Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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arielcips
view post Posted on 6/4/2008, 10:46 by: arielcips
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Ilia Semonov era rientrato nel suo albergo.Salutandolo con reverenziale cortesia,il portiere di notte gli aveva dato la chiave della sua stanza,augurandogli buon riposo. Il giovanotto ringraziò,con disinvolta affabilità,pensando dentro di sé alle bettole che aveva frequentato fino a pochi anni prima,dove la padrona lo apostrofava con un grugnito,pretendendo sempre di essere pagata anticipatamente.
Entrato nella sua camera,si liberò della giacca,allentò il colletto della camicia e si buttò sul letto ancora vestito. I suoi occhi rincorsero le stelle che occhieggiavano dietro le lastre della finestra,rimasta aperta.
Era stanco,ma sereno,soddisfatto del suo lavoro.Tra poco meno di una settimana ci sarebbe stata l’inaugurazione e tutto sembrava procedere finalmente senza intoppi.
Cercò di trovare una posizione comoda,ma qualcosa nella tasca dei calzoni lo infastidiva:era il suo taccuino…Lo tirò fuori e fece per appoggiarlo al comodino e lasciarsi andare,ma poi fu tentato di rileggere le ultime cose che aveva scritto:

…..’L’ometto mi fece strada sul panfilo,sempre ossequioso e ammiccante.Dalla scaletta,io guardai giù,nell’acqua;la barca era già sparita nella nebbia.Non mi rimaneva che entrare.
Un’atmosfera di lusso e corruzione mi circondò,mi irretì.Il mio ‘anfitrione’ mi accompagnò ai tavoli da gioco,e –impossessatosi della mia banconota- me ne restituì un numero imprecisato di fiches.Intanto dal vassoio che un solerte cameriere continuava a far girare per la sala,gremita di uomini eleganti e donne seducenti,continuava a servirmi coppe di champagne…che finirono per inebriarmi del tutto.
Bevevo,giocavo e vincevo…vincevo,bevevo e rigiocavo….i soldi si stavano davvero moltiplicando:sarei tornato a casa,avrei fatto curare mia madre dai migliori medici,e poi chissà…l’avrei portata via con me…
Il tempo passava e ormai non ero più padrone di me:allora cominciai a perdere…la montagna di fiches divenne una collina,un dosso..si assottigliò:cercavo l’ometto,ma sembrava sparito…
Afferrai le ultime monete che mi erano rimaste e mi allontanai dal tavolo verde,guadagnandomi l’uscita.
L’avevo trovata,forse:ma mi imbattei di nuovo in quel demonio…
-Non andate via,monsieur…non avete ancora giocato il tutto per tutto…- mi disse
-Non ho quasi più niente da giocarmi…levatevi di mezzo…sono rovinato…-
-Venite con me…- mi invitò ancora,insinuante.
Attraversammo un lungo corridoio,solitario.Raggiungemmo una sala isolata dal resto della bisca.
Rabbrividii,rabbrividisco tuttora… Era la sala dove si giocava alla roulette russa;due uomini,uno di fronte all’altro,e altri cento che scommettevano sulla loro vita,invasati,furiosi….
Guardai l’ometto:che cosa voleva da me?
-Provate anche voi…scommettete…-
-Non ho più un rublo,da puntare:questi mi bastano a malapena per tornare a casa…-
-Questi vi bastano a malapena per pagare i debiti…- mi rinfacciò,improvvisamente aggressivo,porgendomi una ricevuta.Lessi:con la mia banconota si era fatto dare più fiches del consentito…Dovevo alla bisca più soldi di quanti ne avessi mai avuti per le mani fino ad allora.
-Non ho di che pagarvi…- ripetei,impallidendo. –Non ho più nulla da giocarmi…-
-La vostra vita,signore…- mi disse quell’immondo nano infernale.
Deglutii:ora capivo tutto…avevano bisogno di un disperato,che affrontasse quel gioco assurdo.Perchè nessuno più osava sfidare il banco…
La ‘partita’ si giocava a un tavolino,leggermente defilato,separato dagli scommettitori da una sorta di bassa balaustrata.
L’uomo del banco prendeva la rivoltella,inseriva un solo proiettile nel caricatore;poi lo faceva ruotare,proprio come la pallina nella roulette…e lo porgeva al suo sfidante.
Il gioco andava avanti fin quando uno dei due non si tirava un colpo alla tempia…
Sospinto verso il mattatoio,mi sedetti,senza nemmeno alzare lo sguardo sul mio carnefice.
Vidi le sue mani guantate di pelle nera armeggiare con la rivoltella,sollevai gli occhi su di lui:il fiato mi mancò…Era l’uomo dalla maschera argentata,l’uomo della nave…
Lui mi guardò:sembrava così distaccato,impassibile…Ero sicuro che non si ricordasse di me.Mi porse la pistola.Io esitai a prenderla,ma la folla degli scommettitori intorno a me mi incitò.
-Prendetela e non abbiate paura,Ilia Semonov…-sillabò lui,quando fu sicuro che la sua voce fosse coperta dall’incitamento selvaggio dei presenti.
Lo guardai ancora negli occhi:il suo viso era di marmo,ma i suoi occhi palpitavano,dietro la maschera.
Presi la pistola,la puntai alla tempia,abbassai il grilletto…un suono smorzato,metallico mi agghiacciò la fronte:ero ancora vivo!
Lui riprese l’arma,senza batter ciglio e se la portò alla tempia:anche questa volta il colpo fallì.
Lo guardai di nuovo spaventato.Intorno i presenti rumoreggiavano,attribuendo all’uomo della maschera strani poteri diabolici.
’Sin diavola!’ dicevano,mormoravano,bestemmiavano ‘Figlio del diavolo!’
Era di nuovo il mio turno.Il suo sguardo mi incoraggiò,mi fidai.La pistola sparò di nuovo a vuoto.
La sfida sembrava non dover mai finire.Io però non osavo immaginare come si sarebbe risolta:forse quell’uomo mi avrebbe salvato,ma al prezzo della sua vita?...
Gli scommettitori intorno a noi cominciavano a rumoreggiare:
-Che succede…??? Ehi…cos’è ..una combine?-
-Fateci vedere il proiettile in canna,…io ho scommesso duemila rubli…-
L’uomo del banco si volse appena a guardarli:incuteva timore anche a quei selvaggi…
Quindi mi guardò,mi fece appena un cenno,come accomiatandosi…Capii:ora la pistola avrebbe sparato…
-No! – gridai,urtando il suo gomito;il colpo si disperse contro le paratie della sala,scatenando la rivolta dei presenti.
Di nuovo ci trovammo da soli a fronteggiare la folla.
Lui mi afferrò per il polso e mi disse:
-Di qua…!- trascinandomi per una sorta di condotto interno della nave.Forse quello che usavano per far sparire i corpi che nessuno avrebbe mai reclamato…
Ci calammo fino a un certo punto,poi agile come un leopardo lui mi trasse di nuovo verso l’alto,arrampicandosi su una scaletta di corda che ci condusse fino al ponte del panfilo.
Sentivo che eravamo inseguiti,ma sentivo anche che lui sapeva come sfuggire.
Aveva sguainato la spada e con due colpi ben assestati aveva liberato una scialuppa.
-Saltate!- mi comandò,saltando giù con me.
Ci mettemmo ai remi,cercando rifugio nella nebbia.


La barca approdò su una riva bassa,desolata.Non volli guardarmi intorno:c’erano tanti cumuli sulla sabbia,tumuli sinistri.
L’alba rischiarava quella sorta di cimitero sconsacrato.L’uomo della maschera ed io ci guardammo.
-Mi avete di nuovo salvato la vita,Ilia Semonov…-
-Voi avete salvato me,signor…-
Lui esitò a dirmi il suo nome,poi si decise:
-Chiamatemi…Sindial…-
Lo guardai,ma non osai chiedergli nulla.Fu lui a domandarmi:
-Che cosa eravate venuto a cercare,Semonov?-
-Avevo bisogno di soldi…Mia madre…è ammalata…- Gli iniziai a raccontare la mia avventura.
Improvvisamente sentimmo sopraggiungere qualcuno;ci rendemmo conto di non essere ancora al sicuro.Gli dissi:
-Venite con me…-
-Dove?...-mi chiese.
-Al mio paese…è in campagna…-
Lui era meravigliato.Ma mi seguì…”



Aurora e Blanche erano rientrate in albergo. Sedute sul confortevole divano del loro grazioso alloggio,la dama leggeva lo spartito alla pianista,che ascoltava attenta,cercando di memorizzarlo.In passato Blanche era stata maestra di solfeggio ed era davvero brava,ma spesso la stanchezza e l’età le rendevano difficile il compito.
-Facciamo una pausa,Aurora? ho bisogno di bere qualcosa di caldo e riposare gli occhi…-
-Certo,Blanche- le rispose la pianista,stranamente remissiva e quieta.
Mentre la dama si versava una tazza di tisana,offrendone anche alla sua amata protetta,questa le domandò:
-Che aspetto aveva,Blanche?-
In principio la donna non capì:
-Chi?...-
-L’impresario...monsieur Sindial…- disse,con una leggera reticenza la giovane.
L’anziana donna sedette di nuovo accanto a lei:
-Bè…non ci ho fatto molto caso…è scappato via come un fulmine..e la stanza era in penombra…-
Aurora sembrava un po’ delusa,Blanche volle rimediare:
-Era alto,molto elegante…il viso non gliel’ho visto bene…ma mi pare che avesse qualcosa,qualcosa di strano…-
La fanciulla rimase assorta,come se cercasse di figurarselo in qualche modo.
-Vi ha forse importunato?- le domandò,improvvisamente preoccupata la tutrice.
-No…o no,no!...però Blanche…- la fanciulla si schiarì la voce- lui…sa!-
-Cosa sa?- i riflessi della dama cominciavano ad appannarsi. -Oh!...ha capito che voi…?-
Aurora annuì.
-Mi dispiace Aurora….- seppe dirle solo la donna.
-Eppure….sono sicura che…non lo dirà a nessuno…-
-Voi dite?- Blanche era incredula:nel gran circo dello spettacolo,la minorazione di Aurora avrebbe potuto costituire una grande attrazione!
-Si…non so perché,ma credo che non mi esibirà…- poi troncò la conversazione,richiamando all’ordine Blanche. –Torniamo a lavoro:Alphonsine ha detto che domattina debbo saperlo già eseguire alla perfezione…-


Nella sua stanza Alphonsine stava leggendo il libretto dell’ ’Esmeralda’,che era riuscita a procurarsi alla tipografia indicatale da Aurora,insieme allo spartito.Cominciò a pensare al suo personaggio,a come avrebbe potuto renderlo:era una zingara bellissima,consapevole della propria bellezza,ma un po’ primitiva nelle movenze,nella profferta di sé…La sua danza doveva sedurre un solo uomo,quello che lei amava;ma al tempo stesso ne doveva attirare inconsapevolmente altri due …
Uff…Non era facile calarsi in quella figura…Alphonsine avrebbe voluto parlarne con qualcuno più esperto di lei…ma chi?
Certo,se madame Giry fosse stata con loro…La ballerina non voleva ammetterlo,ma era sicura che anche Aurora sarebbe stata all’altezza di darle dei consigli:solo che umiliarsi a chiedergliene le sarebbe costato molta fatica…
Alphonsine si alzò dal letto,sbadigliò guardando fuori,la pura notte parigina.Come era viva la ‘ville lumiere’ anche a quell’ora di notte;come era stato bello passeggiare per le sue vie,poche ore prima,alla ricerca della tipografia.Si era sentita parte della città…lei voleva assolutamente appartenere a Parigi…e avrebbe voluto che Parigi le appartenesse…
Si gettò sul letto,sognò ancora ad occhi aperti:lei che danzava sul grande palcoscenico dell’Opera,che seduceva tutti con le sue movenze da zingara innamorata,che si chinava a raccogliere applausi,ovazioni,fiori…Poi sollevando lo sguardo,vedeva tutto il pubblico batterle le mani,estasiato:nel suo sogno c’erano anche madame Giry,le altre ‘muse’,Aurora,Blanche,Ilia,…Sindial….Rabbrividì:perché quell’uomo la turbava così tanto? Forse perché sembrava assolutamente immune alla sua bellezza?...vedendola non aveva battuto ciglio,impassibile e caustico dietro quella sua inquietante maschera…
…eppure,se fosse riuscita a superare le proprie paure infondate,come le sarebbe piaciuto abbattere le sue difese,penetrare la sua apparente insensibilità,conquistarlo:lui,Sindial,il padrone dell’Opera!
Decise che il giorno dopo avrebbe chiesto ad Aurora di aiutarla nella coreografia;sì,si sarebbe anche umiliata con quella insopportabile piccola martire…ma la sua danza doveva essere davvero indimenticabile.


Sindial aveva passato un’altra notte insonne.Era raro che riuscisse a chiudere occhio,ad addormentarsi sereno alla fine di una giornata.Anzi:lui rifiutava quasi l’idea di coricarsi,come chiunque altro:purtroppo non era ‘chiunque’ altro.
Il sonno,il meritato riposo degli uomini alla fine di una giornata operosa;il buio che attutisce i sensi e che placa ogni ansia,la dolce madre Ecate che avvolge nel suo abbraccio uomini e animali,ogni essere vivente…lui non li aveva mai conosciuti:il giorno e la notte nel grembo oscuro del suo covo erano stati a lungo soltanto dei fondali dipinti,uguali l’uno all’altro.E nel silenzio delle tenebre,la sua febbrile attività di artista sembrava anzi moltiplicarsi,come un’eco tra le navate desolate di una cattedrale.
Poi…poi con l’arte aveva quasi rasentato la follia…e le sue mani si erano credute onnipotenti…
Nonostante fosse passato del tempo da quei suoi insensati delitti,nonostante tutta la sua vita fosse stata segnata da una condanna esemplare che aveva scontato dalla nascita,quotidianamente,ora sapeva che non erano perdonabili…che erano inconfessabili…che lo avrebbero per sempre isolato dagli altri,persino da quei pochi che gli avevano generosamente profferto la loro amicizia,persino da Ilia…
Allora di notte preferiva darsi da fare…anche a vuoto…
Quella notte però il suo lavoro era stato per qualcuno…
Ora l’alba stava sorgendo sulla città e dalle tende accostate la prima luce iniziava a filtrare.Sindial appoggiò il capo all’indietro,allo schienale della sua poltrona,spense il lume sulla scrivania,chiuse gli occhi…e sfiorò con le mani lo spartito che aveva compilato tutta la notte.
I suoi polpastrelli riconobbero le note incise in sovrimpressione,percorsero i fili del pentagramma,lessero i diesis e i bemolle…Era soddisfatto,ma poi si riscosse.Forse le sue dita riconoscevano le note perché lui già conosceva quel brano? Questo dubbio lo amareggiò un po’…ma volle comunque credere che la piccola pianista cieca avrebbe gradito quel suo omaggio…
Prima di scendere in teatro,a seguire la prova del Mefistofele,si fermò nel gymnasium.Le sue ospiti non erano ancora arrivate…Aprì il piano e collocò il suo dono discreto sul leggio:le sue mani sfiorarono appena i tasti,ma lui le ritrasse,brusco.Per Sindial,la musica era finita!


Quando Alphonsine e Aurora si ritrovarono nell’aula di danza,quella mattina,un sole caldo illuminava le pareti riflettendosi in ogni direzione attraverso lo specchio:entrambe ne furono confortate,come se la sua calda luminosa carezza coincidesse con l’energia che sentivano dentro,con la voglia di riuscire che avevano alimentato durante la notte con i loro sogni più intimi.
Mentre Alphonsine si andava a cambiare,Aurora prendeva posto al piano:
-Debbo restare con voi,Aurora?- domandò Blanche,incerta se la sua pupilla sarebbe stata sufficientemente sicura nell’eseguire il brano che avevano scelto.
-No,Blanche…non credo che ce ne sia bisogno…- disse l’altra,licenziandola.Poi però la fermò:
-Aspettate…e questo?...- Sul leggio c’era uno spartito.Aurora credette che fosse quello che le aveva procurato Sindial la sera prima,lo prese tra le mani,per consegnarlo alla dama,che lo riponesse altrove.
-Riponetelo nell’archivio…- disse.
Blanche stava per farlo,ma lesse sull’intestazione ‘A m.lle Aurora De Guilerm’.
-Veramente,Aurora…è vostro…c’è il vostro nome…- disse,perplessa.
La pianista se lo fece restituire,lo aprì,lo sfiorò con le mani…il titolo,le note,i righi….le sembrava di poterli riconoscere con le dita,perché erano stati ricopiati in modo da risultare incisi…Preludio nr.4 in si minore…La fanciulla sorrise,emozionata:ma richiuse in fretta lo spartito,sentendo rientrare Alphonsine e lo consegnò a Blanche:
-Tenetelo…riponetelo nella cartellina…-disse,piuttosto ansiosa.
Blanche eseguì l’ordine senza fare domande,quindi si allontanò,prima che la nuova venuta potesse accorgersi di nulla.
Aurora iniziò a suonare:il brano aveva una connotazione vagamente gitana,con un crescendo ritmico che si alternava a una strofa lunga e sensuale.Non era molto difficile per la pianista e risultava particolarmente orecchiabile.Alphonsine lo apprezzò molto e provò a montarci su dei passi.
Ma osservandosi nello specchio,trovava la sua stessa figura estranea,impacciata,non convincente.
-Aurora?...-esordì,stranamente timida.
La pianista si interruppe.
-Qualcosa non va? Vuoi fare una pausa?- le domandò l’altra.
-Io….vorrei chiederti….ma tu come la immagineresti la coreografia?ci hai pensato?-
-Bè…ho una mia idea…ma…-
-Non potresti parlarmene?...- Alphonsine si era avvicinata,appoggiandosi al piano con un leggero sopraffiato.
Aurora riflettè un momento,poi spiegò:
-Esmeralda è una zingara..in lei c’è una sensualità innata…ma innocente.Sa di essere bella,ma è insicura in questo momento,perché Phoebus può avere tutte le donne che vuole…Allora i suoi passi sono certi e incerti,all’inizio:come se si offrisse,ma temesse un rifiuto…e poi in un crescendo,abbandonandosi,deve superare le proprie paure…essere finalmente se stessa.-
Alphonsine sospirò,piuttosto spazientita:
-Molto bella questa disquisizione…ma vuoi dirmi da quale posizione incominciare…quali passi inserire….sollevarmi sulle punte o no….e da quale momento in poi?-
Aurora abbassò la testa,poggiò le mani sui tasti:
-Non ricordo più come si danza,Alphonsine….mi spiace..non saprei cosa dirti..- disse,richiudendosi come un riccio.
-Non è vero,Aurora,non può essere vero…Tu eri la migliore del tuo corso:non puoi aver dimenticato…- la rimproverò la compagna.
-Non potrei muovere un passo…sarei goffa e sgraziata…- disse con la voce leggermente incrinata.
-Se parli così è perché sai esattamente che passi muoveresti,potendo…Dimmelo Aurora:dimmi la sequenza…-
Aurora scuoteva la testa,ostinata.Altrettanto ostinatamente,Alphonsine insistè a chiederle:
-Dimmi come faresti,Aurora….-
La fanciulla cominciò a spiegare nei particolari la coreografia che aveva in mente,accennando ogni tanto l’inizio di una posizione,indicandone la corrispondenza con la parte musicale.
Alphonsine la ascoltava e ripeteva davanti allo specchio la sequenza.E man mano lo specchio le restituiva una nuova immagine di sé,non più estranea e impacciata:era Alphonsine-Esmeralda,un’unica creatura che prendeva forma e corpo,che cresceva in bellezza e grazia.A un tratto Aurora non ebbe più bisogno di parlare,iniziò a suonare il brano nella sua interezza,esprimendo con la passione del suo tocco,attraverso le note,le immagini che aveva in mente:ed ecco Esmeralda era viva,presente…Alphonsine se ne era impossessata e ora danzava liberamente,in un crescendo di seduzione e abbandono sottolineato dal continuo girare su se stessa, sempre più leggera,inarrestabile….fino a lasciarsi cadere stremata e sorridente davanti al suo Phoebus!
Ilia e Sindial si trovavano per un sopralluogo nell’ala opposta del teatro,davanti a una finestra che in genere nessuno apriva,in corrispondenza del loggione.
Per una strana coincidenza,qualcosa attirò l’attenzione di entrambi,dall’altro lato del cortile.Forse un riflesso di sole,forse un rumore imprecisato?
I loro sguardi caddero sulle ampie finestre del gymnasium,penetrarono oltre i vetri,distinsero due figure familiari…vi si soffermarono,assistendo non visti a quella prova esaltante.
I due uomini non parlarono,ma si fissarono e poi corsero di nuovo con gli occhi verso le due artiste.Difficile dire che cosa covasse in segreto nel cuore di ciascuno dei due.



-Posso entrare?- Ilia si annunciò discretamente alla porta della sala di danza.
Era il primo pomeriggio,ma instancabili le due ragazze già provavano da un’ora.
-Accomodatevi monsieur Semonov…- disse Alphonsine,fermandosi un attimo,con la gamba alla spalliera e il corpo eretto.
Aurora smise di suonare e si volse verso il nuovo venuto.
-Buona sera,madamoiselles…monsieur Sindial si domandava se non aveste bisogno di qualcosa,per l’allestimento della vostra esibizione…-
-Non direi…- rispose la pianista.
-Sicuro!- la sovrastò contemporaneamente Alphonsine,con la sua voce.
-Ma Alphonsine…- domandò l’altra,a voce bassa.
Fingendo di non avvertire le sue proteste,Alphonsine affermò:
-Poiché abbiamo deciso di presentare una anteprima,monsieur Semonov,avremmo bisogno del costume per me…e degli accessori…-
-Certo!- rispose l’uomo,disponibile.-Avete già guardato nel nostro guardaroba? È fornitissimo…-
Alphonsine fece un leggero broncio…
-Veramente,speravo in qualcosa di cucito apposta per il mio personaggio…-
Aurora non diceva più niente.Aveva cominciato a raccogliere le sue cose,alzandosi dal piano.
-E voi,madamoiselle Aurora…cosa indosserete?-
La giovane sorrise,modestamente.
-Ho già l’abito adatto…d’altro canto,monsieur…io suonerò nella buca dell’orchestra,nessuno farà caso a me…-
Ilia si schiarì la voce.
-Forse vi sbagliate,madamoiselle….Ho parlato a monsieur Sindial del vostro …della vostra simbiosi artistica… Secondo lui,il piano deve essere sulla scena,creare una sorta di punto di riferimento…altrimenti che scenografia potremmo montare?-
Le due ragazze rimasero perplesse.Volevano protestare,ma non sapevano cosa dire.
-Ma…veramente…-
-Non credo che…-
Ilia non diede alcun peso alle loro timide recriminazioni.Lui comunicava una decisione,sulla quale non si sarebbe potuto tornare indietro.
Alphonsine allora disse:
-Se è così,Aurora….il tuo abito deve essere adatto…-
-Bene!- convenne il giovane factotum –Allora andiamo ad acquistare la stoffa adatta e poi dalla sarta di scena…-
-Io…preferirei rimanere qui..aspettare Blanche- rispose Aurora.
-Io invece vado a cambiarmi e sono subito da voi,Ilia!- disse entusiasta Alphonsine.
Semonov le sorrise,incoraggiante,poi però si avvicinò ad Aurora e la invitò di nuovo:
-Uscite anche voi,con noi,madamoiselle….siete pallida e un po’ d’aria vi farà bene…-
-Grazie,monsieur ma…-
-Parigi è così bella,sapete? Le vie si popolano al pomeriggio di tante persone,le vetrine scintillano:via,non desiderate fare un po’ di spesucce? So bene che voi signorine adorate acquistare tante piccole sciocchezze:nastri per capelli,guanti,cappellini…Sono disposto a portare tutti i vostri pacchetti,vostri e di madamoiselle Alphonsine..
Aurora rise,all’idea.
-Oh…siete già più colorita!- insistè lui.
-A quanto pare,conoscete bene i gusti di noi ‘signorine’….- gli rinfacciò,con un tono di scherzoso rimprovero.
-…Abbastanza…- ammise lui,poi aggiunse –Sono contento di avervi fatto ridere…siete così bella,quando ridete…-
Lei chinò il capo,arrossendo leggermente.In quella entrò Alphonsine,splendida come sempre.
-Sono pronta…Andiamo!-
Ilia offrì il braccio ad Aurora,ma lei rimase impassibile,indifferente.
-Non ti unisci a noi?- disse l’amica,sollecitandola.
-Ero sicuro di avervi convinta….- disse Ilia,deluso.- Pensavo di condurvi al Trocadero,bere qualcosa con voi ai tavolini del Petit Cafè…-
-Debbo pregarvi di non insistere…come se avessi accettato….- rifutò la pianista.
-E per il tuo abito?...-
-Ne parlerò con Blanche….magari ci incontriamo più tardi?- propose,conciliante.
Alphonsine guardò Ilia,facendogli chiaramente capire che era una scusa.
-Assecondatela,Ilia…Aurora è un’ostinata!- gli consigliò
-E lo sono anch’io…- insistè lui.
-Non amo la folla,monsieur Semonov…mi sento poco a mio agio….- confessò lei,dandogli le spalle e riavvicinandosi al piano.
-Allora promettete che verrete domani al Bois de Boulogne…una passeggiata in carrozza…si?-
-Che bello!- proruppe l’altra – Certo che si!-
-Aurora?...- domandò lui.
La giovanetta non rispose.Ma non disse nemmeno di no.


Rimasta sola,Aurora avvertì una desolazione profonda,un totale sconforto. Guadagnò la finestra e ne aprì un battente,inspirando l’aria che il vento portava dentro:un’aria di caldo inizio d’autunno,impregnata di mosto,di fumo,odori forti,intensi…Ah come avrebbe desiderato uscire,passeggiare per le vie cittadine,occhieggiare nelle vetrine..ma perché i suoi occhi si ostinavano a non voler vedere?perchè?...Era successo tanto tempo prima:non aveva voluto vedere il dolore,la disperazione sul volto di un uomo tradito… Li aveva chiusi e quando li aveva riaperti…il buio intorno a lei,il buio e la catastrofe! Grida,fiamme,distruzione….
Ma erano passati cinque anni,ormai:perché la sua stupida,debole natura subiva ancora quel trauma?Perchè ancora non tornava la luce?...Si era illusa,qualche giorno prima,entrando a teatro che forse la guarigione sarebbe stata vicina…
Chiuse con rabbia la finestra,appoggiandocisi contro.Delle voci giù nel cortile la richiamarono.
Doveva reagire…non sarebbe rimasta là a macerarsi…
Sentì dei passi per le scale:forse era Blanche,o chiunque altro…Tentò di raggiungere l’uscita:trovò la maniglia della porta,l’aprì,uscì nel corridoio,esclamando:
-Blanche! Accompagnatemi,voglio acquistare della stoffa…-
Nel silenzio che seguì,Aurora capì che non era Blanche;avvertì una presenza imponente,un aroma forte,speziato;la sua mano attraversò l’aria sfiorando la manica di una giacca di taglio maschile.Intuì che era un uomo,arretrò,un po’ spaventata,certo imbarazzata.
Sindial se l’era trovata davanti,inaspettatamente.Lui stesso stranamente meravigliato di sentirle quel tono determinato,quasi imperativo.
-Madamoiselle Aurora!- la sua voce,inconfondibile,confermò i presentimenti della giovane.
Lei si coprì il viso con una mano,volgendo la testa di lato:
-Scusate…credevo fosse mia zia Blanche…- poi fece per rientrare,piuttosto tristemente nella sala.Lui le tenne aperta la porta,la seguì.
-Vi hanno lasciato sola di nuovo?- le domandò.
-Già- sillabò lei,sedendo sconsolata sullo sgabello del piano,con le spalle allo strumento.
-Credevo che Ilia avrebbe invitato anche voi…-
Lei non si domandò come quell’uomo fosse al corrente dei movimenti del suo factotum.Rispose,mogia:
-Lo ha fatto,ma…dovreste aver capito che non sarei molto di compagnia,a girare per le vetrine…-
Lui era fermo davanti alla finestra e la osservava:
-Mi era sembrato di capire che volevate uscire a comprare della stoffa,or ora…-
-….si,una insensatezza…Tentavo di reagire a un momento di sconforto…-
- Facevate bene…Vostra zia è per le scale,tra pochi minuti sarà qui…- la rassicurò. –Uscite con lei…scegliete la stoffa per l’abito dell’inaugurazione…La sarta di scena è veloce,ma meglio non attardarsi troppo…-
-Si…-
Lui la scrutò con attenzione,poi sentenziò:
-Uno chiffon,rosa antico…-
Aurora sorrise:
-Va bene…avevo in mente qualcosa del genere…-
-E i capelli raccolti,leggermente,con una testiera non troppo vistosa…-
-Non credo di averne…- tentò di rispondere lei.
-Procuratevela…-disse,col suo tono imperioso.-il mio vetturino è a vostra disposizione:fatevi portare dove desiderate…-Stava uscendo dalla stanza,piuttosto in fretta.
-Aspettate…io…- Aurora era mortificata:non era nemmeno riuscita a ringraziarlo per il pensiero gentile che aveva avuto quella mattina per lei.
Lo chiamò,invano:
-Monsieur Sindial!-
Era intanto sopraggiunta Blanche.
-Tutto bene,Aurora?-
La giovane pianista si sentì più calma,ora.
-Si…venite,Blanche…accompagnatemi ad acquistare della stoffa…-



- Monsieur Sindial?...domani è domenica e avevo pensato di portare le nostre ospiti al bois de Boulogne,in mattinata…
Era tardi,ormai.Il teatro era vuoto e spente tutte le luci.Come ogni sera Ilia si congedava dal suo principale,facendogli il resoconto della giornata.
L’uomo assentì,senza commentare.
-Sapete…c’è qualcosa di strano in madamoiselle Aurora…-
Sindial alzò gli occhi su di lui,fissandolo inquisitorio:
Il giovanotto continuò,senza guardarlo,con lo sguardo rivolto lontano,oltre i vetri dell’ampio finestrone:
-Non riesco a capire…a volte ho come l’impressione che non mi veda neppure….-
-Ilia…-lo richiamò quello,con un tono di velato rimprovero –Davvero non avete capito?...quella fanciulla ha un segreto…-
Ilia lo guardò,interrogativo.
-Un segreto?...bè,si…mi sembrava….ma non riesco a capire quale…- poi si interruppe,riflettè e gli chiese- E voi?...voi lo conoscete?-
-Si…-disse l’uomo,improvvisamente intento a raccogliere le carte sulla sua scrivania. –Sto aspettando che sia lei a rivelarvelo…ma se non lo farà sarò costretto a farlo io… E’ necessario che voi ne siate al corrente,prima o poi…-
-Necessario,monsieur?- il giovanotto faticava a capire.
-Si…se vuole mantenerlo,il suo segreto,voi ‘dovete’ conoscerlo….-ora Sindial lo guardava di nuovo negli occhi.- Guadagnatevi la sua fiducia,Ilia…-
Ilia era disorientato.Ma assentì.Poi si licenziò.
Rimasto solo,Sindial si preparò ad affrontare l’ennesima notte senza riposo. Varcò la porta a vetri che dal suo studio conduceva nelle sue stanza,si liberò dei suoi abiti eleganti rimanendo solo in camicia;poi si fermò davanti allo specchio e,lentamente,sfilò via la sua maschera.
Eccolo…eccolo l’altro suo volto…quello invisibile,quello inviso a tutti…anche a se stesso:informe,orribile,mostruoso….Perchè quella condanna?perchè?...
Che sciocca domanda…sciocca come tutte le domande senza risposta…Inutile…
Il suo sguardo ferito si posò sull’organo chiuso,che troneggiava nell’angolo della stanza,come lo sguardo di un naufrago che comincia a distinguere in lontananza la terra.Ma chiuse gli occhi per non vederlo,lasciando che una lacrima silenziosa gli inumidisse il ciglio.
Sospirò,poi uscì dalla stanza. E,seduto al suo scrittoio,iniziò a disegnare febbrilmente.
Erano costumi di scena,costumi da zingara.Ne disegnò una decina,ma nessuno sembrava soddisfarlo appieno.
Poi senza motivo il soggetto cambiò:erano abiti femminili,vaporosi abiti di chiffon,che incorniciavano piccole spalle arrotondate,giovani seni palpitanti…un collo sottile,messo in risalto da una pettinatura sobria e ricercata insieme,capelli castani,illuminati da una graziosa piccola testiera…
Sindial sorrise:quello schizzo gli piaceva,ne veniva fuori una figuretta aggraziata e seducente…come una sonata di Mozart.


 
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