Care amiche,è un po' che ho in mente questa sorta di storia che prende spunto da due film di Gerry,li fonde insieme e si trasforma in una specie di post fantascienza...
Spero la apprezzerete:se continuerà dipende anche dai vostri commenti!
Piove ancora.
Una pioggia ininterrotta ,opprimente,cattiva.
Il rifugio è circondato di fango:è tempo di ripartire.
Questa volta la destinazione è lontana,quasi irraggiungibile:ma gli ordini di Tullus sono chiari e improrogabili.
Abbiamo letto quelle poche righe in silenzio,troppo stanche per pensare anche solo a commentarle.
Un messaggio scarno,ma perentorio: Dirigersi ultimo avamposto.
L’ultimo avamposto,Avalon…
Si tratta di attraversare tutto l’impero del nord,fino al canale: passato quello,finalmente saremo al sicuro.
I Romans non oseranno cercarci fin là…
C’è confusione di là:si sta preparando la partenza,si raccolgono le cose,ci si approvvigiona.
Valerian e Utavian marceranno col gruppo…
Ma tu sei troppo piccolo:ti ho affidato a Ersilia,lei è forte e ha ancora latte.Viaggerai con lei.
Una nube più scura si riversa sulla valle.
Smetto di scrivere,guardo oltre le lastre.
Il sole sembra sparito per sempre…quanto diversa questa giornata da quando tutto è iniziato…
Era la primavera dell’anno 13040.
Dappertutto si respirava un’aria di rinascita,di rigenerazione.
I Volscians stavano vincendo,i Volscians ci avevano liberati tutti,uno dopo l’altro.
Il loro capo,il leggendario Tullus Aufidius era l’uomo che per primo si era sottratto al controllo della Grande Arena.
Era uscito dal gioco,era tornato padrone di sé.
Il Gioco Micidiale dei padroni era stato interrotto,poi demolito.
Ricordo Ersilia che mi correva incontro,gridando di gioia..
Ricordo Fara,e Sabina e tutte le altre:l’abbraccio in cui ci stringemmo…
Non eravamo più schiave,nessuno più poteva controllare i nostri pensieri,i nostri movimenti:eravamo tornate donne in carne e ossa,non più pedine di un gioco atroce,per il divertimento degli odiati padroni,i Romans.
Ricordo la fuga,verso il nostro villaggio d’origine…
Il pagus era solo nostro,finalmente.Ci riappropriammo degli spazi,ci riappropriammo di noi stesse.
Quei fantasmi virtuali con cui eravamo state costrette a interagire per anni, dall’inizio della schiavitù,prive della nostra volontà,erano finalmente scomparsi.
Fu dolce gustare le prime piccole libertà,come scegliere come vestirci o pettinarci; e poi parlare tra noi,scherzare,cantare…
Quando arrivarono le prime avanguardie eravamo disorientate,incredule:uomini in carne e ossa,dopo tanti anni.Uomini stanchi,da accudire,sfamare,medicare.Uomini con cui poco a poco ricostruire una convivenza naturale.
Albalonga si animò di vita reale.Un emporio,un’officina,un locale dove bere…e magari suonare e ballare insieme.
Cominciai a lavorare nella locanda di Silius:Titus,Volumnius ed io avevamo formato un trio.
Fino alle otto di sera davamo una mano dove serviva:in cucina,ai tavoli.
Ma dalle otto in poi iniziava la nostra esibizione:cantavo le vecchie canzoni del nostro passato,accompagnata dal violino di Tito e dalla tastiera di Volumnius. Gli uomini bevevano birra fino a stordirsi abbastanza da dimenticare quello che avevano visto e vissuto,quindi cominciavano a cantare con noi…
Poi finalmente venne maggio.E lo incontrai per la prima volta.
Sentimmo dapprima vibrare il terreno:i carri erano in avvicinamento.
L’armata dei Volscians si sarebbe acquartierata ad Albalonga.
La voce che in testa all’armata c’era Tullus in persona,che lo avremmo visto,conosciuto,gli avremmo parlato... ci esaltò e impaurì allo stesso momento.
Non avevamo molto da offrire,al di là di tanto entusiasmo e altrettanta eccitazione:ma decidemmo di accoglierlo improvvisando una gran festa..un trionfo!