A Voice in the Darkness

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jiujiu
view post Posted on 27/5/2008, 13:27 by: jiujiu




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Nell'oscurità si udì un colpo di pistola che squarciò l'aria, spezzando l'atmosfera onirica che si era creata nella mente della giovane, che si portò una mano al ventre colpito, cadendo poi in ginocchio, ma forte in lei la volontà di rialzarzi al chè un pianto disperato la invocava dal fondo di un pozzo di pietra e calce.
Strisciando coi gomiti insanguinati e le ginocchia sbucciate giunse in corrispondenza del bordo del buco e vi si affacciò, cercando con occhi esasperati l'origine di quelle grida assordanti.
Ed ecco che in fondo, col suo volto chiaro e colmi di lacrime un'altra sè stessa la fissava tendendo la mano sporca di sangue e fango, negli occhi una grande deteminazione.

...Uccidili...

...Uccidili tutti...

Tese ancora più la mano verso l'alto e contemporaneamente dalla sommità del pozzo essa si chinava verso quell'immagine.
Era solo mero riflesso o realtà?
Eppure sentiva dolore, passato e presente, sulla propria carne.
Con un movimento impreciso si sporse troppo e vi cadde malamente dentro, solo per venire accolta dall'altra sè stessa che dopo averla elevata sopra le acque putride e fredde di quella sorta di cisterna le carezzò il viso, scostandole una ciocca di capelli dagli occhi chiari e specchiandosi nel proprio sguardo.

...Vendicaci...

Ferita, la veste bianca macchiata di rosso, debole e semi-incosciente, la ragazza accarezzò il volto di quell'oscuro riflesso, di quel miraggio così realistico e pianse una lacrima scura e densa, sangue anche esso, comunicando la sua risposta.

- Si -

Dopo aver pronunciato questa parola, il simulacro che la sosteneva si dissolse, perdendo prima i colori epoi la forma umana, ritornando all'acqua , suo primo e mutevole elemento.


Completamente sola, immersa nel gelo delle acque e nelle tenebre della notte, emise un grido di dolore terribile, spaventoso ed acuto, che si smorzò in un breve gemito nel dormiveglia e quando, aprendo gli occhi non vide nulla, si portò lentamente la mano al volto, constatando di avere delle bende su di essi e si acquietò, rimanendo in attento ascolto: solo un flebile respiro, un altro battito di vita oltre il proprio si celava al suo sguardo, e chiunque fosse questa persona, essa dormiva.

Aveva sete, la gola arsa e la testa pesante per il lungo ristoro forzato.
Con infinita pazienza, facendo perno sui gomiti si mise seduta, e con la stessa mano bendata della prima volta, la sinistra, tastò le fasciature sul petto e quelle sul capo, con un sospiro cupo, e mosse, senza fiatare il braccio destro, incurante del dolore che provava, e sollevò la benda che pigiava sugli occhi chiari, ritrovandosi in una penombra congeniale al suo stato, che le permise di recuperare con calma l'uso della vista senza sottoporla subito e senza preavviso al trauma della luce diretta.
Ecco che nelle tenebre essa riusciva a scorgere lo spazio attorno a sè ampliarsi: prima solo il letto e le sue coperte marroni e vecchie, il pavimento di legno liscio che la accecava coi brevi riflessi dei raggi solari filtrati dalle polverose tende alla sua destra ed infine la porta a pochi metri di distanza, apparentemente chiusa a chiave.
Quanto tempo era rimasta incosciente, si domandò, senza trovare punti di riferimento affidabili.

Era prigioniera?

Aveva dunque affrontato ed ucciso il suo padrone, solo per finire intrappolata tra quattro mura di pietra?
No, riflettè, guardandosi ancora intorno: proprio alla sua destra una grande finestra le offriva una via di fuga sicura ed certa, e ne avrebbe approfittato, se necessario.
Rimosse del tutto le bende dalle mani, sciogliendo i nodi coi denti e completata la prima operazione, liberò il proprio capo ed analizzò col tocco delle dita la ferita alla tempia, ormai chiusa e cicatrizzata.
Tre giorni, al massimo.
Era stata curata bene, e il taglio si era quasi rimarginato del tutto, lasciando il posto ad una cicatrice ancora aperta e sporca di sangue secco, ma nel complesso guarita e soddisfacente.
Ma era rimasta tre giorni immobile, in balia delle cure di quegli estranei a cui Pierre aveva affidato la sua vita, sconvolto dall'emozione del momento: se avesse avuto pazienza e avesse recuperato ago, filo e bende pulite, essa stessa avrebbe pensato alle proprie cure...e forse sarebbe morta.

Doveva essergli grata, ed avrebbe espresso la sua gratitudine un giorno: Pierre le aveva permesso di restare in vita per compiere ciò che si era prefissa e lei lo avrebbe fatto, più decisa che mai.
Adesso il giovane dormiva profondamente sul pavimento di fianco al letto, l'espressione corrucciata della fronte tradiva la sua stanchezza e la preoccupazione.

Seduta dunque, lanciò uno sguardo assorto al giovane servitore e subito alla finestra a meno di due metri da sè, realizzando che la sera era ormai prossima a calare, e che avrebbe avuto almeno altre cinque o sei ore per risvegliare i propri arti dal lieve torpore che avvertiva e fuggire da quel luogo col favore della notte, ancora meno se Pierre l'avesse sostenuta nella fuga.

- Pierre...svegliati-

Non dovette ripetersi: il ragazzo udì la voce e si destò repentino, come travolto da un getto d'acqua improvviso, e volgendosi alla donna che aveva parlato con gola spezzata dall'arsura e prontamente si era portato in posizione eretta ed avvicinato al suo capezzale, sorridendo di entusiasmo nel vederla viva e padrona di sè.
- Sono qui, mia signora! - esclamò a voce alta il giovane, mentre la ragazza chiedeva poche gocce d'acqua per inumidire le labbra, cosa che ottenne subito attraverso un panno bagnato piegato morbidamente e premuto sulla bocca.
- Siete viva, viva!- le prese le mani nelle proprie e la guardò negli occhi, sorridendole commosso e raggiante come non mai.
- Quanto tempo...è passato, Pierre? Dove siamo adesso..?-
- Tre giorni, mia signora. Siamo in chiesa-
- Non possiamo restare qui, Pierre...- sussurrò lei, volgendo di scatto lo sguardo alla porta, il volto serio mentre con un gesto furtivo aveva raggiunto uno dei pugnali che il ragazzo soleva custodire in corrispondenza della cinta dei pantaloni e l'aveva portata dietro la schiena, pronta ad un assalto.
- Cosa? Perchè, mia signora?-ebbe il tempo di chiedere, prima che una voce alle sue spalle lo facesse sussultare di sorpresa.
- Pierre, cosa è accaduto? Oh, Marie si è svegliata! -
Una donna anziana si trovava adesso sul ciglio della porta aperta e probabilmente era rimasta in ascolto per poco, entrando nella stanza con un fagotto contenente della frutta e una lampada a petrolio ancora spenta.

Era venuta a svegliare il ragazzo e portargli un pò di cibo, ma udendo la voce del Pierre parlare senza ricevere risposta si era insospettita: avvicinandosi aveva compreso che non era follia che lo spingeva a interloquire con il vento fugace, come quei parenti che mai si rassegnano al sonno eterno dei propri cari e dialogano con loro nella speranza che odano e rispondano: essa era ben viva.

- Si, madame Ledoux-
Pierre si mosse senza spostarsi dal capezzale del letto, ancora inginocchiato, ma con uno sguardo implorante alla ragazza, sussurrò una semplice preghiera.

- Non fatele del male, mia signora...qui sono amici...possiamo fidarci-
- Lo deciderò io, Pierre- sussurrò lei, facendolo rabbrividire col suo sussurro impercettibile.

La ragazza dunque ripose con relativa agilità il pugnale sotto il cuscino e rimase seduta con espressione impassibile sul volto, scrutando la donna a cui tanto teneva il suo compagno e servitore.

Isabelle Ledoux la fssò con un misto di sorpresa e stupore sul volto: si era tolta le bende dalle mani e dal capo, rivelando la capigliatura ancora sporca di sangue e fango, cosa a cui con la fretta delle cure non aveva potuto rimediare, ma il viso era liscio, pallido, un languore particolare rendeva la sua espressione distante e sofferta ad un tempo.
Ma ciò che più la impressionò, lasciandola per un momento sospesa sul limitare dell'ingresso fu il suo sguardo glaciale: le parve di venire respinta con violenza da quegli occhi azzurri, innaturalmente chiari eppure così attenti e acuti nell'osservarla a sua volta, due diamanti incastonati in un volto umano di rara perfezione.
I suoi lineamenti erano eleganti e graziosi, e certamente, una volta lavata e vestita a dovere, sarebbe stata una delle dame più affascinanti che i suoi occhi avrebbero mai potuto incontrare; peccato davvero per quelle ferite e le cicatrici che abbondavano sul suo corpo e quella sgradevole alla tempia.
Entrambi, sia lei che Pierre, erano stati vittime di sopprusi di cui forse non avrebbero mai fatto parola, e che lei, in quanto madre e donna non avrebbe mai voluto udire raccontati.

- Perchè mi avete chiamato Marie?- chiese senza molto interesse la ragazza, cosa che fece comprendere alla signora più matura che quello non era il suo nome, nè vi si avvicinava.
- Un nome, mia signora...lo ha scelto padre Remus per voi, ispirandosi alla Nostra Signora di Parigi...-
- Non voleva che continuassimo a riferirci a voi solo come " mademoiselle". Vogliate perdonarci-
La ragazza annuì quieta, respirando profondamente, portandosi una mano al petto e inarcando appena il sopracciglio nel non trovare ciò che cercava, il suo tesoro più caro.
- Pierre, la mia collana...dov'è la mia collana?- sibilò, tentando di muoversi ed alzarsi dal giaciglio, solo per finire tra le braccia della signora, che la rimise a letto, constatando per l'ennesima volta la muscolatura scattante e la magrezza della sua assistita.
- Non ti preoccupare, bambina...- e trasse dalla tasca della gonna che indossava un monile, una sottile lista d'argento, incastonata di piccole gemme chiare, sparse senza un apparente ordine lungo il ciondolo, forse diamanti, forse semplici fondi di bottiglia, non importava.
Gliela restituì con un tremito, nel scorgere lo sguardo di lei lambire il proprio volto mentre Marie si sedeva nuovamente, con più controllo.

- Ma voi, mademoiselle...siete certa di stare bene?-
- Meglio di ieri. E peggio di domani.Perchè lo domandate?- replicò la ragazza chiudendo gli occhi e assaporando la gelida sensazione del metallo sulla pelle, passando il pollice sulle gemme con un movimento verticale e traendone un sottile piacere e conforto.
La donna analizzò la sua figura con rinnovato stupore: quella dama spettrale, sicuramente figlia delle lande più desolate del Nord, sembrava una splendida scultura di ghiaccio, priva di qualsivoglia emozione a scuoterla ed agitarla.
Anche durante il precedente calvario prima del risveglio Marie non aveva gridato, nè pianto, più volte simile ad un simulacro inerte di carne e sangue, creduta viva solo per le terribili febbri che avevano bagnato di sudore bende e lenzuola e per il respiro che sollevava il suo seno sotto le fasciature; erano stati i tre giorni d'agonia più silenziosi che avesse mai vissuto nella propria carriera di infermiera.

- I vostri occhi sono così vacui...sembrano malati-
- Non lo sono, madame-
rispose pacata lei, portandosi le mani sul grembo con fare distensivo: quella anziana non era un nemico e non le avrebbe fatto del male, soprattutto perchè non ne aveva le capacità.
- Vedo perfettamente ciò che devo vedere...-
- Oh...capisco-
La donna si sedette al suo capezzale, scambiando con lei uno sguardo reso cupo dall'atmosfera carica di tensione che si era venuta a creare.

- E quale è il vostro nome, mademoiselle, se è dato sapere?...neanche il vostro amico ha saputo darci risposta - domandò Isabelle, senza accorgersi che l'espressione di Pierre era cambiata, lontano il sorriso di qualche minuto prima, ora era teso: se madame Ledoux avesse commesso qualche errore...

- Avete buon gusto. Marie è un bel nome...-

Pierre sospirò di sollievo, lanciandole uno sguardo grato e sorridendo non visto all'anziana dama, che annuì, accettando la risposta sibillina della ragazza che non si era lasciata andare a confidenze, i suoi segreti sempre nascosti nel più profondo delle sue iridi trasparenti.

- Come desiderate, mademoiselle Marie. Pierre, vai a chiamare Yvette-
- Si, madame-
e il ragazzo corse rapido verso l'esterno, superando l'uscio e il corridoio che lo avrebbe condotto negli appartamenti delle due dame.

- Marie- si rivolse a lei madame Ledoux, una volta rimasta sola con la paziente che insisteva nell'osservarla con attenzione, quasi memorizzando i suoi lineamenti e leggendo la storia della sua vita tra le rughe del volto, - cosa è successo quella notte?-
Marie, supponendo che questo fosse il suo nome, tacque, fissandola con maggiore intensità.
- Voglio dire...chi può avervi ferita a quel modo?-
Silenzio.
- Non volete rispondere, vero?-
- Pierre..mi ha chiesto di non farle del male, madame...-
La donna si irrigidì al proprio posto, avvertendo una strana sgradevole sensazione di gelo invaderle il ventre.
- Sapere troppo vi metterebbe in pericolo...e io verrei meno alla richiesta del mio adorato Pierre-
Il gelo sembrava aumentare, notando la voce della ragazza risuonare nelle proprie orecchie simile a mistica melodia di minaccia.
- L' ignoranza vi terrà al sicuro, madame...-
- Madame Ledoux, mi ha fatto chiamare?-
Le ultime parole della giovane ragazza parvero dissolversi nel richiamo di Yvette, che si sorprese a sua volta nell'incontrare lo sguardo distaccato di Marie, sorpresa a tal punto da non fare caso alle brevi gocce di sudore che imperlavano la fronte della sua insegnante e tutrice.

Il ragazzo però, giunto un attimo dopo, si accorse del pallore sul volto della gentile signora, e si morse il labbro, dirigendosi in silenzio verso la sua signora e restando immobile in piedi di fianco al letto, l'attenzione sul pavimento.

- S-si, Yvette...vorrei che tu portassi qui una bacinella d'acqua calda e una camicia da notte pulita per la nostra Marie-
- Marie, eh?-
- Si, Marie- degluttì l'anziana signora, fulminandola con lo sguardo per quella lieve inflessione interrogativa che Yvette aveva dato alla propria voce nel pronunciare quel nome: non capiva come fosse possibile ma sentiva che era pericoloso sfidare quella giovane, o contrariarla.
- Come desidera, madame Ledoux-
e uscì, ritornando qualche minuto dopo con tutto l'occorrente, chiedendo aiuto al giovane per trasportare la bacinella mentre Yvette si preoccupava di recuperare asciugamani e panni puliti dal cassettone situato all'interno della stanza.

- Potresti uscire per qualche minuto, caro?-
domandò Madame Ledoux al giovane, riprendendosi dal senso di angoscia che l'aveva stretta nella sua morsa minuti prima, e sorridendo al ragazzo di un sorriso tenero che egli contraccambiò, rivolgendo un ultimo, silenzioso sorriso anche alla sua signora, che lo osservava, anzi, osservava entrambi con espressione interessata.
- Si, madame...sarò qui fuori- e chiuse la porta dietro di sè, mettendosi a sedere con malcelata impazienza ed agitazione a pochi passi dall'uscio, sul piccolo muretto di pietra che divideva il cortile esterno da quello interno.

La sua signora si era ripresa quasi del tutto, e ne era contento, anche se uno strano sentimento gli aveva occluso la gola, impendendogli di respirare per un istante.
Madame Ledoux era una donna così gentile, pacata e affettuosa con lui, e Pierre accettava sempre ogni cosa gli venisse offerta dalle mani di lei, tentando di ricambiare anche con lavoretti umili in chiesa...e adesso che aveva conosciuto la sua regina, era in pericolo.
E se invece di riaprire gli occhi non si fosse svegliata più...?
Se l'oblio l'avesse accolta tra le sue braccia, un eterno sonno senza sogni a cullarla?
Forse...avrebbe potuto vivere dietro la chiesa con madame Ledoux; lei lo avrebbe accolto laggiù con Yvette e padre Remus sarebbe stato d'accordo, ne era certo, e magari avrebbe potuto chiamare quel luogo casa, quelle persone famiglia...
Una piacevole fantasticheria in cui si ritrovava immerso quando incrociava quei sorrisi gentili, quegli sguardi generosi e comprensivi.
No.
A cosa stava pensando, sbottò tra sè e sè, mordendosi il labbro e picchiando i pugni contro la pietra per la stizza: la sua signora era la sua famiglia, lei la sola che si sia mai curata di lui, che lo abbia difeso realmente; l'aveva protetto sin dall'infanzia corrotta dei campi zingari, condannando la propria anima all'inferno anche a causa sua e lui meditava su cosa avrebbe fatto se fosse scomparsa per sempre?

Che razza di animale ingrato era mai?

Finchè la sua regina avesse avuto bisogno di lui, Pierre non l'avrebbe mai abbandonata, e se ciò significava vivere per sempre nelle tenebre, in fuga dalla luce, che fosse tale il suo destino: l'avrebbe seguita all'inferno, sfidando briganti e i diavoli per combattere al suo fianco.
Il sole era tramontato del tutto quando la porta alle sue spalle si riaprì e Yvette gli concesse di rientrare con uno sguardo enigmatico impresso sui suoi occhietti da cerbiatta, ed egli varcò quel limite deglutendo impercettibilmente, visibilmente stupita la sua espressione nel guardare per la prima volta la sua signora libera da vesti sgargianti e sporche, da armi e altri impedimenti che occultassero la sua bellezza.
Un angelo sceso sulla terra con ali d'argento e vesti infuocate avrebbe forse colpito meno l'immaginario del ragazzo in confronto a ciò che aveva innanzi: la completa figura, esile e magra di lei era totalmente avvolta dal bianco della camicia da notte, lasciando intravedere in trasparente evidenza le forme sinuose e le bende che avvolgevano ancora piedi e busto, il volto pallido sembrava illuminato dagli occhi simili a zaffiri di rara lucentezza e ogni suo lineamento era accentuato dalla folta e bellissima chioma rossa e freneticamente ondulata che incorniciava il volto di lei come nastri intrecciati di seta porpora, lunghi fino alle spalle lasciate scoperte dalla vestaglia color latte.

- State benissimo, mia signora...- espresse Pierre ammirato, avvicinandosi al suo muto richiamo e aiutandola a rimettersi a letto una volta lavata e cambiate le bende.
- Vado a preparare la cena, madame- si defilò Yvette, portando via la bacinella colma di acqua impura, in cui il rosso del sangue e lo sporco della polvere di mescolavano in un' unica sostanza.
- Si, Yvette- e subito si rivolse ai due giovani, che scambiandosi uno sguardo d'intesa, avevano deciso di restare insieme a discutere,
- Più tardi vi porterò qualcosa per cena, miei cari...-
- A dopo, Madame...-
la congedò Pierre con un cenno del capo, i suoi occhi scuri brillare di gratitudine, e si sorprese quando anche la sua regina richiamò la premurosa infermiera, ancora sulla soglia d'ingresso.
- Grazie, madame- sussurrò Marie con voce cordiale sulle labbra delicate, la fronte distesa e le guance quasi rosee.
Isabelle restò sospesa, senza rispondere immediatamente, ma contemplando quel viso così bello, reso ancora più dolce da un breve momento di gentilezza che le sue parole avevano rievocato.
Adesso capiva percè Pierre l'amava tanto da restarle accanto senza neppure conoscere il suo nome: quello spirito tormentato era capace di un fascino ambiguo, crudele e carismatico che respingeva e attraeva allo stesso tempo, con la medesima espressione.
Non era amore, quello che l'uno provava per l'altra: piuttosto ognuno era parte dell'altro, un legame fragile ma indissolubile.

- Di nulla...- e si allontanò diretta alle cucine, accennando un sorriso di soddisfazione e sollievo.

***

- Sono felice che voi stiate bene, mia signora. Siete bellissima-
- E' solo apparenza, Pierre- sibilò lei, respirando profondamente e stendendosi sul letto comodo, ed invitando il giovane a fare altrettanto, accanto al proprio corpo.
Lui accettò l'invito imbarazzato, lasciandosi avvolgere da quelle calore, quando uno più prepotente gli imporporava le guance e la superficie delle braccia e del petto.
La ragazza finalmente percepì un pò di vero calore sulla propria pelle e carezzò il viso del ragazzo di cui adesso incontrava lo sguardo, stesi entrambi di fianco, uno di fronte all'altra, come avevano sempre fatto nelle notti più fredde, quando il gelo si sorprendeva lontani da un vero rifugio.
- La bellezza è solo una bugia...non lasciarti trarre in inganno, mai...persino il più deforme degli uomini può custodire in sè l'essenza del paradiso perduto...-
- Si -
- E il volto stesso dell'amore spesso nasconde dietro la facciata di perfezione la putretudine di un cadavere in decomposizione...-
- Si, mia signora...-
- Bravo, mio caro Pierre...e adesso parlami di quegli uomini-
Pierre si accucciò, adagiando il capo sul suo seno velato di bianco, attento a non opprimere la benda, e chiudendo gli occhi iniziò a parlarle delle informazioni raccolte la sera del loro arrivo e i tre giorni successivi.



- Lavorano tutti all'Opera populaire di Parigi, mia signora...anche se adesso il teatro è chiuso per lavori...tre giorni fa la sala principale è stata parzialmente distrutta da un incendio...ho sentito dire che un uomo mostruoso che viveva nei sotterranei del teatro, il...fantasma dell'opera, ha rapito la diva e ha fatto crollare il lampadario sul palcoscenico. Ora cercano manovali per i lavori di ricostruzione...-
- Sembri interessato, Pierre...-
- No...è solo che madame Ledoux ha detto che potrebbe farmi trovare lavoro laggiù...potrei lavorare...e cercare una casa per noi, mia signora...una vera casa...-
- Sarebbe bello- sussurrò lei, avvolgendolo con il profumo del suo respiro caldo e della pelle lavata di recente.
- Si...-
- Hai fatto un buon lavoro- disse Marie, e gli carezzò la chioma nera, levigando la sua fronte con la punta delle dita, i loro corpi più vicini nel silenzio che seguì.

- Puoi riposare adesso...- lo cullò delicatamente con voce languida e particolarmente dolce, memorizzando ogni minimo particolare riferitogli, soprattutto quelli relativi al teatro e al fantasma che si supponeva vi avesse abitato.
Si sarebbe occupata di quegli uomini, prima...e in un secondo momento avrebbe portato a termine la sua missione, a qualunque costo: ma il suo amico adorato, costui che anelava ad una vita normale e ora ne aveva la possibilità in un luogo sicuro, dopo tanto vagare e tanto dolore...
- Presto verrà il momento di agire, Pierre...-
- Sarò con voi per aiutarvi, mia signora...- sussurrò lui, sprofondando a poco a poco nel sonno reale per la prima volta dopo tanta veglia, grato di essere tra le braccia della ragazza che adorava e che non avrebbe mai osato violare, neppure col pensiero.

La sua regina era guida e guardiano...

- E tu, mio fidato amico...-

...angelo e carceriere...

-...non dovrai essere coinvolto.-

Vita e morte.
 
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7 replies since 21/5/2008, 23:39   215 views
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