L'insolita Grifondoro 4 - Il terzo Riddle

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(flywithjoe)
view post Posted on 3/6/2010, 09:15




L’insolita Grifondoro 4 – Il terzo Riddle



Trama:
Finalmente Jane e Tom lavorano insieme, gli affari vanno benissimo finchè Tom non porta in ufficio un quadro appartenuto a Sherlock Holmes. Dopo aver letto una misteriosa frase, Jane viene catapultata in un altro tempo; sola e senza magia, è costretta a chiedere l'aiuto di una persona di cui poche ore prima non conosceva nemmeno l'esistenza. Riusciranno insieme a far tornare Jane nel futuro?


1.Il quadro

Jane era seduta alla sua nuova scrivania che non era poi così nuova, visto che lavorava in quell’ufficio già da un anno. Tom aveva lasciato la polizia per aprire un’agenzia investigativa con sua sorella, si chiamavano “Riddle&Riddle”; gli affari andavano bene e Jane non era mai stata più felice. Finalmente non doveva stare più a casa tutto il giorno a pulire e cucinare!
Le nuvole come sempre coprivano il cielo di Londra e Jane era intenta a studiare gli indizi del caso che stava seguendo.
Chissà che fine ha fatto Tom. E’ uscito più di due ore fa e ancora non è tornato!
Avevano comprato un computer e Jane sperava che Tom la aiutasse a usarlo; nonostante la sua grande intelligenza credeva che quell’aggeggio fosse una trappola. Dopo aver rimesso a posto quello che stava leggendo si era alzata e si era messa a guardare fuori dalla finestra. Pensava a James Sirius e Miley che l’indomani sarebbero tornati a casa da Hogwarts per le vacanze di Natale. Le mancavano un sacco e non vedeva l’ora di riabbracciarli; stavano crescendo troppo in fretta per i suoi gusti, Miley aveva già un fidanzatino, Nick, un ragazzino carinissimo e amante della musica proprio come lei.
Avanti Tom, dove diavolo ti sei cacciato!
Era impaziente di vedere le facce che avrebbero fatto i suoi figli quando avrebbe dato loro tutti i regali che aveva comprato. Secondo Harry li stava viziando troppo, insomma era da circa due settimane che Jane tornava a casa un giorno sì e uno no con due pacchi in mano. Adorava fare shopping, soprattutto per i suoi bambini! Aveva anche comprato un albero di Natale enorme che aveva decorato personalmente e senza usare la magia, un po’ faticoso, ma il risultato finale era stato molto soddisfacente.
Si era seduta di nuovo alla sua scrivania e aveva provato ad accendere il suo pc nuovo di zecca. Era andato tutto liscio quando a un certo punto era apparsa una pagina in cui bisognava introdurre una password. Jane ovviamente non aveva idea di quale fosse, perché era stato Tom a installare tutto. Lei era un drago quando si trattava di usare il cervello, ma davanti alla tecnologia moderna cascava come un castello di carte.
Dio Tom, sbrigati a tornare o questo computer lo butto dalla finestra!
Aveva deciso di lasciar perdere e aveva telefonato a Harry.
“Tesoro, come va al ministero?”
“Benissimo, e da te in ufficio? Spero tu non sia uscita a comprare qualche altro regalo a James e Miley!”
“No, no stai tranquillo, ho fatto chiudere magicamente il mio portafoglio da Tom.”
“Brava, allora vai tu a prenderli domani a King’s Cross?”
“Sì certo, non c’è problema. Scusa Harry, ora ti devo lasciare, il computer mi sta facendo impazzire. Ci vediamo più tardi a casa. Un bacio.”
“A dopo, Jane!”
In quel momento Tom era rientrato in ufficio con un grosso pacco sotto il braccio.
“Guarda cosa ho preso!” aveva detto con un sorrisone sulle stampato in faccia.
“Tom, ma dov’eri finito, sei sparito senza dire nulla!”
“Cos’è, ti stavi preoccupando!?”
“No, ma potevi almeno dirmi dove stavi andando.”
“Sono stato ad un’asta di beneficenza”
“Tu? Non sapevo facessi beneficenza!”
“In realtà non l’ho fatta…”
“Che vuoi dire?”
“Ho fatto in modo di pagare solo una sterlina.”
“Oh Dio, hai usato la magia!? Ma non è corretto!”
“Lo so, ma è stato più forte di me.”
“Cosa avresti ‘comprato’?”
“Un quadro appartenuto niente meno che al mitico Sherlock Holmes!”
“Sherlock chi?!”
“Ma come, il famoso detective. Credo tu sia l’unica al mondo che non lo conosce! Pensa viveva proprio qui vicino, in Baker Street. Sai era davvero un genio, aveva un intuito spettacolare, anche meglio del tuo! Stava sempre insieme al suo partner, il dottor Watson!”
“Partner?”
“Solo in senso lavorativo! Mamma mia pensi sempre male! Hanno anche scritto libri su di loro e io li ho letti tutti! Il mio preferito è ‘Il mastino dei Baskerville’. Un caso molto complicato che solo Holmes con la su arguzia poteva risolvere!”
“Interessante, e da quando sei un fan dei babbani?”
“Da quando ne ho sposata una!”
“Scommetto che vai tutte le domeniche a mettere fiori sulla tomba di questo Holmes o come diavolo si chiama!”
“Lo farei se la tomba esistesse!”
“Vuoi dire che non è morto?”
“Bhè, visto che è vissuto alla fine del 19° secolo, sarebbe impossibile il contrario, però ad un certo punto lui e Watson sono scomparsi, svaniti nel nulla, nessuno ne ha più saputo niente.”
“Hai qualche teoria?”
“Purtroppo no!”
“Dove hai trovato tutte queste informazioni?”
“Su Google!”
“Fantastico, sono l’unica idiota che non sa usare il computer!”
Tom aveva scartato il quadro. Rappresentava una tipica sala da ballo ottocentesca con cinque coppie di danzatori in primo piano; tutto sommato era davvero un bel quadro. Jane aveva guardato il cartellino del prezzo che Tom avrebbe dovuto pagare.
“Per la miseria! Costava 200 sterline! Devi restituirlo immediatamente!”
“Non ci penso proprio, guarda qui come sta bene!” aveva detto appendendolo alla parete davanti alla sua scrivania.
“Con te non si può davvero ragionare…vabbè tienilo, comunque vuoi dirmi come diavolo funziona questo aggeggio?” aveva chiesto Jane indicando il computer. “E poi com’è possibile che tu sappia usarlo e io no?!”
“Io leggo le istruzioni!”
Avevano passato le successive due ore ad analizzare ogni singolo aspetto di quella tecnologia che a Jane andava così poco a genio e, senza accorgersene si era fatto tardi.
“Beh, sorellina, ormai ne sai più o meno quanto me, per cui se non ti dispiace andrei volentieri a casa dalla mia bella babbana…”
“Credo che io resterò, invece; Harry lavora fino a tardi e i bambini mandano il gufo sempre dopo cena… Credo che ne approfitterò per informarmi meglio su questo Holmes… Non so perché ma ne voglio sapere molto di più!”
“Jane, se qualcuno si iniettasse la tua curiosità morirebbe di overdose! “
“Dove vai, Voldemort, prima leva quel quadro dal muro, non vorrei che prima o poi passassimo dei guai per colpa dei rimasugli del tuo lato oscuro!!!”
“Ma quale lato oscuro! Queste sono cosette da Sirius… Se mi avessi conosciuto quando ero VERAMENTE CATTIVO, saresti fuggita urlando!”
“Ma smettila, imbecille! Non fai paura a nessuno!” Disse Jane ridendo.
“Vabbè, me lo porto a casa… Anzi, no! Dovrei spiegare tutto anche a Rachel!”
“Beh, dille una bugia! Io ne dico tante ad Harry!”
“Ma io sono BUONO! E poi lei capisce sempre quando le dico una bugia…”
“Mettilo nel ripostiglio…”
“No, metticelo tu prima di uscire… Ciao… E vergognati, mentitrice!” Disse Tom mentre usciva sghignazzando.
Jane era rimasta sola a navigare su internet, ora che sapeva usarlo le piaceva moltissimo. Doveva ammettere che in effetti il personaggio di Sherlock Holmes era davvero accattivante. Ad un certo punto resasi conto che erano quasi le dieci aveva spento il computer e in fretta aveva preso con una mano il cappotto e con l’altra il quadro. Questo le era scivolato e la cornice si era rotta.
Ma porca miseria! E adesso che faccio? Non ho tempo di aggiustarla, lo farò domattina prima che arrivi Tom.
Mentre riponeva il quadro e la cornice nel ripostiglio, aveva notato in basso a destra due righe di testo, che molto probabilmente prima erano coperte.
“L’amico del mio cuore. In qualunque luogo e tempo. V.” aveva letto ad alta voce. “Chissà chi è questo V, forse il pittore.”
Improvvisamente la parete finale del ripostiglio aveva preso vita: era apparsa un’enorme cornice con all’interno un paesaggio fluviale. Jane credeva di essere impazzita e si era avvicinata di più; così si era resa conto che riusciva a sentire il rumore dell’acqua che scorreva e spinta dalla sua smisurata curiosità aveva toccato la parete. In un attimo si era sentita risucchiare ed era caduta nel fiume.
Per fortuna Jane era una brava nuotatrice o quel tuffo sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto; stava nuotando più veloce possibile per riprendere fiato, ma la superficie sembrava non arrivare mai. Si era quasi arresa al panico, quando finalmente aveva messo la testa fuori dall’acqua.
Una volta fuori si era guardata intorno terrorizzata; non aveva idea di dove fosse, né di come poter tornare indietro. Si era anche accorta di non avere nemmeno un vestito addosso.
Aveva visto un piccolo molo poco lontano da lei, aveva nuotato in quella direzione ed era uscita dal fiume tutta tremante, dato il freddo pungente. Non aveva nemmeno la sua cara bacchetta; era nella disperazione più nera. Sola, sperduta e nuda.
D’accordo Jane, stai calma e vedrai che ne verrai a capo…non è vero, sono spacciata, morirò congelata proprio qui!
“Signorina, ha bisogno di aiuto?” aveva chiesto un ometto che le si era avvicinato.
“Decisamente sì, signore. Non è che avrebbe un mantello in più?”
“Le cedo volentieri il mio, lei ne ha più bisogno.”
“Grazie mille!” aveva detto Jane battendo i denti e indossando il mantello con tutto il cappuccio. “Posso chiederle dove siamo?”
“Siamo a Londra, mia cara.”
“Londra?! Ne è sicuro?” aveva chiesto lei sempre più sconvolta.
“Sicurissimo, vivo qui da più di quarant’anni.”
“Ma in che anno siamo?”
“1895.”
“Cosa?! Ma è impossibile…”
“Deve aver sbattuto la testa, venga con me che le faccio una tazza di tè bollente. Magari si riprende un po’.”
“No grazie, io devo andare…devo cercare una persona.” Ed era scappata via.
Ancora incredula per le ultime rivelazioni, correva senza scarpe alla ricerca dell’unica persona che l’avrebbe potuta aiutare, o almeno era quello che sperava.
 
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view post Posted on 5/6/2010, 15:09
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carina l'idea!!!

Debbo riconoscere che non ho familiarità coi personaggi,ma apprezzo molto il modo con cui è scritta....Continua!!!
 
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(flywithjoe)
view post Posted on 5/6/2010, 15:48




grazie*___* ecco il secondo capitolo

2. Baker Street

Le strade di Londra erano incredibilmente più tranquille senza semafori, automobilisti nervosi e clacson assordanti. Le carrozze che attraversavano la città emettevano un piacevole rumore di zoccoli di cavalli, la gente camminava tranquillamente e senza la solita fretta dei londinesi in ritardo per il lavoro. Jane, nonostante l’agitazione e le mille domande che si stava ponendo non potè non notare lo straordinario fascino di quella città che, liberata dalla cappa di smog perenne, rivelava colori più vivi e tendenti al rosa. Jane da quasi un’ora correva affannosamente per raggiungere chi poteva aiutarla.
Grazie al cielo non hanno cambiato i nomi delle vie.
Correva scalza e con indosso solo un mantello, ma nessuno pareva curarsene e a lei non importava; finchè non avesse raggiunto il luogo prestabilito non avrebbe potuto fermarsi.
Però in quel film i vestiti li avevano, e pure una macchina! La mia solita sfortuna!
Finalmente aveva letto la scritta che tanto cercava. Col cuore in gola e i piedi a pezzi aveva bussato alla famosa porta.
Le aveva aperto quasi subito una signora sulla sessantina, ben vestita e con i capelli raccolti in uno chignon.
“Mrs Hudson?” aveva chiesto col fiatone
“Sì, sono io. Ma cosa le è successo, mia cara? E’ completamente bagnata!”
“Lo so, ma ho urgente bisogno di parlare col signor Holmes.”
“Certo, entri, le porto un asciugamano e una tazza di tè bollente.”
Ma perché capitano tutte a me?! Forse dovrei farmi benedire da qualcuno!
Jane era entrata a casa di Sherlock Holmes. Assurdo… Due ore prima stava leggendo di lui su internet e ora lo avrebbe conosciuto di persona; se non fosse stata una strega avrebbe creduto di essere impazzita.
Aveva seguito la signora Hudson che l’aveva introdotta al famoso investigatore. Non aveva mai visto una stanza più sporca e disordinata. C’erano strumenti scientifici ovunque, le tende erano chiuse e c’era un terribile odore di alcool.
Wikipedia questo non lo diceva! Magari lo aggiungerò io se mai riuscirò ad andarmene da qui.
Vicino alla finestra due uomini, che Jane immaginò essere Holmes e Watson, la guardavano esterrefatti.
“Salve, mi chiamo Jane Potter e ho bisogno del vostro aiuto.”
“La prego venga vicino al camino, sta tremando.” Aveva detto Watson gentilmente. Holmes la scrutava con attenzione, probabilmente in cerca di indizi per scoprire chi fosse, ma in questo caso sarebbe stato troppo difficile persino per lui. La signora Hudson le aveva portato il tè, un asciugamani e un abito. Jane si era vestita dietro un paravento.
“Cosa possiamo fare per lei?” aveva continuato Watson.
“Io avrei bisogno di parlare col signor Holmes….da sola!”
“Va bene, allora vi lascio.” Aveva detto il dottore inchinandosi leggermente a Jane ed era uscito.
“Non so perché, ma ho la sensazione che il suo caso sia molto interessante…”
“Quanto ha ragione. Io non so nemmeno da dove cominciare.”
“Allora inizio io. E’ arrivata qui bagnata e con indosso solo un mantello, la prima impressione è che sia stata derubata o che sia pazza, ma ne dubito. Ha una cicatrice d’arma da fuoco sulla spalla sinistra, il che fa pensare che abbia avuto dei guai con la polizia o è stata coinvolta in qualche regolamento di conti.”
“E’ completamente fuori strada. Se la smette di parlare, le spiegherò tutto io!”
“Un tantino impertinente…”
“Non possiamo perdere tempo con le sue deduzioni!” Jane aveva preso fiato. “Qualche anno fa….cioè fra qualche anno…cioè…lasciamo perdere. Comunque mi hanno sparato perché sono una detective della polizia e una serial killer che avevo inchiodato ha cercato di mettermi a tacere.”
“’Serial killer’, ‘inchiodato’…non sono termini molto comuni da queste parti. E poi una donna in polizia, davvero assurdo!”
“La prego, per un attimo metta da parte il suo scetticismo e mi ascolti. Non sono né pazza né drogata. Io vengo da molto lontano e sono qui a causa di un oggetto che appartiene a lei.”
“Cosa?! Ma di che parla?”
“Mio fratello lo ha comprato ad un asta e lo ha portato nel nostro ufficio. Sul margine in basso c’era una scritta, io l’ho letta…ed eccomi qui!”
“Scusi, ma se l’oggetto è mio, come ha fatto suo fratello a comprarlo?”
Jane immaginava che l’avrebbe chiesto, ma mica poteva dire “Io vengo dal futuro!”, sapeva che per una frase del genere chiunque l’avrebbe fatta internare, per cui stava cercando un modo meno da matti per dirlo. E poi l’aveva visto. Il quadro che l’aveva cacciata in quella situazione era appoggiato vicino a una cassapanca. Si era alzata, l’aveva preso e l’aveva mostrato a Holmes.
“E’ questo l’oggetto di cui parlavo!”
“Sì ma come vede è ancora in mio possesso. Come ha fatto suo fratello a comprarlo?”
“Perché lui l’ha comprato nel ventunesimo secolo!”
Silenzio. Holmes era rimasto shoccato e Jane non osava proferire un’altra parola.
“Cristo santo…non ci posso credere…è impossibile…”
“La prego non mi faccia rinchiudere!”
“Io le credo.”
“Come prego?!”
“Ha tutto più senso adesso, i termini strani, la cicatrice. Quindi lei viene dal futuro.”
“S-sì, ma mi sta pendendo in giro?”
“Purtroppo no. Deve sapere che quando avevo quindici anni, ho trovato questo quadro in camera mia, ancora non aveva la cornice; anch’io ho letto la frase in basso e mi sono ritrovato qui. Non ho mai più rivisto la mia famiglia o i miei amici. Ero solo un ragazzino e quando mi hanno trovato che vagavo per la città senza documenti, mi hanno portato in un orfanotrofio. Dopo poco sono stato adottato dagli Holmes che mi hanno chiamato Sherlock, come il padre del mio padre adottivo. Sono stati degli ottimi genitori, ma nulla a che vedere con quelli veri; ho così pochi ricordi di loro ormai…avevo anche una sorellina. Questo è accaduto trent’anni fa. Non avevo mai potuto raccontare questa storia a nessuno, fino ad oggi.”
Jane aveva ascoltato tutto e con le lacrime agli occhi aveva detto “…Andrew!” e aveva abbracciato Holmes iniziando a singhiozzare. “Sono Jane, la tua sorellina.”
L’investigatore l’aveva guardata negli occhi e aveva iniziato a piangere anche lui stringendola forte a sé.
“Mio dio, non ci posso credere, non abbiamo mai saputo che fine avessi fatto. Ti abbiamo cercato per mesi, ma alla fine la polizia ha lasciato perdere…è stato terribile per mamma e papà, da allora non sono più stati gli stessi.”
“Mi dispiace tanto, ma non sono riuscito a tornare…mi siete mancati infinitamente. Credevo che non ti avrei vista mai più. Sei bellissima.”
“Abbiamo così tante cose da dirci.”
“La cosa più importante da fare adesso è trovare un modo per farti tornare nel futuro.”
“In questo momento per me la cosa più importante è aver ritrovato un fratello che credevo di aver perso per sempre!”
“C’è anche un altro fratello giusto? Quello che ha comprato il quadro.”
“Oh sì, lui è adorabile, lavoriamo insieme, siamo due investigatori privati, proprio come te. Prima eravamo in polizia ma quando io ho avuto il primo figlio sono andata via.”
“Primo figlio? Quindi sei sposata e hai anche altri figli! E’ meraviglioso! Mi piacerebbe molto conoscerli.”
“Anche a loro farebbe molto piacere conoscere te. Sei molto famoso nel nostro tempo.”
“Whow, non l’avrei mai detto. Comunque, chi è il fortunato che hai sposato?”
“Prima di raccontarti tutto c’è una cosa fondamentale che dovrei dirti…io sono una strega, tutta la mia famiglia è magica, mio marito, i miei figli e anche mio fratello….l’altro intendo.”
“Non mi sembra il momento di fare battute….ma dici sul serio?”
“Sì, io l’ho scoperto quando avevo 22 anni, ed è così che ho conosciuto mio marito.”
Qualcuno aveva bussato alla porta interrompendo quella chiacchierata così interessante.
“Scusatemi, c’è l’ispettore Lestrad che vuole parlare con lei, Holmes!” aveva detto Watson entrando.
“Sì, arrivo subito. Jane tu aspettami qui, farò in fretta!” Jane aveva annuito e Holmes l’aveva lasciata sola col suo fedele amico.
“Si sente meglio con un vestito addosso?”
“Come?”
“Volevo dire…adesso non ha più freddo!”
“Eggià, andare in giro con un solo un mantello ad ottobre non è il massimo!” aveva risposto Jane sorridendo.
“Spero che Holmes la possa aiutare.”
“Lo spero anch’io!”
“Sa che è davvero bella?”
“Dottore, cosa fa, ci prova con me?!”
“No-no certo che no, ci mancherebbe…” aveva risposto lui un tantino in imbarazzo.
“Allora, di cosa parlate?” aveva chiesto Holmes tornando nella stanza.
“Niente…” si era affrettato a dire Watson.
“Jane è una mia vecchia amica.”
“E non l’hai riconosciuta?!”
“Non ci vedevamo da molto tempo….”
“Sì, è vero, eravamo piccoli l’ultima volta che abbiamo parlato.” Aveva aggiunto Jane.
“Immagino avrete un’infinità di cose da raccontarvi. Spero non troppe da dover saltare la cena. Mi piacerebbe avervi come miei ospiti questa sera.”
“Perché no!” aveva detto Holmes “Uscire ogni tanto mi fa bene!”
“Ma io non ho nient’altro da mettere…questo vestito va bene?” aveva chiesto Jane guardandosi.
“Su di lei stava benissimo anche il mantello di prima.” Aveva risposto Watson sorridendo ed era uscito.
“Però…è molto affascinante il dottore….su internet non si capiva.”
“Non hai appena detto di essere sposata?”
“Bhè ho solo fatto una constatazione obiettiva.”
“Come no? E cos’è internet?”
“Sarebbe troppo lungo da spiegare adesso…e tanto per la cronaca anche tu sei più affascinante dal vivo che nelle enciclopedie.”
“Stai cercando di riprenderti dalla gaffe?”
“Sta funzionando?”
“Eccome!” aveva risposto l’investigatore.
Jane aveva riso e lui aveva continuato: “Tornando a noi, mi stavi dicendo che sei una strega. Mostrami qualche trucco, sono molto curioso.”
“Senza bacchetta non posso fare tanto, ma sono una strega molto potente…”
“E modesta, soprattutto.”
“Ah ah… Molto spiritoso.” Jane aveva guardato il caminetto ormai quasi spento e indicandolo aveva esclamato Incendio.
“Per Bacco…ma è straordinario! Non avevo mai visto nulla del genere…”
“E questa è una sciocchezza. Visto che questa stanza è letteralmente uno schifo…” aveva fatto dei movimenti circolari con le braccia e la polvere era sparita, le tende si erano aperte e tutto era tornato al suo posto.
“Whow…allora è così una stanza ordinata… interessante!” aveva commentato Holmes ironico. “Visto che sei così brava perché non fai un incantesimo per tornare nel futuro?”
“Purtroppo non è così semplice, non esistono incantesimi simili. Per viaggiare nel tempo si può usare un Giratempo e si può trovare solo a….Diagon Alley!!! Ma sì, perché non ci ho pensato prima! Domattina andrò lì e vedrò di trovarne uno!”
“Perfetto, ma stasera cerca di rilassarti! Andiamo a cena con Watson.”
“Certo!” disse lei con un entusiasmo eccessivo.
Holmes alzò gli occhi al cielo ma poi, non resistendo, le diede una pacca sul sedere.
“Andrew!” esclamò lei esterrefatta.
“Scusa, ma non ho proprio resistito… Non sono ancora abituato a vederti come una sorella e, scusa la franchezza, tu sei veramente veramente desiderabile!!!”
“Fratellino, franchezza per franchezza, anche tu sei veramente un figo…”
“Grazie!”
“Aspetta, la franchezza è un’altra… tu sei un figo ma Watson è veramente da mangiarselo!!!”
“Ecco… Fine di un’amicizia…scherzo…forse…Andiamo!”

 
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