Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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arielcips
icon12  view post Posted on 6/4/2008, 10:41 by: arielcips
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…Il teatro bruciava alle sue spalle,mentre si allontanava attraverso il consueto passaggio verso il bois de Boulogne.Il bagliore delle fiamme sembrò richiamarlo.
-Non voltarti Eric…allontanati…non hai capito che è finita?-
Fu più forte di lui dare un’ultima occhiata alla possente costruzione che era stata la sua casa fino ad allora,la sua unica casa per tutta la vita:le fiamme si alzavano verso il cielo,divorando distruttrici le dorate statue del tetto…
-E’ la tua casa,Eric…e sta bruciando…e l’hai bruciata tu! Dove credi di andare,ora…non capisci che è tutto finito,tutto…tutto finito…- una voce parlava dentro di lui-Lei ti ha detto che non sei solo? ah…ma dov’è ora lei?è andata via…lontano…e tu sei ancora più solo…-
Gli sembrava di impazzire:la gioia assoluta di quel gesto d’amore ora si era infranta,come gli specchi del suo rifugio…Niente,non era rimasto niente…tranne la sua atroce mostruosa solitudine…
La voce dentro di lui ebbe il sopravvento:tornare al teatro in fiamme,lasciarsi bruciare con lui..questa era l’unica soluzione…Non era solo?era più solo che mai…e adesso era anche odiato…non più per la deformità del suo viso,ma proprio per quella della sua inumana ferocia:non aveva avuto pietà di distruggere ogni cosa…ormai tutti sapevano che non era un fantasma,un essere soprannaturale:era un uomo,che non aveva esitato ad uccidere altri uomini…
Rifece all’inverso il cammino già percorso: tutti fuggivano dal teatro,nessuno lo avrebbe cercato più,tra quelle rovine…
…Le fiamme avevano divorato la platea,ora salivano verso i loggioni:fermo sul podio del direttore, Eric guardava la catastrofe intorno a sé,aspettando di esserne divorato…
Quando qualcosa attirò la sua attenzione:un richiamo d’aiuto,un pianto…
Nella buca dell’orchestra,raggomitolata su se stessa c’era…una creatura?una bambina?
Eric ebbe un brivido:per un attimo gli era sembrata Christine… la ricordava così, quando era giunta poco più che fanciulla alla scuola dell’Opera.
La giovanetta si copriva il viso con le mani,terrorizzata.Una trave di fuoco,staccatasi dal palcoscenico le era caduta a pochi passi.
L’uomo si slanciò nella buca dell’orchestra,con un guizzo felino.Afferrò la ragazza.
-Aiuto!aiuto..aiutatemi…-le sentì dire,piangendo.
-Non aver paura… seguimi…-
-E’ buio…è tutto buio…- poi sembrò perdere i sensi.
Eric la sollevò sulle braccia,e la portò in salvo attraverso i passaggi noti a lui solo.Quindi uscì di nuovo fuori dalla costruzione.
Osservandola meglio,si accorse che indossava la divisa della scuola di ballo dell’Opera.
Guardandosi in giro,furtivamente,distinse un capannello di persone,scampato fuggendo all’incendio:tra queste altre giovanette,che indossavano l’abito uguale a quello della ferita.
Piangevano,spaventate:poi qualcuna si rese conto che in mezzo a loro mancava Aurora…
-Oh Dio…Aurora è rimasta dentro!-gridò.
Le altre accolsero il suo grido tra pianti e disperazione.
Sempre sollevandola sulle braccia ,Eric fermò una carrozza.
-Hei!...c’è una fanciulla ferita…ha bisogno immediatamente di soccorso…- disse perentorio
Il vetturino alla guida sembrò non fare caso al suo aspetto:in quel momento la cosa che terrorizzava di più era la mole spettrale del teatro che bruciava con i suoi sinistri bagliori.
-Salite,signore…-
Ma Eric si limitò a deporre la giovanetta nella carrozza,dando ordine al cocchiere di ripartire al più presto.
Quindi l’uomo,come un’ ombra,dileguò nel buio.


Che eccitazione,che bello! Aurora non stava nella pelle:lei e le sue compagne avrebbero assistito alla loro prima opera,quella sera…
La maestra di ballo glielo aveva promesso e doveva mantenerlo,non poteva tirarsi indietro,accampando la scusa del pericolo del fantasma dell’Opera…anche se fosse stato vero,quel fantasma,che importava?anzi,sarebbe stato un doppio spettacolo…
Alphonsine,la più grandicella del gruppo,che aveva già visto altre rappresentazioni,fece da portavoce:volevano andare all’Opera,come promesso,con o senza la maestra!
Madame Trichet non sapeva come sedare quella rivolta:la Giry l’aveva lasciata sola a contenere le ultime arrivate,presa dalle sue preoccupazioni e dall’allestimento di quell’inquietante spettacolo ‘Don Giovanni Trionfante’…
-Signorine,signorine…non possiamo andare…intanto non è uno spettacolo adatto a voi…e poi…-
Urla,strilli,malcontento generale…
Alphonsine diede il segnale.Senza aspettare oltre,in fila per due,le giovanette presero la via dell’uscita.La più grande in testa,con i biglietti in mano.
-Alphonsine…tornate qui:dove avete preso quei biglietti???- inutile,povera anziana madame Trichet:il piccolo plotone aveva già preso posto nelle ultime file della platea e ora assisteva impressionato a quella strana ‘opera’ prima.
La musica,le danze allusive avevano già sollevato commenti poco lusinghieri,tra il pubblico;le giovanette sorridevano tra loro,intuendo qualcosa in quell’allusività,ma ridendone per darsi un contegno.
Poi sul palco era apparsa la ‘prima donna’ Christine Daaè…nel ruolo di Aminta,l’ennesima conquista di Don Giovanni.La musica era cambiata.A poco a poco le risatine maliziose si erano smorzate:l’incanto di quella voce da usignolo aveva messo a tacere i commenti.
Poi sul palco era apparso don Giovanni…
Aurora non ascoltava più le sue compagne:la musica,la voce di quell’uomo la turbavano stranamente.Era sicura che ci fosse un mistero in quello spettacolo cui stava assistendo:era spaventata e inquieta.Le parole della canzone non lasciavano ombra di dubbio…parlavano di una passione carnale,consumata senza limiti…
Le due figure,quella maschile e quella femminile,si stavano incrociando ora su una sorta di ponte sospeso…Ma improvvisamente la musica cambiava:non più carnale desiderio,ma disperato bisogno di amore…
A un tratto il dramma falso diventava tragedia vera.L’uomo che cantava sul palcoscenico non era il tenore Piangi :era…o mio Dio…chi era mai?
Ma prima di poter rispondere a quella domanda,muovendosi come un diavolo quello sconosciuto afferrava la Daaè,lasciandosi precipitare in una botola con lei…
-Aurora,vieni via!!! Il lampadario…guardateeeee!!!-
La fanciulla era ancora rapita dallo spettacolo cui aveva assistito:si accorse del disastro con un attimo di ritardo,quando il panico,le grida,il fuoco,la rabbia già straripavano,incontenibili…
-Aiuto!...Aiutooooo!- gridò,come allora.
Una mano gentile la scosse piano,rassicurandola.
-Ancora quell’incubo,Aurora?-
Era nel suo letto,sudata,ansante,atterrita:
-Si,madame…non dimenticherò mai,mai…-


Scampata all’incendio dell’Opera,ma distrutta nell’anima da tutto quello che era successo,anche per colpa sua,Madame Giry stava raccogliendo le sue cose:voleva partire,andare via da Parigi…Era meglio anche per sua figlia Meg allontanarsi finalmente da quel luogo stregato,che aveva finito per far perdere loro di vista la realtà all’esterno.
Col viso appoggiato alle lastre gelide della finestra,la donna vedeva le ultime volute di un fumo nero confondersi con cupi nembi che sembravano incombere minacciosi sul cielo della capitale francese.Attendeva una carrozza che le conducesse lontano,quando il primo tuono squarciò violentemente l’aria,preceduto da un fulmine la cui luce sinistra illuminò brevemente l’angolo della strada:la pioggia cominciò a venire giù,sempre più violenta…
Madame Giry ebbe l’impressione di vedere un’ombra scura svoltare l’angolo;ebbe la sensazione di riconoscerla…il cuore le si strinse:dunque lui era ancora vivo?
Perché non riusciva a provare orrore,disprezzo per quell’uomo?...perchè nel suo cuore paura e ammirazione si confondevano?...
Un tocco familiare alla porta le confermò i propri sospetti.
Si assicurò che Meg stesse ancora dormendo,provata dagli avvenimenti di quella notte,quindi andò ad aprire.
-Voi…monsieur?- domanda inutile:sapeva bene che sarebbe stato lui.
Lo sguardo dell’uomo sembrò sottolinearlo.Quello sguardo irridente e profondo insieme…
-State partendo,madame?-
-Si…Ma se volete il vostro denaro,monsieur…io non l’ho toccato:queste sono le credenziali della banca dove l’ho versato e…-
Lui la mise a tacere col gesto.
-Datemi soltanto i contanti…il resto tenetelo voi…vi servirà,dovunque andiate…-
La donna chinò il capo,per ringraziarlo:inutile tentare di rifiutare,sapeva che quell’uomo non poteva essere contraddetto. Si allontanò verso uno studiolo,aprì un cassetto in un secretaire,ne prese due vistose mazzette di banconote,le andò a consegnare all’uomo.
Lo trovò che guardava oltre i vetri,anche lui:illuminato improvvidamente dalla luce improvvisa del lampo,le apparve il suo profilo sfigurato.Una pena infinita le attraversò il cuore…mista all’orrore che quel volto le provocava…
-Ecco…- gli disse.
Lui prese il denaro,la guardò.
-Questo è un addio,madame…- le disse.
La donna sollevò il braccio verso di lui,il timido accenno a un abbraccio che non sarebbe mai riuscita a dargli.
Fu lui a stupirla:le prese la mano e si congedò da lei con un accennato baciamano.
-Addio monsieur…- riuscì a sillabare dopo poco,quando lui era già sparito oltre la porta,che il vento spalancò per un momento,poi chiuse sbattendo con violenza.


L’incendio dell’Opera non fu che il segnale d’inizio di una serie di anni atroci,per Parigi:la disastrosa guerra contro la Prussia,l’assedio,la Comune…anni di violenze efferate,di sangue.Dalla guerra,dai bombardamenti prussiani,dagli eccidi ‘civili’ gli abitanti della capitale uscirono vinti,decimati,violati profondamente.
Poi a poco a poco tutto era tornato come prima,la vita aveva ripreso a scorrere. Anche la colonna Vendome avrebbe presto ripreso il suo posto,nella piazza omonima.Tutto come sempre…solo lo scheletro annerito dell’imponente teatro sarebbe rimasto ancora intoccato,fantasma di un passato che difficilmente i Parigini avrebbero potuto dimenticare.
Madame Giry e sua figlia Meg avevano riparato in Provenza,dove di lontano giungeva di tanto in tanto l’eco dolorosa dei fatti di Parigi.Poi Meg aveva incontrato un giovane patriota italiano,in esilio…Magdalene Giry aveva auspicato per sua figlia un matrimonio diverso:le nozze furono celebrate una mattina algida di marzo,in una chiesetta spoglia,la cui unica decorazione furono i fiori,centinaia di fiori profumati,colti apposta nei prati feraci della costa provenzale.
Imbarcatasi poi su un vapore,a Nizza,la fanciulla era partita per il Sud America,con il suo sposo.Sua madre si sentì a un tratto,desolatamente sola.Sola e inutile.
Passarono alcune settimane nelle quali la maestra di danza si lasciò andare,sentendosi improvvisamente più vecchia;poi una mattina,passeggiando per le strade cittadine,qualcosa nella vetrina di un rigattiere colpì la sua attenzione:un carillon,uno di quei carillon che,aprendosi,schiudeva le piroette di una ballerina di gesso…
Magdalene Giry sospirò:cosa ne era stato delle sue alunne?...Alphonsine,Margot…Dolphine…Aurora?Chissà se qualcuna aveva continuato a danzare?...se ricordavano ancora i suoi insegnamenti…?
Aveva ancora a disposizione del denaro,molto denaro.Pensò di rivolgersi ad un ufficio legale,tramite il quale rientrare in contatto con le famiglie delle sue allieve…poi,magari…Sorrise tra sé:aprire una scuola?ricominciare d’accapo?
L’entusiasmo cominciò a scemarle dopo qualche giorno:nessuna delle sue alunne sembrava rintracciabile.Nessuna sembrava ricordarsi di lei. Poi invece,una ad una cominciarono ad arrivarle delle lettere.Come quella di Alphonsine Segnier:
‘Carissima Madame Giry,
è stata una gioia troppo grande risentire parlare di lei…Dopo l’incendio del teatro i miei genitori non hanno più voluto parlare di farmi tornare a Parigi,alla sua scuola:eppure io non faccio altro che pensare a quegli anni passati nella capitale,ai suoi insegnamenti…Rido a volte ricordandomi quanto sapeva essere severa,madame Giry,con noi;e quanto nonostante tutto noi le volessimo tutte bene…
Ora la mia famiglia è rientrata a Marsiglia.Sembra che finalmente sia tornata un po’ di tranquillità:forse mi permetteranno di venirla a trovare madame.Sa,maestra,che ho compiuto vent’anni il mese scorso?...’
Magadelene interruppe un attimo la lettura:lo sapeva bene…anche lei il mese prima aveva compiuto 40 anni.La donna sospirò:le sembravano molti,molti di più fino a poco tempo fa.Ma quella lettera le riportò alla mente l’impertinenza della sua alunna più scanzonata,Alphonsine:era alta,bruna,di una bellezza un po’ vistosa.Tecnicamente perfetta nella danza,ma priva di quella grazia che l’avrebbe resa una etoile…E che personalità! Era capace di imitare alla perfezione la vecchia madame Trichet,traendo a volte in inganno persino lei.
Finì di leggere in fretta la lettera.
‘Nonostante l’età,non ho ancora nessun pretendente.Sarà forse per via del’altezza? O del carattere?Però sono contenta così:sono più libera di scegliere la mia vita…La prego,madame Giry:non mi dica che questa lettera resterà senza risposta.Io sono già a sua disposizione!
Con affetto,
Alphonsine Segnier’
A quella di Alphonsine seguirono presto tante altre lettere.Era riuscita a ricomporre tutta la classe del primo anno e una parte di quella del secondo:alcune ex allieve si erano sposate,ma non per questo avevano dimenticato i due anni trascorsi nella capitale.Altre invece,come Alphonsine,disperavano di riprendere a danzare,ostacolate dalle famiglie,terrorizzate da quegli anni insanguinati…
Magdalene cominciò a pensare in grande.Intanto invitarle nella sua casa,per riprendere i contatti con tutte loro,poi…poi proporre la sua idea!
Si recò nuovamente nell’ufficio legale,quella mattina,per diramare i suoi inviti e domandare,un po’ ansiosa:
-E di Aurora De Guilerm…? Ancora nessuna notizia?-
-…finalmente siamo riusciti a saperne qualcosa,madame…ma…- il giovane avvocato che si era incaricato del caso abbassò la testa,un po’ contrito.
-Cosa?- chiese Madame Giry,ansiosa.
-Non è stata fortunata come le altre,forse…è ospite presso una casa di cura…-
-Oh…- la donna scosse il capo,sconfortata:la giovane Aurora,dal corpo esile e leggero,dalle movenze d’angelo…Lei sarebbe stata perfetta un giorno,come ballerina! Aveva una grazia innata,e al tempo stesso una passionalità latente,che emergeva di tanto in tanto dall’emozione che esprimeva danzando,dalla commozione che la musica suscitava in lei… -
-Le ho fatto pervenire comunque il suo biglietto,finalmente…ora attendo una risposta. –aggiunse il legale,rassicurandola.
-E’ lontana da qui?- domandò la Giry.
-No…è proprio in Provenza,madame:nelle vicinanze di Aix…-
-Benissimo!...appena ricevuta la risposta,voglio andarla a trovare!- affermò lei,decisa.


Una carrozza signorile varcò il cancello del parco,attraversandone lentamente il lungo viale alberato.Magdalene occhieggiò dal finestrino:era un ambiente sereno,anche se i suoi ospiti sembravano tutti come isolati,distanti.
Dalla sua stanza,Aurora sentì arrivare la carrozza.Si volse sorridente alla sua dama di compagnia:
-E’ qui!...è arrivata….-
-E’ stata di parola,…- le disse quest’ultima.
-Vi prego,madame Blanche,ditemi come sto…vi sembro presentabile?-
-Avete un aspetto invidiabile,Aurora…-
La giovane sorrise,passandosi la mano sui capelli,per sistemare l’acconciatura che li teneva legati intorno alla testa.
Blanche la guardò con tenerezza:quel biglietto di Madame Giry era stata una manna dal cielo;dal giorno in cui l’aveva ricevuto Aurora sembrava essere rinata.
L’idea di incontrare nuovamente la sua maestra di ballo,di entrare di nuovo in contatto col mondo dell’Opera le aveva restituito interesse per la realtà fuori del cancello,quella realtà che fino a qualche giorno prima sembrava spaventarla al punto da preferire la degenza nella clinica…
I genitori di Aurora avevano tentato con tutto il loro affetto e la loro sollecitudine di restituire coraggio e voglia di vivere alla loro bambina,dopo la disgrazia.
Era come se lei stessa li avesse esclusi dalla propria vita:sentiva che ora come ora appartenevano a due mondi troppo diversi,per tornare a condividere un’ esistenza comune. Così aveva preferito che, negli anni bui della guerra e della Comune, rientrassero in Svizzera,senza di lei,affidandola alle cure amorevoli della sua anziana tutrice,m.me Blanche,la stessa che si era presa cura di lei a Parigi dal giorno che era entrata nella scuola di ballo fino a quando era stata ritrovata in un letto d’ospedale,all’indomani dell’incendio dell’Opera.
-Credete che dobbiamo aspettarla qui…o forse sarebbe stato meglio accoglierla in giardino?…-
Mentre si poneva incerta queste domande,qualcuno bussò alla porta.
-C’è una visita per voi,madamoiselle de Guilerm…-
La porta si aprì e comparve Magdalene Giry:
-Aurora…-
Prima che la giovanetta potesse rispondere,Magdalene le si era avvicinata e l’aveva abbracciata,amorevolmente.
-Oh…madame- Aurora era confusa,intimidita.Non sapeva se ricambiare quello slancio affettuoso della sua ex maestra,che ricordava sempre così rigida e compassata.
-Aurora!- disse ancora la donna,staccandosi a guardarla –Lasciatevi guardare,bambina mia…-
L’aveva lasciata che era poco più che una fanciulla,ora la giovanetta era fiorita:pallida appena un poco,forse per l’ambiente in cui viveva,ma il volto e il corpo avevano maturato una dolcezza nuova,una intensità appena intuibile quando Aurora era solo una allieva della scuola.
-Come mi trovate?molto cambiata?- domandò lei ,esitante.
-Vi trovo …bella,Aurora…e non capisco cosa facciate qui dentro…-le disse m.me Giry,con onestà.
Aurora sorrise,si voltò e fece alcuni passi verso la finestra.
La Giry si accorse solo allora della presenza di un’altra persona,nella stanza.Blanche le porse la mano,per salutarla e,contemporaneamente,con lo sguardo tentò di farle capire che,nonostante le apparenze,Aurora non era del tutto guarita…
-..e voi,madame Giry?come mai siete venuta fin qui,a trovarmi?-
-Io abito in Provenza,ora…proprio qui vicino!-
Aurora si volse,meravigliata:
-Avete smesso di insegnare danza?e…la scuola?il teatro?....madame Blanche,perché non mi avete mai voluto dire niente!-
-Vi racconterò io ogni cosa,Aurora…- disse la Giry,mettendosi sotto il braccio dell’allieva,familiarmente.
Blanche fece il gesto di interromperla,spaventata.Ma la Giry la rassicurò con un cenno del viso.
-Venite anche voi,madame?- disse Aurora,fermandosi,leggermente intimorita all’idea di uscire sola,nel parco.
-Certo…- disse l’anziana donna,sostenendola dall’altro braccio.
Madame Giry non capiva.Giunsero nel roseto della clinica.
-Sentite che magnifico profumo hanno queste rose,madame Giry?...sono davvero uno splendore..-
-E che colori spettacolari!-
Aurora abbassò il capo,senza guardarle:
-Già…- poi prese posto su una panchina.
Tirata leggermente per la manica da m.me Blanche,Magdalene si chinò verso la donna,interrogativa. Questa le sussurrò qualcosa all’orecchio.
-Oh…-
Aurora sorrise,leggermente amareggiata.
-Sento che la mia cara madame Blanche vi ha finalmente edotta sulla mia condizione…-
Magdalene tacque.
-Non volevate raccontarmi di voi?- la incoraggiò la giovane.
Sorvolando brevemente sulla partenza da Parigi,la Giry raccontò allora del suo ‘esilio’ in Provenza,delle nozze di sua figlia Meg…
-Oh…è andata in Sudamerica? E non ballerà più?- domandò Aurora.
-No…non credo…ma poi:chi può dirlo?- rispose Magdalene.
Poi confidò alla ex allieva la malinconia in cui era caduta inizialmente.Le raccontò l’episodio del carillon e l’entusiasmo nuovo che l’aveva presa…e aveva contagiato a poco a poco anche altre ex:Alphonsine,Dolphine…
-Volete aprire una scuola con loro?-
-Si…una scuola nostra,Aurora…nella quale creare anche una compagnia stabile di balletto..come quella di San Pietroburgo:ne avete sentito parlare?-
Sulle labbra della fanciulla brillò un sorriso sognante:
-…chi non ne ha sentito parlare?..monsieur Petipa…il teatro Mariinskj…Borodin,Rimskiy KorsaKov…E’ una idea magnifica,madame Giry…-
-Voi,Aurora…-
-Io?- domandò la fanciulla,leggermente indispettita. –Io non ballo più,madame…Credevo fosse chiaro…-
La Giry si guardò attorno,disorientata;poi ricordò:
-E il piano? Avete abbandonato anche quello?-
Intervenne Blanche,con slancio:
-Anzi…è ancora più brava…è eccezionale!-
-Tacete madame Blanche…- intimò dura,Aurora.
Magdalene sbottò allora:
-Ma…credete di potervi seppellire in questa clinica tutta la vita!-
Aurora rise,amara.Magdalene ebbe un brivido:dove aveva già sentito quel tono disincantato?
-Il vostro tono di rimprovero è sempre lo stesso…sembra di sentire Alphonsine,quando fa la vostra imitazione..- ironizzò la fanciulla.
La Giry abbassò la testa.
-Scusate Aurora…speravo davvero di potervi portare via con me…ho una casa molto bella,a Cap d’Antibes,proprio sul mare…ci incontreremo lì,tutte quante,fra una settimana;stileremo davanti a un notaio lo statuto della scuola…segneremo i nomi ,assegneremo le parti…-
Aurora la fermò col gesto della mano:
-Mi farete felice se mi terrete informata dei vostri progressi…dei vostri successi…-
-Unitevi a noi,Aurora…-le disse ancora Magdalene- Non dite subito di no…-
La fanciulla sorrise,già rassegnata.
-Grazie madame,grazie di aver pensato a me,ma…Blanche? Sono stanca…mi accompagnereste di sopra?- disse congedandosi.
Magdalene la vide allontanarsi,e non seppe aggiungere altro.
-Aurora!...ho lasciato un piccolo regalo per voi,nella vostra stanza…- si ricordò di dirle,ma era già tardi,perché la fanciulla potesse sentirla.

Una carrozza nera stava attraversando il confine tra le Fiandre e la Francia.A bordo due uomini,a stento visibili nel buio:era notte fonda e nemmeno un raggio di luna penetrava le tenebre.Alla frontiera,due soldati si erano avvicinati e avevano scrutato all’interno,con una vecchia lanterna.
Una mano guantata di nero aveva loro porto due lasciapassare,sottoscritti dai funzionari olandesi.
Bofonchiando per l’ora,le sentinelle portarono i documenti al funzionario,semi addormentato,che li timbrò senza quasi leggerne i nomi:nomi difficili,si direbbe russi..
-Ecco…lasciateli entrare…-
La sentinella diede il segnale di via libera e il cocchiere fece schioccare la frusta:la carrozza riprese il suo viaggio,traballando sulle ruote.
Con un tono di voce leggermente indispettito,l’uomo dal guanto nero richiamò il suo compagno di viaggio:
-Voi dormite,Ilia…non vi interessa guardarvi intorno? Siamo in Francia!-
Scuotendosi piuttosto insonnolito,l’altro si scusò:
-Perdonate monsieur…il viaggio è lungo e il dondolio della carrozza…Ma voi,non dormite mai?-
L’altro scosse la testa.
-Poco…-
Ilia buttò un occhio fuori;in realtà non è che si vedesse granchè…e il paesaggio non sembrava comunque così diverso da quello che si erano lasciati alle spalle,abbandonando i Paesi Bassi.
-Si direbbe che siate poco entusiasta…-
-Non fraintendetemi,signore…non vedo l’ora di essere a Parigi,e non saprò mai come ringraziarvi per avermi portato con voi…-
L’altro sogghignò:
-Cosa avrete mai da esserne così grato…-
-Monsieur….volete scherzare? Lavorare per voi,per voi che siete un genio?...mentre io sarei stato destinato al più a elemosinare un impiego presso i tronfi burocrati della mia città…Io non smetterò mai,mai di ringraziarvi: Ilia Semonov in viaggio col grande…
L’altro lo interruppe,quasi seccato:
-Smettetela,Ilia:se vogliamo andare d’accordo non dovrete mai fare il ruffiano,con me…Se vi ho voluto al mio fianco è perché siete un ragazzo dotato di intelligenza e buon gusto;parlate bene le lingue e vi presentate bene:sarete un ottimo segretario…-
Ilia abbassò la testa,fingendosi contrito.Conosceva bene il carattere del suo datore di lavoro;quelle sue improvvise sfuriate,i suoi silenzi,…era un modo per nascondersi,per difendersi dai sentimenti.Eppure nonostante tutto suscitava ammirazione,stima,anche affetto…Certo doveva essere difficile per lui convivere con se stesso,accettarsi…
Il giovanotto scosse il capo,impietosito.
-Quando saremo arrivati a Parigi,scenderete …Ho bisogno di rimanere solo…Voi invece vi recherete a cercare un alloggio decente per entrambi e cercherete di contattare i legali di…questi due signori…-
Gli disse,porgendogli un foglio con due nomi segnati a penna:Richard Firmin,Gilles Andre.


Aurora rientrò nella sua stanza,sedette col viso verso la finestra,rimase in silenzio.Il sole dell’ultimo meriggio le scaldava il viso;sembrava riposare,apparentemente.
-Perché non dite quello che pensate,m.me Blanche?- domandò invece improvvisamente,facendo sussultare l’anziana donna.
-Che volete che dica,Aurora…lo sapete come la penso…-
-Siete proprio incorreggibile!- Aurora stava perdendo la calma- Che cosa potrei fare,alla scuola di Madame Giry?...me lo dite?-
-Potreste suonare,intanto!...e poi,bambina mia,io sono sicura che se usciste di qui e vi distraeste…chissà…-
-Chissa?- la giovane degente non tratteneva più la sua ira – Chissa?...come fate a vedere sempre tutto rosa?eh?!?...Se vedeste il mondo come lo vedo io…-
Poi si calmò,incrociò le braccia,si volse da un’altra parte.
-…vi accorgereste che è tutto nero…-concluse,sottovoce,disincantata.
Blanche scosse la testa,con slancio ripetè per l’ennesima volta:
-Voi state bene,Aurora…la vostra è una malattia psicologica,lo capite?...Usciamo di qua…andiamo via…in mezzo alle persone che vi vogliono bene…proviamo!-
Ma la sua interlocutrice sembrava non ascoltarla più,seduta,sprofondata nella poltrona,con le palpebre chiuse..
Blanche fece spallucce,scoraggiata.Quella di Madame Giry le era sembrata l’ultima occasione…ma anche in quel caso si era illusa. Uscì dalla stanza,discretamente.
Rimasta sola,Aurora si alzò e cautamente si diresse verso un pianoforte verticale che rimaneva addossato a una parete.Fece per aprirlo,ma qualcosa sopra le cadde tra le mani:
-E questo?...cos’è?-
Sembrava uno scatolo di legno;ma Aurora riuscì ad aprirlo.Una molla scattò,una musichetta metallica si diffuse nell’aria:una ballerina in miniatura cominciò a volteggiare piano.La ragazza carezzò con la punta delle dita il minuscolo tutù di tulle…


Erano arrivati a Parigi,finalmente.La capitale li accolse al mattino,umida di pioggia,grigia,triste.Come d’accordo,Ilia salì su un’altra carrozza,all’ingresso della città,per espletare tutte le incombenze assegnategli dal suo misterioso datore di lavoro.
La vettura scura invece ripartì,attraversò i viali,sparì alla vista dopo poco,come inghiottita dalla nebbia.
Ora percorreva un viale periferico,a metà tra città e campagna.Sulla sinistra a un tratto si cominciarono a delineare nella nebbia le pietrose effigi di un cimitero.
A un ordine dell’occupante,il cocchiere rallentò,rasentando il luogo santo.L’uomo all’interno sporse appena il capo,per osservare meglio:i suoi occhi scrutarono tra le tombe,che in quei quattro anni si erano moltiplicate tragicamente.Poi si fermarono,riconoscendo una cappella familiare,quella di Gustave Daaè…Istintivamente la mano gli corse al braccio sinistro…avvertì il gelo della lama contro il petto….risentì la voce compassionevole di lei,che lo salvava…
Distolse il viso,col bastone segnalò al cocchiere di procedere.Quell’uomo non esisteva più….di lui era rimasto solo l’amore eterno e grato per l’unica che aveva saputo schiudergli una porta…
La carrozza entrò finalmente nel centro cittadino,che si stava appena risvegliando.Le strade erano ancora sgombre e pochi passanti le occupavano,intirizziti da una pioggia sottile e impietosa.
Il cocchiere fermò,davanti a quello che rimaneva del vecchio teatro dell’Opera.
Qui,l’uomo smontò: era alto,elegante,agile. Indossava un soprabito a mantello,scuro, e un cappello a tesa larga,calato sugli occhi.Si appoggiava,per vezzo, a un bastone di canna,dal manico d’avorio finemente lavorato.Tutto il suo abbigliamento era visibilmente accurato,eppure lui conservava una disinvolta naturalezza che lo rendeva a prima vista attraente.
Fece qualche passo,poi si fermò,sollevò la testa e osservò la facciata annerita e fatiscente del teatro.Il cocchiere,che lo stava osservando,ebbe un brivido:gran parte del profilo di quell’uomo non aveva niente di umano;la pelle emanava bagliori argentei,a tutta prima simile a un teschio…Poveretto,pensò il vetturino:doveva essere uno dei tanti reduci delle ultime guerre,a cui una granata aveva portato via mezza faccia…Da qualche parte si usavano come delle protesi d’argento,per tenere insieme i pezzi rimasti…
Come avvertisse lo sguardo di quell’uomo,il misterioso viaggiatore si voltò verso di lui,limitandosi a fissarlo.Il cocchiere ebbe nuovamente paura e distolse in fretta i suoi occhi.
L’altro camminò piano verso l’ingresso del teatro:il portone di legno era davvero a pezzi…si riusciva a intravedere quello che rimaneva dell’ingresso.
Il teatro dell’Opera…la casa del famigerato fantasma…l’uomo ghignò,a denti stretti.
-Vetturino!-
-Si,monsieur Sindial?- rispose il vecchio,senza osare guardarlo.
-All’ Istituto di Credito Svizzero…- disse,battendo sul predellino della carrozza col bastone,per rendere ancora più indiscutibile il suo ordine.


‘Le sottoscritte madame Magdalene Giry,madamoiselle Alphonsine Segnier,madamoiselle Dolphine Durois,………..si impegnano davanti all’ufficiale di stato notarile…nella persona del qui presente….’- con voce monotona l’anziano notaio Labruyere stava rileggendo l’atto di fondazione della Libera Scuola di Danza ‘Le nove Muse’,alla presenza delle giovani fondatrici,che di lì a poco,sottoscrivendone la nascita sancivano il loro impegno a sostenere l’idea proposta loro da Madame Giry e accolta con tanto entusiasmo.
Magdalene però era tornata mogia dalla visita ad Aurora,intristita. Sentiva di non aver fatto tutto il possibile per convincerla a uscire dal suo sterile rifugio.
La voce del notaio non sosteneva la concentrazione;la maestra di danza iniziò a distrarsi,gli occhi le andarono alla finestra,che si affacciava sul viale d’ingresso della casa.
Fu la prima a distinguere la carrozza che rallentava per varcare il cancello della villa.Si domandò chi potesse essere,ma il suo cuore ebbe il sussulto di un lieto presentimento.
-Aspetti,notaio….sta arrivando qualcuno…-
Tutte le giovani presenti si accalcarono intorno alla finestra.Finalmente la carrozza si fermò:ne scese una donna anziana e subito dopo tutte riconobbero Aurora.
-E’ lei,madame…è proprio lei!- gridò entusiasta Dolphine – Ci ha ripensato!...-
Il notaio fu travolto da un fiume di gonnelle che si spostarono insieme verso l’ingresso della villa:
-Signora…signorine…un momento!- tentò di dire,mentre le sua carte svolazzavano per lo spostamento d’aria.
L’unica che rimase indietro,rispetto alle altre,fu Alphonsine Segnier,che a passo lento,quasi senza entusiasmo le raggiunse in seguito.
-Benvenuta,benvenuta Aurora…- le disse,sorridendo Magdalene. E tutte le altre le fecero eco.
Anche la giovane sorrise:
-Direi che ci siete tutte?...-
Una ad una le ex compagne la abbracciarono e baciarono,dandole il personale benevenuto.
Ultima venne Alphonsine,che Aurora riconobbe subito:la sovrastava di una testa,almeno.
-Alphonsine….ci sei anche tu!-
-Sono tanto contenta di vederti,Aurora!- le disse quest’ultima,abbracciandola a sua volta.
Madame Giry intervenne a rompere ogni eventuale imbarazzo,affrettandosi a dire:
-Eravamo davanti al notaio,Aurora…-
-Allora…sono arrivata in tempo?- chiese quest’ultima,timidamente.
Tutte proruppero in nuove grida di entusiasmo.,conducendola all’interno.Madame giry la aggiornò brevemente sullo statuto e il nome della scuola.
-Allora io sarei un di più…diventerei la decima?-disse l’ultima arrivata,a metà tra il serio e il faceto.
-No…tu sei la mia nona musa,Aurora…ora finalmente vi ho ritrovate tutte!- la assicurò Magdalene Giry.


Ilia Semonov attendeva nella elegante sala d’aspetto dello studio dell’avvocato Dubois.Era in piedi,leggermente accigliato:stava rielaborando il discorso che avrebbe dovuto tenere con l’uomo di legge,di lì a poco.A un tratto sollevò lo sguardo e riconobbe la propria immagine riflessa allo specchio:stentava a credere che in quei panni da damerino ci fosse proprio lui…La giacca da giorno sembrava sottolineare i tratti della sua bella persona:alto,slanciato,dal passo elegante e sicuro,Ilia avrebbe riscosso molto successo ora come ora anche nell’alta società di San Pietroburgo,se vi avesse fatto ritorno in quegli abiti…Certo si era accorto subito che a Parigi le porte gli si aprivano con estrema facilità,e non solo per il capitale che rappresentava:le donne della città,da sempre proverbialmente sfacciate,sembravano non aver aspettato altro che il suo arrivo,per riconciliarsi con la vita.Aveva notato più di uno sguardo soffermarsi sopra di lui,e non provenivano solo dalla strada,quegli sguardi…
Si aggiustò istintivamente la cravatta:aveva i capelli castano chiari,il viso pulito e schietto,gli occhi scuri,ma leggermente ambrati della sua terra,che gli conferivano un leggero tratto esotico.
La porta dello studio si schiuse e qualcuno lo introdusse davanti all’avvocato.
Questi era un bell’uomo anziano,coi capelli bianchi e gli occhi chiari:lo accolse con cortese formalità:
-Prego,monsieur Semonov….si accomodi…Lei mi pare che curi gli interessi di…-
-Di monsieur Sindial…-
-Ah…si…ho preso informazioni,a riguardo:spero non se ne dispiaccia…-
Ilia sorrise,accomodante:
-Rientrava nei suoi diritti e nei suoi doveri,credo…-
L’avvocato lo ringraziò col sorriso.Quindi proseguì,riassumendo un po’ i dati raccolti da una cartellina che aveva aperta davanti a sé:
-Monsieur Sindial ha un patrimonio di dimensioni notevoli….pare che lo abbia accumulato lavorando come architetto scenografo al Malinskij,di San Pietroburgo…-disse,con un tono piuttosto diffidente.
-…Già…- confermò Ilia,senza raccogliere il larvato invito a dirne di più.
-Uhm…Acquistare il teatro dell’Opera…non è una spesa da poco…-
Ilia sorrise,accattivante:
-Avvocato…vogliamo parlare di quel che è rimasto del teatro?...gli ultimi impresari hanno lasciato solo rovine e debiti,direi…-
-I miei clienti,monsieur Firmin e monsieur Andrè hanno avuto a che fare con…-
-Non tergiversi,monsieur…sappiamo che hanno lasciato il teatro al suo destino,fuggendo coi pochi incassi sottratti agli stipendi delle maestranze…-
L’avvocato si schiarì la voce,piuttosto a disagio.
-Il mio principale è disposto a pagare i debiti dei suoi clienti e a versar loro il corrispettivo della somma spesa a suo tempo per assumere l’incarico di impresari…Direi che non possono che accettare un’offerta simile…difficilmente superabile…-
L’anziano leguleio abbassò lo sguardo,fingendo indifferenza:in realtà sapeva benissimo anche lui che l’offerta del sedicente scenografo,per quel mucchio di cenere e rottami,era piuttosto insensata…e imbattibile.
Di lì a poco Ilia uscì dallo studio dell’avvocato Dubois col contratto infilato nella tasca interna della giacca.Aveva smesso di piovere.La chiesa del Sacro Cuore riluceva del sole postmeridiano,la cui luce si rifletteva sulle guglie e sui tetti ancora lucidi di pioggia.Ilia era soddisfatto del suo operato:fermò una carrozza e si fece portare in hotel.
Nella sua stanza lo attendeva il misterioso monsieur Sindial.Era fermo davanti alla finestra,col capo appoggiato al braccio,sollevato sul vetro:davanti a lui un platano frondoso copriva parte della visuale:in lontananza la Senna scorreva sotto i ponti,silenziosa.
Senza voltarsi,aveva domandato al giovanotto:
-Allora?che mi dite?-
-Tutto come previsto,monsieur…siete il nuovo proprietario del teatro!-
L’uomo si volse finalmente verso il suo interlocutore:aveva un’espressione di sfida trionfale negli occhi.
-Ottimo lavoro,Ilia!...ora dobbiamo rimboccarci le maniche…-i suoi occhi sembravano già vedere il nuovo teatro – Voglio inaugurarlo esattamente fra tre mesi!-


- E un, deux, trois , quatre… Demipliez…-
Seduta sullo sgabello del piano,Aurora accompagnava con una musichetta ritmata le esercitazioni delle ballerine:ogni tanto era costretta a interrompersi,perché Madame Giry quel giorno era estremamente esigente.
-Io non vi riconosco più…ma che vi è successo? Prepariamo questo ballo da mesi,ma ho di fronte delle ballerine?o dei burattini di legno? Alphonsine,per favore…ricominciamo d’accapo…Aurora?-
In realtà l’esecuzione di tutte era perfetta,ma la tensione del debutto gravava come un macigno sul piccolo corpo di ballo e soprattutto sulla sua insegnante.
Aurora si schiarì la voce:
-Posso dire una parola?...non è meglio sospendere un po’?...madame Giry,a furia di ripeterli alla perfezione,finiranno davvero per sbagliarli,i movimenti…-
La donna era esasperata.Sbuffò:
-Sono movimenti di una facilità e naturalezza unica,Aurora….tu potresti eseguirli a occhi chiusi!-
Un silenzio improvviso calò nella sala.Aurora rise,con amarezza.
-Battuta poco riuscita,madame Giry…non trovate?-
La donna sospirò:in realtà era un ‘tu’ generico,quello che aveva voluto usare,ma era suonato lo stesso piuttosto fuori luogo,in quel momento.
Battè le mani:
-va bene…facciamo un’ora di pausa…poi proviamo il balletto..- disse congedando le ragazze,che spossate e desiderose di sottrarsi a quella atmosfera tesa,sciamarono in fretta negli spogliatoi.
Magdalene si avvicinò ad Aurora,le mise una mano sulla spalla.
-Perdonami- le disse – E’ stata una uscita infelice..-
Aurora senza guardarla,le carezzò la mano,rincuorandola.
-Va tutto bene,madame….se permettete,però,vorrei esercitarmi anch’io…La Sylphides non è semplicissima,da eseguire…-
Avrebbero debuttato alla fine della settimana,al Teatro dell’Opera di Marsiglia.
Quello sarebbe stato il banco di prova della loro iniziativa:se il corpo di ballo avesse dato buona prova di sé,di lì a poco anche la scuola avrebbe decollato.
Madame Giry aveva avuto molte difficoltà nel montare il balletto,perché c’erano ben tre ruoli femminili fondamentali:la protagonista,la promessa sposa e la maga…in principio avrebbe voluto dare quest’ultimo ruolo ad Alphonsine,che ne aveva la presenza scenica,ma aveva dovuto rinunziare:nessuna delle altre era all’altezza di interpretare la Silfide…Alphonsine possedeva una tecnica sopraffina e si era aggiudicata alla fine con facilità il ruolo principale.Dolphine fece la sposa.
Nella parte della strega Magda si avvicendavano due diverse ballerine,ricreando così la sufficiente ambiguità del personaggio:era stata una trovata di Aurora,questa.Una trovata che forse avrebbe risolto al meglio il problema e garantito allo spettacolo una originalità che forse gli mancava.
Magdalene si allontanò,anche lei bisognosa di riposare un po’.
Rimasta sola,Aurora ebbe voglia di chiudere il pianoforte,con rabbia.Battè forte il pugno sulla tastiera,poi,invece di suonare la musica di Jean Schneitzhoeffer,che in realtà era fin troppo facile,per lei,si avventurò in un concerto di Rachmaninoff,sfogando sui tasti la sua impotente malcelata insoddisfazione.
A un tratto,stanca,incapace di andare avanti,ebbe voglia di piangere.
-Non ti sembra esagerata,questa reazione?- la rimproverò qualcuno.
Aurora strinse i denti,ingoiò le lacrime.
-Può darsi,Alphonsine…- ammise.
-Tu continui a prendertela con gli altri…ma non lo sai che è con te stessa,che devi avercela?- l’etoile aveva un tono di voce per metà canzonatorio.La giovane pianista ne era irritata,ma anche incapace di ribellarsi.
-Tu continui a voler essere la mia coscienza,vero?- riuscì a rispondere.
-Prendila come vuoi…non sopporto le persone che si piangono addosso…se sei venuta per piangere,allora fossi in te tornerei in clinica…-
-Non puoi accusarmi di aver mai pianto,finora…-
-No…ma prima o poi cederai…sei una debole,Aurora..e il mondo è fatto per i forti!- concluse sprezzante Alphonsine,uscendo a chiamare le altre: -Andiamo! La ricreazione e finita….dobbiamo provare!-


-Lei non può dirmi questo,monsieur Latoche!...stasera c’è lo spettacolo,il nostro debutto e mi viene a dire che l’orchestra…-
-Mi dispiace madame Giry…è successo tutto questa mattina…io non so..non ho fatto in tempo ad avvertirvi…-
Attirata dai toni concitati,Alphonsine entrò nello studio di monsieur Latoche,direttore del teatro dell’Opera di Marsiglia:
-Che succede?- si intromise,spavalda.
-Un grosso,grossissimo accidente…- rispose Madame Giry,accasciandosi di fianco su una sedia. –E’ scoppiata una vertenza tra l’orchestra e lo sponsor…gli strumentisti e il direttore hanno praticamente incrociato le braccia..boicottano la serata di stasera…-
-Boicottano?...-Alphonsine non credeva alle sue orecchie:boicottavano la sua serata?
Accorgendosi del suo disappunto,della sua amarezza,monsieur Latoche cercò di rassicurarla:
-Non boicottano voi,madamoiselle…purtroppo è una questione di forza tra me e loro…-
La giovane etoile riprese il controllo di sé,aggredendo il malcapitato direttore:
-Ah…una questione tra di voi? E noi? Cosa siamo? Non contiamo nulla?...Non ci ha avvertite,monsieur:come crede di cavarsela?-
Madame Giry sollevò il capo;adesso Alphonsine esagerava.
-Calmati Alphonsine…monsieur Latoche ha già detto che saremo risarcite…-
-Un risarcimento economico?...e i danni morali?mesi di prove,di sacrifici…Stasera era il nostro debutto,madame!-
La maestra di danza sospirò,ora visibilmente a disagio anche con il direttore.Questi tentò un’ennesima proposta:
-Ma voi…non avete nessuno che possa accompagnare il balletto…non so..un pianista?...sarebbe solo per questa sera:e il pubblico apprezzerebbe la vostra prova di più,visto le condizioni in cui vi esibireste…-
Le due donne si guardarono negli occhi,incerte…La pianista c’era,ma…

-No!...è escluso!- Aurora era ostinatamente sicura.
-Aurora…pensaci…- la supplicava madame Giry.
-Non voglio esibirmi in pubblico…scordatevelo!-
-Bambina mia…non essere così…-
-Madame Blanche!...non aggiungete una parola…-
La sua decisione sembrava inamovibile.
-…lasciatela perdere,madame Blanche…e anche voi,madame Giry…E’ chiaro che nel suo egoismo non vede altro che se stessa!- commentò Alphonsine.
Aurora accusò il colpo,sembrò incassarlo.
-Pensala come vuoi,Alphonsine…Non voglio la pietà di nessuno:…per questo non intendo suonare in pubblico…non intendo subire commenti commiserevoli…-
-Basterà che nessuno sappia nulla…non ci vuole molto:del resto saranno tutti presi dal balletto,nessuno farà caso a te…- Alphonsine parlava con distacco,c’era quasi una sfumatura di sarcasmo nelle sue parole.Magdalene Giry lo avvertì profondamente e provò pena verso Aurora,che doveva subirlo:era convinta che quel tono non lo avrebbe accettato,che avrebbe respinto l’umiliazione sottintesa con l’ennesimo rifiuto;non fu così…
La giovane pianista prese fiato:le parole della sua ex compagna le facevano male e bene insieme,come sempre.Erano una sfida continua…ricacciò le lacrime in gola e dettò le sue condizioni:
-Sta bene allora…ma nessuno deve sapere nulla,nemmeno il direttore,le maestranze…nessuno:se vengo a sapere che è trapelato qualcosa di me,smetto di suonare seduta stante!-
Le tre presenti si guardarono tra loro,incerte e soddisfatte a un tempo.Alphonsine si precipitò verso l’ufficio del direttore:la Giry la richiamò:
-Un momento Alphonsine…ritengo più opportuno che tu ti vada a preparare…lascia che sia io a curare i rapporti col direttore…- le sorrise,ma con gelida cortesia.La ballerina si sentì richiamata all’ordine,rientrò al suo posto:
-Come preferite,madame…- disse chinando il capo,rallentando la sua corsa.Quindi tornò indietro,verso i camerini.

Edited by arielcips - 12/4/2008, 16:40
 
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