Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 10:47 by: Evilsisters




Come promesso,quella mattina Ilia Semonov andò a prendere Aurora ed Alphonsine,per una passeggiata nel Bois de Boulogne.Aurora si era convinta ad accettare l’invito,purchè accompagnata dalla fedele Blanche,la cui presenza le dava costante sicurezza.
Era abitudine dei Parigini regalarsi una scampagnata domenicale,approfittando delle ultime giornate soleggiate di ottobre;spesso ci si fermava a fare colazione sull’erba,osservando lungo la Senna gli armi dei vogatori che contendevano tra loro.
A orima mattina il bosco era meno affollato,l’aria pura e il silenzio animato dai canori richiami degli uccelli.
I quattro ospiti dell’elegante carrozza scoperta scambiarono tra di loro i soliti convenevoli,poi approfittarono della piacevole atmosfera per rilassarsi ciascuno a suo modo.
Il vetturino raggiunse un’ampia radura,non distante dalla riva del fiume,dove fermò.
-Scendiamo a fare due passi?- propose Alphonsine.
Tutti smontarono e camminarono un po’ sull’erba profumata.Ilia poi stese una coperta sul prato e invitò le sue ospiti ad accomodarsi.
-Oh…non fa per me,la colazione sull’erba…monsieur Semonov…- disse Blanche – Aurora,mi è sembrato di riconoscere madame *****,venite a salutarla?-
Un’altra comitiva si era infatti fermata poco distante da loro.Alphonsine raccolse entusiasta l’invito:
-Intendete la famosa animatrice dei salotti della capitale?proprio lei?....vorrei tanto conoscerla…-
Aurora invece non aveva nessun desiderio di socializzare,così cedette volentieri il suo posto alla compagna.
-Andate pure…io resto volentieri qui al sole…-
-Non preoccupatevi – fece di rimando Ilia – farò io compagnia a madamoiselle Aurora…se me lo permetterà? –chiese poi,cortesemente,quando furono rimasti soli.
Aurora sorrise.Le sue mani toccavano l’erba,come carezzandola.Gli occhi erano socchiusi,il viso rivolto al sole.
-Avete cambiato acconciatura di capelli…- notò il giovanotto- Stanno bene,così raccolti….-
- Trovate? – domandò lei,aggiustandoseli appena.
-Si…mettono in evidenza il collo…- ribadì Ilia,poi però si trattenne.Tacque,leggermente inibito dalla paura di sembrare sfacciato,invadente.
Aprì il suo taccuino,iniziò a prendere appunti.Aurora sentì la matita scorrere sul foglio,domandò:
-Cosa...scrivete?-
-Appunti….ho l’ambizione mai sopita di diventare romanziere,un giorno…-le confessò.
-Oh…- lei si incuriosì,avrebbe voluto saperne di più-
Ilia se ne accorse.
-Non chiedetemi di leggerveli…io stesso a volte stento a raccapezzarmici…-
-…è una storia autobiografica o…di fantasia?-
-Non proprio autobiografica:la mia vita è stata troppo simile a mille altre…fino a un certo punto…-
-…fino a che non siete venuto a Parigi?...-
-…fino a che non ho conosciuto Sindial…- Ilia era soprappensiero:aveva iniziato un nuovo capitolo e rispondeva più a se stesso,che alla sua interlocutrice.
-Lo conoscete da molto?- domandò quest’ultima
-Quasi cinque anni…ma è difficile dire che lo conosco…- Il giovanotto si interruppe,fissando lo sguardo sul fiume che scorreva.
-Che intendete dire?-
-Mah…che di certo lui conosce meglio me,che non io lui….ma il suo mistero mi affascina…la sua personalità…-
Aurora abbassò la testa. Ilia cercò il suo sguardo,ma non riuscì.
-Posso chiedervi una cosa,madamoiselle Aurora?....-
Lei si volse verso di lui.
Ilia non sapeva da dove cominciare.Respirò forte,poi le domandò:
-Siete così garbata,così gentile…ma perché ho l’impressione di essere invisibile,per voi?-
La fanciulla si prese la testa tra le mani,scuotendola incredula.
Ilia non sapeva se stesse ridendo o piangendo,non sapeva se ridere o rimanere serio.
-Non…non volete rispondermi?...Sindial mi ha parlato di un vostro segreto…-
Aurora si fermò,sollevò la testa,con le sopracciglia aggrottate:
-Sindial?...-
Ilia si morse le labbra:forse aveva sbagliato a parlare così.
-…lui mi ha detto che…dovevo esserne al corrente,per aiutarvi a mantenerlo…-
La fanciulla era sulla difensiva,ormai.
-E non ve lo ha rivelato?- domandò,diffidente.
-No…no…- la rassicurò lui- mi ha sollecitato a conquistare la vostra fiducia,ma come faccio,se voi non mi guardate mai negli occhi?…-
Aurora si raddolcì.Assentì col capo.
-Mio povero monsieur Semonov…anche se vi guardassi negli occhi,per me,per voi,non cambierebbe nulla….-
-Ma…perché?- Ilia intuiva qualcosa,ma si rifiutava di accettarla.
-Perché i miei occhi,Ilia…non vedono:non vedono voi,non vedono il bosco,non vedono il fiume….non vedono le vetrine,non vedono nulla!-
Il ragazzo restò incredulo,poi un’espressione di tristezza e tenerezza insieme gli si dipinsero sul viso:avrebbe voluto abbracciarla,farle sentire quanto condivideva la sua pena….seppe solo raggiungere la sua mano e stringergliela.
-Come sono stato sciocco…perdonatemi…-le sussurrò,contrito- Ma…adesso che lo so,Aurora,contate su di me…per qualsiasi cosa…-
-Grazie…Vi prego:non voglio che si sappia…nessun altro deve saperlo…Io non cerco la commiserazione di nessuno!-
Ilia la guardò,con leggerezza la sua mano le sfiorò appena i capelli.Conosceva già quelle parole,le conosceva bene…
In quella,sopraggiunse Alphonsine,con la sua solita carica di energia.
Ilia richiuse il suo taccuino e lo rimise in tasca,in fretta.Ma non abbastanza perché la ballerina non si accorgesse di qualcosa:
-Cosa nascondete in tasca,Ilia?...la vostra relazione per monsieur Sindial?-
Il giovanotto rise:
-Cosa vi fa credere che debba riferirgli tutto quello che faccio?-
-Oh..ne sono sicura:quell’uomo sembra al corrente di ogni piccolo movimento….E poi sembra essere sempre ovunque…Non è che ci spia da dietro gli alberi,per caso?-
-Credi che siamo così interessanti,per lui,Alphonsine?- interloquì Aurora.
-Certo che lo siamo!...Non è vero Semonov?..diteglielo anche voi!- Alphonsine si era messa a sedere in mezzo ai due,con disinvolta vitalità.
-Monsieur Sindial è molto attento a tutto ciò che succede nel suo teatro…- confermò diplomaticamente il giovanotto.
- Dite pure che soffre di onnipotenza…Sei fortunata tu,che non lo hai mai incontrato…- scherzò la ballerina.-Non hai visto quel suo strano volto mascherato… Sono sicura che come sei suggestionabile,non ci dormiresti la notte!-
Aurora avrebbe voluto saperne di più,ma al tempo stesso sperava che Ilia non lasciasse trapelare nulla dei suoi incontri con Sindial.Lui le toccò tacitamente la mano,rassicurandola.
Intanto Alphonsine impostò la voce e iniziò a fare la caricatura dell’impresario:
-Oh…una delle muse? E chi siete? Tersicore o Melpomene?....-
-Forse avrà detto Euterpe….-
-Mah…per me poteva dire anche Socrate!!!...non sapevo nemmeno se parlasse di uomini o di donne!!!-
Aurora scosse il capo,sorridendo:
-Sei incorreggibile,Alphonsine…-
Quest’ultima continuò a scherzare per tutta la strada del ritorno,animando con la sua risata travolgente i discorsi della piccola comitiva.



Quel pomeriggio Aurora fece in modo da rimanere di nuovo sola,in attesa di madame Blanche.Alphonsine era nel guardaroba con Ilia,a prendere le misure con la sarta di scena.
A un tratto,la pianista avvertì quel passo che cominciava ad esserle familiare:accennò a suonare Preludio,col cuore che le batteva.Sperava che lui si fermasse,come le altre sere,per poterlo finalmente ringraziare…per potergli parlare ancora.
Sindial sentì il richiamo di quelle note.Indugiò,domandandosi se fosse giusto entrare nella sala o no.Schiuse piano la porta,come la prima sera:Aurora era al piano,sola.
La guardò:aveva raccolto i capelli,leggermente,scoprendo il collo sottile…
Pensò che avrebbe fatto bene a procedere verso il suo studio,ma la giovane aveva già avvertito la sua presenza.Prima che potesse tornare sui suoi passi,lo chiamò:
-Siete voi,monsieur Sindial?-
-…si- rispose,rimanendo sulla soglia.
Lei prese tra le mani lo spartito e si volse piano verso di lui:
- Ieri non ho fatto in tempo a ringraziarvi…avete avuto un pensiero molto…sollecito…-
Lui avanzò nella stanza:
-Siete riuscita a leggere…?- le domandò,fermandosi a pochi passi da lei.
-Si…è stato molto facile….-
Aurora si aggiustò con la mano i capelli,come aveva fatto quella mattina con Ilia.Sindial notò quel suo gesto:poteva significare una sola cosa…si era fatta bella per lui,assecondando i suoi consigli…
Per lui. Se solo lo avesse potuto vedere...
-…ora finalmente lo conosco bene…volete sentire?- gli disse,ricominciando a suonare.
-Lo suonavate già benisssimo…- disse,sedendosi a fianco a lei sullo sgabello. –Conoscete qualcos’altro di Chopin?-
Aurora accennò un valzer…ma si fermò:
-Adoro Chopin,ma …-
-Non vi fermate…perché?-
-Ho dimenticato…- ammise lei.
Lui si alzò,cercò nella piccola biblioteca tutti gli spartiti del musicista polacco e glieli propose.
Trovarono insieme il walzer che lei aveva iniziato e,con l’aiuto di Sindial,Aurora riuscì a suonarlo tutto.
-Avete un tocco magistrale,Aurora…-
-Grazie….- la fanciulla era felice ed emozionata.
Lui con una sfumatura di imbarazzo nella voce le chiese:
-Ho letto che esiste un alfabeto musicale…chiamato Braille…-
La fanciulla lo interruppe con la mano:
-No…è adatto a chi è in queste condizioni dalla nascita…Non è il mio caso-
Lui non domandò altro,però affermò:
-Provvederemo altrimenti…Ditemi che spartito vi piacerebbe avere…-
-Non vi disturbate ancora,monsieur …- disse lei,poi timidamente domandò -lo avete compilato voi,personalmente,…?-
-Suonate questa mazurka…-le ribattè lui,per tutta risposta.
Lei riprese a suonare;se si interrompeva,Sindial le suggeriva la nota che seguiva.
Improvvisamente, Aurora vide le proprie mani correre sulla tastiera.
-Oh…- esclamò,spaventata e incredula.
-Che vi succede?...- chiese lui,preoccupato.
Aurora si volse a guardarlo:come avrebbe desiderato vederlo...ma come ogni volta,il buio tornò subito.


-Non posso assolutamente apportare queste variazioni al costume di madamoiselle Alphonsine,monsieur…che costume sarebbe?- la sarta di scena contestava animosamente contro il malcapitato Ilia Semonov.
-Madame Valere…vi prego…Avete le mani d’oro…non credo sarà difficile realizzare questo abito,per voi…-
-Non è questione di difficoltà,monsieur…è questione di senso del pudore…che roba sarebbe? Sembra una zingara!-
-…e lo è…- disse sospirando conciliante il giovanotto.
-…anche se lo fosse,monsieur…in teatro i costumi sono ricchi,fastosi…fanno parte della scenografia..devono attrarre il pubblico:sono sicura che la signorina non oserebbe indossare questa..questo…Oh,non trovo le parole..!-
-Se non le trovate,madame Valere…perché non state zitta,allora?- secca era intervenuta nel battibecco la voce autoritaria di Sindial.
La donna era pronta a ribattere,ma quando si volse verso l’impresario,quell’uomo inquietante e severo,perse un po’ di combattività.
-Io…io volevo dire,monsieur Sindial…che non trovo le parole per definire questo abito…è …è…-
-E’ stato disegnato personalmente da me,madame Valere…-
Ilia guardò la donna con espressione eloquente,consigliandole tacitamente di smettere quella sterile polemica.
La sarta deglutì,imbarazzata. Ma insistè ancora,anche se con sempre minore lena:
-Non trovate monsieur che sia …piuttosto…ardito? Madamoiselle Alphonsine…-
L’uomo la interruppe:
-Voi sapete quali sono i vostri compiti qui,madame Valere?....forse il signor Semonov deve ricordarveli? Non mi piacciono gli equivoci,sapete?-
Questa volta la donna abbassò la testa,in segno di resa e rientrò nei ranghi:
-Vogliate scusarmi…monsieur…io….-
-L’abito deve essere pronto stasera stessa,madame Valere…domani madamoiselle Alphonsine proverà sul palcoscenico…Ilia,venite con me,ora..- Concluse Sindial,chiudendo definitivamente la discussione.
Rimasti soli i due uomini,Ilia domandò al suo principale:
-Volevate parlarmi di qualcosa?-
L’uomo non rispose subito,rimanendo un po’ accigliato.
-Volevo sottrarvi alle grinfie di madame Valere…continuerà a brontolare fino alla fine dei tempi,se conosco il tipo…-
Ilia ridacchiò,poi propose:
-Perché non venite a passeggiare con me,sul lungosenna…siete chiuso qui dentro da giorni:non vi sentite oppresso?-
Sindial si guardò intorno,scosse la testa con un sorriso amaro:
-Questa è la mia casa,Semonov….-rispose.
-Allora venite…la casa si apprezza di più,quando ce ne allontaniamo un po’…non credete?- insistè l’altro,con affetto.
L’uomo lo guardò negli occhi:sapeva bene quanto Ilia fosse legato a quella sua piccola isba nella campagna battuta dal gelo,circondata dalle betulle e riscaldata dal calore,per lui ignoto.del focolare familiare.
-Siete insistente come un insetto molesto…-gli disse,uscendo con lui dal teatro.
Il giovanotto rise,soddisfatto di essere riuscito nell’intento.


Sul lungosenna a quell’ora c’erano pochi passanti.Molti pittori improvvisati,però,dipingevano paesaggi caratteristici,un po’ di maniera;qualche artista si celava tra loro e dal suo pennello la realtà prendeva altre forme,fissandosi in impressioni irripetibili.C’erano poi bancarelle di paccottiglia,destinata a souvenir per i viaggiatori della domenica;qualche zingaro musicista impetrava l’elemosina,esibendosi col suo violino.
I due uomini procedevano a passo lento,rilassandosi,cullati dallo scorrere sinuoso del fiume;ogni tanto occhieggiavano l’opera di qualche pittore,o si soffermavano ad osservare una bancarella più interessante delle altre.
-Guardate Sindial…- Ilia aveva trovato una stampa che riproduceva in maniera piuttosto naive Esmeralda e Quasimodo:il povero infelice mostruoso campanaro fustigato sulla pubblica piazza e la zingara che gli si avvicinava e gli dava da bere.
L’uomo dalla maschera osservò il disegno,senza battere ciglio;poi posandolo domandò:
-Credete che la bella Alphonsine possa somigliare a Esmeralda?-
Semonov sospirò,scuotendo la testa:
-Ora come ora no…è strano:sembra che dentro di sé rifiuti quasi posto alla pietà…come fosse una debolezza…o una perdita di tempo:è così desiderosa di non perdere nemmeno un minuto nella sua scalata al successo,all’ammirazione,all’affermazione…-
-Questo vi dispiace?...o vi allontana da lei?-
Semonov fece spallucce:
-Non saprei rispondervi….però sento che Alphonsine non può rimanere sempre così…nessuno di noi rimane sempre uguale,altrimenti la vita stessa che senso avrebbe?-
Sindial gli domandò con un tono di voce struggente,inatteso per chi non lo conoscesse:
-Perché Ilia…che senso ha,la vita?-
Il giovanotto avrebbe voluto rispondergli con l’entusiasmo del suo carattere aperto,col calore della sua personalità estroversa,con la forza della sua vitale umanità.Ma guardando quella sua maschera dolorosa,preferì trattenere le sue parole,rimanendo in rispettoso silenzio.
-Guardate…ci sono madamoiselle Aurora e madame Levigny…- disse poi,distinguendo le due figure femminili venir loro incontro,di lontano.
L’altro non fece commenti,ma il suo sguardo divenne diverso.
-Sapete?...ho conosciuto il segreto di madamoiselle Aurora…- gli confidò.
-Bene- ribattè l’impresario,troncando deciso il discorso –Allora non sarà necessario parlarne!-
Ilia lo guardò,appena meravigliato da quel brusco cambio di tono del suo interlocutore.Ma non ci fu il tempo di domandargliene spiegazione(se mai avesse pensato di farlo),perché ormai l’incontro con le due donne era in corso:
-Buon pomeriggio,madame Levigny…madamoiselle Aurora…-
-Oh…il nostro caro monsieur Semonov…- disse la dama.
-Conoscete già monsieur Sindial?- continuò Ilia,facendo le presentazioni.
La dama osservò meglio il gentiluomo che aveva incrociato solo un paio di volte e piuttosto in fretta nella penombra del teatro.Sindial si inchinò,accennando un educato baciamano.Madame Blanche era una donna spesso troppo sollecita e apprensiva,ma anche generosa e sensibile.La sua vita,la dolorosa esperienza vissuta a fianco della adorata nipote,l’avevano resa riflessiva e senza pregiudizi.Inutile dire che aveva notato bene la maschera di Sindial,ma la sua attenzione era andata oltre:ne aveva colto la serietà,l’educazione,la riservatezza. E tutto sommato le aveva apprezzate.
-Lieta di conoscervi,monsieur Sindial…-
L’uomo si rivolse poi ad Aurora:
-Madamoiselle…-
La fanciulla accennò un sorriso.L’uomo prese la sua mano,chinandosi gentilmente verso di lei.
-Che ne dite di condividere la strada insieme?- propose Ilia –E’ un’ora bellissima…-
Così dicendo porse il braccio alla Levigny,lasciando a Sindial l’agio di offrirlo a sua volta alla giovane pianista.
Dopo qualche minuto di reciproco imbarazzato silenzio,Aurora provò a conversare col suo accompagnatore:
-E’ un insolito incontro…-
-Già…- disse lui,incredulo di trovarsi a passeggiare come qualunque altro lungo le rive della Senna,al braccio di una graziosa accompagnatrice. -Non immaginate nemmeno quanto insolito…- disse,sarcastico.
-Debbo chiedervi,però…di andare più lentamente…- lo rimproverò appena lei,poggiando la mano sul suo avambraccio poderoso.
-Scusate…- rispose lui e moderò il passò,misurandolo su quello di lei.
-Che cos’è questo profumo?...- domandò dopo poco la fanciulla. –Mi sembra familiare…-
-C’è uno zingarello che vende dei sacchetti di lavanda…- le spiegò Sindial. –Sono confezionati con della tela grezza,e un piccolo nastro di raso…-
-Ah…lavanda…la villa di madame Giry ne è piena…-
Sindial irrigidì inavvertitamente i muscoli.
-Ne volete qualcuno?- le domandò -credo che servano per profumare la biancheria-
Non aspettò la risposta della fanciulla.Si fermarono:lo zingaro invitò Aurora:
-Scegliete quelli che vi piacciono,bella signora…-
Sindial la tolse dall’imbarazzo:
-Il rosa,il giallo e il verde…- ordinò.
Il ragazzo non profferì più parola,ma si affrettò a porgere i tre sacchetti all’acquirente,che li pagò generosamente.
- Vi ringrazio monsieur Sindial…Il rosa,il giallo e il verde…- ripetè Aurora- perché proprio questi?-
-Sono i primi che ho veduto…-
-Sono i colori che preferisco…- confessò lei.
Sindial non commentò.Chiamò invece Ilia:
-Semonov!-
-Si?- rispose questi,prontamente.
-I nostri impegni ci reclamano…lasciamo pure che le signore continuino piacevolmente la loro passeggiata e rientriamo a teatro…-
Così detto,si liberò delicatamente della presa di Aurora e,stringendole la mano tra le sue,si congedò:
-A più tardi,Aurora…-le sussurrò,con voce suadente.Forse alludeva al loro ormai usuale incontro serotino? Si chiese la giovane pianista.
-Madame Levigny….-
Licenziatisi,i due uomini a passo sostenuto ripresero il cammino.
-Perché tanta fretta,Sindial?- osò chiedere Ilia
-Torno alla mia casa,Ilia….- gli rispose quello,eloquentemente.


‘Moi Duom’

La mia casa. Arrivammo al paese che era sera;la campana suonava i vespri,le tenebre si impastavano alla nebbia e al fumo dei focolari.
Eravamo gelati dal freddo di quel viaggio improvvisato,metà pellegrini,metà fuggitivi.Con mezzi di soccorso,a piedi,attraverso le campagne infestate dai lupi….
Ma la casa …eccola finalmente.Il suono della campana era un richiamo per me familiare:era il tramonto,l’ora del rimpianto e del desiderio di calore,dopo le fatiche del giorno.
-Venite…- dissi a Sindial – Siamo arrivati:è laggiù…-
Riconoscevo il basso tetto coperto di muschio della mia piccola isba;un fumo azzurrognolo saliva dal camino,come a salutarmi.Il cuore mi battè nel petto.Avevo voglia di correre….
Sulla soglia riconobbi Sonia,mia sorella:sembrava aspettare proprio me!
-Sonia…sestra moia!sorella mia…- chiamai.
-Iliaaa….bratik..fratellino…-aprì le braccia e mi accolse nel suo abbraccio caldo.
Le chiesi di mia madre,dimentico per un momento del mio compagno di viaggio.
-O ilia…non riconosce più nessuno…- mi rispose lei,dolente.
Corsi dentro.
Sindial era rimasto fermo a pochi passi dall’uscio.Mia sorella lo chiamò:
-Signore…dove andate?...venite dentro!-
L’uomo era reticente.
-Venite:avrete freddo….venite vicino al focolare…- insistè mia sorella,lo prese per mano,sospingendolo in casa.
-La nostra casa è povera,signore…ma gli amici di mio fratello sono i benvenuti…prego,sedetevi vicino al fuoco…La zuppa è quasi pronta!-
Sindial entrò nella cucina,che era stanza da pranzo,soggiorno,cuore della casa.Ma rimase in piedi,mentre mia sorella si affaccendava intorno:era un modo per metterlo a suo agio,trattarlo come uno di noi.
Io intanto ero entrato nella stanza di mia madre:
-Mat….mama…-la chiamai piano,avvicinandomi.
Povera piccola madre mia…piccola in quel grande letto bianco,coi capelli sciolti,gli occhi cerulei spalancati che fissavano un punto lontano,senza più vedere nulla.
Mi sedetti al suo capezzale,ormai pensando di doverla solo vegliare nel silenzio di quella lunga,assente agonia.
-Mama…- dissi ancora.
Incredibilmente lei si volse al suono della mia voce,allungò la mano scarna,mi carezzò il viso:
-Ilia….dolce figlio mio…-mi disse.
-Oh mat…mat moia…-mi strinse sul suo petto magro e mi cullò,come quando ero bambino.
Seppi dopo che Sindial aveva visto tutto,fermo sul limitare della soglia. Lo seppi dal pianto inconsolabile che gli sentii versare nel silenzio di quella notte.’

Ilia richiuse piano il suo taccuino:era così doloroso a volte ripensare alla vita passata…ma era vita:questo era il senso!



La dolce consuetudine dell’incontro serale con Sindial si era ripetuta anche quella volta.Poi,al sopraggiungere di Blanche,l’uomo si era congedato dalle due ospiti,dileguando in fretta nel corridoio buio.Aurora raccoglieva allora gli spartiti che avevano eseguito ‘insieme’ e,con l’aiuto della sua tutrice,rientrava in albergo:inutile dire che a Blanche non sfuggivano alcuni piccoli segnali nell’atteggiamento e nel modo di porgersi della sua pupilla,che sembravano testimoni di una nuova attitudine della fanciulla verso la vita.Tuttavia,conoscendone la vulnerabile ipersensibilità,la dama non cedette mai all’indiscrezione:aspettava che fosse Aurora a concederle l’occasione di capire meglio quale fosse la causa di quei cambiamenti.
Dopo aver cenato in camera,le due donne sedevano sul divanetto del piccolo salotto della suite.Blanche leggeva ad alta voce,oppure ripetevano insieme i passi dello spartito di Esmeralda che risultavano più ostici;qualche volta chiacchieravano…
-Mi piacerebbe sapere che aspetto ha monsieur Semonov…- disse Aurora – quando lo incontrate Blanche,sembrate sempre così entusiasta:me lo figuro bello,solare…aperto!-
-E’ proprio come dite,Aurora:ha i capelli castano scuro,gli occhi ambrati,leggermente orientali…lineamenti regolari,un bel portamento…e poi gli si legge sul viso una generosa bontà…-
La giovanetta tacque.Poi domandò,insicura:
-E…sul viso di monsieur Sindial? Cosa leggete?-
A Blanche sfuggì un sorriso.Poi rimase soprappensiero,a riflettere:
-Leggo il dissidio…-
-Il dissidio?...perchè?...forse per via della maschera di cui parlava Alphonsine?-
-Bè…forse per quello…-rispose un po’ sfuggente Blanche.
-Ma…che aspetto ha?-
-Sindial?...-la dama domandò,sapendo bene che si parlava proprio di lui. – voi come lo immaginate?-
-Bè…so che è alto,imponente…ha una voce così modulata,calda…ma poi a volte un tono così autoritario…Non voglio immaginarlo,Blanche:vorrei sapere proprio com’è…-
Aurora fece una pausa,poi domandò ancora:
-Per esempio…questa maschera…?
-E’ una maschera argentata,che gli copre il profilo destro…-disse,con tono indifferente Blanche.
-Secondo voi…?-
-Probabilmente una ferita…o chissà…un incidente… Certo il profilo sinistro è perfetto…oserei dire bello,certo affascinante…-
-E gli occhi?-
Blanche sospirò:intuì che quelle domande non facevano altro che confermare i suoi sospetti…
-Gli occhi sono la cosa più bella…sono verdi cangianti…ma non è il colore…è quello che svelano,che dice più di mille parole…- Blanche si fermò,si morse le labbra:Aurora aveva una espressione triste,sconsolata,si copriva le labbra con la mano,come fosse sul punto di piangere.
-Aurora,…bambina mia? Perchè?...non fate così…-
La pianista scosse la testa,ricacciando le lacrime giù,con forza,con rabbia.
-Lo vedrò mai,Blanche?...potrò mai guardarlo negli occhi?- avrebbe voluto domandare ancora:ma era una domanda sciocca,come tutte le domande senza risposta…e preferì tenerla dentro di sé.


Quella mattina avrebbero dovuto finalmente provare sul palcoscenico.Le due ragazze erano entrambe emozionate all’idea,eccitate.Come sempre Ilia fece loro da guida,spiegando quella che sarebbe stata la scenografia,ovviamente molto essenziale,della loro esibizione.
Il fondale nero alle spalle,il piano a coda centrale,ma addossato al fondo,sulla scena;poi tutto lo spazio era per Alphonsine…
-Vado a mettere il costume…- disse quest’ultima.
Aurora sedette al suo posto,aprì il piano e lo provò.
-Che ve ne pare?- le domandò Ilia – Va tutto bene?-
Prima che la fanciulla potesse rispondere,dall’alto uno strano tramestio la interruppe.
-Non abbiate timore- la rassicurò Ilia –sono i macchinisti che stanno mettendo a punto la scenografia del Mefistofele…-
In quella Alphonsine proruppe sulla scena come una furia:
-Monsieur Semonov…mi spiegate che scherzo è questo?...-
La ballerina aveva indossato il costume da zingara:era un abito di velluto verde…un abito da dama stile impero,a cui però l’uso e la strada avevano dato un taglio nuovo:le braccia erano scoperte,in modo irregolare;le gambe sgusciavano fuori da vistosi spacchi,dove il velluto si alternava ad altro tessuto,messo là alla buona…Una vistosa scollatura,sottolineata dalla spallina lenta,che cadeva continuamente,metteva in evidenza il seno pieno e prorompente della giovane.
-Che succede,madamoiselle?- disse,fingendo indifferenza Semonov.
-Che succede?...è un costume questo? Dov’è finita tutta la stoffa?...dove sono le applicazioni di raso,le trine…tutto quello che avevo scelto?...O la sarta è una ladra o il costumista un pazzo…-
-….Opterei per la seconda ipotesi,madamoiselle!- rimbombò una voce,dall’alto.
Alphonsine sussultò:
-Chi…chi ha parlato?-
Ilia aveva sollevato il viso e,abituando gli occhi all’oscurità,aveva riconosciuto,insieme ai macchinisti,il suo principale;appoggiato a una corda di sostegno,stava controllando il lavoro delle maestranze,personalmente.
-E’ Sindial..- disse,a bassa voce,rassicurando le due fanciulle.
Questi intanto,muovendosi agile fra tavole e contrappesi,come un felino nella prateria,raggiunse una scala in legno e con pochi balzi si materializzò sul palcoscenico,coi pantaloni neri senza giacca e la camicia bianca sbottonata,proprio davanti ad Alphonsine.
-Scusate il mio abbigliamento,madamoiselle…- le disse –ero all’opera,lassù…e non ho fatto in tempo a cambiarmi per la mattina…-
Poi,le mani sui fianchi,il volto di sfida,la osservò,con un leggero ghigno:
-Non avete apprezzato il vostro costume?-
Alphonsine cercò di rispondergli a tono:
-Nossignore…questo non è un costume…è uno straccio da zingara…è un’oscenità…-
-Eppure l’ho disegnato personalmente,pensando a voi…-
-Oh grazie…ne sono lusingata…- rispose altrettanto ironica la ballerina.
Sindial rise,secco e sarcastico:
-Complimenti…apprezzo la vostra ironia….Siete intelligente,Alphonsine!-
La giovane artista stava perdendo la pazienza.
-Io non ballerò svestita così,monsieur Sindial…- disse,ostinata.
-Allora non ballerete affatto!- ribattè quello –Mi dispiace che la vostra intelligenza non arrivi al di là di qualche battuta ironica…Ditemi:che personaggio è,quello del vostro balletto?-
Alphonsine esitò,poi rispose,abbassando la voce:
-..una…una zingara,monsieur…-
-Bene…allora ?-
-Si…ma si tratta di un balletto…di spettacolo:la gente viene ad ammirare anche i costumi….-
-Invece ammirerà solo voi e la vostra arte:che ne dite?...non credete sia più lusinghiero? Voi siete bella,e siete brava,Alphonsine:non avete bisogno di orpelli!-
Alphonsine mise qualche attimo a capire che Sindial le stava dando un pubblico riconoscimento.Dunque anche lui non era insensibile alla sua bellezza?...e aveva ammirato la sua bravura?...e quando?
Comunque imbarazzata dai lusinghieri apprezzamenti,finì con l’adattarsi all’idea di indossare quell’abito inusuale.
-Va bene…-disse,inchinando leggermente la testa.E andò a indossare le scarpette.
Aurora,seduta al piano,sembrava essersi estraniata da quel battibecco.Ma dentro sé aveva capito subito il peso delle parole di Sindial,molto prima di Alphonsine:e quelle parole le pesavano come un macigno sul cuore,rimbombando continuamente…’Voi siete bella,e siete brava’…’Voi siete bella e siete brava’….
Pestò con rabbia la tastiera.
-Questo piano non è sufficientemente accordato,signor Semonov…- disse con tono dispettoso – E c’è un’altra cosa…l’idea di suonare sul palcoscenico mi sembra piuttosto discutibile! E non venite a dirmi che è un’idea dell’impresario:il signor Sindial avrebbe potuto parlarne prima con noi…consultarci…o ci crede così poco degne di considerazione professionale,da poter decidere per noi?-
Aveva parlato rivolgendosi a Ilia,ma sapeva benissimo che Sindial era ancora là.
Egli si voltò verso di lei,col cipiglio minaccioso che gli era proprio di quando qualcuno lo provocava.
Ilia era preoccupato:avrebbe voluto intervenire. Ma non sapeva bene cosa sarebbe successo.
-Non è sufficientemente accordato,madamoiselle?- le chiese,con falsa cortesia. –Lasciate che lo provi…-
Preso posto sul seggiolino,accanto a lei,mise le mani sulla tastiera,dimentico di tutto.E nella meraviglia dei presenti,eseguì prima due scale,poi accennò all’overtoure dell’Esmeralda…
Si fermò,furente con se stesso e con Aurora,che gli aveva carpito un segreto covato in silenzio per più di cinque anni.
-Non mi sembra affatto che non sia accordato,madamoiselle…Che dicevate della vostra professionalità?-le domandò,sarcastico.
Aurora teneva il viso basso,le mani appoggiate alla tastiera,visibilmente agitata anche lei,ma consapevole di aver ecceduto.Respirava a ritmo serrato,cercando di calmarsi.
Lui la osservò:il profilo delicato e volitivo insieme,la posa orgogliosa e indomita,il tremito delle labbra e del piccolo seno sollevato dal respiro rabbioso lo turbarono.
Si alzò,prendendo le distanze dal piano.
-Volete ancora discutere….o preferite provare,finalmente?- domandò,rivolgendosi a entrambe,meno aggressivo,ma sempre piuttosto sapido.
Finalmente Ilia intervenne:
-Forse la cosa migliore è provare,madamoiselles…Non trovate?- disse,poggiando la mano solidale sulla spalla di Aurora e guardando con un sorriso conciliante Alphonsine.
Sindial con un balzo lasciò libero il palco e scomparve nella platea semibuia.
-Buon lavoro,madamoiselles…- disse Ilia,uscendo da una quinta –Per qualsiasi cosa,sono nel back stage…-


-Aurora…io credo di avere una idea…- disse Alphonsine,sedendosi a rifiatare vicino alla compagna.
-Dimmi…- le domandò quella.
Alphonsine si guardò intorno,poi accostò le labbra all’orecchio di Aurora e bisbigliò qualcosa.
-Perché me lo dici così?-
-Ho l’impressione di essere continuamente spiata…- rispose l’altra,a voce più alta.
Aurora sorrise:
-E’ un’ottima idea…allora senti…- E abbassata la voce anche lei,le suggerì la sua versione.
-Tu dici?...non sarà un po’ …eccessivo?-
-Osiamo,Alphonsine…- ribattè la pianista,poi con le mani cercò di farsi una idea del costume della compagna- Ma…sei quasi nuda?-
-Bè…all’incirca.. Male non sto,perchè il velluto è di un verde incantevole e poi ci sono queste intrusioni di seta…Però mi domando madame Giry cosa ne direbbe?-
-E madame Trichet?- rimbeccò Aurora.
Alphonsine si ricordò la anziana maestra e iniziò a ridere;a poco a poco alla sua risata si unì anche quella di Aurora.
A stento le due ragazze riuscirono a contenersi:era una risata liberatoria,che scioglieva la tensione,l’insicurezza,il dispetto,la paura…
-Sai Aurora?- confidò a un tratto Alphonsine –qualche volta mi chiedo…se tornassi a vedere,ricominceresti a danzare?-
Aurora ci pensò un attimo.Scosse lentamente la testa:
-Non lo so…sai?...il pianoforte è diventato così importante per me…-
Alphonsine si alzò,prese la compagna per mano:
-Vieni…prova a fare una piroetta…-
-No,no…- si schernì Aurora- Non sono più capace…
-Ti porto io!...-
Più con l’istinto che con la consapevolezza,Aurora si adattò al passo della compagna e per un attimo le sembrò che il movimento le appartenesse di nuovo,come un tempo.
-Basta ora…sono stanca,Alphonsine…-
-Domani sera,Aurora…ci giochiamo il tutto per tutto…- affermò Alphonsine,improvvisamente seria.
-Già…-
-Chissà se monsieur Sindial ha disegnato anche il tuo,di vestito…- domandò poi,di nuovo ironica e sfacciata.
-Ho detto a Blanche di andarlo a ritirare…ma sarà pronto stasera…-
La pianista era stata contenta a suo tempo di sapere che avrebbe dovuto aspettare Blanche nella solita sala,come tutte le sere. Ma ora si domandava se Sindial sarebbe venuto:era chiaro che si era piuttosto risentito con loro due,con lei soprattutto.
Aurora si rimproverò,per la capricciosa immagine di sé che aveva dato poc’anzi;poi pensò a come lui aveva suonato…Era un musicista,non poteva più negarlo:altro che saper distinguere un bemolle da un diesis…Aveva la musica nelle dita,nei polpastrelli:il pianoforte toccato da lui si era animato di vita propria…

Seduto nel suo studio,con le spalle alla porta e lo sguardo che seguiva il curioso evolversi di una nuvola trascinata dal vento,Sindial stava riordinando i tasselli della giornata dell’indomani,il giorno della inaugurazione.
Avvertì la bussata discreta di Semonov e lo invitò a entrare:
-Venite pure,Ilia…sembra che ci siamo,vero?-
Il giovanotto entrò e si sedette piuttosto distrutto su una sedia.
-Direi che potremmo inaugurare anche stasera..è tutto prontissimo…-
-Molto bene…Quelle due petulanti piccole primedonne si sono poi messe al passo?- disse voltandosi verso l’interlocutore.
Ilia sorrise,divertito:
-Monsieur Sindial…le avete spaventate!-
-…quando mi chiamate monsieur,vuol dire che prendete le distanze,Ilia…-disse l’altro,osservandolo con leggero sarcasmo.
-Che volete che vi dica….il costume di Alphonsine è…audace…,non potete negarlo…-
-Non l’ho negato,infatti…-
-..e quanto a prendere le decisioni senza consultare nessuno…- provò a fargli notare ancora il segretario.
-Basta così,Ilia…Non cambierò il mio modo di essere….non lo cambierò mai!- troncò netto l’altro.
Ilia sospirò,con una eloquente espressione di rassegnazione sul viso,pensando:’non ho mai aspirato a tanto…’
Ci fu una lunga pausa,tra i due.Poi il giovanotto esclamò:
-E’ stato bello sentirvi suonare,dopo tanto tempo…-
Sindial appoggiò la fronte alle mani,respirando piano:
-Già…dopo tanto tempo….Speravo ve ne foste dimenticato…speravo di averlo dimenticato anch’io…-
-Credete possibile che un’aquila in gabbia dimentichi di saper volare?...-gli disse Ilia,ammonendolo severo.
-Vorrà dire che la gabbia sarà serrata meglio…-ribattè quello
-Non servirebbe a nulla…prima o poi l’aquila spiccherebbe di nuovo il suo volo…-
-O…ne morirebbe…-concluse Sindial,quasi tra sé.


Ilia stava ritirandosi ormai,quando –passando davanti alla sala delle prove- per curiosità sbirciò all’interno.
Aurora era sola,appoggiata alle lastre,appena illuminata dall’ultima luce della sera.
Il giovanotto entrò,diede un piccolo colpo di tosse,si fermò vicino al piano.
-Chi c’è?...-domandò la giovane.
Ilia sfiorò i tasti,appena.
-Sindial?- domandò lei speranzosa,ma sapeva già che non era lui.
-Sono Ilia,madamoiselle…- disse lui.
-Oh…- fu difficile nascondere la delusione,ma poi la pianista sorrise cortesemente e lo salutò
-Buona sera monsieur…-
Ilia le andò incontro,le prese le mani,affabile:
-Siete stanca,Aurora?...sedetevi un po’…- la aiutò ad accomodarsi sullo sgabello del piano - permettete che mi segga anch’io,accanto a voi?-
-Certo….-disse lei,affabile.
-Allora:domani è il gran giorno?-
-Già…Alphonsine è già rientrata in albergo…doveva fare dei piccoli acquisti e…- Aurora credeva che Ilia si fosse intrattenuto per l’amica.
-E voi? Come mai…aspettavate monsieur Sindial?-le domandò lui,piuttosto schietto.
La pianista cercò di superare l’imbarazzo.
-A volte,la sera…passa di qui…-
-Allora passerà anche stasera…- le disse Ilia,col suo tono confortante.
-No…non credo- ribattè lei,rassegnata.
-E perché non dovrebbe?-
-Perché è in collera con me…- disse ancora,piuttosto sconsolata.
Ilia strimpellò un po’ il piano,ridendo piano.
-Alludete al battibecco di stamattina?...- poi si fermò. –Se anche vi è sembrato un po’ infuriato,credo che ormai gli sia già passata….-
-Cosa vi rende così sicuro?- gli domandò lei. –Lo conoscete così a fondo?-
Ilia concluse la sua esibizione ‘concertistica’ con un paio di accordi ben assestati e si alzò.
-Conosco lui…e conosco voi…Non credo sia possibile tenervi il broncio a lungo…-
Voleva essere una galanteria,ma Aurora scattò sulla difensiva:
-Perché?...perchè sono una povera cieca?- gli disse,serrando fiera le labbra.
Ilia la guardò,con dolcezza;poi prima di allontanarsi verso la porta,le confessò:
-No…perché siete adorabile…!-

Rimasta di nuovo sola,Aurora sorrise tra sé:chissà se Ilia diceva sul serio o aveva solo voluto confortarla?
Sovrapensiero iniziò a suonare una partitura per pianoforte di ‘Eine kleine nachtmusik’ di Mozart;era una sorta di divertissement a quattro mani,che suonavano talvolta assieme lei e Blanche,per distendersi.
-Niente Chopin,stasera,Aurora?...a quanto pare siete di umore migliore rispetto a stamattina…-
La fanciulla aveva sussultato.La voce di Sindial le era giunta del tutto inattesa:non lo aspettava più,ormai…
L’uomo si era appoggiato al piano e la osservava.
La giovane smise di suonare,sentendosi osservata.Si volse verso di lui e gli domandò:
-Non la conoscete questa?-
-Eine kleine nachtmusik…la piccola serenata di Mozart-ripetè,prendendo posto disinvoltamente sul sediolino a fianco a lei-…Sembra adattarsi molto a voi,sapete?-
-Perché?- domandò la fanciulla.
-Suonate…- le rispose.
Aurora riprese a suonare dal punto dove aveva interrotto.
-Ecco…vedete questo trillo?...e l’allacciatura dopo?..sentite che grazia?- le spiegò l’impresario.
-Voi dite?- Aurora era arrossita,leggermente.
Lui non rispose subito,ma le fece notare:
-E qui,invece….c’è una nota di malinconia,sentite?-
Aurora non sapeva cosa rispondere:erano complimenti quelli? E perché glieli faceva?
-Sapete…io invece quando sento questa musica…ho l’impressione di vedere…- gli confidò,sincera.
-E cosa vedete?-
Lei riprese a suonare dal secondo movimento,descrivendo:
-E’ estate…una sera d’estate in campagna….c’è una fattoria,tutt’intorno nei cespugli brillano le lucciole…-
Aurora aveva smesso di suonare,e tuttavia la musica proseguiva;con aria rapita,la giovanetta descriveva quello che le note le facevano immaginare:
-Giovani contadini stanno danzando insieme sull’aia….un falò alza la sua fiamma verso il cielo,pieno di stelle.Un contadino invita una giovanetta,ma questa fa la ritrosa…poi alla fine cede….E ballano insieme,attorno al falò…-
Si era accorta,ora,che non erano più le sue mani a evocare quelle immagini:allungò la destra,fino a sfiorare il braccio teso di Sindial,che suonava per lei.
Avrebbe voluto dirgli che suonava divinamente,come un angelo.Ma qualcosa la trattenne:aveva paura che smettesse,che tornasse a negare di essere un musicista.
Allora gli carezzò piano il braccio,e appoggiò la fronte all’altezza della sua spalla.
Lui non mosse un muscolo,ma il suo cuore era un tumulto di emozioni sconosciute.Serrò le mascelle,e seguitò a suonare per lei,fino a che Blanche,sopravvenuta,finalmente,non interruppe come ogni sera il loro incontro.




Era ormai scoccata l’ora.Il teatro si stava riempiendo:nei palchi,posseduti da generazioni dalle migliori famiglie della capitale,facevano capolino dame giovani e meno giovani,ansiose di poter esibire le loro magnifiche toilettes nuove;la platea invece pullulava di divise fiammanti e bianchi sparati di gentiluomini,che dietro ai monocoli,portati più per vezzo,occhieggiavano le possibili prede…pronte e desiderose di cadere nella pania di un galante corteggiamento.
Parigi era ansiosa di tornare ai divertimenti spensierati di un tempo;troppo sangue era stato versato negli ultimi anni;molte famiglie erano state decimate,travolte dalle violenze o dai malversamenti della sorte;la stessa classe dirigente era ormai cambiata,dimentica del passato,ambiziosa e bramosa di esaltarsi nel lusso e nel piacere.
Entrando nell’Opera,tutti apprezzavano l’eleganza nuova del teatro ristrutturato;la perfezione dei particolari,la delicatezza delle rifiniture.Ilia lo aveva definito un gioiello,ed era vero:era la nuova gabbia d’oro dove i più privilegiati potevano lasciarsi rinchiudere,offrendo –teatro nel teatro- la propria gratuita esibizione.
Ammirazione e godimento suscitava la vista dell’affresco centrale;interesse le anticipazioni appena accennate sul programma di quella sera;morbosa curiosità l’enigmatica personalità del nuovo impresario,monsieur Sindial…
Questi non era in teatro,ancora.
Defilandosi nella confusione dei preparativi,si era allontanato da tutto e,silenziosamente,stava per appartarsi nella cappella.
Un’ombra,all’interno,si disegnò sul muro,illuminata dalla fioca luce di una tremula candela. Sindial ebbe un sussulto,poi quasi un moto di rabbia:chi profanava quel luogo che gli era tanto caro,chi ripeteva un gesto…che aveva adorato, ripetuto mille e mille volte da una mano invano desiderata?
Entrò dunque nella cappella,ma si fermò,cercando di sbollire l’ingiustificata offesa:
-Ilia?...-
Semonov era fermo davanti all’effigie dell’Angelo della Musica,assorto forse in tacita preghiera.Non aveva sentito arrivare il suo principale e si voltò piuttosto sorpreso verso di lui:
-Sindial?...non immaginavo…- disse poi.
-Ancora a dialogare con gli angeli,Semonov…?-ribattè quello,col suo solito tono sarcastico. –Cosa state chiedendo:la benedizione celeste sulla serata che ci aspetta?-
Ilia sorrise,paziente.
-Pensatela come volete,Sindial…piuttosto voi,cosa siete venuto a cercare?- ribattè,acuto incassatore,come sempre.
L’altro lo guardò,poi si guardò intorno:l’affresco scrostato dell’angelo,il poggiacandele,la finestrella incassata nelle fondamenta…
-Non quello che potreste pensare,Ilia…Non un dio…forse un uomo…o forse il fantasma di un uomo…- aveva abbassato lo sguardo,la voce era spenta,poco più di un sussurro.
Ilia sentì ancora una sconfinata pietà per lui:quali abissi di dolore si nascondevano dietro la falsa impassibilità della sua maschera?...il giovane segretario gli mise una mano sul braccio,glielo strinse.
-Vi lascio solo,allora…se lo desiderate…- gli propose,comprensivo. –Ma sappiate che solo non siete più,Sindial…-
L’uomo ricambiò silenzioso quella stretta solidale,ma non trattenne il giovane amico,che si allontanò discretamente.
Nel buio,la candela disegnò sul muro la grande ombra dell’impresario che si piegava inquieta e dolente su se stessa.Allontanandosi Ilia si augurò che un angelo raccogliesse davvero la preghiera che il suo cuore aveva elevato per quel suo infelice amico…



‘L’angelo della musica.


Ne avevamo già parlato,durante quella nostra fuga verso la campagna.Mi guardava quasi con disprezzo,ogni volta che mi segnavo con la croce davanti alle icone,nelle edicole ai crocevia che incontravamo.
-Dunque siete credente,Ilia Semonov?...o è un gesto meccanico,quello?-
-No,monsieur Sindial…non è meccanico:magari la mia ragione dubita,ma il mio cuore crede nel Buon Dio…-
-Il Buon Dio?- aveva ribattuto,calcando l’espressione con estrema ironia – Davvero buono,se addirittura consente che suo figlio sia flagellato,umiliato,battuto,vinto…inchiodato su una croce…-
Camminavamo e il fiato per rispondere era poco;ma riuscii a dirgli.
-Tutto giusto…tranne una parola,monsieur:vinto… Nostro Signore non è vinto… Egli risorge dalla propria carcassa torturata …è il tempio distrutto e riedificato in tre giorni…-
Poi raggiungemmo casa.
Mia madre era allo stremo. Cedetti a lui la mia stanza,per vegliare tutte le notti sulla sua lunga agonia.
Una mattina entrai senza troppo ritegno per l’ospite e mi misi a cercare tra le mie poche cose,come un disperato.
Finalmente trovai l’astuccio rilegato in pelle,con dentro il violino che era stato di mio padre.
-Oh no…-
-Che vi succede Ilia…?- mi chiese
Mi ero quasi dimenticato di lui:
-Il violino…mancano due corde..è inservibile…-
Lui lo prese tra le mani,osservandone l’archetto e la cassa.
-A cosa vi serve…?-
-Volevo suonare per lei….forse,anzi…sicuramente ne sarebbe contenta:ma a stento lo sapevo suonare quando aveva tutte le corde…così…uscirebbero solo versi strazianti..-
Mi guardò:
-Volevate suonare per vostra madre?-
-Si…sta morendo,monsieur…e non so cosa fare per lei…-
-Mi dispiace…- credetti di sentirgli dire,ma mi ero già allontanato:era stata solo una pazzia,quella di poter suonare per lei…potevo solo starle vicino e aspettare,aspettare.
Lo lasciai di nuovo e con mia sorella e altri familiari,ci ritrovammo al capezzale della nostra cara mamma.Ci stringevamo le mani,tra di noi,pregando e piangendo insieme.
Lei era di nuovo piombata in una sorta di dolorosa incoscienza;si agitava,come ansiosa,ma nessuno di noi riusciva a confortarla;nessuno di noi riusciva a comunicare più con lei.
Che impotenza che sentivo…che atroce impotenza…
Fu allora che una nota dolce si levò sul silenzio;una nota che sembrava un richiamo,il richiamo di chi ha tanto atteso e poi ha finalmente ritrovato quello che cercava;una musica che non era di questa terra riempì la stanza e l’aria intorno a noi,il nostro cuore,la nostra anima.
Una pace rassegnata si diffuse piano nei nostri cuori quando vedemmo Anna Semonovna smettere di agitarsi a quel suono celestiale e a poco a poco rimanere come assopita…
Mi avvicinai a lei,per sistemarle meglio il capo sul guanciale.
-Mat…Mama…- Era andata via…
Credevo di saperlo sopportare;credevo che ormai ne avessi acquisito la consapevolezza…doveva solo succedere,e basta… Ma perché invece desiderai solo di fuggire di là,per non guardare in faccia quella verità che mi lacerava il cuore?
Indietreggiai,fino a guadagnare la porta,poi fuggii via.
Corsi nella tundra,insensibile al vento,alle canne che mi sferzavano le ginocchia.Dovevo gridare il mio dolore,dovevo chiamarla ancora,disperatamente.
Quando rientrai era quasi buio.
Ero calmo,ormai,padrone di nuovo di me.
Trovai Sindial seduto su un tronco tagliato,che riposto il violino nell’astuccio,me lo restituì.
-E’ morta,monsieur…-
-Lo so,Semonov…-
-Scusatemi se non vi ho ringraziato…..la vostra musica è stata splendida… ma io ero fuori di me…arrabbiato con tutti…
-Anche con il vostro ‘buon Dio’?...- mi domandò,ironico.
Lo guardai,sospirando.Scossi la testa e gli risposi:
-E’ stato buono con me anche oggi,monsieur Sindial…ha mandato un angelo della musica…che la accompagnasse in Paradiso-‘

-Ci siamo,amico mio…-
La voce dell’impresario,entrato silenziosamente nel palco,la sua mano sicura sulla spalla del segretario,interruppero la scrittura frenetica di Semonov.Ilia depose la penna.Il silenzio era calato nel teatro,le luci si erano abbassate,il sipario si stava lentamente sollevando.



Applausi entusiastici accompagnavano l’uscita di scena degli interpreti del Mefistofele,che il pubblico aveva accolto davvero trionfamente:l’interpretazione delle arie,l’esecuzione delle musiche e la rivoluzionaria scenografia avevano esaltato anche i palati più fini,che non si stancavano più di chiedere uscite ai cantanti eccitati e commossi.
Faust che chiede all’attimo di fermarsi,Mefisto che fa crollare il mondo che egli aveva edificato,Margherita che impetra la pietà di Dio;tutto era stato così a un tempo vero e suggestivo,reale e allusivo che anche l’utente più distratto,il cuore meno educato ne era stato catturato.
Ilia guardò sorridente il suo principale:
-E’ fatta…è andata!- gli scappò detto.
-Già…-rispose quello.
-Qualcosa vi preoccupa?- gli domandò incerto il giovanotto.
-Non lo indovinate,Ilia?-
Semonov stette a pensarci un solo attimo,poi si morse le labbra.
-le ragazze?...-
-Sarà difficile catturare l’attenzione del pubblico,ora…- confermò l’impresario.
In effetti i presenti si scambiavano ancora entusiastici commenti,tutti infervorati dalla splendida messa in scena cui avevano assistito,quando –inaspettatamente- le luci si abbassarono di nuovo.
Al di là del sipario,Alphonsine aveva accompagnato Aurora al piano:
-Aurora…-le aveva detto stringendole forte la mano- Osiamo?-
La pianista le aveva sorriso.Erano entrambe emozionatissime:poco prima di entrare in scena era sopraggiunto un telegramma da Madame Giry,firmato da tutte le altre ‘muse’…che le incitava a dare il meglio di se stesse.Ne avevano ricevuto conforto,ma anche la chiara consapevolezza della responsabilità che gravava sulle loro spalle.
Avevano sentito risuonare a lungo gli applausi destinati agli interpreti del Mefistofele;mentre il sipario si apriva sulla loro esibizione,si avvertiva ancora il brusio,il cicaleccio dei commenti.
Sulla scena,all’inizio,c’era solo Aurora:sembrava immobile,come impietrita.La gente continuava a bisbigliare e si levò persino qualche risatina.
In quel momento,la pianista toccò con veemenza la tastiera,facendone risuonare gli accordi tutti insieme,come un caos primordiale,da cui a poco a poco iniziò a distinguersi l’armonia…
Sindial e Semonov si guardarono,ammirati.
Il tema musicale finalmente iniziò a prendere corpo;in quella uscendo da una quinta piroettando sulle punte come una bambola invasata irruppe sulla scena Alphonsine,che attraversò tutto il palcoscenico e si fermò,come cadendo,ai piedi del piano.
Qui,rimase un istante piegata,col capo e le braccia reclinate sulle gambe;le sue dita slacciavano piano le scarpette e le deponevano in un angolo.
Poi la ballerina si sollevava e iniziava a danzare scalza…
Scalza:come una zingara..perchè era diventata una zingara,Alphonsine…I folti capelli neri sciolti,il costume indossato come una seconda pelle,gli orecchini da schiava e la collana di corallo che le ballava sul seno prosperoso…Una zingara che seduceva solo con la sua bellezza e la sua primitiva,innata arte.
La danza iniziava come una improvvisazione e poi a poco a poco sulle onde della musica prendeva corpo,diventava seduzione,profferta d’amore…
Ma Esmeralda cerca l’amore di Phoebus perché ne è lei stessa innamorata,ebbra,travolta;ecco che l’istinto della passione diventa spirito della danza,che lo spirito si impossessa di lei e la travolge.Alphonsine iniziò a ruotare su se stessa,ruotare,ruotare…come invasata.
Poi,quando d’improvviso le note cedettero sotto di lei,si lasciò cadere di netto,ai piedi del palco apparentemente annientata dalla musica…
E la musica inaspettatamente ricominciò,con la freschezza di un sorso d’acqua che dà sollievo alla sete d’amore.Alphonsine,come all’inizio,rialzò la testa e guardò coi suoi grandi occhi scuri il pubblico…poi sorrise e si inchinò…e piroettando come al suo ingresso uscì di scena…
Aurora allora smise di suonare.Le sue mani si staccarono eloquentemente dalla tastiera.
Ed ecco che un applauso sordo,compatto,scrosciante,fragoroso esplose nel teatro.
Alphonsine tornò sulla scena,e una pioggia di fiori salutò il suo trionfo.
La ballerina si inchinò,sotto le luci che ormai erano tornate a splendere nella sala.Sorrise estatica al pubblico che la applaudiva senza sosta.
Poi guardò verso Ilia e Sindial,che le battevano le mani con misura dal loro palco e col gesto della mano sembrò offrire loro il riconoscimento del pubblico.
Continuando ad applaudire,Ilia commentò,divertito ed esaltato insieme:
-E’ nata,per calcare le scene…!-


Rientrate nel loro camerino,Aurora e Alphonsine si ritrovarono assediate dagli ammiratori di quest’ultima che continuavano a fare calca pur di conoscerla,esternarle personalmente la propria ammirazione,omaggiarla con corbeille di fiori e quant’altro.
-Aurora!...ce l’abbiamo fatta!!!...che peccato che tu non possa vedere!!!- continuava a ripetere la ballerina,esaltata come una baccante dall’esito così trionfale della loro esibizione.
-Non vedo l’ora di sentire monsieur Maschera d’Argento!...ah..credeva di averci sistemate per le feste,facendoci esibire dopo l’opera!!!-
La pianista era seduta davanti allo specchio,senza parlare.Tutta quella festa,palpabile intorno a lei,nelle voci,nella confusione,nel caldo del camerino…nel profumo dolciastro delle decine di omaggi floreali ricevuti da Alphonsine la stordiva:ma in realtà lei se ne sentiva esclusa.
L’unico interesse che condivideva con la sua compagna era quello di sapere che impressione avesse avuto Sindial della loro esibizione. Ma ovviamente non osava unire la sua voce a quella di Alphonsine:si sentiva impacciata più di sempre,anzi.Desiderava solo sottrarsi alla curiosità della folla,andare via.
Si domandava dove fosse finita Blanche:voleva cambiarsi d’abito,rientrare in albergo.
-Alphonsine…mi aiuteresti?- disse,spazientita alla compagna.
-Ma perché vuoi toglierlo?...sei bellissima,Aurora!- la rimproverò l’altra,senza capire.-La sarta ha fatto un capolavoro…la tinta che hai scelto,il modello…sembrano fatti per esaltare la tua bellezza!-
Aurora era incredula.Ma Alphonsine non era tipo da fare complimenti superflui.
-Voglio cambiarmi,Alphonsine…andare a casa…in albergo!-
In quella,qualcuno bussò alla porta,discretamente.
-Posso entrare,madamoiselles?- era Ilia.
Alphonsine aprì,senza pensarci troppo.
-Allora,monsieur Semonov?...- gli domandò.
-Sono senza parole…siete state eccezionali…anche più della serata di Marsiglia:cento volte di più!...ma adesso,Alphonsine,cambiatevi in fretta:andiamo a festeggiare…Nel foyer c’è un piccolo ricevimento per pochi privilegiati….e tutti non aspettano che voi!- così dicendo,Ilia si rivolgeva a entrambe,ma Aurora volle invece capire che la stella della festa era la sua compagna….e del resto,lei…quanto fuori posto sarebbe stata ad una festa?
Quando Ilia fu uscito,Alphonsine si precipitò a cambiarsi,dimentica della compagna.
Poi,una volta pronta,le si rivolse,eccitata:
-Andiamo?-
Aurora sospirò:
-Comincia pure ad andare tu….io aspetto Blanche…-
-Si…ma ti prego:non cambiarti:sei splendida!- le ripetè Alphonsine uscendo dal camerino,col buffo tono consolatorio che si usa a volte coi cagnolini.
Rimasta sola,la pianista si alzò:si toccò i capelli,che aveva raccolti leggermente,si aggiustò la testiera di delicate perline di fiume che aveva scelto per l’occasione;poi si accarezzò il vestito che la fasciava,di chiffon rosa antico,con le spalle scoperte,sottolineate da un accenno di ricamo,intessuto di piccole perle di fiume.
Qualcuno bussò alla porta del camerino.
-Entrate Blanche….vi sto aspettando….- disse,continuando a immaginarsi quale poteva essere il suo aspetto.
-Sono Sindial,Aurora….Posso entrare?-
Aurora era imbarazzata.
-Si…prego..ma Alphonsine è già andata via…-
-Alphonsine?...-le domandò lui,stupito.
-Non…non volevate congratularvi con lei…?-
L’uomo le si avvicinò;poteva sentirne la presenza davanti a lei.
-Più tardi,forse…adesso volevo darvi una cosa…- le aveva preso le mani,e aveva collocato tra le delicate palme congiunte un piccolo bocciolo rosato.
-Una rosa,monsieur?- aveva domandato la fanciulla,riconoscendone il profumo.
Ma Sindial si era già dileguato,senza rispondere.
 
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