Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

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Evilsisters
view post Posted on 6/4/2008, 11:37 by: Evilsisters




Aurora era ancora incredula.Quella sera era di nuovo tornata indietro,a quando aveva poco più di tredici anni;e in uno specchio aveva visto un’immagine…la donna che sarebbe diventata un giorno.
Un turbamento strano l’aveva presa:quella giovane donna così intensamente affascinante,così particolare nella sua bellezza un po’ sofferta,così innocente e sensuale a un tempo…era quella la donna che Sindial amava?
Sindial…tra qualche giorno lo avrebbe rivisto…Sfiorò con le mani il castello di carta che l’uomo le aveva regalato:il professore le aveva mostrato anche quello…ora lei se ne ricordava come di un giocattolo visto tanti anni fa,quando era ancora bambina…
Doveva affrontare l’ultima prova.Si,domattina doveva avere il coraggio di andare fino in fondo.Così sarebbe tornata a Parigi finalmente guarita,finalmente in grado di guardarlo negli occhi e dirgli di si,si,si…
-Si…non voglio altro,Erik…- mormorò,abbandonandosi al sonno.




Il professor Lagrange era stanco,esausto,quando finalmente si stese nel suo letto.Chiuse gli occhi e si addormentò,pensando all’indomani.
A metà notte,il suo petto ossuto venne scosso da una tremenda crisi di tosse.Sofferente,pallido,con la fronte madida di sudore,si sollevò appena e,dando fondo alle poche forze,riuscì a versarsi un po’ d’acqua con poche gocce di calmante.A poco a poco la violenza del male sembrò placarsi,ma ormai il sonno era interrotto.Gli occhi dell’uomo vagarono per la stanza,appena illuminata dalla fioca luce del lumetto a gas sul comodino.E il suo sguardo si fermò sulla foto della figlia Adele…
…Ti ricordi sempre di me,papà?...
-Adele!...non potrei mai dimenticarti,lo sai!-
…Eppure da bambina,non c’eri mai:i pochi ricordi che ho della mamma,sono di una donna malinconica,col cuore sempre altrove…
-Dovevo lavorare,cercare di affermarmi:per lei,per te!-
…per noi,papà?noi avevamo solo bisogno di te…
-E poi,dopo la morte della mamma…Non ti ho forse tenuta sempre con me?-
Al professore sembrò di avvertire una risatina:forse era l’eco della risacca…ma il suo colloquio immaginario riprese,dopo poco.
…Ho viaggiato,con te…ma poi erano le istitutrici a cui di volta in volta mi affidavi,che si prendevano cura di me…Ero sola,papà…
-Adele,non continuare a ripetermelo:non me lo perdonerò mai…-
…No?...
Di nuovo la malinconica eco della risacca riempì l’aria.Ora sembrava un sospiro.
-Non è stata colpa mia Adele…Non volevo che tu pagassi così…Ho cercato con ogni mezzo di salvarti!-
…Ero sola,e qualcuno seppe colmare a modo suo la mia solitudine…fui di nuovo sola,e tu non riuscisti a darmi calore…
Lagrange avvertì un dolore grave opprimergli il petto.Sedotta e abbandonata,poco più che sedicenne,sua figlia sembrava aver perso la ragione.Vagava ore e ore sulla riva del mare,guardando verso l’infinito,senza più parlare,mai più.
Disperato,aveva tentato anche con lei la carta dell’ipnosi.
…Hai solo fatto di me l’ennesima cavia dei tuoi esperimenti,vero papà?…
-Adele:io ero sicuro di salvarti.Volevo salvarti!-
Erano anni che non praticava più.Da allora.E non perché sfinito dal logorio della lotta contro i pomposi baroni della medicina tradizionale.No.Non praticava più perché con sua figlia la sua cura aveva avuto un finale tragico…
…E mi hai salvata,papà..mi hai restituito la parola,ma anche la memoria atroce della mia colpa…
-Adele,quale colpa? Tu sei stata sedotta,quell’uomo…-
….io l’ho amato,papà…l’ho amato col cuore e con la carne,l’ho desiderato da prima che lui desiderasse me…
Gridando disperata il suo nome,si era lasciata annegare in quel mare unico testimone,unico compagno della sua infinita pena.
Erano passati tanti,tanti anni.Il tempo aveva superficialmente sanato la ferita.Ma da quando la malattia lo aveva costretto a quel soggiorno coatto,il colloquio silenzioso con la figlia era divenuto sempre più frequente.
Poi,era arrivata Aurora de Guilerm.Prima ancora che il signor Semonov gliela raccomandasse così caramente per lettera,il professore l’aveva notata:somigliava un po’ a sua figlia…
Riuscire laddove aveva fallito,sarebbe stato un riscatto?
O forse la vera prova sarebbe stata quella di sapersi fare indietro,prima che la deformazione dello scienziato prevalesse sull’equilibrato giudizio dell’uomo?
…Dovevi solo darmi il tuo affetto,papà….e sarei guarita,piano piano…con te!...


Quella mattina Aurora si alzò presto e altrettanto in fretta fu pronta.Voleva far colazione con Blanche tranquillamente,senza darle nessun sospetto circa i suoi programmi mattutini.Voleva dedicarle ogni attenzione,in quella ultima mezza giornata che trascorrevano insieme a Mont Saint Michel.Sperava,dopo colazione,di poter assicurarsi che l’anziana donna iniziasse la sua terapia quotidiana,per finalmente defilarsi da tutti e scappare dal dottor Lagrange,sul terrazzo.Non osava nemmeno più pensare a quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco…
I suoi programmi si svolsero senza alcun intoppo.
Sedute a tavolino,Blanche e lei parlarono della festa di sabato.
-Allora…avete pensato a quale costume indossare?- le aveva domandato la madrina.
-Veramente…non avrei idea…voi cosa suggerite?-
Madame Levigny la guardò.L’aria di mare le aveva colorito le guance,donando a tutta la sua persona una nuova vitalità.L’incarnato,i capelli,le labbra…tutto in lei era incantevole.Avrebbe potuto indossare anche un sacco,sarebbe comunque stata la più bella…
-Perché non rispondete? A cosa pensate?-
-Riflettevo…-
-Credo che cercherò qualcosa nel guardaroba del teatro…il tema è il melodramma…- disse ancora Aurora.
-Sareste perfetta in qualsiasi ruolo…-
-Via Blanche…non mi educate alla modestia,se vi ostinate a dire certe cose…-
La dama rise.
-Avete ragione…Che ne pensate di Cenerentola?-
-Rossini?...mi vedete un personaggio rossiniano,zia?-
-No…forse vi vedo più simile a Margherita…o a Solvieg…- ammise la donna.
-Bene…spero di trovare qualcosa di adatto a me…Frau Brandrupp non arriva ancora:posso accompagnarvi io,ai fanghi?-
-Avviamoci insieme…ma la sentirete irrompere qui,tra poco!-
Il vocione stentoreo della prussiana non tardò infatti a raggiungerle:
-Matame Lefigny?...-
Aurora comunque volle scendere fino all’area termale dell’hotel,assicurandosi che Blanche avesse ogni sollecitudine.Poi mandò a chiamare Beatrice,che sopravvenne poco dopo.
-Eccomi,madamoiselle…andiamo in spiaggia?-
-No,Beatrice…vorrei prendere un po’ di sole sul terrazzo…Magari puoi lasciarmi lì e fare le tue ultime spesucce…-
Così dicendo prese ancora una moneta da cinque franchi e la porse alla giovane domestica:
-Compra qualcosa per te,oggi!- le raccomandò.
-Oh…grazie madamoiselle….grazie ancora…-



Giunta in terrazza,Aurora era convinta che vi avrebbe già trovato il dottor Lagrange,sempre piuttosto mattutino. Il luogo invece era deserto.
Rimase un po’ affacciata alla balaustra che dava sul mare,inspirando l’aria odorosa di salmastro.Non poteva negarsi di essere un po’ agitata.L’idea di rivivere quei momenti terribili,di ritrovare se stessa –magari una se stessa che aveva dimenticato,che non conosceva del tutto- la spaventava un po’.Cos’è che i suoi occhi quella notte non avevano voluto vedere,realmente?Chi era quell’infelice dietro la maschera di don Giovanni?
Un brivido le percorse la schiena. La maschera…Ricordò l’ultima volta che aveva avuto il suo incubo:dietro quella maschera le era apparso il volto di Sindial!...e aveva per un momento pensato che lui e il fantasma,forse…
Riacquistare la vista non le avrebbe consentito di svelare quel mistero.Ma forse,guardando Erik negli occhi avrebbe saputo esprimergli quell’amore incondizionato che lo avrebbe finalmente indotto a confidarsi…a confidarle il suo segreto,ad abbattere il silenzio del suo cuore…
Il tempo passava,ma il professore ancora non compariva.
A un tratto Aurora sentì aprirsi la porta a vetri.
-Professor Lagrange?- domandò,emozionata.
-No,mi dispiace…sono Alphonse,madamoiselle…Posso esservi utile?...-
Delusa e indispettita Aurora rispose con leggera malagrazia:
-No,grazie…anzi,si:portatemi qualcosa di fresco da bere…-
-Subito,madamoiselle…- rispose quello,inchinandosi.
Non molto tempo dopo,Alphonse fece ritorno con una bibita che le servì in silenzio,quindi disparve.
La giovane donna centellinò ogni sorso.Ma il tempo passava e sempre più nella sua mente si faceva chiaro che il professore sarebbe mancato all’appuntamento.
Quando Alphonse tornò la terza volta,per portare via il vassoio e il bicchiere,non resistette oltre e gli domandò:
-Non ho incontrato il professor Lagrange,stamattina…sapete nulla?-
-Stanotte ha avuto una brutta crisi respiratoria…non è proprio uscito dalla sua stanza…-
-Oh…mi dispiace…Parto nel pomeriggio e avrei voluto salutarlo…-
Aurora era davvero abbattuta.Cercò un ultimo appiglio,pur rendendosi conto dell’azzardo:
-Credete che possa ricevermi…anche solo per pochi minuti?-
-Posso informarmi…Permettete?vengo subito!-
Rimasta sola Aurora sentì salirle in gola il sapore amaro della delusione e della rabbia.




‘Gentile Signore,
Forse quando riceverete questa mia madamoiselle De Guilerm sarà già rientrata a Parigi,forse io non sarò più qui…’
Lagrange si era trascinato sulle gambe magre fino al tavolino e ora,con le mani tremanti e il fiato corto,frenetico,scriveva in una grafia nervosa e sciatta.
‘Non Vi scrivo per comunicarVi la buona riuscita dei nostri comuni sforzi;né per sollecitarVi ancora a persuadere Aurora…No.Sento la necessità di scriverVi,perché forse non avrò altra possibilità per dirVi,per raccomandarVi….’
Il vecchio professore si fermò:la tosse gli scuoteva di nuovo il torace malandato.Ma poi riuscì a riaversi e,intinta di nuovo la penna nell’inchiostro,riprese:
‘…signor Semonov,la vostra Aurora tornerà a vedere,anche senza l’aiuto dell’ipnosi.Anzi,tornerà a vedere solo col Vostro aiuto,con l’affetto e la sollecitudine di un compagno che le dia il necessario calore.Statele vicino,vogliatele bene,amatela…datele tutto l’amore di cui siete capace.E questo varrà più di ogni altra cosa…
Scusate…forse io stesso l’ho capito solo tardi,troppo tardi.Ma voi siete ancora in tempo…
Vi saluto,vostro devoto amico
Alexandre Lagrange’

Qualcuno bussò alla porta in quel momento.
Esausto il professore si ritrascinò verso il suo letto,poi rispose:
-Avanti….-
-Professore….Ma,vi siete alzato?-
-Alphonse…meno male:cercavo proprio te…-
Il cameriere si era avvicinato sollecito al capezzale dell’affezionato cliente e lo stava aiutando a coprirsi,rimboccandogli le coperte.
-Siete imprudente come un bambino…e dire che siete un dottore anche voi…!-
Il vecchio nicchiò.Sorvolando sulla ramanzina,indicò ad Alphonse lo scrittoio.
-C’è una lettera,lì sopra…mettila nella busta,l’indirizzo è già scritto…E fa’ che parta oggi stesso!Va’…-
-Vado ma…- Il fedele Alphonse rimase sulla soglia,socchiusa.
-Cosa c’è ancora?- Il professore aveva già socchiuso gli occhi,prostrato.
-Madamoiselle De Guilerm…-
Lagrange si sollevò appena sui cuscini.
-Cosa?-
-Chiede se può venirvi a dare un saluto…-
Lagrange riflettè un secondo.
-Ringraziala,ma scusati per me….non ne ho la forza…-
-Professore!-
Aurora era là,nel corridoio.Si era fatta accompagnare da un altro cameriere,dicendogli senza mezzi termini che era cieca…
-Aurora…- Lagrange ne aveva riconosciuto la voce.Alphonse lo guardò,come a dire ‘Cosa faccio?’
Annuendo,con il poco fiato che ancora aveva,Lagrange disse:
-Lasciala entrare…-



Aurora uscì dalla stanza di Lagrange con una espressione furente.
Rimase in silenzio tutto il giorno,rimuginando sulla conversazione avuta col vecchio professore:era indispettita,adirata.La aveva irretita,illusa:questa era la verità…e poi? Si era sentito male…Lasciando il lavoro a metà!
Tentò di non lasciar trapelare il suo malessere con Blanche e forse riuscì nell’intento;finse agitazione per il viaggio.Si mostrò indaffarata e preoccupata di lasciare la anziana zia da sola e quest’ultima insistè affinché partisse senza ripensamenti,cercando di restituirle serenità.
Finalmente,sistemati i bagagli su una carrozza,salutata per l’ennesima volta la zia,lei e Beatrice montarono sulla vettura,la cui portiera con uno scatto metallico sembrò troncare di netto quella strana parentesi esistenziale.
Aurora appoggiò la testa al finestrino:alle sue spalle l’Oceano scompariva a poco a poco,dissolvendosi con l’ultima illusione di potersi riappropriare con la propria iniziativa della sua vita.
-MI spiace,madamoiselle…- le aveva detto,con voce roca e trascinata il professor Lagrange –Il tempo non è stato generoso con noi…-
Lo aveva guardato,steso nel letto,pallido,quasi l’ombra dell’uomo con cui solo la sera prima aveva condiviso l’emozione di rivedersi allo specchio,dopo tanti anni.Lo aveva guardato senza capire,rifiutandosi di accettare.
-Ma…non potremmo…Sono venuta apposta qui,qui da voi…-
-Non ne ho la forza…non ho più energia…E potrei arrecarvi più danno che benessere…-
Gli aveva allora voltato le spalle,amareggiata,spietata verso quella sua agonia inopportuna.
Lui la aveva trattenuta,richiamandola:
-Madamoiselle….tornerete a vedere lo stesso….ne sono sicuro…L’amore,la serenità…-
-Oh tacete…Risparmiate il fiato!- aveva ribattuto lei,adirata,sbattendosi la porta alle spalle.
Con il volto tra le mani,ora iniziava ad avvertire un vago senso di colpa per il modo con cui si era congedata dall’anziano scienziato.Poi però l’ira per quella che le era sembrata ancora una volta un’irrisione della sorte,montò in lei.Il suo volto si rabbuiò e tale rimase,anche quando la carrozza si fermò alla stazione di Rennes,dove Beatrice e lei salirono sul treno che in tarda serata le avrebbe riportate a Parigi.


Il viaggio in treno da Brest a Parigi era assai lungo.All’inizio il treno si fermava quasi ad ogni stazioncina,attraverso paesini piccoli e piuttosto squallidi.Da Rennes in poi le fermate sarebbero state meno frequenti.A le Mans si sarebbe cominciato a respirare l’aria della capitale e a Fontainbleau,ormai…si sarebbe arrivati.
Restare così a lungo seduti,quando col cuore non si desiderava altro che arrivare era una tortura indicibile,soprattutto per una personalità dinamica e incontrollabile come la sua.
Già troppo a lungo era riuscita a contenersi,dominando la sua voglia di fuggire dalla sua casa,opprimente e soffocante.Era rimasta,nonostante tutto:e la sua pazienza era stata premiata.
Ora tornava finalmente a Parigi;ma non era sola.
Alphonsine si volse a guardare Philippe,col viso schiacciato contro il finestrino,curioso come un bambino.Gli sorrise con tenerezza.Avevano vinto la loro comune battaglia…
Gli si sedette di fianco,stringendogli affettuosamente il braccio.
Grazie a Dio,madame Segnier dopo quanto era accaduto alla presenza di Ilia aveva poco a poco sollevato il capo,tenuto troppo a lungo chino davanti all’intollerabile marito.Man mano che le condizioni di Philippe erano migliorate,anche grazie alla presenza della sorella maggiore,si era andata convincendo che il ragazzo aveva maturato il suo diritto a sottrarsi alla prigione di umilianti rinunce a cui il padre lo aveva sempre obbligato;finchè in un ultimo scontro con monsieur Segnier aveva personalmente sostenuto l’iniziativa dei due figli di partire appena possibile,rientrando a Parigi.
-Mamma…sei sicura di poter rimanere qui,sola?- le aveva chiesto Philippe,ancora una volta prima di mettere piede in carrozza.
La donna aveva sorriso,con estrema dolcezza:
-Vai,bambino mio,mio piccolo grande uomo…-
Quindi aveva conservato il sorriso,per esprimere la sua riconoscenza ad Alphonsine e rassicurare anche lei,che ce l’avrebbe fatta.La carrozza era sparita dietro la curva,e con essa ogni altro sorriso…


-Rennes…stazione di Rennes!!!- la voce forzatamente stentorea del capostazione distolse Alphonsine dai ricordi recenti.Si alzò,aprì lo sportello del finestrino e guardò fuori.Una figura familiare stava per salire sul treno.Sorrise eccitata e,rientrando nel suo scompartimento,disse:
-Joseph,mi allontano un attimo…Chiamatemi,se ce ne fosse bisogno-
Il vecchio maggiordomo chinò il capo,in segno di assenso.
Con il suo passo elegante e morbido,Alphonsine fu presto nello scompartimento successivo.Con un’occhiata individuò chi cercava e si avvicinò.
-Aurora?-
La giovane pianista sedeva,scura in volto,di fianco al finestrino.Riconobbe dalla voce l’ex compagna,l’amica-rivale,esclamando:
-Alphonsine!-
-Posso sedermi?- chiese quella con una strana titubanza.
Aurora era inspiegabilmente contenta.
-Alphonsine…- le disse,indicandole genericamente i posti intorno al suo.
Sedute l’una di fronte all’altra,la ballerina osservò la pianista,rimanendo un attimo in silenzio:
-Da dove vieni?..hai un colorito magnifico!-
-Grazie..purtroppo non posso ricambiarti i complimenti…posso solo immaginarmi che anche tu stia bene,se torni a Parigi…-
Alphonsine si schiarì la voce,poi la rimproverò,bonariamente:
-Speravo avessi smesso di fare la signorina ‘Mipiangoaddosso’?-
Aurora annuì,senza prendersela.
-Ci sto provando…ma a volte sembra proprio che non possa farne a meno…-
Alphonsine era incuriosita:
-Il viaggio è lungo…non vuoi raccontarmi qualcosa?-
-Rientro da Mont Saint Michel…- cominciò senza troppo entusiasmo la pianista.
Brevemente aggiornò l’amica sulla malattia della zia,sulla sua convalescenza,omettendo naturalmente i particolari del suo soggiorno al mare.
-E tu…come mai questa lunga assenza?-
-Ho dovuto mettere un po’ di ordine nella mia vita familiare- e anche lei riassunse per sommi capi le vicende ultime,comunicando all’amica che rientrava a Parigi in compagnia di suo fratello- …ma torno più agguerrita di prima,sai?-
Aurora sorrise.A poco a poco il clima tra di loro era diventato così intimo e familiare.In fondo ne avevano condivise di avventure,nel bene e nel male…
-A proposito…e con monsieur Maschera d’Argento? Tutto bene,spero…- domandò a un tratto la bella ballerina.Era schietta,senza malizia,diretta.Aurora respirò,rasserenata.E pensò che forse era venuto il momento di raccogliere l’invito che Alphonsine le aveva fatto prima di partire:fidarsi di lei,trovare in lei un’alleata…
Rispose,ironizzando:
-A cosa ti riferisci?...-
Alphonsine rise:
-Mi piaci,quando fai così….e sai bene a cosa mi riferisco…Verrà a prenderti,alla stazione?-
Aurora sospirò.
-No…non gli ho comunicato nulla…E’ così preso dalle prove del Peer Gynt…poi domani c’è anche la festa di Dolphine…-
-Dolphine? Dolphine Durois?-
-Proprio lei…- rispose la pianista,piuttosto mogia.-Una festa mascherata,per festeggiare il suo ventunesimo compleanno...-
-Oh,la bamboletta diventa maggiorenne? Speriamo che allora la finirà di fare smorfie e moine…-
-Dubito che ciò possa accadere…-
-E già…è convinta che sia la sua carta vincente!..scusa,ma è rientrata a Parigi?Non ne sapevo nulla…e non balla più?-
Aurora si rese conto che le notizie che avrebbe dato ad Alphonsine non le sarebbero state affato gradite.
-Balla ancora…Farà Anìtra nel Peer Gynt!-
Ci fu un attimo di silenzio.A bocca aperta,con lo sguardo smarrito che ritrovava piano piano la via e si trasformava in un fulmine di rabbia e ribellione,Alphonsine comprese a pieno le parole della sua interlocutrice:
-Vuoi dire che quella …quella bella statuina? Ma..non posso crederci…E chi l’ha scelta per quella parte?-
Aurora arrossì leggermente:
-Sindial…- ammise. Poi si affrettò ad aggiungere.Tu non c’eri,lei si è presentata proprio al momento giusto…-
-Non dirmi che Maschera d’argento si è fatto incantare anche lui?-
La pianista era imbarazzata e sinceramente incapace di rispondere.
-Aurora?...ma…mi prendi in giro?Non è che Dolphine –dopo aver sottratto il ruolo alla sottoscritta- si è messa in testa di sottrarre a te qualcos’altro?-
La giovane sospirò.
Alphonsine si spazientì:
-Adesso mi racconti tutto per filo e per segno…-
-C’è poco da raccontare…E’ graziosa,ha una voce cristallina,occhi luminosi…In realtà mi è anche venuta a chiedere consigli,sul personaggio da interpretare…-
-Ovvio…lei ha un cervello di gallina:da sola non avrebbe cavato un ragno dal buco…E naturalmente,come sempre tu l’hai aiutata…ah,sei ingenua al punto di meritarti degli schiaffi!-
-Come potevo dirle di no?...non essere ingiusta,Alphonsine:anche tu mi hai chiesto consigli su Esmeralda…-
-Si,ma noi lavoravamo nella stessa squadra,Aurora…-
Di lontano si intravide l’alta figura di Joseph comparire sulla soglia della vettura.
-Scusami solo un momento…-
Mentre Alphonsine si allontanava,Aurora pensò a quel loro scambio di battute:la ballerina,come sempre,le ‘apriva gli occhi’…
Quando l’amica la raggiunse di nuovo,si accorse che i suoi discorsi erano stati ben rimuginati.
-Tu non mi hai raccontato tutto,Aurora…vero?-
Mordendosi le labbra,facendosi forza,la pianista riferì all’amica tutti i colloqui avuti con Dolphine,tutte le confidenze fattele da quest’ultima,fino a mostrarle il biglietto d’invito e la lettera acclusa.Alphonsine sospirò,furibonda.Poi guardò Aurora e,intenerendosi,volle comunque incoraggiarla.
-E’ la solita ochetta di sempre… Adesso capisco perché Sindial l’ha apprezzata…in realtà apprezzava te…- le disse,carezzandole la spalla.
-Si…forse hai ragione…- rispose l’altra,poco convinta.
-Sei stata invitata alla festa?-
-Si,ma…-
-Anche Sindial?-
-Certo,come direttore dell’Opera…andrà anche lui…-
-E tu?...come ti travestirai?-
-Alphonsine…avevo tanto desiderio di andare…sai,presentarmi lì,a sorpresa….-
La bella ballerina annuì,compiaciuta,quasi gongolante:
-A rovinare la festa alla bambolina…- concluse,entusiasta.
Ma Aurora,facendo spallucce,soggiunse:
-Ma non ne ho più voglia…se vuoi,posso darti l’invito…-
-Che cosa???Non ne hai più voglia?...Tu ci andrai,signorina ‘Mi piangoaddosso’…a costo di portartici in braccio!...E ho anche in mente un costume!-
Aurora voleva reagire,protestare,richiudersi nel suo malumore.Ma l’entusiasmo e l’energia di Alphonsine erano simili a un fiume in piena:erano ciò di cui la pianista aveva bisogno per uscire dalla sua inerzia forzata e andare fino in fondo ai suoi progetti.



-Ilia,prima che andiate via,vorrei parlarvi…- Sindial aveva visto Semonov alzarsi e indossare il soprabito,alla fine della ennesima prova.
-Sono a disposizione…- rispose il giovanotto,seguendo l’impresario nel foyer vuoto del teatro.-Di cosa si tratta?-
-Ho preso informazioni sul professor Lagrange…Sapevate che aveva perso una figlia poco più che sedicenne?-
-Bè,me ne accennava nella lettera,ma non ne so molto di più…-
-Invece io si.La ragazza purtroppo è morta annegata,dopo una breve malattia mentale…-
Semonov cominciò a inalberarsi:
-E questo cosa vuol dire?...Credevo che voi non saltaste così in fretta alle conclusioni,alle etichette,monsieur Sindial…-
-Smettetela di reagire a questo modo,Ilia! Si può sapere cosa vi rode,una volta per tutte? Di cosa volete accusarmi,veramente?- lo affrontò sguardo nello sguardo Erik.
Quante cose passarono attraverso quello sguardo…Ilia si sentì ingiusto,ingiusto verso quell’uomo che pure gli aveva sempre rivelato il suo volto umano,geniale,generoso…senza mai vergognarsi.
Era il suo amico Sindial,quello;colui che gli aveva salvato la vita due volte,che lo aveva reso partecipe della sua rigenerazione,che lo aveva eletto amico,confidente,braccio destro…e forse anche di più:figlio,fratello…sembianza di quel calore familiare che non aveva mai conosciuto…
Anche Erik si domandava se ancora una volta Ilia non stesse funzionando da specchio per lui,da coscienza…a rivelargli e fargli accettare le proprie debolezze,le paure,le incertezze che costellano il cammino di un uomo…
-Non rispondete?- lo provocò ancora.
-Voi conoscete già la risposta…- ribadì l’altro.
Erik non potè fare a meno di provare una gran pena per quel ragazzo,per il tormento che gli covava dentro sempre più evidente.Inspirò profondamente,poi gli disse:
-Ascoltatemi Semonov…Conoscete i miei sentimenti,conoscete quelli di Aurora…Sono i vostri,che rimangono non detti:e finchè sarà così,voi non avrete mai pace…-
La tensione fino allora avvertibile,sembrò incrinarsi.
-Non…non sono sicuro di aver capito cosa intendete,monsieur?-
Non fu facile rispondere,ma Sindial volle arrivare fino in fondo:
-Diteglielo…parlate apertamente con lei…E’ giusto che sia al corrente della vostra devozione…- sillabò,senza più guardare il giovane amico.Si avvolse quindi nel mantello e si ritirò
Ilia si lasciò cadere su una sedia,la testa tra le mani,i gomiti appoggiati al tavolino.Rimase a riflettere così,per qualche minuto,poi sembrò essere arrivato a una conclusione.Si alzò con l’atteggiamento di chi ha deciso e uscì dal teatro.


Alphonsine e Aurora erano davanti allo specchio,inseguite dalla sarta che cercava di rifinire i loro costumi.
-Dimmi come sto…- chiese la pianista.
-Siete un incanto madamoiselle! Siete perfetta…- rispose petulante l’artigiana,sfilandosi le spille dalla bocca.- Ma che costume è?non lo riconosco?-
Le due amiche sbuffarono quasi all’unisono.
-Rimarremo mai sole?- chiese sottovoce la pianista.
-Spero bene…- le rispose l’altra. –Madame Truilly,siete stata davvero impagabile…adesso però vi prego,lasciateci saldare il conto e andate…-
-Ma…vorrei aiutarvi a salire in carrozza….per sistemarvi meglio gli abiti,sapete…E dov’è questa bella festa?-
La donnetta,ottima e svelta lavoratrice,era altrettanto curiosa ed intrigante.Sperava proprio di poter seguire fino all’indirizzo del ballo le due signorine,per saperne di più.
-Non è giusto…è sabato ed è già tardi!- insistè energica Alphonsine,sospingendo la donna per un braccio fino alla porta – Beatrice,occupatevi voi di madame...-
Così dicendo l’aveva data in consegna alla giovane cameriera,che sapeva essere molto persuasiva con gli ospiti quando diventavano indesiderati.In pochi minuti,finalmente,si liberarono di lei.
Alphonsine dopo le insistenze dell’amica,aveva ceduto:sarebbe andata anche lei alla festa,ma con il preciso proposito di non farsi riconoscere.Indossava un costume succinto,leggermente orientaleggiante,rosso lacca:il costume di Anìtra…
Aurora invece aveva optato per una Margherita faustiana.Aveva legato i capelli in due trecce,trattenute da una graziosa cuffietta bianca:l’abito era lungo,costituito di due tessuti sovrapposti,uno blu oceano,l’altro rosso amaranto,entrambi colori che si intonavano al suo incarnato.In mano recava un bouquet di margherite,di carta.
Le due giovani,naturalmente erano mascherate.Alphonsine aveva una grossa maschera piumata che le celava il volto completamente.Aurora una mascherina di raso bianco,che le celava occhi e naso.
-Sei agitata,Aurora…dillo…-
-Certo che lo sono…Alphonsine:che cosa ci farò?...e se lui non mi riconoscerà?-
-Io sono sicura che ti riconoscerà…Ma tu..non hai qualcosa,un gioiello per esempio…che lui conosca?-
Aurora si ricordò della parure che Sindial le aveva donato a Natale.
-Si…ho qualcosa…-
-Bene…sbrigati.La carrozza è già qui!-




Il palazzo dei Durois era splendidamente illuminato.Il piccolo viale che conduceva all’ingresso era ammantato di un lucido tappeto rosso;torce suggestive illuminavano il cammino,mentre ghirlande di fiori abbellivano la facciata con sfarzo ed eleganza insieme.
La carrozza nera di Sindial si fermò a pochi metri dal cancello;ne scesero insieme il gentiluomo e il fido segretario.
Come previsto,Sindial si era riservato il privilegio di non indossare un costume;era però elegantissimo,con l’impeccabile foulard annodato intorno al collo,la camicia lattea,il gilet finemente damascato,l’abito scuro che ne sottolineava la figura maschia,imponente.Indossava come sempre il mantello,nero,satinato,lasciato cadere con disinvolta trascuratezza dietro le spalle.
Smontato dalla vettura guardò significativamente Ilia.Il giovanotto aveva un costume da Figaro:i capelli trattenuti in una retina zingaresca,anche lui in camicia bianca e calzoni alla zuava neri,un laccetto rosso al collo,la fusciacca rossa e un giacchino corto,sempre rosso con rifiniture dorate.Una mascherina dorata gli copriva gli occhi,senza peraltro renderlo irriconoscibile a chi lo conoscesse bene…
Con un sospiro e un gesto appena accennato di stizza,Erik gli indicò l’ingresso.
-Andiamo allora…la Masquerade ci attende…-
Al loro ingresso furono preceduti e circondati da curiosità mista ad ammirazione;un mormorio a stento trattenuto,nel quale confluivano i sospiri e le risatine delle donne,i borbottii invidiosi e sapidi degli uomini.
Ilia era oggetto di sguardi muliebri,per la sua giovanile,fresca prestanza.Sindial però non era da meno:in più intorno a lui c’era il coro dei pettegolezzi,ultimamente gonfiato ad arte anche dalle voci relative alla sua reale,segreta identità.
Ma a tacitare,almeno apparentemente,tutto il brusio seguito alla loro apparizione,pensò Dolphine Durois,la padrona di casa che,riconosciuto subito il suo prestigioso invitato,gli andò incontro salutandolo:la folla si aprì al suo passaggio,ammirata dello splendore e dell’originalità del suo magnifico costume da Psiche.
Poco più di un velo sottile sembrava coprirle il corpo, fasciandone le perfette forme efebiche,dando l’impressione d’una trasparenza quasi impalpabile;due ali candide,di morbida piuma d’oca si aprivano sulle sue spalle seminude.I capelli erano lasciati sparsi,in morbidi boccoli e i piedini nudi calzavano dei seducenti sandali da schiava:la maschera che le copriva il volto era di quelle fastose maschere col manico d’avorio,anch’essa a forma di crisalide…
Al suo avanzare l’ammirazione espressa dai più non era quella dovuta alla festeggiata;era un omaggio spontaneo all’ irripetibile splendore della sua apparizione.
-Monsieur Sindial…io non osavo sperare…- disse porgendo la mano all’ospite,che la salutò appena col cenno del capo.
-Madamoiselle Durois….mi compiaccio:il vostro costume è davvero magnifico!- rispose in sua vece,calcando il tono diplomatico,Semonov
-Vi piace davvero?...io mi sono ispirata al genio del nostro direttore,sapete?- ribadì lei,rivolgendosi ancora a un Sindial indifferente e distratto,che finalmente la scrutò,interrogativo:che ne poteva sapere del suo balletto?
-A cosa alludete?-
-All’affresco del teatro….sappiamo che è di vostra ispirazione…mi perdonate il piccolo omaggio?-
Sindial ghignò:
-…davvero stento a riconoscervi in quell’affresco…-
Dolphine lo ritenne un apprezzamento,o forse finse che lo fosse.
-Posso chiedervi di ricambiare il mio regalo,monsieur Sindial?-
-Non saprei come…Sappiate che mi fermerò pochissimo…
- vi prego…ad una festeggiata un regalo non si nega..
L’uomo cominciava a spazientirsi,guardò verso Ilia,manifestandogli il proprio insorgente disappunto con una espressione che il segretario conosceva bene.Ma in quel momento i suoi occhi caddero su qualcuno che faceva allora il suo ingresso nel salone.Gli bastò un’occhiata:il disappunto si trasformò in sorpresa,una sorpresa che non sapeva ancora se definire bella o brutta.Prevalse tuttavia il piacere e il suo sguardo finì con l’addolcirsi,la piega delle labbra si stemperò,il sorriso perse il suo sarcasmo.
Ilia fu l’unico testimone del repentino cambiamento di umore del suo principale:istintivamente si volse,per scoprirne il motivo.
Dolphine naturalmente non colse l’evoluzione dell’espressione di Sindial;le sembrò solo che l’uomo la stesse guardando con particolare disponibilità e,trionfante,osò fino in fondo:
-Posso sperare di trattenervi almeno fino all’apertura delle danze…vorrei tanto che mi regalaste il piacere di un valzer insieme,monsieur…E’ solo un piccolo regalo…-



Entrando nel grande salone del palazzo,Aurora avvertì un brivido,si strinse all’amica e le sussurrò a mezza voce:
-Stammi vicino Alphonsine,ti prego…sento solo una confusione angosciante…mi sembra la sera del debutto,nel nostro camerino…-
-Sorridi mia cara,sorridi e non preoccuparti…ormai siamo in ballo…- le suggerì Alphonsine a denti stretti.
-Hai già visto Dolphine?-
-E’ proprio di fronte a noi,ma non ci ha notato…indovina un po’ a chi sta facendo le feste?..peggio di una cagnolina scodinzolante…- Alphonsine era disgustata.
-A…a chi?-
-Al tuo signor mascherato…-
-Sindial?....è già qui…
-Si…ma lui non è travestito come gli altri,invece Ilia si…è vicino a lui,abbigliato come Figaro…Peccato non potermi far riconoscre…- disse ridendo.
Aurora si schiarì la voce:
-Puoi dirmi di Sindial? Cosa sta facendo?-
Distratta dalla comparsa di Ilia-Figaro,nemmeno Alphonsine si era accorta dello sguardo che Sindial aveva posato su di loro.
-Niente….sta facendo i convenevoli di rito…Dolphine indossa un costume spettacolare…ma praticamente inesistente…sembrerebbe una Psiche…Lui le sta dicendo qualcosa…- sentendo l’amica irrigidirsi e fare resistenza,Alphonsine la rimproverò:-Aurora,smettila!...andiamo su!-
-Non ne ho più voglia…voglio tornare a casa…ti prego Alphonsine…-
Ma la ballerina fu implacabile.Continuò a incedere attraverso la sala,riscuotendo insieme all’amica la discreta ammirazione di molti presenti.
-Adesso ci spostiamo nella sala da ballo…,dove ancora non c’è tutta questa folla…-
Inizialmente Aurora provò sollievo:la sala da ballo era spaziosa abbastanza da permettere alle coppie di volteggiare senza problemi e agli astanti di osservarle discretamente da una serie di divanetti e salottini disposti lungo tutto l’immenso perimetro.
A un tratto la musica ebbe inizio e cinguettando Dolphine entrò nella grande sala,tra uno stuolo di ammiratori che la supplicavano di danzare.
-Vi prego…ho già segnato tutti i vostri nomi…ma stasera è la mia festa e se permettete gradirei aprire le danze con l’uomo più importante della mia vita…finora…-
Così dicendo si volse verso un domino alto ed elegante,suo padre Armand de Chapel:l’uomo la guardò compiaciuto dietro la mascherina nera,e dandole il braccio la condusse al centro della sala:
-Solo un giro,piccola mia….Lascia che ti dica che hai un costume splendido,ma assolutamente indecente…-
-Papà…è la mia sola trasgressione…- si scusò lei,mostrando il solito broncio civettuolo.
-Non direi…ma è la tua festa e stasera non voglio discuterne…- le rispose il gentiluomo,volteggiando con lei lungo la sala,con un formale sorriso stampato sulle labbra.




Aurora ed Alphonsine si erano fermate su un divanetto, nei pressi di una porta sontuosamente addobbata da una pesante tenda di broccato rosso.
In pochi minuti la bella ballerina aveva già ricevuto diversi inviti,ma si era trattenuta dall’accettarli per non lasciare l’amica da sola.Rilassandosi a poco a poco quest’ultima aveva acconsentito perché finalmente Alphonsine ballasse,evitando di dare troppo nell’occhio coi continui e ingiustificati rifiuti.
La pianista era seduta col suo mazzetto di margherite di carta e ascoltava la musica,pensando tante cose nel suo cuore.A un tratto avvertì qualcuno in piedi,davanti a lei,qualcuno dall’aroma familiare,inconfondibile.
-Monsieur Sindial!-
-Oh…madamoiselle Durois…-
-E’ il vostro turno….me lo avevate promesso…vedete:ho il vostro nome sul carnet!-
L’uomo trattenne appena un piccolo sbuffo di impazienza:
-Sia…come dire di no a una così esplicita Psiche…- replicò ironico.
Lei rise,entusiasta del complimento,senza accorgersi del disappunto del suo cavaliere che,voltandosi, aveva intravisto Aurora alzarsi e scomparire tra le pieghe della tenda,al di là della porta.
Diede il braccio a Dolphine e iniziò a danzare con lei,ma al suo sguardo non sfuggì la vista di Ilia,che –sollecito come sempre- seguiva a sua volta Aurora oltre la tenda.


Al di là della porta, c’era una sorta di studiolo,che dava su un balcone attraverso una porta finestra.Aurora avanzò nel buio,guidata da un respiro di vento.Muovendosi con cautela,raggiunse la vetrata,che era appunto appena accostata.La schiuse e uscì sul terrazzo.
Qui la trovò Ilia.
- Madamoiselle Aurora…prenderete freddo…-
-Ilia?- domandò lei,meravigliata.
-Si…vi prego,rientrate- ripetè lui,sollecito.
- …ho solo bisogno di un po’ d’aria…- rispose lei,appena spazientita.
Sfidando la sua riottosità,Ilia insistè:
- E’ stato così bello scoprire che eravate proprio voi,madamoiselle ma..perché questa malinconia?... è ingiustificata…-
-Sul serio?- Aurora aveva un tono incredulo che strideva con quello dell’interlocutore.-Io invece credo che venire a questa festa sia stato un grosso errore…
-E perchè?-
Con amarezza e un vago disprezzo di sé,lei rispose:
-Perché ?…Non vedete quanto sono fuori posto?…io non so muovere un passo da sola,non …-
Ilia la interruppe bruscamente:
-Vi prego Aurora…questo non è da voi…Credete che Sindial ,o qualunque uomo innamorato di voi,non desideri altro che…starvi accanto,sostenervi,condividere ogni occasione con voi?-
-Qualunque altro?- replicò,ironica- Ne conoscete così tanti?-
Il giovanotto proseguì,senza più riflettere oltre:
-Vi assicuro che conosco chi pagherebbe qualunque prezzo, per potervi stare vicino …-
-Chi pagherebbe?...-Aurora inizialmente voleva protestare,poi trasalì intuendo il senso profondo di quelle parole,rimase a bocca aperta,carica di meraviglia.
- Ilia…voi..non sapete quel che dite…- aggiunse,come a rimproverarlo.
Lui allungò una mano ai suoi capelli,ne scostò una ciocca ribelle trattenendola appena un istante in più tra le dita:
-Lo so fin troppo bene…e non fatemelo ripetere,perchè non sapete quanto mi sia costato…-
Lei scosse il capo,esclamando con dolce tenerezza:
-… povero Ilia…-
-Non usate questo tono…-le intimò lui,fiero - ve ne prego..
-Perdonatemi!- con slancio sincero,lei gli pose una mano sulla spalla -Io sono lusingata da ciò che mi avete detto:vi ritengo un uomo d’oro,generoso,sincero,leale…-
Poi soggiunse:
-Ma dovete capirmi Ilia:fino a qualche mese fa l’idea di poter amare qualcuno non mi sfiorava neppure.Io vivevo in un buio ovattato,che mi difendeva da ogni cosa…Una sera monsieur Sindial ha squarciato quel buio.. non so come spiegarvi,è stato come se l’oscurità gli appartenesse,ed io-che ne facevo parte- con lei…Nessun altro avrebbe potuto penetrare le tenebre che avvolgevano il mio cuore…nessun altro mai lo potrà.…-
Semonov sovrappose la sua alla mano di lei,stringendola,poi annuì.Del resto,lo aveva sempre saputo che lei e Sindial erano destinati:le aveva aperto il suo cuore finalmente,approfittando di quel momento,per scuotere lei da quell’abbattimento insensato e al tempo stesso liberarsi della propria pena …Averle parlato lo aveva lasciato svuotato da una parte,ma dall’altra serenamente consapevole.Come se quella porta si fosse chiusa si, ma con dolce delicatezza;lasciandogli il sapore inconfondibile della malinconia,ma non quello opprimente del rimpianto…
Tacquero entrambi,poi Aurora sollevò la testa:l’inconfondibile odore speziato di Erik l’avvertì della sua presenza.
-E’ qui…- disse.
Ilia si volse,rimanendo un po’ confuso davanti al suo principale,materializzatosi improvvisamente nella penombra:da quanto tempo era là?
-Sindial!- esclamò.
-Va tutto bene Ilia…- furono le prime parole rassicuranti dell’impresario,che appariva a uno sguardo attento piuttosto turbato-Siate gentile…permettetemi di restare da solo con madamoiselle,senza che qualche importuno ci disturbi…-
-Certo monsieur…- rispose prontamente Semonov.
Erik aveva assistito non visto a tutto il colloquio tra Ilia ed Aurora.Appiattito contro la parete aveva atteso,trattenendo il respiro.Alla risposta di lei aveva socchiuso gli occhi,rivedendola come la prima volta seduta al piano,nel buio del gymnasium:e’ vero…era sua,apparteneva unicamente a lui…
Ora glielo avrebbe dichiarato apertamente:tra poco tutti lo avrebbero saputo…
Aurora aveva voltato le spalle a entrambi,appoggiandosi di nuovo al parapetto:Sindial le si avvicinò,carezzandole le spalle.
-Non vuoi salutarmi,Aurora?-
Lei si volse,l’uomo allora le prese le mani tra le sue,stringendole,portandosele alle labbra,sussurrando:
-Ah quanto mi sono mancate queste manine…-
Poi la scostò un po’ da sé,per ammirarla:
-Sono felice di vederti…come sei bella,amor mio…-
La strinse a sè e in un caldo sussurro,le ricordò:
-…io sto ancora aspettando una tua risposta…-
Aurora rimase in silenzio.Il riso garrulo e trionfante di Dolphine,la voce di Erik che la chiamava Psiche e si allontanava sulla pista con lei,l’immagine di loro due che ballavano insieme le si materializzarono nella mente gettandola in una sospensione angosciosa,sicchè invece di rispondergli,ribattè:
- E’ stata una lunga separazione …Non hai cambiato idea,nel frattempo?-
L’uomo replicò quasi offeso:
-Perché avrei dovuto?-
-Magari…guardandoti intorno puoi trovare …-
Lui aggrottò le ciglia:
-Cosa ?-
-Qualcuna che ti guardi negli occhi quando parli…che danzi con te…una splendida Psiche…-
Sindial scosse la testa.
-Non essere sciocca!-la rimproverò.
Aurora abbassò la testa,confusa e mortificata;pentito della sua durezza,Erik le sollevò piano il mento con la mano.
La fanciulla gliela trattenne e,baciatagli l’attaccatura del polso,vi appoggiò il viso,come tanto tempo prima.
Erik emise un sospiro di desiderio,profondo:
- …questo gesto amor mio,questo solo gesto…mi è così caro …Nessuna intraprendente civetta potrebbe nemmeno lontanamente imitarlo…-
Lei finalmente capì quanto ingiustificata fosse la sua gelosia.Scosse il capo,confusa.
-Dimmi:sei rientrata definitivamente?-
-Si…-
-Bene…allora forse domani potrai dedicarmi il pomeriggio?-
Aurora sorrise,stupita di quel tono inspiegabilmente esitante:
-Mi stai chiedendo un appuntamento Sindial?- domandò,divertita.
Anche lui sogghignò,serrandole forte le mani tra le sue:
-Mi correggo:allora domani passerai il pomeriggio con me…- ribadì,col suo usuale tono di comando.
-E dove mi condurrai?- gli domandò.
-Non lo indovini ?Voglio farti vedere la casa…-
-Vedere?-
Lui proseguì sicuro:
-Tu…la vedrai coi miei occhi,carezzerai i muri e le pareti,ne sentirai l’odore…E mi dirai se ti piace.-
Allora lei si arrese,emozionata e felice.
-Erik!-
Di lontano giunsero le note di un valzer,Sindial la strinse di nuovo a sé e le propose:
-… vuoi ballare con me?-
Aurora esitava:
-Non so…non so se ne sono capace…-
Erik le cinse la vita e le sollevò il braccio.Poi le sussurrò:
-Non hai bisogno di esserne capace…Lasciati andare...soavemente,con le sue note esperte,la musica ti accarezzerà..-
Così dicendo la condusse per mille volteggi vorticosi,leggera e aggraziata come un petalo di rosa.




Un leggero vacuo chiarore impallidiva le stelle allorché Ilia Semonov imboccò il portone di casa sua, al 47 di rue Monge,in pieno quartiere latino.
Era stanco.Aveva levato la reticella da zingaro che gli raccoglieva i capelli,sollevato la mascherina dorata sulla fronte,sciolto il laccetto al collo.
La chiave scattò nella serratura e finalmente entrò in casa sua,sbadigliando e chiudendosi con un gesto strascicato la porta alle spalle.
Che nottata!...
Si gettò sul letto e ripensò alle emozioni della giornata.Tante,troppe.


‘Mascherata

Una volta Aurora mi chiese quale sarebbe stato il prossimo passo verso l’indipendenza.Non le seppi rispondere…Forse perché sentivo dentro di me che avrebbe riguardato proprio lei.

Venni a conoscenza di una cura sperimentale,l’ipnosi;e di un medico in grado di somministrarla.
Una fortuita coincidenza,di quelle strane coincidenze che sembrano accadere solo nella peggiore letteratura,fece sì che Aurora soggiornasse nello stesso albergo di quel professore.Gli scrissi,accennai alla mia propensione per lei e gli chiesi di contattarla,magari di intervenire…
Non riuscii a serbare a lungo il segreto con Sindial.Non appena ricevetti risposta da Lagrange(questo il nome del professore),andai da lui,gliela mostrai.Mi aspettavo una reazione negativa,quasi la provocai.Volevo sapere fino a che punto desiderasse davvero che Aurora guarisse dalla sua cecità.
Ci scontrammo.Non era la prima volta,non fu l’ultima.Ma era chiaro che improvvisamente ci trovavamo su due sponde,l’uno contro l’altro. E questo addolorava entrambi…
Come sempre fu Sindial a intuirlo per primo,e a venirmi incontro con la sua inimmaginabile generosità.
-Ascoltatemi Semonov…Conoscete i miei sentimenti,conoscete quelli di Aurora…Sono i vostri,che rimangono non detti:e finchè sarà così,voi non avrete mai pace…-
Proprio così mi disse.Proprio così.Mi invitava ad aprirle il mio cuore,non importa a quale prezzo…
Decisi che lo avrei fatto,che forse era davvero l’unico modo per uscire da quella oppressione che mi attanagliava ormai da qualche mese,da quando Sindial mi aveva aperto gli occhi sui miei sentimenti.
Ci lasciammo senza aggiungere altro.
La sera dopo ci recammo insieme a una festa mascherata,il compleanno di madamoiselle Dolphine Durois.
La mattina avevo ricevuto ancora una lettera di Lagrange,che mi aveva turbato.Sembrava scritta quasi in punto di morte e mi raccomandava di stare vicino ad Aurora,perché solo l’amore l’avrebbe curata.
Quando la carrozza ci condusse alla festa,Sindial ed io eravamo così distanti,dopo l’ultimo colloquio, che non ebbi né il modo,né la voglia di mostrargli quel foglietto,che stringevo ancora appallottolato nelle tasche.
Ero riuscito a convincerlo a presenziare a quella sgradevole kermesse,doppiamente sgradevole per lui,non meno per me.
Dolphine Durois era una creatura tanto gradevole nell’aspetto esteriore,quanto ripugnante nell’anima.Era convinta di riuscire ad ottenere quello che voleva,semplicemente bamboleggiando;era capace di porgersi,umile e docile,agli occhi di chiunque,eludendo con abilità i rimproveri e le critiche.Era subdola,approfittatrice,falsa.Tutto quello che di odioso e irritante si può riassumere del cosiddetto ‘eterno femminino’…
Ora la sua meta era quella di conquistare Sindial,a qualunque costo…E nella sua sciocca superficialità aveva eletto sua confidente proprio Aurora…
Lo avevo intuito;sapevo che la pianista rimaneva turbata e triste dopo ogni colloquio con quella piccola vipera.Avevo insistito con Sindial perché le stesse più vicino.Nella mia mente anch’io temevo confusamente qualcosa,un pericolo materializzarsi in quella dubbia creatura.
Quando entrammo nel grande salone di Palais de Chapel,Dolphine ci venne incontro splendidamente abbigliata – o dovrei dire ‘disabbigliata’- da Psiche e in tutti i modi cercò di destare l’attenzione e l’interesse di Sindial.
Ma gli occhi di lui avevano già riconosciuto,sotto un leggiadro costume da Margherita faustiana,il volto perfetto di Aurora.Un attimo dopo la riconobbi anch’io…
Era così seducente ai miei occhi,con quella sua grazia,con quella delicatezza innata,che non smisi un attimo di seguirla con lo sguardo.Tutti gli altri invitati sembrarono dissolversi davanti a me,la confusione il chiacchiericcio:tutto tacque.
Non avrei mai creduto che sarebbe stata capace di farci una sorpresa simile.
Forse si aspettava che Sindial l’avrebbe riconosciuta,sarebbe corso da lei.Ma quando ciò stava per accadere,Dolphine si frammise tra loro,ricordandogli l’impegno preso di un ballo con lei.
Vidi Aurora oscurarsi in viso e scomparire dietro una porta.Non seppi resistere.La seguii.
Era appoggiata alla balaustra dell’ampio terrazzo della villa,visibilmente malinconica.
Se avessi potuto seguire il mio cuore,l’avrei stretta tra le braccia,le avrei dichiarato,gridato il mio amore;seppi solo carezzarle una ciocca di capelli e farglielo capire con poche parole contorte.
Lei mi rincuorò.Ma poi mi ripetè quello che sapevo fin troppo bene:apparteneva a Sindial…

-Nessun altro avrebbe potuto penetrare le tenebre che avvolgevano il mio cuore…nessun altro mai lo potrà.…-
Eppure questa risposta dolce,serena;questa dichiarazione d’amore totale,fatale non mi fecero soffrire più di quanto non avevo sofferto in quella lunga attesa.Furono una sorta di amara medicina,che finalmente ruppe la prigione,l’impasse in cui mi ero chiuso.Ora Aurora conosceva i sentimenti che avevo per lei,finalmente ero stato capace di offrirglieli.E lei li aveva apprezzati,mi aveva ‘visto’,’visto’ davvero…
Poi alle nostre spalle si materializzò lui…
Anche lui turbato,ma confortato dalla risposta di Aurora:al punto da rassicurarmi e da contare di nuovo,schiettamente su di me.
--Va tutto bene Ilia…Siate gentile…permettetemi di restare da solo con madamoiselle,senza che qualche importuno ci disturbi-
Uscii dalla porta e mi ci collocai davanti,come una sentinella.
Sulla pista,una Psiche molto delusa ballava un valzer vorticoso,senza togliere gli occhi dalla soglia davanti alla quale mi trovavo.
Non riusciva a districarsi dal numero dei corteggiatori ai quali aveva concesso di ballare:seppi poi che Sindial,abilmente,dopo pochi passi l’aveva ceduta ad un aspirante spasimante,quasi piantandola da sola in mezzo alla pista.
Dopo un tempo indefinibile,finalmente,declinando un ennesimo invito,vidi Dolphine puntare verso di me,decisa.Mi preparai a tenerle testa,quando una splendida invitata,mascherata da Anitra,la fermò e la trattenne in mille convenevoli.E più Dolphine tentava di liberarsi,più mi sembrava che la ospite insistesse a trattenerla.
Sospirai di sollievo,approfittando per guadagnare di nuovo il terrazzo e avvisare Sindial del pericolo.
Erano stretti l’uno all’altra e volteggiavano insieme sulle note dell’orchestra:le due persone più care che avevo erano davanti ai miei occhi,un accordo magico,un’armonia di vera bellezza che mi riempì gli occhi di lacrime intraducibili in parole…
Purtroppo dovetti intervenire,rompere l’incanto:
-Monsieur?-
-Che succede Ilia?-
-Credo che a breve madamoiselle Dolphine vi verrà a cercare…-
-Non facciamola disturbare…- rispose lui,ironico – Vieni Aurora…voglio che tutti ci vedano ballare insieme…-
Lei era raggiante,ma lo trattenne.
-No…no Sindial…è già stato tutto perfetto così…non voglio guastarlo…-
Lui la strinse tra le braccia:
-Ne sei sicura,amor mio?...-
Aurora annuì.
-Allora ritiriamoci…Ilia…non c’è modo di defilarci?-
-Non saprei monsieur…-
-Fateci da scorta e intervenite se Dolphine dovesse intercettarci….-
Così uscimmo con cautela dalla porta e cercammo di guadagnare l’uscita.
Dolphine era ancora impegnata a conversare con la bella Anitra dal costume rosso,che cercava con ogni mezzo di distogliere la sua attenzione da noi e attirarla su altro.Aveva un che di familiare quella invitata,ma in quel momento non seppi riconoscerla…
Eludemmo col suo aiuto la sorveglianza ed eravamo ormai convinti di esserci sottratti alla sua curiosità maligna,quando al guardaroba la padrona di casa ci raggiunse e arpionò Sindial.
-Andate via così,monsieur…ancora prima di mezzanotte?-
-Sapevate che non mi sarei trattenuto a lungo…-
Dolphine sbirciò sprezzante verso ‘Margherita’.
- Scappate via come un ladro…forse vi vergognate della vostra compagnia?Fatecela dunque conoscere colei che sembra l’oggetto di tutte le vostre attenzioni…o forse non è presentabile?-
Io mi inalberai,offeso. Sindial fu più lesto di me.Ma più pronta fu Aurora,che lo richiamò prima che commettesse uno sproposito:
-Erik…No!-
Per nulla spaventata,Dolphine,ormai proseguì come un fiume in piena,scaricando tutta la sua rabbia impotente:
-Erik?...è questo il nome con cui vi conosce? Erik,Sindial,monsieur De La Revenge…Chi siete,infine? Come dobbiamo chiamarvi?...E’ mezzanotte,monsieur:levatevi dunque la maschera!-
Così dicendo,tentò di strappargli la maschera dal viso:
-Attenta madamoiselle!- la minacciò lui,bloccandole il braccio –Chi ha visto il demonio,non è mai tornato a raccontarlo…-
In quella la voce di un uomo ci interruppe:
-Che succede qui? Dolphine?....gli ospiti ti reclamano…Ti prego,rientra…- Era De Chapel in persona,intervenuto a richiamare la figlia.
-Oh…si papà,perdonami- cinguettò la nostra ospite,ritornata improvvisamente dolce e remissiva. –E’ solo…-
-Forse qualcosa non va? Questi signori ti stanno importunando?- Si era avvicinato a noi e scrutava misurandolo Sindial. –Oh,il signor ‘Sindial’…state andando via,vero?-
-Non aspettavo altro…- ribattè lui.
-E nemmeno io…e vi pregherei di restare lontano dalla mia casa,in futuro..-
-Sarà un vero piacere!- ribattè il mio amico,voltandogli le spalle e allontanandosi definitivamente al braccio di Aurora.
-Ma papà?...-Dolphine era spiazzata.Tutto stava procedendo contrariamente ai suoi calcoli.Il giocattolo che credeva di avere tra le mani scivolava via,lasciandola con un pugno di mosche.
-Dolphine cara,ti prego:rientriamo…-
Così dicendo,girarono i tacchi e ritornarono dai loro ospiti.
La carrozza nera mi attendeva all’angolo del viale:
-Semonov,salite!- mi chiamò Sindial.
Declinai l’invito,con un sorriso.
-Faccio volentieri la strada a piedi…A domani!-
-A domani!- mi risposero all’unisono.Poi la carrozza si staccò dal marciapiedi e sparì dopo poco in fondo al viale.’



La perfetta educazione all’ipocrisia consentì a Dolphine di rimanere raggiante icona di gioia e trionfo per tutta la durata della festa,che si concluse molto tardi,prolungandosi ben oltre la mezzanotte,anche dopo che ciascun invitato –come di consueto-aveva rivelato il suo volto sotto la maschera.
Congedato l’ultimo ospite,sorridendo grata a suo padre,esausta si ritirò nella sua stanza.
Qui diede finalmente sfogo alla sua rabbia,strappandosi quasi il costume e quelle che le sembravano solo ridicole ali…
Lacrime di rabbia e di frustrazione le annegavano lo sguardo.
Che scorno!...Nulla di quello che aveva sognato si era realizzato:non solo…quell’uomo aveva osato portarle l’amante in casa! Ecco a cosa era servita la mascherata…a introdurre quella,quella…
Poco a poco Dolphine riacquistò lucidità. No,era assurdo.Aveva visto personalmente arrivare Sindial e il suo fido ‘Acate’ Semonov…Erano soli. Quella donna doveva essere una persona conosciuta,qualcuno che aveva ricevuto il biglietto di invito…Ma chi?
Ripensò alla sua voce,quando aveva gridato ‘Erik…no!’ In quel momento non ci aveva dato peso,ma era una voce che le suonava ben familiare.
Comiciò a scuotere la testa,incredula.Eppure non era la prima volta che quel pensiero l’aveva sfiorata.Ma era ridicolo,impensabile…La piccola cieca! Ecco chi era l’amante di Sindial!
Maledetta!...Maledetti entrambi! Chissà come avevano riso di lei,delle sue confidenze…
Ma l’avrebbero pagata cara,una simile offesa a lei.Quell’acqua cheta…e quel monsieur Sindial…
Ora bisognava soltanto ricucire lo strappo.Magari Sindial meditava di licenziarla,con la tipica grettezza dei borghesi. O con la falsa generosità propria di chi si sente troppo sicuro di sé magari non lo avrebbe fatto.Doveva assicurarselo,doveva prepararsi ad incassare ancora…prima di sferrare l’affondo decisivo,prima di assaporare la sua vendetta…


Ilia finì di annotare gli ultimi ricordi di quella notte,sapendo che non avrebbe preso sonno,altrimenti:
‘Mi aggirai attraverso la notte parigina,dapprima ancora turbato,poi a poco a poco attratto come sempre dai mille volti dell’umanità che ad ogni angolo sembravano offrirsi alla mia attenzione:
i pescatori silenziosi sul lungo Senna,le comitive ciarliere di giovani bohemienne che si divertivano a giocare nelle piazze vuote della capitale come bambini mai cresciuti,sfidando la bonomia della ronda notturna dei gendarmi,l’ubriaco che l’alcool aveva reso stranamente saggio e desideroso di confidare le verità acquisite…
Fui contento di ricominciare ad apprezzare questo mondo,questa giostra che si muoveva intorno a me,dalla quale mi ero appartato per qualche tempo.
Ripensai con calma alla serata in maschera.Di nuovo Sindial ed io ci saremmo trovati spalla a spalla ad affrontare degli avversari,a quanto pare.La sua nuova identità se gli garantiva un profilo giuridico regolare,non lo proteggeva da avversari,vecchi e nuovi. Aveva ragione: da questa nuova sfida avrebbe preso avvio la seconda parte del mio racconto…
Alzai gli occhi.Le gambe mi avevano portato davanti all’Opera.Il teatro era silenzioso,addormentato:la compagnia forse era già rientrata dalla festa di Dolphine o forse ancora no…Ne approfittai per entrare in punta di piedi dal back stage.
Attraversai compiaciuto il teatro che era risorto anche grazie al mio lavoro,scesi in platea,risalii le scale verso i palchi,quindi mi spinsi nella zona abitabile.
Da una vetrata sollevai lo sguardo verso gli appartamenti di Sindial.La luce nello studio era accesa,stranamente.
Rimasi in dubbio,se accertarmi che fosse rientrato o discretamente disinteressarmi…Salii comunque a controllare.La porta era addirittura socchiusa.
La schiusi piano:lui era alla scrivania,in fervente attività.
-Sindial?!?-
Sollevò lo sguardo,poi riprese entusiasta a lavorare:era un progetto,il progetto della casa.
-Venite Ilia…datemi un parere!-
-Sono le quattro del mattino…- dissi la prima sciocchezza che mi venne in mente.
Lui mi guardò,interrogativo.Senza aggiungere altro. Erano le quattro del mattino ed entrambi a quanto pare avevamo altro per la testa!
Diedi un’occhiata ai disegni.
-Verrà davvero una splendida casa…-
Lui mi sorrise,entusiasta.
-Domani pomeriggio porterò Aurora a vederla…-
Ci guardammo negli occhi.Non c’era niente di improprio in quella affermazione.
-E’…è qui?- gli domandai guardando verso la porta a vetri.
Lui rialzò il viso e mi rispose,serio:
-L’ho riaccompagnata a casa…Lo avete detto,Ilia:Aurora merita un amore alla luce del sole…L’amore che un gentiluomo come voi saprebbe darle:ebbene,imparerò da voi…-
L’omaggio che mi rendeva mi commosse,ma volli rispondergli:
-Non c’è niente che io possa insegnarvi sull’amore,Sindial,…è innato,in voi,come l’arte,la musica,la vera bellezza…-‘’
Ecco,ora Ilia era soddisfatto.Le sue mani lasciarono cadere taccuino e matita e finalmente reclinato il capo all’indietro si addormentò.
Ma il nuovo giorno gli avrebbe riservato presto una ennesima sorpresa.



 
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