Preludio nr 4 in si minore, ff ispirata al Fantasma dell'Opera(11517 visite)

« Older   Newer »
  Share  
arielcips
view post Posted on 6/4/2008, 11:42 by: arielcips
Avatar

He's a lion that I am proud to hunt

Group:
Administrator
Posts:
6,482
Location:
Panettona,mitico pianeta agreste

Status:



Il silenzioso domestico di Sindial aveva appena finito di radere la barba al suo padrone e si era allontanato,discretamente,mentre questi si alzava dalla seggiola e liberandosi dell’asciugamano si levava dal viso le ultime tracce di sapone.Era da poco uscito dal suo bagno rigeneratore,indossava i pantaloni ma era a torso nudo,intento a scegliere la camicia da indossare per quel giorno.
Qualcuno aveva bussato alla porta e,senza attendere, si era affacciato allo studio:
-Posso entrare?-
Erik sentì una voce di donna.Infilò la camicia senza abbottonarla e uscì dalle sue stanze:
-Prego?- domandò,diffidente e scostante.
La nuova venuta ebbe appena il tempo di accorgersi che era semi svestito;gli volse vergognosa le spalle:
-Oh…buon Dio…scusatemi monsieur Sindial …io…- Era Dolphine!
Naturalmente uscì subito dalla stanza,secondo le regole e le buone maniere che aveva appreso sollecita in collegio,aspettando fuori che l’uomo avesse finito di vestirsi.
Erik non aveva nessuna voglia di affrettarsi.Abbottonò con calma la camicia,indossò il gilet;quindi una comoda giacca di taglio sportivo,all’inglese,di caldo velluto marrone scuro.Si annodò il foulard al collo,si ravviò i capelli,domandandosi cosa Dolphine fosse venuta a cercare ancora,dopo la scena pietosa della sera prima.Lentamente sollevò la maschera e fece i conti con quel suo profilo sfigurato che sembrava ammiccargli dallo specchio.Scosse la testa e la riindossò.
-Harun…fai entrare madamoiselle Durois…-
Silenzioso come sempre, il domestico introdusse la giovane donna,che entrò a occhi bassi, e rimase in piedi in attesa davanti a lui.Sindial la scrutò,irritato di quell’incontro.
-Ebbene?-
-Monsieur io…non so cosa mi abbia preso…non ero in me,ieri sera…- esordì lei,con un filo di voce.
-No?...avevo avuto un’impressione diversa..-
La giovane sollevò il capo:
-Che intendete dire?-
-Che ieri abbiamo conosciuto la vera Dolphine Durois…-
Lei giunse le mani,come a supplicarlo:
-No…oh no! Non è come credete…Forse avevo bevuto troppo champagne,sapete e…non so,come spiegare…-
-Non vi ho chiesto spiegazioni,madamoiselle- c’era una indifferenza così palpabile nelle parole di Erik,che Dolphine si sarebbe messa a piangere,questa volta senza sforzarsi nemmeno un poco.
–Ma io vorrei scusarmi…con voi,con…-
-Non vi ho chiesto neanche le scuse…francamente non saprei che farmene!- ribadì,voltandole le spalle.
-Oh Erik…non riesco a sopportare che voi mi trattiate così!-
L’uomo trasalì,si voltò a guardarla incredulo.
- Non credo di avervi mai concesso di chiamarmi in questo modo…- le disse minaccioso.
Dolphine scoppiò in lacrime.
-Perdonatemi,perdonatemi….è così bello potervi chiamare per nome,anche solo una volta…monsieur Sindial…Non capite in che condizione mi trovo,dunque?-
-Non siate melodrammatica,madamoiselle!- Erik era disgustato. –Esattamente che cosa siete venuta a fare,qui?-
-A…a sperare,a supplicare che voi…che voi possiate perdonarmi e riammettermi nel vostro teatro…-
-Non mi sembra di avervi licenziata,benché farei volentieri a meno di voi…Siete una creatura sgradevole,madamoiselle, ma come attrice,dopo la prova di ieri sera debbo riconoscere che avete dato la migliore dimostrazione delle vostre doti recitative...-
-Intendete dire che….il ruolo di Anìtra…è ancora mio?- alla fanciulla brillavano gli occhi,dall’emozione.-Credevo che dopo quanto vi eravate detti con mio padre…sapete:vengo a scusarmi anche di questo…Lui è convinto che voi avreste…
Sindial emise un sospiro che era molto vicino a uno sbuffo di impazienza:
-Madamoiselle, direi che il nostro colloquio è durato anche troppo. Gradirei che da oggi in poi –se qualcosa non vi è chiaro del vostro contratto –ve lo faceste spiegare dal mio segretario,il signor Semonov e mi sollevaste dalla spiacevole circostanza di discutere con voi…Harun!-
L’orientale comparve alle loro spalle.
-Madamoiselle va via…-
Detto questo,Erik indicò la porta e si rimise a lavoro alla sua scrivania.



Il pomeriggio era sereno e tiepido,un preludio alla prossima primavera.Aurora aveva indossato un abito verde pastello,e legato i capelli con un nastro della stessa tinta:Erik la ammirò,compiaciuto,prima di aiutarla a montare sul calesse, poi impugnate le redini spronò il suo bel cavallo nero;presto la città scomparve alle loro spalle e si ritrovarono nella campagna circostante,dove la natura.sollecitata da quell’anticipato tepore schiudeva timidamente gli occhi alla futura bella stagione,gemmando sui rami spogli degli alberi.
La gita fu breve.Dopo poco l’uomo rallentò l’andatura spedita del calesse,fino a fermarsi all’ombra di un ampio tiglio.
-.E’ nascosta alle spalle della strada principale…Vieni!-
Così dicendo le prese la mano e le offrì il suo braccio.Il cancello cigolò appena sotto la spinta del braccio di Erik,spalancandosi:attraversarono il viale a piedi e raggiunsero l’edificio principale.
-C’è un porticato sulla facciata …e la casa imita un po’ le ville romane…è tutta su un piano ,con un cortile interno…una sorta di peristilio,sai cosa voglio dire?-
-Credo di sì…-Aurora era emozionata e cercava di penetrare con la forza dell’immaginazione il buio che le impediva di vedere.
Con la mano sfiorò le colonne sottili che precedevano l’ingresso,poi toccò il lucido legno del portone e,prima di entrare carezzò le lastre delle alte finestre che si aprivano ai lati della soglia.
Sindial aprì la porta e la introdusse all’interno.La casa era un guscio vuoto,ma lui l’aveva fatta ripulire di ogni traccia di abbandono,sicchè entrando c’era un odore strano,d’erba tagliata,stanze vuote e silenzio insieme.Era forte,ma inebriante.
Erik le aveva detto che ne avrebbe sentito il profumo,che quell’aroma la avrebbe aiutata a scegliere.Aurora respirò intensamente,un languore inatteso la prese.
-Le stanze sono ariose…- spiegava intanto lui – e disposte in modo tradizionale…In ognuna c’è un camino:per ora è l’unico arredo…Vieni ..- la prese ancora per mano e la avvicinò all’anta del camino,perché sfiorandola potesse immaginarne l’aspetto.
Aurora avvertiva un turbamento che quasi le impediva di parlare;si sforzò di superarlo:
-Quante stanze sono?-
-…Abbastanza :c’è spazio per un salone,una biblioteca,la stanza della musica…-rispose lui,che già aveva sciolto la fantasia e stava proiettando nella realtà i progetti formulati sulla sistemazione che avrebbe dato allo spazio.-Questa potrebbe essere la nostra …-
-Si…-mormorò lei,quasi in un soffio,interrompendolo.
Lui le si avvicinò,non del tutto sicuro del significato da attribuire a quel monosillabo:
-Ripetilo…- le chiese,con una sfumatura di desiderio inconfondibile nella voce.
Aurora alzò il viso verso di lui:
-Sì!...- ripetè,forte e chiaro.
Notando il rossore sul suo viso,le si avvicinò,le prese le mani e l’attirò a sé:
-Vieni qui…- poi le sollevò piano il volto e iniziò a baciarla,con dolce progressiva voluttà.Intensamente.Appassionatamente.
Le sue mani scivolarono lungo il collo di lei sulle spalle,dalle spalle alle braccia fino a intrecciarsi con le mani di lei.Il loro bacio cresceva inarrestabile,mentre Sindial la stringeva a sè più forte ancora,tenendole i piccoli pugni contro il petto,poi la lasciò libera di abbracciarlo,di tenersi a lui,avvolgendola nella morsa delle sue braccia possenti. Non sapeva resistere oltre,non voleva.Non dopo che lei gli aveva detto quel ‘sì’.
Senza smettere mai di baciarla,slacciò il mantello e lasciò che il pesante soprabito cadesse aprendosi sul pavimento.
-Cosa fai?- ebbe appena il fiato di domandargli la donna ,mentre lui la attraeva verso terra,sull’improvvisato giaciglio..
-Voglio prenderti Aurora…nella nostra casa,nella nostra stanza…-poi le sue dita corsero lungo la schiena di lei,a sbottonare l’abito,mentre la sua bocca calda e appassionata le sfiorava il collo e le spalle già nude- Dimmi ancora che lo vuoi anche tu….-
-Erik…desidero solo il tuo amore…-
La liberò del vestito,le sciolse i capelli,le confessò:
- Tu lo hai,il mio amore…Non è mai stato facile per me amare,Aurora…ma amo te,incondizionatamente…e solo te…Amo i tuoi capelli morbidi,il tuo incarnato di pesca,il tuo viso,le tue labbra,il collo di cigno…il seno che palpita ad ogni respiro,ad ogni carezza…- Sindial accompagnò queste parole con una pioggia di baci,un crescendo che culminò sui capezzoli di lei,intuibili sotto la seta della sottoveste;Aurora emise un gemito incontrollabile di piacere,abbandonandosi senza altre parole.Lui si liberò dei suoi abiti e continuando ancora a baciarle la pelle calda, avvolgendosi con lei nel mantello,le disse ancora: -Amo te,che mi hai voluto come maestro d’amore,amo il tuo cuore generoso,la tua anima innocente e appassionata…
Poi, entrando in lei e respirando il gemito caldo del suo abbandono:
-Ti amo perché sei mia… -sussurrò- Sei l’aurora della mia vita,sei la mia luce…
Il silenzio della casa protesse il crescendo incessante dei loro reciproci sospiri,finchè la voce di lui,roca per il piacere dato e ricevuto,concluse:
-… la mia sposa…-


Ilia dormiva finalmente da qualche ora,quando qualcuno bussò alla porta del suo appartamento.
Riuscì a scuotersi dal sonno con una certa difficoltà e,stiracchiandosi controvoglia, andò ad aprire.Davanti ai suoi occhi ancora assonnati si palesò un vecchio signore robusto,stempiato,leggermente curvo;una fisionomia familiare,ma che a quell’ora e dopo quella nottata il giovane russo stentò a riconoscere subito.
-Si?-
Il vecchio lo salutò con un inchino accennato,poi si volse verso il portone,esclamando:
-E’ qui,signorino…-
In una frazione di secondo,evocato dalla parola ‘signorino’,Ilia seppe dare un nome e una collocazione a quello strano quanto inatteso visitatore:
-Joseph?-
In quella sul pianerottolo,davanti alla sua porta comparve Philippe Segnier,sorridente e divertito.
-Philippe!!-
-Ilia!!-
I due giovani si guardarono,poi senza aggiungere altro si abbracciarono ridendo.
-Non avevo riconosciuto Joseph…abituato a vederlo in livrea..Ma,dov’è andato?-
-A pagare la vettura…Ho l’impressione che vi abbiamo tirato giù dal letto…-
Semonov non lo negò.
-Sono reduce da una festa mascherata…credo di aver preso sonno verso le sei…-
-Oh lo so…qualcuno mi ha parlato di un ‘seducente’ Figaro…- ribattè Philippe.
Si erano accomodati nel salotto informale che Ilia aveva disposto davanti al balcone che si affacciava sulla Senna.Il sole era già abbastanza alto e l’aria era tersa e profumata.
- Qualcuno?...- Ilia doveva ancora riprendere l’esatto controllo delle sue facoltà. -Andiamo per ordine,amico mio…Avete già fatto colazione?-
-Si…ma un caffè lo accetto volentieri…-
-Allora accendo i fuochi in cucina…dovete un po’ adattarvi,perché…il servizio non è dei migliori!- disse scherzando il padrone di casa che,messa lentamente in moto la vecchia cucina a carbone,approfittò per lavarsi e rendersi presentabile al nuovo venuto.
Questi si guardava intorno eccitato.Essere in un appartamento, a Parigi,era ancora più esaltante che soggiornare in albergo.L’appartamento trasmetteva stabilità,appartenenza:abitare a Parigi,affacciarsi sulla Senna…non essere solo ospiti temporanei di un hotel,fosse anche il più lussuoso.Mettere radici,avere una casa…
Quella di Ila non era molto grande.C’era la stanza da letto del padrone di casa e un piccolo soggiorno;qui si aprivano due porte,una che conduceva verso la cucina e i servizi,l’altra che doveva essere una seconda stanza da letto,più piccola.
Philippe sospirò,speranzoso.
Ilia rientrò con un vassoio,tazze e piattini.Dopo poco arrivò col bricco del caffè,succhiandosi un dito che si era scottato.
-Vediamo?...manca lo zucchero?...e…uhmm ho una fame che divorerei il vassoio:ma la dispensa è vuota!-
-Aspettate…- ribattè il giovane Segnier.Uscì sulla porta,richiamando Joseph,cui diede poche veloci disposizioni,quindi rientrò.
-Se non vi offendete,mi sono permesso di mandare Joseph a prendere una colazione,vera e propria…-
Ilia mostrò uno scherzoso disappunto.
-Un po’ mi offendo…ma la fame è più della dignità!....La verità Philippe è che non ho mai il tempo di far colazione a casa…Qui a stento riesco a dormire e a ritagliarmi qualche ora per riposare e scrivere…-
-E’ bella la vista…e mi piace anche l’arredo…- disse l’altro,sincero.
Ilia lo osservò,non visto. La fragilità del suo corpo,il pallore del suo volto cozzavano con la fame di vita,l’entusiasmo che dimostrava nello sguardo e nel sorriso.Si ricordò di avergli offerto ospitalità in casa sua,in uno dei battibecchi avuti con suo padre.Non aveva intenzione di rimangiarselo,anzi…Aveva proprio bisogno di riempire quelle stanze ultimamente così vuote.
-Sono contento che vi piaccia…visto che vi ci dovrete adattare…Di più non posso offrirvi!-
Philippe lo guardò,incredulo e raggiante:
-Dite…dite davvero?...Posso restare con voi?-
-Bè,se non avete di meglio…-
-Appena rientra Joseph lo mandò al George V a prendere i bagagli…- ribattè l’altro.
-Fiùù …al George V? siete proprio sicuro…?-
Philippe sollevò le spalle,indifferente.
-Mia sorella vuol sempre fare le cose in grande…-
Ilia si rese conto che avevano lasciato anche un altro discorso a metà e finalmente cominciò a quadrare le idee nel suo cervello:
-Ma…E’ Alphonsine che vi ha parlato della festa di ieri,vero?-
Philippe ammiccò.
-Sono due giorni che non pensa ad altro:ha passato il sabato a casa della sua amica Aurora,a prepararsi…il tutto per passare poco più di un’ora a quell’insulsa festa…Ma voi non l’avete notata? – sembrò rimproverarlo un po’ lui.
Ilia sospirò,poi si illuminò:
-Aveva un costume rosso,con una maschera di piume e raso?-
-Ah…allora l’avete notata!- rise Philippe puntandogli l’indice.
Bussò Joseph e servì silenziosamente un abbondante insieme di tartine e brioches,che Ilia guardò con vero entusiasmo.
-Naturalmente,se resto qui…Joseph resterà con me,Ilia…Così penserà lui alla dispensa,che ne dite?-
Ilia non aveva parole:qualcuno che lo viziasse,dopo anni di autosufficienza spesso non troppo autosufficiente…Bè,era una notizia che non gli dispiaceva affatto.
-Mi arrendo Philippe…Ma…Alphonsine?non rimarrà male?-
-Lei vuole rientrare a teatro quanto prima:è già rimasta troppo lontano dalle scene,a causa mia …cominciava ad apparirmi cianotica…-
I due giovani risero ancora insieme.Abbassando gli occhi,Ilia ammise con sé stesso che era impaziente di rivederla.


Poco a poco una dolce calma si diffuse tra loro.Intanto il sole andava calando e la casa ora si trovava in una rosea penombra. Erik guardò Aurora ,le accarezzò i capelli,le baciò dolcemente gli occhi.
La donna si lasciò sfuggire un sospiro:
-Vorrei già poter restare qui…non rientrare più …MI dispiace quello che è successo ieri…-
-E’ colpa mia,se è successo…-la interruppe lui,promettendole –D’ora in poi nessuno più ti mancherà di rispetto Aurora…
Lei scosse il capo,sorridendo:
-A me basta starti vicino,Erik…quando sono con te neppure l’oscurità mi fa più paura…mi sembra che tu possa condividerla con me…-
Lui la strinse a sé.Socchiuse gli occhi pensando che l’oscurità era stata sua compagna per così tanto tempo;era stata sua unica amica,sua ispiratrice.E ora si ritrovava a pronunziare parole che non avrebbe creduto di poter mai dire,si ritrovava a rinnegare le tenebre che lo avevano accudito e cresciuto:
-Non parlare più di oscurità,di buio…Presto quello che desideri,che desideriamo,si realizzerà:divideremo insieme la nostra vita. Vieni ora,rivestiamoci:è quasi il tramonto… e non abbiamo visitato ancora il resto della casa…-
-No…non ancora…
Lei lo trattenne.Gli si strinse al petto e,mentre lui la accoglieva tra le braccia,soggiunse:
-Debbo parlarti di una cosa,che è accaduta a Saint Michel…-
Lui inspirò,profondamente.Immaginò di cosa si trattasse:
-Ti ascolto-
-Ho incontrato un professore,uno scienziato..il professor Lagrange…-
-Ebbene?-
-…lui mi ha sottoposto a una specie di esperimento..Si chiama ‘ipnosi’…-
-So di cosa si tratta…-
-Lo sai?...bè,con l’ipnosi lui mi ha fatto tornare indietro nel tempo,a quando ero bambina e vedevo….Ho visto l’oceano Erik…l’ho visto coi miei occhi…-
Sindial la abbracciò,baciandole i capelli:
-Allora cos’è che ti turba,amore mio?-
La giovane donna prese di nuovo fiato:
-Quell’uomo,quel Lagrange mi disse che,rivivendo il momento della disgrazia,avrebbe potuto guarirmi…Quando finalmente mi decisi a provare,però,egli si ammalò…Che delusione,amor mio:ero così certa di tornare a Parigi guarita…di poterti finalmente esprimere tutto il mio amore…-
-E’ accaduto lo stesso,Aurora…-
-Bè…in un certo senso…-ammise lei,poco convinta.
-Se lo desideri,torneremo insieme a Mont Saint Michel…-disse lui piano.
Lei scosse la testa.
-No..Lagrange non vuole più…ne sono sicura…Mi ha anche detto che sarei tornata a vedere comunque,grazie all’amore di chi mi starà vicino…-
Lui appoggiò la fronte alla sua:
-E’ quello che credo anch’io…Perché tanta ansia?Non hai fiducia nel mio amore?-
La giovane donna, appigliandosi al suo coraggio,ribattè:
- E tu? Hai fiducia nel mio?-
Lui si scostò:
-Perché mi fai questa domanda?-
Inspirando forte,lei proseguì:
-Perché…ascoltami Erik…so bene che…c’è un segreto tormento,che non riesci a schiudermi completamente. Ebbene.. posso dirti solo questo: per quanto terribile sia il tuo segreto,non potrà intaccare l’amore che provo per te…Forse,se potessi guardarmi negli occhi,saresti davvero sicuro che è così…-
Sindial sospirò,nascose il viso nei suoi capelli,baciandoglieli.Poi le rispose piano,misurando ogni parola:
-Ascolta tu ora,Aurora :l’uomo che ami non ha segreti…è nato il giorno che ti ha incontrato…-
Lei sentiva che in quel momento egli non mentiva,ma quella risposta la lasciò ancora insoddisfatta.
Prima che potesse ribattere,lui sospirò:
-Mia piccola Psiche…basta…basta così…Non voglio vederti triste né preoccupata:cancella i cattivi pensieri:è un giorno così straordinario per noi…- la baciò con tenerezza,più volte,finchè non la vide sorridere di nuovo:
-Sorridi amor mio…sei così bella quando sorridi!...resteremo così,se ti fa piacere,e ti racconterò come sarà questa casa…tenendoti stretta a me…-


Il pomeriggio aveva ceduto i suoi ultimi colori alla sera,che volgeva piano in notte.Erano ancora là,abbracciati a parlare della loro vita futura. Erik la sollecitò:
-E’ molto tardi…dobbiamo rientrare…-
Aurora lo cinse di nuovo:
-Perché? Restiamo qui…-
-Ma…- lui era meravigliato,ma sedotto al tempo stesso. –Vuoi passare la notte qui?
-Hai detto che c’è il camino:accendiamolo! qui nessuno ci verrà a cercare…- gli sorrise incoraggiante.
- …mia piccola incosciente…-
L’uomo sorrise,la baciò di nuovo ardentemente,poi si alzò,lasciandola avvolta nel mantello e andò a procurarsi della legna per accendere il fuoco.
Rimasta sola lei si raggomitolò alla meglio,in attesa.Da quando aveva messo piede in quella casa aveva avvertito qualcosa di diverso,l’atmosfera,il profumo,il silenzio….Un languore strano,un abbandono anche nel fare l’amore come se la porta di casa chiusa alle loro spalle sancisse definitivamente il loro legame…ora si sentiva piena di lui,una sensazione indefinibile,turbamento e appagamento circonfusi insieme.
La porta si aprì ed Erik entrò,portando odore di vento ed erba.
-Eccomi…-
Lo sentì armeggiare col camino,avvertì la fiamma accendersi e piano piano crescere,fino a divampare.Un caldo abbraccio avvolse entrambi.
-Fatto…- disse lui,con una espressione soddisfatta e pensosa insieme:guardò il fuoco,poi guardò lei…
Le aveva detto la verità:tutto ciò che era stato prima di incontrarla non esisteva più,se non nella sua coscienza.Dal momento in cui le aveva salvato la vita,aveva salvato anche se stesso.si era data un’altra possibilità…
Che strano,riflettè attizzando il fuoco,le fiamme della distruzione li avevano fatti incontrare… ora il caldo fuoco di una casa,la loro casa, sarebbe stato il tacito testimone del loro amore assoluto.
Avvertendo il suo silenzio,Aurora sollevò il viso. I suoi occhi incontrarono il bagliore rossastro della fiamma,che illuminava l’ambiente: una stanza ampia e spaziosa;il pavimento a scacchi,che rifletteva la luce del camino e sembrava macchiarsi di rosso acceso;due alte finestre attraverso cui le stelle facevano capolino tra i rami dei tigli.Erik le dava le spalle,accosciato davanti al camino.Avvolto nella luce del fuoco…
.Ma poi si volse…E finalmente apparve il suo viso,la cui maschera argentea rifletteva l’ondeggiare delle faville.Incredula non seppe dir nulla. Gli sorrise.Lui non capì come mai quel sorriso fosse diverso dal solito:sentì solo il desiderio crescere in sé;la prese tra le braccia e la strinse quasi da farle male.Poi si chinò a respirare il suo respiro e incontrò ancora le sue labbra.Le sue mani cercarono la pelle calda sotto il mantello,mentre la sua bocca ne beveva avida il sapore di miele dalle labbra.
-Dammi dieci giorni…-le promise in un sussurro- e questa casa sarà tua..Vivrai qui,vivremo qui…Mia bambina adorata…avrai tutto quello che vorrai,tutto…-
Fu sua,ancora,mentre la fiamma consumava i ceppi,fino a incenerirli.E all’alba ancora covava il calore indistruttibile sotto la cenere,come il fuoco sacro nel larario a protezione del sonno degli abitanti della casa.


Era ancora notte quando Aurora si svegliò.Aprì gli occhi e nel buio riconobbe un bagliore rossastro:la brace che sfrigolava nel camino.
Si sollevò piano,ancora incredula…
Vedeva! Non era il solito buio opprimente della cecità a circondarla…era una calda,intima oscurità,appena rischiarata dalla fiamma.La giovane donna era emozionata,felice,commossa.
Non appena riuscì a distinguere meglio i contorni delle cose,si volse a guardare l’uomo che le dormiva accanto.La sera prima il suo viso mascherato le era apparso completamente,per la prima volta.
Ora,proprio come Psiche,si soffermò a rimirarlo.
Erik era supino,col volto delicatamente reclinato a destra.Le sembrò anche più bello di come lo aveva immaginato: i capelli serici erano scuri,un po’ ondulati;la mascella volitiva;le labbra morbide,sensuali.
Nel sonno lui volse il capo.Delicatamente Aurora gli scostò la maschera dal profilo sfigurato..Oh povero Erik,quanto dolore aveva dovuto procurargli quel marchio iniquo,crudele…Ingoiò silenziosamente un lacrima,poi le sue dita accarezzarono la pelle deforme.
L’uomo dischiuse gli occhi:nel buio gli sembrò di incontrare un caro volto di donna,uno sguardo così amorevole da evocargli inconsciamente la tenerezza materna forse mai conosciuta…
Era così soave quella visione che i suoi occhi si richiusero,credendola un sogno…


Quando Erik si svegliò,Aurora non era accanto a lui.Egli si sollevò bruscamente,guardandosi intorno.
-Aurora!- la chiamò,stordito,confuso.Infilò la camicia e cominciò a cercarla mentre la luce del sole a poco a poco inondava la casa.
Uscito sul porticato d’ingresso si guardò intorno.Di lei nessuna traccia. Com’era possibile?
Gli sembrò di avvertire un richiamo dall’interno.Si precipitò nel ‘peristilio’ dove un tempo doveva esserci un giardino all’inglese.Ora rimaneva erba incolta e qualche cespuglio di rosa selvatica.
Attraverso il colonnato finalmente la individuò.Aveva ancora i capelli sciolti,leggermente scompigliati,ma indossava il suo grazioso abito verde:una nota leggiadra nel caos di quella vegetazione abbandonata e selvaggia.
Sembrava guardarsi intorno…A un tratto avvertì il passo dell’uomo alle sue spalle e si voltò.
Erik notò di nuovo quel suo sorriso diverso,quindi incontrò il suo sguardo e –finalmente- capì.
Vedeva!...Aurora vedeva!
Istintivamente si sarebbe lanciato verso di lei,ma una inconsapevole paura,una istintiva vergogna lo bloccò;la mano corse a coprirsi il volto,quel volto inaccettabile sotto la maschera.
Invece che andarle incontro si arrestò,quasi stava tornando sui suoi passi.
Fu lei a raggiungerlo;il sorriso ora aveva lasciato il posto a una espressione sollecita,interrogativa:
-Erik?!?...-
Lui respirò profondamente.Volse il capo,sfuggente.
-Erik…io,io vedo!- gli disse lei,cercando il suo sguardo,prendendogli le mani. –Sindial,amore mio,io ti vedo!-
E così dicendo gli gettò le braccia al collo,stringendosi a lui con lo slancio e la passione di sempre.
Sindial scosse il capo,ancora restio;la abbracciò baciandole delicatamente i capelli.Poi lei alzò il viso e i loro occhi si incontrarono:
-Io ti amo…- ripetè lei,guardando dritto in quelli di lui,splendidi,profondi,due immensi laghi di passione,dolore,incredulità,amore…
Come non crederle? Come non annegare in quello sguardo di lei,splendido,profondo…in quell’Oceano di amore assoluto?
Erik non seppe dire nulla.La gola era serrata dall’emozione e da una felicità inconcepibile.
Si chinò sulle sue labbra e la baciò.La baciò,la baciò a perdifiato,sollevandola tra le braccia,ruotando con lei,danzando come un pazzo ubriaco,come un giovane Dioniso al culmine della divina ebbrezza dello spirito…



Dolphine era seduta al suo scrittoio,penna alla mano.Aveva confusamente in mente una lettera,appoggiò il pennino sulla carta,mordendosi con mossa puerile le labbra,quindi cominciò:
‘Mia cara madame Giry,
ero così contenta,fino a ieri…
Tutto sembrava perfetto.Rientrare a Parigi,riabbracciare mio padre,ritrovare la cara dolce amica Aurora…E poi,a queste piccole gioie che scaldano il cuore,aggiungere l’opportunità di proseguire nella mia carriera artistica,ottenere una scrittura all’Opera…Non mi sembrava vero,madame!
Il teatro è davvero rinato.L’opera che stiamo mettendo in scena è nuova,ma molto particolare e monsieur Sindial è uno scenografo eccezionale…
Purtroppo,se sul piano artistico è degno di grande stima,non posso dire lo stesso sul piano umano.
Ecco…è di questo che vorrei farvi partecipe,sentire la vostra opinione,chiedere un vostro intervento.
Egli è un uomo…seducente,ma assolutamente amorale.Purtroppo l’avermi scritturata lo ha reso sicuro di poter pretendere da me una riconoscenza che andasse molto al di là di ogni lecita aspettativa. E’ un individuo spregevole,madame Giry:ma sono riuscita a tenergli testa,finora…
Solo che..non è di me che voglio parlarvi.Grazie a Dio,nonostante le apparenze so difendermi abbastanza.E sono in grado,in qualsiasi momento, di strappare il contratto e abbandonare il lavoro,se fosse necessario.
Purtroppo quell’individuo ha approfittato di una creatura delicata e indifesa…Una creatura sfortunata,che non ha fiducia in se stesa e si è lasciata irretire dal suo fascino,senza poterlo vedere per quello che è:un lascivo seduttore…
Sto parlando proprio di Aurora,madame. Ora che è sola –sua zia ammalata è a curarsi sulla costa- è in balia di costui e,certo,non ascolta i consigli di un’amica sincera…
Vi prego,datemi un consiglio su come agire o –ma non oso sperarlo – intervenite voi stessa!
Confido in voi!
La vostra devota allieva ed amica
Dolphine ‘

La giovane donna rilesse la lettera,compiaciuta di come le parole fossero scaturite con tanta naturalezza dal suo cuore. Aspettò che l’inchiostro si asciugasse,quindi imbustò la missiva.
Indossò poi il soprabito e,uscendo, avvertì i domestici:
-Comunicate a mio padre che vado alla prova generale,a teatro…rincaserò tardi!-
Quindi montò sulla carrozza padronale,fermandosi al più vicino ufficio postale.

Ormai per Erik ed Aurora era davvero tempo di rientrare.Avevano girato per tutta la casa tenendosi per mano,sognando insieme come avrebbero sistemato le stanze e il giardino interno.All’esterno il parco proseguiva lungo un ruscelletto che a poco a poco si ingrossava andando a defluire in lontananza in un canale.
-E’ tutto così bello,Erik…- disse Aurora,riempiendosi gli occhi dei colori che la luce del giorno continuava a suscitare.
-Si…- disse lui,guardandola.
Rientrarono.Il mantello di lui giaceva ancora scomposto sul pavimento.Aurora raccolse le sue forcine e il nastro dei capelli,quindi aperto il battente di una finestra lo usò come improvvisato specchio per riassettarsi.
Lui le si avvicinò,sussurrandole:
-Rimpiangerò i momenti in cui mi prendevo cura io dei tuoi capelli..-così dicendo glieli ravviò piano.
Lei gli sorrise:
-Vuoi continuare a viziarmi?..-
Erik sospirò:
-Non smetterei mai…- glieli raccolse come di consueto a coda nel nastro,mentre lei si rimirava,compiaciuta.
Quando l’opera fu compiuta,lei si volse indietro,grata.E gli promise,con seducente trasporto:
-Sceglierai i miei vestiti tutte le mattine e… scioglierai i miei capelli,tutte le notti…Ma sarò io a prendermi cura di te,Erik…- così dicendo gli cinse il collo,amorevolmente.E sollevatasi sulle punte gli diede un ennesimo bacio a fior di labbra.
L’uomo si chinò a raccogliere il suo mantello,mentre Aurora uscita sul porticato,smuoveva distrattamente del terriccio dai gradini.A un tratto si rese conto che sull’ultimo gradino c’era una scritta incisa nel granito.Si storse per cercare di leggerla…DE LA REVENGE…
Sindial la raggiunse,chiudendosi la porta alle spalle,dopo aver gettato un ultimo sguardo sognante all’interno.
-Cosa hai trovato?- le chiese,distratto.
-C’è un nome…De La Revenge….- Aurora si ricordò che Dolphine lo aveva apostrofato così,la sera della festa.-Ma…allora questa casa…era della tua famiglia?E’ questo il tuo cognome?-
Lui la guardò,domandandosi se metterla a parte della verità.O darle invece una risposta rassicurante.Perchè turbarla con pensieri e sospetti?lui era un uomo nuovo,dunque…lo sarebbe stato fino in fondo.
Con un mezzo sorriso,annuì:
-Già…in qualche modo l’ho ereditata…Vieni via,ora…Oggi ti voglio accanto durante la prova generale:abbiamo giusto il tempo di rientrare e cambiarci…-
Così dicendo,le indicò il calesse e il magnifico cavallo nero stellato che li attendeva paziente accanto al cancello.
-Oh…il cavallo che ho scelto io?-
-Già –disse Sindial accarezzandolo.Quindi montò e serrate le redini spronò il fido Melas al galoppo.



-Oggi avrò una giornata piuttosto intensa…- Philippe ed Ilia rientravano da una visita a NotreDame,passeggiando lungo la Senna. –Stasera c’è la prova generale del Peer Gynt…Domani se Dio vuole c’è la prima…-
Philippe sembrava ascoltarlo appena,tutto intento a rimirare compiaciuto gli alti fusti dei platani che si specchiavano nelle acque calme della fiume che scorreva lentamente.
A un tratto sembrò riscuotersi:
-Che ore saranno?-
-E’ passato mezzogiorno – rispose Ilia,estraendo il suo orologio dal panciotto e consultandolo.
-Alphonsine…le avevo detto che ci saremmo incontrati al Trocadero…-
-A che ora?- domandò l’altro affrettando il passo e contemporaneamente sollevando un braccio per fermare una carrozza.
-Adesso…- rispose imbarazzato Philippe.
Il vetturino spinse il suo vecchio cavallo al trotto,ma quando finalmente raggiunsero il luogo dell’appuntamento,erano già in ritardo di venti minuti.
Alphonsine era in piedi,di spalle davanti al bancone di un caffè,pestava nervosa il piede a terra e fingeva di interessarsi alle confezioni di dolciumi esposte nella vetrina,senza risolversi a scegliere nulla.
-Posso offrirvi qualcosa,bella signorina solitaria? Voi mi ricordate una vecchia amica…-
La bella ballerina si volse;avrebbe voluto conservare il broncio,ma non seppe resistere a lungo.Sorrise ad Ilia,che le aveva sussurrato quelle ridicole avances a bassa voce:
-Una vecchia amica?...non è un bell’inizio,monsieur!-
Il giovane interruppe il gioco,desideroso di salutare la ritrovata compagna di tanti momenti,belli e brutti.Dovette limitarsi a un baciamano,ma trattenne forte la bella mano di Alphonsine nella sua:
-Che bello che siate tornata,Alphonsine!-
-E’ un piacere anche per me,ritrovarvi,Ilia!- rispose lei,sincera. Poi si guardò intorno,leggermente contrariata: -Philippe non è con voi?-
-Ci aspetta là,seduto al tavolino..- la rassicurò Semonov.
I due giovani lo guardarono insieme,quindi si scambiarono uno sguardo eloquente.Alphonsine abbassò gli occhi,sospirò,ma poi riprese l’umore iniziale:
-Raggiungiamolo….E voi,signorino,dovete aggiornarmi su molte cose…- gli disse intanto,puntandogli l’indice,minacciosamente.
Ilia finse di spaventarsi,si mordicchiò le labbra.Poi ammiccò sorridente:
-Credo che un pomeriggio non basterà…-
-Oh…lo faremo bastare…non temete…-
-Ma io oggi ho la prova generale…Verrete anche voi,spero?-
Alphonsine non rispose,fingendosi distratta.
Ilia non insistè. Sedettero insieme a Philippe e conversarono piacevolmente della primavera incipiente e di quanto Parigi rifiorisse con la bella stagione.
A un tratto la ballerina iniziò a punzecchiare Semonov:
-A proposito…l’altra sera pare che tutta la Parigi che conta si sia ritrovata a una festa in maschera?-
Ilia nicchiò.Sapeva che prima o poi ne avrebbero parlato.
-Già…un’idea davvero bizzarra,per festeggiare il compleanno…-
-Bè…siamo in periodo di carnevale…E voi? Eravate anche voi tra gli invitati?...-lo guardò maliziosa.
-Si…ormai anche io faccio parte del Gotha,non sapete?...-
Philippe assisteva ridendo alle loro schermaglie.
Alphonsine sorseggiò la sua bibita,poi domandò:
-E vi siete divertito? Avete fatto conquiste?-
-Purtroppo avevo messo gli occhi su una bella mascherina rossa…ma è scomparsa prima che potessi avvicinarmi…-
-Bugiardo!...gli occhi vostri non erano su quella mascherina…Credo fossero fissi su una bella Margherita,invece…- il tono scherzoso della ballerina scemò.
Ilia aveva abbassato gli occhi,mogio.
Annuì piano,ammettendo:
-Già…-
La conversazione si faceva intima,il terzo tra loro pensò bene di fingersi distratto e si nascose dietro un quotidiano che uno strillone gli aveva porto.
Alphonsine,allora, stringendogli la mano appoggiata sul tavolino,domandò sollecita ad Ilia:
-Com’è andata?...le avete parlato,finalmente?-
-Si…- rispose lui,a fatica.Poi,sospirando aggiunse:-forse avevate ragione:…dopo averle parlato,è come se …Ma la risposta era quella che già conoscevo!-
La ballerina scosse il capo,con simpatia verso il suo interlocutore.
-Mi spiace Ilia…Ma Aurora credo abbia proprio perso la testa,per Maschera d’argento!...Cosa ci troveranno poi tutte,in quell’uomo?- si domandò,scettica.
-Vorreste farmi credere che a voi vi lascia indifferente?- questa volta fu Ilia a provocarla – Ma se appena arrivata a Parigi non avete fatto altro che cercarlo e beccarvici!-
Alphonsine aspettò,prima di rispondere:
-E’ un uomo affascinante,ma solo perché è il direttore dell’Opera…Voi mi conoscete Ilia:io ho un solo grande amore…Il teatro!il palcoscenico mi manca da morire…-
-Allora stasera venite ad assistere alla prova generale…-
-Assistere?...-la ballerina aggrottò le sopracciglia,quasi offesa. –No grazie…rientrerò a teatro lunedì,ad occuparmi della scuola…secondo contratto…- ribadì,secca.
-Bè…non posso darvi torto…ma…-
-Appunto:non me lo date…Verrà il momento in cui anzi,mi darete ragione….e le mie ragioni saranno riconosciute!- questa volta Alphonsine era visibilmente indispettita.
-Però,almeno…concedetemi la vostra compagnia per la sera della prima…volete?-
Alphonsine lo guardò,al di sopra del bicchiere,con una espressione enigmatica dello sguardo,senza rispondere.

Il calesse avanzò a piccolo trotto attraverso i viali della città che si risvegliava,in quella domenica di fine febbraio.Aurora si guardava intorno:dopo cinque anni rivedeva Parigi,mentre il sole faceva capolino tra gli alti palazzi dei boulevards,scintillando sulla Senna,attraverso i rami dei platani che cominciavano a mettere le prime foglie.
Percorsero il lungofiume,costeggiando la Sorbona,l’accademia di Francia,il quartiere latino.Quindi dall’ile de la citè si levò l’alta mole della cattedrale di Notre Dame.La giovane donna si strinse a Sindial,che di tanto in tanto distoglieva gli occhi dalla strada per seguire lo sguardo di lei,attonito,incantato,commosso.
Quando gli occhi di Aurora si posarono sull’antica cattedrale,Erik si accorse di quanto ne fosse turbata,rallentò e lentamente deviò il corso del loro cammino dirigendosi verso l’ile,senza dire nulla.Aurora gli si strinse a fianco,poi lui fermò proprio davanti all’imponente portale gotico,nella ‘corte dei miracoli’.
Sempre senza parlare,la sostenne mentre smontava dal calesse:
-Non…non vieni con me?- gli chiese lei,già conoscendone la risposta.
-Ti aspetterò qui.-
Nonostante fosse domenica,la chiesa era ancora vuota.Mancava un’ora alla messa.La grande navata centrale sembrava circonfusa in una luce azzurrina,proveniente dalle spettacolari vetrate;gli archi gotici si rincorrevano in una inarrestabile fuga fin verso l’altare,fino alla Saint Chapelle,la porta del Paradiso…
Aurora cercava qualcosa.In una nicchia,tra le alte colonne del tempio,la trovò:era una statua in argento della Vergine Maria.Appoggiata al basamento,le mani giunte,la giovane donna sollevò appena il viso a incontrare lo sguardo pietoso della madre di Cristo,poi abbassò il capo e pregò piano.
Quando uscì dalla chiesa,Erik la attendeva appoggiato di fianco alla balaustra che dava sul fiume.Aurora non seppe mai che –contraddicendo il suo proposito –egli l’aveva seguita all’interno della chiesa,violando ancora quel confine al di là del quale si sentiva più straniero che mai.Il suo sguardo l’aveva accompagnata fino ai piedi della statua e,sollevandosi,aveva di nuovo incontrato la muta indicibile comprensione del volto di Maria…Poi si era ritirato,in tempo perché lei lo ritrovasse –assorto e pensoso- ad attenderla fuori.
Lei lo raggiunse,sorridente.Insieme montarono ancora sul calesse e ripresero la strada verso casa.Ormai la luce del sole inondava ogni angolo:Erik in silenzio si domandava fino a che punto sarebbe riuscito a riconciliarsi con quella luce,fredda e impietosa,che suscita colori e orrore…Poi guardò Aurora accanto a lui,radiosa;intrecciò ancora una volta lo sguardo con lei.Era uno sguardo che lo ripagava di mille sofferte ore passate nel buio.Per lei,per lei avrebbe trovato il coraggio…
Erano ormai giunti sulle scale dell’ingresso della maison Levigny.
Sindial si stava congedando,ma non si risolveva.
-Tornerò a prenderti alle sei…-
-Si…mi farò trovare pronta…-
Fu più forte di lui,quando l’uscio si aprì,sospingerla all’interno e darle ancora un bacio,sotto gli occhi imbarazzati di Beatrice che,richiusa la porta alle loro spalle,si eclissò discretamente.
Le tenne ancora il viso sollevato tra le mani,guardandola negli occhi,senza parlare.Poi però abbassò lo sguardo,divenendo serio e le disse:
-Ascolta Aurora…vorrei che tornassi a vivere a teatro,ma mi rendo conto che ora come ora qualcuno potrebbe giudicarlo ‘sconveniente’.Sarà opportuno che tu rimanga qui ancora pochi giorni… io non resisterei a starti lontano,sapendoti così vicina…-
Lei lo guardò, comprensiva.
-Mi comporterò in modo ‘conveniente’,monsieur Sindial…- promise,con falsa,maliziosa solennità. –…Conveniente alla vostra ‘promessa sposa’…-
Lui la attirò forte a sé e le sussurrò all’orecchio:
-Tu sei già mia sposa…lo sei diventata stanotte,tra le mie braccia,dopo avermi detto quel sì…-
Poi ancora una volta la baciò,a suggellare le proprie parole.
-Alle sei…-


‘Cara Blanche…
So di darvi una grande emozione,ma non potete non essere la prima a saperlo…
È proprio vero:vi sto scrivendo una lettera! Io,Aurora…come avevate previsto è successo:io vedo Blanche! E adesso non desidero altro che dirvelo di persona…
Vorrei correre da voi,abbracciarvi…rivedere il vostro caro viso,il vostro sguardo sollecito,il sorriso buono e solidale.E presto succederà…
C’è dell’altro…questa volta non avete indovinato,zia:il vestito che mi avete regalato,me lo vedrete presto indosso.Monsieur Sindial …ed io….ci sposeremo!
Accadrà presto,appena la casa che lui sta approntando sarà finita,però credo sarà una cerimonia piuttosto intima.Ma voi non potete mancare,Blanche. E se anche non doveste esserci,verrò apposta fino a Mont Saint Michel perché possiate vedere tutta la mia felicità…’

Aurora scriveva col sorriso sulle labbra,le parole sulla carta rincorrevano nervose la sua immaginazione,la sua ansia di comunicare la felicità che aveva nel cuore.Rilesse la lettera:forse era troppo breve,forse avrebbe dovuto raccontare meglio i particolari…ma quelli erano scolpiti nel suo cuore e li avrebbe condivisi,sempre,soltanto con Erik,il suo Erik.
Firmò quindi e imbustò la lettera. Poi,euforica, prese un secondo foglietto e iniziò a scriverne una nuova:


‘Cara madame Giry,
Perdonate la mia grafia,so che non è bella né ordinata:era da tanto che non scrivevo e sono così emozionata…La mano è ancora incerta sulla carta e non mi par vero di distinguere i segni scuri tracciati sul foglio bianco.Vi domanderete chi vi scrive? Una persona che è finalmente uscita dal buio della sua cupa prigione di paura…Proprio io,madame,Aurora De Guilerm!
Da quando sono tornata a Parigi,più di una volta avevo avuto avvisaglie di qualcosa che andava cambiando:ogni tanto la tenebra si squarciava ed io vedevo,per un attimo,davanti a me…
Spesso il ritorno repentino del buio mi gettava ancora di più nello sconforto.E preferivo tacerne con tutti,o quasi.
In quel buio,madame,avevo però trovato qualcuno,un amico…Più che un amico,avevo trovato un rifugio,le braccia calde e forti di un uomo che mi amasse nonostante tutto. Forse è stato proprio il suo amore a guarirmi.Il suo amore,il desiderio di guardarlo negli occhi,ammirare la sua opera…condividere i frutti del suo genio… La sorte non è stata giusta con lui,ma tutto ciò che il destino gli ha negato,tutto nelle sue mani e nella sua musica si è trasformato ,con lacrime e sangue,ed è divenuto vera bellezza… Grazie a lui,il teatro dell’Opera è rinato.Anzi,direi che è nato,e basta.E voi dovete tornare ad ammirarlo,vincendo le vostre paure…Non c’è nulla più da temere qui:c’è solo da stupirsi e godere!
Scusatemi,vi scrivo sull’onda della felicità e forse il mio entusiasmo vi sembrerà eccessivo. E’ che desidero rivedervi,e vorrei che accadesse proprio qui,a Parigi.L’unica che manca,in questo tempio,siete proprio voi,madame…
In questi giorni si mette in scena il Peer Gynt. Perché non venite ad assistervi? Troverete anche Dolphine,Alphonsine…e soprattutto io potrò riconoscervi tra la folla e corrervi incontro,per abbracciarvi…Che ne dite?
In attesa di una risposta,in attesa che questa mia fantasia si realizzi,vi saluto con affetto.
Aurora de Guilerm’

La fanciulla rilesse quanto aveva scritto.Forse non avrebbe dovuto essere così esplicita,ma voleva bene a madame Giry e sentiva di dovere a lei quella inattesa svolta della sua vita.Si alzò dallo scrittoio:si diresse verso il suo piano e osservò gli spartiti che Sindial le aveva compilato.Li carezzò coi polpastrelli,ma finalmente i suoi occhi ebbero il piacere di leggere le note,vergate una ad una dalla mano esperta di Erik.
Beatrice entrò,occhieggiandola.Non era sicura di quello che le sembrava di vedere,ma era troppo discreta per chiedere.
Aurora si voltò verso di lei e le sorrise:
-Entrate Beatrice….e fatevi guardare…-
-Oh…ma voi,madamoiselle?-
Era una ragazza alta e magra;i capelli chiari e il viso pulito,sorridente. Aurora le girò intorno osservandola:
-Siete molto graziosa…- concluse,con un sorriso affabile e grato.
Beatrice si inchinò:
-Grazie madamoiselle…- era emozionata e incredula anche lei.-Ordinate… Che posso fare per voi?-
-…Nulla…Ehm…Io esco a fare una commissione…-
-Da sola?...- domandò la cameriera,sollecita.
-Da sola..si!- indossò il soprabito con l’aiuto della domestica,si osservò allo specchio e quindi uscì.



-Alphonsine…sai che Ilia mi ha invitato a soggiornare a casa sua?- erano ancora seduti a impigrirsi al tavolino del caffè.
La ballerina guardò Semonov,piacevolmente sorpresa.
-Ma…e la stanza al George V?...- domandò.
-Joseph si è già occupato di trasferire i bagagli…Andiamo Sinette…Lo so bene che tu vuoi tornare in teatro…- il ragazzo ammiccava.La sorella sembrò fulminarlo con lo sguardo.
-Sinette?...- ripètè meravigliato Ilia
-Vi prego…è un appellativo che odio!...-
-Ma perché? È carinissimo…Sinette!..come nasce?-
-Quando Philippe ed io eravamo piccoli,lui mi chiamava così…non sapeva dire il mio nome…Ma lui solo ha il permesso di usarlo!- ribadì Alphonsine con fermezza,puntando l’indice.
Risero ancora,ma il tempo scorreva in fretta.A un tratto il russo consultò l’orologio e sollecitò il suo nuovo coinquilino:
-Debbo rientrare…tra un’ora mi aspettano a teatro…-
Alphonsine si finse distratta.Le ribolliva l’idea di non partecipare a quella prova,ma cercò di non darlo troppo a vedere.
Alzandosi dai tavolini,ebbe l’occasione invece di ringraziare ancora il suo amico:
-Siete l’uomo più generoso che io conosca,Ilia…- gli sussurrò.
Lui si schernì,scuotendo la testa.Pagò il conto e invitò Philippe:
-Andiamo?....e voi,Alphonsine? Che farete oggi?-
-Infatti ..- si accodò Philippe.
-Bè…in questa cittadina di provincia…ci si annoia tanto…- scherzò lei,per rassicurarli.
Quindi riassettandosi un po’ davanti alla vetrina si diresse verso le vetture in attesa e li salutò con la mano.
-Au revoir!...-
I due amici si diressero verso il quartiere latino,senza fretta.
Philippe continuava ad osservare incuriosito il mondo che lo circondava.A un tratto,sollevando lo sguardo intravide una graziosa sagoma di donna uscire da un ufficio postale,infilandosi i guanti.Era di una bellezza particolare,ma Ilia era rimasto a guardarla a bocca aperta,senza fiato.
-Che vi succede amico mio?...sembrate sconvolto?-
La giovane donna incedeva verso di loro,come a voler interloquire.Philippe immaginò allora che lei ed Ilia si conoscessero,ma rimase di nuovo spiazzato quando lei,con garbo,chiese:
-Scusate,monsieur…potreste gentilmente dirmi che ore sono?-
-Madamoiselle Aurora!-
Aurora sollevò il suo sguardo,incrociò quello di un giovane bello,dai capelli castano scuro,gli occhi ambrati,i lineamenti regolari,un sorriso incipiente.
-Ilia?...- era la sua voce,Aurora non poteva sbagliarsi.
-Madamoiselle!...voi?-
Philippe rimaneva a osservarli,leggermente inebetito,sorridendo anche lui senza sapere perché.
-Si Ilia…si!- rispose Aurora,sorridendo radiosa.
-E’..è bellissimo!- riuscì a spiccicare il russo. –E Sindial? Lo sa?-
La donna lo guardò,indulgente,grata,quasi materna.Era incredibile l’affetto che quel giovanotto nutriva per Erik.Ora,oltre che avvertirlo nel suono della voce,lo coglieva chiaramente nello sguardo,quello sguardo schietto e sincero che finalmente poteva ricambiare.
-Si…- gli rispose,abbassando la testa e arrossendo –Lui è stato il primo … a saperlo…Ma a proposito…che ore sono? Alle sei passava a prendermi…-
-Manca una mezz’ora…se volete facciamo un po’ di strada insieme. Permettete? Posso presentarvi Philippe Segnier?-
-Philippe?...il fratello di Alphonsine?...Molto piacere,signore…- gli disse porgendogli la mano
Philippe guardò ancora lei,poi Ilia,quindi strinse la mano che la giovane donna gli porgeva ricambiandole il sorriso:
-Il piacere è mio…voi allora dovete essere l’amica di mia sorella,vero? Vi avevo intravisto sul treno,ma poi Alphonsine vi ha sequestrato…-
I due giovani finirono per accompagnare Aurora fino a casa.
-A più tardi… - le disse Ilia,congedandosi.
-Si…a dopo…-
Rimasti soli,Philippe per qualche minuto rispettò il silenzio dell’amico,poi domandò:
-C’è qualcosa che non so,di madamoiselle Aurora?Sembravate piuttosto rapito quando l’abbiamo incontrata…-
Ilia riflettè,guardandosi un attimo alle spalle,poi riprese la strada a testa alta:
-No…non c’è nulla…-



La carrozza nera si fermò davanti alla scalinata frontale dell’Opera.
Erano trascorsi poco più di cinque mesi da quando Aurora aveva rimesso piede nel teatro,con la fedele Blanche,Alphonsine e l’ottimo Ilia.
La giovane ricordava ancora di essersi appoggiata appena al braccio offertole dal sollecito factotum di Sindial;aveva avvertito lo stupore ammirato di sua zia e della sua ex compagna di collegio,ma aveva potuto solo immaginare la bellezza e l’eleganza del nuovo Opera.
Intorno a lei,quel giorno,il buio più opprimente e mortificante.
Lo sportello si aprì ed Erik ne smontò agilmente,fermandosi di lato ad offrirle il braccio.La fanciulla sollevò lo sguardo:era l’imbrunire,ma sullo sfondo cilestrino del cielo la mole slanciata ed ariosa della costruzione si profilava in tutta la sua rinnovata bellezza.
La giovane donna rimase qualche momento incantata ad ammirare l’edificio.Si appoggiò al solido braccio di Erik,cercandone la forza e il sostegno.
-Va tutto bene…-lo rassicurò poi con un sorriso,ma era emozionata.
Si incamminarono lungo la gradinata esterna,quindi fecero il loro ingresso nel foyer.Era una sala spettacolarmente accogliente,nella quale si apriva una sontuosa scalinata,che conduceva ai palchi più prestigiosi.
Aurora se ne riempì gli occhi,immaginando quale magnifica cornice fosse stata per il ricevimento dell’inaugurazione.Di tanto in tanto cercava lo sguardo di lui,senza riuscire ad esprimergli a parole l’estatica meraviglia che nutriva per tanta smisurata bellezza.
Attraversarono il salone e finalmente si trovarono di fronte alle porte che immettevano nella platea.
Erik ne aprì una davanti ad Aurora,cedendole il passo.Lei si fermò sul limitare.Ora l’emozione era davvero insostenibile.
-Non aver paura…- la incoraggiò lui.
-Non ne avrò,se mi starai vicino…-
Lui allora la prese per mano,precedendola.
-Abbiamo trascorso insieme in questa sala tante ore felici…Tu eri là,seduta nelle prime file,ricordi?-
-Si…e tu mi hai spiegato la messa in scena del Peer Gynt…-
Intanto sul palcoscenico si andavano riunendo tutti i membri della compagnia.
-E il tuo palco?...qual è?- domandò lei,che dall’emozione iniziale,ora stava passando a uno stadio di eccitata euforia.
-Eccolo…-
La giovane donna ripensò a tutte le volte che si era sforzata di immaginare se stessa al piano sul proscenio e Sindial che le applaudiva dal suo palco…Era tutto anche più bello di quanto avesse potuto sognare…
-Vieni ora…voglio presentarti alla compagnia…-
Lei lo trattenne,col gesto,con lo sguardo.
-Aspetta..io…-
In quella Ilia,entrato dal back stage si accorse della loro presenza e andò loro incontro,scendendo la scaletta che dal palcoscenico portava giù alla buca dell’orchestra e,da qui,alla platea.Si incontrarono a metà strada.
-Monsieur Sindial…madamoiselle…- disse,senza aggiungere altro,leggermente imbarazzato.
-Buona sera Ilia…- gli sorrise lei.
-Semonov…-Erik sembrò tagliare un po’ corto- vorrei presentare madamoiselle Aurora alla compagnia…Fate voi gli onori di casa…-
Ilia chinò appena il capo:
-Subito…-
-Ah…Ilia…c’è una novità…- soggiunse poi addolcendosi leggermente Sindial.
Il segretario ed Aurora si scambiarono uno sguardo fugace,impercettibilmente complice.
-Si?- domandò lui,ansioso.
-Si…- confermò Aurora.
-E’…è quello che spero?- chiese ancora Ilia,sorridendo interrogativo a Sindial.
Lui annuì.Poi rivolgendosi ad Aurora,le domandò,con tono bonariamente ironico:
-Hai visto come è elegante stasera il nostro Ilia,mia cara?-
-Si…la giacca si intona perfettamente al colore dei suoi occhi…- rispose lei,prontamente.
Fra i tre passò quindi uno sguardo eloquente;le mani di Erik ed Aurora erano strette,e su di esse posò la sua destra solidale e amica Ilia.
-Venite…faccio gli onori di casa…-ripetè quindi il giovane russo,indicando la strada alla pianista.


Tutta la compagnia ormai era in scena per la prova generale;a piccoli gruppi chiacchieravano tra loro,incuriositi dall’ingresso della nuova arrivata,ma discretamente si fingevano distratti e intenti alla fatica futura.
-Signori…- Ilia ne richiamò l’attenzione. –Prima che iniziamo volevo dirvi che stasera avremo una spettatrice d’eccezione…madamoiselle Aurora De Guilerm…-
In realtà Aurora era conosciuta.A parte le lusinghevoli recensioni dello spettacolo inaugurale,nessuno aveva dimenticato le note splendide che erano emerse dal suo piano qualche giorno prima di Natale.Ma la giovane pianista era sempre stata estremamente schiva con tutti,sicchè ora poterla conoscere e parlarle era davvero una sorpresa.
-Madamoiselle…- herr Frederick prese la parola,mentre Aurora stringeva affabile le mani di questo e quell’artista – sono sicuro di parlare a nome di tutti i miei colleghi,se vi dico che sarà un onore esibirsi solo per voi…
-Grazie,monsieur…mi confondete…Sono convinta che l’onore e il piacere saranno miei…-
-Madamoiselle- interloquì la soprano – perché non ci regalate una vostra esibizione…prima di iniziare? Sarà il nostro portafortuna…-
Alla richiesta si unirono un po’ tutti.
-Non saprei…bisognerebbe chiedere a monsieur Sindial…-tentò di ribattere Aurora,poi guardò Erik aspettando da lui un cenno.
L’uomo sembrò acconsentire.
-Suona tu l’ouverture- le suggerì,carezzandole la spalla e sorridendo –solo a lei- con dolcezza. I presenti si scambiarono un’occhiata carica di significati sottintesi.A qualcuno sfuggì anche un ‘oooh?!’,che però si affrettò a soffocare,per non incorrere nell’ira dell’impresario,già pronto a fulminare con lo sguardo il malcapitato colpevole.
Aurora andò a sedersi al piano,nella buca dell’orchestra.Allora Sindial sollecitò i presenti:
-Andiamo,signori!...Abbiamo indugiato abbastanza….Maestro?...aspettiamo voi!- l’ultimo richiamo era per il direttore che si affrettò a radunare gli orchestrali e,con l’autorità che gli veniva dalla bacchetta,diede il segnale d’inizio all’esecuzione.


Aurora suonò l’ouverture,accompagnata dai musicisti ufficiali;quindi cedette il posto al pianista ed andò a recuperare la poltrona lasciata libera in platea accanto a Erik ed Ilia.Uscendo dalla buca dell’orchestra,il suo abito urtò inavvedutamente un leggio,che cadde con un secco rumore metallico.Da principio la fanciulla provò imbarazzo e si affrettò a sedersi senza creare più interruzioni,ma avanzando lungo la scaletta ebbe come la sensazione che quel suono le avesse provocato una sorta di deja vu.Dove l’aveva già sentito?quando?...
Distolse l’attenzione da quel pensiero e,seduta al fianco di Sindial,seguì rapita la messa in scena.Come sempre la scenografia era particolarmente ardita,suggestiva,un impasto di realismo e simbolismo frutto della sensibile genialità di Sindial.Così le peripezie di Peer Gynt,i suoi viaggi dal nord gelido alle torride lande equatoriali,erano al tempo stesso spettacolari ricostruzioni di luoghi,inquietanti evocazioni dei labirinti dell’anima.
Aurora cercò furtivamente la mano di lui,sul bracciolo.Erik era intento a cogliere ogni particolare della rappresentazione,ansioso che tutto funzionasse per il meglio.Il timido contatto della mano di lei lo riscosse,la occhieggiò intenerito e ricambiò la sua stretta.
Quando giunsero alla metà del primo atto,le sussurrò qualcosa all’orecchio approfittando per sfiorarle il viso con un bacio,quindi si allontanò.
Era la scena del gobbo:Peer Gynt incontra in una grotta un essere deforme,che mette l’eroe in crisi, di fronte alla inconsistenza della propria identità.
La voce di Sindial risuonò in tutto il teatro,una voce che sapeva carezzare e graffiare,una voce ferma,intensa,straniante…Nessuno riusciva a capire da dove partisse,eppure tutti la sentivano e quel dialogo tra il gobbo e Peer Gynt,diventava il dialogo di ognuno con la voce della propria coscienza.
Quando il primo atto si concluse,Erik era di nuovo in platea.
Le luci si accesero.Mentre la scena cambiava,la compagnia ne approfittava per una pausa.Herr Frederik si avvicinò di nuovo ad Aurora:
-Madamoiselle…suonate divinamente…Sarebbe magnifico se anche domani…-
-Davvero,Aurora…- alla voce dell’uomo si sovrappose il cinguettio ipocrita di Dolphine- Sarebbe magnifico…-
Le due ex compagne si fronteggiarono,nella platea in penombra.Dolphine però non si era resa conto ancora della prodigiosa guarigione di Aurora,essendo arrivata in ritardo alla prova.
-Sono lusingata,Dolphine…-
-Ma ti pare,mia cara…Certo che deve essere ben strano,poverina,non poter condividere il piacere di questa messinscena con colui che l’ha creata…-
-La tua commossa simpatia mi tocca profondamente…- ribattè sarcastica Aurora.
-Non mi credi?- rispose quella,con un tono volutamente ingenuo,che mutò repentinamente soggiungendo – Eppure quella che non dovrebbe crederti dovrei essere io…MI hai mentito,hai taciuto…-
Erano rimaste sole.Dolphine aveva gettato la sua maschera.
-Veramente tu non mi hai dato nessuna possibilità di …-
-Io mi sono confidata con te,ti ho trattata da amica…-
Aurora reagì:
-No..tu hai solo cercato qualcuno che ascoltasse le tue ciarle,…E chissà quanto ti sarò sembrata noiosa,anche,ma hai dovuto adattartici…-
-Certo…noiosa…e a lungo andare lo sarai anche per lui,che credi?…Dividere la sua vita con una povera minorata… Oppure debbo pensare che sotto quella sua bella maschera sia davvero orribile…Allora solo una cieca potrebbe accettare di dormirgli accanto!-
-Stai cercando di ferirmi,Dolphine?...-C’era profondo disprezzo nella voce della pianista -Guarda,sta per cominciare il secondo atto…Vai a prepararti!-
Dolphine rabbrividì.Finalmente si rendeva conto…Aurora la guardava negli occhi,anzi non la guardava più:ora si era rivolta nella direzione di Erik,che sopraggiungeva.Gli andò incontro poggiandogli con familiarità una mano sulla spalla.L’uomo avvertì che era turbata,scrutò in volto Dolphine che s’era fatta di fuoco e,abbassata la testa,correva a prepararsi per il secondo atto.
-Che cosa c’è,mia cara?-
-E’ molto sfacciato chiederti…di stringermi a te?...-
-Mia bambina adorata…-le sussurrò lui,accogliendola tra le braccia.Poi il buio calò,in sala.Lui le sollevò il viso e la baciò.


La prova terminò,lasciando tutti soddisfatti,gli artisti,il direttore,l’impresario e il pubblico.Anzi,artisti e pubblico-nelle persone di Aurora,Ilia e Philippe Segnier sopraggiunto in un secondo tempo- erano visibilmente emozionati,quando le note della canzone di Solvieg si dissolsero piano piano e la luce ritornò in sala.
Alzandosi dalla sua poltrona,Erik battè le mani a ritmo lentamente studiato.
-Signori...vi sono grato…E se domani riuscirete a ricreare tutto ciò,il pubblico ve ne sarà anche più di me…-
I presenti sulla scena si inchinarono a raccogliere quell’inatteso riconoscimento,tanto più ben accetto quanto proveniente da un giudice severissimo quale era Sindial.
-Tuttavia…c’è ancora qualcosa che vorrei dire,a ciascuno di voi…Semonov,mi seguite?-
Ilia si alzò prontamente,mentre Sindial abbassando la voce si scusava con Aurora:
- Sarò presto da te…-
-Ti aspetterò,…ma non qui…- rispose lei.
Lui la guardò un attimo,interrogativo e divertito insieme;ma poi si diresse verso il palco,a dare le ultime disposizioni.
Aurora si defilò,invece,raggiungendo l’ala abitabile del teatro.
Ecco davanti a lei le scale,quelle scale che una sera risalì,nel buio assoluto,gradino dopo gradino…Ora le percorse agilmente,guardandosi intorno lietamente sorpresa.
Quindi entrò nel gymnasium.Un raggio di luna batteva sulla superficie lucida del pianoforte e lo specchio che correva tutt’attorno alla sala ne riproduceva la suggestiva immagine all’infinito.
Aurora avrebbe potuto accendere le luci a gas,ma preferì osservare la sala così,come doveva apparire la sera in cui Sindial era entrato nella sua vita:ecco la grande vetrata,ecco lo specchio,ecco la sbarra…
Si avvicinò al piano,lo aprì,ne sfiorò i tasti,accennando in sordina al Preludio nr 4…Poi chissà perché le venne il desiderio di provare di nuovo a danzare:immaginando che la musica continuasse,provò a improvvisare dei passi,piroettò lungo una diagonale,si appoggiò alla sbarra e si sollevò con grazia sulle punte…
La porta del gymnasium si aprì silenziosamente,sospinta con cautela da Sindial:sapeva che l’avrebbe trovata lì.Si fermò sulla soglia a osservarla.Danzava,alla luce della luna.Bella,leggiadra,ma…
Improvvisamente la musica nella mente di Aurora,da immaginaria si materializzò.La giovane donna sussultò:Erik al piano stava sonando per lei.
Si interruppe e gli andò vicino.Lui continuava a suonare osservandola,pensoso.
-Era press’a poco così,la prima volta…- gli disse lei,con un sorriso.
L’uomo concluse il brano,si volse,le cinse i fianchi guardandola,teneramente:
-Solo che tu eri al piano…-
-Già…non so che sciocca idea mi sia venuta,stasera…-
Sindial scosse la testa:
-Perché sciocca?…Non eri una ballerina? Credi che non sappia che dietro le coreografie dell’Esmeralda…e di Anitra…ci sei tu?-
Aurora abbassò la testa,ammettendolo:era confusa,imbarazzata,ma anche contenta.
-Puoi tornare ad esserlo…finalmente…- soggiunse ancora l’uomo.
C’era una sottile nota malinconica nella sua voce,che ad Aurora non sfuggì.Gli cinse il viso tra le mani,appoggiò la fronte alla sua,lo fissò:
-Io voglio solo quello che vuoi tu…i miei desideri sono i tuoi desideri…- gli rispose,parafrasando la dedica che lui stesso le aveva inciso sulla sonata che aveva composto per lei.
Erik scosse la testa ancora incredulo e sospirò sollevato.Quindi la strinse forte a sé:
-Aurora…- e cercò le sue labbra,per baciarla ancora e ancora.
Si fermarono,a riprendere fiato.
Lei lo prese per mano:
-Posso visitare il vostro studio,monsieur Sindial?...Credete che sia conveniente?- scherzò,birichina.
Lui si lasciò condurre,senza rispondere,ma con uno sguardo carico di divertito desiderio.
Quando la porta dello studio si aprì,Aurora rimase a bocca aperta:era quasi identico a come l’aveva immaginato,addirittura sognato.
Si soffermò a guardare tutti i piccoli quadri che ne arricchivano le pareti,a leggere qualche titolo tra i volumi stipati nella alta libreria.Girò attorno alla scrivania,sfiorò con le dita la bella sedia lignea di Sindial,coi braccioli finemente intagliati,sollevò gli occhi verso la porta da cui era entrata trepidante tanti mesi prima.
Lui osservò tutti i suoi movimenti,poi non potè trattenersi dal ridere,piano.
-Vieni qui,…-le disse e attirandola a sé,la guardò ancora negli occhi – Che bambina meravigliosa che sei…-
In quella qualcuno bussò discretamente.
-Siete voi,Semonov?...entrate pure…-
-Monsieur…non sono solo…- Ilia fece capolino dalla porta,salutando con un cenno Aurora – C’è con me monsieur Philippe Segnier…Vorrebbe conoscervi…-
Erik guardò contrariato Aurora.
-E’ il fratello di Alphonsine…- gli spiegò lei,incoraggiandolo.
Sebbene con un certo disappunto,Sindial invitò i due ad entrare.
Ilia fece le presentazioni:
-Monsieur Sindial…Madamoiselle Aurora….monsieur Philippe Segnier…-
Il giovanotto si chinò appena sulla mano di Aurora,educatamente;quindi strinse fervido la mano all’impresario.
Erik ebbe una strana sensazione ricambiando la sua stretta, paragonabile al senso di fragilità del guscio,intorno al cuore palpitante di una vita nuova.
-Monsieur Sindial,…non sono un grande esperto e sicuramente il mio è il parere di un provinciale,ma stasera posso dire di aver conosciuto la bellezza…grazie a voi…-
L’uomo ne fu altresì lusingato.Chinò il capo per ringraziare,senza aggiungere altro.Poi,desideroso di sottrarsi a quella benevolenza alla quale non era abituato,richiamò l’attenzione di Ilia.
-Semonov…vi siete occupato voi delle ultime cose?-
-Certo monsieur…- i due si appartarono.
Aurora ferma davanti a un quadro che raffigurava il caldo interno di una casa olandese venne affiancata dal giovanotto.
-Vi sono grata,Philippe,per non aver fatto cenno al nostro precedente incontro…- disse piano al nuovo venuto.
-Non mi sembrava necessario,madamoiselle…Credete che abbia detto qualcosa di improprio,a monsieur Sindial?- domandò a sua volta,trepidante,il ragazzo.
-Improprio?...anzi…Sono le parole che meglio di altre lo rincuorano…Ma non vi è abituato:perdonatelo se vi è sembrato brusco. E’ solo schivo…-
-Ha accanto a sé la dolcezza in persona…- ribattè galante il giovane Segnier- Con voi a fianco,gli si perdonerà l’essere burbero…-
Aurora chinò la testa,apprezzando il complimento,ma aggiunse con un sorriso che coprisse l’incertezza:
-Lo spero…-

Quel lunedì mattina Alphonsine si recò col suo cipiglio più battagliero a teatro.Alle nove era in platea,attendendo nervosamente di incontrare monsieur Sindial.Sul palcoscenico fervevano le attività di allestimento della prima di quella sera. La ballerina si fingeva indifferente,ma era davvero difficile non guardarsi intorno e tentare di cogliere i particolari affascinanti delle scenografie.
La giovane donna si mise a fissare le proprie mani,unendo e separando ritmicamente le dita aperte con l’intento,puramente futile,di far combaciare le punte degli eleganti guantini di raso verde.
Erik attraversò il palcoscenico con Ilia,parlando animatamente.Il suo segretario si accorse della presenza di Alphonsine e,schiarendosi la voce,la fece notare al suo principale.
Erik osservò la ballerina,che sostenne il suo sguardo fino a un certo punto,poi con apprezzabile modestia lo distolse.
-Buon giorno,madamoiselle Segnier…- disse l’impresario scendendo con un balzo elegante dal proscenio e andandole incontro.
-Buon giorno a voi,monsieur Sindial…- il tono era di voluta sfida.
-Siamo lieti di avervi di nuovo tra noi…Tutti avevamo sentito la vostra mancanza..- ribattè l’altro con una punta di sarcasmo.
-Non ne dubito,monsieur…Fortuna che dietro l’angolo c’era già pronto qualcuno a sostituirmi…- sottolineò la ballerina,con un falso sorriso.
Lui non si lasciò prendere alla sprovvista:
-Non credo di avervi sostituita…Semonov,cosa recita il contratto di madamoiselle Segnier?-
-Hem… così,a memoria,monsieur…?- si scusò il giovanotto.
-Lasciate stare il povero Semonov,…posso recitarvelo io.Sono stata assunta per selezionare e preparare il corpo di ballo dell’Opera.La mia collaborazione è altresì prevista nella messa in scena delle opere,laddove sia necessaria una coreografia…eccetera eccetera…-
-Ebbene?...- Sindial si finse sorpreso,come non comprendesse le rimostranze della ballerina.
-Ebbene…- I due si fronteggiarono,poi Alphonsine reputò opportuno cedere un po’ – Sono qui per assolvere alle mie competenze…-
Sindial apprezzò questo atto di sottomissione.Le si avvicinò,parlandole a voce bassa,in tono meno formale:
-So che avete preferito trattenervi presso la vostra famiglia…L’ho apprezzato molto,naturalmente…-
La giovane sollevò la testa per guardarlo,sorpresa.
-Purtroppo madamoiselle…- soggiunse l’uomo – Ogni scelta comporta una rinuncia…-
Il tono sembrava ora quello solito del rimprovero.
Ma inaspettatamente Erik riconobbe:
-Anch’io so bene a cosa ho rinunciato,non scegliendo voi…-
Alphonsine arrossì:era un riconoscimento inatteso,che la turbò.Alzò lo sguardo a cercare Ilia,che le ammiccò dal palco.Allora aveva capito bene…Sindial le stava dicendo che Dolphine era stata un ripiego…
-Ora sono rientrata a tempo pieno,monsieur Sindial…Contate pure su di me…- gli rispose allora,sottolineando la sua disponibilità con un inchino.
Erik tornò volutamente burbero:
-Affrettatevi,allora:…il corpo di ballo è riunito sopra,nel gymnasium…Vi aspettano da un quarto d’ora,almeno!-
Ma nel dir così,le rivolse uno sguardo di solidale rispetto,che Alphonsine ricambiò con un sorriso,allontanandosi poi in fretta per raggiungere il posto che le competeva.



Seduta sul letto,Aurora carezzava Leporello amorevolmente,giocherellando con lui che miagolava piano sfoderando i piccoli innocui artigli e osservandola coi grandi occhi azzurri.
La giovane donna rideva.Era mattina,il sole inondava dei suoi raggi caldi la sua stanza,dietro i vetri Parigi si risvegliava in tutta la sua bellezza.E lei lo vedeva!
Sospirò felice,stiracchiandosi.In quella Beatrice bussò piano alla porta.
-Posso servirvi la colazione,madamoiselle?-
-Grazie sì,Beatrice…è arrivata posta?- chiese trepidante.
-Una lettera da Mont Saint Michel…credo di vostra zia… Oh scusatemi,madamoiselle…- Beatrice era abituata a riferirle queste notizie,quando Aurora non poteva leggerle da sola.
La giovane donna lasciò andare,indulgente:
-Non c’è nessun motivo di scusarsi..anzi…grazie:datemela subito!-
Era la risposta di Blanche!Aurora aprì la busta e cominciò a leggere,sollevando con una mano la tazza di tè che intanto Beatrice le aveva versato. Discretamente la cameriera si allontanò.


‘Aurora adorata,
non ho parole per esprimerti la felicità che ho provato aprendo e leggendo la tua lettera.Non riconoscevo più la tua scrittura,eppure un presentimento strano mi agitava il cuore mentre aprivo la busta e iniziavo a leggere l’intestazione…
Sapevo che sarebbe successo!...che la tua giusta felicità avrebbe culminato con il recupero della vista…
Del resto,bambina mia,quando tutto questo ebbe inizio c’era già qualcosa in te che ti impediva di essere completamente felice.Forse il dolore di quello che avevi vissuto,forse la tua straordinaria sensibilità verso il mondo in cui vivevi,il teatro,la scuola,madame Giry….c’era in te una pena,una insoddisfazione che ti impedivano di vedere,di godere della vita intorno a te…
Non era certo perché ti stessi punendo di qualcosa che ti trovavi in quelle condizioni,come ebbe a dirmi una volta il dottor Lagrange…Punirti tu? E di cosa? Tu sei la persona più innocente che io conosca,bambina mia…
Perdonami questo sfogo,ma dopo anni posso finalmente compiacermi di aver avuto ragione.La felicità,l’amore sono la miglior cura. E tu sei felice e innamorata…
Vorrei tanto poterti accontentare ed essere presente alle tue nozze,ma il mio medico curante è intransigente,come sai… e se non lo riterrà opportuno,non me lo consentirà a nessun costo. Ma conto che manterrai la promessa e verrete qui,tu e il tuo sposo,a ricevere la mia materna benedizione…
A presto,nipote amatissima
Blanche

p.s. Il dottore si è ripreso dall’ultima crisi e ogni tanto mi chiede di te.Posso dirgli le novità? Sono sicuro che resterà con tanto di naso…’

Aurora scosse la testa ridendo.Blanche a volte era come una bambina,ingenua e affettuosa.Una mamma bambina…
-Beatrice?...-
La domestica sopraggiunse in fretta.
-Si madamoiselle?-
-Non è arrivato altro?-
-No…solo questa…-
-Non importa…-





-Uno,due, tre e quattro…demipliez… Signorine,concentrazione,vi prego!-
Al ritmo cadenzato di un piano verticale le allieve della scuola di ballo di Madame Giry si esercitavano alla sbarra,sotto gli occhi attenti e severi della maestra.
-Monique…più morbida! Angele…Puoi sollevare di più la gamba…Avanti,avanti…ricominciamo d’accapo!-
Era sempre stata una perfezionista,Magdalene Giry.Ogni sua passione l’aveva deliberatamente convogliata in quella direzione,controllandone altri eventuali esiti e proiettandone la forza e l’energia sui risultati cui aspirava nel suo lavoro.
Qualcuno bussò alla porta della palestra.Il maggiordomo che recava la posta del giorno.
-Grazie,Georges…posala pure sul ripiano all’ingresso…-
Le giovani allieve si erano illuse di poter godere di una sia pur breve interruzione,ma non fu così.La corrispondenza di madame rimase inevasa ancora a lungo e solo quando si avvertì il richiamo della campanella che annunciava l’ora di pranzo,l’inflessibile maestra concesse alle giovani discepole di allontanarsi...non troppo in fretta,e sempre conservando la grazia e la postura dignitosa della professionista…
Finalmente la donna gettò uno sguardo nel vassoio con la posta .C’erano un paio di lettere di cortesia,da parte di ditte di commercio che si proponevano come eventuali sponsores della scuola;una lettera di Meg – ne riconosceva l’odore,prima ancora della scrittura;una di Dolphine…E un’altra? Che sgradevole grafia…agitata,aguzza…Magdalene ebbe un moto di ripugnanza quasi.Collocò quella missiva sotto le altre.L’avrebbe letta per ultima,forse…
-Il pranzo è servito,madame…- Georges la richiamò ai quotidiani impegni.
-Vengo subito,Georges…porta per favore la posta nel mio studio…la leggerò dopo desinare…Mi servirai là il caffè…-
-Ai vostri ordini,madame..-

‘Cara mamma,
l’attesa della nuova piccola vita procede serena…’
Seduta nella comoda poltrona del suo studio,assaporando l’aroma del caffè che Georges le aveva appena versato in tazza,finalmente Magdalene leggeva la lettera di sua figlia.
Era certo,ormai:Meg aspettava un bambino,che sarebbe nato alla fine della primavera.
La non più giovane maestra di danza cercò di immaginare la bella casa coloniale con il patio rivolto verso l’Oceano di cui sua figlia le parlava in ogni lettera. E su quel patio la vide camminare lentamente con la sua bionda chioma spettinata dal vento e gli occhi rivolti lontano,verso di lei…
Doveva risolversi a prendere una decisione. Sua figlia le chiedeva ancora e ancora di raggiungerla,prima della nascita del piccolo…
Magdalene era sicura che si sarebbe trattato di un bel maschietto.
E che suo genero Rodolfo non lo avrebbe chiamato Erik,come Meg si illudeva.Ma molto più semplicemente Antonio, il nome di suo padre,come è tradizione…
Ma qualunque nome gli avessero dato,quel bambino era già parte del suo cuore.Desiderava ardentemente vederlo venire al mondo e stringerlo tra le sue braccia.
Aveva degli obblighi,però.E non era facile capire davvero quali fossero le priorità da rispettare.
Il senso del dovere,il perfezionismo nel lavoro erano diventati una sorta di prigione per lei ormai,dalle cui insormontabili pareti sembrava incapace di fuggire,forse perché aveva finito per essere inconsapevole della sua stessa schiavitù.
Sospirando al pensiero della sua piccola adorata Meg,Magdalene alzò lo sguardo e,dietro le tende della finestra,le apparve il mare azzurro.
Inspirò profondamente,socchiudendo gli occhi,quindi rientrò in sé.
Ecco la lettera di Dolphine.Con un tagliacarte elegante,dal fine manico d’avorio, aprì la busta, facendo attenzione a non danneggiarne il contenuto.Quindi lesse:

‘Mia cara madame Giry,
ero così contenta,fino a ieri………….
…….Non mi sembrava vero,madame!
Il teatro è davvero rinato.L’opera che stiamo mettendo in scena è nuova,ma molto particolare e monsieur Sindial è uno scenografo eccezionale…’
Magdalene si fermò,posò il cucchiaino con cui aveva sciolto lo zucchero nella tazza e bevve un sorso di caffè.C’era tanto entusiasmo in quella lettera:la Giry non capiva cosa potesse aver incrinato la gioia di Dolphine,una cara bambina…Ma un presentimento le pesava sul cuore.Riprese a leggere con attenzione:
….‘Purtroppo,se sul piano artistico è degno di grande stima,non posso dire lo stesso sul piano umano.
Ecco…è di questo che vorrei farvi partecipe,sentire la vostra opinione,chiedere un vostro intervento.
Egli è un uomo…seducente,ma assolutamente amorale.’
-Oh!- si lasciò sfuggire con disappunto l’ex ballerina. –Ma cosa?...
Lesse quindi in fretta il seguito,soffermandosi in particolare sull’ultima accusa mossa da Dolphine al fantomatico Sindial:
‘Purtroppo quell’individuo ha approfittato di una creatura delicata e indifesa…Una creatura sfortunata,che non ha fiducia in se stessa e si è lasciata irretire dal suo fascino,senza poterlo vedere per quello che è:un lascivo seduttore…
Sto parlando proprio di Aurora,madame. Ora che è sola –sua zia ammalata è a curarsi sulla costa- è in balia di costui e,certo,non ascolta i consigli di un’amica sincera…’
- Aurora!...oh no…questo è impossibile,assurdo!-
Magdalene smise di leggere,si alzò agitata,disorientata. Allungò una mano al campanello che aveva sullo scrittoio e lo sonò con irruenza.
Sopraggiunse Georges,sollecito:
-Madame?-
-Georges…bisogna che io parta al più presto per Parigi…Prepara i bagagli e appronta la carrozza..Anzi no:prenderemo un treno,stasera stessa!-
-Ma..madame…Viaggiare di notte,non so…-
-Domattina voglio essere a Parigi,Georges….Siamo intesi?-
-Si,Madame…senz’altro…- così dicendo il maggiordomo si ritirò.
Magdalene si guardò intorno,come se riconoscesse a stento la stanza dove si trovava.Quindi,dimentica di ogni altra cosa,ne uscì,ripromettendosi:
-Adesso la vedremo,monsieur Sindial…-


La lezione del mattino si era conclusa.Alphonsine aveva congedato le giovanette del corpo di ballo ed era rimasta sola nel gymnasium.
Davanti allo specchio provò alcuni passi,fingendo di giocare a mosca cieca…
Aurora entrò silenziosamente e rimase a osservarla.Poi si avvicinò al piano e sonò il passo di Anitra.
La ballerina sussultò.
-Aurora?...-
-Saresti stata perfetta per quel ruolo,Alphonsine…- commentò la pianista,fingendosi assorta sui tasti,poi sollevò lo sguardo e fissò l’antica rivale.
Questa si avvicinò al piano,lungo il filo di quello sguardo:
-Aurora…Ma tu mi hai vista?...Hai visto che stavo ballando…?-
-La parte di Anìtra?...certo…e ti vedo anche ora,che mi guardi attonita negli occhi…-
Alphonsine era stupita e contenta,persino imbarazzata della propria gioia.
-..Quando è successo?- domandò,esitante.
-Due giorni fa…-
-Eri da sola?... –
La pianista sorrise,abbassando lo sguardo.Alphonsine soggiunse:
-Che domanda sciocca,certo che no…Eri in compagnia di monsieur Maschera d’Argento,vero?...-
Aurora annuì.Poi abbassando la voce,confidenzialmente soggiunse:
-…nella casa che ha acquistato per noi…-
La bella ballerina rimirò la compagna,incerta tra lo stupore,l’ammirazione.Scosse la testa,ricordò di quando si erano incrociate la prima volta.Quella creatura dolce e inquieta,schiva,sfuggente ma carica di una intensità che quasi sembrava provocarla…L’aveva sempre vista come la sua rivale,ma in realtà non poteva negarsi che l’aveva sempre un po’ affascinata.
-La piccola Aurora…- commentò,a mezza voce,poi soggiunse -Dì la verità,Aurora,Sindial ti ricorda Don Giovanni,vero?...è per questo che te ne sei innamorata…- scherzò ancora,riacquistando il suo spirito usuale.
Aurora arrossì,violentemente.
-A cosa alludi?- domandò all’amica,col cuore che le batteva a mille.
Alphonsine rispose col disinvolto cameratismo di sempre:
-Non ti ricordi?...quella volta che la Giry ci portò a visitare il museo del teatro?-
Erano proprio poco più che bambine,da poco iscritte alla scuola di ballo.
Madame Giry le aveva condotte una mattina a visitare,in teatro,la galleria di quadri tratti dalle messinscene più belle,la esposizione dei costumi indossati dagli artisti più famosi.
Aurora era rimasta incantata davanti a un personaggio misterioso e seducente ,in costume rosso scuro,avvolto in un mantello nero,col volto coperto da una maschera di cuoio:Don Giovanni.
Alphonsine si era accorta dell’imbambolamento della compagna e scivolando alle spalle del manichino,lo aveva fatto muovere.
Aurora aveva gridato,tra lo stupore,la meraviglia e la paura.Poi.accortasi dello scherzo voleva afferrare la mano della compagna e trascinarla allo scoperto,ma così facendo il manichino rovinò a terra con fracasso.Aurora rimase impietrita per la vergogna,mentre Alphonsine si defilava appena in tempo.
-Signorina De Guilerm! Ma cosa state facendo!?- la aveva redarguita madame Giry,risollevando e spolverando il magnifico costume. – Che cosa fate,giocate ancora con le bambole…?-
Allora Dolphine era intervenuta:
-E’ stata Alphonsine,madame…L’ho vista io,dietro il manichino…-
La maestra di ballo aveva chiamato l’accusata:
-Venite avanti,madamoiselle Segnier… E’ vero quello che dice Dolphine,Aurora?-
Ma la fanciulla guardò Alphonsine negli occhi e rimase zitta.
-Alphonsine! E’ vero quello che dice Dolphine…?-
La bella allieva aveva annuito,ammettendo la colpa.La Giry aveva guardato entrambe con disappunto.
-Ricordi,Aurora? Tu rimanesti mortificata…la Giry era furibonda…-
Aurora ora ricordava.
Sorrise,un po’ sognante. E’ vero,quel costume su quel manichino era così bello…
-Mi rammento,si…- disse ritornando coi piedi per terra – A letto senza cena e il giorno dopo in punizione nell’ultima fila…-
Le due ragazze si guardarono ancora.
-Sono contenta,sai…non era leale infierire su di te,prima…Adesso posso tornare a farlo col cuore sollevato…- scherzò provocatoriamente Alphonsine.
-Provaci…Sai bene che troverai sempre pane per i tuoi denti! – ribattè l’altra.
Quindi scoppiarono a ridere di cuore.E si abbracciarono,come due sorelle.


-Ma che quadretto inatteso!-
Ilia era sopraggiunto poco dopo,forse diretto nello studio di Sindial,o forse solo attratto dal chiacchiericcio e dalle risate provenienti dal gymnasium.Vi aveva trovato le due ex rivali che scherzavano ricordando i tempi della scuola,tra le imitazioni di Alphonsine e i commenti sapidi di Aurora.
-Oh Ilia…venite,unitevi a noi!- aveva esclamato la ballerina vedendolo comparire sulla soglia.
-Non saprei…magari vi state facendo delle confidenze…-
-Parlavamo degli anni di scuola…E voi? Avete qualche bel ricordo da raccontarci…-
Il giovanotto si unì al piccolo gruppo.Ai racconti del passato si susseguirono presto pettegolezzi e commenti sull’ambiente del teatro.Un allegro,spensierato scambio di battute e risate.Ilia sedeva davanti al piano,al fianco di Aurora e Alphonsine in piedi era appoggiata sullo strumento.
Tutti e tre belli,giovani,pieni di vita ed energia.
A un tratto Aurora avvertì un profumo che conosceva bene.Si voltò verso la porta,ma non c’era nessuno.
-Lo sapevate,Aurora,che il vero nome di Alphonsine è…- stava in quel mentre scherzando Ilia.
-Non vi permettete!- lo aggredì l’altra,avvicinandoglisi.
Approfittando della loro schermaglia,Aurora si alzò,cedendo il posto alla compagna.
Sentì ancora che si beccavano,rumorosi,mentre usciva dalla sala.
-…Sinette!-
-Non vi azzardate a ripeterlo…-
-Sinette,sinette…- cantilenò lui,poi guardandosi intorno chiese- Ma,dov’è andata madamoiselle Aurora?-
-Indovina,indovinello….-
Poi mentre si richiudeva alle spalle la porta dello studio,il suono di quelle voci si smorzò.
-Erik?-
Lo studio era vuoto.Benchè esitante,Aurora entrò nell’appartamento privato di Sindial.
L’uomo era in piedi,davanti allo specchio.Si era sfilata la giacca:indossava camicia e gilet e si stava annodando la cravatta damascata.Lo specchio gli restituì l’immagine di Aurora,comparsa improvvisamente alle sue spalle.
-Erik…-
Era tanto tempo che la fanciulla non entrava in quell’ambiente.In realtà non lo aveva mai visto,prima.Improvvisamente si sentì turbata:davanti a lei il gran letto dalle lenzuola di seta,nell’angolo l’organo sormontato da un candelabro finemente cesellato,tappeti e cuscini,il violino di Sindial appoggiato a un ripiano,il suo guardaroba …
-Perché non ti sei fermato nel gymnasium,prima?...- gli domandò,un po’ trepidante.
Lui aveva seguito il suo sguardo,poi era tornato a specchiarsi,finendo di aggiustare la cravatta.
-Non volevo interrompervi…- rispose,semplicemente.
Aurora gli si strinse addosso,poggiò la testa sulla sua schiena.
-Sindial…- gli disse,con un dolce tono di rimprovero impastato di comprensione.
Il volto di lui si illuminò nello specchio.Accettò quel suo abbraccio,stringendole le mani tra le sue.
Si volse verso di lei,insieme guardarono la stanza che aveva fatto da cornice al loro amore.Aurora,turbata,arrossì.Lui le prese una mano e gliela baciò teneramente,ma con voluttuosa sensualità.
-Usciamo,vieni…- le suggerì poi,portandola per mano fuori da lì.Ma fermandosi improvvisamente sulla soglia,la attirò a sé e prese a baciarla con desiderio quasi disperato.
-La mia Aurora dalle dita rosa…la mia piccola Psiche dalle labbra di miele…-le sussurrò,frenandosi poco a poco. –Per un attimo ho desiderato che il tuo sorriso appartenesse solo a me…-
-E non credi che sia così?- gli rispose lei,rassicurandolo.
-Ora ne ho la certezza…-


Ilia camminava con passo spedito e sicuro attraverso Place de la Vendome:lo spettacolo avrebbe debuttato tra qualche ora.
Più tardi sarebbe passato a prendere ‘Sinette’e avrebbero assistito insieme alla grande prima,comodamente seduti nel palco di Sindial.
Aveva persino il tempo di concedersi il piacere di una rasatura dal barbiere,magari sfogliando qualche giornale di pettegolezzi.Pregustava questi piccoli momenti di relax quando la voce dello strillone che annunciava l’edizione della sera gli lacerò fastidiosamente i timpani:
-‘Edizione della sera. Scandalo all’Opera…alla vigilia del debutto la prima ballerina si ritira…’-
Ilia mise a fuoco solo un attimo più tardi il contenuto di quello sgradevole vociare. E già un secondo strillone, andandogli incontro,precisò:
-‘Edizione della sera,La prima ballerina dell ‘Opera fugge alle insidiose grinfie del direttore,disertando la prima del Peer Gynt…’
Il giovanotto acquistò un paio di copie di ciascuna testata e corse a precipizio verso il teatro.Una fiumana di persone si accalcava ancora alla biglietteria,ansiosa di presenziare almeno dal loggione,persino dai posti peggiori a quella serata che i giornali annunciavano così ghiotta…La pruderie della gente era molto più facile a solleticarsi che non il buon gusto e l’amore per l’arte.
Aggirando la folla,Semonov entrò dal back stage,dove i preparativi sembravano procedere in tutta tranquillità.
-Avete visto monsieur Sindial?- chiedeva agli artisti che gli capitava di incontrare nei corridoi.
La platea era vuota,vuoto il palcoscenico.
Col fiato grosso,Ilia si arrampicò fino all’ala abitabile.
Finalmente sentì echeggiare dal gymnasium una melodia al piano.Entrò senza nemmeno bussare e proruppe:
-Sindial!...avete letto questo?-
Erik era seduto al piano con Aurora,suonavano insieme stralci del balletto che l’artista andava componendo sul mito di Amore e Psiche.
-Semonov?...che modo è questo?- lo rimproverò inizialmente.Ma fu di nuovo interrotto dal segretario che gli mise sotto gli occhi uno dei giornali,battendo col dito sull’articolo:
-Leggete,leggete qui…che cosa è successo?-
Anche Aurora aveva preso tra le mani l’altro giornale e leggeva,col bel viso aggrottato per l’angoscia e l’incredulità.
‘Secondo indiscrezioni di cui non si può rivelare la fonte,questa sera la bella ballerina Dolphine Durois della Chapelle non sarà presente alla prima del Peer Gynt,in cui presta il bel volto e la voce amabile al personaggio della seducente Anitra. Pare che la giovane artista si sia sentita soffocare dalle attenzioni non sempre ‘professionali’ dedicatele dal fantomatico Sindial,il direttore dell’Opera,l’uomo che incanta le platee con le sue spettacolari scenografie e affascina col mistero della sua maschera d’argento…’
I tre si erano scambiati uno sguardo pregnante.Ilia sembrava chiedere lumi a Sindial e nel contempo non voleva che Aurora desse credito alle basse insinuazioni dell’articolista;Aurora lo scrutò quasi offesa,quindi anche lei guardò sollecita Sindial:come avrebbe fatto ora? Quest’ultimo guardò entrambi,rifiutando con lo sguardo ogni possibile dubbio sulle ridicole accuse mossegli,poi i suoi occhi si sollevarono lontano,alla ricerca di una soluzione a quell’enigma.
-Quella piccola intrigante…- sillabò poi con disprezzo e una espressione di implacabile ferocia nello sguardo. –Ecco perché venne ad umiliarsi…Voleva essere sicura di avere la parte,per giocarci questo tiro da…-
Aurora non gli aveva mai visto quell’espressione sul volto.Gli mise una mano sulla spalla,domandandogli:
-Credi che abbia avvertito lei i giornali? Di proposito?-
Anche Ilia ora,furibondo,cominciava a vederci molto chiaro:
-E chi se no?...voleva che ci fosse tutta Parigi,a teatro…E sicuramente ci sarà anche lei…nel palco di famiglia!-
A sentire queste ultime parole Erik lo guardò:una luce selvaggia gli passò negli occhi,ma non disse altro.
Intanto Aurora propose:
-Bisogna dirlo ad Alphonsine…chiederle di sostituirla..Lei è l’unica che può farlo!- Così dicendo si alzò per farlo lei stessa.
-Aspetta Aurora!- le intimò Sindial. – Credo che debba chiederglielo io,personalmente…-


Philippe era sdraiato mollemente sul letto della sorella e la osservava agitarsi per la bella stanza messale di nuovo a disposizione nel teatro.
Il giovanotto mangiava golosamente da una scatola di cioccolatini,omaggio residuato di qualche ammiratore di Alphonsine e intanto scrutava sornione il via vai di quest’ultima.
-Philippe…perché mi scruti a quel modo?...Non hai niente di meglio da fare?-
-Bè…sei graziosa,Sinette…benché così agitata…-
-Sentirmi osservata con quella espressione idiota mi mette ancora più agitazione…- sbuffò lei.
-Ma non capisco il motivo di tanto nervosismo…In fondo devi solo scegliere un bel vestito da sera e farti bella per Ilia…Tutto qui!-
Alphonsine grugnì qualcosa di poco adatto a una giovanetta.
-Intanto io non mi faccio bella per nessuno…Io sono bella…e se sto attenta ad apparirlo di più è solo per me!- ribattè,fiera.
Philippe finse di strozzarsi con un cioccolatino.
-Si…certo…-
-E poi stasera avverto una agitazione che non so spiegarmi…Sarà l’idea di assistere a uno spettacolo in cui avrei potuto…-La ballerina si morse le labbra.Non avrebbe fatto pesare su Philippe la sua rinuncia.
-…Ma poi dover vedere quella bamboccia…- si corresse in fretta – Non lo sopporto! Forse farei meglio a declinare l’invito…-
-Non dire così!...Non saresti sportiva…- replicò ironico e distratto Philippe,che ora sfogliava il giornale alla pagina delle corse.
-Ecco bravo…mettiti a leggere,così non mi innervosisci…-
Per qualche minuto non scambiarono una parola.Il silenzio era interrotto solo dal ticchettio dei passi indaffarati della ballerina e dallo scrosciare delle pagine del quotidiano di Philippe.Fu ancora lui a interromperlo:
-Io aspetterei a decidere cosa indossare,Sinette…Ho idea che forse le cose andranno diversamente…-
La ballerina sollevò la testa,convinta che il fratello la stesse ancora prendendo in giro.Ma vide che leggeva qualcosa e si fiondò verso di lui,sottraendogli il giornale e scrutandolo con le sopracciglia aggrottate,alla ricerca della notizia che avrebbe potuto interessarle.
-Dolphine non si presenta alla prima?...è completamente uscita di senno?-
In quella,qualcuno bussò piuttosto energicamente alla porta.Alphonsine immaginò che cosa potesse significare quella bussata e concitatamente si rivolse al fratello,facendogli capire col gesto che doveva alzarsi.Poi appallottolò il giornale e tentò di occultarlo sotto il letto.
-Si?...un attimo…- disse intanto al visitatore.
-Aprite madamoiselle Segnier,sono Sindial:è una cosa della massima urgenza…-
-Sindial?...Santo cielo,Maschera d’argento in persona…-esclamò tra i denti la giovane.
Quindi aprì la porta.Davanti a lei il direttore dell’Operà in persona,seguito a pochi passi da Aurora.
-Accomodatevi…- disse la ballerina,chinando appena il capo.
Il quotidiano mal appallottolato si andava aprendo sul letto.A Erik bastò un battito di ciglio per riconoscerlo.
-Siete già al corrente della notizia?- domandò,in tono arrogante.
-Non saprei… a cosa alludete?-Alphonsine non sapeva mentire.
-Dolphine…ha abbandonato lo spettacolo…senza avvertire:lo abbiamo appreso dai giornali…- intervenne Aurora,che notò solo un momento dopo che il quotidiano era proprio là sul letto.
-Madamoiselle…sapete perché sono qui…Voi potete salvare la serata,se volete…Ma so bene che non vi chiedo poco:questa sera l’Operà è un’arena…Il pubblico è venuto per vedere scorrere il sangue…-
Queste parole invece di spaventare Alphonsine le suonarono come una sfida.
-Se vogliono soddisfazione,monsieur…non è detto che io non possa dargliela!- rispose,fiera.Poi però si afflosciò.
-E’ solo…-
-Cosa?- le si avvicinò Aurora,sollecita – Alphonsine,tu sei perfetta per quel ruolo:e so bene che ne conosci tutti i passi…-
La ballerina abbassò la voce,confidando:
-I passi si…ma le battute…Non ho la memoria,non ho la impostazione giusta…Non me la sentirei di recitare…-
-Ma…che possibilità abbiamo?-
Sindial si era avvicinato di nuovo:
-Ebbene?...-
Alphonsine aprì le braccia,sconfortata,arrendendosi:
-Non conosco le battute…se anche riuscissi a memorizzarle,non saprei recitarle…sarei troppo concentrata a ricordarle…-
Sindial guardò la ballerina,poi Aurora.
-Venite giù in palcoscenico,tutte e due…- ordinò,col suo inconfondibile tono,secco e autoritario
Le due ragazze si guardarono,un po’ intimorite.
L’uomo le precedette piuttosto svelto,tanto che a un certo punto lo persero di vista.
Lo ritrovarono in palcoscenico,in compagnia del tenore,che era stato sollecitamente messo al corrente della situazione.
-Proveremo solo la scena di Anitra…-
-Certo…- assentì l’uomo.
-Alphonsine…voi vi muoverete sulla scena rispondendo alle battute di herr Frederick solo coi gesti…tu Aurora:leggi le battute di Anitra…ecco il copione…-
La pianista rimase a fissarlo,senza parole:
-Erik?...leggere?-
-Si…avanti,Aurora! Hai assistito alle prove,conosci il personaggio! Leggi!-
-Ma…-
Lui la fissò.Difficile sottrarsi all’imperio di quello sguardo.La giovane donna abbassò il capo,obbediente.Lesse prima con gli occhi le battute,quindi disse:
-Quando volete…sono pronta…-
Sindial fece cenno al pianista,convocato insieme a Frederick,la musica ebbe iniziò.
Alphonsine si muoveva con la grazia inafferrabile della seduzione intorno al tenore,d’apprima bendata,secondo la coreografia suggerita da Aurora,poi giocherellando col malcapitato Peer Gynt…
-Anitra,ascolta…-
-La tua schiava è tutta orecchi….-
-Sei affascinante bambina…il profeta è preso da te…-
-Lasciami o ti mordo! Che cosa vuoi?...-
Un effetto di straniamento si creava tra il gesto e il passo di Alphonsine e la voce di Aurora:Frederick-Peer Gynt ne era disorientato…
-Andate avanti,Frederick…va bene così…-
L’attore era un serio professionista e si adattò alle indicazioni del direttore.
-per Dio,dammi la pena!- gridò a conclusione del dialogo.
-Anitra obbedisce al profeta…addio!- concluse Aurora,col tono di chi prende con gusto in giro.
-Bene…per stasera può andare…- esclamò Sindial,tra lo stupore dei presenti.
-Ma…Monsieur Sindial- tentò di interloquire Alphonsine – Come credete che si possa…?-
-Io…vorrei capire cosa hai in mente…- obiettò ancora Aurora.
Come se si accorgesse di loro al ritorno di un volo della sua fantasia,Erik guardò i tre artisti sulla scena,poi si rivolse ad Aurora:
-Tu verrai con me…Mentre Alphonsine danzerà,si sentirà la tua voce…-
-Ma…-
-Voi andate a prepararvi…- disse Sindial,congedando la ballerina e il tenore.
-Erik…non credo…- tentò di protestare ancora Aurora,rimasta sola a fronteggiarlo.
Sindial le mise le mani sulle spalle,la guardò profondamente negli occhi:
-Fidati di me…La tua voce risuonerà in tutto il teatro…-
-Ma…-
-Tu sei in grado di leggere al buio,Aurora…- le ricordò Erik.-Ti preparerò il testo con le battute a rilievo…Sarò vicino a te…- la rassicurò. –Sarà un’esperienza esaltante,te lo prometto..-la affascinò.
Poi la attirò a sé,incurante della presenza del direttore e degli altri orchestrali,che iniziavano ad occupare i loro posti nella buca,e suggellò le sue parole con un bacio audace,ardente.



Madame Giry aveva preparato tutto per la partenza. Attendeva solo Georges che l’accompagnasse alla stazione in carrozza:il primo treno per Parigi sarebbe partito solo alle ventuno…
Rientrò nello studio. Aveva ripreso il controllo di sé,sia pure utilizzando gran parte della sua energia.Ora sedeva di nuovo allo scrittoio,rileggendo ancora incredula,amareggiata la lettera di Dolphine.La rimise nella busta,interrompendone la lettura.Era inutile,sarebbe solo servito a rimetterle addosso l’ansiosa agitazione dell’impotenza.
Le capitò di nuovo tra le mani quella lettera che aveva scartato.Veniva anch’essa da Parigi,notò,osservandola meglio.L’aprì,distrattamente,proprio con la volontà di distogliere la mente da altro,ne lesse superficialmente l’intestazione:

‘Cara madame Giry,
Perdonate la mia grafia,so che non è bella né ordinata:era da tanto che non scrivevo e sono così emozionata…’
La matura insegnante annuì tra sé:meno male che si scusava da sola…Perché aveva pensato subito fosse una donna? Gli occhi le corsero istintivamente alla firma:Aurora De Guilerm…
Madame Giry trasalì:aveva letto giusto?Il suo sguardo,come impazzito risalì allora alle prime righe:
‘La mano è ancora incerta sulla carta e non mi par vero di distinguere i segni scuri tracciati sul foglio bianco.Vi domanderete chi vi scrive? Una persona che è finalmente uscita dal buio della sua cupa prigione di paura…Proprio io,madame,Aurora De Guilerm!’…
Magdalene divorò le righe successive: Aurora aveva ripreso a vedere…Non era più prigioniera dell’oscurità.Ma allora? La lettera di Dolphine?
La donna si affrettò a proseguire:
‘In quel buio,madame,avevo però trovato qualcuno,un amico…Più che un amico,avevo trovato un rifugio,le braccia calde e forti di un uomo che mi amasse nonostante tutto. Forse è stato proprio il suo amore a guarirmi.Il suo amore,il desiderio di guardarlo negli occhi,ammirare la sua opera…condividere i frutti del suo genio… ‘
Questa volta dovette fermarsi.Era commossa,ma anche spaventata,sorpresa,incredula.
‘La sorte non è stata giusta con lui,ma tutto ciò che il destino gli ha negato,tutto nelle sue mani e nella sua musica si è trasformato ,con lacrime e sangue,ed è divenuto vera bellezza… Grazie a lui,il teatro dell’Opera è rinato…’
-Ah ecco…- esclamò a voce alta – Sindial,è stato lui…- di nuovo un brivido familiare,un presentimento inconfessabile le attraversò il cuore pensando a quel misterioso individuo,così simile -nella descrizione che ne dava Aurora- a qualcuno che lei stessa aveva conosciuto,forse amato…Ma poi rinnegato!
-E’ vero,allora…- riflettè di nuovo a voce alta –Aurora e Sindial…-
Finì di leggere la lettera:
‘In questi giorni si mette in scena il Peer Gynt. Perché non venite ad assistervi? Troverete anche Dolphine,Alphonsine…e soprattutto io potrò riconoscervi tra la folla e corrervi incontro,per abbracciarvi…Che ne dite?
In attesa di una risposta,in attesa che questa mia fantasia si realizzi,vi saluto con affetto.
Aurora de Guilerm’
- e soprattutto io potrò riconoscervi tra la folla e corrervi incontro,per abbracciarvi…- rilesse ad alta voce,sorridendo commossa – Cara piccola Aurora…
Georges entrò,schiarendosi la voce per annunciare la sua presenza:
-Madame?...la carrozza è pronta…Madame? Qualcosa non va?...Vi sentite bene?...-
Tra le lacrime,Magdalene scosse la testa,senza rispondere.
-Forse avete cambiato idea?Non volete più partire?-
Finalmente la ex ballerina riprese l’usuale,forzato controllo.Si passò una mano sui capelli,già perfettamente in ordine,quindi rispose:
-Anzi,Georges… Ora più che mai,lo voglio…-
Quindi,rimessa la lettera di Aurora in busta,presa anche quella di Dolphine,le infilò nella sua borsetta,la chiuse ed uscì dallo studio,altera e decisa.


-Semonov!-
Ilia sembrava in procinto di uscire dalla platea.Si fermò,al richiamo perentorio di Sindial,che ne aveva intuito la sagoma in fondo alla sala.
-Si monsieur?-
-Dove andate? Ho bisogno di voi…- gli disse andandogli incontro con Aurora.
-Madamoiselle deve ancora cambiarsi…Occorrerebbe accompagnarla a casa,aspettare che sia pronta e poi provvedere a che raggiunga il suo posto nel palco,senza difficoltà…Potete occuparvene?-
-Veramente…credevo di potere essere più utile qui a teatro- mentì il giovane.
-Sul serio? E dove stavate andando?- gli domandò col suo inimitabile sarcasmo Erik.
Messo alle strette,Ilia abbassò la voce e,lasciando Aurora un po’ in disparte,confessò:
-Volevo andare da Dolphine…e dirle in faccia…-
Erik lo guardò.
-Andare da madamoiselle Durois? Voi,Ilia?...lasciate stare:non è cosa da voi.Lasciate che se ne occupi chi ne è più esperto…- c’era una sfumatura di glaciale sicurezza nel suo tono.
Ilia si sentì improvvisamente incapace di procedere nel suo intento.Ma ne fu anche spaventato.
-Comunque avete ragione…mi siete necessario qui…Tuttavia non vorrei che Aurora rimanesse sola…-aggiunse poi Sindial,cambiando tono,riassumendo anzi una espressione gradevolmente umana. –Quel vostro amico…il fratello della Segnier?-
-Ah sì…Philippe! è di sopra,nell’appartamento di Alphonsine…-
-Bene…chiedetegli se può fare da chaperon a madamoiselle De Guilerm…gliene sarei infinitamente grato…-
Mentre Ilia si precipitava a cercare Philippe,Erik diede anche ad Aurora disposizioni precise.
-Ora torna a casa,amor mio…e indossa l’abito più bello che hai…- ci pensò un attimo – Quello rosa di chiffon…- Così dicendo le fece una carezza:entrambi ricordavano bene quell’abito…
-Metterai anche un bocciolo di rosa nei capelli…te lo farò recapitare a casa…Ti verrà a prendere Philippe Segnier e insieme prenderete posto nel nostro palco.Ti raggiungerò appena possibile con il copione…-
Aurora non riuscì a ribattere nulla.Lo guardò e finì solo per fare un sorrisetto eloquente.
-Anìtra obbedisce al profeta…- ripetè,con un piccolo inchino.
Intanto era sopraggiunto Philippe e si era messo a disposizione.I due giovani si allontanarono verso l’uscita,mentre Sindial si affiancava a Ilia e con lui rientrava nel back stage.



Dolphine si guardò allo specchio.Aveva raccolto i capelli in una reticella invisibile trapunta di brillanti che culminava con una stella a lato della fronte.Una acconciatura che sembrava fatta apposta per risaltare la sua bellezza di bambola di porcellana.L’abito di chiffon,bianco satinato con applicazioni di perle e brillanti le lasciava abbondantemente scoperte le spalle:al collo una splendida collana di brillanti,alle orecchie due purissimi zaffiri a goccia.
Si avvolse in una regale cappa di raso chiaro,con un cappuccio orlato di pelliccia di volpe azzurra.
Sarebbe arrivata a teatro in incognita,ospite non nel suo palco,ma in quello di amici.E di là avrebbe assistito alla sua dolce vendetta.
-Stai uscendo,Dolphine?- la fermò suo padre,col giornale in mano.
-Si papà…-
-Speravo mi spiegassi che significa tutto questo…- le disse spalancandole il giornale sotto gli occhi –Mi dà l’idea di una volgare ripicca,da parte tua…-
-Ma no,papà…Io non so come questa notizia sia trapelata…-
-E dove stai andando,così elegante?-
-Non ricordate?...è il genetliaco di madame *******…Naturalmente non posso mancare…-
Il gentiluomo la osservò,diffidente.
Ma preferì lasciarsi ancora ingannare dalla bellezza così apparentemente innocente della figlia.
-Sono lieto che –nonostante la brutta esperienza che sembra tu abbia vissuto – tu sappia ricoprire con classe il posto che ti compete in società…Vai pure,ma…Preferirei che non tardassi…-soggiunse,per ribadire in ogni caso il proprio ruolo di padre.
-Sarò a casa prima del previsto…siatene certo!- con una leggiadra riverenza,Dolphine si congedò.
La carrozza la attendeva nell’androne.
Al piccolo trotto raggiunse Pigalle e qui,smontata dalla sua vettura,trovò ad attenderla una seconda sulla quale un giovane gentiluomo la aiutò a montare:direzione Teatro dell’Opera.


La folla in platea e nei palchi cominciava a rumoreggiare.Era più di un quarto d’ora che l’orchestra accordava gli strumenti,ma lo spettacolo non sembrava volere iniziare.
Gli occhi dei più erano fissi sul palco del proprietario,che rimaneva eloquentemente vuoto.Come eloquentemente calato e chiuso appariva il pesante sipario di broccato rosso sul palcoscenico.
Improvvisamente il mormorio calò:Aurora aveva fatto il suo ingresso nel palco di Sindial.La sua bellezza particolare,evidenziata dall’abito e dall’acconciatura,placarono per qualche attimo l’agitazione generale,che sarebbe ripresa però poco dopo se,contemporaneamente le luci non si fossero abbassate in sala e il sipario non avesse cominciato a scivolare via con un fruscio suggestivo.
Il maestro salì sul podio.E nel chiarore creatosi all’accendersi delle luci di cortesia sui leggii degli orchestrali,a pochi sfuggì la presenza affascinante e impassibile di Sindial accanto alla bella pianista vestita di rosa.




La musica di Grieg proruppe fresca e trascinante come un torrente scandinavo.L’ouverture annunciò i temi portanti del primo atto e a poco a poco,incantati dalla rivoluzionaria scenografia,ancora una volta i Parigini finirono per soccombere al fascino della vera bellezza.
Sulla scena i protagonisti si muovevano con uno slancio coinvolgente,alternando canto e recitazione.
Il coro di volta in volta si era fatto ‘personaggio’ passando da uno stuolo di contadinelle sciocche a un insieme di invitati a un matrimonio.
Ma il culmine del coinvolgimento e della trasformazione avvenne nella reggia del re della montagna,quando i coristi si erano trasformati in altrettanti trolls pronti a perseguitare il malcapitato Peer Gynt fino a sospingerlo nel buio più assoluto e spaventoso,quello della propria coscienza…
Erik aveva intanto preso Aurora per mano e,silenziosamente l’aveva condotta con sé:una porta –perfettamente mimetizzata tra i damaschi delle pareti del corridoio,si era aperta davanti a loro,introducendoli in un angusto passaggio,appena illuminato da fiochi lumi.
L’uomo vi si muoveva all’interno con perfetta disinvoltura:a un tratto si alzò davanti a loro una scala a chiocciola di legno.
Sindial fece segno ad Aurora di precederlo.Vi si inerpicarono fino in cima.
Ormai la fanciulla era disorientata,non avrebbe potuto dire in quale recesso del teatro si trovassero.
Una sorta di stretta balaustrata procedeva lungo la parete:di nuovo l’uomo la prese per mano e la guidò fino ad una ennesima,invisibile porticina.
Prima di schiuderla,Erik le disse,a bassa voce,ma in tono perentorio:
-Stai ben attenta,Aurora…da questo momento in poi dovrai parlare solo per leggere le tue battute…Qualsiasi cosa tu dica,si sentirà in tutto il teatro…-
La giovane si addossò alla parete,col fiato che le sembrava spezzarsi,spaventata ed eccitata insieme.
-Non devi avere paura…- la rassicurò lui – Vieni,osserva quello che faccio io…-
Lei lo trattenne solo un attimo.Ma lui le sorrise sicuro,determinato.
Attraversata la piccola soglia,entrarono in un ambiente simile a una gabbia di legno:Erik le indicò con la mano delle feritoie alla sua destra.Aurora sbirciò:erano molto in alto,ma il palcoscenico si vedeva perfettamente e vi si poteva seguire ogni movimento…
La musica in sala intanto era calata:una sola nota, incutendo un suggestivo,inspiegabile senso di mistero dava inizio al colloquio di Peer Gynt col Gobbo;e ripetendosi ossessiva ne marcava il ritmo sempre più serrato.
La pianista osservò Erik recitare le sue battute.La voce dell’uomo ricadeva amplificata su tutto il teatro,squarciando un silenzio carico di sospesa attenzione.
Poi un coro invisibile si unì al dialogo tra la terribile,minacciosa voce del ‘gobbo’ e quella incrinata dal terrore di Peer Gynt:incalzato dalle sue paure e dalla ‘Voce’ quest’ultimo sembrava arrivato al punto di soccombere,ma…
-E’ troppo forte…Più di una donna lo protegge!-
Pronunciata quest’ultima battuta,Sindial aveva concluso la sua parte. Aurora gli prese la mano e lo attirò fuori del gabbiotto.Addossata alla parete,sollevò le braccia intrecciandole dietro la sua nuca:
-E’ stato bellissimo…- gli sussurrò,attirandolo a sé.
Erik era diviso tra il bisogno di seguire il decorso dell’opera e il desiderio di abbandonarsi all’abbraccio di lei.Si chinò sulle sue labbra e la baciò,mentre le note struggenti della morte di AAse,la madre di Peer si diffondevano sul pubblico,sciogliendo la tensione della scena precedente in una commozione calda,irrefrenabile,catartica.
Aurora rispose avida al suo bacio,trattenendolo,incalzandolo.Lui si lasciò prendere da quella sua sete di passione,volle placarla.Continuò a baciarla stringendola contro la parete,sentendo salire il desiderio di lei che cresceva con la consapevolezza che quella creatura gli apparteneva ormai totalmente,anche ora,anche là dove nessuno mai aveva condiviso nulla con lui…
L’esplosione improvvisa,irruenta,inarrestabile degli applausi a conclusione del primo atto li costrinse a fermarsi,riprendere fiato.
Erik appoggiò il viso a quello di lei,continuando a tenerla tra le braccia:
-Ascolta…..senti?...-aveva un sorriso esaltato sul volto. –Il primo atto è piaciuto…Tra poco toccherà a te,amor mio….-
Aurora assentì.Lui le prese una mano e gliela baciò con tenero trasporto.


Ilia era rimasto da solo nel palco,fino alla fine del primo atto.Gli applausi e le luci lo sorpresero ancora una volta con le lacrime agli occhi:la scena della morte di Aase gli riapriva una ferita mai sanata,solo dolcemente molcita da una musica irripetibile,quella del violino di Sindial.
Scosse la testa,ripensando al legame profondo,indissolubile che lo univa al suo principale;all’ammirazione che sempre cresceva nei suoi confronti,anche ora che –con fredda,decisa, risoluzione- aveva superato l’ostacolo imprevisto dell’abbandono di Dolphine.
Dolphine…dove era? Semonov guardò tra i palchi,verso quello che sapeva essere il palco dei De Chapel:naturalmente brillava per essere vuoto…
Il giovanotto sbuffò con disappunto,però ebbe a un tratto la sensazione di aver intravisto un volto familiare.Ritornò a scrutare tra le file di palchi riservati alla migliore aristocrazia della capitale e,finalmente,non ebbe dubbi:la sciocca era là,splendida nella sua mise ‘trionfale’…Attendeva con impazienza l’inizio del secondo atto,sicura che qualunque alternativa sarebbe stata solo un ripiego…
Semonov ebbe un moto di stizza,si alzò e uscì dal palco.


-Dolphine…siete sicura di voler rimanere?- Andreè Reuter,il cavaliere che aveva offerto il suo sostegno alla bella ballerina per quella serata era un po’ scettico.La prima sembrava proseguire senza intoppi e il pubblico,d’apprima impaziente e affamato di ‘sorprese’ ,a poco a poco era stato domato dalla bellezza della rappresentazione ed ora,entusiasta,aspettava il secondo atto.
-Sicuro Andreè…- e gli sorrise con la sua grazia affettata,sapendo di poter contare su di lui – Guardate:ora il palco di Sindial è vuoto!...-
Questa frase cominciò a rincorrersi da un palco all’altro al loggione,alla platea.Dov’era andato Sindial? Dove la sua dama? E il segretario? Forse lo spettacolo sarebbe raddoppiato,quella sera?



Alphonsine stava dando gli ultimi ritocchi alla sua acconciatura e si osservava nello specchio.Era emozionata,ma anche agguerrita.Avrebbe dato a quella folla di affamati il boccone che li avrebbe tacitati definitivamente…Sospirò:sperava solo che Aurora non sarebbe stata da meno,in quella sfida…
Qualcuno bussò alla porta con discrezione:
-Posso entrare? Sono Ilia…-
-Certo!- rispose,sollevata di ricevere la visita di un amico.
-Siete splendida Alphonsine…Voi,e nessun’altra,siete Anitra…- le disse con slancio il giovanotto,ammirandola.
-Dite davvero?...- domandò lei,incredula.
-Ne dubitate?...non credevo aveste bisogno di conferme?- ribattè lui,altrettanto sorpreso di quella reazione modesta.
Alphonsine sospirò.
-Lo sapete che sarà una prestazione solo parziale,la mia….-
-Se volete sapere il mio parere…sarebbe bastato che voi compariste sulla scena,per spazzare ogni ricordo,ogni possibile paragone…Però da domani voglio che vi mettiate a studiare:dovete imparare la vostra parte alla perfezione!-
-Domani?...-
-Domani!...e per tutte le repliche!- ribadì Ilia,incoraggiante,come sempre.
Poi le prese il volto tra le mani e le baciò con slancio la fronte,sussurrando:
-Sapete che una certa vostra ex compagna di scuola…assisterà non vista alla vostra esibizione?-
Alphonsine sembrò ritrovare la grinta:
-Ah si?....sono proprio contenta:così imparerà come si danza!...e anche come si recita!-
-Ora riconosco la mia ‘Sinette’!...- rise Ilia. E le baciò di nuovo la fronte.
-Andate ora,signorino…il secondo atto sta per cominciare!-



Il buio calò di nuovo.Ma il sipario tardava ancora ad aprirsi.Dolphine aveva già scoperto il capo,lasciando scivolare via la cappa.Voleva che tutti godessero del suo trionfo.Ma poi la pesante cortina cominciò a scivolare nuovamente,aprendosi.E il maestro tornato sul podio introdusse la seconda parte dell’opera,con la delicata melodia del Mattino.
Gli spettatori si videro trasportati nelle torride lande dell’Etiopia,ai piedi della piramide di Memnone:un mormorio di stupore accompagnò l’illuminarsi della scena.
Ed ecco Peer Gynt trasformarsi in falso profeta,circondato da giovani orientali compiacenti.Ma tra di esse ce n’è una che ha fatto perdere la testa al maturo bambino,sempre alle ricerca di se stesso: Anitra…
Una musica insinuante,un ritmo che ammiccava malizioso:ed ecco comparire sulla scena l’eterno femminino,nel suo seducente costume da odalisca senza veli…
-E’ il tuo momento Aurora…- così dicendo Erik aveva ceduto alla pianista il posto nel gabbiotto.
Lei lo aveva guardato,ancora trepidante,quasi sul punto di richiamarlo.Ma l’uomo le fece segno di non parlare,sorridendole.
La pianista si concentrò.Conosceva la parte,ma tra le mani aveva il copione trascrittole da Sindial,che le consentiva di leggere al buio.
Non appena Alphonsine era comparsa sulla scena,l’attesa morbosa si era trasformata in sorpresa,entusiasmo.Molti l’avevano riconosciuta e proruppero in sparuti applausi,incontrollabili.
Lei stessa li tacitò col gesto e lo sguardo,quindi procedette nella sua danza di seduzione e scherno:roteando come una moscacieca impazzita intorno al suo carnefice-vittima,giocando con lui,irretendolo,trasformandosi da mosca in tarantola…
Peer cercava di dialogare con lei,ma…Che accadeva? La voce di Anitra,come prima quella del gobbo,era ovunque…nel teatro…ovunque e in nessun luogo.
Disorientato il ‘profeta’ si infuriava,ma nulla poteva contro quella giocatrice crudele…
Come tanto tempo prima,quando l’una sonava e l’altra danzava,tra Alphonsine ed Aurora si era ricreato il gioco degli specchi e della sfida.E lo spettacolo sembrò superare ogni possibile risultato di perfezione…
Dalla sua posizione defilata,Dolphine avvertì ben presto che nulla di quanto aveva cercato di ottenere si sarebbe verificato.Temette anzi di poter essere riconosciuta e di subire il contraccolpo del suo sciocco gioco.Si riavvolse discretamente nella sua cappa e suggerì al suo cavaliere:
-Andreè…andreste a chiamare la carrozza?…vorrei andare via…-
-Non vi sentite bene?-
-Ho promesso a mio padre che non avrei tardato…- rispose,sfoderando la sua espressione più remissiva e dolce.
Dal suo palco Ilia si era accorto di qualche movimento.Avrebbe voluto intervenire,ma Sindial lo aveva avvertito.Non gli sembrò opportuno prendere iniziative:e poi,era così bello lo spettacolo che Alphonsine gli offriva sulla scena!


La ritirata di Dolphine,però,non era sfuggita ad Erik.
Silenziosamente l’uomo-confidando nella durata della scena di Anitra- aveva lasciato Aurora da sola e si apprestava a piombare come un falco sulla incauta colomba che ora usciva dal suo palco e si incamminava lungo il corridoio,verso il foyer.
-Andate via così presto,madamoiselle?- una voce senza corpo,un sussurro profondo,una presenza inquietante fecero trasalire Dolphine.
Sollevò il capo che teneva avvolto nel cappuccio per mantenere l’incognito:davanti a lei la sagoma scura di Sindial,che l’aspettava al varco.
Non voleva incontrarlo!
Si guardò intorno,alla ricerca di un’altra uscita;vide il corridoio che portava al back stage,lo imboccò,pensando di aver giocato il direttore dell’Opera.
Ma la poverina non aveva capito che l’immagine davanti a lei altro non era che un riflesso in uno specchio e che Sindial l’aveva costretta ad andare proprio in pasto a lui…
Di nuovo la voce incalzò la fanciulla,facendola rabbrividire:
-Forse lo spettacolo non è di vostro gradimento?-
-Chi…chi siete?...- domandò lei.Nulla di umano,di vivo c’era in quella voce.
-E voi,madamoiselle?...chi siete?-
La fanciulla aveva i sudori freddi.Una porta si aprì cigolando,uno squarcio di luce tagliò il buio.
-Sono Dolphine Durois…-
-E chi è Dolphine Durois? Lo sapete? La conoscete?-
Perseguitata da quel carnefice invisibile,Dolphine si ritrovò in un camerino vuoto,davanti a uno specchio.Credette di essere al sicuro,respirò profondamente.
Un ghigno agghiacciante le rivelò che la tortura non era finita:
-Guardatevi allo specchio,Dolphine Durois! Vi riconoscete?- ordinò implacabile la Voce.
La ballerina ebbe paura,non osava obbedire.
-Guardatevi!-
Si specchiò,lasciando cadere la cappa che le copriva i capelli.Sospirò:era sempre lei,pallida,spaventata ma bella.
-Vorreste vedervi senza questa bella maschera da bambola di porcellana,madamoiselle?-
-Io….io non indosso nessuna maschera!-
-Guardatevi meglio….- ora la Voce si era fatta minacciosamente suadente.
Dolphine si guardò.Un’ombra nera,una mano guantata di pelle le passò sul viso,e improvvisamente nello specchio le apparve qualcosa di terribile!
-Aaah!- gridò,terrorizzata al punto da tremare. –Nooo!-
Non poteva essere quello il suo viso…Un volto cadente,dissoluto,cattivo,distorto….
Che significava tutto quello? Che le stava succedendo?
Improvvisamente capì di essere rimasta sola,ebbe addirittura la sensazione di aver vissuto una sorta di allucinazione. Poi sentì dei passi nel corridoio avvicinarsi:
-Aiuto!...Lasciatemi andare,lasciatemi andare!- gridò,spingendo il malcapitato sopraggiunto contro il muro,per aprirsi la strada.
-Dolphine? Che vi succede?-
-Andreè?....Oh sia lodato il cielo…Andiamo via!-
-Ero venuto a cercarvi,la carrozza è pronta!...ma che è successo?-
La giovane si guardò intorno.Era solo il corridoio anonimo di un back stage,era solo l’entrata di un camerino,col suo specchio.Ma ebbe paura di specchiarsi di nuovo lì dentro.Accettato il braccio del giovane cavaliere,si affrettò ad andare via con lui al più presto.
E specchiandosi nei vetri della carrozza,sfiorandosi ancora incredula il bel volto di porcellana,promise:
-Non metterò più piede in quel teatro,mai più!-


-Anitra obbedisce al profeta…Addio!-
Su questa battuta e svaporando in una risata maliziosa e irritante,Alphonsine-Anitra uscì di scena,inseguita dalle inutili maledizioni di Peer,rimasto irriso e insoddisfatto.
Un applauso irrefrenabile salutò l’uscita della etoile,un applauso a stento contenuto per consentire all’attore rimasto in scena di proseguire. Aurora,eccitata,ebbe però timore che fosse richiesto un bis e si volse a cercare con lo sguardo Erik,anche per ricevere la sua approvazione.
Lui non c’era,non era più sulla soglia del gabbiotto ad attenderla.
La fanciulla,benché contrariata,si assicurò che lo spettacolo stesse proseguendo senza intoppi e senza più bisogno di lei,poi fu più forte di ogni altra cosa il desiderio di uscire di là e andare a cercare Sindial.
Si addentrò lungo la stretta balconata percorsa insieme a lui,credendo di poter rifare il cammino all’inverso:ma era buio,e senza di lui,fatalmente,guardandosi attorno avvertì la vertigine dell’ignoto,dell’altezza,dell’abisso che credeva di intuire sotto di lei.
Si fermò, spalle al muro,impaurita.Prese fiato.A un tratto le sembrò di vedere Erik muoversi con l’agilità di una pantera tra funi e montacarichi.Respirò:tutto in lei,istintivamente,a quella vista le diceva che Sindial era …Ma la sua mente rifiutava di ascoltare:il fantasma dell’Opera era morto,Erik stesso le aveva detto di …
Questo pensiero che le martellava le tempie al ritmo serrato dei battiti del suo cuore le confondeva la vista,i passi si fecero incerti,sentì di perdere i sensi.
-Aurora!- le braccia forti di lui la sostennero.Il caldo rifugio del suo petto la accolse,rianimandola.-Stai bene,amor mio?-
-Si…ho avuto una sorta di capogiro,ma…-
-Sei stata bravissima!...vieni!torniamo nel nostro palco!-
Così dicendo la prese di nuovo per mano e fece per guidarla fuori da quel labirinto in cui lui solo riusciva a muoversi con padronanza assoluta.
-No…torniamo su…- gli propose lei,mordendosi eccitata le labbra e trattenendolo.
Lui la scrutò,interrogativo,con un mezzo sorriso sulle labbra.Lasciò che fosse Aurora a precederlo ed entrato con lei nel gabbiotto,assistè al prosieguo dell’opera,che –dopo l’esecuzione del canto d’amore di Solvieg- volgeva ormai al termine.Peer era arrivato alla fine del suo cammino:stanco,si preparava a posare finalmente il capo nel grembo di quella che riconosceva essere Sposa,Sorella,Madre…la sua Donna…
Erik non guardava più lo spettacolo:i suoi occhi erano su Aurora…Madre,Sorella,Sposa…La sua bambina adorata a cui aveva schiuso i segreti del suo mondo. Eccola,affascinata da tutto ciò che la circondava,che di tanto in tanto si voltava a guardarlo con un sorriso,cercando la sua approvazione.
A un tratto,proprio approfittando di uno di quei suoi sguardi lui,senza parlare,la attirò fuori e,sospirando di desiderio,la strinse contro di sé.
-…Non è ancora finito…- esclamò lei,sottovoce.
-No?...non mi importa…- quindi le cercò le labbra e riprese a baciarla come prima.
Lei cercò di ritrarsi:
-Non vuoi constatare?...è il tuo lavoro…-
-…Quello che voglio…-sussurrò lui,poi non concluse la frase e la baciò. –Quello che voglio è prenderti e portarti via…Adagiarti di sopra,sul mio letto…di più,tornare nella nostra casa…e averti di nuovo,davanti al fuoco…-
-Erik…- sospirò lei,carezzandogli il petto con le piccole mani desiderose.
-Stanotte non rispetterò sciocche regole e convenzioni,Aurora…Stanotte ti avrò…E’ quello che vuoi anche tu…- le promise,con una nota di brama quasi ferina nella voce.
-Si…- ammise lei.
Le afferrò la mano e la condusse via da quel luogo,dove ogni cosa sembrava un riflesso rovesciato del reale alle cui norme si sottraeva,per il semplice fatto che nulla lì era vero né normale…
Prima di rientrare nel teatro visibile a tutti,Sindial guardò nel profondo degli occhi Aurora,con una espressione di determinazione indomabile, e ribadì:
-Stanotte…-
Quindi rientrarono nel palco,appena in tempo per unirsi all’applauso che il pubblico andava tributando alla compagnia,tornata sulla scena per raccogliere il dovuto riconoscimento.
Gli artisti furono salutati da minuti interminabili di battimani entusiastici.Quindi a loro volta iniziarono a battere le mani:Alphonsine , Frederick e poi tutti gli altri guardarono verso il palco di Sindial,invitando tutto il pubblico ad unirsi a loro in un omaggio a colui che era stato il demiurgo di quella creazione insuperabile.
Aurora ed Ilia si erano uniti agli artisti e applaudivano Erik dai due lati.Lui accennò a un sorriso impercettibile,poi dai palchi e dalla platea si levò un’ovazione: Sin Dial! Sin Dial!...
L’uomo rimanendo un po’ arretrato nel palco,scambiato con Ilia-l’unico che poteva capirlo fino in fondo- uno sguardo eloquente,chinò appena la testa per ringraziare il pubblico di quella acclamazione.


-Andiamo a ringraziare gli artisti,Semonov…poi vi occuperete del resto,intesi?-
Ilia sorrise,disponibile ed entusiasta,come sempre.Desiderava anche lui scendere nei camerini e congratularsi con gli artisti:beato Philippe,che alla chetichella era già sicuramente entrato nel camerino di Alphonsine…
La compagnia attendeva nei corridoi del back stage:fu stappata una prima bottiglia di champagne e si brindò alla trionfale riuscita della prima.Anche Erik bagnò appena le labbra nella coppa,incrociando gli occhi con ciascun artista ,a mò di brindisi.
-Sono molto soddisfatto signori…e vi sono grato:da domani ci limiteremo solo a limare qualcosa…-
I cantanti si scambiarono uno sguardo eloquentemente rassegnato.
-..In particolare vi invito ad applaudire madamoiselle Segnier…-
Alphonsine,confusa,abbassò il capo:lei ed Aurora si scambiarono un sorriso complice,ammiccando.
-…Madamoiselle Segnier che ha promesso che,da domani,conoscerà perfettamente la sua parte…-sottolineò ancora Sindial con un velo di sapida ironia.
-Ma…veramente?- arrossì Alphonsine.
-E’ vero,Alphonsine…lo avete promesso…- intervenne Ilia,scherzando.Alla sua voce fece eco quella di Philippe,finchè a poco a poco tutta la campagnia cominciò a vociare e scherzare,finalmente liberandosi della tensione accumulata durante tutta la messinscena.
-Cambiamoci in fretta,signori…- sollecitò a un tratto Ilia. –Ci attendono per la cena…-
Un coro di entusiasmo e allegria salutò quest’ultima battuta del segretario di Sindial e rumoreggiando tutti rientrarono nei camerini.La compagnia e l’orchestra avrebbero cenato insieme da Maxime,il miglior ristorante della città,generosamente invitati da Sindial…
Ilia e Philippe rimasero in attesa davanti alla porta di Alphonsine.
-Speriamo che vostra sorella non ci faccia aspettare troppo…- commentò il giovane russo.
Philippe si guardò intorno:
-Ma…monsieur Sindial,madamoiselle Aurora?...forse sono già andati?-
Ilia sogghignò,rispondendo solo un ‘già’:sapeva bene che da Maxime non vi sarebbe stato né l’uno né l’altra.
Approfittando della confusione,infatti,Sindial aveva preso il braccio di Aurora e l’aveva sospinta via dal back stage.
Poi,evitando abilmente la folla di ammiratori che –nonostante i commessi e i fattorini – era riuscita a dilagare verso i camerini,era rientrato nel teatro,ormai vuoto.
-Vieni…voglio mostrarti una cosa…-
Salì con Aurora sulla scena e le indicò il palco reale,sormontato da una decorazione sontuosa,che culminava in alto all’altezza della piccionaia,con un arabesco in legno.
-Eravamo lassù?- domandò la fanciulla.
-No…ancora più in alto…-
Aurora alzò la testa e si rese conto che in corrispondenza della verticale del palco,su su,dov’era l’affresco,c’era la lanterna fatale con cui Psiche aveva contravvenuto al divieto.
-Nella lanterna?...- domandò,incredula.
Lui sorrise appena,con soddisfatto autocompiacimento:non rispose.
-Ora vieni…- e la prese ancora per mano –Piccola Psiche...-
Aurora sentiva l’emozione crescere nel suo cuore,salendo le scale che portavano alle stanze…Cosa le succedeva?Non era la prima volta…Eppure le sembrava di provare la stessa eccitazione,la stessa paura di quella sera. Forse perché non era più buio intorno a sé?Forse perché i suoi occhi le schiudevano mille verità inimmaginabili?forse perché aveva visto la sicurezza con cui Sindial si muoveva e se ne sentiva di nuovo e per sempre affascinata?…
Erik si fermò davanti alla porta dello studio,la guardò:
-Che cosa c’è? Sembri spaventata…- nel dir così le mise una mano nei capelli,sfiorando con le dita la rosa che li adornava.
C’era tanta dolcezza,tanto trasporto in quel gesto…Aurora lasciò che egli la stringesse a sé e cominciasse a baciarla.Le mani di lui,insinuandosi tra le ciocche scure,le scompigliarono appassionate la pettinatura,scivolando poi sulle spalle che la scollatura dell’abito lasciava scoperte. Quindi Erik si fermò:aveva tra le mani il bocciolo di rosa,caduto dai capelli.Le sfiorò il viso coi petali, guardandola negli occhi,poi il collo,il seno…
Quindi con decisione abbassò la maniglia della porta e sospinse Aurora nello studio,richiudendosi l’uscio alle spalle.


Erik ,appoggiato alla testiera del letto,a torso nudo,una gamba leggermente sollevata,l’altra stesa morbidamente, osservava Aurora muoversi come una libellula nella stanza.
Lei era scalza, con indosso solo la sottoveste di pizzo.Si fermò davanti alla grande finestra,si sollevò sulle punte per guardare fuori:era una notte purissima,con una grande luna ,l’ultima luna dell’inverno,che baciava i tetti di Parigi.
-E’ bellissimo…-esclamò.
La giovane donna alitò un po’ sul vetro,che si appannò.Allora col dito scrisse il proprio nome,poi lo guardò con una espressione maliziosamente infantile e aggiunse il suo…
Lui scosse la testa con un sorriso e le disse:
-Vieni qui…prenderai freddo..-
Lei disegnò ancora un cuore che unisse i due nomi,poi cancellò con una risatina e si riavvicinò al letto.
-…Una delle cose che mi mancava di più…era scrivere,sai?- gli confidò,sedendosi sulle lenzuola di seta. –E’ la prima cosa che ho fatto…-
-Davvero?-lui allungò una mano ad accarezzarle il braccio nudo,su fino ai capelli trattenendosi a giocare con qualche ciocca ribelle. –A chi hai scritto?...a Blanche?-
-Si…ma non solo…-
Erik aggrottò appena le sopracciglia,interrogativo.
Lei si accoccolò meglio di fronte a lui,restituendogli la carezza con un sorriso:
-Ho scritto a madame Giry…L’ho invitata a venire a Parigi..vorrei tanto che ti conoscesse…-
Lui rimase zitto,con una espressione enigmatica sul volto,lo sguardo distante.
-E ti ha risposto?- le chiese,senza inflessione nella voce.
-Non ancora…Io..ehm…le ho anche detto qualcosa di noi…- gli confessò,un po’ trepidante. –Ho fatto male?-
Erik la guardò negli occhi,la mano nei suoi capelli scivolò verso la guancia.Senza parlare,fece cenno di no,col capo. Poi la attirò un po’ a sé e le baciò piano le labbra:gli piaceva quella espressione estatica che lei conservava ancora,per qualche attimo,dopo ogni suo bacio…
-E Blanche…ti ha risposto?- le domandò –Sarà stata felicissima…-
-Si,felicissima…le ho anche parlato dei nostri progetti futuri…Oh Erik:vorrei tanto rivederla,riabbracciarla…-
-Andremo a Mont Saint Michel,se lo vuoi…-
Aurora sospirò,allontanandosi un po’ da lui.
-Che cosa c’è?- le domandò.
-Stavo pensando al dottor Lagrange…Si è ripreso,mi ha scritto Blanche…Sai?lui le aveva detto che io non vedevo perché…per una sorta di autopunizione…-
Aurora scosse la testa,pensosa.
Lui aveva appoggiato il gomito al ginocchio,il mento sul dorso della mano e la studiava.Lei continuò:
-Ci ho pensato…ho ripensato a tante cose…anche prima di quella notte…E forse ho capito,sai?-
-Cosa hai capito?-
-Quando lui è comparso sulla scena,con indosso il costume di Don Giovanni,sicuro,seducente...la sua voce carezzevole su una musica di carne e sangue…Erik…io non provavo né terrore,né ripugnanza per quell’uomo…-
Lui emise un ghigno amaro.
-Perché insisti a parlarne,Aurora?...Eri una bambina,vedevi la sicurezza,la seduzione,il fascino…dove c’era solo abiezione,orrore,follia…-
-Ma io ho visto anche questo…E non ho provato che pena,e desiderio,e…-
Aurora lo guardava.Sperava ancora che lui la aiutasse a capire.Ma Erik non si prestò al suo gioco.
-E allora?- le domandò,come se tutto quello non gli appartenesse.
Lei scosse la testa.
-…E allora,sapendo che era sbagliato,mi sono punita,inconsciamente…-
Lui la cinse col bel braccio muscoloso,la attrasse a sé:
-Che sciocchezza…Eri una bambina,Aurora…l’emozione,la paura di qualcosa più grande di te ti ha turbato…perché hai un’anima calda,palpitante,sensibile…- Così dicendo le baciava le labbra,le guance,i capelli,la pelle tutta.
Lei gli si strinse contro,ricambiando i suoi baci,quasi appigliandosi al suo amore.E presto non parlarono più,travolti dal desiderio e dalla passione reciproca.



Philippe,Alphonsine e Ilia tornavano a piedi dalla cena festosa servita ai tavoli del prestigioso Maxime.Camminavano piano,guardando rapiti la luna che si specchiava nel fiume placido,che scorreva come una morbida carezza attraverso la città.
-Non mi sembra vero…- esclamò Philippe – Essere qui a Parigi,aver assistito all’esibizione di mia sorella all’Operà….aver cenato da Maxime…Se è un sogno,non vorrei mai svegliarmi!-
-No…non è un sogno…E’ la vostra vita,Philippe,della quale cominciate finalmente ad assaporare la bellezza…- rispose Ilia.
Il ragazzo sospirò. Sarebbe stato solo un assaggio,il suo,o si sarebbe alzato come un convitato sazio,da quel banchetto?
La ballerina gli mise un braccio intorno alle spalle,affettuosa.
-E pensa che sei appena arrivato…Non oso immaginare,vivendo insieme a quel briccone del signor Semonov,cosa combinerai nei prossimi mesi…-
I due giovani risero,scambiandosi uno sguardo complice,ma scherzoso.
Erano in prossimità del quartiere latino.Il piccolo appartamento di Ilia distava pochi passi.
-Che ne dite,Ilia,se vi precedo?...sono davvero stanco:accompagnate voi mia sorella,si?-
-Come preferite,Philippe…-rispose il russo,un po’ incerto.
Il ragazzo scambiò uno sguardo eloquente con Alphonsine,poi si congedò da entrambi.Sul portone del palazzo di Semonov entrambi riconobbero la sagoma inconfondibile di Joseph che attendeva il suo padroncino…
-Così,eccoci di nuovo soli,dopo una serata trionfale…- si lasciò sfuggire Alphonsine –Mi sembra passato così tanto tempo,dall’inaugurazione….-
Ilia sollevò lo sguardo sulla giovane,osservandola:
-Davvero…stento a riconoscervi,a volte…-
-Sono migliorata?- chiese lei,con una punta di civetteria –Vi piaccio di più?-
-No…siete solo più vecchia!- scherzò lui.
-Oh…ma che briccone!- reagì lei,sollevando la borsetta per colpirlo:erano ora in prossimità delle Tuilleries.Ilia scappò avanti,fuggendo tra i platani,ma Alphonsine lo inseguì senza perdersi d’animo.
Il gioco continuò attraverso le piazze deserte della città addormentata,per concludersi sulle scale dell’Opera,dove entrambi rovinarono,tra mille risate.
-Siete imperdonabile….fate di tutto per farmi arrabbiare!Ma ho capito il vostro gioco…e non ci cascherò più…-
-No! Perché?...siete così bella,quando vi arrabbiate?- ribattè galante lui.
Si scambiarono uno sguardo silenzioso e per un attimo la distanza tra loro sembrò annullarsi.Poi,però,per uno strano scherzo della notte,un rumore,un volo d’uccello,distrasse Ilia,il suo sguardo si sollevò alle finestre dell’ala abitabile del teatro,dove una piccola luce brillava.
Anche Alphonsine sollevò lo sguardo,il suo sorriso cambiò.
-Il vostro cuore è ancora lassù,Ilia?-
Il giovanotto sospirò.Poi disse:
-Preferirei che fosse qui…ora…-
-Anch’io…- confessò lei,impercettibilmente,quasi incredula lei stessa di quello che significava.
Ilia la guardò,interrogativo.Senza sapere se riderci su,o fingere di non aver capito.
-E’ tempo di rientrare…- tagliò corto la ballerina,facendo per alzarsi dai gradini.
Ilia la trattenne per una mano,costringendola a restare là,seduta accanto a lui.Poi avvicinò il viso al suo e le diede un bacio sulle labbra,che Alphonsine però non ricambiò.
Lui la guardò,interrogativo.
-Mi spiace,monsieur Semonov…Alphonsine Segnier non sarà mai un ripiego,per nessuno…-
Allora lui,la attirò con più sicurezza a sé e la baciò di nuovo e più a lungo.Ma lei ebbe solo un brivido,senza cedere nemmeno ora.
Ilia non si spazientì,né si arrese.La prese tra le braccia,la strinse a sé e la baciò ancora,con dolcezza e passione insieme e finalmente riuscì a far breccia nelle sue difese;timidamente Alphonsine iniziò a ricambiare il bacio,restituendo a Ilia l’abbraccio.
Per attimi intensi,inarrestabili,entrambi si persero nella dolcezza inattesa di quel bacio.Poi lei lo fermò,si fermò.
-Bravo!...come sempre,riuscite ad averla vinta,vero?- era indispettita,ma fingeva una disinvolta ironia.
-E’ stato molto bello baciarvi,Alphonsine…sapevo che lo sarebbe stato dalla prima volta che vi ho vista…Solo che sapevo anche che avreste amato sempre il teatro più di me- dichiarò invece lui,sincero.
La donna si alzò:
-Dite che siamo pari,allora?...-
Lui,un po’ mogio,annuì.
-Bè…è ora di andare..-concluse lei,ma a sorpresa si voltò e gli diede un bacio sulle labbra,istintivo,inatteso.
Ilia rimase stupito.Lei rise:
-Finalmente sono riuscita a sorprendervi?...Ah,ma non ci fate l’abitudine…monsieur Semonov!-
Così dicendo gli sfilò la sciarpa che il giovane portava al collo e iniziò a correre col suo trofeo.Ilia scosse la testa,ridendo e la inseguì.Poi,raggiuntala,la abbracciò e- tenendola stretta sotto la sua spalla-la accompagnò al George V…


La luce del giorno trovò Erik già sveglio,che-disteso su un fianco- osservava silenzioso e intenerito Aurora addormentata.
I capelli di lei erano una tentazione irresistibile per le sue mani:le dita della sua destra giocavano con una ciocca,delicatamente,per non svegliarla.Gli occhi chiusi,il respiro regolare,l’espressione serena:Aurora rimaneva per lui l’emblema dell’innocenza,che –pur donandosi –rimane sempre intatta.
Che sarebbe successo se la sua piccola Psiche avesse condiviso con lui il segreto inconfessabile del suo passato?La sua bell’anima pura ne sarebbe stata contaminata…perché? Non sarebbe stato un delitto?l’ennesimo delitto del fantasma?
Il fantasma era morto…Era nato un uomo nuovo,al suo posto…
Sindial si alzò,sospirando.Si fermò davanti alla finestra,quindi si volse a guardarsi nel grande specchio…L’immagine riflessa ghignò verso di lui,con un sadico compiacimento.Morto? la sera precedente era tutt’altro che morto…
-Morto…forse no,ma cambiato si…-si disse.
Sollevò lo sguardo e i suoi occhi corsero al violino sul ripiano.Lo prese e con le dita ne carezzò le corde:le note cominciarono a scaturirne con naturalezza,sotto l’inattesa ispirazione.Era un motivo dolce,delicato,tenero…
Quando Aurora si svegliò,Erik era di nuovo steso al suo fianco,prono,che annotava febbrilmente su uno spartito la piccola composizione che aveva appena creato.
La giovane donna si sollevò un po’,a guardare:
-Che cos’è?...- gli domandò,anche lei su un fianco,con la mano sopra la sua spalla.
Lui sorrise,un po’ incredulo:
-…mi è venuta in mente guardandoti dormire…-
Lei lesse lo spartito e a bocca chiusa lo canticchiò.Era una musica diversa dal solito,non carne e sangue,ma tenerezza,calore familiare.
-E’ dolce…sembra una ninna nanna…-
-Una…ninna nanna?quelle che si cantano…-
-…ai bambini,per farli addormentare…-concluse lei,sostenendolo nella sua incertezza.
Poi riprese a modularla,a bocca chiusa.
Si sentì guardare e sollevò lo sguardo.Per un lungo attimo tra di loro si consumò un dialogo tacito.
Ma lui sembrò interromperlo,volutamente:
-Una ninna nanna per te:sei tu, la mia bambina adorata…-
Lei sorrise,abbassando gli occhi:
-Già…-
Con slancio l’uomo si alzò dal letto invitandola:
-Vestiamoci…stamane voglio portarti di nuovo con me alla villa…Harun!-
Silenzioso e sollecito,il fido cameriere attendeva di essere chiamato:recò il carrello con la colazione,che Sindial prese e portò in camera.
-Oggi però…voglio servirti io!- si impuntò Aurora. –Sai che è tra le prime cose che si insegnano alle signorine,servire il tè?...-scherzò poi,mentre versava il liquido fumante in una splendida tazza di porcellana e lo offriva a Erik,con l’aggiunta di una fettina di limone.
Lui sorrise impercettibilmente divertito.
Aurora seguitò ad imbandirgli la colazione,canticchiando a mezza voce la piccola nenia da lui composta.
-Ci sono molte cose…che non so…- le confidò,a testa bassa,specchiandosi pensieroso nella tazza.
La posò e si chinò su di lei,sollevandole il mento con la mano:
-Quanto credi che un uomo possa cambiare,Aurora?-
Lei abbassò lo sguardo:era difficile rispondere a quella domanda,quasi impossibile…
-Dipende solo da lui…se vuole,quanto vuole.-Quindi fece una pausa- Io non riuscirei a chiederglielo,contro la sua volontà…né lo vorrei…-
Anche lui tacque,pensoso.Poi soggiunse:
-Si può desiderarlo disperatamente,ma le circostanze della vita spesso non te ne lasciano la possibilità…allora,quando si apre uno spiraglio,si può avere paura che-spalancando la porta- tutto si riveli solo un miraggio…-
Aurora avvertì il peso di ognuna di quelle parole:erano macigni che Erik sosteneva su di sé,da sempre.Volle condividere quella dolorosa fatica con lui,alleggerirgli il cammino:
-Ti capisco…Ma che necessità c’è,di spalancare la porta?…lasciamo aperto lo spiraglio…-
Gli carezzava il viso con la mano,guardandolo negli occhi.Lui le prese quella mano e gliela baciò,con tenero trasporto.
-…lasciamolo aperto,Aurora…amore mio…-


La locomotiva entrò nella stazione e si fermò:lo stridore dei freni,come il lamento inumano di una belva domata,seguito dall’ultimo sbuffo di vapore scosse quei passeggeri indolenti,che ancora indugiavano nei vagon-lits o nell’elegante sala da pranzo del convoglio.
Tra questi non c’era madame Giry,che già dalle prime luci dell’alba aveva smesso di rigirarsi nella sua cuccetta e si era alzata,insofferente. Era pronta da ore,con la borsa da viaggio stretta tra le mani irrigidite dal freddo,nonostante i bei guanti di raso nero.
Il viso era coperto da una veletta nera,che rifiniva graziosamente il suo copricapo:niente di civettuolo,però nel suo atteggiamento,anzi.Rigore e austerità trapelavano da ogni suo gesto,da ugni suo sguardo.
Incurante delle zaffate di vapore che ancora si alzavano dalla locomotiva,della gioiosa confusione che animava la Garde du nord a quell’ora del mattino,delle maestranze –facchini,vetturini,strilloni- che le si agitavano intorno sollecite,madame si diresse col suo passo sicuro verso l’uscita.
Improvvisamente la luce del giorno irruppe violenta su di lei e Parigi le si parò davanti,bella, spaventosamente bella come sempre,a primavera…
Magdalene prese fiato,turbata dallo spettacolo della capitale,inondata di luce,vitale,elegante come non mai.Le sembrò che i viali le si aprissero davanti attirandola come tentazioni irresistibili.Avvertì una sorta di capogiro,ma volle attribuirlo alla stanchezza,alla nottata insonne,al viaggio.
-Chaffeur!....- chiamò,autorevole.
Una vettura si accostò e il cocchiere l’aiutò a salire.
-Prego,madame?-
-All’Operà…-
La carrozza avanzò lungo le strade al bel trotto.Magdalene non si guardò più intorno,ma aprì la sua borsetta e rilesse le due lettere,riflettendo a lungo sul senso da attribuire a entrambe.
A un tratto,però,la carrozza ebbe uno scarto,una frenata improvvisa.Madame mise appena il capo fuori dal finestrino,domandando in tono perentorio:
-Che succede? Siete impazzito?-
-Scusate,Madame…Debbo lasciare il passo al calesse che esce dal teatro…ma siamo arrivati!-
Magdalene smontò,piuttosto indispettita:in quella,su un elegante carrozzino a due posti,vide avanzare quasi al galoppo una splendida coppia.Alto,possente,fiero l’uomo,bella e aggraziata la giovane donna al suo fianco.
La maestra di danza cercò di focalizzarne i volti,ma in quel momento una lama di luce –riflettendosi sul profilo destro dell’uomo- le trapassò lo sguardo,quasi accecandola.Il calesse proseguì veloce e irruento,tra due ali di persone che rimasero ammirate a guardarlo passare,ma Magdalene non ebbe modo di vederne gli occupanti.
-Sempre così- commentò il vetturino –Sua signoria Sindial attraversa la città come se ne fosse il padrone…-
-Sindial?...volete dire che quello era il direttore dell’Operà?Monsieur Sindial?-
-Proprio così,madame…madame forse non lo conosceva?- Il vetturino era smontato e cercava di guadagnarsi una mancia tentando di aiutare la Giry almeno col bagaglio,visto che era scesa dalla carrozza da sola. –Del resto,sarete sua ospite e lo conoscerete di persona…-
Magdalene si irrigidì di nuovo:
-Cosa ne sapete,che sarò sua ospite?-
-Perdonatemi…credevo foste un’artista…- il povero cocchiere abbassò la testa,umile.
La donna non seppe ribattergli,lo pagò in fretta,accordandogli anche una generosa mancia e si allontanò,infastidita dai suoi ringraziamenti che non smettevano più.
Nella luce del giorno primaverile il teatro risplendeva ancora più bello di quanto non le fosse apparso la sera dell’inaugurazione.Le parole di Aurora le tornarono in mente ‘Grazie a lui,il teatro dell’Opera è rinato.Anzi,direi che è nato,e basta.E voi dovete tornare ad ammirarlo,vincendo le vostre paure…Non c’è nulla più da temere qui:c’è solo da stupirsi e godere!’..
Magdalene inspirò profondamente ed entrò nel back stage.
-Madame?- le si fece incontro un fattorino.
-Vorrei parlare con monsieur Sindial…-
-Veramente…non è in teatro,credo.Forse nel suo appartamento privato,ma…-
Prima che finisse,la donna aveva preso la strada degli alloggi.
-Aspetti,madame…non può,non è autorizzata…-
Magdalene si fermò solo davanti alla porta dello studio.Qui bussò,con controllata irruenza.
Le aprì Harun,inchinandosi.
-Il mio padrone,monsieur Sindial è appena uscito,madame…-
-Lo so..ma intendo aspettarlo,qui!-

Quella mattina Ilia si recò con comodità a teatro.Sapeva che le prove sarebbero cominciate soltanto nel secondo pomeriggio.Aveva tutto il tempo di svolgere tanti piccoli adempimenti,tra cui provvedere all’ennesimo trasloco di Alphonsine.Si carezzò distratto la sciarpa,al cui contatto ripensò compiaciuto alla persona che gliel’aveva regalato…
Mentre metteva in ordine le carte nello studiolo alle spalle dell’amministrazione,sopraggiunse silenzioso il domestico di Sindial,richiamando la sua attenzione.
-Harun?...che succede?-
L’uomo gli sussurrò qualcosa all’orecchio.Ilia si alzò,con un’espressione tra lo stupito e il contrariato sul viso.
Pochi minuti dopo bussava alla porta dello studio del suo principale.
-Permesso…Madame Giry?-
La donna era seduta impettita sulla sedia di fronte alla scrivania,stringendo ancora la borsa tra le mani.Si volse:nella frazione di un attimo aveva capito che non era tornato Sindial,ma che si trattava del suo segretario Semonov.
-Ah…lieta di rivedervi,monsieur Semonov!- salutò,con una espressione gelida che contrastava nettamente con le sue parole.
Ilia finse di non accorgersene. Sollecito le domandò:
-Posso farvi servire qualcosa?…Harun!- intanto sedeva alla scrivania di Sindial.
-Non vi incomodate…Avrei urgenza di parlare con monsieur Sindial!-
-Se è così urgente,potete dire a me:sono il suo factotum…credo che rientrerà solo nel pomeriggio…-
-Ci sono casi nei quali il factotum non può sostituirlo…-
-Capisco…- rispose il giovanotto,tamburellando nervosamente sul ripiano,alla ricerca di argomenti di conversazione.
-Avrete senz’altro letto della prima di ieri…L’esibizione di madamoiselle Segnier è stata magistrale…-
-Alphonsine?...non sapevo che…Credevo dovesse esibirsi madamoiselle Durois…-
Ilia cercava di capire se quello sarebbe stato il motivo del contendere.
-Forse non siete al corrente…madamoiselle Durois ha abbandonato,senza spiegazioni….-
-Questo non lo sapevo.- ammise la donna.
Dunque non era quella la ragione per cui madame si trovava lì…Allora quale?
Ilia rifletteva,poi indirizzò alla donna un sorriso,nella speranza di fare breccia nella sua interlocutrice,che mantenne invece la sua rigida attitudine.
-Monsieur Semonov…voi avrete certamente molte cose a cui pensare…Non vi trattengo:aspetterò qui,come ho detto,che torni il vostro principale!-
-Non volete che…-
Madame Giry accompagnò col gesto le sue parole,porgendo la mano e congedando il giovane,che si alzò,uscendo.
 
Top
25 replies since 6/4/2008, 10:41   1040 views
  Share