Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 10:43 by: Evilsisters




‘Le figaro: Debutto a sorpresa…e che sorpresa!
Ieri al teatro dell’Opera di Marsiglia ha debuttato ne ‘La Sylphide’ la compagnia del balletto ‘Le nove Muse’,diretta dalla famosa maestra M.me M. Giry.
La compagnia,nata sul modello della scuola di San Pietroburgo,annovera un gruppo di ballerine davvero talentose,come l’etoile Alphonsine Segnier,che è stata una silfide di tutto rispetto;le sorelle Margot e Louise Lagosset,impegnate a dar vita alla figura ambigua della strega Magda;Dolphine Artaux che è stata una pregevole sposa(…)
Ma la vera sorpresa dello spettacolo,l’autentica rivelazione è stata Aurora de Guilerm,la giovanissima pianista che,per una strana combinazione della sorte,è stata costretta ad accompagnare le sue compagne al posto dell’orchestra…(altri particolari in cronaca)’

-Ilia!-
-Si monsieur…-
Seduti nelle comode poltrone della sala di lettura dell’hotel *******,Sindial e Ilia Semonov leggevano stancamente i quotidiani a disposizione.
Era stata una giornata lunga:a teatro i lavori fervevano,ma il nuovo proprietario sembrava non essere mai veramente contento dei risultati.E poi man mano che il tempo passava,la data dell’inaugurazione si avvicinava e ancora non era chiaro quale spettacolo avrebbe aperto la nuova stagione dell’Opera.
-Ditemi…- disse il giovanotto,abbassando il giornale. Era esausto:mediare tra Sindial e le maestranze era molto più difficile e impegnativo del previsto…Si augurò che il suo principale non volesse tornare su qualche discussione:anche la sua di pazienza in fondo aveva dei limiti…
-Che ne direste di andare a Marsiglia?-
La proposta lo meravigliò:
-A Marsiglia?...a che fare?...e qui?-
Sindial lo guardò,sogghignando.
-Vi prometto che per due giorni cercherò di non litigare con nessuno..anzi:me ne resterò buono ad aspettare il vostro ritorno…-
Ilia sorrise,esterrefatto.
-Ma cosa debbo andare a fare,a Marsiglia?-
-Voglio che andiate a teatro,ragazzo mio…un po’ di svago vi può fare solo bene,non credete?-
Ancora un po’ incredulo,Ilia attese che Sindial gli spiegasse meglio il da farsi.L’indomani era in viaggio per il sud.


E’ vero..aveva promesso che se ne sarebbe rimasto tranquillo fino al ritorno del suo segretario…ma si riferiva ad eventuali litigi con gli appaltatori dell’impresa:era sabato sera e non avrebbe incontrato nessuno…
Così,smontato dalla sua carrozza nera,Sindial era tornato a guardare il teatro,il ‘suo’ teatro.
La facciata esterna era quasi del tutto restaurata:aveva deciso di eliminare gli eccessivi orpelli,di rendere tutto più sobrio,meno artefatto e barocco. Delle statue del tetto aveva lasciato solo il Pegaso…una sorta di simbolo di quel che il teatro era stato un tempo.
All’ingresso esterno una scalinata lineare restringendosi conduceva al pesante portone,sottolineato da un arco a tutto tondo,che interrompeva una serie di finti archi che si rincorrevano tutto intorno alla costruzione.
Il corpo del fabbricato era poi alleggerito dall’inserimento di file di colonnette chiare,che separavano i piani tra loro,fino al tetto.L’alternarsi del marmo chiaro sul granito scuro creava un gioco di luci che rendeva tutta la costruzione più agile,come se tendesse naturalmente verso l’alto.
L’uomo sorrise,soddisfatto.
Quindi prese fiato,ed attraversata la strada,varcò l’ingresso principale…
Il salone che aveva accolto la grande festa mascherata era avvolto nel buio e nel silenzio:Sindial intuiva nell’ombra le volute della scala,sentiva sotto i piedi il pavimento tirato a lucido…
Da una delle entrate aveva visto comparire la coppia felice…scherzavano,innamorati e sorridenti,incuranti del suo cuore spaccato in due:oh Christine…quanta grazia nelle sue movenze,quanta dolcezza e innocenza nel suo volto…Era stata capace di ascoltarlo,lei sola…forse di capirlo,di averne pietà,nonostante la sua cieca,assurda,ingiustificata violenza…Si ricordò dello sguardo che aveva incrociato con lei,quella sera:e si ricordò di averla spaventata,strappandole dal collo l’anello di fidanzamento,sfidandola con la sua protervia.
Sindial riaprì gli occhi:non voleva rivedere il passato,la sua mano guantata che strappava la catena dal collo di Christine.
Gli occhi si erano abituati al buio.Salì le scale lentamente,entrò nel teatro.
Davanti ai suoi occhi il palcoscenico,ingombro di materiale da costruzione.Nella sala mancavano le poltrone:sembrava un’arena immensa e vuota…Arrivò al centro della platea e si guardò intorno:i palchi si susseguivano come cestini intrecciati,alternando l’oro delle decorazioni al rosso damascato delle tappezzerie.
Aveva preteso che non fossero ripristinate tutte quelle statue che alludevano lascivamente al piacere della musica come a un piacere carnale:tutto era stato semplificato,restituito all’equilibrio e alla sobrietà del gusto classico.
La novità,il piacere,la carne sarebbero provenuti soltanto dalla musica,si disse guardando verso il proscenio con occhi accesi dall’esaltazione che la vera bellezza gli aveva sempre provocato.
Agilmente balzò sulla scena,sollevando lo sguardo verso l’alto,dove riconobbe quello che un tempo era stato il suo unico mondo:pensiline in legno,contrappesi,quinte,tele,controsipari…
Il soffitto del teatro non recava più al centro l’immenso lampadario,ma un grande affresco,raffigurante il mito di Amore e Psiche.L’artista aveva lavorato su alcuni cartoni che Sindial stesso gli aveva preparato:rappresentava la giovane Psiche che nella sua curiosità osa guardare il volto di Amore,celando una lucerna sotto una coperta;è un volto così bello che lei rimane incantata,al punto che l’olio nella lucerna trabocca e cade su quel viso,…sfigurandolo?
L’uomo si domandò se quello che stava facendo avesse o meno un senso:tornare a Parigi,tornare a teatro,ma dalla porta principale.Forse sì,forse lo doveva a se stesso e a chi aveva tentato di schiudergli davanti agli occhi una porta,concedendogli un gesto di amore;forse lo doveva a chi aveva creduto ciecamente in lui,diventando suo amico e sostenitore in quella impresa:lo doveva a Christine,lo doveva a Ilia.


Seduto nell’elegante scompartimento di prima classe del treno per Marsiglia,Ilia guardava il paesaggio della campagna francese,assolata e ferace.Diverso,molto diverso dall’arida steppa che si era lasciato alle spalle:le basse terre della sua patria,consumate dal gelo e dai secoli,in cui solo la betulla riusciva a radicarsi,tra cespugli,nebbie e ululati di lupi.
Era la sua terra,però.E l’amava.Ma era contento di essersi lasciato alle spalle il mondo ostile e chiuso di San Pietroburgo,che lo aveva sempre trattato come un provinciale,un contadino,senza offrirgli alcuna chance.
Ilia serrò le mascelle:in città aveva ingoiato umiliazioni che non dimenticava,rifiuti e prese in giro.Che mondo retrivo,a volte:retrivo e ignorante.Che confondeva il bello col buono;il brutto con…
Grazie a Dio c’era stata la parentesi del teatro Malinskij,c’erano stati i grandi compositori,il balletto russo. E c’era stato monsieur Sindial con le sue rivoluzionarie scenografie.Ilia osservò l’orologio:il viaggio sarebbe stato lungo.Aprì un taccuino,cominciò a scrivere:
‘L’incontro.
Mi piaceva sedermi per terra,tra le casse d’imballaggio,le cime,l’odore si salsedine che il vento portava fino al porto,lì sulla Neva.Da quando ero arrivato in città,quello era l’unico posto nel quale ritrovavo me stesso;la distesa d’acqua mi ricordava il mare d’erba della steppa che mi ero lasciato alle spalle.
Di tanto in tanto una nave sbarcava dei passeggeri:mi divertivo a osservarli.Sembravano il più delle volte essere capitati a San Pietroburgo per caso.Si trattava quasi sempre di persone sole,che non trovavano nessuno ad accoglierle:scendevano in silenzio dalla scaletta,si guardavano intorno,inizialmente disorientate;infine,come fossero divenute improvvisamente consapevoli del loro cammino,sollevavano il proprio bagaglio e si incamminavano verso la città.
A volte non consentivano loro di sbarcare subito.Una serie di lungaggini burocratiche li costringevano fermi a bordo,per giorni,finchè non ricevevano il lasciapassare sospirato.
Una di queste navi in quarantena era ferma appunto da qualche giorno.A bordo,stranamente rispetto al solito,avevo individuato una famigliola:padre,madre e quattro marmocchi,il più piccolo dei quali ancora in braccio alla mamma.
La più grande era una bambina:esile,con le gambette lunghe e informi,violacee per il freddo da cui né le calze consumate,né il largo cappottino sembrava ripararle.
Aveva due corte treccine che sembravano incorniciare sottolineandola la tristezza del suo viso.Si teneva stretta la sua valigetta :i suoi fratelli scorazzavano rumorosi per tutta la nave.Lei rimaneva ferma,in attesa,fino a che la luce non calava e una voce la richiamava all’interno:-Maruskaaa!-
Una mattina i fratellini iniziarono a giocare a palla,una palla di stoffa che forse la mamma aveva cucito apposta per loro.
Un gioco pericoloso,su una nave.La palla schizzava da ogni parte e i due piccoli non si fermavano davanti a niente,pur di non rimanere sconfitti nel gioco.
A un tratto il giocattolo rotolò sul bordo esterno,andandosi a fermare al di fuori del parapetto,in prossimità della prua.
Maruska alzò gli occhi.Chiamò,preoccupata e autoritaria insieme:
-Ivan!...Lascia:adesso vado io…-
Quindi si alzò dal suo posto.
Dalla mia visuale consideravo tutti i rischi a cui si esponeva la bimba.Ma non potevo intervenire,perché anche da terra era vietato accedere alla nave.
Rimasi col fiato sospeso a osservare:Maruska si era issata sulle braccia fragili e aveva scavalcato il parapetto:poi rimanendo con le spalle al bordo della nave,con una mano si teneva,allungando l’altra verso la palla,che il vento faceva ondeggiare continuamente,ora più vicino,ora più lontano.
Convinta di esserci quasi riuscita,la piccola si sbilanciò in avanti…
-Ah mamma!- gridò
Era scivolata fuori;si reggeva ancora a stento sulla mano ancorata al parapetto.
In quella un’altra mano la trattenne.Una mano guantata di pelle scura.Un altro viaggiatore la sollevò sulle braccia e la tirò in salvo.Maruska lo guardò,grata,ma non soddisfatta.
L’uomo misterioso scavalcò agilmente il parapetto e recuperò la palla.Quindi la porse alla bambina.
Mi sembrò che lei lo guardasse stupita,ma non spaventata.E addirittura le sfuggisse un sorriso di ringraziamento.
-Maruska!- il richiamo della madre la costrinse a rientrare.
Allora lo sconosciuto si affacciò al parapetto:riuscii finalmente a vederlo di faccia.
Era tutto vestito di nero,ma una parte del viso era nascosta da una sinistra maschera argentea….’
Ilia interruppe per un attimo di scrivere,guardò fuori:in fondo,si cominciava a intravedere la striscia turchina del mare.Marsiglia era vicina.
Chiuse il taccuino e cominciò a prepararsi per scendere.


L’appuntamento era stato fissato nel foyer del teatro,alle 18,un’ora prima dello spettacolo.Ilia sedeva a un tavolino,leggermente impaziente,quando sulla soglia della sala comparve una donna:il viso recava ancora traccia della bellezza giovanile,ma la pettinatura severa,l’abito scuro,l’atteggiamento elegante ma rigido del portamento ne sottolineavano piuttosto l’algido riserbo,annullando ogni forma di civetteria.Il giovanotto si alzò,mentre la donna gli veniva incontro:
-Il signor Semonov?...-
-Madame Magdalene Giry?- le chiese,inchinandosi sulla sua mano,educatamente.Poi la invitò a sedersi con lui a tavolino.
-Prende qualcosa?- disse,richiamando l’attenzione di un cameriere in livrea ,appostato nei pressi del bancone.
-Grazie,preferisco di no…-
Con un cenno,Ilia rimandò indietro il solerte inserviente,che con discrezione si ritirò al suo posto.
Poi ,guardando la donna,che da vicino risultava paradossalmente ancora più distante nel suo affascinante distacco,sorrise,leggermente a disagio.Lei lo incoraggiò:
-Va tutto bene,monsieur…?-
-Si…deve scusarmi,Madame,ma ho sentito parlare di lei e sono sinceramente emozionato,ora,…-
-Di cosa voleva parlarmi?-disse la donna,declinando i complimenti del giovanotto.
Ilia si schiarì la voce e assunse un atteggiamento più formale e disinvolto:
-Il mio principale,monsieur Sindial,che ha recentemente rilevato l’Opera di Parigi…-
Magdalene Giry impallidì leggermente,e sembrò improvvisamente perdere lo scudo di impassibilità che la copriva.Tuttavia rimase in ascolto.
-…sarebbe intenzionato a riaprirne la scuola di danza ed avrebbe piacere se a dirigerla vi fosse lei,madame…-
Magdalene ora era già lontana;era all’Opera,tra le sue allieve;seguiva attenta il ritmo delle morbide movenze e aggraziate piroette del suo adorato corpo di ballo;si compiaceva della grazia con cui sapeva muoversi sua figlia Meg,della sensuale eleganza di Christine Daaè…Un sipario che cadeva,improvvisamente…Il corpo senza vita di un uomo strangolato…L’orrore negli occhi delle sue ballerine…Bruscamente il ricordo si era interrotto.
-La interrompo subito,Monsieur Semonov- disse drastica al suo interlocutore – Non voglio rubarle tempo:non sono interessata…-
-Ma…la prego,madame..mi lasci finire:le assicuro che la proposta che sto per farle è assolutamente vantaggiosa-
Pur di troncare quel discorso,la donna si stava già alzando,piuttosto sgarbatamente dal suo posto:
-Qualunque sia l’offerta,signore…io non tornerò all’Opera:è stata una parentesi della mia vita legata a ricordi troppo dolorosi…-
Ilia non si aspettava quella reazione ed era rimasto di stucco,incapace di ribattere,di trattenere la donna.
In quella nel foyer fece la sua irruzione una giovane donna,alta,bruna,di una bellezza quasi aggressiva:indossava un costume da ballerina,visibile sotto un soprabito a mala pena tenuto chiuso.
-madame Giry!...oh,meno male che vi ho trovata!-
La maestra di danza si sentì obbligata a ricomporsi,rispetto all’agitazione mostrata poco prima,sia per assecondare le istanze della nuova arrivata,sia per sedare la curiosità che intanto si era creata tra gli altri avventori presenti intorno a loro.
-Alphonsine..che succede mia cara? Spero si tratti di qualcosa di importante…- sottolineò,guardando con un certo disappunto l’abbigliamento della sua allieva.
Alphonsine intanto aveva scambiato uno sguardo incuriosito con Ilia:ebbe il tempo di domandarsi chi fosse quel giovanotto così attraente,poi però investì la Giry:
- Si tratta di Aurora…è in corso una vera bagarre,giù…dovete intervenire…-
Senza por tempo in mezzo,la maestra si diresse verso l’uscita,congedandosi piuttosto in fretta da Ilia.Questi la richiamò:
-Madame…non possiamo riparlarne?-
Ma non ottenne nessuna risposta.
Tornò deluso al suo tavolo,raccolse il bastone e il cappello,facendo per andarsene. Sindial si sarebbe infuriato peggio del solito….pensò,sospirando.
Lasciò il foyer e prese la direzione dell’uscita.Come per casualità,sul suo cammino si imbattè di nuovo nella splendida giovane ballerina,urtandola.
-Scusate…- disse,appena.
-Andate già via,monsieur? Non assistete allo spettacolo?- approfittò lei.
Lui la guardò:era davvero bella…decisamente bella.
-Purtroppo devo prendere l’espresso per Parigi,stasera stessa…-
-Almeno restate per il primo atto…A madame Giry farà piacere,credo…- insinuò Alphonsine,alla quale non era ancora chiaro chi fosse quel giovane,ma la parola Parigi aveva evocato l’immagine trionfale del Teatro dell’Opera.
-Voi dite,madamoiselle…?-
-Alphonsine Segnier…sono la prima ballerina…-si presentò,inchinandosi.
-Rimarrei solo per il piacere di ammirarvi,madamoiselle Alphonsine Segnier…- ribattè lui,galante. –Ma il mio principale mi aspetta…e già torno con notizie che non gli piaceranno…-
-Non volete accennarmi?..magari posso fare qualcosa?- si profferse lei,affabile.
Ilia non era stupido.Aveva capito che madamoiselle Segnier stava tentando di irretirlo,per carpirgli informazioni;ma,tutto sommato,quel gioco avrebbe potuto essere utile anche a lui.
Guardò sull’orologio;aveva ancora un certo margine di tempo. Si appartò con la giovane,la ragguagliò brevemente.
-…ma madame Giry non ha voluto neppure discuterne..- concluse.
Anche agli occhi di Alphonsine si dischiuse l’immagine del Teatro dell’Opera…ora ristrutturato,più bello e scintillante di prima…e di se stessa che danzava su quell’immenso palcoscenico,tra la folla in delirio…
-Le parlerò,monsieur Semonov!- gli disse,convinta. –La convincerò almeno a farvi una controproposta…ma voi restate…restate per lo spettacolo…-
Lo guardò con gli occhi che le ridevano per l’eccitazione,poi scappò via,verso il back stage.
Ilia si diresse all’ufficio postale.Telegrafò a Sindial che si sarebbe trattenuto un altro giorno.

Sindial continuava a ispezionare il teatro,attentamente.
Aveva voluto che lo spazio di azione del backstage fosse meglio distribuito:era stato necessario abbattere quello che rimaneva delle vecchie strutture fatiscenti e ripristinare.Ora tutto sembrava più funzionale.La distribuzione dei camerini;gli spogliatoi;il guardaroba.
Tuttavia non aveva voluto che fosse toccata la piccola cappella di pietra,risparmiata anche dal disastroso incendio:adesso vi era entrato lentamente…un raggio di luna filtrava dalla finestra accostata…la stessa finestra che lo aveva accolto,piccolo zingaro assassino,orfano nel grembo dell’Opera;sulla parete,solenne e silenziosa l’effigie dell’Angelo della Musica;come arredo solo un inginocchiatoio e sul porta candele,la cera rappresa di un lumino…
Perché quella bambina spaventata e sola lo aveva turbato tanto,dal primo momento? Sembrava così bisognosa di conforto,di qualcuno con cui parlare…sembrava così simile a lui,nella solitudine…Che ironia…Era riuscito a sembrarle un angelo,lui…’il figlio del Diavolo’. Le era stato vicino come un padre,un amico,un maestro…lui che non aveva mai conosciuto suo padre,il cui maestro era stato l’odio,il disprezzo,la cui sola amica era stata la vendetta…E poi l’aveva amata,desiderata…come un amante.Ma un amante deve avere un volto,un corpo…non può essere un fantasma…
-Oh Christine…-un sospirò gli sfuggì dal petto,mentre la sua mano sfiorava il volto scolorito dell’Angelo dipinto.
La verità era un’altra…Lui non era un angelo,né un padre,né un amico…lui era solo una…miserabile creatura delle tenebre…che nella sua vita aveva conosciuto solo il buio,l’orrore,il rifiuto,l’irrisione…
Sindial…ora era Sindial…Respirò profondamente,riprese il controllo di sé.Uscì dalla cappella,dal teatro;montò sulla sua carrozza scura e col solito imperativo gesto del bastone ordinò al vetturino di rientrare in albergo. Ilia sarebbe stato presto di ritorno e lui era ansioso di conoscere la risposta della Giry.


Lesse con impazienza il messaggio di Ilia,poi lo stracciò,con rabbioso disappunto.
Perché aveva bisogno di fermarsi ancora?...si augurò che non si fosse invaghito della prima chanteuse incontrata a teatro…Ma no,non era da Ilia:quel ragazzo aveva un valore,dentro di sé.Una autenticità che gli era istintivamente piaciuta. Riflettè,aggrottando il sopracciglio:quel ritardo era dovuto alla Giry…probabilmente non era riuscito a incontrarla o,peggio,aveva ricevuto una risposta negativa. E poteva anche immaginare perché…Madame non voleva tornare a Parigi…non voleva tornare più indietro…
E cosa avrebbe detto,allora,se avesse saputo che il misterioso nuovo proprietario dell’Opera era una sua vecchia conoscenza? Forse era stato un superficiale,se aveva creduto di poterla iscrivere nel suo libro paga,così facilmente.Prima o poi si sarebbero incontrati e lei…non aveva dimenticato…
Respirò profondamente.Era notte,intorno a lui.Sprofondato nella poltrona,con il cielo stellato che faceva capolino oltre il platano,al di là dei vetri,desiderò dopo tanto tempo di suonare…
No.Quello era davvero finito.Nessuna musica nel suo cuore,nessuna nota sotto le sue dita.Ora era Sindial,l’impresario,lo scenografo…La consolle del suo organo si era chiusa per sempre.


-Perché non volete suonare,Aurora?-
La giovane pianista era in piedi,di spalle,a braccia conserte,ostinata.
-Anche voi,madame Giry?...-disse voltandosi,dispettosa,verso di lei. –Mi sembra che eravamo d’accordo:ho suonato ieri,perché mancava l’orchestra.Punto.-
Il direttore del teatro si appellò disperato a madame.Il pubblico di quella sera era accorso soprattutto per vedere la pianista,di cui si dicevano meraviglie.Come avrebbe spiegato la sua assenza?
La Giry allargò le braccia,in segno di resa:era vero,quelli erano stati i patti,con Aurora…
Si era creata una vera e propria guerra,dietro le quinte,tra quante sostenevano la pianista e quanti insistevano perché suonasse ancora.
-Dov’è Alphonsine,adesso?...perchè non chiedete a lei,se ho ragione o no?- domandò Aurora.
-Sono qui…- disse comparendo sull’uscio,appoggiandosi mollemente allo stipite,con aria vagamente divertita.-Io dico che Aurora ha ragione:non vuole suonare..non suoni!-
Il direttore impallidì,deglutì disperato.
-Madame Giry…la prego…dica lei..-
Aurora sembrava divertita ora,come se la strana allegria di Alphonsine fosse contagiosa.
-Avete sentito? L’etoile non insiste…allora non insistete nemmeno voialtri…- Sotto il velo dell’ironia,le due virtuose sembravano in realtà sfidarsi.
Madame avvertì la tensione della rivalità,che ormai era difficile tenere nascosta.Decise che l’avrebbe impugnata per ottenere il meglio,da entrambe.
-Bene…non voglio mettere in difficoltà monsieur il direttore…Aurora…voi accompagnerete Alphonsine nel bis…non c’è da discutere oltre!-
-Ma madame!- dissero quasi all’unisono le due fanciulle.
-Credo di avere ancora l’autorità per chiedervi di assecondarmi…o mi sbaglio?- il tono di Magdalene era l’inconfondible,gelido tono della maestra di danza,a cui Alphonsine e Aurora dovevano rispetto e gratitudine.
Tacquero,mordendosi le labbra entrambe.
Alphonsine pensò che se si fosse mostrata conciliante,forse dopo avrebbe ammorbidito la Giry nei confronti di Ilia.
Aurora pensò…che era esattamente quello che voleva!
-Una sola cosa,madame…-
-Ditemi Aurora.-
-I patti sono quelli di ieri sera…-
Il direttore guardò entrambe senza capire,con un sorriso semi ebete:in fondo aveva ottenuto almeno in parte di soddisfare le istanze del suo pubblico.


Seduto in platea Ilia aveva seguito abbastanza interessato il balletto.Reduce dalle rivoluzionarie preziosità del teatro Malinskyj,avvertiva una certa ingenuità in quella messa in scena,ma ne apprezzava comunque l’ottima qualità tecnica.Aveva riconosciuto subito Alphonsine nel ruolo della silfide e ne apprezzava ulteriormente la bellezza,ora che la poteva ammirare quasi al naturale.Era bella e brava…avrebbe fatto sicuramente strada.Pensò.
Gli piacque molto la scelta della doppia interprete per la strega Magda:un’idea originale…quella madame Giry era sicuramente un’ottima coreografa e,del resto,Sindial non l’aveva smosso certo senza averne una qualche cognizione.
Prima della fine dello spettacolo,comunque,era sceso nel foyer.Gli piaceva osservare il pubblico,ascoltarne i commenti a caldo:era una vecchia passione,che a San Pietroburgo coltivava davanti a un bicchierino di vodka.Qui si accontentò di un buon Porto aromatico.
Gli applausi non cessavano.Fu concesso un bis.Gli sembrò che però non fosse l’orchestra ad accompagnarlo,ma il piano solo.
Ingoiò d’un fiato il suo Porto e tornò a infilare la testa nel teatro.
Nel silenzio,il suono del piano accompagnava i passi di Alphonsine,sola adesso sulla scena.
Ilia ebbe l’impressione che tra le dita sui tasti e i rapidi passi agili dell’etoile esistesse una sorta di emulazione.Alphonsine ora danzava con una grazia e una intensità diverse,che conquistavano;ma anche la musica risuonava diversa.Il giovanotto era certo che non si trattasse dello stesso pianista di prima.
Rimase col fiato sospeso,come tutti intorno a lui,a seguire quell’incantevole fuori programma:quando il movimento cessò in concomitanza col silenzio dello strumento,ci fu dapprima una pausa,come una sospensione di ogni sensazione.Poi una commossa esaltazione animò il pubblico che proruppe in un applauso che era liberatorio,catartico esplosivo…
-Sindial deve vederlo!- fu il primo pensiero di Ilia,mentre sorrideva entusiasta a Alphonsine che sembrava inchinarsi e ringraziare proprio lui.


Nel corridoio che conduceva ai rispettivi camerini, madame Giry ringraziò le sue due ex alunne,abbracciandole.
-Siete eccezionali,mie care…- aveva quasi le lacrime agli occhi.
Entrambe emozionate,le risposero ricambiando il suo abbraccio.Poi Aurora proseguì,accompagnata dalla fida madame Blanche,mentre Alphonsine si attardò con l’ex maestra:
-Madame…potrei dirvi una parola?- chiese,con strana accondiscendenza.
-Certo…di che si tratta?- domandò Magdalene,seguendola nel camerino.
Alphonsine iniziò a parlare,celata dal paravento dietro cui si liberava del costume.
-Ho per caso ascoltato una parte del vostro discorso con quel giovanotto…quel Semonov…-
-Ah..- disse senza entusiasmo la Giry,mettendosi anzi sulla difensiva.
-Vi capisco,sapete,se non volete più tornare all’Opera…- si affrettò ad aggiungere con accortezza la giovane etoile,sbucando dal paravento in un negligee che ne metteva in evidenza le forme procaci e la bellezza fiorente.
La Giry abbassò le difese,rassicurata.
Alphonsine sedette davanti allo specchio e iniziò a struccarsi.
-D’altro canto,madame…per la nostra scuola,un biglietto da visita come quello offerto da una scrittura all’Opera di Parigi…-
-Abbiamo già raccolto oltre cinquanta iscrizioni,dopo le due serate di ieri…- la interruppe la donna. –Non saremo nemmeno in grado di accontentare tutti coloro che vorrebbero realmente iscriversi…-
Alphonsine si morse le labbra,smise di guardarsi distrattamente allo specchio,guardò madame dritto negli occhi:
-Dobbiamo rinunciare a questa chance? È questo che volete dire?-
-Alphonsine...io non so cosa abbiate capito del discorso di Semonov…posso dirvi che non era qui per voi,ma esclusivamente per me…Tant’è vero che mi ha dato appuntamento prima,dello spettacolo;sarebbe partito subito dopo,senza fermarsi…-
La fanciulla sorrise,con una espressione di trionfo nello sguardo:
-Invece è rimasto,madame…è rimasto fino alla fine!-
Colta di sorpresa,la Giry guardò come senza capire la sua allieva.
-Ne siete sicura?...-
In quella qualcuno bussò alla porta;un commesso che consegnava una corbeille di rose rosse fiammanti,per madamoiselle Segnier.
-Leggete voi il biglietto,madame…- disse con voluta indifferenza la ballerina,tornata a specchiarsi e impegnata ora a spazzolare la chioma nerissima.
‘Incantato della sua arte,rimango in attesa di rivederla…suo fedele ammiratore Ilia Semonov’…
Madame lesse il biglietto a mezza voce.
-Complimenti,mia cara…avete fatto colpo!- disse con una certa ironia.
Alphonsine fece spallucce:
-Non è questo,che mi interessa,madame…- poi la guardò con gli occhi accesi – A me interessa Parigi…esibirmi all’Opera,madame…-
Magdalene sospirò:ecco,finalmente Alphonsine era sincera…
-Non vi chiedo altro che…di fare una controproposta,rispetto all’offerta di quel giovanotto…Voi non sarete costretta a venire,se non vorrete:del resto,con tanti iscritti nuovi,è chiaro che qualcuno della vostra autorità dovrà occuparsi della scuola…- Il tono della ballerina ondeggiava,ora era supplichevole,ora insinuante…
-Basta così,Alphonsine…ho bisogno di riflettere su quanto mi avete detto…-
-Madame,Semonov ripartirà…-
-Se è così interessato al balletto…- disse la Giry,uscendo dalla stanza- potrà ben aspettare…
Alphonsine la bloccò,richiudendo quasi con forza la porta:
-Vi prego,Madame…- ora sembrava davvero pretendere quello che aveva tentato di ottenere per ogni via.
L’altra espirò,piuttosto spazientita.Le due donne si misurarono con lo sguardo,ma alla fine la maestra cedette:
-Vada per questa controproposta…ma sarò io a stabilirne le condizioni,Alphonsine…-


Il treno fischiò stridulo,poi la locomotiva,sollevando una nuvola di fumo,iniziò a marciare dapprima aritmicamente,poi con maggiore regolarità,trascinando le vetture lentamente fuori della stazione.
Ilia non fu disturbato da quella serie di rumori,che sembravano anzi marcare a tempo,sistemandoli, i suoi pensieri in libertà,man mano che si riavvicinava alla capitale.
Aveva nella tasca interna della giacca la lettera che Alphonsine gli aveva consegnato,da parte di Madame Giry.La ragazza lo aveva ricevuto nel suo camerino,dopo lo spettacolo,rispondendo al suo entusiasmo per la serata con misurato garbo;poi,prima di congedarlo,gli aveva fatto scivolare tra le mani il prezioso documento,guardandolo con quegli occhi magnetici da prima donna,che le aveva già notato sul palcoscenico…
Niente da dire:quella ragazza avrebbe fatto carriera…aveva una personalità troppo spiccata per non emergere sulle scene…
Non aveva invece potuto conoscere la pianista che la aveva accompagnata,di cui aveva intuito l’esile figuretta nel buio,per poi vederla sparire nel back stage:ne era rimasto rammaricato…Avrebbe voluto poterne sapere di più,per riferire a Sindial con maggior dovizia di particolari…Ma del resto quello che interessava davvero era poter trasmettergli l’emozione di quella esibizione eccezionale…
Il giovanotto socchiuse gli occhi,rivivendo personalmente l’esaltazione della sera prima:ogni passo una nota,ogni virtuosismo un trillo…Ah,che sfida incalzante…La sfida…
Cercò di distrarsi;fuori pioveva e sul finestrino bagnato le gocce di pioggia si rincorrevano come perle,o come lacrime.
Riaprì il suo taccuino,appoggiò il lapis alle labbra riflettendo un attimo,poi riprese a scrivere.



‘Finalmente anche ai passeggeri della ‘Santa Sofia’ fu concesso di sbarcare.Io avevo continuato a seguirne la vita,segnata dalle lunghe attese quotidiane;e avevo notato che tra Maruska e il misterioso uomo della maschera era nata una sorta di silenziosa solidarietà.Non parlava nessuno dei due,ma si scambiavano sguardi di tenero reciproco rispetto.
Il giorno dello sbarco,ebbi l’impressione che gli occhi di lei lo cercassero,per dirgli addio.E sul visetto triste si disegnasse un leggero,timido sorriso.
Poi la solita voce dall’interno la chiamò.
Al calar della sera,uno dopo l’altro,dalla nave sbarcarono tutti.Riconobbi i due scavezzacollo,il loro padre taciturno,con in braccio l’ultimo nato;poi sentii gridare:
-Maruskaaa!!!- una,due dieci volte…con una intonazione sempre meno spazientita,sempre più preoccupata.
Anche gli altri familiari cominciarono ad agitarsi;e con loro a poco a poco tutti quelli che avevano condiviso il viaggio,e i marinai e i funzionari della dogana…
-Guardate!- qualcuno gridò a un tratto – Sull’acqua!-
Tutti si affacciarono dal pontile;nel silenzio sbigottito degli astanti,un marinaio allungò una sorta di rete e raccolse il piccolo oggetto che galleggiava sull’acqua:era la valigetta di Maruska.
I presenti si guardarono in volto:cosa era successo?dov’era Maruska?come,cosa era accaduto?
L’occhio cadde su primo capro espiatorio possibile:lo sconosciuto con la maschera,avvolto nel mantello nero,che rimaneva impassibile in attesa di passare la dogana.
Minacciosi i presenti gli si fecero attorno:
-Avete tanta fretta di andare via,signore?- lo apostrofò un marinaio
-Che ne avete fatto della bambina?- qualcuno lo aggredì,da un altro lato.
L’uomo aggrottò il sopracciglio,fissandoli con una espressione profonda,che li spaventò,aizzandoli ancora di più
-Guardate il suo viso…è mascherato!..perchè?- gridò ancora una voce.
L’uomo,incalzato dalla piccola folla assetata di sangue,cominciò ad arretrare,ma nel contempo mise mano alla spada che teneva sotto il mantello,accettando fiero la sfida.
Non potevo permetterlo che si infierisse così su di lui,solo per un assurdo pregiudizio;sapevo in ogni caso che non avrebbe mai potuto fare del male a quella bambina.
Mi misi in mezzo:
-Lasciatelo!...siete impazziti?...cerchiamo piuttosto la bambina…magari è qui…intorno-
Uno di loro mi urtò con violenza il petto,mandandomi a ruzzolare ai piedi dello sconosciuto;quindi con violenza,armato di una mazza ferrata si scagliò sull’uomo e dietro di lui gli altri.Ingaggiammo una violenta colluttazione,da una parte l’uomo della maschera e io,dall’altra una masnada di uomini e donne inferociti. Avremmo senz’altro avuto la peggio,se contemporaneamente non fossero accadute due cose…
Improvvisamente,nella lotta,la maschera cadde dal volto dell’uomo. I presenti impallidirono,qualcuno così spaventato da indietreggiare.Ma la solita voce crudele lacerò ancora l’aria:
-E’ un mostro…guardate…è un mostro assetato di sangue…-
Mi volsi anch’io,verso l’uomo…e un’infinità pietà mi prese per quel suo profilo sfigurato,inumano,col quale era pronto ad affrontare –ormai lo avevo capito- per l’ennesima volta la condanna,con atroce fierezza.
-Eccola…è qui!!!-
Un altro grido,contemporaneamente,assolutamente inaspettato,intervenne a placare gli animi.Maruska era ricomparsa…le era caduta a mare la valigia e lei,spaventata dall’idea dei rimproveri,si era nascosta a bordo e non aveva avuto il coraggio di uscire…
L’uomo dalla mazza ferrata guardò ancora con disprezzo misto a orrore lo sconosciuto,poi gettò l’arma e se ne andò;a un suo cenno anche gli altri sparirono,lasciandoci pesti,ma vivi,tra le assi impiastrate di salsedine del molo.
-Come state?...-mi domandò,riprendendo fiato,l’uomo.
-Sono tutto intero…-sillabai piano,rialzandomi.Avevo nella destra la sua maschera,gliela porsi,guardandolo negli occhi.
Anche lui mi guardò,uno sguardo indefinibile;erano gli stessi occhi che prima minacciavano,come una belva aggredita;ed ora,tacitamente mi ringraziavano,più delle parole,che rimanevano inespresse sulle labbra.
Si rimise la maschera,senza parlare.Io continuavo ad osservarlo,senza parlare;mi sentivo a un tratto inadeguato,come se potessi avvertire il peso infinito del suo dolore,ma non potessi in alcun modo condividerlo con lui.
-Mi chiamo Ilia..Ilia Semonov…-riuscii a dirgli,porgendogli la mano.
Ma lui era già altrove,avvolto nel suo mantello nero.
-Addio,Ilia Semonov- mi disse la sua voce,allontanandosi nel buio.’


‘Gentile monsieur Sindial,
sono rimasta molto lusingata dall’offerta che mi ha fatto pervenire,attraverso il suo segretario monsieur Semonov.Sarebbe un onore,per me,dirigere nuovamente la scuola dell’Opera,rappresenterebbe il massimo riconoscimento del mio umile lavoro.
Sfortunatamente –o fortunatamente- sono ormai mesi che mi dedico alla promozione di una scuola mia,qui in Provenza;non me la sento di lasciarla,proprio ora che i recenti successi dell’esordio del nostro balletto stabile hanno moltiplicato il numero dei nuovi iscritti.
Mi permetto dunque di declinare il suo prestigioso invito,ma altresì oso sperare che –in nome della stima che a quanto pare nutre per la mia professionalità – voglia considerare la possibilità di estendere la sua benevolenza anche alle mie allieve…’
-Esattamente cosa proporrebbe?- disse Sindial,che lasciò cadere il foglio,troncando bruscamente la lettura e fissando gli occhi indagatori su Ilia.
-Vorrebbe una scrittura…-
-Ah!...si accontenta di poco! Davvero…- ribattè ghignando ironico l’uomo.
-Monsieur…consentitemi…voi dovete vedere quello spettacolo…-
Sindial aggrottò la fronte,ostile:
-Devo?...- domandò,ribelle.
Ilia non si fece intimorire:
-Si,si,si…non ho fatto che rammaricarmi per voi,che non vi assistevate assieme a me!!...non parlo del balletto,monsieur…è una coreografia dignitosa,ma niente a che vedere con quelle di monsieur Petipa….Parlo del bis,del duetto incredibile che riescono a improvvisare quelle due ragazze…qualcosa da lasciare senza fiato.-
Dietro la sua maschera argentea,l’impresario lo scrutò,diffidente.
-Il vostro euforico entusiasmo mi lascia perplesso,Ilia…Non so se prendervi sul serio o no…- confessò.
Il giovanotto sospirò,paziente:
-Sindial,voi mi conoscete…sono un istintivo,un sentimentale…ma non uno sciocco:e accanto a voi credo di aver maturato un po’ di buon gusto…-
I due uomini si scambiarono un’occhiata molto significativa.Di fronte all’umiltà sincera e bonaria di Ilia,Sindial si raddolcì,scosse la testa,si mise in ascolto.
-Raccontatemi cosa ha saputo suscitare in voi tanto sacro furore,ragazzo mio…-disse,sprofondando in una poltrona.Il tono era ironico,ma a Ilia non sfuggì l’appellativo amichevole usato nei suoi confronti,segnale di evidente accondiscendenza.
Descrisse nei particolari quanto era avvenuto all’Opera di Marsiglia,soffermandosi poi a esprimere le sue sensazioni,le emozioni che quel bis aveva suscitato in lui e nel resto del pubblico:
-E’ come se … se la pianista e la ballerina si sfidassero,a colpi di note e passi,di arpeggi e figurazioni…Alphonsine sembrava un’altra ballerina:improvvisamente non c’era solo tecnica in lei,c’era finalmente la passione,..l’arte…e più lei volteggiava sulle assi,più la musica…oh,quella pianista,monsieur…sembravano le dita di un angelo,vi assicuro!-
Sindial rimase in silenzio,assorto,serio.Il bel profilo reclinato un po’ sul petto.Ilia si interruppe:lo osservò,sospeso…temette di aver inavvertitamente toccato qualche corda stonata.
Prima che potesse interloquire di nuovo,il suo principale gli si rivolse con fare deciso:
-Alphonsine…la avete conosciuta personalmente,vero?-
-Ma…si,l’ho conosciuta…-non seppe dire altro,piuttosto imbarazzato.
-E la pianista?...avete ‘conosciuto’ anche lei?- domandò,calcando sarcastico sulle parole.
Questa volta Ilia si spazientì:
-NO!...Lei no…Ma non è come pensate,Sindial…- sbottò,allontanandosi verso la finestra,piuttosto risentito.
L’uomo dalla maschera rise,divertito.
-Non prendetevela,Ilia….Ditemi piuttosto:cosa mi consigliereste di fare?-
-Loro resteranno a Marsiglia fino alla fine del mese…potreste andare a vedere lo spettacolo…- borbottò,un po’ deluso,quasi sgarbato,il giovane.
-Non ho bisogno di vederlo:mi fido di voi!- ribattè Sindial,facendolo meravigliare.-Bè…non ve lo aspettavate?- gli disse ancora,dileggiandolo amichevolmente.
Ilia battè le mani sulle gambe,in segno di resa:no,ormai non se lo aspettava più…
-Avanti:cosa suggerite?-
-Invitiamole ad esibirsi per l’inaugurazione…un siparietto,dopo l’opera…un assaggio del programma che intendiamo proporre…-
-Uhmmm-
-Voi offrite loro una vetrina importante…e loro una prestazione puramente simbolica…Poi,se la risposta del pubblico sarà quella che penso,si potrà anche pensare a una scrittura…-
Sindial guardò con malcelata ammirazione il suo segretario,annuendo col capo:
-Avete mille talenti,Ilia…D’accordo:datemi carta e penna…Rispondo subito a madame Giry!-


Seduta nel piccolo studiolo della sua bella villa sul mare,Magdalene Giry tamburellava con le dita su una cartellina,in attesa.
Si alzò,improvvisamente,per respirare l’aria profumata che saliva dalla spiaggia:un’aria di ginestra e sale,che la rilassò momentaneamente.La aspettava un colloquio a tre,piuttosto difficile.
Ritornò al suo posto,aprì la cartellina di cuoio e ne estrasse la busta con lettera di Sindial.La aprì e rilesse brevemente,per l’ennesima volta:ma il senso rimaneva sempre lo stesso…
Quell’Ilia doveva essere un ragazzo davvero intuitivo;il suo principale andava dritto al bersaglio:voleva Alphonsine e Aurora…e le invitava amabilmente ad esibirsi nella serata di inaugurazione del teatro ristrutturato. Da quella esibizione sarebbe dipesa una eventuale scrittura,era chiaro:ma una scrittura per il balletto,o solo per loro due?
…E come avrebbero reagito,le dirette interessate alla proposta?
Aurora comparve sulla soglia,bussando sullo stipite discretamente:
-Mi avete fatto chiamare,madame?- domandò
-Si…entrate Aurora…- disse Magdalene andandole incontro.
La giovane pianista avvertì la brezza salire dal mare:
-Avete la finestra aperta?- domandò;poi,senza aspettare risposta,vi si diresse,seguendo l’alito della risacca.Si fermò davanti ai vetri dischiusi e inspirò,intensamente.
Magdalene seguì il suo incedere leggero,osservò il suo viso che si distendeva sorridente all’aroma che proveniva dall’esterno.Scosse la testa,amareggiata:perché? Si domandò…Perché ad Aurora?...perchè il caso si divertiva tanto a dileggiare gli uomini? Sospirò;e le venne in mente Erik…povera sfortunata vittima del destino:continuava a nutrire pietà,per quello sciagurato…Continuava a conservarlo tra le memorie della sua vita,nonostante tutti gli sforzi per dimenticarlo.
-Eccomi,madame!- Alphonsine irruppe sorridente nella stanza,interrompendo i pensieri di Magdalene.
Aurora si voltò verso la nuova venuta,che prendendo atto della presenza della compagna,smorzava il suo entusiasmo.
-Ah…ci sei anche tu,Aurora…-
Magdalene ispirò,tentando di raccogliere le forze:doveva mantenere la calma,nella delicata situazione in cui la proposta di Sindial le aveva messe.
-Si,ci siete tutte e due,perché devo rivolgermi ad entrambe- esordì.
Alphonsine si era seduta alla scrivania,di fronte a lei.La pianista rimaneva ancora in piedi,come distratta dagli effluvi che esalavano dal mare.
-Di che si tratta,madame…-
-Ho ricevuto una lettera da Parigi…- così dicendo aprì la cartellina e prese la busta vergata da Sindial.
Alphonsine si drizzò sulla sedia,alla cui spalliera era mollemente abbandonata.
-Da Parigi?...è forse quello che penso?-
Aurora si volse verso di loro e,avanzando con cautela,si fermò poggiando le mani alla spalliera dell’altra sedia,rimasta vuota.
-Da… Parigi,madame?...-domandò anche lei,leggermente turbata.
-Si…il nuovo proprietario del Teatro dell’Opera…mi scrive…-
-Ha risposto alla vostra controproposta!- esclamò raggiante Alphonsine,che già si immaginava in viaggio per la capitale.
-Quale controproposta?- domandò invece Aurora,piuttosto diffidente.
Madame Giry si schiarì la voce.
-Vi prego Alphonsine…controllate il vostro entusiasmo…-
-Quale controproposta?- ripetè impaziente Aurora.
-…e voi,Aurora,se volete avere la pazienza di ascoltarmi…vi spiegherò ogni cosa…-
Aurora si sedette,piuttosto indispettita sulla sedia:ora le due fanciulle erano di fronte alla ex maestra,di spalle l’una all’altra,entrambe pronte ad aggredire…
Magdalene mise mano a tutte le sue risorse,per non perdere lei stessa la calma.
-Siate gentile,Alphonsine...non preferite che ne parli io?-
L’etoile tossì,leggermente a disagio.Quindi rispose:
-Forse,madame….è meglio …-
Madame sorrise,più tranquilla.Quindi si rivolse ad Aurora,che rimaneva ancora un po’ sulle sue:
-Quando eravamo ancora a Marsiglia,Aurora,ho ricevuto la visita del segretario di Monsieur Sindial,che mi invitava a tornare a insegnare all’Opera…-
La giovane donna ascoltava ora con attenzione.
-Naturalmente io declinai l’invito…per..per tanti motivi…- Magdalene voleva soprassedere a questo punto.
-Immagino,madame…-le disse istintivamente Aurora:nella sua voce Magdalene avvertì una sfumatura di dolore e rimpianto che gliela fece sentire molto vicina.
Anche Alphonsine si accorse della sintonia tra le due,che naturalmente la indispettì.
-Madame…vi prego:non ci tenete sulle spine…- insistè.
-Va bene:scrissi a Sindial per declinare il suo lusinghiero invito,ma al tempo stesso prospettai la possibilità di una scrittura per il nostro balletto…Ora ho ricevuto la risposta…-
-E…?
-E allora?- risposero quasi all’unisono le due artiste.

Magdalene ,scorrendo distrattamente la lettera che aveva tra le mani,ne riassunse il contenuto:
-Monsieur Sindial è francamente rammaricato per il mio rifiuto…Relativamente al nostro balletto,sinceramente non era interessato a una piccola produzione di provincia,tuttavia,anche su insistenza del suo segretario Semonov,finisce coll’invitare l’etoile e la pianista ha un’esibizione simbolica,la sera dell’inaugurazione della nuova stagione dell’Opera…-
Alphonsine sfilò la lettera dalle sue mani,chiedendo:
-Posso leggere,madame?-
Quindi la lesse velocemente,concludendo:
-Ma … davvero un gentiluomo,questo signor Sindial!...ci dà delle provinciali…e poi ci fa giusto l’elemosina di un siparietto…-
-Voi che ne dite,Aurora?- chiese la Giry alla fanciulla,che rimaneva in silenzio,assorta.
Alphonsine si volse anche lei alla compagna,desiderosa di conoscerne le impressioni.
-Mi sembra chiaro…Quel Semonov gli avrà parlato di noi due,Alphonsine ,e lui vuole vederci all’opera…Tutto sommato ci offre una vetrina di tutto rispetto…-
-Già…ma non è una scrittura!-
-Quella dovrete meritarvela…- suggerì la maestra di danza.
-Dovremmo- la corresse la pianista – Se accettassimo,madame…ma io…-
Alphonsine la aggredì:
-Che fai? Ti tiri indietro?...Sei insopportabile Aurora!-
-Calmatevi Alphonsine…- tentò di intervenire madame Giry.
-No,madame..non mi calmo…Ascoltami bene Aurora:io il tuo gioco l’ho capito…Ma tu non mi intralcerai la carriera con le tue ridicole paure!-
Aurora si alzò bruscamente dalla sedia,fronteggiando l’amica,già in piedi di fronte a lei.Non disse niente,ma con rabbia la respinse con le mani,mandandola a sedere piuttosto pesantemente sulla sedia,quindi chiamò:
-Blanche!...- e contemporaneamente si allontanò dalla stanza.La anziana dama le venne immediatamente incontro sull’uscio,accompagnandola fuori.
Rimaste sole,Magdalene rimproverò Alphonsine:
-Perché l’avete aggredita a quel modo?perchè la ferite di continuo?...-
La bella ballerina aveva un’espressione furente;era rimasta offesa dal ridicolo trattamento ricevuto;sul viso,un’ostinazione irremovibile.
-Aurora è una egoista…e non sa vivere,madame:sarebbe stato meglio che non fosse mai tornata…-
Gelida,la maestra ribattè:
-Senza di lei,Alphonsine,voi non sarete mai nessuna…è solo quando lei suona,che vi trasformate,che acquistate un’anima…Non so perché accada ciò:forse in voi l’emozione più forte nasce dall’emulazione…e quando ‘duettate’ con Aurora,finalmente riuscite a mettere vera emozione nei vostri passi!-
Alphonsine recepì questa affermazione come uno schiaffo,in pieno viso.Si sentì umiliata,abbassò la testa.
-Ritiratevi,ora…dovremo riparlarne più tardi- la congedò poi la Giry,alzandosi e guadagnando di nuovo la finestra.



Aurora camminava sulla spiaggia,lentamente.Vicino a lei,la fida Blanche,piuttosto affannata per quella interminabile passeggiata.
-Non vogliamo rientrare,Aurora?...sta calando la sera…-
-Paura del buio,Blanche?- le domandò la fanciulla,sarcastica.
La dama sospirò,paziente:
-No…dell’umidità…sapete bene che sono una povera vecchia piena di acciacchi…- Si era fermata,ansimando.
Con suo piacere,vide venire loro incontro madame Giry.
-Buona sera madame Blanche…salve Aurora…-
-Oh,buona sera,madame Giry- disse Blanche,col fiatone.
-Riposatevi un po’,povera Blanche….se Aurora me lo consente,le farò io compagnia…-
Aurora assentì,semplicemente chinando il capo.
Blanche sospirò di sollievo,mentre le due donne proseguivano la loro passeggiata.
Per un po’ rimasero in silenzio,poi Magdalene esordì:
-Siete più calma adesso,Aurora?-
La fanciulla respirò profondamente:
-Si,madame…scusatemi per prima…-
Trascorsero qualche altro momento senza parlare,poi Magdalene riprese:
-Perché non volete andare a Parigi,Aurora? Paura dei ricordi?-
La fanciulla scosse il capo.
-No,madame…- mentì,aggiungendo con amarezza-Sono le immagini che suscitano ricordi…e per me ogni luogo è uguale all’altro-.
-E allora?-
-…verreste anche voi?- domandò sollecita.
-No,io… non posso allontanarmi dalla scuola…- si giustificò la donna.
-Bè,avete visto che bel rapporto abbiamo,Alphonsine e io….-ribattè la pianista.
-Ascoltate Aurora…è il vostro rapporto che rende uniche le vostre esibizioni…Voi non avete idea di quanto la vostra musica trasformi Alphonsine…-
-Madame,io…- cercò di interromperla la ragazza.
-Siate generosa ancora una volta,Aurora…è dalla vostra performance che può dipendere una scrittura per tutto il balletto…-
La giovane protestò:
-Non mi pare che monsieur Sindial accenni nemmeno lontanamente a questa possibilità…-
-No,ma voi due dovete invece fare in maniera che ciò accada…- madame Giry ora aveva assunto un tono più animato.
Aurora si accorse di questo cambiamento di tono;c’era determinazione in quella voce,come se la donna avesse raccolto la sfida dell’impresario e volesse battersi sicura di poter vincere.La fanciulla sorrise,leggermente incredula:
-Voi credete che possiamo riuscirci?-
Madame Giry,abbassò la voce,come se le confidasse un segreto:
-Ne sono certa,Aurora!-


Sindial era in teatro,controllando le ultime rifiniture.Nulla sfuggiva alla sua puntigliosità:il direttore dei lavori si manteneva a qualche passo da lui,col fiato sospeso,in attesa del verdetto finale. E ripassava nella sua testa tutti gli ordini ricevuti ed eseguiti negli ultimi giorni,augurandosi di non aver sbagliato niente.
L’uomo dalla maschera,instancabilmente,aveva ispezionato ogni palco,fino alla balconata;aveva controllato la disposizione delle poltrone,persino la qualità del velluto di cui erano rivestite.Poi era salito sul palcoscenico,ed ora osservava i particolari del back stage,col bastone tra le mani che gli serviva a scrutare meglio ogni anfratto e,dove fosse necessario,a indicare al suo interlocutore quello che andava ancora una volta corretto.
-Monsieur Sindial!- Ilia attraversò col suo passo energico la sala e li raggiunse nel back stage.
Il direttore dei lavori tirò un sospiro di sollievo;era più tranquillo,ora che quel diplomatico giovanotto si era unito a loro.
-Ditemi Ilia…-
-E’ arrivato un telegramma di Madame Giry: prenderanno il treno delle dodici da Marsiglia…-
-Bene,Ilia – gli rispose Sindial,che continuava ad osservare le quinte e i fondali,piuttosto poco interessato dalle novità portategli dal segretario. –Occupatevene voi:che siano alloggiate all’hotel *****,poi –una volta sistemate –possono venire a provare …-
-Non volete..incontrarle?- gli domandò il giovanotto.
-No…ah,Ilia…comunicate al nostro albergo di trasferire qui il mio bagaglio…Da stasera prendo possesso dell’appartamento…-
Ilia prese fiato,si guardò un attimo intorno,come per orientarsi,riassunse tra sé le cose da fare e poi si allontanò:
-Sarà fatto…a più tardi,Sindial…-
L’uomo dalla maschera si volse al direttore dei lavori,con un ghigno ben poco rassicurante:
-Vogliamo continuare il nostro giro,monsieur Dupont…sono sicuro che nessuno oserà più disturbarci…-
Il povero Dupont deglutì a fatica,quindi lo seguì a doverosa distanza.




Ilia era andato alla stazione,incontro alle due ospiti dell’Opera.Era leggermente emozionato all’idea di rivedere la splendida Alphonsine:la bellezza di quella fanciulla era davvero mozzafiato…Ma il giovane russo era anche incuriosito all’idea di conoscere finalmente la De Guilerm,la pianista:tentava di dare un volto a quella figuretta che aveva intuito nel buio dell’Opera di Marsiglia,ma non riusciva.
Finalmente il treno entrò rumoroso e stanco nella stazione,fermandosi in un insopportabile stridio di freni e ferraglia.Quando il fumo della locomotiva diradò e il rumore si placò,i passeggeri cominciarono a scendere.
Ilia intravide subito la bella figura di Alphonsine incedere con passo elegante verso di lui;al suo fianco,nascosta ora dalla folla,ora dall’ultimo fumo che diradava,vide dapprima una persona anziana,che non aveva nulla della silohuette intravista nell’ombra.Finalmente,accanto a quella che doveva essere una dama di compagnia,il suo sguardo incontrò per la prima volta Aurora.
Ilia ebbe uno strano turbamento:era una fanciulla esile,delicata,ma al tempo stesso c’era qualcosa in lei di seducente.Forse i capelli morbidi,lucidi,setosi;forse lo strano languore del viso,o il disegno delle labbra?forse la grazia,una grazia innata che emergeva in ogni suo gesto?
Il giovanotto si schiarì la voce,distolse lo sguardo dalla pianista,tolse il cappello e andò incontro alle tre nuove arrivate,rivolgendosi ad Alphonsine:
-Sono lieto di rivedervi,madamoiselle Segnier…- le disse,con un sorriso sincero.
Alphonsine rimase un attimo sulle sue;lo salutò,cortesemente,quindi gli presentò le sue compagne di viaggio:
-Madamoiselle De Guilerm…
-Onoratissimo- disse Ilia,inchinando leggermente il capo.
-E madame Blanche Levigny,sua zia…-
-Madame…- si inchinò ancora il giovane. –Signore,precedetemi verso l’ingresso,mentre mi occupo dei vostri bagagli…-
Disbrigate queste faccende,raggiunse di nuovo il terzetto,invitandole a salire sulla carrozza che monsieur Sindial aveva messo loro a disposizione.
-Quando conosceremo questo fantomatico monsieur Sindial?- domandò,leggermente ironica Alphonsine.
Ilia sorrise,glissando:
-Quanto prima,madamoiselle….intanto credo vorrete sistemarvi in albergo…- così dicendo aiutò ciascuna delle tre a prendere posto in carrozza,unendosi infine a loro a bordo.
Ogni tanto,con la coda dell’occhi,Ilia gettava uno sguardo ad Aurora,che finora era rimasta in silenzio.
-Il viaggio è stato faticoso?...- domandò sollecito.
-Non più di tanto,monsieur- rispose madame Blanche –Certo,andare in albergo a rinfrescarci un po’ non ci farà male..-
Deluso dall’impossibilità di interloquire con la silenziosa pianista,Ilia sospirò un po’,poi sorrise alle altre due,conversando del più e del meno.
Le lasciò davanti all’albergo,anche in questo caso assicurandosi che scendessero comodamente dalla carrozza.
L’ultima fu proprio madamoiselle De Guilerm,che gli sorrise appoggiandosi alla sua mano,ripagandolo con un:
-Grazie di cuore,monsieur Semonov…-
Ilia le seguì con gli occhi entrare nell’albergo,avvertendole:
-Verrò a prendervi alle cinque…-
Poi con uno strano impasto di sensazioni nel cuore,risalì in carrozza,ordinando:
-All’Opera!-



Arrivò in teatro,in tempo per vederne sgusciare fuori il malcapitato Dupont,sudato e affannato:
-Tutto bene,monsieur?- gli domandò,incoraggiante.
L’altro seppe solo accennare di sì,col capo,esausto e incredulo.Ilia entrò in platea:sulla scena si provava il Mefistofele,di un artista italiano quasi misconosciuto,Arrigo Boito.Era il momento dell’epilogo: Faust, ritornato ancora una volta vecchio sta edificando un nuovo mondo e, affascinato dall’opera che sta compiendo canta l’aria “Giunto sul passo estremo”laddove si lascia indurre a dire all’attimo fuggente ‘Arrestati, sei bello…’ Il tenore cantava con intensità,accompagnato da una musica appassionata e solenne insieme.Senza far rumore,Ilia andò a sedersi in fondo alla sala,a fianco di Sindial;questi volse brevemente lo sguardo su di lui,quindi continuò a seguire in silenzio la prova.
-Che ve ne pare,Ilia?- gli domandò senza staccare gli occhi dalla scena.
-Mi sembra…una soddisfacente prestazione…- rispose lui,misurando le parole.
-Questa musica…questa voce…Credete piaceranno ai Parigini?-
Il giovanotto avvertiva la tensione nella domanda del suo principale.Stette a pensare prima di rispondere:
-Chi si intende di musica,monsieur,saprà apprezzare la novità…gli altri…sapete che vengono a teatro più che altro per soddisfare la loro insensata sete di mondanità:per loro avete confezionato un teatro che è un gioiello…-
Sindial lo guardò appena,poco convinto.Poi passò a un altro argomento:
-Avete ricevuto le nostre due virtuose ospiti?-domandò,col solito tono irridente.
-Si…sono in albergo:alle cinque andrò a prenderle…sono ansiose di conoscervi,Sindial…-
L’uomo si alzò,battendo con discrezione le mani alla compagnia che aveva concluso la prova e lasciando cadere queste poche parole all’indirizzo del segretario:
-Non posso dire lo stesso di loro…-
Ilia lo rincorse:
-Che intendete dire?...non volete che ve le presenti?-
-Ilia!- sembrava quasi rimproverarlo -Sapete come certe convenzioni mi siano strette…le conoscerò,se capiterà l’occasione…-
-Ma…- Il giovane non insistè,scuotendo rassegnato la testa.
-Come vi sentite Aurora?...siete pallida
La giovanetta sorrise,rassicurante:
-Sto bene,Blanche…non preoccupatevi…-
La anziana donna non era tranquilla però.Tra poco quel bel giovanotto sarebbe tornato a prenderle,per condurle all’Opera:come avrebbe reagito Aurora rientrando in quel luogo?...
-Lo so cosa state pensando,mia cara….ma vedete:per me non cambia nulla stare a Parigi o a Marsiglia o…in qualsiasi altro luogo…Non preoccupatevi,vi prego:non fate altro che trasmettermi ansia…-la rimproverò.
Finalmente un commesso le avvertì che una carrozza le attendeva davanti all’ingresso.Per le scale incrociarono Alphonsine e,insieme,montarono sulla carrozza che le portò proprio davanti all’entrata principale del teatro.
Smontando,Alphonsine prima,Blanche poi rimasero un attimo ferme sul predellino,incantate:l’Opera ora aveva un aspetto nuovo,aveva perso quel che di minaccioso,pesante ne caratterizzava la facciata;era arioso,agile,sembrava slanciarsi verso il cielo, sulle ali del Pegaso che trionfava sul suo tetto.
Smontò anche Aurora,appoggiandosi delicatamente al braccio offertole da Ilia.Il giovane offrì l’altro braccio ad Alphonsine,scherzando:
-Sfortunatamente,madame Levigny…ne ho solo due,di braccia…-
-Scherzate pure,mio caro…- ribattè lei- Vorrà dire che vi seguirò…umilmente…-
-Ma no…- disse timidamente Aurora,cercando l’appoggio fidato di Blanche.
Ilia la rassicurò,insistendo:
-Vi prego,madamoiselles..concedetemi di introdurvi entrambe, personalmente…-
Così dicendo,varcarono insieme il portone.
In teatro c’era un gran fermento:cassieri,commessi,maschere,tecnici…tutti erano stati convocati per l’allestimento dell’opera che avrebbe inaugurato la stagione.Incrociando ciascuno di loro,Ilia riceveva un saluto rispettoso e caloroso insieme,cui rispondeva prontamente,spesso ricordando il nome di ciascuno.
-Chissà se riusciremo a guadagnare l’ingresso della sala…Quante persone abbiamo già salutato?- disse,confessando un po’ di sana stanchezza.
-Direi dieci…almeno- gli rispose Alphonsine,che guardava eccitata tutto quel gran fermento,ansiosa di entrare in platea.Ricordava anche lei l’ultima volta che aveva visto il teatro,cinque anni prima.Era così desiderosa di andarvi che aveva trascinato tutte le sue compagne:una vera e propria insubordinazione...riuscita approfittando dell’assenza della Giry!
E poi…che catastrofe:il lampadario che precipitava,l’incendio…Ora era incredula:quello non era più il teatro che conosceva,aveva uno stile nuovo,che un po’ la disorientava.
-Eccoci…prego,accomodatevi in platea…- disse Ilia,sollevando una cortina damascata,al di là di una porta di legno, imbottita in pelle.
Alphonsine entrò per prima,avanzando nel corridoio tra le poltrone,estasiata:gli occhi puntati sul gran palcoscenico,dove da poco erano finite le prove.Dove si immaginò volteggiare,in un trionfo di applausi…
Ilia la seguì con lo sguardo,sorridendo compiaciuto.
Poi si volse ad Aurora.Questa era ferma un po’ più indietro,appoggiata a una poltrona:aveva gli occhi socchiusi e ispirava profondamente,con una strana espressione sul viso.
Ilia si accorse con un attimo di ritardo che la giovane donna stava quasi per perdere i sensi;la raggiunse,le chiese,sollecito:
-Tutto bene,madamoiselle?...volete sedervi un po’?...- così dicendo la aiutò a sedersi – Permettete che vi faccia portare un po’ d’acqua?-
Sopraggiunse trafelata Blanche:
-Aurora,bambina mia…state bene?-
Ilia era un po’ stupito,disorientato.Alphonsine si riavvicinò anche lei.
-Che ti succede Aurora? Brutti ricordi?- le domandò,piuttosto ruvida.
Era sopraggiunto un ragazzo con un bicchiere d’acqua,tempestivamente avvertito da Ilia.
-Bevete,prego…- le disse,aiutandola- Di che ricordi parlate,se posso essere indiscreto?-
-Noi eravamo presenti quando il teatro bruciò..- raccontò,senza remore Alphonsine – Ci salvammo a stento…-
-Mi dispiace – disse Ilia,sinceramente desolato –Non ne ero al corrente…
-E’ da allora che Aurora…- si lasciò sfuggire la dama.
-Blanche!- la richiamò quella,perentoria.
La anziana donna tossì,si schiarì la voce:
-Soffre di capogiri…- terminò poi.
Ilia tentò di rassicurarle:
-E’ passato un lustro da allora…e non avete più nulla da temere…-
-Io non ho paura,monsieur…non ne ebbi nemmeno allora…se anche dovessi imbattermi in quell’abietta creatura,saprei come affrontarla!- disse spavalda Alphonsine.
Il giovanotto sembrò sorpreso:
-Di chi parlate?...-
-Del cosiddetto ‘Fantasma’…Quello che rapì la Daaè,sapete?-
-Oh si. –accortosi del persistente turbamento di Aurora,Ilia tentò di glissare -credo che non ci sia più nulla da temere,da lui …sarà perito nell’incendio…-
-Oh…- si lasciò sfuggire Aurora,con un tono quasi di rammarico –Ho sempre provato una pena infinita,per lui…-
Alphonsine sollevò gli occhi al cielo,spazientita.
-…Pena per quel demonio?per quell’ossesso?...Aurora,a volte credo che tu lo faccia apposta a contraddirmi…-intanto si era seduta in poltrona,aveva accavallato le splendide gambe che si intuivano sotto la gonna di chiffon e aspettava,battendo nervosamente il piede sul prezioso rivestimento damascato del pavimento,che la compagna si decidesse a stare meglio.
Ilia rispose con dolcezza ad Aurora,a voce bassa:
-Forse ha trovato finalmente la pace che cercava…-
Lei sorrise,debolmente.Poi si riebbe,alzandosi:
-Ora sto meglio..possiamo proseguire…-
Alphonsine si alzò immediatamente,poi avendo alzato gli occhi al soffitto,domandò:
-Che cosa raffigura l’affresco centrale?-
Aurora rispose a fior di labbra,mentre Ilia diceva ad alta voce:
-Amore e Psiche…-
-….è stato elaborato su cartoni dello stesso monsieur Sindial…-
-Oh davvero?- domandò Alphonsine,cui l’affresco già non interessava più.Ora era di nuovo al braccio di Ilia e gli domandava: -Spero che alla fine della visita lo incontreremo…ditemi di sì!-
-Ve lo direi volentieri..ma credo sia troppo impegnato…-
-Ma è qui?...in teatro?- domandò ancora la ballerina,guardandosi intorno,come per cercarlo.
Ilia rise,ma non rispose.Si divertiva a stuzzicare la giovane,a innescarne le studiate strategie:era così bella quando tentava di sedurlo…e anche di più quando gli metteva il broncio.


Ora Ilia stava mostrando loro la buca dell’orchestra,col podio del direttore e i leggii ingombri di spartiti.Dalla buca si poteva accedere sul palcoscenico mediante una scaletta.Quando fu sulla scena, Alphonsine non seppe rinunciare all’emozione di una piroetta…concludendola poi con un inchino grazioso,rivolto all’inesistente pubblico.
Semonov la applaudì,scherzosamente:
- Ma che brava…!-
La giovane rise,entusiasta.
Aurora toccava il pesante tessuto del sipario,sentiva ondeggiare gli scenari sul fondale:anche lei era eccitata dal trovarsi là…aveva tanto desiderato vederlo e salirvi,un giorno.
-Dove proveremo,monsieur Semonov? Direttamente qui?- domandò al segretario di Sindial.
-Dove preferite,madamoiselles….-
-C’è anche una sala da ballo specifica?-
-Certo…è sopra,al secondo piano,non lontano dalla direzione:monsieur Sindial sperava che potesse riaprirsi la scuola di ballo dell’Opera,come sapete:c’è un gymnasium,già fornito di specchi ,spalliere e di un piano…Volete seguirmi?-
Questa volta uscirono dalle quinte,attraversarono il back stage e si ritrovarono in un’ala del teatro,molto simile all’interno di un collegio signorile;salirono due rampe di scale ariose,classiche,ingentilite da una elegante balaustrata di ferro smaltato e si trovarono su un piano attraverso cui si accedeva a un lungo corridoio;sul corridoio si affacciavano diverse porte,tutte aperte.Solo l’ultima in fondo,appena visibile nella penombra,era severamente chiusa.
-Prego,madamoiselle…è qui…- Ilia le introdusse nel Gymnasium,cui si accedeva dalla prima porta:era un salone che si allungava in profondità,sul fondo del quale un ampio specchio rivestiva tutta la parete;mentre una sbarra correva lungo il muro principale e tre larghi finestroni facevano luce dalla parte opposta.A metà sala,uno splendido pianoforte a coda campeggiava,con la sua linea inconfondibile.
-E’ una sala bellissima!- disse Alphonsine,che entusiasta si mise sotto il braccio di Aurora e finse di indicarle tutto quello che avrebbero avuto a disposizione.
Aurora strabiliava anche lei;poi avvicinatesi al piano.Alphonsine la aiutò ad accomodarsi sul seggiolino;aprirono la tastiera e la pianista accennò velocemente a una scala:il suono era limpido,come lo scorrere di un ruscello di campagna…
A bassa voce,Aurora suggerì alla compagna:
-Chiedi se possiamo rimanere un po’ da sole…vorrei parlarti…-
L’etoile assentì,poi si rivolse a Ilia:
-Monsieur Semonov…voi avrete mille adempimenti da svolgere…Siete stato un ‘anfitrione’ eccezionale,ma ora vi lasciamo libero…Vero,Aurora?-
-Certo…anche voi,Blanche..andate pure a bere qualcosa di fresco nel foyer…- confermò quest’ultima,licenziando anche la sua dama di compagnia.
-Madame- disse allora Ilia,rivolgendosi all’anziana signora- Ho l’impressione che ci stiano …ahem.. congedando:permettete?- così dicendo,offrì il braccio alla Levigny e uscì dalla sala,inchinandosi. –A più tardi,madamoiselles…-
-A più tardi,monsieur Semonov…-

Rimaste sole,Alphonsine proruppe,eccitata:
-Aurora:è bellissimo!...è dieci volte più grande,elegante …ricco dell’Opera di Marsiglia!...Non hai idea della grandiosità,del palcoscenico…e che dire del back stage…tutti i particolari sono curatissimi…Se tu vedessi questa sala…Quando eravamo alla vecchia scuola,ce la sognavamo:c’è una luce … e uno specchio…il piano…-
La pianista era seduta al piano e seguiva con l’immaginazione la descrizione euforica della compagna,sorridendo tra sé.
-Alphonsine..Alphonsine..adesso però calmati…-la richiamò a un tratto,sentendola volteggiare come invasata per tutta la sala.
Con un lungo sospiro,la ballerina si ricompose.Si avvicinò al piano e domandò:
-Hai qualcosa da dirmi?-
-Si…ascolta…Ci hanno dato delle provinciali,ricordi?-
La giovane etoile si irrigidì.Ricordava,con molto rammarico.
-Ebbene…io avrei una proposta…-
Alphonsine era incuriosita,ma ebbe l’impressione che qualcuno potesse spiarle.
-Aspetta…- disse e si avvicinò alla porta del salone,anche questa imbottita di pelle,per accostarla.I suoi occhi indugiarono sull’uscio alla fine del corridoio,che sembrava essersi richiuso appena un attimo prima che lei potesse intravederne il misterioso occupante.
Delusa,ma al tempo stesso incuriosita dalla proposta cui accennava Aurora,Alphonsine tornò sui suoi passi.
-Dimmi allora…-
La pianista si schiarì la voce:
-Madame Giry mi ha detto che dalla nostra esibizione potrebbe dipendere una scrittura per tutto il balletto…-
-Bè,questo lo sapevo anch’io…-
-Ebbene…loro credono che noi siamo solo una compagnia di provincia…facciamogli invece cambiare idea!- Aurora era piuttosto infervorata.
-E come,Aurora?-domandò sospettosa la ballerina.
-…Osiamo,Alphonsine…montiamo una coreografia nuova!-
-Cosa?...vorresti ,vorresti contravvenire alle disposizioni di madame Giry?-Alphonsine era incredula.
-Quali disposizioni?...lei non ci ha detto nulla,riguardo al pezzo da eseguire…-
-Non ce lo ha detto,perché sa che faremo quello stesso che abbiamo ripetuto ogni sera a Marsiglia…-
Aurora tacque,sfiorando i tasti,con una strana espressione sul viso.
-Che ti succede,mia cara?...hai forse paura?- domandò a un tratto,leggermente ironica.
-Paura io?...e di che cosa?...-si ribellò l’altra- Forse si:paura che tu voglia giocarmi qualche tiro dei tuoi!-
Aurora sorrise,sarcastica:
-Brrrrr….la terribile Aurora!-
-Io lo so dove vuoi arrivare,mia cara:non hai potuto scalzarmi come prima ballerina,adesso tenti di rubarmi la scena,pestando i tasti!-
-Smettila!...sai bene che non è vero…- troncò netta la pianista –Allora:vuoi almeno sentire cosa potremmo fare…o hai già deciso di no?...In fondo immagino che a te non importi nulla che il balletto abbia o no una scrittura,quando puoi ottenerne una solo per te!-
Alphonsine era furente.
-Ma che cosa ti è successo,piccola fragile Aurora de Guilerm…Hai tirato fuori le unghie appena entrati qui dentro…e la tua tragica,infelice condizione? È già passata?-
Aurora strinse i denti,ferita.
-Non direi…-
La ballerina non la lasciò finire:
-Io tengo alla scrittura per il nostro balletto almeno quanto te…ma se permetti,conosco mille vie per ottenerla…- c’era l’orgoglio per la propria bellezza nell’espressione sprezzante di Alphonsine,la propria sana e prorompente bellezza.
L’altra tacque;metabolizzò la rabbia,quindi sibilò:
-Dì piuttosto che non sei all’altezza di montare una coreografia da sola…perché lo sei davvero,una piccola ballerina di provincia!-
Alphonsine la guardò come volesse incenerirla.
-Attenta Aurora…qui non c’è nessuno che ti protegge…- le disse minacciosa.
-Risparmia le tue energie,madamoiselle Seignier…dobbiamo provare!- Aurora cominciò a introdurre l’overture della Silfide.
Alphonsine si cambiò,in silenzio;quindi cominciò a fare degli esercizi di riscaldamento.
La due ragazze non scambiarono più una parola,per tutto il tempo della prova.


Era calata la sera.Blanche bussò discretamente alla porta del salone,quindi la aprì.
-Aurora…avete finito,per stasera?- domandò,infilando il capo all’interno.
-Si…credo…- le rispose la pianista. –Entrate Blanche…-
La dama entrò:la sala era stranamente silenziosa,gelida.Era ovvio che il rapporto tra le due giovani artiste non era dei migliori.Blanche preferì tuttavia non indagare.
Approfittando del suo arrivo,Alphonsine si allontanò,con la scusa di cambiarsi.Cosa che fece in fretta,per poi uscire,silenziosamente nel corridoio:quella porta in fondo la attirava,come una calamita.
Monsieur Sindial si faceva desiderare…ebbene,lei sarebbe andata a cercarlo:era ansiosa di conoscere l’artefice della risurrezione dell’Opera,l’uomo che avrebbe potuto fare di lei una stella,di prima grandezza.
Cautamente avanzò nel corridoio,sfiorando le pareti,incerta,nel buio.
La porta ora era davanti a lei,la maniglia sotto la sua mano:Alphonsine deglutì,inspirò,poi fece per abbassarla,quando una voce alle sue spalle la fece sussultare:
-Non vi sembra di essere piuttosto indiscreta,madamoiselle?-
La giovane si voltò:intravide una sagoma alta ed elegante vicino a lei.Un uomo,dal tono di voce vellutato,ma dall’espressione tagliente come una lama:era Sindial?
La mano guantata di pelle dello sconosciuto abbassò la maniglia,schiuse la porta e col gesto accompagnò l’invito:
-Prego:volevate entrare?-
Alphonsine si schiarì la voce:
-Forse mi sono persa,monsieur…?- si giustificò,varcando comunque la porta che le veniva aperta.
Era uno studio:una scrivania vi campeggiava,dando le spalle ad un’ampia vetrata,protetta da pesanti cortine di velluto porpora e oro.Alle pareti una libreria,pochi quadri,per lo più di scuola olandese. Poi un’altra porta,a vetri,che introduceva in una zona riservata.
La domanda di Alphonsine era rimasta senza risposta;l’uomo si era avvicinato alla finestra e aveva accostato la tenda,quindi si era rivolto alla giovane,mostrandole il profilo non mascherato.
-Sindial…come naturalmente immaginavate…- rispose finalmente lo sconosciuto.
Alphonsine lo guardò:era un uomo estremamente affascinante…ne fu turbata,positivamente e accennò a un sorriso.
Poi lui le si rivolse di faccia,aspettando di vederne la reazione,con compiaciuta sicurezza.
L’altra metà del suo viso,coperta da una maschera argentea,spaventò Alphonsine,che rabbrividì.
-E voi,madamoiselle? Siete una delle ‘muse ‘ nostre ospiti?-domandò l’uomo,indicandole una sedia dove accomodarsi.
Lei esitò,poi si sedette:
-Alphonsine Segnier,monsieur..- rispose.
-E chi siete? Tersicore o Euterpe?...-
Stordita,disorientata,Alphonsine rimase senza risposta.Poi riuscì a dire:
-Io..io ballo,monsieur…-
-Ah…-disse lui,accennando a un sorriso,glaciale- E perché eravate così desiderosa di conoscermi,madamoiselle Segnier?-
Alphonsine era senza parole.Intimidita,spaventata,mortificata.Sentì che doveva reagire,in qualche modo.Ci provò:
-Ve l’ho detto,monsieur…nel buio,devo essermi persa…non credevo…non sapevo…-
In quella,qualcuno,dopo aver bussato con discrezione alla porta,si annunciò:
-Sindial?posso entrare?-
-Venite pure Ilia…-
Semonov entrò,stupito di trovare là anche la giovane etoile.
-La nostra giovane Tersicore si è perduta nei meandri dell’Opera,Ilia…- gli spiegò l’uomo,sempre leggermente sarcastico. –Siate gentile:riaccompagnatela,o non troverà più la strada di casa…-
-Certo…- rispose solerte il giovanotto,porgendo il braccio alla ballerina.Alphonsine si sentì sollevata;si appoggiò alla destra proffertale dal segretario di Sindial,accennò a un saluto verso quest’ultimo e si affrettò a raggiungere Aurora e Blanche,che la aspettavano per tornare in albergo.


‘Le due figure,don Juan e Aminta ,si stavano incrociando ora su una sorta di ponte sospeso…Ma improvvisamente la musica cambiava:non più carnale desiderio,ma disperato bisogno di amore…
A un tratto.il dramma falso diventava tragedia vera.Alla disperata richiesta dell’uomo,Aminta rispondeva con un gesto impietoso,strappandogli la maschera…L’uomo che cantava sul palcoscenico non era il tenore Piangi :era…o mio Dio…chi era mai?’
Con un sussulto Aurora si strappò a quell’incubo che la perseguitava.
Era nel suo letto,sudata e ansante.Dalla finestra leggermente aperta un refolo d’aria entrando smuoveva piano le tende di merletto;la stanza era buia e silenziosa,tutto era buio intorno a lei,come sempre.
-Blanche?- chiamò,alzando appena la voce,ancora impaurita,stremata.
La Levigny sopraggiunse sollecita.Chiuse la finestra,e,appoggiato il lume sul comodino della fanciulla,si sedette al suo capezzale,tenendole la mano.
-Sono qui,bambina mia…è finito,non aver paura…- la rassicurò – Tieni,bevi un po’ d’acqua…-
La giovane prese il bicchiere tra le mani,bevendo assorta.
-Erano giorni che non lo sognavo più…- confessò.
-Dovevate aspettarvelo,tornando all’Opera…Non è vero che ogni luogo è uguale a un altro,Aurora…Anche se non avete ‘visto’,i ricordi…-
La fanciulla la interruppe:
-…ma io ‘ho’ visto,Blanche…-
-Che dite?...-la anziana dama era incredula.
-Quando ho avuto quel malore…ricordate?...è stato allora:io ho visto il teatro!...ho visto i palchi,l’oro e il rosso,la cortina di velluto del sipario,lo stemma sopra il palcoscenico…l’affresco,di Amore e Psiche…Io li ho visti,Blanche…-
-Oh..ma..e allora?-
-E’ stato solo un momento…ma potrei descrivervi ogni particolare:chiedetemelo,se non ci credete!-
La dama tacque un momento,osservandola con amore.
-Ci credo,Aurora…e credo anche che sia un buon segno,bambina mia…Forse finalmente siete sulla via della guarigione!-
La pianista scosse la testa,rassegnata.
-Per un attimo l’ho creduto anch’io…ma poi è tornato di nuovo il buio…-
Blanche le carezzò la testa,poi il viso,con tenera comprensione.
-Tornate a dormire….resterò qui,sulla poltrona a farvi compagnia…-
-Grazie…- le disse,sorridendole e stringendole la mano,grata.


Anche Alphonsine dormì male,quella notte,rigirandosi a lungo nel letto,in attesa di prendere sonno;il viso inquietante di Sindial le tornava di continuo a mente: quando all’alba,finalmente riuscì a prendere sonno,fu un sonno agitato dall’immagine ricorrente di quell’uomo strano,che la osservava e rideva,sarcastico,diabolico…
Al mattino si vestì in fretta e scese giù presto per la colazione:aveva bisogno di incontrare persone allegre,gente normale e indaffarata nella vita di tutti i giorni.Scambiò battute con i camerieri,con i vicini di tavolo…e a poco a poco sembrò rasserenarsi.
Alle nove,in albergo,sopraggiunse anche Ilia.Era in anticipo,rispetto all’appuntamento che si erano dati e fu piacevolmente stupito di incontrarla nella hall.
-Mi fate compagnia?...debbo ancora fare colazione..- le chiese,affabile.
-Con piacere…-rispose lei,con insolito entusiasmo.
In attesa che lo servissero,Ilia le domandò:
-Allora…eravate così desiderosa di conoscere monsieur Sindial…poi non mi avete detto più niente…Che impressione ne avete avuta?-
Alphonsine deglutì,visibilmente turbata.
Ilia era distratto,conversava piuttosto superficialmente.Ma si accorse del suo turbamento:
-Ebbene?...che vi succede,Alphonsine…sembrate spaventata?- le domandò,un po’ malizioso.
La fanciulla fu sincera:
-E lo sono…non ho dormito tutta la notte…-
-Davvero?- Semonov era stupito.
-A voi non fa paura,lavorare per quello strano individuo?-
Il giovanotto addentò una tartina imburrata,bevve un sorso di tè,poi rispose:
-Alludete alla maschera?...-
-Bè…si…alla maschera e anche al modo di fare…così distante,così impassibile…-
Ilia sospirò.Poi le disse:
-Dal primo momento che l’ho conosciuto,ho provato solo istintiva ammirazione per lui…Ma posso capire che una fanciulla come voi ne possa rimanere inizialmente imbarazzata…-
Alphonsine abbassò la testa,assentendo.
-…mi auguro che possiate conoscerlo meglio…Vedete a volte lui fa di tutto per allontanare da sé le persone…-
-Oh,con me non dovrà darsi troppo da fare…- esclamò lei –mi guarderò bene dall’incontrarlo da sola un’altra volta…-
Ilia rise,di gusto.Poi le indicò Blanche e Aurora che erano comparse sulla soglia della sala e li attendevano.
- Andiamo…E’ già tardi!- la sollecitò.



La carrozza li fermò di nuovo davanti al teatro,ma questa volta sarebbero entrati dall’ingresso posteriore,visto che ancora il palcoscenico era impegnato dalle prove del ‘Mefistofele’.Ilia aiutò le tre donne a smontare,poi si licenziò.
-Non vi fermate a teatro?- domandò Blanche,cortesemente.
-No,madame….oggi ho mille incombenze da portare a termine…Ci vedremo in serata,spero!-
Quindi risalì in carrozza,rivolgendosi affabile al vetturino:
-A Versailles,per favore…-
Lentamente,il cavalli assunsero un passo regolare.Ilia guardò dal finestrino la Senna scorrere lenta lungo l’Ile de la Citè,lambendo i fianchi di Notre Dame,poi a poco a poco la città sparì alle sue spalle e la campagna radiosa lo accolse.
Trasse di tasca il suo amico taccuino,alitò sulla matita,ripensando alle parole di Alphonsine:’così distante,così impassibile…’ Tale era sembrato anche a lui,la seconda volta che lo incontrò…
Riprese a scrivere,ispirato.

“Sindial

Per mesi non seppi più nulla di lui,finendo per dimenticare quasi tutto di quello strano incontro.
La mia vita era sempre in bilico tra l’occasione buona e l’indigenza.Da una settimana avevo trovato lavoro come fattorino presso il teatro Malinskji.
Il coreografo,monsieur Petipa,mi aveva preso in simpatia,accortosi che nonostante il mio aspetto ‘ruspante’ e la mia provenienza ‘agreste’,avevo una qualche sensibilità artistica..insomma non ero digiuno di musica.
Questo tuttavia mi garantiva solo un lavoro,ma sempre un lavoro materiale.Correre a destra e a manca a rimediare commissioni,ordinativi;a ritirare il costume della prima donna o gli stivali del ‘franco cacciatore’….Avevo uno stipendio settimanale che bastava appena a pagarmi la stanza dove alloggiavo e qualche lusso,come i libri –in francese e in inglese – che divoravo quotidianamente..anzi,farei meglio a dire ogni notte,quando finalmente riuscivo a ritagliarmi un po’ di tempo per me.
Ormai nemmeno al porto riuscivo ad andare più e avevo accantonato ogni velleità artistica…il romanzo della mia vita,forse lo avrei scritto solo dopo averla completamente vissuta…
I giorni si succedevano ai giorni e mi stavo cominciando ad adattare a quella routine che,tutto sommato,almeno mi teneva in contatto con un ambiente affascinante,quando improvvisa arrivò la mannaia…
Un compaesano bussò una mattina all’alba alla porta della mia ‘casa’;portava una lettera di mia sorella…Nostra madre stava male,molto male e c’era bisogno di soldi.Ivanka era disperata e sola:ricorreva a me,come ultima risorsa…
Avevo appena speso gli ultimi spiccioli della paga settimanale.Non avevo soldi da parte.Mi odiai,per la mia sprovvedutezza,per il mio egoismo.Andai poi a elemosinare un anticipo presso il direttore del teatro,che finì per allungarmi una banconota,toccato dalla mia disperazione.
Ma cosa avrei potuto fare con quei soldi? A stento pagarmi il viaggio per *****,il mio paese:e poi?arrivato là?
Entrai in un locale del porto,a bere.A istupidirmi,a dimenticare.
-Datemi una bottiglia di vodka…- chiesi al bancone.
-Sono 2 rubli,signore…-
Tirai fuori la mia banconota e mi accorsi che gli occhi di tutti i presenti la osservavano con avida bramosa curiosità.Ebbi paura,me la rimisi in tasca e uscii senza comprare niente.
Sulla soglia,un ometto scuro mi fermò:
-Volete raddoppiare quella bella banconota,amico…triplicarla..moltiplicarla?-
Cercai di sfuggire alla sua presa;mi sentivo irriso.
-Non mi credete?...venite con me…giudicherete coi vostri occhi!-
-Lasciatemi andare!- dissi,ma finii per farmi trascinare da lui.Scivolammo lungo gli edifici del porto,superando anche l’ultimo molo.L’uomo lanciò uno strano fischio e dalla nebbia emerse una barchetta,che accostò silenziosamente.
-Prego,amico…- disse l’ometto.
Mi imbarcai;al timone un vecchio marinaio dalla barba incolta e il viso duro e inespressivo.Rabbrividii:era forse una discesa all’inferno,quella in cui mi lasciavo trascinare?
La barca attraversò la nebbia,silenziosa.Poi una fantasmagoria di luci e suoni confusi attrassero la mia attenzione: la sinuosa carena di un panfilo comparve come per incanto davanti a noi,illuminato a festa….
Era là che avrei moltiplicato i miei soldi….nella casa da gioco più esclusiva di San Pietroburgo…”

La carrozza si fermò,davanti a un villino elegante.Il vetturino avvertì Ilia,che mise da parte i suoi appunti e smontò.



Aurora era appoggiata al vetro di uno dei larghi finestroni dell’aula di danza.Poteva sentire il sole carezzarle il viso e il corpo:era una sensazione che le dava energia e al tempo stesso la confortava.
Alphonsine si era cambiata:entrando la trovò così,assorta,lontana…Tossì appena per farle sentire la sua presenza.La pianista si volse a quel richiamo e con cautela si avvicinò al piano,sedendo.
-Ascolta Aurora…- esordì la ballerina –perché non ne riparliamo con calma…?-
La pianista aveva sollevato la plancetta del pianoforte,sempre in silenzio ed ora ne sfiorava i tasti.
-A cosa alludi,Alphonsine?- domandò,con uno strano distacco.
-Al discorso di ieri…- la compagna le si sedette vicino,cercandone la complicità anche fisicamente. –Dimostrare che non siamo delle provinciali…-
-Come mai questo cambiamento repentino?...- un leggero velo di sarcasmo era avvertibile nella voce di Aurora.
Alphonsine si alzò,bruscamente.Si allontanò e,parlando quasi a se stessa,con le spalle alla compagna,affermò:
-Forse è l’unica maniera per ottenere la scrittura…-
-(Oh…e le ‘altre mille vie’?già percorse tutte,Alphonsine?)- avrebbe voluto ribattere Aurora,ma si limitò a pensarlo:in fondo anche lei,ora,aveva perso la grinta della sera prima.
Alphonsine infatti rimase stupita che Aurora non infierisse,ritornò a voltarsi verso di lei:
-Allora..non vuoi dirmi cosa avevi in mente?-
-Si…qualcosa di cui ho solo sentito parlare…è un balletto italiano,ma lo hanno già dato a Londra,tempo fa…-
-Si?...
-Io sono sicura che al palato fine dei nostri ospiti potrà piacere,perché è molto vicino al gusto dei Russi…-
Alphonsine era ansiosa di sapere di cosa si trattasse:
-Vuoi dirmi qual è?- domandò.
-L’Esmeralda…è un balletto ispirato al Gobbo di Notre Dame,sai…il romanzo di Hugo…- Aurora sembrava aver recuperato la sicurezza della sera prima.
-…non conosco il balletto,ma..conosco la storia:è una zingara,vero?-
-Si,Alphonsine..una zingara bellissima…e sfortunata…-
Brevemente Aurora ricordò all’amica la storia di Quasimodo ed Esmeralda,di Frollo e di Phoebus…
- Noi potremmo eseguire la scena in cui Esmeralda danza,per sedurre Phoebus…senza sapere che anche gli occhi di Frodo e di Quasimodo sono fissi su di lei….Danza per l’uomo che ama,dunque è una danza innocente e seducente a un tempo…-
Alphonsine riflettè un attimo,in silenzio.Poi chiese:
-Come facciamo per lo spartito…lo conosci?-
La pianista sorrise,con una espressione soddisfatta:
-No,ma ho già chiesto a Blanche di procurarselo…sai,sono anni che lei acquista spartiti per me,proprio da una tipografia qui a Parigi…-
-E lo hai già?- Alphonsine era sospettosa.
-Stasera…lo avrò stasera…- Aurora era sulla difensiva.-Blanche me lo leggerà…lo studierò stanotte…-
Calò il silenzio tra le due.Alphonsine sbottò:
-E fino a stasera? Che cosa facciamo?...ci giriamo i pollici…-
Aurora sembrò inizialmente mortificata.Poi si difese:
-Tu puoi esercitarti alla sbarra,cominciare a pensare al tuo personaggio,…alla coreografia …-
-Si certo…senza conoscere la musica,il ritmo…-
-Ma non si tratta solo di musica,Alphonsine…-
-Guarda,ti prevengo:non venirmi a dare lezioni,chiaro!- la zittì la ballerina.
Aurora si spazientì;aggredì la tastiera sotto di sé,sfogando sulle note di Beethoven la rabbia repressa.
Poi si interruppe bruscamente:
-Vuoi farlo davvero o no,Alphonsine?-
La compagna era alla sbarra,che concentrava le sue energie sull’esercizio fisico.
Si fermò anche lei.
- si…-
Aurora sospirò,sollevata.
-Ma se domani non conoscerai perfettamente la musica…allora rinunciamo e basta!-


Ilia rivide Sindial solo nel tardo pomeriggio.L’impresario era nel suo studio,intento a disegnare:sembravano costumi,ma era difficile capire se stesse lavorando,sperimentando delle idee o semplicemente proiettando la sua infaticabile energia in una qualche direzione…
-Entrate Ilia…siete stato a Versailles?-
-Si…ho parlato con monsieur ******,il maestro di danza:verrà all’inaugurazione e,in quella occasione,prenderà una decisione…-
-Come vi è sembrato?- domandò Sindial,senza alzare il viso dai suoi schizzi.
Ilia allungò il collo,cercando di capire quale fosse l’oggetto di tanta concentrazione;poi si schiarì la voce:
-Non saprei dire….è un uomo anziano,ma ancora molto consapevole del proprio valore…-
-Auguriamoci che le vostre piccole muse lo ispirino…-Sindial aveva alzato il viso,posando la matita,a lavoro concluso.
-Non sono mie…- ribattè Semonov.
L’altro si era alzato,lasciando perdere quel foglio che prima sembrava interessarlo tanto.
-No?...- domandò,con leggera malizia.
-Tutt’al più sono nostre…- continuò il giovane fingendo di non raccogliere la larvata ironia del suo principale,e occhieggiando sempre più vistosamente il disegno lasciato incustodito sul tavolo.
-Guardatelo pure,Ilia…- gli disse,sogghignando Sindial.
Era l’imitazione di un fregio ionico:Apollo e le nove muse…e Tersicore era straordinariamente somigliante ad Alphonsine.
-Oh…ma?-
-L’avete riconosciuta,vedo…-
-E voi?...l’avete riprodotta perfettamente…- ribattè l’altro guardandolo negli occhi,con una certa aria di sfida.
-E’ molto bella…- gli rispose Sindial,senza abbassare il suo sguardo. –E’ lei,che vi piace?-
-E’ molto bella…-ripetè Semonov- e lo sa…- concluse abbassando un po’ la testa.
-Già…peccato…E’ difficile che possa apprezzare la ‘vera bellezza’…- sentenziò con rammarico l’uomo dalla maschera. –Ma non disperate,Ilia…-aggiunse guardando di lato il suo segretario.
-Io l’ho vista ballare,Sindial…-replicò Ilia –Quando ad accompagnarla è Aurora,lei si trasforma…-
-Aurora?-domandò l’altro.
-La pianista…sì…- Semonov ripensò alla De Guilerm,alla impressione che gli aveva fatto;rimase così,un attimo assorto.Poi guardò Sindial,come se lo studiasse,come se nella sua mente stesse soppesando entrambi.
-Cosa state pensando,amico mio?- gli chiese,improvvisamente affabile,il suo interlocutore.
Ilia fece di no col capo,sorridendo,glissando:
-Sciocchezze,monsieur Sindial…ogni tanto la mia immaginazione scavalca la ragione e comincia a divagare…-
Sindial annuì,accettando quella spiegazione.Poi mise una mano sulla spalla di Ilia e gli disse:
-Siete un prezioso collaboratore,Semonov…-
Non aggiunse altro,congedandolo.


Era sera e Blanche ancora non si vedeva.Alphonsine cominciava a dare segni di nervosismo.
-Aurora…qui non stiamo combinando niente!- sbottò a un tratto
-Non puoi dire così,Alphonsine…non è vero….- le rispose l’altra,ma era anche lei piuttosto in ansia.
La ballerina si era già cambiata.Comunicò la sua decisione alla compagna:
-Dimmi l’indirizzo della tipografia…la vado a cercare…-
-Va bene,ma…- Aurora sarebbe rimasta sola…sola a teatro,col suo segreto,con le sue paure.
-Non preoccuparti…resta qui:io o Blanche arriveremo presto!- la rassicurò Alphonsine ,piuttosto alla buona.-Ti porterei con me…ma abbiamo poco tempo…-
Aurora assentì.
-Se rimani qui a suonare,non avrai nulla da temere….chi vuoi che venga quassù a disturbarti?...-
-Monsieur Semonov…- accennò Aurora,timidamente.
-Quel caro ragazzo? Ti farà solo buona compagnia…-ribadì Alphonsine,scappando.Poi si fermò un attimo sull’uscio,guardando la porta di Sindial,in fondo al corridoio;ebbe un attimo di esitazione…ma poi l’urgenza della situazione la spronò a non soffermarsi più di tanto.
Aurora si avvicinò alle lastre:doveva esserci ancora un ultimo sole,perché erano appena tiepide.Questo la rassicurò un po’,senza nessun vero motivo.Tornò a sedersi al piano.Le sue mani sfiorarono i tasti:quel piano era il suo unico amico,il suo confidente…La rabbia,l’abbandono,il dolore,la speranza:riusciva a comunicarli solo a lui,che le rispondeva con le sue note vibranti,appassionate,languide,struggenti…
Respirò profondamente,poi iniziò a suonare un brano…un brano di cui non conosceva il titolo,che aveva sentito tanto tempo prima e le risuonava spesso nella mente…la mano sinistra batteva un ritmo costante,quasi ossessivo:il ritmo di un tempo che passa e non si ferma,non concede tregua;la destra invece raccontava la storia di due note lontane,che non riuscivano ad intrecciarsi...Aurora riprendeva sempre d’accapo quella prima strofa,senza sapere come andare avanti…
Salendo le scale,mentre si ritirava nel suo studio,Sindial sentì il richiamo di una musica.Una mano delicata sfiorava i tasti,una mano leggera,a cui lo strumento sembrava corrispondere quasi magicamente:poi qualcosa nell’incanto si spezzava,la musica non trovava sbocco,ricominciava sempre uguale…come prigioniera in una gabbia…
Silenzioso come uno spettro,l’uomo schiuse la porta del salone:era buio,ormai.Nella penombra distinse una sagoma più chiara,seduta al piano.Presto i suoi occhi,da sempre avvezzi all’oscurità,penetrarono la tenebra fino a riconoscere i contorni delle cose.Il piano,la sbarra,lo specchio;la figuretta aggraziata della pianista,le sue mani che scorrevano agili sui tasti…
-Perché continuate a ripetere lo stesso giro…non vi accorgete che nella seconda parte la scala adottata cambia?- proruppe a un tratto,istintivamente,con un tono piuttosto severo.
Aurora aveva avvertito appena una presenza alle sue spalle;sussultò,però,non riconoscendo quella voce e temendo le possibili conseguenze di quell’inaspettato incontro.
Lui si accorse di averla spaventata:
- …scusatemi,forse vi ho fatto paura…- rimediò,addolcendo il tono –…Magari,alzando un po’ la luce leggete meglio…-
Lei respirò forte,cercando di calmare il battito agitato del suo cuore.Poi disse:
-Non farebbe molta differenza,monsieur….non ho lo spartito…Non so nemmeno come si intitoli questo brano…-
-Poco male.L’ho io…E’ un preludio di Chopin…-
-Siete un musicista?- domandò lei.
-No…- disse lui,con una certa forza.
-Dal modo come mi avete richiamata,avevo creduto che conosceste la musica…-
Lui si spazientì:
-Abbastanza da distinguere un bemolle da un diesis…ma niente di più…-
-Niente di più monsieur?...- disse lei,incredula.
-Vi ho detto niente di più!- rispose lui,drastico.
Lei tacque.Era a disagio.Sentiva che lui stava cercando qualcosa,forse lo spartito;non sapeva se la luce fosse accesa o spenta….non sapeva cosa fare né chi fosse il suo interlocutore.
-Ecco…Preludio nr 4 in si minore…- disse e glielo posizionò sul leggio,sedendosi accanto a lei.
Lei non si mosse.Lui la guardò,guardò lo spartito;poi le passò una mano davanti agli occhi,e capì.
-Suonate,dunque…- le disse.
Aurora scosse la testa,sorridendo sconsolata.
-Non ne sono capace,monsieur…inutile fingere…- e abbassò il capo.Chi era quell’uomo che aveva scoperto così il suo segreto?Quella voce imperiosa e rassicurante a un tempo,quella presenza vicino a lei che la turbava e incuriosiva a un tempo?
Anche lui era turbato,volle rassicurarla:
-Siete molto brava…e di solito come fate?-
-Mia zia Blanche mi legge gli spartiti…e io li memorizzo….-ammise lei.
-Ilia non mi aveva detto…-sospirò lui,a mezza voce.
-Monsieur Semonov non è al corrente…non avrei voluto che ne fosse al corrente nessuno…- disse lei,appena indispettita.
-…meno che mai il vostro impresario…-
-Siete voi…monsieur Sindial?- domandò la ragazza.
-Si…- Lui stava alzandosi,ma lei gli mise una mano sul braccio:
-Aspettate…-lo fermò-vi prego…ditemi dove sbagliavo- lo trattenne al suo fianco.
Lui ne fu intenerito.Le lesse la seconda parte dello spartito;e lei seguì con la mano sui tasti le note….poi risuonò d’accapo,la storia delle due note che non riuscivano ad incontrarsi,finchè il magico accordo non le intrecciava…e poi sembrava separarle di nuovo…come lo scorrere lento di un fiume tra due rive…
-Aurora…scusatemi….ho avuto un imprevisto…- Blanche irruppe nella sala,col solito sopraffiato.
Sindial si alzò bruscamente,volgendosi piuttosto contrariato alla nuova arrivata. Questa rimase altrettanto sorpresa di incontrarlo là e aspettò che lui si presentasse.
L’uomo si inchinò appena,formulando la sua presentazione:
-Buonasera madame…sono Sindial,il proprietario dell’Opera…-
Blanche non fece in tempo a ricambiare il saluto,che l’uomo si era già congedato con un:
- Buona sera,Aurora – per poi sparire nel buio del corridoio.-
 
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