La vie pour Castelgard, Timeline

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Sere Butler
view post Posted on 22/7/2008, 14:21




Sto pubblicando questa ficcy anche in un altro sito e mi sembrava adatta a questo forum^^ La storia di base è quella del film, ma non ho mai sopportato Lady Claire e mi è venuto naturale scrivere una ficcy in cui... c'è qualcosa di diverso^^ Ho cambiato anche altre cose, soprattutto nelle storie personali dei personaggi, e ho dovuto sacrificare Stern, o meglio, farlo... diventare una donna^^

La vie pour Castelgard

Prologo

-Tutto bene?- domandò Jason, coprendo Jane con un asciugamano mentre la aiutava a scendere gli scalini di ferro.
-Non so. Credo sia ora di fare quelle analisi.- rispose Jane, poggiandosi a lui per evitare di cadere: si sentiva la testa pesante e il cuore irregolare.
-Già, credo sia il caso.- annuì Jason –Com’è la situazione laggiù? L’hai trovato?-
-L’ho visto. Ma il tempo stava per scadere.- sbottò Jane.
-Quindi è vero. Merda… beh, comunque, torna domani per le analisi: non voglio che ti ritrovi nella sua stessa condizione.-

*-*
-Sei ancora qui? Credevo saresti scomparso questa notte.- disse Andrè prendendo la mira e scagliando la freccia mancando il cerchio rosso di qualche millimetro.
-Stai perdendo la mano.- lo prese in giro Chris scendendo dalla sua moto. Andò verso l’amico, prese una spada dal fodero e si mise a provare alcune delle mosse che Erik gli aveva insegnato.
-L’età ha effetto anche su di me, pare. Lascia quella spada, prima di tranciarti qualcosa che prima o poi potrebbe servirti, e spiegami come mai sei ancora qui: non è mai successo che ti fermassi per più di una settimana, e ora sei qui da quasi un mese. Cos’è successo?-
-Lo sai.- rispose Chris riponendo la spada –Kate.-
-Oh, ovvio.- scosse la testa Andrè –Com’è andata ieri sera? Sei riuscito a parlarle?- domandò incoccando un’altra freccia.
-No. Aveva trovato una scala, o chissà che altro.- ammise Chris facendo scoppiare a ridere Andrè –Messo da parte per delle rovine di seicento anni fa… non ti senti come se stessi con tuo fratello quando sei con lei?-
-Con mio fratello, o con te… Tu, Kate e John siete assolutamente incredibili. Non capisco come fa Miley a sopportarvi tutto l’anno.-
-Beh, è innamorata di John, così si è pian piano adattata a vivere nel passato.-
-Ecco, hai detto proprio la frase giusta. Voi vivete nel passato, ma così facendo vi perdete il presente e il futuro.-
-Oh, andiamo, cos’è il futuro?- sbottò Andrè tendendo l’arco –Un gruppo di gente che non si considera, che si odia, che vive sempre più isolata… nel passato c’erano dei valori, l’onore, e…-
-Si, si, la spada al re, il cuore alla dama, l’onore a me e tutte quelle altre stupidaggini eroico-romantiche…-
-Romantiche? Vuoi vedere qualcosa di romantico? Avanti, vieni con me, e poi vediamo se non mi dai ragione.-
Scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo, Chris seguì l’amico, che lo guidò verso uno dei siti che componevano l’immenso scavo di Castelgard, tutto composto attorno al sito portante della fortezza di LaRoque. Quello a cui erano diretti era a poca distanza dallo spazio in cui Andrè si allenava in tiro con l’arco, scherma medievale, arti marziali, equitazione e tutte quelle altre attività che riteneva necessarie. Era una specie di cappella, come una tomba di famiglia.
Non appena vi entrarono, Chris vide Kate intenta a lavorare su una specie di enorme masso.
-Ehi, avevi ragione, questo posto è molto romantico.- affermò Chris, lo sguardo fisso sulla ragazza.
-Non ti ho portato qui per vedere lei, razza di pervertito.- rise Andrè e, quando furono abbastanza vicini, indicò il masso su cui Kate stava lavorando che, Chris capì in quel momento, era un sarcofago scolpito nella pietra –Ma per vedere questo. Guarda… un cavaliere, con sua moglie accanto, uniti oltre la morte…- spiegò indicando le due figure scolpite sul pesante coperchio.
-Guarda, si tengono per mano.- intervenne Kate, che stava lavorando per portare alla luce la parte inferiore, ancora coperta dalla roccia –Piuttosto insolito per l’epoca.-
-Guardali… lei non è bellissima?- domandò Andrè.
-Oh, si, Miss Medioevo. Andrè, ma come fai a dirlo?- lo prese in giro Chris.
-E guarda qui…- continuò l’archeologo senza dar retta a Chris –A lui manca un orecchio. Magari l’ha perso in battaglia, o…-
-Ma che battaglia, sarà qui da qualche parte, si sarà staccato.-
-Ehi, qui l’archeologo sono io! E ti dico che è stato scolpito così!-
-Kelsie ha datato i campioni.- annunciò Kate –La tomba dev’essere all’incirca del 1380. La cappella dev’essere stata costruita nel periodo della distruzione di LaRoque.-
-Beh, avevi ragione, Andrè. In effetti, la storia di questi due potrebbe essere interessante.- ammise Chris.
-Attento, inizi a frequentare troppo Andrè… potresti ritrovarti a seguire le orme di tuo fratello.-
-Io archeologo insieme a voi e John? Sarebbe un quadretto molto carino, ma non credo di essere interessato all’archeologia. Preferisco pensare al futuro.- rispose Chris guardandola intensamente, tanto da farla arrossire.
-Bene, ora andiamo, eh? Ti lasciamo lavorare.- disse Andrè interrompendo lo sguardo di Chris.
-A dopo.-
I due uomini si allontanarono e tornarono al sito di LaRoque.
Raggiunsero John che, sotto un grande gazebo di tela, spiegava la storia di Castelgard e di LaRoque ad un gruppo di turisti, con l’ausilio di un modellino.
-Gli inglesi erano in netto vantaggio: le armate francesi stavano per battere in ritirata. Ma all’improvviso Lord Oliver, volendo umiliare gli avversari francesi, prese Lady Claire, la sorella di Arnaut, e la fece impiccare qui, dalla torre nord, dove tutto l’esercito francese poteva vederla. Ma questo, anziché scoraggiare ulteriormente l’esercito francese, diede loro una scarica di rabbia. Con eroico furore, i francesi si scagliarono su LaRoque, che cadde in una sola notte. Così l’esercito inglese venne sconfitto per la morte di una singola donna.- al termine del suo discorso, John vide Chris ed Andrè, dunque si rivolse ai turisti e disse –Il mio assistente, Andrè, vi porterà a visitare alcuni degli scavi.-
Mentre Andrè si occupava dei turisti, John andò da Chris e si salutarono con una pacca sulla spalla.
-Anche se so che la tua presenza qui non è dovuta alla comparsa di un improvviso amore per l’archeologia, sono contento che rimani così tanto. Credi di poter resistere ancora due o tre giorni?-
-Rimarrò finché non inizierò a subire le conseguenze negative dell’influenza di Andrè… quindi, se inizierò a dire “ai miei tempi” riverendomi al 1300, significa che sto per andarmene.-
John scoppiò a ridere –Bene. Direi che non sei ancora a questi livelli… il fatto è che devo partire per qualche giorno e vorrei trovarti al mio ritorno, così posso salutarti prima di vederti sparire per altri sei mesi.-
-Dove vai?-
-Beh… a te posso dirlo.- decise John abbassando il tono di voce –Vado alla ITC.-
-Vuoi convincerli ad aumentare i finanziamenti?-
-Beh, non sarebbe male, ma il motivo principale è che ci sono alcune cose che non capisco.- disse prendendo gli occhiali e inforcandoli per leggere una relazione che Kelsie gli aveva lasciato su un tavolino –Per esempio, mi piacerebbe capire come fa Doniger ad avere tutte queste informazioni su Castelgard… come fa a sapere sempre dove dobbiamo scavare?-
-Fortuna?- propose Chris.
-No. Nessuno ha così tanta fortuna… voglio vederci chiaro.-
-Beh, vedici chiaro, e al tuo ritorno mi troverai ancora qui ad aspettarti, promesso. Miley viene con te?-
-No, resta qui… Bene, allora, potresti farmi un favore? Vai da Martha, dovrebbe aver analizzato un documento… consegna il referto ad Andrè, e nel frattempo mandami Francoise, c’è un gruppo di turisti francesi e mi serve che traduca.-

Strani ritrovamenti

Durante l’assenza di John fu Andrè a prendere in mano le redini degli scavi.
Aveva sempre avuto una certa attitudine al comando, fin da bambino, per via della sua innata testardaggine, tuttavia non aveva l’aspirazione di diventare capo: il suo lavoro, così come la sua vita, lo soddisfaceva così, completamente immerso nel suo elemento, ossia la storia medievale, senza doversi occupare troppo spesso di questioni legali o finanziarie.
Il primo giorno trascorse tranquillamente, tanto che nessuno tranne Kate e Martha dovette tornare a lavorare dopo cena: e anche loro lo fecero senza che fosse necessario, per propria volontà.
Il secondo giorno mentre Andrè, assistito da Chris, era impegnato a raccontare ad un gruppo di turisti la storia di LaRoque e di Lady Claire, il suono acuto e fastidioso dell’allarme risuonò a qualche sito di distanza da quello principale, dove si trovavano.
-Scusate, abbiamo un’emergenza.- disse ai turisti. Poi, lasciandoli lì a domandarsi cosa potesse significare in campo archeologico un’ “emergenza”, si allontanò seguito da Chris verso il punto da cui proveniva il suono dell’allarme.
-Che succede?- domandò Chris a Francoise quando lo raggiunsero sul posto, dove una decina di laureandi diretti dai laureati erano già al lavoro.
-Una frana ha aperto un passaggio per una grotta sotterranea.- disse Francoise col suo marcato accento francese.
Immediatamente anche Kate fu sul posto, e con lei arrivarono Martha e Kelsie, che trasportavano due elmetti e delle torce.
Andrè e Kate si infilarono gli elmetti e le imbracature, alle quali agganciarono una corda. Francoise nel frattempo aveva portate due carrucole, a cui vennero agganciate le corde mentre Kelsie faceva febbrilmente il punto della situazione –Da ora legalmente avete dieci minuti per controllare che il sito non sia stato inquinato. Ricordate di tenere bassa la voce, di muovervi con cautela, di non lasciare nulla nella caverna e di…-
-Si, si, lo sappiamo.- la interruppe Kate –Scendo io per prima.-
-Fai attenzione.- le raccomandò Chris mentre l’aiutava a sistemarsi in modo da poter scivolare comodamente nella cavità che la frana aveva formato.
-Tranquillo.- sorrise lei, poi si calò decisa nella caverna sotterranea, subito seguita da Andrè.
Scivolarono lentamente nell’ambiente buio e umido, dall’aria pesante. Le loro torce illuminarono le pareti di pietra, rivelando un luogo irreale ma bellissimo che poteva essere una chiesetta o una cappella.
-Dio Andrè, ti rendi conto? Siamo i primi ad entrare qui dentro da… da qualcosa come seicento anni!- esclamò Kate emozionata.
-Oh Dio… guarda!- esclamò Andrè con entusiasmo, correndo verso un angolo ed inginocchiandosi, dimentico dell’avvertimento di Kelsie di muoversi con cautela. Come diretta conseguenza, zolle di terra e sassolini crollarono dal soffitto.
-Vuoi farci finire sepolti vivi?- lo rimproverò Kate.
-Non essere così pessimista e guarda qui: tela cerata! E dentro ci sono delle pergamene!-
-Oddio…- esalò Kate prendendo un sacchetto sterile e porgendolo velocemente ad Andrè –Non possiamo aprirle ora, mettile qui… fantastico…- commentò, poi riprese a guardarsi attorno –Guarda lì!- esclamò vedendo un affresco raffigurante la Vergine Maria, rovinato da una causa senza dubbio non naturale: sembrava fosse stato preso a sprangate –Quale… quale schifoso figlio di puttana può aver fatto una cosa del genere? Rovinare di proposito un affresco così…-
Immediatamente, un tonfo sordo li fece sobbalzare, ed entrambi si voltarono di scatto verso l’apertura da cui erano entrati: stava crollando.
-Merda! Andiamo!-
Corsero alle corde, da cui si erano sganciati per muoversi più liberamente. Uno scintillio a terra, in un angolo, attirò l’attenzione di Andrè.
-Cristo…- imprecò. Lasciò la corda e corse verso il punto che aveva avvistato, per poi afferrare l’oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
-Andrè, che fai? Sbrigati!- chiamò Kate, che era già stata tirata su e stava per uscire.
L’uomo si infilò in tasca l’oggetto senza nemmeno guardarlo e corse alla sua corda –Tirate!- esclamò agganciandosi, e in breve si trovò fuori, accanto a Taylor.
La situazione si calmò dopo pochi minuti, ed Andrè si spostò un po’ dalla folla per guardare cos’era l’oggetto trovato.
Lo tirò fuori dalla tasca e rimase paralizzato dalla sorpresa.
-Tu sei… sei pazzo!- sbottò Kate avvicinandosi ad Andrè assieme a Chris –Hai rischiato di finire…-
-Guarda.- la interruppe lui porgendole l’oggetto –Sai cos’è?-
-Direi… una lente. Una lente bifocale… non sapevo che portassi gli occhiali.-
-Non li porto. L’ho trovata nella caverna, è questa che sono tornato a prendere.- disse Andrè –Le lenti bifocali sono state inventate nella seconda metà del XVII secolo. Ne avevi una nello zaino? Magari hai dimenticato una tasca aperta o…-
-Mi stai accusando di aver inquinato il sito?- domandò Kate incredula.
-No, no! Voglio solo capire com’è possibile che ci fosse una lente del diciassettesimo secolo in un monastero crollato nel 1357!-
-Potresti averla persa tu! Io non avevo con me nulla del genere!-
-Non ti sto accusando di nulla, Taylor! Un errore può capitare, ho controllato anche il mio zaino, ma non c’erano tasche aperte.-
-Ok, ok, scusa… potremmo farla esaminare da Kelsie. Intanto, dovremmo dare a Martha i documenti per essere certi che siano originali, così poi li puoi tradurre.-
Così fecero: se la lente si fosse dimostrata nuova, era assai probabile che i fondi subissero un serio calo, ma non potevano correre rischi.
Quella sera Andrè, Chris e Kate andarono a cena con Miley in un locale che la ragazza aveva scoperto pochi giorni prima, non molto lontano dal sito. Riuscirono ad ordinare delle birre e il primo, ma ebbero a malapena il tempo di assaggiarli che la ricetrasmittente di Andrè emise un suono prolungato.
-Che succede? Passo.-
-Andrè, sono Martha. Dovreste tornare immediatamente. Passo.-
-Perché, cos’è successo? Passo.-
-No, venite, dovete vedere. Ma sappiate che se è uno scherzo non lo trovo affatto divertente. Passo e chiudo.-
-Qualcuno di voi ha fatto uno scherzo a Martha?- domandò Andrè un po’ stranito. Tutti scossero il capo –Beh, meglio andare a vedere.-
Pagarono e uscirono, guardando con desiderio i piatti ancora pieni che erano stati costretti ad abbandonare. Miley andò con loro, poiché si era già stufata di stare da sola, ora che John se n’era andato, e raggiunsero il casale in cui avevano sistemato i laboratori in meno di mezz’ora. Entrarono nel laboratorio di Martha, ed insieme a lei trovarono Kelsie.
-Che succede?- domandò immediatamente Kate.
-Beh, inizio io.- decise Kelsie –Ho esaminato la lente che avete trovato. Ecco, guardate le immagini…- passò ai tre alcune diapositive che rappresentavano particolari della lente ingranditi –Vedete quelle macchie bianche? Sono colonie di batteri. Ce n’erano abbastanza per una datazione, così l’ho eseguita. Pare che risalgano ad un periodo compreso tra il 1300 e il 1400, all’incirca.-
I cuori di Andrè e Kate persero un battito –Questa è… una scoperta sconvolgente! Significa che le lenti bifocali sono state inventate secoli prima di ciò che si pensa!- esclamò Kate emozionata.
-Ecco gli occhiali.- esclamò Francoise entrando nel laboratorio con in mano un paio di occhiali che Chris riconobbe immediatamente –Sono gli occhiali di riserva di John, a che ti servono?-
-Per rispondere a questa domanda, dovete sapere cos’ho scoperto io. Ho esaminato le pergamene una alla volta, come faccio sempre.- iniziò a raccontare Martha –Le ho tradotte e fotografate, ecco le immagini…- ciccando su un tasto del computer, fece comparire sullo schermo le fotografie dei documenti –Ho datato la pergamena e l’inchiostro usato: entrambi risalgono al 1357, con un errore massimo di 48 anni, in più o in meno.-
Tutti annuirono, senza capire quale fosse il problema.
-Poi, ho notato questo.- pigiando una breve sequenza di tasti, Martha ingrandì una parte della pergamena centrale.
Immediatamente, tutti ammutolirono leggendo la scritta che era comparsa sullo schermo.

Aiutatemi.
John Carter, 04-07-1357



La ITC

-Aspetta… non capisco.- balbettò Miley, confusa –Questa è… cos’è?-
-Un ingrandimento di una parte della seconda pergamena. Con la firma di John. Ho fatto un confronto, è proprio la sua. E anche per questa scritta, i risultati dell’esame dell’inchiostro sono gli stessi. È inchiostro antico, non c’è alcun dubbio, e anche la composizione è quella del 1300, ho fatto una cromatografia.-
-Beh è… è ovvio che è uno scherzo, uno scherzo di mio fratello…- balbettò Chris.
-Non dire idiozie.- sbottò Andrè –John non rischierebbe di inquinare un sito così importante per uno stupido scherzo…-
-E come se non bastasse…- intervenne Kelsie sollevando da una parte la lente trovata nella chiesa sotterranea e dall’altra gli occhiali di John che Francoise aveva portato –Guardate: la lente che avete trovato è identica a quelle di John.-
Si mobilitarono in pochi secondi: nessuno sapeva esattamente cosa stavano cercando, ma avrebbero fatto di tutto per trovare il professore.
Chris passò gran parte del pomeriggio cercando di chiamare John, alternandosi con Miley. Come suo solito, la donna cercava di mostrare il meno possibile la sua fragilità, ma tutti percepivano la sua preoccupazione. Andrè e Kate, nel frattempo, esaminarono tutti i siti, uno ad uno, muro dopo muro, cercando possibili altre entrate alla chiesa sotterranea ormai sepolta.
A metà pomeriggio, nessuno aveva ancora trovato ciò che stava cercando. Francoise, verso le cinque, entrò nel sito in cui Andrè e Kate stavano cercando, agitando un cellulare.
-Andrè! Finalmente… C’est ITC, pur toi…-
-L’ITC? Cercano me?- domandò Andrè balzando in piedi e afferrando il cellulare –Pronto, sono Andrè Marek.-
-Signor Marek… Andrè, posso chiamarla Andrè? Sono il signor Doniger, il vostro…-
-Finanziatore… salve, signor Doniger… senta, il professor Carter è lì da voi, vero?-
-Lo era.- rispose Doniger. Dal tono, Andrè non potè non sospettare qualcosa di strano –E sta bene? Perché, signor Doniger, le sembrerà strano, ma abbiamo trovato una lente e una scritta in un sito che…-
-No, Andrè, non parlatene al telefono. Vi stiamo mandando un elicottero: abbiamo bisogno che lei e i suoi uomini migliori, mi raccomando non più di sei o sette, siate qui al più presto.-
-Il professor Carter sta…-
-Non parliamone al telefono, le ho detto. Vi spiegherò tutto quando arriverete.- lo interruppe Doniger bruscamente, poi appese senza aspettare risposta.
Andrè, Kate, Francoise, Chris, Martha, Kelsie e Miley vennero scortati a bordo di un modernissimo elicottero alle sei di sera precise. Il viaggio durò quattro ore. All’atterraggio li accolse un ragazzo che doveva avere ventisei, ventisette anni, dai capelli neri –Salve. Sono Jason Fox, il vicepresidente della ITC.-
Immediatamente Chad domandò –Signor Fox…-
-Chiamatemi Jason.-
-Bene, Jason… che sta succedendo? Dov’è mio fratello?-
-Ecco, quando John è arrivato qui da noi, voleva delle risposte. Così, gli abbiamo spiegato la tecnologia che stiamo sviluppando… a grandi linee, ovviamente, è una tecnologia piuttosto complicata…- entrarono nel grande edificio della ITC, in un’enorme stanza. Tutti ammirarono il macchinario su cui decine di uomini stavano lavorando: era una grande piattaforma, circondata da specchi e da una canalina d’acqua. Tutt’attorno, collegati alla piattaforma con numerosi cavi, una ventina di bobine.
-Cos’è questa?-
-Bene, è arrivato il momento di spiegarvi tutto.- annuì Jason –Da anni la ITC sta lavorando ad un progetto destinato a velocizzare le spedizioni: si tratta di un macchinario in grado di… beh, parlando in termini semplici, di spostare un oggetto da un luogo all’altro… anche da uno stato all’altro, impiegandoci pochi secondi.-
Il gruppo ammutolì.
-Avete inventato un teletrasporto?- domandò Kelsie con un filo di voce.
-Diciamo così.- annuì Jason.
-Ma… ma non è possibile. Non si può spedire un oggetto da… da un luogo all’altro…-
-Come non si può far passare un foglio attraverso un filo. Eppure inviamo i fax.- disse una voce dietro di loro. Tutti si voltarono e si trovarono davanti un uomo alto, dai capelli chiari –Robert Doniger, piacere.-
-Signor Doniger…- riprese Kelsie –Il vostro vice ci stava spiegando… che avete trovato il modo di inviare oggetti…-
-Già. Purtroppo abbiamo avuto un contrattempo: gli oggetti non arrivavano da nessuna parte.-
-Venivano… disintegrati?-
-No. Ricomparivano dopo quarantotto ore.-
-Ma… e nel frattempo? Dov’erano?- domandò Miley.
-Per scoprirlo, abbiamo spedito una macchina fotografica con l’autoscatto inserito.- disse Jason –Per un po’ abbiamo ricevuto solo fotografie di un bosco… poi, il signor Doniger ha avuto l’idea di puntare la macchina vero l’alto: con delle fotografie del cielo notturno abbiamo potuto fare un confronto con le costellazioni e ci siamo resi conto di una cosa stupefacente: non solo la macchina fotografica era finita nel luogo sbagliato… ma anche nel tempo sbagliato. Precisamente, a Castelgard, nel 1357.-
Tutti erano senza fiato, incerti se crederci o meno.
-Dunque…- balbettò Chris quando si riprese –Avete mandato gli occhiali di mio fratello e quel documento indietro nel tempo?-
-No.- scosse la testa Jason –Suo fratello è stato mandato in dietro nel tempo. Per sua decisione, è ovvio.-
-E ora… ora dov’è?- domandò Miley con voce tremante.
-Ecco… c’è stato un problema e… e non è riuscito a tornare in tempo. Proprio per questo…- si affrettò ad aggiungere Doniger capendo che Chris era pronto a scagliarglisi contro –Vi abbiamo convocati. Con alcuni dei miei uomini, voi potrete confondervi alla perfezione tra la gente, e ritrovare il professor Carter.-
-No, aspettate, aspettate.- li interruppe Kelsie –Non capisco. Com’è possibile? Non si può spedire la gente in un altro mondo, in un altro tempo…-
-Non abbiamo già parlato prima dei fax, signorina Kelsie?-
-Certo, ma nei fax il documento viene scomposto in migliaia di particelle infinitesimali e…- si interruppe, comprendendo tutto all’improvviso –Oh mio Dio… Mi state dicendo che… Non potete averlo fatto davvero.-
-Invece, l’abbiamo fatto.- annunciò Doniger –Mi piacerebbe stare qui a parlare, ma il professore è nel medioevo da 48 ore ormai, e sarebbe opportuno muoverci. Più tempo passa, minori sono le possibilità di ritrovarlo.-
-Ha ragione…- annuì Andrè.
-Bene… tre miei militari, Bennett, Baretto e Gomez, vi accompagneranno. Ah, eccoli.-
Le presentazioni furono rapide e marziali. Baretto e Gomez erano simili tra loro, i tipici soldati, bassi, tarchiati, con l’aria dura e un po’ tonta.
Bennett era ovviamente il capo, una specie di generale probabilmente. Intelligente, pronto a tutto, fisico allenato.
-Andiamo tutti?- domandò Andrè: se avesse saputo che tipo di missione li attendeva, avrebbe portato qualcun altro… forse, l’unica persona che avrebbe scelto tra quelli che erano con lui sarebbe stata Kate.
-No.- disse Bennett squadrandoli uno ad uno –Andrè, tu mi servi, conosci la zona, e…-
-Nessuno conosce la zona meglio di me.- ribattè prontamente Kate –Io vengo.- annunciò, anche se uno strano tremore aveva iniziato a prendere il sopravvento.
-Anche io.- affermò Chris in un impeto di coraggio: non avrebbe mai lasciato che Kate partisse senza di lui –Ma… come faremo a comunicare? Parlano un’altra lingua.-
-Io conosco l’occitano e il francese medio.- disse Andrè –E Joaquin può aiutarci con il francese elevato.-
Tutti si voltarono verso Francoise. Non aveva ancora detto nulla sulla sua presenza nella missione.
-Non devi sentirti obbligato.- disse Martha, con la quale Francoise aveva una storia da tre mesi, con le lacrime agli occhi.
-No, io vengo.- annuì Francoise, deciso –John l’avrebbe fatto per me, io lo farò per lui.-
-Beh… è ovvio che vengo anche io…- mormorò Miley.
-No.- affermò Chris in tono deciso.
-Non dire assurdità.- ringhiò Miley –Mio marito è nel medioevo, e…-
-E mi ucciderebbe se ti lasciassi affrontare un pericolo del genere.- concluse Chris –Miley, per favore… fallo per lui.- tra tutti, aveva scelto l’unico argomento a cui Miley avrebbe ceduto. La donna, pur fremente di rabbia, annuì.
-Bene.- sorrise Bennett –Bene… allora partirete voi quattro con noi. Signorina Kate, i nostri spogliatoi sono unici, ma potete cambiarvi in bagno… Baretto, portale un abito. Voi venite con me.-
Li condusse in uno spogliatoio dove furono riforniti di abiti adeguati all’epoca. Andrè si sfilò la maglia e in quel momento la porta dello spogliatoio si spalancò.
-Scusate il ritardo.- disse la ragazza che era entrata. Si slegò i capelli, castani e ricci, e afferrò un abito bianco un po’ sporco.
-Che diavolo fai Jane?- domandò Jason lanciando un’occhiataccia alla ragazza.
-Mi cambio. Non posso venire in jeans, ti pare?- rispose la ragazza mettendo a tacere Jason con un’occhiata decisa.
-Bene, una persona in più non può far male…- esclamò Bennett –Signori, vi presento Jane LaVille.-
La ragazza si sfilò la canotta e, prima di fare lo stesso coi jeans, rivolse ai tre un cenno di saluto.
Tornò Baretto e la conversazione, interrotta dall’entrata di Jane, riprese quasi normalmente. Jason ne approfittò per avvicinarsi a Jane –Cosa pensi di dimostrare?- domandò sottovoce, ma Andrè, piegato lì accanto alla ricerca di un paio di stivali della sua misura, sentì comunque e tese le orecchie.
-Di accompagnarli.- rispose Jane in tono neutrale.
-Non so quali siano le tue intenzioni, ma…-
-Niente ma. Ho deciso Jason. Smettila di cercare di fermarmi.- disse Jane, poi si voltò di scatto -Scusa, mi sfuggono i vostri nomi.- disse, prima ancora di vedere chi aveva davanti.
-Io sono Andrè.- rispose l’uomo –Quello è Francoise, mentre lui è Chris.-
Jane studiò Andrè e rise tra sé: muscoloso, col fisico allenato… si sarebbe confuso tranquillamente con uno degli uomini di Bennett: una specie di moderno Rambo. Come poteva Doniger aspettarsi che quel genere di persone, palestrati montati e di certo fissati con mitra e pistole, fossero di qualche aiuto nel 1350? Ma al momento l’importante era tenersi occupata per non dover parlare con Jason, perciò rimase voltata verso quell’Andrè, sfilandosi i jeans e infilandosi poi l’abito –Puoi aiutarmi ad allacciarlo?- domandò poi dandogli la schiena e tirandosi su i capelli. Andrè allacciò i lacci, incrociandoli, domandandosi intanto perché mai avrebbero dovuto portarsi dietro quella ragazza. Doveva avere, giudicò, più o meno l’età di Kate, ma non lo convinceva affatto, in particolare dopo aver ascoltato la conversazione tra lei e Jason: decise immediatamente che l’avrebbe tenuta d’occhio.
Appena ebbe finito di aiutarla con l’abito prese una camicia di cotone e se la infilò. Poi prese il farsetto.
-Quello và messo…- fece per spiegargli Jason, ma Andrè lo interruppe –Lo so, grazie. Francoise sembra un po’ in difficoltà, però…-
Jason annuì, incerto se allontanarsi o meno. Decise, infine, di fare un ultimo tentativo con Jane –Ascolta, lo sai che...-
-Jason, davvero, basta.- lo interruppe Jane indossando un mantello marrone con cappuccio.
Jason strinse gli occhi a due fessure, al colmo dell’ira –Bene. Bene, fai quello che vuoi. Sei la persona più… più testarda, e idiota che io conosca.- affermò, allontanandosi per andare ad aiutare Joaquin.
Jane scosse la testa –Hai bisogno per la calzamaglia?- domandò ad Andrè, che scosse la testa e prese a legarla con maestria ai fori del farsetto.
-Se siete pronti, possiamo andare.- esclamò Bennett quando tutti furono vestiti.



 
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view post Posted on 22/7/2008, 14:34
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Scivi molto bene Sere...sono curiosa però di sapere i 'cambiamenti'....
 
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spands72
view post Posted on 22/7/2008, 16:47




mmh! interessante. attendo gli sviluppi.
 
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Sere Butler
view post Posted on 24/7/2008, 14:05




Questi due capitoli sono abbastanza simili al film, ma saltarli era impossibile... spero che non vi annoino troppo^^

Castelgard, Francia, 1357

Uscirono dallo spogliatoio e scesero delle scale che li portarono alla stanza in cui c’era l’enorme macchinario che avevano visto appena arrivati. Kelsie, Martha, Miley e Kate erano già lì, con Doniger, le prime tre vestite normalmente e Kate con un abito verde simile a quello di Jane.
Kelsie era ancora immersa in una fitta conversazione con Doniger, per capire esattamente il funzionamento del macchinario –Mi sta dicendo che i miei amici verranno scomposti in particelle quantiche, e verranno ricomposti in un altro universo, uno dei miliardi di universi paralleli esistenti… ma com’è possibile? Dall’altra parte dovrebbe esserci un macchinario per ricevere la persona, come accade nei fax.-
-Non necessariamente.- ribattè Doniger.
-Perché?-
-La persona che arriva nell’universo del 1357 non è precisamente la stessa che è partita da qui. È, per esempio, una Kelsie identica in te in tutto e per tutto, ma che proviene da un universo in cui hanno già inventato una tecnologia che permetta di spedire oggetti e persone in un altro luogo senza che ci sia un macchinario ricevente.-
-Una… quasi-Kelsie, quindi. Ma sarei sempre io, giusto?-
-Esatto. Qui, la pratica esula dalla teoria.- concluse Doniger voltandosi verso il gruppo –Jane, parti con loro?- domandò accigliandosi.
-Si.- rispose in tono deciso la ragazza. Doniger non disse altro, si limitò a presentarla a Kate, e le due si strinsero la mano –Perfetto. Dovete entrare nella macchina…-
Martha si avvicinò a Francoise e si salutarono con un lungo bacio, dimentichi di non essere soli.
-Sei certo di voler partire? Io…-
-Tranquilla. Torneremo presto… Je t’aime, mon amour.- le sussurrò prima di separarsi da lei.
-Andrè, Chris…- mormorò Miley avvicinandosi ai due con le lacrime agli occhi –Vi prego… vi prego, riportatemi John.-
Chris la abbracciò –Tranquilla. Sta bene, ne sono sicuro.- le sorrise.
-Che armi porteremo con noi?- domandò Andrè. Jane alzò gli occhi al cielo, pensando “come volevasi dimostrare…” –Niente di moderno può essere portato nel passato.-
-Certo, lo so. Ma spade, archi…-
-Niente di tutto questo.- scosse la testa Jason –Abbiamo già fatto quest’errore la prima volta… con un’arma attirereste l’attenzione.-
-Signore, venite, vi prego, dobbiamo spostarci in quella stanza.- intervenne Doniger, guidando poi affiancato da Jason Miley, Kelsie e Martha in una stanza attigua, separata dal macchinario da una solida parete di vetro.
Mentre salivano le scale, Jason avvicinò Doniger e, sottovoce, gli domandò –Gli hai detto di Turner, vero?-
-Non servirebbe. Per loro è il primo viaggio…-
-Non per Jane, e…-
-Jane sa di Turner.- lo zittì Doniger –Conosce la situazione.- concluse per poi avvicinarsi alle loro ospiti così che Jason non potesse continuare il discorso.
-Questi…- disse Bennett distribuendo a tutti dei ciondoli di pietra legati a una cordicella di cuoio –Sono i vostri marker. Servono per tornare indietro. Non perdeteli… un solo marker potrà riportare indietro tutti quanti. Pronti?- domandò mentre se li infilavano al collo.
Tutti annuirono.
Tramite una scaletta, gli otto viaggiatori entrarono nella macchina. Il pavimento era lucido, le pareti formate da specchi rotanti posti su un perno centrale. Il soffitto era composto da potenti neon che riempivano l’ambiente di luce azzurrina.
-Farà male.- li avvertì Jane.
-Per pochi attimi.- si affrettò ad aggiungere Bennett –A stento ve ne renderete conto.-
-Quanto tempo ci vorrà perché scompaiano?- domandò Martha, gli occhi fissi sul volto di Francoise deformato dagli specchi.
-Circa due minuti e mezzo.- rispose Jason –Kelsie, vuole aiutarmi? Può controllare le sequenze del DNA su quel tabellone, e regolarle, ne è in grado?-
-Certo.- annuì Kelsie, e si avvicinò ad un grande tabellone a cristalli liquidi.
-Avvio la procedura di scomposizione.- annunciò Jason, e pigiò un pulsante. Gli specchi del macchinario, roteando, si chiusero, impedendo a chiunque la vista delle persone all’interno del macchinario –Tre…- pigiò un tasto rosso e le bobine si attivarono –Due…- con un bottone nero spense i neon –Uno… attivata.- con un tasto verde attivò la procedura.
Immediatamente, tutti all’interno del macchinario trattennero il respiro. Un lieve formicolio si diffuse nei loro corpi, partendo dai piedi e raggiungendo la testa in pochi attimi. Il formicolio lentamente divenne un bruciore che si fece sempre più forte. D’improvviso, tutto attorno a loro prese a vorticare in un nugolo confuso di luci e il bruciore si trasformò in un dolore acuto, penetrante, se li scosse fino alle ossa.
Colta di sorpresa, Kate grido, e subito la mano di Chris si strinse sulla sua. Dopo pochi attimi, le grida di Chris e Francoise si unirono alle sue, seguite da quelle di Erik, poi da Jane, Gomez, Baretto e infine Bennett.
Un lampo di luce li inghiottì.
Gli specchi si aprirono roteando e Miley, Martha e Kelsie sbirciarono immediatamente nel macchinario: erano scomparsi.
-Bene, le sequenze del DNA come sono?- domandò Jason a Kelsie.
-Regolari, direi.- rispose la ragazza –Cos’è quello?- domandò indicando un altro schermo su cui otto linee blu spiccavano su uno sfondo scuro.
-Modulatori di frequenza… quando uno di loro tornerà, la sua linea vibrerà.-

*-*
La luce scomparve e si trovarono per un istante immersi nel buio, ancora soffocati dal dolore lacerante. Poi d’improvviso cessò, e a tutti parve di cadere in un buco profondo centinaia di chilometri.
Kate aprì gli occhi ed inspirò profondamente per scacciare anche il ricordo di quel dolore tremendo. Si accorse di essere seduta su una roccia bagnata, e si guardò attorno. Immediatamente sbarrò gli occhi, terrorizzata.
Si trovava sulla riva di un fiume in piena, con l’acqua che le lambiva i piedi. E a lei era andata bene: solo quei due militari, Gomez e Baretto, non erano finiti nel fiume. Tutti gli altri stavano lottando contro la corrente per restare a galla.
-Chris!- esclamò vedendo la testa ricciuta dell’uomo andare sott’acqua e poi tornare –Dammi la mano!-
Lui la afferrò, facendo attenzione a non tirarla troppo per timore di trascinarla in acqua, e piano lei riuscì a issarlo a riva.
-Dove sono Andrè e Francoise?- domandò il biondo guardandosi attorno e tossendo.
-Non so, non riesco a vederli… lì c’è Bennett…- disse indicando il militare, che era riuscito ad attaccarsi ad un masso e si stava trascinando a riva –Ecco Andrè! Eccolo, è lì!- esclamò poi sollevata, vedendo un braccio dell’uomo che sfuggiva alle acque aggrappandosi ad un ramo sporgente.
-Chris! Francoise, laggiù, corri!- gridò Andrè, ancora appeso al ramo.
Chris si voltò e vide Francoise a poca distanza da lui, verso la valle: era in mezzo al corso del fiume, bloccato su un masso. Chris si mise a correre nella sua direzione, scivolando sui sassi bagnati, e quando lo raggiunse cercò rapidamente un ramo abbastanza grosso da usare per tirarlo a riva. Non appena lo trovò, lo sporse al francese, che lo afferrò e si gettò nel fiume. Fu tirato a riva in pochi attimi grazie all’intervento di Gomez, che li aveva raggiunti.
Andrè rimase appeso al ramo guardandosi attorno, per assicurarsi che ci fossero tutti.
-Dov’è quella Jane?- gridò tornando a riva con un salto.
In quel momento esatto la ragazza si issò su un masso e con un paio di salti gli fu accanto –Sono qui.- disse –Ci siamo tutti?- domandò poi strizzandosi i capelli fradici.
-Siamo nel posto giusto?- domandò Chris mentre con Francoise e Gomez si univa al gruppo –Siamo a Castelgard nel 1357?-
-Si, siamo nel posto giusto…- annuì Bennett –Bene, ora vi spiego come si usano i marker. Pigiate qui con l’unghia per vedere quanto tempo vi manca…-
-Tempo?- domandò Andrè –Che vuol dire, tempo?-
-I marker esauriscono la loro funzione dopo 48 ore. Per questo Jason è rimasto bloccato: non è riuscito a tornare in tempo.-
-Ma… com’è stato possibile?- domandò Chris.
-La situazione si è fatta difficile, probabilmente. O magari ha perso il marker.- disse Jane.
-Probabilmente? L’avete mandato da solo?- domandò Chris sempre più sbalordito.
-Certo che no. Io e Jane eravamo con lui. Ma la situazione si è fatta difficile e l’abbiamo perso.- disse Bennett.
-E l’avete lasciato qui senza nemmeno pensare di non tornare indietro senza di lui?- domandò Kate schifata.
-Siamo qui, no?- sbottò Jane lanciandole un’occhiataccia.
-Non avreste dovuto lasciarlo!- esclamò Chris con fervore.
-Sentite, ormai la situazione è questa.- intervenne Francoise –Non dovremmo andare a cercare John, invece di perdere tempo a discutere?-
-Ha ragione.- concordò Andrè –C’è qualcos’altro che dobbiamo sapere?-
-Per funzionare bene, i marker hanno bisogno di uno spazio libero di 12 metri.- disse Jane in fretta, guardando fisso Bennett.
-Fantastico…- sbottò Chris scuotendo il capo –Sempre meglio…-
In quel momento, delle grida interruppero la conversazione.
-Cachez vous! Chachez vous!-
Tutti si voltarono verso il sentiero dietro di loro, e videro un ragazzo che correva, continuando a gridare –Cachez vous!-
-Dice di nascondersi.- esclamarono quasi in coro Andrè e Francoise.
-Nasconderci da cosa?- domandò Kate.
Ebbe appena il tempo di finire la domanda che, mentre il ragazzo li superava continuando a correre, una dozzina di cavalieri, in armatura completa con pettorine e piume rosse spuntarono al fondo del sentiero, i cavalli al galoppo nella loro direzione e le spade sguainate.

Gomez e Baretto

-Merda…- imprecò Chris. Vide Kate accanto a sé, immobile: non sapeva se era la paura o l’emozione ad averla immobilizzata, ma ad ogni modo le afferrò una mano e la trascinò via.
-Via!- esclamò Andrè, correndo nella stessa direzione presa da Kate e Chris, trascinandosi dietro Francoise. Jane li imitò immediatamente.
Bennett prese la direzione opposta e come tutti loro si inoltrò nella boscaglia. Gomez e Baretto non furono così furbi e presero a correre come forsennati, rimanendo sul sentiero.
Chris e Kate trovarono un grande tronco caduto, a poca distanza dal sentiero, e vi si gettarono dietro. Poco lontani la loro, Andrè e Francoise si appiattirono contro una grande roccia. Contemporaneamente, Jane corse dietro ad un albero e lo usò come riparo.
-Che diavolo fanno?- berciò Andrè sottovoce, guardando preoccupato Gomez e Baretto che continuavano a correre.
-Fermi!- gridò uno dei cavalieri, la voce rimbombante nell’elmo. Gomez ebbe il buon senso di svoltare e iniziare a correre tra la vegetazione: uno dei cavalieri spronò il cavallo e si lanciò al suo inseguimento.
-Idiota, nasconditi, nasconditi!- imprecò Jane sottovoce seguendo con lo sguardo Baretto, che continuava a correre seguendo il sentiero.
All’improvviso, Baretto si fermò, si voltò verso i suoi inseguitori e frugò nella sua giacca alla ricerca di qualcosa, mentre con l’altra mano afferrava il suo marker.
Una freccia lo colpì nel costato.
-No!- mormorò Kate, sollevandosi un po’ per vedere meglio cosa stava accadendo.
Baretto cadde in ginocchio, come sbalordito, e tirò fuori dalla giacca uno strano oggetto nero.
Una seconda freccia lo raggiunse, e premette il marker proprio mentre ne veniva scagliata una terza.
Scomparve, sotto gli occhi dei cavalieri che guardarono il vuoto lasciato dall’uomo sconvolti come se avessero visto uno spirito demoniaco.

*-*
-C’è una variazione di frequenza!- esclamò Kelsie balzando in piedi.
-Così presto?- domandò Jason correndole accanto insieme a Doniger.
-Cosa vuol dire?- domandò Miley agitata.
-Uno di loro sta cercando di tornare…- mormorò Doniger accigliato: perché mai uno di loro avrebbe dovuto tornare da solo? Forse, uno di quegli archeologi era stato preso dal panico e aveva cambiato idea…
-Chi? Sapete chi è?- domandò Martha speranzosa.
-No, ma tra pochi secondi…- la macchina iniziò ad attivarsi e dopo pochi secondi i vetri ruotarono, aprendosi.
-Ma è…-
-Oh no…-
Baretto ebbe a malapena il tempo di lanciare alla parete di vetro uno sguardo vacuo e disperato, prima di afflosciarsi a terra senza vita.
-Ma cos’è successo?- domandò Miley agitata –Come…-
-Cos’è quello?- la interruppe Kelsie notando uno strano oggetto nero che, scivolato dalla mano del soldato, rotolò sul pavimento lucido del macchinario.
-Non lo so… sembra quasi una…- si accigliò Jason, e immediatamente sbarrò gli occhi, afferrò Kelsie e gridò –Giù, state giù! È una granata!-
Tutti si gettarono a terra. Subito, la granata esplose con un boato assordante accompagnato dal frantumarsi di una decina di vetri, tra i quali quello della stanza in cui si trovavano loro.
Tutti tremanti, increduli, si alzarono.
-Ma cosa… che…- balbettò Martha.
-Una granata! Quel pezzo di merda si è portato una granata! Lo sapeva che non è consentito port…- Doniger si interruppe, immobilizzandosi, lo sguardo colmo d’orrore –No…-
-Cosa?- domandò Miley in tono acuto –Cos’è successo, cosa…- si alzò anche lei, e sbarrò gli occhi. Lo stesso fecero tutti gli altri.
La macchina era distrutta.

*-*
-Baretto… è…- mormorò Kate.
In quel momento, i cavalieri si voltarono per andarsene.
-Giù, stai giù!- sibilò Andrè. Ma ovviamente la ragazza non lo sentì, e neanche Chris. I cavalieri stavano per voltarsi verso di loro, li avrebbero visti di sicuro.
Andrè alzò in piedi, facendo il più rumore possibile –Ehi!- gridò.
-Che diavolo fa, quell’idiota?- sbottò Jane tra sé mentre i cavalieri si voltavano verso l’uomo e partivano al suo inseguimento.
Andrè si mise a correre il più veloce possibile dalla parte opposta al sentiero, saltando i massi e scostando i rami, senza la minima idea di dove andare. I cavalieri mossero al suo inseguimento, passando accanto agli altri ma senza notarli, troppo concentrati sulla loro preda.
Non appena furono passati, tutti balzarono in piedi.
Jane fermò Chris, già pronto a correre in aiuto dell’amico –No! Vado io, tu porta questi due dall’altra parte, e cercate di riunirvi a Bennett.- disse, poi corse via seguendo il rumore degli zoccoli.
-Forza, andiamo, di là.- disse Chris in tono stranamente autoritario, e prendendo la mano di Kate si avviò, seguito da Francoise, verso il sentiero, camminando bassi per fare in modo di non essere visti da eventuali cavalieri rimasti indietro.
Superarono il sentiero e fecero per addentrarsi nella boscaglia dall’altro lato, ma un cespuglio si mosse e ne sbucò Bennett.
-Tutto bene?- domandò il soldato –Dov’è il vostro compagno, Andrè? E Gomez, Baretto e Jane?-
Seppur ancora agitata, Kate tentò di raccontare ciò che era accaduto a Baretto –Correva, ma l’hanno visto… una freccia… e poi… ha schiacciato il marker, ed è scomparso, sparito…-
-Bene… sarà arrivato a casa e lo staranno curando ora… e Gomez, Jane e Andrè?-
-Andrè si è fatto vedere per distrarre i cavalieri.-
-Idiota…-
-E Jane l’ha seguito…-
-Idiota pure lei… Dio… beh, e Gomez?-
Mentre gli altri si interrogavano sulla sorte di Gomez, Francoise notò qualcosa poco lontano, dopo una curva: uno strano oggetto a terra, che non riusciva ad identificare: forse uno stivale. Si allontanò dagli altri, che ancora discutevano, e represse a fatica un conato di vomito.
Gomez era a terra: il suo corpo decapitato era stato calpestato dai cavalli e la sua testa era rotolata dalla parte opposta del sentiero.
-Qui.- disse a fatica –Ragazzi… Gomez e qui. No Kate… non guardare.- la fermò mentre Bennett e Chris posavano lo sguardo sul corpo decapitato del soldato.
Jane correva a perdifiato nella foresta. Scartando di lato, riuscì a superare, senza farsi vedere, cinque dei cavalieri, e ad avvistare Andrè: tra lei e lui rimaneva solo più un cavallo, il cui cavaliere aveva già incoccato una freccia e teso l’arco.
Senza rallentare, Jane afferrò un sasso e lo lanciò più forte che potè, colpendo il cavallo, che impennò disarcionando il cavaliere.
Andrè, vedendo ciò che stava accadendo alle sue spalle, si fermò e corse verso di lei.
-Che diavolo fai, idiota? Ci prenderanno!- sbottò Jane, ma sbarrò gli occhi sorpresa quando lui, dopo averla raggiunta, le afferrò la mano e prese a correre accanto a lei, facendo di tutto per non lasciarla indietro
Saltarono un masso e raggiunsero la sponda del fiume: erano bloccati.
-Merda…- imprecò Jane –Vieni… lì sembra più basso… forse possiamo attraversarlo…-
-No, non vedi la corrente?- la fermò Andrè guardandosi febbrilmente attorno, mentre il suono degli zoccoli si faceva sempre più vicino.
-O attraversiamo il fiume e rischiamo di morire o restiamo qui e moriamo di sicuro!-
-Oppure ci nascondiamo. Vieni.- Andrè la trascinò verso una collinetta ai piedi della quale c’erano delle gallerie, forse tane di volpe o di chissà che animale, abbastanza grandi per entrarvi, e con l’apertura coperta di erbacce.
Si tuffarono in una di esse, ma subito un grido soffocato li fece sobbalzare.
Accanto a loro c’era il ragazzo che li aveva avvertiti del pericolo: li guardava terrorizzati, gridando qualcosa in francese.
-Ssssh… ssssh…- cercò di zittirlo Jane.
-Tranquille. Nous sommes amis… nous ne sommes pas britanniques… nous sommes ècossais…- disse Andrè in francese praticamente perfetto.
Il ragazzo si tranquillizzò ed annuì: così facendo, fece cadere il cappuccio che gli copriva il capo, mostrando una treccia di capelli castani.
-Sei… una donna!- esclamò Jane sorpresa.
-Oui…- rispose lei altrettanto sorpresa –Io… conosco l’inglese… je m’appelle… ehm… io mi chiamo Claire.-
In quel momento, gli zoccoli risuonarono sulle loro teste, e dopo pochi istanti videro dal buco davanti a loro gambe dei cavalieri rossi che li avevano inseguiti.
Andrè afferrò Jane e la tirò verso il fondo della spelonca. La ragazza lo seguì e gli strinse la mano, un po’ per tranquillizzare lui e un po’ per calmare sé stessa.
D’improvviso, un corno risuonò nell’aria e nuovi soldati, dalle casacche blu, sbucarono dal bosco e subito instaurarono una lotta furibonda contro i cavalieri rossi.
-Sono francesi!- esclamò Claire, l’espressione sollevata.
Un soldato inglese proprio in quell’istante cadde, morto, davanti all’anfratto in cui i tre erano rifugiati.
In una decina di minuti ci fu un rumore di zoccoli: la battaglia era finita e i vincitori, chiunque fossero, si stavano allontanando.
Dopo qualche istante Jane, sottovoce, annunciò -Vado a controllare.- e sgattaiolò fuori a carponi.
Prima di riuscire ad alzarsi in piedi, però, si sentì sollevare brutalmente. Gridò, iniziando a dibattersi, mentre l’uomo che l’aveva afferrata, uno dei cavalieri inglesi, cercava di trattenerla puntandole un coltellaccio alla gola.
Senza riflettere neanche un secondo, Andrè afferrò la spada di un cavaliere caduto e la conficcò violentemente nella gabbia toracica del soldato che aveva aggredito Jane. L’inglese cadde in ginocchio, lasciando Jane e guardando Andrè con un misto di sorpresa e rabbia che presto si trasformò in dolore. Andrè lo colpì nuovamente e, capendo che stava per gridare allo scopo di avvertire i compagni, gli tappò la bocca con una mano mentre questo si accasciava a terra.
Quando il cavaliere fu morto, Andrè si inginocchiò accanto a lui, colmo d’orrore verso sé stesso: l’aveva ucciso… aveva ucciso un uomo, con le sue mani…
-On y va!- disse Claire, uscendo anche lei dal nascondiglio –Andiamo! Sbrigatevi!-
-Andrè…- lo chiamò Jane scuotendolo per allontanarlo dal cadavere –Andrè… vieni… non guardarlo…- disse mentre lui si alzava –Non potevi fare altro… mi hai salvata… andiamo…-
Andrè scosse violentemente il capo e si alzò –Ok… ok… dobbiamo trovare gli altri e poi… ragazza? Eh… Claire? Puoi portarci a Castelgard?-
-Castelgard? Oui…- annuì Claire –Oui, bien sur… on y va.-
 
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view post Posted on 24/7/2008, 14:11
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in ogni caso sei stata brava a rendere il ritmo del racconto all'altezza del film!
 
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4 replies since 22/7/2008, 14:21   358 views
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