Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 10:52 by: Evilsisters




Mentre ancora risuonavano gli applausi che avevano salutato l’esibizione entusiasmante delle due ragazze,Ilia -a un cenno dell’impresario- si preparò a scendere nel backstage.
-Saremo subito qui!- disse sollecito,aprendo la porta del palco.
-…Io però non ci sarò,Ilia..-
-Non ci sarete?...- il giovanotto era stupito.
Sindial aveva una espressione seria,pensierosa.
-Credo sia meglio così….godetevi pure lo spettacolo insieme alle due ospiti…La mia parte,ormai l’ho fatta-
Ilia avrebbe voluto ribattere qualcosa,rimase invece senza parole,con le mani aperte in un gesto quasi buffo,nella sua irrisolutezza.
-Andate…-gli disse Sindial,accennando una specie di sorriso che rassicurasse parzialmente l’amico.
-Si…- disse Ilia e si affrettò.
Bussò piano ai due camerini.Alphonsine rispose:
-Sono subito pronta…-
-Madamoiselle Aurora?- domandò accostandosi all’altra porta.
-Entrate pure,Ilia…-
Entrando notò che Aurora si era cambiata e che lei e Blanche stavano indossando i soprabiti.
-Ma…dove andate?-
-Noi rientriamo,monsieur Ilia…scusateci con monsieur Sindial…-
Ilia si schiarì la voce.
-Ma…perché?...-
Aurora sorrise,con quell’amarezza particolare che Semonov aveva imparato a riconoscere:
-Perché sono abbastanza stanca…e perché non potrei apprezzare la messa in scena…Sono sicura che lui lo capirà…-
Ilia si ritrovò a fare lo stesso gesto inutile di prima.Aurora già stava uscendo dal camerino,e Blanche gli diede la buona notte per entrambe.
Il giovane seguì le due figure che si allontanavano nell’oscurità,con una sensazione di rammarico e di impotenza che lo aveva lasciato senza parole.
-Eccomi a voi…- la voce di Alphonsine risuonò alle sue spalle,briosa come sempre.
Ilia si volse e cercò di sorridere.
-Che vi succede,amico mio?...sembrate triste?- gli domandò la giovane donna.
-Niente…niente mia cara…venite..-le disse porgendole il braccio – Il melodramma sta per cominciare.



Avvolto nel suo mantello nero,con le redini saldamente strette tra le mani,Sindial percorreva in calesse le strade semideserte della capitale. Era una notte ventosa;la luna appariva e scompariva tra nuvole scure e di lontano il sordo brontolio del tuono minacciava l’avanzare della bufera.
In una notte simile a quella si era consumato l’ultimo atto della sua vita precedente.L’uomo si volse a guardare l’alta mole scura del suo teatro,attraverso le cui finestre scintillavano le luci della vita : a quella immagine si sovrapposero le fiamme di morte dell’incendio che proprio lui aveva appiccato…
Era tutto diverso?...Certo il destino gli aveva offerto un’altra chance:ora riusciva a guardare il mondo da un’altra prospettiva,ma…ma come dimenticare tutto quello che aveva vissuto prima,come espiare il male che,guardando il mondo dall’inferno della sua tomba,era riuscito a commettere? Non era facile liberarsi di Erik…non era facile scacciarne il fantasma…
Ora gli si offriva un fiore da cogliere,uno splendido bocciolo pronto ad aprirsi tra le sue mani…Ne era degno?ne era all’altezza? Le sue mani che non avevano esitato a uccidere,sarebbero state in grado di cogliere quel fiore senza offenderne la pura bellezza,senza strapparne le radici?
Il vento soffiò sollevando appena il suo mantello.Il cavallo galoppava instancabile verso i boulevards,guidato dall’istinto più che dalla ragione. E fatalmente lo condusse nelle vicinanze del cimitero…
…Christine…come non pensare a lei?era stata una lunga,appassionata,ossessionante malattia….si,una malattia:un amore condannato da una tara insanabile…Ma era l’unica forma d’amore che un fantasma poteva provare…Anche Christine era stato un fiore tra le sue mani:lo aveva coltivato con devozione,assaporando il momento in cui avrebbe potuto ammirarne la fioritura…Forse non l’avrebbe mai colto…si sarebbe accontentato di godere della sua bellezza e della sua voce da usignolo…Qualcun altro seppe coglierlo al suo posto!Era fatale…
Sindial sospirò profondamente.Aveva frenato il cavallo ed ora costeggiava lentamente le grate del camposanto,scrutando tra le tombe.
Christine era stata la sua musa,gli aveva schiuso uno spiraglio:la sua musica…che era la sua anima…che era l’unica parte di sé che avrebbe potuto mostrare agli altri,aveva trovato nella voce della giovane soprano il veicolo per emergere dal buio. E rinunciare a Christine,aveva significato rinunciare alla musica…per sempre…
Eppure quella donna aveva saputo ripagarlo…inaspettatamente,nonostante tutto:gli aveva detto che non era solo!Non era solo…All’inizio gli era sembrato un pietoso inganno;si era sentito più solo che mai…Ma poi aveva capito che quello di Christine era stato un dono,invece;il dono del segreto mistero per cui i veri legami tra gli uomini non si cementano con l’imposizione,la violenza…ma condividendo silenziosamente la reciproca affinità.
E così,anche se sapeva bene –anzi si augurava addirittura- che non l’avrebbe più incontrata,la sentì vicina e riconobbe la sua voce che gli ripeteva ‘Tu non sei solo’ tutte le volte che qualcuno seppe condividere la propria umanità con lui: nel sorriso accennato di una bambina solitaria che attendeva di sbarcare da una nave;nello slancio generoso,nell’amicizia,nell’affetto impagabile di Ilia Semonov…
E Aurora?...all’inizio credeva che anche con lei si trattasse di condividere la reciproca affinità:credeva di esserne solo intenerito,impietosito dalla sua condizione e al tempo stesso ammirato dalla sua maestria …Ma si era ingannato! Socchiuse gli occhi e un sospiro diverso gli sfuggì dalle labbra:continuava a vedere quel bocciolo rosa tra quei capelli scuri,e il desiderio di toccare quei capelli,di scioglierli…lo divorava.
Con un gesto istintivo,spronò di nuovo il suo cavallo,in gara col vento,attraverso le vie di Parigi.Sempre più veloce,sempre di più…Fin quando,attraversando la place Vendome, non riconobbe una sagoma familiare.
Ilia rientrava a piedi nel suo albergo,le mani in tasca,fischiettando un’aria del Mefistofele.Sindial lo raggiunse e gli si affiancò,col suo calesse:
-Eccovi Semonov…rientrate da una notte brava?- gli domandò,tra l’ironico e l’amichevole.
Ilia rise,ma non rispose.
-Come state Sindial?...lo spettacolo stasera è stato splendido…peccato che né voi,né madamoiselle Aurora ci avete degnato della vostra compagnia….-
L’uomo tacque.Poi chiese:
-Non è venuta …?-
-No:ha detto che non avrebbe potuto apprezzare la messa in scena e che voi l’avreste capita…- riferì distrattamente il giovanotto.
-Montate!- lo invitò,piuttosto autoritario,come sempre –Vi accompagno in albergo….Ho preso una decisione,a proposito di quelle due virtuose…-
-Quale?- Ilia sentiva nell’aria la tempesta
-Voglio proporre una scrittura alla Segnier…-
Semonov si volse a guardarlo,con l’espressione stupita sul viso.Ma Sindial guardava la strada davanti a sé,mostrandogli l’imperturbabile profilo mascherato.


-Blanche…?-
Aurora ,rientrata dal teatro,era ferma davanti al balcone:le lastre tremavano per il vento incalzante e in lontananza si avvertiva un tuono minaccioso.
-Ditemi mia cara…-
-Voi come mi trovate?...- le domandò,voltandosi appena,come a mostrarsi alla vecchia tutrice.
Questa sorrise,disarmata:
-Vi trovo bella…-
-…lo so,me lo dicevate anche quando ero solo una ragazzina tutta gambe e braccia…Ditemi la verità…-
-Ma è la verità,Aurora…lo siete!-
La pianista si mise una mano nei capelli,li sciolse,liberandoli dal fiore che li teneva legati.Tenne il fiore tra le mani,sempre un po’ assorta,poi domandò:
-..E se un uomo vi dice che ‘siete troppo bella’…che significa?-
Blanche sospirò,paziente,scuotendo il capo.
-Significa che quell’uomo prova per voi qualcosa….-
Aurora si portò il fiore all’altezza delle labbra,ne avvertì il profumo;poi però ebbe un moto di stizza,ne strinse il gambo fra le mani con violenza e,puntasi,lo lasciò cadere:
-Qualcosa?..oltre la pietà,dite?-
Blanche si affrettò a raccogliere la rosa e,rimproverandola,gliela restituì:
- Smettetela,Aurora:voi non ispirate pietà!-
La pianista imbronciata non si ribellò al rimprovero.
-E cosa ispiro?...-disse,con tono arrogante.
-Ispirate …tenerezza,amore…- le rispose Blanche,affettuosa.
-Amore…posso sapere cos’è l’amore?posso provarlo?...Posso amare qualcuno senza conoscere il suo volto,senza scambiare uno sguardo con lui?-
Blanche non perse la calma:conosceva gli scatti d’ira della sua pupilla.
-Questo dovreste capirlo da sola…Potete amare qualcuno di cui non conoscete il volto? E cosa conoscete?-
Aurora abbassò la testa ed elencò,a bassa voce,ma non abbastanza perché Blanche non sentisse:
-…Conosco il passo sicuro,l’odore speziato,la presenza imponente…Conosco la malinconia,la dolcezza,l’autorità…conosco la voce…e le mani e il genio…-
La vecchia dama sospirò ancora,le si accostò per abbracciarla.
-Mia povera Aurora!-
La giovanetta non ricambiò l’abbraccio,rimanendo rigida:
-Vi prego…Io credo che la cosa migliore,dopo l’ultima replica,è che io rientri in Provenza….Detesto illudermi,lo sapete!-
La dama lasciò cadere le braccia,dolente.Non sapeva cosa dire,e finì per assecondarla in silenzio.



Sindial rientrò nel suo studio.Si sentiva perfettamente tranquillo.Aveva preso la sua decisione,ormai.Dunque,bando alle debolezze e ai turbamenti.Quella settimana sarebbe passata in fretta;e l’incontro con Aurora sarebbe poi rimasto nella memoria come un piacevole ricordo…
..Si…altri progetti avrebbero tenute impegnate le sue notti febbrili:l’allestimento di altre cinque opere,scene,costumi,scenografie;l’istituzione di un balletto stabile…
Si liberò del mantello con un gesto plastico e disinvolto;poi sedette alla scrivania,pensando appunto in prospettiva…
Ma la sua mano non seppe disegnare altro che un volto,coi capelli scuri raccolti da un bocciolo di rosa…O una figuretta vestita d’azzurro sullo sfondo giallo di un campo di grano…
E alla fine Sindial si arrese,dedicando anche il lavoro di quella notte ad Aurora…

Aurora aveva preso la sua decisione e si sentiva più tranquilla. Avrebbe vissuto serenamente quegli ultimi giorni,sapendo che poi,rientrata nel suo rifugio in Provenza,ne avrebbe serbato il dolce ricordo nel suo cuore. Chiuse gli occhi,dunque,desiderosa di abbandonarsi al sonno…
Ed ecco che sognò di suonare sul palcoscenico,in un teatro vuoto.Sognò che i suoi occhi vedevano e,sollevando lo sguardo,incrociavano quello di un uomo in un palco:un uomo dalla maschera d’argento,che le applaudiva carezzandola col suo sguardo caldo…
Poi quell’uomo era improvvisamente vicino a lei,le carezzava i capelli,glieli scioglieva e la sua mano le sfiorava il collo e le spalle…
-Siete bella,Aurora…troppo bella..- le sussurrava con la sua voce calda.
Nel sonno,la giovane pianista sorrise…
-Sindial…-


Il temporale era scattato all’alba:il vento era calato e la pioggia,una pioggia insistente,continua,ossessiva si era abbattuta sulla città,lavando via l’ultimo ricordo dell’ottobre appena passato.
Aurora era in piedi da un po’ e ascoltava il ritmo incalzante dell’acqua che batteva sulle foglie di un platano,sulle maioliche del balcone,sulle lastre…
Qualcuno bussò alla porta:
-Aurora? Sono Alphonsine…-
-Entra…la porta è aperta…-
Alphonsine aveva indossato uno dei suoi eleganti abiti invernali,in velluto verde scuro,rifinito in raso.Guanti,cappellino,ogni particolare era studiato per mettere in risalto la sua bellezza.
-Hai visto che pioggia,Aurora?- disse entrando,imbronciata e lasciando cadere sul letto borsa e guanti.
-Mmm mmm…- fu la risposta dell’altra.Era ancora in desabillè,svogliatamente abbandonata su una poltrona,a piedi nudi.
-Ma non sei ancora vestita?...Io speravo di andare in teatro presto…- Alphonsine guardò sul ripiano del comò:la lettera di Madame Giry era ancora là…
-Senti…se tu pensi di attardarti ancora…posso consegnarla io,la lettera…a monsieur Sindial…-
Aurora fece spallucce:
-Qualunque cosa ci sia scritta,io ho preso la mia decisione…finite queste prime repliche,tornerò in Provenza…-
La ballerina rimase per un momento disorientata:aveva preso la lettera e la stava riponendo nella borsa.
-Scusa?...che significa che tornerai in Provenza?..e se Sindial ci propone una scrittura?Non eravamo qui per ottenere un ingaggio per tutto il balletto?-
-Ascolta Alphonsine:questa storia di suonare in pubblico,per me è un tormento…ed è già durato abbastanza!- il tono della pianista era amareggiato e sprezzante.
Alphonsine aggrottò le sopracciglia e,puntandole il dito contro,la rimproverò:
-Ascoltami tu,signorina ‘Mipiangoaddosso’….Non eri quella che mi accusava di pensare solo a me?che non volevo altro che un riconoscimento personale?...almeno io lo ammetto,ma il tuo egocentrismo… è molto più subdolo!-
Aurora ricevette queste parole come uno schiaffo in pieno viso.La sua rabbia divampò:
-Come puoi dirmi questo?...egocentrica? ma tu sai come debbo sentirmi io,tutte le sere che ci esibiamo insieme?- era scattata in piedi e affrontava aggressiva la compagna.
-…come vuoi sentirti? Bene,perché hai successo,sei brava…e potresti ottenere anche di più…-
Questa volta fu la pianista,a rimanere spiazzata:
-Cosa intendi dire?...-
Alphonsine sbuffò,fingendo di aggiustarsi il cappellino,davanti allo specchio.
-Non solo il tuo egocentrismo è subdolo….ma mi vuoi fare anche la falsa ingenua?...Guarda,amica mia:personalmente non vedo l’ora che tu te ne ritorni in Provenza…il tuo vittimismo mi esaspera…e poi ho sempre il terrore che con la tua doppiezza tu finisca per rubarmi la scena…Ma purtroppo mi sono accorta benissimo che il signor ‘Maschera d’argento’ ha occhi solo per te…-
Aurora arrossì,visibilmente.Tuttavia domandò,stupita:
-C…cosa?...-
-Magari avessi io ai miei piedi il padrone dell’Opera…lo farei girare su un dito solo!...- continuò irruenta come un fiume in piena Alphonsine. –Ma tu no,tu…fai la preziosa!...avremmo già la scrittura in tasca,se solo tu la smettessi di essere concentrata esclusivamente su te stessa…-
La pianista era rimasta a bocca aperta.
Blanche bussò discretamente alla porta intercomunicante.
-Aurora? Avete bisogno di me?-
Le due ragazze si volsero di scatto verso la voce,come fossero improvvisamente consapevoli di non essere sole al mondo. Entrambe ripresero,un po’ a fatica,il controllo su se stesse:
-No,Blanche…attendete pure alle vostre adempienze…vi chiamerò io…- rispose la pianista.
Alphonsine ,indossati di nuovo i guanti,si congedò:
-Vado a teatro…Di questa? Cosa ne faccio?- disse,agitando rumorosamente la busta.
La pianista deglutì:
-Consegnala tu…Io…ti raggiungo tra poco…-
-Benissimo!- così dicendo la ballerina uscì,chiudendosi bruscamente la porta alle spalle.


Una volta fuori,Alphonsine rientrò furtivamente nella sua stanza.
Qui,utilizzando il vapore caldo dell’acqua del bagno,aprì la lettera,avida di conoscerne il contenuto prima di ogni altro:

‘Gentile monsieur Sindial,
leggo con piacere le splendide recensioni che hanno entusiasticamente accolto l’inaugurazione dell’Opera.Sono lusingata dal successo riscosso dalle mie due collaboratrici e ,immagino lei voglia convenirne,credo che tale successo sia meritato e schiuda le porte di una carriera brillante,nella capitale.
Le vorrei cioè suggerire,al di là dell’interesse che può nutrire per il nostro corpo di ballo,di non trascurare l’idea di affidare alle due giovani artiste quella scuola per la quale aveva generosamente pensato a me.Sono state le mie migliori allieve:ora possono volare da sole,e possono aiutarLa a ricreare il glorioso balletto stabile del nostro Teatro…
La saluto,confermandoLe la mia stima e aspettando notizie di sempre maggiori successi.
Magdalene Giry’

La ballerina rilesse il testo,un paio di volte,per essere sicura di aver capito bene.Lei e Aurora…direttrici di una scuola? Ma lei voleva ballare,e basta!...e Aurora,poi…Per non parlare del magnifico accordo che c’era fra di loro.Alphonsine scosse la testa,sconsolata.Che idea,madame Giry!
Bene..ora che sapeva,non doveva far altro che consegnare la lettera al signor Maschera d’Argento…e augurarsi che non la prendesse in considerazione!Ma come fare?
Intanto la mise nella borsetta,decidendo di dimenticarsene almeno temporaneamente.
Quindi scese sulla strada.Il portiere dell’albergo fermò una vettura e l’aiutò a salirvi.Di lì a poco era in teatro.


Era ferma davanti allo specchio della sala,con il costume da zingara.In prima posizione,pronta per slanciarsi nel suo passo preferito,quando Ilia tossicchiò alle sue spalle.
-Buon giorno,Alphonsine…già al lavoro,stamattina?-
Lei gli si volse,piroettando su se stessa e gli sorrise,con naturalezza:
-Con una giornata uggiosa come questa…è l’unica cosa da fare…-
-E madamoiselle Aurora?...-
Alphonsine fece spallucce:
-Arriverà più tardi..non viviamo in simbiosi!- rispose,piuttosto corrucciata.
-Oggi il vostro umore è in sintonia con il clima…- Semonov si era avvicinato alla grande vetrata e guardava di fuori,anche lui piuttosto malinconico.
-Anche voi non mi sembrate il solito Ilia…- ribattè lei,avvicinandosi. –Non è che avreste anche voi preferito trovare Aurora,al mio posto?-
Semonov sembrò rifletterci sopra,prima di rispondere:
-La vostra amica ha qualcosa che...-
-Cosa?- Alphonsine era sulla difensiva
-Qualcosa che a voi manca…o meglio:qualcosa che voi negate di avere!- le disse schietto il giovane.
Alphonsine rimase in dubbio,si allontanò e riprese a esercitarsi alla sbarra.
-Sarebbe?-
-La comprensione…-
La ballerina ebbe uno scatto:
-La comprensione? Quella piccola piagnucolosa psicopatica…avrebbe ‘comprensione’?...e per chi,oltre che per se stessa?-
-Calmatevi,Alphonsine…vedete? Come potete essere così dura con lei…voi non ammettete debolezze,in nessuno…- la rimproverò Ilia.
-…nemmeno in me stessa…- disse l’etoile,a fior di labbra.
Ilia le si avvicinò,le mise una mano sulla spalla:
-Esatto…nemmeno in voi stessa…Perché?...-
Alphonsine si riprese,fece di nuovo spallucce:
-Forse perché sono stata cresciuta così…mio padre era autoritario,esigente…eternamente insoddisfatto di quello che facevo…Dalle sue labbra,mai un apprezzamento,mai una sollecitudine…- Alphonsine sembrò lasciarsi andare,per un momento.Ma poi si ringalluzzì,come capitava spesso: -Ed ecco cosa sono diventata:il metodo funziona…e lo adotto anch’io!-
-Bè….ma dare della psicopatica alla povera Aurora,mi sembra più che essere esigente…- convenne l’uomo.
Alphonsine sogghignò,scuotendo la testa.
-…So quello che dico,Ilia…Vedete la sua …non è vera cecità…I suoi occhi sono sanissimi:è la testa…- rivelò la ballerina,senza concludere,limitandosi a fare un eloquente gesto dell’indice all’altezza della tempia.
-Oh…- Ilia era stupefatto –E’ come se si rifiutasse di vedere?...ma allora…non è una condizione definitiva…-
Alphonsine alzò gli occhi su di lui,scrutandolo:
-Piace anche a voi…non è così?- gli domandò,quasi inquisitoria.
Ilia la fissò senza capire.Poi la rimproverò,di nuovo:
- Non è un po’ limitato,il vostro modo di vedere le cose? I rapporti per voi sono improntati solo al rifiuto o al possesso?...c’è di più,Alphonsine…c’è molto di più…Quando lo avrete imparato,allora vi guarderò con altri occhi…vi guarderò finalmente come desiderate che io vi guardi…- Così dicendo Ilia la scrutò nel profondo dell’anima,turbandola inaspettatamente e,prima che potesse rispondergli,si allontanò.



-Blanche…passiamo per il palcoscenico?...-
-Come mai questa richiesta?...- domandò la dama.
-Non so…penso che a quest’ora non c’è nessuno e magari potete aiutarmi a immaginare…-
Entrarono dalla platea;una sensazione strana investì Aurora,come ogni volta.Ma pur percependo lo spazio intorno a sé,pur ricordando l’affresco con Amore e Psiche sulla volta,il buio la circondava.
-Dove sedete voi,Blanche?-
-Qui…in prima fila…- la dama la guidò verso il suo posto,ma Aurora si fermò nel corridoio centrale e domandò:
-E…il palco di monsieur Sindial?...-
-E’ alla vostra destra,poco più in alto…-
Aurora rivolse il viso in quella direzione,inutilmente.
-Il piano è ancora sul palcoscenico?...-
- Hanno appena finito di smontare le scene del Mefistofele…forse adesso possiamo salire…-
In effetti Aurora sentiva un tramestio:macchinisti e maestranze erano già al lavoro,chissà da quanto.
-Venite,Aurora…saliamo…-
Blanche guidò la giovane pianista sulla scena.Incrociarono qualcuno dei lavoranti che le salutò cordialmente.
-Già a lavoro di prima mattina…-disse uno di loro.
Come soprappensiero,Aurora sedette al piano e iniziò a suonare ‘Il mattino’ di Grieg…
A poco a poco il tramestio,le voci,i richiami cessarono.Nel silenzio,tutti erano assorti,in ascolto.La musica prevalse sul monotono battere della pioggia,prevalse sul grigiore di quell’alba triste e plumbea,e sembrò che il sole sorgesse davvero entro quel teatro…Quando la pianista concluse il pezzo,un piccolo applauso discreto le rese omaggio.
-Grazie…-disse lei,un po’ confusa.
-Suonateci qualcos’altro,madamoiselle…- qualcuno le chiese.
-Ma…non vorrei distogliervi…-
Un’altra voce intervenne:
-Via,signori…a lavoro:cosa dirà Sindial?-
Tra i brontolii dei più e il sordo malcontento di altri,ognuno finì per tornare al suo posto.
Allora dalla platea si levò un applauso solitario.
-Chi c’è?-
Anche Blanche aveva difficoltà a capirlo,dal punto dove si trovava.
-Siete stata bravissima…come sempre…-
-Oh…monsieur Semonov…-
Ilia lasciò il suo posto e salì agilmente sulla scena,avvicinandosi alla pianista.
-Che brano era?...non lo avevo mai sentito…-
-E’ Il mattino,l’overtoure del IV movimento del Peer Gynt,di Grieg…-
- Questo non mi dice molto…-ammise il giovanotto.
-Il Peer Gynt….la suite ispirata a Ibsen,se non erro…Semonov,non ne avete mai sentito parlare?- era la voce di Sindial,ora.Aurora si domandò da dove arrivasse;forse dal suo palco,forse da una quinta…
La voce si avvicinò.
-Ne ho avuto notizia,ma fino ad oggi non lo avevo sentito nemmeno io…- ecco:ora era fermo vicino a lei,le si stava rivolgendo direttamente.-Voi come la conoscete,Aurora?-
La pianista prima di rispondere dovette fare i conti con l’emozione che aveva provato risentendolo vicino a sé.E con la sensazione che nella voce di lui ci fosse in fondo solo gentile cordialità…e niente di più…
-E’ stata una pura combinazione…vero Blanche?...Blanche?-
-Sono qui cara…stavo andando in platea,a sedere… oh!- la dama aveva messo un piede in fallo ed era caduta con un tonfo rovinoso per la scaletta che dal palcoscenico portava in platea.
-Oh Dio..BLANCHE!- Aurora si sentì perduta.Scattò in piedi,senza sapere dove andare e si trovò trattenuta dalle braccia di lui,che la rassicurava:
-Non abbiate paura…-
-Ma Blanche è caduta…-
-Non è nulla,Aurora… -gridò la malcapitata signora Levigny da terra,per tranquillizzarla– Ora con l’aiuto del signor Semonov mi rialzo…ahi!-
Ilia e Sindial si scambiarono una occhiata eloquente.Niente di grave,ma madame Blanche non avrebbe potuto camminare per qualche tempo.
-Semonov…mandate qualcuno per un medico- ordinò Sindial,poi cingendole la spalla con il braccio,prese per mano Aurora e l’aiutò a scendere in platea.
-Oh Blanche…che vi è successo?-
-Mi dispiace mia cara….-La anziana dama sembrava più addolorata per le conseguenze della sua caduta,che non per il male fisico che doveva avvertire.
Sopraggiunse il medico,tempestivamente, e sentenziò che la dama dovesse mettersi a riposo assoluto.
-Riaccompagnate madame Levigny in albergo,Ilia…e assicuratevi che ci sia qualcuno che possa assisterla…Contattate un’infermiera,se necessario…-
-Debbo andare anch’io…non posso lasciarla sola…- Aurora era piuttosto angosciata.
-Non state a rammaricarvi così,Aurora…- disse Blanche,affettuosamente disponibile,come sempre – A quest’ora dovreste provare…e io non ci sarei stata comunque:proseguite la vostra giornata…Io starò bene presto!-
-Ma io…senza di voi…-
-Suvvia,madamoiselle…- con dolce determinazione Sindial allontanò Aurora da Blanche,consentendo che due forzuti facchini sollevassero quest’ultima su una specie di sedile e la portassero di peso su in carrozza.
-Venite…vi accompagno di sopra…-disse poi l’impresario.
-Senza Blanche io… sono persa,monsieur…- disse lei,avvilita.
Per tutta risposta lui le domandò:
-Oggi avete cambiato pettinatura?...-
Aurora si stupì:
-No…solo che non…non ho fermagli nei capelli..ma solo la testiera…- disse toccandosi la testa.
- Vi preferivo pettinata come ieri sera…Eravate così bella,che… ho fatto questo,per voi…-
Si erano fermati sulle scale.Aurora pensò che se non ci fosse stato il braccio di lui a sorreggerla,sarebbe caduta…Sindial le aveva porto una piccola tavola,rettangolare;su di essa,il ritratto di una donna coi capelli raccolti da un bocciolo di rosa…
-Sono…sono io?- la giovane sorrideva compiaciuta,ma intimidita.Se quella era lei,allora era davvero bella…e se anche solo lui la vedeva così…
-Certo che siete voi…- disse lui,che la guardava amorevolmente – Ecco,venite:siamo arrivati…- Aveva già aperto la porta del gymnasium,davanti a lei.Non entrò,ma andandosene le sussurrò:
-Vi vedrò più tardi…come sempre…-


Blanche era immobilizzata su una poltrona…e sarebbe dovuta rimanervi per almeno una settimana.Semonov aveva sollecitamente procurato una infermiera che la assistesse e che fosse disposta ad aiutare anche Aurora,in almeno qualcuna delle mille piccole attenzioni che la dama dedicava alla sua pupilla.
La Levigny era proprio abbattuta.Sorrideva appena alla giovane assistente e appena potè richiamò l’attenzione di Ilia.
-Monsieur Semonov…-
-Dite,madame…-
-Vi prego…state vicino ad Aurora…-
Lui la guardò con il suo sorriso rassicurante e lo sguardo schietto.
-Non abbiate timore…tutti ci auguriamo che madamoiselle De Guilerm non debba provare disagio…-
-Tutti…- ripetè soprappensiero la dama.Poi lo supplicò di nuovo,di nuovo raccomandandogliela: -Statele vicino…ve la affido,Ilia…-
-State pure tranquilla…-la rassicurò di nuovo lui- le farò da fratello maggiore…-
Blanche annuì col capo,ma tranquilla non era affatto.Si mosse inavvertitamente e la gamba le dolse terribilmente,ricordandole che in ogni caso non avrebbe potuto fare di più,per ora.
Il giovanotto si congedò,affrettandosi a rientrare in teatro e ragguagliare gli interessati sulle condizioni di salute della malcapitata.
Informata dell’accaduto,Alphonsine esclamò:
-Accidenti,che disdetta…e ora come farai,Aurora,senza la tua balia?-
Aurora rimase zitta.La ballerina continuò:
-Bè,prima o poi devi anche imparare a cavartela da sola…-
-E come potrei fare,secondo te?-
-Semplice:ammetti una buona volta di essere cieca, …O il tuo orgoglio te lo impedisce?... In ogni caso,io non ho intenzione di sostituirmi a Blanche:non sarò io a farti da dama di compagnia…- Si era cambiata,dopo la prova e si preparava ad uscire.
-Non te lo avevo chiesto,anzi…è l’ultima cosa che mi auguravo…- ribattè l’altra,sprezzante.
-Bene:vedi come andiamo d’accordo,tu ed io?- rise la ballerina,uscendo dal gymnasium- O,Ilia…eccovi:allora sarete voi il sostituto di madame Blanche?-
Si era imbattuta nel giovanotto che entrava in quel momento nel corridoio.Lui come al solito sorrise,ma non commentò.
- A stasera…miei cari…- disse ancora Alphonsine,allontanandosi.
Ilia si avvicinò al piano,dove era seduta Aurora,la osservò.Poi si schiarì la voce,per dare un segno della propria presenza.
-Non siate preoccupata,madamoiselle Aurora…vostra zia si rimetterà presto…-
-Grazie,Ilia..- sillabò lei,ma non aggiunse altro.
Tra gli spartiti appoggiati sul pianoforte,Ilia intravide il ritratto fatto da Sindial,lo prese in mano,per guardarlo meglio.
-Questo ritratto è…perfetto..- esclamò
-Come dite?..oh!- Aurora arrossì,sentendosi come colta in fallo.
-Scusatemi…- si affrettò a dirle Ilia- forse non volevate che lo vedessi?...-
-No…io…Non saprei.- ammise la pianista. –Credete anche voi che…mi somiglia?-
-….direi che siete proprio voi,madamoiselle…-
Aurora sospirò.
-Permettete? –le chiese lui,sedendosi vicino a lei,sul seggiolino del piano. –Perché così triste?-
-Non lo immaginate?...-
-Se è per l’assenza di madame Blanche…contate pure su di me,per qualsiasi cosa:forse volete rientrare in albergo,prima dello spettacolo di stasera?-
Aurora si affrettò a dire:
-No…non ancora..io…-
-Aspettate lui?...è così?...- concluse Ilia,intenerito.
Aurora annuì. Poi osò domandargli:
-Perché non mi parlate di lui…voi che lo conoscete bene?state ancora scrivendo il vostro romanzo?...-
-Si…sono ancora all’inizio…-
-Mi piacerebbe tanto leggerlo…-
Ilia rise:
-Già…e non mi illudo certo per interesse letterario...scusate la franchezza,madamoiselle….-
-A me piace la vostra franchezza,Ilia…- gli confidò lei. –Siete sempre chiaro e sincero con me…-
Ilia chinò il capo,grato di quel complimento.
-Cosa vorreste sapere?-
-Mi piacerebbe … sapere com’è,il perché di quella sua strana incostanza,…sento a volte un dolore infinito nella sua voce…una malinconia…-
-...Questo non posso dirvelo,perché è qualcosa che appartiene solo a lui,voi capite…però posso dirvi che voi due vi somigliate,più di quanto non sembri…-
-Lui…ed io?-
-Si…c’è un tesoro dentro ciascuno di voi e sareste pronti a riversarlo,generosamente…ma spesso non trovate la maniera di porgerlo…per la paura di un rifiuto…-
-E’ terribile essere rifiutati,sapete?...- ammise Aurora.
Ilia le carezzò affettuosamente la testa e una guancia.
-Non abbiate paura…-la incoraggiò.-Osate…-
Quindi si alzò dal seggiolino con un movimento agile e si congedò.


Rimasta sola,Aurora carezzò la tastiera e poi iniziò a suonare.’La canzone di Solvieg’,dal Peer Gynt di Grieg.
Continuò a suonare anche quando avvertì Sindial entrare e avvicinarsi.
-E’ molto bella…- le disse lui.-E’ sempre Grieg?-
-Si…conoscete la storia?...-
-Non benissimo…- si era seduto accanto a lei,come sempre- Raccontatemela…-
-Peer Gynt è una sorta di antieroe…che va alla ricerca di se stesso,attraverso storie d’amore,viaggi,improvvisandosi profeta,medico…Dalla Norvegia all’Egitto,dai Trolls alle Piramidi di Memnone…Ma nella foresta c’è qualcuno che lo aspetta sempre…Solveig…-
Aurora suonò di nuovo la canzone,recitandone le parole:
-L’inverno può passare,la primavera dileguare,l’estate inaridire,l’intero anno scivolare via…Tu tornerai da me,certamente,tu sarai mio…L’ho promesso:ti aspetterò senza mai perdere la fede…-
-…Alla fine lui,vecchio e stanco tornerà davvero…ma il diavolo vuole la sua anima persa… A meno che Peer Gynt non dimostri di essere stato qualche volta ‘se stesso’..davvero se stesso…-
-E Solvieg dimostrerà che Peer è stato se stesso,…’Nella mia fede…nella mia speranza…nel mio amore!’…e lo riscatterà…-
Sindial l’aveva ascoltata senza interrompere,assorto con lo sguardo su di lei.
-Credo che voglia significare..che nell’amore ciascuno può trovare se stesso…nel vero amore…-aggiunse lei.
-Può trovarsi…o perdersi del tutto…- commentò Sindial.
-Io…volevo dire…non nell’amore che si prova,ma in quello che…qualcuno prova per noi…Chi ci ama ci dona la bellezza..per esempio…perché ai suoi occhi noi siamo belli,siamo tutto ciò che può desiderare…-Aurora si meravigliava di riuscire a dire certe cose,pur arrossendone nel suo cuore. –Non credete,monsieur Sindial?-
-Vorrei poterlo credere…- sospirò lui,abbassando la testa.
Erano così vicini…Aurora gli sfiorò la spalla e poi allungò la mano fino a carezzargli il viso.
-Monsieur Sindial..posso chiedervi una cosa?Io…mi sforzo di immaginare il vostro volto,ma…non riesco…-
Lui rise piano:
-Poco male…-
-Non scherzate…permettete,permettete che io …
Sindial non seppe dire di no,preso alla sprovvista.Aurora aveva appoggiato la destra sul suo profilo nudo,seguendo con l’indice la linea della mascella,poi risalendo lungo l’orecchio,dall’orecchio alla fronte,al sopracciglio,al taglio dell’occhio.Era una carezza,una carezza delicata;l’uomo socchiuse gli occhi,sospirando.Poi si riscosse,le bloccò con forza la mano:
-Adesso credo che può bastare!-
Aurora si ritrasse,ferita,mortificata.
-Scusatemi…sono una sciocca…scusatemi se mi sono presa questa libertà…-
Lui volle rimediare
-Non fate così,Aurora…- le aveva preso le mani nelle sue,le aveva portate alle labbra.Aurora si sentì autorizzata a ricominciare.Delicatamente riprese a percorrergli il viso,questa volta con entrambe le mani,scivolando con dolcezza lungo la maschera,carezzandogli piano il mento.Alla fine sorrise.
-Sapete…siete proprio come vi immaginavo…-
Un orologio in lontananza battè le ore.Riprendendo il controllo di sé,l’uomo le chiese:
-E’ tardi…non tornate in albergo,prima dello spettacolo?-
Anche Aurora si ricompose.
-Ah si…aspettavo monsieur Semonov…-
Sindial si alzò.
-Sarà qui a momenti…anzi,eccolo…-
Un passo risuonava nel corridoio.
-A più tardi,madamoiselle…- Sindial le sollevò appena il viso e depose un bacio leggerissimo sui suoi capelli,poi dileguò come sempre.




Al termine della performance,Ilia raggiunse Aurora nel camerino.
-Madamoiselle…quando siete pronta…-
La pianista aveva trovato ad accoglierla nel camerino una giovane femme de chambre,silenziosa e solerte,che la aveva aiutata a cambiarsi senza fare nessuna domanda indiscreta.
-Solo un attimo,Ilia…-rispose,poi si fece aiutare a indossare il soprabito ed uscì.
-Dove andate così vestita?- domandò lui,un po’ scherzoso.
-Vorrei tornare in albergo…Blanche…-
-Vostra zia vi ha affidata a me…e io insisto perché stasera ci degniate della vostra compagnia…Andiamo!- disse,dandole il braccio,dopo aver invitato la giovane cameriera a riprendersi il soprabito,per ora inutile.
-Ilia…perché insistete?- provò a protestare Aurora,mentre l’uomo la conduceva sopra,nel corridoio dei palchi.
-…Eccoci…- disse lui,aprendo una porta e introducendola in un palco.-Vi lascio solo un attimo…vado a recuperare Alphonsine:sarà pronta,ora…-
La aiutò a prendere posto vicino alla balaustra.Aurora sfiorò il davanzale rivestito di velluto damascato e per un attimo il buio si squarciò,intorno a lei:rivide il teatro,ora pieno,brulicante di vita;la buca dell’orchestra,dove i musicisti accordavano i loro strumenti;il palcoscenico,col suo pesante sipario rosso scuro.E sul rosso del sipario il buio tornò…
La porta del palco si riaprì e Alphonsine fece il suo ingresso ridendo con Ilia di qualcosa.
-Ah…sei già qui Aurora?- le disse,andandosi a sedere anche lei davanti e rimirandosi intorno.Molti occhi dalla platea si erano levati sulla ballerina:i Parigini cominciavano a riconoscerla..
Ilia si sedette un po’ più indietro,tra loro due.Poi calò il buio,il maestro fece il suo ingresso tra gli applausi della folla,l’orchestra eseguì l’overtoure del Mefistofele.
Un attimo prima che iniziasse il melodramma,silenziosamente Sindial scivolò nel palco e si andò a sedere alle spalle di Aurora.
Ilia sapeva che sarebbe arrivato,e sembrò non curarsene;Alphonsine era così presa dalla messa in scena che non si accorse di nulla. Aurora,invece percepì quel suo odore speziato,avvertì il respiro caldo di lui che le sfiorava appena l’attaccatura del collo,lasciata scoperta dalla scollatura del suo abito.
Ilia le suggerì a bassa voce come si sarebbe svolta la scena.Aurora immaginò l’uomo alle sue spalle…Il suo viso ora non le era più del tutto sconosciuto;pensò alla sua mascella maschia e volitiva,al profilo dritto,regolare;pensò al suo sguardo che osservava attento la messa in scena che lui stesso aveva ideato.
…Ma si sbagliava:Sindial dopo un’occhiata lanciata al palcoscenico,ora stava osservando lei:la curva delle spalle,il collo sottile,il suo profilo delicato e intenso,la morbida rotondità del mento,le labbra…
Il primo atto finì,tra gli applausi entusiasti del pubblico,che chiedeva il bis ai cantanti.Tornò la luce in sala.
-Oh…monsieur Sindial!- disse Alphonsine,meravigliata.
-Buona sera,madamoiselle Segnier…-le disse lui,alzatosi,poi con un tono diverso,aggiunse –Madamoiselle de Guilerm…-
-Buona sera,monsieur…-
-Ilia…ho bisogno di bere qualcosa di fresco…mi accompagnate?- chiese Alphonsine.
-Certo…e voi,Aurora..non desiderate nulla?non volete farci compagnia?-
Aurora sembrò in dubbio;poi scosse il capo:
-No grazie…-
-Andate Ilia,resterò io con lei…- disse Sindial.
Ilia scambiò con l’uomo uno sguardo indecifrabile.Quindi si allontanò.
L’impresario stava per sedersi a fianco ad Aurora,quando qualcuno,dal palco adiacente la riconobbe:
-Ma…voi,madamoiselle..Non siete quella magnifica pianista?la De Guilerm?-
La giovane donna si irrigidì,poi si volse nella direzione della voce che aveva parlato.
-Grazie,si…-
Erano una tronfia coppia di borghesi arricchiti,desiderosi di esternare la propria opulenza ed esibire la propria sfavillante ascesa sociale.
-Permettete:Antoine e Antoinette Dupont…si,abbiamo lo stesso nome…- disse la voce crassa dell’uomo,ridendo sgangheratamente.
-Tanto piacere madamoiselle…- gli fece eco la donna,porgendo la mano ad Aurora.
Sindial intervenne,spazientito e irritato.
-Il piacere è nostro,signori…Ora,se permettete…- Presa per mano Aurora la attirò piuttosto di forza verso l’interno del palco,per sottrarla alla invadenza della matrona.
-Mah…che modi!...che arroganza… E quella gatta morta? Sembra non vederci nemmeno…-esclamò la signora Dupont,offesa.Poi si guardò intorno e,assicuratasi che nessuno avesse colto i particolari della scena,finse di congedarsi con gentilezza dagli ospiti del palco contiguo:
-Allora buona serata e …grazie..(Si,proprio tante grazie)-
Lo spazio dove Sindial e Aurora si erano rintanati per sfuggire agli occhi indiscreti del pubblico,era piuttosto esiguo.Con le spalle alla parete,la donna avvertiva che pochi centimetri la separavano dal contatto con l’impresario.
Lui le confidò:
-Io preferisco il buio…-
-Io…ci vivo…- disse lei,senza tristezza.Le arrivò all’orecchio la battuta della signora Dupont ‘Sembra non vederci nemmeno’ e non seppe trattenere una risatina.
-Ridete?- le domandò lui,piacevolmente stupito,incredulo.
-Non vi sembra buffo?-
Anche lui sorrise,poi le mise una mano nei capelli,accarezzandoli:
-Non lo so…So solo che il vostro riso è dolcissimo…-
Stava chinandosi verso di lei,attratto da quelle labbra sorridenti.Ma si tirò indietro.
-Appena il buio tornerà,riprenderemo i nostri posti…Vi sta piacendo?-
-Si…Ilia mi ha spiegato anche la scenografia del primo atto…-
-Allora io vi spiegherò quello che segue…-
E così,a bassa voce,restando separati dallo sfavillio del pubblico in esibizione,lui le descrisse nei particolari come si sarebbe svolto il secondo atto e la conclusione:Sindial raccontava con passione; Aurora ascoltava interessata,rapita,commossa;le sembrò di poter vedere davvero lo spettacolo…
-E’ bellissimo!...Ma,come siete riuscito a montare una scena così?...-
Lui sorrise compiaciuto.Ma non ebbe il tempo di spiegarlo,perché le luci si spegnevano;Alphonsine e Ilia rientrarono e li trovarono già seduti ai loro posti.E lo spettacolo sul palcoscenico riprese.


La tela calava sull’ultimo atto e Sindial,approfittando del buio,si ritirò uscendo silenzioso dal palco,come vi era entrato.Ma prima,sfiorando le mani di Aurora,lasciò appoggiato tra di esse il solito bocciolo di rosa,magicamente materializzatosi tra le sue mani.
Tornò la luce in sala e,tra gli applausi,Ilia porgendo il braccio alle due damigelle,suggerì loro di affrettarsi,onde evitare la folla.Per fortuna la pioggia creava molta confusione all’uscita,così poterono allontanarsi indisturbati sulla carrozza.
-Allora…mi sembrate entusiasta madamoiselle Aurora…-
-Si…anche se non ho potuto vedere…la sola idea di quello che accadeva in scena mi sembrava grandiosa…-
-E lo è…- ammise persino Alphonsine- Sono scenografie rivoluzionarie…I cantanti sono bravi,l’opera è bella,ma senza il fascino di quelle scene…-
-Monsieur Sindial è un grande…- Ilia confidò loro – Aveva Sanpietroburgo ai suoi piedi…Bastava il suo nome sul cartellone per far accorrere una folla entusiasta…-
-E poi?...perchè è andato via?perchè è venuto qui?- domandò Alphonsine,incuriosita.
Ilia rimase pensoso.’Già,perché?’…
-Cherchez la femme!- esclamò la ballerina. –C’è una donna vero? C’è sempre una donna dietro le azioni di un uomo…Anche nell’Opera di stasera…-
-Nell’opera di stasera,una donna riscattava Faust….- intervenne Aurora.
-Ci sono donne che ti riscattano…e donne che ti perdono…- riflettè quasi tra sé Semonov.- Ecco…siamo arrivati,madamoiselles…-
La carrozza si era fermata davanti all’albergo.Ilia smontò per primo,per proteggere col suo paracqua le due fanciulle dalla pioggia scrosciante.Le accompagnò fino alla porta delle rispettive stanze,poi si accomiatò.
-Buonanotte,signorine…a domani..- disse,stranamente poco propenso a chiacchierare.
-A domani,Ilia…-


La pioggia batteva rumorosa sulla carrozza,un ritmo serrato e ossessivo;il ritmo dei ricordi,che incalzava…Il romanzo di Ilia Semonov stava per arricchirsi di un nuovo capitolo…il capitolo della dannazione e della salvezza…Ma prima di arrivarci,il giovanotto sapeva che avrebbe dovuto parlare dei giorni del teatro,dell’incontro col ‘Grande Sindial’….Rientrato nel suo alloggio,si mise a tavolino e cominciò a scrivere,di getto:

‘Il ‘Grande Sindial’


Passò più di un mese,prima che la lenta burocrazia russa ratificasse i patti tra mia sorella e me. Finalmente un giorno raccolsi le mie cose,abbracciai Sonia e mi lasciai alle spalle la vecchia cara isba nella radura di betulle…
Mi incamminai sulla stessa strada dove avevo visto scomparire il mio misterioso amico…Avevo i soliti pochi soldi in tasca e l’incoffessabile speranza che,tornato a Sanpietroburgo,avrei riavuto il mio posto a teatro…
Arrivai in città stanco,affamato e scontroso.
Eppure avvertivo un fervore,una agitazione strana…Ma non volli farci caso:affogai il mio malumore nella zuppa che la padrona della pensione dove avevo trovato posto mi mise davanti,con mala grazia.Poi andai a gettarmi sul letto e mi abbandonai a un sonno senza sogni..
La luce del mattino inondò la mia stanza:ero di nuovo pieno di aspettative…
Scesi in strada e di nuovo avvertii quel brusio…La gente era ferma in crocicchi alle edicole o davanti a dei manifesti e commentava qualcosa di strabiliante.
Finalmente mi avvicinai ad uno di quei manifesti e buttai un occhio: Teatro Malinskij…La Compagnia del balletto russo in Don Quixote,balletto in un prologo e tre atti,ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes…Libretto e coreografia Marius Petipa…Scenografie del maestro Sindial…
…Il maestro Sindial? Era forse il mio misterioso amico?...non sapevo ancora se lo fosse o no…Ma sapevo che era quel Sindial a risuonare sulla bocca di tutti…Sulla scena aveva ricreato l’illusione della desolata Mancha spagnola….Il vento soffiava e le pale dei mulini,giganti imbattibili per l’eroe tragicomico avevano girato vorticosamente…
Corsi a teatro,nella speranza che,se non il direttore,almeno le maestranze si ricordassero ancora di me…in fin dei conti non era passato tanto tempo…Invece trovai indifferenza e disprezzo…Per poco non mi buttavano fuori come un disturbatore,certo mi strattonarono verso l’uscita,completamente estranei…
-Ilia Semonov?..che vi succede figliolo?-
Stavo raccogliendo il mio cappello da terra,quando la voce dolcemente cantilenante di una vecchia signora mi richiamò.
-Anna Liberovna….vi ricordate di me?-
-Sono vecchia,ma non rimbambita…non sono nemmeno tre mesi che non ci vediamo…-
Anna Liberovna era una sorta di istituzione del Marinskj…come vi fosse cresciuta:aveva cominciato da mascherina,poi cassiera,poi trovarobe…Alla fine il direttore la teneva a teatro,come portafortuna…
-Che vi è successo Ilia Iliiic?...-
-…Mia madre,Anna…-
-Oh…-disse lei,comprendendo al volo- Povero ragazzo…Qui siamo in piena rivoluzione,sapete!- disse poi indicando con la punta del suo ombrello l’ingresso del teatro.-Non bastava petipa…nossignore:è arrivato uno più matto di lui…un genio!-
Ero troppo curioso di saperne di più.
-Parlate di questo Sindial?-Le avevo porto il braccio,offrendomi di fare un po’ di strada con lei.
-Proprio lui…una mattina entrò in teatro…direi quasi che si materializzò,in platea…nel buio…Petipa era disperato,perchè le scenografie di cartapesta non lo soddisfacevano…ma non sapeva come risolvere presto e bene…lo spettacolo doveva andare in scena entro i tempi previsti…Dalle ultime file si sente una voce,profonda,sicura ‘E’ semplice,monsieur Petipa…se non avete la Spagna,createne l’illusione…se non avete lo spazio,moltiplicatelo …se non avete i personaggi,usate la loro ombra…’ ‘Chi è là?’-gridò Petipà. E dall’ombra emerse un uomo alto,slanciato,elegante,con una maschera d’argento sul profilo destro…
Ora sono amiconi,quei due…ma hanno discusso e litigato come gatti infuriati…finchè Sindial non ha mostrato il suo lavoro finito…Sapete:sono vecchia e ne ho viste tante,a teatro.Ma Sindial è un mago…-
Anna Liberovna si guardò intorno:
-Perbacco Ilia Semonov? Dove mi avete portato?...io andavo alla posta!- mi guardò con materna indulgenza,scuotendo il capo.
La riaccompagnai nella direzione giusta,continuando ad aggirarmi nei pressi del teatro come una volpe intorno al pollaio,affamata e sfiduciata.
Era sera e ancora non mi decidevo a trovare la mia strada.Ero fermo davanti all’ingresso del Malinskij,senza i soldi necessari nemmeno per il peggior posto di loggione
A un tratto qualcuno battè con la mano sulla mia spalla.
-Vi decidete a entrare,Ilia Semonov!-
Mi volsi,ma sapevo già che era lui.
-Monsieur Sindial!...-
Era elegantissimo,come sempre.Avvolto nel suo mantello nero,con la fatidica maschera dai bagliori argentei,sembrava il personaggio di un romanzo…
-Non volete vedere il Don Quixote?sta per cominciare…-
-Non ho il biglietto…non ho neppure i soldi per comprarlo…-
-Non siate ridicolo,amico mio…- e mi sospinse verso l’ingresso,dove il personale quasi si inchinò al suo passaggio.
-Vi aspettavo,sapete?- mi disse con la sua voce dal tono secco e sicuro. –Spero accetterete di lavorare per me…qui a teatro…-
Lo guardai,sorridendogli,entusiasta.Ma il suo viso rimase severo,impassibile…come una maschera.’




Era mattina presto.Alphonsine era entrata nel gymnasium,aveva appoggiato la borsa sul piano e ne aveva tirato fuori la famosa lettera.Ora ne leggeva l’intestazione sulla busta,piuttosto interdetta.Battè la carta contro le labbra,pensierosa:che fare? Oramai mancavano tre giorni alla fine delle repliche.Doveva consegnarla…
Uscì nel corridoio e guardò la porta dello studio di Sindial.Non doveva averne paura,si disse,anche se quell’uomo con quel suo tono autoritario e scostante,con quella sua sicurezza inquisitoria le ricordava troppo suo padre…La ballerina cambiò espressione:c’era rammarico e umiliazione nei suoi occhi,al ricordo di quel genitore sempre scontento di sua figlia…La rabbia e la sfida si impossessarono di nuovo di lei:affrontò l’incontro fatidico,bussando con decisione alla porta dello studio.
-Monsieur Sindial? Sono Alphonsine Segnier!-
-Entrate,è aperto…- rispose una voce dall’interno.
L’impresario era seduto alla scrivania,indossando solo camicia e gilet.I capelli gli ricadevano un po’ disordinati sulla fronte,il viso era assorto nella scrittura.Alphonsine ne ebbe una sensazione diversa dal solito.
L’uomo alzò lo sguardo su di lei:era stranamente disponibile.
-Accomodatevi pure…sono subito a voi…-
Alphonsine si sedette,in attesa:e senza abbassare la guardia.
Finalmente Sindial depose la penna e la guardò negli occhi.
-Volevate dirmi qualcosa?-
-Veramente…ho qualcosa da darvi…ecco…-disse porgendogli la busta.
-Oh,madame Giry…-commentò lui leggendo l’intestazione.
Alphonsine si domandò come avesse fatto a capire,ancor prima di leggerne il mittente,ma non era interessata ad approfondirlo.
-Debbo leggerla davanti a voi?..aspettate una risposta?- il tono era tornato leggermente brusco.
-Nn..no…però…-
Lui la scrutò:
-Voi ne conoscete il contenuto,vero?- le domandò
Alphonsine si morse le labbra:sarebbe stata una ammissione di colpa.
-Posso immaginarlo…- poi prese fiato – Vedete,madame vuole molto bene a entrambe,Aurora e me…e forse pensa di fare il nostro bene,ma…-
Lui aggrottò le ciglia,interrogativo.
-Ma in realtà né io né Aurora lavoriamo bene insieme…e poi Aurora non vede l’ora di rientrare in Provenza…Parigi,il teatro…non fanno per lei…-
Sindial non fece una piega.La guardò ancora,assorto.Poi,distolto lo sguardo e cambiando espressione,con fredda cortesia la congedò:
-Bene,madamoiselle…terrò presente quanto mi avete larvatamente suggerito…Ora vi lascio pure tornare ai vostri esercizi…-
Ciò detto,le indicò la porta,guardandola uscire.
Quindi aprì la lettera e la lesse.
Di lì a poco Ilia bussò alla porta.Lo trovò in piedi,ancora con la lettera in mano.
-Oh eccovi….leggete un po’ questa…- gli disse l’impresario.
Il giovanotto scorse velocemente la missiva,poi la restituì a Sindial che la depose sulla scrivania.
Senza guardarlo,aprendo le tende dietro la sua poltrona,l’uomo domandò:
-Cosa ne pensate?-
-Bè…non è una proposta da disprezzare…-
-Non siate ridicolo…- commentò l’altro,senza voltarsi.
Il russo sospirò:
-Voi cosa vorreste,Sindial?...avete rinunciato alla possibilità di scritturare tutta la compagnia?...tenete presente che se aspettiamo che monsieur ****** faccia le sue scelte e monti il primo balletto,per quest’anno la stagione sarà solo lirica…Sapete quanto possa essere puntiglioso e ….direi ‘uterino’ nella selezione!-
Sindial alzò lo sguardo sull’amico e collaboratore,ghignando appena:
-Uterino…Ilia!-
Poi tornò serio.
-Dopodomani voglio che convochiate nel mio studio madamoiselle Segnier e madamoiselle De Guilerm…comunicherò loro la mia proposta…Voglio proprio vedere come reagiranno…-
-Dopodomani?...-
-Si…Mancherò per un paio di giorni,Semonov…-gli strinse la mano,toccandogli una spalla – E’ tutto nelle vostre mani,amico mio…-
Ilia rimase senza parole,amareggiato:
-Cosa dovrò dire se…mi chiederà…mi chiederanno di voi?-
-Non siete tenuto a dire nulla,credo…- gli rispose l’altro,guardandolo di sbieco. –Ci rivedremo dopodomani…tutto qui!-
-Ma…-
Inutile insistere.La conversazione era chiusa.

Ilia non era affatto tranquillo.Si separava malvolentieri da Sindial,malvolentieri assumeva le sue veci.Forse perché era stato in un’occasione simile che era cominciato il capitolo della sua dannazione…quel capitolo che ormai doveva scrivere,anche se riapriva una ferita ancora più profonda di quella della morte di sua madre.
Una donna può salvarti,ma può anche perderti…
‘La discesa agli Inferi…’
Sindial era ormai padrone della città.Non più solo a teatro.Gli aristocratici annoiati di SanPietroburgo chiedevano la sua consulenza,il suo intervento,il suo tocco per arredare la casa,per le cerimonie ufficiali,per feste che sorprendessero sempre più i loro ospiti.Ed erano disposti a pagare fiumi di rubli per poter citare il suo nome a garanzia del successo di ogni loro privata esibizione.
Il mio misterioso amico non disdegnava quei soldi,ma non trattava mai personalmente con questa clientela che,secondo me,disprezzava profondamente.
Molti di loro erano morbosamente curiosi,malati del loro tedio sterile e millenario.Erano dei bambini mai cresciuti,capricciosi e pronti a voltarti le spalle per un nonnulla.
Ero io che mantenevo i contatti,mediavo e riscuotevo tra le due parti.
-Oggi vi tocca andare dalla granduchessa ******,Ilia:è il terzo invito,che ricevo…Andateci voi,amico mio:è tutto nelle vostre mani!-
Non dissi di no,nemmeno quella volta.
La granduchessa mi accolse nel giardino di inverno della sua casa.Una donna piccola e segaligna,vestita di nero e cosparsa di oro e diamanti,come la Madonna nera di Chestokowa…Intorno a un piano,due o tre giovinette strimpellavano canzoncine popolari,ridendo amabilmente.
-Bambine…lasciateci soli! Io e monsieur Sindial dobbiamo discutere delle nozze di Alessandra…-
Ridendo tra loro,le tre si allontanarono,sbirciandomi incuriosite.
-Debbo correggervi eccellenza…io non sono monsieur Sindial,sono il suo segretario,Ilia Semonov…-
Dopo di chè,passammo a trattare l’argomento che interessava la nobildonna e addivenimmo facilmente ad un congruo accordo.
Ero orgoglioso di me e me ne uscii attraverso il parco,fischiettando.
Una carrozza si fermò davanti a me.Ne scese una creatura dalla bellezza incantevole,il fischio mi morì sulle labbra,il respiro,il battito del mio cuore…erano come sommersi in un oceano;naufragavo sotto gli occhi di una sirena…
Lei mi sorrise,consapevole.
-E’ un piacere conoscerla personalmente,monsieur Sindial…-
Rimasi con le labbra schiuse,incapace di articolare una parola….E come avrei potuto rivolgermi a una dea io,io che ero solo Ilia Semonov…un galoppino anonimo?
-Ne sono lusingato,madame…- dissi,senza disilluderla,illudendomi anch’io.’
-Monsieur Semonov?- qualcuno interruppe il lavoro di Ilia.
-Arrivo…-rispose questi,riponendo il taccuino.

La borsa da viaggio era già sulla carrozza nera;Sindial stava partendo,ma prima di montare si guardò intorno.Il vetturino era appena rientrato con l’altra carrozza,quella che Ilia usava per andare a prendere Aurora.Dunque lei doveva essere in teatro,appena arrivata.
-Attendete un minuto!- ordinò al cocchiere.
Rientrò dal portone secondario,lo stesso che conduceva alle scuderie e al suo appartamento.Salì in fretta le scale,augurandosi di trovarla da sola,al piano.
Di mattina era raro che si incontrassero…
Arrivò alla soglia del gymnasium e si fermò.Alphonsine forse si stava cambiando,perché Aurora stava suonando…suonava Preludio nr 4 in si minore di Chopin…
L’uomo varcò la porta,col suo passo sicuro.La pianista si volse:
-Monsieur Sindial…?-
-Si…sono io…La Segnier si sta cambiando?-
-No…è giù,a litigare con la sarta..non so per quale motivo…-
Lui si sedette a fianco a lei,sul seggiolino,ma nel verso contrario:non era là per suonare.
-Parto per due giorni,madamoiselle…- la informò.
-Oh…-lei non disse altro,ma sembrava dispiaciuta.
Sembrava o lo era? E perché sarebbe stata dispiaciuta,visto che presto anche lei sarebbe partita…così volentieri?
-Mi mancheranno le nostre serate insieme…-aggiunse,con un piccolo tremito nella voce.-Mi mancherete monsieur Sindial…- disse poi,con maggior coraggio.-Le ore che passo con voi,sono le uniche ore della mia giornata…-
Lui la interruppe:
-Non dite così…se voi mi vedeste…Se voi mi vedeste per quello che sono,avreste paura di me…-
Aurora gli domandò:
-Di cosa debbo avere paura? Della vostra maschera?-
-Di quello che essa cela…
-Io..non potrei mai avere paura di voi…-
L’uomo le accarezzò la guancia con la mano.La giovanetta tremò,turbata.
-Vedete che avete paura?- le rinfacciò,ritraendo la destra.
-No…non è paura… - ribattè lei,trattenendo la mano di lui con la sua:poi,ci appoggiò il viso,baciandone teneramente l’attaccatura del polso.
Lui rimase senza parole,altrettanto turbato. Sollevandole il mento con dolcezza,lentamente,non seppe resistere ancora e,avvicinate le sue alle labbra di lei,la baciò con estrema delicatezza.
Il sapore delle sue labbra era miele.L’abbandono sul suo viso era estasi.
Era una tentazione meravigliosa,ma Sindial si riscosse,alzandosi con uno scatto.Senza più guardarla,le disse.
-Tra due giorni…-
E uscì in fretta,più in fretta discese le scale,montando in carrozza senza una parola e sbattendo brusco la portiera alle sue spalle.
-Andiamo!-


Furono due giorni stranamente calmi:una calma piatta,una bonaccia minacciosa che sembrava prevenire un tifone.Ilia tuttavia lasciò che tutto si svolgesse secondo la consueta routine,senza forzare la nave,improvvisamente priva del suo legittimo timoniere.E approfittò per concludere quel capitolo del suo libro che tanto male gli recava nell’anima.

‘O di immortales,si vestrum est miserere…’


-Masha!- una voce chiamò la mia dea,una delle fanciulle del corteggio dell’anziana granduchessa,che la richiamava tra loro. La principessa mi congedò,con un sorriso.
-Ci rincontreremo…So che avete accettato di occuparvi del matrimonio di mia cugina Alessandra…Ora non vi trattengo,monsieur Sindial…-
-Arrivederci… -sillabai,restando a osservarla mentre attraversava il prato,vestita di bianco.A bocca aperta,inebetito.
Montai in carrozza e cominciai a pensare a quello che avevo appena fatto.Idiota:cosa avevo creduto di fare?Mi ero spacciato per Sindial?...Idiota:non appena Masha avesse parlato con la Granduchessa,avrebbe scoperto la menzogna…E mi avrebbe disprezzato!
Ma intanto era così disponibile verso il mio misterioso principale:lo sarebbe stata altrettanto con me?
Tornai a San Pietroburgo sconvolto,incapace di riferire correttamente quello che si era deciso.Per fortuna il vero Sindial era preso dall’allestimento di Coppelia e non fece molto caso a me;almeno così credetti.
Non riuscivo a concentrarmi su niente;l’angoscia mi divorava…e il desiderio di rivederla,di chiarire….di presentarmi come me stesso erano insostenibili.
-Che vi succede Semonov?...vi parlo e non mi rispondete neppure?-
-Scusate Sindial…- temetti che volesse saperne di più,ma lui non aggiunse altro.
Qualche giorno dopo mi consegnò il progetto da proporre alla granduchessa ********,spedendomi di nuovo in quella casa.
Ero agitatissimo.Non sapevo se augurarmi di incontrarla di nuovo o no.E se l’avessi incontrata,come avrei potuto guardarla…dopo averle mentito?
Il maggiordomo mi accolse con ossequiosa cortesia.
-Chi devo annunciare?...oh,ma certo….Scusate se non vi avevo riconosciuto signore..-
-Granduchessa?...il maestro Sindial…-
Che scherzo era quello?temetti che l’uomo in livrea mi stesse irridendo…
La piccola nobildonna nera coperta di gioielli mi accolse con la sua solita sussiegosa severità.
-Ah,eccovi,maestro…-
-Vi ho già detto,eccellenza…- ebbi una illuminazione.La donna era sorda.Per prendere parte alla conversazione seguiva il movimento delle labbra.Dunque,per lei,per la sua famiglia,per i domestici io rimanevo a tutti gli effetti Sindial…!
Una sorta di ubriacatura folle mi prese:perché no?in fondo nessuno conosceva il vero maestro,se non i soli addetti ai lavori del teatro.Se ne dicevano tante su di lui,che facilmente avrei potuto smentire o lasciar credere con qualche battuta opportuna.E non ero io,poi il volto pubblico,la voce dello scenografo?Dunque sarei stato lui…
Esaltato da quel gioco ben più pericoloso della roulette russa,mi divertii a valutarne gli effetti sulle altre fanciulle,adunate nel salone,che osarono fermarmi prima che imboccassi la porta di uscita.Mi circondarono,mi fecero mille domande,tutte adoranti intorno a me.
-Lasciatemi andare,madamoiselles… -dissi,lasciandomi pregare.
-Aspettate….non ci siamo neppure presentate…- e mi riferirono una ad una i loro nomi.Tra di loro c’era anche la futura sposa,Alessandra,una bamboletta bionda dagli occhi scuri e l’aria maliziosa;poi c’erano Irene e Nadia,le più giovani e silenziose;e Larissa,la meno avvenente,perché piuttosto in carne,ma forse proprio per questo più spavalda di tutte.
-Ma non c’era anche una…Masha,tra di voi?- domandai,con falsa indifferenza.
Un risolino civettuolo si diffuse nel piccolo tiaso.
-La principessa *********?...ma lei è vecchia,monsieur! E’ una vecchia signora,ormai!- rispose Alessandra.
Risi,fingendo di divertirmi.Ma quel giorno non la rividi.Che importava? Sapevo tutto di lei,l’avrei rivista prima o poi:quella casa mi aveva spalancato le porte!
E così fu.
Una mattina mi comparve di fronte,al posto della granduchessa.
-…principessa…- le dissi,con un filo di voce,chinando il capo sulla mano che lei mi porgeva.
-Il mio nome è Masha,ve l’ho già detto…- mi disse con una grazia impagabile. –Mia zia vi prega di perdonarla…ma stamattina ha un leggero malore…Mi ha chiesto di accompagnarvi alla cappella dove il matrimonio sarà celebrato,per controllare il lavoro svolto…-
Mi sorrise. Credetti di impazzire.
Attraversammo insieme a piedi il grande parco.
-Ditemi di voi,monsieur…Avevo sentito dire che indossavate una maschera d’argento…-
-Ah si…non amo farmi identificare dal pubblico…- mentii.
-Nemmeno dalle belle dame di Sanpietroburgo?-
-Per loro adotterei un comportamento diverso…-
-Adottereste? Volete venirmi a dire che un uomo come voi,con la città ai suoi piedi,non ha già cambiato cento amanti?...-
Scossi il capo.Quel discorso era inatteso,sgradevole.
-Mi sembrate turbato?- mi domandò- Forse nel vostro cuore c’è posto per una sola donna alla volta?-
La fissai,eloquente.
-Si…-
Lei rise.
-Venite,è da questa parte…-
Dopo il sopralluogo,rientrando,una carrozza circondata da cani da caccia fece il suo ingresso nel viale principale,sotto i nostri occhi.
-Oh…- disse lei,imbronciata.
-Un ospite non gradito?- domandai,timidamente.
-Il principe Vladimir ********,mio marito…-
C’era disprezzo,sufficienza,fastidio in quella sua voce .Odiai Vladimir,prima ancora di conoscerlo.Lui peraltro a stento si accorse della mia persona.Masha tentò di presentarci,ma lui era più interessato ai suoi cani,che a lei o a me.
-Un maestro?...e di cosa? Di ballo?- domandò,con tono arrogante e scherzoso.
Capii più tardi che quel suo modo di fare celava lo stesso disprezzo,sufficienza,fastidio per la moglie che avevo avvertito nella voce di lei.Erano due estranei che non si stimavano,costretti a giocare il ruolo dei coniugi in un matrimonio dal quale i sentimenti erano esclusi…
Il mio cuore invece traboccava di sentimenti.E ogni giorno,tutti i giorni ormai sapevo che l’avrei incontrata…


-Che succede Ilia?- un giorno Sindial mi affrontò –Siete assente,sfuggente…e odiosamente frivolo,da qualche tempo…-
-Sono molto impegnato per il matrimonio della nipote della granduchessa *********.monsieur…- dissi,leggermente spazientito.
Mi scrutò.Per un attimo –mi vergogno a dirlo- quasi lo odiai:perché non ero lui,perché dovevo invidiarlo…invidiare un infelice,costretto a nascondere il proprio volto dietro una maschera per sperare di essere accettato dagli altri…
Ma tutti noi,non ci mascheriamo,in fondo,per lo stesso motivo?
Fu come se capisse.
-Si direbbe che il mio lavoro prema più a voi che a me…il mio lavoro o il mio nome?
-Non capisco a cosa vogliate alludere…-
L’uomo sfogliò un giornale locale e recitò,dalla cronaca rosa:
-‘Pare che la famiglia ******** si vanti di aver conosciuto personalmente il grande Sindial,ospitandolo quasi ogni giorno nella sua residenza estiva,dove lo scenografo sta provvedendo all’allestimento delle nozze della giovane Alessandra…C’è chi dice che addirittura Sindial sarà presente al ricevimento’…Un gioco pericoloso,il vostro,Ilia Semonov…-
Abbassai la testa,colpevole.
-E’ nato tutto da un equivoco,monsieur…-
-E’ così piacevole essere Sindial,Semonov?- mi chiese,fissandomi con quel suo sguardo intenso e dolente.
Non seppi rispondere.
Lui non aggiunse altro.


Ogni volta che la incontravo,mi sembrava di conoscerla meglio,di guadagnarmi un po’ della sua benevolenza.La passeggiata nel parco era un’occasione splendida per conversare,di arte,poesia,teatro.Lei ne era appassionata.Passava l’autunno e l’inverno a Pietroburgo da sola,per seguire la stagione degli spettacoli.Era il periodo più bello,per lei.Lontano da tutti…(sapevo che alludeva a uno,in particolare ).
Il suo sguardo spesso sembrava incoraggiarmi a osare. Ma io rinviavo…Avrei tanto voluto che lei avesse provato quella benevolenza per Ilia,non per Sindial…
-Con quale Balletto si aprirà l’anno?- mi chiese un giorno
-Coppelia,credo…-
-Coppelia…sarà la nostra musica,allora!-
Finsi di non capire,la guardai interrogativo.Lei mi sussurrò,con un tono di voce che valeva mille promesse:
-La musica della nostra stagione…-
Rimasi senza fiato.Eravamo soli,in quel lungo viale che dalla cappella portava al prato antistante la villa.La attirai dietro un platano e la baciai,a perdifiato.
-Oh Sindial…ho atteso tanto…- esclamò,adorante.
Una fitta insopportabile mi trapassò il cuore.Io ero Ilia,non Sindial.Ma la desideravo troppo…


Quando la stagione teatrale ebbe inizio eravamo già amanti da due mesi.’

Ilia smise di scrivere.Si appoggiò alla poltrona,con la testa leggermente all’indietro e gli occhi socchiusi.Aprì gli occhi.Davanti a lui la Senna scorreva tranquilla.
Chissà dov’era Sindial,in quel momento?Il giovanotto era quasi convinto che l’impresario avesse semplicemente desiderato allontanarsi,prima di assumersi la responsabilità di regolare i rapporti con Alphonsine,Aurora e la Giry…
La carrozza nera viaggiava veloce sulla litoranea;dal finestrino Sindial vide una villa maestosa,proprio a picco sul mare,circondata da una spiaggia bianca,battuta dal vento e dalle onde verde cupo.Doveva essere quella,secondo le informazioni che aveva ricevuto.Col bastone ordinò al vetturino di fermare.Quindi smontato,si inoltrò sulla sabbia.
In quel momento gli tornò in mente il suo lago,oscuro,nell’antro buio che era stato la sua tana,la sua casa,la sua tomba.Lì tutto gli apparteneva,tutto obbediva ai meccanismi della sua mente maniacale.Nessuna onda increspava il suo lago;il vento,il sole non colpivano mai la sua spiaggia.
Si tolse il mantello e,adagiatolo sul bagnasciuga,vi si sedette,col viso alle onde e al vento,il mento sulle mani,le mani sulle ginocchia piegate.
Istintivamente con la destra si sfilò la maschera,la poggiò al suo fianco,sul mantello.Poi respirò intensamente l’odore salmastro dello iodio.Si alzò,fece qualche passo verso l’acqua,ne raccolse un po’ tra le mani,se ne bagnò il viso,come un lavacro,una rigenerazione.
Una voce nella risacca lo raggiunse,un richiamo appena distinguibile:
-Henryyyy….Henry…-
Lui era steso,abbandonato a braccia aperte sul mantello.Inizialmente non avvertì la presenza accanto a sé.Poi aprì gli occhi.C’era un bambino,di quattro,cinque anni.Aveva sollevato tra le manine la sua maschera e la guardava.
Sindial si coprì istintivamente il profilo sfigurato.Il bimbo non sembrava affatto spaventato.
-Ciao…- gli disse – E’ la tua maschera?-
-Si….-
La voce che gridava ‘Henryyy’ si avvicinava sempre più,prendeva corpo.
Il bimbo si volse a guardare:era una giovane governante,che si affannava a raggiungerlo.
-Cerca me…-spiegò all’uomo,poi provò a indossare la maschera sul suo visino – Così forse non mi vedrà…-
Sindial allungò la mano,gliela scostò dal volto:
-No…non farlo mai…-disse,pacato.
Il bimbo lo guardò.C’era qualcosa di familiare nei suoi occhi.E quando restituì la maschera al suo proprietario,questi avvertì un brivido.
-Henry de Chaigny!- la governante ansimando si era fermata a pochi metri da loro due. –Tuo padre sarà informato di questa nuova prodezza…Chiedi scusa al signore,se lo hai importunato…-
-Non mi ha importunato…-
I due si guardarono,complici.Sindial aveva fatto in tempo a rimettere la maschera,prima che la donna lo vedesse in viso.
Il bimbo gli sorrise,ammiccando.Poi ricominciò a correre,sollevando schizzi d’acqua lungo la riva.
Lui lo seguì con lo sguardo,allontanarsi inseguito dalla nutrice.Respirò profondamente.
Era giusto così…gli bastava.
Si alzò,raccolse il mantello e rimontò sulla carrozza,rivolgendo un ultimo sguardo alla battigia riverberante,al bimbo che fuggiva,alla villa sullo sfondo del mare glauco.
Battè col bastone sulla cassa:
-Torniamo a Parigi…-


Era notte quando Sindial rientrò in teatro.Tutto era silenzioso,buio.L’uomo attraversò la platea e salì sul palcoscenico,Da lì,attraverso una quinta accedette al backstage.Quindi,inoltrandosi nei corridoi oscuri,raggiunse l’ala abitabile.Salì le scale,si fermò un attimo nel Gymnasium.Era vuoto,naturalmente.Dalla grande vetrata si effondeva la luce chiara della notte,che batteva sullo specchio,riflettendosi sul pianoforte.Sul ripiano dello strumento,c’era un vasetto di vetro:dentro una rosa…
Sindial entrò,prese il fiore,ne strinse il bocciolo nel palmo della mano e,avvicinatolo alle labbra,lo baciò,teneramente.Poi lo depose nel vaso.
Raggiunse la porta dei suoi appartamenti:si stupì di trovarla accostata.La aprì,silenzioso.Alla sua scrivania,col capo riverso tra le braccia,e il lume acceso,dormiva Ilia…
Sindial lo guardò.Si liberò del mantello e del soprabito,sempre senza fare il minimo rumore.Quindi scivolò alle spalle del collaboratore,per spegnere il lume.Il suo sguardo però cadde sul taccuino aperto:


‘La resa dei conti.

Non poteva durare.Quel nostro gioco degli equivoci doveva giungere a una fine…Purtroppo accadde nel modo peggiore,più doloroso.
Alla prima della Coppelia Masha venne al Malinskij.La ammirai risplendere nel suo palco,circondata dalle altre giovanette del suo seguito.Pensai che dopo lo spettacolo saremmo stati insieme…La adorai e nel silenzio mi compiacqui con me stesso:quella donna era mia…
Tra i due tempi del balletto,scesi nel foyer.Qualcuno mi chiese qualcosa a proposito della messa in scena,sicchè mi attardai più del previsto.Il teatro era ormai in penombra quando,risalendo nel mio palco,mi ritrovai alle spalle di due delle cugine di Masha,che ridevano tra loro,ignare di me.
-Masha ha vinto la scommessa…anche stavolta!-
-Lo aveva detto che,nonostante il suo mistero,anche Sindial era un uomo…e nessun uomo può conoscerla senza caderle ai piedi…-
-Riesce sempre ad avere i trofei più ambiti!!!-
Ridevano.Il mio cuore era una roccia riarsa. Una scommessa?...solo questo,dunque? Solo questo…Quella donna non era mia:ero io uno dei tanti trofei…
Decisi di arrivare fino alla fine della serata.Di procedere secondo il programma,secondo il canovaccio che lei aveva stabilito…Peccato,la farsa stava finendo…e nel modo meno originale possibile:con l’agnizione finale!...
Il maggiordomo mi attendeva sulla soglia,informato del mio arrivo.Tutte le porte della residenza di città mi si aprirono:attraverso saloni e corridoi sontuosi,fino alla sua stanza,dove lei mi attendeva,splendida.
La presi,con passione e rimpianto insieme.Sapevo che sarebbe stata l’ultima volta…
Dopo,mi alzai e mi rivestii,senza parlare.
-Perché vai via,…puoi restare a dormire…- mi invitò.
Alzai lo sguardo su di lei,incrociai i suoi occhi.
-Cosa sono per te,Masha…puoi dirmelo?-
Lei scivolando sulle lenzuola arrivò fino a me,si sollevò sulle ginocchia,mi cinse il collo:
-Sei uno splendido amante,Sindial…-
Risi.
-Uno dei tanti?-
Mi guardò,stupita:
-Che intendi?...la gelosia non ti si addice,Sindial…quello è un sentimento da mariti…-
-Già…Ma a Sindial non si addice nemmeno essere uno dei tanti,un trofeo…Un genio non si può catturare,Masha!-
Lei cambiò espressione,finalmente rivelò una leggera insicurezza.
-Che intendi dire?...-
-Che per quanto mi riguarda,è finita…Hai vinto la tua scommessa:ti basti!-
Mi scrutò,interrogativa.Capì che non stavo fingendo,capì che l’avevo smascherata…
-Aspetta….- ora era umile,fragile,bisognosa di comprensione – aspetta Sindial…non so come tu abbia saputo …Sindial…- Era in piedi davanti a me,mi tratteneva fremente nella sua bellezza: - E’ cominciato per gioco,è vero…ma adesso non lo è più…almeno per me…-
Fingeva o faceva sul serio? C’era un solo modo per scoprirlo:togliermi la maschera! Le girai la faccia.
-Sindial…- mi supplicò.
La guardai,nel profondo degli occhi:
-Non chiamarmi così!il mio nome è Ilia,Ilia Semonov…sono il factotum di Sindial…-
Rimase a guardarmi,con la bocca spalancata.Nei suoi occhi vidi passare un temporale…Capii che non me l’avrebbe perdonata;capii che nel suo cuore non c’era spazio per la pietà…per nessun sentimento…
-Mi hai mentito!- mi disse gelida.
Abbassai lo sguardo.
-Si…ti volevo,Masha…-
-Un fattorino,questo sei…un miserabile galoppino…Come hai osato?-
-Ti ho amato dal primo momento che ti ho vista…- le dichiarai.
-Amore?...bugiardo mistificatore! Amore:ti sei approfittato di un nome non tuo…-
Sollevai lo sguardo,la guardai fiero in faccia:
-A mentire siamo stati in due…io l’ho fatto perché ti amavo…e tu?-
Masha aveva già suonato per richiamare il maggiordomo.Che comparve solerte sulla soglia.
-Si,madame…?-
-Mettete alla porta questo pezzente,Dimitri…e se fa resistenza,bastonatelo!-
Senza più nemmeno guardarmi,senza una lacrima,atrocemente sprezzante,mi voltò le spalle e si ritirò.
Non feci nessuna resistenza.Uscii da quella casa,desolato,senza rispetto né per lei né per me stesso.Me stesso? Entrai in un caffè di notte,fumoso e buio e mi misi a bere,bere,bere…..
All’alba mi buttarono fuori.Caddi sulla strada,completamente sfatto dall’alcool.Mi rialzai,bagnai il viso nell’acqua gelata di una fontana.Poi raggiunsi il mio alloggio.
Sul portone,c’erano due uomini ad attendermi:
-Il signor Sindial?-
-…- ero ubriaco,sconvolto.-Chi siete?-
-Siamo i padrini del principe *******,questo è il suo biglietto di sfida!-
Mi venne da ridere.Il signor principe voleva lavare l’onore macchiato…Sta bene! Sarei stato Sindial fino in fondo:accettai la sfida.
-Domattina all’alba.Nel parco dell’Hermitage.Avete i padrini?...-
-Procuratemeli voi…è una formalità,dopotutto…- dissi. E me ne andai a dormire.
Passai l’intera giornata a smaltire quell’ubriacatura indegna.La sera mi recai a teatro,per congedarmi da lui…
Trovai Sindial a lavoro,alla sua scrivania.Sembrava assorto solo in quello che faceva,come sempre.
-Ilia? Che vi succede?...sono piuttosto impegnato!-
-Niente Sindial…volevo salutarvi…-
Sollevò lo sguardo,inquisitorio.
-Partite?-
-….Mi ritiro,Sindial…venivo a darvi la buonanotte…- mentii. E lui lo capì,come sempre.E mi assecondò,come sempre.
Si finse di nuovo preso dal suo lavoro e,senza più guardarmi,disse:
-Arrivederci,Ilia Semonov…-
Mi allontanai,sillabando:
-Addio,Sindial…-

In un’alba livida,rividi il principe Vladimir. Mi attendeva in una radura,nel bosco di betulle ai margini del parco dell’Hermitage.
Come il primo giorno,a stento sembrò darmi peso. Scelsi la pistola e ascoltai con lui i termini del duello:avremmo dovuto contare tre passi e girarci,facendo fuoco.Così accadde:feci i miei tre passi,puntai l’arma verso l’alto e sparai.In quel momento mi resi conto che era scarica:ebbi il tempo di guardarlo,poi avvertii un dolore lancinante alla gamba destra e contemporaneamente gli sentii gridare:
-Prendetelo!-
-Ma…che succede?-
Due energumeni,sbucati da dietro le piante mi sostennero,ritto davanti a lui.
Lui licenziò i padrini e il medico.
-Andate amici:perdonatemi se vi ho costretto ad assistere a questa indegna commedia…Volevo vedere fino a qual punto di audacia questo miserabile sarebbe arrivato!- poi si volse a me,che ancora non capivo.Mi colpì sul viso,con un manrovescio.
-Dunque tu saresti il grande Sindial,vero?-
Ora cominciavo a capire.La farsa continuava.Masha aveva chiesto a suo marito di lavare l’onta…
-Forse non mi chiamo così,signore:ma sono stato l’amante di vostra moglie,e me ne assumo le responsabilità…-Mi colpì di nuovo,con violenza.
Vidi poi che si armava di qualcosa,che uno dei suoi gli porgeva.Era un marchio a fuoco:me lo brandì davanti agli occhi…
- Sei un pezzente…hai voluto spacciarti per un altro:adesso ti lascerò un segno di riconoscimento tale,per cui non potrai più ingannare nessuno.-
Così dicendo,minaccioso mi avvicinò al viso il marchio,studiando con sadico compiacimento dove avrebbe dovuto usarlo:sulla guancia,sulla fronte,sulla bocca?
Aveva deciso.Accennò agli uomini di tenermi e piegò il braccio all’indietro per sferrare il colpo infamante…Ma un fendente violento mandò all’aria lo spiedo,che cadde a diversi passi da noi.
-Volevate sfidarmi,principe ********?...eccolo il vero Sindial!- era lui…
-Mandate via i vostri sgherri e vediamocela tra gentiluomini…- aggiunse,puntandogli la spada alla gola.
Vladimir fece un cenno ai due,che mi lasciarono andare.Caddi,tenendomi stretta la ferita alla gamba,il cui dolore era insopportabile.
-Mandateli via!- ripetè il mio amico.
-Chi mi assicura poi…- provò a dire quello,ma la lama della spada sulla carotide risultò convincente. –Andate!...-
I tre si allontanarono. Sindial invitò il principe a prendere una spada e a battersi.
Il duello ebbe inizio.Un vero duello,questa volta.Senza esclusione di colpi.
Vladimir ferì Sindial di striscio a un braccio:ma non bastò quel primo sangue a fermarli…
Le spade si incrociarono nel silenzio della radura,ciascuno era bravo a parare i colpi dell’altro.Ma Sindial si muoveva con l’agilità di una pantera,colpiva con la freddezza del giocatore d’azzardo…
Riuscì a disarmare l’avversario.Che inciampò e cadde davanti a lui.Allora gli puntò la spada al cuore,guardandosi intorno,attento come un animale predatore.
-Alzatevi Semonov…la mia carrozza è laggiù!-mi ordinò-…Principe Vladimir..è stato un indicibile piacere incontrarla…-
Avrebbe potuto ucciderlo.Ma si limitò a dargli un calcio sprezzante,poi rinfoderò la spada e,arretrando, mi raggiunse sulla carrozza.
Mi aveva di nuovo salvato. Il mio amico Sindial…’

-Il mio amico Sindial…- mormorò nel sonno Ilia,interrompendo la lettura dell’impresario,che lo guardò,accennando a un sorriso indulgente.Spense il lume e lasciò che il giovanotto continuasse a dormire sulla sua scrivania,ritirandosi nella sua stanza.




Pioveva di nuovo.Non il temporale violento dei giorni precedenti,ma una pioggia incessante e malinconica che rendeva tristi tutte le cose.Aurora era nella stanza di Blanche,col viso appoggiato ai vetri del balcone sul quale mille gocce d’acqua si confondevano tra loro,ottundendo la visuale.
-Che avete bambina mia?- domandò l’anziana dama.
Aurora fece spallucce.
-E’ finita anche questa parentesi,Blanche…stamattina monsieur Sindial ci ha convocate nel suo studio…E domani torneremo in Provenza…-
-Spero di averne la forza…la gamba mi fa ancora male,sapete?-
La pianista guardò la povera zia sofferente,senza troppa indulgenza.
-Torneremo comunque,Blanche…E a Cap d’Antibes avrete tutto il tempo per guarire…-
-Siete proprio così desiderosa,di tornarvi?-chiese l’altra,insinuante.
Aurora sospirò:
-Perché tormentarmi così?...sapete che odio esibirmi tutte le sere…e poi…-
-E poi?-
-Niente:credo che sia chiaro…restare non avrebbe senso…A meno che Sindial non scritturi l’intera compagnia…e anche in quel caso,Madame Giry potrebbe comunque aver bisogno di me nella scuola…-
Blanche non insistè.
Qualcuno bussò discretamente alla porta:era Ilia che veniva a prendere la pianista.
-Vi lascio,Blanche….riguardatevi!...-


Anche Ilia si accorse dell’uggia sul volto di Aurora.Ne provò tenerezza:volle tentare di distrarla.
-Stasera,in occasione dell’ultima replica,ci sarà una festa…-
Aurora restò indifferente.
-Forse potreste convincere monsieur Sindial a parteciparvi…è tornato stanotte,sapete?-
Questa volta la pianista sembrò più interessata.Ilia sorrise,con leggera malizia.
-Come potrei convincerlo?-
-Se glielo chiedete voi,magari uscirà dal suo covo….-
-…Veramente io stessa preferirei non partecipare,trovarmi un covo come il suo dove rintanarmi…-
-Ve l’ho detto,che vi somigliate voi due…- disse compiaciuto. –Eccoci arrivati…-


Entrarono dal backstage,recandosi direttamente nell’ala abitabile.
-Vi accompagno nel gymnasium…credo che voi e Alphonsine avrete il tempo di provare,prima di incontrare Sindial…-
-Alphonsine è già qui?-
-No…-
Aurora fremette:tipico della prima donna,farsi aspettare!
-Posso lasciarvi un momento?- le chiese Ilia,accompagnandola vicino al piano.
-Grazie,Ilia…non vi date altro pensiero per me…-
Aurora sedette al piano.Appoggiò il capo alla mano sinistra e svogliatamente,con la destra,suonò l’armonia della canzone di Solvieg.
Una voce si sovrappose alle sue note:
-L’inverno può passare,la primavera dileguare,l’estate inaridire,l’intero anno scivolare via…Tu tornerai da me….-
-Sindial!-
L’uomo sedette accanto a lei.Le domandò:
-Perché così triste,stamani?-
-Forse il cattivo tempo…- disse lei,mentendo.Il cuore le batteva,e le sembrava di non essere più triste per niente.
-In Provenza è sempre bello?- domandò lui.
-Non sempre….ma piove meno,ed è più caldo…è come se fosse sempre primavera…!- lei ne parlò con entusiasmo,riversando la sua eccitazione su quel discorso futile.
Sindial equivocò.
-Ho l’impressione che desiderate tornarci quanto prima…- disse,con tono distaccato.
Aurora si irrigidì.
-Si monsieur…-
-Come mai?- le domandò,sempre più distante.
-Non amo esibirmi in pubblico…questo periodo per me è stato…più lungo e difficile del previsto…-
Dopo aver pronunciato queste parole,Aurora si morse le labbra.Ma era troppo tardi!
-Ah...- commentò lui,secco – Bene,vedrò di soddisfare il vostro desiderio…-
Aurora sentì che si allontanava.
-Sindial!...non…non andate via!- lo richiamò.
L’uomo stava già oltrepassando la soglia,ma si fermò,volgendosi a guardarla.
Tornò indietro,le si avvicinò.Aurora teneva la mano sospesa nell’aria.Si alzò,sentendo che lui rientrava e gli sfiorò piano il bavero della giacca.
Lui le prese la mano tra le sue:
-Adoro le vostre mani…avete le dita piccole e affusolate come quelle di una bambina.- se la portò alla bocca e la baciò,teneramente.
Aurora sollevò l’altra mano e la poggiò sulla sua spalla.
Lui la attirò tra le sue braccia e la baciò,piano,dolcemente,a lungo…
Poi la allontanò,prendendo fiato le disse:
-E’ una pazzia,Aurora…tornate in Provenza,è meglio per tutti e due!- e questa volta si allontanò senza voltarsi indietro.


Erano da poco suonate le dodici,quando Alphonsine fece il suo ingresso nello studio di Sindial.
-Scusatemi per il ritardo…-
-Risparmiati la scena,Alphonsine…-bisbigliò Aurora,già seduta alla scrivania – Non c’è nessuno che ti aspetta…-
-Sindial?- chiese a bassa voce la ballerina.
-Non so ….Ilia mi ha appena accompagnato qui,ed è sparito subito dopo…-
-Eccomi,madamoiselles!- disse Semonov,comparendo al momento giusto e andando a sedere dietro la scrivania. –Dunque…purtroppo siamo all’ultima replica,come sapete:stasera vi esibirete un’ultima volta…-
-Già:lo sappiamo Ilia…- Alphonsine sembrava ansiosa di venire al dunque.
-Monsieur Sindial è rimasta molto soddisfatto della vostra preziosa disponibilità…Ho qui un…assegno..- aveva sollevato una cartella di cuoio rosso e,richiudendola,controllava uno cheque lasciatoglia dal principale. – E’ chiaro che la vostra gratuita collaborazione va premiata:questo è un donativo intestato a madame Giry,da investire nella vostra scuola…-
Le due fanciulle erano piuttosto disorientate.Alphonsine prese l’assegno e lesse:era una cifra decisamente considerevole,ma…Così Sindial avrebbe chiuso il conto?
-Spero che non vi sentirete offese,per questo omaggio…?-Ilia si accorse della sorpresa e della delusione delle due.
-Offese no…ma:tutto qui?...Il vostro signor Sindial –che non si degna nemmeno di farsi vedere-(così dicendo Alphonsine aveva alzato la voce e si guardava intorno,convinta che l’impresario fosse nascosto da qualche parte) non crede che meritiamo anche qualcosa in più? Io avevo sentito parlare di una scrittura!-
-Una scrittura,madamoiselle?...a cosa alludete?- Semonov aveva una capacità di fingersi sorpreso che irritava estremamente.
-Non vi ricordate?la sera della prima…monsieur *******,il maestro di ballo,disse che sarei stata la sua nuova etoile!-
-Perdonate,madamoiselle…intanto monsieur ******* non ha nessun contratto con noi…In secondo luogo,sfortunatamente,qui all’Opera non c’è un corpo di ballo stabile…-
Finalmente intervenne Aurora:
-Ma allora perché monsieur Sindial non ha preso in considerazione la possibilità di scritturare il nostro balletto?-
-E chi lo dirigerebbe?- chiese Ilia – Potreste assicurarmi che madame Giry sarebbe disposta a venire a Parigi a dirigerlo?-
Aurora chinò il capo.No,non poteva parlare al posto della Giry…
Alphonsine intervenne,più irruenta che mai:
-E la lettera di madame? Sindial non ne ha proprio tenuto conto?...-
-Lettera?...non so a cosa alludete?- Ilia era stupefatto.In quella uno dei fattorini bussò alla porta e lo richiamò –Scusate…ma debbo lasciarvi sole un momento…-
-Andate a chiamare il vostro padrone,Ilia!- disse con arroganza Alphonsine;poi si rivolse ad Aurora.
-Aurora!...diglielo anche tu…-
-Della lettera? …ma io ne ignoro il contenuto…-
-Si,vallo a raccontare a qualcun altro…-le disse tra i denti la ballerina. –Io invece lo conosco bene:la Giry suggeriva a Sindial di affidare a noi due la scuola…-
-A noi due?...Ma stai scherzando?-
-No! Non sto scherzando…ed era l’ultima delle idee che potessi accettare…ma vista la situazione,ora credo che mi andrebbe bene persino quello…- Alphonsine era addolorata,quasi indifesa.
-Ti andrebbe bene persino questo?- Aurora invece cominciava a montare in collera – Tu,tu continui a pensare solo a te stessa:non hai sprecato una sola parola per il nostro balletto…Neanche una…-
-Ascolta…io…- Alphonsine era stranamente senza parole.
-Ascoltami tu,piuttosto:finalmente hai tirato fuori il tuo vero volto,arrivista,ambiziosa che non sei altra…Vuoi una scrittura a tutti i costi:ebbene,fatti valere…-
-E come?-
-Possibile che tu non sia in grado di insegnare?di montare una coreografia?...se madame Giry lo propone…-
-Ma madame Giry parla di noi due insieme…E tu lo sai,che io non sono capace:io so solo eseguire,Aurora…-
Ilia rientrò in quel momento e tornò a sedersi:
-Bene…dicevamo?...Ah si,vedete madamoiselle Alphonsine,l’anno prossimo l’Opera avrà il suo corpo di ballo e se voi sarete ancora libera da impegni vi contatteremo senz’altro…ma da sola,scritturarvi?...non siete una pianista,che può esibirsi anche come solista…-
Alphonsine si fece di brace:tacque,momentaneamente,rimuginando la prossima mossa.
Ilia allora si rivolse ad Aurora:
-Quanto a voi,invece,madamoiselle Aurora…-
Questa lo fermò:
-Vi prevengo,monsieur Semonov…io tornerò comunque a Cap d’Antibes,…speravo solo di poterci tornare con la notizia di una scrittura per il nostro balletto,al completo…-
Alphonsine era in piedi dietro la sua sedia;sbottò improvvisamente:
-Ma certo,Aurora…tu puoi anche fare la tua bella figura di chi nobilmente rinuncia…è il tuo ruolo,ormai:sono cinque anni che hai deciso di rinunciare a vivere!...Ma io no:Ilia voglio parlare con Sindial…Dove si nasconde,dov’è…- così dicendo si diresse verso l’appartamento,oltre la porta a vetri.
-Madamoiselle…vi prego…-
Ilia le andò dietro,per calmarla.Aurora aveva abbassato la testa,corrucciata,triste: ‘…è il tuo ruolo,ormai:sono cinque anni che hai deciso di rinunciare a vivere!...’ Questa frase le riecheggiava nella mente come una irrisione insopportabile.No,non era vero…lei non aveva rinunciato a vivere.E lo avrebbe dimostrato…
Si alzò in piedi.
-Ilia…se con me avete finito,vorrei rientrare…-
-No,carina…non ce ne andremo senza aver parlato con Sindial…-
-Spostati,Alphonsine…è una scena patetica!-
-Tu sei patetica…povera piccola cieca remissiva e..-Prima di finire la frase,Aurora le aveva mollato un ceffone sonoro,in pieno viso.
Dopo il primo attimo di stupore,misto a dolore e vergogna,Alphonsine reagì afferrando Aurora per le spalle.Ma questa non si fece intimidire:respinse con violenza la ballerina,aprendosi la strada:
-Non credere di farmi paura,Alphonsine…e non metterti mai più sul mio cammino!- le disse con un tono minaccioso e determinato che bloccò la risposta sulle labbra dell’altra.
Ilia prese per un braccio Aurora,che lo respinse,ancora bruciante di ira per quello che era appena successo.
-Trovate qualcuno che mi accompagni in albergo,monsieur Semonov…e tornate da lei!- gli disse,fiera e distante come non mai.
-Si…- rispose lui,ed eseguì.


Sindial rientrava dalle scuderie,assorto nei suoi pensieri.Entrò nello studio e trovò Alphonsine addossata alla parete dietro la porta,ancora umiliata dallo schiaffo di Aurora,dal discorso di Ilia.
-Che succede,madamoiselle?-
-Ah…eccovi,finalmente! Vi credevo nascosto dietro qualche tenda,a godervi lo spettacolo…-
-… spettacolo?- ripetè lui,liberandosi del soprabito e osservandola un po’ di sfuggita.
-Quello che voi avete messo su!...che razza di ipocrita…- Alphonsine era offensiva,ma priva della solita aggressività.Sindial se ne accorse.
-Accomodatevi qui…- Le versò un po’ d’acqua da una brocca,in un bicchiere che le porse,rimanendo poi in piedi appoggiato alla scrivania.
-Chi vi ha colpito?- le domandò,accorgendosi di un leggero rossore sulla guancia.
Alphonsine bevve,poi rispose.
-Madamoiselle Aurora de Guilerm…Vi sembra docile,vero?docile e sottomessa…E’ una tigre!-
-L’avrete esasperata…sapete essere odiosa,Alphonsine…- disse lui,impassibile.
-Io odiosa?...parlate voi,che fate di tutto per farvi odiare da me…-
Sindial le sembrò stranamente conciliante.Nella testa di Alphonsine cominciò a prendere corpo una subdola,insidiosa idea.…forse se avesse saputo prenderlo per il verso giusto…
Si alzò,bevendo e guardandolo come una cerbiatta da dietro al vetro del bicchiere.
-Il nostro rapporto è cominciato male…,monsieur Sindial…- disse,languida e insinuante.
-Potrebbe finire peggio,madamoiselle…-ribattè lui,per tutta risposta.
Lei irrigidì la mascella.
-Perché non mi avete offerto una scrittura?- gli domandò finalmente,diretta- Tutti a Parigi si aspettano di vedermi calcare il palcoscenico dell’Opera…-
-E lo calcherete…ma l’anno prossimo!- le rispose,ormai seduto alla scrivania e interessato alle sue carte.
-L’anno prossimo potrei essere morta!Io quella scrittura la voglio adesso!- gli rinfacciò lei,poggiando le mani sulla scrivania di botto e guardandolo in viso,con aria di sfida.Gli occhi dell’uomo emanarono un bagliore sinistro.
-…E cosa sareste disposta a offrire,di voi…pur di avere quello che desiderate?- disse allora Sindial,raccogliendo la provocazione.
-Venderei l’anima al diavolo…-
Lui si era alzato di nuovo e le stava davanti:
-Può darsi che al diavolo della vostra anima non interessi nulla…che voglia il corpo che la contiene…- Sindial fece un passo verso di lei,in modo da sfiorarla col suo fisico imponente,da sovrastarla col suo volto. Alphonsine tremò:quello che stava accadendo le sfuggiva di mano…Dunque Sindial la voleva? Davvero?... Sollevò la testa verso di lui,schiudendo le labbra,spaventata e affascinata allo stesso tempo.
-Che vi succede,prima donna…avete perso la parola?- le domandò lui,sarcastico.Poi cambiò espressione,allontanandosi da lei,con aria di rimprovero: -Imparate a far desiderare di voi anche l’anima,madamoiselle…Vedete,tra un anno forse sarete abbastanza cresciuta per riuscirci…-
-Io…oh,io vi odio!.. – esclamò lei,alzando la mano per colpirlo,poi lasciandola ricadere e fuggendo via.
Sulla porta si scontrò con Ilia.
-Alphonsine?-
-Vi prego,Ilia… -lo supplicò tra le lacrime- Portatemi via…-
Semonov guardò interrogativamente Sindial,che gli fece un cenno di assenso.
-Andiamo,venite…- la rassicurò,piano. –Siete ancora sconvolta…


Uscirono dal teatro,con Alphonsine turbata e quasi irriconoscibile;abbattuta,incapace di reagire.
Ilia le suggerì di fare due passi per il lungosenna:aveva smesso di piovere e un pallido sole faceva capolino tra i cumuli scuri.
Lei si adattò alla proposta.Camminarono a lungo,senza parlare,senza una meta precisa.A un tratto la ballerina alzò gli occhi e riconobbe la mole di Notredame,sull’Ile de la Citè.
-…Anche Esmeralda deve fare i conti con qualcosa di più grande di lei…- le suggerì Ilia.
-Si…avete ragione…E impara a sue spese…Ilia,perché Sindial vuole aspettare un anno?-
-Avete provato a domandarglielo?...avete provato a proporgli un’alternativa?-
Lei scosse la testa.
-No:ho pensato solo che non mi scritturava…e non ci ho visto più…Persino Aurora,quella bamboletta…è più razionale e riflessiva di me…-
-Ha vissuto esperienze diverse…- disse lui,conciliante.
-Vi prego Ilia…aiutatemi a parlare di nuovo con Sindial…procuratemi una seconda possibilità…-
Il giovanotto abbassò gli occhi,assorto.
-Io credo che niente vi impedisca di parlare con lui,madamoiselle…-
-Allora…possiamo tornare all’Opera?-
Lui la guardò col suo solito sorriso incoraggiante e aperto.
-Quando volete.!-
In quella ricominciò a piovere:grossi goccioloni radi,che prevenivano la tempesta.Ilia coprì Alphonsine col suo soprabito e,come due monelli,corsero a trovare riparo in un provvidenziale portone.
Alphonsine rideva ancora,un po’ per allegria,un po’ per sfogare la tensione,quando Ilia,fermata una vettura,la aiutò a montare e si diresse con lei verso il teatro.
Prima di salire verso lo studio dell’impresario,la ballerina si fermò a salutare il suo compagno:
-…Ilia…vi ho mai ringraziato per tutta la gentilezza e la disponibilità che avete verso di me?-
-Centinaia di volte,Alphonsine…- disse lui,sdrammatizzando.
-Sapete?...comincio a credere che,senza di voi,questo teatro non potrebbe reggersi…-
-Addirittura?...-
-Vado da Sindial!...incrociate le dita per me!- gli disse scappando per le scale,dopo avergli lanciato un occhiolino.


Aurora era pronta per l’ultima esibizione. Ilia sarebbe arrivato a momenti.La fanciulla respirò profondamente:la battuta di Alphonsine l’aveva perseguitata tutto il giorno,a nulla era servito distrarsi con la musica,provare e riprovare per l’ultima volta l’esecuzione di quella sera,fingere attenzione ai discorsi di Blanche.La ballerina aveva ragione:lei aveva rinunciato troppe volte a vivere,per paura che la vita l’avrebbe rifiutata…Ma ora la posta in gioco era troppo alta per non tentare,per passare il turno…Aveva deciso;quella sera nessun ostacolo le avrebbe impedito di fare quello che aveva nel cuore…Non la sua cecità,non la sua inesperienza…
-Zia Blanche?...sto per andare…- disse,congedandosi dalla dama.
-Fatevi guardare,Aurora…è un abito nuovo?-
La ragazza si schiarì la voce.
-No, …-
-Eppure c’è qualcosa di diverso…sembrate ancora più bella…-
-Vi prego,Blanche..- la interruppe .-Volevo avvertirvi che,essendo l’ultima replica,ci sarà una festa e…Ilia Semonov ha insistito tanto…-
-Ha fatto bene! ..è un caro ragazzo…divertiti,Aurora…-
La fanciulla sentiva il cuore esploderle dentro il petto.Paura,eccitazione,sfida…e il presentimento che Blanche avrebbe potuto leggerle in viso ogni proposito…
Si allontanò in fretta,non appena sentì Semonov bussare alla porta.
-Aurora?...nemmeno un bacio?- le chiese la zia.
Lei si avvicinò,e baciò l’anziana donna sulla fronte.
-Sappiate che,anche se non vengo,io vi sono sempre vicino…- volle rassicurarla la dama.
-Si,si…non preoccupatevi!- le rispose,scappando via.

Parlò poco con Ilia,in carrozza.Entrò nel suo camerino e si sedette alla toletta,lasciando che la solerte femme de chambre si occupasse di completarle trucco e acconciatura.
Prima della loro esibizione,che stavolta sarebbe stata anche ultima in ordine di tempo,Sindial bussò alla porta del suo camerino.
‘Eccolo!’-pensò la pianista- ‘Ora…non posso tirarmi indietro’
La fanciulla era in compagnia della cameriera,che le stava sistemando i capelli.
-Entrate,monsieur… -
L’uomo fece cenno a Beatrice di lasciarli soli,si avvicinò ad Aurora e le diede il solito bocciolo di rosa.
-Perché continuate a prendermi in giro,monsieur?- disse lei,che lo prese e lo appoggiò piuttosto bruscamente sulla toletta.
-Non vi prendo in giro…-
-No?...in silenzio ricevo i vostri doni,i vostri omaggi…ma mai una parola che mi chiarisca…-
-Cosa?-
-Mi chiarisca il perché dei vostri rifiuti!-
Sindial si chinò su di lei,rispondendo:
-…non è facile,Aurora…-
Lei si volse verso di lui,che la aiutò ad alzarsi,tenendola appena per le braccia.
-Voi conoscete i miei sentimenti,Sindial…-
-Voi non sapete nulla di me,Aurora! Come fate a essere così sicura dei vostri sentimenti?-
-Sono giovane,è vero…inesperta…Ma la vita mi ha dato qualche lezione…E quando parlo con voi,quando vi sento vicino…credo di conoscervi profondamente…-
Lui sospirò,pensoso.
-…Allora ritengo che conosciate anche i miei sentimenti…ma…Vi ricordate quando vi dissi che eravate troppo bella?...è così:io non voglio intaccare la vostra bellezza,la vostra grazia…Sono sicuro che siano destinate a qualcuno che le merita davvero…-
Aurora ebbe uno scatto di ribellione:
-Non mi importa a chi siano destinate…io voglio sapere se...se tra noi deve finire,così?-
Lui la guardò.Da docile,insicura,quasi fragile sapeva diventare forte,determinata,indomabile.
-Non ho la risposta che voi volete…- le disse,desolato.
Poi le carezzò i capelli,la guancia,lasciò ancora che lei appoggiasse il viso alla sua mano:
-Oh…nessun uomo potrà darmi le emozioni che provo ora…-
-Non dite così…è già tanto difficile…-
Aurora riprese il controllo,cambiò discorso.
-Stasera sarete alla festa?...-
-No…vi vedrò suonare e poi mi ritirerò…-
- Allora…questo è un addio…-sussurrò lei.Non così piano che lui non potesse sentirla.
Ma l’uomo serrò le mascelle,socchiuse gli occhi.Ed uscì dalla stanza,senza aggiungere altro.

Pochi minuti prima di andare in scena,Alphonsine bussò,annunciandosi:
-Posso entrare,Aurora?-
-Si…-
-Eccoci di nuovo qui…-esordì la ballerina.
-Già…Stai meglio?-le domandò la pianista,più per formalità che per reale interesse.
-Si…volevo dirti che…ho parlato con Sindial,gli ho domandato perché non vuole scritturare il nostro balletto…-
-Ah si?...e lui?-
-Lui vorrebbe un balletto stabile del teatro…e ritiene che,in un anno,potrebbe riuscire ad averlo…-
Aurora non sembrava interessata all’argomento.
-Inoltre ritiene che il balletto e la scuola delle Nove Muse siano una creatura di Madame Giry…e non gli sembrerebbe giusto sottrargliela…-
La pianista non rispondeva,indifferente,distante.Alphonsine si schiarì la voce e annunciò:
-Aurora...io rimango a Parigi!...ho accettato di rimanere a teatro,esibendomi se capiterà l’occasione in qualche quadro all’interno di un’opera…e nel frattempo collaborerò alla selezione di un balletto stabile….Insomma:ho fatto come mi avevi suggerito…ho detto che mi sarei applicata anche per le coreografie…-
-Sono contenta per te,Alphonsine…e ti faccio i miei auguri!- disse Aurora,con una espressione indefinibile sul volto.
-Aurora…resta anche tu!-
-Cosa?-
-…hai capito benissimo…Resta!Lo so che ce la puoi fare…tu non …-
-Signorine….Cinque minuti…- una voce dall’esterno le interruppe.Alphonsine ne approfittò per allontanarsi;il gelo con cui Aurora l’aveva accolta le aveva creato un grosso imbarazzo...

Anche quella sera,forse più che le altre,l’esibizione di Alphonsine e di Aurora fu un trionfo.Entrambe erano riuscite a trasfondere nella musica e nella danza il coacervo di sentimenti,desideri,speranze che ciascuna covava nel profondo del proprio cuore.
Ma se Alphonsine ormai sembrava rasserenata,in pace con se stessa,Aurora non aveva fatto altro che tormentarsi.Sindial le aveva detto addio…anzi:nemmeno quello.Non sarebbe andato alla festa…non avrebbe avuto più nessuna occasione di incontrarlo…
Eppure un modo doveva esserci…Lei non voleva rinunciare a lui…
-Siete pronte,madamoiselles?- era la voce di Semonov.
-Andate pure,Ilia…io non vengo alla festa…- gli rispose dalla porta.
Lui bussò,sporse la testa ll’interno:
-Perché no,Aurora…Vi prego…Me lo avevate promesso!-
-Non preoccupatevi:sono d’accordo con l’infermiera di mia zia…ho appuntamento con lei nel back stage…-
-Allora aspetterò con voi,finchè non arriva!-
Aurora sbuffò,spazientita.
-Vi prego…Beatrice mi accompagnerà…Andate!-
-Mah…Aurora…domani partirete…Vorrei congedarmi da voi…-Ilia aveva un tono dolce,sinceramente accorato.
-Ci saluteremo alla stazione…Se sarete così gentile da accompagnarci…Ora andate,per favore:Alphonsine vi aspetta…-
Ilia annuì col capo,incapace di insistere oltre.E uscì.
-Beatrice!....accompagnatemi nell’ala abitabile,per favore…-
-Si,madamoiselle…-
La ragazza si prestò malvolentieri a questa incombenza,forse perché aveva appuntamento con qualcuno…Aurora ne approfittò:
-Lasciatemi pure in prossimità delle scale…Aspetto la mia dama di compagnia…-
-Posso andare,madamoiselle?mi date licenza?-
-Si si,certo….che aspettate!-
La ragazza si allontanò.Aurora sentì i suoi passi disperdersi verso l’interno.Poi il silenzio.
Ora era sola.Nel buio.


 
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