A Voice in the Darkness

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jiujiu
view post Posted on 24/5/2008, 17:31 by: jiujiu




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Il giovane che prima spiava quegli uomini si era ritirato al fianco della sua signora o chiunque essa fosse, ed entrando nella stanza in cui era ricoverata, madame Ledoux gli lanciò uno sguardo incerto, diverse stoffe un tempo bianche erano adesso tinte di porpora e cadevano al suolo, lanciate via lontano e sostituite da nuove e più pulite.
- Ho fatto come volevate, mia signora...- sussurrò alla ragazza, ma si accorse dopo qualche momento, che essa aveva perso nuovamente i sensi e sospirò, chiudendo gli occhi.
- Come ti chiami, ragazzo..?-
Il giovane recuperò presto l'attenzione e rivolse uno sguardo distratto all'anziana donna che lo scrutava interrogativa.

- Pierre...-
- Pierre...e?-
- Solamente Pierre, madame-

La donna annuì silenziosa, strizzando in un catino un panno ormai rosso, e pulendo dal sangue rimasto la sutura della ferita al petto che avrebbe bendato subito dopo, per quindi dedicarsi a quella alla testa e alle altre, più leggere sparse sul resto del corpo indebolito della paziente.

- E' un bel nome per un giovane come te...-

Il ragazzo le sorrise appena senza muovere le labbra, gli occhi scuri erano opachi alla luce della piccola lanterna a petrolio che illuminava distintamente ogni squarcio più o meno profondo sulla carne della ragazza venerata, e la anziana signora si ritrovò a fissarlo per un attimo: era sicuramente più grande, più adulto fisicamente della sua compagna, ma in ogni suo atteggiamento non era amore quello che traspariva per la sua amica, ma rispetto, reverenza e forse affetto, ma misto ad un recondito celato timore.
Era un bel giovane, nonostante fosse sporco di terra e sangue; non era ferito, tranne pochi leggeri graffi sul volto, nulla che richiedesse altra medicazione che non una profonda detersione.
I capelli erano lunghi fino alla nuca, neri, così come gli occhi che si erano posati sulla ferita suturata e non si erano mossi, assorti e pietrificati dalla preoccupazione.
In quel profilo elegante nei lineamenti virili eppure ancora immaturi, madame Ledoux riuscì a cogliere solo un accenno della sofferenza reale che quel ragazzo aveva provato e che probabilmente aveva a che fare con la donna che adesso proteggeva.
- Grazie...-
sfiorò il viso della donna inerte con un panno pulito e bagnato, inumidendole le labbra livide, in modo che potesse bere qualche goccia d'acqua e ristorarsi.
- L'amate molto, non è vero?- chiese madame Ledoux, prendendo con le dita il panno rimasto immobile e stretto tra le mani di Pierre, che tremava nel percepire il respiro irregolare e appena accennato dalla sua signora, e si voltò agile e sorpreso nel sentire la propria guancia accarezzata da una mano ruvida ed umida, quella della gentile anziana.
- Si- rispose il ragazzo, ritornando con lo sguardo sulla sua regina.
- E' come una madre per me, madame...-

****

- Padre Remus...- lo accolse Yvette nella stanza poco dopo, sospirando pesantemente senza allontanarsi dal letto della giovane donna, che non reagiva ai continui movimenti che si susseguivano sulla sua pelle ad opera della donna più anziana e più esperta, che aveva ricucito la ferita da taglio con perizia, costringendo il giovane a voltarsi per tutto il tempo e a sedersi solo per aiutarla a bendare la fanciulla.

- Chi erano costoro? Cosa volevano da noi?-
- Nulla, figliola...il male che cercano è lontano da questa dimora. Piuttosto, quali sono le condizioni della nostra...ospite?-

Isabelle Ledoux si alzò dal proprio posto con quieta rassegnazione ma nei profondi occhi grigi la volontà di combattere fino in fondo per salvare la propria assistita, ed avviandosi verso il cassettone chiuso all'estremità opposta della saletta quadrata in cui erano tutti accolti, recuperò nuove bende e asciugamani, la fronte tesa e preoccupata, volta a combattere la morte e la propria repulsione per il sangue fin troppe volte colato fra le sue mani di infermiera.
- Sta morendo, padre...- sentenziò Yvette ai piedi del giaciglio, scuotendo impercettibilmente il capo e continuando ad avvolgere con una benda pulita una escoriazione leggera al piede, straziato per aver percordo un lungo cammino senza calzature, al contrario del compagno, che indossava dei miserevoli sandali da viandante.
- Ha perso molto sangue, e se non morirà per questo...sarà per il dolore...stanotte è successo qualcosa di terribile, questo è certo...-
- Non è stata l'unica vittima, mademoiselle Yvette. Ve lo posso assicurare-
Il sacerdote si portò una mano alla fronte, asciugandosi il sudore e successivamente guardando il ragazzo che impallidiva notevolmente davanti a loro, ascoltatore ignorato dai due e che ora era il centro dell'attenzione dei presenti.

- N-non può morire...- disse Pierre alzandosi dal proprio posto e muovendo un passo verso i piedi del letto, lì dove la donna più giovane aveva distolto lo sguardo, pentita di non aver saputo tacere o almeno essere più delicata, inconveniente di cui era spesso protagonista, ed il prete si era voltato completamente verso di lui, posandogli una mano gentile sulla spalla.
- Ragazzo mio, ci sono cose che-
- Non deve morire!- ripetè più forte, inginocchiandosi scansando la sedia al capezzale della donna, cui la ferita al petto era stata bendata e ora si apprestava a ricevere cure al volto, alla tempia tumefatta.
- Mia signora...svegliatevi...vi porto via da qui...in un posto sicuro, lontano da tutti...- iniziò a piangere silenziosamente, stringendo la mano della ragazza forse appena più giovane del compagno, che si ridestò appena, non una parola, non un cenno, ma una lieve pressione sulla mano ancora sporca di sangue e terra ma improvvisamente più ferma di prima.
- ...non potete morire così...non ora che siamo liberi...-
- Ragazzo...- il sacerdote gli mise una mano sulla spalla, senza ricevere risposta, - prega il Signore per la salvezza della tua giovane amica...-
- E' stato lo stesso Dio a permettere che lei venisse ridotta in queste condizioni...- replicò freddo tra le lacrime Pierre, gli occhi vagavano tra i lineamenti appena più puliti della sua signora, il sangue poco a poco ripulito dal suo viso le restituiva sembianza umana, sembianza di donna.
- Pierre, ascolta...-
Madame Isabelle gli fu accanto, sussurrando qualcosa di impercettibile ad orecchie estranee e poco dopo il giovane parve calmarsi, piegare il capo in un assenso velato, i singhiozzi placarsi e lasciare posto ad un respiro stanco, greve.

- Pater Noster...qui es in caelis...- iniziò a sussurrare il giovane, accarezzando il volto della ragazza con lo sguardo dei suoi occhi scuri, e terminata la preghiera si alzò, raggiunse un angolo della stanza, e lì si sdraiò, addormentandosi tristemente, senza coperte, senza riparo, abituato a ben più perigliosi giacigli.

***

- Cosa gli avete detto, madame?-

domandò quindi il prete recuperando una coperta dopo qualche minuto e coprendovi gentilmente l'ospite, la voce tenue insinuarsi tra le pieghe delle bende che ora ricoprivano quasi per metà il volto della giovane sconosciuta: la fronte, le tempie, parte della guancia e di conseguenza gli occhi totalmente rivestiti di bianco, per rendere stabile la fasciatura che già abbondava sul corpo di lei: su entrambe le mani, sul busto magro, sui piedi, graffiati e sporchi, ovunque, più morta che viva, pronta ad essere seppellita nel suo sarcofago senza nome, eppure ancora dotata del soffio vitale, teso ad animare insistentemente i polmoni oppressi.

- Quello che voleva sentirsi dire, padre...che la sua amica si salverà...se avrà fede-

Yvette non parlò, ricontrollando la stabilità delle ultime fasciature e coprendo con una coperta calda, di panno marrone e ruvido la loro assistita e sbadigliò, rendendosi conto dell'ora tarda, offrendosi di rimanere sveglia per assistere la giovane e invitando il sacerdote e la tutrice a riposare.

- No, Yvette...riposa stanotte. Resterò io qui- disse semplicemente l'anziana donna, congedandola con un bacio sulla guancia ed una carezza.
Sapeva che Yvette non sarebbe stata mai una buona infermiera, così suscettibile al sangue e così sincera da non mascherare le verità dolorose con un atteggiamento pacato, ma era una brava donna, ammise, una che si sarebbe sacrificata per lei e sarebbe davvero rimasta in piedi ad accudire quella piccola anima smarrita.
- Come desidera, madame...-
e si allontanò dalla stanza, stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente, credendo di non essere udita.
- Credete che si salverà, madame Ledoux?
- Avete detto voi, di pregare...padre Remus...- la donna chinò il capo, accompagnandolo alla porta e una volta chiusa la stanza, si diresse presso l'antico mobile di legno pregiato contenente coperte e lenzuola, abiti dismessi e quanto altro.

Piegò con cura una camicia, della biancheria da uomo, e dei pantaloni, sospettando che tutto sarebbe stato alquanto largo su quel giovanotto dall'aspetto gracile quanto agile e scattante, ma che comunque Pierre si sarebbe accontentato di cambiarsi e pose gli abiti ai suoi piedi, gettandogli con materna premura un'altra coperta addosso, rimboccandogliele in modo che solo il capo restasse libero.
Si soffermò su di lui, analizzando quel volto giovane in cui una ruga di apprensione scolpiva la piega del labbro sottile, gli occhi chiusi e le lunghe ciglia nere che lo facevano sembrare più piccolo dei possibili diciotto, diciannove anni che la struttura fisica di quel ragazzo tradiva; era davvero un bel giovane, si disse Isabelle, assomigliava molto a Samuel..al suo bambino ormai grande che ormai lavorava a tempo pieno preso il corpo speciale della polizia di Parigi.

Quanto tempo era passato dall'ultima volta che lo aveva visto, si domandò, guardandosi attorno e fuggendo il ricordo di un figlio perennemente in pericolo in quanto agente.
Non doveva pensare a lui, gli aveva promesso e si era promessa più di una volta.
Quante volte aveva spezzato quel giuramento!
Era pur sempre suo figlio, il suo bambino...
Non poteva non preoccuparsi, sapendolo alla caccia di un pericoloso ricercato, o inviato per l'Europa a fare ricerche su criminali di qualunque sorta e classe.
Chiuse gli occhi, avvicinandosi al giaciglio della sua assistita ed osservandola.
Respirava appena, ma sembrava tranquilla in quell'oblio che il torpore le aveva instillato.
Se fosse vissuta fino al mattino, solo allora avrebbe iniziato a pregare sul serio: perchè in quel silenzio dei sensi il dolore non era percepibile, e la morte sarebbe l'ultimo naturale sollievo, ma se si fosse risvegliata...
Avrebbe gridato e pianto tutte le sue lacrime per ogni ferita aperta sul suo corpo e curata dalla anziana donna con grande esperienza.
In quelle condizioni sarebbe stato meglio per la ragazza morire, smettere di soffrire a quel modo, meditò per un attimo, ricacciando quel pensiero improvviso con un rigurgito di orrore: da quando era diventata così fatalista, lei, Isabelle Ledoux, madre del commissario Samuel Ledoux in forza alla polizia di Parigi da ben quindici anni, che aveva assistito malati in condizioni grademente peggiori?

Si sedette e trasse da una tasca interna della propria vestaglia il rosario in legno che custodiva gelosamente dal giorno in cui era diventata vedova e madre sola di un ufficiale troppo impegnato nel lavoro per peroccuparsi di un genitore dal carattere forte come lei.
Prese tra le dita i grani rotondi e perfettamente lisci e cominciò a pregare nella penombra della lampada a petrolio quasi consumata e della sola candela accesa accanto al letto.

Che si riprenda, per carità divina...
- Ave Maria, Gratia plena... -

Che non muoia, lasciando questo ragazzo solo al mondo...
- Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus..-

Che viva, Mio Signore...
- Amen-


***

Padre Remus non rimase a lungo dinanzi alla porta della stanza adibita a ricovero improvvisato, ma con la mente ben lucida e lontano dall'abbraccio del sonno, si diresse presso la grande navata, camminando lentamente ed inginocchiandosi ai piedi dell'altare, in meditazione.
Solo la preghiera poteva salvare quella ragazza dalla morte, la preghiera e la speranza risposta in un Dio sempre più relegato alle strutture ecclesiastiche, abbandonato dal suo popolo, dai suoi figli.
- Voluntas Dei fiat...hodie et semper...-
- Non pregate a quest'ora della notte, prete...il vostro Dio dorme...-
Padre Remus si voltò di scatto nell'udire una voce melodiosa e al tempo stesso raggelante varcare i confini della sua mente ed interrompere il flusso del suo pensiero.
- Chi siete? Che maleficio è mai questo?-
- Maleficio...- sussurrò l'ombra scura che incedeva a passo lento, immobile fino ad un attimo prima ai piedi della Pietà cristiana.
- Mai termine fu più adatto a definire ciò che sono...-
Il sacerdote arretrò di un passo, ma non tento la fuga, impietrito ed affascinato al tempo stesso dalla melodiosa tristezza della voce di quell'individuo, di quel sogno dotato della parola che si faceva via via più vicino.
Era un uomo, comprese, molto alto ed avvolto in una pesante cappa nera, un mantello ampio e tessuto con cura, sgualcito da chissà quale disavventura; nulla era visibile in lui, tranne, una volta a pochi metri da lui, i suoi occhi, i suoi profondisimi, bellissimi e maledetti occhi, iridi chiare e trasparenti, nonostante l'animo fosse avvelenato dal dolore.

- Chi siete voi?- ripetè dunque padre Remus, portandosi un braccio in posizione di difesa, vicino al cuore, gli occhi ben aperti tentavano di catturare da quella sagoma ora immobile qualcosa di più di un vano profilo, un simulacro nelle tenebre.
- ...Sapete bene chi sono...sono venuti a cercarmi meno di un'ora prima, armati della forza del loro risentimento...-

Il fantasma dell'opera: gli fu talmente chiara la sua identità, rivelatasi come un lampo netto che attraversò la coscienza, che non espresse, nei tratti del suo volto, la minima sorpresa nè un cenno di brivido od ansia.

Era un uomo.

- Avete ucciso davvero, monsieur?- domandò il prete, rilassandosi appena nel accorgersi che l'incedere dell'ombra si era interrotto.

Se avesse voluto ucciderlo, ci sarebbe riuscito perfettamente, riflettè il prete riprendendo coraggio dalla consapevolezza di non poter sfuggire, segnato com'era dall'età, ad un uomo giovane, a maggior ragione se costui era davvero un demonio come gli era stato descritto.
Mentalmente garantì l'anima al suo dio e poi fece un passo avanti, ripetendo la domanda.

- Lo avete fatto?-
- Si-
- Perchè?-
- Loro avrebbero fatto lo stesso se non avessi agito prima io...-

Erik inarcò in una smorfia amara il labbro, socchiudendo gli occhi e alzandoli al cielo e subito diretti al uomo in vestaglia color latte.
- Non sono qui per chiedere perdono, se è questo che pensate-
- E allora cosa vi ha spinto qui?-
L'uomo avvolto dal manto scuro fece un passo avanti, gli smeraldi conficcati nelle pupilli scrutavano come fari il sacerdote che si sorprese del sentimento che provò in quel momento: paura, sì...supremo terrore...e grande pietà.

- Volevo sentire la voce di Dio...ma Egli non si degna nemmeno di scagliare le sue maledizioni contro il figlio del diavolo...-
- Forse perchè non lo siete, Monsieur...- ribatte il prete, voltandosi e osservando l'altare , le leggere pieghe delle tende muoversi ed agitarsi al tenue bagliore della luce filtrata dalle vetrate.
- Avete mai udito voi, prete, la voce del vostro dio?- domandò freddamente, i pugni stretti, irritato da quell'atteggiamento non più timoroso nel suo avversario, nella sua vittima.
- Si, monsieur...-
Il prete fece un passo avanti, voltandosi verso il suo interlocutore,
- E' la voce di Dio che mi ispirò il sentimento religioso. E mi ha svegliato questa notte, permettendomi di soccorrere quella povera ragazza che adesso combatte per la vita...- gli lanciò uno sguardo penetrante, forte della sua fede, -...anche adesso, attraverso voi, io sento la voce di Dio parlarmi...e dirmi di aiutarvi...-
- Non ho bisogno di aiuto- rispose secco l'uomo, una nota gelida e minacciosa nella voce.
- Tutti abbiamo bisogno di aiuto...- replicò altrettanto secco il sacerdote, avanzando ancora di un passo, ma voltandogli le spalle e sedendosi in una panca di legno massiccio alla sua destra, una delle tante che in file parallele riempivano la navata centrale dell'edificio.
- Molti uomini fuggono questa semplice realtà...invece io l'ho abbracciata e fatta mia...-
- E siete felice della vostra miserabile esistenza, prete?-
Padre Remus non disse nulla per qualche istante, chinando il capo, per poi risollevarsi e alzare gli occhi al grande affresco raffigurante gli angeli del paradiso volare serafici in un cielo dipinto da uomini mortali.
- Non sono io l'ombra che fugge nella notte...-
Si alzò in piedi repentinamente, costretto da una forza brutale che lo stringeva al collo , strappandogli il respiro.

- Voi non sapete nulla di me...- sibilò l'ombra che lo teneva in pugno, gli occhi fiammeggianti e al tempo stesso colmi di dolore e rabbia, e quello stesso sguardo incontrò gli occhi fermi dell'anziano sacerdote quando in un impeto di furiosa rassegnazione, si liberò della cappa che occultava il proprio volto, rivelando per la seconda volta, quella notte, la forma della sua sofferenza.

- Cosa potete sapere voi, di cosa significa essere disprezzati da tutti a causa di questo volto?-

Cercò nel suo sguardo qualche traccia di paura, di terrore innanzi alla morte negli occhi stanchi di quel vecchio, ma non vide nulla, niente altro che..compassione, e di quella non aveva bisogno.
Non più.

- Cosa potete sapere voi, di cosa significa incutere orrore e pietà nell'unica donna che ho mai amato..?-

La sua stretta divenne infine meno decisa, ed il vecchio sacerdote ricadde a terra con un tonfo ingolfato, quasi per niente rumoroso, ed egli si portò la mano alla gola, tossendo appena.

- Voi non sapete nulla...- e ricompose l'antica immagine, coprendo totalmente il volto ed avviandosi a passo lento verso il portone principale che lo aveva accolto e che a breve lo avrebbe visto partire da sè.
- A-aspettate!- lo richiamò padre Remus, le mani ancora sulla gola, massaggiandola per permettere all'aria di raggiungere i polmoni.

- Non lasciatela morire, prete...-

Il sacerdote rimase interdetto a quelle parole, scutando quel profilo scuro ed impenetrabile avanzare inghiottito dalle tenebre.
- Quella ragazza...la conoscete! Conoscete il suo nome?! Cosa sapete di lei?!-
Il fantasma si voltò lentamente, respirando profondamente e udendo nella mente le ultime parole di quella giovane anima sola.

- ...pregate solamente di non incontrarmi mai più sul vostro cammino...-

Non l'avrebbe incontrata più, ne era certo.
Lei sarebbe morta quella notte, forse...ma se si fosse salvata, avrebbe vissuto il resto della sua vita con la consapevolezza dolceamara che qualcuno simile a lui esisteva e lo considerava amico.

Amico...

- Non la conosco. Per me lei...è solo una voce nell'oscurità -

E uscendo dal recinto ligneo della sacra casa di Dio, il fantasma dell'Opera scomparve nella notte, dissolvendosi nel buio di una città ostile su cui presto si sarebbe abbattuta, oltre ad eventi disastrosi scritti nella storia dell' uomo quali la Commune e le rivolte, anche la sua rivincita implacabile.

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7 replies since 21/5/2008, 23:39   215 views
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