L’insolita Grifondoro 4 – Il terzo Riddle
Trama:
Finalmente Jane e Tom lavorano insieme, gli affari vanno benissimo finchè Tom non porta in ufficio un quadro appartenuto a Sherlock Holmes. Dopo aver letto una misteriosa frase, Jane viene catapultata in un altro tempo; sola e senza magia, è costretta a chiedere l'aiuto di una persona di cui poche ore prima non conosceva nemmeno l'esistenza. Riusciranno insieme a far tornare Jane nel futuro?
1.Il quadroJane era seduta alla sua nuova scrivania che non era poi così nuova, visto che lavorava in quell’ufficio già da un anno. Tom aveva lasciato la polizia per aprire un’agenzia investigativa con sua sorella, si chiamavano “Riddle&Riddle”; gli affari andavano bene e Jane non era mai stata più felice. Finalmente non doveva stare più a casa tutto il giorno a pulire e cucinare!
Le nuvole come sempre coprivano il cielo di Londra e Jane era intenta a studiare gli indizi del caso che stava seguendo.
Chissà che fine ha fatto Tom. E’ uscito più di due ore fa e ancora non è tornato!
Avevano comprato un computer e Jane sperava che Tom la aiutasse a usarlo; nonostante la sua grande intelligenza credeva che quell’aggeggio fosse una trappola. Dopo aver rimesso a posto quello che stava leggendo si era alzata e si era messa a guardare fuori dalla finestra. Pensava a James Sirius e Miley che l’indomani sarebbero tornati a casa da Hogwarts per le vacanze di Natale. Le mancavano un sacco e non vedeva l’ora di riabbracciarli; stavano crescendo troppo in fretta per i suoi gusti, Miley aveva già un fidanzatino, Nick, un ragazzino carinissimo e amante della musica proprio come lei.
Avanti Tom, dove diavolo ti sei cacciato!
Era impaziente di vedere le facce che avrebbero fatto i suoi figli quando avrebbe dato loro tutti i regali che aveva comprato. Secondo Harry li stava viziando troppo, insomma era da circa due settimane che Jane tornava a casa un giorno sì e uno no con due pacchi in mano. Adorava fare shopping, soprattutto per i suoi bambini! Aveva anche comprato un albero di Natale enorme che aveva decorato personalmente e senza usare la magia, un po’ faticoso, ma il risultato finale era stato molto soddisfacente.
Si era seduta di nuovo alla sua scrivania e aveva provato ad accendere il suo pc nuovo di zecca. Era andato tutto liscio quando a un certo punto era apparsa una pagina in cui bisognava introdurre una password. Jane ovviamente non aveva idea di quale fosse, perché era stato Tom a installare tutto. Lei era un drago quando si trattava di usare il cervello, ma davanti alla tecnologia moderna cascava come un castello di carte.
Dio Tom, sbrigati a tornare o questo computer lo butto dalla finestra!
Aveva deciso di lasciar perdere e aveva telefonato a Harry.
“Tesoro, come va al ministero?”
“Benissimo, e da te in ufficio? Spero tu non sia uscita a comprare qualche altro regalo a James e Miley!”
“No, no stai tranquillo, ho fatto chiudere magicamente il mio portafoglio da Tom.”
“Brava, allora vai tu a prenderli domani a King’s Cross?”
“Sì certo, non c’è problema. Scusa Harry, ora ti devo lasciare, il computer mi sta facendo impazzire. Ci vediamo più tardi a casa. Un bacio.”
“A dopo, Jane!”
In quel momento Tom era rientrato in ufficio con un grosso pacco sotto il braccio.
“Guarda cosa ho preso!” aveva detto con un sorrisone sulle stampato in faccia.
“Tom, ma dov’eri finito, sei sparito senza dire nulla!”
“Cos’è, ti stavi preoccupando!?”
“No, ma potevi almeno dirmi dove stavi andando.”
“Sono stato ad un’asta di beneficenza”
“Tu? Non sapevo facessi beneficenza!”
“In realtà non l’ho fatta…”
“Che vuoi dire?”
“Ho fatto in modo di pagare solo una sterlina.”
“Oh Dio, hai usato la magia!? Ma non è corretto!”
“Lo so, ma è stato più forte di me.”
“Cosa avresti ‘comprato’?”
“Un quadro appartenuto niente meno che al mitico Sherlock Holmes!”
“Sherlock chi?!”
“Ma come, il famoso detective. Credo tu sia l’unica al mondo che non lo conosce! Pensa viveva proprio qui vicino, in Baker Street. Sai era davvero un genio, aveva un intuito spettacolare, anche meglio del tuo! Stava sempre insieme al suo partner, il dottor Watson!”
“Partner?”
“Solo in senso lavorativo! Mamma mia pensi sempre male! Hanno anche scritto libri su di loro e io li ho letti tutti! Il mio preferito è ‘Il mastino dei Baskerville’. Un caso molto complicato che solo Holmes con la su arguzia poteva risolvere!”
“Interessante, e da quando sei un fan dei babbani?”
“Da quando ne ho sposata una!”
“Scommetto che vai tutte le domeniche a mettere fiori sulla tomba di questo Holmes o come diavolo si chiama!”
“Lo farei se la tomba esistesse!”
“Vuoi dire che non è morto?”
“Bhè, visto che è vissuto alla fine del 19° secolo, sarebbe impossibile il contrario, però ad un certo punto lui e Watson sono scomparsi, svaniti nel nulla, nessuno ne ha più saputo niente.”
“Hai qualche teoria?”
“Purtroppo no!”
“Dove hai trovato tutte queste informazioni?”
“Su Google!”
“Fantastico, sono l’unica idiota che non sa usare il computer!”
Tom aveva scartato il quadro. Rappresentava una tipica sala da ballo ottocentesca con cinque coppie di danzatori in primo piano; tutto sommato era davvero un bel quadro. Jane aveva guardato il cartellino del prezzo che Tom avrebbe dovuto pagare.
“Per la miseria! Costava 200 sterline! Devi restituirlo immediatamente!”
“Non ci penso proprio, guarda qui come sta bene!” aveva detto appendendolo alla parete davanti alla sua scrivania.
“Con te non si può davvero ragionare…vabbè tienilo, comunque vuoi dirmi come diavolo funziona questo aggeggio?” aveva chiesto Jane indicando il computer. “E poi com’è possibile che tu sappia usarlo e io no?!”
“Io leggo le istruzioni!”
Avevano passato le successive due ore ad analizzare ogni singolo aspetto di quella tecnologia che a Jane andava così poco a genio e, senza accorgersene si era fatto tardi.
“Beh, sorellina, ormai ne sai più o meno quanto me, per cui se non ti dispiace andrei volentieri a casa dalla mia bella babbana…”
“Credo che io resterò, invece; Harry lavora fino a tardi e i bambini mandano il gufo sempre dopo cena… Credo che ne approfitterò per informarmi meglio su questo Holmes… Non so perché ma ne voglio sapere molto di più!”
“Jane, se qualcuno si iniettasse la tua curiosità morirebbe di overdose! “
“Dove vai, Voldemort, prima leva quel quadro dal muro, non vorrei che prima o poi passassimo dei guai per colpa dei rimasugli del tuo lato oscuro!!!”
“Ma quale lato oscuro! Queste sono cosette da Sirius… Se mi avessi conosciuto quando ero VERAMENTE CATTIVO, saresti fuggita urlando!”
“Ma smettila, imbecille! Non fai paura a nessuno!” Disse Jane ridendo.
“Vabbè, me lo porto a casa… Anzi, no! Dovrei spiegare tutto anche a Rachel!”
“Beh, dille una bugia! Io ne dico tante ad Harry!”
“Ma io sono BUONO! E poi lei capisce sempre quando le dico una bugia…”
“Mettilo nel ripostiglio…”
“No, metticelo tu prima di uscire… Ciao… E vergognati, mentitrice!” Disse Tom mentre usciva sghignazzando.
Jane era rimasta sola a navigare su internet, ora che sapeva usarlo le piaceva moltissimo. Doveva ammettere che in effetti il personaggio di Sherlock Holmes era davvero accattivante. Ad un certo punto resasi conto che erano quasi le dieci aveva spento il computer e in fretta aveva preso con una mano il cappotto e con l’altra il quadro. Questo le era scivolato e la cornice si era rotta.
Ma porca miseria! E adesso che faccio? Non ho tempo di aggiustarla, lo farò domattina prima che arrivi Tom.
Mentre riponeva il quadro e la cornice nel ripostiglio, aveva notato in basso a destra due righe di testo, che molto probabilmente prima erano coperte.
“L’amico del mio cuore. In qualunque luogo e tempo. V.” aveva letto ad alta voce. “Chissà chi è questo V, forse il pittore.”
Improvvisamente la parete finale del ripostiglio aveva preso vita: era apparsa un’enorme cornice con all’interno un paesaggio fluviale. Jane credeva di essere impazzita e si era avvicinata di più; così si era resa conto che riusciva a sentire il rumore dell’acqua che scorreva e spinta dalla sua smisurata curiosità aveva toccato la parete. In un attimo si era sentita risucchiare ed era caduta nel fiume.
Per fortuna Jane era una brava nuotatrice o quel tuffo sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto; stava nuotando più veloce possibile per riprendere fiato, ma la superficie sembrava non arrivare mai. Si era quasi arresa al panico, quando finalmente aveva messo la testa fuori dall’acqua.
Una volta fuori si era guardata intorno terrorizzata; non aveva idea di dove fosse, né di come poter tornare indietro. Si era anche accorta di non avere nemmeno un vestito addosso.
Aveva visto un piccolo molo poco lontano da lei, aveva nuotato in quella direzione ed era uscita dal fiume tutta tremante, dato il freddo pungente. Non aveva nemmeno la sua cara bacchetta; era nella disperazione più nera. Sola, sperduta e nuda.
D’accordo Jane, stai calma e vedrai che ne verrai a capo…non è vero, sono spacciata, morirò congelata proprio qui!
“Signorina, ha bisogno di aiuto?” aveva chiesto un ometto che le si era avvicinato.
“Decisamente sì, signore. Non è che avrebbe un mantello in più?”
“Le cedo volentieri il mio, lei ne ha più bisogno.”
“Grazie mille!” aveva detto Jane battendo i denti e indossando il mantello con tutto il cappuccio. “Posso chiederle dove siamo?”
“Siamo a Londra, mia cara.”
“Londra?! Ne è sicuro?” aveva chiesto lei sempre più sconvolta.
“Sicurissimo, vivo qui da più di quarant’anni.”
“Ma in che anno siamo?”
“1895.”
“Cosa?! Ma è impossibile…”
“Deve aver sbattuto la testa, venga con me che le faccio una tazza di tè bollente. Magari si riprende un po’.”
“No grazie, io devo andare…devo cercare una persona.” Ed era scappata via.
Ancora incredula per le ultime rivelazioni, correva senza scarpe alla ricerca dell’unica persona che l’avrebbe potuta aiutare, o almeno era quello che sperava.