambe mozzafiato di chi li indossava.
Una mano femminile bussò discreta alla porta della sagrestia:
-E’ permesso…- chiese timidamente una voce di donna.
-Entrate sorella…Laudetur…-
-Come?- chiese la giovane donna guardandosi intorno – No,sono Efford,miss Selena Efford…-
L’uomo tossicchiò:
-Laudetur…Sia lodato Gesù Cristo…-
-Ah…si,sempre sia lodato.
Selena faceva fatica a distinguere il volto del sacerdote,celato dietro al breviario,benché la sua voce le sonasse piuttosto familiare.
-Mi ha fatto chiamare lei,padre…?-
-Si sorella…credo che lei necessiti di una guida spirituale…-
-Io?...ma mi conosce?- così dicendo la giovane donna si era chinata per mettere a fuoco meglio chi le fosse davanti.
Un sospirò precedette la risposta.Selena istintivamente tirò giù la gonna sulle cosce:
-La conosco…non come Abramo conobbe Sara,purtroppo…Ma non c’è limite alla provvidenza…-
Ormai Selena era di fronte a quell’enigmatico prete,si era seduta anche lei alla scrivania.L’uomo allora abbassò il breviario che gli copriva il viso,lasciandola a bocca aperta:
-Terry?...volevo dire…il colonnello Sheridan?-
-Proprio io,figliola…-
La giovane agente scoppiò a ridere,più rilassata.Lui la guardò,contrito.Poi smise di scherzare,improvvisamente:divenne serio.Anche Selena riprese il controllo di sé:
-Debbo dire che come copertura è molto ingegnosa…-
-Si,ma abbiamo poco tempo…da un momento all’altro può rientrare il vero pastore…-
-…bene:l’aereo è pronto..potete partire quanto prima:aspettiamo solo voi due…-
Terry scuoteva il capo:
-No?...non va?-
-No…un aereo non può atterrare su quell’isola….inoltre ci avvisterebbero e sparerebbero addosso…disintegrandoci:si ricorda?-
Selena annuì.E come dimenticare quella giornata?
-Ho un’altra idea… Venga,figliola…apra il suo cuore al pentimento…-
Così dicendo,invitò la donna a seguirla in un confessionale,dove si accordarono sul da farsi senza dare troppo nell’occhio.I passi strascicati del vecchio prete furono il segnale per troncare la conversazione:
-Ego te absolvo…- formulò con tono pacato il sedicente padre,aggiungendo.- Va sorella..e non peccare più…(aggiungendo sottovoce:Per la penitenza,rimandiamo al prossimo incontro…)-
Il vecchio sacerdote osservò con disappunto la mise di Selena,mentre la donna,inginocchiatasi e segnatasi,usciva in fretta dalla chiesa.
-Padre?...Ha visto quella benedetta figliola come era vestita? Spero l’abbia redarguita a dovere!-
-Certo,padre…E’ scandaloso…Meno male che Dio mi ha fermato la mano,altrimenti quella gonna gliel’avrei strappata io,di dosso…-
-Come?...Bè,non esageri,padre…-
-No,non ammetto questa mancanza di rispetto verso la casa del Signore…-
-Non bisogna essere così rigido…sa,da un sacerdote giovane come lei,non me lo aspettavo…-
-Eppure..di fronte a certe provocazioni,vedo rosso…padre…- se il vecchio curato avesse potuto vedere l’espressione irridente del suo confratello,forse il sospetto di qualcosa di poco chiaro lo avrebbe sfiorato.Ma era troppo anziano,e la chiesa era in penombra.I due religiosi si congedarono e Terry ritornò al suo taxi,soddisfatto.
-Vado all’Hilton ,ora?-
-Si figliolo…va,ma adagio eh…-


La voce gentile e senza inflessioni della hostess di turno aveva annunciato il volo da Sidney:i passeggeri ne scendevano e presto madame Thambay riconobbe,davanti ai cancelli della sua uscita,la testa bionda di sua figlia Mirelle.
Le due donne si salutarono col gesto,poi,finalmente vicine si abbracciarono forte.
-Mamma!...sono così contenta di vederti…-
Ma Madaleine era già china sul passeggino del nipotino che si agitava euforico verso di lei.
-Ehi…chi è questo ometto?- disse,liberandolo dell’imbracatura e prendendolo in braccio. –Parblè…è cresciuto tantissimo!-
La donna lo guardò,orgogliosa.Ma riconobbe subito in un’espressione del piccolo l’imprinting paterno e lo sguardo le si offuscò appena.
-E’ tanto bello,vero mamma…- esclamò invece Mirelle,innamorata.
-Già…proprio un bel bambino… E’ buono?-
La giovane madre rise,compiaciuta:
-E’ un bambino…adorabile!...ora vieni…- disse risistemando Adrian nel passeggino –Andiamo a casa:il viaggio è stato lungo e sarai stanca…-
-Sono un po’ sballottata,ma non sono venuta a riposare,Mirelle:mi hai chiamato perché avevi bisogno di me…-
-Già…-
Per il momento la dottoressa non diede altre spiegazioni:terminate le pratiche di sbarco,caricarono le valigie di madame Thambay sulla jeep e procedettero verso casa.
La madre di Mirelle non potè non apprezzare la bellezza dei luoghi e fu conquistata dall’aspetto solare e accogliente della residenza che il genero aveva approntato per sua figlia.
-E’ davvero una splendida casa…complimenti!-
Mirelle ne fu compiaciuta.
Athina servì loro un caffè nel patio,quindi silenziosamente proseguì nelle faccende di casa.Mirelle la fermò:
-Athina…ora che c’è mia madre,prenditi pure qualche giorno di riposo…-
-Oh,signora..perchè? No bisogno…-
-Perché è giusto così…gli ultimi tempi sono stati…massacranti…- nel dirlo,Mirelle fece un’occhiata eloquente alla domestica,confidando nella sua discrezione.
-Molto lavoro?- domandò madame Thambay.
-Si…Terry è fuori e Athina mi ha dato una mano anche all’eliporto…-
Madaleine trasalì:
-Eliporto?..credevo ti occupassi di pediatria?-
-Non posso permettere che l’impresa di mio marito vada a rotoli,mamma…Per questo ho bisogno di te..Vai Athina :oggi e domani sei libera….Ti aspetto lunedì in eliporto!-
La giovane indigena annuì,un po’ delusa.Ma eseguì senza altre discussioni le consegne della padrona,uscendo di casa di lì a poco.
Finalmente sole,approfittando del sonno tranquillo del piccolo,Mirelle aprì di più il suo cuore alla madre,che la guardava disponibile:
-Ora vuoi dirmi che succede?-
-Mamma…Ho bisogno di poter affidare Adrian a te,quando non ci sono…-
-Sono qui apposta…ma…c’è qualcosa che non va?-
-Si…sono sola,in questo periodo e non posso fidarmi di nessuno:per questo ti ho voluta vicino…-
-Monsieur Sheridan?...- domandò finalmente la donna anziana.
Mirelle bevve un sorsetto d’acqua prima di rispondere:
-E’…è stato richiamato per un…un incarico di fiducia…-
-Mmm mmm….capisco…Tutto bene,tra voi,vero?-
-Sssi,certo…ma sai:sono preoccupata…finchè non torna e poi…ho preso questo impegno di dedicarmi al suo eliporto…e…-
Madaleine sentì che la figlia era in difficoltà.Non volle infierire.
-Figlia mia:ora sono qua e puoi stare tranquilla…Al piccolo pensa la nonna…- così dicendo diede uno sguardo teneramene sollecito al bimbo che dormiva sereno. –Nonostante somigli fin troppo a suo padre,ora sembra proprio un angioletto…- scherzò,con una punta di preoccupazione nella voce.
Mirelle preferì non rispondere.

-


Lara aveva atteso tutto il giorno che Terry la raggiungesse in hotel,o almeno si facesse vivo.Si aggirava nella sua stanza,nervosa come una pantera affamata,pronta a ghermire l’incauta preda.
Ormai era sera:decise di scendere a cenare.
Indossò un elegante abito scuro che,pur evidenziando la sua figura perfetta,non fosse troppo appariscente;si truccò appena,guardò un’ultima volta il telefono,tragicamente muto,e con un sospiro uscì dalla stanza.
La cena era servita a buffet:una piccola folla educata si attardava a scegliere tra tante succulente portate.La donna scelse del roast beef dall’aspetto invitante e una insalata mista.Con le mani impegnate si volse per raggiungere il suo tavolo,ma –fatti pochi passi- inciampò in qualcosa,rovinando sonoramente al suolo:
-Porc…. Ma stia attento a dove mette quelle maledette gambe!...- digrignò,imprecando,poi si corresse.- Oh…mi scusi…padre…-
L’uomo che le aveva inavvertitamente messo lo sgambetto,seduto con le spalle a lei a uno dei tavoli della grande sala ristorante,indossava il clergyman:
-Lasci stare figliola…il buon Dio mi ha dato queste pertiche e nemmeno io so dove metterle per non fare danni…-
Lara riconobbe subito quella voce e quel tono.Si rialzò,aiutata dal pastore,che le indicò il posto accanto al suo con la mano:
-Posso invitarla al mio povero desco…-
-Certo…ben gentile..padre?-
-Stolberg…-
L’archeologa guardò Terry,tra il divertito e l’incredulo.L’uomo intanto era andato a prenderle un’altra portata di carne e insalata,perché la prima era sparsa ormai miseramente sul pavimento e i camerieri dell’hotel stavano già provvedendo a farne sparire ogni traccia.
-Prego…- disse servendola,quindi prese posto di fianco a lei.
Distratta Lara,sollevò la forchetta e stava per prendere un primo boccone,quando il ‘pastore’ la ammonì:
-Ah ah…la benedizione…-
Con espressione mistica il sedicente missionario unì le mani e invocò in silenzio un qualche dio abbastanza spiritoso da stare al suo gioco.Quindi pronunciò il suo ‘amen’ invitando la commensale a fare altrettanto. E finalmente iniziarono a mangiare.
-Davvero molto spiritosa,questa trovata….- gli disse la donna tra i denti – E dove sei stato,finora?-
-Ho avuto qualche adempimento da svolgere a Sidney…ma poi sono ‘volato’ da te…-
-Già…-
-Spero tu abbia riposato:ci aspetta un bel po’ di fatica…-
-Immagino…I nostri contatti?-
-Niente più contatti,Croft:non c’è da fidarsi…Andremo al mio eliporto e prenderemol’unico elicottero rimasto…-
Lara lo guardò interrogativa.Terry guardava lontano,un po’ distratto,un po’ amareggiato:
-Credo che sia chiuso da settimane… -disse,quasi riflettendo tra sé;poi fece spallucce e concluse:-ma per ogni evenienza,agiremo di notte …E’ l’ora migliore per evitare incontri…-

arielcips29/10/2006, 22:08
Finita la cena,presi gli ultimi accordi per la giornata seguente,’padre’ Stolberg si alzò,chiedendo venia:
- Mia cara figliola,ora è tempo per me di rientrare in camera,…debbo recitare i vespri e procedere agli esercizi spirituali…-
Lara lo guardò,delusa.
-Credevo padre che stasera avremmo potuto…concludere il discorso lasciato in sospeso…-
Lui le indirizzò un’occhiata di serio rimprovero:
-Vade retro,Satana…tentare un giovane pastore incauto…-
-Ma padre…sono una pecorella smarrita…ho bisogno del suo conforto…- Lara stava al gioco,speranzosa.
Terry rise.
-Torni nella sua stanza,figliola e preghi…il Signore non la lascerà sola a lungo…-
Così dicendo il ‘missionario’ si diresse alla reception a ritirare la sua chiave.
-Prego,padre..? Ah si – disse con un sorriso la giovane bancoonist – Stolberg:da dove viene esattamente?-
Lui si schiarì la voce e mentì:
-Sono vallone…-
-Ma parla benissimo la nostra lingua…- la affabilità della ragazza andava ben oltre la cortesia professionale.
-Oh…dice?...credevo invece di aver bisogno di qualche…ripetizione…Sa,per le prediche..-
-Bè- la giovane donna sorrise,ammiccante- Se posso esserle utile,padre…senza complimenti:il mio turno termina alle dodici domani…-
- Disponibile e generosa…e chissà quanti altri doni le ha elargito nostro Signore…peccato non poterli scoprire insieme,cara figliola…Buona notte e che Dio la rimeriti…-
Così dicendo il sedicente pastore si ritirò nella sua stanza.
Poco dopo le due,Lara sentì bussare piano alla sua porta.Si sollevò tra i cuscini,mordendosi le labbra eccitata e domandò:
-Chi è?..-con una voce che era un sospiro di desiderio.
-Signora Croft?...apra,per favore..-
Le rispose una deludente voce di donna…
L’archeologa si alzò,impugnò la pistola che aveva sotto il cuscino e si accostò cauta alla porta,con l’arma puntata,ripetendo:
-Chi è?-
-Sicurezza,signora…c’è stato segnalato un guasto al sistema antincendio…vorremmo controllare!-
Lara pensò,dall’alto della sua esperienza: -che idiozia!-
Fece scattare la serratura e rimase in agguato dietro la porta:- E’ aperto…-
L’uscio si aprì e nella stanza fece il suo ingresso un’agente della safety,a tutta prima particolarmente sprovveduta.Questa infatti procedette imprudentemente all’interno,fermandosi al centro della camera,assolutamente incauta:
-Signora Croft?-
Lara le chiuse la porta alle spalle e puntandole la pistola addosso accese la luce e le ingiunse di sollevare le mani e voltarsi.
-Non spari,signora Croft…sono Selena Efford…il vostro contatto…-
L’esperta eroina si avvicinò,osservò da vicino la giovane agente e le sbottò una risata in faccia,non molto lusinghiera.
-Un mio collega è ora nella stanza di…padre Stolberg…secondo gli ordini ricevuti,dovremmo scambiarci i ruoli…Ehm,signora:lei dovrebbe indossare i miei abiti ed io dovrei sostituirla…-
Lara si avvicinò a Selena:
-Bè l’altezza e il fisico possono anche andare,miss Efford…ma se entrerà ancora in una stanza,come ha fatto oggi…anche un bambino capirà che non sono io!-
Selena arrossì,piuttosto mortificata.
-Sono ancora alle prime armi,signora Croft…ma imparerò…- disse,raccogliendo quel che restava del suo orgoglio.
-E di chi è stata questa idea?-
-Del colonnello Sheridan…o meglio,in parte…-
Le due donne intanto procedevano a scambiarsi gli abiti.
-In parte?...-
-Ahem…questa idea della sostituzione ora…è stata mia…Terry,cioè il colonnello Sheridan mi aveva solo suggerito di far partire l’aereo senza di voi.Ma io credo che,perché sia credibile,è necessario che voi due scompariate del tutto,per agire indisturbati…-
-E tutta questa autorità? Da dove le discenderebbe?- Lara era diffidente e anche un po’ piccata:quella pivellina che le dava ordini e chiamava Terry familiarmente per nome,le era piuttosto antipatica.
-Non mi fraintenda,signora Croft…Ho chiesto l’autorizzazione a mr *****,il capo distretto…- disse,umilmente la giovane agente.
Una nuova bussata ,più decisa interruppe le due donne:
-Sicurezza,signora Croft…apra appena può..-
Lara guardò eloquentemente Selena:la voce di Terry era inconfondibile.
-E’ aperto,agente..-
Anche questa volta l’uscio si aprì,ma Terry rimase fermo sullo stipite,guardando alternativamente entrambe,nella sua linda divisa da safety man.
-Ma che bella improvvisata,Selena…-
La ragazza,che aveva indosso solo la lingerie,afferrò un lenzuolo per coprirsi.Uno sguardo corse dall’uno all’altra all’altra ancora:ironico e maliziosamente beffardo,quello di Terry;imbarazzato e compiaciuto insieme,quello di Selena;indagatore e furioso,quello di Lara.
Fu ancora lo Scozzese a rompere il silenzio.
-Sei pronta Lara?....allora andiamo-
-D’accordo…andiamo!- rispose l’altra,riprendendo il controllo della situazione e lanciando uno sguardo di sfida alla ultima arrivata.
Selena sedette con un sospiro sul letto di Lara. Avrebbe passato la sua vita a invidiare le fortunate compagne di Terry?


Il cellulare di Dayu squillò,mentre l’uomo era sulla prua del motoscafo,al rientro dall’isola.
-Si?...non ti avevo detto di non chiamare?-
.-C’è un problema…un imprevisto…-
-Di che si tratta?-
-Madame Sheridan ha ripreso a lavorare all’eliporto…e da qualche giorno non è più sola:c’è sua madre,con lei…-
-Sua madre?...non credo che una vecchia signora possa costituire un problema…-
-Bè,non mi sembra una sprovveduta…-
-Tu continua a tenerli d’occhio tutti e tre:quando sarà il momento opportuno,un proiettile in più o in meno,non farà differenza…-
-Agli ordini,signore…però…-
Ma la comunicazione era stata già interrotta e Dayu aveva gettato in mare il cellulare da cui aveva risposto,imprecando.Quegli stupidi sottoprodotti dell’uomo rischiavano sempre di commettere degli errori,nonostante fossero programmati a puntino…




-Tutto bene Paul?- Mirelle smontata dall’elicottero era rimasta stupita di non trovare l’uomo ad attenderla nell’hangar.Era tardi,ma lui rimaneva sempre ad aspettarla,per dividere insieme il lavoro finale.Seguendo la luce accesa dell’ufficio,lo aveva trovato lì,al telefono.
-Mi scusi,mrs Sheridan…ho avvertito mia moglie che avrei fatto più tardi per aspettarla e…-
-Qualcosa non va?-
-No…abbiamo avuto a che dire:sa,oggi è il nostro anniversario di matrimonio…-
Mirelle non era dell’umore giusto per raccogliere confidenze coniugali.
-Bè Paul…io non ho più bisogno,qui…Se vuoi andare,va’ pure..-
-Ma…non vorrei lasciarla sola,madame…c’è da chiudere tutto,inserire l’allarme…Lei è appena arrivata:magari ha bisogno…?-
-Non importa,Paul:ce la farò…ho segnato tutto sul taccuino…-
-Non mi sento sicuro,madame…il capo non credo che…-
-Il capo è fuori:adesso ci sono io e farai come ti dico…ti prego!- Mirelle si era spazientita,poi cercò di addolcirsi,per non mortificare il sottoposto,che –chinato il capo- andò a cambiarsi.
Di lì a poco era montato sulla sua auto ed era sparito nella polvere.
Rimasta sola,la donna avvertì d’un colpo la stanchezza e la malinconia.
Sedette alla scrivania e tirò fuori la foto sua e di Adrian sulla barca:ma non ne sopportò a lungo la vista…La rimise nel cassetto e si alzò.
Rientrò a passi stanchi nell’hangar,spense tutte le luci, inserì l’allarme e stava per chiudere il pesante portellone;l’occhio le cadde sul tavolo di lavoro,sulla paglia di imballaggio…rabbrividì,al ricordo della notte passata lì con Terry…
Chiuse con violenza il portellone e rientrò nell’ufficio;nella stanzetta attigua dove c’era un lettino e uno spogliatoio.Entrò nel bagno a sciacquarsi il viso:sullo specchio un pennello da barba e un rasoio,e l’inconfondibile odore del dopo barba di suo marito…Istintivamente la mano le corse all’anello che le pendeva sul petto,infilato nella catenina.Lo strinse forte,poi un sordo rancore le gonfiò il petto:
-Testardo…testardo ..-
Era seduta sul letto,iniziò a colpire materasso e cuscino,con rabbia impotente.
-Oh..quanto mi manchi,colonnello Sheridàn…- ammise alla fine,abbracciando il cuscino e lasciandosi andare all’ondata calda dei ricordi divisi con lui.
arielcips30/10/2006, 17:45
Lo squillo insistente del cicalino del cellulare raggiunse finalmente Mirelle.La donna fece fatica a capire dove fosse,poi si rese conto che doveva essersi addormentata,perdendo la nozione del tempo.
Si precipitò a rispondere:
-Mirelle!...oh,buon Dio…finalmente hai risposto!-
-Mamma…che succede?-
-Che succede?...devi dirmelo tu…E’ notte fonda e non sei tornata ancora…-
La giovane donna si strofinò gli occhi,si stiracchiò:
-Sto bene,mamma…mi sono addormentata qui…forse ero molto stanca…Adrian?-
-Dorme da ore…lui è tranquillissimo,Mirelle:sei tu che mi preoccupi…-
-No…non c’è da stare in pensiero,mamma:adesso rientro…-
Nel dir così,però,Mirelle aveva avvertito il motore di un’auto in avvicinamento.Spense istintivamente la luce e osservò dai vetri:una pattuglia della polizia?...
-Mirelle? Sei ancora in linea?-
-Si mamma….ti richiamo appena posso...- Così dicendo chiuse la comunicazione e spense il portatile.
Dall’auto aveva visto sbarcare due sagome scure:avevano camminato sicure verso l’hangar,come se fossero dirette proprio là.
La dottoressa raggiunse la scrivania,ne aprì con cautela il cassetto e tirò fuori la luger nera,controllando che fosse carica.Aveva imparato tante cose nuove,con Terry…


-E’ strano…-
-Cosa?...-
Il colonnello Sheridan si guardava intorno,attento:
-Credevo di trovare l’eliporto abbandonato a se stesso…invece ho l’impressione che stia continuando a funzionare…Paul probabilmente…- parlava quasi tra sé.
-Paul?-
-Si…il mio assistente:un gran bravo ragazzo…Guarda:l’allarme è stato inserito da poco…-
Stava armeggiando vicino alla cassetta del contatore elettrico.
-Stacca la corrente…-
-No…- rispose l’uomo e,con un paio di forbicine,tagliò alcuni collegamenti. –meglio fare così, avremo bisogno della luce,dopo…-
Benché avesse le chiavi,forzò poi la serratura del portellone:voleva che sembrasse un’effrazione,che non si risalisse subito a lui.
-Vieni…- disse alla sua partner,facendo scivolare la chiusura quel tanto per entrare nell’hangar.
Non appena i suoi occhi si abituarono al buio,Terry si ambientò:tutto era in ordine,tenuto bene…Avvertiva l’odore del carburante,dell’olio sugli arnesi da lavoro. Poi riconobbe la sagoma dell’elicottero e gli si avvicinò.In quella un rumore sordo,seguito da un tonfo lo allarmò,ma prima che potesse reagire la luce potente di uno spot si accese riflettendosi sul vetro della carlinga contro di lui.
-Adesso solleva piano le mani sulla testa e resta fermo dove sei!-
-Mirelle?-
Aveva riconosciuto subito quella sua voce inconfondibile:che ci faceva là? Si girò,schermandosi il viso per vederla:a terra,riversa che si massaggiava la testa dolorante,c’era Lara.Istintivamente fece per avvicinarla,prestarle soccorso:
-Ho detto fermo…- il tono di sua moglie era perentorio.
-Avanti,Terry…disarmala…Non crederai che possa spararti addosso davvero!-
-Crede sia una sua esclusiva prerogativa,miss Croft?...- ribattè Mirelle,sarcastica.
Fermo,con le mani alzate,ora l’uomo aveva finalmente individuato la moglie:indossava ancora la tuta da pilota,con la cerniera leggermente abbassata che le scopriva il collo e lasciava intravedere una camicetta bianca.
-Che ci fai qui?- le domandò,cercando di mantenersi abbastanza distaccato.
-Le domande dovrei farle io…direi:perché entri qui come un ladro?-
-Ho bisogno dell’elicottero…-
Mirelle ora si muoveva circospetta intorno ai due,sempre con l’arma puntata contro il marito e con un occhio a Lara.
-Mi spiace…L’elicottero è l’unico rimasto…non possiamo permetterci di perderlo…-
-Ma che stai dicendo? Che cosa?-
-Che cosa faccio qui?...mi occupo dell’impresa…o debbo lasciare che l’avvenire di tuo figlio vada a rotoli,mentre tu…-
-Figlio?- domandò Lara,meravigliata.
Terry fece un’occhiataccia a Mirelle,sperando che la donna ne raccogliesse il senso.
-Si…prima di andarsene,il colonnello ha avuto il tempo di …riprodursi…-
-Non me ne avevi mai parlato…-
Terry sbuffò:
-Dannazione,non siamo qui per parlare di me,Croft…Selena partirà alle sette…e noi siamo ancora ad Auraki!-
-Oh…anche l’ineffabile Selena…- si lasciò sfuggire Mirelle,che da quando aveva visto Lara e Terry muoversi furtivamente insieme non aveva provato più malinconia,ma una rabbia sorda,una gelosia incontrollabile.
Terry fece qualche passo verso di lei:
-Ascolta…abbiamo bisogno dell’elicottero…e lo prenderemo,lo sai…-
-Mi stai minacciando,monsieur Sheridàn?- si fissarono:i loro sguardi erano fuoco,lava incandescente.
Lara ne approfittò,per tentare di interagire.Con una freddezza e una lucidità inattesa,Mirelle fece partire un colpo che sibilò a pochi centimetri dalla testa della archeologa,immobilizzandola:
-Spiacente,miss Croft…lei forse crede di avere a che fare con la sprovveduta dottoressa che ha conosciuto qualche anno fa…Pochi mesi di convivenza col suo amico Terry…e ho imparato tante cose…-
Era vero…L’ex colonnello si ricordò che,un po’ per scherzo,un po’ per la difesa personale,oltre che a pilotare le aveva dato qualche lezione sull’uso delle armi:per di più Mirelle era dotata naturalmente di una mira infallibile…Tutto era perfetto in lei:la fissava senza riuscire a riprendere in mano la situazione,assolutamente sorpreso,incredulo…
A gestirla,con una disinvoltura impagabile,fu proprio Mirelle.
-Volete andare sull’isola?-
- …su un isolotto vicino…-
-Bene:allora vi ci porterò io…E’ quello di cui mi occupo…-
-No..questa ipotesi la puoi scartare…-
-Da quando non sei più mio marito,colonnello,non sei più nelle condizioni di dettare ordini:o con me o niente!-
Finalmente Terry cominciò a reagire:
-Adesso smettiamola ,Mirelle…Hai giocato abbastanza…-
-Mi vuoi disarmare?...accomodati:non è la pistola che ti serve,per far partire quell’aggeggio!- così dicendo fece qualche passo all’indietro e ,acceso il cellulare,cominciò a digitare un numero.
Lara intanto si era finalmente alzata e lei e l’uomo confabulavano:era chiaro che Mirelle avesse messo al sicuro le chiavi d’accensione.
-Non è un problema…lo facciamo partire comunque…- suggerì Lara.
Terry non ne era tanto sicuro.Quando sua moglie prendeva a cuore un lavoro,era difficile che trascurasse nulla.Probabilmente si era anche assicurata che nessuno si appropriasse del mezzo,levando qualche pezzo:glielo aveva insegnato proprio lui…
-Stiamo solo perdendo tempo…- digrignò l’uomo,tra i denti.
-Infatti…Che problema c’è,se vi porto io?Vi lascio sull’isolotto e rientro con l’elicottero…-qualcuno intanto rispondeva all’altro capo del telefono: -Oh mamma? Si,un imprevisto,ma…va tutto bene:torno direttamente nella giornata di domani…-
Approfittando del momento di distrazione di Mirelle,Lara stava per suggerire a Terry di disarmarla e neutralizzarla,poi però riflettendo,gli propose:
-In fondo,saremmo doppiamente coperti,…magari non è una cattiva idea…-
L’uomo continuava a osservare sua moglie:ecco cos’era la faccenda del lavoro,di cui aveva parlato sua suocera…Non si trattava dell’O.N.G…si trattava della sua ditta:Mirelle ne aveva preso le redini e…Scosse la testa:Lara continuava a parlare e lui se avesse potuto l’avrebbe fatta scomparire in una voragine,per rimanere solo con Mirelle.
-Mi stai ascoltando,Terry Sheridan?-
D’accordo,doveva rientrare in se stesso…
-Si…visto che sono in minoranza…procediamo…-


Aprirono le porte anteriori dell’hangar e spostarono fuori l’elicottero.Quindi ,mentre Lara caricava a bordo tutta l’attrezzatura di cui necessitavano,Terry mostrò a Mirelle una cartina,indicandole l’isola dove avrebbe dovuto atterrare.La donna annuì,senza guardarlo più in viso;lui le domandò a bassa voce:
-Adrian?-
-E’ con mia madre…-
Quindi montarono a bordo e l’elicottero si sollevò coprendo col suo rombo potente ogni discussione.
Albeggiava quando furono in vista dell’isolotto:era poco più di una lingua di sabbia con alle spalle una lussureggiante striscia di foresta.Mirelle atterrò con facilità sull’arenile;poi mentre Lara e Terry scaricavano i loro bagagli,la donna scese dal posto guida e si incamminò lungo la riva.
-Noi qui abbiamo finito,mrs Sheridan!- gridò l’archeologa alla volta di Mirelle.
-Dottoressa Thambay…prego…- ribadì quella,avvicinandosi.
Terry preferì evitare altri contatti;si allontanò all’interno della foresta e dopo poco lo si sentì lavorare di scure.
-Non riparte?- domandò Lara a Mirelle.
-Aspetto che ci sia più luce…-
-Ah..si…- replicò quella,poco convinta.Quindi si inoltrò nella foresta,sparendo anche lei nel fitto della vegetazione.

arielcips3/11/2006, 14:51
Terry aveva abbattuto due grossi tronchi di mangrovia e ora li trascinava sulla riva.Albeggiava appena ma l’aria era già calda:si levò la t-shirt,rimanendo a torso nudo,quindi impugnò una corta accetta e cominciò a scavare il legno dall’interno.
Sferrava colpi secchi e regolari,intento solo a quello che doveva realizzare entro il tempo stabilito;a un tratto sollevò la testa per tergersi il sudore dalla fronte.
Appoggiata alla portiera dell’elicottero,che guardava verso l’orizzonte,giocherellando con il solito vecchio accendino,c’era Mirelle.
L’uomo riprese a lavorare,ma questa volta i colpi avevano un ritmo lento,studiato;e i suoi occhi erano fissi su sua moglie.
Lei non era ancora ripartita,con la scusa che aspettava che ci fosse più luce.In realtà sperava in qualcosa,senza sapere neppure lei in cosa: saperne di più di quella missione, capire che genere di legame si era ricreato tra Terry e Lara;soprattutto rimandare il momento in cui si sarebbe dovuta separare da lui...
A un tratto,sentì lo sguardo dell’uomo su di sé;una sensazione che conosceva bene,anche se era da tanto che non la provava così forte,così coinvolgente.Smise di guardare l’orizzonte e si volse verso di lui:i loro occhi si incrociarono,nel silenzio interrotto solo dai colpi ritmati dell’accetta.
Quello sguardo reciproco diceva tutto quello che non erano in grado di dirsi a parole,testardi e orgogliosi entrambi.Partì come una provocazione da una parte e una sfida dall’altra;poi si trasformò a poco a poco in desiderio e passione.La magia tra loro era sempre la stessa,un’alchimia perfetta che coniugava corpo e anima forse dal primo momento che si erano incontrati.
Mirelle sentiva bene che continuando così avrebbe ceduto,finendo per muovere qualche passo verso di lui,i cui colpi erano rallentati,ma continuavano con l’insistenza di un richiamo irresistibile e sensuale.
In quella Lara sbucò alle spalle dell’uomo,gli si avvicinò,appoggiandosi a lui,cingendogli la schiena e il torace con una carezza fin troppo familiare:
-Hai quasi finito?…tra poco dovremmo vedere l’aereo…- gli ricordò, con un tono più che amichevole.
L’incanto si spezzò.
Mirelle rimise in tasca l’accendino e aprì il portellone dell’elicottero,cercando di ingoiare la delusione e placare la rabbia che le cresceva dentro.
In quella il rombo di un potente bimotore attraversò il cielo.
-Dannazione…sono in anticipo…- imprecò Terry.
-Già…e noi in ritardo…- Lara guardò con disappunto Mirelle e l’elicottero:secondo l’archeologa era colpa della dottoressa se avevano perso tempo.
L’ex marine riprese a scavare i due tronchi con l’accetta,sollecitando la compagna:
-Aiutami un po’ anche tu…olio di gomito,Croft…-
Così dicendo però,sospese il lavoro e andò a pararsi davanti all’elicottero,che la dottoressa stava già riscaldando per il decollo.
Lei lo vide e,nel rumore assordante delle eliche,gli disse:
-Sto andando via…-
Lui le fece cenno di no.
-Spegni il motore…ora non puoi andartene…-
-Come no?- domandò,rimanendo al posto di guida.
-Non ancora…a questo punto partirai dopo di noi…-
-Mi stai dando degli ordini,colonnello Sheridan?-
-Sicuro:e tu li eseguirai,dottoressa…-
L’uomo non stava scherzando,nonostante il tono leggermente ironico.
-Significa che … anch’io..?-
-Non significa niente…Solo che non voglio che tu corra pericoli!-
Mirelle sbuffò,delusa.
In ogni caso smontò dall’elicottero,richiudendo il portellone con una certa foga.
-Qui tra poco ci saranno bei fuochi d’artificio…Anzi,forse faremmo bene a tirare dietro l’elicottero e cercare di mimetizzarlo…come avrei fatto se non ti fossi messa di mezzo- si affrettò a rimproverarla.
Lei rimase male a sentirsi così rintuzzata;lo guardò scuotendo la testa,senza aggiungere altro.Terry irrigidì la mascella.Con l’aiuto della moglie riuscirono a coprire il mezzo in maniera più o meno approssimativa,anche per permetterle poi di ripartire.Intanto il bimotore sembrava tentasse un atterraggio sull’isola di Settan.
-Chi c’è,su quell’aereo?- domandò Mirelle.
-Selena e un altro agente…- rispose l’uomo,quindi prendendola per il braccio,la invitò ad acquattarsi sulla sabbia e raggiungere insieme Lara,rimanendo nascosti tra i cespugli,in maniera da osservare l’evolversi della scena,senza essere visti.
-Qui è tutto pronto…- sussurrò l’archeologa.
-Indossiamo i giubbotti e prepariamoci…Mirelle,tu andrai via solo dopo che ci hai visto raggiungere il largo…-
La dottoressa annuì,poi domandò a Lara:
-Esattamente che cosa farete?...-
-Raggiungeremo l’isola su questi tronchi…e poi si vedrà:lui c’è già stato…-
-Ah si..lo so…E gli altri due?cosa succederà?...-
L’aereo con Selena volteggiava nel cielo:dall’isola era partito già un colpo di avvertimento.Il pilota rispose al fuoco,ingaggiando battaglia .
-Si faranno abbattere…- rispose Terry,tagliando corto.
-Ma…se li prendono –vivi o morti che siano- sapete vero cosa ne faranno?-
Lara annuì.
-E’ tutto predisposto…non si faranno prendere:li troveremo là…ci daranno una mano…-
-Si?...e come farete ad essere sicuri che non siano cloni?-
Si guardarono tra loro.L’uomo sbuffò.
-Abbiamo una mezza indicazione…ma non è chiara…Qualcosa che ha a che fare con l’acqua…-
Mirelle riflettè:acqua?...le venne in mente il modo con cui era riuscita a neutralizzare la sua carceriera.Effettivamente aveva usato l’acqua,era stato quasi più facile del previsto…Poi ebbe un flash,una immagine a cui in quel momento non aveva fatto caso,ma che ora improvvisamente le sembrava innaturale.
-Quella donna…quando le ho puntato l’acqua in viso…Non ha battuto ciglio…-
-Cosa dice?- domandò Lara. Terry si limitò a fissarla,attento.
In quella però,l’ attenzione dei tre fu di nuovo carpita dallo scontro aereo,che avveniva poco sopra le loro teste.Dall’isola era partita la solita serie di esplosioni a raggi laser.
Con abili evoluzioni,il pilota –sicuramente un agente scelto appositamente addestrato – aveva evitato di essere colpito,rispondendo al fuoco. Ora però un fascio di luce aveva attraversato un’ala del bimotore,tagliandola in due.Un secondo colpo aveva penetrato il motore e l’aereo catacrollava come una foglia d’autunno verso il mare,in una scia triste di fumo nero.
-Dobbiamo andare..- fece a quel punto Terry,sottolineando l’ordine col gesto della testa.Lui e Lara allacciarono i giubbotti,e sospinsero ciascuno la sua ‘canoa’ in acqua;quindi si issarono sui tronchi andando a sistemarsi nel cuneo scavato in precedenza.
-Aspetta che arriviamo a largo e riparti,Mirelle…- ripetè il marine.
La donna annuì,poi guardandolo non potè fare a meno di raccomandargli,in silenzio,a fior di labbra:
-Stai attento…-


arielcips10/11/2006, 17:51
Quando i due tronchi erano appena visibili tra le onde,al largo,lentamente Mirelle risalì sull’elicottero;mise in moto l’elica e piano si levò in volo,sfiorando con lo sguardo finchè fu possibile quel puntolino scuro nell’acqua ,che era il suo Terry…
Quindi con una virata,prese la direzione della costa,sparendo all’orizzonte.
Anche Terry sollevò appena il suo sguardo sulla superficie increspata del mare quando il rombo dell’elicottero li sorvolò.Lentamente la corrente sospinse lui e Lara verso le rive apparentemente deserte dell’isola di Settan,nella zona selvaggia e inospitale del versante vulcanico.
Riuscirono a raggiungerla soltanto nel tardo pomeriggio,infreddoliti ed esausti.Per prima cosa cercarono un riparo tra le mangrovie e considerarono la possibilità di accendere un fuoco,per riscaldarsi.
-Le cose sono due…se accendiamo il fuoco corriamo il rischio di essere prima o poi individuati…se non lo accendiamo,potremmo morire assiderati…- brontolò Lara.
-Addirittura?...io ho altre due proposte..potremmo spogliarci di questi abiti bagnati..e mentre si asciugano…ehm- ribattè malizioso Terry.
-Smettila…-gli rispose disincantata la donna.
-Non avevamo qualcosa in sospeso,tu ed io?...-insistè lui,cingendole i fianchi.
-Non capisco perché continui questa commedia..Non sono cieca,sai?- gli rinfacciò,fredda e un po’ indispettita Lara.
Lui la osservò,e poco a poco il sorrisetto malizioso gli sfumò dal viso.
-A cosa alludi?-
-Alludo al fatto che tu e la biondina…-cosi dicendo col gesto del capo indicò l’isola di fronte.-Ho visto come sei rimasto imbambolato a rimirartela…-
Terry ridacchiò:
-Lara…- esclamò lui,con un tono di paternalistico rimprovero- ma…lo sai bene che sono un vecchio sentimentale!…è pur sempre carina:anche tu,mi fai quello stesso effetto,nonostante i nostri trascorsi non proprio…idilliaci..- così dicendo,quasi meccanicamente si grattò la vecchia ferita.
La donna lo guardò,piuttosto diffidente:
-Non è la stessa cosa…con quello sguardo,non mi hai guardato mai…-
Terry sospirò,spogliandosi con studiata indifferenza e stendendo i panni bagnati ai rami più bassi delle mangrovie.
-Peccato Croft…l’atmosfera era così romantica…-
L’archeologa non lo ascoltava più. Inoltratasi nella vegetazione si era spogliata anche lei,cercando calore tra le foglie carnose di una pianta tropicale,ancora tiepide del sole pomeridiano.
Non appena Lara scomparve nel folto del verde,Terry cambiò espressione.Nè malizia,né allegria nel suo sguardo.Rifletteva su quello che stava per avvenire,pensava a Mirelle…



L’elicottero atterrò facilmente sulla pista del piccolo eliporto.Mirelle non smontò subito,rimase un momento con la testa appoggiata al quadro dei comandi:era stanca,perplessa…
Sollevò piano il viso e scorse qualcosa,in controluce.Sembrava una scritta,una di quelle scritte tracciate nell’alone di vapore,che lascia poi un’impronta appena visibile,ma indelebile. Si spostò per cercare di decifrarla. Sembrava un ‘Qui,fra tre …’…Tre cosa? Pensò lei.Giorni? Ore?....
Sospirò.Magari era una scritta rimasta lì da chissà quanto tempo…
Finalmente scese dall’elicottero e si avviò verso l’hangar.Paul era al lavoro nell’officina,ma la vide e,spenta la fiamma ossidrica,le andò incontro.
-Madame Sheridan…come va?-
-Bene,Paul…sono solo molto stanca…Oggi puoi fare da solo?Poi da domani sarà qui anche Athina..-
-Certo madame…-rispose l’uomo scrutandola in modo strano.Mirelle non ci fece troppo caso.Saltò sulla sua jeep e si diresse veloce a casa.
Man mano che l’auto procedeva sull’asfalto,la giovane medico continuava a pensare a quella scritta,a Terry,ai maledetti cloni…Il suo pensiero si soffermò in particolare su quanto avevano accennato Lara e suo marito a proposito del modo per riconoscerli.
Ecco finalmente era a casa. L’auto svoltò nel vialetto e di lontano sul patio il suo sguardo si illuminò riconoscendo la piccola sagoma di Adrian che sgambettava appena in braccio alla nonna.
Smontò e corse ad abbracciare il suo piccolo,che le aprì le braccine giulivo:
-Mamaan…- strillò col suo vocino da passerotto.
-Eccoti finalmente…- le si rivolse sua madre,sorridendole con affetto. –Non sapevo più come trattenerlo…Meno male che è arrivata Athina,almeno mentre lei badava alla casa ho potuto dedicarmi al frugoletto.
-Athina?..credevo di averle detto di rientrare lunedì…-
La giovane cameriera comparve sulla soglia,con uno strofinaccio della polvere:
-Perdona signora…a casa mi preocupavo …- si scusò.
-Non devi giustificarti cara..- le sorrise Mirelle.Da quando aveva saputo che Terry l’aveva scelta personalmente per tanti motivi era particolarmente affezionata a quella ragazza.
-Adesso vado a riassettarmi un po’…e poi…- così dicendo entrò nella sua stanza,si stese qualche minuto sul letto e..finì con l’addormentarsi.


L’impatto con l’acqua era stato terribile,ma per fortuna all’ultimo momento Selena era riuscita a far scattare l’espulsore ed era stata scaraventata lontano dall’aereo in fiamme.
Tuttavia nonostante i suoi tentativi,il paracadute le si era aperto solo dopo essere piombata in acqua;l’aveva avvolta,come una medusa,rischiando quasi di soffocarla.
Però era riuscita in qualche modo a venirne fuori.
Due lance provenienti dall’isola si erano avvicinate ai rottami dell’aereo.Niente da fare per il suo pilota…
Dopo poco le imbarcazioni individuarono il largo cappello del paracadute e lo raggiunsero.Liberatasi dell’imbracatura,Selena cercò –nuotando sott’acqua- di sottrarsi alle ricerche.Ma in poco tempo gli ‘uomini’ di Dayu Fushima la individuarono e,inseguitala,la costrinsero ad arrendersi.Issatala su una delle barche,attesero che le onde ingoiassero le ultime tracce dell’aereo e del paracadute,poi ripartirono verso l’isola.
Selena,legata e imbavagliata,li osservava,incredula.Erano tutti uguali e silenziosi.La scortarono fino all’ingresso dove Terry aveva sostenuto la sua battaglia solitaria:la grande porta metallica scattò e davanti a loro comparve Dayu nella sua divisa bianca,gelido nel suo falso sorriso compiaciuto.
-Benvenuta,Miss Croft…La aspettavamo…-
Selena era abbigliata e pettinata come Lara,di cui in parte condivideva anche la bella figura.Fu facile ingannare inizialmente l’orientale,che la prese sotto la sua sorveglianza e strattonandola la condusse verso lo studio di Settan.
Prima di lasciarla entrare con sé la affidò a due custodi;bussò alla porta del suo capo e,lasciandosela aperta alle spalle,affrontò con un sorrisetto compiaciuto il vecchio,che lo guardava diffidente e interrogativo.
-Io credo proprio che ti farà piacere risparmiare mezzo milione di dollari,Shiba san…-
-Avete intercettato l’aereo?- rispose quell’altro,burbero.
-Certo…intercettato e annientato,signore…-
-Nessun superstite?idioti!-
-Piano coi rimproveri,Shiba san…-rispose mellifluo ma ostile Dayu.-Il pilota è morto,ma il passeggero è qui…- disse ancora ammiccando…
-Venga avanti,miss Croft…-
Selena entrò lentamente e si fermò poco dopo la soglia,nella penombra.Settan ebbe un brivido di piacere feroce.
-Come vedi,Shiba-san…l’abbiamo presa prima che il tuo amico Sheridan ce la portasse…- ribadì ancora Dayu.
-Non era lui,il pilota?- chiese Settan improvvisamente diffidente.
-Forse si…e in quel caso non avrà modo di incassare il suo denaro…Se poi non fosse lui,quando verrà a prenderselo…
Settan fremeva.Qualcosa gli suonava strano in quel discorso;qualcosa non gli piaceva.
Si avvicinò con sguardo avido a Selena.Avrebbe sfogato sull’acerrima nemica le sue incertezze,se non altro.
Man mano che le era più vicino,un sospetto atroce lo invadeva.Finalmente le fu a un passo e con la mano ossuta abbassò il bavaglio,che la macherava:
-Idioti!...incapaci…sprovveduti…Questa non è la Croft!...E forse avete ucciso l’unico che avrebbe potuto portarcela viva!!!-
Poi dato un imbelle spintone alla malcapitata Serena,voltò le spalle a Dayu,fulminandolo con uno sguardo d’odio.


Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:42
 
Top
Evilsisters
view post Posted on 5/4/2008, 18:35






....Ohibòòòòò!!!
 
Top
view post Posted on 5/4/2008, 18:37
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


-Ci sono due sole vie di accesso al bunker…- Si erano finalmente asciugati a sufficienza ed ora Terry con l’aiuto di una canna stava disegnando nell’argilla la mappa dell’isola.
-Una è questa…poco distante dalla spiaggia a ovest…Si apre con una fotocellula ed è controllata costantemente dai monitor…L’altra è quella da cui escono le imbarcazioni…è un po’ meno agevole,ma sicuramente meno controllata…-
-Come mai?- chiese Lara diffidente.
-Perché è un tunnel sottomarino…-rispose indifferente lui.
L’archeologa fece una smorfia eloquente:
-Come credi che possiamo riuscirci?...-
-Proviamo…!è proprio in questa zona…- così dicendo si sistemò uno zaino sulle spalle e precedette la sua compagna nella foresta.
Camminarono a lungo nell’intricata vegetazione,in silenzio.Finalmente sbucarono al di là delle mangrovie,sulla riva:qui la sabbia lasciava il posto a un’ arida sponda rocciosa,probabilmente artificiale,sponda nella quale si apriva un’ampia grotta scura.
-Una volta emerse in superficie,le loro imbarcazioni escono da qui…-
-Bè…diamo un’occhiata…-
Era ancora buio,ma i due erano sufficientemente attrezzati.Una pila subacquea bastò a illuminare loro il cammino fino all’ingresso della grotta.
-Mi domando cosa ci siamo asciugati a fare…- borbottò Lara.
-Bè...sei tu che hai insistito:volevi assistere a un mio strip?-
-Oh smettila…- e così dicendo si calò in acqua,nuotando verso l’interno della cavità artificiale.Terry la seguì.A un certo punto la grotta si abbassava e l’acqua sembrava sommergerla tutta,senza vie d’uscita.In realtà sotto il livello visibile c’era un condotto sottomarino la cui immensa bocca circolare si apriva minacciosa sotto i loro occhi.
Riemersero:
-Che facciamo?...vuoi provare?- domandò Lara.
-No…è troppo lungo il percorso…Non ce la possiamo fare…-
-Cosa ne sai quanto è lungo?- chiese lei diffidente.
Terry stava cercando una risposta,quando l’ingresso della grotta fu animato dall’arrivo di una imbarcazione.
-Ehi…siamo fortunati! Ecco come arriveremo!- disse il royal marine,indicando con la testa il natante appena arrivato.
-Dobbiamo intervenire prima della trasformazione…- suggerì a Lara.
-Che trasformazione?...-
Ma l’uomo nuotando come un alligatore sotto il pelo dell’acqua aveva già raggiunto la fiancata dell’imbarcazione appena entrata nella grotta e vi si issava lentamente.
A bordo i soliti uomini scuri e silenziosi;forse erano andati a fare rifornimenti sulla terra ferma:il natante era carico di casse.
L’uomo sbucò in faccia ai quattro,prendendoli di sorpresa,ma in pochi minuti essi avevano reagito,aggredendolo;mentre si liberava di due di loro,altri due avevano messo mano alle armi.In quella Lara intervenne e,con poche mosse di kung fu li neutralizzò.
-Ce ne serve uno che ci dica come funziona questa baracca?- le gridò Terry,prima che Lara li eliminasse tutti.
Il problema era che nessuno di loro parlava.Terry osservò il quadro comandi,mentre l’archeologa tenendo uno dei malcapitati sopravvissuti per il polso,lo costringeva a guardare tra i comandi:
-Allora?...come si procede?-
L’uomo non reagiva.Lara gli schiacciò il viso contro il quadro:
-Vuoi parlare?!?-
Per un caso fortuito,con quel gesto la donna aveva azionato proprio il comando giusto:intorno a loro tutto cominciò a vibrare e a poco a poco avvertirono che il natante si inabissava;si fiondarono nella cambusa,in tempo per sentire delle paratie metalliche sollevarsi e chiudersi intorno a loro.
L’uomo e la donna si guardarono negli occhi:avrebbero fatto la fine dei topi?


Quando Mirelle si svegliò era pomeriggio pieno.Sentiva la vocetta gradevole del piccolo Adrian che rideva nel portico.Si alzò per andarlo a guardare.
C’era sua madre che lo aiutava a sgambettare,e Athina che invece provava a imboccarlo.Mirelle guardò l’orologio:era l’ora della merenda.
Si rinfrescò un po’ poi uscì anche lei sul portico:
-Maman!- gridò il bimbo vedendola.Quindi sfuggendo al controllo delle altre due sfrecciò gattonando fino a lei.
La donna lo prese in braccio: Adrian aveva una espressione malandrina così simile a quella di suo padre,che qualsiasi rimprovero le smorì sulle labbra.
-Cucciolo…devi fare la merenda…da bravo!- cercò di convincerlo.
Quindi andò a sedere accanto a sua madre.
-Forza Athina…riproviamo…-
La giovane domestica intinse per l’ennesima volta il cucchiaino nell’omogeneizzato.Distratto dalla presenza della mamma,il bimbo aprì la bocca,ma solo per caricare,puntare e spruzzare sul viso della malcapitata Athina tutta la mousse di mela!
-Adrian!...-
-Da dààà…- rideva lui,indicando la poverina che con un fazzolettino di carta tentava di ripulirsi il viso.Sporgendosi verso Athina,per aiutarla,il piccolo cominciò a leccarle la mela di faccia,come un gattino.
-Smettila…Sei un birbone!- disse Mirelle,trattenendolo.Poi si scambiò uno sguardo con sua madre,che osservava con disappunto la scena.
-E’ un piccolo monello….ma non è colpa sua,Mirelle:è il dna…!- sentenziò,alzandosi e sostituendosi ad Athina,che finalmente scappò a lavarsi il viso.
Mirelle rise.Poi come a volte accade le parole della madre misero in moto un meccanismo di riflessione;rivide tutta la scena,improvvisamente consapevole di qualcosa di strano…
-Che succede Mirelle?- madame Thambay si era accorta del repentino cambiamento d’umore della figlia.
Ora la dottoressa era impallidita,spaventata.
-Prendi Adrian con te,raggiungi il più vicino posto di polizia…-sussurrò alla madre,in francese- chiedi dell’agente Turner…e mandalo qui!Non..non fare commenti!-
Anche Madaleine si turbò,ma senza aggiungere altro eseguì le disposizioni della figlia.
Mirelle sentì il rombo del motore allontanarsi oltre il cancello,quindi respirò forte ed entrò in casa.

arielcips1/12/2006, 15:33
Il natante sottomarino percorse all’incirca duecento metri,quindi si fermò:Terry e Lara si guardarono negli occhi,in attesa,davanti ai portelli,armi in pugno.
Il portellone di ingresso si sollevò scivolando lungo la doppia chiglia:doveva esserci qualcuno,perché si avvertivano un tramestio di passi.Ma come sempre nemmeno una voce.L’aria a tratti era solcata da sibili,appena percettibili.
Qualcuno entrò nella barca iniziò le operazioni di sbarco del materiale,senza guardarsi intorno.I due clandestini colpirono i primi malcapitati alla testa.Terry prese il posto di uno di loro e finse di scaricare una cassa.
Nel piccolo molo sotterraneo era un brulicare di ometti vestiti di nero,tutti uguali tra loro che si passavano le casse di mano in mano fino a collocarle su un nastro rotante che presumibilmente le distribuiva poi nei piani alti del bunker.
L’ex marine individuò l’imboccatura di un corridoio dal quale lui e Dayu avevano fatto ingresso all’imbarco.Bisognava creare un’azione di disturbo,per distrarre quelle povere creature e infilarsi con Lara lungo il corridoio.
Scavalcando la fila in maniera impercettibile,da un posto all’altro,l’uomo si posizionò proprio all’altezza del nastro e,collocatavi una cassa,nel contempo lasciò scivolare negli ingranaggi un pugno di terriccio,ghiaia e sassi che aveva raggranellato da terra.
Il nastro cigolò e sembrò rallentare.Ma non durò a abbastanza a lungo.Gli ometti cominciarono a guardare Terry,l’uomo tentò allora il tutto per tutto.
-Lara…passami un mezzomarinaio!- gridò.
La donna glielo lanciò,sbucando sulla tolda dell’imbarcazione tra i presenti stupiti.In cinque si gettarono quindi su di lei,ma non abbastanza in tempo perché Terry non afferrasse il bastone ferrato e lo infilasse negli ingranaggi,questa volta bloccandoli.
Scattò l’allarme.E con esso una indicibile confusione.Approfittandone,dopo aver neutralizzato un’altra mezza dozzina di umanoidi,i due ex agenti si infilarono su per il corridoio,armi in pugno.
Non era facile orientarsi.Dopo averne percorso la gran parte,si sentirono imbottigliati,senza vie d’uscita,rincorsi dai guardiani che sopraggiungevano innumerevoli come scarafaggi.
-Bella mossa,Sheridan? E adesso?-
-Adesso?...- Terry sembrava guardarsi intorno disorientato.
In quella,sbucando da un’apertura sulla parete una mano attirò la loro attenzione,e una voce:
-Di qua,presto…-
I due si guardarono,ma non ebbero il tempo di riflettere oltre,di fronte alla marea di cloni che risaliva dal basso.Entrarono nel nuovo passaggio,seguendo la sagoma femminile che li aveva chiamati.Un ennesimo portello metallico si chiuse alle loro spalle.
-Selena!-
-Agente Efford!-
-Si…sono io,ma non perdiamo tempo,seguitemi!-


Rientrata in casa Mirelle si recò in cucina,dove Athina stava finendo di ripulirsi il viso e la blusa.
-Tutto bene?-
-Si,grazie…è un monello,ma gli voglio bene!- rispose la giovane domestica.
La padrona di casa le sorrise,grata. Forse si era sbagliata,forse lo stress,la stanchezza,la paura le facevano vedere nemici ovunque.
-Sono contenta che tu sia venuta anche oggi,che è domenica…ma la tua famiglia?-
-…- la ragazza si schiarì la voce,come imbarazzata.
Mirelle tornò sospettosa.
-Forse i tuoi fratelli sono in vacanza?..- le suggerì
Athina sorrise,sollevata:
-Si…in vacanza…-
-Tutti e tre? Sei fortunata…-
-Già…-
La dottoressa guardò fuori.Una espressione amara sul volto.
-Athina,vorrei dare un po’ di acqua alle piante…Il giardino sta inaridendosi,con questo caldo…Mi aiuteresti?-
-Certo signora…-
Uscirono alle spalle della casa dove si apriva un prato circondato di piante fiorifere.
-Quando dico di aprire…- disse Mirelle impugnando la pompa.
Cominciò quindi ad irrigare gli oleandri rosa e la bouganville.
-Athina…aumenta un po’ il getto,per favore?-
-Si,signora!-
Mirelle prese fiato,quindi si volse con falsa disinvoltura in direzione della domestica e,puntando il dito sul getto,glielo direzionò direttamente in faccia.
-Aaahh!...- gridò quella. Ma non battè ciglio:l’acqua la colpì implacabilmente sulle iridi,semiaccecandola.
Mirelle ne approfittò per cercare di immobilizzarla,ma la falsa Athina reagì.Iniziò una colluttazione senza esclusione di colpi.
Athina cercava di strappare dalle mani di Mirelle il tubo di plastica,per stringerglielo intorno al collo.La dottoressa fu costretta a infierire con violenza,per immobilizzarla,ma era difficile capire chi delle due avrebbe ottenuto la meglio:si rotolavano sull’erba,mezze fradicie tentando Mirelle di disarmare Athina,quest’ultima di sovrastarla e soffocarla con la pompa.
La falsa domestica era inarrestabile.Mirelle cominciò a temere di soccombere.Poi pensò al suo piccolo,alla vera Athina,a Terry…E riprese energia.Respinse l’assalto del clone,riuscì a mettersi sopra e tentò di immobilizzarla con quello stesso tubo.Ma le forse comiciavano a mancarle:quanto avrebbe resistito?
-Chi sei?...che ne avete fatto di Athina?...Per Dio,chi sei?-
L’altra non rispondeva.Non era programmata per farlo.
-Mi chiamo Athina…-
-Non capisci che sei destinata a soccombere?Non ti importa?-
-Mi chiamo Athina…-
In quella con uno strattone alla porta finestra,fece irruzione nel giardino l’agente Turner.La sedicente Athina ne approfittò per tentare un’ultima volta di avere la meglio,ma questa volta Mirelle la colpì alla testa con il bocchettone metallico della pompa,stordendola.
-Madame Sheridan…- Turner l’aiutò ad alzarsi e intanto ammanettò l’altra,immobilizzandola definitivamente.
Mirelle avrebbe voluto piangere.Ma un’angoscia impotente glielo impediva.Sapeva che non poteva lasciarsi andare.Doveva andare a fondo a quella scoperta.
-Agente…Mi porti con sè dai suoi superiori…Ho bisogno di parlare con loro…-disse,stremata.
-Sissignora!- le rispose l’altro,ammirato,sorreggendola.

arielcips22/12/2006, 19:14
-Venite…è di qua!- con una sicurezza che non le si addiceva Selena precedette i due in un corridoio d’accesso alla plancia metallica che correva lungo l’immensa catena di montaggio del bunker.
Terry riconobbe facilmente il luogo dove lui e Dayu se l’erano suonate la prima volta:c’era ancora qualche frammento di vetro rimasto incastrato tra le grate della plancia…
Lara intanto prendeva progressiva consapevolezza di quanto accadeva sotto di loro:un brivido gelato le attraversò la bella schiena,ma questa volta non si trattava di freddo…Era orrore,l’orrore di vedere piccoli uomini tutti uguali montare tante copie di altrettanti uomini tutti uguali…
-Si può sapere dove stiamo andando?- domandò diffidente l’archeologa.
La bella agente fece loro segno di tacere,quindi scivolò piano sulla soglia di una saletta leggermente defilata:era il laboratorio dove si creavano gli archetipi…
La stanza era tappezzata di monitor collegati ad un cervello elettronico di dimensioni spettacolari che praticamente costituiva il novanta per cento dell’arredamento.Per il restante dieci per cento c’erano dei lettini da sala operatoria,posizionati sotto algidi spot al neon.
Tre di quei lettini erano occupati da altrettanti corpi,coperti da lenzuola bianche,come in un obitorio.
I tre si scambiarono una rapida occhiata.Terry si mosse silenzioso alle spalle dei due operatori occupati a verificare delle immagini al computer.Un colpo secco e il primo dei due cadde a terra con un tonfo sordo:prima che il secondo avesse il tempo di gridare e dare l’allarme,lo scozzese lo aveva immobilizzato e zittito.
Selena era rimasta sulla soglia,mentre Lara si era avvicinata ai lettini scoprendone piano il contenuto.Il primo e il secondo erano di due corpi senza volto,un uomo e una donna…La donna intuì subito,con ribrezzo,di chi si trattava;il terzo però,il volto lo aveva…
-Ferma,Terry…è una trappola!-
Sul lettino,a occhi chiusi,giaceva quella che –a tutta prima- sembrava essere Selena!
L’uomo teneva ancora la mano sulla bocca del malcapitato operatore:guardò il corpo sul lettino e guardò Selena sulla soglia.
-No…non è come credete!- esclamò quella.
Lara però prima che continuasse l’aveva afferrata e immobilizzata,chiudendosi alle spalle la porta del piccolo laboratorio.
-Se è una trappola,chiudere la porta non servirà a nulla…- commentò Terry.
L’uomo tra le sue mani continuava ad agitarsi convulsamente.Lo Scozzese spazientito stava per tramortirlo definitivamente,ma quello si dimenò e finalmente riuscì ad abbassare la mascherina che gli copriva il viso.
-Hastings…o come diamine ti chiami…-
-Già,sono io…e non è una trappola…La ragazza è riuscita a liberarsi e ha liberato anche me…-
Terry nicchiava.Era impossibile capire se dicessero o meno la verità,quei due.
-Sentiamo che hanno da dire?..- chiese a Lara.
La donna lentamente lasciò libera l’agente.Questa respirò,poi si rivolse all’ex marine.
-All’inizio mi avevano presa per miss Croft..poi mi hanno portato davanti a un vecchio…credo sia il capo dell’organizzazione…Lui ovviamente guardandomi da vicino ha capito che non ero io,s’è infuriato a morte…mi ha sbattuta fuori,inveendo contro il suo secondo…E’ convinto che tu..ehm che lei,colonnello,possa essere morto…-
-D’accordo.Poi?- tagliò corto l’interlocutore.
-Poi hanno discusso un po’ sul da fare,mi hanno fatto un prelievo e dopo mi hanno sbattuto in un ambiente a metà tra la cella e l’infermeria…-
-All’inizio pensavo di essere sola,poi mi sono accorta che su un lettino c’era lui…-
Selena indicò il sedicente Hastings,il quale continuò.
-Già…Se ti ricordi Sheridan,mi hanno raccolto a pezzetti…Mi hanno ricucito…ma non sapevano bene che farsene di me..come archetipo-come li chiamano loro- non sono un granchè..Mi tenevano là,per ogni evenienza…Comunque a un certo punto è scattato l’allarme e ne abbiamo approfittato…Già stavo lavorando alla possibilità di fuggire,ma la ragazza ha avuto più coraggio e abilità di me..Abbiamo forzato la porta…-
Lara guardò Terry.Credergli o no?
-Dopo di chè io ,che avevo indossato un camice,mi sono infilato qui,dove prima non c’era nessuno, e Selena è venuta a cercarvi…Nel frattempo è sopraggiunto quello là- disse indicando il tecnico steso a terra – con il clone che vedete steso sul lettino…Gli altri due erano già qui:all’inizio pensavamo che fossero per noi due…-
-Mi sembra tutto molto poco credibile,ma tant’è…-concluse Terry.-Adesso?-
-Adesso …l’idea era che voi due prendeste il posto dei cloni…noi vi spalleggeremo …-
Lo Scozzese ridacchiò.
-Ma che idea originale…Tu che ne dici,Lara? Mi sembra accettabile!- così dicendo diede un’impercettibile segnale alla donna,che colpì la malcapitata Selena,nell’attimo stesso in cui l’ex marine tramortiva Hastings.
Quindi senza fiatare i due ex colleghi sostituirono le due Selene e il corpo senza volto con quello di Hastings.
-…e questi,dove li mettiamo?-
Terry aveva tra le braccia ‘Selena’:
-Vieni con me…portati l’altro!- ordinò.
-Facile!- ribattì Lara,con una smorfia.
Si addentrarono in un corridoio apparentemente vuoto e lasciarono là il corpo maschile e quello di Selena,appoggiati alla meglio alle pareti metalliche,quindi ritornarono sui loro passi.
-Ma…forse abbiamo sbagliato…Così si accorgeranno subito che ne manca uno…-
-No,se occuperemo il terzo lettino…-
-Vorresti occuparlo tu? Manca una donna…- fece notare Lara,sollevando il lenzuolo,distratta.
-Non io…- così dicendo Terry colpì alla nuca la donna,lasciatasi sorprendere come una novellina.


-Madame Sheridan… purtroppo quello che temeva è vero…La persona che viveva in casa sua,spacciandosi per Athina ,la sua domestica…è..cioè…sarebbe…-
-Non tergiversi,ispettore: è un clone,un robot…vero?-
Mirelle sedeva piuttosto nervosa sul bordo della sedia offertale dal vecchio ufficiale dell’M16 in servizio presso la sede di Aukland,lo stesso che aveva inutilmente cercato di coinvolgere Terry nella missione contro Settan Shiba,all’indomani del rapimento di sua moglie.
-Esatto,madame…un clone…-
-Che ne è stato di Athina..- domandò la pediatra,trepidante.
-La stiamo cercando…non nutriamo però grandi speranze…-
Mirelle trattenne a stento il pianto.quella povera ragazza aveva forse pagato con la vita la sua fedeltà a Terry?
-Ma lei,signora…come se ne è accorta,esattamente?-
-C’è un solo modo per capire se sono uomini o cloni,ispettore…Gli occhi:non sono veri occhi…non hanno la nostra sensibilità…Le ciglia…non si chiudono ogni tre secondi….non si chiudono mai…Nemmeno se gli tirate del liquido in faccia:magari la difesa funziona contro un corpo solido,ma il liquido i sensori non lo percepiscono…-
L’ispettore guardò la donna ammirato:
-Lei è in gamba,madame…Adesso mi rendo conto di molte cose…-
Mirelle lo guardò,interrogativamente:
-A cosa allude?-
-Alludo a suo marito,madame Sheridan…e a quanto sia cambiato dopo averla conosciuta…-
-Cambiato?...-
Prima di poter terminare il discorso,un agente richiamò l’attenzione dell’ispettore,che si allontanò scusandosi.
Mirelle rimasta da sola si toccò istintivamente la fede che pendeva dalla catenina che aveva al collo e sospirò.
-Cambiato…-


Pochi minuti dopo il capo del controspionaggio rientrò.
-Forse siamo arrivati in tempo…Vuole seguirmi signora?...-
La donna venne fatta salire su un’auto scura.In pochi minuti raggiunsero la zona residenziale della città.Davanti al portone di un villino,altri agenti,un’ambulanza,e –di lì a poco- due infermieri che portavano su una barella un ferito.
Mirelle si fiondò fuori dall’auto:
-Athina!-
La ragazza era ferita,ma cosciente.Prima che l’infermiere le appoggiasse la maschera ad ossigeno sul viso,riconobbe Mirelle e le fece un debole saluto.
-Che stupida,signora…-
-Non agitarti Athina…pensa a guarire…-
Mirelle le strinse la mano,incoraggiandola. Poi scambiò un rapido sguardo con il medico che l’aveva soccorsa,senza poterne cavare molto.Intanto la ragazza veniva caricata sull’autoambulanza e le si prestavano le prime cure.
-Madame Sheridan…Venga un momento dentro…

arielcips3/1/2007, 19:31
All’interno della casa di Athina, i segni evidenti di una colluttazione.E riverso per terra il corpo di un’altra donna,dagli inconfondibili capelli biondi.
L’agente lo rivoltò piano:era Mirelle! O meglio il suo clone,utilizzato per neutralizzarela giovane domestica,ingannandola.
Evidentemente qualcosa doveva essere andato storto e la ragazza aveva reagito.Una lotta furibonda,ma inutile.
Tuttavia era evidente che il clone era stato poi disabilitato.Un piccolo foro alla base del cranio era l’unica traccia dell’intervento di un operatore esterno.
La dottoressa Thambay guardò rabbrividendo quel suo ‘cadavere’,quel suo ‘altro’ così diverso da sé.
-Non ci aveva avvertito,madame…che anche lei era stata clonata…-
-Scusatemi…:credevo lo avessero usato per ingannare mio marito…e basta…-
Erano sopraggiunti altri agenti e il corpo senza vita del clone veniva rimosso con cautela:
-Bene:ora capiremo anche come si eliminano…-
Mirelle intanto stava pensando a quante copie di lei fossero in circolazione ancora…anche nel bunker.Tremò,pensando a Terry,che poteva esserne tratto in inganno…


Lo Scozzese aveva fatto appena in tempo a sistemare Lara sul terzo lettino e indossare camice e mascherina,che sopraggiunse un gruppo di guardiani,sguinzagliati ormai per tutto il bunker all’inseguimento dei sabotatori.
Entrati nel laboratorio sollevarono le lenzuola sui corpi,ma non trovando niente di strano;rivolsero allora uno sguardo interrogativo a Terry.
Lui finse disinvoltamente di stare facendo il suo lavoro e anzi,a gesti,ordinò loro di prendere le lettighe e precederlo.
Quindi li seguì,sicuro che lo avrebbero condotto esattamente dove voleva.
Con le tre lettighe entrarono in un ascensore e lentamente sprofondarono nelle viscere del bunker,dove né Terry né Mirelle erano stati.
Quando le porte scorrevoli si aprirono,nonostante la mascherina l’ex marines venne stordito dalle zaffate di ozono e gliceraldeide che impregnavano l’aria di quell’ambiente.Una sensazione sgradevole gli sfiorò la bocca dello stomaco.Ma seppe controllarla e procedere.
C’era una piccola stanza,simile a un laboratorio Runtgren.Gli archetipi composti venivano portati all’interno,uno alla volta,e là avveniva la programmazione e l’innesto della vita.Settan se ne occupava personalmente…
La voce sottile del vecchio impartiva pochi ordini secchi,che alcuni operatori in tute translucide eseguivano silenziosamente.
Sheridan capì subito che in teoria avrebbe dovuto ritornare su,coi guardiani.Ma non ne aveva alcuna intenzione.Si nascose,aspettando gli eventi.Gli ometti neri risalirono in silenzio sull’ascensore,senza cercarlo:forse non erano programmati per quello…
Terry calcolò che ogni clone restava nel laboratorio circa un quarto d’ora e che prima della lettiga di Selena ne mancavano altre due.
Richiamò l’attenzione di uno degli operatori e,non appena furono abbastanza appartati,lo liquidò.
Quindi indossò la sua tuta e occupò il suo posto.
Ora stava per entrare la sedicente Selena.
Terry si chinò sul lettino di Lara e sussurrò qualcosa.


Allertato dal sabotaggio al molo sotterraneo,Dayu era alla ricerca degli intrusi,seguito dai suoi tirapiedi più fidati.
Era abbastanza agitato da quando uno per uno tutti i suoi piani sembravano andati a pallino.I suoi uomini avevano trovato l’infermeria vuota.Un clone senza volto appoggiato alla parete di un corridoio laterale e nessuna traccia più di Selena,né del suo clone.
Eppure ancora non era scattato l’allarme:tutti i processi produttivi –a parte l’episodio dell’imbarco – continuavano secondo il solito ritmo:dove si nascondevano i sabotatori? Qual era il loro piano?
Improvvisamente il segnale temuto e atteso insieme si diffuse ovunque:allarme rosso.Richiamò i suoi scagnozzi,impartì gli ordini di serrare ogni uscita e piombò come un falco giù nei sotterranei.
Così preso dal suo desiderio di vendetta da non notare che qualcuno lo pedinava,minaccioso.



Settan aveva sollevato il lenzuolo sul corpo di ‘Selena’ e si preparava a praticarle quella che lui chiamava l’ “iniziazione”.Una sorta di scarica elettrica accompagnata da un imprinting informatico.
Senonchè,immediatamente il vecchio si accorse che quel corpo era già stato sottoposto al trattamento:era un clone,non un archetipo.
-Che sta succedendo,idioti?- aveva inveito,pigiando sul tasto dell’allarme rosso. –Svelti! Bloccate la catena,verificate gli altri…-
Ma nessuno avrebbe eseguito i suoi ordini:Settan era improvvisamente solo,circondato dalle sue bambole senza vita…
Le porte dell’ascensore si aprirono e Dayu si precipitò in soccorso al grande vecchio.
Lo trovò in piedi,sulla soglia del laboratorio.
-Arrivi sempre troppo tardi,Dayu…guardati intorno:i miei collaboratori sono stati neutralizzati tutti…-
Per terra infatti giacevano apparentemente senza vita tre uomini dalle tute traslucide.
Dayu sollevò il lenzuolo su uno dei lettini e riconobbe Hastings.
-Idiota!- digrignò,poi lo colpì senza pietà.
-Smettila di infierire su di lui…Ha fatto quello che ha potuto…-
-Tu continui a fidarti di questi sottouomini Shiba san…- sibilò ancora tra i denti il giovane,mollando un calcio a uno dei malcapitati operatori a terra.
-E tu continui ad essere superficiale e a comportarti come un bambino…Muoviti:devi trovarmi Sheridan e Lara Croft…Non capisci che sono qui dentro?non capisci che possono solo fare la fine dei topi? Fila a cercarli…-
-E tu? …- domandò il giapponese,un attimo prima di salire sull’ascensore.
-Io resto qui…guardati intorno:questo ormai è il posto più sicuro.E poi è qui che me li porterai…-Ghignò minaccioso il vecchio,rientrando nel laboratorio.
Dayu si guardò intorno,avvertendo qualcosa di poco convincente nell’aria.Poi con un gesto di rabbia impotente salì sull’ascensore e risalì ai piani alti del bunker.


L’uomo colpito da Dayu si mosse come un serpente,cauto.Quindi si sollevò da terra:era Terry!
Lanciò uno sguardo cattivo all’indirizzo dell’ascensore appena ripartito,quindi entrò con disinvoltura nel laboratorio e,appoggiatosi allo stipite della porta,apostrofò Settan:
-Hai fatto bene a mandare via quell’idiota!...- e così dicendo si andò a sedere di fronte al vecchio con l’espressione ammiccante del vincitore.
Settan inizialmente aveva sussultato,ma poi seppe controllare lo stupore:
-Sheridan!...temevo fossi morto,amico mio!-
-Non ancora…non prima di portare a termine la mia missione e riceverne la giusta ricompensa…-
Il vecchio fece un risolino,gelido.
-Hai qualcosa per me,Sheridan?-
-Certo vecchio,ma veniamo prima al pagamento…-
-Ah a….prima la mercanzia…-
-D’accordo:eccotela qui…servita su un piatto d’argento!-
Così dicendo sospinse la lettiga nel laboratorio e sollevò con un gesto teatrale il lenzuolo:
-Lara Croft!- esclamò il vecchio criminale,con una luce di sinistro trionfo negli occhi.



-Bisogna andare all’isola…intervenire!- dichiarò a un tratto,decisa Mirelle – Perché avete mandato solo loro due?come credete che ne possano uscire?-
-Signora Sheridan…intanto loro due sono i migliori…poi c’è anche l’agente scelto Efford,con loro,con cui siamo in costante comunicazione…-
L’espressione sul volto di Mirelle era francamente scettica:
-L’agente scelto Efford…da quanto non ne avete notizie?-
Il capo dei servizi segreti si schiarì la voce,glissando;poi soggiunse:
-Non potevamo assaltare un suolo privato,senza prove!-
-Ma ora le prove le avete! E vi giuro che se aspettate anche un solo attimo…-
-Si calmi signora…aspettavamo giusto questo,per intervenire:i nostri migliori piloti sono già sulla pista di decollo …e un mezzo anfibio sta partendo dal porto proprio ora!-
Mirelle espirò,più soddisfatta.
-Ecco…E c’è un’altra cosa:voglio venire anch’io!-
-Questo è assolutamente escluso…-
-Mio marito è in pericolo,mr X o come diavolo vi chiamate!-
-Certo…ma è lui stesso che ci ha perentoriamente ordinato di tenerla fuori dai pericoli…-
Mirelle sbuffò,poi si intenerì.
-Non mi importa…Del resto,come avete potuto notare,so badare a me stessa! E verrò sull’isola…- replicò poi,agguerrita.
L’uomo si limitò a scuotere la testa,senza esitazioni.Poi chiamò Turner e O’hara,gli agenti di scorta e ordinò loro di riaccompagnare la donna a casa e tenerla sotto controllo.
Mirelle avrebbe voluto replicare,ma –mordendosi le labbra – sembrò adattarsi.


Settan non credeva ai suoi occhi:inerme sul lettino Terry Sheridan gli aveva consegnato la sua peggiore nemica…
Stava già per metterle le mani adunche di rapace addosso,quando lo Scozzese la ricoprì col lenzuolo e disse:
-Ah a…vista la mercanzia…adesso voglio la mia ricompensa…-
-Ma…non ce l’ho qui,nel laboratorio…è sopra,nello studio!-
Terry nicchiò.
-Peccato –disse,tirando via la barella.Poi,con il suo tono più spietato,intimò: -Tira fuori la mia valigia di soldi,vecchio…Ora!-
L’imperturbabilità di Settan sembrò momentaneamente vacillare.
-Debbo chiamare Dayu…- balbettò.
L’ex marine rise,gelido:
-No…non tentare di fregarmi con vecchi trucchi… Andremo tutti insieme…-
Il giapponese annuì,quindi precedette Terry e la lettiga:il loro ascensore s’era appena mosso verso l’alto,quando si aprirono le porte dell’altro e Dayu ne uscì a pistola spianata,con una decina di uomini.
-Dannazione! Troppo tardi!- disse,rendendosi conto che l’altro ascensore già stava risalendo.
-Andiamo!-
Ma stranamente nessuno dei due ascensori sembrava più funzionare…Qualcuno li aveva bloccato entrambi.
-Per Dio…non è possibile! –imprecò il criminale.- Risaliamo via mare…e voi:per le scale!-
Non era una via gradevole quella scelta dal giovane tirapiedi di Settan,ma era la più sicura:il canale attraverso cui i pezzi inservibili venivano deviati verso il mare…
-Ecco,siamo arrivati…- disse ancora Settan,indicando a Terry la porta dello studio in fondo al corridoio.
-Vai pure avanti…ti seguo…-
Dal lettino,Lara gemette,dando segni di ripresa.Terry la colpì alla nuca,senza esitazione.Settan osservò soddisfatto.
Entrarono quindi nello studio:eccitato il vecchio sembrava aver perso ogni prudenza.Non accese i monitor,ma si precipitò ad aprire un a cassaforte,da cui estrasse una capiente 24 ore:
-Ecco il tuo denaro,colonnello Sheridan! Sapevo che della tua avidità potevo fidarmi…-
L’uomo rise piano.
-Aprila…-
-Devi fidarti di me…- rispose il vecchio,offeso. Comunque fece scattare la serratura e gli mostrò il prezioso contenuto di banconote.
-Bene…eccoti Lara Croft…è tutta tua…-
Così dicendo sospinse con violenza il carrello contro di lui,e si diede alla fuga.
-Ah,maledetto!...- imprecò Settan,perdendo l’equilibrio e tentando di rialzarsi a stento.
In quella avvertì l’inconfondibile suono di un caricatore e il gelo di una canna alla tempia:
-Non sai quanto…- sibilò la voce dell’archeologa,saltando giù dal lettino.
I due ingaggiarono una lotta senza quartiere:benché vecchio,Settan aveva dalla sua la forza della disperazione,e conosceva ogni recesso di quel luogo.


-Mamma…io non posso stare qui ad aspettare:devo andare da lui…- Mirelle si agitava come una tigre in gabbia,ticchettando nervosa sul vecchio accendino.
-Si,ma…quei due qui fuori?-
-Inventiamoci qualcosa per distrarli…-
Così dicendo si guardò intorno:Adrian gattonava per la stanza,preparandosi al suo gioco preferito:infilarsi sotto un mobiletto e far impazzire la famiglia,prima a trovarlo e poi a tirarlo fuori.
Magdalene Thambay uscì sul patio trafelata:
-Agente Turner,agente Turner!!-
I due si guardarono,poi O’hara disse:
-Sta chiamando te…vai:resto io…-
-Anche lei,O’hara:presto venite….il bambino!-
-Si calmi,signora…- sentendo nominare il piccolo,i due vinsero ogni reticenza e si fiondarono in casa.
-Che succede,madame?-
-Mia figlia ha preso qualcosa per dormire…e mio nipote è scomparso! Io non riesco a trovarlo…-
-Ma come scomparso,via signora…è impossibile…-
I due agenti cominciarono a rovistare in salotto.Madame Thambay chiuse la porta alle sue spalle,abilmente.
-Eccolo là!- esclamò Turner,trionfante. –E’ sotto la libreria:mi ricorda il mio piccolo…-
-Oh,sia ringraziato il cielo…- sospirò la anziana signora.
-Ohara,aiutami a stanarlo: su piccolo,vieni fuori…andiamo…-
Adrian sembrava molto più divertito del solito,quando lo estrassero dal suo nascondiglio addirittura due signori con berretto e pistola,come quelli che vedeva alla tivù.
-da dààààà…-
Rise,afferrando un berretto e calandoselo in testa.
Risero anche i due agenti,ma il sorriso gli morì sulle labbra. Qualcuno aveva messo in moto la loro auto e,ingranata la quarta, stava andando via a razzo.
I due si guardarono,poi guardarono mogi la vecchia signora:
-Non avrebbe dovuto farcelo,madame…è un brutto scherzo…-
La Thambay sollevò le spalle,mortificata.Mirelle in pochi minuti sarebbe arrivata all’eliporto.

Terry si era avviato verso l’uscita.
Bisognava neutralizzare i guardiani,consentendo finalmente ad eventuali rinforzi di arrivare.
Anche Dayu però aveva riguadagnato terreno ed era riuscito a raggiungere i corridoi.
Erano disseminati dei corpi più o meno senza vita di quanti Terry aveva trovato sul suo cammino.
-Che facciamo?- domandò uno dei tirapiedi del criminale –Lo inseguiamo?cerchiamo di catturarlo?-
L’uomo riflettè un po’,scosse la testa.
-No,per fortuna dovremmo avere qualcosa di più adatto,a fermarlo…-
Così dicendo,entrò in una sorta di guardaroba,individuò quello che gli serviva e ne uscì:
-Dovremo tentare il tutto per tutto…Ma forse ci riusciremo!-
Terry aveva già quasi raggiunto il grande portellone che immetteva nel bunker.Ora doveva trovare il modo di aprirlo e bloccarlo.
Ormai era solo,sembrava che più nessuno lo inseguisse:questo lo rese diffidente.
Stava quasi per riuscire nel suo intento,quando avvertì dei passi alle sue spalle.
Si voltò,pronto a far fuoco: era Mirelle!
-Terry!...-
L’uomo si bloccò:un brivido gli attraversò la schiena.
-Mirelle?-
La donna gli andò incontro,chiamandolo con quella sua voce e quella sua pronuncia inconfondibile:
-Terry…-
L’ex marine per un attimo abbassò le difese,si mosse verso la moglie.Ma un grido distolse entrambi:
-Fermo colonnello! È un trucco!!!-
Da un corridoio laterale era comparsa Selena:indossava solo un lenzuolino sulla pelle nuda,ma era armata e agguerrita.
-E’ uno di loro!...un clone!-
Ma prima che avesse finito la frase,la sedicente Mirelle aveva alzato la pistola contro Terry e aveva fatto fuoco!

arielcips19/1/2007, 15:14

Selena scaricò con rabbia il suo caricatore sul clone,poi,gettandovisi addosso lo atterrò.Ma ormai la replicante di Mirelle era già imbelle:continuava a ripetere come un disco incantato ‘Terry!’…
Disperata,la giovane agente guardò l’uomo,che giaceva riverso,il volto coperto dalla ventiquattrore,in una posa drammaticamente innaturale:
-Oh mio Dio,colonnello!- gridò,con le lacrime agli occhi,gettandosi verso di lui.
Sollevando piano la valigetta,ancora stordito,lui la rassicurò:
-Non mi pianga ancora,miss Pinocchio…-
-Oh! Ma…come ha fatto???-
Gli si era avvicinata e lo aiutava a rimettersi in sesto,con gli occhi che le brillavano.
Lui sogghignò:
-Mi hanno salvato due cose…La valigetta,deviando il proiettile…e il fatto che quella lì non fosse mia moglie!-
Selena era felice,ma non capiva.Lo guardò sorpresa:
-Mirelle non avrebbe sbagliato il bersaglio…-
-Ma che dice,colonnello?quella..cosa…le ha sparato dritto al cuore,l’ho vista io!-
L’uomo sorrise ancora,enigmatico.
-Sbrighiamoci…- soggiunse poi – Dobbiamo aprire questo stramaledetto portellone…-
Fece per alzarsi,ma la spalla destra,ferita di striscio gli doleva.
-Oh,ma vede che è ferito?-
Lui scosse la testa:
-E’ solo un graffio…ne riparliamo dopo!-
-Niente affatto!- così dicendo,strappò un po’ di tela dal già esiguo e improvvisato ‘vestito’ e tamponò la ferita alla meglio.
-Sa che lei comincia a piacermi,agente Efford?…soprattutto con questa mise,che lascia ben poco all’immaginazione…- scherzò Terry,quindi sospirò,rassegnato.
Lei alzò gli occhi su di lui,poi a sorpresa,gli afferrò la testa tra le mani e dicendo ‘Invece lei mi è piaciuto da sempre…’ lo baciò.
Terry preso alla sprovvista la lasciò fare,senza però corrisponderle.
La donna lo lasciò andare,un po’ mortificata.
-Molto carino da parte sua,ma…dimentica che sono un uomo sposato?-
L’agente reagì.
-Sposato?...e Lara Croft?-
Lui sorrise:
-Lara?...è una vecchia cara nemica…-
-Già…e la sua fede?- ribattè la donna,piccata.-Non mi pare di vederla da tanto…-
Questa volta l’uomo si fece serio e,rialzandosi,ribadì con un bagliore nello sguardo:
-La mia fede è riposta nel luogo più sicuro che io conosca…- quindi tornando l’ irridente mascalzone di sempre,soggiunse: -Via, miss Pinocchio…prima che questa baracca salti,la autorizzo a trovarsi un mio clone e tenerselo tutto per sé…contenta?-
Lei gli avrebbe dato volentieri un cazzotto,si limitò a respingerlo:
-Lei è un…-
-Shhhh….sono un suo superiore:niente insubordinazioni! Affrettiamoci piuttosto…-
Ma in quel momento dei rumori dall’altra parte del portellone seguiti dall’aprirsi di uno squarcio sempre più grande,li rassicurarono:i rinforzi erano sbarcati ed ora si stavano aprendo la via a suon di fiamma ossidrica.
Finalmente lo squarcio fu sufficientemente largo per permettere l’ingresso dei marines.Selena andò loro incontro e,fattasi riconoscere,fece loro da guida.
Nella confusione,Terry raccolse la sua valigetta e si defilò.

La base era ormai stata circondata dal mare e dall’aria:Lara aveva avuto la meglio sul vecchio Settan,che giaceva ammanettato a terra,senza forze..
L’uomo però,un attimo prima di cedere,era riuscito ad azionare in extremis un allarme.L’archeologa non aveva capito inizialmente di cosa potesse trattarsi e poi,con l’arrivo dei rinforzi da ogni parte,era chiaro che si trattasse ormai di una mossa piuttosto tardiva.
Invece…
-Miss Croft,finalmente! Eccolo:lo abbiamo preso che tentava la fuga con l’elicottero!- esclamò un giovane ufficiale,trionfante,trascinandosi il ‘suo’ Settan in manette.
-Miss Croft: lo abbiamo trovato…- gracchiò una voce dai monitor-
Un altro ufficiale,dal porto sommerso, mostrava il suo trofeo.
E così alla fine i Settan risultarono cinque.
-Dannazione!- imprecò l’archeologa. –Questo è un altro dei tuoi stupidi scherzi,vero?Vi uccidiamo quanti siete,e la facciamo finita!-
-Troppo facile,miss Croft…Voi non siete criminali,mia cara:servite sua maestà britannica!- rispose sardonico uno di loro.
La donna si era fatta seria e mogia.
-Già…-
Poi cominciò a riflettere: forse esisteva un modo per scoprire la verità…
-Ho sete,capitano…Mi dareste la borraccia?-
L’ufficiale era piuttosto stupito.Ma versò da bere all’archeologa in un bicchierino di metallo.
Bevve un sorso,poi ordinò a un soldato:
-Levategli gli occhiali…-
I cinque Shiba cercarono di opporre resistenza ,ma alla fine il soldato riuscì a togliere loro le lenti.
Lara li passò in rassegna uno per uno,gettandogli improvvisamente l’acqua in volto:ecco,il primo non battè ciglio;neanche il secondo;neppure il terzo…
-Come vedi,vecchio mio,ti scoveremo presto…- ghignò trionfante la donna.
-Ne sei sicura?- ribattè velenoso l’altro.
Anche il quarto si rivelò un clone.
-E’ evidente che rimani solo tu….-
-E già…-
L’archeloga tentò di colpire anche l’ultimo,ma l’acqua nel bicchierino era finita.
Il vecchio Shiba ghignò,sardonico.
Lara allora gli sputò in faccia.
…Ed anche il quinto Settan non battè ciglio.
-Maledizione!...Non è nessuno di loro!...Ci sfugge per l’ennesima volta!-


Terry attraversò la foresta con la disinvoltura dell’uomo d’affari che passeggia per la city,quindi si portò al piccolo accampamento che aveva ospitato lui e Lara la notte precedente.
I tronchi-canoe erano ancora lì.
Avrebbe aspettato il buio,quindi si sarebbe lasciato scivolare verso l’isolotto di fronte:era sicuro che Mirelle aveva letto il suo messaggio e sarebbe tornata a prenderlo.
In gamba,la sua mogliettina,niente da dire:quasi quasi gli veniva una gran voglia di fare pace…Dopo tutto gli aveva permesso di divertirsi un po’;e usciva da tutta quell’avventura persino arricchito,pensò tastando la valigetta piena di soldi.
Si stiracchiò.La ferita sulla spalla gli faceva ancora male.
Ripensò a quel clone che per un attimo lo aveva ingannato.Un brivido d’orrore gli serrò il cuore:
-Stai diventando un sentimentale,Terry…- si disse,ma in fondo il pensiero di aver contribuito a stanare quel criminale di Settan,con le sue bambole agghiaccianti lo rendeva orgoglioso.
Il vecchio cinismo di cui s’era vestito per l’ennesima avventura cominciava a scarseggiare.
Si stese a riposare un po’.
E fu allora che avvertì un rumore sospetto.Qualcuno fuggiva nella foresta,ma non era un uomo solo…sembrava spingesse qualcosa:un carretto?un passeggino?...
Nascosto nel fogliame Terry individuò di chi si trattava:Dayu che trascinava una sedia a rotelle con sopra un vecchio paralitico.
-Ci siamo quasi,Settan-san...Il panfilo è alla fonda:aspetta solo un segnale…-
-Grazie,Dayu…sapevo che non mi avresti abbandonato..-
Il giovane ghignò.
-Se mi fossi stato a sentire…Ti sei fidato di quello sciacallo!-
-Hai ragione…Ma non la passerà liscia:hai dato l’ordine al nostro contatto?-
-…-
-Perché non rispondi?...che succede?-
-Sua moglie ha scoperto tutto…-
Terry ascoltava,teso come una corda:di cosa parlavano quei due?
-Che vuol dire ha scoperto tutto?...-
-La falsa domestica,il segreto dell’acqua:l’abbiamo sottovalutata,la cara signora Sheridan…Era meglio tenersi lei,che perdere tempo con Lara Croft!-
Terry respirò di sollievo.Poi il desiderio di riabbracciare sua moglie gli cominciò a sembrare insostenibile.
Settan diede un pugno imbelle nell’aria:
-Dunque Terry Sheridan ne è uscito pulito…e lo abbiamo anche pagato?-
-Proprio così…-
Settan si guardava intorno disorientato,i piccoli occhi iniettati di sangue:
-…tornerà a casa,riabbraccerà la mogliettina,il pargoletto…Dayu:tu farai quello che non ha fatto il nostro contatto! Andrai a casa sua!-
-No,Settan – san…noi dobbiamo solo fuggire…-
-Non accetto questo tono:tu prendi gli ordini da me…!-
Questa volta Dayu si inalberò:
-Adesso taci,vecchio…Non sei più in grado di comandare,lo capisci? E’ tutto saltato…-
-Ah si…e tu perché sei qua,allora?...-
-Lo sai bene,perché:voglio quello che mi spetta!-
-Quello che ti spetta…?- domandò il vecchio,fingendosi sorpreso.
-La mia parte:voglio la formula,vecchio!-
-L’avrai solo se farai quello che ti ho detto:ammazzali,Dayu…ammazzameli:voglio sapere che sono morti!-
-Tu sei pazzo,vecchio!...E’ finita,lo capisci? Dimmi piuttosto dov’è la formula?- Dayu aveva caricato la pistola e gliela puntava addosso.
Ma Settan rimase impassibile:
-Esegui i miei ordini,Dayu…-
-Maledetto…e va bene:te li ammazzerò…-
-Non direi proprio!- Terry uscì dal suo nascondiglio,puntando la pistola contro i due.
-Eccoti maledetto!...almeno ti vedrò morire!- gridò Settan.-Uccidilo,Dayu…-
Ma il giapponese non aspettava certo quell’ordine,per agire:aveva già fatto fuoco su Terry,per fortuna senza colpirlo.

Selena irruppe nella sala comandi con i rinforzi provenienti dall’ingresso del bunker.
-Miss Croft!- esclamò,rimanendo poi di sale di fronte ai cinque Settan,ammanettati davanti a lei. –Ma…che succede?-
-Agente Efford…questi sono tutti cloni…Il vero Shiba potrebbe ancora sfuggirci…- Le spiegò Lara Croft.
-Ma…come?-
-Deve esserci un passaggio…qualcosa che non abbiamo notato…-
Lara guardò l’allarme che Settan aveva pigiato in ultimo,poi guardò i monitors:era disorientata.
Fu Selena a notare qualcosa:
-Ma…Quella parete…Era più arretrata,quando sono stata qui l’ultima volta…-
Fu un lampo:ecco dove si nascondeva il vero Settan! alle spalle dei monitors,doveva esserci una stanza segreta,da cui l’uomo manovrava ogni cosa.
Con l’aiuto della strumentazione speciale,la parete coi monitors venne fatta saltare e apparve il vero covo del criminale nipponico…
Che covo! Molto più simile ad una asettica stanza della rianimazione di un ospedale…
-Controllate ogni cosa…qui non lo troveremo più!- disse amareggiata Lara,cercando l’uscita che aveva tratto in salvo il vecchio.
-Di qua,miss Croft!- gridò uno dei marines. Su una della bianche pareti della stanza immunizzata si apriva,quasi invisibile, una porta che immetteva in un corridoio.
-Capitano! – chiamò l’archeologa – Voi Distruggete ogni traccia di cloni e manipolazioni…Io cerco di raggiungere quel maledetto…Efford,lei e un paio di uomini…venite con me!-
E così le due donne si misero sulle tracce del fuggitivo.
-Ma il colonnello Sheridan,miss Croft?- chiese a un tratto Selena –Credevo fosse con lei…-
-Già…io invece contavo fosse al suo fianco…-
-Bè,fino a un certo punto è stato così…poi l’ho perso di vista…-
Lara imprecò tra i denti. Intanto il corridoio era diventato un cunicolo sotterraneo e si individuava un po’ di luce in fondo.
-Stiamo per uscirne…state attenti!- avvertì l’archeologa.
Ma quando scivolò cauta all’esterno,non c’era traccia dei fuggitivi.Poi l’occhio le cadde su due strane strisce parallele che si prolungavano nella vegetazione.
- Di qua..camminiamo separati…Voi:date un’occhiata anche da quella parte…-
Marciavano silenziosi a distanza ravvicinata,seguendo Lara.
A un tratto uno di loro,richiamò l’attenzione degli altri:
-Qui…venite a vedere…-
Lara accorse,con Selena e l’altro uomo.Il marine aveva trovato il piccolo campo notturno che l’archeologa aveva condiviso con Terry.
-Si…non è importante…era il nostro rifugio…- disse infatti la donna,ritornando al suo inseguimento.
-Ma quella…è la valigetta del colonnello!- notò Selena.
-Ah…se l’è filata…ecco!- commentò rabbiosa l’archeologa – Sempre che non li abbia aiutati a scappare,quel maledetto doppiogiochista!-
-Oh…no,miss Croft…come può dirlo?- domandò addolorata Selena.
L’archeologa la guardò gelida,impietosa:
-Efford,ti sei fatta incantare come una pivellina! Andiamo!-
In quella un paio di spari ravvicinati lacerarono l’aria.



Terry aveva risposto al fuoco di Dayu,ma anche lui senza fortuna.
Il nipponico ora si faceva scudo della carrozzella di Settan.Da lì,ricaricata la sua pistola sparò di nuovo,costringendo il colonnello a gettarsi anche lui al riparo.
-Complimenti Settan…il tuo tirapiedi ha molto rispetto di te!- gridò Terry,prendendo tempo.
-Trovi?...Magari sa che tu,rammollito come sei diventato,non spareresti mai su un vecchio paralitico…-
Terry rifletteva sul da farsi,ma –di fronte a quella provocazione- ebbe subito le idee chiare: irrigidendo la mascella e cambiando tono,si lasciò sfuggire una risatina inquietante:
-Già…Sai Settan,c’è una cosa che avresti fatto meglio a evitare…-
-Non dirmelo? Cosa? Rapire la tua bella mogliettina?-
-No…aver solo lontanamente pensato di far del male a lei e a mio figlio- così dicendo era sbalzato fuori con lo slancio di un ghepardo e aveva spinto con violenza la carrozzella del vecchio,fino a farla ribaltare:contemporaneamente aveva fatto fuoco su Dayu,questa volta colpendolo.Ma ancora non abbastanza da evitare che,sia pur sanguinante, si rotolasse lungo la duna di sabbia e si desse alla fuga.
Terry aveva gli occhi iniettati di sangue e si volse a guardare il vecchio steso sotto la sedia a rotelle,senza pietà.
-Dayu!- gridò Settan.
-Mi spiace vecchio:debbo salvarmi il c***…-
-Dayu!- gridò ancora Shiba,immobilizzato sotto la sua sedia. –Non puoi lasciarmi qui!-
-Paura,Settan Shiba?- domandò con voce di ghiaccio Terry Sheridan,puntandogli la pistola alla tempia.
-Fermo Terry!...è nostro…- gridò Lara sbucando dai cespugli di mangrovie,con l’arma puntata.
-Oh Croft…è sempre un piacere…- sillabò lo scozzese,in tono poco convincente.
-Già…Peccato che non possa dire lo stesso di te:stavi defilandoti,vero,Sheridan?- E gli mostrò la valigetta.
-Lo credi davvero?…E questo scorpione?te l’eri lasciato scappare,mi pare…-
L’archeologa si era avvicinata al vecchio,puntandogli la sua pistola:
-Alza le mani Settan Shiba,….è finita…-
Il vecchio non si mosse.
-Alzale!- gridò nuovamente Lara,quindi sollevò la pietosa coperta che copriva il corpo dell’uomo.
Settan Shiba non aveva mani,né braccia da alzare;non aveva neppure gambe.Era solo un orrendo tronco inerme…
-Ma…-
-Guardami bene,Lara Croft:ecco che ne è rimasto di me,per colpa tua!-
Lara ebbe uno sguardo di ribrezzo.Anche Terry lo osservò,disgustato.
Dunque nella famosa esplosione Settan era rimasto davvero coinvolto?
-E’ come pensi strega…non riuscii a salvarmi in tempo,calcolai male la fuga…Quell’idiota di Sun Hi raccolse i pezzi…-
-E’ orribile…-
-No,se pensi che con ogni mio pezzo ho creato un altro me…sano e capace di tenerti testa!-
-Mi fai pena vecchio,pena e schifo…- disse Lara con una smorfia di disgusto.
Guardò poi Terry,chiedendogli tacitamente di rimettere il vecchio sulla sedia.
Ma lo Scozzese non volle raccogliere lo sguardo della donna,fingendo di interessarsi al fuggitivo.
-Soldato…aiutami!- disse allora l’archeologa.
Così in due sollevarono quel corpo imbelle e lo rimisero sul suo patetico trono.
In quella un grido di donna tagliò l’aria.
-Che diamine?...- esclamò Sheridan.
- La Efford!- gridò Lara.
Dayu era stato più agile di Selena! L’aveva presa alle spalle e ora le puntava la pistola alla testa.
-Che speri di fare? Lasciala!- gli gridò Lara.
-Vienila a prendere,signorina Croft!...Adesso io e la vostra amica ce ne andremo a fare un bel viaggetto..-
Terry fece cenno a Lara di continuare a parlare,quindi prese la ventiquattrore e scomparve tra le mangrovie,con l’intento di tagliare la strada al fuggitivo.


Mirelle dopo un precipitoso decollo era riuscita a raggiungere il piccolo arcipelago.
Sull’isola di Settan era in corso una battaglia:da mare erano sbarcati dei mezzi anfibi e si individuavano due compagnie di marines che marciavano verso il bunker.
Un paio di spitfire avevano tagliato l’aria bombardando il cratere,quindi –neutralizzatane la difesa antiaerea- da un elicottero Apache erano calati altri incursori.
La giovane donna aveva sorvolato un paio di volte la zona, indecisa sul da farsi.E spaventata per Terry…
Lui le aveva lasciato un messaggio:fra tre giorni…
Forse avrebbe dovuto aspettare sull’isolotto di fronte che si rifacesse vivo?
-Cocciuto,ostinato!- brontolò tra i denti.-Ma questa volta farò di testa mia…-
Così dicendo puntò verso la zona disabitata dell’isola ,cercando un po’ di spazio dove atterrare.
Una lingua di sabbia biancheggiava nel crepuscolo ormai prossimo:vi si diresse decisa.
Atterrò,quindi con cautela cercò di orientarsi.Era facile,in realtà.Bastava seguire il rimbombo delle esplosioni,verso il cratere del vulcano.Sospirò,prendendo la sua valigetta medica,quindi si incamminò in quella direzione.
A un tratto avvertì degli spari.C’era un conflitto a fuoco,in corso!
Corse sulla sabbia,verso una rada.
Su un panfilo distinse due uomini che si fronteggiavano:Terry e Dayu!

Dayu Fushima si era trascinato fino all’imbarco,stringendo l’ostaggio che –insperabilmente – era riuscito a trovarsi tra le mani.
-Sali…- ordinò a Selena,indicandole un tender,che li avrebbe portati sul panfilo ancorato lì da presso.
La ragazza oppose qualche resistenza;lui la colpì al volto con la pistola in pugno,ripetendo:
-Sali,stupida!-
-Dayu…ma…non hai un briciolo di gentilezza? Non sai che una donna non si tocca nemmeno con un fiore?- la voce di Terry,sbucato tra le mangrovie,ma ancora non visibile del tutto in controluce disorientò il giapponese.
- Quando vorrò lezioni di bon ton,Sheridàn,mi ricorderò di te…- rispose,sempre tenendo sotto tiro l’agente e salendo con lei sul tender.
Terry nicchiò.
-Permettimi di darti anche qualche lezione di strategia…Cosa te ne fai,di quella lì?Non sai che secondo i servizi segreti è già morta?...-
-Eh?-
-Glielo dica anche lei,agente…Ufficialmente miss Efford è saltata in aria allo Sheraton…-
Dayu guardò Selena,e cominciòa ricordare.
-I servizi segreti non spenderanno energie per salvarla:vi affonderanno insieme…tu,lei e il bel panfilo….A Selena daranno una croce al merito,a te…il benservito!-
Dayu fingeva disinteresse:aveva mollato le cime e ora tirava la cordicella del motore per mettere in moto.
-Io invece…qualcosa da darti ce l’ho…- Continuò Terry,mostrandogli la valigetta.
Il nipponico era un po’ disorientato.La ferita gli faceva male e perdeva sangue.
-Cosa proporresti?-
-Lascia la ragazza…e prendi me,me e la mia valigetta…Se riusciamo a defilarci,ti offro il 20 per cento…-
Dayu rise,e mise in moto.
-D’accordo…- gridò Terry –Il trenta…non essere avido,Dayu…-
Il Tender si staccò dalla riva.
-Facciamo che mi dai l’intera somma,Sheridan… e forse…-
-Cinquanta e cinquanta…ma lasciala andare…-
Dayu proseguì.
-Guarda…sono disarmato…- disse ancora Terry,mostrando le mani,nude.
Dayu riflettè.
-Getta la valigetta in acqua… e avanza con le mani in alto…-
Terry,espirando sollevato,eseguì gli ordini.
-Tu…prendi la valigetta…- disse ancora Dayu a Selena.
L’agente si sporse e afferrò la valigetta,quindi tentò di colpire a sorpresa il nipponico,che rise,e la respinse violentemente nell’acqua.Quindi,spingendo al massimo il fuoribordo,puntò verso il panfilo.
Vi si issò facilmente e diede ordine al marinaio di servizio di portare al massimo i motori e filare.
Quindi,spossato si sedette sulla plancia e tentò di aprire la ventiquattrore.Senza riuscirci.
Finchè la voce di Terry alle sue spalle,lo fece trasalire.
-Amico…mi credevi proprio ingenuo?la prima cosa è stata cambiare la combinazione…-
-Come..come sei riuscito a…-
-Credevo ci fosse un patto,tra noi…Non mi hai invitato tu?- chiese con falsa innocenza l’ex marine.
Dayu tremava,raccolse le sue forze e colpì al volto Terry con la valigetta.
Lo Scozzese incassò,ma faticò a conservare la solita espressione da impunito.Gli occhi gli fiammeggiarono:reagì allungando al nipponico un colpo di ju jitsu alla milza.
Dalla riva,Selena assisteva impotente alla scena.Terry le aveva detto di mettersi in salvo,ma non capiva che cosa avrebbe potuto succedere,e rimase a osservare,spaventata.
Anche Mirelle,da uno sperone di roccia, era ferma a guardare Terry e Dayu che se le davano,senza esclusione di colpi.
Finalmente Dayu sembrò avere la meglio.Puntò la pistola alla tempia di Terry e gli disse,minaccios e ansimante:
-E’ finita,spiritoso rammollito…Io non sono Settan!-
-Ti prego,no….aspetta…Ho ancora la combinazione…-
Il nipponico era stremato quanto Terry,ferito,accecato di rabbia.
-Avanti,sputa fuori….anzi no:aprimela direttamente tu…Ma bada:ti ho sotto tiro…-
Sheridan si inginocchiò davanti alla valigetta e digitò la nuova combinazione.La serratura scattò.Lo Scozzese sollevò lo sguardo,implorante,con un sorriso accattivante.
-Levati di mezzo…- gli disse Dayu,costringendolo ad arretrare verso il bordo della barca. Poi ,quasi senza mirare,puntò la pistola e sparò su Terry,che per il contraccolpo venne sbalzato a mare.
-Noooo!-
-NO!-gridò Selena dalla spiaggia.
-Oh mio Dio…no!- gridò Mirelle sgomenta.E senza pensarci troppo si tuffò,nel disperato tentativo di trarre in salvo il marito.
Dayu ghignò.Quindi si volse al suo prezioso tesoro,ne sollevò avido l’apertura…
L’esplosione fu terribile.Dayu,il marinaio,il panfilo:tutti travolti da una fiammata violenta,disparvero inceneriti tra le onde.


L’esplosione aveva sollevato un’onda inattesa.Ma Mirelle si muoveva in acqua con sicurezza:individuato il corpo di Terry,lo resse a galla portandolo fino a riva.
L’uomo era senza conoscenza,coperto di ferite ed ecchimosi.Ma nulla di grave,in realtà.
Mirelle tornò indietro,a prendere la sua valigetta,lo medicò.Ma Terry non rinveniva…
Allora la donna spaventata gli sollevò piano la palpebra,gli auscultò il cuore,iniziò a fargli un massaggio cardiaco…
Terry aprì un occhio e osservò divertito la chioma bionda che si agitava su di lui,quindi suggerì:
.-Perché non provi con la respirazione artificiale?-
Prima che lei potesse rispondergli l’aveva attirata a sé e aveva cominciato a baciarla.E avrebbe continuato senza più fermarsi,se lei –divincolandosi- non si fosse ribellata,mollandogli un sonoro ceffone sul viso.
-Hei?-
- Con chi credi di avere a che fare?... con una giovane agente? O con la tua nemica preferita?..-
Lui aveva incassato il colpo e si strofinava il viso.
Mirelle ne approfittò per alzarsi e andare verso l’elicottero, a riporre la sua valigetta.
Terry si alzò e la raggiunse.
-Credo di avere a che fare con la donna che ho sposato…-
-Oh..te ne ricordi ancora?- ribattè lei,indispettita.
-Non ho smesso un attimo,di ricordarmene…-
La donna annuì,molto poco convinta:
-Certo...È questa la tua idea di moglie?...-
-Ancora con questa storia,Mirelle?...te la dico,la mia idea di moglie:una donna unica,una donna vera,una donna che mi sorprende ogni giorno –anche quando mi fa imbestialire…- Una donna senza la quale mi sentirei perso…-
Lei lo guardò,sospirando:
-Parli bene….Una donna a cui restituire l’anello quando non serve…-
Terry scosse la testa:
-Non te l’ho restituito,piccola…l’ho affidato a te:quell’anello è la mia fede,è…la parte migliore di me…-
Mirelle sollevò le spalle,incredula,volgendogli la schiena.Terry le era ancora più vicino:,la girò verso di sè e insinuò la mano nella sua camicetta , afferrando la catenina,alla quale pendeva la vera.
-Vedi?...l'ho riposto nel luogo migliore...sul tuo cuore...-
Mirelle scosse il capo,ma le sue resistenze andavano scemando.
-Come hai potuto...andare via,senza una parola...dopo quella notte? lasciandomi l'anello sul comodino...-
Lui ora la cingeva tra le braccia e il desiderio quasi lo soffocava.
-Quella notte...io ero venuto solo a salutare Adrian:ti avrei lasciato l'anello e sarei sparito....Ero arrabbiato con te...volevo stare alla larga:ma ti ho visto uscire dalla doccia... pochi giorni prima credevo di averti persa per sempre;ho pensato che per molto tempo non ti avrei avuta vicino...Non ero sicuro di uscirne vivo,piccola...-
-Non..non provarci...Ti ho visto,sull'isolotto...con Lara...-
-Mi hai visto proprio bene,sull'isolotto?- le domandò ancora,a voce bassa,guardandola con tutto il desiderio che provava per lei.Quello stesso desiderio che le aveva espresso picchiando con l'accetta sul tronco...
-Oh...Terry....-
Ecco:quel richiamo era una resa...la sua resa incondizionata...
Lui non aspettò oltre;la cinse tra le braccia e prese a baciarla piano,ma progressivamente sempre di più.
La voleva,Dio...se la voleva...
La attirò nel folto della vegetazione,senza staccarsi dalle sue labbra,poi giù,sull'erba...

-Tu dici che l'hanno colpito?...lo hai visto cadere?...- Lara e Selena erano corse lungo la riva,alla ricerca di Terry.Non avevano idea di cosa gli fosse successo .
-Ne sono sicura...l'ho visto con questi occhi... Guardi!-
Sulla riva le tracce di un corpo trascinato.Poi delle impronte,che portavano verso un elicottero
-Seguiamo le orme..forse è ferito...-
-Aspetta,agente....Ho i miei dubbi...- suggerì Lara,consapevolmente.
Ma Selena si slanciò verso l'interno,disperata.
Inconfondibili si avvertirono dei sospiri,una voce di donna gemeva parole d'amore in francese.
-Sento dei gemiti...?- domandò la giovane agente,un po' sorpresa..
-Già...e non mi sembra siano di dolore..-ribattè l'archeologa,con una smorfia amara -vieni Efford,rientriamo:qui ho idea che faremmo solo da ospiti importuni...-
-Ma...?-
-Il colonnello Sheridan farà rapporto...in un altro momento!- esclamò a voce alta la Croft,sicura di essere stata ascoltata.


-Shhh...- sussurrò Terry a Mirelle,che riprendeva fiatto,sotto di lui.
Quindi l'uomo si sollevò un po' scrutando oltre la cortina di vegetazione:Lara e Selena si allontanavano.
-Ma guarda...interrotti così....- brontolò l'ex ufficiale con disappunto - Dov'eravamo rimasti?-
Poi guardò la moglie con la sua inconfondibile espressione,maliziosa e intrigante insieme:
-...Che dici? Ricominciamo da capo,signora Sheridan...?-


E siamo giunte all' EPILOGO...Terry ringrazia per l'attenzione e rimanda alla prossima avventura....


Il sole ormai tramontava,ma Terry e Mirelle indugiavano ancora nella sabbia a coccolarsi reciprocamente.
-Dobbiamo rientrare a casa,non credi?- lo sollecitò lei.
-Già…e ti assicuro che mi manca…Non vedo l’ora di riabbracciare il nostro cucciolo…-
-…Anche mia madre sarà contenta di vederti…- fece Mirelle,con una sfumatura di ironica sfida nella voce.
Terry non rispose subito.Scosse il capo,piuttosto atterrito:
-Oh…non puoi immaginare quanto mi sia mancata anche lei…E quando riparte?- domandò ansioso.
-Non saprei…parlava di trasferirsi definitivamente…- rise la donna,gettandogli un po’ di sabbia addosso e scappando verso l’elicottero.
Lui la inseguì,fingendosi minaccioso.
La afferrò prima che aprisse il portello del mezzo e le diede l’ennesimo bacio.
Quindi si mise ai comandi e decollò con lei che gli si stringeva accanto,felice ed innamorata.
All’atterraggio si guardarono intorno,sempre stretti intrecciati come due ragazzini alla prima cotta.
-Sai che ti muovevi proprio a tuo agio,nel mio eliporto?- commentò lui.
-Davvero?...Vuoi per caso assumermi?- ribattè lei.
Lui la fissò.Un’idea gli frullava in testa.
-No…avevo in mente qualche diversivo …Una linea aerea di pronto soccorso,per le isole…Certo avrei bisogno di un medico che mi collabori…-
Mirelle stentava a crederci:lo sguardo le si illuminò,il sorriso le si irradiò sul viso.
-Dici…dici davvero?- ma prima che lui potesse rispondere gli si era slanciata tra le braccia,entusiasta.
-Oh Terry…sarebbe splendido! Ho sempre desiderato dividere il mio lavoro con te!-
Lui la guardò negli occhi.Sospirò rassegnato:
-E con questo..ho detto definitivamente addio alla mia libertà….-
Mirelle rise.
Montarono sulla moto e rientrarono a casa.
Il piccolo Adrian giocherellava nel patio,sgambettando ai piedi della nonna.Avvertì il rombo della moto avvicinarsi e sembrò riconoscerlo.
Si sollevò sulle gambette,reggendosi a una seggiolina e aprì le braccine verso i nuovi venuti.
Mirelle lo prese tra le braccia,ma lui si divincolò:i suoi occhi e il suo sorriso erano tutti per Terry.
-Daddy!- gridò infatti,gettandosi tra le sue braccia forti.
L’uomo nascose l’emozione,dietro la solita ironia:
-Ehi…mi ha riconosciuto…Ha detto ‘Daddy’?...- poi abbassò la voce e domandò: -Ma saprà cosa vuol dire?-
Mirelle gli lanciò un’occhiata eloquente,poi scosse la testa:
-Sei incorreggibile…-
-Ben trovato,caro genero…- risuonò poi la voce di madame Thambay.
-Signora…è un piacere poter contare sempre su di lei…-
-Già…- rispose la donna.
I due si misurarono ancora con gli occhi,ma a poco a poco emerse la reciproca sincera cordialità.


Il giorno dopo Terry si presentò al comando dei servizi segreti per presentare regolare rapporto.E una domanda di congedo a tempo indeterminato.
Prima di uscire,incrociò sulla porta Selena Efford in divisa d’ordinanza.
- …Sono così contenta che tutto sia finito bene…-disse la giovane.
-Alla prossima,miss Pinocchio…e….ha provveduto per quel bambolotto?-
-Colonnello Sheridan!- lo rimproverò la ragazza,diventando di mille colori.
-Riposo,Efford…e non mi chiami più colonnello…- rispose lui,facendole l’occhiolino.
Le diede un’occhiata,un buffetto sulla guancia e sparì oltre la porta,seguito con un sospiro irrefrenabile dalla giovane agente.
Montato sulla sua moto si recò al deposito bagagli dell’Hilton e ritirò una valigetta.
Quindi rientrò a casa,stranamente allegro,quasi euforico.
La cosa non passò inosservata a Mirelle,che inizialmente la attribuì alla gioia del lieto fine di quella loro ultima avventura.
Fu quando a pranzo Terry propose di rientrare tutti insieme in Francia per una breve vacanza,che cominciò a insospettirsi.
E il dubbio che suo marito stesse covando qualcosa divenne quasi certezza,quando l’uomo specificò che ne avrebbe approfittato per fermarsi in Svizzera,a salutare dei vecchi amici.
Quando Terry quella sera uscì dalla doccia,la trovò ancora vestita,sdraiata sul letto con una espressione interrogativa sul viso:
-Non hai voglia di andare a letto?- le domandò, asciugandosi i capelli ancora umidi.
-…mi domandavo…Sono amici tuoi…o di padre Stolberg,quelli che andiamo a trovare?- Così dicendo mostrò la valigetta aperta e ne estrasse un colletto bianco,da clergyman.
-Honey….ma non ti sfugge nulla…- rise lui,imbarazzato.Poi fece per toglierle il prezioso trofeo di mano,ma lei lo tenne stretto,celandoglielo:
-Posso sapere chi sono questi amici?...-
-Sono tanti,…mezzo milione …mezzo milione di dollari in euro…- rispose lui,con una espressione trionfalmente eccitata sul viso.
-Mah…Terry…Di chi sono? Da dove provengono?-
Lui intanto le si era avvicinato e sedeva sul letto accanto a lei:
-Amore…sono un’opera di carità…intestata a padre Stolberg…-
-Non possiamo prenderli,se la provenienza è quella che penso…- lo ammonì severa la donna.
-Ma Mirelle….è la dote per nostra figlia…- insistè lui,con l’espressione più innocente del mondo sul viso.Quindi col dorso della mano le scostò i capelli indietro,cominciò a carezzarle il volto,il collo,a cercarle la chiusura lampo dietro la schiena.
-Noi…non abbiamo figlie…-
-L’avremo piccola…e sarà uguale a te:bionda,impertinente,adorabile…Gli stessi occhi,lo stesso nasino a punta…-
Mirelle stava cedendo,poco a poco:
-Pensi forse di clonarmi,Terry Sheridan?..-
Lui si fermò a guardarla,quasi offeso.Poi sospingendola tra le lenzuola,soggiunse:
-Tesoro!...sai bene che per certe cose,sono un tradizionalista convinto!-
Non parlarono più e nel silenzio echeggiò il risolino soddisfatto di Adrian che sorrideva nel sonno.



Edited by arielcips - 1/1/2009, 22:49
 
Top
Tinker Bell ^_^
view post Posted on 31/12/2008, 18:32




Ho finito di leggere anche questo (a poco a poco leggerò ogni cosa :) ) e mi è piaciuto moltissimoooooooooooooooo!!!!!!
:clap: :clap: :clap:
Brava Ariel,complimenti e grazie...Terry Sheridan in questi panni mi garba moltooo! :shifty: :sbav:
 
Top
view post Posted on 1/1/2009, 22:50
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:


Commenti finali


jiujiu31/1/2007, 20:27
CITAZIONE -Oh Terry…sarebbe splendido! Ho sempre desiderato dividere il mio lavoro con te!-
Lui la guardò negli occhi.Sospirò rassegnato:
-E con questo..ho detto definitivamente addio alla mia libertà….-
anche io dividerei il mio lavoro, la mia libertà e tutto il resto.. :wub: :wub: CITAZIONE Mirelle lo prese tra le braccia,ma lui si divincolò:i suoi occhi e il suo sorriso erano tutti per Terry.
-Daddy!- gridò infatti,gettandosi tra le sue braccia forti.
L’uomo nascose l’emozione,dietro la solita ironia:
-Ehi…mi ha riconosciuto…Ha detto ‘Daddy’?...- poi abbassò la voce e domandò: -Ma saprà cosa vuol dire?-
:eheh: dubbio legittimo! :P CITAZIONE -Noi…non abbiamo figlie…-
-L’avremo piccola…e sarà uguale a te:bionda,impertinente,adorabile…Gli stessi occhi,lo stesso nasino a punta…-
Mirelle stava cedendo,poco a poco:
-Pensi forse di clonarmi,Terry Sheridan?..-
Lui si fermò a guardarla,quasi offeso.Poi sospingendola tra le lenzuola,soggiunse:
-Tesoro!...sai bene che per certe cose,sono un tradizionalista convinto!-
:eheh: :eheh: :eheh: :eheh: :boom: :boom: CITAZIONE Non parlarono più e nel silenzio echeggiò il risolino soddisfatto di Adrian che sorrideva nel sonno.
questt'ultimo rigo è prezioso, mia somma.. :occhilucidi:
grazie per questa bella avventura! come sempre ci hai fatto sognare! :occhilucidi: mi inchino.. :clap: :clap:


gemini2131/1/2007, 22:40
Un finale splendido!! Mi mancherà tanto Terry... :sniff:

:applauso: :applauso:


boleroazul31/1/2007, 23:29
:sniff: :sniff: :sniff: :sniff: :sniff: :sniff: ...come farò senza padre Stolberg....

Complimenti per il finale....


spands721/2/2007, 13:19
:amore: che bel finale!!! qunto mi piace Terry! bravissimaaaa :applauso:


sabry_aminta1/2/2007, 14:14
e anche questa storia egregiamente scritta è terminata...mi mancherà Terry :cry:

CITAZIONE -…mi domandavo…Sono amici tuoi…o di padre Stolberg,quelli che andiamo a trovare?- Così dicendo mostrò la valigetta aperta e ne estrasse un colletto bianco,da clergyman.
:lol:

CITAZIONE -Ma Mirelle….è la dote per nostra figlia…- insistè lui,con l’espressione più innocente del mondo sul viso.Quindi col dorso della mano le scostò i capelli indietro,cominciò a carezzarle il volto,il collo,a cercarle la chiusura lampo dietro la schiena.
-Noi…non abbiamo figlie…-
-L’avremo piccola…e sarà uguale a te:bionda,impertinente,adorabile…Gli stessi occhi,lo stesso nasino a punta…-
adoro l'happy ending...e questo è uno dei migliori :wub:

grazie Ariel!! :bacio:


madamegiry7/2/2007, 23:26
...non posso credere che sia finita....Terry Sheridan è....il mio ricostituente mentale!
 
Top
14 replies since 5/4/2008, 18:15   299 views
  Share