Pandora's Legacy, by Brigand13

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jiujiu
view post Posted on 6/5/2008, 15:05




disclaimer : questa FF appartiene a Brigand13, a lei, solo a lei, sempre e soltanto a lei. ^_^

Brigand13

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Pandora's Legacy

Capitolo Uno

La pistola ruggì, echeggiando attraverso la caverna. Una sensazione incandescente lacerò l'addome di Terry che cadde sulle proprie gambe e iniziò a contorcersi. Lo sguardo di Lara su di lui era triste, ma risoluto. In quel momento Terry realizzò di aver sopravvalutato i suoi sentimenti per lui.

Terry crollò all’indietro, stringendo la ferita.
Brividi gelidi iniziarono a percorrere il suo corpo mentre i suoi occhi continuarono a seguire Lara.
Lei raccolse l’involucro contenente lo scrigno e si allontanò. Si inginocchiò dinanzi alla piscina oscura e tirò fuori lo scrigno dalla borsa.

La sua coscienza iniziò a venir meno mano a mano che il sangue sgorgava tra le sue dita.
Non poté dire con certezza quanto tempo Lara rimase seduta laggiù, ma registrò vagamente il movimento di lei che spingeva il vaso di pandora dentro il liquido nero.
Lei quindi si alzò e se ne andò.
Terry avvertì un moto di risentimento per quella donna che non gli aveva concesso nemmeno un ultimo sguardo mentre usciva dalla caverna.
Dopo, tutto divenne nero.

***

Terry si svegliò di soprassalto. Si sentì come sotto gli effetti di una bella sbronza. Il suo intero corpo doleva e gli venne la nausea quando si mosse per mettersi seduto. Provò ad aprire gli occhi.
A dispetto della luce pallida, un dolore acuto ferì le sue tempie. Sbatté le palpebre e il dolore diminuì.

Fissava confusamente quella che apparentemente era una caverna. Nonostante i suoi occhi rifiutassero di focalizzare bene, riconobbe il profilo di una donna coi capelli neri seduta di fronte a lui.
Le sue gambe erano raccolte al petto, le braccia strette attorno ad esse e la testa poggiata sulle ginocchia.

Ricadde al suolo e chiuse gli occhi. Portò le mani al viso e si massaggiò le tempie, provando ad alleviare il pulsare nella sua testa.
“ Dannazione, Croft. Quanto ho bevuto la notte scorsa?Non crederai mai al sogno che ho appena fatto. Mi sparavi e mi lasciavi a morire…pazzia pura, eh?Ad ogni modo, dove siamo?”

Avvertì del movimento dall’altra parte della stanza e quindi dei passi avvicinarsi al suo fianco.
Udì la donna inginocchiarsi accanto a sé e dita fredde sfiorargli delicatamente la fronte.
Una voce sconosciuta poi disse: “ Non era un sogno.”

I suoi occhi si aprirono completamente e si ritrovò faccia a faccia con una donna che non aveva mai visto prima.
L’istinto prese il sopravvento ed entrò in azione. Ignorando le proteste del proprio corpo, balzò in piedi e afferrò la donna per i polsi. La spinse indietro e ruotò su di lei, immobilizzandola al suolo col proprio peso.

Lei gridò e si dibatté, ma non riuscì a scacciarlo. “ Lasciami andare, razza di gorilla troppo cresciuto!”

Dalla sua nuova, vantaggiosa posizione, Terry realizzò che era molto più bassa di Croft e il suo corpo aveva delle curve considerevolmente più morbide rispetto alle forme asciutte, toniche di Lara.
La sua voce aveva un tonalità leggermente più alta rispetto al parlato lento e profondo dell’avventuriera.
In circostanze normali non avrebbe mai confuso questa donna con Lara, nemmeno per un istante, nemmeno in una caverna poco illuminata come quella.

La donna si agitò ancora, cercando di liberarsi. Le sue morbide curve premettero contro di lui. Terry pensò che, in qualsiasi altra situazione, avrebbe certamente goduto della sua posizione. Comunque, il mal di testa lancinante e i lamenti dei suoi muscoli, per non parlare della sua confusione riguardo l’intera situazione , tutto eliminò ogni accenno di piacere dall’evento.

“ Chi diavolo sei tu?” ringhiò minaccioso, senza lasciarla.

“Ho detto di lasciarmi andare,” rispose lei con altrettanto vigore, all’apparenza non intimidita da lui.

“ E io ti ho chiesto chi sei,” disse lui sollevandosi e portandosi a cavalcioni su di lei. “ Ora puoi rispondermi gentilmente, o posso perquisirti e trovare la risposta da me. A te la scelta-

La donna lo fissò con disprezzò, con le labbra premute in una linea sottile, poi distolse lo sguardo.

“ Va bene, fa come credi.”

Terry le strattonò i polsi, unendoli e tenendoli saldamente con una mano. Scivolò un poco indietro e la costrinse a sedere di fronte a lui. Quindi iniziò a perquisirla non troppo gentilmente, cercando qualunque cosa potesse dargli un indizio sull’identità di lei e se era o meno intenzionata ad ucciderlo se l’avesse lasciata andare.

“ Okay, okay, hai vinto. Il mio nome è Dorrie. Ti dirò tutto. Solo, smetti di palparmi, okay?” gridò lei dopo un momento. “ Non troverai nulla comunque. Il mio passaporto è nella mia borsa…laggiù.” Gli indicò col mento una piccola pila di equipaggiamento a pochi passi da dove l’aveva vista per la prima volta.

Terry le sorrise, quasi sogghignando. “ Molto meglio. Ora, riguardo alla domanda numero due. Cosa volevi dire con “ non era un sogno?”

“ Volevo dire che quella donna ti ha sparato davvero e tu sei morto, razza di stupido. E sai cosa, te la sei cercata! Ho visto come hai provato a fare tutto il romantico con lei e quando non ha funzionato l’hai colpita. Conosco gli uomini come-“

“ Io cosa?” ruggì lui, interrompendola. Non gli interessava particolarmente sapere cosa lei pensasse dei difetti della sua personalità.” Hai appena detto che sono morto?”

“ Si, sei morto…morto stecchito. Ti ha guarito, “ disse con occhi ridotti a due fessure, che sorridevano alla confusione di lui.” Anche se non capisco perché l’abbia fatto. Non ha bisogno di un grosso, stupido bruto. Sono la Guardiana. Posso cavarmela, come ho sempre fatto”

“ Cosa vuoi dire? Di chi, di cosa stai parlando?”

“ Lo Scrigno” spiegò lei, con il tono sofferto ed annoiato che si usa con un bambino.

“ Questo non è possibile”

Lei sogghignò. “ Sei nella ‘Culla della Vita ’. Hai tenuto lo Scrigno degli Dei, che ha concesso la vita agli albori del tempo, tra le tue mani. Pensi che non possa ripristinare la tua sola, patetica esistenza?”

Terry si rivolse a lei con stizza, rendendo le proprie parole più minacciose possibile. “ Guarda, voglio sapere chi sei, che ci fai qui e cosa sta accadendo. Se non inizi a parlare in fretta, mi arrabbierò molto. E fidati, non ti piacerà.”

“ Pensavo che avessi già messo insieme i pezzi e capito da te. Ma a quanto pare, a certe persone le cose devi spiegarle per filo e per segno.”

Terry le diede una scrollata d’avvertimento. La sua pazienza di fronte a quei discorsi sconclusionati e all’ atteggiamento arrogante di lei stava per esaurirsi.

Lei sospirò e scosse il suo capo. Quindi parlò lentamente: “ Io sono Pandora. Sono qui perché lo scrigno mi ha chiamato, come fa sempre quando è minacciato. Io servo lo Scrigno. E ora, anche tu.”

***

Capitolo 2

Dorrie lo fissò con compiaciuta soddisfazione, aspettandosi una reazione a quella sua rivelazione.
La sua reazione però fu inaspettata, non proprio come se aveva pensato.
Terry lasciò le sue mani, alzandosi velocemente e allontanandosi da lei. Il suo corpo cominciò a tremare e si piegò in due, emettendo strani rumori strozzati.

" Stai bene?" domandò lei alzandosi. Per un istante pensò che lo shock gli avesse provocato una crisi o che forse era vittima di qualche strano effetto collaterale dovuto alla sua recente rivitalizzazione.

Il suo istintivo bisogno di aiutare il prossimo prese il sopravvento quando lo raggiunse. Ma i suoni strozzati sparirono inghiottiti da uno scoppio di risa intervallato da gemiti sporadici, e Terry di massaggiò la testa.
" Dio, la mia testa mi sta uccidendo," ansimò. " Questa deve essere la peggior sbronza di tutta la mia vita. Sai, per un attimo ci ho quasi creduto. Ma tu calcato un po’ troppo la mano con quella storiella su " Pandora."

" Stai ridendo di me?" Dorrie avvertì la rabbia montarle in corpo. Da quando, ancora bambina, aveva compreso di essere diversa, era sempre stata molto sensibile riguardo all'essere derisa.
Ma, essendo sempre stata piccola, secchiona e decisamente troppo seria, aveva sopportato di essere presa in giro.
Ma non si sarebbe mai aspettata di essere derisa laggiù. La Culla della Vita era il suo regno.

" Va bene, allora dove sono Croft e i suoi compari? Sono loro che ti hanno coinvolto in questa assurdità, vero?domandò ridacchiando.

" Come osi ridere di me, delinquente ignorante che non sei altro!" disse Dorrie, avanzando e colpendolo al petto con le sue dita. La sua testa non raggiungeva nemmeno la sua spalla, quindi dovette guardare in alto per incrociare il suo sguardo, ma non permise che la differenza d'altezza sminuisse il tono imperioso della sua voce.

" Guarda, signorina, é stato uno scherzetto davvero riuscito. Mi sono divertito. Ora però, non sfidare la tua sorte"

" Io sono Pandora!" Lo Scrigno ha salvato la tua inutile pellaccia dopo che quella donna- Croft, l'hai chiamata- ti ha ucciso. E' il mio Scrigno, quindi tu sei mio servitore!" Il volume della voce di lei era aumentato mano a mano che parlava, fino ad urlare le sue ultime parole.
Stava tremando e il suo respiro si convertì in rigidi ansiti mentre aspettava una risposta da parte sua.

"Aspetta, non stai scherzando?" domandò lui mentre la sua espressione divertita assumeva i tratti di una mite derisione. " Sei completamente pazza!"

Qualcosa in lei scattò. Dorrie avanzò verso di lui e lo colpì al volto, sonoramente.


***

Per un momento Terry fu troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa, quindi lasciò che lei si allontanasse da lui, infuriata. Si spostò verso una zona della caverna che era appena illuminata dalla pallida luce che adesso comprese provenire da una piccola lanterna elettrica vicino all’equipaggiamento che Dorrie, o ‘Pandora ‘ aveva indicato come proprio.
La donna si sedette con la schiena rivolta ad una formazione rocciosa e cominciò a mormorare.

Ecco, completamente matta, va bene. La solita fortuna, Sheridan, disse fra sé e sé, prendendosi finalmente un po’ di tempo per esaminare la caverna. Assomigliava molto a quella in cui era stato con Lara. Ma al posto dell’acido nero che aveva visto prima, c’era una pozza contenente un fluido chiaro che sembrava acqua. Tuttavia, considerato ciò che era accaduto a Reiss, non aveva intenzione di scoprirne la composizione assaggiandolo.

I suoi occhi si posarono ancora una volta sulla borsa di lei e Terry rammentò la sua affermazione riguardo il suo passaporto.
Mosse un passo verso la pila, intenzionato a verificare la sua identità di persona, in modo da sapere a quale istituto dovesse essere ricondotta.

All’improvvisamente la voce di lei lo raggiunse dall’altra parte della caverna. “ No! E’ terribile. Non ho bisogno del suo aiuto. Devi mandarlo via.”

“ Ehi, con chi stai parlando?” domandò lui. Afferrò la piccola lanterna e percorse lo spazio fino a raggiungerla lì dove lei se ne stava rannicchiata. Non c’era nessun altro lì, ma Dorrie aveva qualcosa in grembo. Lei avvolse l’oggetto con entrambe le braccia e inarcò il corpo su di esso, protettiva.
“ Cos’hai lì?”

“ Vattene e basta. Perché non mi lasci in pace?”disse lei, fissandolo senza muoversi. “ La tua presenza non è gradita, qui”

“ Non me ne importa proprio niente. Allora, cos’hai?” disse monotono, con una punta di irritazione rivolta a quella impertinente, giovane donna. Si piegò su un ginocchio, trattenendo un gemito mentre i suoi muscoli intorpiditi protestavano per il rapido movimento. Afferrò quindi il braccio di lei e lo tirò di lato per rivelare uno scrigno ambrato, brillante.

Il tempo sembrò fermarsi per un istante, mentre le implicazioni dello scrigno lo colpivano. Poco dopo, Dorrie si riappropriò del proprio braccio e lo riposizionò attorno allo scrigno. Terry si alzò ed indietreggiò di un passo. Doveva esserci una spiegazione logica per tutto.
Voltandosi , raggiunse nuovamente gli oggetti personali di Dorrie e iniziò a frugare nell’involucro, cercando il suo passaporto, un legame con la realtà e un modo di dare una spiegazione quella sempre più bizzarra situazione in cui si era ritrovato.

“ Ehi! Quelle sono le mie cose! Non le toccare!” esclamò lei. Lui la ignorò e i suoi passi furono rapidi ad attraversare la caverna e raggiungerlo.
Lo strattonò per la spalla e lui se la scrollò di dosso.

“ Ah, “ disse in piedi col passaporto di lei in mano. La sua voce assunse un tono derisorio: “ Ora vedremo chi sei davvero, ‘Pandora’.”

“ Dammelo!” tentò di afferrare il documento con una mano, tenendo lo scrigno sotto l’altro braccio piegato. Terry sollevò il passaporto oltre la sua portata. Lei saltò per raggiungerlo e lui premette la sua mano libera sulla spalla di lei, esercitando pressione sulla sua clavicola appena tentò di liberarsi. “ Ahi!Fa male. Lasciami andare, idiota!”

Lui strinse di nuovo. “ E tu stai buona e tranquilla per un minuto, mentre scopro chi sei”

Sfogliò col dito il passaporto fino alla pagina dei dati personali e lo inclinò verso la luce in modo da poter leggere. “ Vediamo un po’…nome: Dorien Pantel. Uhmmm, di “Pandora” nessuna traccia, qui. Altezza:161 cm. Si, direi che ci siamo. Sei alquanto bassa. Peso: 50 kg. “ Si volse e la valutò con lo sguardo, permettendogli di posarsi qua e là sulle forme sensuali di lei. “ Sicuro, e io sono Babbo Natale. Io direi che sei intorno a cosa, 57, 59?”

Si sentì davvero in colpa nel vederla abbassare lo sguardo e portare lo scrigno davanti a sé, come se volesse nascondersi dietro ad esso. Non aveva mai compreso perché donne che erano perfettamente attraenti con un determinato peso sentissero il bisogno di fingerne uno più basso. Fu sul punto di ritrattare quanto detto a proposito del peso, invece fece ruotare semplicemente gli occhi e si concentrò di nuovo sul passaporto.

“Ah, data di nascita. Qui dice che sei nata nel 1976; quindi hai 29 ani. Ora, secondo la leggenda, Pandora fu la prima donna mai creata. Questo dovrebbe renderla vecchia di almeno qualche migliaio d’anni. Direi che tu sei un po’ troppo giovane” disse con franchezza. “ E non dovresti essere così sorpresa che io conosca il mito. Non sono così stupido come mi accusi di essere “

Terry lasciò la spalla di lei e le lanciò il documento, guardandola fisso. Lei lo afferrò e si allontanò. Si inginocchiò vicino alle proprie cose e cominciò a rovistare. Terry osservò con circospezione per assicurarsi che non tirasse fuori qualche arma e attaccasse.

Lei tirò fuori una sacca da viaggio e fece scivolare lo scrigno in esso. Quando parlò, il suo tono era molto più pacato di prima: “ Guarda, non importa chi tu pensi che io sia o meno. Io so chi sono e cosa devo fare. Lo Scrigno deve essere portato via da qui e quella che deve farlo sono io”

“ Oh, no . Quello scrigno viene con me. Non so bene cosa stia succedendo qui, ma so che vale una fortuna per le persone giuste. Quindi consegnamelo e non ci sarà alcun problema.”

Dorrie si alzò e si mise la sacca da viaggio in spalla. Quando si voltò per affrontarlo, la sua espressione era risoluta.” Non ho intenzione di consegnartelo. Potrai pensare che io sia pietosa, e pazza, e…non so che altro , ma sono la Guardiana dello Scrigno. L’unico modo in cui potrai averlo da me è uccidermi. Non hai una pistola come prima, con quella Croft. Potresti davvero uccidermi a mani nude?”

Terry si sentì punto sul vivo. “ Non avrei mai fatto del male a Lara…non seriamente. Lei è testarda. Volevo solo intimidirla.”

Dorrie fece spallucce. “ Sembra che lei abbia pensato che facevi sul serio. Dubito che ti abbia sparato solo perché si era stufata della tua compagnia…anche se, se sei stato affascinante con lei come lo sei stato con me, potrei anche sbagliarmi.”

“ Molto divertente.”

Rimase a guardarla per molto tempo. Era una piccola donna e non gli diede l’impressione di essere una specie di cintura nera in incognito o qualcosa del genere. Avrebbe potuto sopraffarla se avesse voluto. Ma a giudicare dalla mascella serrata e dalle nocche bianche a forza di stringere la sacca da viaggio, avrebbe dovuto farle del male per riuscirci. Malgrado ciò che Dorrie pensava, dato il suo comportamento nei confronti di Lara, Terry non aveva l’abitudine di picchiare le donne.

Beh, ci sono altri modi di ottenere qualcosa da qualcuno. E’ giunta l’ora di far ricorso al tuo fascino leggendario, pensò. Le sorrise: “ Bene, e sia, “Pandora”. Credo che tu abbia trovato un compagno di viaggio. Perché non c’è verso che quello scrigno lasci questo posto senza di me.”

***

Capitolo 3

Mentre Terry le sorrideva, Dorrie sentì gli artigli della paura, fino a quel momento stretti attorno al suo cuore, sciogliersi lentamente. Emise un sospiro, realizzando di averlo trattenuto fino a quel momento, e allentò la presa attorno alla cinghia della sua borsa.
Lei aveva pensato...sperato...pregato che lui non fosse intenzionato a ferirla per ottenere lo Scrigno, ma non ne aveva la certezza. Sapeva che lo scrigno non l'avrebbe scelto se fosse stato davvero malvagio.

Adesso era sollevata: il suo istinto non l'aveva tradita.
In realtà l'idea di viaggiare con lui non le era gradita, ma lo scrigno sembrava volerlo con sé.
Aveva la sensazione che lui pensasse di poterla proteggere. Ma ancora dubitava sul fatto di aver bisogno di quel suo genere di protezione. Ma lo scrigno non si era mai sbagliato fino a quel momento, quindi Dorrie considerò che tutto sommato lo scrigno sapeva cosa stava facendo.

Domate la paura e l' irritazione, Dorrie poté finalmente guardarlo davvero. Terry aveva ancora un'aria pericolosa. Dorrie sospettò che fosse una sorta di caratteristica intrinseca della sua personalità riflessa nel suo aspetto. Nonostante tutto, gran parte della manifesta ostilità di poco prima si era dissolta quando aveva dichiarato che sarebbe partito con lei.

Dorrie lo analizzò per un momento. Era alto e muscoloso, con un torace ampio. Aveva i capelli neri corti, rasati, e gli occhi blu-verdi più straordinari che avesse mai visto. Li aveva notati anche prima, quando aveva tentato di sfuggirgli. Decise che si, era un gran bell'uomo quando non provava ad intimidirla, specialmente quando sorrideva come in quel momento.

Improvvisamente Dorrie realizzò che lo stava fissando. Distolse subito lo sguardo e si allontanò, inginocchiandosi dinanzi al suo bagaglio e volgendogli le spalle.
Iniziò deliberatamente a sostituire le cose che aveva rimosso quando aveva tolto la sacca per lo Scrigno.

" Sai, non so nemmeno il tuo nome", disse senza voltarsi quando finì di riempire il suo bagaglio.

" E' Terry...Terry Sheridan, " disse lui piano, la sua voce una carezza.

Lei sollevò lo sguardo, sorpresa. Era chinato di fianco a lei, molto vicino, e lei non aveva avvertito la sua presenza nè alcun movimento. Dorrie sentì un fremito sulla pelle vicina a lui, ma si rifiutò si cedere.

" Non farlo!"

" Non fare cosa?" chiese lui. Il suo tono era innocente. Eppure uno scintillio negli occhi di lui le rivelò che sapeva benissimo cosa aveva fatto.

" Non ti avvicinare così di soppiatto! Non mi piace!"

Terry ridacchiò e afferrò la cinghia della sua sacca. Sfiorò col braccio quello di lei , lasciandole una sensazione di calore. Le sorrise appena, enigmatico. Quindi si alzò, sollevando la borsa che Dorrie aveva faticato a portare. Se lo portò con disinvoltura alla spalla, come se non pesasse nulla e tese la mano per aiutarla a rimettersi in piedi.

“ Perciò…dimmi, come sei finita qui? “ domandò lui attaccando discorso.

“ Te l’ho già detto. Lo scrigno mi ha evocato,” rispose lei vaga. Le girava la testa cercando di immaginare le intenzioni di quell’uomo.

Terry ruotò gli occhi. “ Lo so, lo so: Pandora e tutto il resto. Ma immagino che lo scrigno non ti abbia trasportato qui per magia. Anche se certo ammetto che rimarrei sorpreso se così fosse.”

“ Naturalmente no. Non è così che funziona. Ho noleggiato un camion a Nairobi, guidato finché ho potuto e poi ho camminato per il resto del tragitto.”

“ Quindi avresti camminato dal tuo mezzo fino a qui, da sola, sul terreno accidentato? Per quanto?”

Dorrie fece spallucce. “ Forse per un miglio o due. Perché?”

“ Non so. Semplicemente non sembri il tipo di donna che affronterebbe una cosa del genere da sola, credo. Forse, in fin dei conti, sono sorpreso”

Dal suo tono di voce, Dorrie avrebbe potuto dire che stava cercando di riconciliarsi con lei, ma quel commento relativo a quale tipo di donna lei fosse la lasciò sulle sue. “ Guarda, lo so, non sono per niente la celebre Lara Croft con cui sei arrivato qui. Ma sono più forte di quello che sembro e, d’altra parte, è con me che stai” disse seccamente. “ Ora che dici…possiamo andare, per favore?”

“ Tutto quello che vuoi. Andiamo.” Terry avanzò verso la torre attraverso la quale lei li aveva visti entrare.

“ E’ la strada sbagliata” lo richiamò lei.

Lui si volse per affrontarla. “ Oh, ma davvero? Sarebbe allora così gentile da guidarci fuori da qui, oh potente e venerabile ‘Pandora’? “

“ Sono arrivata fin qui, no?” scattò lei, fissandolo.
“ Bene allora. Ad ogni modo, fai stada”

Lei gli lanciò un ultimo sguardo per essere sicura. Dopodichè, seguendo lo stesso istinto che l’aveva condotta laggiù. Dorrie si incamminò attraverso i corridoi contorti e burrascosi che formavano la Culla della Vita.

Il cammino lungo le caverne permise ai muscoli di Terry di ritrovare la loro mobilità e fece passare il suo mal di testa. Ora, mentre si discendevano la parte posteriore della formazione rocciosa, lui si sentì davvero bene. Non riusciva a spiegarsi il fenomeno, eppure rifiutava di accettare la trama fantastica che Dorrie aveva tessuto. I morti non risorgono così, spontaneamente. Nella sua vita aveva avuto abbastanza morte attorno da esserne certo.

A metà strada lungo il tragitto nella Savana, Terry pose piede sul ciglio di un piccolo strapiombo roccioso e saltò giù con eleganza. Quindi si volse in direzione di Dorrie che faticava a causa della sacca che custodiva lo scrigno. La borsa infatti intaccava il suo equilibrio e Terry constatò che la donna si stava stancando.

Terry lanciò uno sguardo ad ovest, a quel cielo in cui il sole stava tramontando troppo velocemente all'orizzonte. Scendere non era una cosa malvagia durante il giorno, ma sarebbe stato troppo pericoloso al buio. Dovevano raggiungere le piane, dove Dorrie aveva parcheggiato, prima del tramonto. Sfortunatamente, gli sforzi di lei rallentavano la loro discesa. Alla velocità con cui si muovevano, non avrebbero mai fatto in tempo.

" Vuoi che lo porti io?" si offrì Terry, indicando la sacca.

" No," disse lei con uno sguardo e proseguendo. La roccia cedette sotto il suo piede e la borsa oscillò scivolando da un lato e facendole perdere l'equilibrio. Lanciando un grido, Dorrie cadde di traverso verso uno strapiombo di circa dieci piedi, questo proiettato su rocce apparentemente puntute.

Terry reagì istintivamente. Avanzando e afferrandola per la vita, Terry si buttò con lei sul masso dove si trovava fino ad un momento prima. Avvolse un braccio attorno alle spalle di lei e la tirò a sé, stringendola. Dorrie tremava visibilmente e si affidò al suo abbraccio con il respiro spezzato, irregolare.

" Stai bene?" domandò Terry, adagiando una mano sulla guancia di lei e muovendole di poco il capo in modo da poterla vedere in volto. Appena lei sollevo lo sguardo, l'uomo si accorse che i suoi occhi non erano marroni come aveva pensato all'inizio, ma piuttosto di un grigio verde profondo, con un anello marrone dorato attorno alla pupilla.

" Sto bene," disse infine Dorrie, senza fiato.

Terry lasciò scivolare il suo pollice lungo la linea della sua mascella, apprezzando il tocco ruvido sulla sua pelle liscia. Il respirò di lei accelerò leggermente e lui vide un guizzo rosa quando con la punta della lingua Dorrie si umettò le labbra. Quel gesto le fece brillare di un rosa per lui simile a quello delle bacche mature. Il desiderio si risvegliò in lui quasi ruggendo e Terry lasciò scivolare la sua mano dalla spalla di lei alla curva morbida alla base della schiena.

Chinandosi per baciarla, la sua coscia trovò un ostacolo: l'orlo rigido della sacca contenente lo scrigno. Automaticamente si mosse per rimuovere ciò che gli impediva di raggiungere il suo scopo: scoprire se la sua bocca era così dolce come sembrava. Afferrò la correggia e la sollevò in modo da potergliela far scivolare dalla spalla.

" Cosa credi di fare?" domandò lei aspra, spingendolo via.

Terry rimase per un attimo confuso e dopo si accorse della propria mano, ancora stretta attorno alla correggia della borsa. Si riprese velocemente, mollando la presa e sorridendole col suo miglior sorriso. " Beh, stavo per baciarti ma poi lei si è intromessa" disse, indicando la borsa.

Dorrie la risistemò , spostandola sul fianco così che lo scrigno fosse in mezzo, a mo’ di scudo. " Dovrai impegnarti molto di più per sedurmi e portarmi via lo scrigno!” lo informò acida.


La sua accusa era divertente, specie alla luce del fatto che lui aveva davvero intenzione di usare il proprio fascino per prenderle lo scrigno; tuttavia non era quello il suo obiettivo poco attimi prima. Rispose allegramente : “ Se pensi che avrei messo in atto una pratica una tattica del genere, rubandoti la borsa mentre fingevo di baciarti per poi scappare attraverso la Savana, beh, mi hai davvero sottovalutato. Anzi ti dirò, penso di essere un po’ offeso.”

“ Quindi mi stai dicendo che eri così rapito dalla mia incredibile bellezza da sentire il bisogno di baciarmi e che non stavi per niente tentando di fregarmi la borsa?” domandò lei, le sue parole venate di sarcasmo.

“ Si”, disse lui, regalandole un lento, sensuale sorriso che aveva la fama di far tremare le ginocchia di ogni donna.

Sfortunatamente, Dorrie sembrava non essere una di queste. Sbuffò e roteò gli occhi.
“ Ma per favore…mi sa che sei tu ad aver seriamente sottovalutato me. “

Gli volse le spalle e continuò a inerpicarsi giù per il pendio. Terry la guardò per un momento. “ Dovrai scendere più in fretta di così se vuoi arrivare giù prima che sia notte, “ la stuzzicò lui. Lei lo ignorò.

Terry scosse il capo e proseguì poco dopo, saltando di roccia in roccia su un sentiero che presto lo ricondusse di fronte a lei ancora una volta. Senza dire una parola, le offrì la sua mano e iniziò ad aiutarla a superare i punti più insidiosi. Lei resistette in un primo momento, salvo poi cedere e permettergli di assisterla. Si sbrigarono presto e raggiunsero la Savana giusto in tempo per vedere il sole calare oltre l’orizzonte.

***

Edited by jiujiu - 6/5/2008, 16:07
 
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view post Posted on 6/5/2008, 15:07
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jiujiu
view post Posted on 12/5/2008, 23:26




Capitolo 4

La vettura sobbalzò su un tratto del percorso particolarmente accidentato. Dorrie si svegliò di soprassalto quando la sua testa sbatté contro la maniglia della portiera posteriore della vecchia Range Rover. Fu disorientata per un attimo, poi lo sguardo cadde su Terry seduto al volante e gli eventi del giorno prima si ripresentarono alla sua mente tutti in una volta.

Subito si guardò intorno alla ricerca dello Scrigno, trovandolo sull’asse posteriore accanto a lei, ancora dentro la sua borsa. L’incontro intenso avuto con Terry mentre si inerpicavano giù diretti al furgone l’aveva lasciata alquanto turbata. Una volta raggiunto il veicolo parcheggiato, avevano diviso un pasto a base di carne in scatola e frutta secca. Terry era stato affascinante e socievole durante quella loro cena improvvisata, cosa che servì ad accrescere in lei l’inquietudine.

Mentre mangiavano, Terry aveva chiesto le chiavi della Range Rover, affermando di non essere stanco e di volersi allontanare dalla Culla della Vita prima che fosse giorno, giusto in caso qualcuno fosse venuto a cercarli. Era un discorso sensato, e lei era troppo stanca per discutere, perciò Dorrie aveva consegnato le chiavi all’uomo e gli aveva comunicato l’indirizzo del proprio hotel a Nairobi. Quindi, dopo aver mandato giù l’ultimo boccone, si era scusata ed era strisciata piano nel sedile posteriore del furgone, portando con sé lo Scrigno.


Dorrie si mise a sedere, sfregandosi la testa nel punto in cui aveva sbattuto e fissò l’orizzonte fuori dalla finestra, osservando il paesaggio. Invece delle praterie, che si era aspettata di vedere avanzando verso Nairobi, il paesaggio era verde e rigoglioso.

“ Dove siamo?”

Terry le lanciò un’occhiata e sorrise. “ Buon giorno. Siamo quasi a Mombasa.”

Il suo battito cardiaco accelerò leggermente, come sembrava accelerare ogniqualvolta l’attraente scozzese le sorrideva. Vuole solo lo Scrigno e lo sai, Dorien Pantel. Quindi smettila! si rimproverò. Poco dopo assimilò le parole di Terry .

“ Aspetta un attimo. Hai detto Mombasa?”

“ Si, una gran bella città. Non ci sei mai stata prima? “ replicò con semplicità, come se non ci fosse nulla di sbagliato. Dorrie scavalcò il sedile in modo da poter vedere oltre la sua nuca. Sicuramente stava scherzando per farle perdere la pazienza. Sembrava provarci gusto a farlo.

“ Non possiamo essere quasi a Mombasa. La scorsa notte ti ho detto che tutte le mie cose sono nel mio albergo a Nairobi. Andiamo a Nairobi.”

“ No che non ci andiamo.”

“ Si che ci andiamo!”

“Dorrie, è troppo pericoloso. L’hai detto tu stessa che qualcuno ci avrebbero inseguito per avere lo scrigno…per quello hai dovuto portarlo via. Bene, se qualcuno è davvero alla ricerca dello scrigno, quell’albergo è il primo posto dove penseranno di guardare. Inoltre, Mombasa è un porto navale, ci sono molte più vie di fuga da lì che non da una città dell’entroterra come Nairobi. Infine, ci sono un paio di persone che devo incontrare laggiù.”

“ Ma come faccio coi miei vestiti…e il mio computer…” La voce di Dorrie si affievolì perché non riusciva a trovare una falla nel suo ragionamento e non voleva lamentarsi.

“ Puoi procurartene di nuovi.”

“ Hai ragione,” ammise con un sospiro. “ E’ solo che gli appunti delle mie lezioni e le ricerche erano su quel computer. Ecco perché l’avevo lasciato al sicuro in albergo. Ho una parte di tutto nel mio quaderno, ma…No, come ho detto prima, hai ragione. Tenere lo scrigno al sicuro è più importante.”

Brava ragazza, “ disse Terry ammirato. “ Sei più tosta di quanto non sembri. Molte donne si sarebbero lagnate per ore per aver perso le loro cose così.” Terry le sorrise ancora una volta e Dorrie combatté per sopprimere la crescente attrazione che provava nei suoi confronti.

Proteggere lo scrigno è l’unica cosa di cui posso preoccuparmi. E non importa quanto tu sia dolce e affascinante, Terry Sheridan, non posso dimenticare la mia missione. E non posso dimenticare come ti sei comportato con quella donna, quella Croft, quando si è opposta a te a causa dello scrigno, disse a sé stessa con fermezza fissando il suo profilo. Dorrie tirò su le gambe sul sedile e strinse le ginocchia al petto.


Fissò lo scenario scorrere davanti ai propri occhi cercando di decidere esattamente cosa fare con lo Scrigno. Non aveva pensato ad altro che a recuperarlo. Il viaggio…il bisogno di partire era stato predominante. Aveva sentito lo Scrigno chiamarla e aveva risposto. Da quando si era unita all’enigmatico Mr. Sheridan e aveva portato via lo Scrigno dalla Culla della Vita, Dorrie non aveva più avvertito nessun forte segnale proveniente da esso. Sperava soltanto che l’avrebbe guidata una volta giunto il momento.

Nel frattempo avrebbe dovuto impegnarsi per resistere alla tentazione che Terry stesso rappresentava. La sera precedente aveva potuto constatare come era facile cedere al suo incantesimo. Quel suo fascino virile e quella sua aria pericolosa erano proprio la combinazione che più trovava attraente in un uomo. Ma ciò significava anche che lui era esattamente il tipo d’uomo che non avrebbe concesso una seconda occhiata ad una ragazza seria e dall’aria intellettuale come lei senza un buon motivo. L’aveva imparato a suo tempo, durante l’università…

“ Dunque, che tipo di lezione?” La voce di Terry spezzò il filo dei suoi pensieri come se leggesse nella sua mente, lasciandola confusa.

“ C-cosa?”

“ Hai parlato di lezioni sul tuo computer. Cosa insegni?”

“ Oh, quel tipo di lezione. Per un secondo, ho pensato…” disse lei sbuffando alla propria frivolezza. Terry le lanciò un’occhiata perplessa ma Dorrie gli fece un cenno con la mano. “ Lascia perdere cosa stavo pensando. Io insegno soprattutto storia e antropologia al Claremont College. E’ una piccola università di arte appena fuori da Seattle.”

“ Quindi sei una professoressa?”

“ Dr. Dorien Pantel al tuo servizio,” rispose teatrale.

“ Niente male, “ replicò Terry con un sorriso che le procurò una sensazione confusa allo stomaco. “ Perché ‘soprattutto storia e antropologia ’? Pensavo che i professori insegnassero soprattutto una cosa. E molti di loro pure male.”

Dorrie rise. “ Presumo che tu non abbia buoni ricordi della tua vita al college.”

“ Ah beh, ho superato tutti i miei esami, ma credo di aver sempre preferito imparare con la pratica invece che sedendo in classe. Di conseguenza, i miei voti erano una schifezza.”

In quel momento, il furgone beccò una buca lungo la strada. Dalla sua posizione raccolta Dorrie sobbalzò e fu quasi sbalzata via dal sedile. Si puntellò tentando di sciogliere i propri arti ma si ritrovò praticamente addosso a lui. Il braccio di Terry scivolò attorno alle sue spalle e la aiutò a recuperare una posizione eretta, che era decisamente troppo vicina all’uomo per la pace mentale della giovane professoressa.

Avvertiva il calore irradiato da lui riscaldare il suo fianco destro. Dorrie si irrigidì, aspettando che lui togliesse il braccio in modo che lei potesse ritornare al suo posto. Lui non lo fece ed anzi piegò il gomito, poggiandolo sulla spalliera del sedile, quindi iniziò a giocherellare pigramente con qualche ciocca dei suoi capelli, sfuggiti alla coda che si era fatta. Il leggero sfregare delle sue dita contro la pelle sensibile della propria nuca le fece venire la pelle d’oca e pregiudicò la sua abilità di pensare in maniera lucida.

Terry la guardò con un sorrisetto malizioso sulle labbra e Dorrie realizzò vagamente che lui sapeva bene cosa stava facendo e che effetto aveva su di lei. “ Non hai risposto alla mia domanda, Dorien, “ sussurrò lui. La sua pronuncia scozzese aveva trasformato il suo nome proprio in una intima, dolce carezza verbale.

“ Cosa?” chiese Dorrie tentando di farsi strada attraverso la nebbia di desiderio che occludeva la sua mente.

“ Perché insegni due materie invece di concentrarti sulla tua specialità? “ Terry smise di giocare coi capelli di lei, ma lasciò il braccio adagiato sulla spalliera, in modo che le sue dita continuassero a sfiorare a tratti il suo collo.

Dorrie si sforzò di concentrarsi sulla sua domanda. Ma il solido calore del suo palmo contro la propria pelle la distraeva almeno quanto quelle piccole fugaci carezze. Quando finalmente parlò, le parole vennero fuori tutte d’un fiato.

“ Ecco, la mia vera specialità è l’Antropologia del Folklore, ma non c’è molta domanda per quella materia. O almeno non c’è in un college piccolo come Claremont. Credo che potrei trasferirmi in un'altra scuola , ma Claremont mi piace davvero e hanno una meravigliosa biblioteca sul Folklore. Fortunatamente è un campo molto eclettico, perciò posso riempire i buchi dov’è necessario: antropologia, storia, linguistica, ho anche dato un paio di lezioni al dipartimento di lingua Inglese. E ogni tanto i presidi mi lanciano un osso e mi permettono di dare lezioni nel dipartimento di Folklore. E prima che tu chieda, l’antropologia folkloristica è lo studio della realtà celata dietro i miti e le leggende di una civiltà…e sto delirando, vero?”

Terry ridacchiò e le sorrise di nuovo. “ Forse appena un po’. Non ti preoccupare. Cosa intendi dire con ‘ realtà dietro le leggende?’ ”

Dorrie fece spallucce e il movimento fece si che la mano di lui scivolasse contro la sua pelle, procurandole un brivido che le attraverso la schiena facendola quasi sussultare.
Come riesce a farmi sentire così soltanto col tocco della sua mano? Che razza di stupida ragazzina sto diventando?Concentrati! Non posso permettergli di prendermi in questo modo.

Dorrie prese un respiro profondo e si divincolò deliberatamente da Terry. La maggiore distanza tra i due l’aiutò a schiarirsi le idee, ma il sorrisetto consapevole sulle sue labbra le rivelarono che lui sapeva esattamente cosa Dorrie voleva fare. La donna lo ignorò e proseguì con la sua miglior espressione da professoressa. “ Dove ero rimasta? Oh, si. Leggende. Ecco, i misi studi di Antropologia folkloristica mi portano ad analizzare tracce storiche alla ricerca di indizi che possano ricondurmi ad una realtà che può aver generato una leggenda o un mito. Cerco di tirare fuori la realtà dalla fantasia. Per esempio, ci sono prove che alcuni ominidi preistorici, probabilmente Neanderthal, abbiano ispirato le leggende sui nani e sui trolls.”

“ Più o meno come la realtà celata dietro la leggenda del vaso di Pandora?”

“ Si, beh…se tutto coincide…”

Per un momento Dorrie pensò che lui avrebbe insistito riguardo alla sua affermazione, essere l’incarnazione di Pandora e quant’altro. A dispetto della sua miracolosa guarigione dalla ferita da arma da fuoco all’addome, la donna sospettava che lui non le credesse. Che lui stesse ancora cercando una spiegazione razionale per tutto ciò che era successo.

Fortunatamente raggiunsero la periferia di Mombasa. Terry dovette concentrarsi e manovrare il furgone attraverso le vie trafficate della città, quindi l’argomento fu tranquillamente messo da parte.



Capitolo 5


Terry guidò fino all'Hotel Rafiki, un posto piccolo e discreto di cui lui si era servito in passato, quando aveva visitato Mombasa in passato. Nonostante la scalata del giorno prima, era sempre rimasto all'erta quando avevano raggiunto il furgone e così aveva guidato tutta la notte mentre Dorrie dormiva nel sedile posteriore. Comunque sia, adesso le sue riserve di energia si erano consumate e non desiderava altro che un bagno e un letto, in quest'ordine.

Appena entrò, Terry fu contento di constatare che l'albergo era rimasto esattamente come l'ultima volta che c'era stato. L'ingresso era piccolo e poco illuminato. Un piccolo condizionatore da interni ronzava sopra una finestra, combattendo contro il caldo e l'umidità opprimenti provenienti dall'esterno. Una ventola ruotava pigramente sul soffitto basso, a pochi centimetri dalla testa di Terry. Una andiana signora in abiti tradizionali del Kenya sedeva dietro la cassa.

Terry la riconobbe dalle sue visite precedenti all'hotel. Lei era conosciuta da tutti semplicemente come Bibi Ndege, o Nonna Bird. Lei, come tutto l'albergo del resto, erano cambiati pochissimo nel corso degli anni da quando aveva approffitato per l'ultima volta dei servizi dell'albergo.

" E' passato molto tempo, mio caro ragazzo, dall'ultima volta che sei venuto a trovarci" disse lei. La donna gli sorrise mentre si avvicinava al banco, i suoi denti bianchissimi brillavano in contrasto al suo viso dalla pelle scura.

" Ti ricordi ancora di me, Bibi. Mi sorprendi" disse sorridendole.

" Pensi che io sia così vecchia, mr. Sheridan? Non potrei mai dimenticare un bel giovanotto come te. Mi riempie il cuore di gioia sapere che sei tornato a trovare la tua vecchia Bibi di nuovo."

" Sei sempre stata una conquistatrice," la stuzzicò Terry. Sentì il sorriso allargarsi sulle sue labbra. La familiarità del posto e il caloroso benvenuto erano l’ideale dopo i giorni passati a fare i conti con vecchi nemici.

Bibi lanciò uno sguardo penetrante a Dorrie che sostava qualche passo dietro l’uomo, con l’onnipresente fagotto in spalla. Sollevò le sopracciglia e un sorriso malizioso strisciò furtivo tra i suoi tratti.
“ Tu e la tua signora avrete bisogno di una stanza, penso. Ne abbiamo una con un grande letto. Ti piacerà.”

Terry considerò brevemente l’idea di prendere quella. Ma, ricordando le precedenti reazioni di lei alle sue avances, pensò che Dorrie non l’avrebbe presa molto bene. Lanciò uno sguardo rivolto dietro, alla ragazza, e notò la sua stretta violenta alla correggia della borsa e l’acceso rosso che imporporava le sue guance mentre fissava il pavimento. Sicuramente aveva captato il commento di Bibi riguardo al letto. Costringerla a questo così presto non avrebbe giocato a suo favore, qualora il suo obiettivo fosse quello di sedurla per portarle via lo scrigno. Terry resistette alla tentazione. “ Non è come pensi, Bibi. E tu sei un’adorabile maliziosa.Due stanze, per favore. Ne hai qualcuna con porte comunicanti?”

Bibi fece firmare loro un grande libro e consegnò loro un paio di chiavi. Nel prendere le chiavi da lei, la donna strinse la mano di lui nella propria. Ridacchiò e con una espressione d’intesa lo informò ,” Quando un bel giovanotto come te e una bella ragazza sono insieme, è sempre quello che penso. Ma sono certa che tu lo sappia meglio di me”.

Terry ridacchiò e ritornò da Dorrie. Posando una mano sulla sua schiena, la guidò attraverso un una serie di stretti gradini, che conducevano al secondo piano in cui erano allocate le loro stanze.

Dalla lobby Bibi li richiamò : “ Mettete i vostri abiti sporchi fuori dalle vostre stanze e farò in modo che Neema se ne occupi.”

Terry sollevò la mano che teneva le chiavi facendo cenno di aver sentito e quindi continuò a salire le scale dietro Dorrie. Il peso della sua borsa dava ai suoi fianchi vestiti color cachi un dondolio esagerato mentre saliva le scale. La sua posizione, diversi gradini più in basso, gli diede un’ottima visuale per apprezzare quel movimento prettamente femminile, unico. Si fermò per godere dello spettacolo.

Dorrie raggiunse la cima delle scale e si volse, vedendolo ancora a metà della scalinata. Aggrottando appena le sopracciglia, lei chiese, “ C’è qualcosa che non va?”

“ Assolutamente nulla, da dove sto adesso” rispose con un sorriso largo sul volto. Saltò i gradini due alla volta e la guidò attraverso un piccolo corridoio che conduceva alle stanze. Terry sollevò le chiavi. “ Sembra che le nostre stanze siano queste, la 201 e la 203. Qualche preferenza?”

Dorrie scosse il capo, così lui entrò nella 201 e quindi si sporse dalla porta reggendo le chiavi di fronte a lei, in modo che lei potesse reclamarle. La ragazza le afferrò delicatamente, avvolgendole con le dita, prestando attenzione a non toccarlo nel processo. Terry non riuscì a resistere alla tentazione di provare a farle perdere la pazienza. Muovendosi velocemente, estese le proprie dita e le carezzò il dorso della mano.

Lei arretrò e fissò la propria mano per un momento. Poi sollevò lo sguardo su di lui. Nella luce tenue i suoi occhi erano come neri pozzi. Quindi gli sorrise.

“ Sai, sono rimasta molto colpita dal tuo comportamento con quella anziana signora. Sicuramente lei ti vuole molto bene, almeno quanto tu ne vuoi a lei “ disse Dorrie in un soffio.

“ Si, e?”

“ Beh, mi ero fatta l’idea che tu fossi solo un mercenario privo di alcun contatto se non d’affari… o con qualche amante occasionale, forse- disse lei, sorprendendolo con la sua franchezza. Si fermò molto vicino a lui, attraversando la soglia della stanza. “ E’ possibile che abbia intravisto un barlume del lato tenero di Terry Sheridan? Se è così, allora devo ammettere di essere curiosa di vederne ancora, da parte sua”

“ Resta nei paraggi. Sono pieno di sorprese,” disse lui con un sorriso affettato che le rubò un risolino. Si piegò verso di lei, e col dito tratteggiò il profilo del suo volto. Lei adagiò la mano sul petto di lui, leggera. Terry potè avvertire il calore del suo palmo attraverso la stoffa della sua maglietta.

“ Oh, ne sono certa” sussurrò la donna.

Il bisogno di baciarla che aveva avvertito la notte prima era ritornato ancora più forte. Terry si fletté ancora, per essere più vicino e lasciò che le sue labbra accarezzassero la guancia di lei. Vi respirò, assaporando il suo profumo, un’incredibile dolcezza muschiata. Pose la propria mano sul suo collo e col pollice le sollevo il mento. Si fermò con le proprie labbra a pochi millimetri da quelle di lei, guardandola, i loro respiri confusi in uno…

Un forte rumore di passi proveniente dalla tromba delle scale spezzò l’incantesimo. Dorrie saltò indietro come colpita da una scarica elettrica ed entrambi si voltarono per vedere la causa di tale fracasso. Una ragazzina magra, africana, di circa dieci anni era in piedi in cima alle scale, alquanto imbarazzata.
“ Uh…sono Neema.Bibi Ndege mi ha mandato per assicurarsi che voi abbiate tutto quello che vi serve.”

Dorrie scivolò dentro la sua stanza. “ Dormi bene, Terry,” gli augurò frettolosamente e chiuse la porta.

Terry sospirò e fissò Neema con un’espressione ironica. “ Ti hanno mai detto che hai un pessimo tempismo?”

Neema si fece ancora più piccola. “ Scusa?”

“ Non ti preoccupare. Dammi cinque minuti e metterò fuori i vestiti per te. E mi chiedevo se per caso non potresti fare una commissione o due per me…”

Le diede una lista di cose di cui aveva bisogno. Tirò fuori dalla tasca il portafogli e prese 200 sterline che consegnò alla ragazza. Lei prese in consegna il denaro facendolo poi sparire quasi come per magia e quindi gli sorrise luminosamente.

“ Compra quella di cui ho bisogno e puoi tenere il resto. Okay?”

“ Grazie infinite! Puoi fidarti di me!”

Terry sogghignò. “ Prego…ora vai.”

La ragazza sgambettò velocemente giù per le scale. Terry si volse indietro, fissando la porta chiusa con la targa “201”.
Sospirò di nuovo, quindi aprì la porta vicina, targata “203”, passando con riluttanza nella sua stanza.

Dorrie si appoggiò alla porta, respirando pesantemente. Terry era stato ad un soffio dal baciarla e, nonostante sospettasse che le sue attenzioni fossero motivate soltanto dal suo desiderio per lo scrigno, lei lo avrebbe gradito.

Fu grata che la ragazzina li avesse interrotti, perchè non era sicura di come le cose sarebbero potute andare, diversamente.
Non poteva negare che parte di lei avrebbe preferito che non venissero disturbati.
Era più attratta dal rude scozzese che il destino aveva posto sul suo cammino di quanto lo era stata di qualunque uomo da tanto tempo, forse da sempre.

La sua pelle ancora fremeva dove lui l'aveva sfiorata. Sollevò la mano sulla guancia, ricordando graffiare ruvido della barba in contrasto con la morbidezza delle sue labbra.

Dorrie scacciò rapidamente l'impulso selvaggio di bussare alla porta vicina e pregarlo di riprendere da dove erano rimasti prima dell'interruzione.

Posò il fagotto sul letto e sedendosi al lato, lo aprì per rivelare l'ambrato bagliore dello scrigno.
Mosse i palmi sulla sua superficie, meravigliandosi del calore che emanava, quasi fosse un essere vivente.

" Non so se posso farcela. So che non posso permettermi di fallire ma ho tanta paura di non essere abbastanza forte da reggere il tuo peso"

Lo scrigno non diede cenno di risposta.
Dopo un momento, Dorrie richiuse la zip della borsa. Finalmente quindi, ebbe l'opportunità di guardarsi attorno.

La stanza era fornita del minimo indispensabile ma era pulitissima, con un letto doppio, un copriletto a scacchi blu e bianchi e una poltrona di legno con cuscini avvolti da una stoffa blu.
Al posto dell’ armadio a muro c’era un ampio guardaroba. Vi erano due porte, una adiacente alla stanza di Terry, che Dorrie concluse fossero collegate. La seconda porta di fronte a lei era per metà aperta, rivelando un piccolo bagno a tegole bianche e blu con box doccia.

La vista della stanza da bagno ricordò a Dorrie che non si era lavata per un paio di giorni.
Guardandosi nuovamente attorno per la stanza realizzò che aveva dimenticato il borsone con il suo cambio d’abito nel furgone. Visto che credeva di ritornare a Nairobi dopo aver recuperato lo Scrigno, non si era portata dietro molto, solo un paio di vecchi jeans, una maglietta ed un cambio di biancheria. Ma considerato il fatto che non aveva alcuna voglia di lavarsi per poi essere costretta a rimettersi gli stessi abiti sporchi, quelli erano decisamente un’alternativa migliore.

Dorrie afferrò il fagotto con lo Scrigno e lo ripose nello stipo del guardaroba. Chiuse la porta a chiave dietro sé e corse giù a recuperare la borsa dal furgone.

Ritornando in albergo, la donna al banco agitò la mano e la chiamò. “ Salve, bella ragazza di Terry!”

Sentendo il bisogno di correggere l’opinione della donna, Dorrie raggiunse il banco.
“ Non sono proprio ‘la ragazza di Terry’. Stiamo solo viaggiando insieme. Il mio nome è Dorrie.”

“ E tu devi chiamarmi ‘ Bibi Ndege’ o semplicemente ‘Bibi’ se preferisci.” Bibi prese la mano che Dorrie le aveva porto e la strinse tra le sue.
Le regalò un sorriso ampio e Dorrie non poté fare a meno di ricambiare.

“ Lo conosci da tanto tempo, vero? “ chiese Dorrie, incapace di resistere alla tentazione di apprendere qualcosa in più sull’affascinante ma enigmatico Terry Sheridan.

“ Oh, molti anni. Anche prima. Quando era un giovane ufficiale. Vuoi sentire la storia, penso?” Bibi rispose con espressione perspicace.

Dorrie lanciò un’occhiata consapevole alle scale che conducevano alle loro stanze, giusto per assicurarsi che Terry non stesse origliando la loro conversazione. Si rivolse quindi alla vecchia signora ed annuì.

“ Lo vorrei molto.”

“ Vieni allora, ci prenderemo una tazza di thè e ti racconterò la storia.” Bibi Ndege sciolse la presa sulla mano di Dorrie e le fece segno di girare attorno al banco dove c’erano un piccolo tavolo con due sedie.

Dorrie pensò brevemente alla doccia che aveva pensato di farsi, ma la sua curiosità ebbe il sopravvento. Si accomodò sulla sedia che Bibi le aveva indicato, posando il suo bagaglio accanto a sé.
Mentre Bibi era intenta a preparare il thè, Dorrie attendeva impaziente le informazioni che la donna le avrebbe potuto fornire per capire chi fosse davvero Terry Sheridan.
 
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spands72
view post Posted on 13/5/2008, 08:16




e chi è Terry!??!!
ancora.ancora.ancora!
 
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jiujiu
view post Posted on 26/5/2008, 08:42




Capitolo 6

L'aroma proveniente dalla tazza di thè che Bibi aveva posto innanzi a lei era incantevole. Dorrie soffiò sulla superficie e sorseggiò cautamente il liquido caldo. Era buono almeno quanto il suo profumo. Annuì con apprezzamento e bevve un altro sorso.

" Allora, dove eravamo?" domandò Bibi, un luccichio nei suoi occhi neri.

" Stavi per dirmi come hai conosciuto Terry" suggerì Dorrie.

" Oh si, ricordo. La memoria diventa molto offuscata quando una persona diventa vecchia come Bibi Ndege, " disse ridacchiando. Dorrie sospettò che, a dispetto dell'età, la mente di Bibi fosse più che limpida. L'anziana donna aveva solo gusto per il dramma.

" Hai detto che era un ufficiale militare?"

" Si, si. Molto bello nella sua uniforme. Lo erano tutti, ma Terry era il più bello. Naturalmente non è stato qui. E' successo a Kigali, in Rwanda. Sai cosa è successo lì dieci anni fa?"

" Il genocidio, " rispose annuendo la donna. La parola aveva un sapore amaro, ma era l'unico modo per descrivere la tragedia che costo un milione di vite umane. Dorrie aveva studiato i racconti delle genti dell'Africa Occidentale quando il terrore ebbe inizio e successivamente seguì le nuove sporadiche storie. Il pensiero che quella dolce donna piena di rughe seduta di fronte a lei avesse vissuto quell'evento orribile le fece venire i brividi lungo la spina dorsale. " Eri lì?"

" Si," disse Bibi con espressione solenne. " Mio nipote, Samuel, era il capo di una grande casa che veniva usata spesso dagli stranieri in visita. Non hai ancora incontrato Samuel, ma penso tu abbia incontrato Neema. Lui è suo padre. "

Dorrie annuì ma rimase in silenzio in attesa che Bibi proseguisse.

" A quel tempo, c'era un uomo che veniva dall'Inghilterra con una signora. Erano parenti della regina inglese perchè avevano anche quattro soldati con loro come guardie. Samuel disse che l'uomo era Lord Danforth. Ma Bibi non sa nulla degli inglesi importanti e non parla con loro. Aiuta ad accudire i bambini mentre una famiglia era lì. Ma visto che non c'era nessuna famiglia, pensavo a Neema, che era ancora tanto piccola.

" E Terry era uno dei soldati della guardia?"

" Oh no, lui era troppo in gamba come soldato per avere una mansione del genere. Lui arriva dopo. Dopo che il presidente Habyrimana muore in incidente aereo, la Interahamwe inizia ad uccidere i Tutsi. Tre giorni dopo, quattro di loro si presentarono ai cancelli della casa e volevano entrare e cercare i Tutsi. Bibi è giunta dal Kenya molti anni prima, quando mia figlia sposa il padre di Samuel. Ma il padre di Samuel era Tutsi, quindi Samuel è Tutsi. E la madre di Neema, Celine, è pure Tutsi."

Bibi fece una pausa come se pensasse e corrugò il sopracciglio nel fissare Dorrie. " Non stai bevendo il tuo thè, cara. Non ti piace?"

" Cosa? Oh no, mi piace moltissimo. In realtà è una meraviglia." Dorrie fu colta alla sprovvista dall'improvviso cambio d'argomento della conversazione. Tuttavia, per confermare le sue parole, bevve un po’ di thè, che si era considerevolmente raffreddato. " Ero così presa dal tuo racconto...ho dimenticato di bere. "

La bocca dell'anziana donna si aprì in un largo sorriso. " Faccio il miglior thè di Mombasa. E' un segreto che ho appreso da mia bisnonna. Vuoi un biscotto?"

" No, grazie. Vorrei che continuassi la tua storia, però. Avrai avuto sicuramente tanta paura quando tentarono di entrare."

" Molta paura, si, " annuì Bibi. " E L'Inglese pure. Le sue guardi dissero agli Interahamwe di andarsene e tirarono fuori i fucili. I fucili dei soldati Inglesi erano molto più grandi di quelli degli Interahamwe così loro non entrarono. Ma erano arrabbiati e dissero che avrebbero portato tanti uomini per costringere soldati a lasciarli passare."

" Questo spaventa ancora di più l'inglese, così lui chiama a Inghilterra. Non l'ho sentito, ma Samuel mi disse che l'uomo inglese gridò molto forte alla persona che aveva chiamato. Quella notte arriva un grande elicottero nero. Ci dobbiamo pure nascondere nel granaio. Nell'elicottero c'erano altri tre soldati. Terry era il loro capo. Il capo dei soldati della guardia lo salutò con molto rispetto e lo chiamò 'Capitano Sheridan' . Mentre Terry aspettava Lord Danforth, gli diedi una tazza di thè. Lui è molto gentile con me. Sai che parla Swahili?"

Dorrie scosse il capo.

" Oh si. Lo parla molto bene. Un ragazzo così affascinante. Abbiamo avuto una bella conversazione e mi dice che i suoi uomini erano lì per salvarci. Il mio cuore inizia a volare. Ma L'inglese arriva ed è molto irascibile con Terry. Loro vanno nello studio da soli e ci sono un sacco di urla. Sembra che all'uomo inglese piace molto gridare. "

" Sapete perchè stavano gridando?"

" No. Il mio inglese non era buono come lo è adesso. Non gridavano in Swahili così che la vecchia Bibi potesse capirli." Ridacchiò alla propria perspicacia.

Dorrie sorrise di rimando. " Che scortese da parte loro"

" Si, molto scortese," concordò Bibi. Riempì la tazza di Dorrie dalla teiera che aveva posto sul tavolino. Bibi sedette per un momento, sembrando quasi soprappensiero. La sua espressione divenne turbata.

" Cosa avvenne dopo?"

" Dopo aver litigato, Terry lasciò la casa molto arrabbiato. Gli uomini di Danforth lo seguirono poco dopo. Quindi loro e i soldati iniziarono a salire sull'elicottero. Samuel corse da loro per chiedere cosa stava succedendo. Lui dopo mi ha detto l'Inglese diceva che non c'era abbastanza spazio per noi. Samuel li pregò di portare con loro almeno la piccola Neema, ma Lord Danforth lo spinse via e ordinò a Terry di far volare l'elicottero.

" Come ha potuto farlo?" esclamò Dorrie, senza sapere con certezza se si era riferita a Terry o a Danforth. " Come siete sfuggiti?"

Bibi sorrise e avvolse la mano di Dorrie con le proprie." Due ore dopo l'elicottero tornò con solo Terry a bordo. Caricò noi e gli altri che lavoravano nella casa sull'elicottero e ci portò in Kenya. Da mio figlio che dirige questo albergo e che è stato tanto felice di vederci. Terry andò via con l'elicottero e quando tornò, non era più un soldato."

" E cosa accadde ai Danforth e ai suoi uomini? Cosa avvenne dopo che se ne andò?"

Bibi scrollò le sue spalle magre. " Non lo so. Terry non me lo dice. Quando chiedo, lui dice che era così preso dalla mia bellezza che ha lasciato le milizie per poter venire a farmi visita ogni volta che vuole."

Dorrie rise. " Sembra davvero qualcosa che direbbe Terry."

" Un ragazzo così affascinante, anche se inventa storie per adulare la vecchia Bibi."

Uno sgradevole prurito al centro della schiena ricordò a Dorrie che non aveva ancora fatto la doccia. Prosciugò la tazza e la ripose nel suo piattino. " Grazie per il thè e la storia, Bibi Ndege. Sono onorata che tu abbia avuto fiducia in me al punto da raccontarmela."

Bibi sorrise e le diede un buffetto sulla mano. Vai adesso. E ricorda di mettere questi abiti sporchi nel corridoio per Neema."

***

Dorrie era in piedi nella doccia, l'acqua contro la sua pelle, mentre pensava a ciò che Bibi Ndege le aveva rivelato. Non la sorprendeva che Terry fosse stato un militare. Ne aveva giusto l'atteggiamento. E dalla descrizione di Bibi, ciò che aveva fatto era stato nobile...eroico, addirittura. Quale era il resto della storia? Come aveva fatto, da soldato altamente fidato a divenire il mercenario che aveva visto morire nella caverna?

Non trovando alcuna risposta nel rinfrescante getto d'acqua, Dorrie finì velocemente di sciacquarsi i capelli, rimuovendo lo shampoo e girò le manopole per fermare la doccia. Si ricoprì con uno asciugamano e tirò fuori una delle due magliette di ricambio dalla sua borsa.

Si stropicciò gli occhi, che sentiva offuscati e stanchi. Il sonno della notte prima era stato pieno di sogni e non le aveva concesso molto ristoro. Si sdraiò sul letto, aspettando che il sonno giungesse. Fu inutile. Non riusciva a mettersi a proprio agio. Quasi come dormire senza un cuscino o dormire da soli quando si è abituati a dividere il letto.

Dopo dieci minuti passati a dimenarsi e rigirarsi sul letto, Dorrie si sedette. Il suo sguardo cadde sull'armadio dove aveva riposto lo Scrigno. Come guidata da una filo invisibile, attraversò la stanza fino al mobile e tirò fuori la borsa da viaggio. La gettò sul letto e si sdraiò al fianco di questa. Aprì un poco la borsa e lasciò la propria mano sopra lo scrigno stesso. Nel giro di due minuti i suoi occhi si chiusero e Dorrie si addormentò.

***


Stava volando, innalzandosi su uno scenario che spariva sotto di lei per l'impossibile velocità a cui procedeva. Non c'era alcun suono, ma si sentiva rabbrividire. All'improvviso, si ritrovò in piedi al centro di un enorme distesa di ghiaccio.

Una gelida raffica di vento la investì. Lei tremò e si strinse nelle proprie braccia. Guardando in basso, vide il logo della Claremont University e realizzò di non aver addosso altro se non la maglietta leggera che si era messa su per dormire.

" A-aspetta un attimo...s-sogno!. Sto so-sognando, n-non è vero?" Dorrie disse forte, i denti battere per il freddo. La sua voce suonò smorzata e distante. Si pizzicò e provò, senza successo, a svegliarsi.

Aveva fatto spesso esperienza di sogni iper-realistici come questo, periodicamente per tutta la sua vita. Era stati sempre più frequenti di recente, guidandola alla sua partenza per il recupero dello Scrigno. Non si sorprese quando si volse per vedere l'uomo di questi sogni avvicinarsi a lei camminando sul ghiaccio.

Era di altezza costituzione media, con occhi biondi e tratti ben marcati, sui quaranta anni e poco più. Indossava un abito doppio petto, o forse uniforme, con un taglio vagamente militare. L'abito non sembrava voluminoso abbastanza per poterlo proteggere dal clima gelido, ma lui non sembrava essere influenzato dal freddo pungente, che adesso la faceva tremare senza controllo, mentre il suo respiro si era trasformato in singhiozzi gelati che ferivano i suoi polmoni.

" S-s-s-sei t-t-t-tu, " disse, balbettando per il freddo.

" Mia cara Pandora, sono davvero dispiaciuto, " disse, muovendo la mano. Il freddo cessò immediatamente. " Tu hai una mente così avida. Non ho realizzato che avresti fatto esperienza del freddo di questo luogo così intensamente. Ti prego, perdona la mia disattenzione."

" Grazie, Hermes. Ti perdono, naturalmente. " Dorrie inalò un profondo respiro e finì di strofinarsi le braccia, sopprimendo i brividi e nel frattempo guardando l'uomo da sotto le ciglia. Emanava potere e sicurezza. Si era sempre sentita vagamente intimidita dalla sua presenza sin da quando era bambina. Adesso percepiva lo stesso timore reverenziale di allora, ma lo represse con tutte le sue forze, non volendo che lui la ritenesse timida o indegna.

" Hai fatto così bene finora, bambina mia, " disse, avanzando e stringendole le spalle. La sua voce era ricca, calma e resa colta da un lieve accenno di accento britannico. " C'è ancora molto da fare. Ma penso che tu lo sappia. "

" Si. Devo condurre lo Scrigno dove sarà al sicuro. Dove dovrei portarlo?"

" A Nord, Pandora. Questo è il motivo per cui ti ho portata qui. C'è una caverna sotto il ghiaccio, non lontano da qui, dove lo scrigno sarà al sicuro per ora."

" Dove siamo?" domandò, guardandosi attorno alla ricerca di un punto di riferimento che potesse darle qualche idea.

Hermes fece un gesto con la mano e il globo terrestre apparve galleggiando nel vuoto dinanzi a lui.
Lo ruotò ed indicò un punto al centro della Groenlandia. Le coordinate del luogo si librarono nell'aria, dissolvendosi poco dopo. Dorrie realizzò che avrebbe potuto citare l'esatta latitudine e longitudine, come se i numeri fossero scolpiti nella sua mente.

" Portalo qui. Sarà al sicuro finché il mondo non sarà pronto per lui."

" Lo farò. Puoi contare su di me."

" So che posso, mia cara. Tu sei Pandora. " Il suo sorriso era sicuro e rassicurante, ma Dorrie percepì l'ombra sgradevole del dubbio.

" Uhm...e riguardo a Terry Sheridan? So che lo hai scelto per essere il mio guardiano o guida o quello che è, ma penso che lui sia interessato solo allo Scrigno. Non so quanto posso fidarmi di lui."

" Non sono stato io a sceglierlo. Tu lo hai fatto, " disse come se fosse stata la cosa più ovvia di questo mondo.
" Tu lo hai scelto nella caverna. Quando l'hai visto morire, il tuo cuore si è aperto a lui e l'hai scelto. Questo è il motivo per cui è stato rigenerato"

" Cosa?"

" E' sempre stato così sin da quando la prima Pandora scelse Epimeteo come suo consorte."

" Ma...no, io..." Dorrie si fermò, fissando i propri piedi per un momento. Il contrasto dei suoi piedi nudi contro il bianco assoluto del ghiaccio sul quale stavano era bizzarro, ma provò ad ignorare il paesaggio attorno a sé e pensare. Infine, sollevò i suoi occhi nuovamente verso Hermes e parlò con voce tremante: " E se avessi fatto una scelta sbagliata?"

" Non temere, bambina. Non l'avrei mai guarito se avessi visto una minaccia in lui. Vi è molto bene in costui, ma potrebbe avervi perso l'abitudine. Tu lo puoi aiutare a riprenderci la mano. Come lui può aiutare te a vegliare sullo Scrigno."
 
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view post Posted on 26/5/2008, 08:55
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wow....a me sta storia piace,Jiu!
Grazie per averla tradotta!
 
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view post Posted on 26/5/2008, 11:21
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sto recuperando...ce la farò,mi rimetterò in pari!!grazie Jiu,è proprio bella questa ff :D
 
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spands72
view post Posted on 26/5/2008, 11:24




piace molto anche a me! e come al solito sono impaziente!!
 
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jiujiu
view post Posted on 3/6/2008, 10:48




Capitolo 7

Terry si svegliò immediatamente nell'udire un colpo dato contro la porta che divideva la sua stanza da quella di Dorrie. Al secondo colpo era in piedi. Mentre il terzo e il quarto risuonavano, lui si diresse verso la porta. La aprì di scatto prima che potesse essercene un quinto. Il pugno chiuso di Dorrie lo avrebbe colpito in pieno petto se i riflessi di Terry fossero stati di poco più lenti.
In quel momento afferrò il polso di lei pochi centimetri prima dell'impatto.

" Scusa. Ho pensato che stessi dormendo e non mi aspettavo che aprissi la porta così velocemente" .
Gli occhi di Dorrie si allargarono per la sorpresa e lui poté distinguere la gola di lei muoversi quando deglutì.

" Mi sveglio velocemente. Di cosa hai bisogno? C'è qualcosa che non va?"

" Io…uhm...si, scusa, ti ho svegliato.." si guardò attorno nervosamente, incerta su dove poter posare lo sguardo. " Ma avevo bisogno...ecco...ti volevo--NO! Non ti volevo nel senso tu, come persona... volevo parlarti, ecco!"

Accigliato, Terry afferrò il suo mento con la mano libera e la costrinse ad incontrare il proprio sguardo. " Dorrie, c'è qualche problema?"

" Tu...ehm…non sei vestito, " disse esitando, abbassando lo sguardo sul suo corpo.

Terry seguì i suoi occhi e realizzò che aveva addosso solo l'asciugamano che aveva avvolto attorno alla sua vita dopo la doccia. Aveva lasciato gli altri abiti nella hall come Bibi aveva richiesto. Si era quindi buttato sul letto e addormentato con solo l'asciugamano a coprirlo. Un sorrisetto increspò le sue labbra, realizzando che Dorrie era già fortunata a vederlo con quello addosso. Era una conseguenza della stanchezza derivante dal viaggio insonne che non era riuscito a smaltire completamente col sonno.

Terry la lasciò e fece un passo indietro, allargando appena le braccia in maniera invitante. Abbassò gli occhi ai propri piedi e poi su, nuovamente ad incrociare lo sguardo di lei con un sorriso scherzoso.
" Perchè? non ti piace quello che vedi?"

" No! cioè, si. Voglio dire, stai bene, err...molto attraente...non è il mio posto per..." Dorrie aveva un'espressione da cervo colto sotto i riflettori sul proprio volto.

Terry sghignazzò all'evidente imbarazzo della donna ma decise di avere pietà di lei. Sollevò la mano col palmo rivolto in avanti per anticipare ogni altro suo tentativo di chiarirsi.
" Non ti preoccupare. Piuttosto, perchè volevi abbattere la mia porta?"

Lei chiuse gli occhi per un momento e inspirò profondamente, adottando un'espressione calma e professionale. Era quella che Terry stava iniziando a considerare la sua " faccia da poker".

Mentre Dorrie si stava concentrando, lui colse l'opportunità di darle un'occhiata più da vicino. Partendo dai piedi, che erano nudi, i suoi occhi risalirono sulle gambe e cosce sode, ben modellate e anche decisamente molto scoperte.

Infatti, data la forma del suo profilo sotto i suoi indumenti, le sembrava vestita solo della maglietta extra-large con il nome dell'istituto Claremont scritto in circolo attorno ad un logo blasonato con le parole " Scientia est potentia" che le arrivava a metà coscia.

Notando i suoi capelli sciolti e arruffati, Terry suppose che anche lei si fosse appena svegliata e quasi immediatamente avesse iniziato a bussare contro la porta. Considerando quanto Dorrie fosse seducente in quel modo, non riuscì ad immaginare come aveva potuto non accorgersi di come era vestita nel momento in cui aveva aperto la porta. E, considerando il suo comportamento nei confronti dell'uomo poco prima e la sua reazione nel vederlo svestito, Terry si sorprese che la donna non avesse fatto caso a sé stessa. Si domandò cosa avesse potuto distrarla in maniera così totale.

Dorrie aprì gli occhi , parlando infine senza farfugliare: " Nord."

Okay, non farfuglia più, ma non ha ancora alcun senso, pensò guardandola in attesa. " See, e? Nord che?"

" Dobbiamo portare lo Scrigno a nord. Qui, " disse passandogli un pezzo di carta con delle coordinate latitudine-longitudine molto esatte scarabocchiate su di esso.

Terry fissò i numeri e fece un calcolo. Ricontrollò nuovamente i numeri e calcolò ancora, ma ottenne la stessa, incredibile località evidenziata ora nella sua mappa mentale.
" Se non sbaglio, è nel bel mezzo della Groenlandia."

" Giusto," assentì Dorrie.

" Quella regione è coperta da ghiacci. Davvero, ghiacci solidi. "

" Si, lo so."

Lei sembrava non seguirlo. " La Groenlandia è gelida...sempre. Non penso che tu comprenda di quanto freddo sto parlando, qui. Perchè, per l'amor del cielo, dovremmo voler portare lo scrigno proprio lì?"

" Ho fatto un sogno," disse lei come se ciò spiegasse tutto.

" Hai fatto un sogno."

" Si."

" E sulla base di questo sogno, vuoi andare in Groenlandia?"

" Si," disse con più veemenza.

Terry vide che la giovane donna iniziava a essere frustrata dalle sue domande, ma non gliene fregava nulla. " Ti si è fritto il cervello!"

" Non ricominciamo!" ringhiò lei.

" Perchè mai dovremmo andarcene fino in Groenlandia dove sicuramente ci si congeleranno le chiappe una volta per tutte? solo perchè Tu hai fatto un sogno? E che diavolo c'era in questo sogno, comunque?"

" Guarda, io faccio questi sogni. Li ho sempre fatti. E' così che ho saputo dove andare per recuperare lo Scrigno. Ne ho fatto un altro adesso che mi ha mostrato dove portarlo. "

Terry sospirò e ruotò la testa per sciogliere i muscoli del collo. In che diavolo di situazione mi sono cacciato?

La fissò per un istante, massaggiandosi leggermente le tempie per schiarirsi le idee. Lei decisamente non era pronta a dargli lo Scrigno. Avrebbe dovuto continuare a stare al gioco ancora per un po’, almeno se aveva intenzione di ottenerlo da lei senza ferirla. E Terry non voleva assolutamente ricorrere alla violenza, specialmente dopo l'incidente con Croft.

Il tip-tap del piede nudo che batteva sul pavimento lo distolse dai suoi pensieri. Abbassò lo sguardo alla fastidiosa appendice, quindi permise ai suoi occhi di risalire lungo le sue curve un'altra volta. Deciso a divertirsi un po’ con lei, Terry sorrise lentamente e fu sul punto di commentare l'abbigliamento di lei quando udì un lieve bussare contro la porta principale della sua stanza.

" Mr Terry? Sono Neema, ho i vostri vestiti e altre cose."

" Solo un minuto, Neema, " disse, prima di rivolgersi nuovamente a Dorrie. " Dammi qualche minuto per vestirmi e ne discuteremo senza gridare."

Dorrie annuì. " Ok, affare fatto."

Terry sorrise e tirò a sé la porta, quasi chiudendola, prima di soffermarsi ed affacciarsi nuovamente.
" Oh, e nonostante io ami davvero il tuo abbigliamento attuale, credo che vorrai metterti addosso qualcosa di appena meno succinto. Ci sono alcune cose di cui dobbiamo occuparci prima di lasciare Mombasa e tu potresti attirare giusto un po’ troppa attenzione vestita come sei."

Dorrie abbassò lo sguardo e ritornò su di lui. La sua faccia acquistò un brillante colorito rosa e i suoi occhi si allargarono nuovamente. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, ma non proferì parola.

Reprimendo una risata, Terry chiuse la porta alle sue spalle e attraversò la stanza per raggiungere Neema e recuperare i suoi effetti.

***

Anche dopo che la serratura della porta scattò, Dorrie dovette sopprimere l'impulso di provare a coprirsi con le mani o di tirare la maglietta verso il basso in modo da coprire di più. Percepì le sue guance già rosse avvampare ancora di più quando si rese conto che non indossava neanche il reggiseno e si domandò se Terry l'avesse notato.

Certo che l'ha notato! Lui nota tutto! pensò prendendosi il volto tra le mani per domare il rossore fuori controllo. Non posso credere che sia rimasto lì, in piedi, a litigare con me come se nulla fosse!

Si vestì in fretta, cercando di concentrarsi su cose più importanti, ma non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine dello Scozzese avvolto solo da un asciugamano. Dorrie percepì le sue guance andare a fuoco nuovamente, solo che questa volta la vampa sembrò diffondersi dal viso al resto del corpo; quel calore la lambiva dentro.

Sapeva che Terry era molto attraente e ben fatto dal momento in cui si erano incontrati...era mica una novità? Qualunque idiota avrebbe potuto vederlo, a prescindere dal suo abbigliamento. Ma la realtà del suo corpo era aldilà di qualunque cosa avesse immaginato.

Il suo petto era ampio e ben definito con un lieve accenno di peluria scura su di esso. Il suo addome era solido e i muscoli sotto la pelle si increspavano quando rideva o parlava. Anche mentre discuteva con lui, Dorrie aveva avuto difficoltà a concentrarsi con tutta quelle pelle nuda ed invitante innanzi a lei. Si ritrovò a pensare all'improvviso che sensazione avrebbero mai dato quei muscoli a contatto con le sue mani e le sue dita tremarono leggermente, quasi pregustassero anch'esse il momento.

Si sedette sul ciglio del letto per aspettare Terry e tentò di rivolgere la propria mente verso altri sentieri del pensiero. Provò a riflettere su quale pensava sarebbe dovuta essere la prossima mossa da fare, ma dovette ammettere che le missioni segrete erano ben lontane dalla sua area di specializzazione. Fortunatamente Terry sembrava abbastanza esperto in quel campo.

Mi chiedo in cos'altro sia esperto, domandò una piccola voce ribelle dentro di lei. La sua mente congiurò contro di lei, proponendole un'immagine di lui attirarla a sè, le sue mani libere di assaporare la perfezione delle sue spalle e lui baciarla appassionatamente. Con la mano premette sulle proprie labbra, che fremettero di desiderio al pensiero.

Si alzò di scatto e iniziò a percorrere a grandi passi la stanza.
" No! devo smettere di pensare in questo modo. Lui è pericoloso. Non posso fidarmi di lui. Devo essere quella sveglia. Devo essere Dorrie la responsabile, come sempre. Lo scrigno è tutto ciò che conta."

Si fermò, lascianco che queste parole sprofondassero nella sua mente. Le ripeté a sé stessa per rinchiuderle nella propria anima. " Lo Scrigno è tutto ciò che conta."

La sua mente rivisse la conversazione con Hermes. Lui aveva fiducia in lei, non poteva deluderlo. E sembrava riporre fiducia pure in Terry. Dorrie non poté richiamare alla mente nemmeno una circostanza in cui Hermes si fosse sbagliato, ma non riusciva a fermare la paura che come rami di vite si intrecciava attorno al suo cuore, la preoccupazione che questa volta fosse diverso e che c'era una prima volta per tutto e tutti. Soprattutto considerato il modo in cui Terry la faceva sentire. La sua mano ritornò indietro, sulle labbra, che sentiva ancora bramose per il bacio immaginario. Pensa solo a come si sentirebbero se fosse stato reale...

Il filo dei suoi pensieri si spezzò appena Terry aprì la porta che divideva le loro stanze ed entrò. Si volse per affrontarlo: " Non bussi? E se non fossi stata ancora pronta?"

Le regalò un sorriso furbo. " Era quello che speravo. Volevo vedere il resto della carrozzeria."

" Molto divertente. Sai, avresti potuto dirmelo un po’ prima. Non avevi bisogno di lasciarmi in piedi qui, mezza nuda come una specie di svitata."

Le si avvicinò, imponendosi su di lei. " Oh, se l'avessi fatto che gusto ci sarebbe stato?" domandò lasciando scivolare le proprie dita lungo il suo volto per poi prendere gentilmente il suo mento tra il pollice e l'indice.

Per un momento Dorrie penso che lui stesse davvero per baciarla. Mentre parte della sua mente andava contro questa eventualità, un'altra sempre più incalzante parte lo desiderava. Dorrie trasse un profondo respiro, attendendo una sua mossa e non sicura della scelta che avrebbe voluto lui facesse.

Quindi Terry la lasciò andare, si allontanò e lasciò che la sua alta figura si accomodasse sulla sedia di legno fino a quel momento inutilizzata al lato del letto. Lanciò uno sguardo allo scrigno e poi alla ragazza. Dopo averla fissata brevemente, sollevò le sopracciglia: " Allora, come pensi di arrivare in Groenlandia?"
 
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view post Posted on 3/6/2008, 10:56
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aaaaahhhhnnnla descrizione dei connotati pettorali mi ha riconciliato con la vita...ANCORAAAAA!!!!
 
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spands72
view post Posted on 5/6/2008, 15:37




ehhhh, mi sono persa nella "descrizione"!
 
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jiujiu
view post Posted on 11/6/2008, 14:19




capitolo 8

Il sorriso che illuminò il volto di Dorrie era già di per sè una ricompensa. Terry riflette sul fatto che già era una donna adorabile di suo, ma quando sorrideva diveniva davvero bellissima.

Dorrie rise. " Non ho idea di come arrivare in Groenlandia. Trasportare un artefatto come lo Scrigno non è così facile come salire su un aereo. Devi avere dei permessi per portare manufatti del genere oltre i confini."

" E tu non hai alcun permesso," Terry disse con un sorrisetto, attendendo che lei chiedesse il suo aiuto.

" Beh, non esattamente," disse lei, guardando il pavimento. Afferrò la borsa e ne estrasse una pila di fogli che gli passò. " Ho fatto questi, prima di partire. Il problema è che bisogna specificare la destinazione in questo tipo di permessi. Sono validi solo per il trasporto da qui agli Stati Uniti, visto che non sapevo dove avrei avuto bisogno di portare lo Scrigno allora. Non ci aiuteranno a portarlo in Groenlandia."

Terry sfogliò i documenti all'apparenza ufficiali e quindi lanciò uno sguardo ammirato alla donna.
" Sono veri?"

Dorrie arrossì. " Più o meno. Sono per alcune maschere tribali che il museo di Claremont ha acquisito per la collezione. Potrei aver modificato un campo o due prima di partire per poter portare pure lo scrigno."

" Penso di essere colpito." espresse Terry fissandola con ammirazione crescente. Iniziava a pensare che forse aveva seriamente sottovalutato le sue risorse. " Dunque, cosa pensi di fare?"

" Speravo che tu potessi avere qualche idea, " disse lei, accomodandosi sul lato del letto di fronte a lui.

Terry abbassò lo sguardo sulle carte e poi le sorrise. " Potrei. Ma prima dimmi, cosa avresti fatto se non ci fossi stato io qui? Come avresti portato lo scrigno in Groenlandia da sola?"

Dorrie scrollò le spalle. " Non lo so, onestamente. Probabilmente l'avrei soltanto portato a casa e pensato a qualcosa una volta lì. E' rischioso e so che è un brutto piano, ma non so come modificare i permessi in modo da portare lo scrigno ovunque voglia. Ma forse questo è il motivo per cui tu sei qui. Forse è destino."

" Non credo al destino."

Dorrie ruotò lo sguardo e lui poté udire del sarcasmo nella sua voce. " Beh, forse sono soltanto stata molto fortunata a trovare un ex membro dell'elite dei servizi speciali nel bel mezzo del nulla proprio quando ne avevo più bisogno."

" Chi te lo ha detto?" chiese Terry, ben attento a mantenere un determinato tono in modo da non rivelare alcuna informazione. Esaminò nella sua mente tutte le conversazioni avute con lei, ma era certo di non aver menzionato l'addestramento specifico, solo che era stato un Royal Marine. Quindi comprese: " Bibi ti ha detto che ero nei servizi speciali?"

" Non esattamente. Non essere arrabbiato con lei, ti prego. Lei mi ha solo raccontato come vi siete incontrati e ho messo insieme i pezzi da sola. Non mandano chiunque per missioni segrete di salvataggio come quella che mi ha descritto. Ho immaginato che tu potessi essere stato un agente speciale. Avevo ragione, vero?"

Terry si sporse in avanti, poggiando i gomiti sulle proprie ginocchia. Rispose alla sua domanda con un'altra domanda: " Sembri abbastanza ferrata sull'argomento. Dove hai appreso tutto questo? Studi folklore militare o roba del genere?"

" Io ero nell'esercito," disse Dorrie come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Terry sedette dritto, sorpreso." Tu nell'esercito?"

" E' così che ho pagato i miei studi. Ti sorprende così tanto? Prendono pure le donne, sai."

" No, non è quello che intendevo. E' solo che non sembri una da servizio militare."

" Cosa vorrebbe dire?" chiese con tono indignato. Prima che Terry potesse rispondere, lei proseguì:
" Lascia perdere. Non sei la prima persona scioccata dal fatto che io sia stata nell'esercito. E' questione di percezione. E non era come essere nella fanteria. Ero una linguista."

Terry sogghignò al senso di frustrazione di lei riguardo il dover spiegare i suoi trascorsi militari.
" Devo ammetterlo, ti ho sottovalutato, Dorrie Pantel. Non lo faccio spesso. Nel mio lavoro può essere molto pericoloso farlo. Dovresti esserne onorata."

" Resta nei paraggi; sono piena di sorprese." Dorrie sorrise e i suoi occhi brillarono di rivincita mentre rivolgeva al soldato le sue stesse parole.

Terry si alzò e le prese la mano, tirandola in piedi. " Andiamo. E' meglio iniziare. Potrebbe volerci un po' per arrivare in Groenlandia. La prima cosa è far sistemare queste carte. Ma penso di conoscere qualcuno che può occuparsene per noi."

" E cosa facciamo con lo Scrigno?" domandò lanciando uno sguardo al fagotto sul letto.

" Portalo con te. Non penso che qui sarebbe in pericolo, ma è meglio andare sul sicuro."

***

Parcheggiarono il camion sulla strada di fronte ad un elegante complesso di appartamenti che dava sull'acqua. Terry si rivolse a Dorrie con una espressione seria sul viso. " Guarda, questo tizio può occuparsi dei documenti per noi, ma potrebbe essere giusto un po’ viscido. In una situazione normale, non ti porterei proprio qui, ma abbiamo bisogno di risolvere la cosa nel più breve tempo possibile. E Francois è il miglior falsario di tutta la costa Est d'Africa. Sii accorta e lascia che pensi io a lui."

Dorrie annuì avvertendo un senso di ansia percorrerle la schiena. Non aveva mai avuto a che fare con qualcuno che avrebbe considerato un criminale e la prudenza di Terry nei confronti di questo Francois la metteva sulle spine.

Attraversarono l'atrio dell'edificio e attesero l'ascensore. Dorrie si guardò attorno, attenta. Decorato con colori sobri, non era il tipo di posto che Dorrie immaginava abitato da un malvagio falsario. Negli show televisivi, i criminali vivevano sempre in squallidi edifici in rovina con tanto di barboni addormentati davanti agli ingressi, non in un attico di un appartamento moderno.

La campana rintoccò morbidamente, annunciando l'arrivo dell'ascensore. Dorrie sobbalzò un attimo al suono, urtando inavvertitamente Terry.

Entrarono in ascensore e Terry premette il tasto per il dodicesimo piano. Si girò e poso le sue mani sulle spalle di lei, guardandola con espressione preoccupata.
Dorrie percepì il calore delle sue mani attraverso la propria maglietta e fu tentata di perdersi negli occhi verdi-blu di lui.

" Stai bene?" chiese gentile. La sua voce era morbida come una carezza, le fece venire la pelle d'oca lungo le braccia.

" Scusami, credo di essere solo un po’ nervosa." rispose lei. La sua voce suonò rauca persino alle proprie orecchie. Sperò che Terry interpretasse ciò come un effetto dell'ansia e non intuisse che era provocato invece dalla reazione alla sua vicinanza. Si schiarì la gola prima di continuare: " Non sono abituata ad avere a che fare con dei criminali."

" Non ti preoccupare. Non è davvero così pericoloso. Non avevo intenzione di spaventarti." Terry lasciò scivolare le mani lungo le braccia di lei per poi riportarle sulle spalle, con le dita che carezzavano la clavicola della donna.
" Ti prometto che non permetterò a niente e nessuno di farti del male."

Inspiegabilmente, Dorrie gli credette completamente, almeno in quel momento. Sentì l'improvviso desiderio di avvolgere le braccia attorno a lui e perdersi nel suo profumo pieno e virile. Il tempo sembrò rallentare. Dorrie vide la propria mano iniziare a sollevarsi verso il torace solido di lui quasi avesse una volontà propria. La presa delle mani di lui si fece poco più stretta sulle spalle della donna.

Il rintocco della campana dell'ascensore richiamò Dorrie dalla sua trance. Ringraziando il cielo per averla distratta, Dorrie staccò gli occhi da quelli di lui e fece un passo verso la porta che si stava aprendo. Appena uscita dall'ascensore udì Terry sibilare qualcosa sotto voce, qualcosa di molto simile ad una imprecazione. Si volse e lo vide passarsi la mano destra sul capo prima di lasciarla cadere sul fianco e seguire la donna fuori dall'ascensore.

" Andiamo, " disse, allungando la mano verso il braccio di lei.

Dorrie evitò accuratamente la sua presa. Il suo tocco aveva indebolito la sua resistenza, dissipando l’obiettivo principale di mantenere lo scrigno al sicuro. E il suo effetto su di lei cresceva più forte. Decise di mantenere un po’ le distanze tra di loro in futuro. Camminò al suo fianco, ma si tenne attentamente qualche centimetro di distanza da lui, come un tampone contro le sue reazioni fisiche ribelli.

Raggiunsero velocemente la fine della piccola hall. Terry la guardò per un momento prima di annuire seccamente e bussare alla porta.

Dopo un istante, questa si aprì rivelando un uomo snello vestito di un abito di lino color crema che all'apparenza poteva costare più di tutto il guardaroba di Dorrie. Aveva i capelli castani ricci e ed era diversi centimetri più basso di Terry. I suoi lineamenti delicati avrebbero trovato il consenso di molte donne che lo avrebbero trovato estremamente bello, ma Dorrie sentì una decisa preferenza per il rude scozzese al suo fianco.

" Terry Sheridan. Non mi aspettavo di trovarti alla mia porta, " disse con un marcato accento francese. " E hai portato una adorabile signora con te..."

" Dorrie, questo è Francois, " disse Terry quasi come se il nome avesse un cattivo sapore.

Francois si rivolse a Dorrie e le regalò un sorriso ampio. Allungò la propria mano e quando lei gliela porse per stringergliela, lui la prese fra le sue dita, la sollevò e la sfiorò con un rapido bacio tra le nocche.
" Bonjour, mademoiselle. Enchanté. Veuillez entrer."
 
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view post Posted on 11/6/2008, 14:50
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aaaaahhhhnnn..ma qui non succede mai nienteeee!!!!
 
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spands72
view post Posted on 11/6/2008, 17:46




questi qui si sfuggono, si cercano...., un poco troppo guradinghi l'un l'alltro, ma è proprio lì l bello, così ne vuoi sempre di più!!!
bravaaaa
 
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jiujiu
view post Posted on 21/6/2008, 18:32




purtroppo non sono riuscita a finire il capitolo, ma lo completerò al più presto..intanto ecco un pezzetto...

***

Capitolo 9

Dorrie lanciò uno sguardo a Terry, sperando di essere consigliata su come avrebbe dovuto reagire all'uomo che la stava conducendo nel suo appartamento. Il suo contegno rigido non le diede alcun indizio, quindi si volse e seguì Francois attraverso la porta e lungo un piccolo atrio.

L'atrio si apriva su un salone che era decorato in completo nero e bianco con mobili moderni ed eleganti. I gusti di Dorrie erano lontani dall'eleganza vecchio stile del legno scuro e della pelle ma doveva ammettere che era una splendida stanza. Non era proprio ciò che si sarebbe aspettata da qualcuno che si guadagnava da vivere illegalmente.

" Prego, accomodatevi" la invitò Francois, facendo un gesto verso il gruppo di mobili che si affacciavano su una finestra che offriva una panoramica del porto di Mombasa. " Posso offrirvi qualcosa? forse un bicchiere di vino?"

Dorrie si sedette sul ciglio di un divano nero, che era adornato da diversi cuscini con un motivo pied-de-poule bianco e nero. " No, grazie. Sto bene."
Francois si sedette di fianco a lei sul divano, lasciando a Terry la scelta tra le varie sedie. Si sedette sulla sedia più vicina a Dorrie. Lei lo guardò di nuovo, ma la sua espressione era indecifrabile mentre li osservava.

" Quindi, madamoiselle, a cosa devo il piacere della vostra compagnia?" chiese Francois, accarezzando delicatamente la mano di lei.

" Io, uhm...cioè, noi.."si volse e rivolse a Terry uno sguardo implorante. Le attenzioni del francese iniziavano a renderla decisamente nervosa.

" Oui, chere? Vi prego, ditemi cosa posso fare per una così belle femme."

" Potresti piantarla con le stronzate, Francois," disse improvvisamente Terry. " Lei è davvero troppo intelligente per cascare nella tua sviolinata da francese affascinante. E, a parte questo, siamo qui per affari."

" Quindi dovrei presumere che le sia attratta dai tuoi modi da focoso scozzese? E sappi che la mia non è una sviolinata. Ed io sono un francese affascinante." Sorrise ancora a Dorrie. " Non siete d’accordo, mon cheriè?"

Dorrie stava cominciando a stancarsi dell'arroganza di Francois, e le frecciatine tra lui e Terry non avrebbero portato a niente. Si costrinse a calmarsi e predispose la modalità “professoressa”, rivolgendosi a Francois come avrebbe fatto con uno studente che si fosse spinto troppo oltre.

" Signore, l'ho appena incontrata, quindi difficilmente posso essere la sua " cara". Ma grazie per il sentimento," disse dolcemente, reclamando indietro la propria mano. Per mettere un po’ le distanze tra di loro, si alzò in piedi e attraversò la stanza per guardare alla finestra, che formava un muro della stanza. " Comunque sia, ha una vista stupenda."

L' espressione di Francois era di blanda sorpresa. Ovviamente, non era abituato a donne che non cadevano immediatamente vittime del suo fascino e bell'aspetto. Gli occhi di Dorrie scivolarono su Terry, che stava sorridendo compiaciuto all'altro uomo.

" Ti avevo detto che non si sarebbe fatta prendere in giro. Ora possiamo parlare del motivo per cui siamo qui? Per quanto io reputi la tua compagnia, come sai, un immenso piacere, abbiamo altre cose da sistemare oggi. " disse Terry con sarcasmo tale che grondava dalle sue parole. Prese i permessi di trasporto dalla tasca interna della sua giacca e li gettò sul tavolo.
" Abbiamo bisogno di cinque copie di questi, compresi i timbri con i campi ‘provenienza’ e ‘destinazione’ lasciati in bianco."

Francois non parve ferito permantemente dal rifiuto di Dorrie. In un attimo assunse il suo contegno da uomo d'affari, in viso un' espressione seria. Raccolse le carte e le analizzò lentamente. Si soffermò sulla pagina finale e Dorrie lo vide sfiorare col dito il timbro in rilievo. " Quando vi servono?"

" Per stanotte. Puoi farlo?" chiese Terry.

Un piccolo sorriso sollevo gli angoli della bocca di Francois. " Te lo concedo, Sheridan. Mi porti sempre delle sfide."

" Questa non è una risposta, " insistette il soldato.

" Certo, posso farlo! Per questo sei venuto da me. Ma lo sai, fare questo tipo di lavoro in così poco tempo, ti costerà. Ventimila."

Dorrie percepì la propria mascella cadere a terra alla cifra. " Ventimila dollari???"

Francois sbuffò. " Ah, Americani. No, mia cara signora, ventimila sterline."

Dorrie cominciò a parlare, per dire a Terry che sarebbero dovuti andare da qualche altra parte perchè lei non aveva tutto quel denaro. Alla fine Terry sollevò la mano per frenare ogni altro commento. Dopo aver considerato di ignorarlo, Dorrie decise di rimanere in silenzio.

" Affare fatto," disse Terry fermamente, con uno sguardo che comunicò a Dorrie di non replicare. " ma solo se ci procurerai un paio di passaporti compresi nel prezzo. Canadesi, sposati. Come nomi usa Doris e Terrence Panton."

***
 
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