Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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arielcips
view post Posted on 6/4/2008, 11:32 by: arielcips
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He's a lion that I am proud to hunt

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Ilia era in piedi,con la fronte appoggiata alla gelida lastra della finestra.Rincorreva i suoi pensieri,osservando il cielo stellato.Alphonsine gli aveva detto che non avrebbe ‘rinunciato’ mai a nulla…non sapeva che rinunciare,a volte,è l’estremo segno dell’amore che si porta nel cuore.Lui invece lo sapeva,lo aveva imparato rivivendo un amore non suo,ma così grande,intenso e profondo da avergli solcato il cuore fino a farlo rabbrividire e piangere,commosso e inebetito di fronte alla sua pura bellezza.Era indeciso se parlarne o no,nel suo romanzo;finì per appuntarne comunque il ricordo nel suo taccuino.

‘Rinunciare…

I lavori di ristrutturazione iniziarono presto.Sindial li seguiva puntigliosamente e sembrava così completamente preso dall’impresa che nessuno avrebbe potuto immaginarsi alcun minimo legame tra l’uomo della maschera e il vecchio teatro dell’Opera.Incessantemente,giorno dopo giorno,tutto ciò che ancora rimaneva dell’antica struttura veniva abbattuto,eliminato,scompaginato pezzo dopo pezzo.Bisognava azzerare ogni cosa,per ricominciare a costruire.L’unica a rimanere intatta fu la cappella dell’angelo della musica,inviolabile scrigno di un mistero indicibile.
Una mattina,inventariando quel materiale che tutto sommato avrebbe potuto ancora riciclarsi,mi ritrovai tra le mani alcune vecchie locandine.Riconobbi il panciuto Piangi e la sua boriosa moglie,la Giudicelli:erano entrambi ridicoli,paludati in vesti poco credibili di antichi eroi punici…L’opera era l’Annibale:alle spalle dell’uomo compariva un improbabile elefante di cartapesta,che non avrebbe mai potuto sopportare il peso del tenore,senza caracollare miseramente.
Risi tra me.Poi il mio sguardo fu catturato da un’altra locandina,mezza bruciacchiata,sulla quale compariva una immagine di donna che mi sembrò di conoscere.Era molto giovane e bella,fasciata da un abito che ne risaltava la sensuale innocenza;le spalle erano volutamente scoperte;i seni trattenuti da un corpino nero;tra le mani,una rosa rossa…
La osservai a lungo,finalmente la riconobbi. Era la donna ritratta dalla testina che avevo trovato nel sottosuolo del teatro.
-Chi sarete mai?...- le domandai,a voce alta.
Qualcuno delle maestranze,passandomi vicino,ammiccò:
-…La Christine Daaè…Bella vero?- e poi proseguì,allontanandosi.
Rimasi a guardare ancora quel viso.E intanto la curiosità cominciò a divorarmi.Dovevo saperne di più…
In quella Sindial apparve sulla soglia.
-Che vi succede,Ilia…avete tempo da perdere?- mi rimproverò,brusco. –Buttate quello che non serve,e smettetela di gingillarvi!-
Conoscevo quel tono arrogante.Era il tono con cui si difendeva dai ricordi,dalle debolezze;era il tono con cui chiedeva aiuto…
Iniziai ad arrotolare lentamente i vecchi manifesti.Sentivo che il suo sguardo,carico di un rimpianto indicibile,era posato su quella cara immagine.
-L’avete amata molto?- gli chiesi.
-L’amerò sempre…- mi rispose lui.
-Non volete parlarmene?…ad un amico si può aprire il cuore,svuotarlo di un peso che tante volte,da soli,non si riesce a sopportare…- gli proposi.
Lui mi guardò,grato nello sguardo,ma impassibile come sempre:
-Forse…Forse un giorno mi ricorderò della vostra offerta generosa…- mi disse,con una piega dolente all’angolo delle labbra.Poi si allontanò.
Appena ebbi un attimo di tempo,cercai informazioni su quella soprano.Venni a sapere della sua voce di usignolo e della sua scomparsa,nella notte dell’incendio,trascinata nell’antro del Fantasma e –forse- bruciata con lui. Da quella notte nessuno l’aveva più rivista…
Ma venni anche a sapere che di lei era stato innamorato il visconte di Chaigny,che dopo aver viaggiato attraverso l’Europa negli anni della Commune,era finalmente rientrato nella sua villa in Normandia,con la giovane sposa e il figlioletto di quasi cinque anni…
Una donna come quella non si può dimenticare in fretta.Dentro di me ero convinto che Chaigny aveva a fianco a sé la donna che aveva amato…
Mesi dopo,probabilmente proprio la sera dell’anniversario dell’incendio,aprendo un vecchio piano verticale –forse utilizzato durante le prove,chissà-mi ritrovai tra le mani un vecchio spartito consumato. Era un’aria sconosciuta,il cui testo però sembrava così affettuoso e familiare.Mi provai a strimpellarlo…non sembrava difficile.
‘Pensami…ricordami…’
Una strana malinconia mi prese,forse ricordando la mia famiglia che la dolcezza di quelle note mi aveva improvvisamente riportato alla mente.
-Cosa state suonando,Semonov?- la sua voce carica di un dolore indicibile,mi riscosse.
-Scusate,monsieur Sindial…-dissi alzandomi dal piano,confuso. Poi alzai gli occhi su di lui:era così disperatamente triste.
-Sindial…- gli dissi ancora,aprendo le braccia.
-Ilia…la pena che ho dentro di me…-cominciò a dire.
-Dividetela con me,amico mio…vi ascolterò!L’amavate tanto?l’amate ancora?-
-L’ho amata da quando l’ho vista la prima volta…ho amato la sua voce e la sua anima innocente,la sua tenerezza….poi a poco a poco l’ho desiderata…ma…sapevo che non avrei mai potuto averla…Mai,Ilia:e questo mi incattivì fino alla follia…Fui così aberrante e violento,da rischiare di perderla per sempre… Ma lei è stata migliore di me,molto più di quanto potessi immaginare:ha visto l’uomo oltre il mostro…e lo ha visto non solo guardando oltre questo mio volto sfigurato,ma persino guardando oltre la mia anima nera…-
-E allora?...perchè?-
-Perché non è con me?...questo volete sapere?- scosse la testa,addolorato ma rassegnato. –Sapete,lei sarebbe stata pronta…ma io che uomo sarei stato a seppellirla nell’oblio di oscurità e silenzio? A negarle la dolcezza della vita che si vive alla luce del giorno?...lo avete detto anche voi…Non è risurrezione,quella che potevo offrirle:è morte,è la notte infinita…Perché un fantasma,Ilia,ha già smesso di vivere per sempre:non ha una casa,ha una tomba…-
-E così…avete rinunciato a lei,per sempre?-
Lui sorrise,mesto.
-Esiste un oltre,Ilia…forse,in quell’oltre mi sarà concesso rivederla e offrirle il mio braccio,se vorrà ancora accettarlo…-
Deglutii.
-Sindial…voi siete un uomo,adesso …- volevo dirgli che avrebbe potuto offrirle ben altro,ora come ora.
Lui sogghignò appena.
-Un uomo…ho cominciato ad esserlo davvero,quando ho saputo rinunciare a lei…-

Ilia smise di scrivere,con le lacrime agli occhi.Poi le asciugò,riacquistando piano la sua serenità.Anche lui avrebbe imparato ad essere un uomo,fino in fondo…




Aurora fu risvegliata da un tintinnio insistente e dal continuo miagolio di Leporello.Veniva da un luogo chiuso,ma lei aveva difficoltà a capire dove potesse essere finito.
Si alzò dal letto e dai rintocchi del campanile vicino capì che era mattina.Erik probabilmente stava prendendo il suo bagno,prima di vestirsi e fare colazione con lei.
-Leporello…ma dove sei finito?- lo richiamò,tastando la parete da cui provenivano i miagolii e il tramestio.Finalmente trovò l’anta di un armadio.Doveva essere il guardaroba di Sindial.Lo aprì e il gattino schizzò fuori,arruffato impaurito,trascinando nella sua fuga qualche camicia e un oggetto metallico pesante,che cadendo,per poco non ledeva la povera Aurora.
La giovane donna si chinò,cercando di capire di cosa si trattasse.Non fu difficile:era una spada,per fortuna infilata nel suo fodero.Una spada riccamente lavorata;l’elsa recava una strana forma,che le mani sensibili della pianista non tardarono a riconoscere come la macabra sagoma di un teschio…Aurora rabbrividì.I gentiluomini portavano le armi,è vero..ma lei non ne aveva mai toccata una:che uso ne aveva fatto Sindial? Quanto terrore era riuscito a incutere quell’elsa funerea?
Erik sopraggiunse dopo poco,attirato dalla confusione provocata dal micetto e dalla sua padrona.La trovò seduta sul letto che carezzava pensierosa l’arma.
-Hai trovato un tesoro,Aurora?-
Lei sussultò.
-Non aver paura…non intendevo rimproverarti…Mi domandavo cosa stessi pensando,così assorta sulla mia spada?-
Nel dir così,gliela prese dalle mani e la ripose nel guardaroba,richiudendolo.Poi sedette sul letto vicino a lei.
-Non ho mai avuto una spada tra le mani…- esordì lei –Mi domandavo…-
-Se io l’abbia mai usata?-
-Ogni gentiluomo ne ha una…- sembrò scusarlo lei,alzandosi.Lui la trattenne,rimanendo seduto.
-Chissà…forse l’ho usata per proteggere il mio re…o per salvare fanciulle in pericolo…A te cosa piacerebbe?-
-Salvare fanciulle…da che pericolo?...-
-Scegli tu…se ti piace questa idea…- Sindial era di buon umore:le cingeva la vita sottile con le grandi mani e voleva celiare con lei.
-Perché mi tratti come una bambina?- gli domandò lei,seria –Sono una donna…-
Anche lui si fece serio.
-Lo so che sei una donna…so quali infiniti abissi di sensibilità si celano in te…il dolore e il perdono…la comprensione,il dono stesso della vita …-
La fanciulla a sentirlo parlare così,rimase turbata,quasi pentita:
-Tu…mi hai reso tale…- gli disse.
-Io?...- l’uomo sorrise,modesto – Io ho contribuito solo in minima parte…-
-Mi hai insegnato il piacere e l’amore…- affermò lei,con forza.
Sospirando,lui la attirò a sé e la baciò.
-Sei una donna…la mia donna:condividi con me,alleviandola, una condanna che dovrei scontare da solo…Concedimi allora di viziarti,amor mio,come una bambina…-
-Io…vorrei …- Aurora era incerta – L’hai usata spesso,quella spada?-
Lui scosse il capo:
-No…-
-E’…per colpa della spada che…porti la maschera?-
Continuando a scuotere piano la testa,lui rispose di nuovo:
-No…-
-E’ forse per aver salvato una fanciulla in pericolo?-
-Una fanciulla?...-
-Poco più che una bambina…con una divisa grigia…?- Aurora non sapeva neppure come le fosse venuta quella strana idea.Forse tra le sue braccia sicure aveva avvertito qualcosa di familiare,che le aveva ricordato l’ignoto salvatore di quella notte;e se fosse stato così,che per salvare lei fosse rimasto sfigurato? Forse era quella la verità che lui non voleva rivelarle? Trepidava,in attesa della risposta,ma lui restò zitto:aveva capito bene la giovane a cosa alludeva,ma la verità che lei sperava di conoscere era solo una mistificazione distorta…
A capo basso,come riflettendo,si alzò dal letto e prese dal ripiano sull’organo il suo violino.
-Ti dirò qualcosa,di questa maschera…- Il suo viso aveva mutato espressione,era come impietrito,trasfigurato dal ricordo e dall’estro improvviso:l’archetto accarezzò le prime note,poi iniziò a frustarle in un crescendo di dolore,in un’ebbrezza violenta.
Agli occhi spenti di Aurora apparve una segreta storia di irrisione,umiliazioni,abbrutimento.
Come un animale braccato,rifiutato da tutti,deriso,un infelice cercava chi gli rivolgesse una sola parola gentile,chi gli mostrasse un po’ di compassione…Ma riceveva insulti,pedate e sputi in faccia;allora le sue mani divennero morse implacabili,e la sua ricerca d’amore divenne persecuzione,odio,distruzione…Improvvisamente Aurora ebbe davanti a sé l’immagine delle fiamme che divoravano ogni cosa:spaventata cercò di interrompere quella musica terribile.Lo richiamò con la voce,ma lui sembrava non sentire:
-Basta,basta Erik,per carità…-
Cercò di fermarlo,ma lui la respinse col braccio,mandandola a cadere sul letto.Poi proseguì,come invasato,fino all’ultima nota…nonostante i singhiozzi di lei.
Quando la musica finì,aveva il respiro affannato,e gemeva roco,proprio come una belva ferita.Abbassò le braccia,come arrendendosi,poi depose violino e archetto e uscì,distrutto,dalla stanza.
Aurora si calmò,poco a poco.Era spaventata di quello che aveva scatenato,addolorata per lui.
Lo chiamò,piano.Sapeva che doveva essere nell’altra stanza.Si alzò e cercò di raggiungere l’uscio.Lì,si fermò un attimo. Ripiegato su se stesso,col volto appoggiato sulle mani,senza maschera,Erik le apparve,esibendo il profilo sfigurato. Una pena infinita si impossessò del suo cuore,un attimo prima che il buio tornasse sui suoi occhi.
Con difficoltà lo raggiunse.
Lui sollevò la testa,cinico,col tono arrogante di chi non sa perdonarsi né chiedere aiuto:
- Ecco..ora hai conosciuto il vero Sindial…Sin Diavola:il figlio del diavolo…-
Lei gli carezzò la testa e iniziò a baciarlo piano,dappertutto.
-Non più amor mio…non più…- sussurrava,baciandogli la fronte,gli occhi,le guance;accarezzandolo. –Lasciami ancora essere la tua donna…Non respingermi…-
Incredulo lui la cinse,stringendola,abbandonandosi alla dolcezza inattesa del suo amore.
-…Oh Aurora…Dio doveva essere voltato da un’altra parte quando mi ha concesso di incontrarti…ha dato un angelo in pasto a un lupo…-
Lei cercò di zittirlo coi baci.
-Non parlare più,amor mio…non dirlo più…-
Erik le accarezzò la schiena con le grandi mani,poi finalmente le cercò le labbra,quelle labbra di miele che lui solo aveva baciato,che nessun altro avrebbe sfiorato mai…
Iniziò a baciarla piano ma mai sazio di quella sua bocca.
Ora sarebbe stata sua.Cercò la maschera,ma lei –intuendolo- gli fermò la mano.
-Non hai bisogno di indossarla…non ora…-
Gli mancò il fiato:seppe solo stringerle la testa tra le mani e baciarla ancora,disperatamente.Lei gli si strinse al collo e lui la sollevò tra le braccia ancora così.
Desiderò averla.La adagiò sul letto,si stese su di lei non smettendo mai di carezzarla e coprirla di baci.
-…C’ è il marchio dell’inferno in me Aurora,…sul mio viso e nel mio cuore...Ma tu sei la mia salvezza:il paradiso è essere una cosa sola con te…Saziarmi dei tuoi baci di miele,avvolgermi nella tua pelle di seta…Le tue mani adorate che suonano la mia musica,il tuo corpo di gazzella che vibra sotto il mio…-
Poi le sue mani avide le scoprirono le gambe e tutto il suo corpo fu proteso alla ricerca del piccolo varco nel corpo di lei,dove ogni frenesia sembrava trovare pace.Quando vi penetrò,Aurora gemette,come ogni volta,ricordandogli ancora che la sua innocenza gli era appartenuta per sempre.
Erik sapeva che il suo amore e la sua passione avrebbero trasformato quel gemito in un respiro di desiderio,ritmato al suo,in un crescendo parossistico che sarebbe esploso nella reciproca,totale gioia dell’appagamento…

Una dolce,tenera intimità aveva preso il posto della selvaggia passione di prima.Aurora era seduta sul letto,Erik sdraiato le cingeva i fianchi e la guardava adorante.Anche Leporello ora si era unito a loro,accoccolandosi nel grembo di lei.Carezzandolo Aurora disse:
-Non hai ancora visto l’abito che mi ha regalato Blanche…- poi,dopo una pausa –Sai?sono in pena per lei…credo che stia male,ma non lo dice per non intristirmi…-
-Cosa te lo fa pensare?- domandò lui,allungando una mano per giocherellare coi suoi capelli.
- Ha detto che era sicura che io sarei tornata a vedere…e che a primavera lo avrei indossato..ma forse lei non lo avrebbe visto…- la giovane abbassò il capo,malinconica.
-Sai? Quell’abito era suo..Lo teneva nel suo guardaroba,come un tesoro prezioso…Una volta che mi ci trovò a giocarci,mi rimproverò duramente…Credo sia legato a qualcosa del suo passato,qualcosa di incompiuto…Forse era un abito da sposa…-
-Allora non farmelo vedere…- disse lui,serio.
-Perché?- domandò lei,stupita.
-Perché quando sarà pronta la nostra casa,io ti sposerò… -



Ilia discese silenziosamente le scale e con cautela aprì la pesante porta del salone di Villa Segnier,dove la sera prima avevano cenato tutti insieme. Sgusciò all’interno e,nel silenzio,sistemò accuratamente un pacchetto sotto l’albero…
Un colpo di tosse lo fece sussultare.C’era già qualcuno,nella stanza.
-Scusatemi…non volevo esere indiscreto…- era Philippe,seduto davanti al fuoco del camino.
-Scusate voi…non volevo disturbare…- ribattè Ilia.
-E’ un regalo per Alphonsine?- domandò il ragazzo,contraddicendo un po’ l’affermazione iniziale.
-Mmm mmm- rispose l’ospite.
-Voi…siete il suo innamorato?
Il giovane russo scosse la testa.Prima che potesse parlare,però,Philippe continuò:
- Peccato!...Mi sarebbe piaciuto saperla meno sola,a Parigi…-
Ilia tirò un lungo respiro,quindi si accomodò accanto allo sfortunato ragazzo:
-Alphonsine ha un innamorato… ma non sono io… E’ il palcoscenico:è la sua passione,gioia,dolore… Finche avrà occhi solo per lui,preferisco esserle buon amico…-
-Ma allora…un giorno potreste anche amarla?-
Ilia abbassò il capo,pensieroso,poi guardò il fuoco nel camino:da un ceppo ormai spento,una fiamma sembrava rinascere nonostante tutto.
-Chi lo sa…un giorno…- disse,quasi tra sé.Poi si volse al suo interlocutore: -Ma se credete che sia sola,perché non le fate voi compagnia? Parigi non è lontanissima…-
Philippe fece un sorrisetto amaro e rassegnato:
-Ve lo ha detto lei,vero? Di convincermi a lasciare questa casa…-
-Siete maggiorenne,mi pare…- Ilia divagò.
-Non ancora…lo sarò tra otto mesi…almeno…sulla carta…- Philippe scuoteva il capo,sconsolato.Ilia Insistè.
-In ogni caso…non vedo perché non potreste venire con noi… Non c’è motivo,per non farvi venire…E sono sicuro che vostra madre…-
Philippe lo fermò col gesto della mano:
-Non mettete in difficoltà mia madre,vi prego…Già soffre abbastanza…-
Il giovane russo si mise a giocherellare nella cenere con l’attizzatoio,pensoso.
-Soffre perché vi vede sfiorire qui,prigioniero …-
-Se io dovessi partire e…disgraziatamente non tornare più,soffrirebbe il doppio…Perché mio padre glielo rinfaccerebbe come una colpa,per tutta la vita!-
-Non volete proprio provarci?- Ilia non aveva più molte ragioni da addurre.
-Provare cosa?- una voce inquisitoria,indiscreta si frappose alle loro.
-Buon giorno papà!- disse prontamente Philippe.
-Buon giorno Monsieur Segnier…-
-Si,buon giorno… allora? Di cosa parlavate,così in segreto?-
-Ho chiesto a vostro figlio di venire con noi a Parigi:ad Alphonsine farebbe piacere avere suo fratello vicino….- come in altri momenti,Semonov cercò di essere conciliante.
-Siete gentile,monsieur Semonov…- la risposta spiazzò un po’ il giovane – Sarei lieto di poter io stesso accompagnarvi tutti e tre al treno…se mio figlio fosse nelle condizioni di affrontare un viaggio simile…-
C’era qualcosa di insopportabile in quel suo tono,falso e lamentoso.
-Non è poi un viaggio lungo,monsieur…- insistè Ilia.
-No?...per voi,che godete di buona salute…Ma Philippe…sapete? Non riesce nemmeno a salire le scale …-
-Lo aiuterò io stesso…laddove ce ne fosse bisogno…- tentò di replicare Ilia.
-Lasciate stare,amico mio…- lo interruppe Philippe,guardando suo padre dare loro le spalle,quasi compiaciuto di poter troncare quella conversazione sul nascere.
Di lì a poco sopraggiunsero anche le donne e si iniziarono ad aprire i pacchetti disposti sotto l’albero.Nessuno si accorse che,approfittando del tramestio dei presenti,Philippe si era ritirato,umiliato nella sua stanza.
-Ilia…ma questo è per me?- Alphonsine aveva trovato il pacchetto sotto l’albero e lo stava aprendo. Era una stampa, in una graziosa cornice laccata:raffigurava Esmeralda danzante…Doveva essere una illustrazione tratta da qualche prezioso volume.
-E’ stato un pensiero molto carino…ma ho anch’io una cosuccia per voi…- disse la fanciulla,ringraziandolo e tirando fuori il suo regalo. Ilia lo aprì:era una sciarpa di raso color crema,con le iniziali ricamate finemente in oro bruno:Alphonsine gliela avvolse personalmente intorno al collo,sorridendo.
-Volete prendermi per la gola,Alphonsine?....oh…e l’avete ricamata personalmente con le vostre manine d’oro?- scherzò lui,prendendola in giro.
-Certo…la sera,di ritorno dal teatro,la passavo tutta a ricamare per voi…- Alphonsine assunse l’aria modesta della novizia che ricama,facendolo ridere,come sempre.
-Siete impareggiabile!- dovette ammettere il giovane,guardandola.-Venite,usciamo un po’ in giardino…-
Solo allora,voltandosi intorno,si accorsero che Philippe non c’era.Alphonsine ebbe un triste presentimento,ma non volle dargli peso.
-Sapete…abbiamo parlato di Parigi con vostro fratello…gli ho chiesto di nuovo di venire con noi,ma…-
-Ha detto di no?.. domanda superflua…-
-Già…poi è sopraggiunto vostro padre…-
-Ah!- la fanciulla era quasi spaventata all’idea di cosa potesse essere successo ancora.
-Ho provato a convincere anche lui…sembrava quasi…poi ha tirato fuori la storia che vostro fratello è troppo debole…-
Alphonsine scosse la testa,dolorosamente.
-E dov’è adesso Philippe?- chiese angosciata.
-Non so…forse è già in giardino…-
Lo cercarono in giardino,a lungo.
-Forse si è rintanato in biblioteca…- disse ancora speranzosa Alphonsine.
Corsero dentro. La porta della biblioteca era socchiusa e loro due si fermarono a prendere fiato,sollevati.
Dentro però,non c’era nessuno.
-Ilia…- Alphonsine era disperata,poi un grido d’aiuto confermò le sue paure.
Si precipitarono nell’ingresso. Ai piedi della scala la signora Segnier,che aveva gridato,ora supplicava Philippe di fermarsi.
Il ragazzo si era alzato dalla sua sedia e tenendosi con la destra alla balaustrata stava salendo le scale da solo.
-Philippe…fermati per carità…-
-Philippe…- Alphonsine unì la sua voce a quella della madre. – Ilia…fermatelo,aiutatelo…-
Philippe fulminò tutti con uno sguardo superbo:
-Non vi avvicinate,monsieur Semonov!- e continuò a salire,incurante del fiato che cominciava a spezzarglisi nei polmoni.
In cima alle scale apparve Arthur Segnier,col cipiglio infastidito di chi è stato disturbatodalla molestia altrui.Poi l’uomo si bloccò,impietrito,incapace egli stesso di intervenire,di sostenere lo sguardo serio di sfida di suo figlio.
- Philippe…Che cosa…?- tentò di apostrofarlo,poi tacque.
Solo il respiro ansante del ragazzo si avvertiva nel silenzio glaciale del salone.E Philippe continuò a salire,passo dopo passo,gradino dopo gradino.
Madame Segnier era rimasta come abbarbicata alla balaustrata,con le mani tese,sbiancate nella tensione angosciosa dell’attesa;accanto a lei,che la sosteneva ma paradossalmente cercava sostegno era rimasta Alphonsine.Ilia era fermo davanti alle scale,con lo sguardo fisso sul ragazzo;a un tratto qualcosa lo fece girare.Alle sue spalle il vecchio Joseph assisteva alla scena,addossato al muro,con le lacrime agli occhi.
Finalmente il giovane Segnier era arrivato all’ultimo gradino,le orecchie gli ronzavano e gli sembrava di sentire in gola il sapore salato del sangue.Ma era là;ritto davanti a suo padre,fissandolo senza dire una parola.
L’uomo deglutì,poi provò a dire:
-Ch..che cosa hai voluto dimostrare….con questa prodezza?sei un irresponsabile…e… -
-Niente paura,papà…Non andrò lo stesso a Parigi…-
Alphonsine e Ilia si erano lanciati ora per le scale e raggiunto Philippe si erano posti al suo fianco,sostenendolo.
-Invece tu verrai,Philippe!verrai via con me!- Alphonsine pronunciò queste parole guardando provocatoriamente suo padre.
-Ora andiamo a riposarci,Philippe…- disse preoccupato e sollecito Ilia. –Il treno partirà solo domattina…-
Il ragazzo lo guardò,sorrise grato ma scettico.Invece Ilia annuì,rassicurante:
-Avrete tempo per decidere…-

Alphonsine e Ilia avevano aiutato Philippe a raggiungere la sua stanza e,delicatamente,adagiarsi sul letto.Non seppero scambiare però neanche una parola con lui,perché madame Segnier sopravvenne:si fermò un attimo sulla soglia,a guardarlo con occhi disperatamente apprensivi,per poi avvicinarglisi e abbracciarlo,con espressione orgogliosa:
-Philippe…figlio mio…!-
Il ragazzo respirava ancora a fatica,ma piano piano il suo battito si andava regolarizzando:
-Mamma…mi spiace averti spaventato…-
-Sono fiera di te…ora però ….permettimi di accudirti…-
Il ragazzo sorrise accondiscendente,guardandola con gli occhi sognanti dell’innamorato.Ilia e Alphonsine si ritirarono.
-Aspettate…- li fermò il ragazzo sulla porta. -…Debbo ringraziarvi,Ilia…ma…non posso accettare il vostro invito per Parigi…-
-Ma perché,Philippe…perché non vuoi venire…?- gli domandò addolorata Alphonsine. –Ormai nessuno te lo può impedire!-
Lui le sorrise,amaro.Non parlò.Madame Segnier gli fece una carezza,preoccupata.
-Voglio restare vicino a nostra madre…- sospirò lui.
Alphonsine scosse la testa,come non riuscisse a capire ed uscì rabbiosa dalla stanza.
-Io comincio a preparare i bagagli!-
-Alphonsine!- la chiamò Ilia,poi scosse la testa e la seguì.

L’invisibile domestico di Sindial aveva bussato,introducendo discretamente il carrello della colazione nella stanza e interrompendo la loro conversazione;ma non interruppe il flusso dei pensieri di Aurora,né il tumulto impazzito del suo cuore che le parole di Erik avevano suscitato:”…quando sarà pronta la nostra casa,io ti sposerò…”
…Sposarsi…vivere insieme…all’uomo che amava…Lei,che viveva al buio? Il suo cuore gridava sì,sìì,SII’….ma la sua ragione la frenava… Che moglie avrebbe potuto essere? Aveva ormai scartato l’idea che un uomo potesse desiderare di dividere la sua vita accanto a un’inferma…
-Non vuoi fare colazione?- le chiese lui sollecito.
Aurora prese fiato:
-Sì…ma… permettimi di servirti…Ho raggiunto una certa autonomia,in queste cose…-
Lui le sorrise e la assecondò.
-D’accordo…-
La giovane si alzò dal letto e si avvicinò al carrello;trovò la teiera e ne versò una tazza,attenta a non mostrarsi maldestra. Poi la sollevò e la porse a Erik che continuava a osservarla,dolcemente compiaciuto.Le prese la tazza ,ma le trattenne la destra:
-Vieni qui…-poi si chinò a baciarla,con delicatezza. –Sei arrossita,ma non hai risposto ancora niente…perché?-
-…Sono confusa…e felice…- ammise lei,arrossendo di nuovo.
Lui non volle insistere:era un momento così intimo e piacevole quello…Continuò ad osservarla mentre si versava il tè,aggiungendo una punta di latte e tanto zucchero;ne assaporava un sorso,pensosa.Poi iniziava a imburrare dei crostini,ora sorridendo appena.
-Stamane ho fame…- le disse –mi offri una tartina?-
Aurora allora condivise con lui quella che aveva appena addentato,con un impasto di innocenza e malizia che Sindial non avrebbe creduto di poter mai gustare.
-Sarà così la nostra vita insieme,amor mio…- le sussurrò,come rispondendo ai dubbi che la donna nascondeva dentro di sé- Comincerà al mattino,con le tue labbra che sanno di marmellata…continuerà durante il giorno con le tue mani adorate che si esercitano al piano deliziandomi…proseguirà il pomeriggio,quando passeggeremo e io sosterrò il tuo fianco languido…fino a sera,quando stanco smetterò di comporre ispirato dalla tua bellezza….e mi addormenterò nella seta del tuo abbraccio innamorato…-
Queste parole erano miele,per Aurora;vide i suoi dubbi dileguare,come d’incanto…Vide la vita così come Erik gliel’aveva dipinta e non desiderò altro che di realizzarla,insieme a lui…
In quella il domestico indiano bussò stranamente deciso alla porta.
-Che succede,Harun?-
L’uomo a bassa voce comunicò qualcosa all’orecchio del padrone,ma non così piano che Aurora non sentisse il nome di Frau Brandrupp.
-Frau Brandrupp è qui?...come mai?- si era alzata,piuttosto agitata.
Sindial era andato nello studio e aveva trovato l’infermiera di Blanche visibilmente agitata.
-Che succede,frau Brandrupp?-
-Matame sta malissimo,monzieur…Perdonatemi se mi sono precipitata qui,ma…credo che… cercavo matamoizelle Aurora…-
Quest’ultima comparve sulla soglia:nessun dubbio possibile sulla sua presenza lì…Ma l’infermiera tedesca abbassò discretamente lo sguardo.
-Mio Dio:che succede a Blanche?- chiese angosciata la giovane.
-Ha perso conoscenza…-
Aurora si avvicinò a Erik,si appoggiò al suo braccio:
-Non temere…contatteremo i medici migliori…- la confortò lui.
-Perdonami…Debbo andare da lei,subito!- esclamò invece lei,decisa. –Frau Brandrupp,aiutatemi a vestirmi….Più tardi ,se Beatrice può raggiungermi con i bagagli…Non so quanto dovrò trattenermi…-
Non aggiunse altro,non si preoccupò del disappunto che la situazione aveva creato in Sindial,ma con la infermiera tedesca si affrettò verso la sua stanza.E dopo poco una carrozza le fermò sotto casa di madame Levigny.


-E’ in partenza il diretto per Parigi…i passeggeri sono invitati ad affrettarsi…-
La voce dell’addetto risuonava da un vagone all’altro del treno,richiamando l’attenzione degli ultimi viaggiatori ritardatari.Alphonsine e Ilia erano già sul treno,seduti negli stessi posti dell’andata,silenziosi.La giovane sospirava,pensierosa.Lui si limitava a osservarla,come in attesa.
Si erano trattenuti alla villa per alcuni altri giorni,sperando che Philippe si rimettesse e partisse con loro:avevano trascorso insieme il Capodanno,raccontandosi storie e cantando vecchie canzoni,proprio come se fossero stati in Russia;ma poi era sopraggiunto un telegramma di monsieur Sindial che,in termini piuttosto perentori,richiamava Ilia a Parigi.
-Mi spiace,Alphonsine…Non posso fermarmi oltre…-
-Se Philippe si ostina a non voler venire,rientrerò a Parigi con voi…- aveva risposto lei,ormai logorata da quell’inutile tira e molla tra lei e suo fratello.
-In carrozza,signori…- il capostazione sollecitava di nuovo chi si attardava ancora a salutare.
Era una mattinata livida:il nuovo anno,appena iniziato,aveva il colore e il calore di un damerino arrogante,che irride quanti lo avevano aspettato con la speranza di grandi cambiamenti.
La ballerina guardò fuori,sospirando ancora.Si interrogava sul da farsi:stava partendo,fuggiva ancora,preferendo lasciarsi alle spalle quella situazione di impasse nella quale si sentiva incapace di agire,coartata ad incassare,lei che era una lottatrice…
Forse,però,se fosse rimasta,se avesse per una volta ingaggiato la lotta,accettando le regole stabilite dagli altri,sarebbe riuscita a guadagnarsi la fiducia di Philippe e a condurlo davvero con sé. E se anche non fosse stato possibile,almeno sarebbe stata vicina a quel fratello che le aveva saputo dimostrare una forza che probabilmente lei stessa non avrebbe mai avuto…
Improvvisamente la ragazza si alzò dal suo posto,mentre i controllori già chiudevano le porte e il macchinista portava la caldaia al massimo.
-Ilia…aiutatemi…prendetemi il bagaglio…- esclamò. Ma il giovanotto quasi l’aveva prevenuta,seguendo i suoi pensieri attraverso il suo sguardo:era contento della decisone che Alphonsine stava prendendo…
-Capotreno…aspettate…la signorina non parte più!- aveva poi gridato,sporgendo la testa dal finestrino,un attimo prima che il capostazione emettesse il fatidico sibilo…
Le valigie vennero calate giù in fretta e un facchino,richiamato da un cenno di Ilia e da una lauta mancia,se ne occupò solerte.
Ilia e Alphonsine si strinsero la mano,sul predellino,sorridendosi:
-Non posso partire…voi capite?-
-Certo…E’ la decisione migliore Alphonsine…lasciate pure che Parigi vi attenda!-
Il rumore dei vagoni che sferragliando cominciavano a muoversi coprì quest’ultima battuta.Con lo sguardo Ilia seguì la bella figura della ballerina allontanarsi,poi ritornò al suo posto,e –serio- rilesse il telegramma di Sindial…poi sospirò e,socchiusi gli occhi,rivide l’Opera,il suo carismatico padrone,il palcoscenico,Aurora…


Sindial aveva dato a Frau Brandrupp disposizioni perché si provvedesse tempestivamente alla salute di madame Levigny;aveva affidato ad Harun il compito di accompagnare Aurora e l’infermiera tedesca,mettendolo a disposizione per qualsiasi adempimento esterno fosse loro utile.Fu il misterioso domestico che contattò Beatrice,la femme de chambre di madamoiselle de Guilerm,sollecitandola a raggiungere al più presto la padroncina,recando il resto del bagaglio rimasto a teatro.
Il padrone dell’Opera ora era solo e piuttosto contrariato:l’assenza di Ilia in quel momento pesava come un macigno e il primo pensiero dell’uomo fu di telegrafare per richiamare l’insostituibile segretario al suo fianco.
A partire da quella mattina,il teatro si sarebbe in breve riempito nuovamente:maestranze,commessi,impiegati…e soprattutto la compagnia che stava provando il Peer Gynt.Erik era preoccupato e nervoso:scese giù in platea e camminò tra le poltrone pensieroso,fino ad andarsi a sedere in prima fila,con gli occhi fissi alla scena.Era mattina,ma tutto rimaneva un po’ in penombra,una penombra ovattata,che confondeva i contorni delle cose,creando strane suggestioni…
Quel palcoscenico vuoto e silenzioso,con le quinte e i fondali ammonticchiati senza un ordine preciso,quell’odore,quel vuoto:l’uomo ritornò indietro con la mente,avvertì la vertigine sconfinata della sua antica solitudine…
A un tratto dal fondo della sala sentì avanzare qualcuno;si voltò e quasi sussultò:una fanciulla avanzava,con un pesante mantello schiuso su un abito violaceo la cui scollatura mostrava un decolletè dall’incarnato pallido e setoso come quello di una rosa…Aveva lunghi capelli ricci che le ricadevano fluenti dietro le spalle e una voce cristallina:
-C’è qualcuno?...qualcuno potrebbe prestarmi ascolto…-
Gli sembrò dicesse così e anche questo lo fece rabbrividire…gli tornò alla mente il suo richiamo disperato:nessuno mi ascolterebbe,se non lei…
-Per favore…sto cercando il direttore o il segretario…Non c’è nessuno?-
Sindial si alzò con mossa elastica dalla sua sedia,parandosi davanti a quella apparizione,egli stesso apparizione per lei:alto,elegante,e con quella strana maschera che gli nascondeva il profilo destro…
-Chi siete?- le domandò,con la sua voce profonda,fissandola inquisitorio.
La nuova venuta si bloccò a metà corridoio,posando la sacca da viaggio che portava con sé.
-Scusatemi se faccio irruzione così…ma…madame Giry mi aveva detto che qui all’Operà si stavano svolgendo dei provini e…-
Sindial avanzò verso la figuretta e si fermò qualche passo oltre lei,per osservarla meglio:
-madame..Giry?- chiese,incerto,incredulo.
-Si…faccio parte del gruppo delle Nove muse,monsieur…Mi chiamo Dolphine Durois…- disse porgendogli la destra.
In quella una porta sul fondo si aprì,forse per mano di uno degli addetti alle pulizie e una luce tagliò l’aria cadendo sul volto e sulla mano tesa della nuova arrivata.Lo strano incantesimo si dissolse:Erik ebbe di fronte una giovane donna sorridente,uguale a tante altre.
La mano della ragazza rimase a mezz’asta.Lui si chinò appena,salutandola:
-I provini inizieranno domani…-
-Voi…dovete essere monsieur Sindial…-domandò lei,arrossendo e sorridendogli timidamente.
Lui la guardò di nuovo:
-Siete molto perspicace,madamoiselle Durois…-disse,con un tono ironico e tagliente.
Dolphine abbassò la testa,schiarendosi appena la voce;forse aveva fatto una gaffe,riconoscendolo? Riprese da terra la valigetta che portava con sé e fece per congedarsi:
-Scusate…probabilmente vi ho importunato…Ero così ansiosa di affrontare il provino che mi sono precipitata qui,dal treno e…-
Lui si pentì di essere stato scortese:in fondo quella fanciulla non aveva nessuna colpa se per un attimo gli aveva evocato un altro tempo e un altro spazio…
-Scusatemi voi…Avete un alloggio,qui a Parigi?-
-Oh si…la mia famiglia mi aspetta e…- Dolphine si morse le labbra:forse se non avesse risposto subito,lui le avrebbe trovato posto in teatro?
-Bene…vi faccio accompagnare da un commesso…fermerà una vettura per voi…-
Così dicendo si allontanò,sparendo nella penombra.Di lì a poco un ragazzo raggiunse la fanciulla e,presole il bagaglio,l’accompagnò all’uscita.


Il treno da Brest giunse a Parigi in serata,una serata malinconica,con un vago sapore di smantellamento:il periodo di festa era finito,il freddo e il tran tran quotidiano avevano svuotato le strade.
Ilia si strinse nel suo soprabito scuro,sollevandone i baveri.Non volle prendere una carrozza,però;preferì andare a piedi,sentire il rumore dei suoi passi sull’acciottolato,rincorrere la propria ombra proiettata sulle pareti dei palazzi dalle luci nebbiose dei lampioni a gas.
A un tratto vide un bistrot aperto e decise di entrare a bere qualcosa di forte.
L’atmosfera dentro era fumosa quanto la strada fuori;ma c’era calore,quel calore indefinibile che nasce dalla compagnia improvvisata…
Mentre sorbiva il suo cognac,vide riflessa negli specchi del bancone una giovane donna che lo aveva affiancato:era graziosa,biondina,aggraziata, e naturalmente sfiorita.Probabilmente cercava qualcuno che le offrisse da bere,al quale restituire poi un po’ di calore e aveva messo gli occhi su di lui…
Ilia ripensò a un episodio che aveva condiviso con Sindial,tempo prima.Non aveva scritto nulla per tutto il viaggio,divorato da mille pensieri e preoccupazioni;ora gliene era tornata la voglia.
Sorrise alla donnetta,che sul principio equivocò,ricambiandogli il sorriso con un ammiccante occhiolino;le pagò da bere e andò a sedersi col suo taccuino a uno dei tavoli…

‘L’amore e il piacere.

La delusione d’amore che mi aveva marchiato a fuoco più di quanto non avrebbe potuto farmi il granduca Vladimir col suo spiedo,mi aveva reso per mesi piuttosto cinico nei rapporti con l’altro sesso.
Sapevo di piacere…Ora poi che mi accompagnavo a Sindial avevo tentato di imitarne il buon gusto nel vestire,la disinvoltura nell’essere elegante,la misura dei gesti. E sentivo che molte donne mi guardavano con desiderio,pronte a offrirmisi al mio primo cenno di interesse.
Per tutta risposta preferivo amori mercenari,quelli offerti a poco prezzo da donnine fragili e bisognose di denaro per sopravvivere.L’inganno di Masha era stato così amaro da assimilare che proiettavo lei in qualsiasi altra donna per bene,disprezzandole tutte.Meno moralista invece ero proprio nei confronti di chi offriva le sue,spesso povere,grazie per bisogno:in quei rapporti consumati in fretta e senza futuro,c’era per me la sola sincera umanità.
A Parigi mi ambientai in fretta e non appena ebbi un po’ di tempo per me seppi subito dove andarmi a cercare questi incontri fugaci,quando ne sentivo il desiderio:Pigalle era pieno di bistrot e locali in cui perdersi per una notte…
Una sera,all’uscita dall’Opera,quando ancora fervevano i lavori di restauro,Sindial inaspettatamente mi domandò:
-Dove scappate Ilia,quando vi lascio finalmente libero?-
-Giro per Parigi,Mont Martre,Pigalle…Volete venire con me,monsieur Sindial?-
Lui sembrò rifletterci,incuriosito.Avevamo viaggiato tanto insieme,magari pensò che avremmo potuto condividere anche una nottata nella Ville Lumiere.
-Vi seguo…- mi disse.
Montammo su una vettura pubblica che ci lasciò davanti a un locale famoso dell’epoca,un cafè chantant in cui si esibivano ballerinette,chanteuse,e artisti del doppio senso.
Il comico di turno cercava di attirare l’attenzione di un pubblico distratto,affamato solo di carne femminile ben esposta.Temetti che potesse apostrofare ironicamente Sindial,come faceva in genere quando qualche personaggio eccentrico si distingueva nel pubblico,ma fortunatamente bastò che scambiasse un’occhiata col mio accompagnatore perché la battuta gli morisse sulle labbra.
Intanto il mio principale osservava ogni cosa con uno sguardo indecifrabile.Ci andammo a sedere a un tavolino un po’ separato dagli altri e una dopo l’altra cominciarono a ronzarci intorno la sigaraia,la venditrice di violette,la venditrice di rose,la zingara che leggeva la mano…
e così via.
Finalmente a un tavolo vuoto accanto al nostro venne a sedersi una giovane donna.Non era volgare,ma l’ora insolita,l’aspetto e lo sguardo tradivano inconfondibilmente il suo malinconico mestiere.
Sindial sembrò notarla appena,però mi disse:
-Sembra che quella signorina cerchi la vostra compagnia…-
-Non ne sarei così sicuro…è voi che sta guardando,ora…-gli risposi.Un po’ per provocarlo,un po’ perché avevo notato davvero che madamoiselle era indecisa tra noi due.
-Me?...bè,perde il suo tempo…-
-Non è affatto brutta,direi…Non vi piace?-
Lui mi fissò,scrutò dentro di me riversandomi nell’anima l’abisso sconfinato della sua dolorosa esperienza.
-Che vuol dire ‘piacere’?...è graziosa,ma credete che mi darebbe soddisfazione pagare per avere il suo corpo?...-
Rimasi un attimo in silenzio.Lui continuò:
-So bene che per voi è un divertimeno come un altro…-
-No,qui debbo correggervi,monsieur…Spesso è un modo per sentirmi meno solo…-
C’eravamo alzati;Sindial aveva pagato il conto per noi e anche per la giovane prostituta.Questa si era alzata e gli andava incontro,convinta di dovergli gratitudine.
-Abito qui vicino,monsieur…possiamo andarci a piedi!-
-Grazie…ma forse vi accompagnerà il mio giovane amico…- ribattè lui.
Io mi limitai ad allungarle qualche altra moneta e lo seguii fuori.
Mi sembrò sparito nella nebbia,su cui la luce a gas dei lampioni riverberava senza illuminare.Poi sentii il suo passo rapido allontanarsi e lo chiamai:
-Sindial!-
Si era fermato ad aspettarmi appoggiato pensoso sul bordo di una fontana.
-Ebbene…?- mi chiese –Credevo che avreste preferito la compagnia di madamoiselle…-
-Stasera non mi sento solo…- gli risposi,guardandolo indagatore.Mi domandavo se mai lui avesse cercato come me quel tipo di legame a pagamento.
-Che ne sapete della solitudine Ilia?- mi rimproverò.-L’avete mai conosciuta davvero?-
Volevo rispondergli ‘sì’,ma sapevo che non avrei mai potuto paragonare il mio senso della solitudine all’abissale isolamento nel quale era stato costretto a vivere lui…
–La solitudine non si può cancellare accostando semplicemente due corpi estranei…- mi disse,con un tono amaro.
-No,ma quei due corpi possono darsi reciproco calore,possono riempire il vuoto per un po’,accostandosi…-
-Reciproco calore? Il soddisfacimento bestiale che scaturisce da un bisogno primitivo?...un piacere che nasce e muore consumandosi?...Non credete che tra un uomo e una donna debba esserci molto di più?Che è l’amore a rendere ogni carezza,ogni bacio,ogni amplesso uno scambio sublime in cui non si è più soli perché da due si è diventati una sola cosa,indissolubile,anima,corpo?…-
Abbassai la testa,ammettendolo.E mi stupii ancora,domandandomi come quell’uomo potesse sapere delle verità,senza forse averle mai sperimentate…
-Non sempre si trova l’amore,monsieur..a volte,quando si crede di averlo trovato,è solo un inganno,una mascherata…- gli dissi,confessandogli quanto aperta fosse ancora la mia ferita.-Allora meglio la sincerità del bisogno,meglio questo mercato squallido,ma onesto,dove la carne non può mentire…-
Lui sembrò guardarmi con indulgenza.
-Sia Semonov,forse avete ragione…Ne riparleremo quando vi innamorerete di nuovo e nessuna gentile donnina di strada sarà in grado di placare il vostro desiderio…’
Ilia smise di scrivere e maledisse tra sé quella battuta profetica.
Si alzò dal tavolino e,chiamata una vettura,si presentò a teatro.



Aurora sedeva al capezzale di Blanche stringendo la mano dell’anziana madrina,in attesa di un segnale di ripresa.
I medici consultati non avevano saputo suggerire una cura specifica:era evidente che il cuore logorato della dama perdeva colpi come tutte le macchine consumate dall’uso…Ma la pupilla di madame Blanche non voleva arrendersi,non ammetteva di rimanere impotente ad aspettare…
Stringeva quella mano rugosa,ma ancora calda e morbida,e ricordava ad alta voce quello che avevano passato insieme,nella speranza che alla cara compagna di vita tornasse l’impulso a condividere ancora un po’ di cammino insieme.
-Vi ricordate Blanche?…sono cinque,quasi sei anni… ero io l’ammalata e voi mi tenevate la mano,mi confortavate?-
Erano già passati sei anni da quella notte,la notte dell’incendio.Aurora ricordava bene lo spettacolo cui aveva assistito,ricordava il momento esatto in cui il buio era calato sui suoi occhi;poi tutto il resto era stato grida,tramestio,confusione…
Era rannicchiata in un angolo e l’unico rumore che la circondava ormai era quello del fuoco che divorava ogni cosa,avvicinandosi minaccioso a lei…
Chiedeva ancora aiuto,con il poco fiato che le rimaneva,quando qualcuno l’aveva trovata là:ricordava poco dell’ignoto salvatore,che l’aveva tratta in salvo dopo che lei aveva perso i sensi e –sottrattala alle fiamme- l’aveva poi affidata al buon cuore di un vetturino…
-Vi ricordate zia?...fu il vostro il primo nome che pronunciai,svegliandomi…Blanche,Blanche! E voi eravate già accanto a me,come sempre…Non lasciatemi ora,non così…-
-Ci siamo volute bene subito,Blanche…non vi ricordate? Da quel primo giorno che i miei mi condussero a casa vostra,qui a Parigi…e voi mi scopriste a volteggiare davanti allo specchio della vostra stanza da letto e suggeriste loro di iscrivermi alla scuola dell’Opera…Io forse non avrei osato chiederglielo:ma voi comprendeste subito quanto mi sarebbe piaciuto danzare…-
Alla fanciulla parve di sentire una stretta leggermente più forte;sollevò la testa,carezzò il viso della madrina,senza poterlo vedere,ma sentì sul ciglio della donna una lacrima…
-Ditemi che mi ascoltate,ditemi che non mi lascerete ancora,Blanche…Mi avete sopportato quando sono stata cinica,ribelle,cattiva, …e ora?ora che sono felice…Avevate ragione,sapete? Forse a primavera indosserò quel vostro abito…Ma voglio che voi lo vediate Blanche!-
La stretta si fece davvero forte,ora:Aurora non si ingannava.L’anziana dama combatteva di nuovo al fianco della sua protetta,riprendendo piano conoscenza…
Frau Brandrupp bussò piano alla porta:
-Matamoizelle,è qui il professor ******-
-Fatelo passare….- disse Aurora,sollevandosi dal letto della malata e cercando di sistemarsi alla meglio.Conosceva di fama quel nome:si trattava del miglior cardiologo di Francia…Nessun dubbio su chi lo avesse rintracciato e fatto arrivare fin là…


Prima di montare sulla vettura di cui il giovane commesso le teneva aperta la portiera,Dolphine si volse a guardare un attimo l’Opera.Era bellissimo,ora;classico e lineare,un tempio dell’arte nel quale presto anche lei,forse,sarebbe divenuta una vestale…
Finalmente la ragazza entrò nella vettura che,al trotto,la condusse attraverso i boulevards della capitale:non voleva tornare subito a casa…era troppo eccitata.Chiese al vetturino di invertire la direzione e di percorrere a ritroso il lungo senna.
Aveva appena spiovuto e un sole pallido rifletteva i suoi raggi timidi nell’acqua del fiume:Parigi le sorrideva,nonostante la pioggia…
Era così Dolphine:leggera come una farfalla,incapace di avvertire il senso profondo delle cose al di là delle apparenze…Era solare e briosa,ma sapeva di esserlo e se ne compiaceva.E aveva fatto della sua leggerezza un’arma per conquistare tutto ciò che desiderasse…
Non aveva l’ambizione volitiva di Alphonsine,né la tormentata passione per l’arte di Aurora.Per lei la danza,il canto,la musica erano soltanto il modo più piacevole di esibire la propria bellezza e la propria voglia di vivere.E la sua famiglia,incantata da sempre dai suoi vezzi e dalle moine che sapeva fare fin da piccola,le aveva consentito di coltivare questi ‘divertimenti’,non lesinando anzi di pagare i migliori maestri,di iscriverla alle più prestigiose scuole.
Dolphine guardò il suo viso riflesso nel vetro della portiera:era graziosa,aveva lunghi riccioli che le cascavano morbidamente sulle spalle e che poteva legare in mille acconciature diverse;occhi grandi dalle calde iridi castane;un nasetto dritto e una bocca sorridente.
-Si può dire di no a questi occhi? E a questo sorriso?- si domandò compiaciuta,conoscendo già la riposta a cui da sempre era abituata…
Finalmente la carrozza si fermò davanti al signorile portone di un elegante palazzo.Un inserviente in livrea venne ad aprirle la portiera,abbassò il predellino,le offrì la mano per aiutarla a scendere.
A casa avrebbe ricevuto un’accoglienza festosa.Tutti pendevano dalle sue labbra;tutti non aspettavano altro che riabbracciare la loro piccola Dolphine…
Negli occhi della fanciulla c’era una luce trionfale:era sicura che presto allo stuolo dei suoi adoranti congiunti,si sarebbero unite tante altre persone…


-Alla buon’ora,Semonov …-il tono di Sindial era di rimprovero.Le parole poche;la severità dei giorni peggiori.
-Scusate monsieur…ho preso il primo treno possibile,dopo aver ricevuto il vostro telegramma…-
Erik non disse niente,lo guardò appena per poi riprendere a osservare il lavoro dei macchinisti sul palcoscenico.
-Quel branco di incapaci non è in grado di far nulla da solo…mi stanno distruggendo il teatro!- digrignò,spazientito.
Ilia si schiarì la voce:
-Non sono venuto ieri sera perché ormai era tardi e…non volevo disturbarvi,sapendovi in compagnia…- si giustificò,continuando il discorso appena iniziato.
Sindial gli fece un’altra occhiataccia contrariata:
-Compagnia?...come vedete,sono solo:vi ho chiamato proprio per questo…- ora il suo tono era preoccupato,lo sguardo chino verso terra.
-E’ successo qualcosa ad Au…a madamoiselle De Guilerm??…-il giovanotto era visibilmente preoccupato,ma Sindial preferì non accorgersene.
-Madame Blanche è da l’altra notte priva di conoscenza…Aurora è corsa al suo capezzale…- disse,soppesando quasi le parole.
Diviso tra due sentimenti diversi,Ilia si sentì disorientato:immaginava la prostrazione di Aurora,ma capiva anche che Sindial ora aveva assoluto bisogno di lui.Fece un gesto che sembrava al tempo stesso di resa e di disponibilità,poi disse:
-Ora sono qui….ditemi cosa debbo fare…-
Guardando verso il palcoscenico,con espressione arcigna,l’altro rispose:
-Siamo indietro con l’allestimento del Peer Gynt,siamo indietro coi provini,…non abbiamo ancora trovato chi farà Anitra…a proposito,dov’è la bella Alphonsine,la nostra ‘etoile’? Si degna di presenziare le prove o è stanca del viaggio?-
Ilia deglutì.
-No…non è rientrata…- sillabò.
Sindial lo fulminò con lo sguardo:
-Non è con voi?...che cosa mi raccontate Ilia Semonov?- il malumore dell’impresario cominciava ad essere incontrollabile.
-Il telegramma parlava solo di me…- tentò di rispondere Ilia,supplicandolo con gli occhi di essere indulgente.
Sindial battè con forza rabbiosa il suo bastone per terra:
-Per Dio,Semonov…A tempo perso,in questo teatro si lavora anche…sapete?-
Così dicendo,avanzò verso il palco,inveendo con voce tagliente contro gli operai,che finirono per fare da capri espiatorii del suo sfogo e della sua ira.
Ilia lo inseguì,rientrando prontamente nel suo ruolo di diplomatico paciere,mettendo da parte ogni altro pensiero.
Dopo la sfuriata,Sindial diede poche secche disposizioni e rientrò nel suo studio,senza aggiungere altro.
Poco dopo Ilia lo raggiunse;bussò piano alla porta socchiusa e già dal tono con cui il suo principale ebbe pronunciato ‘avanti’ si rese conto che sarebbe stato più approcciabile.
-Se siete più calmo,ora…vorrei spiegarvi..-
Sindial,che era di spalle,col viso alla finestra,fece un cenno della mano,come a zittirlo:
-Non importa Ilia…mi racconterete in un altro momento…-
Poi si volse verso di lui,con altro sguardo:
-Debbo affidarvi diversi incarichi…intanto andrete a palazzo levigny tutte le mattine e tutte le sere e mi terrete informato della salute di madame Blanche…-
-Ma..non vorrete informarvi di persona?...-osò replicare il giovanotto.
Sindial rispose solo con lo sguardo,che non ammetteva ingerenze,soggiungendo:
-Farete come vi ho detto…Poi… andrete a cercare una certa…madamoiselle Durois…sarebbe venuta domani per il provino di accettazione nella compagnia…Voglio che venga oggi stesso…Dobbiamo assolutamente completare il cast per l’allestimento del Peer Gynt…-poi mormorò,quasi tra sé -Speriamo che madame Giry sia una garanzia sufficiente…
-Bene,vado subito!-
-Aspettate!- lo richiamò Sindial,poi –dopo una breve pausa- …Ho un’altra cosa,della massima fiducia…- e lo guardò con gli occhi complici dell’amico.
-Si?- rispose il giovane con un sorriso generoso.
-Ho qui il nome di alcune ditte immobiliari:le contatterete e cercherete una casa con queste caratteristiche…-
Così dicendo porse al segretario un elenco dettagliato,vergato di sua mano,fissandolo di nuovo con la sicurezza di aver riposto la propria fiducia nell’uomo migliore.
Ilia non disse niente,fece un cenno del capo che poteva essere di assenso,ma anche di commosso ringraziamento a quel burbero,ineffabile amico;poi si affrettò a uscire…

Avvertita tempestivamente da Ilia Semonov,Dolphine si presentò alle cinque in punto davanti alle porte dell’Opera,emozionata come non mai.
Questa volta trovò ad accoglierla il giovane segretario di monsieur Sindial,che –con la sua disinvolta cortesia –tentò di metterla a suo agio.Facile a dirsi:essere convocata così improvvisamente…La testa le scoppiava per tutte le domande che vi si affollavano.
-Prego,madamoiselle…accomodatevi nel back-stage…- la guidava intanto Ilia.
-Grazie…- Dolphine si guardava intorno,agitata ed eccitata insieme.
L’uomo la introdusse in un camerino,domandandole se avesse bisogno di qualcosa.La guardarobiera e la truccatrice erano a disposizione.
La giovanetta rispose con un attimo di ritardo,incantata dall’ambiente che la circondava.
-Oh si..grazie…-
Semonov la lasciò quindi sola,accostando discretamente la porta del camerino e andando a raggiungere Sindial in platea.
Dolphine si lasciò cadere sulla sedia,davanti allo specchio e si guardò,per un momento sconfortata.
Poi,lentamente iniziò a prepararsi.
Sulla scena c’era poca luce.Nella buca dell’orchestra il piano era appena illuminato.Dolphine avanzò,un po’ tremante e sporse il capo sperando di scorgere la testolina familiare di Aurora.Sapeva che lei e Alphonsine collaboravano quasi sempre alle selezioni.Ma purtroppo era il capo canuto di un maestro a intravedersi nella penombra.
-Venite avanti,madamoiselle Durois…vi aspettiamo…- disse una voce dal buio.
Dolphine deglutì,quindi avanzò.
Indossava un abito vagamente campestre:una gonna larga,un corpino scuro e stretto che metteva in evidenza il seno,una camicia bianca che maliziosamente ricadendo lasciava scoperta una spalla.
Di nuovo quella sua apparizione risultò stranamente conturbante.Ilia ebbe un brivido:per un attimo gli era sembrata identica alla giovane soprano Christine Daaè,della quale conosceva il ritratto stinto conservato in una vecchia locandina…
Il segretario guardò di sottecchi il suo principale;questi era rimasto impassibile,indecifrabile.
-Potete dirci cosa avete preparato,madamoiselle?- domandò,senza nessuna particolare inflessione nella voce.Ilia si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo:forse era ancora stanco del viaggio e della ripresa del lavoro a pieno ritmo:aveva avuto una sorta di allucinazione.
-Un brano dalla Giselle…ho qui lo spartito…ma,credevo che mi sarei esibita alla presenza di madamoiselle Segnier…che avrebbe suonato madamoiselle De Guilerm…-
-Mi spiace,madamoiselle…le vostre ex compagne di corso sono entrambe non disponibili…- rispose Ilia.
-Oh…ma…qualcosa di grave?- domandò ancora Dolphine.
Ilia fu fulminato da uno sguardo di Sindial.
-Magari ne parleremo dopo,madamoiselle…- si affrettò a dire,schiarendosi appena la voce.
La ballerina abbassò la testa,un po’ confusa.
-Scusatemi…sono pronta!-
La musica ebbe inizio e Dolphine seppe trasformarsi con delicata leggerezza in Giselle.Sindial ne osservò anche le espressioni del viso,per capire se fosse in grado di sostenere anche una parte recitata.Improvvisamente la interruppe:
-Bene così,madamoiselle….adesso vorrei che leggeste alcune battute…ve la sentite?..-
Dolphine era raggiante:leggere delle battute?ma allora le stavano proponendo una scrittura? Che carriera fulminante!
-Certamente…- e con la mano si sistemò i capelli,in un gesto vezzoso che tradì la sua consapevolezza di sé.
Ilia salì sulla scena e le porse un copione,indicandole le parti che avrebbe dovuto recitare.
-Sarò io a darvi la battuta,madamoiselle…- disse dalla platea Erik.
-Quando volete…-
La voce calda di Erik echeggiò dalla platea:
-Anitra!Intrepida figlia di Eva…Il tuo fascino è magnetico:ed io,che sono un uomo, vado alla ricerca dell’Eterno femminino’…Anìtra…sta a sentire…-
-La tua schiava è tutta orecchie…- ribattè Dolphine.
-Sei affascinante,bambina mia…Il profeta è trascinato verso di te…- così dicendo Sindial si alzò dalla sua poltrona e avanzò verso il palcoscenico.
-Sta’ lontano,che ti becco! Cosa vuoi?-
Con un balzo,l’uomo saltò sulla scena;Dolphine se lo trovò vicino,a pochi centimetri:
-Che cosa voglio?...giocare…al falco e la colomba!Per portarti via…e fare cose sciocche!-
La ballerina ebbe un attimo di esitazione,poi lesse:
-Dovresti vergognarti…un vecchio profeta!-
-(Andiamo madamoiselle…metteteci un po’ di carattere!)- la rimproverò Erik,poi le diede un’altra battuta:
-Sciocchezze! Il profeta non è vecchio,ochetta…e poi,non sai che anche i vecchi fanno certe cose?-
-Andiamo…voglio tornare a casa…-
L’impresario sollevò lo sguardo su di lei;aveva pronunciato quell’ultima frase come se a voler tornare a casa fosse proprio lei,spaventata come una timida colomba.
-Va bene,può bastare,madamoiselle…Naturalmente dovrete lavorare sul personaggio,ma la voce è sufficientemente gradevole e la pronunzia chiara…-
-Vuol dire..vuol dire che…?-la giovanetta non osava domandare.
-Da domani mattina presentatevi alle nove in teatro per le prove…Ilia,provvedete voi al contratto…-
Così dicendo,indossò il suo mantello e disparve dietro le quinte.
La nuova scritturata battè le mani,gioiosa.
-Oh monsieur Semonov…che felicità!- esclamò.
-Sono contento per voi,madamoiselle…volete seguirmi?-
Ma Dolphine volteggiava euforica sul palcoscenico,col sorriso radioso stampato sul viso.
Salendo le scale verso lo studio,la ballerina domandò nuovamente di Aurora e Alphonsine.
-Aurora è da sua zia,a palazzo Levigny…l’anziana dama non sta bene…Alphonsine rientrerà prossimamente a Parigi.-
-Oh,mi spiace per Aurora…- Dolphine sembrava sincera;ma presto il piccolo broncio sul viso si mutò in una espressione furbetta.Aveva in mente qualcosa.Lesse con attenzione il contratto e lo firmò,con una grafia tonda e floreale che ben si addiceva alla sua personalità.Quindi,piuttosto in fretta si congedò dal segretario di Sindial e,chiamato un commesso,gli chiese gentilmente di fermarle una vettura.



Aurora era seduta nella sua poltrona.Gli ultimi giorni erano stati faticosi,angoscianti.Non aveva mai smesso di vegliare la povera Blanche:ora era spossata,e tuttora inquieta.
Il professore sopraggiunto tempestivamente su invito di Erik aveva visitato con molta cura l’anziana ammalata,che era ancora in un torpore semiincosciente,nonostante di tanto in tanto sembrasse che le continue sollecitazioni della nipote le somministrassero improvvisi sprazzi di vita,o di voglia di vivere.
Alla fine il verdetto dello specialista era stato meno definitivo del previsto.L’uomo aveva proposto l’uso di farmaci sperimentali e aveva prescritto un protocollo di terapie molto rigide e da seguirsi scrupolosamente.Frau Brandrupp se ne era assunta la responsabilità e,per prima cosa,aveva spedito Aurora in un’altra stanza a riposare un po’,prima che a doversi curare fossero due e non una sola.
Dunque la giovane pianista era là,abbandonata sulla poltrona.Il trillo del campanellino di Leporello l’avvertì della presenza del micino:lo accolse nel suo grembo e,carezzandolo,ripensò al modo precipitoso con cui era scappata dal teatro,proprio nel momento in cui Erik…
-Madamoiselle Aurora?- i suoi pensieri furono interrotti.
-Che c’è Beatrice?-
-Una visita per lei…madamoiselle Dolphine Durois…-
La pianista per un attimo aveva sperato si trattasse di qualcun altro.Ma fu lieta e sorpresa dell’arrivo della sua vecchia compagna di corso.
-Falla accomodare…- disse,alzandosi.L’ospite impaziente aveva già varcato la soglia ed esclamava:
-Aurora!-
-Dolphine! Che sorpresa…-
Le due fanciulle si abbracciarono,poi la nuova venuta aiutò-con superflua sollecitudine- Aurora a riprendere posto nella poltrona,per accomodarsi vicino a lei.
-Aurora…ho saputo della povera Blanche…mi sono precipitata a salutarti,appena rientrata a casa…-
-Non dovevi,cara…avrai mille cose da fare,immagino…-
- Certo,ma un’amica viene prima di ogni altra cosa:saperti qui,sola,impegnata a sostenere la tua cara zia,tu poverina..- c’era una sgradevole sfumatura di pietà nella voce della giovane Durois.Aurora finse di non avvertirla.
-…nelle tue condizioni…- Dolphine rincarò la dose,ma la sua interlocutrice incassò educatamente. –Ma ora che sono a Parigi conta pure su di me…anche solo per tenerti informata delle novità dell’Opera…-
-Sei già stata all’Operà?- chiese,improvvisamente sulla difensiva Aurora.
Dolphine le strinse l’avambraccio ammiccando:
-Si…e,posso confessartelo? Sono qui anche per questo!...Lo so che forse non è il momento,ma se non racconto a qualcuno quello che mi è successo,scoppio!-
La pianista ebbe un sorriso di circostanza.
-Di che si tratta?...-
Dolphine si schiarì la voce:
-Ho incontrato monsieur Sindial!-
-Oh…-
La risposta di Aurora fu simile a un monosillabo strozzato;ma Dolphine non la ascoltò neppure,tutta intenta a raccontare,come un fiume in piena, il suo primo incontro col misterioso,affascinante,impenetrabile padrone dell’Opera.
-Mi guardò in un modo così strano,con quei suoi occhi verdi e profondi,due lame,due chiavi che schiudono qualsiasi forziere…-
-Ah si?...ha gli occhi verdi?- chiese con finta aria distratta l’interlocutrice.
-Non basta dire che sono verdi,Aurora:è uno sguardo quello che confonde,che penetra,che…-
-E cosa vi siete detti?- la interruppe con un certo impeto la pianista.
Dolphine rimase un po’ male,ma riprese subito con lo stesso slancio di prima:
-Bè,in quella circostanza quasi nulla…ma ieri sera il segretario di Sindial mi convocò per una audizione…Capisci? Su due piedi!..Aurora,io non vorrei illudermi,ma:credo proprio che ho fatto colpo!-
-Su monsieur Semonov?-
-ma che Semonov:su Sindial!...oh,da quando ho letto di lui sui giornali,io non desideravo altro che incontrarlo! Ed è proprio come immaginavo:affascinante,seducente…e quella eccentrica maschera…Come vorrei strappargliela !-
-Strappargliela?..non hai paura di ciò che potrebbe nascondere?- Aurora ebbe timore per Erik.
-Secondo me non nasconde nulla di così grave,sarà una eccentricità:un uomo così bello,magari celerà un piccolo sfregio dovuto –chissà- a qualche duello…- Dolphine aveva assunto una espressione sognante,immaginando mille sciocche fantasie da feuilleton,per giustificare la maschera di Erik.
-Secondo me,la usa semplicemente per non essere riconosciuto…- concluse infine.
-Bè,comunque credo sia giusto rispettare questo suo desiderio…- ammonì Aurora.
Dolphine fece spallucce. La sua ex compagna non capiva nulla,viveva in quel suo mondo buio e,di certo,non aveva idea delle schermaglie che possono esserci tra un uomo e una donna,nel rituale dell’amore.
-Un giorno io gliela toglierò…perché un giorno,Aurora,io credo che…-
Si chinò sull’amica e le confidò a bassa voce i suoi propositi:
-…avrò quell’uomo…-
-Oh…- alla pianista mancò il fiato:rabbia e risentimento,nonché un profondo senso di impotenza le attanagliavano il cuore.
-Come puoi esserne sicura…magari c’è già un’altra donna nella sua vita…- sillabò,con la gola che le doleva per il desiderio represso di piangere.
-…si,ne ho sentito parlare…Del resto un uomo come quello,non può certo rimanere solo a lungo…ha un’amante,ma finchè si tratta di un’amante…-
-Che intendi dire?- la voce della De guilerm era un soffio tremante.
Dolphine era spazientita. Andarsi a confidare con Aurora era una vera noia:ah,se ci fosse stata Alphonsine!
-Bè…mia cara,un’amante non è una moglie…E se questa fantomatica donna Sindial ancora non l’ha sposata,allora vuol dire che …- Dolphine rise,significativamente. Aurora rabbrividì.Poi sospirando forte,fece per congedare l’amica:
-Ho sottratto troppo tempo a Blanche,Dolphine….mi scuserai se ora…-
-Ma certo!- ribattè quella,prendendo il manicotto di pelliccia e il soprabito. –Scusami se ti ho annoiata con tutte queste sciocchezze…-
-Non mi hai annoiata affatto…- rispose timidamente l’altra.
-Sul serio?...allora tornerò per aggiornarti!- così dicendo baciò in fretta la padrona di casa e prese la via dell’uscita.
Sulla soglia incrociò Ilia Semonov.Questi la osservò,interrogativo,ma si limitò a salutarla con normale cortesia.
-A domattina,monsieur!- cinguettò lei,scappando.
-A domattina…mi annunciate Beatrice?-
-Entrate,madamoiselle De Guilerm vi aspetta…-


Ilia trovò Aurora in piedi,al centro della stanza:aveva un aspetto stanco,era pallida e sembrava come disorientata.Il giovanotto provò una istintiva tenerezza e avanzò verso di lei con slancio:
-Aurora!...-
-Ilia!- anche la fanciulla pronunciò il suo nome con grato affetto,felice di ritrovarselo accanto.
Semonov l’avrebbe abbracciata,ma frenò il suo trasporto.Le prese le mani e si chinò appena a sfiorarne una con le labbra,in segno di saluto.
-Mi dispiace…ho saputo di vostra zia e vengo a informarmi…monsieur Sindial vuole che gli riferisca giorno per giorno se ci siano miglioramenti…-
La fanciulla si sciolse dalla stretta del giovane amico,e fece un gesto di dubbio e impotenza con le mani.
-Il professor ******* sta sperimentando una nuova terapia…- rispose,sospirando,facendo qualche passo verso la finestra. Poi si girò di nuovo verso di lui e aggiunse:- Ma che volete,Ilia..per ora resta semincosciente…-
-Date tempo al tempo…magari è meglio così,intanto il suo fisico si ristabilisce e,poco alla volta,lei riprenderà tutte le funzioni…- la incoraggiò lui.
-Siete sempre così…così solare Ilia…ma,monsieur Sindial non potrebbe…-
-Venire di persona?- la prevenne lui. –E’ estremamente occupato,madamoiselle,e poi…-
-Forse è in collera con me?- domandò la giovane,timidamente.
-Con voi? Perché dovrebbe?- Ilia era stupito.
-…Non appena ho saputo di Blanche,sono corsa qui…senza pensare ad altro- ammise Aurora,chinando il capo.
Semonov riflettè un attimo sulla risposta:
-Monsieur Sindial è contrariato…l’allestimento del Peer Gynt presenta più difficoltà del previsto,Alphonsine non è rientrata ancora ed è stato necessario scritturare qualcun altro per sostituirla…Avervi vicino,in un momento come questo,lo renderebbe più sereno…invece non è così. E infatti è pressocchè inavvicinabile…- c’era una sfumatura di bonaria ironia in quest’ultima affermazione.
Anche la giovane donna ne rise appena.Poi però ritornò corrucciata e domandò:
-E chi sostituirà Alphonsine?-
-Bè…credevo lo sapeste…è appena uscita dalla porta…- Ilia aveva un tono di paterno rimprovero.
-Già…Dolphine…Vi sembra adatta alla parte?-
Ilia fece spallucce:in realtà non lo aveva convinto molto,ma…
-Forse,una volta capito il personaggio…però danza con leggerezza…-
Aurora annuì più volte col capo,come se ricordasse.
-Si…è molto leggera…- commentò – E… a monsieur Sindial,è piaciuta?-
Semonov capì,aggrottò appena le sopracciglia poi spianò la fronte,con un sospiro.
-Monsieur Sindial non ha avuto molte possibilità di scelta:Dolphine è il meno peggio,per ora…-
Aurora era indispettita.Si morse un po’ le labbra e,rimanendo di spalle,congedò il suo ospite:
-Se c’è così tanto da fare a teatro,non vi trattengo oltre,Ilia…Rassicurate monsieur Sindial:il professor ******* sta facendo tutto il possibile per mia zia Blanche…-
Il giovanotto si inchinò,prima di uscire:
-Riferirò…ma domani sera tornerò a cercare notizie.Non vi disturberò,se non potrete ricevermi:mi basterà contattare Frau Brandrupp o Beatrice…-
Quindi uscì. Aurora lo richiamò,prima che indossasse il soprabito:
-Ilia…perdonatemi…Sapete bene che qui siete sempre il benvenuto!- gli sorrise,apparendogli sul limitare della porta del salotto.Lui la fissò e un brivido gli attraversò il cuore,costringendolo ad abbassare subito gli occhi.
Quando li rialzò era tornato padrone di sé:
-Buona notte,Aurora…e,vi prego:riguardatevi…e smettete di fare cattivi pensieri!-
Quindi indossato il paletot,uscì in strada.Parigi era coperta di neve.

 
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